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Spider-Man 4: Thomas Haden Church ha “sentito delle voci” su un nuovo film

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Thomas Haden Church è apparso nei panni di Flint Marko alisa Uomo Sabbia in due film di Spider-Man: Spider-Man 3 di Sam Raimi e Spider-Man: No Way Home dei Marvel Studios. A due anni da quell’esperienza, l’attore è tornato a parlare dei film del franchise e in un intervista con ComicBook.com ha riacceso le speranze dei fan riguardo uno Spider-Man 4, affermando che “c’è sempre stata una specie di… ho sentito delle voci… che Sam Raimi avrebbe fatto un altro film di Spider-Man con Tobey Maguire e se ciò accade, probabilmente farei una campagna per fare almeno un cameo“.

Le parole dell’attore sono da prendere con le pinze, in quanto non sono prova effettiva che un quarto film dello Spider-Man di Raimi e Tobey Maguire è in fase di sviluppo. Raimi, come noto, è effettivamente stato a lungo legato a un quarto progetto sul supereroe con la Sony, che ha persino spinto il film al punto di pre-produzione. Tuttavia, le cose non sono andate in porto e il tutto si è dunque concluso con il divisivo Spider-Man 3. Dopo aver girato Doctor Strange nel Multiverso della Follia, Raimi si è però detto pronto a tornare a dirigere anche un altro progetto di questo genere.

Mi sono reso conto dopo aver realizzato Doctor Strange che tutto è possibile, davvero qualsiasi cosa nell’universo Marvel, qualsiasi squadra“, ha detto Raimi l’anno scorso quando gli è stato chiesto di un possibile Spider-Man 4. “Amo Tobey. Amo Kirsten Dunst. Penso che tutto sia possibile. Non ho davvero una storia o un piano. Non so se la Marvel sarebbe interessata a questo in questo momento. Non so cosa ne pensano. Non l’ho perseguito davvero. Ma sembra bello. Anche se non fosse un film di Spider-Man, mi piacerebbe lavorare di nuovo con Tobey, in un ruolo diverso“.

Non è certo se qualcosa si stia effettivamente muovendo presso la Sony e i Marvel Studios per riportare sul grande schermo lo Spider-Man di Maguire con Spider-Man 4, magari per concludere la sua storia. In Spider-Man: No Way Home egli ha avuto modo di accennare a cosa gli è accaduto dopo il terzo film, ma potrebbe ancora esserci molto da raccontare e i fan sarebbero certamente felici di rivedere l’attore nel costume del supereroe per una nuova avventura, naturalmente diretto da Raimi.

Don Matteo 14: prima foto della nuova stagione con Raoul Bova

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Don Matteo 14: prima foto della nuova stagione con Raoul Bova

In esclusiva il primo scatto dal set dell’attesissima nuova stagione della serie tv Don Matteo 14, in onda prossimamente su Rai 1. Nella foto troviamo Raoul Bova, che vestirà ancora una volta i panni di Don Massimo e la new entry Eugenio Mastrandrea che interpreterà il nuovo Capitano dei Carabinieri Diego Martini.

Don Matteo 14
Ph Virginia Bettoja

Don Matteo 14 è una produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction, prodotta da Luca Bernabei e Matilde Bernabei, diretta da Riccardo Donna, Enrico Ianniello e Francesco Vicario, scritta da Mario Ruggeri e Umberto Gnoli e interpretata da Raoul Bova, Nino Frassica, Eugenio Mastrandrea, Maria Chiara Giannetta e Maurizio Lastrico.

Captain America: 10 attori hanno quasi interpretato il Primo Vendicatore

Chris Evans è stato così ben scelto come Captain America nel Marvel Cinematic Universe che sembra che il ruolo sia stato pensato per lui. Tuttavia, ha dovuto affrontare un’agguerrita concorrenza per avere la possibilità di interpretare il leader degli Avengers. L’attore ha portato in vita Steve Rogers sul grande schermo a partire dal 2011 con Captain America – Il primo vendicatore. Ha abbandonato il ruolo quasi un decennio dopo con Avengers: Endgame. Altri 10 attori hanno fatto il provino per questa opportunità e anche se alla fine non sono diventati il primo vendicatore svolgono comunque un ruolo all’interno del franchise.

Ryan Phillippe

Ryan Phillippe ha confermato personalmente di essere stato in trattative per interpretare il personaggio durante un’intervista con MTV nel 2010. “Io in realtà sto andando a incontrare Captain America, il che è piuttosto figo“, ha ammesso all’epoca. “Dopo Superman, era il mio preferito“. Non è chiaro a che punto fosse il processo di audizione e non ha ancora interpretato un ruolo nel MCU.

Wyatt Russell

Captain America Wyatt Russell

Wyatt Russell ha assunto per breve tempo il titolo di Captain America nella serie Disney+ The Falcon and the Winter Soldier. Naturalmente, il suo ruolo di eroe è stato breve, poiché Anthony Mackie ha preso il suo posto prima della fine della serie. Tuttavia, anche lui ha gareggiato con Chris Evans per interpretare la prima iterazione dell’eroe. “Penso che, onestamente, la prima audizione sia stata più che altro qualcosa da leggere, per vedere se ero bravo a recitare o meno“, ha condiviso nel 2021. “Non credo di essere mai stato in competizione per il ruolo, ma è stato pazzesco“.

Wilson Bethel

Wilson Bethel ha ottenuto il suo ruolo nella serie Marvel Daredevil. Tuttavia, ha raccontato di essere stato preso in considerazione per il ruolo di Captain America. “Voglio dire che è stato il momento più emozionante della mia vita e anche il più devastante quando non è successo. Ma, sì, è stato otto anni fa. Mi hanno fatto indossare il costume di Captain America e hanno fatto tutto. Quindi, ho fatto il provino alla Marvel insieme ad altri ragazzi. Alla fine hanno rilasciato tutti gli altri. Mi sono incontrato con Joe Johnson per discutere del ruolo e vedere gli storyboard. Quindi, è stato un periodo folle in cui ho pensato che forse avrei ottenuto il ruolo. In realtà ho fatto un secondo provino un mese dopo, il giorno del mio compleanno“.

E poi, credo che sia stato uno o due giorni dopo che hanno fatto l’annuncio che Chris Evans aveva ottenuto la parte. Quindi, ad essere del tutto onesti, quello è stato uno dei momenti più difficili della mia carriera professionale. Mi ha fatto perdere la testa per un po’, ad essere sincero. Ma sono anche un convinto sostenitore del fatto che le cose accadono come devono accadere, e ovviamente Chris ha fatto un lavoro incredibile in quel ruolo. E la mia vita, anche se non mi ha portato a guidare gli Avengers, è stata davvero ricca e gratificante in altri modi. Quindi, non posso passare troppo tempo a lamentarmi. E onestamente, il fatto che le cose abbiano in un certo senso chiuso il cerchio, e che io possa ancora essere un uomo in giacca e cravatta, è piuttosto eccitante“.

Sebastian Stan

Sebastian Stan

Sebastian Stan ha interpretato il migliore amico di Captain America, Bucky Barnes, al fianco di Chris Evans fin dall’inizio. Ha continuato a interpretare il Soldato d’Inverno al fianco di Anthony anni dopo. Tuttavia, inizialmente era stato considerato per il ruolo di protagonista. Nel 2018 ha dichiarato alla CNBC di non essere stato ritenuto “adatto alla parte“, ma che il suo provino “ha funzionato“. Ha definito Bucky un “ruolo molto migliore” per lui.

Scott Eastwood

Scott Eastwood

Scott Eastwood ha confermato di essere stato in passato in corsa per guidare gli Avengers durante un’intervista del 2018 a Insider. “Ricordo di aver fatto il provino per Capitan America molte lune fa. Ho sempre pensato che fosse una cosa figa. Sono americano. È fantastico“, ha ricordato. Tuttavia, non ci sono rancori. “Penso che Chris Evans abbia fatto un lavoro incredibile“, ha detto.

Kellan Lutz

Kellan Lutz

Kellan Lutz ha interpretato Emmett Cullen nel film Twilight. Tuttavia, era anche pronto a immergersi nel MCU. È interessante notare che, in un’intervista del 2014 con Collider, ha rivelato di essere pronto per due parti. Una di queste era Captain America. L’altro ruolo era Thor, andato a Chris Hemsworth. “Ci sono andato molto vicino per Captain America, ma l’ha spuntata Chris Evans, che se lo merita“, ha dichiarato. “Non sono competitivo. Faccio del mio meglio. Se ottengo qualcosa, allora era destino. Se non lo ottengo, allora non era destino“. Ha proseguito, sottolineando che si sentiva giusto per La leggenda di Hercules. “Non sono cresciuto amando Thor, né sapendo molto di Thor o di Captain America, ma con Hercules sì“.

Chris Pratt

La guerra di domani chris pratt

Il MCU aveva già due uomini famosi di nome Chris quando ha aggiunto Chris Pratt per Guardiani della Galassia. Tuttavia, secondo NME, Pratt avrebbe potuto unirsi al franchise molto prima come Captain America. Non si sa molto del suo provino, ma Pratt ha già rivelato di essere stato in corsa per un ruolo in almeno un altro film Marvel prima che Guardiani diventasse realtà.

John Krasinski

John Krasinski IF

John Krasinski ha fatto un breve debutto nel MCU in Doctor Strange e il multiverso della follia (2022) interpretando un altro famoso eroe, Reed Richards dei Fantastici Quattro. Avrebbe potuto debuttare anni prima come Captain America. Tuttavia, ha incolpato un altro famoso Chris di averlo rovinato: Chris Hemsworth. Nel 2016 ha spiegato di aver fatto il provino per la parte e di essersi persino vestito come il personaggio. Tuttavia, ha perso la fiducia dopo aver visto Hemsworth in costume da Thor. Anni dopo, ha confermato che non c’è alcun rancore nei confronti di Chris Evans. “So che non sarei stato all’altezza di Chris“, ha detto. “Almeno ho visto qualcuno di bravo fare il ruolo. In realtà ne ho parlato con lui“. Inoltre, la perdita gli ha permesso di concentrarsi sulla regia e sulla scrittura, che hanno portato a A Quiet Place.

Chace Crawford

Chace Crawford Captain America

Chace Crawford ha interpretato un eroe in The Boys e ha partecipato a Gossip Girl per anni. In effetti, Gossip Girl ha interferito con le sue possibilità di dare vita a Captain America. Durante la trasmissione Watch What Happens Live del 2019, ha confermato di aver fatto un provino per la parte. “Ma in realtà non me l’hanno fatto fare perché si sono accorti che ero impegnato in uno show a New York per nove mesi all’anno“, ha detto. “Ho ottenuto un contratto per il provino“.

Dane Cook

Dane Cook

Il comico Dane Cook ha confermato di aver fatto il provino per interpretare Steve Rogers all’epoca, un fatto per il quale ha poi rivelato di essersi dovuto scusare. “Oh, mi sono messo nei guai fino al collo. Mi sentivo molto eccitato, ma doveva essere una cosa tranquilla e privata. Ho scritto una lettera di scuse al direttore del casting perché erano arrabbiati“.

The Last of Us: l’acclamata serie tv debutta in home video

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The Last of Us: l’acclamata serie tv debutta in home video

The Last of Us, l’atteso adattamento televisivo di uno dei titoli più amati dai videogiocatori che ha conquistato il pubblico di tutto il mondo, è disponibile in Steelbook 4K Ultra HD™, 4K Ultra HD, Blu-ray e DVD per Warner Bros. Home Entertainment. Basata sull’omonimo videogioco di successo, The Last of Us ha registrato il secondo più grande debutto per una serie targata HBO, dietro solo a “House of the Dragon”, ottenendo una crescita di audience costante nel corso della sua messa in onda, con un aumento del 75% di share nel suo finale di stagione.

In attesa della seconda stagione, gli appassionati di The Last of US possono finalmente acquistare la loro copia dell’acclamatissima prima stagione, ‘The Last of Us: Stagione 1”, in Steelbook 4K Ultra HD, 4K Ultra HD, Blu-ray e DVD. Ad accompagnare i 9 episodi della prima stagione saranno quasi 3 ore di inediti contenuti speciali incluse tre nuovissime e imperdibili featurette.

La storia di The Last of Us si svolge 20 anni dopo la distruzione della civiltà moderna. Joel, uno scaltro sopravvissuto, viene incaricato di far uscire di nascosto Ellie, una ragazzina di 14 anni, da una zona di quarantena sotto stretta sorveglianza. Un compito all’apparenza facile che si trasforma presto in un viaggio brutale e straziante attraverso gli Stati Uniti nel quale i due dovranno dipendere l’uno dall’altra per sopravvivere.

Tra le star della prima stagione Pedro Pascal, protagonista della serie nel ruolo di Joel e Bella Ramsey, che interpreta il personaggio di Ellie. Nel cast anche Gabriel Luna, nel ruolo di Tommy, Anna Torv che interpreta Tess, Nico Parker è Sarah, Murray Bartlett è Frank, Nick Offerman è Bill, Melanie Lynskey è Kathleen, Storm Reid è Riley, Merle Dandridge è Marlene, Jeffrey Pierce interpreta Perry, Lamar Johnson è Henry, Keivonn Woodard è Sam, Graham Greene è Marlon ed Elaine Miles riveste i panni di Florence. Fanno parte del cast anche Ashley Johnson e Troy Baker.

Con un punteggio di 96% su Rotten Tomatoes, The Last of Us è stato acclamato come “il nuovo grande successo della HBO®” da Rolling Stone mentre per Varietypresto questa sarà considerata come una delle migliori serie della storia della televisione“. Secondo IndieWire The Last of Usè il migliore adattamento da un videogioco“, con IGN che l’ha riconosciuta come “una brillante rivisitazione di una delle storie più amate del mondo dei videogame” e ha aggiunto che “offre uno spettacolo arricchente per i fan del titolo di successo di PlayStation, riuscendo al contempo ad appassionare i nuovi arrivati”. La CNN ha definito la narrazione della serie “decisamente impavida e risoluta, capace di creare scenari e momenti di assoluto terrore alternati a scene toccanti e totalmente tragiche“.

The Last of Us, basata sull’omonimo videogioco sviluppato da Naughty Dog in esclusiva per le piattaforme PlayStation® e acclamato dalla critica, è scritto da Craig Mazin (anche produttore esecutivo della serie, già premiato con l’Emmy® Award per “Chernobyl“) e Neil Druckmann (creatore e sceneggiatore del pluripremiato franchise “The Last of Us” e co-presidente di Naughty Dog). La serie è una coproduzione con Sony Pictures Television, ed è prodotta da Carolyn Strauss, Evan Wells, Asad Qizilbash, Carter Swan e Rose Lam.Società di produzione: PlayStation Productions, Word Games, The Mighty Mint e Naughty Dog.

La colonna sonora di The Last of Us è già disponibile e presenta brani originali ad opera del due volte vincitore dell’Oscar® Gustavo Santaolalla e di David Fleming. Avendo realizzato sia la colonna sonora del videogioco originale che del suo sequel del 2020, Gustavo Santaolalla si è basato sul suo lavoro precedente, espandendo il paesaggio sonoro intimo guidato dalla chitarra, per ottenere una colonna sonora carica di emozioni, come la storia stessa. Oltre alla colonna sonora, l’album include anche la cover di Nick Offerman di “Long Long Time” di Linda Ronstadt, e la cover di Jessica Mazin di “Never Let Me Down Again” dei Depeche Mode.

The Last of Us: La prima stagione completa è disponibile nelle versioni Steelbook 4K Ultra HD™, 4K Ultra HD™, Blu-ray™ e DVD sui maggiori siti di e-commerce.

TRA I CONTENUTI SPECIALI TRE ESCLUSIVE FEATURETTE PER 4K, BLU-RAY E DVD:

  1. The Last of Us: Stranger Than Fiction – Il cast della serie ed i filmmaker si confrontano con esperti di sopravvivenza, microbiologia e parassitologia per un approfondimento agghiacciante sulla realtà del fungo parassita e della successiva apocalisse presentata in The Last of Us.
  2. Controllers Down: Adapting The Last of Us – Segui il viaggio di The Last of Us dalla console allo schermo, mentre il cast e i filmmaker ci accompagnano nel processo di espansione del mondo dando nuova vita agli amati personaggi del gioco.
  3. From Levels to Live Action – Scopri come la serie TV The Last of Us ha incorporato e ampliato i momenti di gioco preferiti dai fan.

