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Locarno 78: a Jackie Chan il Pardo alla Carriera

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Locarno 78: a Jackie Chan il Pardo alla Carriera

Attore di fama mondiale, regista visionario e figura imprescindibile delle arti marziali, nonché Cavaliere delle Arti e delle Lettere della Repubblica Francese, da quasi sessant’anni Jackie Chan è uno dei volti più riconoscibili del cinema internazionale, apprezzato in tutto il mondo per i suoi film, che hanno gettato un ponte tra Oriente e Occidente. Dopo il suo esordio attoriale da giovanissimo negli anni Sessanta, nel 1978 raggiunge il grande successo con Il serpente all’ombra dell’aquila e Drunken Master. Grazie alle sue audaci prodezze e a un carisma accattivante e spontaneo, nel decennio successivo l’equilibrio inedito di commedia e kung-fu proposto da Jackie Chan diventa ben presto, per la Golden Harvest – la leggendaria casa di produzione di Hong Kong –, il sinonimo stesso di successo al botteghino.

La carriera di Chan dietro la macchina da presa, nelle vesti di regista di classici come Police Story (1985) o Armour of God (1986), arricchisce ulteriormente la sua immagine di artista unico ed eccentrico. Negli anni Novanta, Jackie Chan si afferma come la star di film d’azione più popolare in Asia. Corteggiato da Hollywood, nel giro di pochi anni la commedia Rush Hour (1998) ne consacra lo status di superstar globale come non era mai accaduto a nessuno prima di allora.

Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film Festival“Regista, produttore, attore, sceneggiatore, coreografo, cantante, atleta, stuntman temerario. Jackie Chan è una figura chiave del cinema asiatico di tutti i tempi, la cui influenza ha rimodellato l’immaginario contemporaneo riscrivendo le regole del cinema hollywoodiano. Fin dagli anni della China Drama Academy sotto la guida del Maestro Yu Jim-Yuen, quando lavorò da giovanissimo come stuntman nel capolavoro di King Hu A Touch of Zen, Jackie Chan ha continuamente reinventato il cinema di arti marziali e non solo. Talento comico purissimo, ha fatto sua la lezione di Buster Keaton e del cinema delle origini, dando vita a capolavori che hanno conquistato il pubblico di tutto il mondo. Con una sensibilità degna del musical classico, ha creato una poetica del corpo in movimento senza precedenti. Nel cinema esiste un prima e un dopo Jackie Chan.” 

Il  Pardo alla Carriera è presentato da Ascona-Locarno Turismo, il Destination Partner del Locarno Film Festival che si occupa della promozione e dello sviluppo turistico del Lago Maggiore e delle bellezze naturali che circondano Locarno. In passato, il premio è stato attribuito a Francesco Rosi, Claude Goretta, Bruno Ganz, Claudia Cardinale, Johnnie To, Harry Belafonte, Peter-Christian Fueter, Sergio Castellitto, Víctor Erice, Marlen Khutsiev, Bulle Ogier, Mario Adorf, Jane Birkin, Fredi M. Murer, Dante Spinotti, Costa-Gavras, Tsai Ming-liang, e, nel 2024, a Shah Rukh Khan.  La 78esima edizione del Locarno Film Festival si svolgerà dal 6 al 16 agosto 2025.

IN COPERTINA: Jackie Chan arriva sul tappeto rosso per la serata di gala della Jackie Chan Action Movie Week a Shanghai, Cina. Foto di ChinaImages via Depositphotos.com

Gerri, la nuova serie crime in arrivo su Rai 1

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Gerri, la nuova serie crime in arrivo su Rai 1

Gerri, la nuova serie crime diretta da Giuseppe Bonito, con Giulio Beranek e Valentina Romani, andrà in onda da lunedì 5 maggio per quattro prime serate su Rai 1. Prodotta da Cattleya – parte di ITV Studios – in collaborazione con Rai Fiction e in collaborazione con il Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, la serie è stata realizzata con il supporto di Regione Puglia, Fondazione Apulia Film Commission e PugliaPromozione, a valore su risorse del PO FESR Puglia 2014/2020, Asse VI, Azione 6.8, Interventi per il riposizionamento competitivo delle destinazioni turistiche, nell’ambito della scheda intervento Promuovere il Cinema 2023.

Tratta dai romanzi di Giorgia Lepore editi da Edizioni E/O e scritta da Sofia Assirelli e Donatella Diamanti, “Gerri” è stata girata interamente in Puglia nelle città di Bisceglie, Trani, Molfetta, Barletta, Minervino e Andria, tra marzo e maggio 2023 per un totale di 78 giornate di lavorazione e il coinvolgimento di 26 professionisti pugliesi. La serie, inoltre, è stata presentata in anteprima il 27 marzo scorso al Bif&st nella sezione Eventi speciali.

“Gerri” è una distribuzione internazionale Rai Com ed è stata già venduta in numerosi paesi, tra cui Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Slovacchia, Ungheria, Croazia, Lituania, Bulgaria, Georgia, Spagna e America Latina.

La trama di Gerri

Il protagonista della storia è Gregorio Esposito, per tutti Gerri. Trent’anni, occhi profondi e malinconici, Gerri (Giulio Beranek) ha l’aria di qualcuno capitato nella storia sbagliata e forse è proprio così. Ispettore di polizia di origine rom, studia con metodo i casi su cui indaga, prende appunti complicati per poi lanciarsi in decisioni avventate a volte risolutive, altre pericolose; è sempre in bilico, tra presente e passato. Innamorato del genere femminile, esercita un grande fascino sulle donne ad eccezione della viceispettrice Lea Coen (Valentina Romani) che sembra invece essere l’unica a non voler avere nulla a che fare con lui, intuendo che è un uomo ancora profondamente irrisolto. Infatti, dietro alla sua corazza di uomo affascinante e risoluto, Gerri nasconde un animo profondamente inquieto e segnato da un passato misterioso da scoprire.

Nel cast, al fianco di Giulio Beranek nel ruolo dell’ispettore Gerri Esposito e Valentina Romani nel ruolo della viceispettrice Lea Coen, troviamo Fabrizio Ferracane, Roberta Caronia, Irene Ferri, Lorenzo Adorni, Lorenzo Aloi, Cristina Pellegrino, Tony Laudadio, Cristina Cappelli, Carlotta Natoli e Massimo Wertmüller.

Ahsoka – Stagione 2: Rosario Dawson annuncia l’inizio delle riprese con una foto dal set!

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Dopo l’annuncio ufficiale nel corso della Star Wars Celebration del Giappone che Hayden Christensen sarebbe tornato al suo fianco per Ahsoka – Stagione 2, Rosario Dawson è pronta a indossare di nuovo il trucco e parrucco della potente jedi, come ha mostrato lei stessa in una foto che ha pubblicato su Instagram per annunciare l’inizio della lavorazione del secondo ciclo di episodi della serie Star Wars.

In occasione della première di Star Wars: Skeleton Crew, tenutasi a Disneyland all’inizio del mese, lo showrunner Dave Filoni aveva condiviso un aggiornamento entusiasmante sullo stato di avanzamento della seconda stagione di Ahsoka. “Sono molto impegnato anche in quella. L’ho scritta, e sono ancora l’unico sceneggiatore, e quindi mi sto divertendo a farlo, ma è una sfida, naturalmente, e lavorare su alcuni di questi archi è stata una sfida e assicurarsi che tutto questo venga fuori in un modo che penso sia eccitante per i fan”, ha detto.

Dampyr: la spiegazione del finale del film

Dampyr: la spiegazione del finale del film

Sebbene il finale di Dampyr lasci ampio spazio a un potenziale sequel, il film Bonelli Entertainment offre una spiegazione soddisfacente per la sua trama centrale. Dampyr è ambientato durante la guerra dei Balcani degli anni ’90.

A grandi linee, il film racconta di un gruppo di soldati che si scontra suo malgrado con dei mostri misteriosi in un villaggio abbandonato. Credendoli vampiri, il capo dell’unità, Kurjack, chiede aiuto a un “cacciatore di vampiri” locale di nome Harlan Draka. Harlan è uno scettico cinico che finge di dare la caccia ai vampiri per poter truffare gli ingenui abitanti del posto, ma Kurjack ha la sensazione che le creature viste nel villaggio siano minacce soprannaturali molto reali.

I protagonisti vengono poi assediati dai vampiri e Harlan scopre che la sua identità di cacciatore di vampiri potrebbe non essere una menzogna, dopotutto. Il ciarlatano scopre di essere figlio di un potente vampiro, Draka, e di una umana. Questo lo rende il Dampyr del titolo, un potente ibrido vampiro/umano destinato a dare la caccia e uccidere i peggiori vampiri del mondo. Sebbene Harlan trascorra la sua vita evitando il suo destino, è tormentato da incubi che lo avvertono che un giorno dovrà farci i conti. Quando i suoi amici vengono presi in ostaggio dal potente e malvagio vampiro Gorka, Harlan deve abbandonare il suo cinismo e salvarli.

In che modo Harlan sconfigge Gorka nel finale di Dampyr

Harlan sconfigge Gorka abbracciando i suoi poteri di Dampyr

Dampyr 2 filmNel corso di Dampyr, Harlan ripensa agli incubi che ha avuto per tutta la vita, incubi in cui gli veniva detto che avrebbe dovuto compiere una misteriosa “scelta”. Si rifiuta ancora di credere nei vampiri, ma quando Gorka prende in ostaggio Yuri e Tesla, ha una visione del padre vampiro che gli dice di scegliere il suo destino come Dampyr o di morire.

Harlan scopre di essere segretamente più potente di vampiri come Gorka e di poterli sconfiggere una volta che avrà smesso di rinnegare la sua discendenza. Invece di indebolire i suoi poteri, l’umanità rende Harlan più pericoloso. Harlan abbraccia i suoi poteri di Dampyr e uccide Gorka con relativa facilità, ma Yuri muore prima che Harlan possa salvare il suo amico. Questo lutto è fondamentale per la crescita di Harlan, poiché Yuri è la persona che più di ogni altro rappresenta un legame importante per lui. Dopo la morte di Yuri, Harlan può dire addio alla sua normale vita umana e accettare di essere un Dampyr a tutti gli effetti. Naturalmente, la morte del suo caro amico lo rende anche furioso, il che significa che Harlan ha ancora più motivi per uccidere Gorka.

Perché Tesla aiuta Harlan invece di Gorka

Tesla vuole liberarsi dal controllo di Gorka

DAMPYRA differenza di molti vampiri del cinema, che sono spesso più affascinanti che letali, quelli di Dampyr, ispirati ai fumetti di Boselli e Colombro, sono mostri implacabili che si nutrono di umani. Pertanto, è una sorpresa quando la spia vampira di Gorka, Tesla, si rivolta contro di lui per lavorare con Harlan. Tuttavia, Tesla ce l’ha con Gorka perché controlla la sua vita e i suoi movimenti, dato che è stato proprio lui a renderla una vampira e così facendo l’ha assoggettata alla sua volontà. La vampira deduce correttamente che supportare segretamente l’attacco di Harlan a Gorka la libererà dalle grinfie del cattivo. Questo spiega perché si schiera con Kurjack, Yuri e Harlan.

Cos’è veramente un Dampyr

Un ibrido umano-vampiro

Dampyr recensioneUn Dampyr è un cacciatore di vampiri dotato di poteri unici dovuti al fatto di avere una madre umana e un padre vampiro. Questo viene rivelato all’inizio della storia di Dampyr, durante una scena che riecheggia il Macbeth di Shakespeare. Un trio di streghe protegge la madre di Harlan mentre partorisce dal padre vampiro, Draka, avvertendolo che non potrà attaccare il figlio neonato finché non sarà abbastanza grande da fare una scelta importante. Questa scelta si rivela essere la decisione di Harlan di accettare il suo status di Dampyr.

Perché Stefan è diventato un vampiro (ma Kurjak no)

La codardia di Stefan lo ha reso un vampiro ideale

Come molti altri film horror militari, la trama di Dampyr include un personaggio codardo che si rivolta contro i suoi commilitoni prima di morire. Stefan non crede nei vampiri ed è un pessimo soldato, arriva persino a uccidere un uomo anziano senza una ragione plausibile in una scena. Al contrario, il leader della squadra, Kurjak, impara a credere nei vampiri e li teme, anche quando Harlan stesso insiste che non esistono. Non sorprende quindi che Kurjak aiuti Tesla e Harlan a combattere Gorka, mentre Stefan cambia rapidamente schieramento. Questo spiega anche perché, nonostante i poteri da vampiro, Stefan sia così debole di volontà e perde la battaglia contro Tesla.

Perché Draka, il padre di Harlan, appare nel finale di Dampyr

Draka voleva rintracciare suo figlio Harlan

Dampyr scena finaleDraka è contento di vedere suo figlio abbracciare i suoi poteri di Dampyr durante il finale del film. È convinto di poter convincere Harlan a schierarsi dalla sua parte, anche se Harlan sembra deciso a dare la caccia a suo padre e a ucciderlo. Questo colpo di scena introduce il conflitto centrale di un potenziale sequel di Dampyr, poiché la stretta parentela di Draka con Harlan rende la coppia perfettamente adatta a uno scontro finale. Sebbene Gorka sia un cattivo straordinariamente potente, non ha alcun legame con il passato di Harlan. Al contrario, la connessione di Draka con il protagonista di Dampyr potrebbe rendere la storia di Harlan ancora più tragica in un sequel.

La madre di Harlan muore durante il parto, lasciando Draka unico genitore in vita per Harlan. Detto questo, la stretta connessione di Draka con Harlan potrebbe anche portare Draka a trascinare Harlan verso il lato oscuro. Con la minaccia di un Harlan schierato con il padre e quindi con i vampiri, ci sono tutti gli elementi per un sequel, e magari per una trilogia in cui il culmine della storia potrebbe essere, come nella migliore tradizione, uno scontro decisivo tra padre e figlio, tra male e bene, tra vampiri e umani.

The Last of Us – Stagione 2, Episodio 4: Isaac nel promo della nuova puntata

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Mentre The Last of Us – Stagione 2 prosegue, Ellie (Bella Ramsey) deve percorrere “Il Sentiero” per la prima volta in oltre cinque anni senza Joel Miller (Pedro Pascal). Nell’episodio di questa settimana, Ellie e Dina (Isabela Merced) decidono di partire per Seattle per rintracciare e giustiziare Abby (Kaitlyn Dever) e tutti i suoi alleati che si troveranno sulla loro strada, come vendetta per l’omicidio di Joel in “Through the Valley“, ma sottovalutano enormemente le dimensioni della forza che le attende. Nell’inquadratura finale, vediamo un intero esercito di soldati WLF (o “Lupi”) pattugliare le strade mentre Ellie e Dina si avvicinano alla città a cavallo.

Ora, la HBO ha pubblicato un’anteprima per l’episodio di domenica prossima, presentando l’uomo che guida la WLF, Isaac (Jeffrey Wright), nella loro guerra contro la FEDRA (Federal Disaster Response Agency) e, più pertinentemente per questa particolare storia, i fanatici Seraphites, alias “Scars”.

Il teaser mostra anche molti infetti e si conclude con Dina che punta una pistola contro Ellie. Presumiamo che questo sia dovuto al fatto che Dina vede Ellie morsa e decide di ucciderla prima che si trasformi. L’unico modo in cui Ellie potrà impedirle di premere il grilletto è dirle la verità sulla sua immunità. Inoltre, sembra che l’episodio della prossima settimana includerà un momento preferito dai fan del gioco, quando Ellie trova una chitarra e suona una versione di “Take on Me” degli A-ha per Dina.

