Just Jared ha
condiviso le prime foto dal set, che rivelano che Nicolas Cage sta girando una scena nei panni
del combattente del crimine, ormai finito, (purtroppo non in
costume). Non abbiamo molto contesto per la sequenza che si sta
girando, ma il sito nota che il personaggio di Cage sembra essere
stato “sbalzato da qualcosa nella scena”.
Il titolo ufficiale della serie
dice che “racconta la storia di un investigatore privato
invecchiato e sfortunato (Cage) nella New York degli anni Trenta,
costretto a confrontarsi con la sua vita passata come unico e solo
supereroe della città”.
Anche se non è ancora stato
confermato ufficialmente, si pensa che Cage interpreterà una nuova
versione del clone genetico di Peter Parker, Ben Reilly, alias il
Ragno Scarlatto.
Secondo una sinossi non
ufficiale più dettagliata: “Seguiamo Ben Reilly, un
investigatore privato, mentre inciampa in una tana di coniglio di
corruzione nella New York del 1933, e allo stesso tempo scopriamo
il suo passato di supereroe.Reilly indaga sulla
morte di Edward Addison, che lo porta a scoprire che il sindaco sta
tramando qualcosa di nefasto che coinvolge il boss del crimine
Silvermane e la femme fatale Yuri Watanabe”.
Nicolas Cage si unisce a Lamorne
Morris,
Brendan Gleeson, Abraham Popoola, Li Jun Li, Karen
Rodriguez e Jack Huston. Jun Li
interpreterà Wraith e presumiamo che Brendan Gleeson interpreterà
Silvermane, ma è prevista anche la presenza di altri cattivi, tra
cui Sandman.
We have photos of Nicolas Cage as Spider-Man
Noir on the set of his new series, “Spider-Noir.”
Oren Uziel sarà lo sceneggiatore e
il produttore esecutivo di Spider-Noir,
mentre i produttori di Into the Spider-VersePhil
Lord e Christopher Miller e l’ex capo della Sony Amy
Pascal saranno a bordo come produttori esecutivi.
Uziel è noto per aver scritto
l’actioner romantico The Lost City, oltre
a film come 22 Jump Street, Mortal Kombat
e The Cloverfield Paradox. Ha anche
scritto John Wick: Chapter 4 e
l’adattamento del videogioco
Borderlands.
Cage non ha ripreso il ruolo di
Noir per il recente sequel animato di Across the
Spider-Verse, ma dovrebbe tornare per il film finale
della trilogia animata, Beyond the
Spider-Verse.
Joan è una serie
tv britannica drammatica in sei puntate creata da Anna Symon per
ITV. Sophie Turner interpreta il personaggio reale
di Joan Hannington, una figura conosciuta come “la madrina” da
alcuni aspetti della malavita britannica. Paul Frift è il
produttore e la serie è diretta da Richard Laxton.
La serie presenta il viaggio di
Hannington da casalinga e madre, a piccolo delinquente, a ladro di
diamanti e mente criminale nella Londra degli anni ’80.
La serie, composta da sei episodi,
è stata annunciata nel novembre 2022 e Sophie Turner ha ottenuto il
ruolo di Joan Hannington. È stata creata da Anna Symon, adattando
il libro di memorie della Hannington del 2004 I Am What I Am: The
True Story of Britain’s Most Notorious Jewel Thief (Sono quello che
sono: la vera storia della più famosa ladra di gioielli della Gran
Bretagna); le due si sono incontrate mentre la Symon stava
scrivendo la serie.Il progetto proviene dalla Snowed-In Productions
ed è co-prodotto in associazione con All3Media International – che
si è occupata della distribuzione dello show al di fuori del Regno
Unito – e la CW – che lo trasmetterà negli Stati Uniti.
Quando esce Joan?
Joan ha debuttato
su ITB in UK il 29 settembre. In Italia al momento la serie non ha
una programmazione. Negli USA invece la serie dovrebbe debuttare su
The CW.
La trama di
Joan
Joan inizia con la
protagonista poco più che ventenne, dedita a crescere la figlia
Kelly (Mia Millichamp-Long) di sei anni in una casa molto più
amorevole e accogliente di quella in cui è cresciuta. Tuttavia, i
continui furti d’auto e gli intrighi del marito Gary (interpretato
da Nick Blood) rappresentano una minaccia sia per la sua vita che
per quella di Kelly. Per garantire la sicurezza della figlia, Joan
la porta ai servizi sociali in modo che Kelly possa essere affidata
a un’altra famiglia mentre lei cerca un lavoro e un posto dove
vivere. Con il cuore spezzato dalla separazione dalla figlia e
senza piani concreti per il futuro, Joan finisce per andare a
vivere dalla sorella (Kristy J. Curtis) a Londra e lavorare nel suo
salone di parrucchiera.
Il trailer di Joan
Sophie Turner umanizza una ladra di gioielli nella vita reale
in Joan
Dato che la reputazione della vera
Joan Hannington era sulla bocca di tutti, tanto da essere
soprannominata “la madrina”, la missione di questa serie sembra
essere quella di mostrare un lato alternativo della donna che ha
fatto notizia. Com’era quando non era nel bel mezzo di un piano? Il
dramma televisivo è in grado di rispondere a questa domanda grazie
alla convincente interpretazione della Turner. L’attrice, che ha
avuto ruoli minori in progetti come la serie
X-Men e Do Revenge di Netflix, in questa serie esplora con successo
molteplici sfaccettature del suo personaggio. Turner cattura la
vulnerabilità di Joan quando si tratta di dimostrare ai servizi
sociali, il suo istinto materno quando le viene concesso di
visitare la figlia e la sua astuzia quando si tratta di mettere a
segno rapine ad alto rischio.
Il cast della serie tv
Nella serie Sophie Turner
interpreta la protagonista Joan Hannington, Frank Dillane
interpreta Boisie Hannington, Mia Millichamp-Long interpreta Kelly
Kirsty, J. Curtis interpreta Nancy Gershwyn, Eustache Jr.
interpreta Albie, Tomi May interpreta King, Laura Aikman interpreta
Val e Alex Blake interpreta Bernard.
Il network americano NBC ha diffuso
il trailer e le anticipazioni di Chicago PD 12×03,
il terzo inedito episodio della dodicesima stagione di Chicago
P.D..
In Chicago PD 12×03 che si
intitolerà “Off Switch”Atwater lotta per trovare un equilibrio
quando collabora con uno psicologo forense in un caso di rapina a
mano armata.
Cosa c’è da sapere su Chicago P.D. 13
Creata da Dick Wolf e Matt
Olmstead, Chicago P.D. segue gli agenti dell’unità
di intelligence del dipartimento di polizia mentre usano le loro
abilità uniche per risolvere alcuni dei casi più difficili che la
città ha da offrire settimana dopo settimana. Nel corso degli oltre
dieci anni di messa in onda, la serie si è espansa non solo per
affrontare le storie dei casi della settimana, ma anche per
intrecciare interessanti narrazioni sulla vita dei personaggi.
Gli scioperi di Hollywood del 2023
hanno messo in crisi la programmazione autunnale della NBC e hanno
fatto sì che l’intera serie One Chicago venisse trasmessa a metà
stagione all’inizio del 2024. Ciò non ha diminuito la popolarità
della serie, e la breve stagione 11 di Chicago P.D. ha fatto
guadagnare alla serie un rinnovo per la dodicesima stagione.
Nonostante la promessa di un ritorno alla normalità nel palinsesto,
diversi cambiamenti importanti nel cast hanno influito sulla
traiettoria della dodicesima stagione, compresa la partenza del
personaggio preferito dai fan, Hailey Upton (interpretato da Tracy
Spiridakos).
Il network americano NBC ha diffuso
il trailer e le anticipazioni di Chicago Fire
13×03, il terzo episodio della tredicesima stagione di
Chicago
Fire.
In Chicago Fire
13×03 che si intitolerà “All Kinds Of Crazy” Severide e
Van Meter indagano su un incendio in un ristorante a conduzione
familiare. Pascal mette in discussione la leadership di Kidd.
L’ossessione della 13ª stagione
di Chicago Fire
Nel quadro generale, l’arrivo di un
nuovo capo manterrà vivo il ricordo di Boden. Il capo Dom Pascal
non assomiglia affatto a Boden e i suoi metodi sono diversi. Alcuni
personaggi, come Stella, hanno nostalgia dei tempi di Boden, cosa
che si sentirà per tutta la stagione. Per Severide, invece, è
l’improvvisa comparsa di un altro figlio di Benny Severide a
ricordargli l’uomo che aveva faticosamente superato. “Severide…
[ha] lavorato duramente per mettere il padre nello specchietto
retrovisore e diventare un pompiere a sé stante. Quindi,
l’improvvisa comparsa del figlio di Benny, il suo fratellastro,
nella sua vita, lo costringe a riesaminare tutte quelle cose.
Quindi, per Severide, si tratta di un’occasione importante…”, ha
dichiarato Newman a Entertainment Weekly a proposito di questo arco
narrativo.
L’apparizione di Damon fa
riemergere anche i fantasmi del passato di Cruz. Guardare Severide
e Damon interagire gli ricorda il suo rapporto con il fratello
Leon. Ha affrontato molte cose con Leon e sa come qualcuno possa
perdersi nei confronti di un fratello. Questo lo rende
preoccupato per la direzione che sta prendendo questa
storia. “Sa che avvicinarsi, avere un fratello, è un’esperienza
completamente nuova e che potrebbe comportare dei rischi per
Severide, in termini di peso emotivo e di ciò che Cruz è disposto a
fare per suo fratello”, ha detto Newman a TV Line a proposito di questo episodio.
L’ossessione continuerà con
Carver, che è invischiato in una moltitudine di segreti del suo
passato. Suo fratello è apparso nell’undicesima stagione
di Chicago Fire, rendendo più complicate le dinamiche familiari del
personaggio. Questo passato oscuro fa capolino anche in questa
stagione. Strettamente legata a Carver è Violet, che ha cercato di
portare avanti una relazione con Carver. Ha dovuto superare la
perdita di Evan, ma se non ci fosse ancora riuscita? “Violet è
perseguitata da Hawkins e da quello che è successo con Hawkins e
quella relazione”, ha detto Newman a proposito dell’arco narrativo
di Violet nella stessa intervista con Entertainment Weekly.
Il network americano
NBC ha diffuso il trailer di Chicago Med
10×03, il terzo episodio della
decima stagione di Chicago
Med.
In Chicago Med
10×03 che si intitolerà “Trust Fall” Hannah cura una donna
la cui patologia non diagnosticata minaccia la vita sua e del
nascituro. Goodwin riceve un messaggio agghiacciante mentre lotta
contro i vertici dell’ospedale.
L’ED vedrà nuovi volti nella stagione 10 di Chicago Med
Chicago
Med non è l’unico show di Chicago che presenterà nuovi
personaggi. La showrunner di Chicago
P.D., Gwen Sigan, ha
annunciato che Intelligence avrà dei nuovi membri della
squadra. Altrove, la caserma 51 di Chicago
Fire ha trovato un nuovo capo dopo l’uscita di Boden.
Il presidente della programmazione e della strategia della
NBCUniversal, Jeff Bader, ha dichiarato che queste nuove aggiunte
“ovviamente mantengono gli show freschi”.
I mercoledì di One
Chicago riprenderanno il 25 settembre quando
Chicago Med, Chicago Fire
e Chicago
P.D. riprenderanno per le stagioni 10, 13 e 12
rispettivamente alle 20.00, alle 21.00 e alle 22.00.
Disney+ ha pubblicato una
nuova clip dal quarto episodio di Agatha All
Along di stasera (o domani, a seconda del
fuso orario), che mostra la congrega improvvisata di Harkness che
lancia un incantesimo per evocare una nuova Strega Verde dopo la
morte della povera Sharon Hart alla fine dell’episodio della scorsa
settimana.
Anche se non la vediamo apparire, se
avete guardato i trailer e seguito i precedenti promo, saprete
quasi certamente che la “Rio
Vidal” di
Aubrey Plaza è la Strega Verde che si presenta per completare
la congrega.
La signorina Vidal ha debuttato
nella première della serie in una veste diversa, ma si asterrà dal
tentare di uccidere Agatha dopo aver stretto un accordo con la
cattiva di WandaVision
per aspettare che lei riacquisti i suoi poteri prima di
ricominciare la loro battaglia. Guardate la clip al link
sottostante, insieme a un nuovo spot televisivo, e fateci sapere
cosa ne pensate.
Agatha
All Along vedrà il ritorno di molti volti noti di
WandaVision,
tra cui Emma Caulfield Ford (Sarah Proctor),
Debra Jo Rupp (Sharon Davis), David
Payton (John Collins), David Lengel
(Harold Proctor), Asif Ali (Abilash Tandon),
Amos Glick (Dennis), Brian
Brightman (Sceriffo Miller) e Kate Forbes
(Evanora Harkness). Kathryn Hahn guiderà l’ensemble, mentre altre
aggiunte degne di nota sono Aubrey Plaza, Joe Locke, Patti LuPone,
Sasheer Zamata, Ali Ahn, Miles Gutierrez-Riley, Okwui Okpokwasili e
Maria Dizzia.
Pochi dettagli ufficiali sono stati
rivelati sulla trama di Agatha, anche se ci si aspetta che essa
ruoti in gran parte attorno ad Agatha che rintraccia Billy Maximoff
(o viceversa) che, come la sua controparte nei fumetti, si è
“reincarnato” in Billy Kaplan. Diversi scoop hanno affermato che la
storia vedrà anche i discendenti della congrega di Evanora Harkness
– ora noti come i Sette di Salem – tornare per vendicarsi della
donna che ha ucciso le loro madri. Agatha
All Along debutta su Disney+ il 18
settembre.
In vista del debutto del 18 ottobre,
Disney+ ha diffuso il trailer ufficiale dell’adattamento
dell’iconico Rivals di Dame Jilly
Cooper. La serie in otto episodi, ambientata tra
i drammi, gli eccessi e gli
scioccanti comportamenti dell’élite sociale assetata di
potere nell’Inghilterra degli anni ’80, si tuffa a
capofitto nello spietato mondo della televisione indipendente del
1986.
Rivals è interpretato da
Alex Hassell (Macbeth, The
Boys) nel ruolo di Rupert Campbell-Black, David Tennant
(Doctor Who, The Thursday Murder
Club) nei panni di Lord Tony Baddingham, Aidan Turner
(Poldark, The Suspect) in quelli di Declan
O’Hara e Bella Maclean nel ruolo di Taggie O’Hara, insieme a Danny
Dyer (EastEnders, The Football Factory),
Katherine Parkinson (Humans, Here We Go), Nafessa
Williams (Black Lightning, Whitney – Una voce
diventata leggenda), Emily Atack (The Emily Atack
Show, The Inbetweeners) e Victoria Smurfit
(Bloodlands, C’era una volta).
Tra i protagonisti della serie ci
sono anche Catriona Chandler (Pistol, Enola Holmes
2), Oliver Chris (The
Crown, Trying), Rufus Jones (W1A,
Home), Lisa McGrillis (Maternal, Mum),
Luke Pasqualino (Skins, Shantaram), Claire
Rushbrook (Sherwood, Ali & Ava) e Gary Lamont
(Boiling, Outlander).
Tutti gli episodi di Rivals
debutteranno il 18 ottobre in esclusiva su
Disney+.
Cortesia di DISNEY ITALIA
I produttori esecutivi di
Rivals sono Dominic Treadwell-Collins (A Very
English
Scandal, Holding, EastEnders),
Alexander Lamb (Ackley Bridge, The
Bay, We Hunt Together), Felicity Blunt, la
drammaturga vincitrice del premio Laurence Olivier Laura Wade
(The Riot Club [Posh]), l’autrice di
“Rivals” Dame Jilly Cooper e Lee Mason, Director of Scripted
Content for Disney+
EMEA. Rivals è prodotta da Happy Prince, parte
di ITV Studios. La serie è scritta da Dominic Treadwell-Collins e
Laura Wade insieme alla crew di sceneggiatori che comprende: Sophie
Goodhart (The Baby, Sex Education), Marek
Horn (Wild Swimming, Octopolis), Mimi Hare e
Clare Naylor (Un marito di troppo), Dare Aiyegbayo
(The Dumping Ground,EastEnders), Kefi Chadwick
(Looted, Avoidance). Tray Agyeman è
shadow writer nell’episodio 6 e Sorcha Kurien Walsh (The Pink
Pill) è staff writer. La direttrice del casting è Kelly
Valentine Hendry (Bridgerton, The Last
Kingdom, Kaos).
Il lead director è il candidato ai BAFTA Elliot Hegarty (Ted
Lasso, Cheaters, Trying), che
ricopre anche il ruolo di produttore esecutivo per gli episodi 1-4.
Eliza Mellor (Il villaggio dei dannati, Dietro i
suoi occhi, Poldark) è la produttrice della
serie. Anche Dee Koppang O’Leary (The Crown) e Alexandra
Brodski (Somewhere Boy) dirigono gli episodi.
L’ultimo film di Stanley Kubrick,
Eyes Wide Shut, è liberamente tratto dal romanzo
di Arthur Schnitzler “Doppio sogno” e
trasferisce l’azione dalla Vienna del 1900 alla fine degli anni ’90
nel Greenwich Village. Kubrick era noto per il suo estenuante
programma di riprese e per i giochi psicologici che faceva agli
attori per ottenere le loro migliori interpretazioni. Secondo
Vanity Fair, “la teoria di Kubrick era che, una volta che i
suoi attori si fossero esauriti per la stanchezza e avessero
dimenticato le telecamere, avrebbero potuto ricostruire e scoprire
qualcosa che né lui né loro si aspettavano”. Kubrick testò
questa idea sulle sue star di punta, Nicole Kidman e Tom Cruise, nei ruoli del Dr. Bill e di Alice
Hartford.
