Il prossimo ruolo diKristen Stewartsarà ancora una volta un
ritrarre di una donna influenti nella vita reale.Infatti l’attrice interpreterà SusanSontag in “Sontag“,
che sarà diretto da Kirsten
Johnson. Screen Daily ha riportato per
primonotizie sul progetto. Il lungometraggio è
basato sulla biografia “Sontag: Her Life” di Ben Moser, e sarà
scritto per il grande schermo da Johnson e Lisa Kron. Brouhaha
Entertainment, con sede nel Regno Unito e in Australia, produrrà il
progetto, le cui riprese inizieranno dopo che la Stewart avrà
finito i suoi impegni come presidente di Giuria al Festival di
Berlino.
“Stiamo usando Berlino come momento per dare il via al
progetto e fare riprese documentarie di
Kristen come capo della giuria e parlarle di come diventerà
Sontag“, ha detto Gabrielle Tana, che ha co-fondato Brouhaha
Entertainment e è produttore del progetto. “Sarà un
dramma, ma con un aspetto documentaristico. Kirsten ha un
approccio meraviglioso alla narrazione, e questo ne è il riflesso,
quindi userà il documentario in esso.”
Sontag è stata una scrittrice e
intellettuale influente che spesso promuoveva idee complesse sui
diritti umani e la giustizia sociale in saggi chiari. Il suo lavoro
di saggistica, che ha portato alla luce questioni sociali come
l’epidemia di AIDS e le critiche alla guerra del Vietnam, è stato
spesso oggetto di polemiche.
Kristen Stewart ha recitato in due film
biografici di alto profilo negli ultimi anni, tra cui “Seberg”
del 2019, in cui interpretava l’attrice Jean Seberg, e
“Spencer”
del 2021, in cui interpretava la principessa Diana per la quale ha
ricevuto una nomination all’Oscar. Oltre a questi ruoli, la
Stewart ha anche recitato in una serie recente
di film audaci, tra cui il surreale fantascientifico del 2022
“Crimes
of the Future” e due progetti molto diversi per il
2020: la commovente commedia romantica lesbica “Happiest
Season” e il film sulle creature “Underwater“.
Questa sarebbe la prima volta che Johnson dirige un dramma dopo due
documentari acclamati dalla critica, “Cameraperson” del 2016 e
“Dick Johnson Is Dead” del 2020.
Paramount+
presenta in esclusiva 1923,
la nuova attesissima serie ideata dal candidato all’Oscar
Taylor Sheridan con protagonisti il candidato
all’Oscar Harrison Ford e la vincitrice dell’Oscar
Helen Mirren, in arrivo in Italia su Paramount+
da domenica 12 febbraio. Nei giorni scorsi, inoltre, Paramount+ ha
confermato ufficialmente che la serie è stata
rinnovata per una seconda stagione.
1923 introduce una
nuova generazione di Dutton guidata dal patriarca Jacob (Ford) e
dalla matriarca Cara (Mirren). La serie esplora i primi anni del XX
secolo, quando pandemie, siccità storiche e la fine del
proibizionismo affliggono le montagne dell’Ovest e i Dutton che le
chiamano casa. La prima stagione di 1923 è interpretata anche da
Brandon Sklenar, Darren Mann, Michelle Randolph, James
Badge Dale, Marley Shelton, Brian Geraghty, Aminah Nieves, Jerome
Flynn e Julia Schlaepfer.
Prodotta da MTV Entertainment
Studios, 101 Studios e Bosque Ranch Productions, la serie è
prodotta dal co-creatore di “Yellowstone”
Taylor Sheridan, David C. Glasser, John Linson, Art Linson, Ron
Burkle, David Hutkin, Bob Yari e Ben Richardson. 1923 è l’ultima
aggiunta al crescente programma di Sheridan su Paramount+,
che comprende 1883, MAYOR OF KINGSTOWN, TULSA KING e le prossime
serie BASS REEVES, LIONESS e LAND MAN.
About Paramount+
Paramount+
è un servizio globale di streaming video digitale su abbonamento di
Paramount che offre una montagna di intrattenimento premium per il
pubblico di tutte le età. A livello internazionale, il servizio di
streaming offre una vasta libreria di serie originali, spettacoli
di successo e film popolari di ogni genere provenienti da marchi e
studi di produzione di fama mondiale, tra cui SHOWTIME®, CBS,
Comedy Central, MTV, Nickelodeon, Paramount Pictures e Smithsonian
Channel™, oltre a una robusta offerta di contenuti locali di prima
qualità. Il servizio è attualmente attivo negli Stati Uniti,
Canada, Regno Unito, Australia, America Latina, Caraibi, Austria,
Francia, Germania, Irlanda, Italia, Svizzera e Corea del Sud.
Instagram presenta il primo teaser poster di
The
Flash, il film con Ezra Miller che arriverà al cinema il 23
giugno 2023. Il film, a cui è stato affidato un reset parziale del
DCEU per far confluire le storie nel nascente DCU, vedrà il Velocista Scarlatto confrontarsi
con il Cavaliere Oscuro di Gotham, come si vede bene
dall’immagine:
Presentato al Festival
di Venezia 2022, arriva in prima tv su Sky
Il Signore delle formiche, pellicola di Gianni
Amelio che ricostruisce il caso Braibanti e il bigottismo
dell’Italia degli anni ’60, lunedì 13 febbraio alle 21.15
su Sky Cinema Uno (alle 21.45 anche su Sky Cinema Drama), in
streaming su NOW e disponibile on demand, anche in qualità
4K.
Nel cast Luigi Lo Cascio ed Elio Germano, affiancati dal giovane
Leonardo Maltese, al suo debutto al cinema, e da
Sara Serraiocco e Anna Caterina
Antonacci. La sceneggiatura è di Gianni Amelio,
Edoardo Petti e Federico Fava
Alla fine degli anni 60 si celebrò
a Roma un processo che fece scalpore. Il drammaturgo e poeta Aldo
Braibanti fu condannato a nove anni di reclusione con l’accusa di
plagio, cioè di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e
psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne. Il
ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale
psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock,
perché “guarisse” da quell’influsso “diabolico”. Alcuni anni dopo,
il reato di plagio venne cancellato dal codice penale. Ma in realtà
era servito per mettere sotto accusa i “diversi” di ogni genere, i
fuorilegge della norma. Prendendo spunto da fatti realmente
accaduti, il film racconta una storia a più voci, dove, accanto
all’imputato, prendono corpo i famigliari e gli amici, gli
accusatori e i sostenitori, e un’opinione pubblica per lo più
distratta o indifferente. Solo un giornalista s’impegna a
ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure.
Lunedì 13 febbraio in prima
tv alle 21.15 su Sky Cinema Uno (alle 21,45 anche su Sky Cinema
Drama), in streaming su NOW e disponibile on demand, anche in
qualità 4K.
Arriva da Deadline la notizia
che Carlos Saura, celebre regista spagnolo, è
scomparso all’età di 91 anni. Saura è uno dei nomi più noti e
prestigiosi della cinematografia iberica, al livello
di Luis Buñuel e Pedro
Almodóvar.
Ad annunciare la morte è stata l’Accademia
del cinema spagnolo, che ha riferito che il regista è morto nella
sua casa, circondato dall’affetto dei suoi cari. L’istituzione lo
ha descritto come “uno dei più importanti filmmaker nella storia
del cinema spagnolo”.
Trai suoi titoli più importanti,
ricordiamo Cría cuervos… (1976),La
caccia(1966), Frappè alla
menta (1967),¡Ay,
Carmela!(1990),La
cugina Angelica(1974),In
fretta, in fretta (1981) e molti altri che hanno
contribuito a formare l’immaginario del suo Paese e a dare
all’Europa e al mondo una lettura personale e distintiva della
Spagna.
È disponibile il trailer di
Ritrovarsi in Rye Lane, film di
successo del Sundance targato Searchlight Pictures che debutterà il
31 marzo in esclusiva su Disney+ in Italia.
Dalla regista Raine
Allen-Miller, Ritrovarsi in Rye Lane è una commedia
romantica che vede protagonisti David Jonsson (Industry,
Deep State) e Vivian Oparah (Class, The
Rebel), nei panni di Dom e Yas, due ventenni entrambi reduci
da brutte rotture, che entrano in sintonia nel corso di una
giornata movimentata nel sud di Londra, aiutandosi a vicenda ad
affrontare i loro ex da incubo e, potenzialmente, a ritrovare la
fiducia nel romanticismo.
Searchlight Pictures, BBC Film e
BFI presentano Ritrovarsi in Rye Lane, una produzione DJ
Films e Turnover Films. Scritto da Nathan Bryon e Tom Melia e
diretto da Raine Allen-Miller, il film è prodotto da Yvonne Isimeme
Ibazebo e Damian Jones. Kharmel Cochrane è la direttrice del
casting, Olan Collardy è il direttore della fotografia, Victoria
Boydell è la montatrice, Anna Rhodes è la scenografa, con i costumi
di Cynthia Lawrence-John, le acconciature e il trucco di Bianca
Simone Scott e la colonna sonora originale di Kwes. Il film è stato
sviluppato con l’assistenza di BBC Film e finanziato da Searchlight
Pictures, BBC Film e BFI (che ha concesso i fondi della National
Lottery). Gli executive producer sono Eva Yates e Rose Garnett per
BBC Film, Kristin Irving per BFI oltre a Sophie Meyer, Paul Grindey
e Charles Moore.
Fast
X
(Fast
and Furious 10) è diretto dal regista di
Transporter Louis Leterrier, che ha assunto
il ruolo di Justin Lin dopo che Lin ha improvvisamente abbandonato
il progetto a causa di differenze creative. Il film è scritto
da Lin e Dan Mazeau, con Lin ancora impegnato come produttore.