The Last of Us – Stagione 2

In questo secondo capitolo della serie, cinque anni dopo gli eventi della prima stagione Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey) saranno trascinati in un conflitto fra di loro e contro un mondo persino più pericoloso e imprevedibile di quello che si erano lasciati alle spalle.

La seconda stagione, in sette nuovi episodi, vede di nuovo protagonisti Pedro Pascal e Bella Ramsey nei panni, rispettivamente, di Joel ed Ellie, insieme a Gabriel Luna che interpreta Tommy e Rutina Wesley nel ruolo di Maria. Le già annunciate new-entry nel cast sono invece Kaitlyn Dever che vestirà i panni di Abby, Isabela Merced nel ruolo di Dina, Young Mazino in quello di Jesse, Ariela Barer interpreterà Mel, Tati Gabrielle sarà Nora, Spencer Lord vestirà i panni di Owen, Danny Ramirez sarà Manny e Jeffrey Wright interpreterà invece Isaac. Catherine O’Hara è guest star della nuova stagione.

Basata sull’acclamato franchise videoludico sviluppato da Naughty Dog per le console PlayStation, “The Last of Us” è scritta e prodotta esecutivamente da Craig Mazin e Neil Druckmann. La serie è una co-produzione con Sony Pictures Television ed è prodotta esecutivamente anche da Carolyn Strauss, Jacqueline Lesko, Cecil O’Connor, Asad Qizilbash, Carter Swan ed Evan Wells. Società di produzione: PlayStation Productions, Word Games, Mighty Mint e Naughty Dog.

The Witcher: ecco Liam Hemsworth sul set della quinta stagione

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The Witcher: ecco Liam Hemsworth sul set della quinta stagione

The Witcher 4 debutterà su Netflix entro la fine dell’anno, ma senza il Geralt di Rivia interpretato da Henry Cavill. La star di L’Uomo d’Acciaio e Justice League ha lasciato la serie poco dopo la terza stagione, e Liam Hemsworth di Hunger Games è stato rapidamente annunciato come suo sostituto.

Hemsworth, noto anche per I Mercenari 2 e Independence Day: Rigenerazione, ha solo due stagioni per dimostrare di che pasta è fatto il personaggio tanto amato dai fan. Sebbene sia confermato che la serie si concluderà con la quinta stagione, conquistare i fan non sarà un’impresa facile, visto quanto è amata l’interpretazione della creazione di Andrzej Sapkowski da parte di Cavill.

La quarta stagione non ha una data di uscita confermata oltre il “2025”, ma è stata girata consecutivamente a quell’ultima serie di episodi. Come riportato per la prima volta su GameFragger.com, Redanian Intelligence ha condiviso la migliore immagine finora prodotta di Hemsworth sul set nei panni di Geralt. È affiancato da diversi personaggi nuovi e ricorrenti. Tra questi, Joey Batey nei panni di Jaskier, Meng’er Zhang nei panni di Milva e Laurence Fishburne nei panni di Emiel Regis. Il sito offre un’analisi completa di ciò che sta accadendo, insieme a oltre 50 foto dal set.

Tuttavia, vediamo che Geralt ha una nuova spada (probabilmente donatagli da Zoltan), e sembra che la quinta stagione adatterà alcune scene della Torre della Rondine di Sapkowski, dove Geralt incontra alcuni apicoltori che lo indirizzano nella giusta direzione, ovvero i druidi.

Cosa c’è da sapere sulla quarta stagione di The Witcher

L’attore si unisce a Liam Hemsworth, Anya Chalotra, Freya Allan, Joey Batey, Sharlto Copley, James Purefoy e Danny Woodburn in quella che sarà la penultima stagione dello show (recentemente abbiamo saputo che la serie si concluderà con la quinta stagione).

Dopo gli scioccanti eventi che hanno sconvolto il Continente e che hanno chiuso la terza stagione, la nuova stagione segue Geralt, Yennefer e Ciri che si trovano a dover attraversare il Continente devastato dalla guerra e i suoi numerosi demoni, separati l’uno dall’altro. Se riusciranno ad abbracciare e guidare i gruppi di disadattati in cui si trovano, avranno la possibilità di sopravvivere al battesimo del fuoco e di ritrovarsi.

Come fan del Witcher, sono al settimo cielo per l’opportunità di interpretare Geralt di Rivia”, ha dichiarato Hemsworth poco dopo essere stato scelto come nuovo protagonista dello show. “Henry Cavill è stato un Geralt incredibile, e sono onorato che mi passi le redini e mi permetta di imbracciare le lame del Lupo Bianco per il prossimo capitolo della sua avventura“.

Henry, sono un tuo fan da anni e sono stato ispirato da ciò che hai portato a questo amato personaggio. Avrò anche degli stivali grandi da riempire, ma sono davvero entusiasta di entrare nel mondo di The Witcher“. The Witcher 4 arriverà su Netflix alla fine del 2025.

Brad Pitt insieme a Edward Berger per The Riders di A24

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Brad Pitt insieme a Edward Berger per The Riders di A24

Dopo aver lavorato al premiato Conclave, il regista Edward Berger sembra aver messo a fuoco il suo potenziale prossimo progetto e sta collaborando con una delle più grandi star della città: Brad Pitt. Alcune fonti hanno riferito a Deadline che, a seguito di una situazione di competizione, A24 si è aggiudicata l’attesissimo pacchetto The Riders, con il premio Oscar Brad Pitt come protagonista e Berger alla regia. David Kajganich adatterà il romanzo di Tim Winton.

Il romanzo segue Fred Scully (Pitt) che, dopo aver viaggiato per due anni in Europa, finisce in Irlanda con la moglie e la figlia. E per un capriccio misterioso della moglie Jennifer, acquistano una vecchia fattoria all’ombra di un castello. Mentre Scully trascorre settimane da sola a ristrutturare la vecchia casa, Jennifer torna in Australia per liquidare i loro beni. Quando Scully arriva all’aeroporto di Shannon per prendere Jennifer e la loro figlia di sette anni, Billie, è Billie a emergere, da sola. Nessun biglietto, nessuna spiegazione, nemmeno una parola da Jennifer, e lo shock ha lasciato Billie senza parole. In quell’istante, la vita di Scully va in pezzi.

Ridley Scott e Michael Pruss di Scott Free produrranno il film insieme a Kajganich e Berger per nove ore, e Pitt, Jeremy Kleiner e Dede Gardner per Plan B Entertainment. Scott Free stava sviluppando la sceneggiatura da un po’ di tempo, dopo che Kajganich le aveva proposto il romanzo del 1994 un decennio fa, e la società di produzione a un certo punto l’aveva presa in considerazione come potenziale mezzo per la regia. Recentemente ha catturato l’interesse di Berger, che aveva lavorato con Scott Free TV a The Terror di AMC, serie creata da Kajganich e di cui Ridley Scott era produttore esecutivo. La sceneggiatura è finalmente arrivata a Pitt e, una volta che lui si è impegnato, è presto diventata uno dei pacchetti più gettonati sul mercato quest’anno. E, visti il ​​pedigree e il successo di star, A24 si è dimostrata aggressiva nella sua ricerca, aggiudicandosi infine il progetto.

La produzione inizierà all’inizio del 2026 e le riprese si svolgeranno in diverse location in tutta Europa. A24 finanzierà e gestirà la distribuzione cinematografica mondiale del film. Brad Pitt dovrebbe poi girare The Continuing Adventures of Cliff Booth per Netflix. Il film, che vede protagonista uno dei personaggi più iconici di Pitt, è diretto da David Fincher e scritto da Quentin Tarantino.

Per quanto riguarda Berger, il regista candidato all’Oscar per Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale aveva diverse opzioni dopo il successo del suo thriller vaticano Conclave, anch’esso candidato all’Oscar. Di recente si è legato al progetto di Evan Gershkovich, arrivato alla United Artists, ma con Pitt a bordo e la sceneggiatura di The Riders pronta, questo sarà probabilmente il suo prossimo film.

Il prossimo film di Brad Pitt è F1, in uscita a giugno e diretto da Joseph Kosinski. Berger ha in programma il dramma Netflix The Ballad of a Small Player, in uscita questo autunno. Colin Farrell sarà il protagonista, e si prevede che il film sarà un altro candidato a questa stagione dei premi.

Anna Sawai diretta da David Leitch in How to Rob a Bank

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Anna Sawai diretta da David Leitch in How to Rob a Bank

Dopo la sua interpretazione da star nella serie FX Shōgun, Anna Sawai sembra aver trovato il suo grande seguito. Alcune fonti hanno riferito che la vincitrice di un Emmy sarà la co-protagonista di How to Rob a Bank, un film di Amazon MGM Studios diretto da David Leitch, Imagine Entertainment e 87North Productions. Anna Sawai si unisce agli attori già annunciati Nicholas Hoult e Pete Davidson, e alcune fonti affermano che il film uscirà nelle sale.

I dettagli della trama sono tenuti segreti, ma data la comprovata esperienza di Leitch nel creare grandi emozioni e scene divertenti in film come Bullet Train, Deadpool 2 e, più recentemente, The Fall Guy, ci si aspetta qualcosa di simile.

Anna Sawai ha conquistato la città l’anno scorso dopo la sua interpretazione vincitrice di un Emmy in Shōgun, vincendo un Golden Globe come attrice in una serie televisiva drammatica, un Emmy come attrice protagonista in una serie drammatica e un SAG Award come attrice protagonista in una serie drammatica.

Sawai è attualmente impegnata nella produzione di (Saint) Peter, una dramedy di formazione prodotta da Peter Farrelly, e ha recentemente terminato le riprese della seconda stagione di Monarch: Legacy of Monsters su Apple TV+. Può essere vista anche nelle stagioni 1 e 2 dell’adattamento di Pachinko per Apple TV+; in F9 di Justin Lin, il nono capitolo del franchise The Fast and the Furious della Universal; nella serie Netflix/BBC Giri/Haji; e Ninja Assassin di James McTeigue per la Warner Bros.

Miles Teller protagonista di Winter Games della Paramount Pictures

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La Paramount Pictures continua il suo solido rapporto con la star di Top Gun: Maverick, Miles Teller, poiché fonti riferiscono a Deadline che Teller sarà il protagonista del film Winter Games della Paramount Pictures. La regia è di Paul Downs Colaizzo. La sceneggiatura è firmata da Pat Cunnane e Colaizzo.

Il film ruota attorno all’arena dei Giochi Olimpici Invernali, tra uno sciatore perennemente trascurato e una leggenda dell’hockey autodistruttiva che si scontrano nei momenti di maggiore difficoltà. La loro inaspettata connessione minaccia le possibilità di lei di vincere una medaglia e la possibilità di lui di tornare in pista, mentre affrontano storie d’amore e redenzione nel Villaggio Olimpico.

Tim e Trevor White stanno producendo per conto di Star Thrower insieme a Miles Teller. Il film è in fase di sviluppo. Il progetto consolida il forte legame dello studio con Teller dopo il grande successo al botteghino di Top Gun: Maverick. Teller sarà anche protagonista di un remake di Ufficiale e gentiluomo.

Questo segna una reunion tra Teller e il co-sceneggiatore Cunnane, così come con il team di produzione composto da Tim e Trevor White di Star Thrower, che avevano recentemente lavorato insieme al film di A24 Eternity.

In precedenza, aveva interpretato Bradley “Rooster” Bradshaw, figlio dell’amato “Goose”, in Top Gun: Maverick della Paramount al fianco di Tom Cruise. Il sequel ha riunito Miles Teller con il regista di Only the Brave Joseph Kosinski ed è diventato il quinto film di maggior incasso di tutti i tempi al botteghino nazionale, superando Titanic. Ha incassato 100 milioni di dollari nel suo weekend di apertura e oltre 1,4 miliardi di dollari in tutto il mondo.

Nella primavera del 2022, Teller ha recitato nella miniserie acclamata dalla critica The Offer per Paramount+, interpretando il leggendario produttore del Padrino, Al Ruddy. La sua interpretazione ha ricevuto ampi elogi e ha contribuito alla forte accoglienza della serie.

The Outlaws: la spiegazione del finale del film

The Outlaws: la spiegazione del finale del film

Con The Outlaws, thriller d’azione sudcoreano, il regista Kang Yoon-sung ha compiuto il suo debutto alla regia di un lungometraggio. Uscito nelle sale nel 2017, il film si ispira a eventi reali accaduti nel quartiere di Garibong-dong a Seoul durante il 2004, raccontando la lotta della polizia contro gang criminali cinesi e coreane. Il regista combina sapientemente elementi di crime thriller, azione brutale e momenti di umorismo nero, mantenendo un ritmo serrato che ha conquistato sia la critica che il pubblico. Protagonista assoluto è l’attore Ma Dong-seok, qui nei panni dell’inflessibile detective Ma Seok-do, un ruolo che ne ha consolidato la fama internazionale.

Il film, come avviene in film simili come The Gangster, The Cop, The Devil, esplora temi come la legalità, la violenza urbana, il senso di giustizia e la lealtà all’interno delle comunità emarginate, offrendo uno sguardo realistico e crudo sulle dinamiche tra gang rivali. L’intensità delle scene d’azione e la caratterizzazione dei personaggi hanno contribuito a rendere il film un grande successo al botteghino sudcoreano. Nel prosieguo di questo articolo, oltre a ripercorrere brevemente la trama, ci soffermeremo sulla spiegazione del finale di The Outlaws, analizzandone il significato e l’impatto all’interno della narrazione complessiva.

La trama di The Outlaws: cosa accade nel film?

L’anno è il 2004. Quando un membro della Venom Gang arriva alla stazione di polizia di Geumcheon gravemente accoltellato, l’agente Ma Seok-do scopre che il nome dell’uomo è Hullang della banda di Yi-soo. Decide di riunire i capi, Dok-Sa (banda Venom) e Jang Yi-soo (banda Yi-soo) e di farli scusare l’uno con l’altro. È chiaro che possiede un rapporto, non amichevole, con i boss, che quindi lo ascoltano. Ci sono dunque più bande, ma c’è un tacito trattato di pace che fa sì che le bande si occupino ognuna dei propri affari. Ma Seok-do le tiene anche lontane dalla polizia, ma ogni volta che decidono di entrare in guerra l’una contro l’altra, finiscono sotto la sua giurisdizione.

Ma Dong-seok in The Outlaws
Ma Dong-seok in The Outlaws

In un certo senso, il dipartimento di Seok-Do è dunque una banda a sé stante che, se non è temuta, è quantomeno rispettata. D’altra parte, Jang Chen e i suoi soci Wi Seong-rak e Yang Tae della banda cinese del Drago Nero sono entrati clandestinamente a Seoul. Torturano Gil-Su, un membro della banda Venom, che deve loro dei soldi. Quando Dok-Sa arriva sul posto con la sua banda, Jang Chen lo uccide. Chen uccide poi Gil-Su e rivendica l’autorità anche sulla banda Venom. In seguito, Jang decide di visitare i locali della banda di Choon-Sik e di rivendicare anche quelli. Anche Ma Seok-do è presente per parlare con il capo della banda Choon-Sik, Hwang Choon-Sik, degli omicidi, ma finisce per ubriacarsi e addormentarsi.

Viene svegliato da una telefonata e trova i suoi colleghi sul posto. Scopre che i tre cinesi hanno fatto irruzione nel locale e hanno creato scompiglio, tagliando un braccio all’ospite. La squadra di Ma Seok-do accede ai filmati delle telecamere a circuito chiuso e vede i volti dei membri del Drago Nero. La polizia trova anche le parti del corpo di Dok-Sa in una pattumiera. Nel frattempo, la gang si dirige verso una sala giochi gestita dalla banda di Yi-soo e se ne impossessa, minacciando di uccidere Jang Yi-soo, rimasto solo senza i suoi scagnozzi. Più tardi, mentre mangiano in un ristorante, Ma Seok-do e la sua squadra hanno un incontro con il Drago Nero, ma riescono solo a catturare Wi Seong-rak. Seok-Do decide dunque di usarlo come esca per catturare Jang Chen e Yang Tae.

