Come
riportato lo scorso novembre, Black Mirror è
stato rinnovato per una settima stagione (qui
la recensione della sesta), mentre apprendiamo ora che tornerà
su Netflix nel 2025. La settima
stagione sarà composta da sei episodi e includerà anche un sequel
dell’episodio USS Callister, che aveva come
protagonisti Cristin Milioti e Jesse Plemons. “Robert Daly è morto, ma
per l’equipaggio della USS Callister i problemi sono appena
iniziati“, è stato annunciato giovedì per la serie antologica
di Charlie Brooker.
In quell’episodio Jesse Plemons interpreta Daly. Cristin
Milioti (Nanette Cole), Jimmi Simpson
(Walton), Michaela Coel (Shania) e Billy
Magnussen (Valdack) fanno invece parte del talentuoso
equipaggio della USS Callister. Questi attori non sono stati
annunciati (ufficialmente) per questo episodio sequel, anche se la
logline suggerisce un loro probabile ritorno. USS
Callister presentava anche un cameo vocale di
Aaron Paul (nel ruolo di Gamer691) e un cameo non
accreditato di Kirsten Dunst (moglie di Plemons),
che era solo un’impiegata a caso della Callister.
Non resta a questo punto che
attendere di scoprire su cosa si concentreranno gli altri 5 episodi
e quali attori li interpreteranno. A partire dalle ultime stagioni
la tendenza è infatti sempre stata quella di avere come
protagonisti diversi celebri nomi di Hollywood. La notizia di una
settima stagione di Black Mirror è emersa nel corso di un evento di
Netflix all’UK Next.
Black Mirror è
la serie antologica ambientata per lo più in distopie del prossimo
futuro, che ha attraversato molte iterazioni da quando è stata
inizialmente lanciata su Channel 4 nel Regno Unito nel 2011. Lo
spettacolo ha ricevuto un aumento di budget quando si è poi
trasferito su Netflix nel
2016. Ogni episodio riflette sul rapporto tra uomo e tecnologia e
su come questo legame possa facilmente portare a risultati
disturbanti e perversi. Il creatore della serie Charlie Brooker è produttore
esecutivo e funge da showrunner. Bisha K. Ali è
produttore esecutivo insieme a Jessica Rhoades e
Annabel Jones, di cui è produttore indipendente
Broke & Bones.
Mentre The
Bear (qui
la recensione della seconda stagione) è attualmente in
produzione per la terza stagione, alcune fonti hanno confermato a
Variety che FX sta già
preparando la quarta stagione, che sarà girata
subito dopo la terza. Per quest’ultima si punta ad una première
a giugno di quest’anno su Hulu, e nelle ultime
settimane sono trapelate diverse foto del cast intento a girare a
Chicago. Al momento non è chiaro se tale rinnovo può stare a
significare che la quarta stagione di The Bear
sarà anche l’ultima.
In ogni caso, la terza stagione di
The
Bear è pronta a cavalcare lo slancio della trionfale
stagione dei premi, che ha visto
Jeremy Allen
White,
Ayo
Edebiri e Ebon
Moss-Bachrach trionfare ai Primetime Emmy, dove il
creatore Christopher Storer ha vinto anche il
premio per la Migliore serie comedy, oltre che per la regia e la
scrittura. White e Edebiri hanno vinto anche i Golden Globes e i
SAG Awards, tra gli altri riconoscimenti ottenuti per la seconda
stagione. C’è dunque molta attesa per la nuova stagione e i fan
saranno certamente felici di sapere che c’è già altro all’orizzonte
per questi personaggi.
“L’ultima stagione ha seguito
Carmen ‘Carmy’ Berzatto, Sydney Adamu e Richard ‘Richie’ Jerimovich
mentre lavoravano per trasformare il loro lugubre locale di panini
in un posto di livello superiore“, si legge nella logline.
“Mentre riducono il ristorante all’osso, la squadra intraprende
un viaggio di trasformazione, ognuno costretto a confrontarsi con
il passato e a fare i conti con chi vuole essere in
futuro“.
Già prima del primo teaser trailer,
sapevamo che in Deadpool &
Wolverine ci sarebbero stati diversi camei (alcuni
sono stati confermati, altri sono ancora oggetto di indiscrezioni).
In particolare, si è parlato di diversi cameo della squadra
originale degli X-Men del franchise della 20th Century Fox. L’anno
scorso, delle false foto sul set hanno ad esempio ingannato il
popolo di Internet facendo credere che Ciclope (interpretato da
James Marsden) sarebbe apparso nel film con un
costume fedele a quello dei fumetti.
Ora però, proprio James Marsden – mentre promuoveva il suo
ultimo film, Knox Goes Away – ha rivelato durante
un’intervista con The Playlist che le riprese di
Sonic
3 si sono svolte proprio vicino al set di Deadpool &
Wolverine: “In realtà abbiamo appena finito“,
ha detto l’attore, parlando del film del terzo film dedicato al
celebre riccio blu. “Eravamo vicini al set di Deadpool a
Pinewood. Sì, questo è un po’… umm… un po’ un vaso di
Pandora“. Un affermazione che, pur non confermando nulla,
sembra lasciar intendere che facilmente Marsden abbia avuto modo di
far un salto sul set per effettuare un cameo.