Vin
Diesel ,
Tyrese Gibson,
Michelle Rodriguez,
Brie Larson, Ludacris, Nathalie Emmanuel, Sung Kang e Scott
Eastwood riprenderanno i rispettivi ruoli nel film. Il
decimo capitolo includerà anche le aggiunte dei nuovi arrivati in
franchising Jason Momoa (Aquaman),
Daniela Melchior (The Suicide Squad), Brie Larson (Captain Marvel) e Alan
Ritchson (Reacher), con Momoa che dovrebbe interpretare
l’antagonista.
“Per non dimenticare”. Una frase che
si sente spesso quando si parla dell’Olocausto e che prendiamo in
prestito per introdurre Till, il nuovo film di Chinonye
Chckwu. La regista sceglie di tornare in sala con una
storia vera che scosse l’America degli anni ’50. Nel 1955 un
bambino afroamericano, Emmett Till, fu linciato, torturato e ucciso
per motivi razziali nel Mississippi, e poi gettato in un fiume dove
fu ritrovato qualche giorno dopo completamente sfigurato.
Till, lo diciamo subito, è una storia dolorosa,
pesante e purtroppo ancora attuale.
Eppure, nonostante l’impatto emotivo
forte, questa pellicola diventa necessaria in una società ancora
non del tutto guarita dal razzismo. L’omicidio di Emmett Till è un
fardello di cui l’America si dovrà per sempre fare carico, ma
grazie al quale ad oggi gli afroamericani possono vantare diritti e
libertà che quel periodo storico aveva loro negato. L’attivismo di
Mamie Till e la sua lotta per la giustizia hanno fatto nascere un
movimento che portò all’approvazione di quello che si conosce come
Civil Rights Act del 1957. Till è
in sala dal 16 febbraio.
Till, la trama
1955. Mamie (Danielle
Deadwyler) e suo figlio Emmett (Jalyn
Hall) vivono una vita tranquilla a Chicago, dove il colore
della loro pelle sembra essere quasi tollerato. La situazione però
è molto più grave a Sud, in particolare nel Mississippi, dove il
quattordicenne è mandato per un periodo da zii e cugini. Seppur
Mamie sia dubbiosa su questo viaggio, viene convinta da sua madre
Alma (Whoopi
Goldberg) e così Emmett arriva nella cittadina di
Money per trascorrere una bella vacanza in famiglia.
I problemi arrivano quando, dopo una
giornata nei campi di cotone, il ragazzo si reca con i cugini in un
negozio di alimentari e incontra una donna bianca, alla quale fa un
fischio di apprezzamento. Tre giorni dopo, il marito di lei si reca
a casa dei Mobley e rapisce Emmett, il quale verrà ritrovato morto
nel fiume Tallahtchie. La violenza usata dai suprematisti bianchi
contro il quattordicenne sfigurato e linciato, porterà Mamie a
diventare attivista nel Movimento per i diritti civili degli
afroamericani.
Una forte rappresentazione del
dolore
Non si può iniziare a parlare di
Till senza fare questa premessa: il titolo
confonde. Chukwu ha ben chiaro ciò che vuole portare sullo schermo
e non è il coraggio di una madre, come si legge all’inizio, bensì
il dolore e la disamina del lutto. Questi gli
elementi da cui si parte e che costituiscono la cifra dominante di
tutto il film. Till, sin dalla prima inquadratura,
sceglie come mostrare al suo spettatore la sofferenza di cui si fa
consapevole portatore, e che lo accompagnerà fino ai titoli di
coda. Lo fa costruendo un doppio rapporto con la protagonista
Mamie: intimo e, quando necessario, distaccato. Per permettere una
completa identificazione e, al tempo stesso, un riguardo verso la
storia che sta raccontando, la regista si focalizza totalmente sul
filmico, al quale affida il compito di condurci nel tormento di
Mamie.
Essa comincia il racconto dosando da
subito i movimenti di macchina, con una cura al dettaglio che non
lascia spazio a interpretazioni. Ogni frame è
calibrato, ogni angolatura ponderata, in un’operazione
attenta e quanto più meticolosa possibile. Conosciamo il cinema
come universo sfaccettato in grado di essere sia abile affabulatore
che impeccabile trasposizione del reale, e Till è
proprio su quest’ultimo aspetto che gioca il suo discorso
narrativo. Il focus, in questo caso, è sulla donna in quanto madre.
Mamie è seguita con cautela per tutta la durata del film; la
macchina da presa considera i suoi tempi e i suoi spazi per non
restituire la spettacolarizzazione del dolore ma il totale rispetto
per esso.
Degna di nota la sequenza in cui
Mamie scopre la morte del figlio Emmett. Una carrellata lentissima
in avanti ne mostra il viso sconvolto, soffermandosi sul suo
sguardo per pochi secondi. La drammaticità della scena ha già
raggiunto il suo picco massimo senza che il dialogo o un musica di
commento arrivino per corroborarlo. Dopo aver catturato quel
sentimento, con una Deadwyler magistrale, una
carrellata all’indietro riprende Mamie di spalle, per lasciarle la
privacy di cui necessita. La regista decide così di
fotografare solo l’accaduto, anche quando si
tratta di momenti di maggior pathos: non conta quanto ci si
soffermi su quello strazio, ma come questo riesca a scuotere
nell’immediato grazie alla potenza di poche ma giuste immagini.
Il mea culpa di Hollywood
Till, dietro la
tragica vicenda che colpì la famiglia Bradley, si impregna di
tematiche ancora purtroppo contemporanee. Quella dalla risonanza
più forte è il razzismo: nel contesto storico in
cui il film si svolge, gli afroamericani non avevano alcun diritto,
i bianchi si imponevano politicamente e socialmente. È il tema su
cui Chuckwu si sofferma di più, proprio perché fa da cornice e da
motore scatenante alla storia. La regista non si fa scrupoli ad
esporre la condizione limitante e remissiva delle persone
di colore, insistendo su quell’odio che si diffondeva in
maniera insensata, proprio come un virus, tra la popolazione
americana.
L’omicidio di Emmett, per volere di
Chuckwu, ci ricorda quanto in realtà gli americani non siano stati
poi così tanto diversi dai nazisti all’epoca della Seconda Guerra
Mondiale. La domanda che sorge, mentre si osserva il corpo linciato
e il viso malridotto del quattordicenne, è questa: qual era la
differenza con i tedeschi? Un ennesimo bagno di vergogna di
Hollywood per quel che è stato e per quel che, seppur in
forma più lieve, ancora è. La storia non si può cambiare, ma
insistere su alcuni temi è necessario per cercare di spingere
sempre più al margine un’ideologia cieca.
Till, perciò, vuole
essere ennesima testimonianza di un odio basato sull’ego degli
uomini, sulla loro credenza di essere superiori ad altri solo
perché in una posizione di vantaggio, e sulla loro brama continua
di potere. Till è un film che non cambia mai tono,
se non nelle ultime battute in tribunale, in cui il dramma si
sostituisce alla lotta per la giustizia e per i propri diritti. Un
mea culpa fra i tanti che il cinema sente di dover ancora fare,
nonostante non basti questo a cancellare quel che è stato.
To Leslie, il
piccolo film indipendente di Michael Morris, che
ha incassato solo 27.000 dollari al botteghino, ha fatto notizia
nelle ultime settimane per la sua campagna inusuale per arrivare
agli
Oscar.
Cate Blanchett ha elogiato la grandiosa
interpretazione della protagonista Andrea Riseborough mentre è stata premiata per
il suo film Tár ai Critics’ Choice Awards
2022. Edward Norton ha scritto un intero
threadsu
Twitter sulla sua interpretazione “fisicamente
straziante” e Kate
Winslet ha definito la performance della Riseborough “la più grande interpretazione
femminile sullo schermo che abbia mai visto in vita mia“.
Forte di questo consenso da parte di
illustri colleghi, Andrea Riseborough si è assicurata una
nomination come miglior attrice protagonista agli
Oscar 2023, notizia inaspettata che ha fatto parecchio
discutere e ha portato l’Academy ha effettuare un’analisi circa le
tattiche adottate per la campagna del film, che hanno
“suscitato preoccupazioni“, ma senza ritirare la
candidatura alla Riseborough, come inizialmente si temeva.
To Leslie, la trama: una vittoria
sfortunata
Quando si è resa conta di aver vinto
190.000 dollari alla lotteria, Leslie (Andrea
Riseborough) sapeva che la sua vita stava per cambiare
per sempre. E così è stato, ma non nel modo in cui si aspettava. La
storia di To Leslie di Michael
Morris comincia esattamente sette anni dopo la grande
vincita di Leslie quando, dopo aver dilapidato tutti i soldi, la
donna è sola, trasandandata, sprofondata nell’alcool e sta per
essere cacciata dalla sua nuova casa: uno squallido motel sul
ciglio dell’autostrada del Texas occidentale.
Non sapendo a chi rivolgersi,
Leslie chiede un appoggio al figlio che aveva
abbandonato anni prima, il diciannovenne James
(Owen Teague), che sembra subito a disagio per la
sua presenza. Sa bene che, quando la mamma viene a trovarlo,
significa che qualcosa è andato storto. Per la prima volta
riusciamo a capire cosa è successo ai soldi di
Leslie quando James stabilisce le
regole di base per il suo soggiorno. Non puoi restare qui per
sempre, dice, e soprattutto non devi bere. Quest’ultima richiesta
si rivela un po’ eccessiva per Leslie, che finisce rapidamente per
tornare in strada. Non avendo più alternative, torna a malincuore
nella sua squallida città natale. Lì si imbarca in un’odissea cupa
e straziante che la costringe a confrontarsi con le realtà
opprimenti dell’alcolismo, del senso di colpa e del rimpianto.