Informazioni sui Prezzi e la Serie:

The Last of Us: La prima stagione completa

Include 9 episodi:

  1. When You’re Lost in the Darkness (Quando sei perso nell’oscurità)
  2. Infected (Gli Infetti)
  3. Long, Long Time (Molto, molto tempo)
  4. Please Hold to My Hand (Per favore, stringimi la mano)
  5. Endure and Survive (Resistere e sopravvivere)
  6. Kin (Famiglia)
  7. Left Behind (Abbandonata)
  8. When We Are in Need (Quando sei in difficoltà)
  9. Look for the Light (Cerca la luce)
  • PRODOTTO SRP
  • Steelbook 4K Ultra HD 59.99 €
  • 4K Ultra HD   49.99 €
  • Blu-ray  39.99 €
  • DVD 29.99 €

Poolman: prime foto del debutto alla regia di Chris Pine

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Poolman: prime foto del debutto alla regia di Chris Pine

È stata rivelata una foto di Poolman per il debutto alla regia di Chris Pine. L’immagine dà una prima occhiata al personaggio protagonista interpretato dallo stesso Chris Pine, che diventa un detective dilettante dopo aver scoperto i piani per rubare l’acqua di Los Angeles. Il film sarà presentato in anteprima al Toronto International Film Festival 2023 , che si svolgerà dal 7 al 17 settembre.

Poolman è diretto da Chris Pine da una sceneggiatura che ha scritto insieme a Ian Gotler. Il progetto è descritto come “Il grande Lebowski incontra il film noir di Los Angeles con una salutare spruzzata di La La Land” e dovrebbe presentare divertenti cameo. Il film è interpretato da Chris Pine, Annette Bening, Danny DeVito, Ariana DeBose, Jennifer Jason Leigh e DeWanda Wise.

Il film è incentrato su Darren Barrenman, uno sfortunato sognatore e aspirante filosofo che passa le sue giornate a prendersi cura della piscina del condominio Tahitian Tiki nella soleggiata Los Angeles e a partecipare alle riunioni del consiglio comunale con i suoi vicini Jack e Diane (DeVito, Bening)“, si legge nella sinossi. “Quando Barrenman scopre il più grande furto d’acqua nella storia di Los Angeles dai tempi di Chinatown, stringe alleanze inquiete con una femme fatale bella e connessa mentre segue ogni pista che può con funzionari corrotti della città, tipi di Hollywood bruciati e misteriosi benefattori – tutto in nome della protezione della sua preziosa Los Angeles.” Pine e Gotler producono attraverso il loro società Barry Linen Motion Pictures, insieme a Stacey Sher e Patty Jenkins. Il progetto riunisce Pine e Jenkins dopo aver lavorato insieme in Wonder Woman , Wonder Woman 1984 e nella serie limitata I Am the Night.

Heels 2: clip dalla premiere dalla seconda stagione con Stephen Amell

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Più di un anno dopo la prima stagione di Heels, la rivalità tra fratelli tra Jack e Ace continua il 28 luglio nell’attesa seconda stagione. Un’anteprima della seconda stagione è stata pubblicata e anticipa il futuro incerto della Duffy Wrestling League. In Italia la serie arriverà dal 5 Agosto su MGM+, canale di Mediaset Infinity.

Dopo l’uscita del trailer della seconda stagione di Heels il mese scorso, la seconda stagione del dramma si preannuncia coinvolgente e intensa come la prima. La prima stagione ha visto Tom Spade (David James Elliott) togliersi la vita, lasciando la sua attività di wrestling alle cure del figlio maggiore, Jack Spade (Stephen Amell). La seconda stagione riporta i fan al wrestling a conduzione familiare, il Duffy Wrestling League (DWL), dove i fratelli e rivali, Jack (Stephen Amell) e Ace Spade (Alexander Ludwig), continuano a contendersi l’eredità del loro defunto padre e a litigare per le loro diverse versioni di successo.

La prima stagione di Heels presenta un gruppo di sognatori che trovano successo nella scena del wrestling professionistico della comunità della Georgia. Ma mentre Jack e Ace continuano a lottare per l’eredità del loro defunto padre, la loro continua rivalità continua a mettere in pericolo gli affari del loro defunto padre. A peggiorare le cose, le vendite dei biglietti della promozione stanno diminuendo rapidamente.

https://youtu.be/ST6yJ4Lq3bE

Cosa accadrà alla Duffy Wrestling League?

La rivalità tra i due nasce quando Jack impedisce ad Ace di togliergli il campionato del campionato. Questa diatriba eleva la loro faida kayfabe in una vera. Quando la stagione 1 si è conclusa, Jack ha tentato di fare ammenda con Ace, ma quest’ultimo lo ha rifiutato. Con la seconda stagione che sta per debuttare la complicata relazione trai due fratelli sembra non essere cambiata di una virgola!

La trama della seconda stagione di Heels: La seconda stagione riporta i fan al wrestling a conduzione familiare, il Duffy Wrestling League (DWL), dove i fratelli e rivali, Jack (Stephen Amell) e Ace Spade (Alexander Ludwig), continuano a contendersi l’eredità del loro defunto padre e a litigare per le loro diverse versioni di successo.

Nel cast di Heels ci sono anche Alison Luff nei panni di Staci Spade, Mary McCormack nei panni di Willie Day, Kelli Berglund nei panni di Crystal Tyler, Allen Maldonado nei panni di Rooster Robbins, James Harrison nei panni di Apocalypse e Chris Bauer nei panni di Wild Bill Hancock.

 

In the Clearing, la recensione della serie con Teresa Palmer

In the Clearing, la recensione della serie con Teresa Palmer

La serie australiana in otto puntate In the Clearing, prodotta da Disney+ e andata in streaming su Hulu negli Stati Uniti, è ispirata dalle vicende reali legate alla setta chiamata The Family, formatasi nella metà degli anni ‘60 con a capo il leader carismatico Anne Hamilton-Byrne. Alla base dello show troviamo il libro In the Clearing, pubblicato da J.P. Pomare nel 2019, versione drammatizzata degli eventi che condussero alla dispersione della setta da parte della polizia australiana nel 1987.

Protagonista di In the Clearing è Freya Heywood (Teresa Palmer), la quale in seguito alla temporanea scomparsa del figlio Billy si trova costretta a rivivere gli orrori della gioventù legati al culto comandato da Adrienne Beaufort (Miranda Otto) con il sostegno del dottor Bryce Latham (Guy Pearce). Il pilot dello show intitolato The Season of Unfoldment – scritto da Matt Cameron e diretto da Jeffrey Walker – risulta sicuramente l’episodio migliore della produzione, pur evidenziando già in maniera sostanziale una serie di problemi e limiti che minano col passare delle puntate l’intera operazione.

In the Clearing, una serie limitata da una narrazione singhiozzante

La volontà evidente di non “spiegare” fin dall’inizio le coordinate della vicenda, i ruoli e le relazioni tra i personaggi principali produce infatti un effetto altalenante: se da una parte infatti chi guarda The Season of Unfoldment viene costretto continuamente a chiedersi cosa stia realmente succedendo, dall’altra diventa impossibile non notare quanto la narrazione si faccia immediatamente confusa, spezzata, quasi costretta di lasciare alla messa in scena il compito di evocare situazioni e atmosfere del thriller psicologico.

E questo meccanismo quasi inceppato col passare delle puntate si fa sempre più evidente, minando le fondamenta stesse dello show. In molti momenti, forse addirittura troppi, In the Clearing sembra ricalcare le orme di un’altra miniserie con un’ambientazione simile e una storia che abbracciava ugualmente il thriller psicologico, ovvero quella Top of the Kale diretta da Jane Campion, che vedeva protagonista una notevole Elisabeth Moss. In questo caso ci troviamo però di fronte a un tentativo macchinoso e probabilmente mal organizzato, il quale disperde tutti o quasi i possibili spunti di interesse a causa principalmente della sua narrazione singhiozzante.

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Deboli prove d’attori

In un tale guazzabuglio anche i tre attori protagonisti non offrono certamente il meglio delle loro capacità: se comunque Guy Pearce riesce a risultare almeno credibile in virtù di una prova maggiormente soffusa, lo “scontro” di personalità e psicologie tra Miranda Otto si risolve in qualcosa di piuttosto deludente. L’attrice amata nella trilogia de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson si affida eccessivamente al trucco e ai costumi per sorreggere un personaggio molto meno ambiguo e ambiguamente affascinante di quanto in realtà dovrebbe risultare.

La Palmer invece dimostra chiaramente di non riuscire a dotare la figura di Freya della necessaria bidimensionalità per diventare una vittima credibile che decide di affrontare i propri demoni personali. E se le due figure principali e antagoniste non destano realmente interesse presso il pubblico neppure con lo scorrere delle puntate, come può l’intero prodotto risollevarsi dalla falsa partenza? E infatti In the Clearing non ci riesce, sbandando continuamente alla ricerca di fascinazioni estetiche non supportate da una storia che renda il tutto avvincente per gli spettatori. Molte immagini sono belle da vedere, paesaggi e ambientazioni indubbiamente dotati di un fascino selvaggio, quasi ancestrale. Ma In the Clearing possiede davvero poco più di questo…

Dwayne Johnson fa la “più grande donazione singola” al SAG Relief Fund

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Mentre gli scioperi WGA e SAG-AFTRA continuano a Hollywood, la star Dwayne Johnson ha fatto la più grande donazione singola alla Fondazione SAG-AFTRA, secondo il suo presidente e direttore esecutivo. La Fondazione SAG-AFTRA è un’organizzazione senza scopo di lucro associata a SAG-AFTRA, ma non ne fa parte. La Fondazione mira a contribuire a fornire aiuti finanziari ai 160.000 membri del sindacato tramite un programma di assistenza finanziaria di emergenza.

Quando lo sciopero SAG-AFTRA è diventato ufficiale, il presidente della Fondazione SAG-AFTRA Courtney B. Vance e il direttore esecutivo Cyd Wilson hanno inviato una lettera a 2.700 degli attori più redditizi del sindacato, spiegando perché le donazioni alla Fondazione potrebbero rivelarsi estremamente vantaggiose per i bisognosi. Secondo la coppia, Dwayne Johnson si è fatto avanti quasi immediatamente. È stata una festa d’amore. È come, ‘Amico, ti stai facendo avanti in un modo che consente agli altri di conoscerne la terribile necessità‘”, ha detto Vance della sua reazione alla donazione di Johnson in un’intervista a Variety . “Questo è lui che dice: ‘In un momento come questo, sono qui e non andrò da nessuna parte, qualunque cosa tu abbia bisogno che io faccia.’ E questo invia un messaggio enorme ad altre persone per fare la stessa cosa.

La donazione di Dwayne Johnson aiuterà più di 7.000 membri SAG

Sebbene Vance non volesse condividere l’importo esatto della donazione di Dwayne Johnson, Wilson ha affermato che si trattava della “più grande donazione singola” che la Fondazione abbia mai ricevuto. Le sovvenzioni della Fondazione normalmente erogano fino a $ 1.500 per singolo membro, ma un membro a vita può ricevere fino a $ 6.000 se le situazioni sono più estreme. Secondo Wilson, la donazione di Dwayne Johnson aiuterà dai 7.000 ai 10.000 membri che necessitano di servizi di assistenza finanziaria. È la più grande donazione singola che abbiamo mai ricevuto da un individuo alla volta“, ha affermato Wilson. “E ciò che è sorprendente è che quell’assegno aiuterà migliaia di attori a tenere il cibo in tavola, a tenere i loro figli al sicuro e a far funzionare le loro macchine. E non mi sfugge che sia molto umile riguardo a questo, ma è un modo per iniziare”.

Wilson ha paragonato la donazione e l’ente di beneficenza al modo in cui la Fondazione ha operato durante la pandemia di COVID-19 e ha affermato che anche con la donazione di Johnson, ci sarà più lavoro da fare, poiché il gruppo potrebbe vedere lo sciopero continuare “fino alla fine dell’anno”. È così che l’abbiamo fatto durante COVID: alcune delle più grandi star del nostro settore si sono fatte avanti”, ha detto Wilson. “Per lui fare un passo avanti in questo modo ci farà davvero iniziare la raccolta fondi che dovremo fare, perché tutto ciò che stiamo ascoltando e vedendo, sentiamo di dover essere preparati che questo potrebbe andare avanti fino alla fine dell’anno. Dovremo essere in grado di aiutare queste persone a lungo termine. Abbiamo 160.000 artisti SAG-AFTRA e sono molte le persone che avranno bisogno del nostro aiuto. Questa donazione è il kickstart di cui avevamo bisogno nella prima settimana di quello che pensiamo sarà un lungo periodo”.

Vance ha anche elogiato gli sforzi in corso da parte della leadership SAG-AFTRA – incluso il presidente nazionale del sindacato Fran Drescher – e ancora una volta ha ringraziato immensamente Dwayne Johnson per il suo aiuto. Voglio ringraziare Dwayne per la sua straordinaria generosità, compassione e iniziativa per intensificare in questo modo significativo e significativo per la nostra comunità. A nome delle migliaia di persone che saranno aiutate dalla sua storica donazione, grazie, grazie, grazie”.

Star Wars: Ahsoka, al via il conto alla rovescia con un nuovissimo trailer!

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Lucasfilm ha dato il via al conto alla rovescia per la premiere di Star Wars: Ahsoka di Disney+ con un nuovissimo teaser trailer. Il video presenta nuovi scatti di Ahsoka Tano che brandisce le sue tipiche doppie spade laser. Star Wars: Ahsoka sarà disponibile per lo streaming il 23 agosto con i primi due episodi.

Dai un’occhiata al teaser trailer di Star Wars: Ahsoka qui sotto:

Tutto quello che sappiamo su Ahsoka

Ambientata dopo la caduta dell’Impero, Star Wars: Ahsoka segue l’ex cavaliere Jedi Ahsoka Tano mentre indaga su una minaccia nascente in una galassia ormai vulnerabile.Oltre a Rosario Dawson nei panni della protagonista, Ahsoka è interpretata da Natasha Liu Bordizzo nel ruolo di Sabine Wren e Mary Elizabeth Winstead in quello di Hera Syndulla, Ray Stevenson nei panni di Baylan Skoll, Ivanna Sakhno in quelli Shin Hati; Diana Lee Inosanto è Morgan Elsbeth, David Tennant interpreta Huyang, Lars Mikkelsen è il Grand’ammiraglio Thrawn ed Eman Esfandi interpreta Ezra Bridger.

Ahsoka è la prossima serie Disney+ che ha come protagonista Rosario Dawson nei panni di Ahsoka, un Jedi in esilio che un tempo era l’apprendista di Anakin prima che lui si rivolgesse al lato oscuro e diventasse Darth Vader. La serie sarà presentata in anteprima ad agosto, ha confermato la Disney durante l’evento.

Kathleen Kennedy e Jon Favreau hanno elogiato lo showrunner di Ahsoka Dave Filoni, che è stato raggiunto sul palco da Dawson e Natasha Liu Bordizzo, che interpreta Sabin Wren, un guerriero mandaloriano, rivoluzionario e artista di graffiti che è apparso per la prima volta in Star Wars Rebels. A sorprendere anche i fan del Regno Unito è stata Mary Elizabeth Winstead, che ha rivelato che interpreterà Hera Syndulla di Rebels.

Chocolat: trama, cast e le frasi più belle del film

Chocolat: trama, cast e le frasi più belle del film

Il cioccolato è notoriamente un alimento in grado tanto di aumentare il buon umore, quanto di stimolare una vera e propria dipendenza in chi lo consuma con frequenza. È un alimento spesso legato anche alla passione, e proprio a questa si lega in modo particolarmente stretto nel film del 2000 Chocolat. Diretto dal regista svedese Lasse Hallström, noto anche per Buon compleanno Mr. Grape e Le regole della casa del sidro, questo lungometraggio è stato un irresistibile caso cinematografico di inizio millennio, divenendo negli anni un cult a tutti gli effetti, sia per il suo cast quanto per le dolcezze mostrate.

