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Piccole cose come queste: recensione del film con Cillian Murphy – #RoFF19

Ci sono atti di umanità a cui non ci si può – o non ci si dovrebbe – sottrare. Anche quando compierli può compromettere la propria posizione, come ci si potrebbe guardare poi allo specchio o sedersi tra i propri cari facendo finta di nulla? Il protagonista di Piccole cose come queste, film diretto dal regista belga Tim Mielants e scritto dall’autore irlandese Enda Walsh (sceneggiatore di Hunger), di certo non può, e non vuole. È così che il ritorno sul grande schermo di Cillian Murphy dopo l’Oscar vinto per Oppenheimer avviene in nome della fermezza d’animo, dell’umanità e del fare ciò che è giusto.

L’occasione è una storia basata sul romanzo Piccole cose da nulla (2021) di Claire Keegan, in cui si racconta dello scandalo irlandese legato alle Case Magdalene, istituti femminili religiosi per donne ritenute immorali, dove queste ultime venivano sfruttate e maltrattate. Film d’apertura al Festival di Berlino 2024 (dove Emily Watson ha vinto l’Orso d’argento per la migliore interpretazione da non protagonista), Piccole cose come queste si costruisce dunque sui silenzi e gli sguardi di un’intera comunità, attraversando toni sommessi e la rigidità data dall’atmosfera invernale, che non può però raffreddare il cuore del protagonista.

La trama di Piccole cose come queste

Il film ci porta nell’Irlanda del 1985. Bill Furlog (Cillian Murphy) è un uomo silenzioso, dall’animo semplice, che ha dedicato la vita al lavoro (commercia e distribuisce legna e carbone), alla moglie Eileen (Eileen Walsh) e alle loro cinque figlie. Nei giorni che precedono il Natale, quando Bill entra nel cortile del convento locale, diretto da Suor Mary (Emily Watson), per consegnare del carbone, fa però un incontro che riporta a galla ricordi sepolti nella sua memoria. Non può ignorarli anche perché lo portano a scoprire segreti e verità che lo sconvolgeranno. Sarà il momento per Bill di decidere se voltarsi dall’altra parte o ascoltare il proprio cuore e sfidare il silenzio di un’intera comunità.

Cillian Murphy ed Eileen Walsh in Piccole cose come queste
Cillian Murphy ed Eileen Walsh in Piccole cose come queste. Photo Credits: Teodora Film

Il conflitto di un uomo

Ha il sapore di un racconto di Charles Dickens (Canto di Natale, Oliver Twist) il film di Tim Mielants. Non a caso l’autore britannico, celebre in particolare per i suoi romanzi sociali in cui denuncia i mali della società inglese ottocentesca, viene citato in più occasioni all’interno di Piccole cose come queste. Il motivo è la somiglianza tra ciò che entrambi vogliono restituire al proprio pubblico, con racconti che mirano non solo ad evidenziare certi orrori avvenuti nell’indifferenza generale, ma anche la necessità di compiere le giuste scelte quando ci si presenta il momento di farlo.

Con questo obiettivo, il film procede sommessamente tra grandi silenzi e una certa compostezza formale che sembra essere specchio delle emozioni soffocate del protagonista. Un’ora e mezza di racconto particolarmente densa, in cui tutto ciò che avviene accade dentro il cuore e la mente di Bill, con Cillian Murphy chiamato dunque a restituire tuttò ciò attraverso i suoi sguardi dolenti. Compito in cui l’attore è notoriamente un maestro, trasmettendo un senso di disagio crescente e che si svela a poco a poco con l’esplorazione del suo passato attraverso dei flashback.

Ma quello strano non è Bill, bensì chi – per un motivo o per un altro – gli suggerisce di rimanere in silenzio, di volgere altrove lo sguardo, di convincersi delle menzogne che gli vengono offerte. Per tutto il film il protagonista è  dunque continuamente scisso tra la tentazione di ascoltare questi consigli e l’ignorarli per fare ciò che sente moralmente giusto. Non è però il periodo natalizio a fare di Bill un uomo più buono, cresciuto sin da piccolo con la consapevolezza che aiutare chi è in difficoltà – come a suo tempo lo fu sua madre – è l’unico modo per far guarire un mondo malato.

Cillian Murphy in Piccole cose come queste
Cillian Murphy in Piccole cose come queste. Photo Credits: Teodora Film

Cose che non si possono ignorare

Non bisogna dunque aspettarsi particolari colpi di scena né tantomeno improvvisi cambiamenti di registro. Piccole cose come queste trova la sua forza proprio nella delicatezza con cui propone il proprio racconto, quasi come ci venisse sussurrato. Certo, c’è un evidente prima e dopo rispetto alla sequenza in cui Bill ha finalmente l’occasione di entrare nel convento di Suor Mary. Un momento del film che vira verso un registro da horror, con gli spazi scuri e angusti, oltre ai volti minacciosi delle suore (su cui spicca una mefistofelica Emily Watson). Ma è proprio in seguito a questo momento che i dubbi di Bill iniziano a sciogliersi.

Dopo aver visto l’orrore, ogni sospetto lascia il posto alla terrificante certezza, che gli impedisce di sedersi a tavola con le sue figlie sapendo di ciò che ragazze come loro subiscono. A questo punto lo spettatore giunge al massimo del coinvolgimento possibile, desideroso di scoprire quale scelta compirà il protagonista, poiché se da un lato scegliere fare la cosa giusta sembra scontato, dall’altra i motivi per non farla sarebbero molti e tutti apparentemente validi. Di certo, è anche nel portare lo spettatore a domandarsi cosa avrebbe fatto al posto di Bill che il film si dimostra riuscito nei suoi intenti.

Sono le piccole cose come queste a fare la differenza

Piccole cose come queste, come anticipato, ci narra una storia vera, ma andando oltre di essa risulta difficile non attualizzare il conflitto di Bill all’oggi, ad una società che, davanti a terribili guerre, si divide in chi volge lo sguardo altrove e in chi invece tende una mano al prossimo. Sono le piccole cose come queste del titolo a fare la differenza, molto più di quelle “grandi”. Azioni e gesti quotidiani che infondono speranza e salvano l’umanità, come specie e come natura. Il film ce lo ricorda con grande eleganza, regalandoci un protagonista tutt’altro che perfetto, ma che proprio per questo può essere di grande esempio.

The Fantastic Four: First Steps, Natasha Lyonne dice di aver finito le riprese… ma non può parlare del suo personaggio

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Poco dopo l’annuncio del cast principale di The Fantastic Four: First Steps, sono stati aggiunti diversi attori secondari al reboot dei Marvel Studios, ma i loro personaggi non sono stati resi noti.

Saremmo molto sorpresi se Paul Walter Hauser non interpretasse il cattivo Uomo Talpa e si ipotizza che John Malkovich possa essere stato scritturato per il ruolo del Dottor Franklin Storm. Per quanto riguarda Natasha Lyonne, la teoria più diffusa è che sia Alicia Masters, l’interesse amoroso di Ben Grimm, ma alcuni ritengono che possa fornire la voce del robot H.E.R.B.I.E.

Chiunque interpreti la star di Poker Face, ha finito di girare le sue scene per il film. Alla Lyonne è stato chiesto di entrare a far parte del Marvel Cinematic Universe durante una breve intervista con ET. L’attrice si è detta entusiasta di far parte del franchise, ma è stata molto attenta a non rivelare nulla del suo ruolo.

“Sono abbastanza grande da sapere che tutto questo è un dono, un sugo e una rarità e [lo] prendo con filosofia ”, ha detto al sito.

Tutto quello che c’è da sapere su The Fantastic Four: First Steps

Il film The Fantastic Four: First Steps è atteso al cinema il 25 luglio 2025. Come al solito con la Marvel, i dettagli della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i Fantastici Quattro sono astronauti che vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super forza.

Matt Shakman (“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”) dirigerà The Fantastic Four: First Steps, da una sceneggiatura di Josh FriedmanJeff Kaplan e Ian SpringerPedro Pascal (Reed Richards) è noto al mondo per le sue interpretazioni in The MandalorianThe Last of Us e prima ancora in Game of ThronesVanessa Kirby (Sue Storm) ha fatto parte del franchise di Mission: Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph Quinn (Johnny Storm) è diventato il beniamino dei più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4Ebon Moss-Bachrach (Ben Grimm) sta vivendo un momento d’oro grazie al suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.

Fanno parte del cast anche Julia GarnerPaul Walter Hauser, John MalkovichNatasha Lyonne e Ralph Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato da Kevin Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che conosciamo. Franklyn e Valeria Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero comparire nel film.

Armor Wars: lo sceneggiatore parla della decisione dei Marvel Studios di trasformare la serie TV in un film

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Armor Wars è stata annunciata per la prima volta come serie TV Disney+ nel 2020. Yassir Lester è stato assunto come capo sceneggiatore nell’agosto del 2021, ma sono seguiti innumerevoli ritardi fino a quando, nel settembre del 2022, abbiamo appreso che il progetto era in fase di sviluppo come film.

Da allora non si è saputo più nulla del progetto, anche se Secret Invasion doveva gettare le basi per il film suggerendo che Rhodey era stato sostituito da uno Skrull mutaforma. Questo probabilmente è avvenuto dopo che è stato ferito da Visione durante la battaglia all’aeroporto di Captain America: Civil War”.

L’idea era carina in apparenza, ma i fan non sono stati contenti di come questo abbia sminuito il suo addio a Tony Stark in Avengers: Endgame. Lo Skrull Rhodey, inoltre, non ha fatto abbastanza durante il suo periodo come War Machine per rendere il passaggio di testimone così d’impatto come richiesto.

Cosa ha detto Don Cheadle su Armor Wars? 

Don Cheadle attore
Don Cheadle partecipa al photo call di “Miles Ahead” durante il 66° Festival Internazionale del Cinema di Berlino.
– Foto di tanka_v Via Depositphotos.com

Quando di recente è stato chiesto a Don Cheadle a che punto è la situazione con Armor Wars, ha risposto: “Potete scoprirlo e farmelo sapere. [Non lo so, non sono sicuro di come stiano le cose in questo momento. Penso che le cose stiano subendo molti cambiamenti, e vedremo cosa succederà, vedremo di cosa si tratta”.

“Penso che, come dire, la Marvel sia costantemente in uno stato di, tipo, ‘Qual è la cosa più interessante?’. E credo onestamente che alcuni dei loro film avrebbero dovuto essere delle serie e alcune delle loro serie avrebbero dovuto essere dei film ”, ha detto il regista a ComicBook.com. “E credo che ora ne stiano tenendo maggiormente conto, riflettendoci un po’ di più”.

“Finché non hanno ancora iniziato a girarlo, è come dire: chi se ne frega?”, ha aggiunto, prima di ammettere: “Penso che la storia che ho raccontato sia una serie molto divertente”.

Non è chiaro quanto Lester sia esattamente coinvolto in questa nuova iterazione di Armor Wars, anche se ha continuato a suggerire che la versione cinematografica arriverà al punto molto più rapidamente di quella che sarebbe stata più un’opera di carattere con la durata prolungata di uno show televisivo.

Come nel caso di Secret Invasion – tutte queste altre cose [come] il modo in cui la storia di Rhodey deve inserirsi nell’universo più grande, c’è una versione più rapida che lo proietta di nuovo nella storia un po’ più velocemente, invece di una meditazione su chi è il personaggio”.

Armor Wars non ha una data di uscita e probabilmente non avverrà prima di Avengers: Secret Wars… se mai verrà realizzato.

Venom: The Last Dance, la regista parla dell’assenza di Michelle Williams e dei piani per un Venom 4

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Venom: The Last Dance sposta l’azione fuori da San Francisco e, di conseguenza, saluta almeno alcuni personaggi secondari preferiti dai fan.

La signora Chen appare a Las Vegas, ma la Anne Weying di Michelle Williams – che si è trasformata in She-Venom in due occasioni – non si vede da nessuna parte. L’Hollywood Reporter ha chiesto alla sceneggiatrice e regista Kelly Marcel di spiegare questa decisione in una recente intervista.

“Volevamo davvero isolarli. Volevamo allontanarli dalla loro zona di comfort ”, ha spiegato la regista. “Volevamo allontanarli da tutto ciò che conoscevano e da tutti quelli che amavano, in modo che ora avessero solo l’un l’altro su cui contare”.

“Sapevamo che volevamo che raggiungessero una simbiosi l’uno con l’altra e che decidessero che sarebbero diventati i Protettori Letali e che avrebbero intrapreso questo viaggio insieme… tutti i personaggi dei film precedenti – a parte la signora Chen di Peggy Lu – non appartenevano a questa storia di viaggio”.

Alla domanda sul perché Eddie e Anne non abbiano mai riacceso la loro storia d’amore, Marcel ha aggiunto: “Noi ascoltiamo i fan. Dopo ogni film, torniamo indietro e guardiamo cosa è piaciuto e cosa non è piaciuto. Ed era molto, molto chiaro che la gente era molto legata alla relazione tra Venom ed Eddie”.

“Era quello che amavano, ma amavano anche il dottor Dan [Reid Scott] in Venom. Quindi ci siamo detti: ‘Beh, dobbiamo riportare Reid perché tutti lo amano’. L’asse su cui ruotano questi film è la relazione tra Venom ed Eddie, e si è sempre trattato di loro”.

Venom: The Last Dance inizia dove si era concluso Spider-Man: No Way Home, ma questo non significa che i Marvel Studios abbiano avuto un ruolo nel modo in cui si è svolta la storia. “Non sono stati [coinvolti] perché, dove ci troviamo nel MCU, è già qualcosa che avevamo girato ”, ha detto a proposito della scena di metà film di Spider-Man: No Way Home. “Sì, esisteva già”.

In altre parole, la Sony ha aggiunto quella e il cameo di Spidey in Venom: Let There Be Carnage, probabilmente senza il via libera dei Marvel Studio (come il ruolo dell’Avvoltoio in Morbius). Per quanto riguarda il piano per il pezzo di Simbionte rimasto sulla Terra-616, Marcel ha detto: “Credo che a questo punto sia un’ipotesi da non scartare”.

Cosa ha detto la regista su un potenziale Venom 4? 

Si è poi parlato di dove potrebbe andare il franchise di Venom e sembra ancora che Venom 4 sia più probabile di Spider-Man 4.

“Sì, è la fine di un contratto. Ci è stato chiesto di fare tre film, ne abbiamo fatti tre e chissà cosa ci riserverà il futuro”, ha detto il regista agli addetti ai lavori. “Spero che in questo terzo film abbiamo gettato le basi per loro, con altri personaggi, altri simbionti e cattivi con cui possono correre, se lo scelgono”.

“Ma questo è l’ultimo per Venom e Eddie”, ha sottolineato Marcel. “Abbiamo sicuramente pensato a questo, quindi sappiamo sicuramente quali potrebbero essere le storie, se le volessero”.