La complessità caratteriale di Leslie
Il viaggio di
Leslie è allo stesso tempo intimo, doloroso e
malinconico, caratteristiche accentuate dalla fotografia di
Larkin Seiple, che assume la forma di un cupo
diario di viaggio. Quando si realizza un ritratto ravvicinato di
due ore delle sofferenze raccapriccianti di un tossicodipendente, è
difficile non risultare condiscendenti o fin troppo sentimentali,
Ma To Leslie non cade in questa trappola. Non si
tratta infatti della solita storia di disagio di una classe
inferiore. Per la maggior parte del film, Leslie non si comporta
come ci aspettiamo. Usa costantemente la sua arguzia e la sua
sagacia per togliersi dalla strada, ma si rifiuta di agire in modo
da rimanerne fuori. Che cosa vuole esattamente
Leslie? È difficile dirlo ma, qualunque cosa sia,
la desidera con tutto il cuore.
La rinfrescante complessità della
protagonista di To Leslie è sostenuta dalla
notevole interpretazione della Riseborough, che può essere ritenuta a pieno
titolo una delle migliori dell’anno. In ogni assordante primo
piano, l’attrice trasmette una complessa sequenza di emozioni. La
cinepresa si concentra sulle sue reazioni quando
James è coinvolto in una rissa nel corridoio del
suo appartamento; il volto di Leslie comunica
paura, scongiuro e senso di colpa, il tutto in pochi secondi. Più
tardi, quando chiede all’affascinante sconosciuto al bar di dirle
che è una brava persona, la sua espressione è contemporaneamente di
vergogna, frustrazione e speranza.
Leslie è “l’evento”
Invece di costruire la sceneggiatura
attorno a un grande evento catartico (scoprire cosa ha fatto
Leslie per sperperare i suoi guadagni al lotto,
per esempio, o magari un alterco epico), il film di Michael
Morris ci assicura in ogni frangente che è
Leslie – con tutti i suoi difetti e le sue
incoerenze – ad essere l’evento. Questo non significa che la storia
funzioni sempre. Un gran numero di drammi sulla povertà della
classe operaia e dell’America centrale ha già fatto questo lavoro.
A volte si ha l’impressione che si tratti di un film ripetitivo:
c’è la caduta in disgrazia; c’è il momento in cui si tocca il
fondo; c’è il monologo in cui la protagonista si rende conto che
deve rimettersi in sesto; c’è il salvatore che ha pietà dell’eroe
sfortunato e gli offre una piattaforma per risorgere. I punti fermi
sono tutti presenti e ben definiti.
Ma To Leslie fa
qualcosa di leggermente diverso: non c’è nessuna sdolcinatezza.
Leslie è un disastro, sì, ma lo è anche il mondo
che la circonda. Dutch (Stephen
Root) e Nancy (Allison
Janney) sono persone sinceramente arrabbiate e
amareggiate, prive di qualsiasi empatia, che creano un ambiente
ostile in cui Leslie non può avere alcuna speranza di guarire. Gli
amici di James, lungi dal cercare di aiutare la
madre, ne favoriscono il comportamento. Un gran numero di uomini
moralmente falliti si avvicinano a Leslie nei bar,
individuando una preda facile, e tentano di rimorchiarla con
battute da far accapponare la pelle, come “io, tra
un’ora“, quando lei chiede loro cosa ci trovino in lei. Non
c’è un mondo da favola, non ci sono valori americani di provincia
in mostra. Piuttosto che un semplice arco di redenzione,
Leslie deve rialzarsi e cadere in diverse
occasioni prima che le cose inizino ad andare anche solo
leggermente nella sua direzione.
Un’interpretazione da Oscar?
Al centro del realismo di To
Leslie c’è il personaggio stesso. Il modo in cui la
Riseborough affronta il personaggio è
assolutamente privo di vanità e il regista Michael
Morris non si tira indietro nel mostrare quanto Leslie
possa essere crudele e rapace, ma prova anche una profonda empatia
nei suoi confronti. La riprende attraverso la grana dello skyline
texano, la spinge nelle viscere della società in cui vive –
attraverso motel e lavanderie a gettoni, bettole e binari
ferroviari – ma per tutto il tempo è determinato a mantenere la sua
umanità. La cinepresa riesce sempre a individuare i momenti in cui
Leslie si sente di nuovo umana, e questo basta a mantenere alto il
livello di coinvolgimento dello spettatore. Raccontare la storia di
una protagonista innegabilmente imperfetta senza offrire molti
commenti al riguardo è di per sé un’impresa eroica: forse è proprio
Morris ad aver vinto la lotteria assicurandosi
Andrea Riseborough come
Leslie.
Lorenzo Monaco, Alessandro
Siani, fa l’amico a noleggio presso la sua agenzia,
Tramite amicizia, appunto. Interviene a pagamento ogni volta che
qualcuno ha bisogno di un amico e non sa a chi rivolgersi. Un
giorno sua cugina Filomena, Maria Di Biase, e il
marito Ernesto, Yari Gugliucci, coi quali vive,
gli comunicano che Ernesto sta per essere licenziato, poiché
l’azienda dolciaria per cui lavora sarà presto ceduta in mani
straniere. Il titolare dell’azienda, l’industriale Alberto Dessè,
Max Tortora, è infatti un uomo solo, stanco e
disilluso. Ecco allora che il mestiere di Monaco torna utile.
Fingerà di diventare amico di Dessè per convincerlo a non vendere.
Ad aiutarlo nel portare avanti il piano, Filomena e Maya,
Matilde Gioli, una ragazza conosciuta per caso, che
vive alla giornata ed è in cerca di un’opportunità.
Una commedia sull’amicizia, per San
Valentino
Iniziamo col dire che chi si aspetta
una commedia romantica, vista l’uscita il 14 febbraio, giorno di
San Valentino, rimarrà deluso. Tramite
Amicizia, infatti, è piuttosto un film sulla
solitudine ai tempi dei social e delle connessioni. Un film
sull’amicizia, come suggerisce il titolo, non esattamente
accattivante. Vi è qualche cenno all’amore qua e là, ma il tema non
è mai al centro. L’inevitabile innamoramento tra il protagonista e
la bella e stravagante Myriam cala dall’alto a un certo punto della
narrazione, viene risolto con una o due scene, un paio di battute,
risultando così giustapposto. C’è anche un vecchio amore
vagheggiato e la tenera vicenda parallela dell’anziano signore
interpretato da Pippo Santonastaso. Si tratta
però, solo di cenni.
Oltre la quarta parete
Con Tramite
Amicizia Siani vuole proporre una riflessione
sociologica allo spettatore. L’obiettivo appare forse troppo
ambizioso per un attore e regista a spiccata vocazione comica e
rischia di sviarlo dall’intento principale di intrattenere e
divertire il pubblico. Siani tenta comunque l’impresa, rivolgendosi
direttamente in camera, guardando lo spettatore dritto negli occhi,
con un espediente difficile da utilizzare, che non aggiunge nulla
al film, se non un carattere eccessivamente didascalico. Abbattere
la quarta parete è rischioso, e Siani dimostra di non possedere la
maestria necessaria per farlo con eleganza ed efficacia.
Una scrittura sciatta e
meccanica
Il problema principale di
Tramite Amicizia è però la scrittura. La
sceneggiatura, curata dallo stesso Alessandro
Siani con Gianluca Ansanelli, procede in
maniera meccanica, con presupposti e risvolti spesso scarsamente
plausibili, ma Siani sembra non preoccuparsene, convinto che la sua
verve comica possa sostenere il film, affiancata di volta in volta
da quella di Max Tortora o di Maria Di
Biase – già nota con il duo Nuzzo e Di Biase. La cosa
importante è far procedere la trama. L’attore e regista, poi, non
rinuncia a richiami al mondo della favola, come mostra la parabola
dell’imprenditore Dessè, inaridito e chiuso ai rapporti umani, che
dopo alcuni incontri avrà un’evoluzione largamente prevedibile.
Siani però, punta soprattutto sulle gag, sul dialetto napoletano,
anche esasperato in una chiave che vorrebbe essere autoironica, ma
finisce per essere autoreferenziale. Purtoppo, le gag che possono
funzionare a teatro, spesso non funzionano altrettanto al cinema, o
non sono sufficienti a determinare la riuscita di un film, che ha
ben altre esigenze.
Poche risate inTramite
Amicizia
Infine, per un attore e regista che
punta tutto sulla comicità, il film lascia con l’amaro in bocca,
perché le battute, come la comicità di situazione, risultano
scontate e ripetitive, non riescono davvero a divertire. Così, il
film non avvince. Novanta minuti sembrano lenti a trascorrere,
nonostante discrete caratterizzazioni offerte da
Tortora e Gioli. Nel cast anche
Cecilia Dazzi, Debora Villa,
Pippo Santonastaso e Teresa Del
Vecchio. È la scrittura dei personaggi, come detto, a non
consentire agli attori di esprimersi al meglio. Siani si
autocelebra ma non cattura il pubblico. Gioverebbe certo un team di
sceneggiatura più solido e creativo, che sapesse costruire storie
verosimili e coinvolgenti, non solo contenitori di gag comiche, a
volte anche forzate. Tramite Amicizia
delude, essendo un lavoro che lascia assai poco allo spettatore e
neppure lo diverte come ci si aspetterebbe.
Dove e quando vedere Tramite
Amicizia
Prodotto da Fulvio e
Federica Lucisano, Tramite
Amicizia arriva al cinema dal 14 febbraio.
Brendan Fraser dice che sarebbe per lui
divertente riunirsi con Michelle Yeoh per
La Mummia 4. Fraser è diventato una star dei film
d’azione con il suo ruolo nel film di successo del 1999 La
Mummia. Successivamente è tornato per un paio di sequel,
tra cui La Mummia: la tomba dell’imperatore
dragone del 2008, in cui recitava anche Michelle
Yeoh.
Sia Fraser che Yeoh stanno
condividendo molto tempo insieme, in queste settimane, dal momento
che sono i protagonisti della stagione dei premi a Hollywood e
entrambi sono trai favoriti per gli Oscar 2023. Dato questo
momento di grande successo per Brendan Fraser, che raccoglie i
frutti della sua toccante interpretazione in The Whale, di Darren
Aronofsky, non sorprende che le
voci intorno a La Mummia 4 si stiano moltiplicando.
