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La doppia vita di Madeleine Collins: la spiegazione del finale del film

La doppia vita di Madeleine Collins (qui la nostra recensione) è un film del 2021 diretto da Antoine Barraud che si muove tra dramma psicologico e thriller intimo, costruendo una narrazione tesa e avvolgente attorno a una donna divisa tra due esistenze parallele. La protagonista, interpretata da Virginie Efira, conduce una vita apparentemente normale, ma nasconde un segreto che lentamente si riflette sulle sue relazioni e sulla sua identità. Il film si distingue per il modo in cui intreccia suspense e introspezione, portando lo spettatore in un viaggio emotivo che si addentra nel cuore della menzogna e del desiderio.

Il genere a cui appartiene è quello del dramma psicologico con sfumature da thriller, un terreno in cui il cinema francese ha saputo muoversi con grande efficacia. Barraud, attraverso una regia sobria ma incisiva, ricorda atmosfere tipiche del cinema di autori come Claude Chabrol o François Ozon, ma anche di film internazionali che esplorano la costruzione e la dissoluzione dell’identità, come Gone Girl di David Fincher. La tensione non nasce da scene d’azione, ma dall’ambiguità del quotidiano, dalle scelte che la protagonista compie e dalle conseguenze inevitabili che ne derivano.

Temi come la doppiezza, la fragilità dei legami familiari, l’inganno e la ricerca di sé sono al centro di una trama che mette in discussione l’idea stessa di verità e di autenticità. La doppia vita di Madeleine Collins non è solo il ritratto di una donna divisa tra due mondi, ma una riflessione universale sulla difficoltà di conciliare desideri personali e responsabilità verso gli altri. Nel resto dell’articolo, ci concentreremo sul finale del film, analizzandone il significato e cercando di spiegare quali risposte – e quali nuove domande – lascia nello spettatore.

Virginie Efira in La doppia vita di Madeleine Collins
Virginie Efira in La doppia vita di Madeleine Collins

La trama di La doppia vita di Madeleine Collins

Il film racconta la storia di Judith (Virginie Efira), una donna che conduce una doppia vita: in Svizzera è la compagna di Abdel (Quim Gutiérrez), da cui ha avuto una figlia; in Francia, invece, vive con Melvil (Bruno Salomone), con cui ha avuto due figli. Questo precario equilibrio che Judith mantiene in piedi, grazie a bugie e segreti, inizierà a sgretolarsi pericolosamente, rischiando di mandare in frantumi entrambe le sue vite. Trovandosi all’angolo e apparentemente senza vie di uscita, la donna decide di darsi alla fuga, finendo in una spirale vertiginosa da cui è impossibile tornare indietro.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto del film, il fragile equilibrio che Judith era riuscita a mantenere tra le sue due vite si sgretola in modo definitivo. I sospetti dei figli e l’imprevisto incontro con i genitori di Abdel spingono la protagonista in una spirale di tensione sempre più incontrollabile. La fuga improvvisa in auto, l’arresto e la scoperta della sua falsa identità da parte della polizia segnano un punto di non ritorno: Judith è costretta a confrontarsi con il peso delle sue menzogne, mentre emerge chiaramente la verità sulla morte della sorella Margot e sulla scelta di appropriarsi della sua identità per crescere la piccola Ninon.

Da quel momento, la vita di Judith va in pezzi. Perde il lavoro, decide di separarsi dal marito Melvil e affronta lo scontro più doloroso: quello con Abdel e con Ninon, la bambina che l’ha sempre creduta sua madre. La discussione violenta con Abdel e il rifiuto di Ninon, che inizia a ripetere che lei non è la sua vera madre, rappresentano la definitiva caduta del suo doppio inganno. Judith, spezzata, confessa la verità e riporta la bambina da Abdel, prima di allontanarsi per sempre. L’ultimo atto la vede ricevere da Kurt una nuova identità: quella di Madeleine Collins, segno che la fuga e la reinvenzione di sé sembrano per lei l’unica via possibile.

Virginie Efira e Quim Gutiérrez in La doppia vita di Madeleine Collins
Virginie Efira e Quim Gutiérrez in La doppia vita di Madeleine Collins

Il finale, in questo senso, lascia lo spettatore sospeso tra realtà e illusione. Judith, che ha vissuto divisa tra due vite, sceglie ancora una volta di cancellarsi e di rinascere sotto un nuovo nome. È un epilogo che non offre catarsi né redenzione: piuttosto, sottolinea il carattere irrisolto e tragico della protagonista, incapace di affrontare le conseguenze delle proprie scelte se non inventando un’ennesima maschera. La trasformazione in Madeleine Collins non appare come una liberazione, ma come l’ennesima fuga da se stessa.

Allo stesso tempo, il film apre la porta a interpretazioni più simboliche. Alcuni spettatori hanno letto l’ultima scena come la rappresentazione di un ciclo senza fine, dove l’identità diventa un abito da indossare e da cambiare secondo necessità, ma mai da abitare davvero. Judith diventa così una figura emblematica della società contemporanea, dove il desiderio di essere “tutto” – madre, moglie, amante, professionista – rischia di tradursi in una perdita totale di sé. La sua metamorfosi finale non è tanto una scelta consapevole, quanto l’espressione della sua incapacità di trovare un nucleo autentico.

La doppia vita di Madeleine Collins, nel suo epilogo, ci lascia con un messaggio amaro: la verità, per quanto dolorosa, è l’unico terreno su cui costruire relazioni autentiche. L’inganno, anche quando nasce dall’amore o dal desiderio di proteggere, non può che condurre alla frattura e alla solitudine. Antoine Barraud firma un film che non cerca facili risposte ma che, con il suo finale enigmatico e disturbante, invita lo spettatore a riflettere sulla fragilità dell’identità e sul prezzo delle menzogne che scegliamo di raccontare a noi stessi e agli altri.

The Menu: il significato del cheesburger nel finale del film

The Menu: il significato del cheesburger nel finale del film

Lo chef Julian Slowik proietta la sua rabbia e la sua frustrazione sugli ignari ospiti attraverso i suoi piatti in The Menu, ma fa una sorprendente eccezione quando serve con amore un cheeseburger a Margot. Ma andiamo con ordine. Ogni portata del film è stata preparata da Slowik e dal suo staff di cucina all’Hawthorne e mentre le prime tre portate e i relativi monologhi suscitano sospetti tra gli ospiti, la quarta instilla panico e paura quando un sous chef si spara davanti alla clientela d’élite. Con ciò che segue, Slowik semina il caos all’Hawthorne rivelando il suo sinistro piano omicida per la serata.

Si scopre infattiche lo chef Slowik ce l’ha con l’intero settore della ristorazione di lusso e con chiunque ne faccia parte, che si tratti di critici gastronomici o di ricconi che non capiscono nulla di cibo e vogliono solo quella foto da postare su Instagram. Slowik intende ucciderli tutti. Ma proprio quando sembra che ogni speranza sia perduta, Margot gli chiede un cheeseburger, che non è nel menu. Lo chef Julian acconsente alla richiesta di Margot preparando il cheeseburger e aspettando poi con ansia il giudizio della ragazza. Slowik permette a quel punto a Margot di andarsene prima di dare fuoco al locale, lasciando intendere che c’è un significato particolare in quel cheeseburger, molto più di quanto si potrebbe credere.

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Il significato del cheeseburger per lo chef

Quando Margot irrompe nella stanza privata di Julian, trova un premio come Impiegato del mese del suo primo lavoro all’Hamburger Howie’s. Nella foto sul trofeo, Julian è quasi irriconoscibile, con un sorriso piacevole e l’atteggiamento di un uomo allegro e spensierato. Il trofeo diventa l’ultimo tassello del puzzle che circonda le motivazioni di Slowik, poiché rivela che lo chef ha avuto umili origini nel mondo culinario. Nel corso del tempo, il personaggio di Ralph Fiennes in The Menu è cresciuto sempre più come chef e alla fine si è guadagnato l’opportunità di cucinare per le élite.

Tuttavia, quella che era iniziata come una ricerca appassionata e soddisfacente di preparare hamburger per i clienti dell’Hamburger Howie’s ha preso una piega sinistra quando ha iniziato a cucinare per i ricchi. Slowik lo mette in luce nel film, rivelando come i suoi clienti d’élite non sappiano nulla di cibo e siano all’Hawthorne solo per vantarsi del loro status sociale. Mentre Richard e sua moglie mangiano lì solo perché non hanno niente di meglio da fare con i loro soldi, Lilian fa metafore insensate sul cibo, ma si preoccupa poco del sostentamento dei lavoratori del settore.

The Menu cast
Ralph Fiennes in The Menu. Foto di Eric Zachanowich/Eric Zachanowich – © 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Bryce e i suoi amici finanzieri non sanno nulla di arte culinaria, ma hanno l’audacia di minacciare Slowik. La star del cinema John Leguizamo, d’altra parte, diventa solo un frustrante riflesso dell’incapacità di Slowik di rimanere fedele alla sua arte. Peggio ancora, Tyler si rivela un foodie egocentrico dei social media che sminuisce il cibo dello chef elencando ogni ingrediente senza comprendere lo sforzo che c’è dietro la sua preparazione. Margot alla fine si trova d’accordo con lo chef e si rende conto che lui desidera ardentemente la gratificazione dei primi tempi della sua carriera culinaria.

Margot collega quindi i puntini e chiede il cheeseburger perché capisce che ricorderebbe a Slowik il periodo in cui amava sinceramente cucinare. Come previsto, Slowik mette tutto il suo cuore e la sua anima nella preparazione del cheeseburger, poiché lo vede come un’opportunità per riscattarsi e rimediare ai piatti privi di passione che ha preparato per la classe alta. Quando Margot assaggia l’hamburger e lo apprezza, lo chef si sente orgoglioso e soddisfatto perché capisce che lei non è come gli altri che mangiano e lodano il suo cibo solo per convenienza.

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Perché lo chef lascia andare Margot dopo il cheeseburger

Chiedendo invece il cheeseburger con patatine fritte, Margot dimostra che il suo rapporto con il cibo non ha secondi fini e che desidera solo un pasto sostanzioso che soddisfi la sua fame. Questo fa sì che lei si distingua dagli ospiti dell’alta società dell’Hawthorne e dà allo chef Julian la soddisfazione che desidera. Di conseguenza, Julian non può fare a meno di trattare Margot come una cliente abituale, come quelle che frequentavano l’Hamburger Howie’s ai suoi tempi, e le permette di andarsene quando lei chiede di poter portare via il resto del suo hamburger.

Cosa significa l’ultima scena di The Menu

Uno dei motivi per cui Margot si identifica con le difficoltà di Julian verso la fine di The Menu è che anche lei lavora nel settore dei servizi. Proprio come Julian, sembra svolgere il suo lavoro solo perché viene pagata per farlo, ma non ne è soddisfatta. Analogamente allo chef, anche Margot si sente tradita quando si rende conto che Tyler ha abusato del suo servizio di accompagnatrice non dicendole che sarebbe morta accompagnandolo a Hawthorne. Lei e Julian diventano semplici vittime dei ricchi, che danno per scontati i loro servizi senza mai dare nulla in cambio.

The Menu trama film
Ralph Fiennes e Anya Taylor-Joy in The Menu. Foto di Eric Zachanowich/Eric Zachanowich – © 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Chiedendo il cheeseburger, Margot riscopre l’aspetto del dare e avere di ogni servizio e aiuta Julian a fare lo stesso. L’ultima scena di The Menu cattura questo concetto mostrando come il personaggio di Anya Taylor-Joy assapori ogni boccone del cheeseburger mentre guarda Hawthorne bruciare in rovina. Margot, come Julian, attinge a un sentimento dimenticato di appagamento nella scena finale e l’hamburger lo simboleggia.

Ci sono teorie azzardate sul cheeseburger di The Menu

Sebbene la richiesta di Margot abbia portato alla sua fuga, ciò non ha impedito ai fan di creare teorie azzardate sul finale di The Menu. Una teoria suggerisce che il cheeseburger sia fatto di carne umana, il che aggiungerebbe un interessante elemento horror al film. Prima dell’uscita del film, si ipotizzava che avrebbe trattato il tema del cannibalismo, dati i suoi chiari riferimenti all’uccisione dei ricchi e il fatto che fosse pubblicizzato come un thriller satirico sulla cucina raffinata. Purtroppo, non ci sono prove evidenti che l’hamburger sia fatto di carne umana.

Tuttavia, una teoria ha effettivamente un certo fondamento, poiché alcuni hanno sostenuto che lo chef Slowik abbia usato il cheeseburger per avvelenare Margot. Mentre Margot e Slowik legavano, lei ha anche costantemente interrotto il suo piano molto specifico e ucciso la sua sous chef, Elsa, quindi è improbabile che Slowik le permettesse semplicemente di andarsene. All’inizio, Elsa rivela che se la carne di manzo di 152 giorni fosse stata lasciata un giorno in più, chi l’avesse mangiata sarebbe stato avvelenato dai batteri e sarebbe morto rapidamente. Slowik avrebbe potuto usare carne di manzo di 153 giorni per il cheeseburger, uccidendo Margot. Anche in questo caso, però, non ci sono prove evidenti a riguardo.

Retribution: la spiegazione del finale del film

Retribution: la spiegazione del finale del film

Il finale di Retribution spiega un importante colpo di scena che avrebbe dovuto sorprendere gli spettatori, ma la conclusione del recente thriller di Liam Neeson è stata sorprendentemente prevedibile. Terzo remake del film spagnolo di successo del 2015 El desconocido, Retribution di Nimrod Antal vede Neeson nei panni di un banchiere la cui vita viene sconvolta durante il tragitto verso la scuola con i suoi figli. Dopo essere salito in macchina, Matt Turner ignora i figli mentre conclude un importante accordo di lavoro con il suo collega Anders. Matt termina la telefonata e un secondo telefono misterioso inizia a squillare.

Matt risponde alla chiamata e una voce distorta lo avverte che sotto il suo sedile c’è una bomba. Nella trama di Retribution, Matt deve seguire i comandi del suo aguzzino per evitare che la sua auto e i suoi occupanti vengano fatti a pezzi se cerca di lasciare il veicolo. Quello che segue potrebbe essere un mix tra Speed e Crank, ma la trama rimane convenzionale e banale. Anche il collega di Matt, Sylvain, viene preso di mira, dimostrando così che questa situazione non è uno scherzo elaborato, e Matt viene infine costretto a incontrare Anders.

Come Anders ha simulato la propria morte in Retribution

Anders, interpretato da Matthew Modine, è stato il secondo collega coinvolto nel losco piano del cattivo. L’antagonista ha detto a Matt di sparare ad Anders, ma l’eroico personaggio interpretato da Neeson non è riuscito a farlo. A causa della sua indecisione, il killer ha eliminato ogni possibilità di scelta facendo esplodere l’auto di Anders. Con un colpo di scena, il finale di Retribution ha però spiegato che Anders è il vero cattivo. Inscenando un’esplosione che non lo ha ucciso, Anders ha evitato il raggio d’azione della bomba e allo stesso tempo ha convinto Matt che l’assassino al telefono faceva sul serio.

Anders usa la sua finta morte per costringere Matt a seguire le sue richieste, tra cui il trasferimento di una notevole somma di denaro su un conto bancario offshore. Anders spera di iniziare una nuova vita dopo aver usato Matt per portare a termine la sua rapina potenzialmente letale. Matt ha però altri piani. Quando una barricata della polizia ferma la sua auto, convince gli agenti che sta seguendo le istruzioni di un cattivo invisibile. Una volta che la polizia ha portato in salvo i suoi figli dall’auto, Matt li semina e si incontra con Anders. Con l’uomo finalmente nella sua macchina, Matt guida fuori da un ponte mentre esce dal veicolo, attivando così la bomba.

Liam Neeson in Retribution
Liam Neeson nel film Retribution

Matt sopravvive all’esplosione nel finale

La maggior parte dei personaggi di Retribution sopravvive all’azione del film, anche se Anders muore nella seconda esplosione culminante. Matt, tuttavia, emerge dal fiume dove si è schiantato con la sua auto. Quando esce dall’acqua, diventa chiaro che la polizia sa che è innocente e che Anders lo ha usato come pedina. Questo non spiega come Matt sapesse che sarebbe sopravvissuto all’esplosione. Sopravvive come Anders, allontanandosi dal raggio dell’esplosione (nuotando più in profondità nel fiume sotto il ponte). Matt non sa che questo funzionerà, ma è disposto a sacrificarsi.

Il vero motivo per cui Anders ha preso di mira Matt

All’inizio della storia di Retribution, sembra che il lavoro di Matt come banchiere abbia un legame con il suo aguzzino. In effetti, gli spettatori più attenti potrebbero aver supposto che il cattivo avesse preso di mira una figura moralmente ambigua come Matt, proprio come i cattivi assassini di Saw prendono di mira agenti assicurativi, banchieri corrotti e altri professionisti inaffidabili. Tuttavia, anche il cattivo di questo film è un banchiere e la sua motivazione è meno complessa dal punto di vista morale. Anders e Matt sono gli unici banchieri autorizzati ad accedere a un conto bancario offshore segreto e a trasferirvi denaro.

Tuttavia, per farlo devono autorizzare insieme i trasferimenti su questo conto. Anders ha bisogno di fingere la sua morte e mettere in atto questo piano elaborato ed esplosivo per poter rubare il denaro. Sebbene sembri improbabile che un banchiere faccia fatica a sottrarre fondi con un metodo più semplice, questa è l’unica ragione che Anders offre per incastrare Matt in Retribution. È difficile capire come il personaggio pensi di poterla fare franca, dato che la polizia non penserebbe che Matt abbia fatto esplodere la sua auto dopo aver rubato i soldi.

Liam Neeson nel film Retribution
Liam Neeson nel film Retribution

Come Zach ed Emily sono scappati

Nei primi due terzi della storia di Retribution, la posta in gioco rimane alta per Matt, che guida con i suoi due figli, Zach ed Emily, sul sedile posteriore dell’auto. I due passano molto tempo a rifiutarsi di credere che l’auto sia stata sabotata con un ordigno esplosivo, anche molto tempo dopo che il padre si è abituato a questa scioccante realtà. Fortunatamente, alla fine i bambini si rendono conto della gravità della situazione. Vengono salvati quando Matt guida dritto contro una barricata della polizia alla fine di un lungo tunnel.

La polizia aiuta Zach ed Emily a uscire dall’auto e si offre di disinnescare la bomba e salvare Matt se lui si costituisce. Tuttavia, Matt se ne va per riabilitare il proprio nome una volta che i suoi figli sono fuori pericolo. Matt, infatti, non vuole che il suo aggressore invisibile la faccia franca e lo tormenti di nuovo. Non sa ancora che Anders è il cattivo, ma se fosse stato in grado di identificarlo come il suo aggressore, avrebbe potuto uscire dall’auto e risparmiarsi alcune ferite lasciando che se ne occupasse la polizia.

Il vero significato del finale di Retribution

Il finale di Retribution fatica in realtà a trovare un messaggio profondo tra l’azione mozzafiato e le scene di inseguimento frenetiche del film. Si potrebbe sostenere che Anders rappresenti i peggiori eccessi dell’industria finanziaria contemporanea, con il cattivo spietato che tenta di uccidere per denaro. Tuttavia, Matt ha lavorato a stretto contatto con Anders per anni ed è ritratto come un eroe. Questa spiegazione è complicata. In definitiva, il finale di Retribution spiega che Matt deve passare meno tempo al telefono e più tempo con la sua famiglia.