Il futuro di Venom è incerto, ma se questo è davvero l’ultimo ballo… beh, saranno contenti sia i fan che quelli delusi, visto quanto è stato divisivo il franchise da quando è stato lanciato nel 2018.

FOTO DI COPERTINA: L’attrice americana Michelle Williams arriva alla 75esima edizione dei Directors Guild Of America (DGA) – Foto di imagepressagency via Depositphotos.com

Thunderbolts*, la squadra avrà un ruolo “enorme” in Avengers Doomsday?

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Questa settimana sono mancate le notizie sui film a fumetti, ma abbiamo un paio di indiscrezioni sui prossimi due film Avengers: Doomsday e Secret Wars che ci accompagneranno nel fine settimana.

Secondo MTTSH, i personaggi che compongono la squadra del prossimo film sui Thunderbolts* avranno un ruolo “enorme” in Avengers: Doomsday. Questo confermerebbe una precedente indiscrezione secondo la quale questo “gruppo di disadattati meno atteso” si rivelerà in realtà come i New Avengers (da qui l’asterisco nel titolo).

Questo non significa necessariamente che questi personaggi da soli costituiranno la prossima incarnazione degli Eroi più potenti della Terra, ma sembra che il piano preveda che essi costituiscano la base di una nuova squadra, molto probabilmente sponsorizzata dal governo (vedremo quanto durerà), che si attiverà ufficialmente dopo (o forse durante) gli eventi di Avengers: Secret Wars.

Quali anticipazioni abbiamo invece su Secret Wars?

A proposito di Secret Wars, Daniel Richtman ha sentito che il film dovrebbe essere girato nel Regno Unito a partire da marzo 2026 “per dare spazio agli attori Marvel di girare altri progetti nel mezzo”. Lo scooper ha recentemente rivelato che le telecamere di Doomsday gireranno da marzo ad agosto del prossimo anno, mentre Spider-Man 4 dovrebbe iniziare la produzione a maggio e girare fino a ottobre.

Quando vedremo i vendicatori in azione?

Avengers: Doomsday arriverà nelle sale il 1° maggio 2026, seguito da Avengers: Secret Wars il 7 maggio 2027. Entrambi i film saranno diretti dai fratelli Russo, che fanno il loro ritorno nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

“Poter creare storie ed esplorare personaggi all’interno dell’Universo Marvel ha realizzato il sogno di una vita, e abbiamo scoperto una potente connessione con il pubblico in ogni film che abbiamo realizzato. Siamo entusiasti di collaborare ancora una volta con Kevin, Lou e tutto il team Marvel per portare questa epica avventura narrativa in luoghi nuovi e sorprendenti sia per i fan che per noi stessi”, hanno dichiarato i Russo in un comunicato dopo il panel del SDCC.

I registi hanno rivelato che Doomsday e Secret Wars non saranno girati back-to-back durante il NYCC della scorsa settimana.

“Sarà simile, ma avremo una pausa più ampia tra i due film rispetto a quella che abbiamo fatto”, ha detto Joe. “Credo che siano state quattro settimane forse? Erano quattro settimane tra Infinity War e Endgame?”. “Penso che siano state un paio di settimane ”, ha aggiunto Anthony. “Ma no, questi non sono separati come normalmente si separano due film di questa portata, ma sono più sostanzialmente separati [rispetto a Infinity War e Endgame] da un anno o giù di lì”.

Venom: The Last Dance, la regista rivela quando e perché Andy Serkis è stato scelto per il ruolo di Knull

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Venom: The Last Dance introduce finalmente Knull, Dio dei Simbionti. Il cattivo è stato definito come una minaccia multiversale e ora è considerato il più grande nemico di Eddie Brock.

Non sappiamo quale sarà il futuro di Knull; se Venom 4 si realizzerà, allora quella è probabilmente la destinazione più probabile per il personaggio. Tuttavia, se le notizie recenti sono attendibili, potremmo vedere il Re in Nero combattere contro Spider-Man e Venom nella prossima uscita in solitaria di Venom.

In occasione dell’uscita del film CBM ha parlato con lo sceneggiatore/regista di Venom: The Last Dance abbiamo parlato con lo sceneggiatore/regista Kelly Marcel e gli abbiamo chiesto della decisione di ingaggiare Venom: La furia di Carnage e la star di The Batman Andy Serkis nel ruolo di Knull.

Knull è stato il primo personaggio che abbiamo progettato per questo film ”, spiega la regista. “Prima di Venom-Cavallo… Xenofago e Knull sono stati i primi due [personaggi] che abbiamo progettato. Sapevamo che dovevamo fare bene Knull. È uno dei personaggi più amati dai fan. Volevamo che il suo aspetto si avvicinasse il più possibile a quello dei fumetti”.

venom the last dance cavallo
Venom: The Last Dance

Per quanto riguarda la prima volta che Andy Serkis è stato scelto per interpretare il Re in Nero, Marcel ha detto: “Sapevamo che Andy Serkis sarebbe stato Knull fin da Venom 2. Era il nostro regista in Venom 2; Tom e io parlavamo sempre in Venom 2 di come sarebbe stato Venom 3 e sapevamo di voler introdurre Knull nel modo in cui lo abbiamo fatto. Allo stesso tempo, guardando Andy Serkis ogni giorno mentre dirige, [ci siamo detti] ‘Beh, è il più grande’”.

“Knull è composto da CGI mo-cap e da un sacco di doppiaggio e c’è solo una persona per questo. È il più grande. Abbiamo sempre saputo che sarebbe stato Andy. Amiamo Andy e ci sembrava giusto ”, ha continuato. “Abbiamo portato con noi la maggior parte della nostra squadra per tutti e tre i film, quindi vogliamo che sia una famiglia. Andy è una parte enorme della famiglia di Venom”.

È difficile immaginare qualcuno migliore di Serkis per interpretare Knull e si è detto più volte che Venom: The Last Dance è solo un assaggio per le storie future. Se il Dio dei Simbionti dovesse essere al centro della scena in Spider-Man 4, Serkis si riunirà ai Marvel Studios dopo essere apparso in Avengers: Age of Ultron, Black Panther e What If…?

Anora: recensione del film di Sean Baker #RoFF19

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Anora: recensione del film di Sean Baker #RoFF19

Arriva alla 19° Festa di Roma con in mano già la Palma d’oro dell’ultimo Festival di Cannes Anora, la commedia di Sean Baker che riscrive le regole del romance e porta nella contemporaneità la fiaba di quella “gran culo di Cenerentola” che nel 1990 aveva il sorriso e le gambe lunghissime di Julia Roberts e che nel 2024 ha invece il corpo minuto e sensuale di Mikey Madison, stripper e prostituta newyorkese che cerca la fortuna tra una lap dance e un privé.

La storia di Anora, Cenerentola moderna

La vita di Ani (come le piace farsi chiamare) procede in maniera abbastanza regolare, tra vita notturna nello strip-club di Manhattan, e giornate passate a dormire e a recuperare energie. Una sera al locale dove lavora, data la sua capacità di parlare russo per via delle sue origini (la nonna era un’immigrata uzbeka), le viene affidato un cliente molto ricco: il suo coetaneo Ivan, detto “Vanja”, viziatissimo rampollo di un oligarca russo, che, attratto dalla ragazza, le offre 15 000 dollari per essere la sua fidanzata per una settimana. I due trascorrono dei giorni folli, divertendosi come non mai, guidati dal brio di Ani e dai soldi di Vanja, dediti solo a soddisfare le proprie voglie, di ogni tipo.

Fino a che a Las Vegas i due decidono di sposarsi: in questo modo lui non sarà costretto a rientrare in Russia dai genitori preoccupati, e lei avrà finalmente una vita agiata e serena, che le permetterà di lasciare il suo lavoro. Sembrerebbe proprio la fiaba di Pretty Woman citata sopra, se non fosse che siamo nel 2024 in un film di Sean Baker, e quindi qualcosa va storto e per Ani e Vanja arriva il momento di pagare il conto di quella settimana di baldoria e di quel matrimonio avventato.

Anora film (2024) – Sean Baker – Cre Film, FilmNation Entertainment

Dopo lo splendido Red Rocket, Sean Baker torna a raccontare uno degli aspetti del mondo della prostituzione attraverso la vita e l’indole di Anora, una giovane donna consapevole e presente a se stessa, che conosce la vita ma che si concede un piccolo spazio per sognare, nel momento in cui la sua storia personale sembra prendere una piega vantaggiosa. È pratica e diretta, capace di contrattare il prezzo del suo corpo e del suo tempo, vende se stessa con sfrontatezza e si batte per quello che ritiene suo. Una furia, una forza della natura, un involucro indistruttibile che nasconde un corpo morbido di tenerezza e fragilità e che per tutto il film cercherà di tenere nascosto.

Quella gran culo di Cenerentola” non va più di moda

La commedia di Baker rivede il classico romantico con Julia Roberts e Richard Gere, sostituendo ai due affascinanti e intramontabili miti di Hollywood due ragazzini dal fascino contemporaneo e sbarazzino che non saranno certo fatti l’uno per l’altra ma che sono altrettanto indimenticabili. E intanto il regista continua il suo racconto fiabesco di un’umanità ai margini che cerca il suo posto in Paradiso: una gita a Disneyland, un ritorno glorioso nel mondo del cinema per adulti, una vita ricca e agiata che escluda una volta per tutte la precarietà di doversi vendere per soldi.

Sia chiaro, Anora non è mai vittima delle sue scelte di vita. Come accennato sopra, il suo modo di affrontare il suo lavoro è consapevole e divertito, approccio raccontato con riuscitissime sequenze in cui la giovane donna si confronta con una sua collega prendendosi gioco dei clienti, delle loro perversioni, dei loro versi di piacere, del loro sentirsi forti e virili quando sono costantemente loro stessi vittime del loro lombi, posizionando Anora (e le sue colleghe) in una posizione di assoluto potere. È proprio questa consapevolezza che rende la protagonista tanto irresistibile, nonostante la sua talvolta irritante sicurezza.

Jurij Borisov in Anora – Cortesia di Universal Pictures International Italy

Jurji e Anora: travolti da un insolito destino

Sean Baker gioca con i suoi personaggi e con il genere, realizzando sequenze mozzafiato e regalando al pubblico personaggi indimenticabili, su tutti l’Igor di Jurij Borisov, che resta travolto dall’energia di Anora e crea da subito con lei un’alchimia isterica e violenta e allo stesso tempo tenera e accogliente. Igor rappresenta ciò che Anora non ha mai conosciuto e per questo non capisce mai fino in fondo, mai fino quell’ultima straziante scena che conclude la notte folle attraverso la quale è stato trascinato lo spettatore.

Se dal punto di vista formale e narrativo Anora di Sean Baker è nient’altro che una commedia convincente (anche se forse troppo dilatata nella seconda parte), con questo film il regista americano compie un passo in avanti verso l’immortalità della sua filmografia, riuscendo a tratteggiare dei personaggi indimenticabili con una precisione emotiva disarmante e tutta la bellezza delle scoperte lente e preziose: Ani si dischiude nella sua essenza di fronte allo spettatore, e pian piano, mentre il film avanza, si mette a nudo completamente, nell’intimo, facendo sentire nudo, vulnerabile e esposto anche chi la guarda e, inevitabilmente, alla fine, si innamora.

Anora – Cortesia di Universal Pictures International Italy

Il ragazzo dai pantaloni rosa: recensione del film con Samuele Carrino e Claudia Pandolfi – #RoFF19

Volevamo fosse un film sulla vita di Andrea, non sulla sua morte”. Con queste parole la regista Margherita Ferri (autrice anche di Zen sul ghiaccio sottile e di un paio di episodi per le serie Zero e Bang Bang Baby) ha messo da subito in chiaro gli intenti di Il ragazzo dai pantaloni rosa, il film che porta sul grande schermo la triste vicenda di Andrea Spezzacatena, solo una delle tante vittime di bullismo e cyberbullismo, problematiche purtroppo sempre più diffuse nonostante la prevenzione che viene svolta a riguardo. È quello che cerca di fare ora anche questo film, senza però l’intento di proporre “una lezione di educazione civica“, come affermato dallo sceneggiatore Roberto Proia.

Perché, appunto, l’intento primario è quello di restituire la vitalità che era propria di Andrea – così come la narra anche la madre Teresa Manes (interrpretata da Claudia Pandolfi nel film) nel romanzo Andrea oltre il pantalone rosa, da cui il film è liberamente tratto – e che si è tragicamente spezzata il 20 novembre del 2012. Prima di arrivare a quel momento, però, c’è stata la vita e Il ragazzo dai pantaloni rosa la ripercorre tappa dopo tappa, cercando poi attraverso di esse non tanto di comprendere le motivazioni di quanti hanno bullizzato Andrea Spezzacatena – in ogni caso ingiustificabili – quanto di ricercare il perché del suo silenzio. Un silenzio fattosi assordante e asfissiante, che lo ha isolato portandolo a scelte irreparabili.

La trama di Il ragazzo dai pantaloni rosa

Andrea Spezzacatena aveva appena compiuto 15 anni quando decise di togliersi la vita. Un ragazzo apparentemente solare, aveva ottimi voti a scuola e un ottimo rapporto coi genitori. Il suo gesto fu quindi totalmente inaspettato e rimase senza spiegazione finché sua madre dopo la sua morte è entrata nel suo profilo Facebook e ha ricostruito l’inferno che suo figlio stava passando tra atti di bullismo e cyberbullismo a scuola. Il film, narrato dalla voce di Andrea dall’aldilà, ci racconta come il ragazzo sia arrivato a pensare di non avere altra via d’uscita e rappresenta un potente monito sulla pericolosità di quelle parole e di quei gesti che in apparenza ci possono sembrare innocui.

Andrea Arru e Samuele Carrino in Il ragazzo dai pantaloni rosa
Andrea Arru e Samuele Carrino in Il ragazzo dai pantaloni rosa

Un film in equilibrio

Il film ha dunque inizio con la nascita di Andrea, che inizia così a raccontarci la sua storia fin dai primi vagiti attraverso una particolare voice over. Particolare perché sin da subito Andrea si dice consapevole di essere probabilmente più noto per la sua fine che non per il suo inizio, chiarendo così di parlare dall’aldilà, una scelta che certamente mette sull’attenti ma che – almeno secondo il giudizio di chi scrive – risulta di cattivo gusto. Andando però subito oltre questo dettaglio, si compie un salto verso le scuole medie e poi verso il liceo, assistendo dunque alla formazione caratteriale del protagonista.

