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Black Widow: l’evoluzione dell’eroina nel corso del MCU

Black Widow: l’evoluzione dell’eroina nel corso del MCU

Sebbene non abbia gli stessi superpoteri e le stesse capacità dei suoi compagni Vendicatori, Natasha Romanoff, alias Black Widow, è comunque riuscita a diventare uno degli Avengers più riconosciuti e popolari del MCU. Dopo il debutto in Iron Man 2, Vedova Nera è stata una parte importante della storia del franchise sin dall’inizio e la Fase 4 prenderà il via proprio con l’attesissimo standalone dedicato al personaggio. Anche senza un film in solitaria, Vedova Nera è stato un personaggio affascinante che è riuscito ad essere tanto intenso e divertente, quanto intimidatorio e straziante. Natasha ne ha passate davvero tante prima della sua morte in Avengers: Endgame e sarà elettrizzante vedere come il personaggio si evolverà ancora in Black Widow.

I suoi capelli

Tutti gli eroi del MCU hanno subito una sorta di trasformazione fisica nel corso degli anni. Per Natasha, il suo costume è rimasto piuttosto coerente dalla Fase 1, mentre i suoi capelli sono stati un aspetto in continua evoluzione.

Sebbene possa sembrare un cambiamento insignificante, è stato in realtà un indicatore interessante in merito al personaggio. Dopo essersi data alla fuga, i capelli rossi distintivi di Natasha sono diventati biondi per sembrare più appariscenti. Tuttavia, in Avengers: Endgame Nat ha lasciato che i suoi capelli tornassero al rosso, segnando in grande stile il suo ritorno come Vendicatore.

Le armi

Che si tratti di combattere gli agenti dell’Hydra o alieni proveniente dallo spazio, Natasha ha fatto sorprendentemente del bene pur senza avere superpoteri. La sua più grande risorsa è certamente il suo stile di combattimento altamente qualificato, ma di tanto in tanto ha usato anche qualche arma.

Anche se la Fase 1 ha mostrato Natasha usare principalmente delle pistole durante un combattimento, il suo arsenale è stato gradualmente potenziato con armi tipiche da spia. Grazie ai colpi da elettroshock, i suoi pungiglioni possono essere abbastanza efficaci. 

Alleanze

Natasha viene presentato per la prima volta come uno dei migliori agenti dello S.H.I.E.L.D ed uno dei membri più fedeli dell’organizzazione. Tuttavia, col passare del tempo, si rende conto che tali organizzazioni sono problematiche e che forse è meglio agire da eroe alle sue condizioni.

Diventa così una stretta alleata di Captain America, servendo come suo braccio destro nella gestione degli Avengers. Queste lealtà vengono anche messe alla prova durante Captain America: Civil War, ma alla fine decide comunque di stare dalla sua parte. 

Una super spia

Natasha viene presentata come un agente segreto incredibilmente abile che ha raggiunto alcuni obiettivi alquanto impressionanti. Si è infiltrata nella cerchia ristretta di Tony Stark, facendogli credere di essere soltanto una graziosa assistente. Ha anche manipolato Loki durante un interrogatorio.

Quelle impressionanti abilità da spia sono state utilizzate sempre meno a mano a mano che l’universo condiviso è diventato più grande. I suoi modi da investigatore non sono stati così utili quando i Vendicatori hanno combattuto contro robot o contro Thanos, con Natasha che è diventata semplicemente una combattente molto più tosta.

La relazione con Occhio di Falco

Sebbene sia vicina anche ad altri membri della squadra, Natasha condivide il legame più forte con Occhio di Falco. La loro relazione risale a prima della nascita del MCU: i due si prendono sinceramente cura l’uno dell’altro. Tuttavia, la natura della loro relazione è cambiata nel tempo.

All’inizio, sembrava che i due fossero destinati a vivere una storia d’amore. In Captain America: The Winter Soldier, abbiamo visto persino Natasha indossare una collana di frecce. Tuttavia, in Avengers: Age of Ultron viene mostrato che Occhio di Falco si è sposato e che Natasha è adesso soltanto un’amica di famiglia.

Le storie d’amore

Il MCU non ha mai gestito le storie d’amore in modo impeccabile e Natasha sembra essere un buon esempio di quanto questo tipo di relazioni sembrino piuttosto forzate. Dopo aver accennato ad una storia d’amore tra Natasha e Occhio di Falco, c’è stato più di un solo indizio che lei e Steve Rogers potrebbero aver maturato un interesse romantico reciproco. due si sono scambiati anche un bacio, seppur strategico.

Alla fine, Natasha ha una legittima storia d’amore con Bruce Banner. Tuttavia, tutto ciò è apparso come inutile ai fini dell’arco narrativo del personaggio, una sorta di forzatura, quasi come se l’unico membro dei Vendicatori donna dovesse necessariamente avere un fidanzato. Per fortuna, ogni futura storia d’amore è stata accantonata.

Un personaggio tragico

All’inizio sembrava che Natasha fosse l’eroe destinato a tenere gli altri Vendicatori con i piedi ben piantati a Terra. L’ego degli altri Avengers ha spesso portato a pesanti scontri, con Natasha che spesso ha preferito non esporsi troppo per cercare di placare gli animi.

Alla fine, viene rivelato quanto in realtà Natasha sia un’eroina tragica. Quando venne addestrata per diventare una spia sovietica, Nat venne sterilizzata e costretta a uccidere. Nonostante quindi un comportamento apparentemente freddo, si tratta in realtà di un personaggio che ha sofferto molto.

Redenzione

In The Avengers, Natasha fa spesso riferimento al suo oscuro passato. Sebbene il suo eroismo sia stato comprovato molte volte nel MCU, sembra essere sempre alla ricerca di una sorta di redenzione.

Le cose che ha fatto in passato la perseguitano ancora oggi e sembra che non riuscirà mai a darsi pace fino a quando non sarà in grado di compensare i crimini commessi in passato. Sembra che Black Widow affronterà proprio il tema redenzione legato alla supereroina, nonostante il suo sacrificio in Avengers: Endgame abbia sicuramente dimostrato chi fosse in realtà.

Agire nell’ombra

All’inizio Natasha viene vista come qualcuno che opera nell’ombra. L’anonimato è importante per il suo lavoro e nessuno sa davvero chi sia. È una giustapposizione interessante rispetto ai supereroi più drammatici e appariscenti con cui condivide lo schermo.

Alla fine, quell’aspetto invisibile della sua personalità svanisce. Si espone al mondo per sconfiggere l’Hydra, un altro esempio di come sacrificherà la propria sicurezza per fare la cosa giusta.

La sua famiglia

Ancora una volta, Natasha può essere una persona difficile da capire. I suoi giorni da super spia l’hanno portata a proteggere gran parte di se stessa. Ma col passare del tempo, la verità su ciò che sta cercando e su ciò che i Vendicatori significano per lei diventa chiara.

Dopo quello che le ha fatto il programma, adesso Natasha vuole davvero una famiglia. Lo capisce grazie ai Vendicatori ed è disposta a fare qualsiasi cosa per proteggerli. Ciò diventa il suo unico scopo e la motiva anche a compiere quell’estremo sacrificio.

Fonte: Screen Rant

Pixar Fest: il festival digitale per famiglia per i 25 anni della Pixar

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Disney ha annunciato oggi il lancio di un festival virtuale dedicato alle famiglie per celebrare a livello globale il 25° anniversario del film Disney e Pixar Toy Story e i suoi 20 anni di supporto all’organizzazione benefica MediCinema. Il Pixar Fest prende il via oggi, giovedì 6 agosto, e in Italia include l’epica collezione di film Pixar su Disney+ da rivedere tutti insieme con maratone dedicate, quiz sui canali social per gli appassionati di cinema, arts and crafts per bambini e nuove uscite di prodotti.

Tasia Filippatos, SVP Disney EMEA, ha dichiarato: “Pixar ha rivoluzionato l’arte dell’animazione 25 anni fa con l’uscita di Toy Story e da allora ci ha regalato alcuni dei momenti più iconici e unici nella storia del cinema. Pixar Fest offrirà ai fan di tutte le età la possibilità di celebrarli attraverso una serie di attività. Speriamo che la line-up porti un po’ di divertimento durante le vacanze estive e la magia del cinema nelle case di tutta Italia”.

Come parte del suo impegno in tutto il mondo per fornire conforto e ispirazione attraverso momenti cinematografici e contribuire a ridurre l’isolamento dei bambini gravemente malati negli ospedali, Disney ha donato 1 milione di dollari a MediCinema per aiutarla a raggiungere più bambini possibile, sviluppando e costruendo cinema all’avanguardia all’interno degli ospedali nel Regno Unito e in Italia. Andare al cinema mentre si è in ospedale aiuta a migliorare il benessere e combatte l’isolamento e l’ansia di trascorrere del tempo nei reparti.

Questo impegno si combina con Disney Movie Moments, un programma che consente ai giovani pazienti negli ospedali degli Stati Uniti di vedere gli ultimi film Disney, Pixar, Marvel e Star Wars mentre sono in cura e non sono in grado di andare al cinema, creando ricordi positivi per le famiglie.

Kat Mason, Chief Executive of MediCinema, ha dichiarato: “Nel nostro 20° anniversario e nei 20 anni di lavoro con Disney, siamo incredibilmente felici di essere i destinatari di questa donazione che contribuirà a garantire che la nostra offerta di sale cinematografiche negli ospedali possa avere un impatto su molti più bambini e le loro famiglie”.

Disney ha celebrato il lancio del Pixar Fest con il rilascio di un artwork inedito di Toy Story, che mostra i primi progetti e l’evoluzione di Buzz Lightyear. Questo straordinario artwork presenta i primi bozzetti del personaggio che includono una varietà di volti diversi, i colori del costume e i disegni delle ali, prima che fosse trasformato nel Buzz che tutti conoscono e amano.

La storica Pixar Christine Freeman ha dichiarato: “Buzz è uno dei nostri personaggi più popolari ed è affascinante vedere i diversi modi in cui gli artisti Pixar lo hanno immaginato durante l’evoluzione del suo design. Anche il suo nome è cambiato nel tempo – da Tempus of Morph a Lunar Larry, a Buzz Lightyear. È possibile vedere le iniziali LL (per Lunar Larry) nella fibbia della cintura in alcuni di questi primi progetti”.

Da quando Woody e Buzz sono approdati nelle sale cinematografiche nel 1995 nel primo lungometraggio animato al computer, i film Pixar sono diventati i preferiti dei fan di tutto il mondo. Ad oggi, ci sono stati 23 film Pixar e 21 cortometraggi, che hanno collezionato 37 incredibili Oscar®. I prodotti Pixar sono i più venduti  di tutti i tempi nei Disney Store, inclusa l’action figure parlante di Buzz Lightyear. Un’epica collezione di film e cortometraggi Pixar è disponibile su Disney+, dai classici come Alla ricerca di Nemo ai nuovi Spark Shorts come OUT e Float.

Ogni domenica fino alla fine di agosto i fan italiani potranno unirsi alle pagine Facebook @PixarItalia e Instagram @disneyitalia per commentare insieme i loro film Pixar preferiti e scoprire tante curiosità. Inoltre, per i più piccoli, nell’apposita sezione dedicata Disney Destination of Imagination sul sito shopDisney.it, sarà possibile scaricare divertenti libretti di attività a tema Pixar.

I fan di tutto il mondo saranno in grado di celebrare i loro personaggi Pixar preferiti con nuove linee di Mattel e Funko. È in arrivo anche una nuova gamma di prodotti su shopDisney che onorano l’eredità Pixar, tra cui una linea di piccoli Alieni che vedono questi amati personaggi di Toy Story indossare i panni di altri protagonisti dei film Pixar, tra cui WALL•E e Russell di Up. Altri giocattoli di “Pixar Alien Remix” vedranno gli Alieni di Toy Story vestiti come personaggi Pixar tra cui Carl di Up, Dot di A Bug’s Life – Megaminimondo, Dory di Alla ricerca di Nemo, Edna de Gli Incredibili, Sulley di Monsters & Co. e la Principessa Merida di Ribelle – The Brave.

Secret Invasion: come l’adattamento del MCU sarà diverso dai fumetti

Da quando Captain Marvel del 2019 ha introdotto gli Skrull nel MCU, i fan hanno spesso pensato al fatto che i Marvel Studios possano aver già pianificato un adattamento di “Secret Invasion“, ipotizzando già una trasposizione molto diversa rispetto alla storia raccontata nei fumetti. Gli Skrull hanno fatto la loro prima apparizione nei fumetti più di 50 anni fa, nelle pagine di “Fantastic Four #2”, trasformandosi rapidamente in una delle razze aliene più incredibili nell’universo Marvel. La loro longeva rivalità con l’Impero Kree ha rappresentato la base per diverse importanti trame dei fumetti: di recente, i due regni si sono uniti sotto il governo di Hulkling, un ibrido Kree-Skrull, per condurre una guerra finale contro la Terra.

Prima dell’accordo Disney/Fox, i diritti cinematografici sugli Skrull erano posseduti sia dalla Marvel che dalla 20th Century Fox. Ora il MCU può sfruttare i personaggi come meglio crede: la prima volta che sono apparsi in Capitano Marvel, i personaggi sono stati reinventati ed inseriti in un contesto completamente nuovo, piegato ovviamente alle logiche narrative dell’universo cinematografico. I due Skrull più importanti del film, Talos e sua moglie Soren, sono apparsi di recente in Spider-Man: Far From Home, dove è stato rivelato che i due hanno impersonato per tutto il tempo Nick Fury e Maria Hill.  

Sebbene gli Skrull siano stati presentati in tonnellate di classiche storie della Marvel, nessuna di queste è idiosincratica come “Secret Invasion” del 2008. Nella serie a fumetti, si scopre che dozzine di supereroi della Marvel sono in realtà degli Skrull, essendo parte di un sinistro complotto orchestrato dalla regina Veranke. Con gli Skrull che sono ora parte del MCU, è arrivato il momento per il franchise di prendere in prestito elementi da quella trama per il loro prossimo grande crossover, e allo stesso tempo dare una svolta unica alla storia dell’universo condiviso. 

La presenza degli Illuminati non sarà la stessa

All’interno dell’universo Marvel, c’è una società d’élite composta da diversi supereroi iper-intelligenti, noti come gli Illuminati. Il team è composto da Tony Stark, Black Bolt, Namor, Mister Fantastic, Charles Xavier e Doctor Strange, e di solito sono raffigurati come un’organizzazione disposta a prendere decisioni moralmente dubbie per il bene dell’umanità. Notoriamente, sono responsabili dell’invio di Hulk nello spazio all’inizio della trama di “Planet Hulk”, oltre ad essere responsabili della distruzione degli universi alternativi in “Secret Wars” del 2015.

All’inizio di “Secret Invasion”, gli Illuminati viaggiano verso il pianeta natale degli Skrull per metterli in guardia contro la futura invasione della Terra. Prima di partire, tuttavia, vengono catturati e sottoposti ad una serie di esperimenti dagli stessi Skrull, il che porta Veranke a sviluppare una comprensione molto più profonda della presenza metaumana sulla Terra. Questo evento è stato determinante per gli Skrull, che si sono assicurati un punto d’appoggio sulla Terra. Inoltre, è in questo periodo che avvenne la sostituzione di Black Bolt.

Naturalmente, se il MCU dovesse adattare “Secret Invasion”, dovrebbe cambiare radicalmente il modo in cui gli Illuminati operano all’interno della storia. Non solo l’organizzazione segreta non è stata ancora formata, ma molti dei suoi membri non sono stati ancora introdotti nel MCU (come Black Bolt, Namor, Mister Fantastic e Professor X), oppure sono deceduti (come Tony Stark). C’è sempre la possibilità che la Marvel possa mettere insieme un nuovo team di Illuminati, ma potrebbe non avere lo stesso peso o la stessa posta in gioco della formazione originale.

Gli Skrull nel MCU non sono cattivi

Quando sono stati introdotti in Captain Marvel, gli Skrull furono presentati come aggressori intergalattici contro i quali i Kree stavano conducendo una disperata guerra difensiva. Sorprendentemente, a metà film è stato rivelato che gli Skrull erano in realtà rifugiati politici che stavano cercando una nuova casa all’indomani della distruzione del loro mondo originale. Anche se il catalizzatore dell’invasione della Terra nella trama dei fumetti è anche la distruzione del pianeta natale degli Skrull, i fumetti hanno ritratto gli Skrull come dei cattivi tradizionali sin dalla loro prima introduzione, con Captain Marvel che si è distanziato parecchio dal materiale originale.

Alcuni fan hanno suggerito l’idea un adattamento di “Secret Invasion” possa introdurre una versione più radicalizzata degli Skrull, guidata da Super-Skrull, uno dei nemici più iconici dei Fantastici Quattro. Altri hanno teorizzato che un adattamento della serie potrebbe vedere gli Skrull usare le loro abilità di mutaforma non in modo sinistro, ma soltanto per nascondersi da qualcosa di ancora più temibile, come ad esempio Galactus, responsabile nei fumetti della distruzione del pianeta natale degli Skrull. Ad ogni modo, il fatto che gli Skrull siano una specie più benevola sul grande schermo di quanto non lo siano nelle pagine a fumetti, offre un nuovo percorso narrativo che la MCU dovrà necessariamente portare avanti se deciderà di adattare “Secret Invasion”.

