Ecco una clip
esclusiva di InFiniti, diretto da Cristian
de Mattheis, prodotto e distribuito dal 21 settembre da
A.C. Production di Michele Calì.
La clip vede
protagonisti Carlo (Gabriele Rossi), il titolare
dell’agenzia immobiliare dove lavora la protagonista del film
(Francesca Loy) di cui è anche segretamente
innamorato, e la moglie di Carlo Greta (interpretata da Michela
Persico, che è la compagna nella vita del giocatore juventino
Daniele Rugani) con il loro difficoltoso
rapporto.
La probabilità statistica
dell’amore a prima vista ha raggiunto in poco tempo la top 10
dei più guardati di Netflix. Si capisce presto il perché: ha le
caratteristiche giuste per un ottimo film passatempo da guardare in
qualsiasi momento. Una commedia romantica di 90 minuti dove
Haley Lu Richardson e Ben
Hardy interpretano due sconosciuti Hadley e Oliver – che
si incontrano su un volo internazionale. Diretto da Vanessa Caswill su sceneggiatura di
Katie Lovejoy, il film, si basa sull’omonimo libro
di Jennifer E. Smith. Una commedia romantiche che
mette a nudo le paure dei protagonisti la cui interpretazione
rispecchia al meglio il disagio dei giovani adulti tra ansie e
perplessità.
Haley Lu Richardson, nota per le sue notevoli
interpretazioni in The White
Lotus e Five Feet Apart, interpreta Hadley, una giovane
donna vivace e amante della letteratura. Accanto a lei, Ben Hardy,
noto per i suoi ruoli in
Bohemian Rhapsody e X-Men: Apocalypse, interpreta Oliver, un laureato in
statistica affascinante e attento ai dati. Insieme, formano
un’affascinante coppia per questa commedia romantica targata
Netflix.
La probabilità statistica
dell’amore a prima vista, la trama
La probabilità statistica
dell’amore a prima vista ripercorre 24 ore di vita di Hadley e
Oliver, entrambi in volo per Londra per importanti cerimonie
familiari. I due si incontrano all’aeroporto internazionale JFK, si
appisolano su sedili congiunti della business class e per poco non
si baciano in fila per il bagno. Jameela Jamil, una dea fortuna travestita da
hostess di volo (e molti altri travestimenti), scocca tutte le
frecce al suo arco per far nascere questo amore. Ed è anche il
narratore onnisciente del film che mescola cultura cinematografica
a quella letteraria. C’è molto Shakespeare già
nelle prime immagini del film quando il personaggio di Jamil legge
Sogno di una notte di mezza estate.
Un viaggio in aereo di nove ore
permetterà a Hadley e Oliver di bruciare le tappe e vivere tre
appuntamenti in uno. L’amore a prima vista si presta molto al tema
della statistica, tema che ritorna preponderante nella pellicola.
Alcune coincidenze che coinvolgono un volo perso, una cintura di
sicurezza rotta e un telefono scarico portano i due giovani
protagonisti a sedere l’uno accanto all’altra sul volo. Nelle sette
ore successive, Hadley dice a Oliver che andrà a Londra per
partecipare al secondo matrimonio del padre (Robert
Delaney). Oliver non le dice per quale motivo sta
tornando a casa, ma da alcuni flashback capiamo subito che riguarda
la madre malata.
Nel segno della statistica
Questo legame così delicato, dolce
ed esitante, tra i due giovani verrà però incalzato dalla stessa
statistica e probabilità che li
ha fatti incontrare. Un numero di telefono disperso e un cognome
dimenticato saranno dei tasselli chiave in questo amore che sfida
la probabilità statistica. Oltre a questo, però si aggiunge anche
il tema delle famiglie, attori esterni alla coppia. Da una parte il
padre di Hadley che vuole recuperare il tempo perduto con la figlia
dopo il divorzio. E dall’altra la mamma di Oliver. Gli accenni alla
malattia e le dinamiche familiari complesse non rendono La
probabilità statistica dell’amore a prima vista un film
strappalacrime. Sicuramente dato le dinamiche trattate è un film
che lasciano con il groppo in gola.
Allo stesso modo di vuole una buona
dose di sospensione dell’incredulità poiché i due fanno sembrare
perfettamente ragionevoli ed emotivamente ovvi l’innamorarsi, il
perdersi, il primo litigio e il riappacificarsi nel giro di 24 ore.
Ma alla fine serve proprio a questo la commedia
romantica a trasportarci in un mondo dove tutto è concesso
e lasciarci andare all’immaginazione. L’amore a prima vista più
forte delle probabilità mette in moto una concatenazione di eventi
che esplodono nella testa di Hadley. Alla fine del film il
significato di amore prende sfumature diverse e l’idea stessa di
amore si riconcilia con tutti i personaggi regalando loro il lieto
fine.
“Diventiamo immortali.” –
Gran Turismo – La storia di un sogno
impossibile
Vivere inseguendo un sogno. Giocare
immaginando un obiettivo. Perdersi fra i cordoli di una pista
intangibile sperando di poter, un giorno, correre la gara della
vita. Questo è quello che accade ai gamer di Gran
Turismo, serie di videogiochi di simulazione di guida
sviluppati da Polyphony Digital e poi adattati per le console
PlayStation. Il desiderio di pilotare realmente un’auto da corsa,
di trasformare l’illusione in materia concreta, di sentire lo
scoppiettio del motore e il rumore delle gomme sull’asfalto ruvido
sono tutte esigenze, sensazioni ed emozioni, che un giocatore di GT
vorrebbe soddisfare o provare dal 1997, anno in cui esso fu creato.
Un’idea chimerica, qualcuno potrebbe dire, un bisogno
incolmabile.
Tranne che per Jann
Mardenborough, che di una passione alimentata tramite un
videogioco ne ha fatto una carriera reale, diventando pilota
automobilistico professionista con la Nissan. Un racconto che, a
pensarlo, sembra impossibile. Eppure è diventato storico
nell’universo del racing, tanto da accendere su di esso non solo
tutti i riflettori del mondo, ma anche l’attenzione del regista
Neill Blomkamp, che ne ha fatto tessuto
cinematografico d’effetto: Gran Turismo – La storia di
un sogno impossibile. La sceneggiatura del film è dello
stesso Blomkamp, che per questo nuovo progetto esce dalla sua
comfort zone narrativa (non c’è fantascienza o distopia) per
lanciarsi in un biopic sportivo, aiutato da Jason Hall e Zach
Baylin. Gran Turismo – La storia di un sogno
impossibile esce nelle sale cinematografiche
il 20 settembre distribuito da Sony.
Gran Turismo – La storia di un
sogno impossibile, la trama
I sogni sono cibo per l’anima. Lo sa
bene Jann (Archie Madekew), che dalla sua prima
fotografia con una Ferrari custodita con cura nella sua camera,
desidera diventare un pilota d’auto professionista. Nel frattempo,
mentre fantastica su una vita fatta di corse, il giovane si dedica
a Gran Turismo, uno dei simulatori di guida migliori al mondo. Jann
conosce i tracciati, sfida virtualmente i suoi avversari nella 24
ore di Le Mans seguendo la propria traiettoria, e spera che un
giorno possa farlo concretamente. L’occasione si presenta quando il
dirigente marketing della Nissan, Danny Moore (Orlando
Bloom), per sollevare le sorti dell’azienda, decide di
istituire un contest facendo partecipare i migliori gamer di Gran
Turismo, al fine di introdurre alcuni di loro nella GT Academy e
trasformarne uno in vero pilota per farlo gareggiare. Stracciati i
suoi compagni dopo ore passate a correre in pista, Jann riesce a
firmare un contratto con Nissan, iniziando il suo percorso d’ascesa
verso l’Olimpo delle gare sportive. Ad accompagnarlo nel non facile
percorso, l’ex pilota Jack Salter (David
Harbour), il quale si darà anima e corpo per
permettere al ragazzo di brillare.
Vivere per correre
Con Gran Turismo – La
storia di un sogno impossibile non siamo più nei
territori né di District 9, esordio alla regia di Blomkamp, né di
Demonic, il suo penultimo film. Entriamo piuttosto a pieno
ritmo nel mondo delle corse, dove si gareggia non più in
maniera amatoriale ma agonistica. Lì c’è tutto: il team
della scuderia, il tracciato che si fa davvero pericoloso e
impegnativo, il pubblico che acclama a gran voce dagli spalti, gli
avversari che tentano il tutto e per tutto di farti inghiottire
sangue e terra, ma soprattutto c’è il rischio di morire. Costante.
E solo il sapore del traguardo, il profumo della vittoria, è in
grado di silenziarlo. Concentrazione e focus, sono questi gli
obiettivi di Jann Mardenborough. Dentro c’è il voler essere
immortale, come lui stesso dirà ad un certo punto del film. Il
riuscire a percepire quel contatto profondo con l’auto in una corsa
folle verso l’infinito. Blomkamp, con il suo quinto film,
si muove su due linee narrative differenti ma
intrinseche, per restituire una visione da un lato umana e
intima, legata alla crescita del protagonista, e dall’altra
sportiva, ancorata quindi alle gare d’auto.
Non c’è più l’approccio
documentaristico, questa volta il regista utilizza tutti gli
strumenti del mestiere per confezionare un prodotto esaltante e
adrenalinico, in grado di travolgere letteralmente il pubblico.
Le sequenze delle corse sono la carta vincente,
quelle su cui il regista (supportato dal comparto tecnico) pone più
enfasi: le immagini scorrono fluide, lo stacco da un’inquadratura
all’altra è ben oliato, il movimento della macchina da presa, o dei
droni, deciso e frenetico, il sound roboante. Anche a livello di
VFX, in particolare nelle scene in cui Mardenborough si distacca
dalla pista proiettandosi nella sua stanza davanti la console per
scomporre la sua Nissan e studiare ogni mossa astuta da mettere in
campo, c’è cura ed efficienza, in un utilizzo ponderato e mai
indigesto. Operazione non facile, ma che riesce nell’intento di
essere, oltre che eccitante, visivamente e narrativamente intensa,
fino all’esplosivo climax finale.
Dalle mura di una stanza fino a Le
Mans
Gram Turismo – La storia
di un grande sogno guarda comunque, come in ogni
classico racing movie, al di là dello sport, per
raccontare una storia di formazione e di presa di coscienza. Jann
Mardenborough comincia il tipico viaggio dell’eroe: è un ragazzo
che affronta un percorso evolutivo, che (quasi) all’improvviso è
costretto a fare i conti con una realtà fatta di superficialità,
cattiveria, disprezzo. Che se in un primo momento si ritrova a
gioire della sua fortunata posizione, poco dopo è costretto a dover
subire traumi e sconfitte. Perché l’altra faccia della medaglia del
mondo delle corse scoprirà essere proprio questa e lui è l’agnello
sacrificale. Sbucciarsi le ginocchia non è che l’inizio di una vera
e propria odissea, la quale però è destinata a condurlo verso la
gloria eterna, che esploderà nella gara finale di Le Mans, dove c’è
la Circuit de la Sarthe, la pista francese più temuta da ogni
pilota.
Archie Madekew si cala bene
nel ruolo di Mardenborough, esprimendosi soprattutto
attraverso gli occhi, grazie ai quali Blomkamp ci fornisce una
sempre frequente galleria di primissimi piani, e insieme a David
Harbour (sono loro il vero motore del film) riempie la scena e la
domina. Non siamo però dinanzi a un prodotto esente da difetti o
sbavature. Il dinamismo apprezzato in Gran Turismo – La
storia di un sogno impossibile inevitabilmente
inficia sulla caratterizzazione dei comprimari di Jann, poco
sviluppati e approfonditi, seppur soprattutto nel primo atto
riguardante la GT Academy siano essenziali e meritavano più
attenzione. Anche Orlando Bloom sembra qui soffrire di una
recitazione istrionica, che poco si addice alle sue performance
abituali, rendendolo un personaggio quasi caricaturale. Nonostante
alcune incrinature, la pellicola resta in ogni caso un prodotto
fruibile, strutturato, che mira all’avventura non dimenticandosi di
avere anche un lato sentimentale. Ricordandoci che, nella vita, non
bisogna mai rinunciare ai propri sogni. Esaudirli potrà essere
difficile, ma non impossibile.