Il film in questo riesce ad offrire un gradevole equilibrio sulla sua identità e la sessualità, senza mai farlo pendere né da una parte né dall’altra ma lasciandolo giustamente in quel limbo proprio di quell’età in cui tutto è ancora in fase di esplorazione e definizione. Certo, ci sono momenti in cui si scade in alcuni dettagli evitabili e anzi fin troppo calcati, come Andrea che consola l’amico Christian (Andrea Arru, visto in Di4ri) pogiandogli una mano sul braccio. Un gesto assolutamente innocuo, il quale è però ripreso come se dovesse enfatizzare un significato che non era necessario esplicitare.

Claudia Pandolfi in Il ragazzo dai pantaloni rosa
Claudia Pandolfi in Il ragazzo dai pantaloni rosa

Il ragazzo dai pantaloni rosa si muove dunque continuamente tra questi fronti, dimostrandosi un ideale film per ragazzi (e non solo) attento alle piccole sfumature e al mondo emotivo dei protagonisti, ma incline ad una certa tendenza a semplificare certe dinamiche o conferirvi un aspetto patinato, rischiando così di sfociare in un melò che non rende giustizia alla vicenda trattata. Fortunatamente ciò avviene solo in precisi momenti, mentre per il resto il film riesce effettivamente a trasmettere la gioiosità di Andrea come anche quell’ingenuità che sempre più – purtroppo – si trasforma, in una società violenta come quella attuale, nella propria condanna.

Un racconto delicato che si rivolge a tutti

Ad ogni modo, Il ragazzo dai pantaloni rosa è uno di quei film il cui fine porta a chiudere un occhio davanti ad inevitabili inciampi di stile. La materia trattata è quantomai delicata e traspare la volontà degli autori e del cast di affrontarla come tale. Ancora Proia ha infatti dichiarato: “Abbiamo volutamente lasciato che chiunque alla fine del film si potesse guardare dentro e capire se, facendo dei cambiamenti, rischia di rendere la vita di un altro un po’ più sopportabile, un po’ più facile, un po’ più felice“. La speranza è che il film possa realmente lasciare, specialmente nei più giovani, riflessioni di questo genere e portare ad un mondo in cui indossare dei pantaloni rosa non è motivo di scandalo.

GUARDA ANCHE: Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa, ecco il videoclip di “Canta Ancora” di Arisa

Star Wars: New Jedi Order, Steven Knight abbandona il nuovo film con Daisy Ridley

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Il periodo di Kathleen Kennedy alla guida della Lucasfilm è stato dominato da divergenze creative e da film e show televisivi annunciati ma che non sono mai arrivati sullo schermo. Steven Knight (Peaky Blinders) è l’ultimo sceneggiatore a lasciare il film su Rey, annunciato per la prima volta alla Star Wars Celebration dello scorso aprile. Damon Lindelof e Justin Britt-Gibson erano stati inizialmente incaricati di sviluppare il seguito di Star Wars: L’ascesa di Skywalker, ma Knight è intervenuto quando la loro visione si è scontrata con quella di Kennedy.

Sembrava che Knight potesse essere l’unico a portare al traguardo la storia di Rey, ora Maestra Jedi che cerca di creare un nuovo Ordine Jedi e allo stesso tempo cerca di combattere le forze oscure che si sollevano per fermarla. A quanto pare non è così. Lo studio è ora in trattative con altri sceneggiatori, ma questo dovrebbe significare che la produzione non inizierà prima del 2025.

The Mandalorian and Grogu è il prossimo film di Star Wars e rimane in programma per il maggio 2026. È difficile dire se i titoli misteriosi previsti per dicembre 2026 e dicembre 2027 saranno realizzati.

Il regista di Ms. Marvel, Sharmeen Obaid-Chinoy, è stato incaricato di dirigere questo New Jedi Order che è, a tutti gli effetti, l’Episodio X. L’aspettativa è che serva da epilogo alla discussa trilogia sequel e che possa riscattare le discutibili decisioni creative prese in quei film.

La protagonista Daisy Ridley, interpellata all’inizio della settimana sul suo ritorno a Star Wars, ha dichiarato: “Le cose si stanno evolvendo. Continuo a essere molto eccitata. Ci sarà presto un aggiornamento”.

È sempre più difficile ignorare le grida dei fan che ritengono che Kennedy debba lasciare la Lucasfilm, soprattutto se si pensa a quanto lo studio ha lottato per rendere il franchise di Star Wars un successo nelle sale. Un altro o due flop e il marchio potrebbe essere danneggiato in modo irreparabile.

All’inizio di quest’anno, la Ridley ha parlato del suo ritorno e ha spiegato perché ha accettato di interpretare di nuovo Rey dopo le reazioni divisive a L’ascesa di Skywalker.

“Suppongo di sentirmi più padrona del ruolo. Suppongo di averlo posseduto la prima volta. In pratica, ora sono un’adulta. All’epoca non mi sentivo certo un adulto. Ovviamente, dal punto di vista personale, le cose sono cambiate, e dal punto di vista professionale ho avuto molte altre esperienze, e quindi sento che questa volta è una cosa diversa. C’è molta gioia in me e in questi film. Onestamente, se non fossi stato entusiasta, non l’avrei fatto. Mi sembra una cosa fantastica di cui far parte”.

Spider-Noir: foto del set rivelano il primo sguardo al costume di Spider-Man Noir

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Dato che è stata sviluppata dalla Sony, i fan hanno temuto che la serie Spider-Noir di Amazon con Nicolas Cage potesse non vedere il protagonista indossare i panni del personaggio.

Peter Parker è già stato sostituito da Ben Reilly nel ruolo di Spider-Man Noir, ma le foto e i filmati appena rivelati dal set della serie confermano che avremo una versione accurata dei fumetti del detective privato che striscia sui muri.

L’eroe sembra uscito direttamente dalla pagina, con un design praticamente identico a quello visto in Spider-Man: Into the Spider-Verse.

In base a come si svolge questa scena, Ben vedrà un bel po’ di azione mentre cavalca un’auto e spara ragnatele in lontananza. Ha anche il suo caratteristico cappello e gli occhiali, anche se dobbiamo sottolineare che è uno stuntman a indossare la tuta, non Cage.

Nicolas Cage sarà affiancato nella serie da Lamorne Morris (nel ruolo di Robbie Robertson), Brendan Gleeson (The Banshees of Inisherin), Abraham Popoola (Atlas, The Rig), Li Jun Li (Babylon, Sex/Life) e Jack Huston (Boardwalk Empire, Ben-Hur).

Appariranno anche Lukas Haas (Inception), Cameron Britton (Mindhunters), Cary Christopher (Days of Our Lives,), Michael Kostroff (Wizard of Lies), Scott MacArthur (El Camino: A Breaking Bad Movie), Joe Massingill (Barry), Whitney Rice (Suits), Amanda Schull (12 Monkeys) e Karen Rodriguez (Swarm).

Potete vedere la galleria completa delle foto del set e i filmati delle riprese sul web seguendo il link nel post X qui sotto.

Spider-Noir sarà trasmesso in anteprima sul canale lineare MGM+ negli Stati Uniti e a livello globale su Prime Video. Oren Uziel (Mortal Kombat) e Steve Lightfoot (The Punisher) sono co-showrunner, mentre Harry Bradbeer sarà il regista e produttore esecutivo dei primi due episodi della serie.

Per quanto riguarda i dettagli della trama, è stato rivelato che la serie racconta la storia “di un investigatore privato (Cage) invecchiato e sfortunato nella New York degli anni Trenta, costretto a confrontarsi con la sua vita passata come unico e solo supereroe della città”.

Pochi altri dettagli ufficiali su Spider-Noir sono stati rivelati, anche se Cage ha confermato che la serie avrà una durata di 8 episodi e metterà l’investigatore privato che striscia sui muri contro dei mostri.

Interrogato sulla sua prima vera incursione in televisione, Cage ha dichiarato: “Ho visto Bryan Cranston in ‘Breaking Bad’ fissare una valigia per metà dell’episodio. Ho pensato: ‘Non abbiamo tempo per farlo nei film’. Quindi mi è sembrata un’opportunità per aprirlo un po’”. Non so se il progetto [Noir] che sto esplorando abbia spazio per questo. Penso che questo sia una sorta di episodio più popcorn-entertainment”.

L’attore ha poi descritto Spider-Noir come “più un mashup di Pop-art, come un dipinto di Lichtenstein” con “qualche scintilla”. “Non mi piace la violenza”, ha aggiunto Cage. “Non voglio interpretare persone che fanno del male alle persone. Una delle cose che mi piacciono di questo potenziale show è che è di fantasia. Non si tratta di persone che picchiano la gente. Sono coinvolti dei mostri”.

I Marvel Studios stanno sviluppando la serie WICCAN insieme a Young Avengers e Scarlet Witch?

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Agatha All Along è stato finora un grande successo per la Marvel (almeno in parte dovuto al fatto che si tratta della serie Disney+ meno costosa), e sembra che lo studio sia abbastanza soddisfatto degli ascolti della serie da avere in programma di continuare il viaggio di questi personaggi in diversi progetti.

Agatha – a sua volta spin-off di WandaVision – ha introdotto un misterioso “Teen” (Joe Locke) che è stato recentemente confermato essere il figlio di Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen), Billy Kaplan/Wiccan.

Ora, MTTSH riporta che è in lavorazione uno show solista su Wiccan, che la Marvel svilupperà insieme al film su Scarlet Witch e a un progetto sui Young Avengers (non sappiamo ancora se si tratterà di un film o di un’altra serie Disney+).

Daniel Richtman ha recentemente affermato che è in programma una serie incentrata sulla ricerca dell’altro figlio della Scarlet Witch, Tommy Maximoff, alias Speed, quindi è molto probabile che questi progetti siano la stessa cosa.

C’è già una serie di Vision in lavorazione, e una recente indiscrezione ha affermato che Javon Walton, il nuovo arrivato di Euphoria, è in trattative per interpretare un secondo “Teen”, che presumibilmente si rivelerà essere Tommy. Abbiamo davvero bisogno di un’altra serie incentrata su questi personaggi?

A dire il vero, molte persone hanno detto la stessa cosa di Agatha All Along, e anche se alcuni fan sono tutt’altro che convinti, i sette episodi che abbiamo visto sembrano aver messo a tacere molti dubbiosi.

Billy e Tommy sono stati introdotti come figli di Scarlet Witch e Visione (Paul Bettany) in WandaVision. Alla fine si è scoperto che erano costruzioni dell’Anomalia di Westview e sono stati cancellati dall’esistenza quando Wanda ha dissipato l’Esagono.

In Doctor Strange nel Multiverso della Follia, una Scarlet Witch vendicativa ha come missione quella di rintracciare le varianti degli universi alternativi dei gemelli, ma alla fine riesce ad accettare il fatto che non potrà mai riunirsi con i figli che ha perso nel finale di WandaVision.

I gemelli faranno probabilmente parte della squadra dei Young Avengers che abbiamo visto Kamala Khan (Iman Vellani) iniziare ad assemblare in The Marvels.

Uncharted: dal cast al sequel, tutte le curiosità sul film con Tom Holland

Anche se sono ancora gli adattamenti dei fumetti ad avere il predominio ad Hollywood, alcune trasposizioni di videogiochi stanno iniziando fargli concorrenza. Solo di recente, infatti, sono arrivati sul grande o piccolo schermo titoli come The Last of Us, Borderlands, Super Mario Bros. – Il film e Sonic – Il film. A questi si può aggiungere anche Uncharted (qui la recensione), tratta dall’omonima serie di videogiochi in cui si raccontano le avventure del cacciatore di tesori Nathan Drake. Uscito nel 2022, il film è diretto da (Venom, Zombieland – Doppio colpo).

Uncharted, come ben sapranno i fan, è una serie di videogiochi per Playstation creata dall’autrice americana Amy Hennig. Composto da quattro capitoli principali, il franchise si sviluppa intorno alle avventure di un gruppo di cacciatori di tesori, che viaggiano per il mondo alla ricerca di antichi misteri e reperti preziosi. Tutte le storie mescolano fra loro elementi storici e fittizi, come anche personaggi di fantasia a persone realmente esistite.

Per gli appassionati dell’avventura, è dunque questo un titolo da non perdere, che offre grandi colpi di scena ed esotiche location. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Uncharted. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori, al finale e al suo sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

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Sophia Ali e Tom Holland in Uncharted
Sophia Ali e Tom Holland in Uncharted. Foto di Clay Enos – © 2020 CTMG, Inc. All rights reserved.

La trama di Uncharted

Protagonista del film è cacciatore di tesori Nathan Drake. Egli è convinto che il fratello non sia scomparso, ma sia disperso in un posto remoto non segnato su alcuna mappa terrestre. Sarà il suo mentore Victor Sullivan, noto come Sully, a indicargli dove potrebbe essere Sam, ovvero su un’isola deserta, dove si dice sia custodito il mitico tesoro di Ferdinando Magellano, andato perduto 500 anni fa e divenuta la fortuna più cercata del mondo. Convinti che se lo troveranno, troveranno anche Sam, i due si mettono in viaggio, ma non sono gli unici a cercare il leggendario tesoro. Anche il temibile Moncada è sulle sue tracce.

Il cast di attori

Ad interpretare Nathan Drake vi è l’attore Tom Holland, meglio noto per il ruolo di Spider-Man nel MCU. Egli si è detto un grande fan della serie videoludica e in particolare il suo capitolo preferito è Uncharted 4: Fine di un ladro. Qualora Holland non avesse accettato il ruolo, Zachary Levi era pronto a candidarsi per esso. Accanto a Holland, nel ruolo del suo mentore Victor “Sully” Sullivan vi è invece l’attore Mark Wahlberg. Per quanto riguarda lui, ad 1 ora e 29 minuti dall’inizio c’è un breve inserto di ripresa mentre Nathan e Sully parlano nello scafo della nave. Questo stato girato su uno schermo verde mentre il resto della scena è stato girato sul posto.

Wahlberg era ingrassato per un altro film, quindi per circa 25 secondi nell’inquadratura è effettivamente più massiccio di circa 11 chili rispetto al resto della scena e del film. L’attore Antonio Banderas ricopre il ruolo di Santiaco Moncada. Come noto, egli dovette temporaneamente abbandonare il set dopo essere risultato positivo al Covid-19. Completano il cast l’attrice Tati Gabrielle nel ruolo di Jo Braddock e Sophia Taylor Ali in quello di Chloe Frazer. Steven Waddington interpreta lo scozzese, mentre Pilou Asbæk è Gage e Rudy Pankow interpreta Samuel “Sam” Drake, fratello di Nathan.

Antonio Banderas in Uncharted
Antonio Banderas in Uncharted. Foto di Clay Enos – © 2020 CTMG, Inc. All rights reserved.

Il finale del film e Uncharted 2, quando esce il sequel?