Questo film (qui la recensione), scritto per il cinema da Robert Nelson Jacobs, è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Joanne Harris, pubblicato nel 1999. Divenuto un vero e proprio caso editoriale, questo libro ottenne da subito una serie di riconoscimenti tali che lo portarono ad essere un perfetto candidato ad avere una sua trasposizione sul grande schermo. Girato nel villaggio medievale di Flavigny-sur-Ozerain, nella regione del Burgundy, in Francia, il film si affermò poi a sua volta come un grandissimo successo di critica e pubblico. A fronte di un budget di 25 milioni di dollari arrivò infatti a guadagnarne ben 152 a livello globale.

Chocolat ha poi ottenuto ben 5 nomination al premio Oscar, tra cui quella per il miglior film. Si tratta dunque di un titolo irresistibile, dotato di un fascino che sembra non invecchiare mai, tanto bello da vedere quando stuzzicante per il palato. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle frasi più belle. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Chocolat: la trama del film

Quello di Lansquenet è un tranquillo e fiabesco paesino della campagna francese. Qui il perbenismo dei bigotti non permette cambiamenti: a monitorare la moralità dei compaesani è lo stimato sindaco Conte de Reynaut, il quale è occupato anche a salvare le apparenze del suo fallito matrimonio. Tale contesto viene improvvisamente sconvolto dall’arrivo di Vianne e della figlia illegittima Anouk, spiriti liberi che offriranno ai morigerati abitanti di Lansquenet la più grande tentazione per il palato dei mortali: il cioccolato. I secolari equilibri del paese verranno sconvolti, e non aiuterà la situazione l’arrivo di una comunità di nomadi capitanati dal fascinoso Roux, che pare voglia mettere radici proprio nella cioccolateria di Vianne.

Chocolat: il cast del film

Ad interpretare la protagonista, Vienne, vi è l’attrice premio Oscar Juliette Binoche, che proprio grazie alla sua interpretazione in questo film ha ottenuto una nuova candidatura agli Academy Awards. Per poter meglio comprendere il suo personaggio e comprenderne l’attività, l’attrice si è recata in alcuni negozio di cioccolato di Parigi al fine di imparare le principali tecniche di preparazione. Alcuni dei cioccolati da lei realmente realizzati sono poi stati utilizzati nel film. Per le scene in cui la protagonista viene ripresa mentre prepara il cioccolato, però, le mani che si vedono non sono quelle della Binoche ma di una controfigura. Nel ruolo della figlia Anouk vi è invece Victoire Thivisol.

Nei panni dell’affascinante nomade Roux vi è invece l’attore Johnny Depp, qui in uno dei suoi ruoli più apprezzati di sempre. Per ironia della sorte, l’attore ha raccontato di essere stato allergico al cioccolato da bambino e in generale di non apprezzarne particolarmente il sapore. Nel film sono poi presenti gli attori Alfred Molina nel ruolo del conte Paul De Reynaud, Carrie-Anne Moss in quelli di Caroline Clairmont e Judi Dench nei panni di Armande Voizin. Anche la Dench è poi stata candidata all’Oscar, nella categoria miglior attrice non protagonista. Completano il cast gli attori Lena Olin e Peter Stormare nei panni di coniugi Josephine e Serge Muscat.

Chocolat cast

Le frasi più belle di Chocolat, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Chocolat grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Apple TV+, Netflix e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 24 luglio alle ore 21:15 sul canale Cielo.

Qui di seguito si riportano invece alcune delle frasi più belle e significative pronunciate dai personaggi del film. Attraverso queste si potrà certamente comprendere meglio il tono del film, i suoi temi e le variegate personalità dei protagonisti. Ecco dunque le frasi più belle del film:

  • Pensavo che non l’avresti mai indovinato… La mia preferita: cioccolata calda. (Roux)
  • Lasci che l’avverta. Il primo Conte de Reynaud cacciò tutti i radicali Ugonotti da questo villaggio. Lei e i suoi tartufi rappresentate una sfida molto meno impegnativa. (Conte De Reynaud)
  • Se fa amicizia con noi, si inimicherà gli altri. (Roux)
  • I Maya credevano che il cacao avesse il potere di liberare desideri nascosti e di svelare il destino (Vianne)
  • Sono brava ad indovinare i gusti delle persone (Vianne)

Fonte: IMDb

Mandela – La lunga strada verso la libertà: trama e cast del film con Idris Elba

Il politico e attivista premio Nobel Nelson Mandela è stato raccontato più volte al cinema. Uno dei film più noti a lui dedicati è Invictus, diretto da Clint Eastwood, dove a dare vita al presidente del Sud Africa è stato l’attore premio Oscar Morgan Freeman. Esiste però anche un altro apprezzato film dedicato alla sua vita e alla sua lotta contro il segregazionismo razziale. Questo è Mandela – La lunga strada verso la libertà, diretto nel 2013 da Justin Chadwick. All’interno di questo si racconta della sua lunga attività, coinvolgendo tanto la vita pubblica quanto quella privata. Ad interpretare Mandela è stavolta il noto Idris Elba, oggi noto per film come Thor e Beast of no Nation.

La storia, scritta dallo sceneggiatore William Nicholson, è basata sull’autobiografia Lungo cammino verso la libertà, scritta da Mandela nel 1994. Al momento della sua pubblicazione, il produttore sudafricano Anant Singh ne acquisì i diritti, desideroso di trarne un film. Singh era infatti un grande ammiratore del leader, ed ebbe anche modo di intervistarlo durante il suo periodo di prigionia. Il film prese però vita soltanto dopo diversi anni dopo, ed uscì al cinema nello stesso anno in cui Mandela venne a mancare. Non è noto se egli fece o meno in tempo a vedere la pellicola, che risulta comunque particolarmente fedele a quanto da lui narrato nel libro.

Al momento della sua uscita in sala, il titolo ottenne un’accoglienza critica generalmente positiva. In particolare, si lodavano le interpretazioni dei protagonisti. Elba, nello specifico, è stato indicato come un possibile candidato al premio Oscar, ma l’attore finì con il non ricevere la nomination. Nonostante tali apprezzamenti, il film passò in sordina al cinema e non ottenne un particolare successo di box office. A fronte di un budget di circa 35 milioni di euro finì con l’incassarne solo 28 a livello mondiale. Mandela – La lunga strada verso la libertà rimane comunque un ottimo modo per conoscere il celebre attività e le battaglie condotte nel corso della sua vita, ed è per questo un film da recuperare quanto prima.

Mandela – La lunga strada verso la libertà: la trama del film

La storia ha inizio con i primi anni di attività di Mandela come avvocato a Johannesburg. Ben presto egli viene sempre più coinvolto dall’intensificarsi della violenza dei bianchi nei confronti dei neri, cosa che porta all’inasprimento delle misure dell’apartheid. Opponendosi a tutto ciò, Mandela diventa la figura centrale nella ribellione contro tale discriminazione. A causa della sua posizione politica, egli si ritrova ad essere arrestato e imprigionato a Robben Island, dove è condannato all’ergastolo. Qui Mandela si trova a vivere il periodo più duro della sua vita, costretto a passare dietro le sbarre ben 27 anni. La sua forza di volontà viene messa a dura prova dai soprusi dei carcerieri come anche dall’isolamento a cui è costretto.

A permettergli di resistere a tutto ciò è l’incondizionato amore nei confronti di sua moglie Winnie, la quale a sua volta continua a combattere per i diritti dei neri. Dopo vent’anni, Mandela viene trasferito in un carcere meno severo, e con il passare del tempo una mobilitazione mondiale in suo favore spinge le autorità a liberarlo nel 1990. Mandela è ora un uomo libero, ma la strada verso la libertà è ancora lunga. Candidatosi alla presidenza del Sud Africa, egli aspira a sconfiggere una volta per tutte l’apartheid, professando la pace e un paese dove tutti possano coesistere senza più conflitti. Nonostante i numerosi impedimenti, ancora una volta il leader dimostrerà una volta inattaccabile, che troverà soddisfazione solo con il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Mandela cast

Mandela – La lunga strada verso la libertà: il cast del film

Interpretare una personalità come Mandela è compito estremamente rischioso per un attore, il quale è chiamato a dar vita ad un’interpretazione che renda onore e merito a questi. Per questo i produttori intrapresero un lungo processo di selezione, aspirando a trovare l’interprete più adeguato al ruolo. La scelta ricadde su Idris Elba, divenuto sempre più popolare in quegli anni. L’attore non nascose un certo timore nell’assumere tale ruolo, ma si dichiarò anche estremamente grato dell’opportunità. Per poter assumere i panni di Mandela, Elba studiò quanto più possibile la sua vita e il contesto in cui crebbe. Decise anche di trascorrere una notte nella stessa prigione dove l’attivista si trovò rinchiuso per 27 anni. La sua interpretazione fu poi lodata come particolarmente convincente e fedele a ciò che era stato Mandela.

Per il ruolo di sua moglie Winnie, personaggio particolarmente importante all’interno del film, venne scelta l’attrice Naomie Harris. Questa sarebbe in seguito divenuta nota anche grazie al film Moonlight, con il quale ottenne la sua prima nomination all’Oscar. Interpretare Winnie Mandela si è però rivelata la sfida più grande della sua carriera. L’attrice ha infatti dichiarato molto per poter essere fedele alla vera donna, e che ritrovò una grande complessità nel carattere e nell’animo di lei. Come Elba, anche la Harris si dichiarò grata di aver potuto dare voce e corpo ad una donna tanto importante nella lotta per i diritti delle persone di colore. Nel film vi è poi l’attore Gys de Villiers nel ruolo di Frederik de Klerk, il quale fu presidente del Sud Africa prima di Mandela dal 1989 al 1994.

Mandela – La lunga strada verso la libertà: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di una delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Mandela – La lunga strada verso la libertà è infatti presente su Infinity. Per poter usufruire del film, sarà necessarie sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma. In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video, senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in televisione per lunedì 24 luglio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Gen V, il teaser trailer della serie spin-off di The Boys

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Gen V, il teaser trailer della serie spin-off di The Boys

Prime Video ha svelato oggi il teaser trailer ufficiale dell’attesissima serie Original Gen V. La serie debutterà in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo venerdì 29 settembre con i primi tre episodi, seguiti da nuovi ogni settimana fino all’epico finale di stagione di venerdì 3 novembre. Il teaser ufficiale regala un’anteprima della vita alla Godolkin University, l’unico college d’America per i giovani supereroi (controllato dalla Vought International).

Dal mondo di The Boys arriva dunque Gen V, il racconto della formazione scolastica della prima generazione di supereroi a conoscenza del Compound V, i cui superpoteri non sono innati, ma sono stati loro iniettati. Questi giovani e competitivi eroi metteranno alla prova i propri limiti, sia fisici sia morali, nell’impresa di raggiungere la bramata prima posizione della classifica della scuola. Presto impareranno che l’ambizione necessita di sacrifici e che la differenza tra giusto e sbagliato non è così chiara come credevano. Quando gli oscuri segreti dell’università verranno a galla, gli studenti dovranno fare i conti con il tipo di supereroi che vogliono diventare.

Gen V, il cast della serie

Il cast della serie include Jaz Sinclair, Chance Perdomo, Lizze Broadway, Shelley Conn, Maddie Phillips, London Thor, Derek Luh, Asa Germann, Patrick Schwarzenegger, Sean Patrick Thomas e Marco Pigossi. In Gen V vedremo anche Clancy Brown e Jason Ritter nel ruolo di guest star, oltre alla partecipazione straordinaria di Jessie T. Usher, Colby Minifie e P.J. Byrne negli stessi ruoli che interpretano in The Boys.

Michele Fazekas e Tara Butters sono showrunner ed executive producer della serie. Eric Kripke, Seth Rogen, Evan Goldberg, James Weaver, Neal H. Moritz, Ori Marmur, Pavun Shetty, Ken Levin, Jason Netter, Garth Ennis, Darick Robertson, Craig Rosenberg, Nelson Cragg, Zak Schwartz, Erica Rosbe e Michaela Starr sono executive producer anche dello spinoff della serie. Nel ruolo di co-executive producer troviamo Brant Englestein, Sarah Carbiener, Lisa Kussner, Gabriel Garcia, Aisha Porter-Christie, Judalina Neira e Loreli Alanís. La serie è prodotta da Sony Pictures Television e Amazon Studios, in collaborazione con Kripke Enterprises, Point Grey Pictures e Original Film.

Jamie Foxx parla per la prima volta dal suo ricovero

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Jamie Foxx parla per la prima volta dal suo ricovero

Jamie Foxx ha parlato per la prima volta dalla sua “complicazione medica” ad aprile, e ha  ringraziato fan e amici in un video. Jamie Foxx è stato ricoverato per la prima volta il 12 aprile dopo aver sofferto di quella che la sua famiglia ha descritto come una “complicanza medica”. Sebbene si sappia poco su ciò che è accaduto, si dice che Foxx stesse comunicando con la sua famiglia al momento del suo ricovero.

Foxx ha ringraziato i fan e gli amici per avergli augurato ogni bene

In un video di tre minuti pubblicato sul suo account Instagram ufficiale, Jamie Foxx ha ringraziato tutti per gli auguri e l’amore ricevuto. L’attore ha spiegato che non ha fornito un aggiornamento prima perché non voleva che la gente lo vedesse nello stato in cui era.

So che molte persone stavano aspettando o volevano ricevere aggiornamenti, ma ad essere onesto con te, non volevo che tu mi vedessi così, amico“, ha detto Foxx. “Voglio che tu mi veda ridere, divertirmi, festeggiare, scherzare, fare un film, uno spettacolo televisivo. Non volevo che tu mi vedessi con i tubi che fuoriescono da me e cerchi di capire se ce l’avrei fatta”. Jamie Foxx ha continuato lodando la sua famiglia per il loro ruolo nella sua guarigione, in particolare sua sorella minore, Deidra Dixon, e sua figlia, Corinne Foxx, per averlo protetto mentre guariva.

A loro, a Dio, a un sacco di grandi medici, posso lasciarti questo video”, ha detto Foxx. “Non posso dirti quanto sia bello avere la tua famiglia che entra in azione in questo modo, e sai tutti che l’hanno tenuto privato, non hanno lasciato uscire nulla, mi hanno protetto, ed è quello che spero che tutti possano avere in momenti come questi“. Jamie Foxx ha anche affermato di sapere che la sua assenza e la mancanza di commenti hanno portato a un sacco di speculazioni su ciò che gli è successo. Nel video, ha scherzato sul fatto che non era diventato cieco e non era paralizzato, muovendo gli occhi e le braccia in modo scherzoso per mostrare che stava bene. Tuttavia, ha detto che è andato “all’inferno e ritorno” e che la sua strada per il recupero presentava “alcune buche“, ma che “sta tornando” e “è in grado di lavorare“.

Ha concluso il video professando ancora una volta il suo amore per coloro che gli hanno augurato ogni bene e ha detto che spera che la gente lo ricordi per i film che fa – buoni e cattivi -, le canzoni che canta e le battute che fa. “Come puoi vedere, gli occhi funzionano, gli occhi funzionano bene”, ha detto Foxx. “Non sono paralizzato, ma… sono andato all’inferno e sono tornato indietro, e anche la mia strada verso la guarigione ha avuto delle buche. Ma sto tornando e sono in grado di lavorare… amo tutti e amo tutto l’amore che ho avuto… se d’ora in poi mi vedi fuori e ogni tanto scoppio a piangere, è solo perché è stata dura, amico. Ero malato, amico. Ma ora ho le gambe sotto di me, quindi mi accompagnerai fuori”.