Aquaman e il Regno
Perduto presenta Arthur Curry
Jr. alias Aquababy, il figlio del Re di
Atlantide con un’oscura storia a fumetti. Mentre il DCEU volge al
termine, Aquaman e il Regno Perduto presenterà una
battaglia epica tra uno degli eroi più popolari del franchise e il
suo iconico arcinemico. Il primo trailer
completo di Aquaman 2 conferma diversi dettagli
chiave del film, tra cui l’introduzione del settimo regno perduto
di Atlantide, l’esistenza di un potente Tridente Nero e il figlio
di Aquaman. Bilanciare i suoi doveri di re con la responsabilità di
essere padre alzerà la posta in gioco per l’eroe dei mari, che non
può permettersi di fallire su nessuno dei due fronti. Nei fumetti
c’è un precedente in cui l’inimicizia tra Aquaman
e Black Manta non finisce bene per Arthur Curry
Junior.
1Il futuro del figlio di Aquaman
nell’Universo DC
Con
l’introduzione di Black Manta nei
panni di Aquaman e del cattivo principale del
Regno Perduto, Arthur Curry Jr., il legame tra
Orm e Aquaman e il ritorno di
Mera, sembra che il sequel di Aquaman si stia
dirigendo verso un adattamento fedele ai fumetti della tragica
trama di Morte di un Principe. Il trailer mostra
anche Black Manta che dice “ucciderò la sua
famiglia… e ridurrò in cenere il suo regno“, e Orm che dice
“intende porre fine alla discendenza“. È chiaro che
Black Manta
intende uccidere il figlio di Aquaman, almeno come danno
collaterale. Se Aquaman e il Regno Perduto ucciderà
effettivamente Aquababy è ancora da vedere. Ma anche se Aquaman
e il Regno Perduto risparmierà la vita di Arthur Curry Jr., è
improbabile che la sua storia continui come presentata nel sequel
di Aquaman, visto l’imminente inizio del reboot del
DCU.
Molto meno conosciuto del
monumentale La maman et la
putain, Mes petites
amoureuses(1974) è il film forse più discreto
di Jean Eustache, che
arriva dopo cinquant’anni finalmente nelle sale italiane grazie ad
I Wonder. Mes Petites
Amoureuses è l’autobiografia di un regista che non ha
avuto il tempo di crescere e che è già in una classe a sé stante. È
il paradiso verde delle prime sensazioni erotiche che si
accarezzano per dargli forma compiuta, e poi vengono ricostruite
nel dolce imbarazzo di non volere ancora averle vissute. La
singolarità dello sguardo di Eustache si rivela
vincente: il regista rifiuta di tracciare una linea di demarcazione
tra attori e persone reali, tra realtà e finzione – ha assunto per
lo più giovani di Narbonne, scelti sul posto pochi giorni prima
delle riprese – scelta esemplificativa della sua acuta
preoccupazione per il realismo e la naturalezza.
Mes petites amoureuses, la trama: giochi proibiti
La trama del film segue le vicende
di Daniel (Martin Loeb), un
ragazzo che vive con la nonna e che è felice di iniziare il suo
primo trimestre alla scuola secondaria. Purtroppo, i piani futuri
della madre scombinano tutto: Daniel è costretto a andare a vivere
con lei a Narbonne, dove diventa apprendista. Non sappiamo se sia
un bravo studente; sappiamo solo che vorrebbe studiare ma non gli
vengono dati i mezzi per farlo. Il risultato è una cronaca un po’
disillusa della nuova vita di un ragazzo disorientato e privo di
riferimenti sociali ed emotivi. Oltre al “declino” accademico, ha
una situazione familiare instabile (la madre vive con un uomo di
cui abbiamo informazioni vaghe) e ha difficoltà ad assimilare i
codici della seduzione adolescenziale. Come approcciare una
ragazza, come fare conversazione con lei, come baciarla: sono tutte
domande che tormentano Daniel, la cui sfera emotiva è ancora
fragile.
In Mes petites
amoureuses, Jean Eustache ritorna
con la mente alla pre-adolescenza per studiare le origini del suo
sguardo autoriale, partendo dall’ingresso nella pubertà di Daniel,
processo innescato dal trasferimento forzato a Narbonne.
L’abbandono del villaggio in cui è cresciuto e protetto dalla
nonna, a favore di una vita in città con la madre e il suo
fidanzato, rappresenta un piccolo trauma. La placida vita di Daniel
viene sconvolta, ferendo la sua innocenza; il ragazzo vive in prima
persona le difficoltà economiche che gravano sulla famiglia ed è
costretto a lasciare la scuola per lavorare come apprendista
meccanico. Il mestiere lo introduce precocemente al mondo degli
adulti, di cui sperimenta la durezza e le amare lezioni della
vita.
Alla ricerca del tempo perduto
Questa retrospettiva messa a punto
da Eustache prende la forma di sequenze
aneddotiche che, punteggiate da dissolvenze, si rivelano momenti
chiave della maturazione di Daniel. Queste ellissi
frammentano la storia, catturando i meccanismi della memoria. I
loro vuoti non abitano solo la trama, ma trovano manifestazione
formale in inquadrature panoramiche incapaci di seguire il
movimento del bambino, davanti al quale si fermano con cautela, per
rispettare il mistero della giovinezza.
La freddezza del rapporto tra madre
e figlio, incapace di fornire al bambino una casa soddisfacente e
appagante, lo porta a diventare un precoce flâneur.
Girovagando per le strade della città, Daniel
sviluppa il piacere di osservare il mondo che lo circonda, che è
molto più eccitante del suo stretto ecosistema. La sua fissazione
per le scene d’amore ridimensiona il suo voyeurismo, rivelandolo
come una silenziosa ricerca di affetto. Il desiderio amoroso permea
tutte le immagini che il protagonista genera con la sua visione,
orientando anche il nostro sguardo. Sebbene la preoccupazione
tematica del giovane sia la donna, un tema necessariamente adulto,
il suo approccio formale è distanziato e sobrio, tipico di un
ragazzo cauto.
Uno sguardo impossibile sul mondo
Daniel guarda il
mondo con gli occhi alla ricerca di un contorno che gli permetta di
comprenderlo meglio, così come osserva il comportamento degli altri
uomini per capire come funzionano le relazioni personali: nessuno,
in casa, glielo può insegnare. La madre è distante e lo ha privato
del legame con la nonna, mentre l’assenza di una figura paterna
infesta il film in maniera spettrale.
I suoi sforzi per replicare ciò che
vede sono frustrati e insoddisfacenti, c’è un divario incolmabile
tra la rappresentazione e la vita. Daniel, come
ogni romantico, scopre che l’oggetto del suo desiderio non è
raggiungibile. Il vero piacere sta nell’abitare quell’amara
distanza che lo separa da esso, mantenendosi nella posizione ideale
per studiarlo con lo sguardo. Daniel è un potenziale regista, un
professore che conosce nei dettagli la passione, ma è incapace di
viverla. Questa impossibile dialettica tra la realtà e la sua
rappresentazione è il segreto che Eustache ci
affida, consapevole che l’esperienza filmica risiede nell’esercizio
di questo rischioso funambolismo.
L’impotenza di esistere
dell’adolescenza assume i contorni di una vita vegetativa che non
ha bisogno di essere soddisfatta. Mes petites
amoureuses è un ritratto di questa mancanza, di
questo difetto iniziale e definitivo che plasma un artista. Non c’è
sensualità, non c’è desiderio concesso a Daniel, solo il bisogno di
vedere come funziona il mondo e se possiamo appartenervi. Tutto il
film è costruito su questa infanzia senza età, ostinata, ruvida e
vacua. Non c’è rischio che Daniel si comporti da adolescente: non è
mai stato un bambino…
Netflix non ha mai mancato di fornire ai
propri abbonati film romantici di ogni tipo e
provenienti da ogni parte del mondo, storie capaci di emozionare e
regalare una visione spensierata, grazie alla quale potersi
riappacificare con il mondo. Solo di recente, titoli come
Voglio crederci, Tattiche d’amore 2, Da me o da te, Dalla mia finestra: Al di là del
mare o Choose Love, si sono
affermati tra i film Netflix più visti sulla
piattaforma. A questi si aggiunge ora anche Ehrengard –
L’arte della seduzione, che porta gli spettatori in
una corte danese del XIX secolo per assistere ad una storia sì
ricca di romanticismo ma anche di inganni, tradimenti e
perversioni.
Non il classico film romantico,
dunque, nonostante molti dei personaggi siano mossi dal sentimento
amoroso nelle loro azioni. Come viene qui dimostrato, però, ciò che
si fa in nome dell’amore non è sempre è fatto a fin di bene ma può
invece manifestare intenzioni tutt’altro che altruistiche e
genuine. Diretto da Bille August, regista premiato
due volte con la Palma d’Oro al Festival di Cannes (per Pelle alla
conquista del mondo e Con le migliori intenzioni), il
film è basato sul racconto Ehrengard di
Karen Blixen, una delle autrici danesi più celebri
di sempre.
La Blixen è infatti meglio
conosciuta per il suo romanzo del 1937 La mia Africa, il
cui adattamento cinematografico del 1985 – che vinse sette Academy
Awards, incluso quello per il miglior film – vede protagonisti
Meryl Streep e
Robert Redford. Il racconto Ehrengard, in
realtà, è stato pubblicato postumo con lo pseudonimo di
Blixen Isak Dinesen. Proseguendo qui nella lettura
sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori, ma
soprattutto riguardo alcune significative differenze
esistenti tra il film e il libro. Infine, si elencheranno
anche i passaggi da compiere per vedere il titolo su Netflix.
La trama e il cast di Ehrengard – L’arte della
seduzione
Il racconto si svolge all’inizio del
XIX secolo nel Granducato di Babenhausen. Qui, la
Granduchessa, preoccupata per suo figlio, il
principe Lothar, troppo timido e impacciato per
conquistare una donna e trovare moglie, ingaggia il ritrattista di
corte Cazotte, noto dongiovanni, per insegnargli
l’arte della seduzione. Ma quando il pittore incontra
Ehrengard, bella e talentuosa damigella d’onore
della principessa Ludmilla, ha un colpo di
fulmine. Mentre cerca di insegnare al giovane rampollo i segreti
del mestiere, prova a metterli egli stesso in atto con Ehrengard,
che però non si concede tanto facilmente.
Nel cast del film ritroviamo noti
attori danesi come SidseBabettKnudse, celebre per la serie La
corte, nel ruolo della Granduchessa, mentre Mikkel Boe
Følsgaard, celebre per il film Royal Affair,
è Cazotte, il pittore e seduttore della corte. Fanno poi parte del
cast gli attori Emil Aron Dorph nei panni del
principe Lothar, Alice Bier Zandén in quelli di
Ehrengard e Emilie Kroyer Koppel in quelli della
Princessa Ludmilla. Jacob Lohmann interpreta
invece Mr. Marbod, cugino della Granduchessa, erede al trono
qualora Lothar non si sposasse, mentre Sara-Marie
Maltha è sua moglie Mrs. Marbod.
Ehrengard – L’arte della
seduzione, la spiegazione del finale
Giunti verso il finale del film, la
nuova moglie di Lothar si scopre incinta di 4 mesi. Se il mondo
venisse a sapere che Ludmilla è rimasta incinta prima del
matrimonio con il principe, l cosa susciterebbe di certo uno
scandalo orribile. Quindi, per evitare problemi e tenere tutto
nascosto ai Marbod, viene escogitato un piano per tenere nascosti i
progressi della gravidanza di Ludmilla e aspettare qualche mese
fino alla nascita del bambino per annunciarlo al mondo. Cazotte
sfrutta allora questa opportunità per fare da accompagnatore al
principe e sua moglie e porta Ehrengard con loro per accudire la
principessa incinta.