I cattivi e i malvagi

The Outlaws è dunque un’altra interpretazione del tropo “poliziotto buono, poliziotto cattivo”, ma questa volta Ma Seok-do incarna entrambi. È buono con i buoni e cattivo con i cattivi. Si assicura che tutte le bande operino senza rappresentare una minaccia per la società, mantenendo rapporti piuttosto amichevoli con loro. Da quello che sembra, sembra anche che riceva una parte dei loro affari. Vediamo il suo lato malvagio nel modo in cui si comporta con i capi delle bande e con i suoi amici al lavoro, ma quando è in missione, è il suo lato cattivo ad essere al centro della scena. Quando affronta gli scagnozzi va a colpo sicuro e fa capire chiaramente che è bravissimo con i pugni.

Jo Jae-yoon in The Outlaws
Jo Jae-yoon in The Outlaws

Rispetta i civili e ama divertirsi con i suoi colleghi. In sostanza, è una persona che ama il suo lavoro. Non vediamo la sua famiglia, il che ci porta a chiederci se ne abbia una. Forse l’ha persa a causa di un crimine a base di coltelli. Da qui l’odio e la paura per le lame, di cui parla a uno dei suoi colleghi. Più spesso, è un oggetto che fa affiorare ricordi che, nel caso di Ma Seok-do, sono dolorosi. Tuttavia, non li lascia trapelare e, a quanto pare, riesce a gestirli facilmente. Si tratta di un uomo con un forte autocontrollo che sa come destreggiarsi nel suo lavoro. Dall’altra parte, abbiamo l’imprevedibile Jang Chen della banda del Drago Nero. Non sappiamo se si tratta di un difetto del personaggio o se si suppone che sia così goffamente dinamico per natura.

Nella prima metà del film, lo vediamo molto calmo, composto e a malapena parlante. Sono i suoi assistenti a parlare e a maltrattare le persone. Nella seconda metà, all’improvviso, Jang Chen si trasforma in un mostro d’uomo deciso a uccidere tutti coloro che lo ostacolano, senza risparmiare nemmeno i bambini. E il cambiamento dal primo al secondo è così drastico che diventa ridicolo piuttosto che spaventoso. Per quanto riguarda il fatto sconcertante che i tre, Jang Chen, Wi Seong-rak e Yang Tae abbiano facilmente sconfitto la banda di Venom e la banda di Yi-soo, non ha senso, per quanto possano essere assolutamente raccapriccianti e orribili. È come se i creatori avessero deciso di creare i personaggi in modo tale che potessero essere bilanciati solo da quelli di Ma Seok-do.

La spiegazione del finale di The Outlaws: Ma Seok-do pone fine alla banda del Drago Nero?

In una parola, sì. I creatori hanno fatto un ottimo lavoro nel ritardare la cattura della banda del Drago Nero da parte della polizia di Geumcheon. Dopo la cattura di Wi Seong-rak e Yang Tae, Ma Seok-do insegue Jang Chen, che sta cercando di fuggire in Cina. Alla fine viene intercettato da Ma Seok-do nella toilette dell’aeroporto e, dopo una macabra lotta corpo a corpo, Ma Seok-do mette le manette a Jang Chen. Il film si conclude con Ma Seok-do convocato dal commissario. Il sorriso sul suo volto sembra indicare che sta per ricevere la sua prossima missione, che verrà poi esplorata nel sequel, ovvero “The Roundup”.

Ocean’s 8, la spiegazione del finale: come si svolge la rapina?

Ocean’s 8, la spiegazione del finale: come si svolge la rapina?

Non sarebbe un film di Ocean’s senza un colpo di scena, e il finale di Ocean’s 8 (qui la recensione) ne offre certamente di sconvolgenti. Nel reboot del franchise, Debbie Ocean (Sandra Bullock) riunisce una squadra all-star di sette donne per rubare una collana di diamanti da 150 milioni di dollari al Met Gala. Naturalmente, come tutti gli altri film della serie Ocean’s, anche questo riserva delle sorprese. Il film mette infatti in piedi quella che sembra essere una storia di rapina piuttosto semplice, incentrata su personaggi eclettici per la maggior parte del film, ma ciò che sta realmente accadendo sotto scava più a fondo.

Ocean’s 8 presenta così diversi colpi di scena scioccanti quando arriva il finale. C’è la questione dell’ottavo membro non menzionato nel titolo, l’obiettivo effettivo della rapina e, naturalmente, il grande collegamento con Ocean’s Eleven. Il colpo di scena finale di Ocean’s 8 non sarà così scioccante come quello del primo film del franchise (o così ridicolo come il trucco di Julia Roberts nei panni di Julia Roberts di Ocean’s Twelve), ma ci sono ancora molti dettagli della rapina e del suo risultato che richiedono un’immersione più profonda. Scopriamoli in questo approfondimento!

La spiegazione della rapina di Ocean’s 8

La squadra di Ocean’s 8 pianifica il colpo per rubare la collana di diamanti “Jeanne Toussaint” di Cartier, un compito che richiede abilità molto specifiche. Debbie condivide i suoi piani con la sua partner Lou (Cate Blanchett) e insieme riuniscono una squadra di cinque specialiste. Poiché la collana è solitamente conservata in un caveau sotterraneo, Debbie e Lou arruolano una stilista, Rose Weil (Helena Bonham Carter), per creare un look da Met Gala per l’attrice Daphne Kluger (Anne Hathaway).

Rose convince Cartier a far uscire i diamanti dal caveau per il Met Gala e scansiona i gioielli in modo da poterne creare una replica. Nel frattempo, un hacker di nome Nine Ball (Rihanna) si introduce nelle telecamere di sicurezza del Met Gala e crea un punto cieco fuori dai bagni. Tammy (Sarah Paulson) accetta un lavoro a Vogue che le consente di avere accesso ai piani del Met Gala, convincendo il suo capo ad assumere personale aggiuntivo per il catering, il che permette alla squadra di entrare al Gala senza essere individuata.

Ocean's 8
Sandra Bullock, Cate Blanchett, Sarah Paulson, Rihanna e Awkwafina in Ocean’s 8. Foto di Barry Wetcher – © 2016 Warner Bros. Entertainment Inc.

La rapina in Ocean’s 8 non è solo una questione di soldi, ma anche di vendetta. Debbie Ocean vuole vendicarsi del suo ex fidanzato, Claude Becker (Richard Armitage), che l’ha gettata nel dimenticatoio dopo una truffa andata male. Di conseguenza, Debbie ha trascorso gli ultimi cinque anni in prigione per pianificare il colpo perfetto. Ocean organizza un incontro tra Kluger e Becker in modo che quest’ultimo accompagni Kluger al Met Gala; Becker diventa il perfetto “capro espiatorio” che Debbie e la sua squadra incastrano per il furto dei diamanti.

Come la squadra ha messo a segno il colpo in Ocean’s 8

La sera del Met Gala, quando Daphne indossa la collana, Rose scopre che è necessario un magnete speciale per sbloccarla. Invia un video del magnete che blocca la collana alla squadra e Nine Ball chiama sua sorella per creare una chiave per loro. Lou lavora nel catering e serve a Daphne una zuppa che le dà la nausea. Daphne corre in bagno e, mentre vomita, Constance (Awkwafina), la borseggiatrice della squadra, le toglie la collana. Entrando nel punto cieco creato da Nine Ball, Constance nasconde la collana su un vassoio da portata e l’ignaro cameriere la porta inconsapevolmente in cucina, dove Amita (Mindy Kaling), la gioielliera, la raccoglie.

Amita lavora poi per decostruire la collana e, dopo un breve allarme per la sicurezza in cui gli ospiti vengono evacuati, Tammy “trova” la replica. La sicurezza torna alla normalità e la squadra riesce a lasciare il Met senza essere individuata. Debbie prende alcuni diamanti dalla collana e li mette su Becker. Quando Cartier si accorge che la replica è un falso, la squadra è già riuscita a portare via i diamanti e ad assumere quattro diverse donne anziane per vendere pezzi dei gioielli. John Frazier (James Corden) viene chiamato dalla compagnia di assicurazioni per individuare la collana, ma non sembra esserci alcuna prova concreta da usare contro Debbie e la sua squadra.

Anne Hathaway e James Corden in Ocean's 8
Anne Hathaway e James Corden in Ocean’s 8

La spiegazione del colpo di scena di Daphne Kluger

Daphne Kluger era il bersaglio e, a detta di tutti, era stata creata per essere il cattivo. È un’attricetta vanitosa e bisognosa di attenzioni che non sembra prestare attenzione a nessuno se non a se stessa. Tuttavia, Kluger si unisce inaspettatamente alla squadra di Ocean. Quando Rose invia alla squadra un video della chiusura a magnete della collana, Kluger se ne accorge e si insospettisce. Attrice professionista, è anche in grado di individuare diversi membri della squadra che mentono. Si tratta di prove circostanziali, ma Kluger potrebbe essere in grado di distruggere la squadra.

Tuttavia, quando viene interrogata da Frazier, non denuncia né Rose né gli altri. Invece, quando le viene chiesto se riconosce Debbie Ocean, Kluger mente e in seguito si rivolge alla donna, dicendo che vuole partecipare. Sebbene Kluger non sia coinvolta nel colpo iniziale, il suo silenzio sarebbe sufficiente a renderla parte della squadra. Ma Daphne accetta il suo nuovo ruolo, organizzando un appuntamento romantico con Becker per incastrarlo.

Con Becker ammanettato al letto nell’altra stanza, trova i diamanti che Debbie aveva nascosto nella tasca della giacca e li fotografa nel suo appartamento, fornendo a Frazier le prove necessarie per ottenere un mandato. Kluger avrebbe potuto essere facilmente catalogata come una ragazzina viziata, ma invece finisce per essere l’unica persona che Debbie Ocean sottovaluta. Tuttavia, Kluger è più che felice di unirsi alla banda di Ocean e di ottenerne un grosso guadagno.

Helena Bonham Carter e Anne Hathaway in Ocean's 8
Helena Bonham Carter e Anne Hathaway in Ocean’s 8

Il nono membro di Ocean’s 8

Come si scopre, Debbie e Lou avevano messo gli occhi su qualcosa di più della collana di Cartier, perché ci sono molti altri gioielli nella mostra. All’inizio del film, Daphne guida una troupe televisiva attraverso questa sezione della mostra, suggerendo ciò che sarà esposto durante il Met Gala, ma è facile ignorare questa scena finché non diventa un’informazione chiave in seguito. Il più grande indizio di un ulteriore livello di rapina è una breve scena in cui la Lou di Cate Blanchett prende un sottomarino giocattolo motorizzato, e il finale rivela la portata del piano.

Quando la sicurezza fa evacuare gli ospiti, Lou e Yen, l’acrobata cinese (della troupe originale di Ocean’s Eleven), si intrufolano nella mostra e rubano i gioielli esposti. Yen si arrampica sopra l’esposizione e si sospende verso il basso, schivando i laser che avrebbero avvertito la sicurezza. Raccoglie i gioielli e li mette in una borsa. Alla base dell’esposizione c’è l’acqua, quindi attacca la borsa al sottomarino giocattolo motorizzato per far sì che Lou la raccolga. Lou rimanda i gioielli replicati a Yen, che li mette in mostra prima del ritorno della sicurezza. Poi Lou se ne va con Yen in un furgone per il catering, senza che il Met se ne accorga.

Il rapporto del finale di Ocean’s 8 rispetto alla trilogia

Ocean’s 8 è uscito nel 2018 ed è il film più recente della serie. Anche se ogni film ha i suoi meriti, ci sono naturalmente dei paragoni da fare, soprattutto quando si tratta del finale. Nel complesso, Ocean’s 8 non è considerato il miglior film di Ocean’s finora, ma non è nemmeno il peggiore. Non ha raggiunto le vette di Ocean’s Thirteen del 2007 o di Ocean’s Eleven del 2001, ma si pone al di sopra di Ocean’s Twelve del 2004. Una cosa che Ocean’s 8 ha fatto particolarmente bene rispetto alle sue controparti sono stati i colpi di scena. Questo vale soprattutto per la Daphne di Anne Hathaway.

Lo sviluppo del suo passaggio dall’essere il bersaglio all’aiutare la squadra di Ocean’s è stato un momento incredibilmente inaspettato, anche se del tutto naturale. Come la maggior parte dei film di rapine, ogni film di Ocean’s presenta alcuni colpi di scena, ma nessuno è stato così ispirato. Per quanto riguarda la rapina in sé, non è elaborata o avvincente quanto quella del primo e del terzo film della trilogia, ma è sicuramente superiore all’eccessiva complessità delle rapine europee in Ocean’s Twelve.

Mission: Impossible III, dalla Cina all’Italia, tutte le location del film

Uscito nel 2006, Mission: Impossible III rappresenta un capitolo fondamentale nella saga di Ethan Hunt (Tom Cruise), rinnovandone il tono e il successo globale. Diretto da J. J. Abrams, alla sua prima esperienza cinematografica dopo il successo televisivo di Alias e Lost, il film combina azione ad alta tensione, spionaggio e un’intensa componente emotiva. Questo terzo episodio ha infatti il merito di aver riportato energia fresca al franchise, gettando le basi per i successivi sequel che avrebbero poi dominato il box office fino ai nostri giorni.

La trama segue Ethan Hunt, che si trova a dover salvare una giovane agente mentre affronta il temibile trafficante d’armi Owen Davian, interpretato da Philip Seymour Hoffman. Accanto a lui troviamo Michelle Monaghan nel ruolo di Julia, la compagna di Ethan, introducendo per la prima volta un vero legame sentimentale nel mondo dell’IMF. Temi come il sacrificio, la doppia identità e la responsabilità personale attraversano tutta la narrazione, rendendo il film più maturo rispetto ai suoi predecessori.

Mission: Impossible III si distingue anche per la sua produzione internazionale, con scene girate in spettacolari location reali in tutto il mondo. In attesa di poter vedere il nuovo e ultimo capitolo della saga, Mission: Impossible – The Final Reckoning, in questo articolo, andremo dunque a esplorare tutte le location di Mission: Impossible III, con particolare attenzione alle riprese svolte in Italia, che regalano al film un fascino storico unico.

Tom Cruise, Ving Rhames e Simon Pegg in Mission Impossible III

Le location di Mission: Impossible III, le riprese in Italia tra Roma e Caserta

Uno dei set più iconici di Mission: Impossible III è Roma, dove si svolge una delle missioni più spettacolari del film. Le scene ambientate in Vaticano – tra cui l’infiltrazione al ricevimento – sono in realtà state girate in diverse location storiche della capitale italiana. Pur non avendo avuto accesso diretto al Vaticano, la produzione ha utilizzato set realistici e altri edifici, come Palazzo Sacchetti e alcuni cortili rinascimentali, per ricreare l’atmosfera solenne della Città del Vaticano. Inoltre, quando Hunt riesce a eludere le telecamere di sorveglianza e scavalca il muro di cinta, quello che si vede dall’altro lato è in realtà la facciata della Reggia di Caserta.

Gli interni del palazzo sono stati utilizzati anche per il ricevimento in Vaticano a cui Maggie Q riesce ad introdursi senza invito attraverso un ingresso che tuttavia si trova in via della Pilotta, nel rione Trevi di Roma. La scena della scalata del muro, l’uso delle maschere facciali e l’ingresso nell’edificio sono dunque ambientate tra splendide architetture barocche che esaltano il contrasto tra l’antico e l’alta tecnologia delle missioni IMF. Girare a Roma ha permesso al film di aggiungere una dimensione storica e visivamente ricca, rendendo questa sequenza una delle più memorabili dell’intera saga.