Gli Skrull impersoneranno diversi eroi

Simile al problema posto dalla presenza degli Illuminati nei fumetti originali, alcuni eroi che si sono rivelati essere degli Skrulls nei fumetti non sono stati ancora introdotti nel MCU. Il primo eroe ad essere scoperto come impostore è Elektra, un personaggio che esiste solo nelle serie Daredevil e The Defenders. Alcuni gruppi metaumani svolgono un ruolo molto importante nella lotta finale contro la minaccia Skrull, come i Thunderbolts, una squadra di supercriminali riformati i cui ranghi includono personaggi come Bullseye, Venom e Songbird, che non sono ancora stati introdotti nel MCU. Anche la stessa regina Veranke impersona Spider-Woman, un altro eroe di spicco nei fumetti che deve ancora essere introdotto nell’universo condiviso. 

Una potenziale strada che potrebbe prendere il MCU è che gli Skrull impersonino personaggi morti all’interno dell’universo cinematografico. I fan si sono chiesti se vedremo o meno attori come Robert Downey Jr. o Scarlett Johansson tornare nel franchise alle giuste condizioni: vederli risorgere solo per scoprire che sono sempre stati extraterrestri, sarebbe una svolta inaspettata e scioccante sia per il pubblico generale sia per i fan dei fumetti. Se la Marvel volesse davvero optare per una svolta narrativa di quella portata, potrebbe riportare quei personaggi in un film completamente estraneo da “Secret Invasion”, solo per rivelare successivamente la loro vera identità come Skrull. Indipendentemente dalla direzione in cui i film decideranno di adattare la serie a fumetti, è chiaro che la natura unica del MCU offre l’opportunità di condurre la trama attraverso una nuova direzione eccitante e inaspettata.

Festa di Roma: Cosa sarà di Francesco Bruni film di chiusura

Festa di Roma: Cosa sarà di Francesco Bruni film di chiusura

Cosa sarà di Francesco Bruni sarà il film di chiusura della quindicesima edizione della Festa del Cinema di Roma che si svolgerà dal 15 al 25 ottobre 2020 all’Auditorium Parco della Musica. Lo ha annunciato il Direttore Artistico Antonio Monda, d’intesa con Laura Delli Colli, Presidente della Fondazione Cinema per Roma, e Francesca Via, Direttore Generale. Quest’anno la manifestazione fa parte di Romarama, il programma di eventi culturali promosso da Roma Capitale.

Il cineasta romano, pluripremiato sceneggiatore di film quali Ovosodo, La prima cosa bella, Il capitale umano di Paolo Virzì, con cui realizza da anni un felice sodalizio artistico, e di serie televisive come “Il commissario Montalbano”, torna alla regia dopo i successi di Scialla! (Stai sereno), Noi 4 e Tutto quello che vuoi. Cosa sarà  vede protagonista Kim Rossi Stuart nei panni di Bruno Salvati: la vita di Bruno è in una fase di stallo, i suoi film non hanno mai avuto successo e il suo produttore fatica a mettere in piedi il prossimo progetto. Sua moglie Anna, dalla quale si è recentemente separato, sembra già avere qualcun altro accanto. E per i figli Adele e Tito, Bruno non riesce a essere il padre presente e affidabile che vorrebbe. Un giorno Bruno scopre di avere una forma di leucemia. Si affida immediatamente a un’ematologa competente e tenace, che lo accompagna in quello che sarà un vero e proprio percorso a ostacoli verso la guarigione. Il primo obiettivo è trovare un donatore di cellule staminali compatibile: dopo alcuni tentativi falliti, Bruno comincia ad avere seriamente paura, Cosa sarà di lui?  Suo padre Umberto, rivelandogli un segreto del suo passato, accende in tutti una nuova speranza. Bruno e la sua famiglia intraprendono un inatteso percorso di rinascita, che cambierà i loro rapporti e insegnerà a Bruno ad alzare gli occhi da sé stesso e a guardare gli altri.

Cosa sarà, prodotto da Palomar e Vision Distribution, arriverà nelle sale il 29 ottobre. “Francesco Bruni riesce a raccontare con intelligenza e profondità un dramma che lo ha colpito personalmente – ha spiegato Antonio Monda – Riesce anche a divertire, nella migliore tradizione umanista della commedia all’italiana, senza aver paura dei sentimenti”.

La Festa del Cinema di Roma, grazie alla collaborazione con SIAE, dedicherà il red carpet della quindicesima edizione al genio di Ennio Morricone, scomparso lo scorso 6 luglio: le musiche del maestro accompagneranno talent, ospiti e pubblico lungo il tappeto rosso dell’Auditorium Parco della Musica. Morricone ha partecipato alla Festa del Cinema fin dai suoi esordi, con la direzione di due indimenticabili concerti nel corso della prima e della seconda edizione; all’inaugurazione della mostra dedicata a Sergio Leone nel 2009; come protagonista di uno straordinario incontro tenutosi l’anno successivo; come presidente di giuria nel 2011 e in numerose altre occasioni.

“Un inedito red carpet sonoro per un omaggio speciale a Ennio Morricone, grande Maestro molto amato non solo per le colonne sonore evergreen che ci ha regalato in mezzo secolo di straordinarie sonorità ma anche per le note e i ritmi entrati nella nostra vita perfino con tanta musica leggera – ha detto Laura Delli ColliCon le sue colonne sonore, in un ‘tempio’ della musica come l’Auditorium Parco della Musica che gli è stato appena intitolato ricorderemo così, con grande affetto, il Premio Oscar® amato da Leone, Tornatore e Tarantino ma anche il Morricone più inedito e ‘pop’, autore o arrangiatore di canzoni che da Se telefonando a Sapore di sale, Il mondo e perfino Abbronzatissima, sono diventate per tutti noi leit motiv di una memoria quotidiana che continuerà a siglare la nostra vita”. 

“Ennio Morricone è stato un genio della musica e del cinema e sono onorato di celebrarlo nella sua città – ha aggiunto Monda – Per tutti i dieci giorni della Festa sul red carpet risuoneranno esclusivamente le sue musiche leggendarie”.

Tom Hanks in trattative per il Pinocchio di Robert Zemeckis

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Tom Hanks in trattative per il Pinocchio di Robert Zemeckis

Arriva da Deadline la notizia che il due volte premio Oscar Tom Hanks (Philadelphia, Forrest Gump) è in trattative con i Walt Disney Studios per interpretare il ruolo di Geppetto nell’annunciato live action di Pinocchio, il secondo Classico Disney secondo il canone ufficiale, uscito nel lontano 1940.

Il live action di Pinocchio sarà diretto da Robert Zemeckis, regista della trilogia di Ritorno al futuro che aveva già diretto Tom Hanks in Forrest Gump, Cast Away e Polar Express. Il remake del classico d’animazione segnerà quindi la quarta collaborazione l’attore e il regista, che si occuperà anche di co-sceneggiare il film insieme a Chris Weitz (La bussola d’oro).

Sebbene le trattative con Hanks sia ancora in una fase iniziale, pare che dopo aver letto la sceneggiatura, l’attore abbia contattato Zemeckis per fargli sapere di voler partecipare al film. La Disney ha sempre desiderato che Hanks interpretasse il ruolo di Geppetto, avengo corteggiato l’attore già molti anni fa, quando al progetto era ancora collegato il regista di Paddington, Paul King.

Pinocchio racconta la storia di un burattino vivente che, con l’aiuto di un grillo parlante in qualità di coscienza, deve dimostrarsi degno di diventare un ragazzo vero. Il film si aggiunge alla lunghissima lista di live action prodotti e in produzione da Disney: basti pensare che solo lo scorso anno sono usciti Dumbo, Il Re Leone Aladdin, e gli ultimi due sono stati dei successi al box office.

Negli ultimi anni, Robert Zemeckis è stato più concentrato su film drammatici destinati ad un pubblico di adulti, come Flight o Allied, o ancora il bellissimo Benvenuti a Marwen, rispetto ai grandi blockbuster per tutta la famiglia che ha firmato nel corso della sua carriera. Il suo prossimo film sarà il nuovo adattamento di The Witches di Roald Dahl con Anne Hathaway.

Le ultime apparizione di Tom Hanks sul grande schermo

Per quanto riguarda Tom Hanks, gli ultimi film in cui abbiamo visto recitare l’attore sono stati il biografico Un amico straordinario diretto da Marielle Heller, grazie al quale ha ottenuto una candidatura agli Oscar come miglior attore non protagonista, e il dramma di guerra Greyhound – Il nemico invisibile di  Aaron Schneider. A causa dell’emergenza Coronavirus, entrambi i film sono stati distribuiti nelle sale italiane direttamente in streaming.

Tuttinsieme di Marco Simon Puccioni dal 31 agosto al cinema

Tuttinsieme di Marco Simon Puccioni dal 31 agosto al cinema

Dopo essere stato presentato con gran successo al Biografilm Festival arriva al cinema Tuttinsieme, documentario autobiografico scritto e diretto da Marco Simon Puccioni che, dopo Prima di tutto (menzione speciale ai Nastri d’Argento 2016), torna a raccontare l’esperienza genitoriale sua e del suo compagno grazie alla gestazione per altri. Se il precedente documentario del 2012 si concentrava sulla nascita dei bambini, TUTTINSIEME ne segue la crescita e volge lo sguardo alle sfide che questo tipo di famiglie devono affrontare nel contesto dell’Italia di oggi.

Il confronto con altre famiglie, la presenza di due genitori dello stesso sesso, l’assenza di una madre, la battaglia in parlamento per approvare le Unioni Civili, con la delusione di non avere un quadro giuridico che permetta a entrambi di adottare i propri figli. Non solo un documentario che parla del diventare genitori, dell’essere figli e dei rapporti tra queste nuove famiglie nate attraverso la gestazione per altri, ma anche una testimonianza per la comunità LGBT e le famiglie tradizionali sull’evoluzione della famiglia non convenzionale, vista dagli occhi dei diretti interessati: i bambini.

TUTTINSIEME – prodotto da Giampietro Preziosa, una produzione Inthelfilm con RAI Cinema – uscirà al cinema a partire dal 31 agosto al cinema Nuovo Sacher, per poi approdare nei cinema e nelle arene di tutta Italia.

SINOSSI

Il dialogo intimo tra due padri che ripercorrono gli ultimi quattro anni della crescita dei loro gemelli, ricordano come i loro figli hanno elaborato, in diverse età, vivere in una famiglia con due padri e rispondendo alle domande dei loro compagni sulla madre. Rivivono il clima di forte contrapposizione in cui Monica Cirinnà è riuscita a dare all’Italia una legge sulle unioni civili. Coltivano la relazione calda e affettuosa con le famiglie americane delle donne che hanno permesso la nascita dei figli. Ritornano al momento di festa dell’unione civile celebrata da Nichi Vendola e cercano, tra diverse sensibilità, i nomi da dare alle persone delle famiglie allargate nate con le tecniche di procreazione assistita.

Wonder Woman 1984: le modifiche al costume di Diana

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Wonder Woman 1984: le modifiche al costume di Diana

In una recente intervista con ComicBook, la costumista di Wonder Woman 1984, Lindy Hemming, ha parlato del nuovo costume che Gal Gadot sfoggerà nel sequel in arrivo nelle sale ad Ottobre e diretto ancora una volta da Patty Jenkins. La costumista ha spiegato che, rispetto a quello visto in Batman v Superman: Dawn of Justice, sono state apportate alcune modifiche su richiesta della regista.

“Quando abbiamo realizzato il costume per il primo Wonder Woman, abbiamo modificato lievemente il colore e anche alcune cuciture su richiesta di Patty Jenkins”, ha spiegato Hemming. “Ovviamente, abbiamo dovuto anche realizzare delle versioni diverse del costume, perché nel caso di quello realizzato da Michael Wilkinson per Batman v Superman di Zack Snyder, la maggior parte del lavoro è stata fatta in studio, quindi non serviva una performance variegata come quella in Wonder Woman. Per il sequel Patty voleva la medesima atmosfera dei film degli anni ’80. Voleva che sul costume spiccassero il rosso e l’oro, così abbiamo caricato il colore e provato a rendere il tono quasi dolce.”

Sull’armatura dell’aquila reale di Diana Prince, che abbiamo visto sia nei trailer che nelle varie immagini ufficiali, la costumista ha aggiunto: “È l’armatura protettiva più potente, indossata in origine da sua madre. Diana ne entra in possesso a Washington in un modo che non voglio anticipare. Quando si sente veramente minacciata da qualcosa indossa l’armatura dorata, che ho trovato molto avvincente da progettare. Quando ho lavorato al primo film, Michael Wilkinson aveva già realizzato il costume di Wonder Woman basandosi sui fumetti, perché ho dovuto lavorare su qualcosa che era già stato creato. Per il sequel, invece, ho potuto lavorare ad un progetto completamente nuovo.”

Wonder Woman 1984 uscirà il 2 ottobre 2020. Il film è stato definito dal produttore Charles Roven un sequel “inusuale“, che poterà in scena lo stesso personaggio grazie al lavoro dello stesso team creativo e che seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i fan non dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale definendolo “la prossima iterazione della supereroina”.

L’ordine cronologico del personaggio di Diana Prince è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn of Justice per poi tornare al vecchio secolo con Wonder Woman. Il sequel vedrà ancora Gal Gadot nei panni di Diana Prince opposta a Kristen Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel cast figureranno anche Chris Pine (volto del redivivo Steve Trevor) e Pedro Pascal (nei panni di Maxwell Lord).

Big Fish: le differenze tra il libro e il film di Tim Burton

Big Fish: le differenze tra il libro e il film di Tim Burton

Quando nel 2003 il regista Tim Burton portò al cinema il suo nuovo film, intitolato Big Fish – Le storie di una vita incredibile, stupì tanto la critica quanto i suoi abituali spettatori. Si trattava infatti di un’opera apparentemente diversa dalle altre, ricca di colori e luci non propriamente ricorrenti nel cinema dell’autore di Edward mani di forbice. Eppure, la pellicola è pura espressione della sua poetica, con tematiche e caratteristiche a lui care, e viene spesso indicato come il film della maturità artistica di Burton.

L’opera è tratta dall’omonimo romanzo pubblicato nel 1998 da Daniel Wallace, i cui diritti vennero acquistati dalla Columbia Pictures in seguito all’insistenza dello sceneggiatore John August. Questi, che aveva da poco visto morire il padre, rimase particolarmente toccato dalla storia del libro, a tal punto da volerne trarre un film. Inizialmente il progetto catturò l’interesse di Steven Spielberg, ma fu Burton ad ottenere la regia. Il regista californiano aveva anch’egli da poco perso i genitori, e vide in quella storia la possibilità di raccontare un sentimento molto personale e universale allo stesso tempo.

Per la sua realizzazione, Burton decise di affidarsi ad effetti speciali pratici anziché all’animazione computerizzata. Ciò gli permise di dar vita in modo più realistico alle varie idee avute per la messa in scena, e dietro le quali si ritrova il suo tocco unico. Al momento della sua uscita, Big Fish guadagnò grandi lodi da parte della critica e del pubblico, vinse importanti premi ed arrivò a guadagnare un totale di circa 122 milioni di dollari in tutto il mondo.

Big Fish: la trama e il cast del film

La storia del film è incentrata sul rapporto tra Edward Bloom (Ewan McGregor) e suo figlio William (Billy Crudup). Il genitore, uomo loquace e dotato di una straordinaria fantasia, ha l’abitudine di raccontare storie incredibili riguardanti la sua vita. Come tutti anche William rimane stregato dalle sbalorditive storie raccontategli. Lo stupore lascerà però presto il posto alla delusione. Crescendo, infatti, il ragazzo comprende quanto irrealistici e impossibili siano in realtà i racconti di suo padre. Inizia così ad allontanarsi da lui, ma quando l’ormai anziano Edward (Albert Finney), si ammala gravemente, William sarà richiamato nella casa dei genitori, e qui si troverà ad intraprendere uno straordinario viaggio alla scoperta della verità dietro ai fantastici racconti del padre.

Ad interpretare il ruolo dell’anziano Edward Bloom, Burton voleva l’attore Jack Nicholson, ed avviò con questi delle trattative. La sua idea era quella di utilizzarlo anche per il ruolo del giovane Edward, facendolo ringiovanire grazie alla CGI. Questa si rivelò tuttavia un’operazione troppo complessa, che spinse ad accantonare l’idea. Per il ruolo gli vennero allora proposti gli attori Albert Finney ed Ewan McGregor. Il regista si convinse per loro nel momento in cui si imbatté in un articolo che sottolineava le somiglianze nella recitazione dei due. Burton volle poi nel film la compagna Helena Bonham Carter, a cui affidò il doppio ruolo di Jenny e della Strega. Quest’ultimo richiese all’attrice circa cinque ore di trucco ogni giorno.

Nel film sono poi presenti numerosi altri attori noti, molti dei quali sono frequenti collaboratori di Burton. Ad interpretare William Blum è l’attore Billy Crudup, mentre il ruolo di Sandra, moglie di Edward, è interpretata da Alison Lohman da giovane a da Jessica Lange da anziana. È poi presente l’attrice Marion Cotillard, nel ruolo di Josephine, moglie di William. Questa, grande fan del regista, raccontò di aver dormito per un mese con la sceneggiatura sotto il cuscino, nella speranza che le portasse fortuna nella vittoria della parte. Vi sono infine gli attori Steve Buscemi, nei panni del poeta e criminale Norther Winslow e Danny DeVito in quelli di Amos Calloway, proprietario del circo presso cui lavora Edward per un periodo della sua giovinezza.

Big Fish cast

Big Fish: le differenze tra il film e il libro

La struttura del racconto di Wallace è piuttosto complessa e non segue un preciso ordine cronologico. Lo scrittore, infatti, mirava ad evocare emozioni e stati d’animo attraverso la descrizione di immagini oniriche. Queste permettevano al lettore di avere la sensazione di trovarsi all’interno della mente dei personaggi. Per Burton e lo sceneggiatore John August si trattò dunque di trovare un filo conduttore tra i vari episodi raccontati nel romanzo, facendogli così acquistare una più solida struttura narrativa. Ciò si è attuato comunque nel rispetto del principio secondo cui vi deve essere uno squilibrato rapporto tra fantasia e realtà.