Da parte sua, Fraser sembra
disponibile a realizzare il sequel. Alla domanda durante
un’apparizione al podcast The Awardist (tramite EW) sulla possibilità che lui e l’attuale
candidata all’Oscar Yeoh si riuniscano per un altro capitolo della
serie, Fraser non ha espresso altro che entusiasmo. “Sembra
divertente. Cerco sempre un lavoro. Se qualcuno ha la presunzione
giusta. Penso di non essere mai stato così famoso e di non essere
mai stato così poco remunerato al momento come lo sono adesso.
Quindi spargi la voce.”
Is Brendan Fraser up for another ‘The Mummy’
sequel with his former co-star Michelle Yeoh? He shares his
thoughts on a reunion in our new episode of
#Awardist. Listen here: https://t.co/g5y7VSPEYn
Il produttore dei Marvel StudiosStephen
Broussard ha parlato della prossima trasposizione di
Fantastici
Quattro all’interno del MCU, spiegando che lo studio
ha imparato dagli errori altrui. I Fantastici
Quattro sono una delle squadre di supereroi più
importanti della Marvel Comics, ma devono ancora trovare un vero
e proprio successo sul grande schermo. Farne un film, per il MCU, è
quindi un’opportunità per cambiare le sorti del franchise,
rendendolo potenzialmente il prossimo team di punta dopo
Avengers e Guardians of the
Galaxy.
In un’intervista esclusiva con
Screen Rant in occasione della
promozione di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, Broussard
ha spiegato come i Fantastici Quattro della Marvel saranno diversi
dal film del 2005. Ha discusso i principi fondanti dei film dei
Marvel Studios e ha anche spiegato come è cambiato il panorama dei
film sui supereroi e cosa la Marvel ha imparato negli ultimi
vent’anni che si può applicare ai Fantastici Quattro della
Marvel.
“Non presumo di sapere tutto di
quel film; non ci sto necessariamente lavorando. Ma uno dei
principi fondanti della Marvel, tornando a Iron Man e al casting di
Tony che penso abbia funzionato fino a oggi, è quello di
abbracciare il materiale originale e questi fumetti che esistono da
sempre. Sono più grandi di me e immagino che siano anche più grandi
di te. Sono in giro da un po’ per un motivo, [quindi] ci appoggiamo
a quello.
Penso che il mondo sia cambiato
un po’, la gente ora lo capisce. Ma nel 2005, forse c’era una
reticenza ad abbracciare pienamente quello che erano i fumetti. In
ogni cosa; a partire dall’incarnazione di Galactus fino ad altre
cose del genere. Qualunque forma prenda la storia, qualunque
personaggio appaia o meno, quel principio fondante sarà abbracciato
e li accoglierà nell’MCU.”
I fumetti, dunque, come unica
bussola che possa rendere giustizia alle storie dei Fantastici
Quattro al cinema.
Matt Shakman
dirigerà il reboot da una sceneggiatura di Jeff
Kaplan e Ian Springer. I dettagli della
trama sono ancora un mistero, ma Kevin Feige ha confermato che questa non
sarà un’altra storia sulle origini del super team. Il pubblico ha
avuto il primo assaggio dei Fantastici
Quattro in Doctor Strange nel Multiverso della Follia.
John Krasinski interpreta il Reed Richards
multiversale in quel film, ma è improbabile che continuerà a
interpretare il ruolo e il casting per il film è ancora avvolto nel
mistero. Fantastici
Quattro uscirà nelle sale il 14 febbraio
2025.
Patrick Stewart commenta un potenziale ritorno
nei panni di Charles Xavier aka Professor X in occasione di
Deadpool 3. Stewart ha una lunga storia
come leader dei mutanti della Marvel, avendo interpretato per la
prima volta il ruolo in X-Men del 2000, diretto da
Bryan Singer. L’attore è anche recentemente
apparso nel Marvel Cinematic Universe come una variante
multiversale del Professor X (finita però molto male!) e potrebbe
fare un’altra apparizione nel prossimo Deadpool 3.
Durante un’intervista con ComicBook.com, a Patrick Stewart è stato chiesto cosa
sapesse di un possibile ritorno al suo ruolo iconico in
Deadpool 3 dei Marvel Studios. L’attore ha detto:
“Mi è stato detto di aspettare. Non so altro,
onestamente”. La morte del Professor X multiversale in
Doctor Strange2 potrebbe
significare che la versione del personaggio non sarà in
Deadpool 3, ma il commento di Stewart implica che
l’attore possa aver intercettato un possibile ritorno, dato anche
il fatto che nel film tornerà Hugh Jackman.
Deadpool 3, quello che
sappiamo
Shawn Levy dirigerà
Deadpool
3. Rhett Reese e Paul
Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul
Mercenario Chiacchierone, scriveranno anche Deadpool 3, basandosi sui fumetti creati da
Rob Liefeld, confermandosi nella squadra creativa
del progetto, dopo che per un breve periodo erano stati sostituiti
da Lizzie Molyneux-Loeglin e Wendy
Molyneux.
Oltre a Ryan Reynolds non ci sono nomi confermati nel
cast del film. In Deadpool 2 c’erano Josh
Brolin nel ruolo di Cable e Zazie Beetz
in quello di Domino, mentre il primo film vedeva la presenza di
Morena Baccarin come Vanessa e T.J.
Miller come Weasel. Nel cast è stato anche confermato
Hugh Jackman, che torna a rivestire i panni di
Wolverine/Logan, dopo la sua gloriosa uscita di scena nel 2017 in
Logan, di James Mangold.
Paul Wernick e
Rhett Reese hanno dichiarato sul film: “È
una meravigliosa opportunità per i pesci fuor d’acqua. Deadpool è
un pazzo al centro di un film. Far cadere un pazzo in un mondo
molto sano di mente, è oro puro. Sarà davvero divertente.”Deadpool
3 uscirà il 6 settembre 2024.
L’attore Zach Braff
si è negli anni distinto come una delle personalità più
intelligenti del mondo dello spettacolo statunitense. Dotato di
grandi capacità comiche, egli ha dato vita a progetti, gag e
personaggi entrati a far parte dell’immaginario collettivo. In
seguito si è dimostrato capace anche di buone doti drammatiche,
dando dunque prova di essere un interprete completo e capace di
grandi cose.
Ecco 10 cose che non sai di
Zach Braff.
Zach Braff: i suoi film e le serie
TV
1. È noto per alcuni ruoli
in progetti televisivi. La popolarità di Braff si deve
primariamente alla serie Scrubs – Medici ai primi
ferri, di genere commedia ma con alcuni episodi molto
drammatici. Qui Braff recita dal 2001 al 2010, per un totale di 175
episodi. In seguito è apparso anche in alcuni episodi di serie come
Arrested Development (2005), Cougar Town (2012),
The Exes (2012) e Undateable (2015). Nel 2018 è
protagonista della serie Alex, Inc., mentre nel 2022 ha un
cameo nella serie Obi-Wan Kenobi, con Ewan
McGregor.
2. Ha recitato anche per il
cinema. Oltre ad essere noto per i suoi ruoli televisivi,
Braff ha avuto modo di distinguersi anche sul grande schermo. Ha
compiuto il suo debutto in un film nel 1993 in Misterioso
omicidio a Manhattan, per poi recitare in Il club dei
cuori infranti (2000), La mia vita a Garden State
(2004), The Last Kiss (2006), con Casey Affleck,
Il grande e potente Oz
(2013), Wish I Was Here (2014), In Dubious Battle – Il coraggio
degli ultimi (2016), di James Franco,
C’era una truffa a Hollywood (2020), con Robert De
Niro, Il processo Percy (2020), Un’altra scatenata
dozzina (2022) e Sognando Marte (2022).
3. È anche regista e
sceneggiatore. Oltre ad essersi distinto come attore,
Braff ha negli anni portato avanti anche una carriera da regista e
sceneggiatore. Ha infatti debuttato dietro la macchina da presa nel
2004 con La mia vita a Garden State, con Natalie
Portman. Ha poi diretto Wish I Was Here
(2014), Insospettabili sospetti
(2017), con Michael Caine,
e A Good Person (2023),
con Morgan Freeman.
I primi due di questi film sono stati da lui anche sceneggiati.
Braff ha poi anche diretto sette episodi di Scrubs e il
secondo della prima stagione della serie Ted
Lasso.
Zach Braff in Scrubs
4. Ha contribuito ad alcuni
particolari della serie. La serie Scrubs, dove
Braff interpreta il giovane medico JD, è ciò per cui l’attore è
maggiormente noto. Particolarmente devoto ad essa, Braff ha nel
corso del tempo contribuito a molti dettagli poi divenuti celebri,
dalla canzone della sigla da lui suggerita, all’interprete che
ricopre il ruolo di suo padre e fino ad alcune gag, come la celebre
“Eagle”. Per la sua interpretazione, Braff ha poi ricevuto
anche tre candidature ai Golden Globe e una agli Emmy Awards.
5. Non voleva tornare dopo
l’ottava stagione. Arrivato all’ottava stagione della
serie, Braff affermò di non essere interessato a recitare in una
nuova eventuale stagione. L’ideatore della serie, Bill
Lawrence, dovette così preparare un finale per il suo
personaggio nella conclusione dell’ottava stagione. Lawrence voleva
però andare avanti con Scrubs, decidendo dunque di dar
vita ad una nona stagione con un nuovo cast e
alcuni camei sporadici degli interpreti delle precedenti stagioni.
Braff acconsentì a comparire in alcuni episodi di questa stagione,
ma ha affermato di non aver mai voluto vedere questa nona
stagione.