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La ragazza del coro: il trailer del film dal 9 ottobre al cinema con Tucker Film

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Arriva nelle sale italiane dal 9 ottobre La ragazza del coro, opera prima della regista Urška Djukić, premiato al 75° Festival di Berlino con il prestigioso Premio FIPRESCI nella sezione Perspectives. Un riconoscimento che conferma la forza e l’originalità di una voce autoriale tra le più interessanti del panorama europeo.

La ragazze del coro è il candidato sloveno alla 98a edizione degli Academy Award®, dove concorrerà nella categoria Best International Feature Film.

Protagonista è Lucia, una ragazza dall’animo particolarmente sensibile che canta nel coro di una scuola cattolica. In un contesto fatto di regole, silenzi e aspettative, Lucia si ritrova ad affrontare per la prima volta domande profonde e scomode: a chi appartiene il mio corpo? Come si imparano le regole del cuore e della vita?Attraverso le interpretazioni autentiche di Jara Sofija Ostan e Mina Švajger, il film mette in scena con delicatezza e forza la scoperta della sessualità, i conflitti interiori e le dinamiche sociali che accompagnano la crescita. “Cercavo una ragazza che si trovasse in quella fase di transizione tra la fanciullezza e la femminilità – ha raccontato la regista – Volevo qualcuno che avesse grazia, che irradiasse qualcosa, che fosse luminoso. Ho scelto Jara Sofija Ostan perché ho capito subito che aveva qualcosa di magico: sembrava un’anima antica intrappolata in un corpo di ragazza che si stava lentamente risvegliando”.

La ragazza del coro è una produzione SPOK Films (Slovenia), in co-produzione con Staragara IT (Italia), 365 Films (Croazia), Non-Aligned Films (Serbia), Nosorogi (Slovenia), OINK (Slovenia). Produzione associata: Sister Production (Francia), con il supporto di Friuli Venezia Giulia Film Commission – PromoTurismoFVG. La ragazza del coro sarà distribuito al cinema dal 9 ottobre da Tucker Film.

Festa del Cinema di Roma 2025: il poster della ventesima edizione omaggia Franco Pinna

La Festa del Cinema di Roma 2025 celebra Franco Pinna (1925-1978), fotografo italiano fra i più importanti del secolo scorso, con alcune iniziative in occasione del centenario della sua nascita.

L’immagine ufficiale della ventesima edizione della Festa, in programma dal 15 al 26 ottobre, proviene infatti dalla sua straordinaria produzione. Si tratta di una ripresa effettuata sul set del film Giulietta degli spiriti, di cui ricorre il sessantenario dall’uscita, capolavoro di Federico Fellini, con cui Pinna stabilisce il rapporto umano e professionale più rilevante. La scena, onirica e divertente, si riferisce al ricordo di Giulietta (Masina) relativo alla fuga in biplano del suo amato nonno (Lou Gilbert) insieme a un’affascinante circense (Sandra Milo), inseguiti vanamente da parenti e conoscenti benpensanti che vorrebbero evitare lo scandalo. Una sequenza, al limite fra realtà e fantasia, che si conclude in una memorabile corsa verso la libertà e contro le convenzioni sociali, dove appare Federico Fellini di spalle, con il megafono in mano, pronto a dare il via alle riprese.

La ventesima edizione della Festa del Cinema ricorda inoltre Franco Pinna attraverso un programma di tre mostre parallele (FRANCO PINNA FOTOGRAFO. OMAGGIO PER UN CENTENARIO), ideate e realizzate da Archivio Franco Pinna e OfficinaVisioni, a cura di Paolo Pisanelli. Le mostre, in collaborazione con Cinema del reale, Erratacorrige, Big Sur, saranno esposte in alcuni fra i luoghi più emblematici della manifestazione.

La prima, dal titolo Franco Pinna – MONDOCINEMA, sarà aperta dal 15 al 27 ottobre presso il foyer della Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, presentando una selezione di un centinaio di immagini in rappresentanza del formidabile repertorio cinematografico sviluppato dal fotografo nel glorioso ventennio fra i Cinquanta e i Settanta del secolo scorso. In mostra, molti dei protagonisti del periodo, italiani e stranieri, con esponenti del cinema più popolare così come di quello d’avanguardia.

Festa del Cinema di Roma 2025La seconda esposizione, Franco Pinna e Pier Paolo Pasolini – VIAGGIO AL TERMINE DEL MANDRIONE, si terrà presso la Casa del Cinema dal 10 ottobre al 30 novembre. Per la circostanza, il noto reportage realizzato da Pinna a contatto con la popolazione d’origine Rom e le prostitute della borgata romana del Mandrione (1956), capolavoro assoluto della fotografia neorealistica che per la prima volta viene presentato attraverso una cinquantina di immagini, si ritrova abbinato, con attinenza anche sorprendente per comunanza di visione, ad alcuni testi di Pasolini, tratti da una sua inchiesta giornalistica, Viaggio per Roma e dintorni, pubblicata sul settimanale “Vie Nuove” (1958).

La terza mostra, Franco Pinna – FELLINI IN SCENA!, si svolgerà all’aperto lungo Via Veneto, la leggendaria strada de La dolce vita di Fellini, in collaborazione con il I Municipio, l’Associazione Via Veneto e il sostegno di Molinari – la sambuca italiana che proprio quest’anno celebra l’80° anniversario. In Via Veneto tutta l’attenzione sarà rivolta alla figura di Fellini, colto nei momenti di lavoro e di pausa durante le riprese di film quali, fra gli altri, Fellini. A Director’s Notebook/Block-notes di un regista, Fellini Satyricon, I clowns, Roma, Amarcord, Il Casanova di Federico Fellini, oltre il già citato Giulietta degli spiriti. Ne viene fuori un Fellini di strabordante personalità e di meticolosa professionalità, secondo modi imprevedibili anche per i suoi più devoti ammiratori, istrionico nell’ammaestrare gli attori e nel governare la troupe, ma anche scanzonato nel prendersi gioco del fotografo, bravissimo a simboleggiarne il carisma in immagini folgoranti, facendo leva sulla profonda amicizia con lui stabilita.

8 attori che sono tornati ai supereroi nei ruoli che hanno odiato (e perché)

I film sui supereroi non sono per tutti. Molti attori hanno indossato mantelli, cappucci e spandex, ammettendo poi di non aver apprezzato l’esperienza e di non volerla più ripetere. Tuttavia, una piccola manciata di attori è tornata a ruoli che apparentemente odiava.

Alcuni lo hanno fatto perché obbligati contrattualmente. Altri, invece, volevano una seconda possibilità o hanno ricevuto offerte sufficienti a mettere a tacere il loro orgoglio. Alcuni erano forse non hanno saputo dire “no”. Eccoli di seguito:

Alan Cumming – Nightcrawler

alan cummingAlan Cumming ha fatto un’apparizione unica nel franchise X-Men della 20th Century Fox, offrendo un’interpretazione memorabile nei panni del teleporter Nightcrawler in X-Men 2. Non è tornato per X-Men: Conflitto finale, ma tornerà a vestire i panni di Kurt Wagner per Avengers: Doomsday dei Marvel Studios. Tuttavia, quello che non avevamo capito è che il suo debutto nel MCU sta fungendo da esperienza “curativa” per l’attore.

“È stato fantastico. È stato davvero… in un certo senso appiccicoso, è stato davvero curativo ed è stato davvero bello tornare a qualcosa che era stata un’esperienza terribile quando l’ho fatto la prima volta”, ha detto Cumming del suo ritorno nei panni di Nightcrawler. “[Avengers: Doomsday è un] film grandioso, grandioso. Lo adoro.” Non è un segreto che il regista Bryan Singer abbia creato un ambiente tossico sul set, e siamo fortunati che questo non abbia scoraggiato l’attore dal riprendere il ruolo più di vent’anni dopo.

James Franco – Harry Osborn

James FrancoJames Franco si è fatto conoscere interpretando Harry Osborn nella trilogia di Spider-Man di Sam Raimi. Il suo miglior lavoro è arrivato nel sequel, ma quando è uscito il deludente terzo capitolo, sembrava che stesse interpretando una parodia del personaggio (e non solo per quel buffo costume da “Goblin” che indossava). Franco ha poi chiarito ampiamente di non essersi divertito a interpretare Harry dopo quel primo film, dicendo: “Ci ho lavorato molto duramente, ma non erano film che mi interessavano. E dopo la loro uscita, mi sono sentito malissimo.”

In seguito ammise che far parte del franchise di Spider-Man gli aveva fatto capire che, come attore, “devi fare solo progetti che ti interessano, in cui credi, e quell’idea è nata da una brutta esperienza in quei film”. L’attore ha poi lavorato di nuovo con Raimi in Il grande e potente Oz, ma si è pentito di essere stato bloccato in un contratto per tre film come parte della prima trilogia per il grande schermo dell’arrampicamuri.

Jennifer Garner – Elektra

Jennifer Garner ha interpretato Elektra in Daredevil del 2003 e, nonostante sia stata uccisa alla fine di quel film, l’attrice è tornata due anni dopo per un’uscita da solista. Che ci crediate o no, Affleck, che ha apertamente criticato Daredevil e ha detto quanto odiasse interpretare l’Uomo senza paura, è tornato nei panni di Matt Murdock per una scena eliminata, probabilmente perché era obbligato contrattualmente a farlo. Nel frattempo, la Garner si trovava nella stessa situazione e si è ritrovata costretta a recitare in questo intero film orribile, invece di avere la fortuna di finire sul pavimento della sala di montaggio.

Ha descritto l’uscita del 2005 come “orribile”, mentre il suo ex fidanzato Michael Vartan ha rivelato: “Ho sentito dire che [Elektra] era orribile. [Jennifer] mi ha chiamato e mi ha detto che era orribile. Doveva farlo per via di Daredevil. Era nel suo contratto”. Nonostante ciò, Garner ha indossato almeno un’altra volta i panni di Elektra in Deadpool & Wolverine, uscito la scorsa estate. Nonostante una terribile esperienza a metà degli anni 2000, è stata tentata di tornare per una terza volta nei panni dell’assassina.

Ryan Reynolds – Deadpool

Ryan Reynolds in Deadpool-2016Ryan Reynolds non ha mai odiato Deadpool; in effetti, lo amava così tanto da essere responsabile della diffusione del filmato di prova, che ha contribuito alla realizzazione del film del 2016. Tuttavia, non è un segreto che l’attore odiasse la versione di Wade Wilson che aveva interpretato in X-Men Origins: Wolverine del 2009. Questo “Deadpool” fu introdotto come il mercenario spiritoso in una serie di scene d’azione sdolcinate – tagliava a metà un proiettile con una spada – solo per poi diventare Arma XI, alias “Barakapool”, nell’atto finale del film stroncato dalla critica.

“È stata un’esperienza molto frustrante”, ha ricordato in seguito Reynolds. “Ero già legato al film di Deadpool. A quel punto non avevamo ancora scritto una sceneggiatura. Arrivò [Wolverine] e la cosa fu tipo, ‘Interpreta Deadpool in questo film o lo faremo fare a qualcun altro’. E io dissi semplicemente, ‘Lo farò io, ma è la versione sbagliata. Deadpool non è corretto’.” Fu un disastro innegabile, e Reynolds dovette persino inventarsi le sue battute. Dobbiamo credere che sia tornato solo perché sapeva di poter interpretare Deadpool.

Idris Elba – Heimdall

Idris ElbaNemmeno il Marvel Cinematic Universe è immune dal lasciare gli attori insoddisfatti dei personaggi che hanno interpretato. Solo uno sarebbe tornato ripetutamente, e nessuna delle sue apparizioni successive avrebbe migliorato significativamente la situazione. Heimdall di Idris Elba non è stato un fattore determinante in Thor e, nella migliore delle ipotesi, una delusione in Thor: The Dark World. Ripensando alle riprese aggiuntive di quel sequel, l’attore ricorda di aver pensato: “Questa è una tortura, amico. Non voglio farlo”. Il mio agente mi disse: “Devi farlo, fa parte del patto”. E poi eccomi lì, con questa stupida imbracatura, con questa parrucca, questa spada e queste lenti a contatto. Mi ha spezzato il cuore.”

Nonostante ciò, è tornato in Thor: Ragnarok di Taika Waititi, ottenendo solo un ruolo leggermente migliore. I Marvel Studios hanno finalmente liberato Elba in Avengers: Infinity War, quando Thanos ha ucciso l’Asgardiano. Tuttavia, l’attore non può aver nutrito troppi rancori, visto che è apparso nella scena post-credit di Thor: Love and Thunder.

Ben Affleck – Batman

ben affleck batmanDopo aver avuto difficoltà a interpretare Daredevil, tutti sono rimasti scioccati quando Ben Affleck ha deciso di firmare per interpretare il Cavaliere Oscuro in Batman v Superman: Dawn of Justice del 2016. Sfortunatamente, anche quel film è stato stroncato dalla critica (così come Suicide Squad, un film in cui Affleck ha fatto un paio di cameo), e Justice League del 2017 non ha avuto molto meglio. Spinto al limite, Affleck ha finalmente deciso di chiudere i conti, abbandonando sia il ruolo di Bruce Wayne che The Batman, un progetto che inizialmente stava scrivendo, dirigendo e interpretando.

Le pressioni e le reazioni negative derivanti dall’interpretazione di questo personaggio della DC Comics hanno coinciso anche con i problemi pubblici dell’attore con l’alcol, ed è chiaro che Batman è un ruolo di cui si è disamorato e che voleva abbandonare (The Batman era ormai abbastanza avanti che ha persino condiviso un filmato di prova di Deathstroke). Sorprendentemente, alla fine avrebbe accettato di indossare il costume non una o due volte, ma tre. Questi cameo sono stati in Justice League di Zack Snyder, The Flash e in una scena tagliata da Aquaman e il Regno Perduto. Ora, scommettiamo che Affleck si sia finalmente ripreso dalla storia del mantello.

Dave Bautista – Drax

Dave Bautista DCUInizialmente, la star di Aquaman Jason Momoa era stata presa in considerazione per interpretare Drax nell’MCU, ma il ruolo è andato al wrestler professionista diventato attore Dave Bautista (meglio conosciuto come Batista nella WWE). L’attore ha rubato la scena sia nei franchise dei Guardiani della Galassia che in quelli degli Avengers, ma mentre tutti noi abbiamo apprezzato l’ilarità che ne è seguita, Bautista no. Ha detto che è stato un “sollievo” concludere la sua esperienza da eroe nel Vol. 3 e ha ammesso: “Non è stato tutto piacevole. È stato difficile interpretare quel ruolo… Non so se voglio che Drax sia la mia eredità: è un’interpretazione sciocca e voglio fare cose più drammatiche”.

In seguito avrebbe definito la sua uscita dall’MCU “perfetta”, ma ha affermato che i Marvel Studios hanno tradito il personaggio e la trama più seria che ci era stata promessa quando il Distruttore giurò di vendicare la morte di sua figlia uccidendo Thanos. A un certo punto, i Marvel Studios e James Gunn hanno riconosciuto che Bautista aveva delle buone capacità comiche e hanno scelto di etichettare il personaggio. Di conseguenza, Bautista ha continuato a tornare a un ruolo che lo disilluse e lo frustrava sempre di più.

George Clooney – Batman

George ClooneyBatman e Robin del 1997 è stato un fiasco deludente e scadente, nato solo per vendere giocattoli. George Clooney ha ripetutamente riflettuto sul film nel corso degli anni, ammettendo di aver odiato l’esperienza e confessando di aver sbagliato con il Crociato Incappucciato. “Mio figlio, il nuovo personaggio che adora è Batman”, ha confessato Clooney in una recente intervista. “Gli ho detto: ‘Ero Batman’, e lui ha risposto: ‘Non proprio’, e io: ‘Non hai idea di quanto hai ragione’.

Ciononostante, l’attore deve aver dovuto un favore a qualcuno, visto che è tornato nei panni di Bruce Wayne in The Flash del 2023. Si trattava di una scena imbarazzante in cui Barry Allen incontrava il Batman della sua nuova realtà, solo per ritrovarsi con un dente in computer grafica che gli cadeva dalla bocca. Non ci sorprende che Clooney non abbia indossato il costume per il suo breve ritorno, ma il fatto stesso che sia tornato è sbalorditivo. Tuttavia, non scommetteremmo sul fatto che interpreterà di nuovo Bruce (non si è nemmeno preso la briga di radersi per questo cameo).

Uno splendido errore – Stagione 3: uscita, cast, trama e tutto quello che sappiamo

Ritorna Uno splendido errore, il teen drama Netflix tratto dai romanzi di Ali Novak, con novità in arrivo sul fronte della produzione. Dopo il successo delle prime due stagioni, ambientate tra il folklore rurale del Colorado e le turbolenze del cuore adolescenziale, la serie è pronta a ripartire con nuovi sviluppi.

La terza stagione è già in fase di produzione e le riprese, iniziate lo scorso 6 agosto presso il Calgary Stampede Ranch in Canada, proseguiranno fino a dicembre. Nel frattempo, Netflix ha confermato che il mondo di Jackie, Alex e Cole continuerà oltre: anche una quarta stagione è già approvata, un’eccezione rara per un teen drama.

Ultime news su Uno splendido errore – Stagione 3 e 4

Netflix ha rinnovato ufficialmente Uno splendido errore per una terza stagione già prima del debutto della seconda. L’annuncio è stato reso pubblico in occasione degli Upfront di maggio 2025, segnale della fiducia della piattaforma nell’adattamento del romanzo di Ali Novak. La produzione è attualmente in corso: le riprese sono iniziate il 6 agosto 2025 nel ranch di Calgary (Canada) e proseguiranno fino a dicembre, con l’uscita prevista per il 2026.

Terza stagione già confermata

Netflix ha rinnovato la serie YA ancora prima del debutto della seconda stagione. L’annuncio, avvenuto nell’agosto 2025 con un video social delle star, ha confermato che la terza stagione arriverà nel 2026.

Secondo i documenti della Directors Guild of Canada, la pre-produzione è partita a giugno 2025, mentre le riprese sono iniziate il 6 agosto e si protrarranno fino a dicembre. Seguendo i tempi della stagione precedente, è probabile che i nuovi episodi arrivino nell’estate del 2026.

Il cast di ritorno e le new entry

Il trio centrale formato da Nikki Rodriguez, Noah LaLonde e Ashby Gentry tornerà sicuramente. Con loro, quasi tutta la famiglia Walter: Katherine (Sarah Rafferty), Danny (Connor Stanhope), Will (Johnny Link), Nathan (Corey Fogelmanis), i cugini Isaac (Isaac Arellanes) e Lee (Myles Perez). Nonostante i problemi di salute di George, anche Marc Blucas dovrebbe essere presente.

Tra i personaggi secondari della comunità di Silver Falls, rivedremo Skylar (Jaylan Evans), Haley (Zoë Soul), Tara (Ashley Tavares), Jordan (Dean Petriw), Parker (Alix West Lefler), Benny (Lennix James), Erin (Alisha Newton), Grace (Ellie O’Brien), Dylan (Kolton Stewart), Kiley (Mya Lowe), Olivia (Gabrielle Jacinto), il coach Allen (Jesse Lipscombe) e Mato (Nathaniel Arcand).

Inoltre, Netflix ha annunciato una new entry: Chad Rook, che apparirà come guest star ricorrente in almeno quattro episodi. I dettagli sul suo personaggio non sono ancora stati rivelati.

Cosa aspettarsi dalla terza stagione

Con soli due libri all’attivo, la serie continuerà a muoversi su un terreno inedito. Le prime anticipazioni della showrunner Melanie Halsall confermano che il destino di George sarà “una questione enorme” per la trama. Le sue condizioni di salute potrebbero avere ripercussioni sui già precari equilibri finanziari della famiglia e sul futuro del ranch.