 

 

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Un’estate fa: trailer della serie con Lino Guanciale e Filippo Scotti

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Gli anni ‘90, l’estate, i mondiali di calcio, gli amori estivi. E ancora le cabine telefoniche, il campeggio con gli amici, le partite a “schiaccia sette”… fino a quando una ragazza non scompare nel nulla. Un mistero che si dipana fra i ’90 e il presente, ma anche divertimento e tanta nostalgia sono gli ingredienti della nuova serie Sky Original Un’estate fa, prodotta da Sky Studios e da Fabula Pictures, di cui viene rilasciate oggi il trailer ufficiale. Protagonisti Lino Guanciale e Filippo Scotti, che guidano un cast di talenti italiani in un thriller transgenerazionale diretto da Davide Marengo e Marta Savina. La serie andrà in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW dal 6 ottobre.

Nel cast, accanto a Lino Guanciale e Filippo Scotti, Claudia Pandolfi, Antonia Fotaras, Paolo Pierobon, Martina Gatti, Anna Ferzetti, Tobia De Angelis, Orlando Cinque, Luca Vannuccini, Sofia Iacuitto, Nicole Grimaudo, Alessio Praticò, Alessio Piazza, Francesco Della Torre, Giovanni De Giorgi, Orlando Cinque, Giovanni Buselli, Giulio Tropea, Luciano Scarpa, Giulio Turbolente, Denis Fasolo, Ginevra Francesconi, Massimo De Santis, Massimo Dapporto.

La trama di Un’estate fa

Lino Guanciale (La porta rossa, Il commissario Ricciardi, Sopravvissuti) interpreta Elio, un cinquantenne dalla vita che sembra perfetta, con una bella famiglia e un lavoro da avvocato. Quando viene rinvenuto il corpo della ragazza di cui era innamorato da adolescente, Arianna, tornerà con la memoria a quell’estate del 1990, quando lei sparì misteriosamente durante una vacanza in campeggio che insieme stavano facendo con i loro amici e lui (in questa linea temporale interpretato da Filippo Scotti – È stata la mano di Dio) fu trovato in stato confusionale, senza alcun ricordo di ciò che era successo. Più di 30 anni dopo, la polizia ritrova il corpo di Arianna e la scientifica non ha dubbi: la ragazza non è morta accidentalmente, è stata uccisa, ed Elio è in cima alla lista dei sospettati. Sconvolto per la scoperta, Elio ha un incidente in auto, perde i sensi e al suo risveglio si ritrova nel 1990, nell’infermeria del campeggio. Ha di nuovo 18 anni ma la coscienza di un adulto… è un sogno? Sta finalmente recuperando la memoria o sta diventando pazzo? Sa solo che, tra pochissimo, qualcuno in quel campeggio ucciderà Arianna. Sente l’urgenza di fare qualcosa, ma la sua mente continua a spostarsi nel tempo, tra l’oggi e il 1990. Cercando di scoprire cosa è successo davvero ad Arianna e di scagionarsi dall’accusa di essere lui ad averla uccisa, Elio dovrà portare avanti un’indagine tra passato e presente che per lui nasconde forse anche la speranza di poter cambiare le cose e salvarla…

Un’estate fa è una serie Sky Original prodotta da Sky Studios e Fabula Pictures, diretta da Davide Marengo e Marta Savina, creata da Michele Alberico e Massimo Bacchini e scritta da Valerio Cilio, Federico Favot, Michele Alberico e Massimo Bacchini. Autore della colonna sonora originale è Michele Braga.

MCU: 10 teorie ridicole che pensavamo potessero avverarsi

MCU: 10 teorie ridicole che pensavamo potessero avverarsi

Negli anni in cui il Marvel Cinematic Universe è cresciuto sia in termini di portata che di popolarità, sono nate diverse teorie su storyline e personaggi del franchise, molte delle quali, nonostante risultino alquanto ridicole, hanno ottenuto un grande consenso. Poiché il passare del tempo ha smentito molte di esse e ha reso altre molto meno probabili di diventare canononiche, sembra che queste speculazioni sul MCU siano semplicemente il risultato della nostra fantasia galoppante: ecco 10 ridicole teorie del MCU che tutti pensavamo potessero avverarsi.

La Gemma della Realtà avrebbe facilitato il recasting

Avengers: Infinity War MCUL’introduzione delle Gemme dell’Infinito è stata la prima vera indicazione del MCU di una narrazione più ampia, il che forse spiega perché ha dato vita a così tante teorie. Una di queste era che la Gemma della Realtà, la gemma in grado di piegare la percezione alla volontà dell’utente, potesse essere usata in un senso decisamente meta. Dopo che Mark Ruffalo ha sostituito Edward Norton nel ruolo di Bruce Banner nel MCU, è stato suggerito che la Gemma della Realtà sarebbe stata utilizzata per consentire il recasting di altri ruoli. Per quanto possa sembrare logico, si tratta di una spiegazione inutilmente meta per qualcosa che il MCU non aveva bisogno di affrontare, e sembra assolutamente ridicola col senno di poi.

Thor era uno Skrull fin dalla Fase 2

Non appena Captain Marvel ha introdotto gli Skrull nel franchise, è stato ipotizzato che Secret Invasion avrebbe visto alcuni personaggi del MCU rivelarsi come impostori. Una delle teorie più diffuse in questo senso era che Thor fosse stato sostituito da uno Skrull nella Fase 2, spiegando così il suo cambiamento di personalità tra Thor: The Dark World e Thor: Ragnarok. Sebbene la teoria spieghi l’improvvisa scoperta del senso dell’umorismo di Thor – e tecnicamente potrebbe essere resa canonica da qualche parte – a un esame più attento risulta davvero ridicola.

Loki non aveva la vera Gemma della mente

Loki-in-The-AvengersDopo che è stato rivelato che Thanos stava raccogliendo le Gemme dell’Infinito, è nata una teoria che a prima vista ha senso. Si è ipotizzato che Thanos non si sarebbe fidato di Loki con una delle Gemme nel suo scettro e che quindi la Gemma della Mente al centro della storia dei Vendicatori non avrebbe potuto essere un vero affare. Sebbene sembri convincente, è molto meno credibile se analizzata: Loki non avrebbe mai potuto mettere i Vendicatori l’uno contro l’altro con tanta facilità senza il potere della Gemma della Mente, quindi la teoria si è rivelata falsa prima ancora di essere diffusa.

Tutte le teorie su Mefisto

10 personaggi: MefistoMefisto è uno dei cattivi più potenti della Marvel nei fumetti, quindi è logico che i fan del personaggio siano desiderosi di vederlo introdotto nel MCU. Tuttavia, le teorie che indicano il debutto di Mefisto nel MCU sono state smentite più volte, poiché quasi ogni nuova uscita del franchise ci fa scovare un nuovo modo in cui potrebbe essere introdotto. Finora, si è ipotizzato che She-Hulk: Attorney at Law e WandaVision contenessero indizi sull’imminente apparizione di Mefisto nel franchise e, sebbene a volte si tratti di teorie abbastanza convincenti, per ora sono stati tutti smentite.

Il Punitore guidava il camion in Captain America: The Winter Soldier

The Punisher – Captain America The Winter SoldierDopo l’uscita di Captain America: The Winter Soldier, il regista Joe Russo ha alimentato la tesi secondo cui il Punitore sarebbe stato la risposta a una delle domande irrisolte del film. Nel corso del film, un camion giallo appare durante le scene di inseguimento che coinvolgono gli agenti dell’HYDRA, assistendo Nick Fury. Russo ha spiegato che l’autista del camion era una persona con una “serie di abilità speciali”, lasciando intendere che avrebbe potuto essere nientemeno che Frank Castle, il Punitore del MCU. Tuttavia, dopo diversi anni senza alcun riscontro o prova di questa stravagante teoria, sembrerebbe che questo teaser fosse puramente speculativo.

Gli X-Men arriveranno da un altro universo

Doctor Strange 2Poiché i mutanti costituiscono una parte così importante dell’universo dei fumetti Marvel, la loro assenza nella Fase 1 e 3 del MCU è stata particolarmente notevole. Dopo la rivelazione che il Professor X sarebbe stato un membro degli Illuminati in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, è iniziata a circolare una teoria secondo la quale sarebbe stato questo il momento in cui i mutanti del MCU sarebbero stati finalmente introdotti nel franchise. L’idea che i mutanti non esistano nell’universo principale del MCU sembrava quasi certa, e il potenziale di un loro passaggio era logico. Tuttavia, Ms. Marvel ha poi rivelato che i mutanti esistono nel MCU vero e proprio, sfatando a posteriori questa teoria un po’ ridicola.

Reed Richards avrebbe debuttato in WandaVision

Doctor Strange 2 Reed RichardsReed Richards possiede una delle menti più acute dell’Universo Marvel e la sua apparizione nel MCU ha suscitato molte aspettative. Quando WandaVision ha alluso all’imminente apparizione di “un ingegnere aerospaziale”, sono iniziate a circolare teorie secondo cui si sarebbe trattato di Richards e che WandaVision avrebbe dato vita ai Fantastici Quattro del MCU. Tuttavia, il personaggio in questione è stato poi rivelato essere il Maggiore Goodner e la teoria è stata rapidamente dimenticata. In ogni caso, per un brevissimo momento i fan hanno creduto che Mister Fantastic sarebbe presto apparso, anche se non si è rivelato altro che un pio desiderio.

Vedova Nera è sopravvissuta

Vedova Nera MCUAvengers: Endgame ha comportato molti cambiamenti nel MCU, tra cui la morte di diversi eroi. Uno dei momenti più toccanti del film è stato il sacrificio di Vedova Nera, che ha scelto di morire per permettere a Occhio di Falco di recuperare la Pietra dell’Anima. L’annuncio del film da solista di Vedova Nera ha visto nascere una teoria secondo la quale Natasha Romanoff sarebbe sopravvissuta in qualche modo a Endgame, anche se poi è stata smentita dal fatto che gli eventi del film si sono svolti prima della conclusione della Saga dell’Infinito. Anche se tecnicamente questa teoria potrebbe ancora essere resa canonica in qualche modo, l’uscita di Scarlett Johansson dal franchise sembra renderla impossibile.

Tony Stark sarebbe un membro degli Illuminati

Tony Stark MCUSulla carta, la teoria secondo cui il Tony Stark del MCU si unirebbe o formerebbe gli Illuminati ha perfettamente senso. Tradizionalmente, il personaggio fa parte dell’organizzazione, ma il problema è che il MCU non ha fornito alcuna indicazione della sua esistenza, mentre molti altri membri di spicco sono assenti dal franchise. Avengers: Endgame ha visto Tony morire per annullare il Blip, mettendo così fine alle voci di un Consiglio degli Illuminati del MCU fondato da Iron Man. Inoltre, quando gli Illuminati sono apparsi in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, non è stata inclusa nessuna variante di Iron Man.

Wolverine ha causato le cicatrici di Thanos

Thanos MCUSebbene i mutanti nel MCU fossero in arrivo da tempo, non erano presenti negli eventi della Saga dell’Infinito. Tuttavia, l’apparizione di Thanos ha visto nascere una sorprendente teoria dei fan, grazie alla presenza di una cicatrice sul suo volto. Da tempo si vociferava che tre cicatrici distinte che attraversano la guancia del Titano Pazzo gli fossero state donate nientemeno che da Wolverine, nonostante il fatto che l’iconico mutante non fosse ancora apparso nel MCU. L’idea che Wolverine esistesse già nel MCU ma fosse in qualche modo “invisibile” era una prospettiva allettante, anche se l’unica prova a favore di questa ridicola teoria del Marvel Cinematic Universe era del tutto circostanziale.

Morto per un dollaro di Walter Hill arriva in prima tv su SKY e NOW

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Arriva su Sky Morto per un dollaro, in prima tv mercoledì 26 luglio alle 21.15 su Sky Cinema Due (e alle 21.45 anche su Sky Cinema Western) e in streaming su NOW. Su Sky il film sarà disponibile on demand, anche in 4K.

Walter Hill (I guerrieri della notte, I cavalieri dalle lunghe ombre) dirige un cast stellare composto da Christoph Waltz (Bastardi senza gloria, Django Unchained), Willem Dafoe (Platoon, Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità), Rachel Brosnahan (La fantastica signora Maisel), Warren Burke (La famiglia McKellan, Bigger), Brandon Scott (Amiche per la morte – Dead to me), Benjamin Bratt (Traffic, Miss Detective), Luis Chavez (Ocean’s Thirteen, Crash – Contatto fisico), e Hamish Linklater (La grande scommessa).

La trama di Morto per un dollaro

Siamo nel 1897. Morto per un dollaro segue il famoso cacciatore di taglie Max Borlund fin nelle profondità̀ del Messico; qui si imbatte in Joe Cribbens – giocatore d’azzardo professionista e fuorilegge, suo nemico giurato – che Max aveva spedito in prigione alcuni anni prima. Borlund è in missione: deve ritrovare e portare a casa Rachel Kidd, moglie di un ricco uomo d’affari di Santa Fe, rapita e presa in ostaggio. Quando scopre che la donna è in realtà̀ scappata da un marito violento, Max deve fare una scelta: portare a termine la missione disonesta per cui è stato ingaggiato, o farsi da parte mentre spietati fuorilegge mercenari e il rivale di lunga data si fanno sempre più̀ vicini… Max e il suo aiutante Alonzo Poe non hanno nulla da guadagnare se resistono: nulla, a parte l’onore.

 In occasione della prima visione di Morto per un dollaro, da lunedì 24 a lunedì 31 luglio al canale 303 arriva SKY CINEMA WESTERN, con oltre 30 titoli dedicati a uno dei generi più celebrati da Hollywood.

Tra i film in programmazione, l’epico western firmato sempre da Walter Hill GERONIMO con Gene Hackman e Wes Studi; il malinconico HOSTILES – OSTILI, sempre con Wes Studi insieme a Christian Bale e Rosamund Pike; e la pellicola che ruota intorno a una macabra profezia THE LAST SON con Sam Worthington, Colson Baker (alias Machine Gun Kelly), Thomas Jane ed Heather Graham. E ancora, il capolavoro di Sam Peckinpah IL MUCCHIO SELVAGGIO, con Ernest Borgnine e William Holden, il film ambientato sulle Montagne Rocciose CORVO ROSSO NON AVRAI IL MIO SCALPO, diretto da Sydney Pollack, scritto da John Milius e interpretato da Robert Redford; le pellicole dirette e interpretate da Clint Eastwood IL TEXANO DAGLI OCCHI DI GHIACCIO, ambientato durante la Guerra di Secessione, e il vincitore di 4 Oscar GLI SPIETATI con Gene Hackman, Morgan Freeman e Richard Harris.

Inoltre, lo spaghetti western di Sergio Corbucci DJANGO, con Franco Nero protagonista, e il capolavoro di Quentin Tarantino, ispirato dal film di Corbucci, DJANGO UNCHAINED, con Christoph Waltz, Jamie Foxx e Leonardo DiCaprio, vincitore di 2 Oscar® e 2 Golden Globe.

Il più bel secolo della mia vita: recensione del film con Valerio Lundini e Sergio Castellitto

Alessandro Bardani, regista, attore e sceneggiatore, ha scelto il Giffoni Film Festival per presentare in anteprima Il più bel secolo della mia vita, il suo film che vede protagonista l’insolita coppia composta da Valerio Lundini e Sergio Castellitto. Il primo, comico, autore di programmi radiofonici e televisivi, reduce dal successo del programma TV Una pezza di Lundini e da un altrettanto fortunato spettacolo teatrale, si distingue per una comicità a tratti surreale. Al cinema ha partecipato a Nel bagno delle donne di Marco Castaldi (2021) e a Gli idoli delle donne di Lillo e Greg ed Eros Puglielli (2022).

Ne Il più bel secolo della mia vita è per la prima volta protagonista. Sergio Castellitto non ha bisogno di presentazioni, essendo uno tra i più apprezzati attori italiani, con una lunga e fruttuosa carriera, basti ricordare i suoi lavori con registi come Scola e Tornatore, Monicelli e Bellocchio, oltre al suo percorso da regista. Il più bel secolo della mia vita prende le mosse da uno spettacolo teatrale di grande successo del 2015, scritto e diretto a quattro mani da Bardani e Luigi Di Capua dei The Pills, interpretato da Francesco Montanari e Giorgio Colangeli.