Zach Braff nella serie di Star Wars
Obi-Wan Kenobi
6. Ha avuto un ruolo
nascosto nella serie. Nel terzo episodio della serie di
Star
WarsObi-Wan Kenobi, guardando i titoli di coda, si
può ritrovare anche il nome di Braff, interprete di un ruolo
misterioso. L’attore, interrogato a riguardo, ha potuto rivelare e
confermare la sua partecipazione solo ad episodio rilasciato. In
esso, egli interpreta l’alieno Freck, il doppiogiochista che
inizialmente aiuta Obi-Wan e Lelia a fuggire, rivelando però poi la
loro posizione agli Stormtroopers e rendendo così evidente la sua
fedeltà all’Impero. Non era dunque stato possibile riconoscere
Braff in quanto nascosto dietro un personaggio dalle fattezze non
umane.
Zach Braff in BoJack
Horseman
7. Ha doppiato sé stesso
nella nota serie animata. Tra il 2017 e il 2020 Braff ha
anche doppiato una versione animata di sé stesso nella serie
BoJack Horseman. Ciò è avvenuto per il settimo episodio
della quarta stagione e per il quindicesimo della sesta. La
versione animata di Braff che compare nella serie, pur essendo
basato sul vero attore, è una versione estremizzata di lui, dove si
esagerano in modo comico alcune caratteristiche dell’attore. Braff
ha raccontato di essersi prestato con grande piacere al doppiaggio
di questo personaggio, dimostrando di possedere una forte
autoironia.
Zach Braff, Florence Pugh e le
altre fidanzate
8. Ha avuto una relazione
con la nota attrice. Nel 2019 Braff ha intrapreso una
relazione con l’attrice candidata agli Oscar Florence Pugh.
I due hanno cercato di mantenere il più riservata possibile la loro
storia, evitando di apparire insieme sui social o ad eventi
pubblici. Non sono infatti mancate critiche sulla loro differenza
d’età, di circa vent’anni, a cui la Pugh ha in alcune occasioni
risposto affermando che ciò non rappresentava un problema per lei e
non dovrebbe rappresentarlo neanche per gli altri. Braff ha poi
anche diretto la compagna nel film A Good Person. Nel
2022, tuttavia, i due si sono separati rimanendo però in buoni
rapporti.
9. Ha avuto anche altre note
fidanzate. Prima della Pugh, Braff era stato
sentimentalmente legato, intorno al 2004, alla cantante e attrice
MandyMoore, oggi nota per la serie This Is
Us. La loro prima apparizione pubblica avvenne in un party per
la raccolta fondi del Partito Democratico degli Stati Uniti prima
delle elezioni del novembre 2004. In seguito, dal 2009 al
2014, ha avuto una relazione con la modella Taylor
Bagley.
Zach Braff: età e altezza
dell’attore
10. Zach Braff è nato a
South Orange, nel New Jersey, Stati Uniti, il 6 aprile del
1975. L’attore è alto complessivamente 1,82 metri.
Il progetto del DC Studios guidato
da James
Gunn e Peter Safran ha definitivamente troncato
qualsiasi tentativo ulteriore di procedere con lo Snyderverse. L’immaginario di Zack
Snyder applicato all’universo DC ha avuto per un periodo
un certo appeal, salvo poi schiantarsi contro una serie di
difficoltà e impedimenti.
Tuttavia ci sono dei fan ancora
desiderosi di vedere applicata quella visione, tanto che su Twitter
ha cominciato timidamente a circolare un Hashtag che invoca
l’intervento di Netflix per salvare la visione di Snyder: #sellthesnyderversetonetflix.
Per fortuna però James Gunn è molto attento a ciò
che accade in rete e ha subito intercettato l’impavido fan,
replicando a tono.
“Devo dire che questo è davvero
l’hashtag più stravagante che io abbia mai letto, dal momento che
1) Netflix non ha espresso alcun interesse (anche se abbiamo
discusso di altre cose) e 2) Zack non ha espresso alcun interesse e
sembra essere felice di fare quello che sta facendo (e, sì, anche
noi abbiamo parlato).”
Dwayne Johnson affronta
Krampus in una nuova immagine dal dietro le
quinte di Red One. Johnson ha anticipato il film
sui social media per mesi, evidenziando elementi unici del suo
prossimo film natalizio. Il film presenta un cast stellare, con
Johnson affiancato da ChrisEvans, J.K. Simmons, Lucy Liu,
Kiernan Shipka e
Bonnie Hunt.
Il film riunisce anche l’attore con
il regista Jake Kasdan, che era al timone di
Jumanji: Welcome to the Jungle e Jumanji:
The Next Level. Gran parte della trama è ancora nascosta,
ma i dettagli suggeriscono una commedia in cui un gruppo di amici
dà una svolta inaspettata alla tradizione che circonda Babbo
Natale.
Johnson è andato su Instagram per condividere
una nuova immagine dietro le quinte di Red One che
lo vede in una resa dei conti con Krampus:
Brendan Fraser che è tornato alla
ribalta di recente avrebbe dovuto recitare nel film
Batgirl, cancellato dalla WARNER BROS
DISCOVERY, in cui interpretava il cattivo, Firefly. In
un’intervista a The Howard Stern
Show, l’attore si è lamentato della
cancellazione del film e ha dettagliato come sarebbe stato il suo
cattivo.Seduto con Stern, Brendan Fraser ha definito il film
“fantastico” e ha elogiato i registi Adil El Arbi e Bilall
Fallah per ciò che hanno cercato di apportare al film, in
particolare quando si è trattato di trasformare Glasgow,
in Scozia, in Gotham City.
“Sì, è stato fantastico”, ha
detto Fraser. “Adil [El Arbi] e Bilall [Fallah], che hanno
fatto il film Bad
Boys , sono davvero bravi a far
esplodere la merda e adorano farlo. Sai, come gli effetti
pratici del fuoco che fanno esplodere le cose, sono dappertutto, e
quindi Firefly è proprio nella loro timoniera. Gotham non ha
mai avuto un cast migliore come Glasgow, in Scozia. Sai che
sta decadendo ed è semplicemente stupendo. Sembra che sia
Gotham City. È perfettamente fuso. Ci credi ovunque
guardi la città, se la illumini nel modo giusto”.
Quando si è trattato di
Firefly, Fraser ha dettagliato come sarebbe stato il suo
personaggio. Secondo l’attore, la storia di Firefly si sarebbe
concentrata su un veterano che ha perso i suoi benefici e si è
arrabbiato con il sistema. Fraser ha detto che anche lui ha
“apprezzato” il ruolo e lo ha fortemente voluto la
parte.
“Era la storia di un ragazzo
che era stato in servizio e quando gli vengono tagliati i
suoi benefici si arrabbia molto con il sistema e cos’altro avrebbe
fatto se non bruciarlo a terra“, ha detto Fraser. “Questo
è tutto quello che avete bisogno di sapere. Quello è un
supercriminale proprio lì. Hai una certa simpatia per lui
perché c’è un po’ di umanità in lui e per di più una come se fosse
una vite allentata perché sai che è il cattivo, ma sai anche che è
spinto da un senso di rivalsa e, sai un po’ ti piacciono questo
tipo di cose. Quello era questo ruolo. Sulla carta molto molto
buono. Ho apprezzato questa parte.”
Infine, Fraser ha anche accennato
alla cancellazione del film, con l’attore che ha affermato di non
averlo visto e di non sapere se qualcuno lo vedrà
mai. Tuttavia, l’attore si è opposto alle voci secondo cui il
film è stato testato male, attribuendolo alla natura incompiuta del
film che interpreta un ruolo importante. “Non l’ho fatto“,
ha detto Brendan Fraser quando gli è stato chiesto se
avesse visto il film. “Ho amici, colleghi e colleghi che
l’hanno visto. Dicono tutti cose davvero positive al
riguardo. Ma il fatto è che è stato proiettato in uno
screening del test di varie nature. Era un director’s cut, first
cut. Non era finito. Non so voi, ma io non mangio
qualcosa se è cotto a metà. Non voglio vedere qualcosa che non è
ancora pronto. La cosa triste è che non so se è stato
giudicato in base al merito. Non è stato mostrato nella luce
migliore che avrebbe potuto essere.” Di seguito
l’intervista:
Approda sulla nota piattaforma
streaming statunitense un nuovissimo k-drama, Love to hate
you. Si tratta di una serie formata al momento da una sola
stagione di dieci episodi, ognuno di circa sessanta minuti. Diretta
dal regista sudcoreano Kim Jung-kwon, e scritta da Choi
Soo-young, Love to hate you è stata prodotta dalla
casa di produzione asiatica Binge Works. Nel cast si ritrovano
figure abbastanza affermate nel cinema nazionale: Kim Ok-vin, una
nota attrice nel panorama sudcoreana, vincitrice al Sitges film
festival ed agli MBC film awards, interpreta Yeoh Mir-an.
Ritroviamo Kim Chi-Hun (Decision
to leave), un attore sudcoreano emergente anche a livello
internazionale, nel ruolo del protagonista maschile Nam
Kang-ho.
Love to hate you: un rapporto
amore-odio
Yeoh Mir-an è una giovane
avvocatessa di Seul, uno spirito libero e femminista. Abbandona la
casa dei suoi genitori, contro il volere del padre, per essere più
indipendente e vivere con l’amica Shin Na-eun. Avendo avuto dei
problemi nel vecchio studio in cui lavorava, Mir-an viene assunta
alla Gilmu: si tratta di un prestigioso studio legale che si occupa
delle pratiche legali degli attori, in cui vengono solitamente
assunti solo uomini.
Contemporaneamente, Mir-an ascolta
per caso una conversazione tra Nam Kang-ho, star del cinema, ed il
suo manager, in cui il primo esprime tutte le sue critiche nei
confronti del gnere femminile, visto solo come manipolatore,
superficiale ed opportunista. I pregiudizi di Mir-an derivanti da
queste affermazioni la porteranno a crearsi un’idea particolarmente
negativa dell’attore, tanto da volerlo in qualche modo punire o
smascherare. Essendo Kang-ho cliente della Gilmu, i due inizieranno
a lavorare insieme, sempre più a stretto contatto: Mir-an avrà
la possibilità di conoscere il giovane meglio e di
poter scoprire la verità sul suo conto.