Intanto, alla Silver Falls High School, Jackie diventerà vicepresidente del consiglio studentesco, una scelta che la metterà in rotta di collisione con le “mean girls” locali. Sul fronte sentimentale, il triangolo amoroso resterà al centro della storia: Jackie ha ammesso di amare entrambi i fratelli, e qualcuno inevitabilmente finirà col cuore spezzato.

Cole sembra avviato verso il college, Alex prosegue il suo percorso nel rodeo, mentre Jackie dovrà fare i conti con le conseguenze delle sue parole. La showrunner ha anticipato che “tutti avranno del lavoro emotivo da fare per superare quella notte”.

E se Alex decidesse di guardare altrove? Halsall ha accennato a una possibile intesa con Blake, condividendo con ironia: “Chissà cosa potrebbe succedere?”. Un segnale che la terza stagione non smetterà di sorprendere.

Superman: ecco quanto ha guadagnato Warner Bros con il film di James Gunn

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Dopo una disastrosa serie di flop di critica e pubblico, la Warner Bros. Pictures è riuscita a ribaltare la sua situazione, quest’anno. Lo scorso fine settimana, The Conjuring – Il Rito Finale ha incassato 83 milioni di dollari in Nord America, il miglior incasso della saga, diventando la settima uscita consecutiva dello studio a superare i 40 milioni di dollari.

Un film Minecraft ha incassato 957 milioni di dollari in tutto il mondo quest’anno, con F1: Il Film che ha superato le aspettative con un incasso di 617 milioni di dollari.

Superman, nel frattempo, ha incassato 613 milioni di dollari, diventando il film di supereroi con il maggior incasso del 2025, superando I Fantastici Quattro: Gli Inizi, Captain America: Brave New World e Thunderbolts*.

Si è parlato molto di quanto poteva essere redditizio Superman, grazie a un budget complessivo di produzione e marketing di oltre 330 milioni di dollari. Il co-CEO dei DC Studios, James Gunn, ha dichiarato che sarebbe stato felice che il film raggiungesse il pareggio, ma l’esito finale sembra aver superato le sue aspettative.

Quanto ha incassato Superman?

Secondo l’articolo, “‘Sinners’ dovrebbe generare circa 60 milioni di dollari di profitti al cinema; ‘Superman’ circa 125 milioni di dollari; ‘Final Destination: Bloodlines’ circa 75 milioni di dollari; ‘Weapons’ circa 65 milioni di dollari (e in aumento), secondo fonti attendibili.”

“Per ‘F1’, alla Warner Bros. è stata pagata una quota di distribuzione fissa e una percentuale dei ricavi in ​​linea con determinati parametri di riferimento al botteghino, con conseguenti profitti al cinema di circa 34 milioni di dollari”, aggiunge l’articolo. Una fonte interna allo studio ha contestato queste cifre senza fornire cifre specifiche; la fonte ha aggiunto che la Warner Bros. ha incassato circa 600 milioni di dollari di profitti cinematografici complessivi dall’inizio dell’anno, prima di contare l’ultimo “Conjuring”.

Questi non sono numeri ufficiali, ma se Superman avesse davvero incassato oltre 125 milioni di dollari di profitti cinematografici, sarebbe un risultato stellare per il primo film del DCU. Questo potrebbe anche spiegare perché i DC Studios stiano procedendo con Man of Tomorrow, un palese sequel di Superman senza essere pubblicizzato come tale, già nel 2027.

The Terminal List: Lupo Nero – Episodio 4, spiegazione del finale: Edwards è morto?

Nell’episodio 3 di The Terminal List: Lupo Nero, Hastings ed Edwards si sono riuniti con Farooq e Landry. Erano stati reclutati da Haverford, insieme a Ish, per un’operazione congiunta con Varon e Perash volta a indagare su ciò a cui stava lavorando Danawi. Danawi avrebbe dovuto incontrare un uomo chiamato Professor Molnar, ma dato che Danawi era morto, Farooq ha assunto il compito di fingersi lui e partecipare all’incontro. La sua missione è stata messa da parte per un po’ dalla rivelazione che Danawi aveva una figlia. Gli era stato ordinato di ucciderla, ma lui l’ha lasciata vivere perché era stanco di togliere la vita a persone innocenti.

Poi è tornato alla missione che doveva svolgere e, più parlava con Molnar, più diventava evidente che l’ISIS stava collaborando con membri del governo iraniano, in particolare Cyrus e Vahid, per costruire una bomba nucleare. Ma poiché una “terza parte” stava per intervenire, Farooq ha pagato Molnar quanto gli spettava, ha intascato la “prova di concetto” che Molnar gli aveva fornito e se n’è andato. Edwards, Hastings e Ish affrontarono questa terza parte. Ish morì e Edwards uccise l’uomo che aveva ucciso Ish. Il quarto episodio di The Terminal List: Lupo Nero ha rivelato chi fosse questa terza parte? Scopriamolo.

Vahid e Cyrus hanno un disaccordo

L’episodio 4 di The Terminal List: Lupo Nero si apre con Haverford che impacchetta le cose di Ish e Hastings ed Edwards che cercano di entrare in empatia con Haverford, perché è chiaramente sofferente. Pochi istanti dopo, però, Hastings chiama un vecchio amico di suo padre per saperne un po’ di più su Haverford, perché non ci sono quasi informazioni su di lui. E Hastings chiaramente non è disposto a fidarsi ciecamente di qualcuno. Questo sconosciuto assicura a Hastings che ci si può fidare di lui perché ha dedicato la sua vita a garantire che gli iraniani non costruiscano mai un’arma nucleare. Inoltre, sembra che abbia una risorsa che lavora nel governo iraniano, chiamata Shepherd. Ma dato che l’episodio passa a Vahid, che sta partecipando alla festa di compleanno del figlio di suo fratello, Babak, a Ginevra, presumo che sia lui la spia di Haverford. Vediamo Vahid superare il ministro Yousef in termini di regali a Babak: Yousef gli regala il pugnale di un guerriero, mentre Vahid gli regala un iPhone, con grande disappunto di Cyrus, che non vuole finire nelle grazie di Yousef.

Mentre se ne va, Yousef si congratula con Cyrus per tutto il lavoro che ha fatto, ma consiglia a Vahid di tornare a Teheran. Vahid dice che lo farà entro una settimana. Una volta che Yousef se ne è andato, Vahid esprime apertamente il suo disappunto per la decisione di Cyrus di collaborare con il ministro sulle armi nucleari. Dice che Cyrus è bravissimo nella diplomazia e che dovrebbe continuare su quella strada se vuole migliorare il suo Paese. Sottolinea che i loro connazionali hanno già causato molti danni a se stessi e agli altri con “bastoni e pietre”. Pertanto, le atrocità che commetteranno se metteranno le mani sulle armi nucleari saranno inimmaginabili.

Il piano di Haverford in The Terminal List: Lupo Nero

The Terminal List: Lupo Nero
Foto di Justin Lubin/Justin Lubin/Prime – © Amazon Content Services LLC

Qualcuno a Monaco riceve un messaggio criptato e, quasi contemporaneamente, Haverford informa la sua squadra che il loro piano è stato approvato. Cosa comporta questo piano? Si parla molto di un gruppo di proliferazione nucleare del mercato nero chiamato Khalid Network, di un accordo nucleare che “li farà tornare indietro di decenni”, di falchi che sostengono questo scambio nucleare, di una struttura nascosta a Teheran, di una piccola finestra di opportunità per introdurre nuove tecnologie e altro ancora, ma la maggior parte di queste informazioni è irrilevante perché, secondo Haverford, non hanno alcuna informazione concreta al riguardo. Quello che sa è che la rete Khalid sta trasportando i cuscinetti (la “prova di concetto” che abbiamo visto nell’episodio precedente) forniti loro da Molnar da Budapest a Ginevra su strada nella prossima settimana. La squadra di Haverford intercetterà il carico, sostituirà i cuscinetti veri con quelli falsi (forniti loro dall’informatore di Haverford) e poi guarderà la centrifuga dell’impianto di Teheran, fondamentale per la creazione dell’arma nucleare, fallire clamorosamente.

Haverford assegna i ruoli a ciascun membro della sua squadra e poi chiede a Hastings di venire a parlargli in privato perché è lui che ha molte domande sui metodi di Haverford. Informa Hastings che sa che quest’ultimo ha cercato di scoprire le origini e le alleanze del maestro delle spie e gli dice che, invece di fare tutto questo, può chiedergli direttamente dei chiarimenti. Hastings vuole sapere quanto sia affidabile questo Shepherd, e Haverford risponde che lavora con lui da decenni e quindi si fida di lui. Edwards e Perash escono per perlustrare il luogo in cui colpiranno il carico e il percorso attraverso il quale fuggiranno dopo aver sostituito le coordinate reali con quelle false. Durante questo processo, diventa evidente che Edwards ha iniziato a provare qualcosa per Perash.

Hastings ha qualche dubbio

Hastings e Varon incontrano Mordechai Ofer, che fornisce loro i cuscinetti falsi. Hastings solleva un punto interessante: hanno scoperto solo pochi giorni fa cosa stava costruendo Molnar per Danawi. Allora come ha fatto Mordechai a procurarsi centinaia di cuscinetti falsi in così poco tempo? Mordechai non dà una risposta credibile, ma suppongo che nell’era della stampa 3D non sia così difficile realizzare versioni false di un oggetto reale. Basta una scansione dettagliata dell’oggetto originale e il gioco è fatto. Per quanto riguarda il fatto che Mordechai sia o meno il Pastore, non credo, perché non sembra un tipo che ha lavorato con Haverford per decenni.

Dopo essere tornati alla loro base, Hastings e Varon vedono che Farooq e Landry sono riusciti a mettere al sicuro un enorme deposito di armi che tornerà utile durante la missione. Hastings, come qualsiasi persona sana di mente, è sospettoso su come siano riusciti a farlo in così poco tempo, e tutte le risposte che ottiene non sono affatto soddisfacenti. Mentre discutono il loro piano d’azione per attaccare il convoglio, Hastings fa notare che i danni collaterali saranno immensi. Nessuno lo ascolta, nemmeno Edwards. Quindi, Hastings, frustrato, esce per fare un po’ di buon vecchio taglio della legna. È allora che viene avvicinato da Edwards, che vuole sapere cosa passa per la testa al suo “fratello”. Hastings non usa mezzi termini e afferma esplicitamente che il loro lavoro è finito nel momento in cui Danawi è morto.

Il loro lavoro contro l’Iran è qualcosa che nessuno dei due aveva accettato di fare, e sembra che Haverford li stia usando perché è disperato di ottenere un addio onorevole. Questo spinge Edwards a lanciarsi in una lunga invettiva, che termina quando Hastings accetta la sua opinione su tutta la missione. Mentre si preparano per l’attacco, Landry, che si è comportato in modo inquietante dall’inizio dell’episodio, entra nella stanza di Varon con la scusa di darle una pistola che ritiene perfetta per lei e poi procede a molestarla sessualmente. Questo porta a una colluttazione tra i due, che si riversa nei corridoi, spingendo Perash a balzare su Landry e quasi tagliargli la gola. Edwards e Hastings riescono a calmare la situazione, ma non rimproverano Landry; lo fissano semplicemente finché lui non si vergogna e lascia la scena per il momento. Perché? Perché Edwards è più preoccupato di come sta Perash.

Edwards viene colpito alla schiena

Alla fine dell’episodio 4 di The Terminal List: Lupo Nero, il convoglio proveniente da Ginevra parte per Budapest con le coordinate autentiche, che si trovano in una valigetta. Una volta raggiunto il tunnel, la banda di Haverford attacca l’auto e ruba la valigetta, mentre Haverford uccide Molnar e fa sembrare che si tratti di un suicidio. Tuttavia, prima che la banda riesca a raggiungere la zona sicura, viene attaccata da alcuni assalitori sconosciuti. Nessuno di loro viene ucciso, ma si ritrovano intrappolati in quel tunnel che tutti, tranne Hastings, avevano approvato come il luogo migliore per sferrare l’attacco. Poiché è fondamentale mettere al sicuro i cuscinetti, Edwards è costretto a lasciare che i suoi compagni se la cavino da soli e a imboccare la via di fuga prestabilita con Perash. Ma viene tradito da Perash, che gli spara letteralmente alla schiena e scappa con i cuscinetti. Quando Haverford torna alla base e controlla il telefono che usa per parlare con Shepherd, scopre che il caricabatterie del suo telefono contiene un dispositivo di ascolto. Credo di dover chiarire quattro cose.

In primo luogo, no, Edwards non è morto. Indossava un giubbotto antiproiettile. Perash gli ha sparato per metterlo fuori combattimento in modo da poter rubare i cuscinetti. Penso che la serie creerà una sorta di relazione tossica tra questi due, che probabilmente finirà con la morte di Perash o con una rottura “straziante” tra i due. In secondo luogo, perché Perash ha rubato i cuscinetti? Perché al Mossad, o a chiunque lei lavori effettivamente, non importa se l’Iran fallisce o ha successo; vogliono usare quei cuscinetti per costruire la propria arma nucleare. Ho la sensazione che, in previsione di questo tradimento, Edwards abbia già sostituito i cuscinetti autentici con quelli falsi durante il caos della sparatoria. Quindi, ciò che Perash ha rubato sono i cuscinetti falsi, e i suoi capi le faranno pagare questo tradimento.

In terzo luogo, chi erano quegli aggressori sconosciuti? Non lo so. Potrebbe essere stata una trappola di Perash, o potrebbe essere quella terza parte che ha cercato di infiltrarsi nell’incontro tra Farooq e Molnar. E infine, chi ha messo la cimice nel caricabatterie di Haverford? Beh, abbiamo visto Varon lavorare su un dispositivo che sembrava esattamente quello che si trovava nel caricabatterie di Haverford. Se Perash è capace di tradire, allora lo è anche Varon. Immagino che ne sapremo di più su questo “colpo di scena” la prossima settimana. Se avete qualche opinione sull’episodio di questa settimana, sentitevi liberi di condividerla nella sezione commenti qui sotto.

Clayface: le foto dal set rivelano un enorme spoiler

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Clayface: le foto dal set rivelano un enorme spoiler

Le riprese di Clayface continuano a Liverpool, in Inghilterra, e un enorme spoiler è appena comparso online. Abbiamo già visto il volto deforme di Matt Hagen, insieme alla maschera che usa per coprire le sue ferite, ma qui scopriamo che l’attore è destinato a morire!

Un titolo di giornale dichiara: “L’ATTORE MATT HAGEN È MORTO!”. Sappiamo che in realtà sopravvive al brutale pestaggio che lo costringe a cercare un modo per recuperare il suo bell’aspetto, portando alla sua trasformazione nel mostruoso Clayface, ma sembra che il cattivo potrebbe essere un caso isolato per il DCU.

Naturalmente, il mondo potrebbe semplicemente sospettare che Hagen sia morto, mentre lui in realtà diventa uno dei nemici di Batman. Tuttavia, questo sembra uno spoiler piuttosto significativo per il finale di Clayface. Nei fumetti, Hagen era il secondo Clayface, un avventuriero che si è trasformato in un mostro dopo aver incontrato una pozza radioattiva di protoplasma.

Questa storia di origine cambia in Batman: The Animated Series, dove è stato ritratto come un attore che usava una crema anti-età per sembrare più giovane. Dopo essersi messo nei guai con il suo creatore, Roland Daggett, Hagen è stato immerso in una vasca di quella roba ed è diventato il “classico” Clayface che tutti conosciamo dai fumetti.

Mike Flanagan, che ha scritto la prima bozza di Clayface, ha precedentemente confermato che Batman: The Animated Series è stata una fonte d’ispirazione fondamentale. In particolare, l’episodio in due parti intitolato “L’impresa di Clay“.

“Certo che lo era. Voglio dire, è la storia perfetta. ‘L’impresa di Clay’, di Ron Perlman, per me, è tutto“, ha detto Flanagan. “Quella storia in due parti mi ha letteralmente travolto. La risposta breve è che è stata proprio quella a ispirare la mia sceneggiatura.” “Quello è il mondo in cui volevo vivere. Batman: The Animated Series, quando ero bambino, era il mio Batman. Per quanto [Michael] Keaton fosse il mio Batman, The Animated Series era davvero il mio Batman”, ha aggiunto.

New ‘CLAYFACE’ set newspaper‼️STORY SPOILER‼️
byu/M00r3C inDCU_

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Cosa sappiamo di Clayface

Al momento sono stati rivelati pochi dettagli sulla trama, ma abbiamo appreso che Matt Hagen sarà al centro dell’attenzione. Nei fumetti, era il secondo Clayface, un avventuriero che si è trasformato in un mostro dopo aver incontrato una pozza radioattiva di protoplasma. Questo è cambiato in Batman: The Animated Series, dove è stato ritratto come un attore che usava una crema anti-età per sembrare più giovane. Dopo essersi scontrato con il suo creatore, Roland Daggett, Hagen viene immerso in una vasca di quella sostanza e diventa il “classico” Clayface che tutti conoscete dai fumetti.

Stando ad alcuni rumor emersi online, la storia di Clayface sarà incentrata su un attore in ascesa il cui volto è sfigurato da un gangster. Come ultima risorsa, il divo si rivolge a uno scienziato eccentrico per poter ottenere nuovamente il suo fascino. All’inizio l’esperimento ha successo, ma le cose prenderanno presto una piega inaspettata.

Poiché Clayface sarà ambientato nell’universo DC, i fan dovrebbero aspettarsi molti collegamenti con l’universo più ampio, e saremmo molto sorpresi se Batman apparisse o fosse anche solo menzionato. Il produttore Peter Safran ha condiviso alcuni nuovi dettagli sulla sceneggiatura di Flanagan, sottolineando che il film sarà effettivamente un film horror in piena regola, sulla scia di La mosca di David Cronenberg, ma si dice trarrà anche ispirazione dal successo horror di Coralie Fargeat, The Substance.

Clayface, vedete, è una storia horror hollywoodiana, secondo le nostre fonti, che utilizza l’incarnazione più popolare del cattivo: un attore di film di serie B che si inietta una sostanza per rimanere rilevante, solo per scoprire che può rimodellare il proprio viso e la propria forma, diventando un pezzo di argilla ambulante”, ha dichiarato Safran.

Tom Rhys Harries interpreterà il personaggio principale di Clayface, il film dei DC Studios. Il film vedrà anche la partecipazione di Max Minghella nel ruolo di John, un detective di Gotham City che inizia a nutrire sospetti sulla relazione tra la sua fidanzata Caitlin e Matt Hagen. Naomi Ackie interpreta invece proprio Caitlin Bates, amministratrice delegata di un’azienda biotecnologica che cura Matt dopo che questi è stato sfigurato.

Il film è basato su una storia di Mike Flanagan, attore di La caduta della casa degli Usher (l’ultima bozza è stata firmata da Hossein Amini, sceneggiatore di Drive), con James Watkins, regista di Speak No Evil, alla regia.

Clayface è attualmente previsto per l’arrivo nelle sale l’11 settembre 2026.

Highest 2 Lowest: spiegazione del finale del di Spike Lee con Denzel Washington

Il significato di Highest 2 Lowest in breve

  • Spike Lee reinterpreta High and Low di Kurosawa con uno sguardo moderno sulle disuguaglianze sociali.

  • Il rapimento diventa un pretesto per mostrare come ricchezza, reputazione e ambizione influenzino i rapporti umani.