Le tecniche cinematografiche
ossessive di Kubrick si adattavano bene all’alta tensione di questo
thriller in parte psicosessuale e in parte dramma coniugale, che
racconta di un medico che intraprende un viaggio labirintico
attraverso New York City dopo aver scoperto che la moglie
fantastica su un altro uomo. Bill vaga nella giungla di cemento
alla ricerca della sua esperienza adulterina e finisce in un’orgia
mascherata di una società segreta. È un film ipnotico con molti
strati interpretativi e significati sul sesso, il matrimonio e la
moralità. Qui di seguito, proponiamo dunque una spiegazione del
finale di Eyes Wide Shut.
Il film ha una qualità onirica
Eyes Wide Shut non
è un film facile da decifrare per la sua qualità onirica, dove
nulla è come sembra. Il tenue scintillio delle luci dell’albero di
Natale sullo sfondo e la macchina da presa vivace conferiscono al
misterioso dramma di Kubrick un’atmosfera fantastica. L’intero film
sembra “qualcosa da cui non si può distogliere lo sguardo anche
se si vuole, come in un incubo da cui si è parzialmente consapevoli
di ciò che sta accadendo e anche del fatto che si sta sognando e
non è reale, ma non si riesce a liberarsi”, scrive TheCinemaholic. Ma c’è un momento di
realtà che fa riflettere e che scuote completamente Bill.
Dopo che Bill e Alice sono tornati a
casa da una festa di Natale (in cui entrambi hanno flirtato con
degli sconosciuti), fanno sesso e fumano erba; nella loro notte
fonda, Alice rivela che una volta ha sognato ad occhi aperti di
lasciare la sua famiglia per fuggire con un bell’ufficiale della
Marina che aveva avvistato durante la loro vacanza a Cape Cod. Non
ha mai messo in pratica i suoi desideri, ma Bill è sconcertato
dall’idea che la sua docile moglie abbia i suoi impulsi e non sia
sessualmente passiva. Bill è abituato ad avere tutto il potere
nella loro relazione, quindi l’ammissione di lei lo lascia
sconcertato ed evirato mentre vaga senza meta per le strade della
città.
L’odissea erotica di Kubrick
riguarda in ultima analisi la natura del vedere: ciò che è nascosto
in piena vista e ciò che scegliamo di non vedere. Bill è in uno
stato di negazione sia dell’autonomia sessuale della moglie che
delle proprie tentazioni. I suoi occhi possono essere aperti, ma
sono metaforicamente chiusi alla verità di questi desideri segreti.
Questo tema dell’ignoranza intenzionale è simboleggiato
dall’oggetto della maschera. Le maschere ornate indossate durante
l’orgia permettono alla società segreta di rimanere anonima e di
impegnarsi in relazioni sessuali salaci e sconnesse.
Queste copulazioni senz’anima
all’orgia rispecchiano le potenziali relazioni di Bill e Alice: non
sarebbero altro che incontri fisici insignificanti che non
potrebbero mai sostituire la profonda intimità del loro matrimonio,
un tipo di vicinanza genuina che permette loro di essere se stessi.
Bill indossa una maschera per infiltrarsi nel rituale privato, ma
anche nella vita reale indossa una maschera figurativa per essere
un marito ideale e nascondere la propria curiosità sessuale al di
fuori della relazione con Alice. Nel frattempo, Alice indossa la
propria maschera nel ruolo di moglie e madre perfetta. In una delle
scene finali, Bill vede la maschera sul cuscino accanto alla moglie
addormentata.
L’oggetto che nasconde la verità è
in bella vista e lo spinge a cedere e a rivelare ad Alice i
dettagli del suo viaggio. Ma chi l’ha lasciata lì? Ci sono tre
teorie popolari, alcune delle quali sono state illustrate da
ScreenRant. La prima è che Alice
abbia trovato la maschera e l’abbia lasciata lì per provocare una
confessione. In linea con l’atmosfera illusoria del film, la
maschera potrebbe anche essere un’indicazione immaginaria del fatto
che l’infedeltà di Bill lo perseguiterà sempre. O forse i membri
della nefasta società segreta l’hanno messa lì come minaccia. Ciò
che conta più di chi l’ha messa è il motivo per cui si trova lì:
come un audace promemoria di come Bill si nasconde da ciò che è
reale.
Nella scena finale di “Eyes Wide
Shut”, Bill e Alice portano la figlia a comprare i giocattoli di
Natale e Alice pronuncia un monologo molto serio: “Penso che
dovremmo essere grati. Grati per essere riusciti a sopravvivere a
tutte le nostre avventure, che fossero reali o solo un sogno. Sono
sicura che la realtà di una notte, per non parlare di quella di
un’intera vita, possa mai essere tutta la verità. E nessun sogno è
mai solo un sogno. L’importante è che siamo svegli ora e, speriamo,
per molto tempo ancora”.
Bill e Alice riconoscono entrambi di
essersi svegliati dai loro sogni di infedeltà appena prima di
trasformare la loro realtà in un incubo. Si propongono di lavorare
duramente sul loro matrimonio per non dover mai più affrontare
simili tribolazioni. Eyes Wide Shut riconosce
quanto possa essere sconvolgente l’infedeltà, anche se si verifica
solo nella mente. I sogni e il subconscio sono potenti e hanno la
capacità di trasformare la nostra vita da svegli.
Alice propone anche che c’è un’altra
cosa che devono fare al più presto, ovvero – citando le parole del
personaggio – “fottere” L’espressione schietta è un po’
comica, ma viene da un luogo onesto. Alice non sta suggerendo loro
di impegnarsi nel tipo di coito insensibile che Bill ha osservato
all’orgia, ma una cruda intimità fisica che può derivare solo da un
profondo legame emotivo forgiato in molti anni di impegno. Fare
sesso li aiuterà a ritrovare il loro legame reciproco.
Se è vero che la danza è vita,
allora si spiega come mai da sempre il cinema si interessa a tale
arte tanto da dedicargli numerosi film, ognuno con le proprie
particolarità e punti di vista a riguardo. Dalla saga di Step Up a Shall We Dance?, dall’iconico Billy Elliot al cupo Il cigno nero, ognuno di
questi film affronta la danza in modo personale, evidenziando però
sempre le emozioni che questa sa suscitare. Che sia protagonista
degli eventi o solo un pretesto di sfondo, il ballo suscita sempre
grande gioia quando visto sul grande schermo. Un altro film in cui
è protagonista è il francese Rumba Therapy, del
2022.
Si tratta di una commedia
sentimentale che combina con delicatezza elementi di dramma e
ironia e affronta temi universali come il senso di colpa, la
volontà di redimersi e la complessità dei rapporti familiari, in
particolare quelli tra genitore e figlio. La danza diventa dunque
una metafora del tentativo di ritrovare l’armonia perduta,
rappresentando allo stesso tempo una sfida e un’opportunità di
crescita per il protagonista. Il film non si limita quindi a
far sorridere, ma oscilla anche tra forti momenti di tenerezza e
introspezione.
Si tratta dunque di un titolo ideale
per quanti sono appassionati di ballo quale forma espressiva capace
di comunicare molto più di quello che le parole lasciano intendere.
In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative a Rumba Therapy. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Franck Dubosc in Rumba Therapy. Cortesia di Lucky Red.
La trama di Rumba Therapy
Protagonista del film è
Tony, un uomo che vive da solo in una casa isolata
in campagna sin da quando è stato abbandonato dalla moglie, che è
andata via insieme alla figlioletta. Ormai cinquantenne, Tony
lavora come autista di scuolabus e trascorre il resto delle sue
giornate in solitaria, circondato solo da campi e natura. Dopo aver
avuto un grave problema al cuore, l’uomo prende coscienza della sua
vita e decide che è giunto il momento di affrontare il suo passato:
vuole conoscere sua figlia Maria. Avendo saputo
che la giovane è un insegnate di ballo, Tony, pronto a tutto pur di
incontrarla, si iscrive a un corso di rumba, nonostante lui odi
ballare.
Il cast di attori del film
Ad interpretare Tony vi è lo stesso
Franck Dubosc,
anche regista e sceneggiatore del film e qui alla sua opera seconda
dopo la commedia Tutti in piedi. Accanto a lui, nel ruolo
della figlia Maria Rodriguez vi è l’attrice Louna
Espinosa, nota in particolare per aver interpretato Roxane
nella serie Les Bracelets Rouges, versione francese della
fiction italia Braccialetti rossi.Jean-Pierre
Darroussin – popolare attore francese recentemente visto
in Il teorema di Margherita e E la
festa continua! – interpreta invece Gilles. Completano il
cast le attrici Marie-Philomène Nga nel ruolo di
Fanny Massamba e Karina Marimon in quello di
Carmen Rodriguez Llorca.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di Rumba
Therapy grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple
TV, Tim Vision e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 2
ottobre alle ore 21:30 sul canale
Rai 1.
Con la pandemia di
Covid-19 che da diversi mesi infesta la quasi
totalità del pianeta, il film Contagion (qui la recensione) è tornato ad
essere uno dei titoli più popolari del momento. Diretto nel 2011
dal regista premio Oscar Steven
Soderbergh, la pellicola affronta in modo estremamente
realistico il tema della diffusione di un virus, con la conseguente
perdita dell’ordine sociale e la corsa contro il tempo alla ricerca
di un vaccino. Situazioni oggi tristemente all’ordine del giorno e
che ritrovano proprio in questo film numerose somiglianze.
L’idea per la storia nacque da una
discussione avuta dal regista con lo sceneggiatore Scott Z.
Burns, noto per aver collaborato con Soderbergh anche per
Effetti
collaterali e Panama
Papers. I due decisero di lavorare ad un film ispirato ad
epidemie come quella della SARS, verificatasi tra il 2002 e il
2004, e quella influenzale del 2009-2010. Per Contagion, i
due hanno assemblato un cast di grandi nomi hollywoodiani, composto
da Marion Cotillard,
Matt Damon, Laurence Fishburne,
Jude Law, Gwyneth Paltrow,
Kate Winslet
e Bryan
Cranston.
Al momento della sua uscita in sala,
il film si rivelò un grande successo di critica e pubblico.
Presentato fuori concorso alla 68ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia, Contagion ottene recensioni
particolarmente positive, dove si elogia la tensione e la trama
solida e intelligente. Allo stesso modo il film ottenne un buon
successo di box office, guadagnando complessivamente circa 136
milioni di dollari a livello globale, a fronte di un budget di soli
60 milioni.
La vicenda ha inizio quando, dopo un
soggiorno a Hong Kong, Beth Emhoff viene
trasportata d’urgenza in ospedale in seguito ad un malore. In breve
tempo, la donna muore a causa di una malattia sconosciuta,
contratta con probabilità durante il suo viaggio all’estero. Il
virus inizia a diffondersi con rapidità nella popolazione locale,
inducendo un’equipe di medici a cercare un vaccino in grado di
sconfiggere il virus denominato MEV-1. Il dottor Ellis
Cheever indaga sui primi casi di contagio, mentre la
dottoressa Leonora Orantes si reca in Cina per
scoprire l’origine della nuova malattia. L’epidemia, intanto,
continua a diffondersi in modo esponenziale e i medici ingaggiano
una lotta contro il tempo per riuscire a salvare quante più persone
possibili, a costo della loro stessa vita.
L’attrice Marion Cotillard si è dichiarata una grande
fan del regista, e saputo del suo nuovo progetto fece di tutto pur
di ottenere una parte in esso. Il suo interesse deriva da una reale
paura per i germi e i virus, che l’ha spinta a voler partecipare ad
un film così scientificamente accurato a riguardo. Per il ruolo
dell’everyman, Soderbergh volle invece Matt Damon, con il quale aveva già lavorato
precedentemente. Questi, dopo aver letto la sceneggiatura, espresse
grande interesse nel ruolo di Mitch Emhoff, da lui poi
interpretato. Ad interpretare il dr. Ellis Cheever è l’attore
Laurence Fishburne. Questi, fortemente voluto
dal regista, decise di prepararsi al ruolo intrattenendo lunghe
conversazioni con il virologo W. Ian Lipkin, grazie a cui apprese
particolari utili alla sua interpretazione.
Di particolare rilievo è anche il
ruolo svolto dall’attore Jude Law, il quale interpreta il
cospirazionista Alan Krumwiede. Law ha raccontato di aver avuto
lunghe conversazioni con il regista riguardo a tale personaggio. Il
suo intento era infatti quello di rappresentare il punto di vista
dello spettatore, il quale avverte il dubbio riguardo a quanto di
vero o falso ci sia nelle affermazioni delle istituzioni. Di
particolare rilievo è anche il ruolo svolto dalla premio Oscar
KateWinslet, nei panni della
dottoressa Erin Mears. Per prepararsi al suo ruolo, l’attrice ha
fatto visita al Centers for Disease Control and Prevention (CDC).
Qui ha avuto modo di consultarsi con esperti del settore, il quale
le hanno raccontato i dettagli del loro lavoro.
Attratto dal concetto di
“trasmissibilità”, Burns propose a Soderbergh di realizzare un film
incentrato su una terribile pandemia. Per potervi riuscire, per i
due era necessario essere il più accurati e realistici possibile
nel trattare tale tema. Si rivolsero dunque ad esperti virologi
come Lawrence Brilliant e W. Ian Lipkin, i quali aiutarono a dare
alla storia una solida base scientifica. Burns decise inoltre di
dare al film una moltitudine di punti di vista, così da poter
inquadrare meglio il fenomeno che gli interessava raccontare. La
comunità scientifica ha poi lodato il film, affermando che questo
tratta in modo particolarmente realistico le varie fasi di
diffusione dei virus e delle ricerche riguardo i vaccini.
Rivista oggi, la pellicola sfoggia
infatti diverse somiglianze con l’attuale pandemia di Covid-19. Il
virus MEV-1, basato in particolar modo sulla SARS, ha in comune con
questo la provenienza di natura animale e l’origine geografica in
Cina. Anche questo va ad attaccare il sistema respiratorio degli
infetti, dando vita a sintomi molto simili, tra cui febbre alta e
tosse. Mentre il Covid si diffonde attraverso la saliva e le
goccioline di respiro, tosse o starnuti, il MEV-1 si può
trasmettere anche attraverso i fomiti. Questi sono oggetti
inanimati che, se contaminati, possono trasferire la malattia a
quanti vi entrano in contatto. Fortunatamente, il Covid ha un tasso
di mortalità particolarmente inferiore a quello del virus del film.
Questo, infatti, causa la morte di circa 26 milioni di persone nel
mondo.
Il film propone inoltre tutte quelle
contromisure oggi tanto diffuse, tra cui il distanziamento sociale,
l’utilizzo di mascherine e la necessità di frequenti lavaggi alle
mani. Allo sceneggiatore non è poi mancata l’occasione di trattare
anche il tema dell’influenza che Internet ha in tale genere di
situazioni. Viene infatti trattato il comportamento spesso poco
etico dei media e il dilagare di fake news spesso
pericolose quanto il virus stesso. Tali somiglianze con l’attuale
situazione mondiale, per quanto possano sembrare frutto di una
preveggenza, sono in realtà lo studio approfondito di situazioni
che, pur con le dovute differenze, tendono a ripresentarsi in
maniera piuttosto simile tra loro.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming
Negli ultimi mesi il film è
diventato uno dei più ricercati e visti in streaming. Per chi
desidera vederlo, o rivederlo, sarà possibile fruirne grazie alla
sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme
oggi disponibili. Contagion è infatti presente su
Tim Vision, Prime Video e Apple TV.
In base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo.
In questo modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta
comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre
presente nel palinsesto di mercoledì 2 ottobre
alle ore 21:00 sul canale
20 Mediaset.
Il finale di Joker
(qui la recensione), lascia la
verità sull’origine del cattivo della DC quasi misteriosa come
prima dell’inizio. Cosa era reale e cosa era solo nella testa di
Arthur Fleck? E qual è stata la sua battuta finale? Siamo qui per
spiegarvi cosa è successo esattamente nel film di Todd Phillips, molto contrario ai fumetti, e
cosa significa veramente. Con Joker:Folie à Deux, in uscita il 2 ottobre 2024, il sequel
cercherà di approfondire alcune delle questioni.
Raccontando apparentemente la storia
del Clown Principe del Crimine, Joker segue l’outsider
Arthur Fleck (Joaquin
Phoenix) nella sua discesa verso la follia. Licenziato
dal suo lavoro di clown per aver portato una pistola in un ospedale
pediatrico e tagliato fuori dall’assistenza sociale, il comico
stand-up in difficoltà inizia a perdere le tracce di sé. Spara e
uccide tre dipendenti delle Wayne Industries quando viene attaccato
su un treno, scatenando un movimento di protesta della classe
operaia, e arriva a credere che l’uomo d’affari diventato politico
Thomas Wayne sia suo padre.
È qui che il film inizia a esplorare
le ramificazioni che Arthur Fleck avrà sull’intera Gotham quando
inizierà a trasformarsi in Joker. L’ambiguità che segue nell’ultimo
terzo del film è l’elemento attorno al quale ruota l’intera
narrazione, che suscita più domande che risposte. Quando l’ultima
inquadratura del film scompare, cosa è successo davvero?