Questo si rivela essere uno
stratagemma tra la duchessa e Cazotte per permettergli di
realizzare finalmente un ritratto di Ehrengard, così da far
innamorare la damigella di lui. Cazotte realizza dunque il
ritratto, ma di nascosto, spiando la donna ogni mattino mentre fa
il bagno e poi disegnandola. Tuttavia, invece di trovarlo
affascinante come Cazotte si aspettava, Ehrengard lo considera
esasperante ed escogita un piano per fargli sapere che non approva
i suoi modi intriganti. Alla fine, dunque, Ehrengard non cede al
fascino di Cazotte e sceglie invece il suo fidanzato.
La duchessa, naturalmente, non ha
mai creduto che Ehrengard avrebbe ceduto al fascino di Cazotte, e
ha dunque stipulato con lui un patto secondo il quale, se avesse
ottenuto ciò che voleva, sarebbe stato impiegato a corte in modo
permanente e avrebbe ottenuto la propria residenza. Tuttavia,
qualora non fosse riuscito ad affascinare Ehrengard, avrebbe dovuto
giacere con lei. Nel mentre, Ehrengard scopre che il marito della
balia ha raccontato a tutti della gravidanza.
Marbod, che aspira al trono, lo viene a sapere e
progetta di smascherare la famiglia per prendere il potere.
Ehrengard, però, escogita un piano, facendo credere che il bambino
appena nato è suo e di Cazotte.
Poiché non c’è modo di dimostrare il
contrario, Marbod vede sventato il suo piano. Sfortunatamente,
anche il fidanzato di Ehrengard, Kurt, finisce coinvolto
nell’inganno, decidendo di sfidare Cazotte a duello, con
quest’ultimo che finisce con lo spararsi ad un piede. Alla fine,
Cazotte non riusce a conquistare Ehrengard, finendo così con il
dover andare a letto con la duchessa secondo la scommessa che
avevano fatto. Cazotte, apparentemente molto affascinante, si svela
così essere un manipolatore voyeuristico che non pensava che le
donne potessero avere la possibilità di dire no alle sue proposte,
potendo così ottenere chi voleva. Alla fine, però, scopre che così
non è.
Il trailer di Ehrengard – L’arte
della seduzione e come vederlo su Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di Ehrengard – L’arte della seduzione
unicamente grazie alla sua presenza nel catalogo di
Netflix, dove attualmente è al
2° posto della Top 10 dei film più visti
sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque
sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo
tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di accedere al catalogo
e di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della
qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti
presenti nella piattaforma.
Fast
X contiene un indizio su quello che succederà in
Fast & Furious 11,
secondo quanto afferma il regista Louis Leterrier, che cita una
scena specifica su cui gli spettatori dovrebbero concentrarsi.
Uscito nelle sale lo scorso maggio,
il decimo capitolo della serie Fast & Furious vede Dom
(Vin
Diesel) proteggere la sua famiglia dalla furia di
Dante (Jason
Momoa), figlio del signore della droga Hernan Reyes,
che sta cercando vendetta per la morte di suo padre, avvenuta in
Fast Five. Dopo essere stata attaccata e aver visto il suo
equipaggio rivoltarsi contro di lei in Fast X, una Cipher
(Charlize Theron) ferita arriva a
casa Toretto per dire a Dom e Letty che Dante li sta prendendo di
mira.
Mentre il pubblico attende maggiori
informazioni su Fast & Furious 11,
Leterrier afferma che ci sono molti indizi presenti in Fast X che
suggeriscono ciò che ci aspetta. Durante una recente intervista con
CinemaBlend in occasione
dell’arrivo su Peacock di Fast
X, il regista ha citato la scena iniziale di
Cipher come quella su cui gli spettatori dovrebbero concentrarsi
per trovare indizi.
“Ascolta quello che si dicono,
ascolta il dialogo. Penso che alla gente piaccia la grafica, lo
splendore, il divertimento e tutto il resto. Ma ci sono alcune
scene progettate in cui le conversazioni e le minacce sono reali.
Quando qualcosa salta all’occhio, è per un motivo. Non sto parlando
di una scena in particolare, ce ne sono circa cinque in cui abbiamo
gettato i semi per la parte successiva di questa avventura.”
All’inizio di Fast X, un Cipher
insanguinata e ferita arriva alla residenza dei Toretto in una
DeLorean. Data la scelta del veicolo, notoriamente equipaggiato
come macchina del tempo in Ritorno al futuro, è
stato ipotizzato che Fast & Furious 11 potrebbe
incorporare il viaggio nel tempo in un franchise sempre più folle.
Tuttavia, in termini di indizi per Fast & Furious
11, Leterrier si riferisce probabilmente a ciò che Ciper
dice a Dom e Letty, e non al veicolo con cui arriva.
Durante la loro conversazione,
Cipher dice ai Toretto che “sta arrivando una guerra, si sta
scegliendo da che parte stare e tutti quelli che ami verranno
distrutti”. Questa guerra è già iniziata in Fast
X e la morte di Jakob, Roman, Tej, Han e Ramsey.
Data la storia del franchise di morti e riconversioni false, non è
chiaro se queste morti persisteranno effettivamente. Leterrier
indicando i commenti di Cipher come indizi suggerisce che lo
faranno, e Dom potrebbe perdere ancora più membri della famiglia in
Fast & Furious 11.
Diabolik chi sei?, l’ultimo
capitolo della trilogia dedicata al Re del Terrore diretta
dai Manetti bros., uscirà nelle sale il 30
novembre distribuito da 01 Distribution. Oltre
a Giacomo Gianniotti, Miriam Leone, Valerio Mastandrea e Monica
Bellucci, completano il cast Pier Giorgio
Bellocchio, Chiara Martegiani, Massimiliano
Rossi, Mario Sgueglia, Francesco
Turbanti, Emanuele Linfatti, Michele
Ragno, Amanda Campana, Andrea
Arru, Max Gazzè, Carolina
Crescentini, Paolo Calabresi, Lorenzo
Zurzolo, Barbara Bouchet.
Con il soggetto dei Manetti
bros. e Mario Gomboli,
tratto dalla storia originale di Angela e Luciana Giussani, la
sceneggiatura scritta dai Manetti
bros. e Michelangelo La Neve, Diabolik
chi sei?è una produzione Mompracem
con Rai Cinema,
prodotto da Carlo Macchitella, Manetti
bros. e Pier
Giorgio Bellocchio in
associazione con Astorina e
con Bleidwin,
con il sostegno dell’Emilia-Romagna
Film Commission e Friuli-Venezia
Giulia Film Commission con
il contributo di Calabria
Film Commission.
Si sono
definitivamente chiusi i casting per il Musical Mare Fuori diretto da Alessandro
Siani e prodotto da Best Live che
debutterà il prossimo 14 dicembre al Teatro
Augusteo di Napoli. Il regista insieme
alla casting stanno ancora valutando alcune figure da inserire
all’interno del cast principale.
Questi i nomi dei
protagonisti che sono già stati selezionati. Oltre a Rosa
Ricci (Maria Esposito), Dobermann (Enrico
Tijani), Totò (Antonio Orefice),
Micciarella (Giuseppe Pirozzi),
Milos (Antonio D’Aquino), Nunzia
(Carmen Pommella) una delle guardie, il cantautore Andrea
Sannino, Yuri Pascale Langer,
Giulia Molino, e Sveva Petruzzelli, si aggiungono
al cast, Mattia Zenzola il ballerino vincitore
dell’ultima edizione di Amici, Bianca Moccia,
Antonio Rocco, Pasquale Brunetti,
Christian Roberto.
Si aggiungono anche nuove date al tour,
e i biglietti sono disponibili su www.ticketone.it
Di seguito l’elenco delle date
aggiornate
Napoli Teatro Augusteo dal 14 al 30
dicembre 2023. 1, 5,6,7 gennaio 2024
Ragusa Teatro Duemila 20 -21gennaio
2024
Reggio Calabria Teatro Cilea 23-24
2024
Cosenza Teatro Rendano Dal 26 al 28
gennaio 2024
Torino Teatro Alfieri dal 2 al 4
febbraio 2024
Milano Teatro Arcimboldi dal 14 al 18
febbraio 2024
Solidarietà al cast del film mentre
lo sciopero SAG-AFTRA è arrivato al suo 67esimo giorno. In
occasione di una serie di interviste video alla stampa presso il
London Hotel, Edwards ha indossato magliette nere con i nomi degli
attori del suo cast; un ringraziamento visivo agli attori che hanno
recitato nel film di fantascienza New Regency/20th Century
Studios/Disney da 80 milioni di dollari. Il cast del film comprende
John David Washington,
Gemma Chan, Allison Janney,
Madeleine Yuna Voyles, Ken
Watanabe, tra gli altri.
In occasione poi della proiezione
al cinema, Gareth Edwards ha registrato un video
sul suo telefono, rivolgendosi al cast “Ciao a tutti, mi
mancate davvero, vorrei che poteste essere tutti qui, ma mi sono
fatto dei nuovi amici e tutti vogliono mandarvi un messaggio di
amore e sostegno”, a quel punto l’intero cinema ha fatto un
grande applauso.
#TheCreator Director Gareth Edwards records a video message to
send to the actors from the film since they weren’t at the
screening tonight in accordance with strike guidelines pic.twitter.com/3Wz9PKAYoj
In una guerra futura tra la razza
umana e le forze dell’intelligenza artificiale, Joshua
(Washington), un ex agente delle forze speciali in lutto per la
scomparsa della moglie (Chan), viene reclutato per dare la caccia e
uccidere il Creator, l’inafferrabile architetto dell’avanzata IA
che ha sviluppato una misteriosa arma con il potere di porre fine
alla guerra… e all’umanità stessa. Joshua e la sua squadra di
agenti d’élite oltrepassano le linee nemiche nel cuore oscuro del
territorio occupato dall’IA solo per scoprire che l’arma
apocalittica, che è stato incaricato di distruggere, è un’IA con le
sembianze di un bambino.
Il cuore di
Yellowstone (qui la recensione), la serie
ideata da Taylor Sheridan, è il lavoro della
famiglia Dutton che protegge, preserva e trae guadagno dal proprio
ranch. Composta da 5 stagioni per un totale di 47 episodi, la serie
con protagonista il premio Oscar Kevin Costner
vanta oggi una reputazione ottima tra la critica e il grande
pubblico, avendo per anni appassionato gli spettatori con il
proprio racconto, come tipico nelle opere di Sheridan, sulla difesa
di un territorio e dei suoi confini. Tale è stato il successo di
Yellowstone da spingere Sheridan ad estendere il racconto
grazie ad alcuni prequel, quali 1883 e 1923.
Per onorare Yellowstone,
Variety ha intervistato
Jessie Jarvis, un’allevatrice di terza generazione
dell’Idaho che documenta il proprio stile di vita occidentale sul
suo blog e su Instagram. Jarvis, che vive e lavora insieme al
marito, ai suoi genitori e a un altro dipendente, allevando e
vendendo bestiame in un remoto ranch a 75 miglia a nord del confine
con il Nevada, si è detta essere una grande fan di
Yellowstone. A lei è dunque stato chiesto di indicare
cosa è realistico nello show e ciò che invece è
distorto rispetto alla realtà.
Cosa è realistico in Yellowstone
Il lavoro della famiglia nei campi (e il dramma familiare)
La famiglia Dutton vive diversi
conflitti interni al proprio nucleo. Questo perché, come spiega
Jarvis, il 97% delle attività di allevamento negli Stati Uniti sono
a conduzione familiare e il trascorrere vita privata e lavorativa
sempre a contatto con le stesse persone può far emergere conflitti
sulla gestione delle attività. Si tratta inoltre, come spiega
Jarvis, di un lavoro da cui non stacchi mai realmente, in quanto
vivendo nella tua attività è come se non andassi mai altrove con il
pensiero. Ecco allora che tutti i conflitti famigliari che vengono
mostrati nella serie sono da considerarsi realistici, anche se
naturalmente accentuati per necessità drammatiche.