  • David King comprende che il denaro lo ha allontanato dalla musica e dalla famiglia.

  • Il finale segna la sua redenzione: abbandona il potere per fondare una nuova etichetta indipendente, sostenendo artisti autentici e dimenticati dall’industria.

L’ultimo lavoro del regista newyorkese Spike Lee è un adattamento del film di Akira Kurosawa del 1963 High and Low. Con Highest 2 Lowest, Lee propone una visione sorprendentemente moderna delle disuguaglianze sociali, aggiungendo ulteriori livelli al dramma e offrendo un risultato potente e coinvolgente.

La trama segue David King, magnate della musica di New York, il cui piano di acquistare la quota del suo socio si intreccia con il rapimento del figlio, evento che scatena panico nella sua famiglia e rivela tensioni profonde tra ambizione, classe sociale e rapporti personali.

Di cosa parla il film?

David King (Denzel Washington)è un produttore musicale di successo, fondatore della Stackin’ Hit Records, etichetta diventata la più grande della città e tra le più importanti del Paese. Anni prima aveva venduto la sua quota di maggioranza, ma ora vuole riconquistarla, deciso a rilanciare la sua carriera e a contrastare l’avanzata della musica prodotta con intelligenza artificiale.

Questa scelta, però, lo allontana ulteriormente dalla moglie Pam, che vorrebbe vederlo più presente in famiglia, e soprattutto dal figlio adolescente Trey, con cui non ha mai costruito un vero legame. La situazione precipita quando Trey sembra essere rapito: un evento che costringerà David a ridefinire le sue priorità.

Trey è stato davvero rapito?

Il panico esplode quando uno sconosciuto chiama David chiedendo un riscatto di 17,5 milioni di dollari. La polizia interviene subito, trattando il caso come un’emergenza di alto profilo. I sospetti cadono immediatamente su Paul Christopher, autista e amico d’infanzia di David, segnato da un passato difficile e precedenti penali.

Gli investigatori, spinti anche da pregiudizi islamofobi (Paul è musulmano praticante), lo considerano il principale indiziato. Ma la verità si rivela diversa: Trey non era mai stato rapito. I rapitori avevano in realtà preso Kyle, figlio di Paul, scambiandolo per Trey a causa di una fascia verde che i due ragazzi si erano scambiati durante l’allenamento di basket.

Perché David decide di pagare il riscatto?

Quando Trey torna a casa e si scopre che l’ostaggio è Kyle, David si trova davanti a un dilemma morale: pagare per il figlio del suo amico significherebbe rinunciare ai milioni di dollari destinati all’acquisto dell’etichetta discografica.

Pam insiste per pagare, Trey supplica il padre di salvare il suo migliore amico, ma David esita. Le sue priorità restano legate al denaro e alla reputazione. Alla fine, decide di pagare il riscatto, spinto più dall’immagine pubblica e dal timore di un danno alla sua carriera che da autentico altruismo.

La caccia al rapitore

Il piano della polizia fallisce: i rapitori riescono a scambiare il denaro e a fuggire. Kyle viene liberato, ma solo grazie ai suoi ricordi di alcune frasi musicali ascoltate in cattività si scopre l’identità del vero colpevole: Yung Felon, giovane rapper emergente della scena underground.

Fan di David e respinto più volte dall’industria musicale, Yung trasforma la frustrazione in rabbia criminale. Con l’aiuto dei suoi contatti nel mondo della malavita, Paul e David riescono a rintracciarlo. Lo scontro finale è violento: Yung ferisce Paul, tenta la fuga, ma viene catturato dopo un duro confronto con David.

Cosa succede a Yung Felon alla fine?

Yung Felon confessa di aver rapito Kyle per ottenere visibilità. Voleva che David ascoltasse la sua musica, ma i ripetuti rifiuti lo hanno spinto verso il crimine. Dopo l’arresto, le sue canzoni scalano le classifiche, alimentando il mito dell’artista maledetto.

Nonostante la popolarità, Yung viene condannato a 25 anni di carcere. Crede che il successo lo renderà comunque desiderabile per le etichette discografiche, ma David rifiuta categoricamente di lavorare con lui: non vuole premiare né la sua condotta criminale né la sua musica, giudicata mediocre.

Il finale di Highest 2 Lowest spiegato

Dopo aver recuperato il denaro del riscatto, David riflette sulla sua vita e decide di abbandonare la Stackin’ Hit Records. Troppo legata alla logica del profitto e al futuro della musica generata dall’IA, non rappresenta più ciò in cui crede.

Fonda così una nuova etichetta indipendente, più piccola e familiare, coinvolgendo Pam e Trey. Offre un’opportunità anche a Sula, giovane cantante ignorata dall’industria mainstream, segno del suo desiderio di riscoprire la musica autentica e sostenere talenti emergenti.

Paul, invece, sceglie di non unirsi all’impresa, desideroso di costruire un futuro diverso per sé e per suo figlio. La loro amicizia resta, ma le strade professionali si dividono.

Highest 2 Lowest si chiude con David che ascolta la voce di Sula, colpito dalla sua autenticità: un ritorno alle radici della musica, lontano dai compromessi del potere e del denaro.

Year 10 – Sopravvivenza letale: la spiegazione del finale del film horror

Diretto da Ben Goodger, Year 10 – Sopravvivenza letale è un dramma horror di sopravvivenza che si svolge in un futuro in cui gli esseri umani hanno esaurito le risorse, dando vita a istinti cannibalistici. Il film disponibile su Prime Video ruota attorno a una famiglia composta da un padre, un figlio e una ragazza, e alle misure disperate che adottano per sopravvivere. Sebbene non sia chiaramente indicato nel film, sembra che una malattia possa essere stata la causa dell’apocalisse.

La famiglia viveva in una piccola capanna nascosta; il padre e il figlio, Jake, uscivano regolarmente per procurarsi il necessario. La ragazza era ferita e l’infezione continuava a diffondersi. Prendeva delle pillole, probabilmente medicinali risalenti al periodo precedente all’apocalisse. La ragazza era forse la sorella di Jake o la sua compagna, o forse una sconosciuta che avevano deciso di aiutare; il loro rapporto non viene spiegato nel film. Le cose si complicano quando una tribù scopre il loro nascondiglio. Sono lì per ucciderli e il padre sacrifica la sua vita per proteggere Jake e la ragazza. Jake e la ragazza riusciranno a sopravvivere senza la guida del padre?

Perché Jake ha chiuso la ragazza nella capanna?

Jake guardò la banda di selvaggi trascinare via il corpo di suo padre per divorarlo. In quel momento, perse ogni speranza. Pensò che non sarebbero sopravvissuti e tentò di soffocare la ragazza. Forse voleva alleviare il suo dolore e pensava che nella morte avrebbe trovato la pace. Ma non riuscì a farlo. Tutti i suoi vestiti e i suoi effetti personali erano stati rubati e non riusciva a immaginare di ricominciare da capo. Senza speranza, Jake lasciò la capanna e sbarrò la porta con un grosso ramo. Forse era una misura di sicurezza: aveva protetto la capanna in modo che nessuno potesse entrare, o forse era semplicemente un gesto suicida; pensava che sarebbe morto congelato e che la ragazza sarebbe morta senza cibo e acqua.

Jake vide un barlume di speranza quando notò un ragazzino che gli passava accanto. Seguì il ragazzo fino a un magazzino. Il ragazzo viveva con suo nonno, e pensavano che Jake volesse nutrirsi di loro. Ma Jake non aveva tali intenzioni; rubò i loro vestiti e se ne andò. Con indosso abiti caldi, si sentì un po’ più ottimista. Mentre camminava nella foresta, si imbatté nei resti di suo padre. Seppellì il teschio e gli rese omaggio. Jake non aveva altra scelta che passare quella notte nella foresta. Anche se aveva trascorso gran parte della sua vita all’ombra di suo padre, la sua spedizione in solitaria lo aiutò a capire che aveva il coraggio di vivere nella natura selvaggia e proteggersi dal pericolo. La mattina seguente, Jake vide un membro della banda di selvaggi raccogliere acqua dal torrente. La seguì fino al loro accampamento, tenendo una pietra vicino a sé. Una volta raggiunta la loro base, Jake iniziò a rubare i loro averi. Quando la donna scoprì Jake nella roulotte, tentò di attaccarlo, ma Jake reagì rapidamente, riuscì a placcarla e la colpì con la pietra, causandone la morte immediata. Jake trascinò il suo corpo fuori dall’accampamento. Aspettò il momento giusto per fuggire, ma presto notò un selvaggio ferito che ingoiava una delle pillole di sua sorella. Avevano rubato le medicine e Jake era determinato a riprenderle.

Jake sarebbe riuscito a recuperare le medicine?

Jake aveva notato che il capo nascondeva le medicine in un baule, ma non era facile accedervi. Quando il capo si rese conto che una donna della sua banda era scomparsa, partirono alla sua ricerca. Avevano rapito il ragazzino che Jake aveva incontrato in precedenza e intendevano banchettare con lui. Dopo che la banda se ne fu andata, Jake slegò il ragazzo, che scappò per salvarsi la vita. Jake cercò di aprire il baule, ma con sua grande delusione scoprì che era chiuso a chiave. La banda trovò il corpo della donna e capì che chi l’aveva uccisa era responsabile della fuga del ragazzo che avevano catturato. Jake rimase nascosto sotto la roulotte, osservando il capo, che aveva una chiave appesa a un cordino intorno al collo. Si addormentò lì e quando si svegliò era l’alba.

Jake raccolse il coraggio e entrò nella roulotte. Accese un fiammifero per individuare il capo e, anche se sembrava un’impresa impossibile, riuscì a mettere le mani sulla chiave. Dopo aver aperto il bagagliaio, fu sollevato nel trovare la medicina. La mise nella sua borsa e stava per andarsene, ma decise di chiudere a chiave la porta della roulotte prima di uscire. Il capo si svegliò al rumore della fuga di Jake. Radunò la sua banda e si prepararono a dargli la caccia. Dopo un lungo inseguimento, riuscirono a catturare Jake.

Jake era sotto shock dopo aver visto il corpo sventrato del vecchio che viveva con il ragazzino. Per un attimo si era dimenticato dei selvaggi e forse gli era tornata in mente la possibile minaccia che anche sua sorella avrebbe potuto affrontare. I selvaggi lo legarono e si prepararono a ucciderlo. Jake trovò un fischietto per terra e lo usò per allertare i cani selvatici. Un branco di cani accorse sul posto e i selvaggi non ebbero altra scelta che scappare per salvarsi la vita. Jake riuscì a liberarsi e a fuggire.

Cosa è successo al capo?

Anche dopo tutte le difficoltà che aveva affrontato, Jake dimostrò di essere estremamente forte e coraggioso. Si era reso conto che finché i selvaggi fossero stati nei paraggi, non gli sarebbe stato permesso di vivere in pace. Quindi, aspettò il momento giusto per sconfiggere gli uomini. Dei tre, era riuscito a sconfiggerne due, ma il capo era sia fortunato che impavido. Jake cercò di abbatterlo con l’arco che aveva rubato. Mentre la prima freccia trafisse la gamba del capo, quando Jake tirò indietro l’arco per un secondo colpo, questo si spezzò. Ancora una volta, i cani selvatici interruppero il duello e Jake fuggì dalla scena. Aveva supposto che il capo fosse stato sbranato dagli animali affamati.

Mentre camminava nella foresta, Jake si imbatté in una casa di legno. La proprietaria era morta sulla veranda e aveva una pistola carica in mano. Jake tenne la pistola con sé mentre entrava in casa. Con sua grande sorpresa, la casa era ben attrezzata: dall’acqua pulita al cibo in scatola, la proprietaria sembrava essersi preparata all’apocalisse. Ma cosa aveva portato alla morte della proprietaria? Forse una malattia, o forse si era suicidata per la solitudine e la frustrazione. Jake si sentì pieno di speranza quando entrò in casa; pensò che fosse il posto perfetto dove stare per lui e la ragazza. Non avrebbero dovuto preoccuparsi di procurarsi il cibo per un po’ di tempo. Ma Jake si sentì minacciato quando il capo entrò nella casa. Solo uno dei due poteva vivere nella casa, e Jake era disposto a tutto pur di sopravvivere. I due iniziarono a lottare e alla fine dell’anno 10 Jake riuscì a spingere via il capo, afferrò la pistola che giaceva al suo fianco e sparò al capo, uccidendolo. Jake era euforico: finalmente poteva tornare a casa e portare la ragazza nella nuova casa che aveva appena scoperto. Sulla strada verso la capanna, Jake lasciò alcune lattine di cibo fuori dal magazzino per il ragazzino.

La ragazza è sopravvissuta?

Mentre Jake affrontava le avversità fuori casa, la ragazza doveva superare le difficoltà di essere rinchiusa all’interno. Aveva finito l’acqua potabile, l’infezione aveva iniziato a diffondersi, riusciva a malapena a camminare e i cani selvatici le impedivano di vivere in pace. Una mattina i cani selvatici si erano radunati in gran numero fuori dalla sua casa e uno di loro stava per entrare nella capanna attraverso una fessura.

Alla fine dell’Year 10 – Sopravvivenza letale, quando Jake tornò a casa, fu devastato nello scoprire che la ragazza era scomparsa. Pensò al peggio: forse era stata rapita da un selvaggio o gli animali selvatici avevano smembrato il suo corpo. Il tempo che aveva trascorso nella natura selvaggia cercando di trovare cibo e vestiti per sé e per la ragazza sembrava essere andato sprecato. Jake era in lacrime, quando all’improvviso una mano gli toccò la spalla. Non riusciamo a vedere chi fosse, ma dai vestiti possiamo dedurre che fosse la ragazza.

Il finale di Year 10 – Sopravvivenza letale lascia spazio all’immaginazione del pubblico su cosa possa essere successo alla ragazza. Forse, proprio come Jake aveva imparato alcune lezioni sulla sopravvivenza nella natura selvaggia, anche lei aveva capito come sopravvivere. Forse, quando i cani selvatici hanno attaccato, è riuscita a scappare ed è sopravvissuta. La ragazza riusciva a malapena a camminare quando Jake l’ha lasciata nella capanna, ma alla fine non sembrava avere le stesse difficoltà di prima. L’altra possibilità è che Jake stesse immaginando lo scenario. Aveva scoperto il posto perfetto dove stare, le aveva portato delle medicine, aveva raccolto vestiti e cibo sufficienti per un bel po’ di tempo, aveva eliminato la minaccia, eppure era stato tutto inutile. Jake sperava di ricongiungersi con la ragazza e forse aveva immaginato lo scenario per consolarsi.

Absolution – Storia criminale: la spiegazione del finale del film con Liam Neeson

Absolution – Storia criminale con Liam Neeson è la solita vecchia storia di un gangster che cerca di redimersi dai propri errori passati. Detto questo, sapete già come finisce il film. Il nostro gangster ormai anziano, di nome Thug, era un tempo un pugile famoso. Dopo la fine della sua carriera professionale, Thug si è dato al mondo del crimine e ha abbandonato la sua famiglia. Per 30 lunghi anni ha lavorato per un mafioso, Charlie Conner, e ha anche trascorso un periodo in prigione. La vita di Thug procedeva bene, finché un giorno gli è stata diagnosticata la CTE (encefalopatia traumatica cronica).

Questo disturbo colpisce solitamente gli atleti che hanno subito troppi colpi alla testa. Durante il suo incontro con la dottoressa, Thug le racconta di aver ricevuto il suo primo colpo alla testa quando aveva sei o sette anni. Beh, non era una sorpresa che Thug fosse cresciuto con un padre severo e tossico, che non riusciva a controllare la sua rabbia la maggior parte delle volte.

Ovviamente Thug era destinato a finire come il suo vecchio. Forse era questo il motivo per cui Thug aveva lasciato la sua famiglia, perché non voleva che i suoi figli vedessero il mostro che era in lui. Ma ora, quando i suoi giorni sono contati, Thug vuole ricongiungersi con l’unica figlia che gli è rimasta. La domanda è: Daisy perdonerà mai suo padre per quello che ha fatto?

Perché Thug ha ucciso Charlie Conner in Absolution – Storia criminale?

Charlie aveva chiesto a Thug di fare da babysitter a suo figlio Kyle, un ragazzo spericolato e impulsivo che voleva diventare un duro per poter prendere il posto di suo padre nell’impero criminale. Ma già al primo lavoro, Thug capì che Kyle non era tagliato per questo tipo di attività. Disse a Charlie senza mezzi termini che suo figlio aveva molto da imparare. Ora, non so se Charlie abbia rimproverato Kyle o qualcosa del genere, ma lui si è davvero offeso per come Thug lo aveva trattato. Voleva essere trattato come il “figlio del capo”, ma Thug non era il tipo di persona che avrebbe massaggiato l’ego di qualcuno solo perché era insicuro nella vita. Thug stesso aveva i suoi problemi di salute, quindi non aveva tempo di preoccuparsi di ciò che il figlio del suo capo pensava di lui.

Per farla breve, Kyle immaginò che Thug lo avesse denunciato e, quindi, assunse tre uomini con l’aiuto della sua nuova guardia del corpo per sbarazzarsi di Thug sul lavoro. Thug riuscì a sopravvivere all’attacco. Quando interrogò uno degli aggressori su chi li avesse mandati, questi gli disse solo che li aveva assunti un tizio con un grande tatuaggio di uno scorpione sul collo. Più tardi, Thug vide lo stesso tizio nello studio di Charlie e fu certo che fosse stato Kyle a cercare di farlo uccidere. In quel momento, Thug era andato da Charlie per chiedergli dei soldi per aiutare Daisy a comprare una casa, ma prima che Thug potesse fare la sua richiesta, Charlie lo licenziò. Aveva scoperto della malattia di Thug e di come continuasse a dimenticare nomi e cose. Era diventato un peso per l’azienda e quindi Charlie aveva deciso di licenziarlo. Per Thug, quello era l’uomo a cui era stato fedele per 30 anni e dal quale non aveva mai rubato un solo centesimo. Avrebbe potuto prendere i 20.000 dollari che aveva raccolto per Charlie durante la sparatoria per strada. Ma non lo aveva fatto, ed era così che Charlie avrebbe ripagato la sua lealtà?

Thug non ci pensò due volte e sparò a Kyle alla gamba, ordinando a Charlie di svuotare la cassaforte e consegnargli tutti i soldi. Charlie sapeva che la sua fine era vicina, perché se Thug lo avesse lasciato in vita, ovviamente avrebbe cercato di vendicarsi di lui o di Daisy. Thug non voleva correre rischi, sapeva che i suoi giorni erano contati e, nelle sue condizioni, non sarebbe stato in grado di proteggere Daisy dall’esercito di scagnozzi di Charlie.

Thug sparò a Charlie e lo uccise sul colpo, ma esaudì l’ultimo desiderio di un padre e lasciò Kyle in vita. Kyle, essendo un imbecille, non rappresentava una grande minaccia e, dopo ciò a cui aveva assistito, non avrebbe osato dare la caccia alla famiglia di Thug dopo la sua morte. Inoltre, nessuno sapeva che Thug avesse una famiglia. Era sempre sembrato un tipo “solitario”. E sì, se vi state chiedendo se quello fosse il piano di Thug fin dall’inizio, cioè rubare a Charlie, la risposta è no. Ha improvvisato quando ha scoperto che il suo capo e suo figlio lo avevano pugnalato alle spalle e avevano cercato di ucciderlo.

Come ha fatto Thug a salvare la donna?