La trama de Il più bel secolo della mia vita

Gustavo, Sergio Castellitto, è un anziano signore dal carattere a dir poco spigoloso, ospite di una casa di riposo gestita da suore. Una mattina si presenta da lui Giovanni, Valerio Lundini, membro di un’associazione di figli non riconosciuti alla nascita, che si batte per far cambiare una legge italiana. Secondo questa legge, chi è nella loro condizione può avere informazioni sulle proprie origini, solo al compimento del centesimo anno di età. Essendo Gustavo l’unico centenario abbandonato alla nascita in Italia, Giovanni gli ha chiesto di andare con lui all’associazione e aprire insieme il fascicolo che riguarda i suoi genitori naturali.

L’obiettivo è dunque offrire la sua testimonianza e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla iniquità di questa legge e la necessità di modificarla. Gustavo ha accettato, più per lasciare il convento dove Suor Grazia, Betty Pedrazzi, decide tutto della sua vita, che per convinzione. I due, dunque, partono per questo viaggio che li vedrà condividere tutto. Un giovane e un anziano, due opposti apparentemente inconciliabili. Troveranno un punto d’incontro? Riusciranno ad arrivare a destinazione? E Gustavo farà ciò che ha promesso a Giovanni?

Il-piu-bel-secolo-della-mia-vita-Sergio-Castellitto

Castellitto e Lundini, la strana coppia

La prima domanda che ci si pone davanti a Il più bel secolo della mia vita è se l’inedita e stramba coppia Castellitto–Lundini funzionerà. A questo proposito, occorre dire che al primo il ruolo di Gustavo ha regalato la possibilità di cimentarsi in un’interpretazione complessa, misurata e al contempo efficacissima. Il ruolo non gli consentiva istrionismi, ma forse è proprio questo a dare maggiore forza all’interpretazione. Castellitto sa rendere con lo sguardo e con la parola la tempra che non può rendere con il corpo. Quella di un personaggio indomito, nonostante l’età.

Dal canto suo, Valerio Lundini in parte fa Lundini, in parte cerca nuove strade, adattando il suo registro comico surreale al cinema. Intraprende così un percorso di individuazione attoriale i cui esiti aspettiamo di vedere, per scoprire se si distanzierà ancora di più da quanto già visto in tv o a teatro, trovando una cifra diversa e più completa. A funzionare tra Castellitto e Lundini è il gioco degli opposti: il pusillanime e lo sfrontato, il timido e lo spavaldo, il logorroico e il taciturno.

I due protagonisti hanno però una ferita e un malessere comune. Uno più disilluso, l’altro, forse, illuso. Uno che, paradossalmente, da giovane, resta intrappolato nel passato e l’altro che, altrettanto paradossalmente, da anziano, non pensa al passato, ma guarda sempre avanti. Brava poi Carla Signoris nei panni di Gianna, madre adottiva di Giovanni. Nel cast anche Sandra Milo in un cameo.

Sorriso e riflessione ne Il più bel secolo della mia vita

Il più bel secolo della mia vita, oltre che una commedia gustosa e leggera, è anche una riflessione sul tema di una legge assurda, che va cambiata. Su questo il regista non ha dubbi. Il che non significa che il film sia retorico o paternalistico. Anzi, ha uno sguardo sul reale disincantato, ironico, a volte sarcastico, quel sarcasmo romano che il personaggio di Gustavo incarna così bene. Scelta intelligente da parte di Bardani, in grado così di veicolare messaggi su temi anche importanti senza risultare stucchevole. Anche la presa di posizione sulla genitorialità e sulle famiglie “ non convenzionali” – qui si parla di genitori adottivi e genitori naturali – è molto chiara e di buon senso e stimola una riflessione.

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Buon ritmo e durata agile

Il film ha un buon ritmo e mantiene viva l’attenzione, seguendo le scorribande di Gustavo e gli inconvenienti cui Giovanni, accompagnandolo, deve far fronte. La durata, 90 minuti, è quella giusta per un’agile commedia. Della colonna sonora de Il più bel secolo della mia vita fa parte anche il brano inedito di Brunori SAS, “La vita com’è”.

Un interessante esordio nel lungometraggio

Come primo lungometraggio, Bardani – già autore del corto “Ce l’hai un minuto?” del 2013, con Giorgio Colageli e Francesco Montanari – confeziona un lavoro tra commedia e dramma, intrattenimento e riflessione, avendo il coraggio di distanziarsi dalla coppia di attori che gli aveva dato successo in teatro, proprio con lo spettacolo a cui il film si ispira. Bardani scopre un’alternativa efficace e originale, lasciandosi alle spalle l’impianto teatrale per adattare la vicenda al linguaggio filmico. Un esordio con una storia dagli elementi narrativi ben definiti, senza materiale in eccesso, di cui il regista riesce a controllare tutti gli elementi.

Il più bel secolo della mia vita è prodotto dalla Goon Films di Gabriele Mainetti, il quale, dopo Denti da squalo, produce quello che potremmo considerare un altro racconto di formazione, seppure sui generis. Giovanni è infatti arricchito dall’incontro con Gustavo, mentre dell’infanzia e della crescita di Gustavo parlano i flashback. Se lì c’era la favola vera e propria, qui c’è un viaggio tra il reale e il surreale, che diverte e fa riflettere. Un mix difficile da gestire, perché si rischia di non essere credibile, di allontanare lo spettatore. Bardani però sa dosare le due componenti. Vedremo nelle sue prossime prove se cambierà registro o questa resterà una sua cifra. Il film è prodotto con Lucky Red con Rai Cinema e in collaborazione con Amazon Prime Video. Al cinema dal 7 settembre.

Barbie: Greta Gerwig si è opposta al taglio di una scena, definita “il cuore del film”

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La regista di Barbie (qui la recensione), Greta Gerwig, ha rivelato di essersi opposta al taglio di una scena chiave del film. Durante un’intervista con Rolling Stone, la Gerwig ha spiegato che la scena che si svolge a una fermata dell’autobus mentre Barbie siede sulla stessa panchina di una donna anziana e parla brevemente con lei è da considerarsi come “il cuore del film“, ma che nonostante ciò inizialmente i produttori volevano tagliarla dal montaggio finale.

“Amo così tanto quella scena. La donna anziana in panchina è la costumista Ann Roth. È una leggenda. È un momento senza uscita, in un certo senso – non porta da nessuna parte. E nei primi tagli, guardando il film, è stato suggerito, ‘Beh, potresti tagliarla. E in realtà, la storia andrebbe avanti lo stesso.’ Per me, però, quella scena è il cuore del film. Il modo in cui Margot interpreta quel momento è così gentile e così spontaneo.

“Ci sono gli elementi più oltraggiosi nel film e la gente mi dice: “Oh, mio Dio, non posso credere che la Mattel ti abbia permesso di farlo” o “Non posso credere che la Warner Bros. ti abbia permesso di farlo”. Ma, per me, la parte che non riesco a credere che sia ancora nel film è questo piccolo vicolo cieco che non porta da nessuna parte, ma che è il cuore del film”. Questa scena racchiude perfettamente i temi di Barbie. Si distingue immediatamente per la sua silenziosità.

Barbie e l’altra donna sulla panchina si siedono lì per un po’ prima che ci sia un dialogo mentre le due donne semplicemente si guardano l’un l’altra. Questa momentanea pausa dal dialogo e dall’azione crea più enfasi quando una Barbie sorridente dice all’anziana di considerarla bellissima. Nonostante si senta come un pesce fuor d’acqua durante la maggior parte del suo tempo nel mondo reale, è un momento di vera connessione per Barbie.

La scena è il cuore del film perché mostra quanto sia genuina Barbie ed è un promemoria di ciò per cui sta combattendo. Dimostra che tutti i discorsi di Barbie e la sua convinzione nell’emancipazione delle donne sono reali. Quella bellezza non riguarda solo l’aspetto, ma anche la sicurezza della donna e il disinvolto amore per se stessi. Questi tratti sono ciò che Barbie spera di ripristinare in se stessa quando viaggia nel mondo reale.

Barbie, tutto quello che c’è da sapere sul film

Dalla sceneggiatrice/regista candidata all’Oscar Greta Gerwig (Piccole donne, Lady Bird) arriva Barbie con protagonisti i candidati all’Oscar Margot Robbie (Bombshell – La voce dello scandalo, Tonya) e Ryan Gosling (La La Land, Drive) nei panni di Barbie e Ken. Insieme a loro nel cast anche America Ferrera (End of Watch – Tolleranza zero, i film Dragon Trainer), Kate McKinnon (Bombshell – La voce dello scandalo, Yesterday), Michael Cera (Scott Pilgrim vs. the World, Juno), Ariana Greenblatt (Avengers: Infinity War, 65 – Fuga dalla Terra), Issa Rae (The Photograph – Gli scatti di mia madre, Insecure), Rhea Perlman (Nei miei sogni, Matilda 6 Mitica) e Will Ferrell (Anchorman, Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno).

Fanno parte del cast del film anche Ana Cruz Kayne (Piccole donne), Emma Mackey (Emily, Sex Education), Hari Nef (Assassination Nation, Transparent), Alexandra Shipp (i film X-Men), Kingsley Ben-Adir (Quella notte a Miami, Peaky Blinders), Simu Liu (Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli), Ncuti Gatwa (Sex Education), Scott Evans (la serie TV Grace e Frankie), Jamie Demetriou (Crudelia), Connor Swindells (Sex Education, Emma.), Sharon Rooney (Dumbo, Jerk), Nicola Coughlan (Bridgerton, Derry Girls), Ritu Arya (The Umbrella Academy) e il premio Oscar Helen Mirren (The Queen – La Regina). Il film è al cinema dal 20 luglio.

The Creator: Gareth Edwards rivela la nuova rivoluzionaria tecnologia usata per le riprese

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Il regista Gareth Edwards ha svelato la tecnologia rivoluzionaria utilizzata per filmare The Creator, il suo nuovo film di fantascienza. Durante la sua apparizione nel panel di Director on Directing di Collider, Edwards ha condiviso alcune informazioni sulla nuova tecnologia che ha utilizzato per filmare The Creator. Il regista ha infatti rivelato di aver utilizzato una nuova fotocamera nota come FX3, che chiunque può acquistare su Best Buy, ma che offre al film un aspetto cinematografico in risoluzione IMAX. Edwards e la sua troupe hanno anche girato spesso al chiaro di luna, riducendo al minimo le luci massicce e affidandosi invece a luci a LED come anche ad un microfono boom, il tutto ad un prezzo più conveniente.

La notizia che Edwards ha girato con questa fotocamera FX3 dovrebbe entusiasmare i creativi del settore. Per filmati di grande qualità cinematografica, c’è l’idea che si paga per quello che si ottiene. Cioè, se si desidera un filmato di qualità IMAX è necessario acquistare una telecamera IMAX di fascia alta per filmare con quella capacità. Film come Oppenheimer tentano ad esempio di utilizzare le telecamere IMAX in modi rivoluzionari, mentre registi come James Cameron cercano persino di creare nuove telecamere per i loro film.

A quanto pare, The Creator potrebbe rappresentare un’importante novità, poiché sembra si siano ottenuti effetti ad alta risoluzione con una tecnologia immensamente più economica. Secondo le informazioni sull’FX3, non solo la fotocamera è più economica, ma l’intero processo di produzione è più economico in quanto non necessita di luci complesse o particolari apparecchiature audio per supportare il suo corretto funzionamento. Se i film di qualità IMAX possono essere girati in modo relativamente economico con questo strumento, più registi potrebbero avere accesso a una tecnologia di alta qualità, ampliando così le possibilità cinematografiche per registi indipendenti e emergenti.

Tuttavia, questa potenziale opportunità potrebbe dipendere dal successo del nuovo e primo film di Edwards dopo Rogue One: A Star Wars Story. Sebbene la tecnologia di The Creator sembri affascinante e all’avanguardia in teoria, il suo aspetto nel film completo dovrà corrispondere a ciò che ci si aspetta, affinché FX3 sia praticabile per altre produzioni su larga scala. Inoltre, essendo una proprietà originale, se The Creator diventasse un successo al botteghino, l’interesse dei registi e degli studios potrebbe portare ad un aumento dei prezzi. Per scoprire il risultato dato da questa FX3, non resta che attendere il 28 settembre, quando il film sarà distribuito al cinema.

La trama e il cast del film The Creator

In una guerra futura tra la razza umana e le forze dell’intelligenza artificiale, Joshua (Washington), un ex agente delle forze speciali in lutto per la scomparsa della moglie (Chan), viene reclutato per dare la caccia e uccidere il Creator, l’inafferrabile architetto dell’avanzata IA che ha sviluppato una misteriosa arma con il potere di porre fine alla guerra… e all’umanità stessa. Joshua e la sua squadra di agenti d’élite oltrepassano le linee nemiche nel cuore oscuro del territorio occupato dall’IA solo per scoprire che l’arma apocalittica, che è stato incaricato di distruggere, è un’IA con le sembianze di un bambino.

Diretto da Gareth Edwards (Rogue OneGodzilla), il film è interpretato da John David Washington (Tenet), Gemma Chan (Eternals), Ken Watanabe (Inception), Sturgill Simpson (Io e Lulù), l’esordiente Madeleine Yuna Voyles e la vincitrice dell’Academy Award Allison Janney (Tonya). La sceneggiatura è di Gareth Edwards e Chris Weitz, da un soggetto di Edwards. Il film è prodotto da Gareth Edwards, p.g.a., Kiri Hart, Jim Spencer, p.g.a. e Arnon Milchan, mentre Yariv Milchan, Michael Schaefer, Natalie Lehmann, Nick Meyer e Zev Foreman sono i produttori esecutivi.

Loki 2: un primo sguardo al nuovo costume di Sylvie

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Loki 2: un primo sguardo al nuovo costume di Sylvie

Grazie a The Direct, ecco un primo sguardo ufficiale al nuovo costume che Sylvie, il personaggio interpretato da Sophia DiMartino nella serie LOKI, indosserà nella seconda stagione. Ricordiamo che dopo aver ucciso Colui che Rimane e mandato il Multiverso nel caos puro nella prima stagione di LOKI, Sylvie giocherà ancora una volta un ruolo decisamente importante all’interno della serie e i fan non vedono l’ora di scoprire cosa c’è in serbo per lei in LOKI 2.

I Marvel Studios sembra abbiano tutte le intenzioni di puntare ancor di più i riflettori su questo personaggio, diventato uno dei preferiti dai fan. Per alimentare il fuoco intorno al personaggio, il vicepresidente della Marvel Ryan Penagos ha dunque ora condiviso le immagini del nuovo costume di Sylvie della seconda stagione di Loki, visto in un display allestito al San Diego Comic-Con 2023. L’outfit presenta un lungo cappotto a motivi geometrici sopra il solito abito asgardiano di Sylvie, che molto probabilmente sarà visto nuovamente durante gli episodi della sesta stagione.

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Loki 2, tutto quello che sappiamo sulla nuova stagione

LOKI – seconda stagione sarà la “prima seconda stagione in assoluto” dello studio, e che tornerà alla storia del dio dell’inganno, sempre interpretato da Hiddleston, e della sua sequenza temporale che determina gli intrecci dalla prima stagione. Tom Hiddleston interpreterà naturalmente il Dio dell’inganno, mentre è confermato anche il ritorno di Owen Wilson e Sophia DiMartino, così come l’arrivo della new entry Ke Huy Quan, reduce dalla vittoria dell’Oscar per Everything Everywhere All at Once. Jonathan Majors tornerà invece nel ruolo di Kang. Il debutto della nuova stagione è previsto su Disney+ per il 6 ottobre.