Ciò ha inevitabilmente dato vita a diverse differenze tra il film e il romanzo. L’ordine degli eventi del primo sono differenti dal secondo, e molti episodi vengono addirittura ampliati e approfonditi. Ciò permise di esplorare ulteriormente il magico mondo di Edward Bloom. Burton, infatti, puntava sul conferire una certa vicinanza al personaggio. Fece ciò selezionando quegli eventi che permettevano di costruire una solida backstory con il quale poterlo comprendere meglio. Questa è probabilmente la maggior differenza rispetto al romanzo, che invece rimane più misterioso nello svelare Edward. Ciò accade poiché essendo il figlio William il narratore, egli stesso affronta un viaggio alla ricerca della verità.

Infine, la storia sembra trovare un più generale compimento attraverso il film piuttosto che con il romanzo. Essendo scritto per frammenti ed immagini, questo per quanto efficace rimane per certi aspetti limitato alla parola scritta. Nel prendere vita attraverso la messa in scena del film, invece, quelle stesse immagini assumono un carico emotivo particolarmente più forte. Anche a distanza di molto dall’ultima visione, infatti, rimangono facilmente impresse nella mente dello spettatore. Il successo dell’opera di Burton sta nell’aver trovato il modo più efficace per riunire sotto una storia più coesa i frammenti del romanzo, senza snaturarli ma permettendogli di acquisire ulteriore significato.

Big Fish: il trailer e dove vedere il film in streaming

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Big Fish – Le storie di una vita incredibile è infatti presente su Chili Cinema, Rakuten TV, Google Play, Apple iTunes e Netflix. In base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video.

Fonte: IMDb

The Suicide Squad: confermati i ruoli di Idris Elba e John Cena?

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The Suicide Squad: confermati i ruoli di Idris Elba e John Cena?

Ieri è stato il compleanno del regista James Gunn e, per celebrare l’avvenimento, lo stesso ha diffuso attraverso i suoi canali social il nuovo logo ufficiale di The Suicide Squad, l’atteso cinecomic DC che arriverà nelle sale il prossimo anno. In realtà, il regista e sceneggiatore ha condiviso vari loghi con i vari titoli che il film avrà nei differenti mercati, confermando anche che in Italia il film uscirà col titolo The Suicide Squad – Missione Suicida.

Sempre in occasione del suo compleanno, il regista ha condiviso via Twitter un filmato in cui sono stati raccolti gli auguri da parte dei membri del cast del film. Il video in questione sembra aver confermato alcuni dei ruoli che fino ad ora non erano ancora stati svelati: in particolare, David Dastmalchian pare che interpreterà Polka-Dot Man (nel video lo vediamo con dei cerchi colorati attaccati al suo volto che ricordano molto il look del personaggio).

Ancora, il video in questione potrebbe aver anticipato che Idris Elba e John Cena interpreteranno rispettivamente Bronze Tiger e Peacemkaker. Il videomessaggio di Elba è stato riprodotto al rallentatore per dare alla sua voce un effetto ringhiante, che potrebbe aver anticipato proprio il collegamento con Ben Turner; allo stesso modo, nel suo video Cena è impegnato a giocare con un gioco di tiro che potrebbe legarsi all’uso frequente di pistole da parte di Christopher Smith.

Le prime immagini ufficiali di The Suicide Squad al DC FanDome

Di recente James Gunn ha confermato che in occasione del DC FanDome, il grande evento online organizzato da Warner Bros. e dedicato all’universo DC che si svolgerà il prossimo 22 agosto, verrà ufficialmente mostrato ai fan il primo sguardo ufficiale a The Suicide Squad. Il regista e il cast saranno presenti all’evento. Al momento non sappiamo se verrà già mostrato il primo trailer ufficiale del cinecomic o soltanto un promo.

Il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang), insieme alle new entry Idris ElbaMichael RookerNathan FillionTaika WaititiJohn CenaPeter Capaldi, Sean Gunn, David Dastmalchian Storm Reid. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

Matrix è una storia trans, la conferma di Lilly Wachowski

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Matrix è una storia trans, la conferma di Lilly Wachowski

Lilly Wachowski, che ha diretto la trilogia di Matrix con sua sorella Lana, ha rivelato che il classico action è sempre stato pensato per essere una storia trans. Il primo film, uscito nel 1999, è stato rivoluzionario per i suoi tempi, soprattutto a causa della tecnologia impiegata per realizzare le scene d’azione, ma anche per il modo in cui è riuscito a fondere temi filosofici con il kung-fu e la fantascienza. Il primo film ha generato ben due sequel, Matrix: Reloaded e Matrix: Revolutions, oltre ad un’antologia animata complementare, intitolata Animatrix. 

All’epoca dell’uscita del film, le sorelle Wachowski erano ancora note come i “fratelli Wachowski”, e non avevano ancora completato le loro rispettive transizioni. Le sorelle hanno lavorato insieme fino al 2015, anno di uscita di Jupiter – Il destino dell’universo e della prima stagione della serie Netflix Sense 8. Lilly si è allontanata dall’industria cinematografica e televisiva ad alto budget ed è attualmente la showrunner della serie Work in Progress targata Showtime; Lana, nel frattempo, è attualmente al lavoro su Matrix 4, quarto capitolo della saga che vedrà il ritorno di Keanu Reeves e Carrie-Ann Moss

In un’intervista con il Netflix Film Club, Lilly Wachowski ha spiegato come Matrix sia sempre stato concepito per essere una storia trans. La regista ha spiegato che, sebbene questa fosse sempre stata l’intenzione, era abbastanza difficile renderla esplicita, aggiungendo che “il mondo aziendale” non era pronto per una fantascienza d’azione mainstream con una storia trans. Tuttavia, Lilly ha aggiunto che il tema della trasformazione è presente in tutto il film, continuando ad ispirare la comunità: sempre più fan, infatti, hanno confessato alla regista che il film “ha salvato” le loro vite. 

Lilly Wachowski: “Sono grata che i film di Matrix abbiano aiutato la comunità trans.”

“Sono contenta che la gente parli dei film di Matrix e della narrativa trans presente al loro interno”, ha spiegato Lilly Wachowski. “Adoro quanto siano significativi quei film per le persone trans, soprattutto quando vengono da me e mi dicono: “Questi film mi hanno salvato la vita”. Quando parli di trasformazione, in particolare nel mondo della fantascienza, riguarda l’immaginazione, la costruzione del mondo e l’idea che l’apparentemente impossibile diventi possibile. Ecco perché quei film parlano così tanto alla comunità. Sono grata che siano stati in grado di aiutarli nel loro viaggio. Sono contenta che sia emerso che una storia trans era l’intenzione originale di Matrix. Ma all’epoca il mondo… Il mondo aziendale, l’industria, non erano ancora pronti per questo.”

Lilly ha aggiunto che lei e Lana hanno sempre discusso dell’idea di trasformazione da una prospettiva ravvicinata, motivo per cui l’idea originale per il personaggio di Switch era di farlo diventare un uomo nel mondo reale e una donna in Matrix. Lilly ha anche sottolineato come sia stata, per lei e sua sorella in quanto registe, un’opportunità di portare sullo schermo qualcosa che non si era mai stato visto prima.

Matrix 4 vedrà nel cast il ritorno di Keanu ReevesCarrie-Ann Moss e Jada Pinkett-Smith al fianco delle new entry Yahya Abdul-Mateen II, Neil Patrick Harris, Jonathan Groff, Jessica Henwick Toby Onwumere. L’uscita nelle sale è fissata per il 1 aprile 2022. Il nuovo capitolo del franchise sarà diretto da Lana Wachowski. La sceneggiatura del film è stata firmata a sei mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell.

Rachel DiPillo: 10 cose che non sai sull’attrice

Rachel DiPillo: 10 cose che non sai sull’attrice

La televisione americana, sempre ricca di contenuti, ci propone continuamente nuovi film e serie tv con attori emergenti. Tra questi, negli ultimi anni, spicca Rachel DiPillo, attrice conosciuta principalmente per il suo ruolo nel medical drama Chicago Med.

Scopriamo quindi insieme tutto quello che c’è da sapere su Rachel DiPillo, sulla sua carriera in tv e al cinema e sulla sua vita privata.

Rachel DiPillo film e serie tv

10. Nata il 26 gennaio del 1991 a Flint, in Michigan, Stati Uniti, Rachel Katherine DiPillo ha cominciato la sua una decina d’anni fa. Il suo debutto nel mondo dello spettacolo, infatti, risale al 2010 quando viene scelta per un ruolo minore nel film musicale Elle – L’Ultima Cenerentola.

Diretto da John e Sean Dunson, il film racconta la storia di una ragazza, Elle (Ashlee Hewitt) che sogna di diventare una cantautrice di successo. Dopo la morte improvvisa della madre, si trasferisce dallo zio adottivo che gestisce una piccola etichetta musicale indipendente, che gestisce Sensation, la rivale numero uno di Elle.

Rachel DiPillo film
Rachel DiPillo in Werewolf: The Beast Among Us – Fonte: IMDB

Costretta a vivere in una realtà a lei completamente estranea, Elle dovrà adattarsi alla sua nuova vita e fare i conti con i demoni del suo passato.

9. Dopo il suo debutto, Rachel continua a recitare in film minori come Phoyo Finish (2012), Werewolf: La Bestia è Tornata (2012), Commencement (2012), A Kind of Love (2014), Hello My Name is Frank (2014), Recovery (2015) e Summer of 8 (2016).

Rachel DiPillo in Big Time Rush

8. Parallelamente alla sua carriera cinematografica, Rachel inzia a muovere i suoi primi passi anche sul piccolo schermo. Dal 2009 al 2010, partecipa alla realizzazione di Big Time Rush, famosa sitcom musicale di Nickelodeon.

Creata e prodotta da Scott Fellows per il network per ragazzi Nickelodeon, in collaborazione con Sony Music, la serie racconta delle vicissitudini di Kendall Knight (Kendall Schmidt), Logan Mitchell (Logan Henderson), Carlos Garcia (Carlos Pena) e James Diamond (James Maslow), quattro amici che sognano di diventare una famosa boy band.

Dopo aver contattato un importante discografico hollywoodiano, i ragazzi si trasferiscono a Los Angeles dove, nonostante le tante avversità, finiscono per firmare un contratto e diventano finalmente i Big Time Rush.

Bones
Michaela Conlin, Cyndi Lauper, T.J. Thyne e Rachel DiPillo in Bones – Fonte: IMDB

Nella serie, andata in onda per 4 stagioni e 74 episodi, Rachel DiPillo interpreta un ruolo minore e compare il soli 7 episodi della prima stagione.

7. Negli anni successi troviamo Rachel in tantissime serie americane di successo come The Gates (2010), Law & Order: Los Angeles (2011), Love Bites (2011), Hawthorne – Angeli in corsia (2011), Wendy (2011), Revenge (2012), Bones (2012), Emily Owens M.D.(2013), Mad Men (2014) e la famosa serie crime NCIS – Unità anticrimine (2015).

Rachel DiPillo in Jane The Virgin

6. Dopo la sua ‘comparsata’ in NCIS, quello stesso anno nel 2015 Rachel ottiene una piccola parte nella famosa serie Jane The Virgin, con Gina Rodriguez nei panni della protagonista.

La serie, ispirata alla telenovela venezuelana Juana La Virgen creata da Perla Farías, racconta la storia di Jane Gloriana Villanueva (Gina Rodriguez), una ragazza di ventitré anni che sogna di diventare una scrittrice. Cresciuta da una famiglia estremamente religiosa ed essendo sua madre rimasta incinta a soli sedici anni, Jane si è ripromessa di arrivare casta fino al matrimonio, nonostante frequenti già un ragazzo, il bel Michael Cordero (Brett Dier).

Jane The Virgin
Jaime Camil, Ivonne Coll, Andrea Navedo, and Gina Rodriguez in Jane the Virgin – Fonte: IMDB

Durante una normale visita di controllo dalla sua ginecologa, a Jane viene per sbaglio praticata l’inseminazione artificiale, utilizzando un’unica provetta superstite di sperma di Rafael Solano (Justin Baldoni), fratello della ginecologa Luisa Alver (Yara Martinez), purtroppo malato di cancro. Qualche settimana dopo Jane scopre di essere incinta ma, superato lo shock iniziale, decide di portare avanti la gravidanza. La serie, raccontata da una voce narrante, tipica delle telenovelas – interpretata a Massimo Lopez nella versione italiana -, segue la difficile gravidanza di Jane, i suoi rapporti con la famiglia e con il suo fidanzato.

In Jane The Virgin, andata in onda per 5 stagioni e 100 episodi, Rachel DiPillo interpreta Andie e compare in un arco complessivo di 4 episodi, dalla puntata 1×16 alla 1×19.

Rachel DiPillo in Chicago Med

5. La vera svolta nella carriera di Rachel, tuttavia, arriva nel 2015 quando l’attrice viene scelta per interpretare un ruolo nella nuova serie medical drama dal titolo Chicago Med.

Spinoff dell’acclamatissima serie Chicago Fire, Chicago Med, prodotta dal genio televisivo di Dick Wolf, racconta delle vicissitudini di medici e infermieri dell’ospedale Chicago Medical Center.

Tra i personaggi principali abbiamo William Halstead (Nick Gehlfuss) chirurgo e specializzando anziano in Medicina d’Emergenza; Maggie Lockwood (Marlyne Barrett), infermiera caporeparto del Pronto Soccorso; Sharon Goodwin (S. Epatha Merkerson), Direttore Sanitario del Chicago Medical Center; April Sexton (Yaya DaCosta), infermiera; Natalie Manning (Torrey DeVitto), pediatra e specializzanda in Medicina d’Emergenza.

Ancora, Connor Rodhes (Colin Donnell) chirurgo specializzati in Chirurgia d’Emergenza; Ethan Choi (Brian Tee), ex militare e specializzando del terzo anno di Medicina d’Emergenza; Daniel Charles (Oliver Platt), Primario del reparto di Psichiatria; e in ultimo Ava Bekker (Norma Kuhling), chirurgo cardio-toracico del Chicago Med.

Chicago Med
Oliver Platt e Rachel DiPillo in Chicago Med – Fonte: IMDB

Nella serie Rachel DiPillo interpreta Sarah Reese, una studentessa del quarto anno di medicina. Sin dalla prima stagione Sarah lavora al reparto emergenze e sembra intenzionata a proseguire i suoi studi specializzandosi proprio in quel campo. Tuttavia, dopo un episodio assai traumatico sul lavoro, fa domanda per il posto di Patologa del Chicago Med. Dopo qualche tempo, e con l’aiuto di Daniel Charles, decide finalmente di cambiare specializzazione e concentrarsi su Psichiatria.

Al momento Chicago Med è arrivato alla sua quinta stagione, non senza stravolgimenti di trama e cast, contando per ora ben 101 episodi. Rachel DiPillo lascia Chicago Med purtroppo all’inizio della quarta stagione; l’attrice ha interpretato Sarah Reese in un arco di 62 episodi che vanno dal pilot “Derailed” alla 4×01 “Be My Better Half”.

Rachel DiPillo in Chicago Fire e Chicago PD: gli episodi crossover

4. L’intero universo televisivo di Chicago, creato a Dick Wolf, è molto più intricato di quanto si possa immaginare. Capita spesso – soprattutto durante le prime due stagioni di Chicago Fire – che i personaggi delle tre serie si mixino in uno stesso episodio. Questo stratagemma è stato ideato dagli autori per presentare al pubblico di Chicago Fire, alcuni nuovi personaggi che saranno poi protagonisti degli spinoff Chicago PD e Chicago Med.

Quasi tutti i personaggi di ognuna delle serie è comparso in almeno un paio di episodi delle altre due. Oltre alle varie ‘comparsate’, utilizzate più che altro per mantenere una sorta di continuità nell’universo Chicago, ci sono anche gli episodi crossover. Queste particolari puntate sono caratterizzate da storie che mettono in comunicazione tra loro le varie serie e tutti i loro personaggi.

Chicago Fire, Med, PD
Photo by NBCUniversal/NBCUniversal – © 2015 NBCUniversal Media, LLC – Fonte: IMDB

Quel gran burlone di Dick Wolf, tuttavia, continua a complicare le cose aggiungendo al già intricato universo televisivo di Chicago anche alcuni episodi crossover con la famosa e fortunatissima serie crime Law & Order – SVU.

Insomma, se volete iniziare a vedere almeno una di queste serie senza rischiare di perdere pezzi di trama per strada, vi servirà uno schema. Per capire come guardare nell’ordine esatto i vari episodi delle serie Chicago Fire, PD e Med, vi consigliamo di consultare il validissimo schema de Il Criticatore di Telefilm.

3. Il personaggio di Sarah Reese in Chicago Med, interpretato da Rachel DiPillo, è comparsa più volte nella serie Fire e PD. In particolare, la troviamo nelle puntate 4×08 “When Tortoises Fly” e 5×18 “Take a Knee” di Chicago Fire e nelle puntate 3×15 “A Night Owl” e 4×17 “Remember the Devil” di Chicago PD.

Rachel DiPillo curiosità

2. A differenza di molte delle sue colleghe e coetanee, Rachel sembra essere una ragazza molto riservata e solo pochi dettagli della sua vita privata ci sono noti.

Alcune delle curiosità che la riguardano, sono relative al periodo della sua adolescenza. Pare infatti che la DiPillo, nata in Michigan, si sia trasferita in Tennesse, e in particolare a Nashville, con i suoi genitori per assecondare i bisogni creativi della madre.