Steven O’Dell, dirigente della Sony Pictures, ha poi conferma che un Uncharted 2 è ufficialmente in fase di sviluppo. Già al momento dell’uscita del primo, il regista aveva detto di avere delle idee per un sequel, senza però scendere in ulteriori dettagli. All’inizio di quest’anno, Wahlberg ha dichiarato che gli era stato detto di “iniziare a farsi crescere i baffi” in vista del suo ritorno nel ruolo di Sully. Tuttavia, la menzione di O’Dell alla presentazione di CineEurope è la prima conferma ufficiale che Uncharted 2 è in fase di sviluppo.

Sebbene dunque il film sia ufficialmente in fase di sviluppo, il cast non è ancora stato confermato. Tuttavia, il ritorno di Holland e Wahlberg è apparentemente necessario per un seguito. Per quanto riguarda la storia del sequel, il finale di Uncharted lascia intendere che il fratello di Nate, Sam, è ancora vivo e in prigione, dando vita a un sequel incentrato sugli sforzi di Nate per ritrovarlo. Inoltre, l’introduzione di Gage, che cerca l’anello di Nate legato a Sir Francis Drake, lascia intendere una caccia al tesoro più personale e avventurosa in Uncharted 2.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Uncharted 2 grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunesTim Vision e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 25 ottobre alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

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Spider-Man 4 ha una data d’uscita, ecco quando cominceranno le riprese

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Spider-Man 4 arriverà al cinema il 24 luglio 2026. Il film, diretto da Destin Daniel Cretton e con protagonista Tom Holland, uscirà nelle sale a soli due mesi di distanza da Avengers: Doomsday.

In occasione di una apparizione al “The Tonight Show Starring Jimmy Fallon” Tom Holland ha confermato l’inizio della produzione nell’estate del 2025. “Cominceremo a girare la prossima estate. E’ tutto pronto a partire, ci siamo quasi. Sono super eccitato, non vedo l’ora!”.

Tom Holland dovrebbe quindi accavallare la produzione di Avengers: Doomsday e di Spider-Man 4, considerato che il film di gruppo uscirà prima della quarta volta di Holland come arrampica-muri solista. Avengers: Doomsday arriverà nelle sale il 1° maggio 2026, seguito da Avengers: Secret Wars il 7 maggio 2027.

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Ad oggi di Spider-Man 4 sappiamo molto poco. Il film è diretto da Destin Daniel Cretton e sarà prodotto dai Marvel Studios e distribuito da Sony Pictures con Kevin Feige produttore al fianco di Louis D’Esposito e Rachel O’Connor con Amy Pascal produttrice esecutiva. Il film è il sequel di Spider-Man: Homecoming, Spider-Man: Far From Home e Spider-Man: No Way Home.

Per quanto riguarda la trama al momento non sono stati rivelati dettagli. Il film uscirà il 24 luglio 2026, tra Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars.

Braven – Il coraggioso: dal cast al finale, le curiosità sul film con Jason Momoa

Dopo essere diventato uno degli attori più popolari di Hollywood grazie al ruolo di Khal Drogo nella serie Il Trono di Spade, Jason Momoa si è lanciato in una fortunata carriera cinematografica, caratterizzata da film di vario genere. Tra i più recenti vi è l’apprezzato Braven – Il coraggioso, di cui Momoa è anche il produttore. La pellicola è l’opera prima di Lin Oeding, affermatosi ad oggi come noto stuntman statunitense. Al centro della storia qui raccontata vi è un uomo comune ritrovatosi suo malgrado coinvolto in una pericolosa operazione di narcotraffico.

Quello del protagonista è dunque un ruolo che permette a Momoa di mostrarsi in tutta la sua carismatica presenza scenica. La sceneggiatura del film, scritta da Mike Nilon e Thomas Pa’a Sibbet circolava già dal 2015, ma è solo grazie all’interessamento di Momoa che questa riesce infine a prendere vita. Con le riprese svoltesi interamente nell’isola canadese nota come Terranova, dotata di grande bellezza paesaggistica, il film suscito da subito l’interesse degli amanti del thriller misto a tanta azione.

Nel film sono infatti garantite anche spettacolari sequenze di combattimento, poiché nessuno può creare problemi al protagonista sperando di passarla liscia. Avvalsosi di una distribuzione limitata, Braven – Il coraggioso ha conquistato critica e pubblico, i quali lo hanno definito uno dei più affascinanti film dell’anno del suo genere. In questo articolo approfondiamo ulteriori dettagli circa la sua trama e il cast di attori che lo compone, ma anche a come finisce il racconto. Infine, si elencheranno le principali piattaforme dove sarà possibile ritrovare il film per una comoda visione in streaming.

Jason Momoa e Sasha Rossof in Braven - Il coraggioso
Jason Momoa e Sasha Rossof in Braven – Il coraggioso. Foto di Duncan de Young – © 2018 – Saban Films

La trama di Braven – Il coraggioso

Protagonista del film è Joe Braven, uomo mite dedito al suo lavoro di taglialegna come anche alla moglie e alla figlia. A creargli problemi è però suo padre Linden, il quale ormai da un po’ di tempo soffre di demenza. Proprio a causa di questa, l’uomo finisce con l’essere coinvolto in una rissa da bar, finendo con il trovarsi ricoverato in ospedale. Sconvolto dall’accaduto, Joe decide di seguire il consiglio di sua moglie Stephanie e spendere un po’ di tempo con l’anziano padre e la figlia nella loro baita in montagna. Arrivati qui, i tre hanno così modo di stringere ulteriormente il proprio rapporto, riscoprendo il valore del legame che li unisce.

Ciò che Joe non sa, però, è che nella baita è stata nascosto un carico di cocaina. Ad interessarsi a questo è il signore della droga Kassen, il quale è pronto a recarsi sul luogo per recuperare il bottino. Ben presto, dunque, il casolare di Joe viene circondato da criminali pronti a fare una carneficina. Pur di proteggere suo padre e sua figlia, però, il mite taglialegna si trasformerà in una spietata macchina da guerra, pronta a tutto pur di respingere gli invasori. Da esperto conoscitore di quei luoghi, Joe passerà dall’essere una preda all’essere il predatore. Lo spietato Kassen, però, nasconde più assi nella manica di quanti potrebbe sembrare, e si rivelerà un osso particolarmente duro.

 

Il cast di attori

Assunto il ruolo del protagonista, Jason Momoa, distintosi anche grazie a film come Conan the Barbarian e Aquaman, ha intrapreso un lungo allenamento fisico per poter consolidare il suo noto fisico statuario. Grazie alla sua corporatura, infatti, l’attore ha potuto interpretare personalmente molte delle scene più complesse del film, senza dover ricorrere a controfigure. Nel ruolo di sua moglie Stephanie si ritrova invece l’attrice Jill Wagner, celebre per la serie Teen Wolf. Questa aveva però recitato anche in alcuni episodi di Stargate Atlantis, dove proprio Momoa era uno dei protagonisti.

L’attore Stephen Lang, noto per i suoi numerosi film e per essere stato il cattivo in Avatar, interpreta qui il padre di Joe, Linden. Questi venne personalmente scelto da Momoa, con il quale aveva già recitato in Conan the Barbarian. L’attrice Sasha Rossof, invece, è Charlotte, la figlia di Joe. Ad interpretare il principale villain del film, il boss della droga Kassen, è l’attore Garret Dillahunt. Questi, noto per la sua partecipazione a numerose serie televisive, si è preparato al personaggio studiando la mentalità di uomini dediti ad attività di narcotraffico.

Stephen Lang in Braven - Il coraggioso
Stephen Lang in Braven – Il coraggioso. Foto di Duncan de Young – © 2018 – Saban Films

Come finisce il film?

Nel finale del film, avendo bisogno di un terreno più alto per accedere a una rete cellulare, Joe provoca una distrazione e si allontana in quad con Charlotte. Le ordina di salire sulla montagna, dove chiama la madre, che a sua volta chiama lo sceriffo. Un altro mercenario attacca Joe, ma lui fa cadere il quad da una scogliera in mare, uccidendo il mercenario e quasi morendo lui stesso. Hallett entra nella capanna e viene pugnalato da Linden con uno spiedo, uccidendolo.

Stephanie, armata di arco, salva Charlotte da un mercenario. Joe torna alla baita, dove uccide altri due uomini. Charlotte viene prelevata dallo sceriffo mentre Stephanie viene inseguita nel bosco. Kassen prende in ostaggio Linden e lo pugnala mortalmente davanti a Joe. Fugge con la cocaina perduta, ma Joe lo insegue. Aiuta Stephanie a uccidere il suo inseguitore prima di ingaggiare una violenta lotta con Kassen a colpi di coltello sulla scogliera e spingendolo infine giù dal bordo, uccidendolo. A quel punto, Joe può riunirsi alla sua famiglia.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

Per chi desidera recuperare tale titolo, è possibile farlo alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Braven – Il coraggioso è infatti disponibile nel catalogo di Infinity+, Tim Vision, Now, Prime Video e Apple iTunes. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno venerdì 25 ottobre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

The Nun – La vocazione del male: il film è tratto da una storia vera?

Distribuito nel 2013, L’evocazione – The Conjuring è il film che ha contribuito alla rivoluzione del genere horror nel cinema contemporaneo. Diretto da James Wan, questo ha dato origine ad uno vero e proprio “Conjuring Universe“, composto di diversi film che ampliano ed esplorano la mitologia raccontata nella prima pellicola. I successivi film realizzati negli anni seguenti sono tutti basati sui presunti reali eventi paranormali riportati dai coniugi Ed e Lorrelain Warren, celebri esperti di demonologia. Tra gli spin-off più celebri e apprezzati della saga si annovera in particolare The Nun – La vocazione del male (qui la recensione).

Uscito nel 2018 per la regia di Corin Hardy e la sceneggiatura di Gary Dauberman. Quinto capitolo della saga, il film si configura anche come prequel di The Conjuring – Il caso Endfield, introducendo in particolare il celebre demone della suora, noto anche come Valak. Questo personaggio, estremamente apprezzato dai fan di The Conjuring ha dunque trovato un più ampio spazio con un film tutto suo, il quale inoltre si colloca temporalmente come il primo capitolo della saga. Il film è infatti ambientato quindici anni prima di Annabelle: Creation, altro spin-off uscito però nel 2017.

Apprezzato dalla critica per l’atmosfera e determinate sequenze di pura paura, The Nun – La vocazione del male è ancora oggi uno dei film di maggior successo di questa celebre e acclamata saga. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Nun - La vocazione del male cast

La trama e il cast di The Nun – La vocazione del male

I fatti narrati nel film si svolgono in Romania nel 1952, nel monastero cattolico di Cârţa, quando due suore vengono attaccate da un’entità oscura, dopo aver tentato il recupero di una reliquia cristiana. L’unica sopravvissuta è Suor Victoria che poco dopo, però, si impicca fuori da una finestra. Il Vaticano decide così di inviare in Romania Padre Burke e la novizia Suor Irene per indagare sul suicidio e su quanto scoperto dalle due suore. Giunti sul posto scoprono che un antico spirito malvagio sta cercando di prendere possesso di un corpo per soddisfare la sua sete di sangue e male. Irene e Burke si troveranno dunque ben presto ad affrontare la spaventosa entità.

Ad interpretare padre Anthony Burke vi è l’attore messicano Demian Bichir, candidato all’Oscar come miglior attore per il film Per una vita migliore, e visto anche in pellicole come The Hateful Eight, Alien: Covenant e Godzilla vs. Kong. Accanto a lui, nei panni di suor Irene si ritrova invece Taissa Farmiga, attrice nota soprattutto per i suoi vari ruoli nella serie antologica American Horror Story. Taissa è inoltre la sorella minore di Vera Farmiga, attrice simbolo della saga che recita nel ruolo di Lorraine Warren nei film di The Conjuring. Nonostante la parentela tra le due, però, i loro personaggi all’interno della saga non hanno alcun legame famigliare, ma sono legate solo dalla comune devozione cattolica.

Nel film compaiono poi anche Jonas Bloquet nel ruolo di Maurice “Francese” Theriault e Charlotte Hope in quello di Suor Victoria. Ingrid Bisu, invece, è suor Oana. L’attrice Bonnie Aarons riprende invece le vesti della terrificante suora demoniaca di nome Valak. Tale personaggio era da lei stato già interpretato in The Conjuring – Il caso Endfield e per un cameo in Annabelle 2: Creation. Inoltre, Patrick Wilson, Vera Farmiga e Lili Taylor appaiono in filmati di repertorio di The Conjuring, rispettivamente nei panni di Ed e Lorraine Warren e di Carolyn Perron. La loro presenza collega così il film agli altri titoli della saga.

The Nun - La vocazione del male Valak

Il film è tratto da una storia vera? Ecco chi è il demone Valak

Per quanto tale demone, chiamato Valak, esistesse realmente in diverse culture popolari, gli eventi narrati  The Nun – La vocazione del male sono una completa invenzione degli sceneggiatori. Ciò ha reso questo uno dei pochi film della saga a non basarsi su eventi reali. Non ci sono infatti reali racconti legati a questa figura demoniaca da cui poter prendere ispirazione e pertanto si è deciso di basarsi unicamente su quanto noto del personaggio ma di costruirvi intorno una vicenda del tutto originale. Lo stesso aspetto di Valak, inoltre, è stato profondamente modificato sia dalle leggente del folclore, sia da quello inizialmente proposto per il film. Rispetto ad una figura demoniaca “classica”, si è infatti optato per l’inquietante suora oggi tanto nota.

Il sequel del film

Dato il grandissimo successo del film, arrivato ad un guadagno globale di oltre 300 milioni di dollari, i produttori hanno da subito anticipato la possibilità di dar vita ad un sequel. Con il proseguire della saga di The Conjuring, infatti, era lecito aspettarsi che anche The Nun – La vocazione del male trovasse ulteriore sviluppo in più film. Nel 2019, infine, è stato annunciato che un sequel è effettivamente in fase di sviluppo e questo – con il titolo The Nun 2 – poi stato distribuito nelle sale nel settembre 2023. Taissa Farmiga riprende il ruolo di Suor Irene in un racconto ambientato quattro anni dopo il primo film e che la vede nuovamente scontrarsi con il demone Valak.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. The Nun – La vocazione del male è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Tim Vision, Netflix e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 25 ottobre alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Come se non ci fosse un domani, recensione del documentario di Riccardo Cremona e Matteo Keffer #RoFF19

Arriva alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Special Screenings, il nuovo documentario di Riccardo Cremona e Matteo Keffer Come se non ci fosse un domani, che esplora in modo incisivo le motivazioni e le azioni del movimento Ultima Generazione, che si batte contro il cambiamento climatico attraverso atti di disobbedienza civile. Con la consulenza dello scrittore Paolo Giordano e prodotto da Paolo Virzì, il progetto racconta le storie dei protagonisti di questa campagna, tra speranze, timori e una visione del mondo profondamente scossa dall’emergenza climatica.