Arthur Fleck scopre di essere stato
adottato e di aver subito abusi da bambino e questo lo manda fuori
di testa. Soffoca la madre (Frances Conroy), accoltella l’ex
collega (Glenn Fleshler) che gli ha dato la pistola e scopre che la
sua relazione con Sophie Dumond (Zazie
Beetz) non era reale. Invitato al Murray Franklin Show
dopo che il filmato del suo spettacolo fallito diventa un successo,
si trasforma in Joker e fa un annuncio a Gotham.
Spara in testa a Murray (Robert
De Niro) in diretta televisiva, scatenando rivolte
che, tra gli altri crimini, uccidono i Wayne.
Dopo essere stato arrestato per
omicidio, il mezzo di trasporto di Arthur Fleck viene violentemente
tamponato. In seguito all’incidente, Joker finisce per
rinchiudere Arthur nel manicomio di Arkham, ricevendo ancora una
volta cure poco utili. Ma le cose sono tutt’altro che semplici,
perché gli spettatori si chiedono cosa sia stato veramente reale
per tutto il tempo.
Quanto del finale di Joker è
reale (e quanto è nella testa di Arthur)?
La vera domanda sul finale di
Joker, per chi ha prestato attenzione, non è tanto
“cosa è successo?”, quanto “cosa era reale?”.
Mentre Gotham brucia, i Waynes si dissanguano e Arthur nasconde la
sua battuta finale, si ha l’inquietante sensazione che troppe delle
due ore precedenti siano state frutto dell’immaginazione del
cattivo.
Persino Joaquin Phoenix ha
delle riserve su ciò che accade effettivamente alla fine.
Nel Podcast di Reel Blend, ha parlato del finale del film,
affermando: “La gioia di questa sceneggiatura e della reazione
della gente è che ognuno ha un diverso tipo di sentimento al
riguardo, e diverse idee di ciò che potrebbe significare, e di ciò
che è reale e ciò che non lo è”.
Joker è un narratore altamente
inaffidabile, in qualsiasi forma lo si prenda: The Killing Joke, da cui Joker trae
un’influenza non indifferente, racconta la storia delle origini di
un cabarettista, solo che il clown alla fine dichiara: “Se devo
avere un passato, preferisco che sia a scelta multipla”; la
versione di
Heath Ledger ne Il cavaliere oscuro aveva varie versioni su come si
fosse procurato quelle cicatrici. Ma questa ambiguità è anche
radicata nelle influenze cinematografiche di Joker.
Il film è, come un adattamento DC,
un mashup di Taxi Driver e The King of Comedy di Martin Scorsese. Entrambi hanno come
protagonista Robert De Niro nei panni di un emarginato sociale
spinto al crimine – rispettivamente un veterinario malato di mente
e un aspirante cabarettista – e dipingono un ritratto inquietante
degli stati mentali dei personaggi, facendo sì che lo spettatore si
interroghi sulla realtà di ciò che è stato mostrato prima di un
finale che tende al fantastico, regalando al protagonista un
insperato lieto fine. È sogno o realtà? È questa la differenza tra
cupo e cinico o tragico e giusto.
In Joker, Phillips gioca
con la realtà in modo molto simile a Scorsese. Per quanto
il film appaia naturalistico all’inizio, inizia a sfilacciarsi man
mano che la mente di Arthur si frammenta. Alcuni aspetti
del mondo rimangono sospesi in modo strano. Arthur vede se stesso
in un flashback immaginario della valutazione psichiatrica di sua
madre. Si immagina nello show di Murray Franklin, ma il pubblico
vede solo lui (un’altra allusione a The King of Comedy).
Alfred Pennyworth è un energumeno britannico. Arthur dice
addirittura di sentirsi come senon fosse mai esistito.
La cosa più importante, però, sono
le sequenze in cui la mente di Arthur prende il sopravvento.
All’inizio, si immagina di partecipare al Murray Franklin Show come
un membro del pubblico chiamato in serie A. Poi, mentre si trova
sul precipizio, si sente come se non fosse mai esistito.
Poi, mentre si trova sull’orlo della
sanità mentale, Arthur scopre che la sua storia d’amore con
Sophie era del tutto fittizia. Lei non ha mai visto i suoi
spettacoli, non è mai uscita con lui, non lo ha mai aiutato a
prendersi cura di sua madre: per lei era solo il tipo strano in
fondo al corridoio. Anche in questo caso, ci sono grosse domande
senza risposta: l’esaurimento da pistola alla testa, che si
inserisce nel successivo assassinio di Joker, è stato reale o ha
solo assecondato i desideri di Arthur; e cosa ha fatto a Sophie,
chiaramente nervosa, dopo aver lasciato il suo appartamento?
Queste sono le uniche parti di
Joker che si trovano esplicitamente nella testa di Arthur,
ma sicuramente ci si chiederà anche questo nel finale. L’invito al
Murray Franklin Show era autentico o era un meccanismo di difesa?
Ha davvero ucciso Randall nel suo appartamento? La reazione
all’omicidio di Murray è stata davvero così distruttiva? I
rivoltosi mascherati da clown hanno innalzato il loro accidentale
creatore a figura messianica?
La risposta speranzosa a tutte
queste domande è che tutto era nell’immaginazione di Arthur, una
fantasia in cui si vendicava sistematicamente di coloro che gli
avevano fatto un torto e diventava l’eroe accidentale della sua
stessa storia. Ma questa è una cosa semplice, mentre il mondo di
Joker è stravagante e, fin dall’inizio, la dipinge come
una possibilità distinta.
Quello che possiamo dire con una
certa sicurezza è che la scena finale di Joker, con Arthur
ad Arkham e interrogato da uno psichiatra, sta accadendo. È il
finale della storia, che suggerisce che, indipendentemente
dai crimini effettivamente commessi, Arthur finirà per essere
catturato. Ma come vedremo, anche in quel momento
rimangono alcuni grandi interrogativi su ciò che ci viene mostrato,
non ultima l’agghiacciante immagine nella sua mente di un ragazzino
in piedi sopra i suoi genitori morti.
Il finale di Joker spiegato da
Todd Phillips
Il regista Todd Phillips non sembra
troppo interessato a dare una risposta univoca a ciò che accade
realmente alla fine di Joker. In un’intervista rilasciata
al LA Times nel 2019, Phillips ha parlato del finale e del suo
possibile significato. Ha parlato di come spetti al pubblico
interpretare ciò che accade, dicendo: “Non è tanto che ti
vengano presentati i fatti, quanto che ti vengano presentate queste
possibilità”.
Quando si trova faccia a faccia con
ciò che è reale nel corso del film e nel finale, Phillips
sembra volerlo mettere da parte. Non c’è una risposta
concreta a ciò che accadeva nella mente di Arthur Fleck. Si sono
volutamente astenuti dall’avere una diagnosi per il personaggio,
affermando: “Non volevo che Joaquin come attore iniziasse a
fare ricerche di questo tipo.Abbiamo solo detto: ‘È fuori
uso’”. Sembra che Phillips non sia interessato a trovare una
soluzione alle risposte, perché questa ambiguità rende il film
molto più forte.
Todd Phillips afferma che gli è
piaciuto lavorare su Joker perché “poteva prendere
questo personaggio di fantasia e farne ciò che volevamo”.
Questo si vede in tutto il film, incorporando i nomi dei personaggi
e le varie ambientazioni del mito di Batman, ma fermandosi al
materiale di partenza. Phillips ha anche aperto alla possibilità
che Arthur Fleck non sia il “vero” Joker, menzionando: “Forse
il personaggio di Joaquin ha ispirato il Joker…Non si può
sapere.La sua ultima battuta nel film è: ‘Non lo
capiresti’”.
Joker ha creato Batman – ecco
cosa ricorda della rivolta
Sebbene Joker sia una
storia d’origine indipendente per il Clown Principe del Crimine, è
comunque intrinsecamente legato all’universo DC Comics. Questo è
presente fin dall’inizio grazie all’ossessione di Penny Fleck per
Thomas Wayne, che pone le basi per la falsa idea che Arthur sia in
realtà suo figlio e, per estensione, fratellastro di Bruce
Wayne.
Ma è nel finale di Joker
che le cose iniziano ad allinearsi. La rivolta causata
dall’omicidio di Murray avviene mentre Thomas, Martha e Bruce
stanno uscendo da un cinema. Ogni fan di Batman sa cosa
succede dopo: i Waynes vengono uccisi, lasciando Bruce a guardarli
mentre si dissanguano lentamente e lui muove i primi passi per
diventare il Cavaliere Oscuro.
Ma questa non è l’origine di Batman
a cui siamo abituati. Innanzitutto, l’uomo armato prende di mira
Thomas Wayne per le sue parole e azioni contro la classe operaia;
le perle di Martha vengono distrutte come prodotto secondario. Ma
soprattutto, questo triste stato di cose è stato innescato da
Arthur Fleck: il suo omicidio dei dipendenti Wayne ha gettato la
polvere da sparo, ora la sua esecuzione in diretta ha acceso la
miccia. In questo universo, Joker ha creato Batman.
Non è la prima volta che questo
accade nei media: Batman 1989 aveva un giovane Jack Napier
come controfigura di Joe Chill, e un criminale pre-makeup ha avuto
un ruolo chiave nell’origine di Phantasm, che correva
parallelamente al viaggio di scoperta di Bruce. Ma si tratta
comunque di una svolta sismica e sorprendente rispetto ai fumetti.
I mali di Gotham si rivolgono direttamente al giovane Bruce – un
personaggio che, nella sua unica apparizione precedente, era stato
mostrato come incredibilmente passivo, quasi come se fosse stato
medicato. Batman è sempre nato dall’oscurità della sua città, ma
Joker fa sì che la sofferenza necessaria per arrivarci sia
direttamente collegata all’improvviso crollo di Gotham, segno che
le cose devono arrivare al loro orribile apice prima della
salvezza.
L’intera idea non è priva di
un’ultima sfumatura. Quando alla fine l’operatore
dell’ospedale gli chiede di quale battuta stia ridendo, la prima
cosa che Joker pensa è Bruce con i suoi genitori morti. È
un montaggio strano. A parte il punto in cui viene presentata la
mente di Arthur, egli è ancora preoccupato per i Waynes, e quel
doppio omicidio, tra tutto il dolore e la sofferenza causati,
rappresenta per lui l’apice. E, anche se non viene messa in primo
piano, la foto della famiglia strappata dal giornale con un Bruce
timido in un angolo è nel suo taccuino prima di sparare a Murray,
un promemoria e una possibile motivazione.
Questo significa che Arthur Fleck
era il figlio di Thomas Wayne?
Il rovescio della medaglia
dell’ossessione per Bruce Wayne è la domanda
persistente se Joker sia il figlio di Thomas
Wayne. La questione è stata certamente costruita come un
colpo di scena sismico: sua madre è un’amante disprezzata costretta
a vivere in povertà, ma scavando più a fondo sembra che ciò sia
stato smentito. Thomas elimina l’illusione prima che Arthur possa
dire qualcosa; le cartelle psichiatriche di Penny rivelano la sua
schizofrenia e un certificato di adozione (senza nome, mantenendo
un certo mistero sul passato di Joker). Da quel momento, Arthur
arriva quasi ad accettarlo, uccidendo la madre e perdendo tutta la
mancanza di chiarezza sul mondo che la scoperta gli aveva quasi
dato.
Ma non tutto quadra: una fotografia
che Joker guarda prima di recarsi allo spettacolo di Murray è
firmata amorevolmente da un“T.W.”; è da Wayne, e non dai
registri ufficiali, che l’idea dell’adozione viene messa in piedi
per la prima volta; a ben vedere, le foto del giovane Arthur
assomigliano in modo inquietante a Bruce (in effetti, l’attore
Dante Pereira-Olson ha interpretato una versione più giovane del
personaggio di Joaquin Phoenix in You Were Never Really
Here). Tutto ciò non è una prova concreta, ma nell’ottica
dell’essenzialità dei Wayne e della necessità di non fidarsi di
tutto ciò che si vede, è una possibilità decisamente aperta che
Thomas Wayne abbia coperto in modo aggressivo la verità che Arthur
Fleck fosse suo figlio.
Questo, ovviamente, non è un argomento trattato nell’ultima parte
del film e, se è vero, non è ciò che spinge Arthur nell’atto
finale. Non è essenziale per capire il vero significato di
Joker. Ma il fatto che sia una possibilità discutibile non
fa che evidenziare la distanza e la profondità della caduta di
Joker… e quanto tutto sia strano.
Arthur Fleck è l’unico vero
Joker?
Mentre un’intera rivolta di uomini
mascherati terrorizza Gotham, c’è una possibilità alternativa a
questa cosiddetta “origine”. Arthur Fleck è il vero Clown Principe
del Crimine, che diventerà l’avversario di Batman? O è solo
l’ispirazione per un altro uomo sconosciuto che prenderà il vero
mantello? È una questione che le persone coinvolte hanno
accuratamente evitato nelle interviste, e forse a ragione.
Ci sono prove evidenti del fatto che
Arthur Fleck sia l’unico vero Joker. Sebbene Phillips non abbia
confermato l’età del personaggio, a rigor di logica si tratterebbe
di un trentenne (più giovane del quarantaquattrenne Phoenix); se
Bruce ha circa dieci anni, significa che Joker avrà cinquant’anni o
più quando il Cavaliere Oscuro farà la sua comparsa (niente di
definitivo, come ha dimostrato Nicholson a 57 anni, ma un divario
notevole). Sebbene il fatto che Joker sia il nome del film
sia un caso che si tratti di, beh, Joker, la mancanza dell’articolo
determinativo ha un’apertura che lo allontana dall’essere una
singola persona.
Ma ciò che è più potente è la portata del film e come questo Joker
sia ben lungi dall’essere l’unico cattivo con questo particolare
modus operandi. L’intera sottotrama di protesta simile a Occupy che
ribolle nel film e quando Arthur viene innalzato come una sorta di
messia, la comunità diventa un tutt’uno. Non è un salto nel
buio se uno di questi personaggi viene considerato il
Joker. Il danno collettivo è il vero costo.
Se Arthur non è il Joker che
conosciamo, allora questo cambia completamente il senso del film:
non si tratta di una storia di origini del famoso cattivo della DC,
ma della Gotham di Batman. Il Joker è una
metafora, il prodotto di un uomo malato di mente e di una città che
lo trascura: Arthur è un influencer e un tramite, ma non è il punto
di arrivo. I Waynes vengono uccisi a causa del movimento dei clown
e il vero Joker, se è vero, ne uscirà.
La scena finale di Joker
spiegata:qual è la battuta finale di
Arthur?
Tutte queste domande sono radicate
nella scena finale di Joker, già definita come uno dei
momenti di realtà indiscussa del film. In essa, Arthur viene
interrogato da un operatore di Arkham sui suoi progressi, al che il
paziente inizia a ridere in modo incontrollato. Quando gli
viene chiesto qual è la battuta, risponde:
“Non la
capiresti”.
Qual è la battuta? Si tratta di
Thomas Wayne, e di come la domanda di guida di Arthur abbia smesso
di avere importanza? È Bruce Wayne, il figlio legittimo ora privato
della sua innocenza come risultato delle azioni di Arthur? È colpa
di ciò che ha ispirato e di come, senza alcuna motivazione,
l’ideologia del Joker sia stata in grado di fare a pezzi Gotham? È
forse la psichiatra stessa, che Arthur presumibilmente uccide in
base al sangue rosso che ricopre le suole delle sue scarpe nella
scena finale? Questa domanda potrebbe sembrare destinata a rimanere
senza risposta, evidenziando come, anche dopo due ore in sua
presenza, Joker sia ancora in definitiva inconoscibile. Tuttavia,
c’è una soluzione chiara.
La
scena finale di Joker si svolge in una stanza dalle
pareti bianche che assomiglia in modo sospetto a quella in cui ha
visto – o immaginato – sua madre durante il flashback di 30 anni
prima, una sequenza in cui si è incongruamente collocato. Lo
psichiatra ricorda l’assistente sociale dell’inizio del film, per
età, aspetto e modi: entrambi controllano casualmente (o con
noncuranza) il suo benessere in sua evidente assenza, concentrati
sul diario dell’ecocamera. Tutto questo sembra essere la prova che
il film appena visto era irreale.
Quindi, Arthur stesso è lo scherzo.
La conclusione più appropriata per Joker è che la sua
intera vita – che descrive soffocando la madre come una commedia –
è ciò che gli provoca tanta allegria. Forse tutto è una bugia, un
trucco del pubblico immaginato nella sua testa. Forse si sta solo
rallegrando della nuova prospettiva di vita acquisita. Ma questa è
la cosa più vicina alla verità nella vita di Arthur Fleck che si
possa raggiungere. Accetta il suo destino ad Arkham mentre “That’s
Life” di Frank Sinatra suona sopra una lotta inarrestabile e
infruttuosa.