Deadpool &
Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di
Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia
dell’atteso progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool &
Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione
della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di
Reynolds si siano svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men
della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e
Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Una voce recente afferma che anche
Liev Schreiber
sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo,
Morena Baccarin
(Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie
Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e
Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni
dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in
franchising Emma Corrin (The
Crown) e Matthew
Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un
recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente
Mobius (Owen Wilson) e
Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool &
Wolverineuscirà nei cinema il 26 luglio
2024.
Il prossimo film della Universal, il
blockbuster ad oggi noto come Jurassic
World4, sta iniziando a prendere
piede: dopo essersi assicurato i servizi del regista Gareth
Edwards (The Creator,
Godzilla,
Rogue
One: A Star Wars Story), il team sarebbe in trattative
iniziali con un’ex star della Marvel. Secondo The Insneider, a Scarlett Johansson sarebbe stato offerto il
ruolo di protagonista in questo sequel, le cui riprese dovrebbero
iniziare quest’estate.
Al momento non sono disponibili
ulteriori dettagli e le trattative sono presumibilmente ancora
nelle prime fasi, ma sembra che Scarlett Johansson abbia già incontrato
sia Edwards che il produttore Frank Marshall,
quindi tutto sembra procedere nella giusta direzione, anche se
dovremo aspettare per vedere se accetterà effettivamente la loro
offerta. Con il CinemaCon proprio dietro l’angolo, è probabile che
la Universal punti a fare un annuncio più formale del casting
durante quell’evento, soprattutto se le telecamere saranno in
funzione nei prossimi mesi.
Sebbene non siano ancora state
rivelate informazioni ufficiali sulla trama del nuovo Jurassic
World 4, la scrittura della sceneggiatura da parte di
Koepp suggerisce che il film potrebbe tornare alle origini del
franchise. Koepp non solo ha scritto l’acclamato originale del 1993
di Steven Spielberg, ma anche il suo sequel del
1997, Il mondo perduto: Jurassic Park. Non essendo previsto
il ritorno di membri del cast storico come Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum, né di nuovi membri del cast di
Jurassic World come Chris Pratt e Bryce Dallas Howard, il prossimo sequel
potrebbe aprire la strada a una nuova era per il franchise.
Anche l’assunzione di Gareth
Edwards fornisce qualche indicazione su ciò che potrebbe
accadere in futuro. Edwards, che ha diretto anche Godzilla
del 2014, ha anni di esperienza come artista VFX e questo è
certamente uno dei motivi principali per cui tutti i suoi film
presentano immagini CGI mozzafiato. The
Creator, ad esempio, presenta un lavoro VFX
straordinario ed è stato realizzato con un budget inferiore alla
metà di quello di un tipico film del MCU, il che
suggerisce che Jurassic
World 4potrebbe avere una delle
migliori CGI del franchise di sempre.
Le informazioni sulla trama possono
essere scarse, ma il finale di Jurassic World: Il Dominio potrebbe in un certo senso
aver preparato gli eventi del prossimo sequel. Il film si conclude
con gli esseri umani e i dinosauri che vivono fianco a fianco, e il
prossimo film potrebbe riprendere proprio da qui, solo con nuovi
personaggi. Con l’avvicinarsi della data di inizio delle riprese, è
comunque probabile che nei prossimi mesi vengano rivelate ulteriori
informazioni sulla trama di Jurassic
World 4, ma anche sugli attori principali che
comporranno il cast. Il film è previsto in sala per il 2
luglio 2025.
Presentato fuori concorso al
Torino Film Festival 2023, il film
Folle d’amore – Alda Merini porta sul piccolo
schermo la vicenda umana di una delle più apprezzate poetesse della
letteratura italiana, la cui vita è stata tanto avventurosa quanto
tormentata. Diretto da Roberto Faenza (I giorni
dell’abbandono, I Viceré,
Un giorno questo dolore ti sarà utile), il film è
liberamente ispirato al libro Perché ti ho perduto di
Vincenza Alfano, e propone dunque sì una biografia
di Alda Merini, concentrandosi però sui momenti salienti della sua
vita, per farla conoscere come donna e madre prima ancora che come
poetessa.
Il film è dunque un’occasione da non
perdere, per riscoprire non solo una delle principali figure
letterarie della storia italiana ma anche una donna capace di
superare ogni dolore grazie all’arte. In questo articolo,
approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a
Folle d’amore – Alda Merini. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori, alle location e alla
storia vera di Alda Merini. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Foto di Maria Vernetti.
La trama e il cast di Folle d’amore – Alda Merini
Alda Merini, ormai
settantenne, ha avuto una vita estremamente travagliata. La
malattia fisica e mentale ha lasciato segni sul suo corpo ma non ha
alterato il suo profondo talento per la scrittura. La poetessa si
lascia così andare al ricordo della sua gioventù, nel secondo
dopoguerra, quando è un’adolescente con una sensibilità spiccata e
il dono di scrivere poesie che la madre, donna severa, non
comprende e che il padre non incoraggia abbastanza. La sua
ossessione per la poesie diventa ben presto un’ossessione, fino a
quando non trova l’occasione di farsi strada nel mondo letterario,
ottenendo anche le prime pubblicazioni. Da quel momento ha per lei
inizio una vita di passioni, dolori e arte.