(Non) c’è ancora domani

Il documentario si concentra sulla vita di cinque giovani attivisti, offrendo uno spaccato dei sacrifici e delle sfide che affrontano nel tentativo di far emergere un’urgenza globale. Le loro azioni, spesso controverse e al limite della legalità, includono blocchi stradali, imbrattamenti di edifici istituzionali e opere d’arte. Questi gesti estremi, che hanno attirato l’attenzione di media e politica, sono espressione di una generazione che si definisce “l’ultima” in grado di invertire una situazione climatica prossima al punto di non ritorno. Attraverso un linguaggio diretto e senza filtri, Cremona e Keffer narrano i retroscena di una lotta in cui il sacrificio personale viene posto al servizio del bene comune, creando un racconto corale carico di empatia e profondità.

Tra questi, c’è Michele Giuli, co-fondatore di Ultima Generazione, che racconta che il tutto è iniziato con un forte senso di ansia ed incertezza, che ha trovato una corrispondenza in alcuni video dell’agricoltore gallese e attivista ambientale Roger Hallam, in cui “era davvero furioso”. Vedere che la rabbia era assolutamente qualcosa di presente lo ha fatto sentire meno a disagio, confessa: questo sentimento serve a far capire alle persone che c’è un problema, convince perché trasuda convinzione. C’è poi Beatrice Pepe, che dice che fino a qualche anno fa pensava di sapere esattamente cosa volesse dalla vita: una bella casa in città, un armadio pieno di vestiti, ed è proprio sovvertendo le aspettative che si presenta ai dibattiti in televisione, vestita e truccata da “bella ragazza”. Conosciamo anche Chloe Bertini, che ha studiato danza per tutta la vita e afferma di aver voluto contribuire al cambiamento sociale tramite il ballo, rendendosi poi conto che fosse un sogno ingenuo: adesso, il suo corpo al posto di ballare blocca le strade. Grande attenzione è posta inoltre su Simone Ficicchia, attivista del collettivo ambientalista, che si distingue per il suo ruolo di primo piano in varie azioni di protesta contro l’uso dei combustibili fossili.

Ultima generazione documentario
Ultima generazione documentario – Credits: Maestro Distribution

L’urgenza come motore

Tramite questi molteplici punti di vista, arriviamo a capire come è nata l’idea di un metodo di protesta provocatorio e controverso, che include imbrattare monumenti, fontane, palazzi e opere d’arte, al fine di veicolare un messaggio incisivo. La disobbedienza civile, per i membri di Ultima Generazione, deve uscire dagli schemi convenzionali, superando ciò che ci si aspetterebbe da un attivista, per sorprendere e scuotere chi osserva.

Così, davanti ai nostri occhi scorrono le immagini del blitz davanti a Palazzo Madama, il blocco del traforo del Monte Bianco, il fango davanti al tribunale di Bologna come flash-mob di protesta, l’imbrattamento del Consiglio regionale della Toscana e tante altre azioni tramite cui UG ha voluto veicolare l’urgenza di un cambiamento sociale e politico. I luoghi del potere, ingrigiti da smog e piogge acide, vengono colorati per alcuni secondi, fino a quando Ficicchia o altri attivisti, cessato il getto di vernice, si posizionano al centro della scena per spiegare i tre messaggi principali: chi è il collettivo Ultima Generazione, il perché della protesta – ovvero la richiesta al governo di interrompere i sussidi pubblici per le fonti fossili – e l’invito ai cittadini a unirsi alla resistenza civile. Le immagini di queste azioni sono pensate per lasciare un segno duraturo nella memoria di chi le osserva.

Come se non ci fosse un domani documentario
Come se non ci fosse un domani documentario – Credits: Maestro Distribution

Cosa siamo disposti a fare per proteggere il nostro pianeta?

Come se non ci fosse un domani è un viaggio in una realtà complessa, dove la crisi climatica non è più un semplice problema, ma un contesto in cui l’umanità si trova a vivere quotidianamente. Il progetto di Cremona e Keffer non si limita a descrivere le proteste, ma cerca di andare oltre le immagini sensazionalistiche dei media, offrendo una narrazione profonda e onesta sulle motivazioni di una generazione che si sente inascoltata e priva di prospettive per il futuro. Sostanzialmente, affronta un tema di portata universale e invita lo spettatore a riflettere su cosa significhi, oggi, lottare per un domani migliore, ricordandoci che questa battaglia non riguarda solo pochi idealisti, ma è una questione collettiva.

Il cuore del documentario risiede proprio nella sua capacità di portare il pubblico a confrontarsi con un interrogativo profondo e personale: cosa siamo disposti a fare per proteggere il nostro pianeta? Questo film diventa quindi un invito ad agire, a mettere da parte l’indifferenza e a prendere posizione di fronte a una crisi climatica che non può più essere ignorata. Tutto ruota attorno al quanto è grande la conversazione che si genera, non quanto è esatta: lo sviluppo di un’auto-pedagogia, il collettivo che forma un’idea sul tema e se ne appropria, perchè capisce che non può più essere rimandata al tempo del futuro, che è anche quello dell’incertezza.

Il Ragazzo Dai Pantaloni Rosa: trailer del film in arrivo al cinema

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Eagle Pictures ha diffuso il trailer di Il Ragazzo Dai Pantaloni Rosa, il film ispirato alla vera storia di Andrea Spezzacatena presentato alla Festa di Roma, per Alice nella Città.

Con Claudia Pandolfi, Samuele Carrino, Sara Ciocca, Andrea Arru, Corrado Fortuna. Diretto da Margherita Ferri, accompagnato dalle note della dolcissima “Canta Ancora”, scritta e interpretata da Arisa. Dal 7 novembre solo al cinema.

Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa è una storia drammatica e commovente che racconta la vita di Andrea Spezzacatena, un quindicenne vittima di bullismo, che si tolse la vita il 20 novembre 2012. La sua storia è diventata il primo caso noto in Italia di suicidio di un minorenne causato da bullismo.

Il film uscirà il 7 novembre al cinema e sarà distribuito da Eagle Pictures e Weekend Films. Diretto da Margherita Ferri e sceneggiato da Roberto Proia ed interpretato da Claudia Pandolfi (Siccità, The Bad Guy), Samuele Carrino (Il maledetto, Spaccapietre), Andrea Arru (Diari, Eravamo bambini), Sara Ciocca (Blanca, La dea Fortuna), e Corrado Fortuna (Baaria, Anna). La vicenda narra di come un semplice errore nel lavaggio dei jeans, che li fece diventare rosa, scatenò una serie di atti di bullismo nei confronti di Andrea, culminando con la creazione di una pagina Facebook offensiva che aumentò ulteriormente le molestie. La madre di Andrea, Teresa Manes (interpretata da Claudia Pandolfi), scoprì l’esistenza della pagina solo dopo la tragica morte del figlio.

Prime Target, la nuova serie thriller con Leo Woodall e Quintessa Swindel in arrivo

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Oggi Apple TV+ ha annunciato la data d’uscita di Prime Target, il nuovo thriller interpretato dal vincitore del SAG Award Leo Woodall (“The White Lotus”, “One Day”) e da Quintessa Swindell (“Black Adam”, “In Treatment”). Creata dal pluripremiato scrittore Steve Thompson (“Sherlock”, “Vienna Blood”), che è anche produttore esecutivo, la nuova fiction è prodotta per Apple TV+ da New Regency con Scott Free di Ridley Scott.

La serie farà il suo debutto su Apple TV+ il 22 gennaio 2025, con i primi due episodi degli otto totali, seguiti da un episodio settimanale ogni mercoledì, fino al 5 marzo.

La trama di Prime Target

Prime Target segue Edward Brooks (Leo Woodall), un giovane e brillante laureato in matematica sul punto di fare una grande scoperta. Se riuscirà a trovare uno schema di numeri primi, avrà in mano la chiave di tutti i computer del mondo. Ben presto inizia a rendersi conto che un nemico invisibile sta cercando di sabotare la sua idea prima ancora che nasca, per questo entra nell’orbita di Taylah Sanders (Quintessa Swindell), un’agente dell’NSA che è stata incaricata di osservare e riferire sul comportamento dei matematici. Insieme iniziano a mettere insieme i pezzi della pericolosa cospirazione in cui Edward è al centro.

Il cast comprende anche il candidato all’Oscar e vincitore del BAFTA Stephen Rea (“La moglie del soldato”), il candidato al BAFTA David Morrissey (“Sherwood”, “The Walking Dead”), la vincitrice dell’Emmy Martha Plimpton (“The Regime”), la vincitrice del BAFTA e dell’Emmy Sidse Babbett Knudsen (“Borgen”), Il candidato al SAG Award Jason Flemyng (“Il curioso caso di Benjamin Button”), il candidato al BAFTA Award Harry Lloyd (“Il Trono di Spade”), Ali Suliman (“Tom Clancy’s Jack Ryan”, “Paradise Now”), Fra Fee (“Rebel Moon”, “Hawkeye”) e Joseph Mydell (“The Eternal Daughter”).

Prime Target è prodotto per Apple TV+ da New Regency con Scott Free Productions di Ridley Scott, Ed Rubin è produttore esecutivo per New Regency insieme a Beth Pattinson, Emma Broughton, Yariv Milchan, Arnon Milchan e Michael Schaefer; Marina Brackenbury è produttrice esecutiva per Scott Free Productions insieme a David W. Zucker e Scott. Laura Hastings-Smith è produttrice esecutiva insieme allo scrittore e regista Brady Hood (“Top Boy”, “Great Expectations”), che ha anche diretto tutti gli otto episodi.

Squali: recensione del film di Alberto Rizzi #RoFF19

Squali: recensione del film di Alberto Rizzi #RoFF19

Quante probabilità ci sono di essere attaccati da uno squalo nel corso della vita? Per la maggior parte delle persone, queste probabilità sono incredibilmente basse. Ma per la famiglia Camaso, che naviga in acque cariche di rancori, ferite mai guarite e una rabbia che si agita perennemente minacciosa sotto la superficie, il rischio di un confronto è così alto da rendere lo scontro quasi inevitabile, quasi necessario.

Liberamente ispirato a I fratelli Karamazov, capolavoro dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij, SQUALI è un intenso e criptico dramma familiare scritto e diretto da Alberto Rizzi (Red Code, Sleeping Wonder), e prodotto da Magenta Film e Ippogrifo Produzioni. Descritto come “una moderna tragedia greca e un western veneto”, il film è presentato in anteprima fuori concorso nella sezione Panorama Italia dell’importante Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma 2024 (RoFF19).

Cosa racconta Squali?

Ambientato ai giorni nostri sui Monti Lessini nelle Prealpi, SQUALI racconta la storia della famiglia Camaso, tanto sgangherata quanto violenta. Leone Camaso (Mirko Artuso) è un uomo abietto e dissoluto, un padre aggressivo, rude e manipolatore. Vive da solo con l’ultima dei suoi figli, Sveva (Maria Canal), ribelle e scaltra, che sogna solo di fuggire da quella casa opprimente. Un giorno, però, anche gli altri tre figli maggiori, per una serie di sventure e coincidenze, si ritrovano costretti a tornare sotto quell’orribile tetto.

C’è Demetrio (Stefano Scherini), il primogenito, un ex militare alla deriva, sommerso dai debiti e intenzionato a reclamare l’eredità della madre scomparsa. Poi Ivan (Diego Facciotti), il secondo figlio, che, dopo la fine della sua carriera sportiva, vive ossessionato dalla fidanzata Flor (Astrict Lorenzo), su cui concentra ogni pensiero. Infine, Alessio (Gregorio Righetti), il figlio seminarista, che, su richiesta della sua Santa (Chiara Mascalzoni), torna nella casa d’infanzia con il vano intento di salvare l’anima della sua famiglia. I tre fratellastri e la sorellastra si trovano così a fronteggiare ancora una volta i profondi e dolorosi traumi familiari causati da un padre incapace di amare e di insegnare l’amore.

La straziante irresolutezza dell’essere della famiglia Camaso

Sebbene i quattro fratelli siano uniti da un viscerale sentimento di odio verso il padre, i membri della famiglia Camaso – come i personaggi di Dostoevskij – si muovono sulla scena come anime in pena, sole e smarrite, alla ricerca di un amore che hanno conosciuto solo per un attimo, dalle loro madri, prima di essere lasciati nelle mani forzute e maldestre di Leone. Questo grosso bifolco, figura tanto autoritaria quanto goffa e irruenta, sembra ancora cercare quell’amore perduto (ammesso che lo abbia mai realmente trovato nelle madri dei suoi figli) nel volto enigmatico della sua amante, la Crucca (Sara Putignano), come se potesse colmare un vuoto mai davvero compreso.

Squali
Squali (film, 2024) – Cortesia di STORYFINDERS

Anche i figli si confrontano con una ricerca d’amore distorta e travagliata. Ivan, per esempio, trasforma un intenso sentimento di possesso verso la fidanzata Flor in una sorta di amore, incapace di distinguere il bisogno da un sentimento sincero e altrettanto incapace di rinunciare alla sua presenza. Poi c’è Demetrio, il quale, nonostante tenti di prendere le distanze dal padre, rivela tratti simili che preferirebbe negare; non solo corteggia Flor, ma finisce addirittura per sviluppare un’attrazione malsana verso l’amante del padre. Sembra quasi che Demetrio agisca spinto dal desiderio di privare gli altri uomini della sua vita di qualcosa di prezioso, come se, inconsciamente, rivendicasse anche lui un riconoscimento.

Alla fine, sembra che solo i figli minori abbiano una possibilità di trovare un amore più autentico e puro. Alessio, così buono, timido e taciturno, riscopre la speranza di amare negli occhi dolci del suo primo amore, Lisa (Francesca Sartore), dove si affaccia un sentimento che finalmente lo distanzia dal rancore familiare. E Sveva, anarchica e segnata dalla mancanza di una figura genitoriale femminile, intravede la possibilità di colmare il proprio vuoto diventando madre lei stessa, trasformando così il suo bisogno d’amore in un legame nuovo e vitale.

Un film libero quanto la libertà a cui aspirano i suoi protagonisti

Sullo sfondo di una desolata e malinconica terra veneta, che riflette perfettamente lo stato d’animo dei suoi protagonisti, Alberto Rizzi dà vita a una fiaba popolare italiana che incanta, strazia e disgusta allo stesso tempo. Come egli stesso afferma, SQUALI è un film libero, privo di qualsiasi forma, stile o coerenza narrativa. Dando nuova luce a una delle opere letterarie più intense e significative di sempre, Rizzi gioca con il mezzo cinematografico come se si trovasse a teatro, e senza alcuna paura o riserva, mescola abilmente i generi, passando freneticamente dal dramma familiare alla commedia, dall’erotico all’orrorifico, dal romantico al dramma e viceversa. Anche se alcune scene possono apparire prive di contesto o logica, niente è lasciato al caso: ogni azione e ogni parola dei suoi personaggi nasconde inevitabilmente un significato profondo, una motivazione o una metafora, come nell’iconica affermazione della Santa: “Il senso della vita è fare la scarpetta”.