Il vero significato del finale
di Joker
Uno dei meme più diffusi su
Joker è che il messaggio finale del film è semplicemente
“viviamo in una società”, ma si tratta di una lezione
piuttosto riduttiva. Sì, il film esplora sicuramente quest’idea,
dal documentato sottofinanziamento del sistema di assistenza
sanitaria mentale a un conduttore di talk show che si prende gioco
di una persona chiaramente malata, e sottolinea la proclamazione di
Joker: “Cosa si ottiene quando si incrocia un malato mentale
solitario con un sistema che lo abbandona e lo tratta come
spazzatura?Te lo dico io cosa ottieni.Ottenete
quello che vi meritate”. Ma l’angolazione del film dalla
prospettiva di quel solitario malato di mente rende il film più
interno e il caso di studio più estremo. La Gotham presentata è già
sull’orlo del baratro, ma ci vuole una vera e propria pila di
estremi perché le cose ribollano.
C’è sicuramente qualcosa di
inquietante nella presentazione della malattia mentale da parte di
Joker, ma l’appello finale è per una maggiore cura. In The
Killing Joke, Joker afferma tristemente: “Basta una
giornata storta per ridurre l’uomo più sano di mente alla
follia.Ecco quanto è lontano il mondo da dove sono
io.Basta un solo giorno negativo”. La veridicità di
questa affermazione è lasciata aperta nel fumetto – non riesce a
spezzare Jim Gordon, ma alla fine Batman si fa una risata (e forse
strangola il suo nemico) – ma Joker la confuta pienamente:
Arthur non è un uomo sano di mente e il suo esaurimento è graduale,
causato da un trauma subito in giovane età. Quando dice a Sophie di
“avere una brutta giornata”, è un grossolano eufemismo. La
sua è una storia di abbandono da parte di chi dovrebbe essere
responsabile.
D’altro canto, l’impatto di Joker
sulla società è, soprattutto, involontario. Ogni azione viene
compiuta per se stessa e il suo impatto più ampio non viene
considerato se non dopo. Le rivolte sono la spina dorsale del film,
ma lui si disinteressa completamente della loro evoluzione da
rivoluzione proletaria a violenza insensata. Che si tratti di
persone normali coinvolte nel movimento o di altri individui
pericolosi che giacciono dormienti nella società e che trovano
forza come parte di un gruppo (probabilmente un mix di entrambi),
il film mostra la facilità con cui la struttura può crollare.
Il punto non è diretto, poiché
Joker ha intenzionalmente confuso la politica. Thomas
Wayne è presentato lontano dal filantropo lucido a cui molti sono
abituati; i suoi modi squallidi e la sua corsa politica evocano
paralleli con Donald Trump (Alec
Baldwin è stato collegato alla parte), ma il suo uso di
“clown” come termine dispregiativo reclamato da coloro che
sono stati insultati ricorda invece la dichiarazione di Hillary
Clinton “deplorabili” durante le elezioni del 2016. C’è
una dualità che gioca ulteriormente con la natura irreale del film,
suggerendo che questo è Wayne come lo vede Arthur, non come lo vede
Bruce o il mondo.
Come Joker prepara il sequel
Joker:Folie A Deux
Joker:Folie à Deux esplora le conseguenze di Joker
e segue Arthur Fleck nel manicomio di Arkham in attesa del processo
per i crimini e gli omicidi commessi nel primo film.
Lady Gaga interpreta Harley Quinn nel film, aggiungendo un
altro interessante livello alla narrazione, mentre Joker
affronta le ripercussioni del fatto che Arthur pensa di avere una
relazione sentimentale con la sua vicina. Questa volta, sembra che
i sentimenti siano ricambiati. L’ambiguità di
Joker permette al suo sequel di prendere
qualsiasi direzione. Non essendoci una risposta chiara alle domande
che solleva, c’è un numero infinito di possibilità da esplorare.
Tuttavia, Arthur Fleck ha iniziato come un signor nessuno nel primo
film e, alla fine, viene visto come un salvatore per gli oppressi,
il che è perfettamente impostato per immergersi ancora di più in
questa idea in Joker:Folie à Deux.
Arriva al
cinema dal 1° gennaio 2025 la storia di una delle più grandi pop
star di sempre: Robbie Williams.
Better
Man, presentato in anteprima mondiale al
Toronto Film Festival nella sezione Gala,
è scritto e diretto da Michael Gracey, che torna
sul grande schermo dopo il successo di
The Greatest Showman. A firmare la sceneggiatura anche
Oliver Cole e Simon Gleeson, mentre tra i produttori
esecutivi c’è lo stesso Robbie Williams.
Biopic non
convenzionale, come non lo è stata la vita e la carriera della
superstar simbolo degli anni Novanta e Duemila. Dall’esordio
straordinario con i Take That, boyband idolo dei teenagers, alla
carriera da solista con più di 80 milioni di dischi venduti in
tutto il mondo, attraversando alti e bassi personali e
professionali, Robbie Williams è uscito dall’ombra del suo paesino
britannico per diventare una delle più grandi pop star del
mondo.
Nel film Robbie è
rappresentato da una scimmia, realizzata in CGI, scelta che mette
in luce le contraddizioni psicologiche di uno showman, sì
strabordante di talento e carisma, ma anche pieno di ferite,
fragilità e complessità.
La storia
di Robbie Williams in Better Man
Better Man è la
storia vera dell’ascesa fulminante, della drammatica caduta e della
straordinaria rinascita della superstar del pop britannico Robbie
Williams, uno dei più grandi cantanti di tutti i tempi. Con la
visionaria regia di Michael Gracey (The Greatest Showman), il film
è raccontato in modo unico dal punto di vista di Williams, facendo
trasparire la sua caratteristica ironia e il suo stile
inimitabile.
Ripercorre le tappe
del successo di Robbie, dall’infanzia al ruolo di più giovane
componente dei Take That, la boyband che ha sbancato le
classifiche, fino agli ineguagliabili successi da solista fuori da
ogni record, affrontando al contempo le sfide che fama e successo
stratosferici possono portare con sé.
Grazie ad alcuni progetti
cinematografici di alto profilo, Francesco Gheghi
è stato capace di conquistare una sempre crescente popolarità e
affermarsi come uno degli attori più dotati della sua generazione.
Ci è riuscito con la sua delicatezza, con la fragilità ma anche
l’ironia e la forza che sa far confluire nei suoi personaggi. Non
sorprende dunque che sia oggi uno dei più richiesti del momento,
distinguendosi per progetti diversi e dove riesce sempre a dare
prova del suo talento.
I film e le serie TV a cui ha partecipato Francesco
Gheghi
1. Ha recitato in noti
film. Gheghi ha esordito sul grande schermo all’età di 14
anni col film di Daniele Luchetti Io sono Tempesta (2018),
nel ruolo del figlio di Elio Germano. L’anno seguente si è fatto
notare come protagonista del film Mio fratello rincorre i dinosauri, nel ruolo del
fratello maggiore di un bambino con la sindrome di Down. È apparso
poi in Padrenostro
(2020), accanto a Pierfrancesco Favino, per poi recitare in
Il filo
invisibile (2022), Come le tartarughe (2022),
Piove
(2022), Roma Blues (2023), Maschile plurale
(2024) e Familia (2024), con Barbara Ronchi e
Francesco Di Leva.
2. Ha preso parte ad un film
per la TV. Per quanto riguarda il piccolo schermo, ad oggi
Gheghi ha partecipato unicamente ad un film per la TV, dal titolo
A muso duro – Campioni di vita (2022), ispirato alla
storia vera di Antonio Maglio, medico e dirigente INAIL che dedicò
la sua vita al pieno recupero sociale delle persone disabili, e che
nella Roma del 1960 organizzò i primi Giochi Paralimpici della
storia.
La sua formazione da attore
3. Ha studiato in una nota
scuola di recitazione. Gheghi comincia a studiare
recitazione a tredici anni, partecipando a laboratori teatrali come
Heart for Dance, Roma Arte e Spettacolo e Carpe Diem –
Teatro. Importante per la sua formazione da attore sarà la sua
frequentazione della scuola di recitazione “Jenny Tamburi”, tra i
cui ex allievi oggi noti vi sono Ludovica Martino, Alessandro Borghi e Valentina Romani.
4. Ha ottenuto un
prestigioso riconoscimento. Il 2024 è un anno
particolarmente importante per Gheghi, che interpreta un giovane
parricida nel film tratto da una storia vera, Familia. La
sua interpretaziione in questo film gli vale il premio Orizzonti al
migliore attore alla Mostra del cinema di Venezia, all’età di 22
anni.
Francesco Gheghi in Maschile plurale
5. Ha recitato nel sequel di
Maschile singolare. In Maschile plurale,
il sequel del fortunato film con Giancarlo
Commare, Gheghi interpreta Ricky, un ragazzo che vive
nella casa di accoglienza, molto problematico, chiuso, scontroso e
diffidente, che dichiara di essere eterosessuale e di far sesso con
altri uomini solo a pagamento. Ricky viene coinvolto da Luca e
Antonio nel progetto di riapertura di una vecchia pasticceria.
Francesco Gheghi in Familia
6. Ha convinto il regista
con un provino molto particolare. Riguardo il suo ruolo di
Luigi Celeste in Familia, Gheghi ha raccontato in
un’intervista a Vanity Fair: “Ho comprato il
libro di Luigi Gentile, l’ho letto in un paio di giorni. Lì ho
avuto la certezza: era una storia a cui si doveva portare rispetto.
L’ultimo provino doveva durare più di tre ore, ho convinto
Costabile dopo un paio di minuti. Nel provare una scena mi sono
lanciato contro una finestra, mi hanno dato 10 punti. Costabile mi
aveva chiesto il sangue e io gliel’ho dato letteralmente”.
Francesco Gheghi e la sua famiglia
7. Ha sempre potuto contare
sul sostegno dei genitori. Figlio di un pizzaiolo, dei
suoi genitori Gheghi ha affermato: “Mi hanno sempre sostenuto.
Ora il premio di Venezia è nella loro pizzeria a Marino, vicino
Roma. Quando sono salito sul palco a ritirarlo, i miei erano lì e
qualcuno ha girato un video di quel momento. Quando riguardo
l’emozione che provano mentre vinco, inizio a piangere. L’unica
condizione che aveva messo mia madre quando ho iniziato a recitare
era che prendessi il diploma, e anche con un voto alto”.
Familia recensione Film 2024 – screenshot dal trailer
Youtube
Francesco Gheghi è su
Instagram
8.Ha un
profilo sul social network. L’attore è naturalmente
presente sul social network Instagram, con un profilo seguito
attualmente da 27.200 persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi
pubblicato appena un centinaio di post, tutti relativi alle sue
attività come attore o modello. Si possono infatti ritrovare
diverse immagini relative a momenti trascorsi sul set ma anche foto
promozionali dei suoi progetti. Seguendolo si può dunque rimanere
aggiornati sulle sue attività.
Francesco Gheghi è fidanzato con Lea Gavino
9. È fidanzato con una nota
attrice. L’attore, come da lui reso noto in diverse
occasioni, è fidanzato con l’attrice Lea Gavino,
attrice nota per le ultime due stagioni uscite di SKAM
Italia e per il film L’ombra
di Caravaggio. I due, conosciutisi ad un provino, cercano
comunque di mantenere un certo livello di riservatezza sulla
propria vita privata, evitando di condividere troppo a riguardo sia
durante le interviste che sui rispettivi social.
L’età e l’altezza di Francesco Gheghi
10. Francesco Gheghi è nato
il 19 agosto 2003, Marino,
comune della Città Metropolitana diRoma. L’attore è alto
complessivamente 1,80 metri.
La star Neve
Campbell e il regista Kevin Williamson
hanno annunciato che il settimo film di Scream,
che per il momento sembra essere chiamato Scream 7
(abbandonando i numeri romani), uscirà nelle sale il 27 febbraio
2026.
Campbell, che tornerà nei panni
della final girl del franchise originale Sidney
Prescott dopo aver saltato Scream
VI, ha condiviso il seguente poster
promozionale sulla sua pagina Instagram (la nostra prima illustrazione ufficiale
per il film).
I dettagli della trama sono ancora
segreti, ma le voci affermano che la storia ruoterà attorno a
Sidney (Campbell), Gale Weathers (Courteney Cox) e
alcuni nuovi personaggi che difendono la famiglia di Sid da una
specie di setta di Ghostface.
Ci sono state segnalazioni
contrastanti su quanti maniaci mascherati
prenderanno di mira i nostri eroi, ma abbiamo sentito dire che ci
sarà un “grande salto temporale” dopo gli eventi dell’ultimo film,
presumibilmente per consentire ai figli di Sidney di raggiungere
l’età adatta ai film slasher.
Adorazione, la serie young adult in 6 episodi
liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Alice Urciuolo, sarà disponibile, solo su
Netflix,
dal 20 novembre 2024 e sarà presentata, in anteprima, ad Alice
nella città, la sezione autonoma e parallela della Festa del cinema
di Roma, dedicata ai giovani, agli esordi e alla scoperta del
talento.
L’estate è appena iniziata
sulla costa dell’Agro Pontino quando la scomparsa della sedicenne
Elena getta un’ombra sulla piccola comunità. Data la sua natura
ribelle, sia la polizia che i suoi amici pensano che si tratti
dell’ennesimo tentativo di fuggire da una provincia soffocante… Ma
si sbagliano.
Adorazione è un coming of
age con una forte componente mistery che intreccia sentimenti e
generazioni, in un susseguirsi di scoperte, rivelazioni
sorprendenti e segreti gelosamente custoditi, finendo per
distruggere le poche certezze di una vita di provincia sempre sul
filo tra aspirazioni e sogni infranti. I giovani protagonisti si
confrontano con le loro paure più profonde e le dinamiche del
gruppo, rivelando tensioni nascoste e relazioni complicate, in una
sfida costante con se stessi, col diventare adulti e con i loro
genitori, per niente pronti ad accettare le molteplici verità sulle
vite dei figli.
Nel teaser trailer le
prime immagini video sulle note di Adorazione, l’omonimo inedito di
Fabri Fibra, anche supervisore musicale per la colonna sonora della
serie. “Ho perso le parole, ho un buco in mezzo al
cuore”
Nel cast Alice Lupparelli (Elena), Noemi Magagnini
(Vanessa), Claudia Potenza (Manuela, madre di Vanessa), Beatrice
Puccilli (Vera, cugina di Vanessa), Giulio Brizzi (Giorgio, cugino
di Vanessa e fratello di Vera), Penelope Raggi (Diana), Luigi Bruno
(Gianmarco), Tommaso Donadoni (Enrico), Federico Russo (Christian),
Alessia Cosmo (Teresa), Federica Bonocore (Melissa), Barbara
Chichiarelli (Chiara, zia di Melissa).
Con Ilenia Pastorelli (Enza, madre di Vera e Giorgio)
e Noemi (Diletta, madre di Diana).
La serie, prodotta da Picomedia, è diretta da Stefano
Mordini e scritta da Donatella Diamanti, Tommaso Matano, Giovanni
Galassi, Gianluca Gloria e Francesca Tozzi.
Sinossi:
Adorazione è una serie young adult che racconta la
storia di un gruppo di ragazze e ragazzi adolescenti durante
l’estate che cambierà per sempre le loro vite. La scuola è appena
finita e i turisti iniziano ad accorrere sulle splendide spiagge di
Sabaudia, quando Elena, 16 anni e una voglia matta di fuggire dalla
provincia dell’Agro Pontino, scompare. Ognuno degli amici di Elena
sa qualcosa che non dice, ha un legame segreto con la ragazza e
forse ha a che fare con la sua misteriosa sparizione. Sarà l’inizio
di un viaggio che, tra sospetti e rivelazioni, porterà ognuno dei
ragazzi a fare i conti con la verità delle proprie relazioni e
della propria educazione sentimentale.
Andrew Garfield aveva un futuro luminoso come
Spider-Man; tuttavia, quando The Amazing Spider-Man 2 non
è riuscito a soddisfare le aspettative, la Sony Pictures ha fatto
squadra con i Marvel Studios e ha scartato i piani per altri
due film da solista, Sinister Six e una precedente
iterazione di Venom.
Come Tobey Maguire prima di lui, il periodo di
Garfield come Peter Parker non si è concluso esattamente con una
nota positiva. Tuttavia, a entrambi gli attori è stata data una
seconda possibilità quando si sono uniti a Tom
Holland in
Spider-Man: No Way Home del 2021.
Parlando con Esquire, Garfield ha ammesso di
essere stato “lasciato in sospeso” quando The
Amazing Spider-Man 3 è stato accantonato e ha detto che il
suo debutto nell’MCU“è stato davvero curativo
per me”.
Andrew Garfield è
disposto a tornare a essere Spider-Man?
Quanto alla sua disponibilità a
riprendere il ruolo, ha rivelato: “Di sicuro, tornerei al 100%
se fosse la cosa giusta, se si integrasse alla cultura, se ci fosse
un grande concetto o qualcosa che non è mai stato fatto prima, che
fosse unico, strano ed eccitante e in cui puoi affondare i
denti”. Garfield ha aggiunto: “Amo quel personaggio e
porta gioia. Se parte di ciò che porto è gioia, allora sono gioioso
anche io”.
La domanda ora è se tornerà
o meno. Gli scooper dei social media stanno già suggerendo
che il piano è che Garfield si presenti in Spider-Man
4, il che probabilmente significa che Peter #1 arruolerà
Peter #2 e #3 per aiutarlo e Venom di Tom
Hardy a combattere il Re in Nero… supponendo che le voci
siano vere!
L’anno scorso, anche Tobey Maguire ha detto che sarebbe stato
disponibile a indossare di nuovo il costume: “Adoro questi film
e adoro tutte le diverse serie”, ha detto. “Se questi
ragazzi mi chiamassero e mi dicessero, ‘Ti presenteresti stasera
per uscire e fare lo scemo?’ o ‘Ti presenteresti per fare questo
film o leggere una scena o fare una cosa alla Spider-Man?’ la
risposta sarebbe ‘sì!’ Perché perché non dovrei volerlo fare?”