Ad interpretare la poetessa
Alda Merini vi è l’attrice Laura Morante, mentre Alda da giovane e da
adolescente è interpretata rispettivamente da Rosa Diletta
Rossi e Sofia D’Elia. Federico
Cesari, noto per il ruolo di Martino nella serie Skam Italia, interpreta qui Arnoldo Mosca
Mondadori. Nel ruolo del marito di Alda, Ettore
Carniti, vi è invece Luca Cesa, mentre
completano il cast Mariano Rigillo nel ruolo di
Michele Pierri, Alessandro Fella
in quello dello scrittore Giorgio Manganelli e
Giorgio Marchesi in quello del dottor
Enzo Gabrici. Ludovico Succio,
invece, è il critico Giacinto Spagnoletti, che si
innamorerà delle poesie della Merini intraprendendo con lei un
rapporto lavorativo.
Le location dove è stato girato il film
Benché le vicende si svolgano a
Milano, il capoluogo lombardo è stato interamente
ricostruito a Torino, sia per ambientazioni
esterne che per gli interni. È il caso, per esempio, della
Chiesa dello Spirito Santo al posto della
Chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio,
luogo del matrimonio della giovane Merini con Ettore Carniti nel
1954. Degna di nota è poi anche la ricostruzione
dell’ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano,
dove la donna allora trentenne rimase dal 1961 al 1972, interamente
riprodotto presso la Certosa reale di
Collegno.Altre località scelte sono la Pasticceria
Abrate, gli edifici di corso Vercelli e
via del Fortino, la villa “Il
Gibellino”, il Caffè Elena e il
Collegio San Giuseppe.
Foto di Maria Vernetti.
La storia vera della poetessa Alda Merini
Nata nel 1931, dell’infanzia di
Alda Merini si conosce quello che lei stessa
scrisse in brevi note autobiografiche in occasione della seconda
edizione dell’Antologia dello Spagnoletti: “ragazza sensibile e
dal carattere malinconico, piuttosto isolata e poco compresa dai
suoi genitori ma molto brava ai corsi elementari: … perché lo
studio fu sempre una mia parte vitale“. Il rapporto
conflittuale lo ha in particolare con la madre, Emilia
Painelli, contraria alle aspirazioni letterarie della
figlia. Il sogno di Alda di proseguire gli studi viene però
infranto quando le viene negato l’accesso al liceo classico.
Tuttavia, attraverso una sua insegnante delle medie entrò in
contatto con Giacinto Spagnoletti, il quale
divenne la sua guida, valorizzandone il talento.
Da quel momento si susseguono le
pubblicazioni, ma anche le delusioni amorose. Giorgio
Manganelli, suo primo grande amore conosciuto presso il
circolo di Spagnoletti, la abbandona. Nel 1953 sposa però
Ettore Carniti, che la lascerà però vedova nel
1983. È questo per lei un periodo molto difficile, di silenzio e di
isolamento, dovuto all’internamento nell’Ospedale Psichiatrico
“Paolo Pini”, che va dal 1964 fino al 1972, accompagnato anche da
un declino dell’interesse del mondo letterario nei suoi confronti.
Si risposa nel 1984 con Michele Pierri e
lentamente riprende la sua attività di poetessa, che la porterà
negli anni a dar vita a numerose pubblicazioni e ad una sua nuova
giovinezza letteraria. Si spegne poi il 1º novembre 2009, all’età
di 78 anni, a causa di un tumore osseo.
Quando esce in streaming e su Rai 1
Folle d’amore – Alda Merini
Il film è presente nel palinsesto
televisivo di giovedì 14 marzo alle ore
21:25 sul canale Rai 1. Di
conseguenza, sarà poi presente anche sulla piattaforma Rai
Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il
momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma,
completamente gratuita, per trovare il film e far partire la
visione.
Molto spesso si tende a dare per
scontata la vita e le meraviglie che offre ogni giorno. Solo quando
si comprende di avere un tempo più limitato del previsto ci si
accorge di quel che ci si stava perdendo, ritrovando la spinta
giusta per dare valore alle cose davvero importanti, prima che
possa essere troppo tardi. Su questo principio si fonda il film
tedesco Io rimango qui, diretto nel 2020 da
André
Erkau. Tratto da un libro a sua volta ispirato ad una
vicenda reale, il film propone uno struggente racconto d’amore che
ha come nemici la malattia e l’inesorabile scorrere del tempo.
Ce ne sono numerosi di
film romantici con queste premesse o in ogni caso basati su
storie d’amore tanto appassionanti quanto strazianti: da Il sole a mezzanotte a Vicinoall’orizzonte, da La scelta – The Choice al celebre Colpa delle
stelle. Si tratta di
film capaci di far piangere anche più coriaceo degli
spettatori, in quanto fanno leva su una serie di sentimenti ed
emozioni universali a cui è difficile restare estranei. Io
rimango qui, però, è ancor più appassionante in quanto
propone appunto una storia vera, cosa che rende il tutto ancor più
struggente.