Liam Neeson in Absolution - Storia criminale (2024)

Il personaggio di Yolonda Ross, accreditato come “Woman” nel film, funge da specchio nella vita di Thug. Con lei, lui può condividere le cose che avrebbe voluto dire a sua figlia ma che non è riuscito a confessarle a causa della sua educazione. Vedete, Thug era un uomo completamente diverso prima di incontrare Woman. E quando lei gli ha raccontato dei suoi ex fidanzati violenti, Thug ha ricordato il proprio passato. Immagino che fosse il padre di Thug a picchiare sua madre, e lui temeva che un giorno sarebbe diventato come lui, il che potrebbe essere uno dei motivi per cui è scappato di casa. È possibile che Thug temesse di avere una relazione con qualcuno perché non voleva che il mostro dentro di lui venisse fuori. È successo una volta quando Thug si è arrabbiato con Woman per aver detto a sua figlia della sua condizione. In preda alla rabbia, Thug alzò le mani contro di lei, ma si rese subito conto del suo errore quando vide suo nipote, Dre, in piedi vicino alla porta. In passato, Thug aveva visto sua madre picchiata da suo padre e ricordava quanto questo lo avesse segnato, motivo per cui dopo l’incidente andò da Dre e cercò di scusarsi con lui per ciò che aveva dovuto vedere. Thug non voleva che Dre diventasse come lui o come suo padre.

Nel finale di Absolution – Storia criminale, Thug scoprì che Woman stessa soffriva di depressione e bassa autostima. Aveva detto a Thug che le piaceva il rumore intorno a lei perché, ovviamente, il silenzio la faceva sentire sola. Immagino che anche lei fosse suicida e che frequentare un maschio alfa tossico fosse diventato il suo modo per sfuggire alla solitudine. Quando Thug entrò nella sua vita, le cose migliorarono, ma la tragedia era che Thug stesso non aveva molto tempo da vivere. Voleva aiutare, ma non poteva. Alla fine, Thug scoprì che lei si bruciava con le sigarette perché, con il tempo, si era abituata a quel dolore e a quegli abusi. Thug era un tipo diverso, e quando cercò di alzare le mani su di lei, Woman perse di nuovo ogni speranza. Lei disse a Thug che lui la aiutava semplicemente stando lì, ma lui non poteva restare a lungo. Aveva sparato a un mafioso e il giorno dopo tutti lo avrebbero cercato. Thug dovette andarsene, ma immagino che, prima di uscire dalla vita di Woman, le lasciò dei soldi affinché potesse sottoporsi alle cure di cui aveva bisogno.

Come è morto Thug?

Thug disse a Dre che era stato mandato in prigione una volta per non essersi “allontanato”. Immagino che Thug abbia finito per uccidere un uomo a un certo punto e abbia scontato una pena in prigione per questo. Da quel momento in poi, aveva fatto della sua missione di vita quella di fare il suo lavoro e distogliere lo sguardo. Se ne andava sempre prima di cedere alla rabbia, che molto probabilmente aveva ereditato dal padre. Ma questa volta le cose erano diverse. Thug non voleva ignorare il fatto di aver consegnato un camion pieno di ragazze innocenti a un uomo di nome Gamberro. Quest’ultimo gestiva un giro di traffico sessuale e aveva rinchiuso le ragazze contro la loro volontà. Thug voleva aiutare, ma non aveva i soldi per farlo.

Tuttavia, dopo aver rubato a Charlie, Thug decise di comprare la libertà di Araceli, in modo che almeno una ragazza potesse essere liberata dalla prigione di Gamberro. Ma si scoprì che Thug era arrivato troppo tardi. Uno dei clienti aveva strangolato Araceli nella sua follia. Ancora una volta, Thug non riuscì a controllare la sua rabbia e voleva sparare a Gamberro sul posto, ma rifiutò di cedere agli istinti che aveva ereditato da suo padre. Invece, Thug decise di fare ciò che era meglio per queste ragazze e ordinò a Gamberro, puntandogli contro la pistola, di lasciarle andare tutte. Chiese persino a Gamberro di consegnare loro una mazzetta di banconote che aveva portato con sé, insieme al denaro che si trovava all’interno della casa. Ma Gamberro non era dell’umore giusto per vedere il suo impero crollare davanti ai suoi occhi e, quindi, decise di reagire per salvare ciò che poteva.

Durante il finale di Absolution – Storia criminale, Gamberro pugnalò Thug più volte con un coltello da cucina e stava per tagliargli la gola quando una delle ragazze prese la pistola di Thug e sparò a Gamberro alla testa, ponendo così fine alla sua malvagità. Ma anche se Thug aveva salvato le ragazze, era evidente che avrebbe ceduto alle ferite, ma prima di allora aveva ancora un piccolo compito da svolgere. Cercando di fermare l’emorragia, Thug arrivò rapidamente a casa di Daisy e chiamò Dre fuori. Voleva avere un’ultima conversazione con lui.

Vedete, durante tutto il film, Thug aveva cercato di fare solo una cosa: proteggere Dre dal diventare una persona come suo padre, o suo nonno, o l’“uomo” prima di lui. Thug voleva che Dre diventasse un uomo migliore, non un maschio alfa violento che trattava gli altri come se non contassero nulla. Non voleva che Dre finisse in prigione per aver ceduto alla sua rabbia. Thug voleva che Dre avesse una vita migliore, ed era l’unica ragione per cui Thug aveva cercato di cambiare se stesso, in modo da poter lasciare un esempio migliore a Dre. Non sappiamo se Thug sia riuscito nel suo intento, ma voleva solo che Dre sapesse che “ci aveva provato”.

Nel finale di Absolution – Storia criminale, Thug guidò fino alla casa che guardava spesso dalla sua finestra. Ogni mattina sentiva qualcuno suonare la chitarra in quella casa, ma quando finalmente vi entrò, con sua grande sorpresa, era vuota. Nessuno ci viveva da molto tempo. Beh, forse avrete notato dei campanelli eolici blu fuori dalla casa, ma immagino che nemmeno quelli fossero reali. Forse era un ricordo dell’infanzia di Thug che il suo cervello voleva fargli vedere e la musica che voleva fargli sentire. Forse ha qualcosa a che fare con suo padre. Anche nei suoi sogni, Thug vedeva suo padre alla guida del motoscafo perché suo padre non lo aveva più portato a pescare dopo che lui aveva preso la barca da solo mentre suo padre era rinchiuso in una cella per un fine settimana.

Il rapporto di Thug con suo padre dopo che aveva “rubato” la barca una domenica non era più stato lo stesso. Thug si sentiva in colpa per quello che aveva fatto e per tutta la vita si era incolpato per un errore stupido, ma suo padre (molto probabilmente) non lo aveva perdonato. Nel sogno di Thug, suo padre alla fine diventava Caronte, il traghettatore, che portava la sua anima negli inferi.

Quindi, Thug è morto? Beh, morirà. Ma ha ottenuto l’assoluzione? Beh, questo dipende dalle due donne della sua vita, se lo perdoneranno o meno. Prima di morire, Thug ha lasciato un assegno circolare di 70.000 dollari a Daisy, affinché potesse pagare l’acconto per la casa. E penso che dopo aver saputo della morte di suo padre e di ciò che lui aveva fatto per lei, Daisy non solo lo perdonerà per le sue azioni passate, ma prenderà anche i soldi per poter vivere il resto della sua vita in agiatezza, proprio come voleva Thug.

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Ice Road – La vendetta, la spiegazione del finale

Ice Road – La vendetta, la spiegazione del finale

Ice Road – La vendetta è un thriller d’azione del 2025 che funge da sequel al film Netflix del 2021, Ice Road, dove abbiamo conosciuto per la prima volta il personaggio di Mike McCann. Liam Neeson torna nei panni del protagonista, Mike, che ora intraprende un viaggio molto personale in Nepal, con l’imponente Everest come destinazione finale.

Purtroppo, non c’è davvero nulla che valga la pena guardare in questo sequel indesiderato, poiché la trama inconsistente e la sceneggiatura terribile deludono in ogni momento del film. Il fatto che il leggendario Neeson appaia molto più vecchio e fragile di quanto non sia in realtà non aiuta la causa: Ice Road – La vendetta sembra davvero un film d’azione di serie B che è meglio evitare.

Di cosa parla il film Ice Road – La vendetta?

Ice Road – La vendetta inizia con Mike McCann che scala un versante pericolosamente ripido del Needles, quando la caduta di massi dall’alto lo fa precipitare, salvato solo dall’imbracatura che ha intorno alla vita. Nonostante abbia ormai superato il suo apice, Mike non si spaventa per questa battuta d’arresto, ma è piuttosto irritato dal fatto di essere ora molto più lontano dalla vetta rispetto a prima. Decide quindi di percorrere il resto della distanza senza imbracatura, il che può essere terribilmente pericoloso, poiché un solo errore lo farebbe precipitare verso la morte. Ciononostante, il protagonista riesce a superare il pericolo e a salire su un crinale, dimostrando che le sue abilità di scalatore sono più che straordinarie, e festeggia il successo con un forte ruggito.

Tuttavia, quando la scena si sposta all’interno di una clinica, lo psichiatra di Mike non è molto contento di sentire delle sue avventure spericolate. Lo psichiatra è convinto che Mike soffra del senso di colpa del sopravvissuto, poiché non riesce a superare la recente morte di suo fratello Gurty. Nel profondo, Mike desidera che fosse stato lui a morire al posto di suo fratello, e questo è il motivo del suo comportamento e della sua mentalità innaturali. Anche se lei vorrebbe prescrivergli dei farmaci, a causa della sua età, Mike è assolutamente contrario all’assunzione di farmaci, in qualsiasi forma, e quindi rifiuta gentilmente il trattamento. Invece, decide di svuotare la vecchia casa di Gurty, ed è qui che trova una busta con il suo nome sopra.

Essendo un soldato in servizio attivo nell’esercito statunitense, Gurty aveva già preparato il suo testamento, in cui aveva espresso il suo ultimo desiderio di essere cremato in modo che le sue ceneri potessero essere sparse sul Monte Everest. Entrambi i fratelli McCann erano stati avidi avventurieri con un amore speciale per l’alpinismo, e poiché Gurty non era ancora riuscito a scalare la montagna più alta del mondo durante la sua vita, voleva raggiungere spiritualmente la vetta dell’imponente Everest dopo la morte. Nonostante la sua età e le sue condizioni mentali, Mike decide immediatamente di volare a Kathmandu e raggiungere il Monte Everest con le ceneri di suo fratello, e si imbarca in un’avventura molto personale. Tuttavia, altri tipi di pericoli lo attendono, e Mike viene rapidamente coinvolto in una missione per aiutare altre persone nella nazione montuosa del Nepal.

Cosa vuole Rudra Yash dalla famiglia Rai?

Quando Mike arriva a Kathmandu e incontra la guida escursionistica che aveva ingaggiato online, Dhani, Ice Road – La vendetta ci presenta un altro gruppo di personaggi fondamentali per la trama. Essendo un paese in via di sviluppo con infrastrutture in crescita e, quindi, molte opportunità lucrative per i capitalisti orientati al profitto, secondo il film le zone remote del Nepal sono prese di mira da tali uomini d’affari. Una trama di questo tipo si sviluppa nel piccolo villaggio di Kodari, situato vicino al confine tra Tibet e Nepal. Il villaggio è attraversato da un fiume potente e, naturalmente, il corso d’acqua è estremamente importante nella vita quotidiana degli abitanti. Essi dipendono da questo fiume per soddisfare tutte le loro esigenze idriche, dalla gestione della casa all’irrigazione dei campi. Si suggerisce che gli abitanti del villaggio venerino il fiume, che è anche una figura centrale nella loro cultura, come spesso accade in luoghi così direttamente dipendenti dalla natura.

Tuttavia, negli ultimi tempi, un uomo d’affari di nome Rudra Yash ha messo gli occhi su Kodari, e in particolare sul fiume, perché vuole costruirvi un’enorme diga moderna che genererebbe 4000 megawatt di energia idroelettrica. Nei suoi ripetuti discorsi davanti agli abitanti del villaggio, Rudra continua a ricordare loro che questa elettricità sarà utilizzata per scopi industriali, il che significa che insieme alla diga sarà costruita anche una centrale elettrica. Secondo lui, questo tipo di industria non solo porterà migliori servizi al piccolo villaggio, ma creerà anche molti posti di lavoro per gli abitanti e li aiuterà a guadagnarsi da vivere. C’è ovviamente un motivo per cui parla così spesso dei vantaggi della costruzione della sua diga, poiché il progetto potrà essere realizzato solo se gli abitanti del villaggio cederanno volontariamente i loro terreni alla sua azienda, per cui sarà necessario convincerli.

Sebbene molti abitanti del villaggio abbiano già accettato di cedere i loro terreni, ci sono molti che riconoscono le intenzioni avide di Rudra Yash ed è chiaro per loro che nessuno dei benefici promessi li riguarderà effettivamente. Si crede che una volta che gli abitanti del villaggio avranno lasciato le loro terre, saranno trasferiti in baraccopoli e ghetti dove saranno costretti a lavorare per le industrie americane ed europee, mentre le loro vite tranquille saranno distrutte e le loro terre saranno utilizzate per arricchire i ricchi. Invece di lasciarsi convincere dalle parole subdole di Rudra, continuano a riporre la loro fiducia nei leader originari del villaggio, la famiglia Rai, che ha finanziato la maggior parte degli sviluppi, come le strade e altre infrastrutture, a Kodari.

Sebbene la famiglia Rai sia attualmente guidata da Ganesh Rai, egli considera ancora suo padre, Raj, come il vero decisore. Tuttavia, Rudra ha già messo in atto un piano brutale contro la famiglia, poiché i Rai non solo si rifiutano di vendergli la loro terra (possiedono la maggior parte dei terreni tra gli abitanti del villaggio), ma incoraggiano anche gli abitanti a rifiutare il progetto della diga. All’inizio di Ice Road – La vendetta, Rudra fa uccidere Raj facendo precipitare il suo autobus da una strada in alto su una scogliera, in modo che sembri uno sfortunato incidente. Successivamente, decide di uccidere Ganesh e suo figlio Vijay, in modo da spazzare via la famiglia Rai e poter prendere il controllo dell’intero villaggio. Ma Ganesh capisce cosa sta succedendo non appena viene a sapere della presunta morte accidentale di suo padre e si nasconde insieme a Vijay, frustrando ancora di più Rudra.

Perché Mike McCann decide di aiutare Vijay?

Durante il viaggio verso il campo base dell’Everest, Mike e Dhani salgono su un autobus guidato da un australiano sfacciato di nome Spike, che si è trasferito in Nepal e attualmente si diverte a portare gli stranieri in gita sull’Everest. Ma è qui che il loro piano va in fumo, perché un altro giovane, Vijay Rai, sale sull’autobus nel tentativo di sfuggire ai suoi inseguitori, Jeet e il suo scagnozzo. Jeet era stata assunta da Rudra Yash per trovare Vijay e rapirlo, quindi la donna segue Vijay sull’autobus e cerca di catturarlo con l’aiuto del suo scagnozzo. Mike interviene per aiutare Vijay, solo perché i teppisti tengono in ostaggio anche tutti gli altri passeggeri dell’autobus e costringono Spike a guidare verso Kodari invece che verso il campo base dell’Everest. Pertanto, Mike, con l’aiuto di Dhani, crea un diversivo e attacca i due scagnozzi, riuscendo persino a catturare Jeet e a consegnarla alla polizia nepalese.

Ma, come spesso accade, anche il capo della polizia, il capitano Shankar, è in combutta con Rudra e prende il controllo della situazione fingendo di arrestare Jeet e di tenere Vijay al sicuro. In realtà, però, consegna Vijay a Rudra, mentre Jeet è libera di eseguire gli ordini del suo capo. Fino a questo punto, Mike non è a conoscenza della situazione, ma alla fine viene a saperlo dal professor Myers, un altro passeggero dell’autobus. Myers è un rappresentante del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti che lavora a stretto contatto con alcune organizzazioni di difesa dei diritti umani ed è ben informato sugli sviluppi a Kodari. Quando chiede di parlare con Vijay, però, la polizia non lascia avvicinare Myers, il che suscita i suoi sospetti, e così chiede aiuto al protagonista.

Così, Mike decide di aiutare Rudra e la sua famiglia, senza avere tecnicamente alcun motivo per farlo. Non è che il suo piano di andare sull’Everest sia ora interrotto, dato che gli agenti di polizia avevano organizzato un altro mezzo di trasporto per riportare i turisti al loro programma di viaggio originale. Tuttavia, Mike, Dhani, Spike, Myers e la figlia del professore, Starr, decidono di rimanere e salvare Vijay dalle grinfie del cattivo, dopodiché partono per ricongiungerlo con suo padre, Ganesh, che si nasconde da qualche parte in alto sulle montagne. Il desiderio di Mike di aiutare i membri della famiglia Rai è puramente guidato dal complesso di Dio che la maggior parte degli occidentali come lui ha in film come Ice Road – La vendetta.

Cosa succede a Rudra e Ganesh?

Sebbene Mike e i suoi amici salvino Vijay dal campo di Rudra e lo portino al rifugio di Ganesh sulle montagne, il telefono di Vijay rimane nelle mani del cattivo, che glielo aveva sottratto durante l’interrogatorio. Poiché Rudra vuole catturare Ganesh e ucciderlo, con le buone o con le cattive, usa il telefono di Vijay per mandargli un messaggio, fingendo di essere suo figlio. Con questo stratagemma, riesce a scoprire la posizione del rifugio di Ganesh, o almeno così crede, e manda un assassino a eliminarlo. Ma Ganesh, intelligente e prudente, si era già preparato all’eventualità che il suo legame con il figlio potesse essere usato contro di lui.

Aveva quindi ideato una sorta di codice da utilizzare nei messaggi di testo tra lui e Vijay, in cui il figlio avrebbe sempre inviato un’emoji in meno rispetto al padre quando rispondeva ai messaggi. Rudra, che non ha idea di questo codice, inserisce delle emoji nei messaggi di testo per farli sembrare scritti da Vijay, il che rende immediatamente sospettoso Ganesh. Pertanto, l’uomo fornisce una posizione errata nel messaggio di testo, conducendo l’assassino in una dependance che è stata minata per uccidere gli intrusi. In questo modo, Ganesh riesce a mettersi al sicuro da Rudra e dai suoi scagnozzi, ma alla fine decide di sacrificarsi verso la fine del film.

L’unico modo per Mike e Vijay di sfuggire a Rudra e ai suoi uomini sarebbe quello di attraversare il confine con il Tibet e chiedere aiuto al governo cinese; per farlo è necessario attraversare un fiume senza ponti. È necessario utilizzare una gru vecchio stile come traghetto tra le due sponde, e Ganesh decide di rimanere indietro e azionare la gru in modo che gli scagnozzi non possano raggiungere suo figlio e Mike. Nel farlo, Ganesh viene ucciso da Rudra, che continua a inseguire il protagonista e i suoi amici. In uno scontro finale, Mike sconfigge gli scagnozzi e decide di agire contro Rudra. Alla fine, l’auto di Rudra Yash viene spinta giù dalla scogliera dall’autobus di Mike ed esplode in aria, indicando che l’antagonista è morto.

Mike ha esaudito l’ultimo desiderio di suo fratello?

Una volta eliminato Rudra, la minaccia del progetto della diga viene finalmente affrontata e gli abitanti del villaggio di Kodari tirano un sospiro di sollievo. Accolgono Vijay, che ora è l’unico membro maschio rimasto della famiglia Rai, e lui assume la responsabilità di diventare il capo del villaggio. Sebbene all’inizio del film si fosse in qualche modo prospettata la possibilità di una relazione romantica con Starr, alla fine non si verifica alcun sviluppo in tal senso. Vijay e Starr rimangono buoni amici e quest’ultima torna a casa dal Nepal con sua madre.