1. Jackie DiPillo, la madre di Rachel, è una cantautrice molto attiva a Nashville e nel 1983 pare sia stata anche tra le candidate a Miss Oklahoma. Sembra inoltre che sia stata proprio la spumeggiante Jackie a spronare la sua bambina a realizzare il suo sogno di diventare attrice. Per questo motivo Rachel, dopo il diploma, abbandona l’idea della scuola d’arte e si trasferisce a Los Angeles per fare l’attrice.

 

Fonte: IMDB, Wiki, MarriedWiki

Marco Bocci: 10 cose che non sai sull’attore

Marco Bocci: 10 cose che non sai sull’attore

Il cinema italiano, così come la televisione, è pieno zeppo di attori di talento, amati dal pubblico e dalla critica come Marco Bocci, conosciuto per aver interpretato alcuni ruoli di spicco di fiction crime di successo.

Scopriamo quindi adesso insieme tutto quello che c’è da sapere su Marco Bocci, sulla sua carriera in tv e al cinema e sulla sua vita privata.

Marco Bocci: i suoi film

10. Nato il 4 agosto del 1978 a Marsciano, in provincia di Perugia, Marco Bocciolini, in arte Marco Bocci, si avvicina molto presto al mondo dello spettacolo. Dopo il diploma, si trasferisce a Roma e comincia a studiare recitazione presso il Conservatorio Teatrale d’Arte Drammatica “La Scaletta”, diretto da Giovanni Battista Diotajuti.

9. Finiti gli studi al conservatorio teatrale, Marco Bocci comincia a muovere i primi passi nel cinema. Il suo esordio sul grande schermo risale infatti al 1998 quando partecipa al film Interferenza diretto da Cesar Meneghetti.

A quella prima prova cinematografica ne seguono molte altre tra cui ricordiamo I Cavalieri che Fecero l’Impresa (2001) – diretto da Pupi Avati -, Los Borgia (2006), La Bella Società (2009), C’è Chi Dice No (2011), Scusate se Esisto (2014), Italo (2014), L’esigenza di Unirmi Ogni Volta a Te (2015) e La Banda dei Tre (2020).

8. Quest’ultimo film, La Banda dei Tre diretto da Francesco Dominedò, è una commedia poliziesca che segue le peripezie dell’agente sotto copertura Claudio Bambola (Marco Bocci). Proprio quando Bambola è sul punto di sequestrare un’enorme quantità di droga, alcuni malviventi russi gli mettono i bastoni tra le ruote, provocando una sparatoria. Per salvare l’operazione e recuperare la droga, Bambola è costretto a chiedere aiuto a Tony (Aldo Marinucci) e Silvano (Francesco Pannofino), due dei criminali che doveva incastrare.

Marco Bocci: le serie tv

7. Nonostante le sue tante esperienze sul grande schermo, la carriera di Marco Bocci si sviluppa principalmente in televisione. Dal 2002, quando debutta nella serie Cuori Rubati, Bocci interpreta tantissimi ruoli in serie tv, fiction e soap opera italiane di successo. Tra queste ricordiamo Il Bello delle Donne 3 (2003), Incantesimo 8 (2005), RIS 2 – Delitti Imperfetti (2006), Lo Zio D’America 2 (2006) – al fianco di Christian De Sica -, Caterina e le sue Figlie 2 (2007) e Ho Sposato Uno Sbirro (2008).

6. Tuttavia, il vero successo televisivo per Marco Bocci arriva nel 2008 quando l’attore viene scelto per entrare a far parte del cast di Romanzo Criminale – La Serie.

La serie, ideata e diretta da Stefano Sollima, è tratta dall’omonimo romanzo scritto dal giudice Giancarlo De Cataldo, romanzo da cui è stato tratto anche il celebre film diretto da Michele Placido.

Marco Bocci in Romanzo Criminale - La Serie
Marco Bocci in Romanzo Criminale – La Serie

La storia si sviluppa nell’arco di tempo di quindici anni, dal 1977 al 1992, e segue le vicissitudini di un gruppo di criminali alla conquista di Roma. Si tratta della famosa Banda della Magliana, organizzazione di stampo mafioso che operava nella capitale proprio negli anni della Prima Repubblica. Grazie alla serie ripercorriamo tutte le tappe della Banda della Magliana, dalla sua formazione al suo declino.

In Romanzo Criminale – La Serie, Marco Bocci interpreta il commissario Nicola Scialoja, un onesto funzionario di polizia che, nonostante la sua problematica situazione familiare, cerca di smantellare la pericolosa organizzazione malavitosa. La serie, inoltre, ha dato moltissima visibilità ad alcuni dei migliori attori italiani degli anni duemila come Alessandro Roja, Edoardo Leo, Francesco Montanari e Vinicio Marchioni.

Marco Bocci in Squadra Antimafia – Palermo Oggi

5. Dopo la grande prova di Bocci con Romanzo Criminale, arriva per l’attore un altro importante ruolo televisivo nella fiction targata Taodue, Squadra Antimafia – Palermo Oggi.

Ideata da Pietro Valsecchi e prodotta dalla Taodue, la serie è ambientata a Palermo e racconta le vicende della Polizia e dello Stato nella lotta contro la mafia. La fiction ha come protagoniste due donne, Claudia Mares (Simona Cavallari), capo della squadra antimafia di Palermo, e Rosy Abate (Giulia Michelini), legata invece a un club mafioso. Claudia e Rosy si sono incontrare in passata a causa di una terribile tragedia che ha intrecciato le loro storie. A recidere il loro legame è la stessa Rosy che uccide Ivan Di Meo (Claudio Gioè), poliziotto legato sentimentalmente alla Mares.

Marco Bocci Squadra Antimafia 5
Marco Bocci e Giulia Michelini in Squadra Antimafia 5

Alla fine della quarta stagione, Claudia Mares viene uccisa e tutta l’azione si sposta da Palero a Catania. Dalla quinta stagione in poi Roby Abate passa dalla parte dei buoni e diventa collaboratrice di giustizia, lavorando a stretto contatto con il vice questore Lara Colombo (Ana Caterina Morariu) e il vice questore aggiunto Domenico Calcaterra (Marco Bocci). Come sempre Stato e Mafia si scontrano con duelli all’ultimo sangue, scoprendo antichi e oscuri segreti e facendo sempre più vittime innocenti.

La serie è andata in onda su Canale 5 dal 2009 al 2016, per 8 stagioni e ben 74 episodi da circa un’ora e mezza ciascuno.

Marco Bocci in Solo

4. Durante le riprese di Squadra Antimafia, dal 2012 al 2013, Marco Bocci si è dedicato a due progetti minori, recitando nelle minierie tv Le mille e una notte – Aladino e Sherazade diretta da Marco Pontecorvo e K2 – La montagna degli italiani, diretta da Robert Dornhelm.

Una volta terminato il suo lavoro sul set di Squadra Antimafia, nel 2016 Bocci partecipa alla realizzazione di Solo, una serie tv diretta da Michele Alhaique, andata in onda su Canale

5. La serie racconta la storia di Marco Pagani (Marco Bocci), un agente sotto copertura infiltratosi nel pericoloso clan dei Corona, una potete famiglia della ‘Ndrangheta operante nella piana di Gioia Tauro. Dopo aver salvato la vita a Bruno Corona (Peppino Mazzotta), figlio del criminale Antonio Corona (Renato Carpentieri), durante una sparatoria in un covo di trafficanti di armi ucraini, Pagani si guadagna la fiducia del boss. Grazie al suo atto eroico, Marco diventa non solo uomo di fiducia del capofamiglia Corona ma addirittura il suo braccio destro.

Ma le cose si complicano quando Marco conosce la bellissima figlia del boss, Agata Corona (Carlotta Antonelli), per la quale sviluppa un sentimento che va al di là della semplice ammirazione.

La serie tv Solo, ideata da Pietro Valsecchi – autore anche di Squadra Antimafia – è andata in onda su Canale 5 nel 2016 per 2 stagioni e 8 episodi complessivi, della durata di circa un’ora e mezza ciascuno.

3. Negli anni successivi a Solo, Marco Bocci ha partecipato anche ad altre serie tv come La compagnia del Cigno (2019) – diretta da Ivan Cotroneo – e Made in Italy (2019) e al film per la televisione Liberi Sognatori – Delitto di Mafia (2018), diretto da Michele Alhaique.

Marco Bocci e Laura Chiatti

2. Forse pochi sanno che la moglie di Marco Bocci altri non è che la bellissima attrice italiana Laura Chiatti. I due si sono conosciuti un po’ per caso e la loro relazione pare sia cominciata grazie a una telefonata partita per sbaglio.

Nel 2019, in un’intervista rilasciata a Mara Venier nella trasmissione Domenica In, Marco Bocci ha raccontato qualche aneddoto divertente della sua storia con Laura Chiatti. Sembra che l’attore, anni prima, abbia fatto partire per sbaglio una telefonata verso il numero della Chiatti e che la loro relazione sia cominciata proprio così. I due hanno continuano a sentirsi e nel 2014 hanno ufficializzato la loro relazione.

Quello che Bocci ha confessato alle telecamere di Domenica In è che in realtà quella famosa telefonata non fu per nulla accidentale. [fonte: Contro Copertina]

1. Il 5 luglio del 2014 Bocci sposa la sua bella Laura e negli anni successivi la coppia mette al mondo due splendidi bambini, Enea e Pablo.

Il loro rapporto non potrebbe andare meglio ma nel 2019, un tragico evento sconvolge l’equilibrio di questa coppia. A maggio dello scorso anno Bocci viene ricoverato d’urgenza per una grave meningoencefalite. L’attore ha raccontato che un semplice herpes, spuntato sulle labbra, a causa di una vita troppo stressante e di un sistema immunitario debole, è arrivato ad attaccare il cervello.

Nonostante il ricovero d’urgenza e la grande paura, Bocci è stato dichiarato fuori pericolo. [fonte: Vanity Fair]

Per essere sempre aggiornati sulle vicissitudini professionali e anche sulla vita privata dell’attore, seguite l’account ufficiale Instagram di Marco Bocci.

Fonte: Wiki, IMDB, Contro Copertina, Vanity Fair

Dogtooth di Yorgos Lanthimos nelle sale dal 27 agosto

Dogtooth di Yorgos Lanthimos nelle sale dal 27 agosto

Tra le opere di esordio del regista greco, candidato all’Oscar come Miglior Film Straniero e premiato a Cannes nella sezione Un certain regard, Dogtooth è una prova di grande cinema ancora inedita in Italia, incredibilmente attuale nei temi e contemporanea nella visione.

“Un cane è come la creta, il nostro lavoro, qui, è di dargli forma. Un cane può essere dinamico, aggressivo, un lottatore, codardo o affettuoso. Noi siamo qui per determinare quale comportamento il cane dovrebbe avere. Vuole un cucciolo o un amico? un compagno? o un cane da guardia che rispetta il suo padrone e obbedisce ai suoi ordini?”

Dogtooth, la trama

Una famiglia composta da padre, madre e tre figli, vive in periferia in una casa circondata da un grande recinto. I ragazzi non hanno mai oltrepassato il muro che li separa dal resto della città e sono stati educati e istruiti per volere dei genitori senza alcuna influenza dal mondo esterno. L’equilibrio viene spezzato quando il padre, per soddisfare gli istinti sessuali del figlio, introduce in casa un elemento esterno: Christina.

Yorgos Lanthimos è considerato oggi uno dei massimi esponenti del cinema greco. A soli 47 anni il suo nome risuona ormai tra quelli dei registi europei più premiati.

Entrato nel cuore di Hollywood con il suo ultimo film, La Favorita, Golden Globe e Oscar a Olivia Colman per la Migliore attrice protagonista e ben dieci nomination (184 premi vinti in tutto il mondo), premiato alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia per Alps (Migliore sceneggiatura) nel 2011 e per La Favorita (Gran premio della Giuria), vincitore a Cannes con Dogtooth (Miglior film in Un Certain Regard) ma anche con The Lobster nel 2015 (Premio della Giuria) e con Il sacrificio del cervo sacro nel 2017 (Migliore sceneggiatura).

 

Captain Marvel 2: scelta la regista

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Captain Marvel 2: scelta la regista

Arriva da Deadline la notizia che i Marvel Studios hanno affidato a Nia DaCosta la regia di Captain Marvel 2, annunciato sequel del cinecomic con protagonista il premio Oscar Brie Larson, uscito lo scorso anno. A quanto pare, la Marvel ha incontrato diversi filmmaker per discutere della possibilità di dirigere il sequel, ma sembra che la DaCosta sia sempre stata la favorita.

Nia DaCosta sarà la prima regista donna di colore a dirigere un film dei Marvel Studios. DaCosta ha esordito alla regia nel 2018 con Little Woods, interpretato da Tessa Thompson e Lily James. Quest’anno ha invece diretto l’attesissimo reboot/sequel di Candyman prodotto da Jordan Peele, che arriverà nelle sale americane il prossimo 16 ottobre.

Nia DaCosta dirigerà Captain Marvel 2 basandosi su una sceneggiatura di Megan McDonnell (WandaVision). In seguito all’annuncio dell’ingaggio di DaCosta, il co-regista del primo Captain Marvel, Ryan Fleck (che aveva diretto il film insieme ad Anna Boden), ha espresso via Twitter il suo supporto alla regista: “Congratulazioni Nia DaCosta!!! Non vedo l’ora di vedere dove ci porterai con il sequel! Io ed Anna siamo entusiasti per te e ti auguriamo il meglio! Più in alto! Più lontano! Più veloce!”

Tutto ciò che sappiamo sul sequel di Captain Marvel

Captain Marvel 2, il sequel del cinecomic con protagonista il premio Oscar Brie Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’attesa serie WandaVision.

Sfortunatamente, Anna Boden e Ryan Fleck, registi del primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: a quanto pare, i Marvel Studios sarebbero interessati ad affidare la regia del nuovo film ad una sola regista donna. Secondo la fonte, Boden e Fleck potrebbero essere comunque coinvolti in una delle serie Marvel attualmente in sviluppo e destinate a Disney+.

Nessun dettaglio sulla trama del sequel è stato rivelato, ma l’ambientazione del film dovrebbe spostarsi dagli anni ’90 ai giorni nostri. Naturalmente, Brie Larson tornerà nei panni di Carol Danvers. Il sequel di Captain Marvel arriverà nelle sale l’8 Luglio 2022.

Il mago di Oz: le curiosità sul film con Judy Garland

Il mago di Oz: le curiosità sul film con Judy Garland

Considerato un classico della storia del cinema, il film Il mago di Oz (qui la recensione) è ancora oggi, nonostante i suoi circa ottant’anni, un’opera in grado di stupire per i suoi traguardi artistici e tecnici. Gli effetti speciali mostrati nel film, infatti, furono una novità rivoluzionaria per il 1939, e permisero al grande pubblico di vedere cose mai viste prima di allora. La storia si basa invece sul primo dei quattordici romanzi dedicati al mondo di Oz, scritti da Frank Baum: Il meraviglioso mago di Oz.

La produzione del film fu particolarmente travagliata, con numerosi incidenti e ritardi che resero particolarmente difficili le riprese. Basti pensare che alla regia del film si dedicarono più autori, ognuno con la propria idea del progetto. La pellicola viene però riconosciuta come un’opera del regista Victor Fleming, che se anche non girò l’intero film, lasciato per le riprese di Via col vento, si occupò però della maggior parte della sua produzione, stabilendo quelli che sono poi diventati i tratti distintivi dell’opera.

Con il suo enorme successo, cresciuto sempre più negli anni, Il mago di Oz ha oltrepassato i confini cinematografici estendendo la propria influenza anche alla televisione, al merchandising più vario, nonché ad una lunga serie di opere da esso derivate. Diversi sono anche i film, come Il grande e potente Oz, con James Franco, che si ricollegano direttamente al fantastico mondo illustrato nel film dell’39. Questi, il più delle volte, si pongono come veri e propri prequel o sequel, più o meno ufficiali.

Il mago di Oz: la trama e il cast del film

La storia del film ruota intorno a Dorothy (Judy Garland), la quale vive una monotona routine nella fattoria degli zii in Kansas. Un giorno, in seguito ad una fuga, si trova a imbattersi in un tornado, che la trasporta in mondo totalmente nuovo, magico e colorato. Qui viene acclamata come un’eroina dalla strega buona del Nord, Glinda, poiché arrivando nel nuovo mondo Dorothy ha inavvertitamente ucciso la malvagia strega dell’Est. Ciò scatena però l’ira della strega dell’Ovest, la quale giura vendetta. Per poterla sconfiggere, la giovane dovrà rivolgersi al potente Mago di Oz (Frank Morgan) che vive nella città di Smeraldo. Sul sentiero dorato, da lei intrapreso, incontrerà poi inaspettati nuovi amici.

Il film consacrò la carriera dell’attrice e cantante Judy Garland, che anche se giovanissima vantava già una buona fama in tutti gli Stati Uniti. La scelta della protagonista venne condotta in modo molto attento dalla produzione, che ricercava un’attrice molto giovane ma con una buona esperienza già alle spalle. Rispondevano a tale requisito la Garland e Shirley Temple. La prima delle due venne però preferita in quanto possedeva una maggior capacità vocale, necessaria per interpretare le canzoni presenti nel film. Fino a che non la videro all’opera, però, i produttori ebbero comunque diversi dubbi su di lei, temendo che il suo aspetto da adolescente non si addicesse a Dorothy, che era invece ancora una bambina. A riprese iniziate, tuttavia, la Garland si rivelò perfetta per la parte.