Per gli appassionati del genere si
tratta dunque di un titolo da non perdere, che sè è vero può
lasciare una nota di malinconia, allo stesso tempo ci ricorda di
quanto sia preziosa la vita e di quanto meriti di essere vissuta al
massimo delle proprie possibilità. In questo articolo,
approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a
Io rimango qui. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama,
al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti
il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Io rimango qui
La vita di Steffi
non potrebbe essere più perfetta: è giovane, nel pieno di una
bellissima storia d’amore e ha in programma un viaggio con
destinazione Parigi. Se non fosse che a pochi giorni dalla
partenza, dopo una serie di controlli medici, una diagnosi le
cambierà per sempre la vita: scopre infatti di non avere più molto
tempo a disposizione. Ma Steve, un ragazzo che
conosce a malapena, classico “bad boy”, si offre di accompagnarla
comunque a Parigi. Senza ulteriori indugi, all’insaputa di tutti e
con un’auto rubata, i due partono per un incredibile viaggio che
Steffi non scorderà mai.
L’attrice Sinje
Irslinger ricopre il ruolo della protagonista, Steffi,
mentre MaxHubacher, noto per i
film Treno di notte per Lisbona e Mario,
interpreta Steve. Completano poi il cast Heike
Makatsch e Til Schweiger nei ruoli di Eva
e Frank Pape, rispettivamente madre e padre di Steffi. Schweiger è
noto per il personaggio di Hugo Stiglitz in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino. Nuala
Bauch è la sorella Lola, mentre Jürgen
Vogel, noto per il film L’onda, interpreta il
padre di Steve. L’attrice Jasmin Gerat è
Tammy, mentre Benno Fürmann ricopre il ruolo di
Jupp, Dietmar Bär quello di Armin e
Jonas Holdenrieder quello di Fabian. Inka
Friedrich è invece la Dottoressa Sahms.
La storia vera dietro il film e il libro da cui è tratto
Il film Io rimango
qui, come anticipato, è ispirato ad una storia vera,
quella di Steffi Pape, giovane di 16 anni che poco
dopo essersi diplomata di avere un cancro all’ultimo stadio e solo
un altro anno di vita ancora a disposizione. Figura chiave nel
percorrere questo suo viaggio attraverso la malattia è stato suo
padre Frank Pape, il quale ha esortato la figlia a
tenere un diario personale delle sue vicende. Molto di quanto
scritto dalla giovane è poi confluito nel libro di memorie
pubblicato da Frank in seguito alla scomparsa di Steffi. Questo è
intitolato God, You’re Such a Prick!, il
cui titolo riprende una frase ironica che la stessa Steffi si era
fatta tatuare: “Dio, non si fanno queste cose!”.
Rispetto a questo romanzo e alla
storia vera di Steffi, però, il film si prende alcune libertà,
principalmente per motivi di narrazione cinematografica. Nella
realtà, ad esempio, Steffie non è andata a Parigi come invece
accade in Io rimango qui. La ragazza, invece,
aveva stretto un forte legame con il suo cavallo Luna ed ha
trascorso con lei le sue ultime settimane di vita. Un’altra
differenza riguarda la chemioterapia. Steffi nel film decide
infatti di partire quando scopre la diagnosi, senza iniziare la
terapia. Nella realtà, invece, la giovane aveva subito intrapreso
questo percorso.
Nel film, poi, Steffi scopre di
avere il cancro quando inizia il percorso per entrare nella polizia
ed effettua un controllo medico. Nella realtà, invece, la ragazza
era preoccupata per un raffreddore che non voleva saperne di andar
via, decidendosi così a fare un controllo. Un’altra differenza
riguarda poi l’età della protagonista. La vera Steffi non aveva 16
anni, bensì 15, e a differenza di quanto narrato nel film non ha
fatto in tempo a diplomarsi, portata via prima dalla
malattia. Io rimango qui, dunque, rielabora
la sua vicenda per farle assumere maggiormente i contorni di una
storia romantica, dove però il messaggio rimane
invariato: sognare, vivere, amare.
Il trailer di Io rimango qui e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Io
rimango qui grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 14
marzo alle ore 21:20 sul canale
Rai 2.
Gli eroi più potenti del
Marvel Cinematic Universe
si sono riuniti per la prima volta in TheAvengers del 2012 per
combattere Loki e i Chitauri. Tre anni
dopo, si sono scontrati con Ultron prima di
riunirsi di nuovo per combattere Thanos e il suo Ordine Nero
per salvare l’universo nella saga dell’infinito
In
Avengers: The Kang Dynasty e Avengers:
Secret Wars, ci aspettiamo che nuove squadre di questi
eroi si scontrino con Kang il Conquistatore e le sue numerose
varianti. Oltre a questo, però, ci sono innumerevoli cattivi dei
fumetti che non hanno ancora fatto il loro debutto sul grande
schermo.
Alcuni dei personaggi qui elencati
sono relativamente oscuri e sarebbe meglio se fossero impostati
come cattivi secondari; altri, invece, hanno il potenziale per
essere un grande cattivo simile ai sinistri nemici sopra
menzionati. Per scoprire quali sono i cattivi della
Marvel Comics che vorremmo vedere nel
franchise dei Vendicatori, cliccate sui pulsanti “Avanti” qui
sotto.