Nel frattempo, Mike e Dhani intraprendono il loro viaggio verso il Monte Everest, poiché lui vuole finalmente esaudire l’ultimo desiderio di Gurty. Durante la lotta con i cattivi, Mike aveva accidentalmente usato l’urna contenente le ceneri di Gurty per sconfiggere un teppista, il che gli aveva dato molta gioia, poiché gli era sembrato che suo fratello lo stesse aiutando in una situazione difficile. Sia questa gioia che il fatto di poter spargere le ceneri di Gurty al campo base dell’Everest lo aiutano finalmente a superare la morte del fratello, e ora può tornare serenamente alla sua vita.

Mike rimane in Nepal?

Nel finale di Ice Road – La vendetta, Dhani accompagna Mike all’aeroporto di Kathmandu, da dove sta per tornare negli Stati Uniti. Tra i due personaggi si era già creato un certo legame, più di amicizia che di amore, ma Dhani era chiaramente attratta da Mike dal punto di vista sentimentale. Tuttavia, ogni volta che Dhani aveva cercato di esprimere il suo interesse, Mike aveva cambiato argomento o aveva gentilmente rifiutato le sue proposte. Le loro ultime parole all’interno dell’auto di Dhani rivelano che, sebbene entrambi avessero sviluppato un’attrazione reciproca, erano ancora un po’ confusi sul fatto di agire in base a questi sentimenti.

Mike entra in aeroporto dopo aver salutato Dhani, ma prima di registrarsi per il volo fa una breve sosta in un negozio. Qui, vede un rotolo di corda da arrampicata, che gli ricorda immediatamente le spedizioni alpinistiche che lui e Gurty intraprendevano. Gurty sottolineava sempre la necessità di godersi il presente e di cogliere con entrambe le mani tutte le opportunità di divertimento. Questi pensieri portano a un cambiamento nella mente di Mike, che decide di rimanere in Nepal e di intraprendere una relazione con Dhani. Dopotutto, Mike non ha familiari o affari che lo aspettano negli Stati Uniti, e il Nepal è un paese molto più adatto a un avventuriero come lui. Così, Mike McCann lascia l’aeroporto, chiama Dhani e si ricongiunge con lei, con grande gioia di quest’ultima, poiché ora stanno sicuramente per diventare amanti.

Cillian Murphy “lusingato” dalla sua somiglianza con un “infetto emaciato”

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Quando il primo trailer di 28 Anni Dopo di Danny Boyle è stato pubblicato lo scorso dicembre, i fan si sono subito concentrati su uno zombie che assomigliava in modo impressionante a Cillian Murphy (che ha interpretato Jim, il personaggio principale di 28 Giorni Dopo, nel 2002).

L’attore non è apparso in 28 Settimane Dopo, e la prospettiva che fosse morto per il Virus della Rabbia era triste, così come la decisione di rivelare un momento così importante nel trailer. Ciononostante, è stato un episodio virale che ha fatto parlare di un ritorno del franchise, anche se ci sono voluti solo un giorno o due per smentirlo. In seguito abbiamo appreso che Angus Neill, un mercante d’arte specializzato in dipinti antichi, era stato notato da Boyle e gli era stato offerto un ruolo nel film come “Infetto Emaciato”.

Boyle ha poi confermato che Murphy tornerà nei panni di Jim in 28 anni dopo – Il Tempio delle Ossa di Nia DaCosta, con un lungo cameo che dovrebbe conferirgli il ruolo principale nel terzo capitolo, pianificato e ancora in fase di sviluppo.

Parlando con The Observer (tramite FearHQ.com), al premio Oscar è stato chiesto il suo parere sulle speculazioni online sul suo apparente ritorno come zombie. Rivelando che suo figlio gliel’aveva fatto notare, Murphy ha risposto impassibile: “Fantastico, la gente pensa che io assomigli a un cadavere zombie. È molto lusinghiero”.

Parlando del suo effettivo ritorno in Il Tempio delle Ossa, ha confermato di esserci “solo per un breve periodo” e che “tutti devono andare a vedere il secondo”, per assicurarsi che Boyle arrivi al finale della sua trilogia. “Sono sicuro che lo faranno”, ha osservato, “è davvero, davvero bello”. Riflettendo su 28 giorni dopo, Murphy ha aggiunto: “La gente ama ancora quel film. È lo stesso con Peaky Blinders, non ci rendevamo conto che sarebbe diventato così amato”.

Parlando del tanto atteso ritorno di Murphy nel franchise, Boyle aveva precedentemente anticipato: “Alla fine, si sente un po’ Cillian. Tutto quello che posso dire è che bisogna aspettare Cillian, ma spero che ci aiuti a ottenere i finanziamenti per il terzo film”. “Prometti [allo studio] Cillian Murphy, che è un bel modo per evitare qualsiasi preoccupazione tecnica, se ne dimenticano presto”, ha continuato. “Sì, l’abbiamo usato apertamente per ottenere ciò che volevamo. Quale promessa migliore avresti potuto fare?”

Cosa sappiamo di 28 anni dopo – Il Tempio delle Ossa

Girato subito dopo il suo predecessore, 28 anni dopo – Il Tempio delle Ossa riprenderà gli eventi del film precedente, che ha incassato 150,4 milioni di dollari in tutto il mondo e ha visto protagonisti nomi come Alfie Williams, Aaron Taylor-Johnson, Jodie Comer e Ralph Fiennes. Tuttavia, è stato anche annunciato in precedenza che Bone Temple vedrà il ritorno – nel finale – di Cillian Murphy, che riprende il ruolo di Jim da 28 giorni dopo.

Descrivendo come 28 anni dopo – Il Tempio delle Ossa sia il seguito del film horror di successo del 2025, DaCosta rivela che il giovane Spike è il filo conduttore tra i due film, costretto a unirsi alla setta di Jimmy, pronta a scontrarsi con il dottor Kelson. Inoltre, secondo DaCosta, la storia del dottor Kelson e la dinamica generale con Samson saranno ulteriormente approfondite, poiché costituiscono “una parte importante del film”.

28 anni dopo – Il Tempio delle Ossa sembra dunque voler espandere il franchise in modo significativo, non solo in termini di dimensioni, ma anche di tono e filosofia. Con Nia DaCosta che ha preso il posto di Danny Boyle alla regia e Alex Garland che continua a guidare la storia, la serie si sta evolvendo in qualcosa di più ambizioso e ricco dal punto di vista tematico, approfondendo le strutture formatesi all’indomani del virus.

L’attenzione a personaggi come il dottor Kelson e Sir Jimmy Crystal introduce due visioni molto diverse della sopravvivenza: una clinica e ossessionata dal controllo, l’altra caotica e settaria. Nel frattempo, Spike funge da ponte emotivo e narrativo tra i film, radicando la storia man mano che diventa più strana, più oscura e più imprevedibile. Tuttavia, è interessante notare che non si fa ancora menzione di Cillian Murphy.

28 anni dopo – Il Tempio delle Ossa uscirà al cinema il 16 gennaio 2026.

The Conjuring – Il Rito Finale fa la storia del cinema horror al box office

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I film di The Conjuring sono sempre stati molto popolari tra il grande pubblico, ma non siamo sicuri che qualcuno avrebbe potuto prevedere quello che è successo. Dopo un weekend di apertura molto migliore del previsto al botteghino mondiale, l’ultimo (ne sapremo di più) capitolo della saga horror soprannaturale, The Conjuring – Il Rito Finale, ha ottenuto il più grande incasso globale nella storia del cinema horror.

Il nono capitolo della saga di Warner Bros. e New Line (il quarto della serie principale) ha incassato 194 milioni di dollari in tutto il mondo nel suo primo weekend di uscita, posizionandosi significativamente al di sopra della stima di domenica di 187 milioni di dollari in tutto il mondo. Questo supera It del 2017, che era stato il precedente incasso horror più alto con 190 milioni di dollari. Il Rito Finale ha anche stabilito un nuovo record a livello internazionale con un debutto da 110 milioni di dollari, superando It: Capitolo due del 2019 (92 milioni di dollari).

The Conjuring – Il Rito Finale: la storia vera dietro al film

Si è rivelato un anno molto positivo per la Warner Bros., dopo che lo studio ha attraversato un periodo difficile con titoli come Joker: Folie à Deux, Mickey 17 e The Alto Knights. La WB ha ora fatto la storia del botteghino diventando il primo studio ad avere sette film consecutivi con incassi superiori ai 40 milioni di dollari.

Inoltre, Superman di James Gunn è stato il film di supereroi con il maggior incasso del 2025, superando I Fantastici Quattro: Gli Inizi, Captain America: Brave New World e Thunderbolts*.

Daisy Ridley pronta per un cinecomic da protagonista?

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Daisy Ridley pronta per un cinecomic da protagonista?

Daisy Ridley tornerà nella Galassia Molto, Molto Lontano nei panni di Rey “Skywalker” in almeno un prossimo film di Star Wars, ma sembra che l’attrice britannica potrebbe anche essere in lizza per un ruolo da protagonista nel suo primo franchise tratto da un fumetto.

In precedenza era stata collegata al film di Spider-Woman della Sony Pictures, firmato dalla regista Olivia Wilde, ma il progetto è ormai defunto, poi è stato detto che era nel mirino dei Marvel Studios per un ruolo non ancora reso noto. Tuttavia, non si tratta di uno dei grandi franchise di supereroi a cui si dice che Ridley sia legata.

Secondo Daniel Richtman, Daisy Ridley è in trattative per recitare in un adattamento della graphic novel del 2013 di Tony Cliff, Delilah Dirk and the Turkish Lieutenant. La Disney detiene i diritti su questa proprietà dal 2016, ma da allora non ci sono stati sviluppi sul progetto. Si dice che il personaggio di Ridley, Delilah, sia “addestrato in 47 tecniche di combattimento con la spada” e venga descritto come “un’Indiana Jones al femminile“. Roy Lee, Mark Mower e Justin Giritlian erano stati scelti come produttori nel 2016, ma non siamo sicuri che siano ancora coinvolti.

Secondo una sinossi ufficiale: “L’adorabile Delilah Dirk è un’avventuriera del XIX secolo. Ha viaggiato in Giappone, Indonesia, Francia e persino nel Nuovo Mondo. Utilizzando le abilità acquisite lungo il cammino, le avventure di Delilah continuano mentre trama per derubare un ricco e corrotto sultano di Costantinopoli. Con l’aiuto del suo idrovolante e del suo nuovo amico, Selim, elude le guardie del sultano, fa mangiare la polvere ai pirati inferociti e si fa strada combattendo attraverso la campagna. Per Delilah, un’avventura porta all’altra in questa emozionante e divertente puntata della sua vita emozionante.”

Che il ruolo di Delilah Dirk vada in porto o meno, c’è sempre la possibilità che Ridley possa fare il salto nell’MCU o nel DCU in futuro. Parlando con ComicBook.com del suo recente film d’azione, The Cleaner, Ridley ha ammesso di essere “aperta a tutto” quando si tratta di interpretare un ruolo basato sui fumetti.

“Lavoro con questo fantastico secondo assistente alla regia di nome Matthew Sharp, e mi scrive perché sta lavorando ad Avengers, e mi dice: ‘Se mi chiamano’. Quindi ho risposto: ‘Se mi chiamano, assolutamente’. Poi, ovviamente, adoro Batman, adoro Il Pinguino. Sono una fan di tantissimi film. Sì, sono aperta a tutto.”

Cate Blanchett protagonista di Sweetsick, diretto da Alice Birch per Searchlight Pictures

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Cate Blanchett sarà la protagonista di Sweetsick, il nuovo film scritto e diretto da Alice Birch, al suo debutto alla regia di un lungometraggio. La storia seguirà una donna dotata di uno strano potere: la capacità di vedere ciò di cui le persone hanno più bisogno nella vita.

Alice Birch al debutto dietro la macchina da presa

Alice Birch, nota per la sceneggiatura di Lady Macbeth e per gli adattamenti televisivi dei romanzi di Sally Rooney (Normal People e Conversations with Friends), firmerà con Sweetsick il suo primo film da regista.

Il progetto, sostenuto da Searchlight Pictures, sarà girato questo autunno tra Regno Unito e Grecia. Birch ha dichiarato:

Non potrei essere più entusiasta di debuttare come regista con un team di cineasti e collaboratori così straordinario. Avere l’impareggiabile Cate Blanchett al centro del progetto è emozionante”.

La trama e la produzione di Sweetsick

La pellicola seguirà una donna volubile (Blanchett) con un “dono strano e penetrante” che intraprende un viaggio verso casa. Il resto del cast sarà annunciato prossimamente.

La produzione è affidata a Tessa Ross, Juliette Howell e Theo Barrowclough di House Productions, insieme a Blanchett e alla sua Dirty Films. Lee Groombridge sarà produttore, mentre Film4 partecipa come co-finanziatore e produttore esecutivo.

Tessa Ross ha sottolineato la fiducia nel talento di Birch:

“Crediamo tutti molto in Alice Birch ed è stato meraviglioso vedere il fantastico team che ha riunito intorno a sé. Non da ultimo, la straordinaria Cate, attratta dalla sua visione audace e bellissima”.

Blanchett e Birch: due carriere di successo

Cate Blanchett, due volte vincitrice dell’Oscar per Blue Jasmine e The Aviator, ha firmato interpretazioni memorabili in film come Diario di uno scandalo, I’m Not There, Carol e Tár.

Alice Birch, oltre a Lady Macbeth, ha scritto sceneggiature per The Wonder e Mothering Sunday. Per la serie Succession ha vinto un WGA Award.

Il progetto sarà supervisionato per Searchlight da Pete Spencer e Cameron Chidsey, mentre per Film4 da Farhana Bhula e Alice Whittemore.

Leonardo DiCaprio su Una battaglia dopo l’altra: “Avrei fatto qualsiasi film mi avesse proposto P.T. Anderson”

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Dopo anni di attesa, Leonardo DiCaprio ha finalmente coronato il sogno di lavorare con Paul Thomas Anderson. Alla premiere di Una battaglia dopo l’altra (One Battle After Another) al TCL Chinese Theatre di Hollywood, l’attore ha raccontato la sua emozione e il nervosismo del primo giorno sul set.

“Il primo giorno sono sempre nervoso, davvero”, ha dichiarato a Variety. “Ma all’ora di pranzo mi ero già ambientato, perché quando sei sul set non hai tempo per esserlo”.

Un ruolo inedito ispirato a Il grande Lebowski

In Una battaglia dopo l’altra (One Battle After Another), DiCaprio interpreta Bob Ferguson, un ex rivoluzionario ormai in declino costretto a riunirsi con i suoi vecchi complici per salvare la figlia. Al suo fianco, un cast corale che include Sean Penn, Benicio Del Toro, Regina Hall e Teyana Taylor.

DiCaprio ha descritto il personaggio come “uno che sta a casa e fuma erba tutto il tempo”, spiegando di essersi ispirato a Jeff Bridges e al suo iconico The Dude ne Il grande Lebowski (1998).

“Abbiamo fatto un sacco di cose folli in questo film”, ha raccontato l’attore. “Ma questa è la differenza con Paul: vuole vedere il tizio cadere”.

Pur avendo tratto ispirazione dal consumo di marijuana, DiCaprio ha chiarito di non aver mai fatto uso sul set: “Non posso farlo. Non riesco a recitare”.

La collaborazione con Paul Thomas Anderson

Una battaglia dopo l'altra film 2025

Per DiCaprio, lavorare con Anderson era un obiettivo da oltre vent’anni, da quando aveva rifiutato il ruolo da protagonista in Boogie Nights. L’attore ha ammesso che avrebbe accettato qualunque progetto pur di collaborare con lui:

Avrei fatto qualsiasi film mi avesse proposto, perché è un regista unico, interessante e bravo. Ma sono felice che sia stato proprio questo, un film che ha sviluppato negli ultimi vent’anni. Quando incontri qualcuno che vuole realizzare un’odissea spettacolare, non puoi lasciarti sfuggire l’occasione”.

Con One Battle After Another, DiCaprio mostra un lato inedito di sé, lontano dal fascino che il pubblico è abituato a vedere, e conferma ancora una volta la sua volontà di mettersi alla prova con ruoli complessi e registi di culto.

Guillermo del Toro annuncia Fury, un nuovo progetto “molto violento” con Oscar Isaac

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Sulla scia della première al Toronto International Film Festival di Frankenstein, con Oscar Isaac e Jacob Elordi, Guillermo del Toro ha annunciato un nuovo progetto in fase di sviluppo intitolato Fury, che vedrà protagonista Isaac e viene descritto come un film “violento” sulla falsariga del feroce My Dinner with André (1981).

“Sto scrivendo un progetto che ha a che fare con Oscar”, ha detto il regista al pubblico del TIFF. “Lo sto scrivendo proprio ora, si intitola Fury e, in sostanza, riprende gli aspetti thriller di Nightmare Alley: molto crudeli, molto violenti. Come My Dinner with Andre, ma con l’uccisione di persone dopo ogni portata.”

Ha continuato, citando il motivo per cui è stato attratto dal progetto: “Perché sono molto interessato alla violenza che ci facciamo a vicenda, e la facciamo con la mente, la facciamo con l’anima e la facciamo fisicamente. E penso che siano nuove domande [che mi pongo]; ora ho 60 anni, quindi sono passato dal chiedermi dove sto andando e dall’essere padre e figlio al provare rimpianti. Sono nel decennio dei rimpianti, quindi aspettatevi molti rimpianti”.

Guillermo del Toro annuncia il suo nuovo progetto

Inoltre, il tre volte vincitore dell’Oscar ha confermato che adatterà un romanzo fantasy scritto dal premio Nobel Kazuo Ishiguro, annunciato in esclusiva da Deadline due anni prima: “Sto preparando un adattamento in stop-motion di Il gigante sepolto, il romanzo di Kazuo Ishiguro. E sarà uno stop-motion epico che non sarà per bambini. Esplorerà davvero la capacità di recitare di un progetto in stop-motion e di fondere un mondo come si farebbe se fosse un live-action”.

Naturalmente, questo non è un territorio nuovo per il regista di Pinocchio, con la storia del burattino di legno che si trasforma in un adattamento decisamente non per bambini, per il quale lo studio di stop-motion di ShadowMachine è stato anche la base di produzione.

Con riferimenti a Nightmare Alley del 1947, un film noir pieno di inganni e tragedie, e a My Dinner With Andre, che racconta la biforcazione tra due vecchi amici che si ritrovano a cena per discutere di filosofie di vita e rimpianti, è chiaro che il prossimo progetto di del Toro non sarà per i deboli di cuore.

Frankenstein, presentato in anteprima mondiale a Venezia il mese scorso, debutterà in sale selezionate il 17 ottobre e su Netflix il 7 novembre.

Dust Bunny: Bryan Fuller debutta alla regia con horror per famiglie presentato al TIFF

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Dopo una carriera di successo in televisione con serie come Pushing Daisies e Hannibal, Bryan Fuller è pronto a fare il suo debutto alla regia cinematografica. Il suo primo film, Dust Bunny, avrà l’anteprima mondiale al Toronto International Film Festival 2025, nella sezione Midnight Madness.

Con alle spalle una carriera da sceneggiatore e showrunner iniziata con Star Trek: Deep Space Nine nel 1997, Fuller non aveva mai avuto il tempo di dedicarsi alla regia. Ma questa volta ha deciso di affrontare la sfida, trovando grande soddisfazione soprattutto nel lavoro con la giovane protagonista Sophie Sloan:

“Con Sophie abbiamo scoperto insieme il film, trovando personaggio e ritmo dei dialoghi in modo giocoso. È stato come un appuntamento di gioco creativo, un ambiente sano e sicuro in cui esplorare”.