Fondamentale fu anche il casting per i personaggi secondari del film. Ad interpretare i tre celebri alleati di Dorothy vennero infatti chiamati tre celebri attori dell’epoca. Bert Lahr interpretò il Leone, Jack Haley l’Uomo di Latta e Ray Bolger lo Spaventapasseri. Margaret Hamilton venne invece chiamata ad interpretare la strega cattiva, e da ammiratrice dei romanzi di Baum accettò con entusiasmo, anche se affermò che avrebbe preferito poter ricoprire un altro ruolo. L’attore Frank Morgan ha invece recitato nel ruolo del Mago di Oz, affermatosi poi come l’interpretazione più celebre della sua carriera.

Il mago di Oz cast

Il mago di Oz: le differenze tra il libro e il film

Nel realizzare la trasposizione cinematografica del film, vennero come al solito operati diversi cambiamenti rispetto all’opera di partenza. Molte di queste furono opera dello sceneggiatore Noel Langley, il quale propose diverse variazioni al fine di dar vita ad una storia che rientrasse nei canoni dell’epoca. Il romanzo di Baum, infatti, presentava dettagli più macabri e violenti, che se riportati nel film avrebbero rischiato di infastidire il target di pubblico che lo studios aveva in mente. Due esempi a riguardo sono lo scontro che vede coinvolti i protagonisti e i servi della strega. Nel romanzo, questi ultimi vengono uccisi, mentre nel film vengono semplicemente scacciati.

O ancora, nel romanzo Dorothy colpisce intenzionalmente la strega dell’Ovest con l’acqua, uccidendola, mentre nel film ciò avviene solo per sbaglio. Lo stesso Mago di Oz ha richieste ben diverse tra le due opere. Nel film aspira a possedere la scopa della strega, mentre nel libro vuole soltanto saperla morta. Altre particolari modifiche vennero poi fatte in funzione dell’utilizzo del Technicolor, che avrebbe permesso di dare al film un aspetto particolarmente attraente. Il mondo di Oz, infatti, viene rappresentato molto più colorito e gioioso di quanto invece non venga descritto nel romanzo. Per lo stesso motivo, la pelle della strega venne cambiata da bianca a verde, per conferirle un’ulteriore caratteristica visiva.

Uno dei cambiamenti più noti è poi quello del colore delle celebri scarpette magiche di Dorothy, che nel film possiedono un grandissimo valore. Nel libro, Baum le descrive di color argento. Lo sceneggiatore, però, per sottolineare la loro importanza decise di esaltarle ricorrendo al color rubino. Anche questa scelta venne certamente favorita dall’adozione del Technicolor per il film. Sempre lo sceneggiatore, infine, decise di far assumere ai personaggi che Dorothy incontra nel mondo di Oz le fattezze dei suoi amici e conoscenti nel mondo reale. Tale dettaglio non è presente nel romanzo, ma per lo studios fu una buona trovata per rendere più chiari certi dettagli e la comprensione in sé del film.

Il mago di Oz: il trailer e dove vedere in streaming il film

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Il mago di Oz è infatti presente su Chili Cinema, Rakuten TV, Google Play, Apple iTunes e Netflix. In base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video.

Fonte: IMDb, ReelRundown

Ramy 2: recensione della serie di e con Ramy Youssef

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Ramy 2: recensione della serie di e con Ramy Youssef

Il 6 agosto arriva su StarzPlay la seconda stagione di Ramy, la serie Hulu che ha già conquistato un Golden Globe per la migliore performance maschile in una serie comedy ed è candidata a tre Emmy Awards, scritta, interpretata e diretta dallo stand-up comedian Ramy Youssef.

Youssef fa parte di quella schiera di comici americani che, partendo da uno spunto autobiografico, hanno realizzato una serie tv che racconta le idiosincrasie di un’esistenza “di mezzo”. Lui è infatti un americano del New Jersey di origini egiziane e per tanto vive tutti i giorni le contraddizioni che affronta chi si trova a cavallo tra due culture e vorrebbe che queste coesistessero pacificamente nella propria vita.

Ramy, dove eravamo rimasti

Nella prima stagione di Ramy, lo stand-up comedian ha raccontato proprio questa difficoltà, adottando il tono della commedia ma senza evitare gli argomenti spinosi, spiattellandoli davanti agli occhi dello spettatore in maniera totalmente disarmante. La seconda prende il via poco dopo il finale della prima, Ramy Hassan (Youssef) ritorna dal suo viaggio in Egitto gravemente depresso. Aveva sperato di connettersi con la sua spiritualità e la sua famiglia e invece ha finito per andare a letto con sua cugina. Ora è tornato a casa nel New Jersey e tutto quello che riesce a fare è masturbarsi mentre mangia caramelle gommose.

D’improvviso, stimolato anche dagli amici, decide di dedicarsi a diventare un musulmano migliore. Questa è la premessa della seconda stagione di Ramy, che non mancherà di offrire spunti di riflessione ma anche di presentarsi come un lavoro più maturo di Youssef, rispetto al primo ciclo che comunque era caratterizzato da una certa leggerezza.

Mahershala Ali guida spirituale

Guest star della stagione è il due volte premio Oscar Mahershala Ali, che interpreta il leader spirituale di Ramy con un’eleganza rara e con una gravitas che smorza quasi completamente quella che sembra un’inettitudine patologica del protagonista. Ramy si rivela un discepolo estremamente distratto, desideroso di fare la cosa giusta ma carente di motivazione concreta. E come accade nel primo ciclo, le vicissitudini del protagonista sono solo l’inizio di un racconto che, pur seguendo dei binari orizzontali lungo tutta la stagione, trova spazio in una struttura verticale che approfondisce anche con cattiveria i temi più disparati, dalla condizione della donna, all’antisemitismo, fino al problema dei veterani di guerra e del loro ricollocamento nella società.

La seconda stagione di Ramy è orientata verso una nuova considerazione della religione, rispetto al primo ciclo di episodi. Se lì si aveva la sensazione che il senso di colpa e vergogna fossero i principali compagni di Ramy, in questa sede, attraverso la figura di Ali, il personaggio comincia ad intraprendere un percorso personale che intende la religione come una strada che porta alla comprensione, verso un altro modo di intendere gli essere umani e i rapporti tra di essi.

Ramy 2 incupisce i toni e innalza i temi

Ramy — “frank in the future” – Episode 208 — Ramy (Ramy Youssef) and Zainab (MaameYaa Boafo). (Photo by: Craig Blankenhorn/Hulu)

Il principale pregio della serie è che porta i suoi personaggi ad avere esperienze universali, disancorate dal contesto etnico e religioso, ma allo stesso tempo affronta con schiettezza e un certo grado di cinismo problematiche quali l’islamofobia o l’ostilità verso gli immigrati. Lo show è pieno di personaggi sgradevoli ma anche pieno di un’umanità appassionata e proprio questa moltitudine di gradazioni dell’essere umano rende la serie rappresentativa, inclusiva, vicina a chiunque, anche oltre i confini degli Stati Uniti.

Ramy è un personaggio irrisolto, la sua religione non gli offre risposte, anzi gli pone domande che restano aperte sempre con un tono scomodo, divertente, continuamente alla ricerca di quello stupore verso l’uomo e la vita che il protagonista porta stampato sul suo volto.

Bud Spencer: 10 cose che non sai sull’attore

Bud Spencer: 10 cose che non sai sull’attore

Ricordato come “il gigante buono“, Bud Spencer, nome d’arte di Carlo Pedersoli, è stato il mito di generazioni e generazioni grazie ai suoi film divenuti oggi dei veri e propri cult, quasi sempre condivisi con l’amico di sempre Terence Hill. Dagli anni Sessanta fino agli Ottanta ha infatti recitato in numerosi generi, con grande predilezione per il western e il poliziesco.

I ruoli da lui ricoperti erano sempre scritti appositamente per lui, il suo carisma e la sua inimitabile presenza scenica, elementi grazie ai quali è diventato una vera e propria star del cinema internazionale, amato da grandi e piccoli.

Ecco 10 cose che non sai di Bud Spencer.

Bud Spencer nuoto Bud Spencer: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attore inizia la sua fortunata carriera da protagonista con il western Dio perdona… io no! (1967), dove recita per la prima volta accanto a Terence Hill. Successivamente, acquista sempre maggior fama con i film I quattro dell’Ave Maria (1968), Lo chiamavano Trinità (1970), Continuavano a chiamarlo Trinità (1971), 4 mosche di velluto grigio (1971), … più forte ragazzi! (1972), Piedone lo sbirro (1973), … altrimenti ci arrabbiamo! (1974), I due superpiedi quasi piatti (1977), Pari e dispari (1978), Io sto con gli ippopotami (1979), Chi trova un amico trova un tesoro (1981), Banana Joe (1982), Nati con la camicia (1983), Non c’è due senza quattro (1983), e Miami Supercops (I poliziotti dell’8ª strada) (1985). Tra i suoi ultimi ruoli si annoverano invece Botte di Natale (1994), Fuochi d’artificio (1997), Al limite (1997), con Lydia Bosch e Cantando dietro i paraventi (2003).

9. Ha preso parte anche ad alcune serie televisive. Nel corso della sua carriera, Spencer non ha mancato di recitare anche per il piccolo schermo, prendendo parte ad alcune serie televisive, di cui era spesso anche uno degli autori. La prima di queste è Big Man (1988), di genere poliziesco, seguita poi da Detective Extralarge (1991-1993), Noi siamo angeli (1997), Tre per sempre (1998), Padre e Speranza (2005), e I delitti del cuoco (2010), dove interpreta un burbero ex poliziotto ora dedicatosi all’arte culinaria, senza rinunciare però alle indagini di alcuni crimini. Questo è inoltre l’ultimo ruolo ricoperto dall’attore.

8. Ha ottenuto un importante riconoscimento. Quella di Spencer è una carriera premiata più dall’affetto del pubblico che non dai riconoscimenti della critica. Il valore dei suoi film è stato riscoperto soltanto in seguito, e nel 2010 i membri del premio David di Donatello decidono di riconoscere la sua lunga e gloriosa attività con un David alla carriera, che gli viene consegnato insieme all’amico e collega di sempre, Terence Hill. Per i due si è trattato di un momento particolarmente importante, che ha visto l’industria unirsi al grande pubblico nel riconoscimento di due icone della cinematografia italiana e internazionale.

Bud Spencer e il nuoto

7. Era uno sportivo da record. Prima di intraprendere la sua fortunata carriera da attore, Spencer si era distinto come nuotatore di particolare talento. Si affermò infatti durante i campionati italiani di nuoto del 1950, quando diventò il primo italiano ad eseguire i cento metri stile libro in meno di un minuto. In tutto, nel corso della sua decennale attività di nuotatore, arrivò a vincere ben 11 medaglie d’oro ai campionati italiani, ed una ai Giochi del Mediterraneo, dove partecipò come membro della squadra di pallanuoto S. S. Lazio Nuoto. Si ritirò poi nel 1960 per dedicarsi alla carriera cinematografica.

Bud Spencer: la moglie e i figli

6. Ha avuto un unico lungo matrimonio. Nel 1960, quando ancora doveva diventare noto grazie al cinema, l’attore sposò Maria Amato, figlia del produttore cinematografico Giuseppe. I due si erano in realtà conosciuti ben quindici anni prima, ma aspettarono di avere una condizione economica più favorevole per le nozze. Nel 1961 nacque il primo figlio, Giuseppe, il quale divenne in seguito produttore e sceneggiatore di alcuni degli ultimi progetti in cui recitò il padre. L’anno seguente nacque invece la figlia Cristiana.

Bud Spencer Terence Hill

Bud Spencer e Terence Hill

5. Hanno formato una celebre coppia cinematografica. I due attori si conobbero per la prima volta sul set del film Dio perdona… io no!, e da quel momento formarono una solida coppia, recitando poi insieme in ben 18 film, 16 dei quali li vedevano come protagonisti. Il loro successo era dato sia dalla loro opposta caratterizzazione, sia dall’incredibile chimica di coppia che si era formata tra di loro. Spencer e Hill hanno infatti più volte dichiarato di essere diventati inseparabili amici anche al di fuori del set, e conoscendosi bene erano in grado di tirar fuori il meglio l’uno dall’altro.

4. Gli venne chiesto di cambiare i propri nomi. Al momento di distribuire il film Dio perdona… io no!, ai due venne consigliato di dar vita a dei nomi d’arte per la locandina. Quelli veri erano infatti considerati “troppo italiani” per un film western, mentre con dei nomi stranieri avrebbero potuto ottenere attenzioni anche a livello internazionale. Pedersoli scelse così “Bud Spencer” sia in omaggio all’attore Spencer Tracy che alla birra Budweiser. Mario Girotti, invece, scelse il nome “Terence Hill” da una lista di nomi inventati.

Bud Spencer: le sue canzoni

3. Pubblicò un album musicale. Da sempre appassionato di musica, Spencer scrisse negli anni diversi testi di canzoni per noti artisti italiani. Nel gennaio del 2016, invece, viene pubblicato il suo unico album, intitolato Futtetenne. Questo è una raccolta di tutte le sue canzoni, registrate tra il 1961 al 2015. Si tratta prevalentemente di brani di genere jazz o di canzoni napoletane. In un totale di dieci brani, spicca in particolare quella che dà anche il titolo all’album, che Spencer considerava come una sintesi della sua filosofia di vita.

Bud Spencer e i fagioli

2. Ha reso celebre tale alimento grazie ai suoi film. Avendo recitato in diversi western, Spencer si è spesso dilettato nel mangiare la zuppa di fagioli, alimento spartano tipico di tale genere cinematografico. Grazie ai suoi film, infatti, l’attore ha letteralmente fatto venir fame ad intere generazioni, rimaste affascinate dal gusto con cui l’interprete divorava tali piatti. Oggi la zuppa di fagioli è grazie a lui particolarmente celebre, e numerosi sono i consigli e le ricette grazie a cui sarà possibile realizzare il piatto proprio come visto nei film.

Bud Spencer: età, altezza e la sua morte

1. Bud Spencer è nato a Napoli, il 31 ottobre del 1929, ed è deceduto a Roma, il 27 giugno del 2016 all’età di 86 anni, per via di complicazioni verificatesi in seguito ad una caduta. L’attore era alto complessivamente 195 centimetri.

Fonte: IMDb

Sharon Stone: 10 cose che non sai sull’attrice

Sharon Stone: 10 cose che non sai sull’attrice

Divenuta iconica per il suo sensuale gioco di gambe nel film Basic Instinct, l’attrice Sharon Stone si è distinta negli anni grazie alla sua partecipazione ad opere di grande rilievo, che le permettono di affermarsi come una delle attrici di maggior successo degli anni Novanta. A partire dal nuovo millennio ha poi saputo rinnovarsi recitando in film di generi diversi, dando continuamente prova della sua versatilità e delle sue spiccate doti.

Ecco 10 cose che non sai su Sharon Stone.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Sharon Stone Instagram

Sharon Stone: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. La Stone si afferma al cinema nel corso degli anni Ottanta grazie a titoli come Allan Quatermain e le miniere di re Salomone (1985), Action Jackson (1987) e Nico (1988). Nel 1990 recita in Atto di forza (1990), con Arnold Schwarzenegger, per poi ottenere fama mondiale grazie al suo ruolo in Basic Instinct (1992), con Michael Douglas. Conferma poi la propria popolarità grazie ai film Trappola d’amore (1994) Pronti a morire (1995), Casinò (1995), di Martin Scorsese, Basta guardare il cielo (1998), e La dea del successo (1999). A partire dal nuovo millennio recita poi in note pellicole come Catwoman (2004), Broken Flowers (2005), con Bill Murray, Basic Instinct 2 (2006), Lovelace (2013), Gigolò per caso (2013), Un ragazzo d’oro (2014), con Riccardo Scamarcio, Mothers and Daughters (2016), The Disaster Artist (2017), e Panama Papers (2019), di Steven Soderbergh.

9. Ha preso parte a produzioni televisive. Agli inizi della propria carriera la Stone non manca di recitare anche in alcune serie televisive, che le permettono di ottenere maggior popolarità. Tra questi si annoverano Bay City Blues (1983-1984), Magnum P.I. (1984) e Ricordi di guerra (1988-1989). Tornerà poi sul piccolo schermo a partire dal nuovo millennio recitando in alcuni episodi delle serie The Practice – Professione avvocati (2003), Law & Order: Unità Speciale (2010), Agent X (2015) e Mosaic (2017-2018), con Garrett Hedlund. Ha poi recitato nel quinto episodio di The New Pope (2020), con John Malkovich, mentre prossimamente sarà in Ratched (2020), serie thriller con Sarah Paulson.

8. È stata nominata all’Oscar. Gli anni Novanta sono senza dubbio stati il decennio di massimo splendore per l’attrice, in cui ha anche collezionato la sua per ora unica nomination al premio Oscar. Nel 1996 venne infatti candidata come miglior attrice per il film Casinò, dove recita accanto a Robert De Niro. Pur non ottenendo la vittoria, poté consolarsi con quella riportata ai Golden Globe nella medesima categoria. A tale premio la Stone era già stata candidata nel 1993 per Basic Instinct, e lo sarà nuovamente nel 1999 per Basta guardare il cielo.

Sharon Stone è su Instagram

7. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 2,2 milioni di persone. All’interno di questo la Stone è solita condividere immagini relative alla propria quotidianità, tra cui momenti di svago, luoghi visitati o curiosità a lei legate. L’attrice è però anche molto attiva da un punto di vista sociale, e condivide spesso post relativi alle principali tematiche ora d’attualità, tra i diritti degli omosessuali alla lotta contro il razzismo. Infine, utilizza il proprio profilo anche per promuovere i propri progetti cinematografici e televisivi, rendendo così partecipi i propri follower sulla sua attività lavorativa.