The Flash: il regista spiega perché il Batman di Michael Keaton è andato in pensione

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In The Flash (qui la recensione) non viene spiegato perché la versione di Batman di Michael Keaton si sia ritirata dalla lotta al crimine a Gotham City, ma una nuova featurette per il film ha rivelato cosa è successo. Nel 1989, Michael Keaton ha come noto debuttato nei panni di Bruce Wayne nel film Batman diretto da Tim Burton, riprendendo poi il ruolo nel 1992 in Batman – Il ritorno. Senza altri sequel con Keaton tra questi film e The Flash, c’è molto che resta all’immaginazione dei fan per quanto riguarda ciò che potrebbe essere accaduto negli ultimi tre decenni nell’universo di Batman di Burton.

Secondo The Direct, uno dei più grandi misteri è però stato appena risolto con una nuova featurette che sarà inclusa nel comunicato stampa domestico di The Flash. In particolare, Andy Muschietti, regista del film, ha rivelato perché il Batman di Keaton si è ritirato. “Volevo davvero sfidare le aspettative della gente su dove sarebbe stato Bruce Wayne trent’anni dopo, e volevo anche approfondire il retroscena se Bruce Wayne, come racconta la storia, è in pensione da venticinque anni, cosa gli è successo? Ho sempre detto che doveva succedere qualcosa a Bruce Wayne per voler smettere di essere Batman“, spiega Muschietti.

E la mia idea è che ha fatto qualcosa che va contro il suo codice e ha ucciso un criminale di fronte al figlio del criminale, non consapevolmente, ma lo ha fatto lo stesso. Che è una situazione che rispecchia esattamente quello che gli è successo quando i suoi genitori sono stati uccisi davanti a lui accanto al Monarch Theatres, cosa che ha poi creato il mostro che è The Batman”. Muschietti ha detto che il senso di colpa era troppo per Bruce, che non si sentiva più degno di assumere il mantello del supereroe, avendo inflitto un tale trauma a un bambino, indipendentemente dalle circostanze.

Sembrerebbe dunque che Bruce si sia sentito come se stesse diventando troppo simile alle persone da cui aveva cercato di proteggere la città fin dall’inizio. “Non riusciva proprio a farcela, ed è per questo che ha deciso di chiudere fuori il suo altro lato, Batman“, afferma Muschietti. “E non è stato in grado di perdonare se stesso. E ora, il modo in cui lo troviamo è un po’ come l’evoluzione di quel viaggio. Sai, è una figura tragica. Fondamentalmente è un personaggio che è in cerca di redenzione e alla fine trova un modo per ottenerla aiutando Barry”.

The Flash, la trama e il cast del film

The Flash è uscito al cinema il 15 giugno 2023 distribuito da Warner Bros Italia. Nel film, Barry Allen usa i suoi superpoteri per viaggiare indietro nel tempo e cambiare gli eventi del passato. Ma quando il tentativo di salvare la sua famiglia altera inavvertitamente il futuro, Barry rimane intrappolato in una realtà in cui il generale Zod è tornato, minacciando distruzione, e senza alcun Supereroe a cui rivolgersi. L’unica speranza per Barry è riuscire a far uscire dalla pensione un Batman decisamente diverso per salvare un kryptoniano imprigionato… malgrado non sia più colui che sta cercando.

Fanno parte del cast di The Flash l’attore Ezra Miller nei panni del protagonista, riprendendo dunque il ruolo di Barry Allen da Justice League, ma anche l’astro nascente Sasha Calle nel ruolo di Supergirl, Michael Shannon (“Bullet Train”, “Batman v Superman: Dawn of Justice”), in quelli del Generale Zod, Ron Livingston (“Loudermilk”, “L’evocazione – The Conjuring”), Maribel Verdú (“Elite”, “Y tu mamá también – Anche tua madre”), Kiersey Clemons (“Zack Snyder’s Justice League”, “Sweetheart”), Antje Traue (“King of Ravens”, “L’uomo d’acciaio”) e Michael Keaton (Spider-Man: Homecoming”, “Batman”), che torna nel costume di Batman dopo oltre 30 anni.

Beetlejuice 2: un’iconica scultura è stata rubata dal set del sequel!

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Beetlejuice 2sequel del cult del 1988 diretto da Tim Burton, è stato colpito da un atto criminale, poiché diversi oggetti di scena, tra cui un’iconica scultura, sono stati rubati dal set. Secondo il New York Post, la polizia di stato del Vermont sta attualmente cercando qualsiasi informazione sui colpevoli dietro il furto che includeva una statua di 150 libbre che i fan di Beetlejuice riconosceranno senza dubbio dal film originale. È stato anche rubato un lampione con l’iconografia di una zucca, portando i funzionari a rilasciare una dichiarazione chiedendo a chiunque avesse informazioni di farsi avanti.

Abbiamo provato a dire tre volte il nome di questa statua rubata, ma non ci è tornato!” ha scritto scherzosamente il VSP nella richiesta, che è stata pubblicata sui social media. Sulla base dei dettagli forniti dal personale di sicurezza del set, le autorità ritengono che gli oggetti siano stati rubati tra le 17:00 del 13 luglio e le 11:00 del 17 luglio. L’oggetto più importante sarebbe dunque stata la scultura appartenente al personaggio interpretato da Catherine O’Hara, vista nel primo film e a quanto pare presente anche in questo sequel. Difficile dire se l’oggetto verrà ritrovato o se sarà necessario produrne uno nuovo da zero.

Beetlejuice-2-scultura

Beetlejuice 2, tutto quello che sappiamo sul film

Beetlejuice 2 è il sequel dell’iconico film del 1988 di Tim Burton. Tale seguito vedrà Winona Ryder tornare nei panni di Lydia Deetz al fianco di Michael Keaton, interprete del bio-esorcista che dà il titolo al film, mentre Catherine O’Hara tornerà nei panni della madre di Lydia. Si darà invece il benvenuto nel franchise a Jenna Ortega, Justin Theroux, Monica Bellucci e Willem Dafoe. I dettagli della storia sono attualmente tenuti nascosti, ma alcune foto hanno già iniziato a circolare in rete spingendo ad elaborare alcune teorie. Il film ha invece una data di uscita fissata al 6 settembre 2024.

Settimana Internazionale della Critica, presentato il programma della 38° edizione

La Settimana Internazionale della Critica giunge alla sua 38° edizione. Cristiana Paternò, Presidente del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), e Beatrice Fiorentino, Delegata Generale della Settimana Internazionale della Critica, hanno presentato un programma ricco e interessante, che propone titoli provenienti da diverse parti del mondo fattisi carico delle specificità culturali che rappresentano.

Riportare lo sguardo al centro. Riappropriarsi del potere delle immagini e della responsabilità che deriva dall’atto di osservare attraverso un dispositivo di riproduzione“, scrive Fiorentino nell’introduzione al programma. “Cos’è il cinema oggi? È ciò che è sempre stato e ancora sarà, indipendentemente dai formati, dai supporti, dalla misura degli schermi e dai ripetuti allarmi sullo stato di crisi: una finestra sul mondo, indispensabile occasione di (ri)lettura oltre che di racconto, opportunità per esprimere un punto di vista. Talvolta personale, unico, talaltra riflesso di un sentire comune. È sempre, comunque, una questione di sguardo“.

“Con la complicità del comitato di selezione composto da Enrico Azzano, Chiara Borroni, Ilaria Feole e Federico Pedroni, la 38. edizione della Settimana Internazionale della Critica si compone di occhi insoliti, onnivori, avventurosi, accomunati dal gusto del rischio e una sorta di furia oltre che dall’urgenza di affermarsi e affermare attraverso una propria visione sullo stato generale delle cose. Gesti potenti che non passeranno inosservati e che, anzi, stupiranno, scuoteranno l’immaginario, lasciando auspicabilmente un segno”.

“Com’è ormai tradizione, anche quest’anno la SIC offrirà i suoi 7+2 esordi scelti tra gli oltre cinquecento titoli arrivati da ogni angolo del mondo. Tra questi si è fatta imponente la presenza femminile, così come quella di forme diverse e “nuove” di narrazione non-fiction (dato in sensibile aumento), ma poderosa e massiccia è anche quella delle fiction, con tanto cinema di genere: noir, fantascienza, horror. Tutti, senza eccezione, accostabili tra loro per la voglia di osare sia nelle scelte visive/narrative che per una precisa, lucida e netta presa di posizione. Per la presenza di uno sguardo, appunto”.

Ecco dunque i film facenti parte del programma della 38° Settimana Internazionale della Critica:

CONCORSO

ABOUT LAST YEAR
Dunja Lavecchia, Beatrice Surano, Morena Terranova
Italia

Periferia di Torino. Celeste, Giorgia e Letizia, tra i 20 e i 27, sono unite da una consapevolezza: in quanto donne cisgender, sono ospiti nel mondo del ballroom. Fenomeno nato a New York nella comunità LGBT latina e afro-americana, oggi presente e radicato anche in Italia. Qui hanno trovato uno spazio in cui essere padrone del proprio corpo al riparo da giudizi, pregiudizi o provocazioni. Le tre stanno per iniziare un viaggio che le porterà ad affrontare importanti decisioni. Giorgia è legata al suo luogo d’origine, Celeste e Letizia vogliono partire. Un coming of age attraverso un anno di vita, dove si incontrano e si scontrano sogni, desideri, dubbi e una voglia di lotta e di vita.

HOARD
Luna Carmoon
Regno Unito

1984: C’è una discarica nel nostro salotto. Il mondo di Madre e di Maria è una costante sensazione di brividi che corrono lungo la schiena, ogni giorno è Natale nel loro piccolo nidus d’amore 1994: Lui me la riconsegnò, l’importanza mi colpì in ondate di sensazioni. È l’ultimo giorno di scuola di Maria. Al suo rientro a casa, in cima alle scale, due piedi scalzi ad attenderla. Un uomo alto, dall’aspetto insolito, uno sconosciuto che ha l’odore familiare di un trauma, un dolore d’infanzia, una duplicità di deliberate provocazioni – Michael.

LIFE IS NOT A COMPETITION, BUT I’M WINNING
Julia Fuhr Mann
Germania

Se la Storia è scritta dai vincitori, che ne è di coloro a cui non è stato mai permesso di partecipare alla gara? Un collettivo di atleti queer entra nello Stadio Olimpico di Atene con l’intenzione di onorare coloro che sono sempre stati esclusi dal podio dei vincitori. Incontrano Amanda Reiter, una maratoneta transgender che ha dovuto confrontarsi con i pregiudizi degli organizzatori sportivi, e Annet Negesa, un’atleta degli 800 metri che è stata esortata dalle federazione sportive internazionali a sottoporsi a chirurgia ormonale. Insieme creano un’utopia radicale e poetica, lontana dalle rigide regole di genere degli sport agonistici.

LOVE IS A GUN
Lee Hong-Chi
Hong Kong, Taiwan

Dopo essere stato rilasciato di prigione, Sweet Potato si accontenta del suo piccolo lavoro sul lungomare, vivendo dei magri incassi e ignorando i commenti di chi gli suggerisce di lasciar perdere. Viene però trascinato nel vortice del passato quando il vecchio “boss” (che non ha mai visto di persona), la madre (che ripone su di lui tutti i suoi debiti) e infine l’amico Maozi ricompaiono nella sua vita. Uno dopo l’altro si impadroniscono con forza del suo presente e cancellando ogni speranza per il futuro. Solo Seven riesce, in una certa misura, a mitigare le sue ansie. Un giorno, sullo sfondo di un paesaggio costiero oppressivo e carico di smog, a Sweet Potato viene finalmente concesso un incontro con il “boss”.

MALQUERIDAS
Tana Gilbert
Cile, Germania

Sono donne. Sono madri. Sono detenute che stanno scontando lunghe pene in una prigione in Cile. I figli crescono lontano da loro, ma rimangono nei loro cuori. In prigione trovano l’affetto delle altre detenute che condividono la loro stessa esperienza. Il sostegno reciproco tra queste donne diventa una forma di resistenza ed emancipazione. Malqueridas ricostruisce le loro storie attraverso le immagini che loro stesse hanno girato con i cellulari vietati dentro la prigione, recuperando la memoria collettiva di una comunità dimenticata.

SKY PEALS
Moin Hussain
Regno Unito

Adam fa i turni di notte in una stazione di servizio autostradale e conduce una vita mediocre e solitaria quasi del tutto priva di contatti umani. Venuto a sapere che il padre, di cui aveva perso le tracce, è morto, Adam cerca con fatica di ricostruire l’immagine di un uomo che non ha mai veramente conosciuto e riesamina dettagli del suo passato che fa difficoltà a comprendere. Quando scopre che il padre era convinto di non essere umano, Adam inizialmente respinge l’idea come ridicola. Tuttavia il dubbio lentamente si insinua, portando con sé una seria riflessione: se fosse la verità, cosa significherebbe questo per Adam?

THE VOURDALAK
Adrien Beau
Francia

“Figli miei”, intima Gorcha prima di accomiatarsi, “attendete il mio ritorno per sei giorni. Trascorsi questi sei giorni, se non dovessi ritornare, recitate una preghiera in mia memoria, poiché vorrà dire che sono perito in battaglia… Ma se dovessi ricomparire – che Dio vi protegga! – passati i sei giorni, vi ingiungo di sbarrare la porta e negarmi l’ingresso, qualunque cosa io dica o faccia. Poiché per allora, altri non sarò che un Vourdalak, un dannato.”

FUORI CONCORSO

Film di apertura
GOD IS A WOMAN
Andrés Peyrot
Francia, Svizzera, Panama

Nel 1975, il regista francese premio Oscar Pierre-Dominique Gaisseau approda a Panama per girare un documentario sul popolo Kuna, per cui le donne sono sacre. Gaisseau, sua moglie e la figlioletta Akiko vivono assieme ai Kuna per oltre un anno, ma il progetto ben presto esaurisce i fondi e una banca finisce per confiscare le bobine. Cinquant’anni dopo, i Kuna stanno ancora aspettando il “loro” film, ormai divenuto leggenda e tramandato oralmente dagli anziani alle nuove generazioni. Finché un giorno, una copia nascosta viene scoperta a Parigi…

Film di chiusura
VERMIN
Sébastien Vaniček
Francia, Marocco

A seguito di un’invasione di ragni velenosi, gli abitanti di una palazzina di periferia dovranno imparare a lottare per la propria sopravvivenza.

PROIEZIONE SPECIALE
in collaborazione con la Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e le Giornate degli Autori
PASSIONE CRITICA
Simone Isola, Franco Montini, Patrizia Pistagnesi
Italia

Passione critica studia il rapporto tra critica e autori nella storia del cinema italiano in relazione con la storia del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, sin dal suo atto di fondazione nel 1971. Si tratta di un percorso non secondario nella storia culturale italiana, tracciato grazie agli interventi di prestigiosi testimoni e al montaggio di materiale di repertorio, dagli anni Sessanta all’avvento del web e dei social e all’attuale esplosione dell’audiovisivo, che mette in discussione la stessa definizione e i confini del cinema.

Deadpool 3: l’uscita verrà ritardata se lo sciopero SAG-AFTRA durerà più di un mese

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I Marvel Studios hanno recentemente anticipato Deadpool 3 dall’8 novembre 2024 al 3 maggio 2024, notizia che è stata accolta con favore dai fan, desiderosi di vedere finalmente il dissacrante mercenario e Wolverine incrociarsi sullo schermo. Tale data di uscita, però, potrebbe slittare in avanti. Per un certo numero di film MCU, infatti, sono già previsti dei ritardati nell’uscita a causa dello sciopero WGA (Thunderbolts, per esempio), ma ora che anche lo sciopero degli attori, SAG-AFTRA, sta colpendo, la produzione di Deadpool 3 è stata completamente interrotta.

Di conseguenza, secondo la newsletter Puck di Matt Belloni, ci sono ottime possibilità che il film verrà rimandato. La cosa diventerà praticamente certa se lo sciopero SAG-AFTRA durerà più di un mese. Ryan Reynolds e Hugh Jackman sono entrambi membri del sindacato, così come praticamente ogni altro membro del cast (insieme agli attori che dovrebbero fare apparizioni cameo). Con questo in mente, c’è dunque da aspettarsi che Deadpool 3 ritorni, idealmente, al suo slot originale dell’8 novembre.