Le invasioni del territorio
Una cosa che si è vista accadere
spesso nel corso delle stagioni di Yellowstone sono i
molteplici tentativi di espansione o invasione dello Yellowstone
Ranch. Questo è un problema che molte aree rurali si trovano
realmente ad affrontare, con un numero sempre maggiore di persone a
causa della crescita demografica. Anche il COVID ha avuto un ruolo
nel fatto che le persone volessero lasciare la città, desiderando
trasferirsi in ambienti più piccoli e naturali. Ciò comporta però
la necessità di acquistare territori, andando però così a togliere
terreno utile alla coltivazione di risorse, generando un
cortocircuito piuttosto pericoloso per il futuro.
Il governo statale ha una grande attenzione per
l’allevamento
Come riporta Jarvis, il governatore
dell’Idaho è un allevatore e proviene da una famiglia di allevatori
di lunga data. Ci sono inoltre molti allevatori anche nella Camera
e nel Senato dello Stato. Esistono anche organizzazioni molto
attive come l’Idaho Cattle Association, composte da famiglie di
allevatori. Associazioni con oltre 1.000 membri e con rapporti
davvero forti con il legislatore statale, persone che sono in
carica anche a livello federale. Quindi, come sostiene Jarvis,
quando si hanno problemi nel settore, vengono risolti abbastanza
rapidamente, proprio come mostrato anche in
Yellowstone.
I vestiti
Molti degli abiti che i personaggi
indossano nella serie sono marchi dell’industria occidentale, come
ad esempio Kimes Ranch, un marchio realmente indossato dagli
allevatori. I cappelli che i personaggi indossano, invece,
provengono da marchi come American Hat e Greeley Hat, anch’essi
realmente indossati. Il cowboy vestito più accuratamente, secondo
Jarvis, è Rip (Cole Hauser). Tutti i dipendenti
del ranch, come afferma però l’allevatrice, sono vestiti in modo
molto accurato, ad eccezione del cappello da cowboy di Jimmy
(Jefferson White) nella prima stagione, che sembra
provenire da un festival di musica country.
Gli atleti di rodeo nella vita reale
Quando si vedono scene ambientate
nei rodeo, la Jarvis non ha dubbi che quanti vi prendono parte come
atleti non sono attori bensì veri e propri professionisti di quella
attività. Ciò si evince, come da lei sottolineato, dal modo in cui
si muovono e agiscono, ma anche dal modo in cui parlano dei
cavalli, un modo molto tecnico e realistico, che li identitica come
veri e propri concorrenti in quegli sport.
Orgogliosi della propria terra
I Dutton apprezzano la terra, il
loro bestiame e ciò che fanno. Ne sono molto orgogliosi. Questo è
un qualcosa che è assolutamente vero per ogni singolo allevatori,
come afferma Jarvis. A differenza di quanto mostrato in TV, questo
tipo di attività non paga bene, ma gli allevatori non svolgono tale
attività per il denaro. Lo fanno perché innamorati del proprio
territorio e perché non c’è modo migliore di lavorare o di far
crescere la propria famiglia, portando avanti l’eredità su cui è
stata fondata la nazione.
Cosa non è molto realistico in Yellowstone
L’equipaggiamento
I Dutton sono molto ricchi ed è
questo un aspetto non in linea con la maggior parte delle fattorie
e dei ranch in America in questo momento. Nessuno possiede un
elicottero come loro, molti dei pick-up e dei rimorchi di loro
proprietà sono di alta gamma, come Dodge Trucks e Bloomer Trailers.
Insomma, come afferma Jarvis, si tratta di equipaggiamenti che con
estrema difficoltà si potrebbero trovare se si entrasse in
un’azienda agricola e di allevamento a conduzione familiare. Ci
sono alcune eccezioni, con ranch di proprietà di investitori che
hanno accesso a questo tipo di cose, ma si tratta di una
percentuale molto piccola.
Violenza e volgarità
La violenza mostrata in
Yellowstone è probabilmente l’aspetto meno accurato della
serie, secondo quando dichiarato da Jarvis. Inoltre, si fa uso di
un linguaggio rozzo e volgare, che non rispecchia la realtà. Jarvis
specifica che violenza e volgarità non mancano nella vita
quotidiana in un ranch, ma non si raggiungono mai i livelli
mostrati in Yellowstone. Jarvis conclude infatti
affermando che “odio dirlo perché amo lo spettacolo e non sono
affatto una puritana, ma dopo un po’ vorrei sentire una
conversazione normale senza imprecazioni“.
Midnight Factory, etichetta di
Plaion Pictures, ha svelato una spaventosa clip di
Talk
To Me. Nella clip si vede Mia, la protagonista, entrare
per la prima volta in contatto con gli spiriti. A una festa viene
messa di fronte all’inquietante mano imbalsamata, la stringe e
pronuncia la fatidica formula “Parla con me”, lasciando il suo
corpo preda di una presenza estranea. Ma siamo solo all’inizio
della terrificante storia…
Dai produttori di Babadook,
Talk
to Me vede tra i protagonisti anche la star
internazionale de Il
Signore degli AnelliMiranda Otto e segna il debutto
alla regia dell’emergente duo australiano composto dai gemelli
Danny e Michael Philippou, noto tra i più giovani per il
controverso canale YouTube RackaRacka, che ha già generato
oltre 1 miliardo di visualizzazioni.
Talk To Me è una
discesa all’inferno che ha inizio quando un gruppo di giovani
ragazzi – interpretati da Sophie Wilde (Bird),
Alexandra Jensen(Beat),Joe
Bird(Rabbit),Otis Dhanji (Aquaman) –
si imbattono in una serie di video virali che ritraggono gli
effetti sconvolgenti di un gioco al limite del soprannaturale: una
seduta spiritica in cui il soggetto entra in contatto con gli
spiriti dell’aldilà attraverso una mano imbalsamata che funge da
portale tra i due mondi. In cerca di una distrazione
nell’anniversario della morte di sua madre, l’adolescente Mia
(Sophie Wilde) e il suo gruppo di amici decidono di cimentarsi in
questa prova di coraggio, seguendo il rituale. Presto però la
situazione sfugge di mano: in un pericoloso gioco al rilancio,
accettando a turno di sfidarsi ad aprire il varco che collega vivi
e morti, finiscono per superare i 90 secondi di durata massima di
evocazione degli spiriti infrangendo la regola principale del
rituale. I giovani amici vivranno un’esperienza sconvolgente che
condurrà lo spettatore in uno stato di terrore mai provato
prima.
Certificato Fresh 95% su Rotten
Tomatoes e dopo il grande successo raccolto nella prima settimana
d’uscita negli Stati Uniti (secondo miglior debutto horror dopo
Hereditary nella storia di A24, la nota casa di
produzione e distribuzione che ha trionfato agli Oscar 2023 con
Everything Everywhere All at Once e
The Whale, e ha lanciato alcuni fra gli horror
più iconici degli ultimi anni, tra cui
X – A Sexy Horror Story e Pearl),Talk
To Me uscirà nelle sale italiane il 28 settembre grazie
a Midnight Factory, etichetta horror di Plaion Pictures.
BERLINO
debutterà il 29 dicembre su Netflix in tutti i Paesi in cui il servizio
è attivo. Lo spin-off de
La casa di carta segue la storia dell’iconico
personaggio interpretato da Pedro Alonso durante una delle sue
rapine più incredibili.
Pedro Alonso (La
casa di carta) torna nel ruolo del furbo e libertino
Berlino. Insieme a lui, la sua nuova banda:
Michelle Jenner (Isabel) interpreta Keila, un genio dell’ingegneria
elettronica; Tristán Ulloa (Fariña – Cocaine Coast) veste i panni
di Damián, un professore filantropo e il consigliere di Berlino;
Begoña Vargas (Benvenuti a Eden) è Cameron, un kamikaze che vive
sempre al limite; Julio Peña Fernández (Dalla mia finestra) dà vita
al ruolo di Roi, il fedele seguace di Berlino; e Joel Sánchez
interpreta Bruce, l’instancabile uomo d’azione della banda.
Itziar Ituño (La casa di carta) e
Najwa Nimri (La casa di carta) fanno il loro ritorno
rispettivamente come le poliziotte Raquel Murillo e Alicia
Sierra. Samantha Siqueiros (Señora Acero), Julien Paschal (Un
anno, una notte), Masi Rodríguez e Rachel Lascar (Dalla mia
finestra: Al di là del mare) completano il cast di BERLINO.
Gli otto episodi della
serie, creata da Álex Pina (La casa di carta, Sky Rojo) ed Esther
Martínez Lobato (La casa di carta, Sky Rojo), sono scritti da Álex
Pina, Esther Martínez Lobato, David Barrocal, David Oliva e Lorena
G. Maldonado. Sarà diretta da Albert Pintó (Sky Rojo, Malasaña 32),
David Barrocal (Sky Rojo) e Geoffrey Cowper (Day Release).
La trama della serie tv
Netflix Berlino
Ci sono solo due cose in
grado di trasformare una brutta giornata in una giornata
fantastica: l’amore e un giorno di lavoro che frutta milioni.
Questo è ciò che porta Berlino a rivivere i suoi anni d’oro, un
periodo in cui non sapeva ancora di essere malato e non era rimasto
intrappolato all’interno della zecca spagnola. Qui è dove inizia a
preparare una delle sue rapine più straordinarie: far sparire
gioielli per un valore di 44 milioni grazie a una specie di trucco
magico. Per farlo, chiederà aiuto a una delle tre bande con cui ha
rubato in passato.
Netflix non ha mai mancato di fornire ai
propri abbonati film romantici di ogni tipo e
provenienti da ogni parte del mondo, storie capaci di emozionare e
regalare una visione spensierata, grazie alla quale potersi
riappacificare con il mondo. Solo di recente, titoli come
Voglio crederci, Tattiche d’amore 2, Da me o da te, Dalla mia finestra: Al di là del
mare o Choose Love, si sono
affermati tra i film Netflix più visti sulla
piattaforma. A questi si aggiunge ora anche La
probabilità statistica dell’amore a prima vista,
adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di
Jennifer E. Smith, pubblicato nel 2011.
Diretto da Vanessa
Caswill, già regista dell’apprezzata miniserie televisiva
Piccole donne e qui al suo debutto dietro la macchina da
presa di un lungometraggio, il film porta dunque sullo schermo
un’apprezzata storia d’amore, senza risparmiarsi in momenti
divertenti e altri struggenti. Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori, ma soprattutto riguardo alcune significative
differenze esistenti tra il film e il libro.
Infine, si elencheranno anche i passaggi da compiere per vedere il
titolo su Netflix.
La trama e il cast di La
probabilità statistica dell’amore a prima vista
Protagonista del film è
Hadley, una giovane che ha appena perso l’aereo
per Londra ed è rimasta bloccata in attesa del prossimo volo.
L’inconveniente passa però in secondo piano quando incontra
Oliver, un ragazzo inglese seduto nella sala
d’attesa. Anche lui è costretto a passare la notte in aeroporto
aspettando di partire per Londra e così i due iniziano a parlare,
facendo scattare immediatamente un’incredibile sintonia. Quando
dopo aver infine preso il volo ed essere arrivati a Londra si
perdono di vista, l’unico pensiero per entrambi è quello di
ritrovarsi. Il destino, in questo, darà loro una mano, cambiando
per sempre le loro vite.
Ad interpretare Hadley troviamo
l’attrice Haley Lu Richardson, principalmente nota
per il ruolo di Tess nella serie televisiva Ravenswood e per
i suoi lavori nelle pellicole 17 anni (e come uscirne
vivi), Columbus e A un metro da te. Oliver è
invece interpretato da Ben Hardy, noto per il
ruolo di Roger Taylor in Bohemian Rhapsody e nel
ruolo di “Quattro” in 6 Underground. Recitano poi nel film
Rob Delaney nei panni di Andrew Sullivan, padre di
Hadley, e Dexter Fletcher e Sally
Phillips nei panni di Val e Tessa Jones, genitori di
Olive. L’attrice Jameela Jamil fornisce invece la
voce narrata, che in italiano è invece fornita da Ilaria
Stagni.
La probabilità statistica
dell’amore a prima vista, le differenze tra il film e il
libro
Il libro di Jennifer E.