È stato affermato che l’arrampicamuri di Holland sarà una parte
importante dei prossimi film di Avengers, quindi
non possiamo escludere la possibilità che Garfield e Maguire si
presentino in Doomsday e Secret Wars.
La Festa del Cinema di
Roma presenta il programma degli incontri della
diciannovesima edizione che si svolgerà dal 16 al 27 ottobre
all’Auditorium Parco della Musica Ennio
Morricone.
MASTERCLASS
Il Premio alla Carriera Viggo Mortensen sarà protagonista di una
masterclass con il pubblico in occasione dell’anteprima del suo
nuovo film, The Dead Don’t Hurt, da
lui scritto, diretto e interpretato. Nel corso della Masterclass,
Viggo Mortensen parlerà di questa sua seconda
esperienza dietro la macchina da presa
(dopo Falling – Storia di un
padre)e ripercorrerà il suo
straordinario percorso artistico, quarant’anni di grandi
interpretazioni che rivelano la sua profonda versatilità e la
capacità di immergersi in personaggi complessi, spesso ambigui,
mostrandone la natura violenta e la fragilità identitaria. Un lungo
viaggio che parte dalla metà degli anni Ottanta, dagli esordi
con Witness – Il testimone di
Peter Weir, Carlito’s Way di
Brian De Palma e Ritratto di
signora di Jane Campion, prosegue negli anni
Duemila, quelli della notorietà internazionale grazie alla trilogia
deIl Signore degli Anellidi
Peter Jackson, e giunge fino agli anni più recenti, con i titoli
che gli sono valsi la candidatura al Premio Oscar® come miglior
attore: nel 2008 per La promessa
dell’assassino di David Cronenberg,
nel 2017 per Captain
Fantastic di Matt Ross e nel 2019
per Green
Book di Peter Farrelly.
Il programma delle
Masterclass proseguirà con Dennis Lehane, uno dei
più amati scrittori a livello internazionale, autore di bestseller
divenuti poi film di grande successo: fra questi, “Mystic
River” (“La morte non dimentica”), portato al cinema da
Clint Eastwood; “Shutter
Island” (“L’isola della paura”), tradotto sul grande
schermo da Martin Scorsese; “Gone, Baby, Gone”
(“La casa buia”) e “Live by Night” (“La legge
della notte”), entrambi adattati da Ben Affleck.
Protagonista della terza Masterclass
sarà Chiara Mastroianni, ospite della Festa in
occasione del centenario della nascita del padre, Marcello
Mastroianni. Dopo aver esordito giovanissima nel film A
noi due di Claude Lelouch, al fianco di sua madre,
Catherine Deneuve, l’attrice ha poi ricevuto una nomination ai
Premi César per l’interpretazione in Ma saison
préférée di André Téchiné e ha vinto il premio come
Miglior attrice protagonista al Festival
di Cannes per il film L’hotel degli amori
smarriti di Christophe Honoré. La lunga collaborazione
con il regista francese arriva fino al 2024 con Marcello
mio, presentato anche in questo caso a Cannes, in cui
l’attrice decide di far rivivere suo padre attraverso se stessa,
con un talento fuori dal comune, incredibile coraggio e
irresistibile ironia.
PASO DOBLE
Paso Doble è la sezione che la Festa
dedica al dialogo fra due autori.
Il primo incontro
coinvolgerà due straordinarie personalità del cinema
messicano, Gael Garcia Bernal e Diego Luna. Dopo
aver condiviso il premio come Migliori attori esordienti alla
Mostra di Venezia per il film Y tu mamá
también di Alfonso Cuarón, aver fondato le case di
produzione e distribuzione Canana Films e La Corriente del Golfo, e
aver istituito il Festival Ambulante Gira de documentales, gli
amici d’infanzia Gael Garcia Bernal e Diego Luna sono i
protagonisti della serie La Máquina, che sarà
presentata alla Festa 2024 nella sezione Freestyle.
Il secondo Paso Doble si svolgerà in
occasione della proiezione di Stop Making
Sense – 40th Anniversary, storico film
concerto dei Talking Heads firmato dal premio Oscar® Jonathan
Demme. La Festa del Cinema ospiterà la nuova edizione del film in
4K: a parlarne ci saranno James Mockoski di
American Zoetrope, che ha supervisionato il restauro, e
Jerry Harrison, chitarrista dei Talking Heads,
curatore del remastering della colonna sonora.
Il programma dei Paso Doble si
chiuderà con l’incontro che vedrà protagonisti Fabio e
Damiano D’Innocenzo, pluripremiati autori di opere
come La terra dell’abbastanza,
Favolacce, America Latina, tutti presentati
nei maggiori festival internazionali, e della miniserie
televisiva Dostoevskij, che ha debuttato in anteprima
all’ultima Berlinale.
ABSOLUTE
BEGINNERS
La sezione in cui un autore
affermato rievoca la storia del proprio esordio al cinema ospiterà,
nel 2024, l’incontro con Saverio Costanzo. Il
regista e sceneggiatore romano, uno dei cineasti più importanti e
originali del cinema italiano contemporaneo, sarà alla Festa
con Private (2004). Ispirato a fatti reali, il
film racconta l’occupazione militare della Palestina dalla
prospettiva intima e privata di una famiglia costretta condividere
la sua abitazione coi soldati israeliani che si sono insediati al
secondo piano. Un’opera senza schematismi, ma con la capacità rara
di trasmettere un significato universale, premiata col Pardo d’Oro
al Festival di Locarno.
Per tutti gli amanti del cinema
breve, ritorna a partire da venerdì 4 ottobre
Sedicicorto Forlì International Film Festival, la
cui 21a edizione si terrà fino al 13 ottobre.
Un appuntamento imperdibile nel cuore di Forlì rivolto a registi,
appassionati e professionisti del settore provenienti da tutto il
mondo, che offre una vetrina unica dedicata al meglio della
produzione cinematografica internazionale.
Sedicicorto resta infatti una
manifestazione nevralgica per il formato del cortometraggio,
esplorando le nuove tendenze e i talenti emergenti di questa
settima arte. Questo l’obiettivo perseguito dai direttori artistici
del festival, Gianluca Castellini e Joana Fresu de Azevedo.
“Si dice che ogni anno non sia
mai lo stesso. La 21.a edizione conferma questo assunto.
Un’edizione che parte dalla condivisione artistica, per accrescere
quel valore atteso ad ogni nuova sfida. Come tutti i viaggi
insieme, non è il luogo di arrivo a cogliere di sorpresa, ma
l’occasione di trovare i giusti accordi. Sono passaggi ricchi di
confronti e visioni oniriche che cavalcano il pensiero di chi pensa
in grande per raggiungere la vetta di un traguardo insolito.
Capacità di scelta e un pizzico di coraggio, sono alla base di una
selezione che cerca di convincere ogni volta un pubblico esigente.
Un compito non facile, ma ricco di stimolanti suggestioni. Aumenta
la base sensoriale, la ricerca dell’ignoto e quella forza emotiva
che si rinnova con magia. Il fascino si compone di dettagli
minuziosi, da consegnare al nostro pubblico con la promessa di un
nuovo imperdibile spettacolo.” commenta Gianluca
Castellini.
“Qualche tempo fa, in un gioco
social che abbiamo voluto fare con il nostro pubblico, abbiamo
ironicamente sviscerato un decalogo su cosa sia un festival. Perché
spesso è difficile spiegarlo. Al pubblico, agli ospiti come alle
istituzioni partner. Perché Sedicicorto non punta a un evento
che miri alla mera kermesse cinematografica. Sedicicorto è
comunità. Creata in 21 anni di storia. Fatta di persone.
Appassionati cinefili, professionisti del settore, amanti del
cinema e del cortometraggio. Persone. Convinte che, attraverso la
visione di alcuni tra i più interessanti titoli del panorama
internazionale e l’incontro con autori e attori che lo compongono,
si possa comprendere al meglio il valore del proprio territorio,
contribuendo a renderlo una eccellenza culturale. 21 anni di
Sedicicorto. 21 anni di noi.”
prosegue Joana Fresu de Azevedo.
Sedicicorto Forlì International Film Festival,
l’edizione 2024
Dieci giornate di
festival in cui le 4 splendide
location (Cinema Sala San Luigi, Fabbrica della
Candele, Galleria Manoni 2.0, Circolo Aurora) si animeranno per
accogliere un ricchissimo programma che comprende 8
sezioni competitive (Movie, Animalab,
Cortinloco, Under5, Animare, Student Bendazzi e
Sketching), 3 fuori concorso
(Apollo, Red e For Gaza) per un totale di 155
film: un connubio di generi per ogni palato, dalle opere
di finzione ai documentari, dall’animazione allo sperimentale.
Oltre ai film, il programma di Sedicicorto sarà arricchito da
imperdibili eventi speciali, alla presenza di tanti protagonisti
del nostro cinema.
Nella serata di apertura di venerdì
4 ottobre saranno presenti Marco
Cortesi e Mara
Moschini con Fango, podcast che
racconta il disastro climatico che ha colpito l’Emilia Romagna nel
2023; verranno consegnati numerosi premi, tra cui il Premio Woman
in set alla regista Laura Luchetti, il Premio
alla Carriera Cinemaitaliano.info all’attore Giorgio
Colangeli, il Premio Generazione G a due straordinari
giovani interpreti come Selene
Caramazza e Andrea
Arru e il Premio Caveja a Orfeo
Orlando.
Sedicicorto omaggerà inoltre la
storia del cinema con Il Centenario, consolidato
appuntamento dedicato al cinema di 100 anni prima condotto dallo
storico Enrico Gaudenzi. Verranno proiettate 4 pellicole datate
1924: L’ultima Risata di Friederich Wilhelm
Murnau, Rapacità di Erich Von
Stronheim, Matrimonio in quattro di Ernst
Lubitsch, Sherlock Jr.di Buster Keaton. Verrà inoltre
celebrato il trentennale dell’uscita di FILM
ROSSO del maestro Krzysztof Kieślowski con una serata
all’insegna del rosso, La notte rossa, a cura
di Clara Ionghi. E ancora la mostra che celebra il centenario della
nascita di una delle massime icone del cinema italiano, Marcello
Mastroianni, dal titolo La dolce vita di
Mastroianni. Il divo verrà omaggiato anche durante le
serate di Cinebook, appuntamento del festival
dedicato al magnifico intreccio tra narrazione per immagini e
narrazione letteraria, condotto dalla scrittrice Gabriella
Maldini.
Durante la XXI edizione del
festival, si consolida inoltre Lapix, l’evento
industry-mercato, nato a Sedicicorto nel 2022, per la promozione
dell’animazione e del videogaming, con particolare attenzione
all’interazione tra studenti, accademie, studi professionali,
produzioni e broadcaster, che si articolerà in diverse aree
tematiche.
Sedicicorto dal 2023 ha avviato un
processo organizzato per rendere più sostenibile l’evento e le
attività collegate: Sedicigreen. La mission è
orientata all’individuazione e consolidamento di 4 valori: Sociale,
Ambientale, Culturale, Economico.
Torna nelle sale italiane
con I WONDER CLASSICS, la divisione di I Wonder
Pictures dedicata alla riscoperta dei classici d’autore,
QUARTO POTERE (CITIZEN KANE), il film cult diretto da
Orson Welles che uscì negli Stati Uniti nel 1941 e in Italia
nel dopoguerra. Dopo l’uscita nei cinema italiani a marzo 2024 e
l’ottimo successo di pubblico arriva nuovamente in sala in versione
originale sottotitolata dal 10 ottobre, in occasione
dell’anniversario della morte di Orson Welles.
A più di 80 anni
dall’uscita, QUARTO POTERE (CITIZEN KANE) è un film
di straordinaria attualità: il suo ritorno in sala cade non solo in
un anno in cui 2 miliardi di cittadini in 76 Paesi sono chiamati
alle urne e in un momento caldissimo della corsa elettorale alla
Casa Bianca, ma anche in un periodo storico in cui la riflessione
sul potere politico e mediatico, tema centrale del film, è
all’ordine del giorno.
QUARTO POTERE (CITIZEN
KANE) si presenta come un’inchiesta giornalistica sulla
vita di Charles Foster Kane, personaggio pubblico e tycoon per
eccellenza, proprietario di ben 37 testate giornalistiche e di
svariate emittenti radiofoniche, candidato governatore e
protagonista di scandali clamorosi che, finiti sulle prime pagine
dei quotidiani, troncano la sua avanzata verso la presidenza degli
Stati Uniti. L’enorme potere dei media sull’opinione pubblica e
sulla società diventa così uno dei temi centrali del film,
proponendo una chiave interpretativa anche del nostro presente. La
figura di Kane, in cui pubblico e privato si mescolano
inscindibilmente, è indagata da un giornalista attraverso cinque
interviste a persone a lui vicine, che ne restituiscono un ritratto
complesso e contraddittorio. Ma è davvero possibile definire
l’essenza profonda di un uomo, per quanto la sua vita sia stata di
pubblico dominio?
Definito da Jorge Luis
Borges come “il lavoro di un genio” e da Steven Spielberg come “una grande
esperienza”, QUARTO POTERE (CITIZEN KANE) ha
rivoluzionato la storia del cinema, diventando secondo la BBC e
l’American Film Institute il miglior film americano di sempre.
QUARTO POTERE
(CITIZEN KANE) torna nei cinema dal 10 ottobre con
I Wonder Classics in collaborazione con Unipol Biografilm
Collection.
La trama di Quarto Potere
Charles Foster Kane, magnate e media tycoon, muore abbandonato da
tutti nella sua lussuosa residenza, Xanadu. Ma, prima di spegnersi,
pronuncia la parola “Rosebud”. Chi o cos’è Rosebud? E cosa si
nasconde tra le pieghe della vita di un individuo che, come lui, è
stato in grado di incarnare il Sogno Americano finché quel sogno
non è diventato un incubo? Nell’anno delle presidenziali Usa e in
uno scenario mediatico rivoluzionato dal web e dai social, torna al
cinema Quarto
Potere (Citizen Kane) e
si rivela ora più attuale che mai, capace di parlarci con
inalterata lucidità del potere dei media, delle loro ingerenze
nella politica e dei riflessi che questo potere ha su tutti noi. E
di appassionarci con una storia di sfrenata ambizione, ascesa e
caduta, alla ricerca di quel lato più intimo di ogni individuo, che
persino oggi – con le nostre esistenze moltiplicate dagli schermi
di centinaia di device elettronici – è forse destinato a rimanere
inaccessibile
Marco
D’Amore alla regia del prequel di
“Gomorra”, l’epica saga crime
Sky Original tratta dall’omonimo bestseller di Roberto
Saviano. La nuova serie GOMORRA – LA SERIE. LE
ORIGINI (working title) sarà nuovamente
prodotta da Sky Studios e Cattleya – parte di ITV Studios – e
distribuita da Beta Film, e racconterà in sei episodi l’ascesa
criminale di Pietro Savastano, da quando era solo un ragazzo di
strada. Alcuni episodi della serie saranno diretti
da Francesco
Ghiaccio (Dolcissime, Un posto
sicuro). Le riprese partiranno a inizio 2025 a Napoli e
dintorni.
Alla scrittura del
progetto Leonardo
Fasoli e Maddalena Ravagli
(L’immortale,
ZeroZeroZero, Django), già storici autori della
sceneggiatura di Gomorra – La Serie, assieme
a Marco D’Amore – che è anche supervisore
artistico – e allo stesso Saviano.
GOMORRA – LA SERIE. LE ORIGINI Photo credit. Marco Ghidelli –
Courtesy of Sky
Già indimenticabile
protagonista della saga che ha varcato ogni confine, conquistando
pubblico e critica in oltre 190 territori nel mondo, e regista di
diversi episodi delle ultime stagioni di “Gomorra – La
Serie” (nonché del film “L’immortale”,
ponte fra la quarta e la quinta stagione), Marco
D’Amore ha dichiarato: «Dieci anni fa è cominciata una
storia che, a partire da Napoli e dalle sue periferie, ha
raccontato di vita e di morte, dei complessi ingranaggi di una
efferata associazione criminale, dei suoi agganci col potere e di
una guerra che ha insanguinato la terra, mettendo padri contro
figli, fratelli contro fratelli. La portata di questo racconto in
breve è divenuta mondiale, ha parlato lingue diverse, ha scosso
coscienze a distanti latitudini del globo, sancendo un incredibile
successo di pubblico e di critica.
“Gomorra – La
Serie” è frutto del talento e della professionalità di tutte le
donne e gli uomini che vi hanno lavorato, del coraggio e della
lungimiranza di Sky e Cattleya e della capacità avuta di far
corrispondere all’indagine della realtà lo spettacolo che solo il
Cinema sa dare. Quella storia, però, ha raggiunto il suo
compimento, ha terminato la sua strada. Oggi finalmente posso
annunciare che sarò alla guida di un nuovo progetto che si occuperà
di raccontare le origini di quella storia. Dove e quando tutto è
cominciato. Attraverso le vicende di personaggi per cui l’esistenza
sembra segnata sin dagli albori da un destino ineluttabile, come in
una tragedia greca. Nel mondo che indagheremo sarà diverso il
contesto storico e sociale, il modo di vivere, le abitudini e
certamente anche i sogni e le ambizioni. Tutto sembrerà
apparentemente distante dal presente, ma per dirla con Tucidide
“per capire il presente bisogna conoscere il passato ed orientare
il futuro”.