Vale però la pena notare che molti addetti ai lavori di Hollywood sono convinti che entrambi gli scioperi dureranno fino all’autunno (e forse fino al prossimo anno), quindi c’è la seria possibilità che il film subisca ritardi ancor più pesanti di quelli ad oggi ipotizzati. Tutto dipende dunque dalla durata degli scioperi, per i quali ad ora non sembrano esserci soluzioni in vista in tempi brevi. L’interruzione delle riprese rappresenta però un grosso danno per gli studios, si spera pertanto che le parti coinvolte si siedano quantoprima ad un tavolo comune per negoziare soluzioni al problema.

Deadpool 3: quello che sappiamo sul film

Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool 3, con protagonista Ryan Reynolds, non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso. Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman, viaggiare nell’universo principale dell’MCU.

Nel film saranno poi presenti anche personaggi presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche altri X-Men possano fare la loro comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della Marvel comparsi sul grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben Affleck. L’attrice Jennifer Garner sarà presente nel film con il ruolo di Elektra, che riprende dunque a quasi vent’anni di distanza dal film a lei dedicato.

In attesa di ulteriori conferme, sappiamo che Shawn Levy dirigerà Deadpool 3, mentre Rhett Reese e Paul Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul Mercenario Chiacchierone, scriveranno la sceneggiatura basandosi sui fumetti creati da Rob Liefeld, confermandosi nella squadra creativa del progetto. Il presidente dei Marvel StudiosKevin Feige, aveva precedentemente assicurato ai fan che rimarrà un film con rating R, proprio come i primi due film, il che lo renderebbe il primo film dello studio con tale classificazione matura.

Rheingold: una clip in esclusiva dal nuovo film di Fatih Akin

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Rheingold: una clip in esclusiva dal nuovo film di Fatih Akin

Ecco una clip esclusiva da Rheingold (che puoi vedere gratis al cinema grazie a Cinefilos.it), il nuovo film del regista tedesco di origini turche Fatih Akin, nei cinema italiani dal 27 luglio distribuito da I Wonder Pictures.

https://www.youtube.com/watch?v=rkz1Ii7YBC8

Dopo l’anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma e la presentazione a Biografilm Festival 2023, I WONDER PICTURES è lieta di distribuire nei cinema dal 27 luglio il film RHEINGOLD, del premiatissimo regista tedesco di origini turche Fatih Akin – Orso d’Oro al Festival di Berlino 2004 per La sposa turca, Leone d’Argento a Venezia 2009 con Soul Kitchen e un Golden Globe come Migliore film straniero nel 2017 per Oltre la notte.

In RHEINGOLD, Akin ripercorre la parabola esistenziale di Giwar Hajabi, in arte Xatar, portando sul grande schermo l’autobiografia del rapper tedesco di origine curda, la cui vita spericolata e sempre al limite supera la finzione. Nato in Iran e cresciuto in Germania, Giwar è stato tutto e ha fatto di tutto tra spaccio, furti, rapine, entrando e uscendo più volte di prigione. Abituato a fare a pugni con la vita, Giwar coltiva un sogno: vuole fare musica. RHEINGOLD sarà nei cinema italiani dal 27 luglio arricchito dai testi delle canzoni
adattati da Frankie hi-nrg mc.

Greta Gerwig nella storia: Barbie ha il miglior weekend di apertura negli USA per una regista donna

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La Barbiemania ha colpito, con il film Barbie (qui la nostra recensione) arrivato nei cinema di tutto il mondo. In pochi giorni il film diretto da Greta Gerwig e con protagonista Margot Robbie ha infranto numerosi record, concludendo il suo primo weekend di apertura con un risultato che proietta la sua regista nella storia. Con un totale di 337 milioni di dollari guadagnati a livello globale (di cui 155 sul solo territorio nazionale) in un solo weekend, secondo un nuovo rapporto di Deadline, il film è diventato l’apertura nazionale più alta dell’anno fino ad oggi, superando il weekend di apertura da 146,4 milioni di Super Mario Bros. – Il film.

Barbie ha anche detronizzato Super Mario Bros. – Il film per il giorno di maggior incasso del 2023 con 70,8 milioni di dollari contro i 54,8 milioni del film animato. Barbie è anche diventato la più grande apertura per un film non sequel o basato su giocattoli, ma anche la maggiore non DC per la Warner Bros., un posto precedentemente ricoperto da It. Warner Bros Discovery, che era alla disperata ricerca di una vittoria al botteghino dopo il fallimento di importanti titoli DC come The Flash, Shazam 2 e Black Adam, ha dunque trovato il suo momento di gloria al box office.

Il film è anche la più grande apertura nazionale e internazionale di Ryan Gosling, della Robbie e della Gerwig come attori e regista, rispettivamente, e ha segnato il secondo fine settimana di apertura più alto per una regista donna, secondo solo al film Captain Marvel, che aveva avuto un weekend a livello globale pari a 456,6 milioni di dollari. Barbie, però, ha fatto guadagnare alla Gerwig un primato, quello di fine settimana di apertura più alto per una regista donna a livello nazionale. La corsa è però solo all’inizio e sono molti altri i record che il film potrebbe infrangere nelle settimane a venire.

Barbie, tutto quello che c’è da sapere sul film

Dalla sceneggiatrice/regista candidata all’Oscar Greta Gerwig (Piccole donne, Lady Bird) arriva Barbie con protagonisti i candidati all’Oscar Margot Robbie (Bombshell – La voce dello scandalo, Tonya) e Ryan Gosling (La La Land, Drive) nei panni di Barbie e Ken. Insieme a loro nel cast anche America Ferrera (End of Watch – Tolleranza zero, i film Dragon Trainer), Kate McKinnon (Bombshell – La voce dello scandalo, Yesterday), Michael Cera (Scott Pilgrim vs. the World, Juno), Ariana Greenblatt (Avengers: Infinity War, 65 – Fuga dalla Terra), Issa Rae (The Photograph – Gli scatti di mia madre, Insecure), Rhea Perlman (Nei miei sogni, Matilda 6 Mitica) e Will Ferrell (Anchorman, Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno).

Fanno parte del cast del film anche Ana Cruz Kayne (Piccole donne), Emma Mackey (Emily, Sex Education), Hari Nef (Assassination Nation, Transparent), Alexandra Shipp (i film X-Men), Kingsley Ben-Adir (Quella notte a Miami, Peaky Blinders), Simu Liu (Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli), Ncuti Gatwa (Sex Education), Scott Evans (la serie TV Grace e Frankie), Jamie Demetriou (Crudelia), Connor Swindells (Sex Education, Emma.), Sharon Rooney (Dumbo, Jerk), Nicola Coughlan (Bridgerton, Derry Girls), Ritu Arya (The Umbrella Academy) e il premio Oscar Helen Mirren (The Queen – La Regina). Il film è al cinema dal 20 luglio.

Noi anni luce: la recensione del film di Tiziano Russo

Noi anni luce: la recensione del film di Tiziano Russo

“Abbiamo i risultati delle analisi. Si chiama leucemia mieloide acuta.” – Noi anni luce

Quando si è giovani, la morte non è un pensiero che ci sfiora. Neanche per un attimo. Perché non è qualcosa che ci tocca da vicino, ma è parte della vita dei grandi, anagraficamente più prossimi a quel “punto di non ritorno”. Sono proprio quelli gli anni in cui ci si sente invincibili, in cui si crede di poter attraversare mari e monti instancabilmente, spingendosi oltre il limite. Ma quando la realtà, quella più brutta, si schianta addosso rallentandone il cammino, è un attimo a dover rimettere in prospettiva tutta un’esistenza. Basta un nano secondo, una semplice notizia, e la vita ti chiede di essere quell’adulto che guardavi da lontano e a tratti compativi.

Ed è questo che succede a Elsa in Noi anni luce, esordio alla regia di Tiziano Russo, che dopo essersi fatto strada nel mondo dell’audiovisivo con la serie SKAM Italia, arriva a guidare un teen movie che segue la traccia di quelli d’oltreoceano (non a caso prende spunto dall’australiano Matching Jack di Nadia Tass). Presentato nell’ambito del Giffoni Film Festival, ha come protagonisti due giovani stelle nascenti del cinema italiano, Carolina Sala e Rocco Fasano. La sceneggiatura di Noi anni luce è firmata da Isabella Aguilar e Serena Tateo. Il film sarà disponibile nelle sale dal 27 luglio, distribuito da Notorious Pictures.

Noi anni luce, la trama

Elsa (Carolina Sala) ha tanti sogni nel cassetto, primo fra questi diventare una stella del canottaggio. Ha una vita davanti e il futuro le sorride, fino a quando nel bel mezzo di una gara non ha un mancamento e sviene. Sarà qualcosa di semplice, pensa lei, magari un calo di zuccheri, carenza di qualche vitamina, troppo stress, ma dopo una serie di accertamenti i risultati non sono per niente buoni e rassicuranti: si tratta di leucemia. La vita della giovane ragazza cambia, costretta in una stanza d’ospedale e bisognosa di un trapianto di midollo, le giornate sembrano diventate incolori e insapori. Mentre aspetta un donatore che possa salvare la vita, Elsa incontra nel reparto di ematologia Edo (Rocco Fasano), un altro ragazzo che sta affrontando la sua stessa malattia. Da quella conoscenza, che si protrarrà oltre le mura ospedaliere, la ragazza troverà la forza per intraprendere – insieme a Edo – un viaggio alla ricerca del padre che, a detta della madre, le ha abbandonate sparendo nel nulla. Lui è l’ultima possibilità di Elsa per guarire, ma dovrà mettere a dura prova se stessa, mentre nel frattempo l’aria comincia a profumare di amore.

Noi anni luce Carolina Sala e Rocco Fasano

Un teen drama dai toni romance che non ingrana

L’atmosfera creatasi in Noi anni luce ha il sapore di molte pellicole americane teen che abbracciano il genere drama. Il film sembra infatti seguire lo stesso leitmotiv di storie come Colpa delle stelle, A un metro da te o Cosa mi lasci di te, incentrando la narrazione sulla malattia di due ragazzi che vivono il loro percorso – ospedialiero e di vita – con quel fardello pesante sulle spalle in maniera del tutto diversa. L’intento di mostrare il punto di vista di entrambi è dunque interessante, ma risulta essere un punto poco saldo all’interno del racconto. Il doppio point of view di Edo ed Elsa perde di forza nel corso della progressione degli eventi, ed è come se il film sentisse più l’esigenza di mostrare la storia d’amore fra i due, piuttosto che formulare un discorso più strutturato a livello drammaturgico.

La ricerca disperata del padre da parte di Elsa, accompagnata dalla visione diversa che ha lei sia della sua situazione che della lecuemia stessa rispetto a Edo, era un espediente narrativo efficace per esplorare più nell’intimo le differenti reazioni dei protagonisti riguardo la malattia e il concetto di vita, che sarebbero andati a confluire in un interessante coming of age. Cade però tutto in prescrizione, ogni spinta narrativa che tenta di aprire una parentesi più ampia ed elaborata sull’incombenza della morte e sul modo in cui due adolescenti cercano di aggirarla, è schiacciata troppo dalla componente romance (comunque poco accattivante) che incombe con prepotenza su tutto l’impianto del film, spegnendo quel poco di coinvolgimento da parte dello spettatore.

Un film che gira un po’ a vuoto

E allora se Noi anni Luce dà l’impressione di essere un film a metà è purtroppo a causa di una sceneggiatura traballante, a tratti dormiente e pusillanime, scritta soltanto per far muovere quasi per inerzia i suoi personaggi all’interno di una bolla che sembra essere sempre sull’orlo di scoppiare e farli cadere. Russo ci prova a dare un tono drammatico al film, ma è chiaro che non c’è una visione d’insieme e neppure un pilastro fisso tematico attorno al quale far ruotare il racconto. Edo ed Elsa sono i primi ad avere poca caratterizzazione, e il tutto va peggiorando quando si passa ai loro comprimari, i quali compaiono in alcune scene (come la madre o il padre di lei) senza apportare davvero un cambiamento essenziale ai fini della storia. Tutto si trova ad essere così un pretesto – inutile e spigoloso – per far funzionare una trama romantica che, alla fine, è solo pregna di cliché e frasi comuni, lì dove il finale, ma anche i turning point, sono già telefonati.

Il regista manca perciò di elaborare ciò che ha comunque inserito in Noi anni luce: la storia di una sportiva costretta a fermarsi a causa di un male più grande, il supporto e la condivisione di questo con un coetano di cui poi si innamora, e il rapporto padre-figlia, in cui la tematica dell’abbandono voleva essere forte ma invece risulta debole e scarna. Tutto, in favore di una velocità (anche nella love story, pur essendo preponderante) e di una poca determinazione che, inevitabilmente, annacquano l’opera, non dando modo al suo pubblico di poterla apprezzare come si deve, insabbiandone di conseguenza tutte le buone intenzioni.

Barbie e altri 9 film PG o PG-13 vietati in alcuni Paesi

Barbie e altri 9 film PG o PG-13 vietati in alcuni Paesi

Il mondo è un luogo bellissimo, popolato da diverse etnie e culture sopra le quali vige un sistema governativo differente per ognuna di esse. Le leggi presenti nei Paesi non sono tutte uguali – come ben sappiamo – e quello che potrebbe essere consentito, ad esempio, in Italia, potrebbe non avere la stessa libertà oltreoceano. Quanto detto vale anche per l’industria cinematografica e, di conseguenza, i film, che non in tutte le nazioni sono accolti in maniera simile.

Di solito, facendo riferimento al genere dell’opera, c’è una classificazione che determina il target a cui questi sono rivolti, ma a volte non basta. Anche là dove sono classificati PG o PG-13, quindi adatti a tutti con accompagnamento adulto o dai 13 anni in su, possono essere comunque film vietati in generale in alcuni Paesi. Un esempio recente lo abbiamo proprio con Barbie, terzo lavoro di Greta Gerwig, che inaspettatamente è stato censurato. Ma, se si volge lo sguardo indietro, ci si accorge che non è l’unico ad esserlo. Incredibile ma vero, ecco gli altri film, classificati PG o PG-13, su cui è stato posto un divieto in alcune nazioni.

Barbie

Barbie

Iniziamo proprio con Barbie, attualmente nelle sale. La Gerwig porta in scena, attraverso una commedia satirica, l’iconica bambola nata dall’intuzione di Ruth Handler, che affronta un viaggio nel mondo reale insieme a Ken per scoprire cosa c’è che non va a Barbieland. Seppur contenga alcune allusioni o riferimenti umoristi un po’ “spinti”, non è di certo un film che si classifica per soli adulti: per gli States e l’Australia, per esempio, è rispettivamente PG-13 e PG. Eppure in Vietnam Barbie fa parte della categoria di film vietati a causa di una scena che ritrae la linea dei nove tratti di demarcazione su una mappa, segno usato dalla Cina per suggerire che il Paese possiede un territorio che il Vietnam ritiene suo.

Il Principe d’Egitto

Il principe d'Egitto

Pur essendo una delle pellicole d’animazione più acclamate e apprezzate della Dreamworks, anche Il Principe d’Egitto fa parte dei film vietati. Ciò che rende la notizia assurda però, oltre alla censura, è il fatto che essa sia proprio in Egitto. L’opera animata è una rivisitazione del Libro dell’Esodo della Bibbia, e si sofferma in particolare sulla storia di Mosé, ed è un family movie. In alcuni tratti, il film diventa un po’ cupo e violento, ma le ragioni per cui è stato vietato sono ben altre e risiedono nel fatto che rappresenta il faraone Ramses come un cattivo. In Egitto si discute se questa sia una rappresentazione ragionevole, e c’è abbastanza consenso sul fatto che il faraone sia un leader storico ben rispettato, tanto che per l’appunto è stato messo un divieto sulla sua proiezione.