Shanghai, la metropoli futuristica

Nella parte finale del film, invece, Shanghai diventa il palcoscenico di un adrenalinico inseguimento e della risoluzione della missione. Le riprese si sono svolte in alcune delle zone più moderne e iconiche della città, come il quartiere finanziario di Lujiazui e il Bund, con i suoi celebri palazzi coloniali affacciati sul fiume Huangpu. In una delle scene più spettacolari, Hunt si lancia da un grattacielo per infiltrarsi in un edificio sorvegliato, utilizzando le luci e l’architettura ipermoderna di Shanghai per creare un’atmosfera tesa e vertiginosa. Le sequenze notturne, dominate da neon e riflessi, amplificano l’intensità della missione e offrono uno sfondo visivo mozzafiato, sottolineando la lotta personale di Ethan contro il tempo.

Mission-Impossible-III-cast-location

Le riprese negli Stati Uniti, tra Los Angeles e la Virginia

Oltre alle location internazionali, Mission: Impossible III è stato girato anche in diversi luoghi negli Stati Uniti. Gli interni domestici della casa di Ethan e Julia sono stati filmati a Los Angeles, così come molte delle scene urbane di inseguimento e azione. La città californiana ha offerto ambientazioni moderne ma anche familiari, fondamentali per rappresentare la doppia vita di Ethan tra agente segreto e uomo comune. Alcune sequenze ambientate presso la sede dell’IMF sono state invece girate in Virginia, sfruttando gli edifici istituzionali della zona. In particolare, la Central Virginia ha fornito il contesto per le sequenze più burocratiche e militari del film, offrendo una credibilità visiva alla trama di spionaggio.

Le location di Mission: Impossible III sono dunque parte integrante del fascino del film, conferendogli una dimensione globale e aumentando il coinvolgimento visivo del pubblico. Dalle antiche strade di Roma ai grattacieli scintillanti di Shanghai, fino ai quartieri residenziali di Los Angeles, ogni ambientazione è stata scelta con cura per sostenere la narrazione e arricchire la storia personale di Ethan Hunt. Nel corso della saga, anche i successivi film si sono avvalsi di location da più parti del mondo, con l’Italia – e più precisamente Roma – tornata a ricoprire un ampio ruolo all’interno del settimo capitolo, Mission: Impossible – Dead Reckoning.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Mission: Impossible III grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Now, Tim Vision, Paramount+ e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 28 aprile alle 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Cannes 78: annunciata la Giuria del Concorso, c’è anche Alba Rohrwacher

Come annunciato in precedenza, la Giuria di Cannes 78 sarà presieduta dall’attrice francese Juliette Binoche. A lei si uniranno l’attrice e regista americana Halle Berry, la regista e sceneggiatrice indiana Payal Kapadia, l’attrice italiana Alba Rohrwacher, la scrittrice franco-marocchina Leïla Slimani, nonché il regista, documentarista e produttore congolese Dieudo Hamadi, il regista e sceneggiatore coreano Hong Sangsoo, il regista, sceneggiatore e produttore messicano Carlos Reygadas e l’attore americano Jeremy Strong.

La Giuria avrà l’onore di assegnare la Palma d’Oro a uno dei 21 film in Concorso, dopo Anora di Sean Baker, presentato dalla Giuria di Greta Gerwig nel 2024. I vincitori saranno annunciati sabato 24 maggio durante la Cerimonia di Chiusura, trasmessa in diretta da France Télévisions in Francia e da Brut. a livello internazionale.

 

From left to right: Jeremy Strong © Paola Kudacki / Alba Rohrwacher © Stephanie Gengotti / Dieudo Hamadi © Gertrude / Leïla Slimani © Francesca Mantovani – Gallimard / Juliette Binoche © Brigitte Lacombe / Halle Berry © Randy Holmes ABC / Carlos Reygadas © DR / Payal Kapadia © Ranabir Das / Hong Sangsoo © DR

Ricordiamo che Alba Rohrwacher non sarà l’unica rappresentate dell’Italia a Cannes 78. Alice Rohrwacher è stata scelta per presiedere la Giuria della Caméra d’or, il premio assegnato alle opere prime, mentre Mario Martone è in Concorso con Fuori.

Ritrovarsi a Tokyo: recensione del film con Romain Duris

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Ritrovarsi a Tokyo: recensione del film con Romain Duris

Esce nelle sale italiane il 30 aprile Ritrovarsi a Tokyo (qui il trailer), il nuovo film di Guillaume Senez, interpretato da un intenso Romain Duris. Dopo il successo di Our Struggles, Senez e Duris tornano a collaborare per raccontare una storia diametralmente opposta: non più un padre costretto a occuparsi dei figli inaspettatamente, ma un padre che lotta disperatamente per rivedere una figlia da cui è stato separato contro la sua volontà. Presentato come evento di chiusura del Rendez-Vous – Festival del Nuovo Cinema Francese, Ritrovarsi a Tokyo è un’opera profonda e toccante, che getta uno sguardo inedito sulla dolorosa questione della custodia dei minori in Giappone.

La trama di Ritrovarsi a Tokyo: un padre ai margini

Il protagonista Jay (Duris), francese trapiantato a Tokyo, vive ai margini della società giapponese lavorando come autista per un servizio di auto private. La sua vita solitaria è scandita da piccoli gesti di quotidiana alienazione, finché, in una coincidenza al limite del plausibile, viene incaricato di accompagnare una ragazzina a scuola. È Lily, sua figlia, che non vede da nove anni, da quando l’ex moglie giapponese lo ha lasciato, portandola via senza possibilità di contatto.

Il sistema giuridico giapponese, al centro del film, non prevede la custodia congiunta: in caso di separazione conflittuale, uno dei genitori — spesso quello straniero — può essere legalmente escluso dalla vita del figlio. Ritrovarsi a Tokyo racconta questa realtà senza semplificazioni né eccessi didascalici. La sceneggiatura, firmata da Senez e Jean Denizot, adotta una narrazione stratificata: le informazioni emergono lentamente attraverso gesti, sguardi e dialoghi frammentari, evitando spiegazioni forzate o monologhi chiarificatori.

©LesFilmsPelleas_VersusProduction

Romain Duris offre un’interpretazione magistrale

Duris offre una delle interpretazioni più contenute e sofferte della sua carriera. Il suo Jay è un uomo logorato dall’assenza, incapace di reagire apertamente ma attraversato da un dolore costante che si manifesta nei dettagli: un sorriso spezzato, un silenzio troppo lungo, una smorfia trattenuta. Evitando ogni patetismo, Duris mantiene sempre un registro di autenticità che rende il suo percorso ancora più straziante. Quando Jay incontra Lily senza che lei lo riconosca, il film tocca uno dei suoi vertici emotivi.

Un importante contraltare al personaggio di Jay è Jessica (Judith Chemla), un’altra espatriata francese coinvolta in una battaglia simile per la custodia del figlio. Jessica rappresenta la rabbia che Jay ha ormai seppellito sotto anni di frustrazione e rassegnazione. Attraverso il suo percorso, il film arricchisce la narrazione di sfumature, mostrando diversi modi di resistere all’ingiustizia, senza dover ricorrere a flashback esplicativi.

Una Tokyo autentica: niente esotismi

Senez evita ogni forma di esotismo. Tokyo non è il solito scenario da cartolina occidentale: le strade, i sentō, le scuole sono luoghi concreti, vissuti, spesso ostili nella loro ordinata indifferenza. Il regista stesso ha dichiarato di non essere mai stato “affascinato” dal Giappone come altri colleghi occidentali. Questa scelta di sobrietà stilistica conferisce al film una forza particolare, accentuata anche da una fotografia che predilige toni neutri e luci naturali.

Un altro elemento di autenticità è l’ampio uso dell’improvvisazione, pratica cara a Senez, estesa anche ai dialoghi in giapponese, che Duris ha studiato per il ruolo. Questa scelta rafforza la verosimiglianza e sottolinea la difficoltà di Jay nel tentativo di adattarsi a una cultura che continua a respingerlo, nonostante i suoi sforzi.

La musica, composta da Olivier Marguerit, accompagna il film con discrezione. Le canzoni francesi che punteggiano la colonna sonora fungono da ponte emotivo tra la patria perduta e l’estraneità del presente. Emblematica è la scena in cui un padre disperato canta ubriaco una versione giapponese di “Que je t’aime” di Johnny Hallyday: un momento in cui dolore e desiderio di appartenenza si fondono in un grido liberatorio.

©LesFilmsPelleas_VersusProduction

La passività del protagonista: limite o scelta?

Se Ritrovarsi a Tokyo ha un difetto, è forse la passività necessaria del suo protagonista. Jay è spesso in balia degli eventi, incapace di agire in un contesto legale e culturale che lo priva di strumenti efficaci. Tuttavia, questa scelta narrativa è coerente con il tema centrale: l’impossibilità di combattere ad armi pari contro un sistema profondamente ingiusto.

Il film si chiude su una nota di speranza, pur consapevole delle sue limitazioni narrative. Come nella realtà, la battaglia di Jay non si conclude con una vittoria piena. Tuttavia, la recente modifica della legislazione giapponese — che a partire dal 2026 introdurrà la possibilità della custodia congiunta — offre una speranza concreta per casi come il suo. Ritrovarsi a Tokyo, girato prima di questa svolta, resta così una preziosa testimonianza di una condizione vissuta da migliaia di genitori.

Una lezione di umanità

Con grande sensibilità e rigore, Guillaume Senez firma un film che non cerca facili emozioni ma colpisce con la forza della sua umanità. Ritrovarsi a Tokyo è un’opera che invita a riflettere sulla complessità degli affetti, sui limiti della giustizia e sulla resilienza necessaria per non perdere sé stessi.

Black Bag – Doppio Gioco, recensione del film di Steven Soderbergh

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In un mondo costruito sulla menzogna, dove ingannare è naturale come respirare, Black Bag si inserisce con uno stile raffinato e una trama avvolta nel sospetto. Diretto da Steven Soderbergh e scritto da David Koepp, il film racconta l’indagine dell’agente dei servizi segreti britannici George Woodhouse (Michael Fassbender), incaricato di scoprire un traditore all’interno dell’agenzia. La posta in gioco è alta: qualcuno ha rubato una tecnologia devastante, il temibile “Severus”, e l’ha messa in vendita al miglior offerente. Il problema più grande? Tra i sospetti c’è anche sua moglie, l’agente Kathryn (Cate Blanchett).

Un thriller psicologico che predilige il lusso alla verosimiglianza

Black Bag è un thriller di spionaggio che, piuttosto che puntare sull’azione, predilige ambienti ultra-chic, sartoria impeccabile e una patina di lusso dissoluto. Per i primi quaranta minuti, questa scelta sembra funzionare. Fassbender, con occhiali spessi da intellettuale alla Harry Palmer, incarna con precisione chirurgica la freddezza e il rigore emotivo del suo personaggio. Blanchett, come sempre magnetica, scivola tra le scene come un felino, vestita di abiti costosi e pronta a lasciare il pubblico a interrogarsi sulle sue reali intenzioni.

Tuttavia, nonostante l’innegabile fascino visivo, qualcosa non quadra fino in fondo. Abituati a thriller di spionaggio più crudi e disillusi, come la recente serie Slow Horses tratta dai romanzi di Mick Herron, gli spettatori odierni potrebbero trovare l’atmosfera di Black Bag eccessivamente patinata, poco autentica. A tratti, la pellicola sembra più preoccupata di sembrare elegante che di essere credibile.

Michael Fassbender in Black Bag - Doppio gioco
Michael Fassbender in Black Bag – Doppio gioco. Foto di Claudette Barius/Focus Features © 2025

I dialoghi brillanti di Black Bag

La sceneggiatura di David Koepp offre momenti di autentico godimento: i dialoghi sono rapidi, sagaci, con una vivacità che ricorda i migliori botta e risposta di Ocean’s Eleven. Non sorprende, visto che Black Bag segna la terza collaborazione tra Koepp e Soderbergh. Il montaggio è serrato, la regia sicura, e la colonna sonora di David Holmes — con richiami jazzy e tante percussioni — accompagna perfettamente il tono scanzonato del racconto.

La brillantezza dei dialoghi maschera la natura intrinsecamente contorta della trama, allegerendola. I personaggi, interpretati da un cast straordinario che include anche Naomie Harris, Tom Burke e Marisa Abela, si muovono su scacchiere emotive a volte poco plausibili. Le loro motivazioni appaiono confuse e questo rende lo spettatore più attento al meccanismo di svelamento del “colpevole” che alle storie dei personaggi in sé.

Black Bag è un heist movie travestito da spy thriller

Una delle intuizioni più riuscite di Soderbergh è trattare Black Bag come un heist movie sotto mentite spoglie. L’indagine interna condotta da Woodhouse procede come la pianificazione di un colpo: informazioni dosate con attenzione, sospetti che cambiano di ora in ora, un crescendo di tensione che culmina in una sorta di “resa dei conti” finale.

Una delle sequenze più memorabili è la cena trai sospetti, in cui viene somministrato un siero della verità. Ricorda, per intensità e costruzione drammatica, la scena del tavolo in Heat o la partita a poker di Casino Royale: un gruppo di persone sedute, ma con una tensione palpabile che minaccia di esplodere da un momento all’altro. Il risultato? Un crescendo di segreti svelati, di alleanze tradite, di colpi di scena in rapida successione.

Cate Blanchett è Kathryn St. Jean in BLACK BAG di Steven Soderbergh, di Focus Features. Credit: Claudette Barius/Focus Features © 2025 All Rights Reserved.

Curiosa, e perfettamente consapevole, la scelta di Soderbergh di evocare l’ombra di James Bond: non solo per l’ambientazione britannica, ma anche attraverso il casting di Pierce Brosnan (ex 007) e di attori come Fassbender e Regé-Jean Page, spesso associati ai rumor su un futuro Bond. Tuttavia, Black Bag si tiene lontano dai gadget e dalle esplosioni tipiche dell’agente segreto più famoso del cinema, preferendo scavare nella psicologia del mestiere: cosa succede quando mentire diventa il tuo pane quotidiano?

Un finale che ripaga la pazienza

Nonostante le imperfezioni — e una certa sensazione di vuoto emotivo che accompagna lo spettatore durante il percorso — Black Bag offre un finale sorprendentemente soddisfacente. Soderbergh confeziona una conclusione che sembra uscita da un romanzo di Agatha Christie: in una sorta di “drawing room” conclusivo, il traditore viene smascherato, le verità sepolte riaffiorano, e ogni pezzo del puzzle trova il suo posto.

Black Bag è un elegante esercizio di stile: più interessante per come racconta la storia che per la storia stessa. Gli amanti dei thriller psicologici sofisticati e dei giochi di specchi troveranno molto da apprezzare; chi invece cerca adrenalina pura o realismo sporco rimarrà probabilmente un po’ deluso. Non il miglior Soderbergh, ma sicuramente un Soderbergh che sa ancora divertire — e farci dubitare di chiunque, anche della persona che ci dorme accanto.

Acqua Benedetta in anteprima alla decima edizione di Lievito

Acqua Benedetta in anteprima alla decima edizione di Lievito

Lunedì 28 aprile alle ore 21:00, presso il Cinema Corso di Latina, si terrà la proiezione speciale del documentario Acqua Benedetta nell’ambito della decima edizione della rassegna culturale Lievito 2025.