Smith, The Statistical Probability of Love At First
Sight è abbastanza compatto da aver permesso ai produttori di
non dover eliminare troppi dettagli importanti della storia.
Vengono però apportate alcune modifiche che conferiscono tuttavia
al racconto una propria identità. Non solo il film Netflix rimane
dunque piuttosto fedele al libro, ma i cambiamenti effettuati
migliorano il racconto. La prima differenza la si ritrova
nell’età dei protagonisti. Il film li rende
infatti leggermente più adulti rispetto al romanzo, dove sono
invece degli adolescenti. Nel libro, infatti, Hadley frequenta
ancora la scuola superiore e ha diciassette anni. Oliver, invece,
ne ha 19 anni e studia a Yale. Nel film, invece, Hadley ha 20 anni
e Oliver 22.
Tale cambiamento è stato
probabilmente apportato perché lascia alla storia più libertà di
mostrare i personaggi che bevono e compiono altre attività
più adulte. Un altro cambiamento lo si ritrova invece nel
modo in cui Oliver e Hadley si conoscono. Nel
libro ciò avviene quando in aeroporto lui cerca di aiutarla con i
bagagli, mentre nel film lui le offre il suo caricatore. Molte
delle scene in aereo si svolgono poi in modo diverso, ad esempio
quando finiscono per sedersi vicini. Nel libro i loro posti sono
già assegnati e vicini l’uno all’altro, mentre nel film una signora
anziana scambia il suo posto con Oliver per consentirgli di sedersi
accanto ad Hadley.
Nel rapporto tra Oliver e Hadley,
un’altra differenza la si ha riguardo il loro primo
bacio. Nel film questo avviene verso la fine, quando i due
partecipano ad un memoriale, mentre nel romanzo il loro primo bacio
lo si ha già all’aeroporto, prima che i due prendano strade
separate. Per il film, si è invece deciso di riservare tale
significativo momento per il finale. E proprio riguardo il
finale, La probabilità statistica dell’amore a prima
vista offre invece una conclusione più rassicurante, facendo
affermare al narratore che Oliver e Hadley staranno insieme per
tutta la vita, mentre tale dettaglio è omesso dal libro. Anche
riguardo il narratore vi è un’importante
differenza tra il film e il libro, poiché in quest’ultimo tale
elemento è del tutto assente.
Il trailer di La probabilità
statistica dell’amore a prima vista e come vedere il film
su Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di La probabilità statistica dell’amore a prima
vista unicamente grazie alla sua presenza nel
catalogo di Netflix, dove attualmente è al
1° posto della Top 10 dei film più visti
sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque
sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo
tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di accedere al catalogo
e di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della
qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti
presenti nella piattaforma.
Il regista di Casino
RoyaleMartin Campbellha recentemente dichiarato
a Express UK che era preoccupato
cheDaniel
Craig non fosse abbastanza sexy per essere
James Bond quando il suo nome è stato lanciato
nella mischia per sostituire Pierce Brosnan nel ruolo di 007. Il regista
aveva precedentemente diretto Brosnan nell’amato Il film di Bond del 1995
“GoldenEye” e all’epoca tornava nel franchise per
lanciare un nuovo 007 dopo l’uscita di Brosnan
dopo “La morte può attendere” del 2002. “La
mia unica reticenza con Daniel… era davvero un attore eccezionale,
su questo non c’è dubbio“, ha detto
Campbell. “Il fatto era che
persone come
Sean Connery, Roger Moore e
Pierce Brosnan erano tutti dei Bond dall’aspetto
tradizionale. Tutti bei ragazzi, tutti sexy, tutti molto
attraenti per le donne e così via”.
“Daniel era ovviamente più duro
e robusto, ma non era un bel ragazzo tradizionale“,
ha aggiunto. “Quindi ci ho pensato per un minuto
e, a parte questo, assolutamente è sempre stato lui.”
Campbell ha detto che c’erano “otto
persone” in lizza per diventare il nuovo Bond in
“Casino Royale“. “È molto
democratico“, ha spiegato riferendosi al processo di
selezione. “Ti siedi attorno a un tavolo… Eravamo
io e i produttori, il direttore del casting, ecc. E passi in
rassegna le otto persone e alzi la mano mentre parli attraverso
ciascuna persona e alla fine tutti devono essere unanimi nella loro
decisione, se capisci cosa intendo”. Un attore
considerato per Bond all’epoca era Henry Cavill, molto prima che diventasse il
Superman della
DC. Campbell in precedenza aveva affermato che Henry Cavill “era apparso
benissimo durante l’audizione” e “la sua
recitazione era eccezionale“, ma
“all’epoca sembrava semplicemente un po’
giovane“.
La decisione di scegliere Daniel Craig per “Casino Royale” non ha
ricevuto elogi unanimi. Come ha detto a Entertainment
Weekly la direttrice del casting di Bond di lunga data, Debbie
McWilliams, nel 2021, “si è sentita
dispiaciuta” per Craig dopo che il suo casting ha portato
a un estremo contraccolpo da parte della stampa che pensava che
Craig non si adattasse alla parte di Bond. “È
stato incredibilmente negativo, devo dire“, ha detto
McWilliams riguardo alla reazione al casting di
Craig. “La risposta della stampa è stata terribile
e mi è dispiaciuto molto per lui, ma in un modo strano penso che lo
abbia quasi spronato a fare del suo meglio per dimostrare a tutti
che si sbagliavano.” “Durante tutto il
film, venivano fuori cose su [come] non poteva camminare e parlare,
non poteva correre, non sapeva guidare correttamente un’auto, così
tante cose che erano completamente e assolutamente
false,” ha continuato. “E lui ha
semplicemente tenuto la testa bassa, è andato avanti con il lavoro
e poi è uscito il film e tutti hanno detto: ‘Oh wow, penso che ci
piaccia abbastanza, dopotutto.'”
La seconda stagione
di Lokidi Disney+/Marvel Studios doveva
originariamente debuttare venerdì 6 ottobre, tuttavia lo streamer
ha reso permanente una nuova regola sulla scia del successo del
debutto in prima serata conAhsoka.
La nuova data per la premiere di Loki è
il 5 ottobre alle 18:00 PST e tutti gli episodi successivi
usciranno giovedì alle 18:00 PST per tutta la stagione
stagione.
Nella nuova featurette, “The
Amazing Loki”, i protagonisti
Tom Hiddleston, Sophia Di Martino e Ke Huy Quan,
insieme al produttore esecutivo Kevin R. Wright,
esplorano cosa significa essere Loki in questa stagione.
Loki 2, tutto quello che sappiamo sulla seconda
stagione
LOKI
2 sarà la “prima seconda stagione in
assoluto” dello studio, e che tornerà a raccontare le
imprese del Dio dell’Inganno e dei suoi tentativi di
preservare l’integrità del Multiverso. La sinossi ufficiale
rilasciata dalla Disney recita: “la seconda stagione di Loki
riprende all’indomani dello scioccante finale di stagione, quando
Loki si ritrova coinvolto in una battaglia per l’anima della Time
Variance Authority. Insieme a Mobius, Hunter B-15 e a una squadra
di personaggi vecchi e nuovi, Loki naviga in un Multiverso in
continua espansione e sempre più pericoloso alla ricerca di Sylvie,
Judge Renslayer e Miss Minutes per comprendere su cosa significhi
possedere il libero arbitrio e uno scopo glorioso“.
Tom Hiddleston
interpreterà naturalmente il Dio dell’inganno, mentre è confermato
anche il ritorno di
Owen Wilson e Sophia DiMartino,
così come l’arrivo della new entry Ke Huy Quan, reduce
dalla vittoria dell’Oscar per Everything Everywhere All
at Once.
Jonathan Majors tornerà invece nel ruolo di Kang,
anche se il suo personaggio non viene citato nel sinossi. La
seconda stagione di Loki, infatti, dovrebbe fornire
agli spettatori maggiori indizi su quello che sarà il suo futuro
nell’MCU. Il debutto
della nuova stagione è previsto su Disney+ per il
6 ottobre.
Il CEO di Apple Tim
Cook, ha iniziato la sua battaglia per promuovere
l’aspetto più consumer del nuovo visore VR/AR Apple Vision
Pro, che a tutti gli effetti potrebbe rappresentare la
nuova evoluzione della fruizione streaming dei contenuti. Infatti,
è risaputo da quanto la Apple ha presentato il suo nuovo gioiello,
con il nuovo VR/AR Apple Vision Pro è possibile
guardare contenuti come film e serie come se foste davanti ad uno
schermo da quasi 30 metri virtuale Vision Pro
offre una risoluzione ultra elevata, con più pixel per ciascun
occhio rispetto a un televisore 4K (con 23 milioni di pixel su due
display) e fornisce un sistema audio spaziale di nuova concezione,
secondo Apple
E proprio riguardo a questo Tim
Cook, in un’intervista andata in onda su “CBS
Sunday Morning” di questa settimana, ha rivelato di usa
“regolarmente” il visore per realtà aumentata Apple Vision Pro, di
prossima uscita, e ha detto di aver guardato “l’intera terza stagione di Ted
Lasso su the Vision Pro”, riferendosi alla serie
Apple
TV+ vincitrice dell’Emmy con protagonista Jason Sudekis. Cook, come ha affermato
all’evento di lancio autunnale di Apple della scorsa settimana, ha
ribadito che
Vision Pro rimane sulla buona strada per essere
disponibile all’inizio del 2024. Allo stesso tempo, ha
riconosciuto che il prodotto è “più complesso” rispetto all’iPhone
e “quindi richiede innovazione non solo nello sviluppo, ma anche
nella produzione”. Il Financial Times quest’estate ha riferito
che Apple ha tagliato gli obiettivi di produzione del
Vision Pro da 1 milione di unità iniziali a meno
di 400.000 a causa dei vincoli dei fornitori.
Apple ha presentato Vision
Pro, al prezzo enorme di 3.500 dollari al pezzo, come una
piattaforma di “calcolo spaziale”, e Cook ha paragonato l’imminente
introduzione del prodotto al modo in cui iPhone ha presentato gli
smartphone a milioni di persone. Secondo Apple, i modelli
di iPhone 15 Pro introdotti da Apple la scorsa settimana possono
acquisire video spaziali che possono essere visualizzati sul visore
AR/VR. Nell’intervista alla “CBS Sunday Morning”, Cook ha
affrontato la questione se Apple continuerà a fare pubblicità su
X/Twitter, il social network di proprietà di Elon Musk, nonostante
il susseguirsi di notizie secondo cui l’incitamento all’odio rimane
prevalente sulla piattaforma e che la società non sta prendendo
provvedimenti per limitarlo. Musk, nel frattempo, ha recentemente
accusato l’Anti-Defamation League di “cercare di uccidere
questa piattaforma accusando falsamente lei e me di essere
antisemiti” e ha sollevato la prospettiva che X possa citare
in giudizio l’ADL per diffamazione.
Cook, alla domanda se Apple debba continuare
a comprare pubblicità su X/Twitter, ha risposto: “È una domanda
che ci poniamo costantemente”. “In generale, la mia
opinione è che Twitter sia una proprietà importante“, ha detto
Cook. “Mi piace il concetto che sia lì per il suscitare
dibattito come piazza cittadina.Ma, ha
aggiunto, “Ci sono anche alcune cose che non mi
piacciono“. In una conferenza degli investitori a marzo, Musk
ha ringraziato Apple e Disney perché rimangono due dei più
grandi operatori di marketing sul social network .
Netflix ha sborsato 20 milioni di dollari
per i diritti globali di Hit
Man, la commedia true-crime del regista
Richard Linklater e della star Glen
Powell. Il film,
proiettato davanti a un pubblico entusiasta ai festival
cinematografici di Venezia e Toronto, segue Powell nei panni di
Gary Johnson, un insegnante part-time che lavora come misterioso
con il dipartimento della Polizia per scovare chi tenta di
assoldare serial killer. Tuttavia Powell infrange il
protocollo per aiutare una donna disperata che cerca di fuggire da
un marito violento, si ritrova a far finta di essere uno dei suoi
falsi personaggi, mentre si innamora della donna.