Sharon Stone: il marito e i figli

6. Si è sposata due volte. L’attrice ha avuto un primo matrimonio, durato dal 1984 al 1990 con il produttore televisivo Michael Greenburg, conosciuto sul set del telefilm Destini a Las Vegas. La coppia non ha avuto figli. Dopo alcune brevi relazioni, nel 1998 la Stone si sposa una seconda volta con Phil Bronstein, editore del giornale San Francisco Chronicle. Nel 2000 la coppia ha fatto sapere di aver adottato un bambino. Nel 2003, invece, annunciano la separazione, giungendo al divorzio nel 2004 per differenze inconciliabili. Successivamente, l’attrice ha adottato altri due bambini nel 2005 e nel 2006.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Sharon Stone film

Sharon Stone in Basic Instinct

5. Non fu la prima scelta per il ruolo. Oggi sarebbe impensabile immaginare il personaggio di Catherine Trammell con un volto diverso da quello della Stone, eppure all’epoca venne presa in considerazione soltando dopo numerosi rifiuti da parte di altre celebri attrici come Julia Roberts e Michelle Pfeiffer. Nessuna infatti si dimostrò interessata al ruolo né a prendere parte alle numerose scene erotiche previste. Fu infine scelta la Stone, all’epoca ancora poco nota ma che aveva già collaborato con il regista per Atto di forza, il quale rimase colpito dalla sua capacità di passare dalla dolcezza alla spietatezza.

4. Non sapeva come sarebbe stata girata la celebre scena. Se si immagina Basic Instinct, il primo pensiero va certamente alla famosa scena dove la Stone accavalla le gambe durante il suo interrogatorio, lasciando intravedere i genitali. Tale scena si rivelò però una sorpresa per l’attrice, che raccontò in seguito di non essere stata consapevole di quanto e cosa si sarebbe visto. Fu anche tentata di obbligare il regista a rimuoverla, temendo per la sua futura carriera, ma decise infine di lasciarla nel film, considerandola coerente con tutto il resto.

3. Fu pagata con una cifra particolarmente bassa. Basic Instinct fu il film che lanciò la carriera dell’attrice, permettendole di diventare una delle dive più richieste e pagate di quegli anni all’interno dell’industria statunitense. Eppure, essendo ancora poco nota all’epoca delle riprese, venne pagata soltanto 500 mila dollari per la sua interpretazione. Questo fu uno dei salari più bassi dell’epoca, ma si trattò anche l’ultima volta che all’attrice accettò offerta una simile cifra.

Sharon Stone e la sua malattia

2. Ha dovuto prendere una pausa dal cinema per motivi di salute. Nel settembre del 2001 l’attrice venne improvvisamente colpita da un aneurisma, che la portò in fin di vita. Grazie al tempestivo intervento dei medici, però, riuscì a salvarsi, dovendosi sottoporre ad un lungo periodo di ricovero e riabilitazione. Ciò la spinse a prendersi una pausa dal mondo del cinema fino al momento in cui non si sarebbe completamente rimessa. Dopo due anni, nel 2003, fu infatti in grado di tornare a calcare i set.

Sharon Stone: età e altezza

1. Sharon Stone è nata a Meadville, in Pennsylvania, Stati Uniti, il 10 marzo 1958. L’attrice è alta complessivamente 174 centimetri.

Fonte: IMDb

Terence Hill: 10 cose che non sai sull’attore

Terence Hill: 10 cose che non sai sull’attore

Con il nome d’arte di Terence Hill, l’attore Mario Girotti è oggi una vera e propria leggenda vivente, interprete di numerosissimi film dagli anni Sessanta ad oggi, molti dei quali lo vedono in coppia con l’amico Bud Spencer. Insieme a questi, Hill è passato con naturalezza attraverso generi diversi, con una particolare predisposizione per il western ed il poliziesco.

Reinventatosi grazie alla televisione, dove è protagonista della longeva fiction Don Matteo, l’attore continua ancora oggi a godere di una grande popolarità e ad essere il mito di grandi e piccoli.

Ecco 10 cose che non sai di Terence Hill.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Terence Hill Bud Spencer

Terence Hill: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. La carriera dell’attore ha inizio tra gli anni Cinquanta e i Sessanta dove recita in diversi film d’autore, tra cui Il Gattopardo (1963), utilizzando il proprio nome italiano. A partire da Dio perdona… io no! (1967), assume il nome di Terence Hill e forma una fortunata coppia con Bud Spencer. Da quel momento sarà protagonista di celebri film come I quattro dell’Ave Maria (1968), Lo chiamavano Trinità… (1970), … continuavano a chiamarlo Trinità (1971), … più forte ragazzi! (1972), Il mio nome è Nessuno (1973), … altrimenti ci arrabbiamo! (1974), I due superpiedi quasi piatti (1977), Pari e dispari (1978), Io sto con gli ippopotami (1979), Chi trova un amico trova un tesoro (1981), Nati con la camicia (1983), Don Camillo (1983), Non c’è due senza quattro (1984), Miami Supercops (I poliziotti dell’8ª strada) (1985), Renegade – Un osso troppo duro (1987), Lucky Luke (1991), e Botte di Natale (1994). Torna al cinema nel 2018 con il film Il mio nome è Thomas.

9. Ha preso parte a celebri serie italiane. A partire dagli anni Novanta la carriera dell’attore si sposta prevalentemente sul piccolo schermo, dove recita inizialmente nella serie western Lucky Luke (1992). Successivamente recita nelle miniserie L’uomo che sognava con le aquile (2006), L’uomo che cavalcava nel buio (2009), Doc West (2009) e Doc West – La sfida (2009). A partire dal 2000, però, il ruolo che gli conferisce nuova celebrità presso vecchie e nuove generazioni è la fiction Don Matteo, dove recita ancora nel ruolo del protagonista per un totale di oltre 250 episodi. Dal 2011 al 2015 è invece stato il protagonista Pietro Thiene nella fiction Un passo dal cielo.

8. È stato anche regista. Appassionato del cinema a tutto tondo, Hill non ha mancato nel corso della sua carriera di compiere il passo dietro la macchina da presa in diverse occasioni. Ha infatti debuttato alla regia nel 1983 con il film Don Camillo, da lui anche interpretato. Anche per le volte successive, infatti, Hill ha sempre diretto progetti in cui è anche presente come protagonista, come Lucky Luke, Botte di Natale, Doc West, Doc West – La sfida e Il mio nome è Thomas, che ha segnato il suo ritorno al cinema e alla regia dopo anni di assenza.

Terence Hill e Bud Spencer

7. Hanno formato una celebre coppia cinematografica. I due attori si conobbero per la prima volta sul set del film Dio perdona… io no!, e da quel momento formarono una solida coppia cinematografica con una brillante vena comica. Si trovarono poi a recitare insieme in ben 18 film, 16 dei quali li vedevano come protagonisti. Hill ha poi diretto l’amico anche nel film Botte di Natale, che è l’ultima pellicola che li vede recitare insieme, nel ruolo stavolta di due cacciatori di taglie nel vecchio West.

6. Gli venne chiesto di cambiare i propri nomi. Al momento di distribuire il film Dio perdona… io no!, ai due venne consigliato di dar vita a dei nomi d’arte per la locandina. Quelli veri erano infatti considerati “troppo italiani” per un film western, mentre con dei nomi stranieri avrebbero potuto ottenere attenzioni anche a livello internazionale. Pedersoli scelse così “Bud Spencer” sia in omaggio all’attore Spencer Tracy che alla birra Budweiser. Girotti, invece, scelse il nome “Terence Hill” da una lista di nomi inventati.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Terence Hill Don Matteo

Terence Hill: sua moglie e i figli

5. È sposato con la stessa donna da oltre cinquant’anni. Hill si sposò nel 1967 con Lori Zwicklbauer, conosciuta negli Stati Uniti e la quale possiede origini tedesche. I due hanno sempre mantenuto particolarmente riservata la propria vita privata, evitando di rilasciare notizie a riguardo. Per poter avere una vita più tranquilla, decisero di trasferirsi nella città di Gubbio dopo aver vissuto per oltre trent’anni negli Stati Uniti. Hill si era infatti innamorato del paesino umbro dopo esservi stato per le riprese di Don Matteo.

4. La coppia ha avuto due figli. Nel 1969 nasce il primo figlio della coppia, Jess, il quale avrebbe poi intrapreso la carriera di attore, sceneggiatore e produttore cinematografico. Questi collaborò accanto al padre per film come Il mio nome è Nessuno, Don Camillo, Botte di Natale, Lucky Luke e Doc West. Ha inoltre prodotto il film Il mio nome è Thomas, diretto dal padre. Nel 1973, invece, la coppia adottò il secondo figlio, Ross, che recitò insieme al padre nei film Don Camillo e Renegade – Un osso troppo duro. Questi, sfortunatamente, morì nel 1990 in seguito ad un incidente stradale.

Terence Hill è Don Matteo

3. Non fu la prima scelta per il ruolo. Quando la fiction era in lavorazione per la Rai, i produttori avevano inizialmente pensato ad uno tra Giancarlo Magalli e Lino Banfi per il ruolo del protagonista. Hill era infatti impegnato con i preparativi di un altro progetto, il quale però non si realizzò. Divenuto a quel punto libero, venne contattato per recitare nel titolo Rai. Questi si disse pronto ad accettare soltanto se il nome del protagonista sarebbe stato cambiato da Teodoro in Matteo. In seguito alla modifica, Hill si dichiarò pronto a ricoprire il ruolo.

2. È la prima volta che recita con la sua voce originale. Don Matteo è in assoluto la prima opera audiovisiva in cui Hill si trova a recitare con la propria voce originale. In tutti i film e le serie interpretati precedentemente dall’attore, infatti, questi era sempre stato doppiato, il più delle volte da Pino Locchi. Per l’attore, ormai ristabilitosi in Italia, fu un piacere poter recitare in italiano e risentirsi con la propria voce originale.

Terence Hill: età e altezza

1. Terence Hill è nato a Venezia, in Veneto, Italia, il 29 marzo del 1939. L’attore è alto complessivamente 182 centimetri.

Fonte: IMDb

Il Giorno Sbagliato con Russell Crowe dal 24 Settembre

Il Giorno Sbagliato con Russell Crowe dal 24 Settembre

Il vincitore del premio Oscar, Russell Crowe, è il protagonista de Il Giorno Sbagliato, un thriller psicologico molto serrato, che esplora il fragile equilibrio di una società sempre al limite, mostrandoci qualcosa che tutti noi conosciamo bene , la rabbia al volante in mezzo al traffico e del conseguente sfogo con esiti imprevedibili e terrificanti.

Diretto da Derrick Borte nel cast di Il Giorno Sbagliato anche Caren Pistorius, Gabriel Bateman, Jimmi Simpson e Austin P. McKenzie. Un’esclusiva per l’Italia LEONE FILM GROUP distribuito da 01 Distribution.

In Il Giorno Sbagliato Rachel (Caren Pistorius) è in ritardo al lavoro quando si trova a discutere al semaforo con uno sconosciuto (Crowe) che si trova in una delicata fase della sua esistenza in cui si sente impotente e invisibile. Così Rachel diventerà, insieme a tutti quelli che ama, il bersaglio di un uomo che decide di lasciare un ultimo segno nel mondo impartendole una serie di lezioni… mortali. Ne scaturirà un pericoloso gioco al gatto e al topo che dimostrerà che non si può mai sapere quanto si è vicini a qualcuno che sta sul punto di esplodere.

Star Wars: gli errori e le occasioni perse della trilogia sequel

Star Wars: gli errori e le occasioni perse della trilogia sequel

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker ha superato il miliardo al box office ma non è stato certo considerato un successo, soprattutto paragonando i suoi incassi con i due film precedenti. C’è da dire che le forti critiche a Gli Ultimi Jedi hanno influenzato il pubblico in maniera decisiva e così in molti sono stati demotivati di fronte alla possibilità di vedere la conclusione della trilogia e dell’intera saga.

Sembra giusto dire che i sequel hanno fatto del loro meglio per cercare di dare continuità alla saga, rendendo comunque omaggio a ciò che era stato prima, ma sembra altrettanto giusto sottolineare che in molte occasioni la trilogia ha perso delle opportunità e ha commesso degli errori. Eccone alcuni:

L’arco narrativo di Finn

Vi ricordate quando Finn era uno Stormtrooper riluttante in forze al Primo Ordine e che poi aveva disertato? Nonostante non desiderasse altro che sfuggire al Capitano Phasma ed essere libero, la sua amicizia con Rey lo ha messo su un percorso eroico che gli è quasi costato la vita per mano di Kylo Ren.

Tuttavia, all’inizio de Gli Ultimi Jedi, Finn era di nuovo un codardo e ha intrapreso lo stesso viaggio, anche se con Rose al suo fianco invece di Rey. L’Ascesa di Skywalker, nel frattempo, ha ignorato tutto ciò, trasformando questo ex Stormtrooper in un eroe generico che si era reso conto di essere sensibile alla Forza completamente di punto in bianco.

Esplorare cosa significasse per Finn essere uno Stormtrooper è stato tristemente trascurato nei sequel, un vero peccato considerando che non avevamo mai avuto la possibilità di conoscere da vicino uno di questi anonimi soldati con una pessima mira. L’episodio IX di Colin Trevorrow avrebbe affrontato questo problema, ma Abrams non lo ha fatto.

Nessun fantasma di Forza per Anakin Skywalker

star warsIl povero Hayden Christensen si è beccato le critiche dei fan per la sua interpretazione ne L’Attacco dei Cloni e ne La Vendetta dei Sith, ma c’è da dire che ha fatto del suo meglio con quello che gli è stato dato, una sceneggiatura davvero povera. Inserito come fantasma di Forza alla fine de Il Ritorno dello Jedi, abbiamo appreso poi che l’ex Signore dei Sith aveva imparato a vivere nella Forza dopo la morte, ma non si spiega la sua totale assenza dalla trilogia sequel.

Un concept art ha confermato che Anakin doveva apparire ne Il Risveglio della Forza, e anche se abbiamo sentito la sua voce ne L’Ascesa di Skywalker, siamo consapevoli del fatto che quella non era l’apparizione che avremmo voluto e che il personaggio avrebbe meritato.

Mentre l’imperatore Palpatine ha rivelato che era stato lui a comunicare con Kylo Ren quando il giovane pensava di parlare con suo nonno, il fatto che Anakin non fosse presente per la caduta di Darth Sidious è davvero una mancanza che è difficile da perdonare.

L’identità del leader supremo Snoke

Il Risveglio della Forza ha lasciato i fan alla disperata ricerca di ulteriori informazioni sul misterioso leader supremo Snoke. Chi era Snoke? L’Imperatore? Un Darth Vader risorto? Darth Plagueis o forse un altro potente nella Forza che aveva tirato i fili di Palpatine?

I romanzi di Tie-in suggerivano che aveva seguito gli eventi da molti anni, rintracciando i resti dell’Impero e trasformandoli nel Primo Ordine prima di sedurre Ben Solo e portandolo al Lato Oscuro. Sfortunatamente, Johnson ha deciso di ucciderlo ne Gli Ultimi Jedi, un momento innegabilmente scioccante, ma che ci ha impedito di sapere di più del personaggio, di conoscerne le motivazioni, un momento che ci ha chiarito che forse non era così tanto potente come si immaginava.

In una scena di L’Ascesa di Skywalker assolutamente buttata via, breve e poco approfondita, scopriamo che Snoke non era altro che un altro corpo clone usato da Palpatine per manipolare la Galassia. Onestamente, nulla di tutto ciò ha davvero senso, e questo cattivo appena creato e che sembrava così affascinante, si è rivelato una delusione, uno dei peggiori antagonisti della saga di sempre.

Che ne è stato del tempio Jedi?

Il Risveglio della Forza allude al al ruolo del Senato Galattico in una Galassia post Ritorno dello Jedi, ma che dire di Coruscant e del Tempio Jedi? Se Trevorrow avesse fatto il suo dovere, avremmo appreso che il Primo Ordine aveva fatto del pianeta la sua base, mentre gli abitanti del pianeta erano rimasti nascosti pronti a ribellarsi qualora se ne fosse presentata occasione.

Finn avrebbe guidato la carica in quella battaglia, ma la storia non è mai tornata a quel momento in particolare ed è un vero peccato. Questo aspetto ci dà il polso di un problema di questi sequel: la volontà di esplorare nuovi pianeti non ci ha dato la possibilità di capire cosa e come erano cambiate le cose nei luoghi che già conoscevamo dagli altri film.

Invece si è preferito andare su altri pianeti, altri luoghi che tuttavia ricordavano molto da vicino location importantissime per i film originali, ade esempio Jakku (Tatooine) e la base innevata di Starkiller (Hoth).

Trascurare la trilogia Prequel

I prequel di Star Wars non sono stati certo film eccezionali, ma quantomeno hanno raccontato un arco narrativo coerente. La stessa cosa non si può dire dei sequel. Indipendentemente dal fatto che si siano amati o odiati, non è affatto giusto il fatto che la trilogia sequel sembra ignorarli completamente. C’erano una manciata di riferimenti (la creazione di un esercito di cloni, per esempio), ma poco di ciò che è accaduto nei prequel è sembrato importare a questo punto della storia.

Ha senso che negli anni ci sia stato un abbandono del mito dei Jedi, ma il percorso di Kylo Ren e di Rey alla ricerca dei Wayfinder sarebbe potuto essere costellato di incontri di altri pianeti e situazioni in cui si rintracciavano le radici dei prequel.

Non riunire mai Luke, Han e Leia

Star Wars È un miracolo che Abrams sia stato in grado di convincere Harrison Ford a tornare come Han Solo, quindi non gli vogliamo troppo male visto come ha deciso di ucciderlo, poi, anche perché la dinamica è stata gestita bene. Tuttavia, non trovare un modo per riunire l’iconico trio è stato davvero difficile da mandare giù, una vera occasione mancata per questa trilogia del sequel.