L’eccitazione
che sento per questa nuova avventura non sta solo nella
consapevolezza dell’importanza del progetto e nella responsabilità
che sento, ma anche nella gioia che mi dà avere al mio fianco una
troupe incredibile e un regista e autore che stimo molto come
Francesco Ghiaccio, che si occuperà della regia di alcune puntate
della serie. Inoltre, sento di avere la possibilità di restituire
quello che di grande mi è stato dato più di dieci anni fa, ovvero
offrire una chance a tanti giovani talenti di mostrare le proprie
capacità e confrontarsi con l’intelligenza e l’intransigenza di chi
non può e non deve fare sconti a nessuno: il pubblico».
Marco D’Amore alla regia di Gomorra – la serie. Le
origini
Nils
Hartmann, Executive Vice President Sky Studios per
l’Italia, ha commentato: «Sono molto felice che un talento
che stimo come attore e come regista torni a far parte della
famiglia di “Gomorra – La serie”, dopo esserne stato un
protagonista. Abbiamo condiviso con Marco quest’avventura
dall’inizio e sono certo che il suo sguardo potrà dare linfa
preziosa ad un nuovo ed inedito capitolo della saga. Raccontare
l’adolescenza di Pietro Savastano nel prequel sarà una sfida
elettrizzante e molto ambiziosa. Tutto questo non può che rendermi
orgoglioso e non vedo l’ora di veder battere il primo ciak».
Riccardo
Tozzi, fondatore di Cattleya, ha dichiarato: «”Gomorra –
La serie” ha ormai assunto un profilo mitologico e avevamo molti
dubbi a toccare di nuovo questa materia così inimitabile. Ma l’idea
che si è formata nel gruppo creativo all’origine della serie,
insieme a un suo protagonista, Marco, ci è sembrata così semplice e
forte da convincerci a ripartire. In una Napoli d’altri tempi il
ragazzo Pietro non sa che diventerà Savastano, come non lo sa Imma,
come non lo immagina il gruppo di giovani inconsapevoli e pieni di
vita che accompagnano l’inizio della sua avventura criminale.».
Sophie Turner ha commentato il ritorno di
quella che sarebbe effettivamente la stagione 9 di Game of
Thrones, e dimostra perché la serie non dovrebbe – o
almeno, quasi certamente non potrebbe – tornare. A cinque anni
dalla fine di Game of
Thrones, il modo in cui si è concluso il successo della
HBO rimane estremamente controverso, ma lo show nel suo complesso è
amato. Questi due elementi sembrano imprescindibili per una nuova
stagione che possa portare di nuovo quel mondo e quei personaggi
sullo schermo e possa dare ai fan qualcosa che li soddisfi di
più.
Finora, la cosa più vicina a una
continuazione diretta di Game of Thrones è stata
la serie spin-off di Jon Snow, che avrebbe visto
il ritorno di Kit Harington. Tuttavia,
è stata scartata quando non sono riusciti a trovare un’idea per
portarla avanti. Nel frattempo, Sophie Turner ha espresso
un certo interesse per un ritorno di Game of Thrones, ma i
suoi commenti evidenziano non solo il problema, ma anche il modo
migliore per procedere:
“Voglio dire, dovrebbe essere
esattamente lo stesso cast e la stessa identica troupe, altrimenti
non tornerei indietro e sarebbe solo la stagione 9, e non credo che
faremo una stagione 9, ma ho adorato interpretare Sansa, e mi
chiedo spesso cosa farebbe ora. Dove sarebbe cinque anni dopo, cosa
farebbe? Sarebbe ancora regina del Nord? Sarebbe una brava sovrana?
Ci sarebbe qualche altro tipo di guerra terribile che è accaduta?
Mi piacerebbe vederlo.”
Game of Thrones Sansa Stark
Game of Thrones 9 è
impossibile
Turner ha ragione nel dire che quasi
ogni continuazione di Game of Thrones sarebbe
effettivamente solo la stagione 9, e questo mostra il principale
ostacolo alla sua realizzazione. Sebbene l’ottava stagione di
Game of Thrones abbia provocato una reazione
negativa, la portata della produzione è stata senza pari in TV, e
sarebbe molto difficile riportarla indietro. Richiederebbe l’unione
di molte parti in movimento, data la dimensione del cast e della
troupe dello show, e allineare tutti quei programmi, anche se tutti
volessero tornare, sarebbe quasi impossibile.
Non c’è nemmeno alcuna
garanzia che il cast e la troupe di Game of Thrones vogliano
tornare. Era abbastanza chiaro alla fine che aveva avuto
un costo, perché è una produzione così intensa per tutti i soggetti
coinvolti. Harington ha commentato il contraccolpo al finale di
Game of Thrones e lo ha detto lui stesso: “Penso che se c’è
stato un difetto nel finale di Game of Thrones, è che eravamo tutti
così fottutamente stanchi che non avremmo potuto andare avanti più
a lungo”.
C’è però un aspetto che renderebbe
la stagione 9 di Game of Thrones una buona idea.
Sebbene sia allettante pensare che potrebbe essere utilizzata per
risolvere i problemi del finale, il rischio è che inevitabilmente
raddoppierebbe la posta in gioco, come Bran Stark che diventa re.
Altri, come la morte di Daenerys Targaryen, non sono affatto risolvibili per
coloro per cui non ha funzionato, a meno di un’altra
resurrezione.
Un sequel di Arya è
l’unico spin-off che eviterebbe l’effetto “stagione 9”
Quasi tutti gli spin-off di
Game of Thrones che proseguono dall’ottava
stagione, a meno di un salto temporale di decenni, avrebbero il
problema di essere semplicemente la nona stagione, una
continuazione della storia. Non importa quale personaggio decida di
seguire, che si tratti di Sansa al Nord o persino di Jon Snow oltre
la Barriera, solleva la questione di dove si trovino gli altri
personaggi, cosa stiano facendo e perché non siano coinvolti, e
quindi probabilmente richiede il ritorno dell’intero cast e della
troupe. Sono tutti ancora a Westeros, quindi è un problema
difficile da aggirare.
L’eccezione a questo è uno
show che segue le avventure di Arya Stark, che è partita
per scoprire cosa c’è a ovest di Westeros nel finale della serie.
Poiché ha effettivamente lasciato i Sette Regni di Westeros, allora
c’è una ragione legittima e intrinseca per cui uno spin-off si
concentri solo su Arya, senza alcuna necessità di affrontare cosa
sta succedendo altrove. I suoi viaggi richiederebbero mesi se non
anni, quindi non sarebbe un problema se non ci fosse l’apparizione
di Jon Snow o Sansa, e mentre il pubblico potrebbe
ancora chiederselo, c’è un motivo ovvio per evitare la domanda, che
nessun altro sequel avrebbe.
Il Lucca Film
Festival 2024 ha ospitato
Ethan Hawke, figura carismatica e versatile, che oltre
a ridere e scherzare con i giornalisti durante la conferenza
stampa, ha regalato al pubblico riflessioni profonde e aneddoti
personali.
Durante la conferenza
stampa, Hawke è stato subito interrogato sull’iconica frase
“Carpe Diem”, resa celebre dal suo ruolo nel film L’Attimo Fuggente. L’attore ha ricordato come,
da quando il film è stato proiettato per la prima volta, abbia
visto quell’espressione dappertutto, dai tatuaggi alle magliette.
“È diventata quasi abusata” ha scherzato, ma ha poi
aggiunto: “Solo ora capisco quanto quell’esperienza mi abbia
segnato e quanto quel messaggio sia diventato parte integrante del
mio modo di vivere.”
Carpe Diem come modo di vivere per Ethan Hawke
Riflettendo sul tema
degli ostacoli, Hawke ha sorpreso molti: “Mi sono circondato di
persone straordinarie, ho avuto la fortuna di collaborare con delle
grandi menti. Non mi concentro sugli ostacoli, ma su tutto ciò che
ho imparato lungo il percorso.”
Hawke ha anche parlato
della scrittrice Flannery O’Connor, figura
centrale nel suo nuovo progetto “Wildcat”,
proiettato la sera precedente al Cinema Astra,
accolto dal pubblico con un sold-out.“O’Connor ha
affrontato molti ostacoli nella sua vita, ma la sua fede e la sua
arte l’hanno guidata,” ha detto Hawke, rivelando come la
spiritualità della scrittrice fosse un argomento molto vicino alla
sua esperienza personale, avendo avuto una famiglia di diverse
influenze religiose. “C’è sempre stato rispetto per chi è alla
ricerca di qualcosa di più grande,” ha aggiunto, evidenziando
l’importanza della fede nella narrazione della vita di O’Connor. La
passione per O’Connor è condivisa da sua figlia Maya Hawke, che è anche la protagonista di
questo film così singolare e all’avanguardia.
L’attore ha poi
ovviamente parlato della sua lunga amicizia e collaborazione con il
regista Richard Linklater, iniziata 30 anni fa con
Prima dell’alba. Hawke ha confermato che la nuova
collaborazione con Linklater è completata ed è in arrivo il
prossimo anno. “È uno dei miei lavori preferiti di sempre,” ha
dichiarato. “Abbiamo sognato questo film per oltre un decennio,
e non posso credere che siamo riusciti a realizzarlo.” Il
legame artistico tra i due, ha spiegato, è una delle relazioni più
profonde e significative della sua carriera.
Versatilità, da Richard Linklater e Jason Blum
Una curiosità ha
riguardato il suo rapporto con Jason Blum, il
celebre produttore di film horror come Sinister e The Black Phone. Hawke ha ricordato gli
esordi della loro amicizia, risalente ai vent’anni, quando avevano
fondato insieme una compagnia teatrale. “Jason ha sempre avuto
un’energia straordinaria e un entusiasmo contagioso,” ha
raccontato Hawke, sottolineando come la loro collaborazione si sia
consolidata nel tempo, portando alla creazione di opere innovative
e di grande successo.
The magic of cinema
has something to do with time and permanence / La magia del cinema
ha qualcosa a che fare con il tempo e la
stabilità-permanenza
Di film e di
collaborazioni indimenticabili Hawke ha avuto modo di parlare anche
in una masterclass, tenuta nella Chiesa di San Francesco.
Ricordando gli anniversari di Before Sunset – Prima del
tramonto e Boyhood che compiono rispettivamente 20
e 10 anni, l’attore ha sottolineato il valore del tempo che anche
nel cinema è fondamentale. Entrambi i film derivano da percorsi
lunghi, durati anni in cui si crea la storia nel corso del tempo
reale, si attende che gli attori crescano perchè anche il loro
personaggio possa evolversi. Questo attendere e creare un film
senza artefici e basandosi sulla realtà, dice Hawke, esalta la
magia del cinema, un’arte che permette di protrarsi nel tempo.
Lo sguardo sulla realtà
si rivela anche nella sua carriera da regista. Nella masterclass
moderata da Chiara Nicoletti e Thomas De
La Cal, Ethan e Ryan Hawke hanno avuto
modo di parlare inoltre dei loro progetti indipendenti. Il loro
ultimo film, Wildcat che citavamo sopra, è già il quarto
biopic che viene partorito dalla coppia eppure Ethan ammette di non
amare questo genere di film. Il loro obiettivo, spiega poco dopo,
nasce dalla necessità di rispondere a tutte quelle domande
esistenziali che ognuno di noi si fa e spesso, nel trovare queste
risposte si cercano degli idoli, dei personaggi da seguire e
prendere come modello. Proprio da questo, Hawke sceglie di
rappresentare storie di vita che sente, riescono a rispecchiare
quei valori e quelle risposte con cui l’essere umano convive. Le
produzioni di casa Hawke, non sono quindi solo biopic ma diventano
un’opportunità di portare sulla scena tematiche importanti e che
stanno a cuore in primis ai loro creatori.
Le regole del cavaliere –
L’ultima lettera di sir Thomas Lemuel Hawke, il nuovo libro di
Ethan Hawke
-EXTRA- Questa volontà di
portare risposte si ritrova non solo nel suo stile cinematografico
ma anche nella carriera da scrittore che ethan Hawke ha
intrapreso. Il suo ultimo libro Le regole del cavaliere –
L’ultima lettera di sir Thomas Lemuel Hawke, uscito in Italia
nel 2021 per Edizioni Sonda, si presenta come lettera di un padre
medievale ai propri figli ma nel concreto è un manuale di crescita
personale che tratta tutti quei valori essenziali come l’umiltà, la
gratitudine, l’amicizia e la fede.
La
presenza di Ethan Hawke al Lucca Film Festival
2024 ha confermato la sua natura
non solo come di attore e regista, ma come
un artista che, attraverso riflessioni sincere e appassionate,
riesce a coinvolgere e ispirare il pubblico. Il suo viaggio
continua, e i prossimi progetti promettono di essere altrettanto
affascinanti e profondi come quelli che lo hanno reso celebre.
Grazie a Alessia De Stefano e
Vittoria Chillon per la redazione dell’articolo.
Scopri le prime immagini
di The Electric State, uno dei titoli più attesi
in arrivo prossimamente solo su Netflix che segna il ritorno di Anthony e Joe Russo, le menti dietro ad
Avengers: Endgame
e The Gray Man, questa volta alla regia di un
film sci-fi con protagonisti Millie Bobby Brown e Chris Pratt.
Di cosa parla The Electric
State?
The Electric
State è una spettacolare avventura ambientata in una
versione alternativa e retrofuturistica degli anni ’90.
Millie Bobby Brown (Stranger
Things, Enola Holmes,
Damsel) interpreta Michelle, un’adolescente orfana che
affronta la vita in una società in cui robot senzienti simili a
cartoni animati e mascotte, che un tempo collaboravano
pacificamente al fianco degli esseri umani, ora vivono in esilio a
seguito di una rivolta fallita. Tutto ciò che Michelle pensa di
sapere sul mondo viene sconvolto una notte quando riceve la visita
di Cosmo, un robot dolce e misterioso che sembra essere controllato
da Christopher, il geniale fratello minore di Michelle che lei
credeva morto.
Determinata a trovare
l’amato fratello che pensava di aver perso, Michelle parte
attraverso il sud-ovest americano con Cosmo e si ritrova presto a
collaborare con riluttanza insieme a Keats (Chris Pratt,Guardiani della Galassia, Jurassic
World), un contrabbandiere di basso rango, e al suo spassoso
assistente robot, Herman (doppiato nella versione originale da
Anthony Mackie). Mentre si avventurano nella Zona di Esclusione, un
angolo delimitato nel deserto dove i robot sopravvivono per proprio
conto, Keats e Michelle trovano uno strano e colorato gruppo di
nuovi alleati animatronici e iniziano a scoprire che le forze
dietro la scomparsa di Christopher sono più sinistre di quanto si
aspettassero.
The Electric
State è diretto da Anthony e Joe Russo e
ha come protagonisti Millie Bobby Brown,
Chris Pratt, il premio Oscar® Ke Huy Quan, Jason Alexander,
Giancarlo Esposito, il candidato all’Oscar®
Stanley Tucci, e Woody
Norman. Anthony Mackie, Woody Harrelson, Brian
Cox, Jenny Slate, e Alan Tyduk prestano
il loro talento come voci dei robot. Il film è basato sulla graphic
novel di Simon Stålenhag e ha una sceneggiatura di Christopher
McFeely e Stephen Markus.
The Electric State sarà disponibile
solo su Netflix nel 2025.
INFORMAZIONI SU THE ELECTRIC STATE
DIRETTO DA: Anthony e Joe Russo
SCENEGGIATURA DI: Christopher Markus e Stephen
McFeely
BASATO SULLA GRAPHIC NOVEL DI: Simon Stålenhag
PRODOTTO DA: Joe Russo, p.g.a.; Anthony Russo,
p.g.a.; Mike Larocca, p.g.a.; Angela Russo-Otstot; Chris Castaldi;
Patrick Newall
PRODUTTORI ESECUTIVI: Christopher Markus, Stephen
McFeely, Tim Connors, Nick van Dyk, Jake Aust, Geoffrey Haley,
Jeffrey Ford, Simon Stålenhag, Julia Angelin, Russell Ackerman,
John Schoenfelder, Anthony Muschietti, Barbara
Muschietti
CO-PRODUTTORI: Anthony J. Vorhies,
Joseph Micucci, Murtaza Kathawala
CAST
PRINCIPALE: Millie Bobby Brown, Chris Pratt, Ke Huy Quan, Jason
Alexander, Woody Norman, con Giancarlo Esposito e Stanley Tucci.
Con le voci di Woody Harrelson, Anthony Mackie, Brian Cox, Jenny
Slate, Hank Azaria, Colman Domingo, Alan Tudyk.
Il ricordo d’infanzia è
un tema molto caro a Francesco Costabile che con
Familia, secondo film di finzione dopo Una Femmina, torna a raccontare un’età adulta
tormentata e appannata da ricordi di violenza che sono diventato
quasi sogni, una patina onirica su una memoria che di fronte al
tentativo di ricostruire le immagini, inconsciamente si offusca. E
se nel primo film la realtà da cui scappare era legata all’ambiente
familiare nella sua interezza, in Familia
l’elemento da scacciare, nell’ambito della famiglia stessa, è un
padre violento, se rende un inferno l’infanzia dei figli e la
giovinezza della moglie.