“Hit Man” riunisce Linklater e
Powell, che hanno lavorato insieme in “Everybody Wants
Some!!” e il film d’animazione fantascientifico di
Netflix “Apollo 10
1/2”. Oltre alla regia, Linklater ha adattato la
sceneggiatura con Glen Powell basata su un
articolo del Texas Monthly di Skip Hollandsworth.
Hit
Man è stato ben accolto dalla critica, con la nostra
Agnese Albertini che
ha scritto che “Hit Man costruisce tutta la
sua narrazione su due caposaldi tematici: invenzione e parodia per
elaborare, come spesso in Linklater, una
riflessione sul comportamento umano, trasferendo questa
ricerca di significato ad ogni reparto, senza mai farla
risultare stucchevole”.
Il cast comprende anche Adria
Arjona (“Morbius”, “6 Underground”), Austin Amelio (“Tutti
vogliono qualcuno”, “The Walking Dead” di AMC), Retta (“Parks and
Recreation”) e Molly Bernard (“Sully”, “Lo stagista”). I produttori
erano Mike Blizzard, Linklater, Powell, Jason Bateman e Michael
Costigan. I produttori esecutivi includono Stuart Ford, Zach
Garrett e Miguel A. Palos, Jr. di AGC, John Sloss di Cinetic Media,
Shivani Rawat e Julie Goldstein di ShivHans Pictures, Vicky Patel,
Steve Barnett e Alan Powell di Monarch Media e Scott Brown e Megan
di Texas Monthly. Creydt.
Molti film stravolgenti fanno sì che
lo spettatore si chieda se ciò che sta vedendo sullo schermo stia
realmente accadendo o meno. Alcuni dei migliori narratori
inaffidabili del cinema sostengono le loro percezioni deliranti o
esagerate della realtà legando la loro soggettività distorta alla
prospettiva del pubblico. Questo, a sua volta, forma un’alleanza
con lo spettatore che, da dietro lo schermo, sa che ciò che sta
vedendo, sentendo e sperimentando è vero per il protagonista, ma
potrebbe non essere necessariamente reale all’interno della
verosimiglianza del film stesso. Questo approccio creativo ha dato
vita ad alcuni dei migliori colpi di scena della storia del film,
mentre altri, a distanza di anni, continuano a lasciare che lo
spettatore si interroghi sulla loro natura: abbiamo raccolto per
voi 10 film che vi faranno dubitare della realtà,
pietre miliari del genere “mind-blowing“, che metteranno
in crisi la percezione di ciò che state vedendo.
1Inception (2010)
Inception è
forse il film moderno “più cervellotico”, che mette in crisi la
comprensione della realtà da parte dello spettatore. Sebbene
l’epopea di Christopher
Nolan faccia un lavoro accurato nello spiegare la
propria logica attraverso diverse scene espositive, le complesse
regole del mondo all’interno di Inception
vengono stabilite solo per essere poi infrante e completamente
dimenticate. Molteplici teorie dei fan sono emerse per scoprire il
vero significato di Inception come
uno dei film più sconvolgenti mai realizzati, ma il vero mistero
del film risiede nel suo finale ambiguo e divisivo.
Un’esplorazione nel mondo della
Nona Arte, un viaggio tra centinaia di opere per selezionare
le eccellenze del fumetto pubblicato in Italia
nell’ultimo anno: è dalla scelta tra 302 titoli proposti
da tutti gli editori italiani che la giuria dei Lucca
Comics Awards) ha individuato le 30 opere
finaliste.
Per annunciarle sono stati scelti
due partner d’eccezione, Robinson – la
Repubblica e Fumettologica, che
insieme al festival racconteranno per una settimana le motivazioni
della giuria, con approfondimenti che valorizzeranno le qualità
autoriali, le tecniche artistiche e visive, le storie, celate in
ogni titolo selezionato. Sui canali social di Lucca
Comics & Games e delle due testate giornalistiche,
lettori e lettrici avranno quindi l’occasione per (ri)scoprire
grandi opere che hanno segnato il fumetto in Italia nell’ultimo
anno.
Un arduo compito quello che ha
affrontato la giuria di questa edizione, composta da Alberto Rigoni
– Head of Content and Productions, Lucca Crea;
Roberto Genovesi – giornalista e scrittore, direttore
di Rai Libri e direttore artistico
di Cartoons on the Bay; Carlotta Vacchelli – docente
e ricercatrice in storia e critica del fumetto e storia dell’arte
presso la American University of Rome; Vincenzo
Filosa – autore, vincitore ai Lucca Comics Awards
2022; Alessandro “DocManhattan” Apreda – giornalista e
blogger.
Dal loro dibattito e confronto,
ecco quindi la lista dei 30 titoli
selezionati (riportati in ordine rigorosamente
alfabetico): Ascolta, bellissima
Márcia – Coconino Press – Marcello
Quintanilha, Barbarone sul pianeta delle scimmie
erotomani – Rulez –
Gipi, Batman: una brutta giornata –
L’Enigmista – Panini Comics – Tom King, Mitch
Gerads, Blue Giant – J-POP –
Shinichi Ishizuka, Dirt – I figli di
Edin – Shockdom – Giulio
Rincione, Do
aPowerbomb! –
SaldaPress – Daniel Warren
Johnson, Entra. – Tunué – Will
McPhail, Eternity – Sergio
Bonelli Editore – Alessandro Bilotta,
AAVV, Fungirl – Coconino Press
– Elizabeth Pich, Goodbye,
Eri – Star Comics – Tatsuki
Fujimoto, Human Target – Panini
Comics – Tom King, Greg Smallwood, I misteri
dell’Oceano Intergalattico – Eris edizioni –
Francesca Ghermandi, Il grande
vuoto – COMICON Edizioni – Léa
Murawiec, Kroma – SaldaPress –
Lorenzo De Felici, L’incidente di
caccia – Rizzoli Lizard – David L. Carson Landis
Blair, La conquista del cielo –
Edizioni BD e J-POP Manga – Yudori, La
gabbia – Feltrinelli Comics – Silvia
Ziche, La professoressa mente –
Panini Comics – Akane
Torikai, L’attesa – BAO
Publishing – Keum Suk
Gendry-Kim, L’Esiliato – Eris
edizioni – Erik Kriek, L’ultimo weekend di
gennaio – BAO Publishing – Bastien
Vivès, Memorie dell’Isola
Ventaglio – Dynit Manga – Kan
Takahama, Mia sorella è pazza –
Rizzoli Lizard – Iris Biasio, Mr.
Evidence – Sergio Bonelli Editore – Adriano
Barone, Fabio Guaglione, AAVV, Nato in
Iran – Canicola – Majid
Bita, Quasi nessuno ha riso ad alta
voce – Canicola –
Pastoraccia, Swan – Coconino
Press – Néjib, Topolino e l’incubo dell’Isola di
Corallo – Panini Comics – Marco Nucci Andrea
Castellan
(Casty), Transformer – Oblomov
– Nicoz Balboa, Yuko – Star
Comics – Ryoichi Ikegami.
Sei le categorie a cui
concorreranno le 30 opere e i rispettivi autori e autrici, che
saranno premiati durante l’imminente
edizione di Lucca Comics &
Games, nel corso della cerimonia di premiazione
prevista il 2 novembre al Teatro del
Giglio: Yellow Kid Fumetto dell’anno,
Yellow Kid Autore/Autrice dell’anno, Gran Guinigi Miglior Fumetto
Breve o Raccolta, Gran Guinigi Miglior Fumetto Seriale, Gran
Guinigi Miglior Disegno, Gran Guinigi Miglior
Sceneggiatura.
Durante la serata del 2 novembre
saranno consegnati anche i Lucca Comics Awards che, per la loro
unicità e particolarità, sono indipendenti dalla selezione
dell’anno: Yellow Kid Maestra/Maestro Del Fumetto,
Gran Guinigi Miglior Esordiente, Gran Guinigi per un’iniziativa
Editoriale – Premio Stefano Beani.
Black Manta,
interpretato da Yahya Abdul-Mateen
II, è il cattivo di Aquaman 2 con una lunga
storia nei fumetti e nel DCEU. Se nel
film precedente il cattivo acquatico era un antagonista secondario,
nel sequel è la minaccia centrale ed è più potente e intimidatorio
di prima. Black Manta e Aquaman
hanno una breve storia nel DCEU, ma il loro legame nei fumetti
risale a molti decenni fa. Il cattivo è un nemico comune di
Aquaman, che ha combattuto contro l’eroe decine di volte nel corso
della storia del personaggio dei fumetti. Nella storia di
Aquaman 2 tornerà per vendicarsi e ora possiede una
potente arma che lo renderà l’avversario più temibile di Curry. In
attesa di vederlo in azione, ecco tutto quello che c’è da sapere su
Black Manta, il cattivo di Aquaman e il Regno Perduto.
1Il ruolo di Black Manta in Aquaman
2
In
Aquaman, la tuta di
Black Manta è stata gravemente danneggiata. Il cattivo
viene salvato dal dottor Stephen Shin di Randall Park, ma rimane
ferito e umiliato. David è ora sul sentiero della vendetta e vuole
distruggere non solo Arthur, ma anche la sua famiglia e il suo
regno. È più potente che mai e sta anche guidando un gruppo di
mercenari in una missione per distruggere Atlantide. Arthur è ora
un padre, un marito e un re che sembra avere una vita perfetta
prima del ritorno di Black Manta. Dopo aver constatato la
pericolosità del cattivo, chiede aiuto al fratello, ora
imprigionato per le sue azioni nel film precedente. Questo sequel
sarà l’ultimo film del DCEU prima che l’universo venga riavviato da
James Gunn nel
2025. Questa potrebbe essere l’ultima avventura di Jason Momoa nei panni di Aquaman e
Black Manta sarà il suo avversario più pericoloso in Aquaman e
il Regno Perduto.
É stato diffuso dai Me contro
Te sul loro canale YouTube il trailer ufficiale del quinto
film, Me Contro Te Il Film – Vacanze in
Transilvania. Dopo lo straordinario successo dei primi
quattro lungometraggi, il film, sempre per la regia di Gianluca
Leuzzi, vede Lui e Sofì protagonisti di un’avventura da brividi nel
luogo più spaventoso del pianeta: il Castello del Conte Dracula in
Transilvania! Me Contro Te Il Film – Vacanze in
Transilvaniasarà
nelle sale ad Halloween, a partire dal 19 ottobre, distribuito
da Warner Bros. Pictures.
Nel laboratorio ormai
abbandonato del Signor S., Viperiana, Perfidia e la banda dei
Malefici stanno tramando un piano malvagio per distruggere i Me
Contro Te e il mondo intero: oscurare il Sole con il prezioso
diamante delle paure e rendere la Terra un posto buio e desolato.
Ma il diamante è nascosto nel posto più spaventoso del Pianeta: il
Castello del Conte Dracula in Transilvania! Sofì, Luì, Chicco, Tara
e Ajar partono così per la Transilvania, mentre il Signor S. si
mette sulle tracce dei Malefici. Qui i nostri amici dovranno
vedersela con il Conte Dracula in persona, il suo fedele servitore
Patumièr, e sua figlia Ombra. Attraverso passaggi segreti, quadri
parlanti e nuovi amori, il gruppo di amici imparerà ad affrontare
le proprie paure e realizzerà che le diversità sono un valore e non
un limite e non bisogna temerle”
Da un soggetto di Luigi Calagna e
Sofia Scalia, Me Contro Te Il Film – Vacanze in
Transilvania è scritto da Emanuela Canonico,
Andrea Boin, Luigi Calagna, Sofia Scalia e Gianluca Leuzzi. La
fotografia del film è di Vito Trecarichi (A.I.C.), il montaggio di
Davide Cerfeda, la scenografia di Mario Torre e i costumi di Tecla
Turiaco. Le musiche originali del film sono di Matteo Curallo.
*
Me Contro Te Il Film – Vacanze in Transilvania
è una produzione Warner Bros. Entertainment Italia, Colorado Film
Production e Me Contro Te. Il film sarà distribuito nelle sale ad
Halloween, a partire dal 19 ottobre, da Warner Bros. Pictures.