Conte Nefaria
Il Conte Nefaria è stato creato
dallo scrittore Stan Lee e dall’artista Don Heck
ed è apparso per la prima volta in Avengers #13 del 1965.
Il vero nome del ricco aristocratico italiano è Luchino
Nefaria e, sebbene inizialmente non possedesse capacità
sovrumane innate, utilizzò la sua vasta ricchezza, la sua
intelligenza e le sue risorse per diventare una formidabile
minaccia.
In seguito ha acquisito una serie di
poteri, tra cui forza sovrumana, velocità, resistenza, volo e
proiezione di energia. Possiede anche la capacità di assorbire e
manipolare l’energia ionica, il che lo rende un degno avversario
degli Eroi più potenti della Terra.
Il Conte Nefaria è stato coinvolto
in varie attività criminali, tra cui estorsioni, furti e dominio
del mondo, e diremmo che è un cattivo adatto a combattere i
Vendicatori del MCU. Oltre a governare
un’organizzazione criminale internazionale nota come Maggia, anche
sua figlia, Madame Masque, è una forza con cui fare i conti.
Korvac
Michael Korvac,
spesso conosciuto semplicemente come Korvac, è stato creato dallo
scrittore Jim Shooter e dall’artista George Pérez, debuttando sulle
pagine di Giant-Size Defenders #3 nel 1975. Tecnico
informatico di una realtà alternativa del 31° secolo, Korvac è
stato trasformato in un cyborg dalla razza aliena nota come
Badoon.
Dopo aver acquisito immensi poteri e
conoscenze, si è disilluso sulla sua umanità e ha cercato di
ascendere alla divinità viaggiando indietro nel tempo fino
all’Universo Marvel del XX secolo. Capace di
assorbire e manipolare l’energia cosmica, ha spinto i Vendicatori
al loro limite.
Una delle storie più importanti di
Korvac è stata la “Saga di Korvac”, che si è sviluppata su vari
titoli Marvel, tra cui
Avengers e Thor. Nel corso di
questa storia, la ricerca della divinità da parte di Korvac ha
portato a un enorme scontro con i più potenti eroi della Terra, e
questa è una storia che ci piacerebbe vedere riprodotta sullo
schermo.
U-Foes
Questi ragazzi non potrebbero mai
essere protagonisti di un film sui Vendicatori, ma gli U-Foes hanno
ancora il potenziale per essere una grande minaccia secondaria che
finalmente mette la squadra di eroi del MCU contro un gruppo di cattivi.
Per chi se lo stesse chiedendo, questo gruppo è stato creato dallo
scrittore Bill Mantlo e dall’artista Sal Buscema
per The Incredible Hulk #254 del 1980.
Gli U-Foes acquisirono i loro poteri
in seguito a un incidente simile a quello che trasformò
Bruce Banner in Hulk. In origine erano membri
dell’Aeronautica Militare degli Stati Uniti; tuttavia, di stanza in
una base missilistica nel deserto del New Mexico, tentarono di
sabotare un test gamma per scopi personali.
Il piano fallì e si trasformarono in
Vector, Vapor, Ironclad e X-Ray. Anche se non sono esattamente
bravi in quello che fanno, un film che si apre con gli U-Foes che
prendono a botte gli Eroi più potenti della Terra sarebbe un modo
divertente per stabilire la prossima iterazione di questa
squadra.
Grey Gargoyle
Un altro cattivo che forse è meglio
conservare come minaccia secondaria per la squadra, Grey Gargoyle
ha infatti molto potenziale sullo schermo. Dopo aver debuttato in
Journey into Mystery #107 dello scrittore Stan Lee e
dell’artista Jack Kirby, l’ex chimico Paul Pierre Duval si è
inavvertitamente concesso la capacità di trasformare in pietra
tutto ciò che tocca.
Nonostante i suoi sinistri poteri,
il Gargoyle Grigio è spesso ritratto come una figura tragica. Le
sue trasformazioni sono temporanee e cerca una soluzione permanente
alla sua condizione. D’altra parte, le sue attività criminali sono
guidate dal desiderio di ricchezza, potere e riconoscimento
piuttosto che dalla pura cattiveria, quindi non è così
simpatico.
Ci piacerebbe vedere un cattivo come
questo contrapposto a personaggi del calibro di Thor e Hulk,
soprattutto perché potrebbe ribaltare le sorti dei Vendicatori
mettendo fuori gioco alcuni dei loro più importanti esponenti. Ha
anche un legame con i Maestri del Male, di cui parleremo più
avanti.
Morgan Le Fay
Apparsa per la prima volta nel 1955
sulle pagine di Black Knight #1, Morgan Le
Fay è stata ideata dallo scrittore Stan Lee e dall’artista
Joe Maneely. Potente maga legata all’antica Britannia e alla
leggenda arturiana, la cattiva cerca il potere e il dominio sia sul
regno mistico che su quello terrestre.
Uno degli avversari magici più
importanti affrontati dai Vendicatori, ha avuto diverse storie di
origine nel corso degli anni, ma è tipicamente ritratta come un’ex
apprendista di Merlino le cui ambizioni e la cui brama di potere la
portano spesso su un sentiero oscuro.