Diretto da Antonio Petrianni, prodotto da Luca Lardieri, Francesco Madeo, Mattia Nicoletti e scritto da Christian Mastrillo, il film racconta tre vite segnate dalla dialisi, offrendo uno sguardo profondo sul corpo come luogo di resistenza e sull’acqua come elemento vitale e insieme minaccioso. Attraverso le testimonianze di Carlo Alberto Cecconi, Serena Scaramella e Oise Amidei, Acqua Benedetta racconta tre vite segnate dalla dialisi, offrendo uno sguardo profondo sul corpo e sull’acqua, elemento vitale e minaccioso. Attraverso le testimonianze di Carlo Alberto Cecconi, Serena Scaramella e Oise Amidei, il film riflette sul nostro legame con l’ambiente. L’Agro Pontino non è semplice sfondo, ma parte viva del racconto: tra pianure, acque e contraddizioni si intrecciano storie di fragilità e resistenza. Un paesaggio che respira con i protagonisti, simbolo di memoria e identità.

Al termine della proiezione, seguirà un incontro con il regista, il produttore, lo sceneggiatore e i protagonisti del film, offrendo al pubblico l’opportunità di approfondire i temi trattati e dialogare direttamente con gli autori.

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La trama di Acqua Benedetta

«Non tutti i luoghi sono abitabili, non tutti i corpi sono vivibili. Non esiste il bene, non esiste il male… esiste solo la natura. Questo luogo è una macchina perfetta. L’uomo non lo può abitare. Per il suo corpo, inadeguato, quell’acqua è veleno». L’acqua preme sotto la pelle e ristagna sulla terra, si insinua nei tessuti, satura l’aria. Tra annegamento e siccità, tra reni e terreni, vene e canali, tra meccanica idraulica e medicina. Uomo e Natura restano in bilico. Ma su cosa poggia il nostro equilibrio?

  • Regia di Antonio Petrainni
  • Genere: Documentario
  • Con Fabio Bomberini, Carlo Alberto Cecconi, Serena Scaramella.
  • Sceneggiatura: Luca Lardieri, Christian Mastrillo e Antonio Petrianni.
  • Musiche di Christin Ott
  • Prodotto e distribuito da Dreamcatchers Entertainment e Luca Lardieri in collaborazione con Filippo Barracco e Ivan Caso Con il supporto di Transplantsport Italia e Dinets Srl.

So cosa hai fatto: trailer del quarto capitolo della saga horror

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So cosa hai fatto: trailer del quarto capitolo della saga horror

Guarda il trailer ufficiale di So cosa hai fatto, diretto da Jennifer Kaytin Robinson con Madelyn Cline, Chase Sui Wonders, Jonah Hauer-King, Tyriq Withers, Sarah Pidgeon, Billy Campbell, Gabbriette Bechtel, Austin Nichols, Lola Tung, Nicholas Alexander Chavez, Freddie Prinze Jr. e Jennifer Love Hewitt. Dal 16 luglio al cinema prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Il trailer di So cosa hai fatto, diretto da Jennifer Kaytin Robinson. Il film è il quarto capitolo della serie I Know What You Did Last Summer, sequel dell’omonimo film del 1997 e di Incubo finale (I Still Know What You Did Last Summer) del 1998. So cosa hai fatto è interpretato da Madelyn Cline (Glass Onion – Knives Out), Chase Sui Wonders (Little Death), Jonah Hauer-King (La sirenetta), Tyriq Withers (Atlanta), Sarah Pidgeon (The Friend), Billy Campbell (Dracula di Bram Stoker), Gabbriette Bechtel, Austin Nichols, Lola Tung, Nicholas Alexander Chavez mentre Jennifer Love Hewitt e Freddie Prinze Jr. riprendono i ruoli di Julie James e Ray Bronson dei primi due film.

So cosa hai fatto sarà nelle sale italiane dal 16 luglio prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Conclave: lunedì 5 maggio su Sky e NOW

Conclave: lunedì 5 maggio su Sky e NOW

In corrispondenza con l’inizio del Conclave che ha il compito di scegliere il successore di Papa Francesco al soglio pontificio, arriva su Sky Cinema in prima TV il film del momento, vincitore dell’Oscar® per la miglior sceneggiatura non originale e candidato in altre sette categorie tra cui Miglior Film, CONCLAVE (leggi la recensione), in onda lunedì 5 maggio alle 21:15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in 4K.

Ricco di tensione e intriso di tradizione, CONCLAVE è uno sguardo inedito e illuminante sui meccanismi interni della Chiesa cattolica, oltre che un thriller avvincente con un mistero al centro. Basato sull’acclamato bestseller di Robert Harris e sceneggiato dal vincitore del Golden Globe e del premio Oscar® Peter Straughan, il film è diretto dal regista premio Oscar® Edward Berger e vede nel cast Ralph Fiennes (candidato all’Oscar® come Miglior Attore Protagonista) che interpreta il cardinale Thomas Lawrence, decano del collegio cardinalizio, mentre svolge il suo tradizionale compito di gestire il conclave. I quattro cardinali più vicini al soglio pontificio sono invece interpretati da Stanley Tucci (il cardinale Aldo Bellini, un americano progressista), John Lithgow (il cardinale Joseph Tremblay, un canadese moderato), Sergio Castellitto (il cardinale italiano Goffredo Tedesco, un tradizionalista vecchio stampo) e Lucian Msamati (il cardinale Joshua Adeyemi, un nigeriano dalle posizioni conservative). Nei panni di suor Agnes troviamo Isabella Rossellini, che offre un’interpretazione che le è valsa una candidatura all’Oscar® come Miglior Attrice Non Protagonista.

La trama di Conclave

Conclave ci porta nel cuore di uno degli eventi più misteriosi e segreti del mondo: l’elezione di un nuovo Papa. Dopo la morte improvvisa dell’amato e compianto Papa, il Cardinale Lawrence è incaricato di dirigere questo delicato processo. Una volta che i leader più potenti della Chiesa Cattolica si riuniscono e si chiudono nelle segrete sale del Vaticano, Lawrence si ritrova intrappolato in una rete di intrighi, tradimenti e giochi di potere. Un oscuro segreto viene alla luce, minacciando di scuotere le fondamenta stesse della Chiesa.

Mindcage – Mente Criminale, spiegazione del finale: chi è il vero assassino?

Diretto da Mauro Borrelli, Mindcage – Mente Criminale è un thriller psicologico del 2022 che ruota attorno a casi di omicidio e serial killer allucinanti. Fin dall’inizio, i due detective principali, Jake Doyle e Mary Kelly, sono tormentati da indizi enigmatici. Mindcage inizia con una nota criptica: delle donne vengono trovate morte in giro per la città. A differenza di ogni altro caso di omicidio, questi omicidi sono molto più distintivi e dettagliati. Ogni donna è adornata in modo tale da sembrare un angelo. Ma la cosa principale è che la persona che sembra aver commesso questi omicidi è in prigione.

Cinque anni prima, il serial killer Arnaud Lefeuvre, alias “The Artist” (John Malkovich), ha rapito e ucciso sei donne in tutta la città. Queste donne erano tutte associate al mondo delle prostitute e delle prostitute. Ora, un serial killer casuale stava rievocando l’intera serie di omicidi, con una strana somiglianza con il modus operandi di Arnaud. Tutto andava bene finché il serial killer non ha iniziato a piazzare indizi casuali sui corpi delle vittime, indirettamente collegati ai detective e alle loro vite personali. Ora, gli investigatori non hanno altra scelta che chiedere aiuto a “The Artist” in persona per risolvere l’intero caso. Ma con il passare dei giorni, i detective si ritrovano invischiati in un labirinto.

Seguono Spoiler su Mindcage – Mente Criminale

Qual è la trama di Mindcage – Mente Criminale?

Il serial killer ha commesso tre omicidi in tre giorni. Il primo corpo è stato scoperto in una chiesa, decorato per renderlo presentabile. I detective Jake e Kelly si avvicinano alla scena del crimine, ed entrambi sono in cattivi rapporti. Nessuno dei due comunica apertamente, ma vengono assegnati a questo caso. Lo sceriffo Owings ha spiegato l’intero caso e il modo in cui questi corpi sono stati conservati. Arnaud avvelenava e conservava le sue vittime usando la ricina estratta dai semi di ricino. Poi sistemava e decorava i cadaveri in pose realistiche usando cornici di metallo, prima di lasciarli in giro per la città. L’artista li chiamava i suoi “capolavori”.

Dopo un’attenta ricerca e pianificazione, Arnaud fu arrestato da alcuni dei migliori detective, tra cui Jake. Per garantire maggiore chiarezza sul caso, lo sceriffo Owings propone di valutare e interrogare Arnaud per ottenere informazioni. Mentre Jake è completamente contrario, Kelly vuole provare a presentarsi come principale. Kelly è laureata in psicologia e crede che la sua formazione potesse aiutarla a dare una svolta al caso. L’idea alla base di questo interrogatorio è quella di accendere l’ego di Arnaud, poiché è chiaro che qualcun altro sta rubando il suo lavoro e si sta prendendo tutto il merito.

Arnaud, il maestro dell’inganno

Arnaud era un maestro dell’inganno. Non si turbava affatto per il fatto che il suo lavoro venisse rubato. Chiedeva sempre qualcosa in cambio delle sue informazioni. A due settimane dalla sua esecuzione, Arnaud desiderava che la sua pena venisse commutata in ergastolo. Kelly gli presentava diverse offerte, ma lui le rifiutava tutte. Alla fine, Kelly promise di approvare la bozza. Jake chiedeva gentilmente a Kelly di lasciare i documenti, così da poterli studiare in dettaglio.

Era chiaro che Arnaud e il misterioso assassino seguissero teorie sull’aldilà, sugli arcangeli e su altri temi biblici. Arnaud recuperava i suoi materiali artistici e Kelly lo aiutava. Passava l’intera giornata a osservare foto e, a un certo punto, decideva di chiamare Kelly per chiederle di controllare le ali dell’ultima vittima: voleva sapere se il medico legale le avesse tarpate.

Kelly correva immediatamente a controllare e trovava, incollato alle ali, un pennellino da smalto. Jake si sorprendeva della familiarità di Kelly con quel pennellino: risultava essere una tonalità fuori produzione che Kelly usava ai tempi del liceo. Non ci pensavano troppo finché non veniva trovato un altro corpo: questa volta, il serial killer lasciava la vittima su una barca, insieme all’ago di una bussola antica.

La situazione diventava ancora più inquietante quando Kelly si accorgeva che Zeke, l’ex compagno di Jake, possedeva una bussola identica. Dopo la morte di Zeke, sua moglie ritirava i suoi effetti personali, ma della bussola non c’era più traccia.

Un caso segnato dalla follia

La gente ricordava Arnaud per aver ucciso sei donne, anche se in realtà causava sette morti. La notte del suo arresto, Jake e Zeke lo inseguivano con un’auto della polizia, ma Jake perdeva il controllo del veicolo e si verificava un terribile incidente. Jake non capiva esattamente quando Zeke fosse sceso dall’auto. Tutto ciò che vedeva era Zeke in piedi accanto ad Arnaud, mentre rideva follemente, prima di cospargersi di benzina e darsi fuoco.

Kelly esaminava i fascicoli di Jake e si rendeva conto che il caso di Arnaud aveva avuto effetti devastanti sulla sua salute mentale. Nonostante non venisse ufficialmente registrato, Jake seguiva una terapia intensiva dopo la morte di Zeke. Durante gli interrogatori, Jake perdeva il controllo e puntava una pistola contro Arnaud. Quest’ultimo sosteneva che Zeke avesse trovato una via per l’aldilà, ma Jake era convinto che Arnaud lo avesse manipolato inducendolo al suicidio.

Mentre l’intera squadra pensava che Zeke fosse morto nell’incendio dell’auto, Kelly sospettava che ci fosse qualcosa di strano anche in Jake. Tuttavia, la priorità restava risolvere il caso. Intanto, Arnaud raccontava a Kelly dei suoi ammiratori che, secondo lui, potevano essere coinvolti negli omicidi.

L’aggressione e la scoperta della verità

Arnaud interrogava spesso Kelly sull’aldilà, generandole molti dubbi. La situazione degenerava quando Kelly veniva aggredita da uno sconosciuto, già incontrato nei giorni precedenti. Inizialmente ignorava il pericolo, finché l’uomo non si introduceva in casa sua. Quella stessa notte, veniva rinvenuta un’altra vittima in un museo; cinque ore di filmati di sicurezza risultavano mancanti.

Kelly trovava la bussola di Zeke, e Jake inseriva un ago all’interno: la bussola indicava un dipinto. Spostandolo, trovavano un’iscrizione olandese: “Het hele landscape” (“il paesaggio dell’inferno”). Jake ne rimaneva scioccato, poiché Zeke gli aveva inviato un libro con lo stesso titolo prima di morire.

Nel frattempo, Jake cominciava a lasciarsi influenzare da pratiche superstiziose, infastidendo Kelly e rallentando le indagini. Gli agenti scoprivano tracce di cloroformio, piume di colomba e foto della vittima presso il camion del vicegovernatore Diaz, destinate ad Arnaud tramite corriere.

Sebbene i registri di Diaz non combaciassero con i profili delle vittime, Kelly e lo sceriffo Owings erano convinti che il serial killer stesse cercando di superare Arnaud.

I segreti di Arnaud

Kelly era sconvolta dalla perquisizione della cella di Arnaud e si scusava con lui. Arnaud distruggeva tutte le lettere ricevute dai suoi ammiratori, ma ricordava ogni dettaglio. Sebbene si rifiutasse di rivelare i nomi, raccontava la sua infanzia traumatica: cresciuto con una madre prostituta, veniva scaraventato a terra a causa delle sue convinzioni religiose, subendo un grave trauma cranico che lo costringeva sulla sedia a rotelle.

Arnaud rivelava che il serial killer era un falsario di opere rinascimentali a tema religioso. Kelly e Jake si precipitavano nel negozio “Langdon & Sons”, dove trovavano un dipinto di Gesù, collegato ad Arnaud. Tuttavia, il direttore del negozio si rifiutava di rivelare l’identità del pittore.

Poco dopo, Kelly e Jake venivano aggrediti dallo stesso uomo che aveva fatto irruzione in casa di Kelly. L’inseguitore, Javier Salazar, si suicidava prima di poter essere catturato. Salazar, infermiere dell’istituto psichiatrico, aveva avuto contatti con Arnaud, ma non era ritenuto capace di omicidi.

Analizzando il DNA trovato su una busta, si scopriva che apparteneva a una donna coinvolta in un giro di prostituzione: la madre di Arnaud. Il suo cadavere veniva ritrovato in un appartamento adibito a laboratorio.

Il dono maledetto di Arnaud

Quando Kelly affrontava nuovamente Arnaud, lui rivelava di sentire la voce dell’Arcangelo Samael e di attendere il momento giusto per rivelare l’identità dell’assassino. Arnaud insisteva per conoscere i traumi di Kelly: la sua infanzia difficile, le punizioni inferte dal padre, e il suo odio nei confronti di Dio.

Dopo un lungo interrogatorio, Arnaud consegnava a Kelly una scultura contenente un biglietto con l’indirizzo del nascondiglio del killer. Sul posto, Kelly scopriva una parete piena di sue foto e dati personali. In quel momento, incontrava Diaz, ma con sorpresa si rendeva conto che il vero assassino era Jake, posseduto dallo spirito di Arnaud.

Jake, sotto l’influsso di Arnaud, raccontava la storia dell’artista maledetto: Arnaud aveva scoperto il potere di “possedere” chiunque disegnasse. Considerava questo dono un segno divino. Kelly era costretta a sparare a Jake, liberandolo dal controllo mentale.