La trama di Familia
La storia è raccontata
dal punto di vista di Luigi, ragazzo che cresce con un fratello in
una famiglia violenta. Il padre, geloso e rabbioso, picchia
ripetutamente la madre in un’introduzione che fa uso massiccio di
inquadrature sbilenche e un comparto sonoro molto invasivo. Dopo
questa introduzione breve ma efficace, troviamo un Luigi
ventenne alle prese con un gruppo di neo-fascisti. Il
branco, violento ma accogliente, sembra essere la rappresentazione
di tutta quella rabbia che ha visto esplodente nel corso della sua
prima giovinezza, un modo per incanalare quello che ha “imparato”.
Del padre non ci sono più tracce da quasi dieci anni. Fino a che
l’uomo non rintraccia il figlio e manifesta il desiderio di tornare
dalla sua famiglia. Le conseguenze sono ovviamente talmente tanto
ovvie da risultare banali, eppure il racconto di Costabile riesce a
mantenersi lucido e lontano dal cliché, grazie a un tono che si
aggira tra il melò e il thriller, senza mai perdere di vista gli
occhi degli splendidi interpreti che danno vita a questa famiglia
spezzata.
La violenza esce di casa e assume forme mostruose
Luigi si fa ritratto non
solo di un ragazzo che non ha trovato la sicurezza che dovrebbe
esserci dentro a una famiglia, ma è anche esempio di quello che può
fare la violenza subita indirettamente. Il tentativo di Costabile
di fare un discorso più ampio, che dal particolare e privato giunge
al pubblico e universale, il gruppo fascista con cui si invischia
il protagonista, è un modo forse ingenuo ma comunque efficace di
mostrare uno dei modi in cui questa violenza può assumere sembianze
sempre più mostruose e può generare frutti. E dalla quale non si
sfugge. In questo gruppo violento il protagonista cerca quella
figura paterna che comunque manca ma alla quale attribuisce valori
che si rispecchiano con quelli di una milizia.
Familia Film 2024 Francesco Costabile – Screenshot dal trailer di
Youtube
L’ereditarietà del male in Familia
Tratto dall’autobiografia
di Luigi Celeste che si intitola Non sarà
sempre così, Familia racconta anche una
realtà complicata per le donne che subiscono questa violenza, che
fino all’ultimo tentato, pensando di fare bene, di tenere unita una
famiglia che non può mai definirsi tale e che alla fine “ci
ricascano” anche a causa di un sistema giudiziario che non sempre
le tutela. Anche questo viene toccato del film, tanto che poi il
finale può quasi essere considerato una condanna inequivocabile,
non solo verso chi perpetra la violenza ma anche indirizzata a chi
da quella violenza dovrebbe proteggere le vittime. Una violenza che
viene assimilata, come dimostra anche il rapporto tra Luigi e la
sua giovane fidanzata, una ragazza che da una parte viene
avvicinata e sedotta, dall’altra allontanata perché nel suo essere
comunque preda di quel sistema di pensiero viziato, Luigi vuole
evitare che la giovane faccia “la fine” di sua madre, si riconosce
in parte mostruoso come il padre, e prova a fare la cosa giusta, a
modo suo.
In un panorama
cinematografico pigro di storie di violenza tutte simili a se
stesse, Familia di Francesco Costabile riesce a
emergere non tanto per temi, che come detto sono purtroppo
ricorrenti, sia nella realtà che nella finzione, quanto per forma e
linguaggio, grazie a un occhio attento e ispirato, un comparto
tecnico di grande valore, come la fotografia di Giuseppe Maio, e un
cast letteralmente in stato di grazia, con Barbara Ronchi e Francesco Di Leva che confermano a ogni loro
performance la raffinatezza del loro talento, e il giovane
Francesco Gheghi che, per il ruolo di Luigi ha
portato a casa il premio al Migliore Attore di
Orizzonti a Venezia 81, dove il film è stato presentato in
anteprima.
Millie Bobby Brown
è una giovane attrice che ha contribuito a cambiare il mondo delle
serie tv negli ultimi anni, soprattutto grazie alle sue performance
in Stranger Things. L’attrice, che ha
cominciato a recitare sin da bambina, è diventata protagonista
indiscussa di una serie che è amata ed apprezzata in tutto il
mondo, spianando una larga e lunga strada per quello che sarà
sicuramente un futuro più che roseo nel mondo della
recitazione.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Mille Bobby Brown.
Millie Bobby Brown: i suoi
film
1. Ha recitato in popolari
film. Sebbene la carriera di attrice sia attiva da qualche
anno, la Brown non aveva mai lavorato ad un film. Il lungometraggio
di debutto è stato, quindi, Godzilla II – King of the
Monsters, arrivato nei nostri cinema alla fine di maggio
2019. In seguito ha recitato anche in Enola Holmes (2020) e
Godzilla vs. Kong (2021). Dopo Enola
Holmes2 e Damsel la vedremo al fianco di Chris
Pratt in The Electric State, sempre per
Netflix.
2. Ha lavorato in numerose
serie tv. La giovane attrice ha iniziato la sua attività
sul piccolo schermo, apparendo per la prima volta, nel 2013, con la
serie C’era una volta nel Paese delle Meraviglie. In
seguito, è apparsa in Intruders (2014), NCIS – Unità
anticrimine (2014), Modern Family (2015), Grey’s
Anatomy (2015) e Stranger Things
(2016-2019), che l’ha resa una star. Inoltre, è apparsa in alcuni
videoclip come Fin Me dei Sigma (2016),
I Dare You dei The xx (2017) e Girls
Like You dei Maroon 5 (feat Cardi
B) (2018).
Millie Bobby Brown ha un marito
3. È attualmente
fidanzata. Nonostante la sua giovane età, l’attrice ha
avuto già un primo fidanzato tra il 2017 e il 2018, ovvero il
cantante Jacob Sartorius. Pare però che tra i due
sia finita a causa di un presunto tradimento da parte di lui. Dal
2021 è invece sentimentalmente legata a Jake
Bonjovi, uno dei quattro figli di Jon Bon
Jovi con il quale si è sposata nel maggio 2024 in una
cerimonia privata.
Millie Bobby Brown in Stranger
Things
4. Si è davvero rasata la
testa. Per interpretare Undici, la giovane attrice si
sarebbe dovuta rasare la testa e all’inizio non era molto convinta
della faccenda. Quando, poi, le è stato fatto notare come stesse
bene Charlize Theron
in Mad Max: Fury Road, la
ragazza si è decisa. Su Internet esiste anche un video ripreso
dalla madre, mentre le viene rasata l’intera testa. Per sua
fortuna, nelle stagioni seguenti ha potuto farsi ricrescere e
sfoggiare i suoi veri capelli.
5. È stata candidata a
importanti premi. Per la sua interpretazione nella serie,
la Brown è stata candidata in molteplici occasioni a premi di
grande prestigio. In particolare è stata candidata nel 2017 e nel
2018 ai SAG Awards come miglior attrice in una serie drammatica e
come parte del miglior cast di una serie drammatica. Ancor più
importanti sono però state le nomination come miglior attrice non
protagonista in una serie drammatica ricevute agli Emmy Awards (gli
Oscar della televisione). Pur non riportando vittorie, la Brown ha
ottenuto maggiore popolarità.
Millie Bobby Brown in
Godzilla
6. Il ruolo è stato scritto
appositamente pensando a lei.Godzilla II – King of the
Monster è stato il film di debutto per la Brown, dove
interpreta Madison Russell. In fase di lavorazione il team di ha
basato il volto del personaggio proprio su quello dell’attrice, ben
prima che questa fosse poi effettivamente scelta. Secondo il
regista Michael Dougherty, “Ci siamo così
abituati a vedere la sua faccia che abbiamo semplicemente detto:
‘Beh… perché non le facciamo l’offerta?‘”. Una volta ricevuta
questa, la Brown è stata lieta di accettare il ruolo.
Millie Bobby Brown: testimonial per
Florence
7. Ha ideato una linea di
cosmetici. L’attrice è notoriamente molto attenta anche
all’ambito della moda e dei prodotti di bellezza. È così che di
recente ha deciso di lanciare una propria linea di prodotti
intitolata Florence. Sul sito ufficiale si possono
acquistare diverse tipologie di prodotti, da quelli per la cura
della pelle a quelli per i capelli, fino a diverse tipologie di
trucchi, accesso e altri gadget.
Millie Bobby Brown è su
Instagram
8. Ha un account
seguitissimo. Come la maggior parte dei suoi colleghi,
anche la giovane attrice ha aperto da qualche anno il proprio
profilo Instagram, seguito da qualcosa come 47,9 milioni di
persone. Il suo profilo è un tripudio di foto che la ritraggono
protagonista tra momenti lavorativi e di svago. Seguendola, si
potrà dunque rimanere aggiornati su tutte le sue attività, dalla
recitazione alla pubblicità, fino ai luoghi da lei visitati e molto
altro.
8. Ha diversi
haters. Con l’avvento dei social, gli hater si sono
scatenati in rete. I classici leoni da tastiera non hanno
risparmiato nemmeno la Brown, che si è trovata a dover rispondere a
chi la criticava per il fatto, secondo loro, di fare la grande
quando, invece, dovrebbe vestirsi e comportarsi come una ragazza
della sua età.
Millie Bobby Brown: età e altezza
nel 2021
10. Millie Bobby Brown è
nata il 19 febbraio del 2004a Malaga, in
Andalucia. L’attrice ha dunque da poco compiuto 18 anni.
La sua altezza complessiva corrisponde a 163 centimetri.
Le prime immagini dal backstage di
Marty Supreme mostrano Timothée Chalamet con un look molto
diverso rispetto a come siamo abituati a vederlo. Il prossimo drama
di A24 seguirà la storia di un giocatore di ping
pong, con Josh Safdie, precedentemente noto come
membro dei Safdie Brothers, alla regia. Oltre a
Chalamet, il cast di Marty Supreme include Gwyneth Paltrow, Odessa A’zion, Penn
Jillette e Tyler the Creator.
Variety ha pubblicato le prime
immagini dietro le quinte di Marty Supreme. Nelle
foto, Timothée Chalamet indossa un gilet blu navy
sopra una maglietta a maniche corte e pantaloni scuri in quello che
sembra essere un completo in stile anni ’50. Sfoggia anche piccoli
occhiali e baffi con capelli corti pettinati all’indietro.
Chalamet sembra molto diverso dal
solito in queste immagini di Marty Supreme, in
particolare perché i suoi capelli giocano un ruolo nel trasformare
completamente il suo aspetto. Al posto dei suoi riccioli, la star
di Dune ha
un’acconciatura anni ’50 liscia e molto stilizzata. Questo look lo
distingue dai recenti ruoli di Chalamet in film come
Dune:
Part Two, Bones and All e Wonka. Anche nel suo prossimo film biografico
su Bob Dylan A Complete Unknown, i suoi capelli e
il suo aspetto generale sono molto più simili a come è apparso in
altri film.
Il film di A24 sarà incentrato su un
professionista del ping pong. I dettagli della trama di
“Marty Supreme” non sono stati resi noti, ma A24
ha pubblicato l’immagine di una pallina da ping pong con la scritta
“coming soon” dopo che
Variety ha dato notizia del progetto a luglio. La
sceneggiatura originale di “Marty Supreme” è stata
scritta da Safdie e Ronald Bronstein, che producono entrambi
insieme a Eli Bush, Anthony Katagas e Chalamet.
La battaglia di Scarlet Witch contro gli
Illuminati in Doctor Strange nel Multiverso della
Follia è un momento molto crudo nel panorama
cinematografico Marvel e sembra ambientato su un
set, ma la verità è che la maggior parte delle location sono
vere…
L’account Instagram del fotografo Thomas
Duke è un posto molto interessante. Fan di cinema e serie tv,
Duke va in giro per il mondo a cercare le location dei film che
vede e li mette a confronto con le immagini del film, svelando a
tutti gli effetti la magia del cinema.
In uno dei suoi ultimi post, Thomas ha mostrato le location del
quartier generale degli Illuminati di Terra-838. Dopo gli eventi di
WandaVision,
il viaggio di Scarlet Witch nell’MCU ha preso una piega oscura a
causa del Darkhold, che ha corrotto la mente di
Wanda Maximoff e l’ha portata nella linea temporale di Terra-838
dell’MCU alla ricerca dei suoi figli.
Nel frattempo, gli Illuminati hanno ignorato le suppliche del
Dottor Strange e hanno sottovalutato il potere di Wanda. A causa
della negligenza degli Illuminati, Doctor Strange e il Multiverso della
Follia ha presentato alcune delle morti più brutali
nell’MCU.
Thomas Duke
condivide alcune immagini del luogo reale in cui è avvenuto
l’omicidio degli Illuminati di Terra-838 da parte
di Wanda, tenendo in mano fotogrammi della scena per confrontarli
con l’ambientazione fittizia del film. Le scene del
quartier generale degli Illuminati sono state girate
al British Museum di Londra. La Marvel ha utilizzato la CGI per
aggiungere una nuova stanza con un ingresso in vetro, oltre ad
alcune statue.
Il luogo reale utilizzato per il
quartier generale degli Illuminati
Il luogo reale utilizzato per il
quartier generale degli Illuminati nell’universo
alternativo di Doctor Strange e il Multiverso della Follia
mostra quanto sia facile creare mondi di fantascienza. Con
sufficiente creatività e qualche piccolo miglioramento, un luogo
noto come il British Museum può sembrare il centro operativo di una
squadra di supereroi. L’architettura del British Museum si adatta
all’estetica elegante e ultra-pulita degli Illuminati e contrasta
con il bagno di sangue causato da Scarlet Witch.
Nella descrizione del suo post su
Instagram, Thomas Duke afferma “questi attori
non hanno mai girato insieme?!”. In effetti, Doctor Strange e il Multiverso della
Follia è stato girato nel 2020 e nel 2021,
nel pieno della pandemia di COVID-19. Di conseguenza, gli attori
che hanno interpretato gli Illuminati hanno dovuto girare le loro
parti separatamente, motivo per cui sembrano impassibili quando
muore uno dei loro colleghi. Secondo Elizabeth Olsen nel corso delle riprese
non ha incontrato
John Krasinski, e a quel punto non sapeva nemmeno se
la Marvel avesse scelto lui per il
ruolo di Mister Fantastic.
Non c’è niente di più frustrante di
una serie televisiva che viene cancellata senza preavviso,
lasciando il pubblico con un finale in sospeso. Drammi come
Hannibal, A League of Their Own e Quantum
Leap sono tutti terminati senza una conclusione. Ecco
perché può essere così soddisfacente per le serie terminare alle
loro condizioni. Quando è stato annunciato che The
Good Doctor della ABC avrebbe appeso lo
stetoscopio al chiodo alla
fine della settima stagione, gli spettatori si sono preoccupati
che forse gli sceneggiatori non sarebbero stati in grado di
risolvere tutti i punti in sospeso della storia. Fortunatamente, il
team di sceneggiatori ha escogitato un modo per concludere in modo
gratificante l’intera serie.
Per sette stagioni, The
Good Doctor ha raccontato il viaggio del dottor
Shaun Murphy (Freddie
Highmore), un giovane chirurgo affetto da autismo e
sindrome di Savant. Ogni stagione segue Shaun mentre diventa un
medico più capace e impara ad aprirsi alle amicizie e alla
relazione sentimentale con la sua ragazza, e poi moglie, Lea
(Paige
Spara). Gli spettatori vengono trattati con trame
approfondite e intriganti misteri medici che Shaun e gli altri
medici devono risolvere in ogni episodio. Ci sono molti conflitti
strazianti e situazioni di vita o di morte, ma anche un tono di
speranza, mentre vediamo le avventure di coloro che lavorano
all’Ospedale St. Con la serie finalmente conclusa, come si
concluderà la storia per tutti nel
finale della stagione 7 di The Good Doctor?
The Good Doctor sembrava destinato a un finale di serie
straziante
I personaggi di The
Good Doctor hanno sempre vissuto una grande
tragedia, ma la settima stagione è ancora più angosciante. Un
evento avvenuto nell’episodio 5 sembrava essere particolarmente
difficile da superare, quando l’amato personaggio del dottor Asher
Wolke (Noah Galvin) è stato brutalmente
assassinato in un crimine d’odio. La sua morte ha effetti duraturi
sui suoi amici, tra cui il suo partner devastato, Jerome
(Giacomo Baessato), e la sua migliore amica, la
dottoressa Jordan Allen (Bria Henderson). Ma
nella seconda metà della stagione si intravedono spiragli
di speranza, quando i personaggi cercano di onorare la
memoria di Asher continuando a salvare vite umane.
Proprio quando i telespettatori
pensavano che la fine della stagione potesse rivelarsi edificante,
il tappeto è stato tolto da sotto i piedi a tutti. Nel penultimo
episodio, la dottoressa Claire Browne (Antonia
Thomas) torna dal Guatemala con una diagnosi di cancro
al seno, mentre il dottor Aaron Glassman (Richard
Schiff) rivela a Shaun che il suo cancro è tornato, e
questa volta è terminale. Questo doppio colpo sembrava significare
che l’episodio finale sarebbe stato pieno di sfortuna. Queste due
persone sono le più importanti per Shaun e per il suo percorso
personale. Anche con Lea e il loro bambino al suo fianco, come
potrebbe sopravvivere alla perdita di Glassman e Claire?