Un viaggio emozionante tra dramma e umorismo

Squali si presenta quindi come un racconto corale tragicomico, ironico e leggero, in cui la famiglia Camaso diventa portatrice di sentimenti universali e umani, tanto complessi quanto riconoscibili, con cui è facile empatizzare. Dostoevskij scriveva che “l’amore è un tesoro così inestimabile che con esso puoi redimere tutto il mondo e riscattare non solo i tuoi peccati, ma anche i peccati degli altri”. Questo tema di redenzione è precisamente ciò che Rizzi esplora nel finale di Squali: Alessio e Sveva si trasformano in strumenti di salvezza per una famiglia che cerca disperatamente di liberarsi dai legami tossici e dalle sofferenze accumulate nel corso della vita.

Il film, dunque, non si limita a raccontare una storia, ma invita il pubblico a riflettere sulla possibilità di redenzione e sulla forza dell’amore, capace di risanare anche le ferite più profonde. Attraverso la loro crescita e le loro scelte, i personaggi mostrano che, anche in mezzo al caos, alla desolazione e alla ferocia, esiste sempre, per quanto minima, la speranza di una rinascita e di una seconda possibilità. SQUALI è, infine, un viaggio emozionante tra dramma e umorismo che non lascia indifferenti.

Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa, ecco il videoclip di “Canta Ancora” di Arisa

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Dopo la presentazione alla Festa di Roma, per Alice nella Città, Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa è pronto a uscire al cinema, il prossimo 20 novembre, con Eagle Pictures. Il film è ispirato alla storia vera del quindicenne Andrea Spezzacatena, che il 20 novembre del 2012 si tolse la vita dopo aver subito atti di bullismo e cyberbullismo da parte dei compagni di scuola.

In occasione della presentazione al festival capitolino, è astato presentato anche “Canta Ancora”, canzone inedita che Arisa scrisse per sua madre e che nel film diventa una lettera che Andrea dedica alla madre, appunto.

Di seguito, il videoclip ufficiale:

Ad interpretare il ruolo di Teresa Manes, mamma di Andrea, è l’attrice Claudia Pandolfi (Siccità, The Bad Guy), mentre a vestire i panni del padre sarà Corrado Fortuna (Baaria, Anna). Il protagonista che dà il volto ad Andrea è il giovane e talentuoso Samuele Carrino (Il maledetto, Spaccapietre), mentre Andrea Arru (Diari, Eravamo bambini) è Christian – il bullo della scuola – e Sara Ciocca (Blanca, La dea Fortuna) interpreta Sara, la migliore amica di Andrea.

Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa
Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa – Samuele Carrino – Cortesia di Eagle Pictures

Il film diretto dalla regista Margherita Ferri (Zen – Sul ghiaccio sottile prodotto da Biennale College, Bang Bang Baby) e prodotto da Eagle Pictures e Weekend Films con la sceneggiatura di Roberto Proia  (Trilogia “Sul più bello”, “Backstage – Dietro le quinte”, “Hotspot- Amore senza rete”, serie tv “Gloria”)uscirà nelle sale il prossimo autunno.

La trama di Il Ragazzo dai Pantaloni Rosa

Andrea Spezzacatena aveva appena compiuto 15 anni quando decise di togliersi la vita. Andrea, un ragazzo apparentemente solare, aveva ottimi voti a scuola e un ottimo rapporto coi genitori. Il suo gesto fu quindi totalmente inaspettato e rimase senza spiegazione finché sua madre dopo la sua morte è entrata nel suo profilo Facebook e ha ricostruito l’inferno che suo figlio stava passando tra atti di bullismo e cyberbullismo a scuola. Il film, narrato dalla voce di Andrea dall’aldilà, ci racconta come il ragazzo sia arrivato a pensare di non avere altra via d’uscita e rappresenta un potente monito sulla pericolosità di quelle parole e di quei gesti che in apparenza ci possono sembrare innocui.

Hellbound 2: la recensione del k-drama horror di Netflix

Hellbound 2: la recensione del k-drama horror di Netflix

Dopo tre anni dal debutto della prima stagione, che conquistò il pubblico e la critica internazionale, l’infernale thriller sudcoreano Hellbound torna su Netflix il 25 ottobre con una seconda stagione ancora più dannata e soprannaturale della precedente. Scritta da Choi Gyu-seok e diretta da Yeon Sang-ho, la serie trasporta nuovamente il pubblico in una Seul apocalittica, dove misteriosi esseri soprannaturali emettono sentenze di morte agli uomini, per poi giustiziarli crudelmente ed esiliarli all’inferno. Ma che aspetto ha realmente l’inferno di Hellbound? E queste spaventose entità ultraterrene sono davvero strumenti della giustizia divina o c’è una verità più oscura dietro le loro punizioni?

Hellbound: Dove eravamo rimasti?

Il primissimo episodio della stagione 1 è stato presentato in anteprima mondiale al 46° Toronto International Film Festival (TIFF), segnando un importante traguardo come prima serie TV coreana a essere inclusa in questo prestigioso festival cinematografico. L’episodio si apre su un uomo anonimo in un bar di Seul, visibilmente teso e angosciato, che controlla nervosamente l’ora sul cellulare. Improvvisamente, allo scoccare delle 13:20, un terribile rimbombo proveniente dal sottosuolo scatena il caos tra i presenti, mentre tre orribili e giganteschi demoni si materializzano per le strade. In pochi istanti, le tre entità colpiscono brutalmente l’uomo e lo bruciano, riducendolo a un mucchio di cenere e ossa. La città piomba così nel panico: uomini e donne iniziano a vedere misteriosi “angeli della morte” che annunciano loro il giorno e l’orario in cui i demoni verranno a prenderli per trascinarli all’inferno. Né la polizia né il governo riescono a fornire una spiegazione logica e razionale a questo assurdo fenomeno paranormale che sembra preannunciare la fine del mondo.

Hellbound S2 | In foto l’attrice Kim Hyun-joo nei panni dell’avvocata Min Hyejin. Cr. Won-jin Jo Netflix © 2024.

Ed è in questa atmosfera di disperazione e sconcerto che emerge una nuova religione, la Nuova Verità (The New Truth Society), fondata dal presidente Jung Jin-su (interpretato nella prima stagione da Yoo Ah-in) e determinata a diffondere il terrore attraverso una dottrina che interpreta le sentenze e le esecuzioni dei demoni come punizioni divine per peccati imperdonabili. Mentre la setta di Jin-su acquista sempre più credibilità e seguaci, l’avvocata Min Hye-jin (Kim Hyun-joo) e il detective Jin Kyunghun si trovano a dover collaborare per proteggere l’indifesa Park Jung-ja (Kim Shin-rok) dalla Nuova Verità. Dopo aver ricevuto la sentenza, Jung-ja viene rintracciata da Jin-su, che cerca di convincerla a trasmettere in diretta e pubblicamente la sua esecuzione, promettendo in cambio di garantire un futuro ai suoi due bambini, affinché possano sopravvivere senza di lei.

In seguito alla tragica morte di Jung-ja, la situazione degenera: nascono nuove sette, tra cui il gruppo radicale di estremisti violenti La Punta di Freccia (Arrowhead), che inizia a dominare le strade con ferocia e aggressività ingiustificata. Spaventata e affranta, Hye-jin cerca disperatamente di scoprire cosa si nasconda dietro queste esecuzioni e chi sia veramente il presidente Jin-su. Le sue indagini la conducono dal pastore Kim Jeong-chil, il quale le rivela che il fenomeno non è opera di Dio e che le esecuzioni avvengono in modo casuale, senza tener conto dei peccati commessi. Aggiunge inoltre che lo stesso Jin-su aveva ricevuto una sentenza di morte anni prima e che quella stessa sera la sua fine si sarebbe compiuta, consegnando La Nuova Verità nelle mani del pastore.

Hellbound S2 | In foto l’attore Im Seong-jae interpreta Cheon Sehyeong, uno dei complici dell’organizzazione Sodo. Cr. Won-jin Jo Netflix © 2024.

Nasce poi l’organizzazione segreta “Sodo”

Alla Nuova Verità e alla Punta di Freccia si aggiunge un’organizzazione segreta capeggiata da Hye-jin, chiamata Sodo. Questa organizzazione opera nell’ombra per contrastare le due potenze e il governo, proteggendo coloro che desiderano morire in pace e mantenere private le proprie dimostrazioni. Tuttavia, proprio quando sembra che il “nuovo mondo” abbia raggiunto un certo “equilibrio”, l’angelo della morte condanna all’inferno una bambina nata da pochi giorni. L’evento scatena una guerra ancora più grande di quella originata dalla dimostrazione di Jung-ja: mentre Sodo intende rendere pubblica l’esecuzione della neonata per dimostrare che non c’è alcun intervento divino dietro questo crudele fenomeno ultraterreno, la Nuova Verità fa di tutto per catturare la bambina innocente, nel tentativo di salvaguardare la propria dottrina, che sostiene fermamente che solo i peccatori meritano di morire per volontà divina.

La prima stagione si conclude così con un finale emozionante: i genitori della neonata, proteggendola in un abbraccio eterno, vengono giustiziati dai demoni, ma la bambina rimane illesa. L’esecuzione, avvenuta pubblicamente e diffusa online, mette in crisi il potere della Nuova Verità, mentre Sodo torna nell’ombra, portando con sé la neonata, affidata alle cure di Hye-jin.

Hellbound S2 | L’attrice Moon Geun-young è Miss Sunshine nella seconda stagione di Hellbound. Cr. Won-jin Jo Netflix © 2024.

Una seconda stagione che cerca di dare delle risposte

La prima stagione di Hellbound ha lasciato gli spettatori con molte domande irrisolte riguardo alle misteriose apparizioni delle sentenze e alle cruente esecuzioni, culminando in un sorprendente cliffhanger in cui i resti di Jung-ja vengono mostrati risorgere. Questo colpo di scena ha scosso profondamente la narrazione, mettendo in discussione il vero significato dell’essere condannati all’inferno nella serie. La resurrezione di Jung-ja, infatti, non solo mette ulteriormente in crisi la dottrina della Nuova Verità, che giustifica le condanne come volere divino, ma solleva anche interrogativi più ampi sulla natura stessa del fenomeno: chi o cosa si cela realmente dietro queste esecuzioni, e quale ruolo ha il concetto di peccato?

La trama di questo nuovo capitolo apre dunque la strada a una riflessione più profonda sul concetto di giustizia, sull’estremo fanatismo religioso e sul controllo delle masse attraverso la paura e la vergogna del giudizio divino. Proprio per questo, nei nuovi episodi si fa particolare attenzione alle conseguenze sociali e politiche del crescente potere delle tre organizzazioni: Sodo, la Nuova Verità e la Punta di Freccia tornano a scontrarsi ancora, in seguito alle sconvolgenti notizie delle resurrezioni di Park Jung-ja e del presidente Jung Jin-su, ora interpretato da Kim Sung-cheol.

Hellbound S2 | In foto il talentuoso attore Kim Sung-cheol nei panni del presidente Jung Jinsu. Cr. Won-jin Jo Netflix © 2024.

Far scoprire la verità o proteggere una bugia?

Come affermato dallo stesso regista Yeon Sang-ho, questo secondo capitolo si concentra su come gli individui affrontano, tra dubbi e interrogativi, il nuovo fenomeno della resurrezione. Il pubblico si trova quindi a riflettere sulle diverse motivazioni di potere delle tre organizzazioni — Sodo, la Nuova Verità e la Punta di Freccia — che, tra precarie alleanze e intransigente rivalità, ciascuna di esse tenta di stabilire un nuovo ordine che possa dominare il caos generato da un vero e proprio “inferno in terra”.

Le resurrezioni di Jung-ja e Jin-su, oltre a negare per l’ennesima volta la presenza di Dio dietro le esecuzioni, offrono al pubblico l’opportunità di esplorare l’Inferno nel mondo apocalittico di Hellbound. L’Inferno qui rappresentato è diverso da come ci si potrebbe aspettare. Attraverso il personaggio di Jin-su, viene delineato un luogo oscuro in cui i traumi familiari, le sofferenze, i tradimenti, la rabbia e la violenza dell’esistenza prendono vita nei ricordi personali più dolorosi e inquietanti. Nel suo intimo Inferno, Jin-su è perennemente dominato da un vortice di angoscia che gli rivela i suoi demoni interiori e la distruzione che cova dentro di sé. Questo aspetto della narrazione non solo rende l’esperienza dell’Inferno più tangibile e complessa, ma offre anche uno spaccato mistico della condizione umana, mostrando come le cicatrici emotive possano influenzare non solo la percezione della realtà e di noi stessi, ma anche il nostro approccio alla morte.

In foto l’attore Yoo Ah-in nei panni di Jungu Jinsu nella prima stagione di Hellbound. Cr. Jung Jaegu Netflix © 2024.

Un finale che non regge le alte aspettative

La seconda stagione di Hellbound, presentata in anteprima al 29° Busan International Film Festival, è un mix adrenalinico di tensione, dramma e una forte critica sociale, in cui il male dell’umanità prevale costantemente sul bene e sulla compassione. La narrazione segue un ritmo ben scandito, che non lascia spazio alla noia. L’atmosfera cupa e oscura domina l’intera serie, mentre la CGI mostra un netto miglioramento rispetto alla prima stagione.

Tra i volti nuovi e quelli già conosciuti, c’è stata l’introduzione di Kim Sung-cheol (Arthdal Chronicles, Hospital Playlist, Vincenzo), che ha assunto il difficile compito di sostituire Yoo Ah-in. Il motivo è noto: lo scorso anno, a seguito di un’indagine della polizia sudcoreana, la popolare star Yoo Ah-in è stato condannato a un anno di carcere per uso illegale dell’anestetico propofol. Escluso dalla seconda stagione di Hellbound, i creatori hanno scelto Kim Sung-cheol per interpretare il ruolo di Jung Jin-su. Nonostante la sostituzione forzata, la scelta si è rivelata efficace. Kim Sung-cheol riesce a colmare il vuoto lasciato dal carismatico Yoo Ah-in, immergendosi perfettamente nell’evoluzione del personaggio di Jin-su, che passa da potente leader di una setta religiosa a un’anima fragile e dannata.