Affermatasi come attrice,
Emerald Fennell è ora diventata anche un’acclamata
attrice e scenggiatrice, già insignita di importanti riconoscimenti
e considerata una delle voci femminili più brillanti presenti oggi
nel mondo del cinema. Dividendosi tra recitazione, regia e
scrittura, Fennell si sta dunque affermando come una delle
personalità più forti in quel di Hollywood, con rose aspettative
per il suo futuro.
Ecco 10 cose che forse non sai di Emerald
Fennell.
Emerald Fennell: i suoi film e le serie TV
1. Ha recitato in diversi
film. Fennell debutta come attrice al cinema nel 2010 in
Mr.Nice, per poi recitare in Albert Nobbs (2011),
Anna Karenina (2012),
con Keira Knightley, Pan – Viaggio sull’isola che non
c’è (2015), con Hugh Jackman e The Danish Girl (2015),
con Eddie Radmayne. In seguito ha recitato nel
film Vita & Virginia (2018), mentre nel 2023 ha avuto un
piccolo ruolo nel film campione d’incassi Barbie, diretto da
Greta
Gerwig.
2. Ha preso parte a note
serie TV. Oltre che sul grande schermo, Fennell si è
distinta anche sul piccolo, recitando in serie come New Tricks
– Nuove tracce per vecchie volpi (2006), Any Human
Heart (2010) e L’amore e la vita – Call the Midwife
(2013-2017). Nel 2017 recita in un episodio di Victoria,
mentre dal 2019 al 2020 ricopre un ruolo importante nella serie
The Crown, recitando
accanto ad Olivia Colman e Josh
O’Connor.
3. È anche regista,
produttrice e sceneggiatrice. Fennell non si è però
distinta solo come attrice, ma ha dato prova di essere anche
un’ottima regista, sceneggiatrice e produttrice. Ha infatti scritto
per la televisione alcuni episodi della serie Killing Eve,
mentre ha poi scritto i film Una donna promettente e
Saltburn, lavorando su
questi ultimi due anche come regista. Di entrambi i film e della
serie TV è infine anche produttrice.
Emerald Fennell è Midge in Barbie
4. Ha interpretato la
controversa bambola Midge. Nel film Barbie
Fennell interpreta l’amica di Barbie, Midge, bambola presentata per
la prima volta nel 1963 come l’amica dai capelli rossi. La sua
apparizione in questo film è specificamente basata sulla bambola
Pregnant Midge & Baby del 2003 della linea Happy Family.
Questa bambola è famigerata per essere stata al centro di alcune
controversie, poiché è stata accusata di favorire la gravidanza
adolescenziale (anche se Midge era un’adulta in questa versione) e
di essere apparentemente una madre single non sposata (anche se nel
1990 venne indicata come moglie di Allan).
Emerald Fennell in The Crown
5. Ha interpretato Camilla
Shand nella serie Netflix. Nel corso della terza e della
quarta stagione di The
Crown, Fennell ha interpretato Camilla Shand, seconda
moglie di Carlo. La sua partecipazione alla serie si limita ad
alcuni episodi, venendo poi sostituita da un’altra attrice a
partire dalla quinta stagione dove il personaggio viene raffigurato
ad una diversa età. Fennell ha ad ogni modo avuto l’occasione di
incontrare la vera Camilla, la quale si è detta fan della serie e
dell’interpretazione che l’attrice ha dato di lei.
Emerald Fennell e Una donna promettente
6. Ha scritto il film a
partire da una precisa immagine. La primissima scena a cui
Emerald Fennell ha pensato mentre cercava la storia per il film
vedeva un personaggio femminile sdraiato su un letto mentre
qualcuno le abbassa i pantaloni. La donna, ubriaca, chiede a quel
punto all’uomo “Cosa stai facendo?”, per poi porre la
stessa domanda in modo completamente sobrio. A partire da qui, la
sceneggiatrice e regista scritto il resto del film, basandosi
dunque su questa immagine e proponendo poi nel film finito questa
stessa intera scena.
Emerald Fennell dirige Saltburn
7. Ha diretto un secondo
film. A tre anni di distanza da Una donna
promettente, Fennell sta per portare al cinema il suo nuovo
film da lei scritto e diretto. Si tratta di Saltburn,
storia di uno studente dell’Università di Oxford che si
ritrova attratto dal mondo di un affascinante e aristocratico
compagno di classe, che lo invita nella vasta tenuta della sua
eccentrica famiglia per un’estate indimenticabile. Tra i
protagonisti vi sono Jacob Elordi,
Barry Keoghan,
Carey Mulligan e
Rosamund
Pike.
Emerald Fennell e gli Oscar
8. Ha vinto
un’Oscar. In occasione della cerimonia 2021 dei premi
Oscar, Fennell si presentava come una delle favorite, essendo stata
candidata come miglior film, miglior regista e miglior
sceneggiatura originale per Una donna promettente. Alla
fine vinse proprio il premio per la sceneggiatura, ottenendo così
una maggiore popolarità e divenendo una delle nuove autrici di
cinema da tenere d’occhio per il futuro.
9. Ha stabilito un
primato. Oltre ad aver portato a casa l’Oscar per la
miglior sceneggiatura originale, Fennell ha anche stabilito un
primato presso l’Academy. Grazie alla sua nomination come miglior
regista, è diventata la prima donna britannica a venire candidata
in tale categoria. Fino a quel momento solo registe statunitensi
(Kathryn Bigelow, Sofia Coppola, Greta Gerwig), neozelandesi
(Jane Campion) e cinesi (Chloé
Zhao). Fennell è stata poi la seconda nominata per la sua
opera di debutto, la prima è stata Gerwig per Lady
Bird.
Emerald Fennell è su Instagram
10. Non possiede un profilo
sul social network. L’attrice ha in più occasioni
dichiarato di non essere una grande fan dei social network, dove
troppo spesso la vita privata si mescola con quella pubblica.
Proprio per perseguire il desiderio di non condividere troppo di
sé, Fennell ha deciso di non possedere alcun account ufficiale sul
social Instagram né su altri social. Si possono tuttavia ritrovare
alcune fan page grazie alle quali sarà possibile rimanere
aggiornati sui progetti di lei.
Nuovo
Olimpo di Ferzan Ozpetek sarà presentato in anteprima
alla diciottesima edizione della Festa del
Cinema di Roma che si svolgerà dal 18 al 29 ottobre
2023 all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. Lo annuncia
la Direttrice Artistica Paola Malanga con Gian Luca Farinelli,
Presidente della Fondazione Cinema per Roma, e Francesca Via,
Direttrice Generale.
Il pluripremiato regista de Le fate
ignoranti, La finestra di fronte, Saturno contro, Mine vaganti, Magnifica presenza e La dea
fortuna ambienta il suo nuovo film a Roma con una storia
d’amore che attraversa tre decenni a partire dalla fine degli anni
‘70. Al centro della trama due giovani venticinquenni,
interpretati da Damiano Gavino e Andrea Di Luigi,
che si incontrano per caso e si innamorano perdutamente, destinati
poi a perdersi e a cercarsi per i trent’anni a seguire.
Su Nuovo
Olimpo il regista Ferzan Ozpetek ha così dichiarato: “Il
punto di partenza del film è una storia vera che mi è successa
negli anni ‘70 e che da tanto tempo volevo usare come spunto per
farne un film – spiega il regista – Iniziando a lavorarci però
questa volta mi sono subito accorto che piano piano la storia si
allargava comunque, si staccava dal suo nodo iniziale così
personale e dilagava verso altre dinamiche e altri temi che non
riguardavano più soltanto me. Perché non raccontava solo un amore a
due attraverso il tempo ma pure l’amore per il Cinema, come memoria
del desiderio e della passione. I confini autobiografici si sono
così scoloriti e la storia non è più stata soltanto mia, ma credo
anche di tanti altri”.
Nel cast di Nuovo
Olimpo, scritto da Ozpetek assieme a Gianni
Romoli, figurano anche
Luisa Ranieri, Aurora Giovinazzo,
Greta Scarano, Alvise Rigo, Giancarlo Commare e
Jasmine Trinca. La colonna sonora del film ospita il
brano “Povero Amore”, interpretato da Mina e inserito nel suo nuovo
album, “Ti amo come un pazzo”: si rinnova così il sodalizio fra il
regista e la cantante dopo le recenti collaborazioni ne La dea
fortuna e Le fate ignoranti – La serie. Nuovo
Olimpo – prodotto da Tilde Corsi e Gianni Romoli, una
produzione R&C Produzioni in associazione con Faros Film – sarà
disponibile solo su Netflix.
A partire da domenica 24 settembre
al cinema Quattro Fontane di Roma, inizia “L’eterna
illusione”, rassegna curata da Cesare
Petrillo e organizzata da Circuito Cinema:
quaranta commedie dell’epoca d’oro di Hollywood in
versione originale sottotitolata restaurate e
digitalizzate torneranno sul grande schermo con cadenza
settimanale, fino alla fine di giugno. Un appuntamento per i
nostalgici del cinema del passato e per i giovani desiderosi di
scoprire sul grande schermo per la prima volta i film di
Lubitsch, Hawks e tanti altri che hanno fatto la
storia del cinema. “L’eterna illusione” dimostrerà che il cinema
classico non è qualcosa di noioso nè indigesto, ed è concepita
all’insegna della risata e del puro intrattenimento. Uno spirito
anarchico anima la commedia americana classica, sia quella di
matrice più sofisticata di cui Ernst Lubitsch fu iniziatore e
maestro indiscusso sia quella conosciuta come screwball
comedy, che divampò in America nel 1934 con Ventesimo
secolo di Howard Hawks, Accadde una
notte di Frank Capra e L’uomo ombra
di W.S. Van Dyke.
Fu con gli anni Trenta e
l’affermazione del cinema sonoro che i geni del muto,
Chaplin e Buster Keaton e tanti altri lasciarono
il posto a una generazione di registi, sceneggiatori e attori che
rivoluzionarono il genere. Dialoghi a raffica, situazioni
paradossali, ritmo serrato, scenografia lussuosa,
illuminazione leggera, riprese in campo medio, ma soprattutto la
centralità della coppia attore/attrice al posto
del vecchio capocomico maschio. E naturalmente
l’eccellenza nella regia, scrittura e recitazione.
Oltre a Lubitsch, Capra e Hawks si affermarono registi nuovi e
sceneggiatori che diventarono registi a loro volta negli anni
Quaranta.
Con grande celerità gli
Studios si accaparrarono le star del teatro in grado di “parlare” –
James Stewart, Henry Fonda, Claudette Colbert, Margaret
Sullavan, Katharine Hepburn, Miriam Hopkins, Ginger Rogers, Barbara
Stanwyck, Fredric March, Melvyn Douglas, Spencer Tracy, e
non ultimo Cary Grant. Il fenomeno della commedia
si allargò tanto che gli artisti più insospettabili ne furono
contagiati: Greta Garbo,
Alfred Hitchcock, Errol Flynn e Bette Davis. Il filo
conduttore che fa della commedia classica un corpo unico, una
fabbrica di risate, è il comportamento stravagante, al limite della
follia, dei personaggi principali. Soprattutto delle donne.
Avventurosa, irriverente, testarda, l’eroina screwball è
disposta a tutto fuorché a vivere nei binari della convenzione.
L’eroe, l’anima gemella, è anche lui un diverso; sta al di fuori
del ruolo tradizionale di maschio e gioisce dello spirito adulto e
indipendente della sua donna. Lui non comanda, lei non obbedisce,
lui non lavora, lei non fa faccende domestiche. Sono amici,
compagni e amanti nella vita e nel gioco.
La rassegna
“L’eterna illusione” si propone di scoprire o
riscoprire quaranta classici indimenticati ma mai abbastanza
conosciuti (L’uomo ombra, Accadde una notte, Susanna, Ventesimo
secolo, Ninotchka) alternandoli a piccoli tesori nascosti
(La bisbetica innamorata, Jim il gentiluomo, Jane Palmer, I
milioni della manicure, Le vie della fortuna).