Una colorata commedia
romantica
Love to hate you è
caratterizzata da una particolare allegria e comicità che percorre
tutti gli episodi; anche momenti più drammatici tendono in alcuni
casi ad essere sdrammatizzati in vari modi. Interessante è, ad
esempio, la presenza di disegni in stile fumetto in alcune delle
scene clou della serie, come i cuoricini durante i baci tra i
personaggi. Altro elemento che tende a dare una certa tinta di
colore è la musica: durante tutti gli episodi sono presenti canzoni
come background musicale appartenenti al genere k pop, molto simili
come melodia ai brani della nota band coreana BTS.
Dal punto di vista tematico, in
love to hate you emergono, attraverso alcuni
dettagli, alcuni particolari della cultura sudcoreana, primo fra
tutti, la concezione della donna. Viene presentata la società come
ancora fortemente patriarcale; a fianco di questa concezione
sociale, si accostano anche alcune tradizioni tipiche, ad esempio
il consumo di liquori tipici, come il Soju, affiancati sempre da
alcuni piatti tipici. Dalla serie emerge anche una certa chiusura
mentale ed austerità riguardo al tema del nudo e della sessualità.
Mentre in moltissimi film e serie occidentali sono presenti, se non
addirittura frequenti, scene di nudo anche solo parziale, in
Love to hate you l’unica scena in cui sarebbero
risultati visibili i seni del personaggio di Yeoh Mir-an viene
censurata, o più precisamente potremmo dire pixellata.
Yeoh Mir-an: l’eroina di una
società patriarcale
Un fattore focale in Love to
hate you è la contrapposizione tra la protagonista Mir-an
e la società sudcoreana. Lei è una figura molto indipendente, forte
e combattiva; vive la sua vita amorosa e sessuale in maniera molto
flessibile, frequentando moltissimi ragazzi, molti per poi finire
per punirli in qualche modo. Grazie alla sua velocità ed alla sua
conoscenza di numerose arti marziali, combatte contro ladri,
molestatori e uomini ingiusti per riportare la giustizia. La
società, rappresentata da figure come suo padre, non riesce a
vederla per quello che è, ma solo come una donna sbagliata, che non
rispetta le regole della società e del buon costume.
In questa società fortemente
patriarcale la donna è vista solo come un essere fragile, emotivo e
superficiale, destinata in fin dei conti solo per il matrimonio. Lo
afferma lo stesso Kang-ho: anche le donne che lavorano lo fanno
solo per aumentare il loro “potenziale” in vista di un matrimonio.
Un altro caso in cui si esterna la chiusura mentale della società
sudcoreana è il dilagarsi di forti pregiudizi verso la figura di
Mir-an solamente per aver frequentato più uomini, e quindi vista
come non degna di affiancarsi a Kang-ho.
Ecco il trailer italiano di
Benedetta, il
nuovo film diretto da Paul Verhoeven, con
Virginie Efira e Charlotte
Rampling, uscirà nelle sale italiane il 2
marzo 2023.
Benedetta è
stato presentato in anteprima al 74° Festival di
Cannes, in Concorso. Il film è
liberamente ispirato al saggio “Atti impuri: Vita di una monaca
lesbica nell’Italia del Rinascimento”, della Prof. Judith C.
Brown, che a sua volta documenta il processo a Benedetta Carlini,
Badessa del monastero di Pescia all’inizio del Seicento, mistica e
visionaria, accusata di omosessualità ed eresia.
Il film sarà distribuito in Italia
da Movies Inspired dal 2 marzo
2023.
Fast
X
(Fast
and Furious 10) è diretto dal regista di
Transporter Louis Leterrier, che ha assunto
il ruolo di Justin Lin dopo che Lin ha improvvisamente abbandonato
il progetto a causa di differenze creative. Il film è scritto
da Lin e Dan Mazeau, con Lin ancora impegnato come produttore.
Vin
Diesel ,
Tyrese Gibson,
Michelle Rodriguez,
Brie Larson, Ludacris, Nathalie Emmanuel, Sung Kang e Scott
Eastwood riprenderanno i rispettivi ruoli nel film. Il
decimo capitolo includerà anche le aggiunte dei nuovi arrivati in
franchising Jason Momoa (Aquaman),
Daniela Melchior (The Suicide Squad), Brie Larson (Captain Marvel) e Alan
Ritchson (Reacher), con Momoa che dovrebbe interpretare
l’antagonista.
Amazon
Studios ha ufficialmente ordinato una serie animata
come adattamento televisivo animato diWytches, basato sulla serie di
fumetti horror di Image Comics creata da Scott
Snyder e Jock. La storia è
incentrata su un’adolescente che scopre gli oscuri segreti della
nuova città in cui la sua famiglia si era appena
trasferita.
“Spinto dalla coppia di
Scott e Jock insieme ai nostri partner di Plan B e Project 51
Productions, Wytches fonde
horror pungente e dramma evocativo mentre porta alla luce l’oscura
tradizione che circonda un’antica tana di streghe“, Melissa
Wolfe, responsabile dell’animazione di Amazon Studios. detto in un
comunicato. “Data la natura inquietante e intima della
serie a fumetti ben considerata di Scott e Jock, non vediamo l’ora
di offrire la loro visione creativa al nostro pubblico globale e di
espandere il nostro crescente elenco di serie animate”
(tramite Variety.)
I produttori esecutivi di
Wytchessaranno Snyder e Jock
insieme a Kevin Kolde di Project 51 Productions, Amazon Studios e
Plan B Entertainment, che ha acquisito i diritti per il libro poco
dopo il suo lancio nel 2014. Plan B inizialmente prevedeva di
adattare la storia in un film.“La serie racconta
la storia della diciassettenne Sailor Rooks, la cui famiglia si
trasferisce in una remota città del New England dopo un tragico
incidente, solo per scoprire che si nasconde una tana di mostri,
antiche creature che depredano le nostre paure e i nostri desideri
più oscuri. sotto la città”, si legge nella sinossi.Wytches sarà presentato in
anteprima su Prime
Video. Si unirà all’attuale elenco di spettacoli
animati dello streamer che include la serie di
supereroi Invincible e
il fantasy d’azione The Legend of Vox
Machina , entrambi già
rinnovati.
HBO ha rivelato
il trailer completo della seconda stagione
di Perry
Mason per l’imminente ritorno
dell’acclamato dramma, con Matthew Rhys nei panni
dell’avvocato titolare. La prossima puntata sarà presentata in
anteprima il 6 marzo, esclusivamente su HBO e HBO Max.In Italia la
serie sarà programmata da SKY, in streaming su
NOW.
Il video presenta Perry
Mason, che, nonostante non si sia ancora ripreso dagli effetti
del suo precedente caso di omicidio, affronta un caso di alto
profilo che lo metterà contro la città. Lui, insieme a Della e
Paul, deve trovare un modo per provare l’innocenza di due giovani
messicani.Dai un’occhiata al trailer della
seconda stagione di Perry Mason qui
sotto:
https://www.youtube.com/watch?v=VkM_TNfB-gA
Basato sulla serie di romanzi di
Erle Stanley Gardner, Perry Mason è scritto e
prodotto da Jack Amiel e Michael Begler, entrambi showrunner. Nel
cast il vincitore dell’Emmy Matthew Rhys, Juliet Rylance,
Chris Chalk, Shea Whigham, Eric Lange e Justin Kirk.
“Mesi dopo la conclusione del caso Dodson, il rampollo di
una potente famiglia petrolifera viene brutalmente
assassinato“, si legge nella sinossi. “Quando il
procuratore distrettuale si reca a Hoovervilles per individuare il
più ovvio dei sospetti, Perry, Della e Paul si trovano al centro di
un caso che svelerà cospirazioni di vasta portata e li costringerà
a fare i conti con cosa significhi veramente essere colpevoli.
.”
La seconda stagione introduce
i nuovi membri del cast Katherine Waterston (Animali
fantastici), Hope Davis (Your
Honor), Jon Chaffin
(BMF), Fabrizio Guido
( Mr. Iglesias),
Peter Mendoza (NCIS), Onahoua Rodriguez
(Veronica Mars) e Jee Young
Han. Diarra Kilpatrick, che ha
interpretato il ruolo di Clara Drake durante la prima stagione, è
stata ora promossa da ricorrente a personaggio regolare della
serie.Perry
Mason è prodotto da Rhys,
Robert Downey Jr., Susan Downey, Joe Horacek e Regina
Heyman.
Netflixha rilasciato il trailer
ufficiale di Luther:
Verso l’inferno, l’imminente film sequel
del thriller poliziesco britannico di successo della
BBC. Il video presenta John Luther di Idris Elba mentre scappa di prigione per dare
la caccia al famigerato serial killer interpretato da
Andy Serkis, che ha terrorizzato Londra. Il film
debutterà in UK in sale selezionate il 24 febbraio, a cui seguirà
il suo debutto in streaming il 10 marzo a livello
globale.
In Luther:
Verso l’inferno, epica continuazione della
premiata saga televisiva reimmaginata per il cinema, un cruento
serial killer terrorizza Londra mentre il brillante detective
caduto in disgrazia John Luther (Idris
Elba) si trova dietro le sbarre. Tormentato per non
essere riuscito a catturare l’efferato cyberpsicopatico che ora lo
perseguita, Luther decide di evadere di prigione per portare a
termine il lavoro con ogni mezzo necessario. Nel film recitano
anche Cynthia Erivo,
Andy Serkis e Dermot Crowley, che torna nel ruolo di Martin
Schenk.
Dai un’occhiata al trailer in lingua originale di
Luther: The Fallen Sun qui sotto:
Il regista Matt Shakman è stato al
timone della serie tv WandaVision dei Marvel Studios , che ha introdotto
per primo una versione molto più oscura di
Scarlet Witch nel Marvel Cinematic Universe. Di recente, il
regista ha parlato di come si è sentito vedendo crescere quella
versione del personaggio nel film per il cinema Doctor Strange nel Multiverso della
Follia.