Le Fay è nota per la sua padronanza
della magia nera, che le garantisce un’ampia gamma di abilità, tra
cui incantesimi, teletrasporto, telecinesi e manipolazione della
realtà. Nel MCU, ci piacerebbe vederla emergere
come una minaccia mistica per gli Eroi più potenti della Terra,
ancora più formidabile di
Scarlet Witch!
Graviton
Portato in vita per la prima volta
sulla pagina dallo scrittore Jim Shooter e dall’artista Sal Buscema
in The Avengers #158 del 1977, Franklin Hall era un fisico
canadese che ha acquisito i suoi poteri in seguito a un incidente
che ha coinvolto un dispositivo gravitazionale sperimentale da lui
creato.
Il corpo di Hall è stato infuso di
particelle gravitoniche, che gli hanno conferito la capacità di
manipolare la gravità a piacimento, ed è persino in grado di
manipolare il campo gravitazionale della Terra. È troppo simile a
Magneto? Dipenderà dall’esecuzione, ma senza
dubbio merita di meglio di quello che abbiamo visto in Agents of S.H.I.E.L.D.
Tipicamente raffigurato come un
antagonista megalomane e altamente intelligente che si crede
superiore all’umanità, è un altro cattivo attorno al quale non
costruiremmo necessariamente un film e lo faremmo invece unire a
una certa squadra di supercriminali che spinge i Vendicatori ai
loro limiti…
Masters of Evil
È difficile credere che non abbiamo
mai visto i Vendicatori del MCU scontrarsi con un’altra
squadra, ma forse i Marvel Studios stanno risparmiando per il
debutto sul grande schermo dei Maestri del Male, Masters of
Evil. Il gruppo si è riunito per la prima volta in
Avengers #6 nel 1964 e ha annoverato tra le sue fila alcuni dei più
grandi cattivi dell’Universo Marvel.
Forse l’iterazione più nota dei
Masters of Evil era guidata dal Barone Zemo.
Questa versione della squadra comprendeva cattivi come il Cavaliere
Nero, Melter, l’Uomo Radioattivo e Incantatrice, ma anche Ultron e
il Dottor Octopus hanno guidato le loro versioni.
Abbiamo visto gli Eroi più potenti
della Terra affrontare alieni e cyborg, quindi una battaglia con
alcuni supercattivi terrestri vecchio stile sarebbe benvenuta. I
Marvel Studios potrebbero anche
riportare in vita alcuni nemici familiari del passato come Namor,
l’Avvoltoio e Teschio Rosso.
The Beyonder
Ideato dallo scrittore Jim Shooter e
dall’artista Mike Zeck, Beyonder è apparso per la prima volta
in Secret Wars #1 nel 1984 e ci aspettiamo che faccia
sentire la sua presenza in Avengers: Secret Wars tra qualche anno.
Tuttavia, pensiamo che meriti qualcosa di più di una semplice
variante di Kang il Conquistatore.
Un essere enigmatico e virtualmente
onnipotente che esiste al di fuori dell’Universo Marvel convenzionale, è
caratterizzato dal suo vasto potere cosmico e dalla sua curiosità
sulla natura dell’esistenza. In sostanza, è l’incarnazione del
Regno dell’Oltre, una dimensione al di là del Multiverso
conosciuto.
Che trasporti i supereroi e i
supercriminali del MCU su un pianeta lontano chiamato
Battleworld per farli combattere tra loro o che serva semplicemente
come minaccia cosmica, ci sono molte direzioni in cui portare il
Beyonder. E, come già detto, speriamo che non sia solo un altro
Kang quando appare per la prima volta.
Kinds
of Kindness, la prossima collaborazione tra il regista
Yorgos Lanthimos e Emma Stone, debutterà nei cinema quest’estate.
Searchlight, lo studio indipendente che
distribuisce il film, ha aggiunto il titolo al calendario delle
uscite il 21 giugno.
Anche se la trama rimane nascosta,
Kinds of Kindness è un film antologico che
riunisce Stone con i suoi co-protagonisti di Povere
Creature! Willem Dafoe e Margaret
Qualley, così come con l’attore di La favorita Joe
Alwyn. Jesse Plemons, Hong Chau e
Hunter Schafer completeranno il cast.
Lanthimos ha scritto la
sceneggiatura insieme a Efthimis Filippou, con il
quale ha co-sceneggiato alcuni dei suoi lavori precedenti,
The Lobster, Killing of a Sacred
Deer e Dogtooth. Il film, originariamente
intitolato And, è stato girato a New Orleans alla
fine del 2022.
Kinds of Kindness è
la quinta collaborazione tra Stone e Lanthimos, che si sono appena
riuniti per Povere
Creature!, che è valso a Emma Stone
un secondo Oscar come migliore attrice. Quel film, anch’esso
distribuito da Searchlight, ha vinto quattro Academy Awards in
totale.
Stone e Lanthimos hanno lavorato
insieme anche nel 2018 per La Favorita e nel
cortometraggio Bleat. Sono già in trattative per
organizzare il loro sesto film, un remake della commedia fantasy
sudcoreana Save the Green Planet.