Il regista ha portato nel film il suo tipico approccio visivo e cromatico, collaborando con la direttrice della fotografia Nicole Hirsch Whitaker. Per descrivere l’estetica di Dust Bunny, Fuller ha usato un paragone culinario:

“Se Pushing Daisies è dolce e Hannibal è saporito, Dust Bunny è pollo al mango: dolce e speziato allo stesso tempo, con un profilo dinamico e ricco”.

La trama di Dust Bunny

Il film segue Aurora (Sophie Sloan), una ragazzina che scopre sotto il suo letto la gigantesca creatura magica e sanguinaria del titolo. Per affrontarla, decide di ingaggiare un killer, interpretato da Mads Mikkelsen (già protagonista di Hannibal). C’è solo un problema: convincerlo che la minaccia sia reale.

Fuller ha rivelato che la storia era nata come un episodio di Amazing Stories (Apple TV+, 2020), ma il progetto venne accantonato. Da lì la decisione di trasformarlo in un lungometraggio, con un omaggio ai “traumatici film per bambini” degli anni ’80 come Poltergeist e Gremlins.

Un horror per tutta la famiglia

Nonostante le atmosfere cupe e alcune scene spaventose, Fuller considera Dust Bunny un film pensato anche per i più giovani, nello spirito dei cult anni ’80 che hanno fatto avvicinare i bambini all’horror.

“Penso che sia il film horror perfetto da guardare insieme in famiglia, proprio come è stato per tanti con Gremlins”.

Con la sua miscela di humour, immaginazione e brividi, Dust Bunny segna un nuovo capitolo nella carriera di Bryan Fuller, pronto a portare la sua poetica televisiva sul grande schermo.

Benny Safdie e Dwayne Johnson di nuovo insieme per Lizard Music

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Dopo la prima mondiale di The Smashing Machine a Venezia, lo sceneggiatore/regista Benny Safdie e Dwayne Johnson stanno pianificando di tornare a lavorare insieme in un altro film, Lizard Music. Safdie adatterà il romanzo di Daniel Pinkwater e dirigerà Johnson nel ruolo di Chicken Man.

Safdie ha vinto il Leone d’Argento a Venezia, e Johnson e la co-protagonista Emily Blunt hanno ottenuto consensi e una lunga standing ovation per il loro lavoro. I produttori saranno Safdie per Down For The Count Productions, Johnson per Seven Bucks Productions e David Koplan, che ha prodotto The Smashing Machine.

La trama di Lizard Music

Quando un ragazzo abbandonato a se stesso si imbatte in una trasmissione segreta a tarda notte di lucertole che suonano musica ultraterrena, una porta nascosta verso questo straordinario evento si apre. La sua ricerca di risposte lo conduce all’eccentrico e bizzarro Chicken Man e alla sua amata compagna, una gallina settantenne di nome Claudia: due anime gemelle che hanno intravisto l’impossibile. Uniti da questa visione condivisa, partono per un’avventura che inizia come una caccia a una società nascosta, ma si trasforma in qualcosa di molto più grande: un viaggio attraverso mondi invisibili, armonie inaspettate e il legame indissolubile tra anime perse che scoprono la magia non solo in ciò che trovano, ma anche l’una nell’altra.

Una battaglia dopo l’altra, le prime reazioni della critica: Steven Spielberg elogia il film

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Le prime reazioni a Una battaglia dopo l’altra (One Battle After Another), il nuovo film di Paul Thomas Anderson con protagonista Leonardo DiCaprio, sono decisamente entusiastiche. A guidare i commenti è stato Steven Spielberg, che ha moderato una sessione di Q&A con Anderson alla Director’s Guild of America di Los Angeles, sorprendendo con un elogio appassionato.

Che film pazzesco, oh mio Dio. C’è più azione nella prima ora di questo film che in tutti gli altri che hai diretto messi insieme. Tutto è davvero incredibile”, ha dichiarato Spielberg (via The Film Stage). “È un miscuglio di elementi bizzarri ma allo stesso tempo profondamente rilevanti, che risuonano ancora di più oggi rispetto a quando hai iniziato a scrivere la sceneggiatura e a girare il film”.

La storia e il cast di Una battaglia dopo l’altra (One Battle After Another)

Liberamente ispirato al romanzo di Thomas Pynchon del 1990 Vineland, il film segue DiCaprio nei panni di un rivoluzionario fallito che deve affrontare il proprio passato per salvare la figlia adolescente. Il cast di supporto include Sean Penn, Benicio del Toro, Regina Hall, Teyana Taylor e Chase Infiniti al suo debutto sul grande schermo.

Spielberg: “Una commedia assurda e attuale”

Spielberg ha paragonato il tono del film a Il dottor Stranamore di Stanley Kubrick:

“È una commedia assurda, presa molto sul serio, perché riflette quello che accade oggi ogni giorno in America. Ma arriva al punto in cui vuoi ridere, perché se non lo fai, rischi di urlare: ‘È troppo reale’. Mi sono divertito a ridere tutto il tempo, ma è interessante come scegli i momenti in cui ci permetti di ridere, e quando invece li interrompi”.

La stampa lo definisce già uno dei migliori del 2025

Anche la critica ha accolto Una battaglia dopo l’altra (One Battle After Another) con entusiasmo. Evan Romano di Men’s Health lo ha definito “il mio film numero uno dell’anno”, mentre il critico e podcaster Brett Arnold lo ha descritto come “il mio preferito dell’anno”.

Arnold ha aggiunto:

“Ho riso a crepapelle, è probabilmente il film più divertente di Anderson. Ma alla fine ero così commosso da piangere. Sean Penn vincerà un Oscar incredibilmente meritato. E l’azione! Non riesco a smettere di pensare all’inseguimento in auto e a come è stato girato”.

Con queste prime reazioni, Una battaglia dopo l’altra (One Battle After Another) sembra già destinato a imporsi come uno dei titoli più importanti e discussi del 2025.

Il redattore e critico di Slash Film Chris Evangelista ha fatto eco alle lodi, definendo il film “l’incubo americano moderno in VistaVision”.

Ha scritto su X: “‘One Battle After Another’ vede PTA catturare il nostro attuale panorama infernale in un film cupamente divertente, ricco di emozionanti inseguimenti in auto, sparatorie assordanti e assurdo. Immagini scioccanti ma familiari abbondano. Uno dei migliori dell’anno!”.

La critica e conduttrice di “Beyond The Trailer” Grace Randolph ha avuto inizialmente sentimenti contrastanti sul film, ma con il progredire della trama ha iniziato a ricredersi.

“All’inizio l’ho odiato e l’ho trovato ridicolo”, ha scritto su X. “Ma… più ci penso, più mi sembra che abbia qualcosa da dire. Benicio Del Toro sta vivendo un anno davvero eccezionale, forse dovrei nominarlo per il Critics Choice come miglior attore non protagonista”.

Il critico Edward Douglas ha elogiato sia DiCaprio che Penn su X, scrivendo che sono i due lati equilibrati della lotta tra il bene e il male.

“Penn offre una performance straordinaria e assolutamente sbalorditiva nel ruolo dell’antagonista principale del film in ‘One Battle After Another’, consentendo a Leo di occuparsi della maggior parte delle battute comiche”, ha scritto. “Questo farà sicuramente discutere molte persone”.

Il giornalista di cultura popolare del New York Times Kyle Buchanan ha definito il film uno dei favoriti agli Oscar su X, sostenendo che potrebbe essere il film che farà guadagnare ad Anderson il suo primo premio come miglior regista.

“I festival autunnali non hanno influenzato molto gli Oscar, ma ‘One Battle After Another’ lo farà sicuramente”, ha scritto. “L’ultimo film di Paul Thomas Anderson potrebbe essere nominato in tutte le categorie (Sean Penn e Teyana Taylor sono eccezionali) e finalmente far vincere a PTA l’Oscar più importante. Ora vediamo se la Warner Bros riuscirà a distribuirlo…”

“One Battle After Another” uscirà nelle sale il 26 settembre dalla Warner Bros.

S.W.A.T: lo spin-off “Exiles” agiunge nel cast star della serie originale

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Secondo quanto riportato da Variety, Jay Harrington e Patrick St. Esprit parteciperanno alla nuova serie spin-off S.W.A.T. Exiles, riprendendo i loro ruoli storici della serie madre.

Nel primo episodio di Exiles, Harrington tornerà a vestire i panni del sergente David “Deacon” Kay, mentre St. Esprit riprenderà il ruolo del comandante Robert Hicks, entrambi già protagonisti nelle otto stagioni originali di S.W.A.T. trasmesse da CBS.

Come annunciato in precedenza, lo spin-off avrà come protagonista Shemar Moore, che tornerà a interpretare Daniel “Hondo” Harrelson. La nuova serie, composta da 10 episodi e prodotta da Sony Pictures Television, non ha ancora una rete televisiva o una piattaforma di distribuzione confermata.

La trama di S.W.A.T. Exiles

La trama ufficiale anticipa un nuovo inizio per Hondo: dopo il fallimento di una missione di alto profilo, l’ex leader viene richiamato dal pensionamento forzato per guidare un’unità SWAT sperimentale formata da giovani reclute. Sarà compito suo trasformare una squadra di outsider in un team capace di proteggere la città e salvare il programma che lo ha reso un punto di riferimento.

Le riprese di S.W.A.T. Exiles dovrebbero iniziare a fine settembre a Los Angeles, con la stessa troupe che ha lavorato alla serie originale. Jason Ning sarà showrunner e produttore esecutivo, affiancato da Neal H. Moritz e Pavun Shetty di Original Film, insieme a Shemar Moore, James Scura e Jon Cowan.

Il reboot di S.W.A.T. aveva debuttato nel 2017 su CBS. Dopo una cancellazione iniziale alla sesta stagione, la rete aveva concesso prima un ritorno per la settima stagione finale, poi una proroga fino all’ottava, salvo cancellare definitivamente la serie a marzo 2024.

Lachlan prende il controllo dell’impero di Murdoch compreso Fox e News Corp.

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La guerra dei Murdoch sembra essere giunta al termine. La famosa famiglia Murdoch, protagonista del settore dei media, ha risolto lunedì una lunga disputa che lascerà a Lachlan Murdoch il controllo delle azioni con diritto di voto che governano sia News Corp. che Fox Corp., vendendo al contempo le quote della società detenute dagli altri figli del fondatore Rupert Murdoch, che avevano contestato la capacità del padre di ristrutturare la supervisione dei suoi eredi su entrambe le società.

Fox Corp. e News Corp. hanno entrambe dichiarato lunedì che la famiglia ha posto fine a tutte le controversie legali legate agli sforzi dell’anziano Murdoch di assegnare il controllo delle azioni di famiglia a Lachlan, che attualmente supervisiona entrambe le società. Prudence MacLeod, Elisabeth Murdoch e James Murdoch, i figli di Rupert che hanno combattuto i suoi sforzi, cesseranno di essere beneficiari di qualsiasi trust di famiglia nei conglomerati.

Queste manovre sembrano consolidare il desiderio di Rupert Murdoch di mantenere l’orientamento conservatore del suo impero mediatico, in particolare alla Fox News, che è diventata il fulcro economico della Fox Corp. James Murdoch ed Elisabeth Murdoch sono noti per avere opinioni politiche diverse da quelle di Lachlan, con James che contribuisce in modo significativo a cause che non sono in linea con le opinioni sostenute dalla rete televisiva via cavo.

L’accordo significa che Fox News ha davanti a sé un percorso chiaro, mentre due dei suoi principali rivali, CNN e MSNBC, devono affrontare sfide uniche. MSNBC entrerà presto a far parte di Versant, uno spin-off della maggior parte delle proprietà via cavo legate a NBCUniversal. Sotto la guida della nuova presidente Rebecca Kutler, MSNBC ha lavorato per potenziare il proprio staff di giornalisti e reporter e, nelle ultime settimane, è stata vista non solo fornire le analisi e le opinioni progressiste per cui è nota, ma anche cercare di coprire i titoli e gli argomenti delle notizie mainstream. La CNN, nel frattempo, ha in gran parte vacillato sotto la guida dell’attuale proprietario Warner Bros. Discovery, cedendo audience mentre i suoi manager cercavano di smorzare l’atteggiamento militante assunto sotto la guida del precedente leader Jeff Zucker. La CNN e le altre reti televisive della Warner dovrebbero separarsi dalla società in una transazione che dovrebbe essere completata nel 2026.

Murdoch aveva presentato un’offerta per modificare un trust familiare irrevocabile che garantiva a quattro dei suoi figli – Lachlan, James, Prudence ed Elisabeth – pari diritti di voto nella gestione di Fox Corp. e News Corp. Tuttavia, un commissario del tribunale successorio del Nevada, dove la questione è stata giudicata, ha respinto la richiesta, dopodiché Rupert Murdoch ha manifestato l’intenzione di presentare ricorso.

Fox Corp. ha dichiarato che i trust che rappresentano James, Elisabeth e Prudence offriranno un totale di 16.926.837 azioni ordinarie di classe B della società, mentre News Corp. ha indicato che trust simili offriranno 14.182.161 azioni di classe B della società.

Ciascuno dei tre figli dovrebbe ricavare dalla transazione più di 1 miliardo di dollari. Tutti e tre saranno tenuti a vendere le partecipazioni personali in Fox Corp. o News Corp e, in base a un accordo a lungo termine, non potranno acquistare azioni di nessuna delle due società.

Dopo la vendita, i voti dei Murdoch in entrambe le società saranno diluiti e deterranno circa il 33,1% delle azioni con diritto di voto di News Corp. e il 36,2% delle azioni con diritto di voto di Fox Corp.

La risoluzione della controversia eliminerà una questione di distrazione aziendale dai consigli di amministrazione di entrambe le società in un momento difficile per l’industria dei media. A differenza di concorrenti come Paramount, Warner Bros. Discovery e Comcast, Fox ha ridotto i propri interessi nel settore via cavo diversi anni fa, quando ha venduto una parte significativa delle proprie attività alla Disney. Mentre i concorrenti hanno lavorato alacremente per mantenere a galla il settore via cavo, con un numero sempre maggiore di consumatori che si è spostato verso i servizi di streaming, Fox ha concentrato gran parte della propria attenzione sulla programmazione di eventi e programmi in diretta, con una forte enfasi su sport e notizie.

The Chair Company: prime foto e data di uscita per la nuova serie HBO

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La nuova serie comica di Tim Robinson, The Chair Company, debutterà su HBO e HBO Max il 12 ottobre. Co-creata da Robinson e dal suo collaboratore di “I Think You Should Leave” Zach Kanin, la serie segue le vicende di un uomo che inizia a indagare su una cospirazione di vasta portata dopo aver subito un imbarazzante incidente sul lavoro.

La serie di otto episodi andrà in onda con cadenza settimanale, fino al finale di stagione previsto per il 30 novembre.

Chi sono i protagonisti di The Chair Company?

Robinson interpreta William Ronald Trosper insieme ai protagonisti della serie Lake Bell nel ruolo di Barb Trosper, Sophia Lillis nel ruolo di Natalie Trosper, Will Price nel ruolo di Seth Trosper e Joseph Tudisco nel ruolo di Mike Santini. Lou Diamond Phillips ricopre il ruolo ricorrente di Jeff Levjman.

Robinson e Kanin sono i produttori esecutivi di The Chair Company insieme ad Adam McKay e Todd Schulman per HyperObject Industries, Andrew DeYoung e Igor Srubshchik. DeYoung, che ha recentemente diretto Robinson nella commedia della A24 “Friendship”, è il regista della serie insieme ad Aaron Schimberg.

Tim Robinson in The Chair Company
Foto: Sarah Shatz/HBO

Robinson è noto soprattutto per aver co-creato e interpretato “I Think You Should Leave”, la serie comica assurda che è diventata un fenomeno su Netflix e ha dato vita a un tour dal vivo. In precedenza, lui e Sam Richardson hanno recitato nella sitcom “Detroiters” e hanno lavorato come co-creatori insieme a Kanin e Joe Kelly.

Robinson è stato anche autore e membro del cast di “Saturday Night Live”, dove molte delle sue idee per sketch inutilizzate sarebbero poi apparse in qualche forma in “I Think You Should Leave”. Tra i suoi crediti come attore figurano anche “Documentary Now!” e il film di Seth Rogen “An American Pickle”.

Michael Caine torna a lavorare a 92 anni per Last Witch Hunter 2 di Vin Diesel per la Lionsgate

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Michael Caine sta valutando un ritorno alla recitazione con un sequel di The Last Witch Hunter della Lionsgate. La leggenda del cinema novantaduenne è pronta a tornare dalle scene per il film, che vedrà anche il ritorno di Vin Diesel nel ruolo di protagonista. Il sequel è in fase di sviluppo accelerato presso la Lionsgate e la casa di produzione di Diesel, One Race Films, come è stato confermato da Variety.

Sebbene l’accordo con Caine non sia ancora stato finalizzato, l’attore dovrebbe riprendere il ruolo che ha interpretato nel film originale del 2015 The Last Witch Hunter – L’ultimo cacciatore di streghe. Caine ha interpretato Dolan, un sacerdote che assiste il guerriero Kaulder, interpretato da Diesel, nella sua lotta per fermare una piaga propagata da una regina strega.

L’originale The Last Witch Hunter – L’ultimo cacciatore di streghe era in qualche modo un progetto appassionante per Diesel, che ha promosso il film d’avventura come un adattamento delle sue campagne di “Dungeons & Dragons”, in cui interpretava il personaggio originale di Melkor, il cacciatore di streghe. Distribuito nell’ottobre 2015 dalla Lionsgate, il film ha incassato solo 27 milioni di dollari in Nord America, ma ha avuto un successo maggiore all’estero con 119 milioni di dollari nei territori internazionali. Secondo la Lionsgate, la seconda vita di “L’ultimo cacciatore di streghe” in formato digitale e home video, che include una delle posizioni tra i film più visti su Netflix quest’anno, ha portato allo sviluppo del sequel 10 anni dopo.

The Last Witch Hunter – L’ultimo cacciatore di streghe è cresciuto dal suo lancio nelle sale fino a diventare uno dei film preferiti dai fan di tutto il mondo, con il pubblico che ha continuato a scoprirlo e a rivederlo su ogni piattaforma negli ultimi dieci anni. Questo entusiasmo duraturo ha reso chiaro che c’è voglia di altre storie ambientate in questo mondo”, ha dichiarato Adam Fogelson, presidente del gruppo Lionsgate Motion Picture, in una dichiarazione che conferma lo sviluppo del sequel. “Vin e io abbiamo collaborato molte volte nel corso degli anni, ed è una vera forza nel nostro settore. Sono entusiasta di lavorare di nuovo con lui nel suo ritorno a questo ruolo iconico, e sono emozionato dal fatto che i progressi nella tecnologia cinematografica ci consentano ora di realizzare in modo economico un sequel su scala ancora più ambiziosa”.

Il sequel di “The Last Witch Hunter” sarebbe il primo film di Caine dopo aver annunciato il suo ritiro dalla recitazione nel 2023 all’età di 90 anni. Ha rivelato la sua decisione mentre promuoveva la sua ultima apparizione sullo schermo in “The Great Escaper” di Oliver Parker, che racconta la storia di un veterano della Seconda Guerra Mondiale che fugge dalla casa di cura in cui è ricoverato per partecipare alla commemorazione dell’anniversario del D-Day.