Sì, Han ha visto Leia un’ultima volta, e anche Luke ha avuto un momento per separarsi da Leia, ma non è stato lo stesso che vederli tornare nella cabina di pilotaggio del Millennium Falcon.

In tutta onestà, sembrava che fossimo appena stati presi in giro quando Luke si è presentato e non ha detto una parola in Il Risveglio della Forza, e ce lo siamo spiegati soltanto con la volontà di mettere i nuovi attori al centro della scena, tuttavia si poteva trovare un modo per riunire Luke, Han e Leia.

La stirpe di Skywalker

Questi nove film sono anche stati soprannominati “la Saga di Skywalker”, ma grazie alla trilogia dei sequel sappiamo che la famiglia Skywalker era poco più che una nota a piè di pagina nella Storia. Luke Skywalker è morto senza figli per distrarre suo nipote, e Leia Organa è deceduta poco dopo aver usato la Forza per raggiungere suo figlio… nonostante fosse in grado di volare nello spazio nel film precedente.

Le mani di Abrams erano legate al destino di Leia, ovviamente, ma dopo la morte di Ben Solo, la famiglia Skywalker si è estinta. Rey ha preso il nome per sé, ovviamente, è lei l’ultima Skywalker, ma ci arriveremo un po ‘più tardi!

In fin dei conti, non abbiamo nessun problema con il fatto che sia Rey a sconfiggere l’Imperatore e a proseguire l’Ordine, tuttavia la sua impresa sembra togliere significato a ciò che hanno compiuto Darth Vader, con il suo sacrificio, e Luke Skywalker con il suo coraggio. Si potrebbe sostenere che avevano un ruolo da svolgere in un quadro molto più grande, ma gli Skywalker alla fine non erano così importanti.

Battaglie nello spazio profondo

Uno dei punti di maggiore forza dei prequel, sono state sicuramente le battaglie nello spazio. La Vendetta dei Sith, in particolare, ha davvero alzato l’asticella in questo frangente, anche se non bisogna dimenticare il potenziale dei combattimenti spaziali della trilogia originale.

Nei sequel, la scena più vicina ad una vera e propria battaglia spaziale è quella alla fine di Episodio IX, ma la scena è stata un vero e proprio pasticcio confuso in cui Abrams ha provato a portare nel film il maggior numero possibile di navi.

Sfruttare le battaglie nello spazio con la tecnologia IMAX sarebbe stato uno spettacolo incredibile per gli occhi, tuttavia, visti i nuovi elementi come i Ribelli a cavallo o i nuovi Sith Troopers, lo scenario era per forza differente rispetto alle location introdotti casualmente e membri della Resistenza cavalcando cavalli vestiti per assomigliare ad alieni, non si distingueva esattamente come uno spazio classico battaglia in questo franchise. Per fortuna, almeno le battaglie a suoi di spade laser sono state fatte abbastanza bene.

Tentazione del Lato Oscuro di Luke Skywalker

lukeL’arco narrativo di Luke Skywalker ne Gli Ultimi Jedi è stato controverso per i fan, e Mark Hamill stesso sembra non essere stato d’accordo con le decisioni creative prese in quel film. Nonostante ciò, non si può criticare Johnson per aver provato a fare qualcosa di audace con il Cavaliere Jedi, soprattutto perché ha fornito così una spiegazione adeguata all’allontanamento di Luke dalla società.

Il fatto che sia stato tentato dal Lato Oscuro ad uccidere suo nipote per fare la “cosa giusta” (cosa che non era poi così diversa da quanto fatto da Anakin che ha abbattuto Mace Windu per salvare Padme) è affascinante, ma non era qualcosa che era stato esplorato adeguatamente prima della morte di Luke. A parte la sua sensazione di fallimento, è difficile credere che Luke avrebbe mai voltato le spalle alla Resistenza.

Hamill crede che Luke avrebbe dovuto rivolgersi al Lato Oscuro, ed è un peccato che questi sequel non abbiano avuto il coraggio di percorrere quella strada. Invece, è stato solo afflitto dal sentimento di fallimento, nascondendosi da tutti e lasciando che i suoi amici e la sua famiglia soffrissero.

Il ritorno dell’Imperatore Palpatine

Riportare indietro l’Imperatore Palpatine non è stata la peggiore delle idee, e se si guardano quelle scene avulse dal contesto, sono abbastanza buone. Non è difficile credere che abbia trasferito la sua essenza in un corpo clone incapace di trattenere il suo spirito malvagio o che abbia fondato una specie di culto composto da lealisti Sith. Sfortunatamente, il film ha affrontato a malapena tutto questo, tanto che lo abbiamo scoperto solo nei romanzi tie-in.

Non aiuta il fatto che sia Episodio VII che Episodio VIII non abbiano nemmeno accennato al ritorno di Palpatine, e quando l’Imperatore si ripresenta, il suo ritorno è forzato e sembra casuale. Con una costruzione corretta, questa scelta sarebbe potuta essere veramente epica.

La sua morte, causata da un suo fulmine rimbalzato su Rey, è una fine abbastanza sciocca a pensarci bene. Non c’è niente di male nel voler riportare in vita il cattivo più iconico della Saga per concluderla in grande stile, solo che Abrams e Terrio avrebbero dovuto costruire meglio il suo ritorno.

Thor: l’evoluzione dell’eroe nel corso del MCU

Thor: l’evoluzione dell’eroe nel corso del MCU

Tutti gli eroi del MCU si sono evoluti nel tempo, ma Thor è probabilmente quello che è cambiato di più dal suo debutto. Essendo forse l’eroe più “attivo” del franchise, è stata una grande sfida adattare il personaggio del Dio del Tuono sul grande schermo, ma alla fine i Marvel Studios ce l’hanno fatta. Il figlio di Odino aveva soltanto bisogno di un nuovo approccio, e alla fine è diventato uno dei Vendicatori più amati. Chris Hemsworth ha interpretato il ruolo fin dal primo film dedicato all’eroe, continuando a renderlo sempre più interessante nel corso degli anni. Sebbene il personaggio abbia avuto i suoi alti e bassi, è comunque diventato un eroe affascinante e divertente:

Il modo di parlare

Uno dei maggiori ostacoli da superare con un live-action dedicato a Thor era quello di non rendere ridicolo il suo modo unico di parlare. Nei fumetti, Thor ha sempre parlato in maniera shakespeariano. Saggiamente, per il primo standalone il MCU ha scelto Kenneth Branagh, regista noto per i suoi film ispirati alle opere del Bardo.

Il percorso legato al modo di parlare del personaggio ha funzionato piuttosto bene, un qualcosa sul quale si è anche scherzato in parecchi film dell’universo condiviso. Tuttavia, in Thor: Ragnarok il figlio di Odino ha iniziato a parlare più o meno come parla Chris Hemsworth nella vita reale, abbandonando i toni elevati dell’inizio, cosa che – in fondo – non sembra essere dispiaciuta a nessuno…

Jane Foster

Uno degli aspetti principali dei primi due film dedicati interamente a Thor è stata la sua storia d’amore con Jane Foster. Thor incontra Jane quando viene inviato sulla Terra e i due si innamorano abbastanza rapidamente, nonostante non abbiano molto in comune.

Quella storia d’amore è stata anche una parte importante di Thor: The Dark World. Tuttavia, considerando quanto sia stata impopolare, la loro relazione ha iniziato ad essere messa da parte nella Fase 2; addirittura in Thor: Ragnarok è stato spiegato attraverso una semplice battuta che i due si erano lasciati.

Il Mjolnir

Fin dall’inizio, il Mjolnir è stato una parte estremamente significativa del personaggio di Thor. Il mitico martello poteva essere impugnato solo da qualcuno che fosse degno, con Thor che lo usò con effetti devastanti sui suoi nemici.

Decostruendo molto di ciò che era stato stabilito nell’universo dedicato al Dio del Tuono, Thor: Ragnarok ha adottato un approccio narrativo interessante al Mjolnir: Hela distrugge il martello all’inizio del film, con Thor che sembra perso senza di esso: soltanto alla fine scopre che, dopotutto, non era la fonte dei suoi poteri.

La sua famiglia

Thor e Odino hanno sempre avuto una relazione alquanto spinosa come padre e figlio. Nel primo film l’arroganza di Thor porta Odino a bandirlo, mentre in Thor: The Dark World è Odino ad essere colpevole, con Thor che è costretto a disobbedire al suo re. Dopo la sua morte in Thor: Ragnarok, lo spirito di Odino guida Thor, mostrandosi per la prima volta come un vero padre.

È interessante notare come sua madre Frigga, alla fine, si sia dimostra la figura genitoriale più importante. Anche se non ha molto tempo a disposizione prima della sua morte, Thor la vede di nuovo quando torna nel passato: sarà proprio lei a farlo riemergere dalla sua oscurità.

Il lato comico

Gran parte dell’umorismo di Thor nel MCU deriva dal fatto che, nella maggior parte delle situazioni, l’eroe appare come un pesce fuor d’acqua. Viene sulla Terra e si trova spesso in situazioni che non sa gestire, il che rende alcune delle scene del MCU molto divertenti. Ma lo stesso personaggio aveva sempre avuto momenti comici decisamente fugaci.

Tutto è cambiato quando Taika Waititi ha preso in mano le redini del franchise. Thor: Ragnarok si è rivelato una commedia pura e Thor è diventato il personaggio divertente che forse tutti hanno sempre voluto vedere. Il MCU ha continuato su questa strada con Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, che hanno regalato al personaggio una nuova luce.

La sua perdita

È interessante notare che, non appena Thor è stato reso divertente, è diventato anche uno degli eroi più tragici. Nel giro di due film, Thor perse suo padre, il suo martello, suo fratello, la maggior parte dei suoi amici, la sua casa e non riuscì a uccidere Thanos, causando la distruzione di metà dell’universo.

È stata una nuova interpretazione molto interessante del supereroe, dato che Thor soffre di anche di un grave stress post-traumatico in Avengers: Endgame. Anche se sembra di aver fatto i conti con i suoi fallimenti, quella perdita probabilmente rimarrà con lui per tutto il resto del suo viaggio.

I poteri

Thor è sempre stato un eroe incredibilmente potente. In realtà, parla spesso di se stesso come del “Vendicatore più forte” ed è difficile discutere con lui. Ha affrontato alcuni formidabili criminali, continuando a mostrare il suo immenso potere.

A quanto pare, però, non era nemmeno la versione di Thor al suo meglio. Dopo aver perso il Mjolnir, una visione di Odino ricorda a Thor che è il Dio del Tuo: l’eroe scopre così un altro livello della sua forza sconfinata, che lo rende ancora più impressionante di prima.

Thor e Loki

La relazione più importante di Thor nel MCU è stata quella con suo fratello Loki. Proprio come Thor, Loki ha subito molti cambiamenti durante il suo arco narrativo nel MCU. Anche questo ha cambiato molto il loro rapporto.

All’inizio, Thor e Loki sono fratelli che combattono fianco a fianco, fino a quando il secondo tradisce il primo. I fratelli passano dall’essere nemici, quando Loki invade la Terra, ad essere alleati riluttanti in Thor: The Dark World. Alla fine di Thor: Ragnarok, sono tornati ad una relazione amorevole appena in tempo, prima che Loki venisse assassinato da Thanos. 

Bro Thor

Sono state fatte molte battute sull’impressionante fisico di Thor, cosa che ha reso la sua trasformazione in Avengers: Endgame ancora più scioccante. Dopo aver sofferto così tanto, Thor scivola in una depressione e si lascia andare, affogando i suoi dispiaceri nel cibo e nell’alcol.

È l’ennesima nuova interpretazione del personaggio che aggiunge davvero tanto al suo viaggio. Inoltre, continua a permettere ad Hemsworth di essere divertente, nonostante l’attore si trovi ad affrontare il fragile stato mentale di Thor in maniera avvincente. 

Il re di Asgard

Nel primo film, Thor viene presentato mentre attende di essere nominato prossimo re di Asgard. Dimostra rapidamente che ha molto da imparare prima di accettare l’incarico. Gli viene insegnata l’umiltà e lavora per diventare una persona migliore.

Continua a lottare con l’idea di essere re, rifiutando anche il titolo ad un certo punto, fino a quando non viene spinto sul trono quando Asgard cade. Alla fine di Avengers: Endgame, Thor ha deciso che non è il re di cui Asgard ha bisogno, passando l’eredità a Valchiria.

X-Men: 10 errori commessi dalla Fox con il franchise

X-Men: 10 errori commessi dalla Fox con il franchise

Sulla scia del 20° anniversario dall’uscita del primo X-Men del 2000, negli ultimi giorni si è tornato spesso a parlare della saga dedicata ai mutanti realizzata sotto l’egida della 20th Century Fox. Non sempre i film sono stati all’altezza delle aspettative, ed è innegabile quante decisione sbagliate da un punto di vista narrativo siano state prese dalla produzione e dai vari registi che si sono susseguiti al timone dei vari film. ComicBookMovie ha raccolto i 10 errori più grandi che la Fox ha commesso con il franchise, in attesa di scoprire cosa i Marvel Studios hanno in serbo per il futuro degli iconici mutanti al cinema:

Le origini di Wolverine

Quella di raccontare i primi anni di Wolverine nelle pagine di “Origins” è ancora oggi considerata una delle decisioni più controverse che la Marvel Comics abbia mai preso, nonostante alla fine quell’arco narrativo sia stato ben accolto dalla maggior parte dei fan.

Tuttavia, proprio quegli anni sono stati trasposti piuttosto frettolosamente in X-Men le origini: Wolverine, e anche se la sequenza d’apertura ha mostrato efficacemente l’esperienza di James Howlett con la guerra, l’infanzia del personaggio meritava sicuramente un maggiore approfondimento.

Il ritratto di Ciclope

Nei film degli X-Men il personaggio di Ciclope è stato forse quello tratto più ingiustamente di tutti. Il capo dei mutanti è stato trasformato in un fidanzato possessivo e sgradevole, e il suo unico scopo sembrava essere quello di impedire a Wolverine di portargli via la sua Jean Grey.

James Marsden si è rivelato l’attore perfetto per il ruoo, ma il coraggioso leader degli X-Men è stato trattato nei film alla stregua di un piagnucolone geloso e meschino. Sfortunatamente, neanche l’iterazione di Tye Sheridan in Apocalypse e Dark Phoenix è riuscita a compensare agli errori del passato. I fan aspettano ancora di vedere l’eroe impavido dei fumetti sul grande schermo…

La confraternita dei mutanti malvagi

Sfortunatamente, ogni versione di questa squadra che abbiamo visto nella trilogia originale era composta da personaggi minori, di cui nessuno si preoccupava davvero. Alla fine, tutto sembrava ruotare attorno a Magneto e Mystica (motivo per cui la loro relazione è diventata parte integrante di X-Men: L’inizio).

Tuttavia, il modo in cui sono stati gestiti personaggi del calibro di Sabretooth e Toad è stato  fin dall’inizio molto deludente. Ad ogni modo, i prequel hanno fatto ben poco per migliore le cose ed è un vero peccato che i prequel non abbiano mai esplorato il rapporto tra Magneto e i suoi figli (nonché membri della confraternita), Scarlet Witch e Quicksilver.

Il costume di Wolverine

L’assenza del classico costume blu e giallo di Wolverine nell’universo cinematografico degli X-Men non è mai stata una grande sorpresa, ma la decisione di dare a lui e al resto della squadra costumi così blandi (privi di qualsiasi tipo di personalità) ha sempre fatto storcere il naso ai puristi dei fumetti.

Proprio a sottolineare quanto fossero noiosi e generici questi completi in pelle nera, nel primo X-Men abbiamo visto Wolverine prendere in prestito uno degli abiti di Ciclope, con le cose che non sono migliorate fino al Deadpool del 2016. Quello era soltanto uno spin-off, e il franchise principale non ha mai adottato i costumi originali dei supereroi. La speranza è che l’Universo Cinematografico Marvel sia in grado di sistemare le cose in merito all’iconico look di Wolverine.

La prima formazione

X-Men: L’inizio del 2011 è servito come una sorta di riavvio per il franchise dei mutanti, con la visione di Matthew Vaughn su questi personaggi che si sarebbe rivelata una delle migliori di sempre. Tuttavia, poiché era anche un prequel della trilogia originale ambientato negli anni ’60, il regista ha dovuto utilizzare necessariamente i membri della “prima formazione” di mutanti.

Di conseguenza, abbiamo visto personaggi meno noti come Banshee e Angel, piuttosto che volti celebri come Ciclope, Jean Gray, Angel, Bestia e Iceman. Tuttavia, esplorare il rapporto tra il Professor X e Magneto è stato veramente affascinante, anche se questa linea temporale è diventata sempre più complicata con il passare del tempo, soprattutto quando i mutanti hanno iniziato a saltare da un decennio all’altro…

La cura

Invece di concentrarsi esclusivamente sulla “Saga di Fenice Nera”, X-Men: Conflitto finale ha deciso di prendere in prestito elementi anche dalla serie “Astonishing X-Men” di Joss Whedon e John Cassaday. Il film non ha reso giustizia a quella storia, e il fatto che esistesse una cura mutante è diventato poco più di un comodo pretesto per la trama, che alla fine non è servito a nulla.

Nel film sono stati depotenziati personaggi come Rogue, Mystica e Magneto, anche se a quest’ultimo, alla fine del film, sono state restituite le sue abilità. Qual era lo scopo di questa cura allora? Alla fine si è trattato soltanto dell’ennesimo errore commesso in uno dei peggiori film sugli X-Men, nonché qualcosa che X-Men: Giorni di un futuro passato non si è nemmeno preoccupato di affrontare, visto il ritorno di alcuni volti familiari. D’altronde, sembra che la continuity non abbia mai avuto importanza nel franchise…

Fenomeno

Indipendentemente da quanto possa essere stato ridicolo il suo costume o da quanto possano essere stati terribili i suoi dialoghi, il personaggio di Fenomeno in X-Men: Conflitto finale è andato totalmente sprecato.