Parlando con ComicBook.com,
Shakman ha dichiarato di aver avuto modo di collaborare un po’ con
il regista Sam Raimi – che ha diretto il sequel
di Doctor Strange – e lo sceneggiatore
Michael Waldron. In particolare, ha condiviso alcune delle
informazioni del dipartimento artistico di WandaVision su
cose come l’abbigliamento di Wanda e Darkhold per creare la massima
sinergia possibile.
“Ho parlato molto con Michael
Waldron e ho parlato con Sam Raimi e abbiamo anche condiviso molto
del dipartimento artistico mentre stavamo creando Darkhold e il suo
costume e altre cose che sarebbero continuate, quindi c’era molta
sinergia su di esso” ha dichiarato Shakman. “Sono a
conoscenza, certamente, della conversazione su Internet su Wanda e
il suo personaggio. Sono così orgoglioso di tutto ciò che
abbiamo fatto su WandaVision. Quello
spettacolo è davvero speciale, lavorare con Lizzie e raccontare
quella storia è stato così unico e divertente.”
Quando si è trattato di sviluppare
la storia generale di Wanda, Shakman ha paragonato l’essere
nell’universo cinematografico Marvel a essere in una corsa e dover
passare il testimone ad altri registi che poi faranno le loro cose
con esso. Alla fine, dice Shakman, era contento di come è venuto
fuori il film. “Quando sei in questo universo, devi
passare il testimone“, ha aggiunto Shakman. “Fa parte
della gioia di essere nel MCU, corri più forte e più veloce che
puoi quando è la tua sezione della gara e poi passi il testimone e
tocca agli altri raccontare quella storia. Penso che abbiano preso
le decisioni che dovevano prendere per far funzionare quella storia
e ho pensato che fosse un film super
divertente.” Sia WandaVision che
Doctor Strange nel Multiverso della
Follia possono essere guardati su Disney+.
La sceneggiatura del film porterà
la firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).
Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier.
Doctor Strange nel Multiverso della Follia è
uscito al cinema il 4 maggio 2022. Le riprese sono
partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo anche a New York,
Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe apparire in un cameo
anche Bruce Campbell, attore feticcio
di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste
alcuna conferma in merito.
HBO ha diffuso un nuovo lotto di
immagini di The Last of
Us dal prossimo quinto episodio dell’adattamento
della serie HBO. Il quinto episodio della serie, intitolato
“Endure and Survive“, uscirà con un paio di giorni di
anticipo, con HBO che annuncia che l’episodio sarà presentato in
anteprima venerdì 10 febbraio, invece della tradizionale uscita
domenicale.
Il nuovo episodio vedrà la
continuazione del viaggio di Joel ed Ellie, così come dei loro
nuovi compagni Henry e Sam. Secondo vari teaser di HBO, questo
episodio includerà anche una formidabile e nuova minaccia per il
gruppo. Scopri il nuovo lotto di immagini di seguito le
immagini di The Last of
Us:
The Last of
Us racconta una storia che si svolge vent’anni
dopo la distruzione della civiltà moderna. Joel, un sopravvissuto,
viene incaricato di far uscire Ellie, una ragazzina di 14 anni, da
una zona di quarantena sotto stretta sorveglianza. Un compito
all’apparenza facile che si trasforma presto in un viaggio brutale
e straziante, poiché i due si troveranno a dover attraversare gli
Stati Uniti insieme e a dipendere l’uno dall’altra per
sopravvivere.
Nel cast Pedro Pascal nel ruolo di Joel e Bella Ramsey nel ruolo di Ellie. Gabriel Luna è Tommy, Anna Torv interpreta Tess, l’attrice
britannica Nico Parker è Sarah. Murray
Bartlett veste i panni di Frank, Nick
Offerman quelli di Bill, Storm Reid è
Riley, Merle Dandridge è Marlene. Il cast include
anche Jeffrey Pierce nel ruolo di Perry,
Lamar Johnson in quello di Henry, Keivonn
Woodard nel ruolo di Sam, Graham Greene
nel ruolo di Marlon, Elaine Miles nel ruolo di
Florence. E con Ashley Johnson e Troy Baker.
The Last of
Us è scritta da Craig Mazin (Chernobyl) e
Neil Druckmann (il videogioco The Last Of Us) che ne sono anche i
produttori esecutivi. The Last Of Us è una co-produzione
Sony Pictures Television con Carolyn Strauss, Evan Wells, Asad
Qizilbash, Carter Swan, e Rose Lam come produttori esecutivi. La
serie è prodotta da PlayStation Productions, Word Games, The Mighty
Mint, e Naughty Dog.
Secondo Film
Ratings, l’imminente commedia drammatica romantica
di Focus Features, Asteroid
City, ha ricevuto ufficialmente una
valutazione R dalla Motion Pictures Association of America per
“breve nudità grafica”. Tuttavia, questa potrebbe non essere
la sua valutazione finale dal momento che il direttore Wes Anderson
sta attualmente pianificando di fare appello al Consiglio d’Appello
della Classification and Rating Administration per modificare la
decisione della MPAA.
Se l’appello di Anderson non
dovesse avere successo, questo non sarebbe in realtà il primo film
R-rated dell’acclamato regista. La maggior parte dei suoi film
diretti in precedenza, tra cui Bottle
Rocket, The
Darjeeling Limited, The
Grand Budapest
Hotel e The
French Dispatch, avevano tutti ottenuto
un rating R.
Vin
Diesel e molti volti nuovi e familiari sono al centro
dell’attenzione nel nuovo teaser trailer di Fast X che
annuncia l’inizio della prevendita deii biglietti negli
USA. Lo spot di 30 secondi mostra il cast stellato e
conferma che John Cena e Jason Statham torneranno per il sequel.
Dai un’occhiata al teaser
trailer di Fast X qui sotto:
Fast
X
(Fast
and Furious 10) è diretto dal regista diTransporter Louis
Leterrier, che ha assunto il ruolo di Justin Lin dopo che Lin ha
improvvisamente abbandonato il progetto a causa di differenze
creative. Il film è scritto da Lin e Dan Mazeau, con Lin
ancora impegnato come produttore.
Vin
Diesel ,
Tyrese Gibson,
Michelle Rodriguez,
Brie Larson, Ludacris, Nathalie Emmanuel, Sung Kang e Scott
Eastwood riprenderanno i rispettivi ruoli nel film. Il
decimo capitolo includerà anche le aggiunte dei nuovi arrivati in
franchising Jason
Momoa (Aquaman),
Daniela Melchior (The Suicide Squad), Brie Larson (Captain Marvel) e Alan
Ritchson (Reacher), con Momoa che dovrebbe interpretare
l’antagonista.
Prodotta da Movimenti Production,
società del gruppo Banijay, in collaborazione con BAO Publishing,
scritta e diretta da Zerocalcare,Questo mondo non
mi renderà cattivo sarà composta da 6 episodi, da circa
mezz’ora ciascuno, che entreranno ancora più a fondo nelle
tematiche care all’autore.
Il titolo dello show rappresenta una
sorta di mantra, una frase che lo stesso Zerocalcare si ripete,
quasi per auto-convincersi, in quei momenti della vita in cui ci si
sente accerchiati, senza via di fuga, in cui sarebbe più facile
fare scelte sbagliate, rinnegare ideali e princìpi pur di togliersi
dai guai. Una frase che ciascuno, con le proprie esperienze, le
proprie vite e le proprie storie, potrebbe trovare utile
ripetersi.
In Questo mondo non mi
renderà cattivo torneranno il mondo narrativo, il
linguaggio unico e i personaggi storici e inconfondibili
dell’universo di Zerocalcare. Zero, Sarah, Secco, l’Armadillo,
l’immancabile coscienza di Zero, doppiato anche questa volta dalla
voce inconfondibile di Valerio Mastandrea, saranno
i protagonisti di una narrazione fatta di digressioni,
aneddoti, emotività e colpi di scena.
Sul finire degli anni Novanta,
complici importanti cambiamenti tecnologici, culturali e sociali,
una serie di film hanno riportato in auge la fantascienza
distopica, offrendo visioni particolarmente cupe o illuminanti
sulle possibili derive dell’umanità. Attraverso l’uso di allegorie
più o meno criptiche, si è in particolare narrato della lotta
dell’essere umano contro l’avvento del digitale, delle intelligenze
artificiali e dei possibili pericoli che tutto ciò può
rappresentare. Film come Il tredicesimo
piano e Matrix sono
esemplari a riguardo, ma a questi si può accostare anche un altro
titolo, talvolta dimenticato, quale Dark
City (qui la recensione).
Uscito al cinema nel 1998, tale film
è diretto da Alex Proyas, già distintosi per il
cupo Il corvo, e che nel 2004
darà vita ad un altro classico fantascientifico come Io, robot. Anche
ideatore e sceneggiatore del film, Proyas ha raccontato di essere
partito, nel concepire la storia di Dark City, dai film
noir degli anni Quaranta, intenzionato a dar vita ad un film simile
a Blade Runner. Nel corso
del processo di scrittura, però, il progetto si è trasformato
radicalmente, mantenendo sì atmosfere da noir ma acquisendo aspetti
distopici, quasi tendenti all’horror. Da questo punto di vista,
Dark City ha anticipato di solo un anno molti aspetti poi
presenti in Matrix.
I toni cupi e determinati aspetti
filosofici che caratterizzano il film lo hanno tuttavia reso
un’opera particolarmente complessa, sul momento mal recepita e poco
compresa. Dark City si è infatti affermato come un
clamoroso insuccesso, vedendosi rivalutato solo in seguito. Oggi è
infatti considerato un valido esempio di quel particolare ramo
della fantascienza al cinema che usa il genere per proporre
riflessioni sul contemporaneo e numerosi sono i estimatori, tra cui
si può annoverare anche Christopher
Nolan, il quale ha indicato proprio Dark City
come una delle fonti d’ispirazione per il suo Inception, in quanto film
dove si suggerisce che il mondo intorno a noi potrebbe non essere
così come ci appare.