Il finale di serie di The Good Doctor chiude tutti i conti in
sospeso
In qualche modo, gli sceneggiatori
di The
Good Doctor sono riusciti a coprire tutte le storie
nel finale. Shaun fatica ad accettare la diagnosi di Glassman, ma
alla fine, dopo che Lea lo ha incoraggiato a sfruttare al meglio il
tempo che gli resta da trascorrere con la sua figura di
mentore/padre, riesce a venire a patti con l’eventuale morte di
Glassman. L’episodio segue anche la ricerca del team per salvare
Claire da un’infezione che si diffonde rapidamente e minaccia la
sua vita.
I medici sono costretti a prendere
la difficile decisione di amputare un braccio di Claire mentre è in
coma per combattere l’infezione. Dopo aver scoperto un trattamento
sperimentale in grado di curarla, Shaun e la sua protetta, la
studentessa di medicina Charlie (Kayla Cromer), vengono bloccati
dalla FDA. Shaun è disposto a somministrare a Claire la cura (anche
se ciò mette a rischio il suo futuro di medico), ma poiché Glassman
sta morendo e non deve preoccuparsi di mantenere la sua licenza
medica, il medico anziano decide di somministrare lui
stesso a Claire il trattamento salvavita.
Poi, l’episodio va avanti di 10
anni. Uno Shaun un po’ più anziano, ora attuale primario di
chirurgia dell’ospedale, è in piedi davanti a un pubblico e sta
tenendo un discorso TED. Dietro di lui c’è uno schermo con un
elenco scorrevole dei nomi di tutti i pazienti che ha salvato nel
corso degli anni. Parla di ciò che ha imparato come medico e alla
fine l’elenco si ferma sul nome di Claire. Solo allora il pubblico
si rende conto che Claire è sopravvissuta alla malattia: è seduta
in platea accanto al dottor Jared Kulu (Chuku Modu), con una
bambina in grembo.
Claire e Jared hanno creato una
bella famiglia e questo è un bel finale per la storia del loro
ricongiungimento nella Stagione 7. La scena mostra anche altri
personaggi, tra cui la dottoressa Audrey Lim (Christina Chang), che
ha assunto un ruolo in un’organizzazione del tipo Medici Senza
Frontiere, e Jordan, che ha riallacciato i rapporti con il suo
amore, Danny Perez (Brandon Larracuente). Il dottor Alex Park (Will
Yun Lee) e la dottoressa Morgan Reznick (Fiona Gubelmann) hanno
adottato ufficialmente la piccola Eden, mentre lo studente di
medicina Dominick (Wavyy Jonez) ha avviato il proprio studio
medico. Ogni personaggio importante si guadagna un momento in cui
il pubblico può vedere dove li ha portati il futuro.
Poi, Shaun spiega che non avrebbe
raggiunto il suo livello di successo se non fosse stato per
Glassman. Gli spettatori vedono Shaun cavalcare con Glassman su una
giostra che ha un significato per il passato di Glassman, e poi la
scena passa a Shaun che cavalca da solo, per segnalare che Glassman
è effettivamente morto. Il taglio successivo vede Shaun in sella
con Steve e Lea incinta, e poi ancora con Shaun, Lea e uno Steve
più anziano e con una figlia. La famiglia di Shaun è ora completa,
ma nessuna di queste relazioni d’amore sarebbe stata possibile
senza l’amore e la guida di Glassman e la sua capacità di vedere
ciò che Shaun poteva diventare. Shaun conclude il suo intervento
parlando della fondazione che lui e Claire hanno co-fondato: la
Dr. Aaron Glassman Foundation for Neurodiversity in
Medicine, un modo toccante per onorare l’uomo che ha
creduto di più in lui. Shaun riflette sull’impatto di Glassman,
dicendo: “Mi ha insegnato che quando tocchi una vita, non tocchi
solo una vita. Si toccano tutte le vite che la vita tocca”.
Sebbene l’ultima stagione di
The Good Doctor dovesse essere composta da 15 episodi,
è stata ridotta a soli 10 a causa degli scioperi. Nonostante questo
ostacolo, la serie offre una conclusione gratificante per ogni
personaggio e permette di dare una sbirciatina a dove ognuno di
questi personaggi è finito. La stagione finale è ricca di colpi al
cuore, ma la serie drammatica si conclude con una nota di
speranza.
Twilight of the
Gods è più che all’altezza del suo nome. La serie
animata di Zack Snyder, Jay Oliva ed Eric
Carrasco offre un’audace e sanguinosa rivisitazione
della mitologia norrena, resa con uno stile artistico
splendido, grazie alla Xilam Animation. Il film sembra anche il
tipo di epopea che Snyder ha creato sul grande schermo, oltre che
un ritorno a una forma d’arte in cui non si cimentava dai tempi del
sottovalutatissimo Il
Regno di Ga’ Hoole – La leggenda dei guardiani. Ma come si
conclude esattamente la storia di Twilight of the Gods e
come si lascia aperta la porta a un sequel?
Twilight of the Gods inizia con
un matrimonio andato male
Twilight of the Gods si
apre con i preparativi per il matrimonio tra il re vichingo Leif
(Stuart Martin) e l’amore della sua vita, Sigrid
(Sylvia Hoeks). Sigrid ha una richiesta da fare a
Leif: viaggiare con lei nella sua terra d’origine per conoscere la
sua famiglia. Si scopre che la famiglia di Sigrid è composta da
giganti, poiché lei è cresciuta nella terra di Jotunheim. Ma prima
che Leif e Sigrid possano sposarsi, appare il Dio del Tuono, Thor
(Pilou Asbæk), alla ricerca di suo fratello Loki
(Patterson Joseph). Quando gli Jotunn si rifiutano
di inchinarsi davanti a lui, Thor li massacra tutti e
Sigrid è l’unica sopravvissuta. Sigrid giura di
uccidere il Dio del Tuono e Leif si unisce a lei nel suo
viaggio.
Un gruppo di guerrieri che
uccidono gli dei si unisce in “Il crepuscolo degli dei”
Per aiutarli a uccidere Thor,
Leif e Sigrid reclutano un gruppo di guerrieri ,
tra cui il poeta/stregone Egill (Rahul Kohli), la
fanciulla dello scudo Hervor (Birgitte Hjort
Sørensen), Áile (Jamie Clayton), la
misteriosa strega nota come Seid-Kona e il fabbro nano Andvari
(Kristofer Hivju); alla battaglia si aggiunge
anche il lupo Ulfr (Peter Stormare). Andvari si
rivela particolarmente utile per il gruppo, poiché costruisce armi
d’acciaio in grado di uccidere gli dei, anche se questo potere ha
un prezzo terribile.
Durante il viaggio, i guerrieri
incontrano una misteriosa fanciulla di nome Thyra (Thea
Sofie Loch Næss), incatenata dagli abitanti di un piccolo
villaggio. Dopo che Thyra li ha aiutati per poco a fuggire, si
scopre che è una serva degli antichi dèi noti come Vanir, che
stanno marcendo in seguito alla loro guerra con gli Aesir, gli dèi
che abitano Asgard. Sigrid stringe un accordo con i
Vanir: se lei e i suoi guerrieri riusciranno a riportare
le mele d’oro che garantiscono l’immortalità (uccidendo al contempo
il drago che fa la guardia a tali mele), si uniranno a lei.
Nonostante il successo, le mele si rivelano avvelenate e Leif viene
apparentemente ucciso mentre tiene a bada le forze dei Vanir.
Loki si rivela essere la forza
trainante del “Crepuscolo degli dei”
In realtà, Leif – insieme a Loki – è
intrappolato nella testa di uno dei Vanir, che li costringe a
rivivere il loro passato. Loki alla fine rivela a Leif di
aver spinto Sigrid a uccidere Thor, mentre cerca di
scatenare il Ragnarök – il crepuscolo degli dei – per vendicarsi di
come Odino (John Noble) ha imprigionato i suoi
figli Hel (Jamie Chung), Jörmungandr (Tove
Lo) e Fenrir. Odino era venuto a conoscenza del Ragnarök
dopo essersi impiccato a Yggdrasil, l’Albero del Mondo, per nove
giorni di fila ed era determinato a impedirlo con ogni mezzo
necessario; aveva persino inviato Thor a uccidere la madre di
Jörmungandr e a imprigionare i bambini. Loki ha manipolato gli
eventi chiave per organizzare il Ragnarök e, dopo la fuga di Loki e
Leif, i Vanir mantengono la loro parte dell’accordo, unendosi ai
guerrieri di Sigrid nella loro missione di aprire una breccia nelle
mura di Asgard.
Twilight of the Gods si conclude
con una sanguinosa battaglia e l’avvento del Ragnarok
Gli ultimi due episodi di
Twilight of the Gods, “If I Had A Hammer” (Se avessi un
martello) e “Song of Sigrid” (Il canto di Sigrid), portano
alla battaglia che l’intera serie ha preparato. Sangue e
sangue volano mentre Sigrid e i suoi guerrieri, insieme ai Vanir,
combattono le forze di Asgard. Alla fine, Sigrid decide di provare
a uccidere Thor nel sonno… ma lui la sta aspettando e lei viene
quasi uccisa, il che porta a un confronto con Leif sul costo della
sua vendetta. La battaglia non è priva di vittime: Hervor e
Ulfr vengono uccisi da Thor.
La maledizione delle armi di Andvari
aggiunge un costo terribile alla morte di Hervor: poiché la sua
vita era il prezzo della sua arma, non può entrare nel Valhalla e
riunirsi con i suoi figli. Áile sale in cima ad Asgard e affronta
Odino con una visione del futuro, dove apprende che la sua eredità
svanirà (alla maniera di Zack Snyder, c’è una spruzzata di immagini
di Gesù sotto forma di Cristo stesso). Anche se Odino uccide Áile,
la visione del suo futuro lo ha lasciato scosso. Sul campo di
battaglia, Sigrid ha finalmente la possibilità di uccidere Thor,
avvolgendo la sua ghirlanda nuziale intorno alla lancia per
suggellare l’atto – ma il fratello di Thor, Baldr (Hakeem
Kae-Kazim), si teletrasporta di fronte a lui e gli
colpisce la lancia al petto, dando il via al Ragnarök. Loki uccide
anche Sigrid, mandandola nel Valhalla, dove incontra
Thor.
Il crepuscolo degli dei avrà una
seconda stagione?
Twilight of the Gods sta
rapidamente trovando un pubblico, entrando nella top 10 di
Netflix e
raccogliendo gli elogi della critica. Naturalmente, visto
come si è conclusa la serie, ci si è chiesti se lo show
avrà una seconda stagione. Snyder ha già in mente una
storia incentrata su Thor, promettendo di esplorare cosa ha portato
alla sete di sangue del Dio del Tuono.
“Penso che questo sia il nocciolo
della storia, e cioè quale sia la moralità di guardare il mondo dal
punto di vista di Thor”, ha detto a Collider. “Mentre
andiamo avanti, c’è un perché per Thor? Cosa gli ha fatto
Loki per renderlo così pazzo?”. È sicuramente una domanda che
merita una risposta, e una seconda stagione potrebbe anche
mostrare come il Ragnarök rimodella il mondo – un racconto
epico più che degno del talento di Snyder, Oliva e Carrasco.
Twilight of the Gods è disponibile in streaming su
Netflix.
Mayfair Witches di Anne
Rice, il dramma soprannaturale creato da
Michelle Ashford ed Esta
Spalding, conclude la sua
prima stagione con un episodio surreale, in cui la profezia che
era stata ventilata per tutto il tempo si è finalmente avverata.
Nel corso della prima stagione, Rowan Fielding (Alexandra
Daddario) ha vissuto una storia d’amore con
Ciprien Grieve (Tongayi Chirisa), mentre cresceva
il suo legame con il demone Lasher (Jack
Huston). Anche se Rowan e Ciprien sembravano
innamorarsi l’uno dell’altra, non era chiaro quanto la loro
relazione fosse causata dalla manipolazione di Lasher.
La fine della Stagione 1 lascia in
sospeso la relazione tra Rowan e Ciprien, ma una cosa è chiara: la
Stagione 2 vedrà una nuova Rowan, che abbraccia il suo potere e il
suo legame con Lasher ora che è rinato nel mondo.
La stagione 1 di Streghe Mayfair è anche quella in cui
Rowan scopre la sua famiglia biologica: il finale porta a
importanti rivelazioni su Cortland Mayfair (Harry
Hamlin) e Deirdre Mayfair (Annabeth
Gish), che cambiano il rapporto tra Cortland e Rowan e
sua figlia Jojo Mayfair (Jen Richards).
Chi è il padre del bambino di
Rowan nella stagione 1 di “Streghe Mayfair”?
Una delle parti più confuse del
finale della stagione 1 di Streghe Mayfair è
la domanda su chi sia esattamente il padre del bambino di
Rowan. Sia Lasher che Rowan dicono a Ciprien che il
bambino è suo, ma è lecito chiedersi se sia vero o se sia solo una
tattica per evitare che Ciprien voglia fare del male al bambino. La
paternità del bambino non è del tutto chiara, dal momento che Rowan
ha fatto sesso con Lasher, che poi ha accelerato la sua gravidanza.
In un’intervista a Variety, la co-creatrice Esta Spalding spiega che
Ciprien è davvero il padre e che il bambino è
stato concepito nell’episodio 5 di Mayfair Witches
. Tuttavia, Lasher è stato in definitiva l’artefice del
concepimento. Come chiarisce la Spalding, “per come abbiamo
costruito la struttura della storia, Lasher sta orchestrando tutto
questo, compreso l’intrappolamento di Rowan e Cip in quella casa
insieme nell’episodio 5, in modo che lei possa rimanere
incinta”. Sembra che Lasher non sia in grado di concepire
personalmente il bambino che servirà da tramite.
Cortland Mayfair si rivela
essere il padre di Rowan in Streghe Mayfair – Stagione 1
Parlando di paternità, uno dei punti
più importanti del finale della stagione 1 di Streghe
Mayfair è la rivelazione che Cortland è il padre di
Rowan. All’inizio della stagione, Cortland viene mostrato
mentre sceglie un giovane uomo per sedurre Deirdre a un ballo in
maschera e concepire il suo bambino. Già questo sembrava
inquietante, ma il finale rivela che le azioni di Cortland sono
molto più gravi di quanto si pensasse. Quando Ciprien tocca una
maschera di quel fatidico ballo in maschera, i suoi poteri rivelano
che Cortland ha indossato la maschera del giovane per poter
ingravidare Deirdre, portando al concepimento di Rowan. Rowan è una
strega così potente grazie alla purezza del suo sangue Mayfair.
Cortland pensa ovviamente che,
avendo contribuito a realizzare la profezia che ha permesso a
Lasher di rinascere, sarà ricompensato con un potere incredibile.
Questo è parzialmente vero. Quando Rowan tenta di ucciderlo, si
scopre che l’accordo fatto con Lasher ha funzionato e
Cortland è ora immortale. Tuttavia, ciò che
non aveva previsto è il potere che ha conferito a Rowan nel
processo, e quanto lei sia favorita da Lasher. Quando non riesce a
uccidere Cortland, lo trasforma semplicemente in pietra. Nel
momento finale dell’episodio, Rowan dice a Ciprien: “Non puoi
controllarmi”. Poi, un fulmine quasi colpisce Ciprien. È chiaro
che, sebbene Cortland abbia orchestrato gran parte della profezia,
Rowan è quella che ha veramente acquisito il potere di
Lasher.
Rowan ha importanti visioni nel
finale della stagione 1 di “Streghe di Mayfair”
Rowan trascorre la maggior
parte del finaledella stagione 1diStreghe
Mayfairin stato di incoscienza e
sperimentando visioni sulla linea di famiglia Mayfair. Lasher le
dice: “Segui il percorso dei tuoi antenati fino alla fine”. Poi, le
sue visioni la portano in un viaggio nel tempo. È qui che lo
spettacolo offre scorci dei molti Mayfair deceduti che sono
descritti in dettaglio in L’ora delle
streghe di Anne Rice. La più importante è Suzanne
Mayfair (Hannah Alline), la prima strega Mayfair e
una levatrice che aiuta Rowan durante il travaglio.
Rowan riconosce anche Antha Mayfair
prima di parlare con sua madre, Deirdre, che le spiega che
Lasher rinascerà come figlio di Rowan. L’episodio
ci offre anche alcuni scorci di Deborah Mayfair e Julien Mayfair.
Deborah è la figlia di Suzanne e la prima strega Mayfair a evocare
Lasher, mentre Julien, uno degli unici uomini a essere la
principale strega Mayfair, è il padre di Cortland. Il pubblico
vedrà più avanti il personaggio, ora che Ted
Levine è stato scritturato per interpretare Julien
nella seconda stagione di Mayfair Witches.
Il finale della prima stagione di
Streghe Mayfair lascia gli spettatori con molte domande.
La più grande è se la relazione tra Rowan e Ciprien potrà mai
riprendersi. A questo si aggiunge la domanda su quali siano le
intenzioni di Ciprien nei confronti del bambino. Sembra determinato
a separare Rowan dal bambino, ma alla fine sentirà un qualche
attaccamento al proprio figlio? Inoltre, non è chiaro
quante delle azioni di Rowan nel finale siano il risultato
dell’influenza di Lasher su di lei. La
seconda stagione ci mostrerà una nuova Rowan che abbraccia la
ricerca del potere o cercherà di allontanare Lasher? Per le
risposte a queste domande, gli spettatori dovranno aspettare fino
al 2025, quando Mayfair Witches tornerà per la
seconda stagione.