Il testamento del dottor Mabuse

Il testamento del dottor Mabuse

Fra i film più famosi diretti da Fritz Lang, regista tedesco in attività fino agli anni Sessanta, vi è di sicuro Il testamento del dottor Mabuse, un incredibile thriller classico da vedere almeno una volta nella vita, soprattutto se si è amanti del genere. La pellicola venne distribuita in un periodo molto particolare della storia della Germania, dato che il partito nazista controllava il paese a partire dal 1933 e fino al 1945, periodo in cui cessò la Seconda Guerra Mondiale. In questo lasso di tempo molto lungo – ben dodici anni – Il testamento del dottor Mabuse fece parte dei film vietati, ma non a causa della violenza presente, anche perché molta di questa è in fuoricampo, ma perché la sua storia e i suoi temi vennero interpretati come antinazisti, che in seguito censurarono l’opera mentre proprio i nazisti erano al potere. Lang, invece, emigrò in America proprio nel ’33.

Spider-Man: No Way Home

spiderman no way home

Il Marvel Cinematic Universe è un bacino pieno di storie avvincenti sui supereroi e, in quanto tale, è da sempre stato indirizzato verso un pubblico adolescente, destinato anche alle famiglie. I film non contengono infatti scene di nudo, troppo violente oppure aventi un linguaggio offensivo, e qualora invece qualcuno ne avesse all’interno sono abbastanza moderate. Anche le sequenze di combattimento non sono mai intense e questo vale anche per Spider-Man: No Way Home, terzo film stand-alone dell’Uomo Ragno. Pur essendo accessibile e inoffensivo, fa parte anch’esso dei film vietati in alcuni Paesi, in questo caso in Cina. Il motivo? La presenza della Statua della Libertà. Non potendola eliminare e non potendo apportare delle modifiche, Spider-Man: No Way Home non fu, alla sua uscita, distribuito.

Lightyear – La vera storia di Buzz

Lightyear - La vera storia di Buzz, personaggi

Oltre a Il Principe d’Egitto della DreamWorks, anche Lightyear – La vera storia di Buzz della Pixar ha avuto la stessa sorte in termini di censura. Di solito, le sue opere hanno sempre una classificazione G o PG, almeno in Occidente, eppure Lightyear – La vera storia di Buzz in alcuni Paesi dell’Asia e del Medio Oriente è stato vietato. La ragione è una: la scena del bacio tra due personaggi femminili, che ha portato anche ad una “battaglia” da parte di chi voleva che questo momento fosse proprio tagliato dalla storia. Non essendo stato così e non avendolo voluto neppure classificare in un altro modo, il film non è stato proprio distribuito.

Thor: Love and Tunder

Chris Hemsworth Thor in Love and Thunder Stormbreaker

Torniamo al MCU e parliamo di un altro prodotto facente parte della categoria di film vietati: Thor: Love and Tunder. La nuova avventura del Dio del Tuono, non particolarmente apprezzata dai fan per il tono fiacco e privo di spirito, è stata censurata in Malesia. Il motivo è nei riferimenti LGBT della pellicola, anche se una volta distribuito sui servizi streaming, non avendo il governo controllo su essi, il divieto è stato annullato.

Wonder Woman

Gal Gadot Wonder Woman

Dopo aver elencato due film del MCU a cui è stato apposto un divieto, passiamo a uno del DCEU: Wonder Woman, con la splendida Gal Gadot nei panni della guerriera amazzonica Diana. La storia segue i combattimenti della supereroina nella Prima Guerra Mondiale, dopo essersi allontanata dalla sua terra, Themyshira. Il film è stato vietato in Libano, ma non per contenuti violenti o sessuali, bensì proprio per l’attrice protagonista. Le ragioni sono politiche, in quanto Gal Gadot ha prestato servizio nelle Forze di Difesa israeliane e, dato il conflitto in corso tra Libano e Israele, il primo ha deciso di vietare il film a causa della sua partecipazione.

Il grande dittatore

Il grande dittatore

Se pensiamo a Charlie Chaplin, uno dei film che balenano subito in mente è Il grande dittatore, che si discosta per toni e portata dalle opere del comico, molto più leggere e divertenti. In questo caso si trattava invece di un film satirico, in cui Chaplin interpreta un dittatore fittizio, palese controfigura di Adolf Hitler, riconoscibile come una parodia dell’allora leader tedesco, nonostante il paese di riferimento della storia prendesse il nome di Tomania. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Il grande dittatore rientrò nei film vietati in Germania e altri Paesi da essa occupati, anche se poi furono annullati dopo la fine della guerra stessa. Il divieto continuò però in Spagna fino al 1975, a causa del regime spagnolo in cui vi era il dittatore Francisco Franco.

L’isola delle anime perdute

L'isola delle anime perdute

Per quanto L’isola delle anime perdute di Eric C. Kenton sia un horror dai toni drammatici, ad oggi il film del 1932 non sarebbe considerato scioccante o disturbante. Ma nella sua epoca lo fu eccome e non si poteva immaginare di farlo vedere ad un pubblico di minori. Molti Paesi lo videro come un film dal contenuto intenso e alcuni finiro per vietarlo direttamente, come accadde in Inghilterra, Svezia e Norvegia. La trama si incentra su uno scienziato pazzo che compie esperimenti allarmanti su un’isola quasi deserta, e in quegli anni si rivelò una storia molto inquietante oltre che controversa. Nel 2011, L’isola delle anime perdute è stato però riproposto in Inghilterra in versione restaurata e alla fine classificato come PG.

Onward – Oltre la magia

Onward – Oltre la Magia

Proprio come Lightyear – La vera storia di Buzz, anche Onward – Oltre la magia (sempre Pixar) è finito nel mirino dei film vietati. Al film, co-scritto e diretto da Dan Scanlon, è stata infatti vietata la distribuzione in alcuni Paesi a causa di alcuni contenuti LGBT. Centro del racconto è il legame fra due fratelli che riescono a riportare in vita temporaneamente il padre; in questo loro percorso si inserisce fra gli altri un personaggio omosessuale, che è stato per l’appunto contestato in Arabia Saudita, Oman, Qatar e Kuwait che hanno deciso di non proiettarlo.

Venezia 80: il manifesto di Lorenzo Mattotti

Venezia 80: il manifesto di Lorenzo Mattotti

L’illustratore e autore italiano Lorenzo Mattotti firma per il sesto anno l’immagine del manifesto ufficiale, e per il quinto anno la sigla della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, giunta all’80. edizione (30 agosto – 9 settembre 2023).

L’immagine scelta  per il manifesto dell’80. Mostra “si ispira alla tradizione del cinema on the road  – spiega Lorenzo Mattotti – e vuole in questo modo esprimere sentimenti di libertà, di avventura, di scoperta di nuovi territori. Ho giocato con la grafica – sottolinea  l’autore – per rappresentare mondi nuovi da esplorare attraverso il Cinema. Siamo convinti che ci sia un grande futuro proprio per il Cinema che guarda lontano e si avventura verso nuove strade. Inoltre, quest’anno la Mostra festeggia la sua 80. edizione e abbiamo voluto ricordarlo nel numero che appare sulla targa di un’automobile di fantasia. Naturalmente sono tanti i film che possono essere evocati guardando questa immagine, ad esempio Il sorpasso, Easy Rider o Thelma e Louise. Ciascuno trovi il suo film on the road. È un augurio per il Cinema, che vada lontano e corra verso il futuro. Un futuro fatto di esplorazioni, alla ricerca di nuove frontiere: un Cinema luminoso e colorato”.

Lorenzo Mattotti vive e lavora a Parigi. Esordisce alla fine degli anni ‘70 come autore di fumetti e nei primi anni ‘80 fonda con altri disegnatori il gruppo Valvoline. Nel 1984 realizza Fuochi, che, accolto come un evento nel mondo del fumetto, vincerà importanti premi internazionali. Per il cinema, ha collaborato nel 2004 a Eros di Wong Kar-Wai, Soderbergh e Antonioni, curando i segmenti di presentazione di ogni episodio. E’ stato consulente creativo per Pinocchio di Enzo D’Alò. Con Incidenti, Signor Spartaco, Doctor Nefasto, L’uomo alla finestra e molti altri libri fino a Stigmate edito in Italia da Einaudi, il lavoro di Mattotti si è evoluto secondo una costante di grande coerenza. Oggi i suoi libri sono tradotti in tutto il mondo. Pubblica su quotidiani e riviste come The New Yorker, Le Monde, Das Magazin, Suddeutsche Zeitung, Nouvel Observateur, Corriere della Sera e Repubblica. Per l’infanzia illustra vari libri tra cui Pinocchio e Eugenio che vince nel ’93 il Grand Prix di Bratislava. Numerose le sue esposizioni personali tra le quali l’antologica al Palazzo delle Esposizioni di Roma, al FransHals museum di Haarlem ai Musei di Porta Romana. Realizza manifesti, copertine, campagne pubblicitarie ed è suo il manifesto di Cannes 2000 e i manifesti per l’Estate Romana.

Nel maggio 2019 ha presentato con grande successo a Cannes, nelle sezione Un certain regard, il suo primo lungometraggio animato come autore e regista La famosa invasione degli orsi in Sicilia, ispirato alla favola/apologo di Dino Buzzati.

Oppenheimer: recensione del film di Christopher Nolan

Oppenheimer: recensione del film di Christopher Nolan

Adesso sono diventato Morte, il distruttore di mondi”. C’è il silenzio, la luce accecante, lo sgomento, l’euforia. Poi il frastuono, l’onda d’urto, il chiarore risucchiato via dal fumo nero che si erge nel cielo. Un’immagine a lungo attesa, globalmente (e tristemente) nota, che Christopher Nolan riesce a far esplodere sullo schermo con una forza inaudita (sarà forse merito dell’essere stata realizzata senza l’utilizzo di CGI?). La citazione qui riportata, sussurrata da J. Robert Oppenheimer, anticipa ciò che oggi sappiamo quest’immagine ha effettivamente portato, ciò che gli scienziati del Progetto Manhattan forse non prevedevano in modo così catastrofico: morte, distruzione.

Il nuovo film di Nolan, dopo il divisivo Tenet, ricostruisce ciò che ha preceduto quell’immagine e lo fa non proponendo molteplici angolazioni della vicenda, ma tenendosi saldamente attaccato al punto di vista di un solo uomo, quell’Oppenheimer definito il “padre” della bomba atomica. D’altronde, Oppenheimer è il primo titolo nella filmografia di Nolan a coincidere con il nome del protagonista, togliendo dunque ogni dubbio sul tipo di narrazione prescelta. Eppure non è un classico biopic quello che Nolan propone, perché naturalmente con lui le cose non procedono mai in un’unica direzione, non c’è il bianco o nero ma innumerevoli sfumature di grigio.

Oppenheimer, la trama del film di Christopher Nolan

Entriamo dunque nella mente di J. Robert Oppenheimer (interpretato da Cillian Murphy), chiamato nel 1942 dal generale Leslie Groves (Matt Damon) a dirigere il Progetto Manhattan, radunando i migliori fisici nucleari del mondo con l’obiettivo di realizzare le prime bombe atomiche. La Germania nazista è in vantaggio da questo punto di vista, così come potrebbe esserlo la Russia comunista e arrivare per primi alla produzione di nuove armi può essere decisivo non per gli esiti della guerra ma per ciò che ne seguirà. Oppenheimer, consapevole del lavoro che gli è richiesto, dovrà dunque correre il rischio di distruggere il mondo per poterlo salvare.

Si citano Murphy e Damon, ma tutti gli eccezionali interpreti del film sono chiamati a spingersi oltre le proprie zone di comfort per far emergere la realtà di personaggi profondamente complessi. Esemplare è Robert Downey Jr. nel ruolo di Lewis Strauss, presidente della Commissione per l’energia atomica degli Stati Uniti, che ci ricorda il grande attore che è se supportato dal giusto regista. Ma ancora, Emily Blunt, Benny Safdie, Florence Pugh, ognuno di loro riesce a rendersi memorabile, che sia più o meno breve il tempo loro concesso. Ma torniamo a lui, allo straordinario Cillian Murphy: glaciale, imperscrutabile, ma dal cui sguardo traspare tutta la paura, la sofferenza ma anche il senso del dovere del suo Oppenheimer.

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Robert Downey Jr. nel ruolo di Lewis Strauss in Oppenheimer.

Le sfumature di grigio di J. Robert Oppenheimer

Oppenheimer è un viaggio nella testa del fisico statunitense, nelle sue emozioni, nelle sue convinzioni e nei suoi timori. Il racconto, gli eventi, i personaggi che si alternano sullo schermo, tutto è vissuto dal suo punto di vista. Un punto di vista che Nolan cerca di ricostruire già a partire dalla sceneggiatura scritta in prima persona, consapevole che così facendo è necessario prevedere anche una serie di omissioni, lacune, menzogne. Lo spettatore vede ciò che vede Robert Oppenheimer e ne sa quanto ne sa lui. Così si spiega anche la scelta di omettere (solo a livello di immagini) ciò che accadde ad Hiroshima e Nagasaki.

Tale esplosione di soggettività sul grande schermo è però alternato a sequenze in bianco e nero che offrono uno sguardo oggettivo sulla vicenda, le quali non diventano mai occasione per allontanarsi da Oppenheimer, ma anzi per offrire dimostrazione della sua influenza anche là dove non era presente. Si segue in particolare in queste sequenze l’udienza sul nulla osta sicurezza nei confronti di Oppenheimer nel 1954 e l’udienza nel 1959 per la nomina di Segretario al Commercio degli Stati Uniti di Lewis Strauss, quest’ultimo scenario fortemente influenzato dal rapporto di Strauss con Oppenheimer, in modi che ovviamente non riveleremo qui.

Racconto a colori e in bianco e nero si intrecciano dunque portando sullo schermo una grande quantità di personaggi, situazioni, dialoghi, informazioni, salti temporali ma anche immagini di onde di energia o del mondo quantistico immaginato da Oppenheimer. Tale valanga di elementi dà vita ad una prima ora di film particolarmente densa, ostica da seguire e comprendere. Un ingresso nella mente e nel contesto del protagonista tutt’altro che accomodante, che sfida lo spettatore ad affrontare quel caos mentre in lui si genera una tensione crescente, su cui incide la potente e prepotente colonna sonora di Ludwig Göransson.

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Cillian Murphy nel ruolo di J. Robert Oppenheimer.

Conto alla rovescia per la detonazione

Superato lo scoglio della prima ora, Nolan inizia a tirare le fila del discorso, senza però rallentare nel ritmo né nella costruzione della tensione. Perché il film stesso è un ordigno esplosivo e più ci si avvicina all’azzerarsi del conto alla rovescia più il terrore per la detonazione diventa palpabile. Un esplosione che diffonde il suo eco fino ai nostri giorni, giorni di guerra, di minacce nucleari e, appunto, di morte e distruzione. Il regista ha definito Oppenheimer un horror e nel procedere della visione tale affermazione si spiega e trova dunque conferma.

Perché con Oppenheimer si esplora come il peggio di certi eventi non si manifesti necessariamente subito, ma possa invece avere un impatto sull’umanità con effetti ritardati. Proprio come avviene nel film al momento dell’esplosione: prima la luce, solo in seguito il boato. Tutta la seconda parte della pellicola mira dunque a riflettere su ciò, assumendo le sembianze di un monito senza però che questo si presenti in modo didascalico. Il racconto e i personaggi ci parlano di un dato evento, rendendo però sempre ben chiaro quanto la sua onda d’urto si sia tutt’altro che estinta. È allora da qui che cresce l’emozione e la potenza del film, evidentemente “nolaniano” ma allo stesso tempo diverso dalle sue precedenti opere.

Paul Schrader ha definito Oppenheimer il film più importante di questo secolo. Un’affermazione forte, tutta da verificare, ma che potrebbe non essere così azzardata. Ci sono opere in grado di diventare le perfette definizioni del periodo in cui vengono prodotte e il nuovo film di Nolan, pur parlando di un evento passato, potrebbe diventarlo per questi nostri tempi. Perché? Perché per Nolan Oppenheimer è stato l’uomo più importante mai esistito, moderno Prometeo che ha consegnato all’uomo lo strumento definitivo con cui autodistruggersi. E di fronte all’idea di quel frastuono, di quella luce accecante e a quei timori che si fanno strada sottopelle, non resta che chiudere gli occhi.

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