Sebbene la seconda stagione mantenga alta l’attenzione del pubblico e mostri la volontà di rispondere ai molti interrogativi lasciati in sospeso, il risultato finale fatica a soddisfare le elevate aspettative. Hellbound 2, infatti, non riesce a fare piena chiarezza sulle complesse dinamiche che governano i protagonisti, e le risposte fornite appaiono insufficienti per comprendere appieno il messaggio profondo nascosto dietro questo emozionante, ma a tratti confuso, horror apocalittico. In definitiva, la serie continua a intrigare, ma lascia ancora molti dubbi irrisolti sulla vera natura dell’umanità di fronte alla fine del mondo. Viene quindi da chiedersi: ci toccherà aspettare una prossima terza stagione?

Mani nude: recensione del film di Mauro Mancini #RoFF19

Mani nude: recensione del film di Mauro Mancini #RoFF19

Mauro Mancini torna a dirigere Alessandro Gassmann nel suo nuovo lavoro Mani nude, presentato nella sezione Grand Public alla Festa del Cinema di Roma. Gli affianca il giovane e talentuoso Francesco Gheghi, già vincitore del Premio Orizzonti come miglior attore alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia per Familia, qui chiamato ad una prova molto impegnativa.

La trama di Mani nude

Il diciottenne Davide, Francesco Gheghi, viene rapito una notte, fuori dal locale dove sta festeggiando con gli amici. Chiuso in un camion, è costretto a combattere a mani nude contro un avversario, fino a ucciderlo. A rapirlo è stato Minuto, Alessandro Gassmann, che subito lo conduce in una sorta di universo parallelo dove inizia per lui una nuova, assurda e terribile vita. Su una nave vivono e si allenano altri come lui, destinati a battersi in combattimenti clandestini, a mani nude, fino alla morte di uno dei due contendenti. Li chiamano cani, e come animali sono trattati. Minuto ha il compito di preparare Davide a combattere, mentre il boss, Renato Carpentieri, incassa i proventi delle scommesse sugli incontri clandestini. Tra il ragazzo e il suo maestro si instaura un rapporto quasi filiale. Incontro dopo incontro, Davide cova in sé la rabbia e la sete di vendetta che lo portano a sopravvivere, mentre una serie di interrogativi emergono. Perché Minuto ha scelto lui? Chi è davvero Minuto? Soprattutto, esiste una via di fuga da quell’inferno? Mentre i tasselli del puzzle si compongono, appare chiaro che nessuno è ciò che sembra e ognuno ha la sua colpa da espiare.

Mauro Mancini indaga il lato più oscuro dell’uomo

Dopo Non odiare, il regista indaga ancora il lato oscuro dell’animo umano e sentimenti come l’odio e la vendetta, che spesso portano alla violenza. Quella di Mancini, però, è una visione complessa, per nulla manichea, che mostra come ciascuno sia sempre un insieme di elementi anche fortemente contrastanti. Il bene e il male, sembra dirci il regista, fanno parte della natura umana e convivono anche nelle persone più insospettabili. Altra caratteristica che Mancini mantiene è quella di orchestrare la storia come un noir, questa volta più cupo e crudo che mai, in cui pian piano si scoprono pezzi della vicenda ed emerge qualcosa che era nascosto nel passato dei protagonisti.

Francesco Gheghi, Alessandro Gassmann e Fotini Peluso in Mani Nude

Due prove attoriali impegnative e convincenti

Francesco Gheghi e Alessandro Gassmann incarnano a pieno questa visione: entrambi responsabili di qualcosa che non riescono neppure a dire, entrambi colpevoli, ma al tempo stesso capaci di umanità, perfino di amore, verso una ragazza – Eva, Fotinì Peluso, per Davide – o verso una figlia, come per Minuto. I due attori sono stati posti quindi di fronte a sfide non facili e hanno potuto dare prova di saper interpretare un arco emotivo amplissimo. Gassmann, che sembra essere un carceriere insensibile e spietato, mostra poi le sue fragilità e un lato profondamente umano. Gheghi deve fare appello a tutte le sue risorse – e sembrano essere molte – per interpretare un adolescente confuso nella massa dei coetanei che diventa un killer rabbioso, accecato dall’odio, per poi mutare di nuovo e regalare altre sfumature al personaggio. Menzione va fatta, per Renato Carpentieri, che interpreta l’anima più nera del film.

Una costruzione distopica troppo cruda e violenta

Per Mani nude Mancini vuole fare le cose in grande e forse per questo, esagera. Il regista non si accontenta di una storia “ordinaria” che si trasforma in qualcosa di assai meno scontato, come era stato per Non odiare. Crea invece un vero e proprio universo distopico, una sorta di girone infernale nel quale si è sottoposti a una pena del contrappasso. Tutti i combattenti sono lì perché hanno dei conti in sospeso, dei torti o dei debiti da ripagare, come Puma, Paolo Madonna, cui Davide si legherà. Il loro diventa quindi un percorso di espiazione di una colpa, e di atroce sofferenza, per sé e per coloro di cui causano la morte. Non vi è traccia, invece, della ricompensa cui si fa riferimento nella citazione a inizio film. È proprio questo ad essere disperante: non esiste possibilità di ricompense, redenzioni o fughe, proprio come all’inferno: una volta entrati, vi si resta per l’eternità. Per rendere credibile questa visione, il regista deve chiaramente estremizzare ed enfatizzare il suo registro. Ma il tasso di violenza, di crudezza è davvero troppo elevato. C’è una ridondanza che può stancare, se non infastidire lo spettatore.

Mani nude è coinvolgente, ma angosciante e senza speranza

Non si può dire, però, che Mani nude non coinvolga nel suo essere disturbante, claustrofobico, angosciante e capace di spingere lo spettatore a seguire la vicenda per scoprirne l’evoluzione, mentre si interroga sulle pulsioni oscure oggetto del film. Mancini non usa mezze misure e spinge chi guarda fino al limite. Il lavoro lascia una sensazione di angoscia che perdura nel tempo, frutto della combinazione tra violenza, elementi cruenti e atmosfere cupe e inquietanti. Il tutto mette davvero a dura prova anche i più temerari. Mani nude è dunque un film di violenza e rabbia, odio e vendetta, disperata ricerca di salvezza. Il tutto amplificato anche da un finale aperto. Il camion che gira in tondo è il perfetto emblema di una spirale che non si chiude. In questo universo provano a fare capolino dei sentimenti positivi, ma non trovano spazio.

Reylo: un nuovo fumetto di Star Wars conferma che la love story è canonica

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Fan di Reylo gioite! Le vostre fantasie di amicizia tra Rey Skywalker (Daisy Ridley) e Kylo Ren (Adam Driver) non sono più fantasie, perché un nuovo fumetto di Star Wars ha ufficialmente codificato i sentimenti romantici dei due personaggi come canonici. Sin dall’uscita del controverso Star Wars: Episodio IX – L’ascesa di Skywalker, uno degli argomenti più discussi è stato e continua a essere il bacio finale tra Rey e Kylo, da alcuni definito ovviamente romantico e da altri puramente platonico. Ora abbiamo una risposta definitiva e dobbiamo ringraziare la Marvel Comics per questo.

Oggi la Marvel Comics ha condiviso un primo sguardo a Star Wars: Legacy of Vader, una nuova serie a fumetti che mira a colmare il divario tra Star Wars: Episodio VIII – Gli ultimi Jedi e Star Wars: Episodio IX – L’ascesa di Skywalker. Anche se il fumetto prende il nome da Darth Vader (James Earl Jones), lo scrittore Charles Soule segue principalmente il Leader Supremo Kylo Ren mentre cerca di svelare i segreti del suo defunto nonno. Il suo viaggio lo porta sul pianeta lavico di Mustafar, meglio conosciuto come il luogo del duello tra Anakin Skywalker (Hayden Christensen) e Obi-Wan Kenobi (Ewan McGregor) in Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith, dove trova il castello abbandonato di Darth Vader.

Come si inserisce Rey in tutto questo? Secondo quanto riferito, i primi numeri di Star Wars: Legacy of Vader confermeranno che i sentimenti romantici di Kylo Ren sono iniziati molto prima de L’ascesa di Skywalker. Mark Paniccia, senior editor di Marvel Comics, ha persino pubblicato un tweet che anticipa ciò che i fan possono aspettarsi con un frammento della sceneggiatura del fumetto, in cui si afferma esplicitamente che Kylo Ren “si è innamorato di un’altra utente della Forza di nome Rey, che successivamente lo ha respinto”.

La canonicità di Reylo pone fine ad anni di dibattiti nel fandom di Star Wars

Che lo si ami o lo si odi, Reylo è ufficialmente canonico, mettendo così fine ad anni di dibattiti. Sin dalla loro prima apparizione in Star Wars: Episodio VII – Il risveglio della forza, i fan si sono sempre chiesti se l’eroe principale e il cattivo principale della trilogia sequel avrebbero intrapreso una relazione romantica.

L’attore e superfan di Star Wars Josh Gad ha persino contribuito al dibattito in passato, affermando: “Se nella vostra relazione vi troverete in un punto in cui avete un legame così forte da poter usare la forza per chiamarvi via FaceTime, io faccio il tifo per voi”. Forse questa relazione romantica sarà ulteriormente approfondita nel prossimo film spin-off su Rey Skywalker di Daisy Ridley, che dovrebbe continuare la storia dell’eroina da dove si è interrotta L’ascesa di Skywalker.

Michael Fassbender nel primo trailer della serie in arrivo The Agency

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Michael Fassbender è un agente segreto della CIA nel primo sguardo all’attesissimo thriller di spionaggio The Agency di Showtime, di cui oggi vengono diffusi il trailer e la data della première. The Agency debutterà negli USA venerdì 29 novembre, prima della messa in onda, con una première di due episodi in streaming e on demand per gli abbonati a Paramount+ che hanno sottoscritto il piano Paramount+ with Showtime. La serie è una nuova versione del dramma francese Le Bureau des Legendes, che alla sua uscita ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica.

La serie segue il personaggio di Fassbender, Martian, un agente della CIA che lavora sotto copertura e a cui viene improvvisamente ordinato di abbandonare la vita che si è costruito e di tornare alla sua base alla London Station. Ma quando la figura di cui si è innamorato riappare nella sua vita, le scintille volano ancora una volta. Tuttavia, la sua carriera, la sua vera identità e la sua missione sono tutte a rischio quando si tratta di questioni di cuore, e questo li spinge entrambi in un gioco di spionaggio in tutto il mondo che potrebbe avere conseguenze mortali.

La serie vanta un cast eccezionale accanto a Fassbender. Il direttore delle operazioni della CIA e mentore di Martian, Henry, sarà interpretato da Jeffrey Wright. Jodie Turner-Smith (The Acolyte) interpreta Sami Zahir, una professoressa di antropologia sociale che condivide una storia con Martian. Richard Gere interpreta Bosko, il capo ufficio di Londra. Katherine Waterston (Inherent Vice) è l’ex-agente di Martian, Naomi, mentre John Magaro (Past Lives) interpreta un altro agente, Owen. Alex Reznik (Hearts Beat Loud) e Andrew Brooke (Angel Has Fallen) interpreteranno gli agenti della CIA Coyote e Grandpa. Harriet Sansom Harris (Werewolf by Night) interpreterà la psicologa della CIA Dr. Blake, Saura Lightfoot-Leon (Masters of the Air) interpreterà Danny, un tirocinante della CIA, e India Fowler (The Nevers) sarà la figlia adolescente di Martian, Poppy.

Hugh Bonneville appare come guest star, mentre il cast ricorrente comprende Adam Nagaitis, Ambreen Razia, Bilal Hasna, David Harewood, Kurt Egyiawan, Ray BLK, Sabrina Wu e Tom Vaughan-Lawlor. Dietro le quinte, Joe Wright (Darkest Hour) dirigerà i primi due episodi. Tutti i dieci episodi della prima stagione saranno scritti dai fratelli Jez e John-Henry Butterworth (Edge of Tomorrow, Ford v Ferrari).

Su cosa si basa The Agency?

Come riporta Showtime, Le Bureau des Legendes, a cui si ispira The Agency, “è incentrato sulla vita quotidiana e sulle missioni degli agenti del principale servizio di sicurezza esterno francese”. Si concentra sul “Bureau of Legends”, responsabile dell’addestramento e della gestione di agenti sotto copertura in missioni a lungo termine in aree con interessi francesi. Vivendo per anni sotto false identità, la missione di questi agenti è quella di identificare e reclutare buone fonti di intelligence”.

Patrick Dempsey è pronto a farsi male per amore in Scream 7

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Patrick Dempsey è pronto a farsi male per amore in Scream 7

È stato un anno pieno di slasher per Patrick Dempsey, che ha contribuito a lanciare Thanksgiving, il primo di quello che speriamo diventi un nuovo franchise di Eli Roth. Ora, l’attore sta stuzzicando l’idea di tornare a far parte di un franchise horror già ben consolidato, e di recente ha fatto la spia ai fan durante un’apparizione al Today Show. Durante la sua presenza in studio, l’attore ha dichiarato: “Sto aspettando il copione”, aggiungendo,

C’è stata una conversazione al riguardo. Non ho ancora visto nulla. Quindi, vedremo cosa succederà”.

La decisione di Dempsey è stata presa dai fan a partire dal novembre dello scorso anno, quando l’intero franchise è stato stravolto dal licenziamento di Melissa Barrera e dalla rinuncia di Jenna Ortega. Il licenziamento di Barrera è avvenuto poco dopo che l’attrice ha condiviso diversi post pro-palestinesi sui suoi account di social media, mentre Ortega ha rifiutato il suo contratto a causa di problemi di programmazione con la seconda stagione della sua serie di successo su Netflix, Wednesday. Nell’anno trascorso da allora, la final girl originale, Neve Campbell, ha annunciato il suo ritorno con il creatore del franchise, Kevin Williamson, alla regia.

La nuova eredità horror di Patrick Dempsey

Che Scream 7 sia in programma o meno per Dempsey, i fan hanno avuto almeno un barlume di speranza nel vedere Dempsey di nuovo in azione nei panni del poliziotto (più che) corrotto nel sequel di Thanksgiving di Roth. Il film, che l’anno scorso ha scatenato l’orrore nei cinema giusto in tempo per l’omonima festività, è stato subito molto apprezzato e ha dato speranza agli amanti degli slasher di tutto il mondo, visto che ha coinciso con lo stravolgimento di Scream 7. Anche se non è del tutto chiaro dove Roth riprenderà la storia per il prossimo capitolo, è quasi certo che Dempsey sarà coinvolto, visto il sanguinoso attaccamento del suo personaggio al film originale.

Il Pianeta delle Scimmie, in sviluppo un nuovo capitolo del franchise

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Il Regno del Pianeta delle Scimmie è stato presentato all’inizio di quest’anno ed è stato un grande successo, guadagnando quasi 400 milioni di dollari al botteghino e registrando punteggi dell’80% e del 77% rispettivamente da parte della critica e del pubblico su Rotten Tomatoes.