La trama e il cast di Dark City
In Dark City, una città
virtuale perennemente avvolta dal buio fa da sfondo all’esistenza
di uomini-cavie per gli Stranieri: alieni in grado, con la sola
forza del pensiero, di ridisegnare l’esistenza, i ricordi ed il
contesto di vita di migliaia di esseri viventi, i quali nel mentre
sono vittime di un sonno autoindotto. Protagonista del film,
all’interno di questo spaventoso contesto, è John
Murdoch, un uomo affetto da amnesia che scopre di essere
ricercato per omicidio. I suoi pochi e vaghi ricordi, però, gli
suggeriscono che qualcosa non quadra. Deciso a risolvere
l’intricato enigma, Murdoch, che scopre di possedere a sua volta
poteri telecinetici, sembra inoltre essere l’unico in grado di
opporsi al controllo psichico alieno e dunque a scoprire cosa c’è
oltre le mura di quella città.
Ad interpretare il protagonista,
John Murdoch, vi è l’attore Rufus Sewell,
fortemente voluto dal regista in quanto volto non particolarmente
noto del cinema. Per Proyas, infatti, era fondamentale che Murdoch
fosse interpretato da qualcuno che non fosse preceduto dalla
propria celebrità, coerentemente con la misteriosità del
personaggio. Accanto a lui, nel ruolo dell’ispettore Frank
Bumstead, vi è invece il premio Oscar William Hurt,
il quale a detta del regista aveva compreso il film e i suoi temi
meglio di chiunque altro. Jennifer
Connelly, invece, recita nel ruolo di Anna, mentre
Richard O’Brien e Bruce Spence
sono rispettivamente Mr. Hand e Mr. Wall.
L’attore Kiefer
Sutherland ricopre invece il ruolo del dottor
Schreber. Originariamente, l’attore ha detto di aver pensato che la
sceneggiatura fosse stata inviata per errore a lui invece che a suo
padre Donald
Sutherland. Schreber, in effetti, originariamente era
stato scritto come un personaggio più anziano, ma il regista ha poi
pensato che avrebbe funzionato meglio se fosse stato più giovane,
un qualcuno che dunque ha ancora tutta la vita davanti a sé in un
mondo però oscuro. All’inizio, però, Proyas non era molto convinto
di Kiefer come interprete di Schreber, un personaggio molto
impotante all’interno del film. Dopo averlo incontrato, però, ha
completamente cambiato opinione a riguardo.
Il design e il significato di Dark City
Come anticipato, Dark City
deve molto del suo fascino non solo alla complessa storia ideata da
Proyas, ma anche all’atmosfera che emana attraverso il cupo design
delle multiformi scenografie. Collaborando con lo scenografo
Patrick Tatopoulos, Proyas ha infatti dato vita ad
un ambiente che sembra richiamare le architetture tipiche
dell’espressionismo tedesco e del film del 1927 Metropolis. “Il
film si svolge ovunque e da nessuna parte allo stesso tempo. –
ha dichiarato Tatopoulos – È una città fatta di pezzi di città.
Un angolo da un posto, un altro da un altro posto. Quindi, non sai
davvero dove sei. Un pezzo sembrerà una strada di Londra, ma una
parte dell’architettura sembra New York, ma il fondo
dell’architettura sembra di nuovo una città europea. Sei lì, ma non
sai dove sei. È come se ogni volta che viaggi, ti perdi“.
Partendo da questo aspetto del film,
risulta evidente come l’intento di base sia quello di ambientare il
racconto in un ambiente cupo, che suscita allo stesso tempo
sensazioni di familiarità e di estraneità. Un luogo che sembra
uscito da un racconto di Franz Kafka, dove
l’umanità è soggetta ad una realtà che si rivela essere il frutto
di un inganno (proprio come avviene in Matrix). Il film
trova dunque un forte legame nel mito della caverna di
Platone, con Murdoch che tenta di scappare dalla
città-caverna per conoscere il vero volto del mondo e poterlo
comunicare ai suoi simili. Tuttavia, l’esito della sua missione
rimane aperta a riflessioni anche contrastanti. Se per certi versi
egli sembra riuscire a smascherare l’inganno, dall’altra la realtà
che egli propone può realmente essere considerata “reale”?
Il trailer di Dark City e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Dark City grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 9 febbraio alle ore 23:20
sul canale Rai Movie.
L’attore Vin Diesel
è universalmente noto per la saga di Fast & Furious, che lo
ha reso una celebrità nonché uno dei grandi interpreti del cinema
d’azione. Nel corso della sua carriera, però, questi si è distinto
anche per altri film e ruoli, alcuni dei quali altrettanto famosi e
apprezzati. Dopo Dominic Toretto, il suo personaggio più noto è
certamente quello di Richard B. Riddick, esperto di sport estremi e
protagonista di una trilogia a lui dedicata. Il primo film di
questa, Pitch Black, è uscito nel 2000
per la regia di David Twohy, il quale avrebbe poi
diretto anche i successivi due capitoli The Chronicles of
Riddick e Riddick.
Di genere horror fantascientifico,
il film rielabora ulteriormente l’immaginario alieno per presentare
un pianeta ricco di insidie e pericoli mortali, specialmente al
sopraggiungere delle tenebre. Scritto dallo stesso Twohy insieme a
Jim e KenWheat, Pitch Black è infatti
traducibile con “nero come la pece”, andando ad indicare proprio
l’oscurità che aleggia tanto nel film quanto in relazione alla
cupezza dei temi trattati. Nasce da qui non solo un nuovo eroe
cinematografico ma anche un’opera in grado di affermarsi negli anni
come un vero e proprio cult, tanto da aver dato vita ad una solida
fanbase.
Il film, costato 23 milioni di
dollari, arrivò a guadagnarne circa 53 in tutto il mondo. Un
risultato inizialmente non troppo entusiasmante, ma che è cresciuto
con il passare degli anni fino a permettere la realizzazione di
ulteriori film. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori ed ai
suoi sequel. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di Pitch Black
Ambientato in futuro lontano, il
film vede la navicella spaziale Hunter-Gratzner intenta a
trasportare quaranta passeggeri ibernati. Colpita inaspettatamente
da una tempesta di meteoriti, questa si trova a schiantarsi
irrimediabilmente su un pianeta sconosciuto e apparentemente
inospitale. Solo undici persone riescono a sopravvivere
all’impatto, tra cui la pilota Carolyn Fry, il
religioso Abu Al-Walid, il cacciatore di taglie
William J. Johns e il suo prigioniero, il
pericoloso assassino Richard B. Riddick. Pur se in
contrasto tra loro, questi comprendono da subito la necessità di
collaborare al fine di poter trovare la salvezza.
Esplorando il pianeta, questo si
presenta come un’enorme distesa desertica, illuminata da ben tre
soli. Ben presto, però, i superstiti si rendono conto di come la
necessità più grande non sia trovare acqua o cibo, bensì un riparo
sicuro dalle mostruose creature che escono a caccia con il favore
della notte. Per loro sfortuna, un’eclissi solare arriva ad
oscurare a tempo indefinito la luce dei soli, permettendo così ai
mostri alieni di uscire a loro piacimento. L’unica salvezza per il
gruppo di umani si rivelerà essere proprio Riddick, il quale grazie
ai suoi occhi potenziati è in grado di vedere anche
nell’oscurità.
Pitch Black: il cast del film
Come anticipato, ad interpretare il
ruolo di Riddick vi è l’attore Vin Diesel, in
quegli anni alle soglie della popolarità massima di cui gode ancora
oggi. Pitch Black è stato il suo primo film da
protagonista e lo ha visto subito sfoggiare il grande atletismo per
cui Diesel è noto. Preparatosi a livello fisico, egli ha infatti
potuto prendere personalmente parte a molte delle scene più
complesse, senza ricorrere eccessivamente a controfigure. Diesel ha
inoltre indossato delle speciali lenti a contatto che gli
permettevano di avere gli occhi luminosi al buio, oggi principale
caratteristica del personaggio. Originariamente, inoltre, Riddick
sarebbe dovuto morire alla fine del film.
L’attore spinse però a cambiare ciò,
rimasto affascinato dal personaggio e desideroso di esplorarlo
ulteriormente con dei sequel. Nel film è poi presente, nei panni
della pilota Carolyn Fry, l’attrice Radha
Mitchell, nota per film come Neverland – Un sogno per
la vita e Man on Fire – Il fuoco della vendetta.
Cole Houser, invece, è il cacciatore di taglie
William J. Johns, ruolo al quale ha apportato personali aggiunte.
Keith David, attore recentemente visto nella serie
Future Man, è il religioso Imam Abu al-Walid, mentre
Lewis Fitz-Gerald è Paris. P. Ogilvie.
Claudia Black, nota per le serie Ferscape
e Stargate SG-1, è infine Sharon Montgomery.
Pitch Black: i sequel, il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Dato il discreto successo del film e
la volontà di Diesel di esplorare ulteriormente il personaggio, nel
2004 è arrivato al cinema il primo di due sequel. Questo è The
Chronicles ofRiddick, dove il protagonista si trova
a confrontarsi con un impero religioso pronto a compire un
genocidio di massa. Nel film, oltre a Diesel, si ritrovano anche
gli attori Judi Dench, Karl Urban e Alexa Davalos.
Dopo ben 9 anni, è invece arrivato al cinema il terzo capitolo
della trilogia, intitolato semplicemente Riddick. Questo si
distaccò da quanto visto nel secondo film per tornare alle
atmosfere ed alle caratteristiche tipiche del primo capitolo.
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Pitch
Black è infatti disponibile nei cataloghi di
Chili Cinema e Tim Vision. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È
bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite
temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente
nel palinsesto televisivo di giovedì 9 febbraio
alle ore 21:00 sul canale 20
Mediaset.