L’attrice francese Juliette Binoche è diventata la nuova
presidentessa della European Film Academy, in sostituzione della
regista polacca Agnieszka Holland. L’organismo ha affermato
che Binoche è stata proposta all’unanimità dai membri del consiglio
dell’EFA dopo che Holland aveva espresso il
desiderio di dimettersi nel 2024. Il ruolo del Presidente dell’EFA
è onorario e riveste un potere simbolico per l’ente con sede a
Berlino e rappresenta più di 4.600 professionisti del cinema in
tutta Europa.
Ingmar Bergman è
stato il primo presidente ed è stato originariamente scelto dai 40
membri fondatori dell’Accademia nel 1989. Binoche assumerà
formalmente il ruolo il 1 maggio 2024, dopo che la maggioranza dei
4.600 membri della European Film Academy avrà dato il proprio voto
di approvazione fino alla fine di aprile 2024.
Agnieszka Holland
ha palesato la sua decisione di dimettersi questa primavera,
esprimendo il desiderio di dedicare completamente il suo tempo alla
realizzazione di film. In una dichiarazione condivisa con tutti i
membri dell’Academy in 52 paesi europei, l’attuale presidente del
consiglio di amministrazione Mike Downey e il CEO dell’Academy
Matthijs Wouter Knol hanno dichiarato: “Vogliamo onorare il
desiderio di Agnieszka Holland e comprendere appieno che le
responsabilità oltre al cinema, per quanto stimolanti e importanti,
possono a volte ostacolare la creazione artistica. Una decisione
come questa è anche quella che ci fa capire quanto dobbiamo al
lavoro di Agnieszka Holland per la nostra istituzione”.
“A nome della European Film
Academy, vorremmo ringraziarla per il suo straordinario supporto,
forza e forte visione in tutte le funzioni che ha svolto
all’interno della struttura dell’Accademia. Senza questo, il lavoro
svolto negli ultimi anni non sarebbe stato lo stesso e sicuramente
non sarebbe stato altrettanto piacevole”.
Ecco disponibile il
trailer del film Fabbricante di lacrime, in uscita
il 4 aprile 2024 solo su Netflix,
dall’omonimo romanzo di Erin Doom, uno dei più
importanti casi letterari degli ultimi tempi. Fabbricante di
lacrime, edito da Magazzini Salani, è stato
infatti il libro più venduto in Italia nel 2022. Nel cast, accanto
ai protagonisti Caterina Ferioli (Nica) e
Simone Baldasseroni (Rigel), anche Nicky
Passarella (Billie) e Alessandro Bedetti
(Lionel).
Fabbricante di
lacrime è una produzione Colorado Film ed è prodotto da
Iginio Straffi e Alessandro Usai. Il film è scritto da Eleonora
Fiorini e Alessandro Genovesi, che ne è anche il regista.
Fabbricante di
lacrime, la trama
Tra le mura del Grave,
l’orfanotrofio in cui Nica è cresciuta, si racconta da sempre una
leggenda: quella del Fabbricante di Lacrime, un misterioso
artigiano, colpevole di aver forgiato tutte le paure e le angosce
che abitano il cuore degli uomini. Ma a diciassette anni per Nica
è giunto il momento di lasciarsi alle spalle le favole. Il suo
sogno più grande, sta per avverarsi: i coniugi Milligan hanno
avviato le pratiche per l’adozione e sono pronti a donarle la
famiglia che ha sempre desiderato. Nella nuova casa, però, Nica
non è da sola. Insieme a lei viene portato via dal Grave anche
Rigel, un orfano inquieto e misterioso, l’ultima persona al mondo
che Nica desidererebbe come fratello adottivo. Rigel è
intelligente, suona il pianoforte come un demone incantatore ed è
dotato di una bellezza in grado di ammaliare.
Anche se Nica e Rigel sono
uniti da un passato comune, la convivenza tra loro sembra
impossibile… ma gentilezza e rabbia sono solo due diversi modi di
combattere il dolore e saranno destinati a diventare l’una per
l’altro proprio quel Fabbricante di Lacrime della leggenda.
Al Fabbricante non puoi
mentire e loro dovranno trovare il coraggio di accettare quella
forza che li attrae che si chiama amore.
Nell’arco di dieci anni il club, da luogo di ritrovo
per gli outsider locali si trasforma in una gang losca e pericolosa
che influenza e minaccia lo stile di vita unico del gruppo
originario.
The Bikeriders, interpretato da Austin Butler,
Jodie Comer, Tom Hardy e Norman Reedus, racconta la storia di un
club di motociclisti del Midwest, i Vandals, e le vite dei suoi
membri.
Nell’arco di dieci anni il club, da luogo di
ritrovo per gli outsider locali si trasforma in una gang losca e
pericolosa che influenza e minaccia lo stile di vita unico del
gruppo originario.
Lionsgate ha diffuso il primo
trailer di The
Crow, il nuovo adattamento del graphin novel di
James O’Barr, diretto da Rupert
Sanders e con protagonisti
Bill Skarsgård e FKA Twigs.