Don’t look at the Demon: la spiegazione del finale del film

Don’t look at the Demon: la spiegazione del finale del film

Il regista malese Brando Lee, al suo esordio nel lungometraggio, porta sullo schermo Don’t Look at the Demon (2022), un horror che unisce suggestioni occidentali e credenze spirituali radicate nella cultura del Sud-Est asiatico. Cresciuto alla periferia di Kuala Lumpur con una formazione cinematografica influenzata da classici americani come Shining e L’esorcista, Lee ha dichiarato di voler fondere le proprie radici con gli stilemi più riconoscibili dell’horror hollywoodiano, dando vita a un film che mescola possessioni, case infestate e traumi irrisolti.

All’interno della cinematografia malese, ancora poco conosciuta a livello internazionale, Don’t Look at the Demon rappresenta un esperimento importante. È uno dei primi film horror locali ad avere una distribuzione significativa fuori dai confini nazionali e a contare su un cast internazionale, con interpreti come Fiona Dourif. In questo senso, il film si colloca come ponte tra due mondi: da un lato la tradizione malese, che porta in dote rituali, simboli e riferimenti esoterici; dall’altro l’immaginario occidentale che predilige atmosfere cupe, jumpscare e dinamiche narrative di gruppo.

Il risultato è un horror che può ricordare film come L’evocazione – The Conjuring per l’uso di un’indagine paranormale al centro del racconto, ma che richiama anche suggestioni di titoli asiatici come Shutter o The Eye, per il legame con le credenze spirituali locali. In questa fusione si nasconde il tratto distintivo dell’opera: non un semplice esercizio di stile, ma un tentativo di creare un linguaggio universale dell’orrore. Nel resto dell’articolo cercheremo di capire come tutto questo confluisca nel finale del film e quale sia il suo significato più profondo.

Don't Look at the Demon cast

La trama di Don’t look at the Demon

Guidata da Jules, una medium tormentata, una troupe televisiva americana di investigatori del paranormale si reca a casa di una coppia che sostiene di aver vissuto inquietanti e minacciosi disturbi inspiegabili. All’inizio, le affermazioni della coppia sembrano dubbie e la squadra investigativa sospetta che i due possano essere solo alla ricerca di pubblicità, ma Jules presto vive una sua terrificante esperienza nel seminterrato, portandoli a credere che ci sia qualcosa di più di quanto sembri.  Man mano che la squadra approfondisce il mistero, incontra possessioni e apparizioni più terrificanti di quanto abbia mai visto. Nella vecchia casa vengono scoperte stanze segrete.

Ancora più oscuri segreti vengono alla luce nella storia della casa, legati a un antico rituale thailandese proibito, bambini nati morti, spiriti femminili inquieti e una violenta forza soprannaturale che minaccia di distruggere tutti coloro che entrano in contatto con essa. La loro unica speranza è dunque Jules. Lei però rifiuta di affrontare la situazione, traumatizzata da quando il suo primo incontro soprannaturale ha causato la morte di sua sorella. Ma il suo oscuro passato, se riuscirà a svelarlo, potrebbe essere l’unica speranza per fermare il demone prima che sia troppo tardi.

La spiegazione del finale del film

Il film di Brando Lee si chiude con un epilogo cupo e inaspettato. Alla fine, Jules, la medium interpretata da Fiona Dourif, finisce per eliminare tutti i membri del gruppo, tranne una ragazza protetta da un tatuaggio rituale, elemento che la salva dalla possessione. Già in passato, come si scopre, era stata lei stessa – vittima di possessione – ad uccidere sua sorella. Per “gestire” quel ricordo traumatico il demone le aveva però fatto credere che la sorella fosse morta in quanto era lei ad essere stata posseduta. Così, per la seconda volta, la protagonista è ormai completamente dominata da forze oscure e ha irrimediabilmente perso il controllo delle proprie azioni.

Don't Look at the Demon film 2022

Molti spettatori hanno però discusso il finale online, sottolineando come resti volutamente ambiguo. Alcuni ritengono che Jules sia stata davvero posseduta da un’entità demoniaca, altri che il film voglia suggerire un crollo psicologico dovuto a traumi e ossessioni. L’elemento del tatuaggio rituale è stato poi letto come un legame con le tradizioni malesi, a dimostrazione che la conoscenza delle credenze spirituali locali può fare la differenza tra vita e morte. Come ha affermato il regista Brando Lee a proposito del film, “in tutte le mie attività c’è uno Ying e uno Yang. Credo che il mondo debba avere il Bene e il Male, sia gli Angeli che gli esseri Malvagi”.

In sostanza, si tratta di mantenere l’equilibrio dell’Universo. Incuriosito dalle esperienze che ho vissuto, ho iniziato a esplorare il mondo che ci circonda”, ha aggiunto. Se si accetta la lettura più diffusa — ovvero Jules come strumento inconsapevole del male — allora il film mette in scena il trionfo dell’oscurità e la fragilità umana di fronte all’inspiegabile. La tragedia dell’uccisione della sorella diventa così il punto più estremo della perdita di controllo, mostrando come le forze oscure possano infrangere perfino i legami più intimi.

Cosa ci lascia il film Don’t Look at the Demon

Brando Lee, fondendo cliché hollywoodiani e credenze spirituali malesi, costruisce un horror ibrido che vive di ambivalenze. Non c’è una vera catarsi: solo un senso di inquietudine persistente e il dubbio su cosa sia reale e cosa no. Don’t Look at the Demon lascia quindi allo spettatore la riflessione che, davanti al male, la comprensione delle proprie radici culturali e spirituali può diventare l’unico argine alla distruzione.

Il diavolo veste Prada: la spiegazione del finale del film

Il diavolo veste Prada: la spiegazione del finale del film

Il diavolo veste Prada è diretto da David Frankel da una sceneggiatura di Aline Brosh McKenna basata sul libro scritto da Lauren Weisberger e presenta un cast stellare che include Meryl Streep, Anne Hathaway, Emily Blunt, Stanley Tucci e una serie di cameo alla moda. Il racconto ruota intorno ad Andy Sachs (Hathaway), che non riuscendo a trovare il lavoro che desidera come giornalista, accetta un posto come assistente personale della redattrice di Runway e icona del mondo della moda Miranda Priestly (Streep), affiancando l’assistente già in carica Emily Charlton (Blunt).

All’inizio Andy fatica a soddisfare le richieste estreme di Miranda e non si interessa al mondo della moda, ma dopo che l’art director Nigel Kipling (Tucci) la prende sotto la sua ala protettrice, inizia a dare il meglio di sé; tuttavia, quando il lavoro inizia a influire sulla sua vita privata e vede Miranda pugnalare Nigel alle spalle, Andy decide di andarsene prima di diventare più simile a Miranda. Nel frattempo, però, sembra essersi guadagnata il rispetto della sua ex capo.

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Come Miranda ha evitato di essere sostituita da Jacqueline

Dopo aver scoperto il piano di sostituire Miranda Priestly con Jacqueline Follet (Stephanie Szostak) come redattrice di Runway, Andy ha cercato di avvertire Miranda, ma si è scoperto che Miranda era già diversi passi avanti a lei. Il diavolo veste Prada non rivela esplicitamente come Miranda sia venuta a conoscenza del piano per sostituirla, ma il film mostra chiaramente quanto Miranda sia profondamente connessa all’interno del settore, quindi se l’accordo era abbastanza avanzato da arrivare a un prototipo di copertina di Runway, è logico che lei ne fosse a conoscenza.

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La “malvagia” Miranda ha quindi usato la sua influenza per ottenere per Jacqueline un’offerta che non poteva rifiutare dalla nuova società di James Holt, rendendola indisponibile per la posizione a Runway. Una volta che Miranda ha convinto Jacqueline ad accettare la posizione con Holt, ha semplicemente dovuto convincere Irv Ravitz a mantenerla come redattrice di Runway, per cui ha escogitato un piano ancora più subdolo, ovvero “La Lista”. Essa contiene i nomi di numerosi stilisti, fotografi, redattori, scrittori e modelli che aveva portato alla rivista, i quali avevano tutti dichiarato che avrebbero lasciato Runway per seguire Miranda se lei fosse passata a un’altra testata.

Cosa è successo a Nigel?

La sera prima che Miranda annunciasse Jacqueline come nuova presidente della James Holt International, Nigel rivelò ad Andy che James Holt lo aveva scelto per la posizione e che era stata Miranda a raccomandarlo. Miranda ha ovviamente una certa influenza su Holt, motivo per cui inizialmente la posizione era stata offerta a Nigel, ma non ha esitato a sacrificarlo quando è arrivato il momento di salvarsi la pelle, spingendo invece Jacqueline per la posizione. Nigel non era a conoscenza dei piani di Miranda, quindi non ha scoperto il cambiamento di programma fino a quando Miranda non ha annunciato Jacqueline per la posizione.

Nonostante la sua profonda delusione, Nigel dice ad Andy: “Quando sarà il momento giusto, lei mi ripagherà”. Anche se non crede veramente alle sue parole, ha “speranza per il meglio”. Nigel è sempre stato un fedele sostenitore di Miranda nonostante il caos che la circonda, e finora ha funzionato bene per lui, ma il tradimento è una rivelazione per Andy, che stava cercando di aiutare Miranda a evitare di essere sostituita. È anche l’occasione per lei per decidere definitivamente di lasciare quel lavoro in cerca di una vita più sana.

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Perché Andy ha finalmente lasciato Runway

Andy è inizialmente sopraffatta dalle richieste di Miranda e, anche se il lavoro non diventa necessariamente più facile con il tempo, impara ad assecondare Miranda sacrificando sempre più la sua vita personale. Nigel era stato quello che le aveva detto che ogni nuovo traguardo nella sua carriera sarebbe arrivato a costo di vedere la sua vita privata continuare a sgretolarsi, quindi vederlo pugnalato alle spalle da Miranda è stato un campanello d’allarme per lei, anche se non è stato solo questo a spingerla a licenziarsi.

È stata la conversazione con Miranda dopo ha dato il lavoro di Nigel a Jacqueline che le ha fatto perdere la pazienza. In macchina, dopo l’evento, Miranda dice infatti ad Andy di essere rimasta colpita dal suo tentativo di avvertirla che Jacqueline avrebbe preso il suo posto come redattrice di Runway. Quando Miranda le ha detto “Vedo molto di me stessa in te” dopo aver distrutto il lavoro dei sogni di Nigel, Andy ha deciso che non voleva più quel lavoro e ha finalmente trovato il coraggio di gettare il cellulare in una fontana e allontanarsi da Miranda e dal lavoro a Runway.

Perché Miranda ha sorriso alla fine

Nonostante Andy abbia lasciato Miranda a piedi a Parigi, Miranda dice comunque al direttore del New York Mirror che sarebbe un “idiota” se non assumesse Andy. Sebbene Miranda abbia mostrato occasionalmente approvazione nei confronti di Andy, il più delle volte era critica nei confronti delle sue prestazioni lavorative, anche quando Andy riusciva a portare a termine compiti impossibili come procurarsi la trascrizione inedita del romanzo di Harry Potter per le figlie gemelle di Miranda. Dice persino al New York Mirror che Andy è stata la “più grande delusione” che abbia mai avuto come assistente, eppure quando la vede per strada alla fine, sorride comunque.

Emily Blunt Il diavolo veste Prada

Sebbene Miranda possa essere stata legittimamente delusa dalla decisione di Andy alla fine di Il diavolo veste Prada, il sorriso è probabilmente legato al fatto che lei dice ad Andy che le ricorda se stessa. Anche se ha abbandonato il lavoro nel modo meno conveniente possibile, la parte di Andy che ha difeso se stessa e ha sacrificato tutti gli altri era la stessa parte che ricordava a Miranda se stessa. Tuttavia, è anche il suo prendere una decisione così radicale come quella di uscire da quell’ambiente che fa nascere in Miranda il rispetto per la sua ormai ex dipendente.

Il diavolo veste Prada 2: il sequel è in arrivo!

Il film si conclude dunque con Andy che lascia Runway per un lavoro in un giornale di New York. Ora, a distanza di vent’anni, i fan potranno finalmente vedere cosa stanno facendo Miranda e Andy in un panorama mediatico profondamente cambiato. Nel sequel, Miranda, interpretata dalla Streep, si ritrova coinvolta in una competizione ad alto rischio per ottenere importanti introiti pubblicitari, trovandosi sorprendentemente a dover affrontare la sua ex assistente dalla lingua tagliente Emily Charlton (Emily Blunt), che ora è una potente dirigente nel settore della moda.

David Frankel, che ha diretto il primo film, è tornato alla regia di Il diavolo veste Prada 2, lavorando su una sceneggiatura di Aline Brosh McKenna, che ha scritto anche l’originale.  Oltre a Meryl Streep, Anne Hathaway e Emily Blunt, nel cast si ritrovano anche Stanley Tucci, Simone Ashley, Pauline Chalamet e Helen J. Shen. Tracie Thoms e Tibor Feldman tornano sul set, mentre diversi volti nuovi si uniscono al cast, tra cui Kenneth Branagh, che interpreterà il marito di Miranda, insieme a Lucy Liu, Justin Theroux, B.J. Novak, Pauline Chalamet, Rachel Bloom e Patrick Brammall. Il film uscirà al cinema il 1° maggio 2026.

Harris Dickinson: 10 cose che forse non sai sull’attore

Harris Dickinson: 10 cose che forse non sai sull’attore

Sono bastati pochi anni e una manciata di ruoli all’attore Harris Dickinson per affermarsi come uno degli interpreti più interessanti della sua generazione. Grazie infatti alla sua partecipazione ad alcuni importanti film d’autore, vincitori anche di importanti premi a livello internazionale, Dickinson si è distinto come attore dotato di molteplici sfumature, capace di passare dalla commedia al dramma e al thriller con grande naturalezza.

Ecco 10 cose che forse non sai su Harris Dickinson.

I film di Harris Dickinson

1. Ha recitato in celebri film. Dickinson debutta al cinema con il film Beach Rats (2017), per poi recitare in Postcards from London (2018), Darkest Minds (2018) e Matthias & Maxime (2019), di Xavier Dolan. Ha poi recitato in Maleficent – Signora del male (2019), con Angelina JolieThe Souvenir: Part II (2021), The King’s Man – Le origini (2021), con Ralph Fiennes e Triangle of Sadness (2021), con cui ottiene maggiore popolarità. Successivamente recita in Omicidio nel West End (2022), La ragazza della palude (2022), Scrapper (2023), The Warrior – The Iron Claw (2023), con Zac EfronBabygirl (2024) con Nicole Kidman, e Blitz (2024), con Saoirse Ronan.

2. Ha recitato anche in alcune note serie TV. Oltre che al cinema, Dickinson si è dedicato anche alla televisione, recitando in alcuni episodi di serie come Some Girls (2014), Testimoni silenziosi (2017) e Clique (2017). Nel 2018 interpreta John Paul Getty III nella serie Trust, recitando accanto a Donald Sutherland e Hilary Swank. Nel 2023 è invece tra i protagonisti di A Murder at the End of the World, accanto ad Emma Corrin e Clive Owen.

Harris Dickinson in Triangle of Sadness

3. Si è preparato su un dettaglio poi rimosso dal film. Quando ottenne la parte di Carl in Triangle of Sadness, battendo oltre 120 altri attori candidatisi per il ruolo, ad Harris Dickinson fu detto che il suo personaggio era un meccanico d’auto prima di diventare un modello. Dickinson fece quindi un’intensa ricerca sulla professione, solo per poi scoprire, una volta arrivato sul set, che quel dettaglio era stato eliminato dalla sceneggiatura.

The King's Man - Le Origini
Ralph Fiennes e Harris Dickinson in The King’s Man – Le origini. Foto di 20th – © 2020 Twentieth Century Fox Film Corporation. All Rights Reserved.

Harrison Dickinson in The King’s Man

4. Ha interpretato il figlio di Ralph Fiennes. Nel film The King’s Man – Le origini, Dickinson ha interpretato Conrad Oxford, il figlio di Orlando – interpretato da Ralph Fiennes -, che si scambia con il soldato Archie Reid per combattere nella Grande Guerra contro la volontà del padre. È questo uno dei ruoli che, prima di Triangle of Sadness, ha permesso all’attore di guadagnare una certa popolarità all’interno dell’industria cinematografica.

Harris Dickinson in Babygirl

5. Harris Dickinson era nervoso all’idea di lavorare con Nicole Kidman. Nella realizzazione di Babygirl, l’attore si è trovato a doversi immergere in questa storia di esplorazione delle dinamiche di potere sessuale, spingendosi in luoghi intimi, imbarazzanti, esilaranti e memorabili. L’incontro con una veterana del cinema come la Kidman lo ha naturalmente intimorito, tuttavia: “Avevamo una regola non scritta che abbiamo rispettato: Non conoscevamo la vita privata dell’altro. Quando stavamo lavorando ed eravamo i personaggi, non ci allontanavamo dal materiale. Non ho mai cercato di allegare tutta la storia di Nicole Kidman. Altrimenti probabilmente mi sarei sentito in difficoltà”.

6. Ha dovuto mostrare molta vulnerabilità con il suo ruolo. Riguardo al mettersi a nudo per questo ruolo, l’attore ha dichiarato: “Avevamo un ambiente davvero sicuro e positivo, grazie al nostro direttore e alla nostra coordinatrice dell’intimità, Lizzy Talbot. Questo ha reso molto più facile l’accesso alla vulnerabilità. Ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente molto favorevole, quindi non ho mai avuto problemi a essere vulnerabile. Si tratta solo di sentirsi abbastanza sicuri da poterlo fare”.

Harris Dickinson mostra il fisico in The Warrior – The Iron Claw

7. Si è allenato duramente per il ruolo. Per interpretare il wrestler David Von Erich nel film The Warrior – The Iron Claw, Dickinson si è sottoposto ad un allenamento intensivo al fine di guadagnare la massa muscolare richiesta. Grazie anche alla sua altezza, l’attore ha dunque guadagnato un fisico scolpito e imponente, che viene ampiamente mostrato all’interno del film nelle varie scene di combattimento presenti. Un ruolo dunque fisicamente impegnativo che ha permesso all’attore di mostrare ulteriormente le sue qualità.

Babygirl film 2024
Nicole Kidman e Harris Dickinson in Babygirl

Harris Dickinson è su Instagram

8. Ha un profilo sul social network. L’attore è naturalmente presente sul social network Instagram, con un profilo seguito attualmente da 625 mila persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi pubblicato circa un centinaio di post, tutti relativi alle sue attività come attore o modello. Si possono infatti ritrovare diverse immagini relative a momenti trascorsi sul set ma anche foto promozionali dei suoi progetti. Seguendolo si può dunque rimanere aggiornati sulle sue attività.

Harris Dickinson e la fidanzata Rose Grey

9. È fidanzato da molti anni con una musicista. L’attore britannico sta insieme alla musicista Rose Gray da molto tempo, ma i due tendono a mantenere un basso profilo, decisi a mantenere privata la loro relazione. Ad ogni modo, è stato riportato che si sono conosciuti a scuola e hanno iniziato a frequentarsi proprio durante il periodo scolastico. Sebbene non facciano troppe apparizioni pubbliche, considerando quanto tempo sono stati insieme, di tanto in tanto appaiono l’uno nei post di Instagram dell’altra.

L’età e l’altezza di Harris Dickinson

10. Harris Dickinson è nato il 24 giugno del 1996 a East London, Regno Unito. L’attore è alto complessivamente 1,88 metri.

Fonti: IMDbInstagramElleBuzzfeedAPNews