La spiegazione del finale di Mindcage: la verità su Arnaud

Arnaud, attraverso il corpo del Dr. Loesch, incontrava di nuovo Kelly, rivelandole di essere ancora vivo e intenzionato a farle del male. Tuttavia, Kelly aveva anticipato il suo piano: aveva avvelenato le sue matite, portando così Arnaud alla morte definitiva.

“Mindcage” si chiudeva con una riflessione sulla sottile linea tra fede, manipolazione e follia. Arnaud, forse davvero un Angelo della Morte, aveva usato il suo potere per soggiogare e distruggere chiunque incrociasse il suo cammino.

Black Bag – Doppio gioco: la spiegazione del finale del film

Black Bag – Doppio gioco: la spiegazione del finale del film

Chi va a vedere Black Bag – Doppio gioco al cinema potrebbe voler portare carta e penna per dare un senso al suo intricato finale. Pubblicizzato come thriller d’azione, il film è più che altro un puzzle psicologico che – coerentemente con le ultime opere di Steven Soderbergh – richiede la massima attenzione da parte dello spettatore per essere compreso. Con i suoi 93 minuti di durata, il film propone infatti una raffica di dialoghi e colpi di scena che possono far girare la testa ben prima della fine. Coloro che si sforzano di tenere il passo, tuttavia, sono ricompensati dal suo ritmo incalzante.

Black Bag – Doppio gioco è la nuova collaborazione di Soderbergh e David Koepp dopo Kimi e il secondo film del regista nel 2025 dopo l’horror psicologico Presence. Il film è un gioco al gatto e al topo elegante e sessualmente carico di bugiardi professionisti, alcuni più bravi di altri. Michael Fassbender, che di recente ha dimostrato di saper interpretare agenti robotici e assassini dall’effetto piatto (The Agency, The Killer), guida il cast insieme all’affascinante e gelida Cate Blanchett. I due interpretano George e Kathryn, una coppia sposata che lavora per il National Cyber Security Centre di Londra, la cui pericolosa arma informatica “Severus” è finita nelle mani dei russi.

Chi ha fatto trapelare Severus e tradito il National Cyber Security

La fuga di notizie su Severus è partita dai vertici del National Cyber Security, ovvero dall’Arthur Stieglitz di Pierce Brosnan. Arthur si è avvalso dell’aiuto del Col. James Stokes, il secondo in comando di George Woodhouse, per far trapelare Severus in mani russe con l’intenzione di ispirare un caos controllato. Severus è un’arma cibernetica avanzata e top-secret che ha la capacità unica di fondere il nucleo di qualsiasi reattore nucleare. Era il bene più prezioso dell’NCSC, il che rende sorprendente che Arthur voglia metterlo in mani nemiche. In definitiva, Arthur e Stokes sono i cattivi e i traditori chiave dietro la fuga di notizie.

Michael Fassbender in Black Bag - Doppio gioco
Michael Fassbender in Black Bag – Doppio gioco. Foto di Claudette Barius/Focus Features © 2025

L’inganno di James Stokes e le sue motivazioni ideologiche

Come gli altri sospetti di talpa consegnati a George da un altro alto funzionario dell’NCSC, Philip Meachum, James Stokes è un bugiardo molto intelligente e sofisticato. Si differenzia dagli altri per le sue convinzioni ideologiche, come dimostra la domanda che George gli pone durante il test del poligrafo verso la fine del film. George si chiede se sia moralmente accettabile uccidere qualcuno per un bene superiore, che è esattamente ciò in cui crede Stokes. Voleva far trapelare Severus come esca per i russi per far scoppiare una guerra mondiale, giustificando l’intervento estremo delle forze militari occidentali, in modo da “porre fine” alla guerra (presumibilmente in Ucraina).

Stokes inganna dunque George sollevando intenzionalmente i suoi sospetti su Kathryn. Gli dice che Kathryn ha usato un alias antiquato “Margaret Langford” per aprire un conto bancario in Myanmar con 7 milioni di dollari depositati in un’unica soluzione. Questo ha portato George a sospettare che Kathryn abbia venduto Severus ai russi – Andrei Kulikov, incontrato sulla panchina di Zurigo, e Vadim Pavlichuk, un generale russo agli arresti domiciliari che è fuggito mentre George reindirizzava la sorveglianza satellitare su Kathryn. Stokes rivela in seguito di essersi sbagliato sul fatto che Kathryn fosse l’unica a usare l’alias, motivo per cui George quasi lo uccide sul peschereccio.

Come l’Arthur di Pierce Brosnan è stato coinvolto nella fuga di notizie su Severus

Arthur è l’oscura punta di diamante della fuga di notizie su Severus, che ha organizzato il “piano” e il “contro-piano” per insospettire George e Kathryn. Arthur è anche probabilmente responsabile dell’uccisione di Meachum, anche se in realtà è stato Stokes ad avvelenarlo. Tutte le azioni conseguenti di Stokes, Zoe, Freddie e Clarissa sono state increspature della pietra saltata che Arthur ha lanciato. Arthur non voleva che George scoprisse che Stokes aveva fatto trapelare Severus su suo ordine, quindi mise in atto un piano difensivo che avrebbe manipolato George facendogli credere che Kathryn fosse la talpa. Arthur sottovalutò quindi gravemente il legame e la fiducia tra George e Kathryn.

Michael Fassbender. Tom Burke e Pierce Brosnan in Black Bag - Doppio gioco
Michael Fassbender. Tom Burke e Pierce Brosnan in Black Bag – Doppio gioco. Foto di © Focus Features

La spiegazione del “piano” di George e il “contropiano” di Kathryn

Il piano iniziale di Arthur in Black Bag – Doppio gioco consisteva nel far sospettare George di Kathryn, cosa che riuscì a fare piazzando una locandina del film “Dark Windows” nel cestino della loro camera da letto. Quando George chiese a Kathryn se voleva vedere il film, lei si comportò come se non l’avesse mai visto prima (in realtà non l’aveva mai visto). George sospettava che avesse incontrato segretamente qualcuno al cinema e che fosse disonesta riguardo ai suoi impegni. Questo ha portato George a ficcare il naso nella sua agenda, a scoprire le coordinate dell’incontro di Zurigo e a reindirizzare il satellite.

Questo avrebbe fatto sì che Pavlichuk potesse fuggire e George si convincesse che Kathryn era la talpa. Il contropiano prevedeva che Freddie dicesse a Kathryn che George la stava spiando a Zurigo, il che avrebbe aumentato i suoi sospetti su di lui. Questo è esattamente ciò che fece la notte in cui lei tornò dalla Svizzera. Tutto era stato progettato per far sì che George e Kathryn si mettessero l’uno contro l’altra, il che era l’unico modo in cui Arthur e Stokes potevano farla franca con la fuga di notizie su Severus.

Cosa volevano fare i russi con Severus

Arthur e Stokes volevano che due criminali russi – Pavlichuk e Kulikov – usassero Severus per avviare la fusione di uno o più nuclei di reattori nucleari fuori Mosca. Questo avrebbe esposto alle radiazioni i cittadini russi, che a quanto pare sono le “10.000-20.000” persone innocenti la cui vita sarebbe stata in pericolo se Severus fosse stato utilizzato. Sembra che Pavlichuk e Kulikov stessero pianificando un attacco terroristico contro il proprio Paese utilizzando il Severus, che avrebbe potuto “porre fine alla guerra”, presumibilmente tra Russia e Ucraina. I 7 milioni di dollari sotto Margaret Langford potrebbero essere stati il pagamento di Pavlichuk e Kulikov – se Kathryn non avesse fatto una soffiata alla CIA, che ha bombardato la loro auto.

Michael Fassbender e Marisa Abela in Black Bag - Doppio gioco
Michael Fassbender e Marisa Abela in Black Bag – Doppio gioco. Foto di © Focus Features

Perché George non ha ucciso Freddie, Zoe e Clarissa

Una volta che Stokes ha ammesso di aver tradito George, di aver incastrato Kathryn e di aver fatto trapelare Severus alla seconda cena nella residenza dei Woodhouse, è andato nel panico e ha cercato di uccidere George. Pur essendo intelligente, Stokes credeva che Kathryn avesse messo una pistola carica sul tavolo, il che si è rivelato un errore fatale. George ha ripreso la confessione di Stokes con una telecamera nascosta e ha iniziato a negoziare i termini della sua resa. Dopo aver sparato due colpi a salve a George, Kathryn estrae una pistola effettivamente carica e spara a Stokes.

Freddie, Zoe e Clarissa sono coinvolti nell’elaborato piano di Arthur, ma in misura diversa e minore. Zoe sapeva di Severus solo perché Stokes, il suo ex fidanzato, ne aveva parlato una sera in privato mentre era ubriaco. Zoe parlò di Severus a Freddie, con cui aveva una relazione segreta da due mesi. L’affetto di Freddie per Zoe lo spinse a chiedere alla sua vera ragazza, la novellina Clarissa, di mettere la matrice del biglietto del cinema nel cestino della camera di George e Kathryn. Poiché erano tutti pedine del complotto di Arthur e Stokes, George risparmiò loro la vita.

Il vero significato del finale di Black Bag

Come si può intuire, Black Bag – Doppio gioco è un turbine di colpi di scena e inganni rivelati che si basano su un semplice concetto: non fidarsi di nessuno (tranne che del proprio coniuge). Sebbene Soderbergh e Koepp avrebbero dovuto concedere un po’ di respiro al loro film, la tensione che instaurano e mantengono è avvincente e rende affascinante il “lui ha detto, lei ha detto”, finché la macchina della verità umana George non mette le cose in chiaro. Simile a misteri di omicidio come Cena con delitto – Knives OutBlack Bag – Doppio gioco tiene misterioso il colpevole fino ai momenti finali e intrattiene a fondo con un fantastico cast d’insieme.

Il film si basa su una mentalità quasi paranoica che mette in discussione tutto e tutti, il che sembrerebbe assurdo se non fosse per la sua ambientazione. È intrinsecamente incentrato sull’inganno e su come anche i migliori bugiardi finiscano per avere difficoltà a tenere traccia dei loro trucchi. Ci sono elementi filosofici intriganti che sono importanti per la storia, ma che vengono spazzati via piuttosto rapidamente data la durata incredibilmente ridotta. Forse varrebbe la pena di guardare Black Bag – Doppio gioco due volte per comprendere appieno l’intera trama. Se non altro, dimostra che la santità del matrimonio è ancora valida anche nei circoli più mortali.

Predator: Badlands, teaser trailer e poster del film con Elle Fanning

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I 20th Century Studios hanno appena rilasciato il primo trailer e il poster di Predator: Badlands, il nuovo capitolo del franchise di Predator, diretto da Dan Trachtenberg (Prey). Badlands arriverà nelle sale italiane il 6 novembre 2025.

Predator: Badlands, interpretato da Elle Fanning e Dimitrius Schuster-Koloamatangi, è ambientato nel futuro su un pianeta remoto, dove un giovane Predator (Schuster-Koloamatangi), emarginato dal suo clan, trova un improbabile alleato in Thia (Fanning) e intraprende un viaggio insidioso alla ricerca del suo avversario finale. Il film è diretto da Dan Trachtenberg e prodotto da John Davis, Dan Trachtenberg, Marc Toberoff, Ben Rosenblatt e Brent O’Connor.

Il poster di Predator: Badlands

Il franchise di Predator si è incrociato più volte con l’altro franchise di creature di punta della 20th Century, Alien, che ha appena avuto un revival di successo con Alien: Romulus di quest’anno. Quando gli è stato chiesto se i due franchise incroceranno di nuovo gli artigli, Asbell non si è sbilanciato:

“Non sarebbe nel modo in cui pensate. Questo è il punto. Non si chiamerà Alien vs. Predator o qualcosa di simile ai film originali. Se lo faremo, saranno creati organicamente da questi due franchise che abbiamo portato avanti con personaggi di cui ci siamo innamorati e questi personaggi si combineranno… forse”.

Avengers: Doomsday dovrà fare i conti con l’assenza di un X-Man importantissimo… per ora

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Il mese scorso, i Marvel Studios hanno annunciato che Patrick Stewart (Professor X), Ian McKellen (Magneto), Alan Cumming (Nightcrawler), Rebecca Romijn (Mystica), James Marsden (Ciclope), Kelsey Grammer (Bestia) e Channing Tatum (Gambit) di Deadpool & Wolverine saranno tutti protagonisti di Avengers: Doomsday.

La notizia ha entusiasmato i fan, ma sembra che il cast degli X-Men sia tutt’altro che completo. Jean Grey (Famke Janssen), Tempesta (Halle Berry) e Rogue (Anna Paquin) sono assenti dall’annuncio, così come il Wolverine di Hugh Jackman. Era già stato riportato che la Berry fosse vicina a firmare per riprendere il ruolo di Ororo Munroe, ma l’ultimo aggiornamento dello scooper @MyTimeToShineH suggerisce il contrario. “Niente Halle Berry in Avengers: Doomsday, PER ORA”, scrive lo scooper. “Dato che al momento stanno girando solo scene con il cast di cui abbiamo sentito parlare durante l’annuncio.”

Se è vero che il cast annunciato è l’unico attualmente ingaggiato per Avengers: Doomsday, i Marvel Studios dovranno ricorrere a un sacco di trucchi in post-produzione per inserire coloro che sono un po’ in ritardo. Non sarebbe la prima volta, perché molte delle scene di Benedict Cumberbatch in Avengers: Infinity War sono state girate con una controfigura.

Dopo The Marvels e Deadpool & Wolverine, era prevedibile che i mutanti (e, più specificamente, gli X-Men originali per il grande schermo) fossero presenti nei prossimi film degli Avengers. La teoria prevalente è che un’Incursione tra Terra-616 e Terra-10005 vedrà gli eroi di entrambi i mondi scontrarsi tra loro… prima che, inevitabilmente, si uniscano per combattere il Dottor Destino. Ma per adesso la squadra dovrà fare a meno dell’iconico personaggio.

Tutto quello che sappiamo su Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday arriverà nelle sale il 1° maggio 2026, mentre Avengers: Secret Wars è previsto per il 7 maggio 2027.

Entrambi i film saranno diretti da Joe Russo e Anthony Russo, che faranno anche il loro ritorno nell’MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame. Al momento non si hanno certezze sugli attori che comporranno il cast del film, né su precisi elementi di trama.

I Marvel Studio hanno per ora confermato il seguente cast in Avengers: Doomsday: Chris Hemsworth (Thor), Vanessa Kirby (Susan Storm/Donna Invisibile), Anthony Mackie (Sam Wilson/Captain America), Sebastian Stan (Bucky Barnes/Soldato d’Inverno), Letitia Wright (Shuri/Black Panther), Paul Rudd (Scott Lang/Ant-Man), Wyatt Russell (John Walker/U.S. Agent), Tenoch Huerta Mejia (Namor), Ebon Moss-Bachrach (Ben Grimm/The Thing), Simu Liu (Shang-Chi), Florence Pugh (Yelena Belova/Black Widow), Kelsey Grammer (Hank McCoy/Bestia), Lewis Pullman (Sentry), Danny Ramirez (Joaquin Torres/Falcon), Joseph Quinn (Johnny Storm/Torcia Umana), David Harbour (Alexei Shostakov/Red Guardian), Winston Duke (M’Baku), Hannah John-Kamen (Ava Starr/Ghost), Tom Hiddleston (Loki), Patrick Stewart (Charles Xavier/Professor X), Ian McKellen (Erik Lehnsherr/Magneto), Alan Cumming (Kurt Wagner/Nightcrawler), Rebecca Romijn (Raven Darkhölme/Mystica), James Marsden (Scott Summers/Ciclope), Channing Tatum (Remy LeBeau/Gambit), Pedro Pascal (Reed Richards/Mister Fantastic), Robert Downey Jr. (Victor von Doom/Dottor Destino).