Iniziano oggi le riprese
del film La
casa degli Sguardi, esordio alla regia cinematografica
di Luca Zingaretti e tratto dal libro di Daniele
Mencarelli, “La casa degli sguardi”. Il film
prodotto da ANGELO BARBAGALLO, GABRIELLA BUONTEMPO
e MASSIMO MARTINO perBIBI FILM,
CLEMART con RAI CINEMA e STAND BY
ME. Nel cast protagonisti Gianmarco Franchini,
Federico Tocci, Riccardo Lai, Alessio Moneta, Chiara Celotto, Marco
Felli, Cristian Di Sante.
Marco ha 20 anni e una grande
capacità di sentire, avvertire ed empatizzare con il dolore del
mondo, scrive poesie, e cerca nell’alcool e nelle droghe “la
dimenticanza”, quello stato di incoscienza impenetrabile anche
all’angoscia di esistere e di vivere. Beve tanto Marco, beve
troppo. È in fuga dal dolore ma soprattutto da se stesso. Per
vivere si deve anestetizzare, dice. È incapace di “stare” nelle
cose, a meno che il tasso alcolico del suo sangue non sia
altissimo, e si è allontanato da tutti, amici e fidanzata,
spaventati dalla sua voglia di distruggersi. Anche il padre,
testimone di questo lento suicidio, è incapace di gestire tanta
sofferenza ma tenta almeno di “esserci”, la madre è mancata da
qualche anno e ha lasciato un grande vuoto. Quando dovrà andare a
lavorare nella cooperativa di pulizie del Bambin Gesù è convinto
che questa esperienza, a contatto con i bambini malati, lo
ucciderà.
Svariati premi cinematografici
prestigiosi, primi fra tutti gli Academy
Awards, sono notoriamente prevenuti nei confronti dei
film di genere, siano essi d’azione, comici, fantasy o surreali.
Tuttavia, queste tendenze non sono nulla in confronto all’apparente
avversione degli Oscar per i film
dell’orrore: è, infatti, piuttosto raro vedere un film
horror nominato in qualsiasi categoria e il numero di
interpretazioni di film horror premiate è piuttosto basso. Nella
storia degli Academy Awards, solo sei film horror
hanno preso parte alla competizione per il premio al “miglior
film”: li classifichiamo in questo articolo!
1Il silenzio degli innocenti
(1991)
Il silenzio degli
innocenti non è solo l’unico film dell’orrore ad aver
vinto il premio per il miglior film, ma ha conquistato la “Top
Five” con le vittorie nelle categorie di miglior regista (Jonathan Demme), miglior attore
(Sir Anthony
Hopkins), miglior attrice (Jodie Foster) e
miglior sceneggiatura non originale. Il silenzio degli
innocenti è un capolavoro di sottigliezza; i giochi mentali
che il dottor Hannibal Lector fa alle sue vittime sono uno dei
tanti motivi per cui è tra i più grandi cattivi del cinema di tutti
i tempi.
Demme ha capito che era necessario avere
pazienza per adattare questo particolare capitolo della serie di
romanzi di Thomas Harris. Mettendo il personaggio di
Clarice Starling nella posizione di aver bisogno
dell’aiuto di Lector per trovare un altro serial killer,
Demme ha creato un rapporto sorprendente tra i
due. È un peccato che Il silenzio degli
innocenti sia l’unica inclusione del genere horror
nella lista dei vincitori del miglior film, ma non poteva essere
una vittoria più meritata.L’es
Come molti di voi già sapranno
Tim Burton ha riportato per primo sul grande
schermo il Cavaliere Oscuro in Batmandel
1989 e in seguito ha realizzato un sequel perfetto
con Batman:
Il ritorno. In seguito a quel successo insieme
allo studios stava pianificando di fare lo stesso con L’Uomo D’Acciaio e aveva scelto
Nicolas Cage nello sfortunato film mai
realizzato Superman Lives. Il progetto è andato
in pezzi molto prima che le riprese potessero iniziare a girare e
Supes è rimasto sullo scaffale fino a quando Superman
Returns ha tentato di riconquistare la magia
di Superman: The Movie (che non ha
funzionato e Zack Snyder ha successivamente
riavviato l’eroe in Man of Steel del 2013).
Nei momenti finali
di The
Flash all’inizio di questa estate,
Nicolas Cage ha finalmente potuto
vestire i panni di Superman per una particolare sequenza in CG che
lo ha visto combattere con il ragno gigante presente nella
sceneggiatura mai realizzata di quel film e ampiamente discussa.
Michael Keaton, nel frattempo, ha assunto un ruolo secondario nei
panni del vecchio Bruce Wayne. Parlando di queste esperienza
Tim Burton ha recentemente dichiarato
al British Film
Institute: “Quando lavori così a lungo su un
progetto e non si realizza, ti influenza per il resto della tua
vita. Perché ti appassioni. sulle cose, e ogni cosa è un viaggio
sconosciuto, e [Superman Lives] non era ancora arrivato. Ma è una
di quelle esperienze che non ti abbandona mai, per un
po’.”“Ma riguarda anche un’altra questione
dell’intelligenza artificiale, ed è per questo che penso di aver
superato questa questione con lo studio”, ha
continuato. “Possono prendere quello che hai fatto,
Batman o qualsiasi altra cosa, e appropriarsene culturalmente in
modo improprio, o come vuoi chiamarlo.”“Anche se
sei schiavo della Disney o della Warner Brothers, loro possono fare
quello che vogliono. Quindi nei miei ultimi anni di vita, sono in
una silenziosa rivolta contro tutto questo.”
Pur non menzionando
esplicitamente The
Flash, Tim Burton parlando di appropriarsi
indebitamente del suo lavoro probabilmente ti dice tutto quello che
dobbiamo sapere su come si è sentito nel vedere il suo Superman
trasformato in una mostruosità in CG (immaginiamo che non fosse
contento nemmeno che la storia del suo Bruce Wayne
continuasse senza di lui). La Warner Bros. originariamente
prevedeva che
Michael Keaton continuasse a interpretare il Crociato
Incappucciato in Batgirl, Aquaman
e il Regno Perduto, Batman
Beyond e Crisi sulle Terre
Infinite. Tuttavia, la formazione dei DC Studios ha
portato alla demolizione “fortunatamente” di questi piani.
Per quanto riguarda Tim Burton, i suoi giorni da film sui
supereroi sono probabilmente finiti e immaginiamo che non sia
qualcosa sul quale tornerebbe volentieri. Tuttavia, non possiamo
fare a meno di pensare cosa sarebbe potuto succedere con
Superman Lives.
Nonostante un ruolo secondario a
sorpresa per il Capitano Carson Teva, non ci
aspettiamo che nessuno dei personaggi principali di
The
Mandalorian appaia in Ahsoka.
Anche se siamo sicuri che artisti del calibro di Din
Djarin, Sabine Wren, Bo-Katan Kryze e Hera
Syndulla alla fine condivideranno lo schermo
(probabilmente nel film Star
Wars
pianificato da Dave Filoni), questa serie non è necessariamente
il posto giusto dove aspettarsi che questo possa accadere.
Tuttavia, potrebbe esserci stato un
crossover che ci siamo persi tutti martedì scorso. Nei momenti
finali di “Shadow Warrior“, Ahsoka
Tano e Huyang fanno il salto nell’iperspazio per gentile
concessione di Purrgil dopo che l’ex Jedi è riuscito a connettersi
con loro attraverso la Forza. La loro destinazione? La
galassia in cui sia Ezra Bridger che il
Grand’Ammiraglio Thrawn hanno trascorso gli ultimi anni
bloccati. Anche se Ahsoka
ci ha dato uno sguardo dettagliato ai Purrgil, questa non è la
prima volta che li vediamo in live-action. Ciò in realtà è
avvenuto durante la premiere della
terza stagionedi The
Mandalorian quando Grogu, viaggiando
nell’iperspazio insieme a Din Djarin, li ha avvistati fuori dal
finestrino della cabina di pilotaggio del loro caccia stellare.
Molti fan sono ora convinti che ciò
che Grogu stava effettivamente vedendo fosse uno scorcio del
viaggio di Ahsoka,
suggerendo che gli eventi di entrambi gli spettacoli si svolgono
più o meno nello stesso periodo (questo spiega la fiducia del
Capitano Pellaeon che Thrawn stava per tornare durante
quell’incontro con Moff Gideon). Data la storia di Ahsoka e
Grogu, non possiamo escludere che i due abbiano formato una
connessione di qualche tipo.
Il fatto che Purrgil sia su Seatos
si somma poiché è chiaramente un percorso verso un’altra galassia,
ma è possibile che Din e Grogu si siano ritrovati brevemente in una
corsia iperspaziale vicina. In alternativa, le balene spaziali
potrebbero essere state attratte dalla posizione del Bambino a
causa della sua forza nella Forza. È divertente pensare che
Ahsoka e
The
Mandalorian siano collegati in qualche
modo, ma finché non sarà confermato da Lucasfilm, questa rimarrà
poco più che una teoria dei fan.
What if the purrgil carrying
#Ahsoka and
#Huyang , is the same one we saw already traveling in
#Mandalorian season 3, and it especially caught Grogu’s
attention because he sensed Ahsoka with them. pic.twitter.com/zud8KMVzuC
Dopo una serie di flop
critici e commerciali, la Warner Bros.Discovery
riavvierà presto il DC
Extended Universe come il nuovo DCU
con una serie di film e programmi TV dei DC Studios che è stato
soprannominato “Capitolo 1: Dei e
Mostri“. James Gunn e Peter Safran
supervisioneranno questo rilancio, anche se alcune delle decisioni
che hanno preso sono già state criticate.Le critiche
includono ovviamente le decisioni prese sul casting, con la maggior
parte della
Justice League destinata a essere sostituita.Nel
caso dell’attore di Aquaman Jason Momoa, è opinione diffusa che lascerà il
ruolo di Arthur Curry per
interpretare Lobo.Questo vorrà dire che
probabilmente il franchise si concluderà conAquaman
e il regno perdutodi dicembre, una
sorpresa considerando il fatto che il film del 2018 ha incassato
oltre 1,1 miliardi di dollari. Nelle ultime settimane inoltre si è
diffuso l’opinione non verificata che questosequel ha
avute pessime reazioni alle proiezioni test dello studios e per
questo abbia ricevuto infinite riprese!
Durante una recente intervista
con Screen Rant, al regista
James Wan è stato chiesto il suo pensiero sul
riavvio e, sebbene non abbia né elogiato né criticato l’approccio
dei DC Studios nel ripristinare questo mondo frammentato, sembra
che i cambiamenti abbiano presentato alcune sfide! “Sono
consapevole di tutto ciò che accade intorno a me. Voglio dire, uso
l’analogia in cui vivo in una casa che viene
rinnovata”, dice. “È difficile non
essere consapevoli del rinnovamento che sta accadendo intorno a
me.Ma la bellezza di Aquaman è che abbiamo
sempre progettato questi due film in modo che fossero all’interno
del loro mondo. Il vantaggio di non essere agganciati a questo
universo più grande è che qualunque cosa accada laggiù non
influenza realmente il mio film. Questo film non lo fa.” Non si
aggancia a nulla. Vive nel suo mondo.Questo è ciò che abbiamo scoperto che funzionava
davvero bene per noi nel primo film, e stiamo facendo esattamente
la stessa cosa” ha concluso
Wan. “C’è rumore in giro, ma sono
solo nel mio bozzolo, nel mio regno
sottomarino.”
Tra le sfide che
James Wan ha dovuto affrontare in conseguenza
alcambio di regime c’è quella di dover girare di nuovo e quindi
rimuovere una scena post-crediti incentrata su Batman e
probabilmente qualsiasi altro riferimento che legherebbe questo
seguito al DCEU più
ampio. Se Aquaman
e il Regno Perdutosupererà le aspettative
a conti fatti, questa iterazione del Re di Atlantide potrebbe
emergere anche nel DCU; sfortunatamente, al momento sembra
improbabile. Aquaman e il
Regno Perduto uscirà il
20 dicembre.