Tutti erano curiosi di sapere se la 20th Century Studios avrebbe dato al sequel del 2024 un’altra trilogia come la precedente trilogia del Pianeta delle scimmie con Andy Serkis, e oggi il dirigente Steve Asbell ha fornito l’aggiornamento che tutti aspettavano. Durante una recente intervista con THR, Asbell ha rivelato che un altro film de Il pianeta delle scimmie è in fase di sviluppo e uscirà nel 2027. Non ha rilasciato ulteriori dettagli sul progetto, ma è lecito supporre che si tratterà di un sequel diretto de Il regno del pianeta delle scimmie.

Il regno del pianeta delle scimmie ha come protagonista Owen Teague nel ruolo di Noa e ha portato anche Freya Allan, veterana di Witcher, a interpretare Nova / Mae, uno dei personaggi umani principali in un mondo governato dalle scimmie. Kevin Durand, noto per aver interpretato Fred Dukes o Blob in X-Men Origins: Wolverine, interpreta l’antagonista Proximus Ceasar, un leader brutale che maschera la sua violenza con atti di ragione. William H. Macy, famoso per aver interpretato Little Bill in Boogie Nights e per aver interpretato Frank Gallagher in Shameless, è stato scelto per un ruolo in Kingdom of the Planet of the Apes; interpreta Trevathan, il consigliere umano di Ceasar. Tra gli altri membri del cast figurano Peter Macon nel ruolo di Raka, Eka Darville nel ruolo di Sylva, Travis Jeffery nel ruolo di Anaya e Lydia Peckham nel ruolo di Soona.

Chi ha diretto “Il regno del pianeta delle scimmie”?

Wes Ball ha diretto “Il regno del pianeta delle scimmie” su sceneggiatura di Josh Freidman. Ball è noto soprattutto per il suo lavoro sulla trilogia di Maze Runner e ha debuttato alla regia del primo film nel 2014, interpretato da Dylan O’Brien e Will Poulter. Ha poi diretto i seguiti del 2015 e del 2018 prima di dirigere Kingdom of the Planet of the Apes all’inizio di quest’anno. Ball è stato anche incaricato di dirigere l’attesissimo adattamento live-action di The Legend of Zelda, una delle serie di videogiochi più amate di sempre. Il prossimo film del Pianeta delle scimmie uscirà nel 2027, ma al momento sono disponibili pochi dettagli.

Predator: l’anno prossimo uscirà un film segreto e non sarà Badlands

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Sembra che il Predator non abbia un dispositivo di occultamento solo nei film, ma si nasconde anche nel programma di uscite del 2025. Oltre a Badlands, il già annunciato sequel del successo a sorpresa del 2022 Prey, l’anno prossimo è in arrivo un secondo film di Predator dal regista Dan Trachtenberg. Il capo dei 20th Century Studios Steve Asbell ha rivelato l’esistenza del film in una nuova intervista con The Hollywood Reporter.

Asbell ha rivelato che sulla scia del successo critico e commerciale di Prey, il regista Trachtenberg si è seduto a tavolino con lo studio e ha esposto altri film di Predator che avrebbe voluto realizzare, idee che Asbell descrive come “davvero folli, ma davvero belle”. Badlands era stato annunciato in precedenza e uscirà nelle sale il 7 novembre 2025, scalzando il tanto ritardato film del MCU Blade da quel posto.

Tuttavia, Asbell ha anche parlato di un film di Predator non ancora annunciato, sempre diretto da Trachtenberg, che è nato da quella conversazione. Per il momento sappiamo solo che sarà trasmesso direttamente in streaming, presumibilmente su STAR di Disney+, e che uscirà prima del debutto di Badlands a novembre. Ma i fan di Predator possono gioire sapendo che nel 2025 avranno una doppia dose del loro franchise di fantascienza/azione preferito.

Cosa sappiamo di Badlands?

Finora i dettagli su Badlands sono rimasti più segreti di una missione speciale segreta a Val Verde. Quello che sappiamo è che non si tratta di un sequel diretto di Prey, che vedeva protagonista Amber Midthunder nel ruolo di una giovane donna Comanche che affronta un Predator all’inizio del XVIII secolo. Si svolgerà invece nel futuro e avrà come protagonista Elle Fanning; non sono ancora stati rivelati altri dettagli sulla trama o sul casting. Asbell afferma che il film è “un’idea assolutamente folle. È una cosa fantascientifica, ma non è quello che tutti pensano che sia. E voglio dire, è fantastico. È davvero folle. Ma ci fidiamo di Dan”. Trachtenberg sarà il regista e ha anche co-scritto la sceneggiatura con Patrick Aison, che ha scritto Prey. Asbell conferma inoltre che le riprese del film sono state recentemente completate in Nuova Zelanda.

Il franchise di Predator si è incrociato più volte con l’altro franchise di creature di punta della 20th Century, Alien, che ha appena avuto un revival di successo con Alien: Romulus di quest’anno. Quando gli è stato chiesto se i due franchise incroceranno di nuovo gli artigli, Asbell non si è sbilanciato:

“Non sarebbe nel modo in cui pensate. Questo è il punto. Non si chiamerà Alien vs. Predator o qualcosa di simile ai film originali. Se lo faremo, saranno creati organicamente da questi due franchise che abbiamo portato avanti con personaggi di cui ci siamo innamorati e questi personaggi si combineranno… forse”.

Badlands uscirà nelle sale il 7 novembre 2025; non sono ancora stati annunciati né la data di uscita né il titolo dell’altro film di Predator della 20th Century del 2025.

Kingsman: rivelato il futuro del franchise di Matthew Vaughn

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Kingsman: rivelato il futuro del franchise di Matthew Vaughn

È un giorno triste per i fan del franchise Kingsman. Nel corso di un’intervista con The Hollywood Reporter, Steve Asbell ha fornito aggiornamenti deludenti sul futuro della serie. Il capo dei 20th Century Studios ha dichiarato che non ci sono piani attuali per sviluppare un altro capitolo del viaggio di Eggsy (Taron Egerton) o un altro prequel simile a quello che Kingsmanha creato un paio di anni fa. Gli aggiornamenti arrivano dopo mesi di speculazioni su dove lo studio potrebbe portare la proprietà. Sembra che altri franchise e altre storie saranno al centro dell’attenzione nel prossimo futuro. Ecco cosa ha detto Asbell quando gli è stato chiesto dello sviluppo dei futuri film di Kingsman :

Non c’è nessuna intenzione di farli a breve.

Kingsman: The Secret Service ha presentato Eggsy come un giovane uomo che non sapeva cosa fare della sua vita. Viene rapidamente reclutato nell’organizzazione spionistica del titolo, dove Harry Hart (Colin Firth) diventa il suo mentore. La coppia ha vissuto un’avventura imprevedibile che ha conquistato i cuori degli spettatori di tutto il pianeta. Kingsman: The Secret Service ha guadagnato 414 milioni di dollari al botteghino mondiale durante la sua prima uscita nelle sale.

Il successo di questa storia ha portato allo sviluppo di Kingsman: Il cerchio d’oro, anch’esso diretto da Matthew Vaughn. Un paio d’anni prima che il mondo intero lo conoscesse per il suo ruolo in The Mandalorian, Pedro Pascal ha interpretato l’Agente Whiskey in questa storia (le fancam su TikTok che lo ritraggono nei panni dell’Agente Whiskey sono diventate virali). Dopo Kingsman: Il cerchio d’oro ha guadagnato 410 milioni di dollari al botteghino mondiale, lo studio ha preso in considerazione uno spin-off incentrato su Ginger Ale (Halle Berry) e Tequila (Channing Tatum), ma il progetto non è mai andato avanti con lo sviluppo. La pandemia ha fatto sì che il franchise rimanesse in silenzio per un paio d’anni.

L’ultima puntata del franchising

Proprio quando il mondo si aspettava che Vaughn continuasse il viaggio di Eggsy sul grande schermo, il regista ha annunciato che avrebbe iniziato a lavorare a un prequel che avrebbe portato il pubblico alle origini dell’organizzazione. Kingsman non è riuscito a diventare un successo al botteghino perché è uscito durante la pandemia e dopo che Spider-Man: No Way Home ha fatto registrare una quantità impressionante di vendite di biglietti. Ora che la pandemia è finita, i fan di questi personaggi saranno tristi di sapere che Eggsy non tornerà per un’altra missione esplosiva.

Avengers: Doomsday e Spider-Man 4, ecco quanto durerà la lavorazione dei film

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Il prossimo grande film evento multiversale dei Marvel Studios, Avengers: Doomsday, è senza dubbio uno dei film a fumetti più attesi all’orizzonte, ma dopo il blockbuster di successo che è stato Spider-Man: No Way Home, la prossima avventura della meraviglia palmata probabilmente non è troppo lontana.

Ora abbiamo aggiornamenti sulla data di inizio delle riprese di questi due grandi progetti e sulla durata delle riprese. Secondo Daniel Richtman, le riprese di Doomsday partiranno da marzo ad agosto dell’anno prossimo, mentre Spider-Man 4 dovrebbe iniziare la produzione a maggio e girare fino a ottobre.

Lo scooper ha anche sentito dire che la star di Spidey Tom Holland avrà un ruolo significativo nel prossimo progetto di Christopher Nolan, e potrebbe condividere il ruolo di co-protagonista con Matt Damon. Sarà interessante vedere come si svolgerà questo programma, dal momento che si ritiene che Peter Parker abbia un ruolo importante in Doomsday.

Un precedente rumor suggeriva che il Dottor Destino di Robert Downey Jr. e Mr. Fantastic (Pedro Pascal) non avranno molte scene insieme nei prossimi film degli Avengers, ma abbiamo sentito che interagiranno e che il loro rapporto sarà importante – ma non quanto il legame tra Destino e lo Spider-Man di Holland.

Se questo è vero, sembra indicare che Downey Jr. interpreterà una variante di Tony Stark che ha intrapreso una strada più oscura, piuttosto che un personaggio nuovo di zecca che Parker non riconoscerà. A meno che questo Victor Von Doom non assomigli in modo inquietante a Stark.

Cos’altro sappiamo sui prossimi film degli Avengers?

I registi Joe e Anthony Russo hanno rivelato che Doomsday e Avengers: Secret Wars non saranno girati in contemporanea durante il NYCC della scorsa settimana.

“Sarà simile, ma avremo una pausa più ampia tra i due film rispetto a quella che abbiamo fatto noi”, ha detto Joe. “Credo che siano state quattro settimane forse? Erano quattro settimane tra Infinity War e Endgame?“.

Penso che siano state un paio di settimane“, ha aggiunto Anthony. “Ma no, non sono separati come normalmente si separano due film di questa portata, ma sono più sostanzialmente separati [rispetto a Infinity War e Endgame] da un anno o giù di lì“.

Avengers: Doomsday arriverà nelle sale il 1° maggio 2026, seguito da Avengers: Secret Wars il 7 maggio 2027. La data di uscita ufficiale di Spider-Man 4 non è ancora stata annunciata.

Poter creare storie ed esplorare personaggi all’interno dell’Universo Marvel ha realizzato il sogno di una vita, e abbiamo scoperto una potente connessione con il pubblico in ogni film che abbiamo realizzato. Siamo entusiasti di collaborare ancora una volta con Kevin, Lou e l’intero team Marvel per portare questa epica avventura narrativa in luoghi nuovi e sorprendenti sia per i fan che per noi stessi“, hanno dichiarato i Russo in un comunicato dopo il panel del SDCC.

Venom: The Last Dance, la spiegazione della scena post credits e cosa significa per il futuro

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Venom: The Last Dance ha due scene post-credits, ma vale la pena rimanere in attesa? Se non vedete l’ora di sapere cosa succederà in futuro al Protettore Letale, allora è meglio che restiate seduti.

Durante l’atto finale del film – potete leggere qui il nostro pezzo completo sul finale – il piano di Knull per liberarsi con Eddie Brock e il “Codex” di Venom viene rovinato quando il simbionte si distrugge per tenere il suo creatore intrappolato su Klyntar.

Nella scena di metà film, torniamo da Knull che dice che, ora che il “campione” del mondo è caduto, ha intenzione di conquistare l’universo.

“Il Re in Nero si è svegliato”, dichiara il cattivo, “ucciderò il vostro mondo. Tutti bruceranno. E voi starete a guardare!”. E poi alza lo sguardo e finalmente rivela il suo volto (è abbastanza fedele al fumetto, ma i VFX potrebbero richiedere un po’ di lavoro).

Il futuro del franchise su Venom

Cosa sta preparando questo film? Visto che Venom: The Last Dance ha stabilito che ha bisogno di un Codex per lasciare il pianeta, non ne siamo sicuri. Tuttavia, il legame tra Eddie e Venom lo ha risvegliato, quindi presumibilmente il cattivo ha intenzione di trovare un altro modo per fuggire insieme al suo esercito di Xenofagi. Non c’è nulla che faccia pensare che si dirigerà verso la Terra-616, però!

Nella scena post-credits (e l’attesa è lunga), veniamo riportati nell’Area 51, ormai distrutta. Il barista di Cristo Fernández, preso in custodia da Rex Strickland all’inizio del film, emerge da una grotta e corre verso la libertà.

Tuttavia, in quel momento vediamo uno scarafaggio atterrare su una roccia vicina; all’inizio del film c’era una scena che spiegava come questi scarafaggi possano sopravvivere a qualsiasi cosa, e uno dei contenitori che prima contenevano i Simbionti fa scintille quando l’insetto si avvicina.

L’insinuazione sembra essere che Venom possa essere sopravvissuto facendo un giro su quello scarafaggio. Sebbene il simbionte non possa tornare da Eddie senza avvertire Knull del loro Codex, se il cattivo dovesse comunque fuggire, allora potrebbero sicuramente riunirsi per affrontare il Re in Nero.

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Tutto quello che c’è da sapere su Venom: The Last Dance

In Venom: The Last Dance, Tom Hardy torna a vestire i panni di Venom, uno dei personaggi più grandi e complessi della Marvel, per l’ultimo film della trilogia. Eddie e Venom sono in fuga. Braccati da entrambi i loro mondi e con la rete che si stringe, il duo è costretto a prendere una decisione devastante che farà calare il sipario sull’ultimo ballo di Venom e Eddie.

Il film è interpretato da Tom Hardy, Chiwetel Ejiofor, Juno Temple, Peggy Lu, Alanna Ubach, Stephen Graham e Rhys Ifans. Kelly Marcel dirige una sceneggiatura da lei scritta, basata su una storia di Hardy e Marcel. Il film è prodotto da Avi Arad, Matt Tolmach, Amy Pascal, Kelly Marcel, Tom Hardy e Hutch Parker. Venom: The Last Dance è uscito nelle sale il 24 ottobre.

 

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