Superman: Skyler Gisondo racconta l’importanza del suo Jimmy Olsen

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Nonostante le innumerevoli voci sul casting di Superman: Legacy, ora noto come Superman, alla fine del 2023 era stato associato un solo nome al ruolo di Jimmy Olsen, ovvero l’attore Skyler Gisondo (Santa Clara Diet, Licorice Pizza). Questo è un raro caso in cui la scelta numero 1 dei fan per un personaggio si aggiudica effettivamente il ruolo.

Jimmy Olsen è un personaggio dei fumetti ricco di fascino, con oltre 80 anni di storia come migliore amico di Superman. Tuttavia, si caccia così spesso nei guai che Olsen indossa spesso un orologio di segnalazione supersonico ad alta frequenza che, una volta attivato, segnala all’Uomo d’Acciaio che ha bisogno di essere salvato.

Con tutta questa storia in mente, cosa ne pensa Gisondo dell’idea di interpretare un personaggio così leggendario? Intervenuto al podcast DC Studios Showcase, l’attore ha rivelato di essere ansioso di vedere una prima versione del film e di sperare di aver reso giustizia all’eredità del personaggio.

Alla domanda su cosa avesse apportato al ruolo di Jimmy Olsen, Gisondo ha risposto: “Non lo so, spero qualcosa di buono, non l’ho ancora visto. Ho dato il massimo. Ho dato il massimo, e spero che sia bastato, ma è stato uno di quei casi in cui, durante il casting, la gente online diceva ‘Skyler dovrebbe essere Jimmy’ per via delle lentiggini, e io gli assomiglio un po’.” “E così, è stato uno di quei rarissimi casi in cui le cose si sono allineate in modo incredibile. E James ha detto fin dall’inizio, tipo, ‘Tu sei Jimmy, sei tu’.”

All’inizio del film, sembra che Clark e Lois siano piuttosto affermati nelle loro carriere come giornalisti del Daily Planet, ma che dire di Jimmy, che viene spesso raffigurato con qualche anno di meno?

jimmy-olsen-dcGisondo ha detto: “È in una buona posizione. Penso che abbia un po’ più fame di cose nuove. È una specie di fotoreporter e credo che voglia anche essere più coinvolto nella componente di scrittura. Gli interessano molto le storie. Ma per essere un giovane al Daily Planet, sta scalando i vertici aziendali, penso che se la stia cavando piuttosto bene.”

Alla fine dell’intervista, Gisondo ha poi detto che nel film, Jimmy viene utilizzato per mostrare il lato umano del sopravvissuto di Krypton diventato supereroe. “Io e David abbiamo avuto l’opportunità di passare un po’ di tempo insieme prima di iniziare le riprese e siamo diventati amici [molto facilmente]. E le nostre scene, le piccole cose che facciamo insieme, siamo davvero solo amici, c’è una vera facilità. È un’opportunità per vedere il lato umano di Superman.”

Gisondo ha poi mostrato un po’ di arguzia, aggiungendo: “E poi… David è così affiatato, è un personaggio enorme in questo film, e mi sembra di avergli dato l’opportunità di parlare con un altro tizio con un corpo simile. Si rilassa perché molto raramente incontra un altro tizio che solleva pesi, che lo prende e che è muscoloso. Quindi ci siamo un po’ amichevoli, in questo senso.”

Superman, tutto quello che sappiamo sul film di James Gunn

Superman, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nicholas HoultNathan Fillion.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

Con la sua solita cifra stilistica, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e dall’innato convincimento nel bene del genere umano.

“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio 2025.

Alien: Pianeta Terra, nuovo teaser trailer e keyart inedita

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Alien: Pianeta Terra, nuovo teaser trailer e keyart inedita

Disney+ ha diffuso un teaser trailer inedito e una nuova key art dell’attesissima serie originale FX Alien: Pianeta Terra, creata da Noah Hawley, che in Italia debutterà questa estate in esclusiva sulla piattaforma streaming.

Nella serie horror fantascientifica Alien: Pianeta Terraquando una misteriosa nave spaziale si schianta sulla Terra, una giovane donna (Sydney Chandler) e un improvvisato gruppo di soldati fanno una scoperta fatale che li mette di fronte alla più grande minaccia del pianeta.

Alien: Pianeta Terra è ambientato nel 2120, quando cinque compagnie — Prodigy, Weyland-Yutani, Lynch, Dynamic e Threshold — detengono il potere delle nazioni, mentre i loro progressi tecnologici offrono la promessa di un nuovo domani.

La serie, con protagonista Sydney Chandler, presenta un cast internazionale che comprende Alex Lawther, Timothy Olyphant, Essie Davis, Samuel Blenkin, Babou Ceesay, David Rysdahl, Adrian Edmondson, Adarsh Gourav, Jonathan Ajayi, Erana James, Lily Newmark, Diem Camille e Moe Bar-El.

Un efficace sistema di parental control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza di visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre alla “Modalità Junior” già presente sulla piattaforma, gli abbonati possono impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un pubblico più adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per garantire massima tranquillità ai genitori.

John Lithgow è “sorpreso” dalle critiche ricevute per la partecipazione alla serie di Harry Potter

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L’attore John Lithgow si è aperto su ciò che i fan pensano della sua partecipazione alla serie “Harry Potter della HBO, considerando il coinvolgimento della controversa creatrice del franchise J.K. Rowling. In un colloquio con il Times di Londra, Lithgow ha infatti dichiarato di aver ricevuto delle critiche per la sua partecipazione alla serie a causa dei commenti controversi della Rowling sulla comunità transgender. L’attore, recentemente visto in “Conclave” ha detto che non se l’aspettava assolutamente e che pensava più alla sua età quando ha accettato il ruolo.

Naturalmente è stata una decisione importante perché probabilmente è l’ultimo ruolo importante che interpreterò”, ha detto Lithgow. “È un impegno di otto anni, quindi pensavo solo alla mortalità e al fatto che questo è un ottimo ruolo di chiusura”. Lithgow ha aggiunto che “una cara amica che è madre di un bambino trans” gli ha inviato una lettera aperta intitolata “Una lettera aperta a John Lithgow: Per favore, allontanati da Harry Potter” dopo aver accettato il ruolo.

È stato il canarino nella miniera di carbone”, ha detto. Lithgow ha poi riflettuto sul perché i commenti passati della Rowling avrebbero dovuto influenzare il progetto. “Ho pensato: “Perché questo è un fattore?” Mi chiedo come J.K. Rowling l’abbia assorbito”, ha detto Lithgow. “Suppongo che a un certo punto la incontrerò e sono curioso di parlarle”. Quando gli è stato chiesto se il contraccolpo gli ha fatto riconsiderare il ruolo, Lithgow ha risposto: “Oh, cielo, no”.

LEGGI ANCHE: Harry Potter, la serie: HBO conferma i primi nomi ufficiali. Ecco anche il professor Raptor e Gazza

Come noto, nel 2020, la Rowling ha pubblicato una serie di post sui social media sostenendo che l’esistenza dei transgender “cancella” la “realtà vissuta delle donne”. Poco dopo, le star della saga cinematografica Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint hanno rilasciato dichiarazioni con cui si dissociavano dalle parole della scrittrice.  Poco dopo la presentazione della serie “Harry Potter”, il capo della HBO Casey Bloys ha dichiarato ai media che la Rowling è stata “molto, molto coinvolta nel processo di selezione dello sceneggiatore e del regista” e che i suoi sentimenti anti-trans “non hanno influenzato il casting o l’assunzione di scrittori o personale di produzione” per la serie.

Cosa sappiamo della serie di Harry Potter?

Francesca Gardiner (Succession, His Dark Materials, Killing Eve) è a bordo come showrunner e produttore esecutivo, con Mark Mylod (Succession, Game of Thrones, The Last of Us) arruolato come produttore esecutivo e regista di numerosi episodi.

Nel cast sono stati confermati John Lithgow, Janet McTeer, Paapa EssieduNick Frost, Luke Thallon, Paul Whitehouse.

La sinossi ufficiale dello show recita: “La serie sarà un fedele adattamento dell’amata serie di libri di Harry Potter dell’autrice e produttrice esecutiva J.K. Rowling. La serie presenterà un nuovo cast per guidare una nuova generazione di fandom, ricca di fantastici dettagli e personaggi amatissimi che i fan di Harry Potter amano da oltre venticinque anni”.

“Ogni stagione porterà Harry Potter e queste incredibili avventure a nuovi pubblici in tutto il mondo, mentre i film originali, classici e amati rimarranno al centro del franchise e disponibili per la visione a livello globale”.

La serie non ha ancora una data di uscita ufficiale, ma dovrebbe arrivare nel 2026.

Avengers: Doomsday, i fratelli Russo confermano l’inizio delle riprese con una prima foto BTS

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Le riprese di Avengers: Doomsday sono ufficialmente iniziate nel Regno Unito e a confermarlo sono i fratelli Russo, Joe e Anthony, che hanno condiviso la prima foto ufficiale del dietro le quinte del film. L’immagine mostra una sedia da regista con la scritta “Victor Von Doom”, lasciando dunque intendere che Robert Downey Jr. sarà tra i primi sul set a girare le sue scene nei panni del Dottor Destino. Nei commenti al post su Instagram, i fan hanno però notato anche quel poco di ambiente che si vede nella foto, suggerendo che ricorda le pareti della X Mansion.

Sicuramente si adatta all’estetica di quel luogo e, se fosse così, significa che ci saranno scene con Destino e gli X-Men originali sul grande schermo. Ad ogni modo, con le riprese ora iniziate, resta da vedere quanto spesso i Russo terranno aggiornati con foto come questa dal set di Avengers: Doomsday. La segretezza però, come da loro riportato, sarà fondamentale durante le riprese dell’imminente blockbuster. Quindi è probabile che saranno poche le fughe di notizie e le immagini trapelate dal set, anche se tutto è possibile data la grande attenzione nei confronti del progetto. Qui di seguito, ecco l’immagine condivisa:

Tutto quello che sappiamo su Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday arriverà nelle sale il 1° maggio 2026, mentre Avengers: Secret Wars è previsto per il 7 maggio 2027.

Entrambi i film saranno diretti da Joe Russo e Anthony Russo, che faranno anche il loro ritorno nell’MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame. Al momento non si hanno certezze sugli attori che comporranno il cast del film, né su precisi elementi di trama.

I Marvel Studio hanno per ora confermato il seguente cast in Avengers: Doomsday: Chris Hemsworth (Thor), Vanessa Kirby (Susan Storm/Donna Invisibile), Anthony Mackie (Sam Wilson/Captain America), Sebastian Stan (Bucky Barnes/Soldato d’Inverno), Letitia Wright (Shuri/Black Panther), Paul Rudd (Scott Lang/Ant-Man), Wyatt Russell (John Walker/U.S. Agent), Tenoch Huerta Mejia (Namor), Ebon Moss-Bachrach (Ben Grimm/The Thing), Simu Liu (Shang-Chi), Florence Pugh (Yelena Belova/Black Widow), Kelsey Grammer (Hank McCoy/Bestia), Lewis Pullman (Sentry), Danny Ramirez (Joaquin Torres/Falcon), Joseph Quinn (Johnny Storm/Torcia Umana), David Harbour (Alexei Shostakov/Red Guardian), Winston Duke (M’Baku), Hannah John-Kamen (Ava Starr/Ghost), Tom Hiddleston (Loki), Patrick Stewart (Charles Xavier/Professor X), Ian McKellen (Erik Lehnsherr/Magneto), Alan Cumming (Kurt Wagner/Nightcrawler), Rebecca Romijn (Raven Darkhölme/Mystica), James Marsden (Scott Summers/Ciclope), Channing Tatum (Remy LeBeau/Gambit), Pedro Pascal (Reed Richards/Mister Fantastic), Robert Downey Jr. (Victor von Doom/Dottor Destino).

Alexander Payne Presidente di Giuria a Venezia 82

Alexander Payne Presidente di Giuria a Venezia 82

Alexander Payne presiederà la giuria principale della prossima Mostra del Cinema di Venezia. Il due volte premio Oscar è stato presente a Venezia con Downsizing, la sua commedia fantascientifica sugli umani che si miniaturiscono per salvare il pianeta, con Matt Damon, che ha aperto la Mostra nel 2017.

Gli otto lungometraggi di Payne sono stati candidati a 24 premi Oscar, tra cui quattro per il miglior film e tre per la regia. Ha vinto due volte per la sceneggiatura non originale. L’ultimo film di Payne, The Holdovers, ha vinto l’Oscar per la miglior attrice non protagonista nel 2024. Tra gli altri suoi titoli figurano “Questione di Ruth” (1996), “Election” (1999), “A proposito di Schmidt” (2002), “Paradiso amaro” (2011) e “Nebraska” (2013).

Il direttore artistico di Venezia, Alberto Barbera, in una dichiarazione ha elogiato Alexander Payne per la sua appartenenza “alla ristretta cerchia di registi-cinefili la cui passione per il cinema è alimentata dalla conoscenza dei film del passato e dalla curiosità per il cinema contemporaneo, senza confini o barriere di alcun tipo”.

“Queste qualità, unite alla sua esperienza come sceneggiatore, lo rendono un candidato ideale per presiedere i lavori della giuria di Venezia, chiamata a valutare film provenienti da tutto il mondo”, ha aggiunto. “Sono grato ad Alexander per aver accettato il mio invito, che suggella una conoscenza che risale ai tempi del suo cortometraggio di laurea alla UCLA”, ha proseguito Barbera. “È un enorme onore e una gioia far parte della giuria di Venezia”, ​​ha commentato Payne. “Sebbene condivida l’ambivalenza tipica dei registi nel confrontare i film tra loro, adoro la storia quasi centenaria della Mostra del Cinema di Venezia, che celebra a gran voce il cinema come forma d’arte. Non potrei essere più emozionato.”

L’82ª edizione di Venezia si terrà dal 27 agosto al 6 settembre.

House Of The Dragon – Stagione 3: cast, trama e tutto ciò che sappiamo

La serie prequel di Il Trono di Spade, House of the Dragon, è tornata con la sua attesissima seconda stagione nel 2024, e ora la hit della HBO è stata rinnovata per una terza e una quarta stagione. Liberamente ispirata al romanzo di George R.R. Martin Fire & Blood del 2018, la serie racconta il crollo della Casa Targaryen mentre il clan precipita in una sanguinosa guerra civile. Ambientato due secoli prima degli eventi di Game of Thrones, House of the Dragon esplora gli eventi che avrebbero plasmato i Sette Regni molti anni dopo.

Non sorprende che la stagione di debutto di House of the Dragon sia stata un momento di svolta per HBO con la critica e il pubblico, soprattutto dopo il deludente finale di Game of Thrones nel 2019. Tuttavia, nonostante il successo iniziale della serie prequel, la rete ha faticato a riportare i fan a Westeros abbastanza rapidamente, e la seconda stagione di House of the Dragon è stata ostacolata da ritardi che si sono protratti per quasi due anni. Nonostante ciò, la popolarità dell’epico universo fantasy di Martin non è diminuita, e HBO ha rapidamente rinnovato House of the Dragon per una terza stagione, lasciando pochi dubbi sul futuro della serie.

Ultime notizie su House Of The Dragon – Stagione 3

Altri nuovi membri del cast si uniscono al cast della terza stagione

Mentre la terza stagione continua a prendere forma, le ultime notizie confermano che altri nuovi membri del cast si sono uniti alla terza stagione di House of the Dragon. La star di Andor Joplin Sibtain è stata scelta per interpretare il ruolo di Ser “Bold” Jon Roxton, il capo della famiglia Roxton che si allea con i Verdi. Nel frattempo, Tom Cullen (Downton Abbey) interpreterà Ser Luthor Largent, mentre Barry Sloane (Sandman) apparirà nei panni di Ser Adrian Redfort. Ser Luthor Largent è un cavaliere della City Watch, mentre Ser Adrian Redfort è un membro della Queensguard.