Ci sono molti personaggi che il franchise di X-Men non è riuscito a trasporre al cinema nel modo giusto, ma Fenomeno è forse l’esempio peggiore, dal momento che il personaggio ha una personalità molto ben definita nei fumetti. Il suo ruolo nel film di Brett Ratner, invece, si riduce a qualcosa di molto lontano dal temibile cattivo che sarebbe potuto essere…

La Saga di Fenice Nera

La “Saga di Fenice Nera” è un arco dei fumetti molto amato dai fan, e anche se è sempre stato improbabile che venisse adattato fedelmente sul grande schermo, quello che abbiamo visto in X-Men: Conflitto finale è stato una cocente delusione.

Personaggi del calibro del Professor X e Ciclope sono stati uccisi senza lasciare alcuna traccia significativa, così come il ritorno di Jean Grey dall’aldilà, con la Fenice Nera che ha finito per essere soltanto manipolata da Magneto. Neanche Dark Phoenix è riuscito a rendere giustizia al fumetto originale e forse è proprio per questo che il film, alla fine, è stato un grandissimo flop.

Camei ingiustificati

Colosso è stato una delle vittime della cattiva abitudine di introdurre camei random nella serie cinematografica di X-Men. L’apice è stato raggiunto da film come X-Men: Conflitto finale e X-Men le origini: Wolverine, dove personaggi sono stati inseriti soltanto per il gusto di farlo, senza che avessero una specifica funzione narrativa.

I film successivi hanno fatto esattamente la stessa cosa: basti pensare come sono stati trattati personaggi come Psylocke, Arcangelo e Jubilee in X-Men: Apocalisse. Non c’è niente di sbagliato nel far apparire personaggi meno noti in determianti film, ma forse è eccessivo promuoverne il debutto sul grande schermo quando effettivamente hanno poco tempo a disposizione sullo schermo.

Vecchio Logan

Logan è un film fantastico, ma non è stato l’adattamento di “Vecchio Logan” che molti fan speravano. Era chiaro che la Fox non potesse adattarlo fedelmente (dato il numero di personaggi presenti nel fumetto), ed il film finì per essere una storia con una vecchia versione di Wolverine!

Ad ogni modo, Logan di James Mangold è stato davvero fantastico. Tuttavia, è stato innegabilmente deludente che quando Wolverine ha tirato il suo ultimo respiro, è stato per mano di un clone. Quindi, anche se si è trattato di un grande finale per Hugh Jackman nei panni del personaggio, sicuramente non è stato “perfetto”.

Star Wars: inventata una “pelle artificiale” ispirata alla saga

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Star Wars: inventata una “pelle artificiale” ispirata alla saga

Alcuni ricercatori di Singapore hanno sviluppato una “pelle artificiale” in grado di ricreare il senso del tatto, un’innovazione che sperano consentirà alle persone con arti protesici di rilevare oggetti, nonché di percepire materiali e consistenza, o anche la temperatura e il dolore.

Il dispositivo, soprannominato ACES (acronimo di Asynchronous Coded Electronic Skin), è composto da 100 piccoli sensori e misura circa 6 cm. I ricercatori della National University of Singapore affermano che la pelle è in grado di elaborare informazioni più velocemente del sistema nervoso umano, è in grado di riconoscere dai 20 ai 30 diversi materiali e può anche leggere il Braille con una precisione superiore al 90%.

Benjamin Tee, leader del team di ricercatori, Tee ha affermato che il concept è stato ispirato da una scena della trilogia cinematografica di Star Wars, in cui il personaggio di Luke Skywalker interpretato da Mark Hamill perde la mano destra e ne usa una robotica, apparentemente in grado di provare di nuovo sensazioni tattili.

Gli esseri umani devono far scivolare le dita per riconoscere il materiale degli oggetti, ma in questo caso la pelle ci riesce con un solo tocco”, ha spiegato Tee. Quando perdi la sensibilità tattile, diventi praticamente insensibile e i portatori di protesi affrontano proprio questo problema”. Tee ha aggiunto che la tecnologia è ancora in fase sperimentale, ma c’è stato un “grande interesse” per i risultati raggiunti da parte della comunità medica.

Fonte

The Batman: avvistata la silhouette del costume di Catwoman

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The Batman: avvistata la silhouette del costume di Catwoman

Come molti altri film in produzione lo scorso febbraio, anche The Batman è stato costretto ad una battuta d’arresto. Le riprese del film con Robert Pattinson sono state interrotte e il film rimandato. Ora che i set cominciano a ripartire seguendo i protocolli di sicurezza anti-Covid, anche Matt Reeves torna al lavoro.

Tuttavia il mondo del merchandise non si è mai fermato e, mentre aspettiamo ancora di vedere le foto ufficiali degli altri personaggi del film, arrivano da etichette di prodotti di varia natura le prime immagini della silhouette del costume di Catwoman. Si tratta di un’immagine minuscola sull’etichetta di una bevanda che riporta i due (anti) eroi in nero. Per quanto sia piccola l’immagine, si tratta chiaramente della silhouette di Selina Kyle in costume. Eccola:

Ricordiamo che il personaggio, che è stato già incarnato da Michelle Pfeiffer per Tim Burton e da Anne Hathaway per Christopher Nolan, sarà interpretato da Zoe Kravitz, che abbiamo già visto alle prese con un cinecomic in X-Men: L’Inizio.

CORRELATE: 

Il cast di The Batman è formato da molti volti noti: insieme a Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno anche Colin Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul Dano (Enigmista) e Andy Serkis (Alfred). Infine, John Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast anche Peter Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore Distrettuale di Gotham.

The Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti sospettati“.

The Suicide Squad: a breve il primo sguardo al film

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The Suicide Squad: a breve il primo sguardo al film

James Gunn ha confermato che il primo sguardo ufficiale all’attesissimo The Suicide Squad arriverà alla fine del mese di Agosto. Dopo il film di David Ayer del 2016, il nuovo adattamento dei personaggi DC ad opera del regista di Guardiani della Galassia mescolerà volti nuovi e vecchie conoscenze.

Al momento sappiamo ancora poco circa la trama di The Suicide Squad, con molti ruoli che non sono ancora stati confermati. Non sappiamo nemmeno in che modo il nuovo film si collegherà al suo predecessore, al di là della presenza di alcuni attori che erano già apparsi nella precedente iterazione, come Margot Robbie, Jai Courtney e Viola Davis.

Molte delle domande principali circa il nuovo film troveranno una risposta in occasione del DC FanDome, il grande evento online organizzato da Warner Bros. e dedicato all’universo DC che si svolgerà il prossimo 22 agosto, e a cui parteciperanno sia James Gunn che il cast del film. Adesso, è stato proprio il regista a confermare via Twitter che durante l’evento i fan avranno la possibilità di dare un primissimo sguardo al cinecomic, senza specificare però di che tipo di materiale si tratterà (se una still, un poster o un trailer).

The Suicide Squad rispecchierà al 100% la visione di James Gunn

Il regista ha anche confermato, in risposta ad un fan, che la versione di The Suicide Squad che vedremo al cinema sarà il suo taglio del film e che la sua visione non è stata in alcun modo “influenzata” dallo studio: “Posso confermare al 100% che in #TheSuicideSquad non ci sono state interferenze. Sarà il mio film, senza esclusione di colpi. Non vedo l’ora di mostrarvene un’anteprima al DC FanDome.”

Il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang), insieme alle new entry Idris ElbaMichael RookerNathan FillionTaika WaititiJohn CenaPeter Capaldi, Sean Gunn, David Dastmalchian Storm Reid. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

The New Mutants, spot: “Poteri come questi non possono essere contenuti”

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Sembra che il prossimo 28 agosto vedremo finalmente The New Mutants, il film sui giovani mutanti che ha avuto un percorso produttivo e distributivo decisamente travagliato. Ritirato dall’uscita per effettuare dei reshoot che, sembra, ne avrebbero modificato il tono, il film è stato poi coinvolto, come tanti altri titoli Fox, nella fusione con Disney, che ha portato ad un naturale ritardo nella distribuzione. Infine, la pandemia di COVID-19 ha ritardato ulteriormente l’uscita del film che potrebbe ora vedere la sala (o lo streaming) alla fine del mese corrente.

Di seguito, potete vedere uno nuovo spot del film che ne conferma la data d’uscita e che ci mostra quanto i poteri dei giovani protagonisti, incarnazione dei personaggi dei fumetti Marvel, siano incontrollabili e impossibili da contenere:

https://twitter.com/NewMutantsFilm/status/1290678884652859392?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1290678884652859392%7Ctwgr%5E&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.comicbookmovie.com%2Famp%2Fx-men%2Fnew_mutants%2Fthe-new-mutants-tv-spot-sees-the-young-x-men-unleash-their-formidable-powers-a177296

CORRELATE:

The New Mutants è un thriller con sfumature horror, originale e ambientato in un ospedale isolato dove un gruppo di giovani mutanti è rinchiuso per cure psichiatriche. Quando iniziano ad avere luogo degli strani episodi, le loro nuove abilità mutanti e la loro amicizia saranno messe alla prova, mentre cercano di fuggire. Diretto da Josh Boone e scritto da Boone e Knate Lee, il film vede nel cast la presenza di Maisie WilliamsAnya Taylor-Joy, Charlie Heaton, Alice Braga, Blu Hunt Henry Zaga.

Wonder Woman 1984: la nuova sinossi anticipa un’enorme cospirazione

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A patto che l’emergenza legata al Covid-19 non causi ulteriori ritardi, Wonder Woman 1984 arriverà nelle sale americane il prossimo 2 Ottobre 2020. Il film è già stato rinviato più volte (da Giugno ad Agosto, e poi ancora ad Ottobre): se la situazione legata alla pandemia negli Stati Uniti non dovesse migliore e l’uscita di Tenet dovesse essere nuovamente posticipata, allora la Warner Bros. sarà costretta ancora una volta a rivedere il destino del sequel dedicato alle avventure di Diana Prince, optando magari per un’uscita diretta in VOD.

In attesa di scoprire quale sarà il futuro di Wonder Woman 1984, online (via CBM) è arrivata una nuova sinossi ufficiale del sequel diretto ancora una volta da Patty Jenkins che anticipa quanto la posta in gioco nel nuovo film sarà molto più alta di quanto molti fan avevano immaginato. La nuova sinossi recita: “Da archeologa, la Diana che lavora allo Smithsonian Museum è in realtà una Wonder Woman dotato di straordinari superpoteri… addirittura, si dice che sia l’eroe più forte del mondo. Nel 1984, Wonder Woman si trova al centro di un disperato pericolo mortale quando si vede costretta ad affrontare un’enorme cospirazione da parte dell’uomo d’affari Max, che canta ad alta voce per soddisfare i desideri delle persone, e di un nemico misterioso, Cheetah. Riuscirà Wonder Woman ad impedire il collasso del mondo da sola?” 

Anche se i vari trailer ed alcune recenti pubblicazioni hanno già rivelato parecchio sulla trama di Wonder Woman 1984, è chiaro – come emerso anche da questa nuova sinossi – che non tutti i segreti del film sono stati svelati. Sembra che la minacciosa combo formata da Maxwell Lord e Cheetah darà parecchio filo da torcere all’eroina protagonista; inoltre, la presenza di una cospirazione incombente dovrebbe rappresentare una nuova sfida per la guerriera amazzone.

Wonder Woman 1984 spiegherà perché Diana si è “ritirata”?

In Batman v Superman: Dawn of Justice del 2016, è stato rivelato che Wonder Woman si è isolata dal mondo, ma la ragione principale dietro tale scelta non è stata ancora svelata. In molti credevano che la morte di Steve Trevor avvenuta alla fine del primo Wonder Woman fosse la vera causa dell’esilio dell’eroina, ma Wonder Woman 1984 mostrerà che da allora Diana è stata comunque in servizio. C’è quindi la possibilità che l’unione tra Lord e Cheetah e l’enorme cospirazione al centro del film possano finalmente spiegare perché Diana abbia smesso di entrare in azione. 

Wonder Woman 1984 uscirà il 2 ottobre 2020. Il film è stato definito dal produttore Charles Roven un sequel “inusuale“, che poterà in scena lo stesso personaggio grazie al lavoro dello stesso team creativo e che seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i fan non dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale definendolo “la prossima iterazione della supereroina”.

L’ordine cronologico del personaggio di Diana Prince è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn of Justice per poi tornare al vecchio secolo con Wonder Woman. Il sequel vedrà ancora Gal Gadot nei panni di Diana Prince opposta a Kristen Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel cast figureranno anche Chris Pine (volto del redivivo Steve Trevor) e Pedro Pascal (nei panni di Maxwell Lord).

Lanterna Verde: l’esilarante “versione segreta” di Ryan Reynolds

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Lanterna Verde: l’esilarante “versione segreta” di Ryan Reynolds

Nel corso degli anni, anche grazie a tutti i suggerimenti forniti da Zack Snyder, i fan hanno avuto la possibilità di scoprire cosa sia stato effettivamente tagliato dalla versione cinematografica di Justice League. Secondo alcune voci, dalla versione del cinecomic arrivata nelle sale sarebbe stato tagliato anche il personaggio di Lanterna Verde nella versione fornita da Ryan Reynolds nel film del 2011.

Adesso, è stato proprio l’attore a chiarire attraverso il suo profilo Twitter che non sarà presente nella Snyder Cut di Justice League in arrivo il prossimo anno su HBO Max, negando anche alcuni recenti rumor che lo vorrebbero collegato a Black Adam, il nuovo cinecomic DC che avrà come protagonista Dwayne Johnson: “Non interpreterò Hawkman in Black Adam”, ha scritto Reynolds. “Anche se in genere faccio qualsiasi diavolo di cosa Dwayne Johnson mi dica di fare. Mi piacerebbe comunque essere nel film della Justice League di Zack Snyder… ho sentito che forse ci sono già?”

Ryan Reynolds è noto per la sua ironia e, naturalmente, non ha perso occasione per prendersi gioco dei rumor che lo vorrebbero collegato alla Snyder Cut di Justice League. Le cose, tuttavia, si sono spinte ben oltre il tweet che avete appena letto: poco dopo, infatti, l’attore ha pubblicato sempre via Twitter un video in cui ha nuovamente ironizzato sul flop di Lanterna Verde.

Il filmato in questione è una sorta di trailer di un’ipotetica versione estesa del film di Martin Campbell: “Questa è la segreta Reynolds Cut di Lanterna Verde che tutti voi stavate aspettando. Per renderlo il più bello possibile, abbiamo optato per alcuni tagli ponderati”, ha scritto l’attore nella didascalia che ha accompagnato il video. Potete vederlo cliccando sull’immagine di seguito:

Il video si apre con la scena post-credit di Deadpool 2, in cui il Mercenario Chiacchierone spara a Reynolds dopo che l’attore ha appena finito di leggere la sceneggiatura di Lanterna Verde. Subito dopo scopriamo che Tom Cruise è stato chiamato a vestire i panni di Hal Jordan e alla fine del video lo vediamo riunirsi con la Justice League.

Lanterna Verde apparirà davvero nella Snyder Cut di Justice League?

In realtà, non è escluso che nella Snyder Cut di Justice League possa apparire il personaggio di Lanterna Verde: è più probabile, però, che ad essere presente nella versione di Zack Snyder non sia l’iterazione di Hal Jordan ma bensì quella di Yalan Gur. Dopotutto, il mese scorso era stato lo stesso regista a lasciare intendere che nel suo taglio del cinecomic alcune scene potrebbero riguardare l’introduzione del Corpo delle Lanterne Verdi.

Mulan arriverà il 4 settembre su Disney+, in una premiere a pagamento

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Disney Plus ha registrato oltre 60,5 milioni di abbonati lo scorso mese, a soli nove mesi dal lancio della piattaforma di streaming diretta al consumatore. E dopo un attento ragionamento sulla decisione, Disney ha dichiarato che Mulan sarà presentato in anteprima sul servizio di streaming in forma di premiere il 4 settembre ad un costo di $ 29,99.

L’amministratore delegato della Disney, Bob Chapek, ha annunciato le cifre degli abbonati e le notizie sui film dopo la chiusura del mercato di martedì, durante una riunione sui profitti. Ha anche ricordato le 15 nomination agli Emmy guadagnate dalla serie tv ammiraglia del servizio, The Mandalorian.

Tra Disney +, Hulu ed ESPN Plus, l’azienda sta superando i 100 milioni di abbonati SVOD globali. Ciò ha reso l’azienda “ancora più sicura del futuro” e li ha incoraggiati ad essere “più aggressivi” con la programmazione. La decisione di portare Mulan su Disney+ in premiere deve essere di pesa in parte anche da questo.

Mulan: Nuovo Trailer Ufficiale Italiano

Liu Yifei (Il Regno ProibitoOnce Upon a Time) interpreta la protagonista del film DisneyMulan, che vede nel cast anche Donnie Yen (Rogue One: A Star Wars Story) nel ruolo del Comandante Tung, Jason Scott Lee (Crouching Tiger, Hidden Dragon: Sword of Destiny) nel ruolo di Böri Khan e Yoson An (Shark – Il Primo Squalo) nel ruolo di Cheng Honghui, con la partecipazione di Gong Li (Memorie di una GeishaLanterne Rosse) nel ruolo di Xianniang e di Jet Li (Shao Lin SiArma Letale 4) nel ruolo dell’Imperatore. La sceneggiatura è firmata da Rick Jaffa & Amanda Silver e da Elizabeth Martin & Lauren Hynek.

Fonte: Variety

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