Confermata la terza e quarta stagione di House Of The Dragon

house of the dragon matt smith weirwood

HBO ha rinnovato la serie prima del debutto della seconda stagione, ma la fine è già chiara

La rapidità con cui HBO ha rinnovato House of the Dragon per la terza stagione è una testimonianza della fiducia del marchio nel franchise di Game of Thrones. A quasi una settimana dal debutto della seconda stagione, il rinnovo di HBO è un voto di fiducia in un mare di incertezze riguardo alla serie fantasy epica di George R.R. Martin nel suo complesso. Nonostante gli spin-off di Game of Thrones stiano cadendo come mosche, House of the Dragon è un successo sicuro che potrebbe indicare la direzione futura del franchise.

La seconda stagione di House of the Dragon si è conclusa il 4 agosto 2024.

Tuttavia, non è solo la terza stagione ad essere stata confermata. La serie è stata rinnovata per una quarta stagione, che è stata anche confermata come l’ultima della serie. Anche se non è una grande sorpresa che la serie venga rinnovata, alcuni potrebbero essere sorpresi dal fatto che la serie finisca dopo solo 4 stagioni in totale, soprattutto considerando la profondità del materiale originale in Fire and Blood e la lunghezza di Game of Thrones. Tuttavia, George R. R. Martin ha dichiarato sul suo blog, riferendosi a Dance of Dragons, che sarebbero necessarie “quattro stagioni complete di 10 episodi ciascuna per rendere giustizia alla storia”, quindi sembra che il suo desiderio sia stato esaudito.

Stato della produzione della terza stagione di House of the Dragon

House of the Dragon

Produzione iniziata nel marzo 2025

In una conferenza stampa nell’agosto 2024, lo showrunner e co-creatore Ryan Condal ha commentato il calendario di produzione previsto per la prossima stagione (tramite Variety). Condal ha confermato che la serie era in fase di scrittura e che sarebbe entrata in produzione “all’inizio del 2025”. Tuttavia, ha avvertito i fan di non aspettarsi che la nuova stagione arrivi troppo presto sugli schermi:

So che tutti vorrebbero che uscisse ogni estate. È solo che la serie è così complessa che in realtà stiamo realizzando più film ogni stagione. Quindi mi scuso per l’attesa.

Non sorprende che la produzione richieda molto tempo, dato l’impressionante numero di scene con i draghi, quindi è improbabile che la terza stagione di House of the Dragon sarà disponibile prima del 2026. La prima stagione è andata in onda nell’agosto 2022 e la seconda nel giugno 2024, quindi è molto probabile che la terza stagione uscirà intorno all’estate del 2026. Da allora, è stato annunciato che le riprese sono iniziate nel marzo 2025.

Cast della terza stagione di House Of The Dragon

Chi sopravviverà alla Danza dei Draghi?

Sebbene House of the Dragon e il suo predecessore siano noti per i loro spietati spargimenti di sangue, il nucleo principale dei personaggi importanti è sopravvissuto al primo atto della cosiddetta “Danza dei Draghi”. Ciò significa che la maggior parte del cast dovrebbe tornare nella terza stagione, tra cui Emma D’Arcy nel ruolo di Rhaenyra Targaryen e Tom Glynn-Carney in quello del fratello separato, Aegon. Torneranno anche altri personaggi importanti come Daemon, interpretato da Matt Smith, e Alicent Hightower, interpretata da Olivia Cooke.

Il cast della terza stagione ha già iniziato a crescere e James Norton (Grantchester) è stato scelto per interpretare il ruolo di Ormund Hightower. Capo del potente clan, Ormund è una figura chiave nella Danza dei Draghi. Altri personaggi importanti si sono aggiunti con l’arrivo di Tommy Flanagan (Sons of Anarchy) nel ruolo di Ser Roderick Dustin e Dan Fogler (Animali fantastici) in quello di Ser Torrhen Manderly. Ser Dustin, interpretato da Flanagan, è un feroce guerriero e capo della casata Dustin, mentre Ser Manderly è un cavaliere eloquente e intelligente proveniente dal Nord. Entrambi si schiereranno con i Neri nella terza stagione.

Altri nuovi arrivati si sono uniti al cast con l’ex attore di Andor Joplin Sibtain nel ruolo di Ser “Bold” John Roxton, il capo della famiglia Roxton che si schiera con i Verdi. Inoltre, Tom Cullen (Downton Abbey) interpreterà il cavaliere della Guardia Cittadina Ser Luthor Largent, mentre la star di Sandman, Barry Sloane, sarà il cavaliere della Guardia della Regina Ser Adrian Redfort. Le alleanze di Ser Luthor sono un po’ più nebulose, ma Ser Adrian è un fedele sostenitore dei Neri nel libro.

Dettagli sulla trama della terza stagione di House Of The Dragon

La danza è appena iniziata

Sebbene la cosiddetta “Danza dei Draghi” sia iniziata sul serio durante la seconda stagione, è chiaro che è solo l’inizio. Una serie di alti e bassi ha afflitto sia i Verdi che i Neri nel finale della seconda stagione e, in tipico stile George R.R. Martin, sono previsti ulteriori colpi di scena. Rhaenyra ha subito pesanti perdite nel primo scontro, ma il ritorno di Daemon (e del suo esercito) le dà un po’ più di potenza di fuoco.

I dettagli di ciò che accadrà in seguito sono descritti in dettaglio nel libro, e ci sono alcune battaglie importanti da attendere con ansia, tra cui la Battaglia del Gullet.

Naturalmente, i dettagli di ciò che accadrà in seguito sono descritti in dettaglio nel libro, e ci sono alcune battaglie importanti da attendere con ansia, tra cui la Battaglia del Gullet. Una delle domande più importanti sarà come le stagioni 3 e 4 divideranno il resto della Danza e a che punto la serie interromperà la storia, soprattutto considerando che Fire And Blood continua la storia dei Targaryen ben oltre questo punto. Comunque vada a finire, questa non sarà la fine per Westeros, dato che è in produzione un altro spin-off, A Knight of the Seven Kingdoms, che promette di continuare la storia di Westeros.

House Of The Dragon – stagione 3: foto dal set mostra il ritorno di un personaggio chiave in vista di un’importante battaglia

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In vista di una grande battaglia nella terza stagione di House of the Dragon, una delle star principali sta anticipando il suo ruolo nella prossima stagione. Dopo che la seconda stagione di House of the Dragon si è conclusa con la fuga di re Aegon da Approdo del Re, i prossimi episodi sono destinati a ridefinire completamente il futuro di Westeros, mentre i Neri iniziano a muoversi sulla città. Anche il principe Aemond e i Verdi stanno cercando di riprendere il mare dalla Casa Velaryon, anche a costo di migliaia di vite. Con così tante battaglie all’orizzonte, la terza stagione dovrebbe essere assolutamente devastante per Westeros.

In un nuovo post su Twitter/X, l’attore Abubakar Salim (Alyn di Hull) sta già anticipando i prossimi scontri. Il suo post ha rivelato un’immagine di Salim che indossa un’armatura completa, con il sigillo dei Velaryon al centro del petto. Date un’occhiata al suo post qui sotto:

Salim ha commentato il post in modo succinto, descrivendolo solo con la parola “Yup” e un’immagine di un pugno che colpisce il mare e un’ancora in attesa. L’armatura sembra piuttosto vecchia, dato che il sigillo dei Velaryon è un po’ graffiato e rovinato dal tempo.

Cosa significa il post di Salim per House of the Dragon

House of the Dragon 3

Alyn è pronto a combattere nella battaglia del Gullet

La terza stagione di House of the Dragon includerà la battaglia del Gullet, un sanguinoso scontro navale che vedrà la distruzione di intere flotte di navi. La battaglia coinvolgerà diversi draghi, dozzine di navi e migliaia di vite perse in nome dei Velaryon e dei Targaryen. Sebbene Alyn non abbia rivendicato un drago, sarà fortemente coinvolto nella battaglia, poiché è “sale e mare”, proprio come il suo padre illegittimo, Corlys Velaryon. Alyn sembra essere sulla strada per rivendicare la Casa Velaryon per sé, quindi questa battaglia potrebbe dargli una legittimità significativa, se sopravviverà.

Alyn è stato introdotto nella stagione 2, episodio 1, “Un figlio per un figlio”.

Alyn ha già indossato abiti della Casa Velaryon, poiché è al servizio della Casa, quindi non è necessariamente sorprendente che indossi il sigillo. Tuttavia, è un segno che rimane fedele alla sua famiglia, anche se rifiuta di riconoscere la sua discendenza e i privilegi che essa può garantire. Anche i post emoji di Salim sono un indizio sul futuro di Alyn, poiché il pugno è legato al soprannome di Alyn: Alyn Oakenfist. Dato che Alyn combatterà nella terza stagione di House of the Dragon, potrebbe benissimo guadagnarsi quel nome in questi episodi.

Beyond: recensione del docufilm di e con Alex Bellini

Beyond: recensione del docufilm di e con Alex Bellini

Si dice spesso che “la natura chiama”, ma non tutti sono pronti ad ascoltarla… e ancora meno a rispondere al suo richiamo. Lasciare alle spalle il comfort della città, la sicurezza della propria casa e l’amore della propria famiglia richiede coraggio, resilienza, spirito d’avventura, capacità di rinuncia e, soprattutto, una grande attitudine all’adattamento. Chi non riesce a compiere questo passo osserva chi ne è capace con straniamento, incomprensione e, forse, anche con una buona dose di scetticismo. È proprio da una domanda semplice e potente — perché esplorare? — che nasce Beyond, il nuovo documentario dell’esploratore e divulgatore italiano Alex Bellini. Presentato in anteprima sabato 26 aprile al 73° Trento Film Festival, nella sezione ALP&ISM, l’opera di Bellini si configura come un diario intimo e audace, in cui l’autore interroga se stesso e lo spettatore sul senso profondo dell’avventura e sul nostro rapporto con la natura e l’ignoto.

Beyond porta la firma di Alex Bellini alla regia, affiancato da Francesco Clerici, che cura anche il montaggio. La colonna sonora originale è composta da Michele Braga. Il documentario è prodotto da Francesca Urso per The 5th Element, con il sostegno di APF Valtellina by Provincia di Sondrio, e realizzato in collaborazione con La Scala – Società tra Avvocati, Montura e UNIMATIC Watches.

Beyond. Per gentile concessione di Storyfinders.
Beyond. Per gentile concessione di Storyfinders.

Oltre il ghiaccio, dentro se stessi

Nel gennaio 2025, Alex Bellini sceglie di tornare in quell’immenso mare di neve che, otto anni prima, lo aveva messo alla prova duramente: il ghiacciaio Vatnajökull, in Islanda, il più grande d’Europa. Nel 2017, su quella sterminata e ostile distesa di ghiaccio, Bellini aveva vissuto un’esperienza estrema, ai limiti della sopravvivenza, capace di segnare profondamente il suo percorso umano e professionale, tanto da spingerlo a ritornare in quei luoghi isolati e silenziosi.

Otto anni più tardi, quella spedizione non rappresenta più soltanto il ricordo di un’impresa fisica: si trasforma in un’occasione per una nuova narrazione e “una riflessione profonda sul concetto di limite, sulla rinuncia, sulla perseveranza e sul legame primordiale tra l’essere umano e la natura”. Munito solo di attrezzatura essenziale (e di una GoPro, un microfono e un drone) e affiancato da un complice d’eccezione — un fotografo d’avventura, anch’egli animato dallo stesso spirito di ricerca — Bellini conduce lo spettatore in uno degli angoli più remoti del pianeta e dell’anima, alla ricerca del significato profondo dell’”andare oltre”. Cosa ci spinge ad andare oltre? Da dove nasce questo bisogno di superare confini visibili e invisibili?

“Ogni tanto mi chiedo perché faccia tutto questo: scappo da qualcosa o inseguo qualcos’altro? Oppure sento il bisogno, l’urgenza di confrontarmi con un limite? Ma qual è questo limite?” — Alex Bellini

Beyond. In foto l'esploratore Alex Bellini.
Beyond. In foto l’esploratore italiano Alex Bellini.

Esplorare i propri limiti per comprendere l’essenza della vita

Davanti al microfono, Alex Bellini fa un rapido “prova, uno due tre”, poi volge lo sguardo al di là della camera e commenta: “Ah, l’inizio di tutto?”. È così che si apre il suo diario cinematografico, un racconto sospeso tra passato e presente, tra esplorazione e meditazione. Con calma, lucidità ed estrema serietà, Bellini si prepara a narrare e a guidare lo spettatore in un viaggio profondo, segnato da emozioni autentiche e ricordi che ancora oggi gli appaiono limpidi e vivissimi.

La narrazione è lenta, la sua voce timida e pacata: anche nelle scene più angoscianti e pericolose, Bellini mantiene un tono misurato, quasi meditativo. Non c’è enfasi, non c’è dramma forzato: c’è rispetto. I ricordi che riporta alla luce si ammantano di una solennità naturale, assumendo un significato più grande attraverso la sua riflessione pacata, che, in un modo o nell’altro, finisce per interrogare anche noi, spettatori, soprattutto chi non ha ancora trovato il coraggio di “andare oltre” i propri limiti e i confini rassicuranti del mondo conosciuto.

Fin dai primi minuti, Bellini affronta indirettamente alcune delle domande che più spesso si pongono a chi esplora la natura e si confronta con i suoi pericoli: perché intraprendere simili sfide? Cosa spinge a superare i propri limiti? Come si affronta la paura di non riuscire a tornare a casa? La risposta, tanto semplice quanto difficile da accogliere, si fa strada tra le righe di questo diario: si esplora spinti dal bisogno profondo di cercare un senso più grande. Di fronte all’immensità della natura – che si tratti di oceani, ghiacciai o deserti – è impossibile non sentire tutta la nostra piccolezza e fragilità. È lì che si accende una fiamma inarrestabile, il bisogno primordiale di trovare delle risposte, di capire quale sia il nostro posto nel mondo e che senso abbia il nostro cammino. È quello che accade anche a Bellini: nonostante il gelo, l’isolamento, la durezza dei luoghi, la lontananza dagli affetti e il peso della memoria, il desiderio di dare un significato profondo alla sua vita, e alla missione vissuta otto anni prima, resta qualcosa di troppo potente per essere soffocato o ignorato.

Beyond. Per gentile concessione di Storyfinders.

“Non si viaggia per fuggire dalla vita, ma perché la vita non ci sfugga”

In poco meno di 45 minuti, Alex Bellini porta sul grande schermo i suoi pensieri e le sue riflessioni sull’esplorazione, invitando lo spettatore a intraprendere a sua volta un viaggio interiore, fatto di dubbi, domande e incertezze. “Non smettere mai di cercare, non accontentarti di ciò che conosci”, afferma Bellini verso la fine del docufilm, condensando il vero spirito dell’esplorazione: non fermarsi ai confini del noto, ma spingersi oltre, per scoprire cosa si cela al di là della propria personale “caverna di Platone”. Esplorare significa rifiutare la prigionia del proprio piccolo mondo e scegliere invece di abbracciare, per quanto possibile, la meravigliosa e disarmante vastità della realtà.

Nella sua apparente semplicità e nella sua profonda fragilità, Beyond si rivela così un’opera intensa: una meditazione sull’essenza stessa dell’umanità e sul nostro rapporto con il mondo. E, nel farlo, lancia un messaggio urgente e silenzioso: un invito a rispettare la natura che ci è stata affidata, nella sua autenticità e nel suo mistero.

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