Le prime immagini del film avevano
generato parecchie polemiche, dal momento che il look del
protagonista è molto diverso rispetto a quello che nel 1994 era
stato adottato da Brandon Lee che insieme a
Alex Projas aveva portato sul grande schermo la
storia di Eric Draven. Le immagini del trailer mostrano chiaramente
che si tratta di una rilettura molto diversa del fumetto originale,
che forse potrebbe essere più adatta al pubblico di oggi.
Rupert Sanders,
regista di Biancaneve e il Cacciatore e Ghost
in the Shell, firma la regia del film che, come detto,
sarà un nuovo adattamento della graphic novel gotica e non un
remake del film del 1993 divenuto tristemente famoso per essere
stato l’ultimo di Brandon Lee, morto tragicamente proprio
durante le riprese.
Molti ritengono che quel film
diretto da Alex Proyas abbia svolto un lavoro perfetto di
adattamento della storia e, a questo proposito, il 7 maggio il film
uscirà per la prima volta in 4K Ultra HD e in
Steelbook. The
Crow sarà interpretato anche da Danny Huston,
Laura Birn, Sami Bouajila e Jordan Bolger
in ruoli non rivelati. Zach Baylin e Will Schneider hanno scritto
la sceneggiatura.
The
Crow uscirà il 7 giugno di quest’anno negli USA. La
sinossi recita: “Le anime gemelle Eric Draven (Skarsgård) e
Shelly Webster (FKA twigs) vengono brutalmente assassinate quando i
demoni del passato oscuro di lei li raggiungono. Avendo la
possibilità di salvare il suo vero amore sacrificando se stesso,
Eric parte alla ricerca di una spietata vendetta sui loro
assassini, attraversando i mondi dei vivi e dei morti per mettere a
posto le cose sbagliate“.
In un’intervista in podcast
Talking Pictures, la regista Patty Jenkins ha
dichiarato di essere tornata a lavorare al film
Rogue Squadron, appartenente all’universo di Star Wars ma fino ad oggi noto per essere stato
cancellato. Il progetto era stato annunciato come un film di che
avrebbe seguito una squadra di piloti di X-wing e sarebbe dovuto
uscire dopo Star Wars: L’ascesa di Skywalker. Tuttavia, la data di
uscita prevista per il dicembre 2023 è passata e il titolo non è
stato incluso nemmeno nell’elenco dei prossimi film di Star Wars annunciato alla
Star Wars Celebration 2023. Tutti gli indizi indicavano dunque
che il progetto era stato cancellato, ma, secondo la regista, non è
così.
Jenkins ha rivelato che attualmente
“deve” una bozza del film a Star
Wars. Questo suggerisce non solo che
Rogue Squadron è ancora potenzialmente in arrivo in
futuro, ma anche che si stanno facendo progressi. Ecco quanto
dichiarato dalla Jenkins: “Quando ho lasciato Star Wars per
fare Wonder Woman 3, pensavo che magari sarei tornata
su Star Wars dopo quello. Abbiamo fatto un accordo di quel tipo,
l’abbiamo avviato, ma pensavo che avrei fatto Wonder Woman prima.
[…] Quello non si è più concretizzato, così la Lucasfilm e io ci
siamo detti: dobbiamo dare concretezza a quest’accordo. E l’abbiamo
fatto appena prima degli scioperi“.
“Ora devo produrre una stesura
del film e vedere cosa succede. Chi lo sa? Hanno altri registi che
stanno lavorando, al momento io sono tornata su Rogue Squaron e
vedremo cosa succederà. Dobbiamo sviluppare qualcosa che renda
molto contenti entrambi. Star Wars è bellissimo, sono bellissime le
emozioni che suscita, i temi che mette in gioco, specialmente nel
momento in cui siamo. Star Wars arrivava dalla Seconda Guerra
Mondiale, no? Nasce da una metafora, parli con metafore, mi spiego?
Ho sempre voluto fare un film sui piloti militari. È un mio
sogno“, ha concluso la regista.
Cosa è successo al Rogue Squadron di Patty Jenkins?
Nel gennaio del 2021 era stato
riportato da Patty Jenkins che il trattamento
della storia per
Rogue Squadron era quasi completo. Il film avrebbe
dovuto essere incentrato su una nuova generazione di piloti di
caccia stellari che si guadagnano le ali e rischiano la vita in
un’avventura da brivido ad alta velocità che spinge i confini e
sposta la saga nell’era futura della galassia. Uno spin-off,
dunque, la cui uscita in sala era fissata al dicembre 2023, ma nel
settembre 2022 la Disney ha rimosso il film dal
suo programma di uscita, lasciando in sospeso il suo destino.
Secondo un rapporto datato all’anno
precedente, la Jenkins e la Lucasfilm non sono
stati in grado di arrivare ad un accordo su una sceneggiatura per
il suo film in programma Rogue
Squadron, con la regista che Jenkins ha poi virato su
altri progetti che aveva pianificato, incluso l’attesissimo
Wonder Woman 3 a Warner Bros Discovery. Quando poi
anche quest’ultimo progetto è stato cancellato, la regista si è
ritrovata apparentemente senza progetti tra le mani. Ora, però,
dalle sue parole si evince che
Rogue Squadron non è mai stato realmente cancellato e
che potrebbe in futuro arrivare sul grande schermo.
Negli ultimi sei mesi, Nicolas Cage ha espresso
confusione e frustrazione per il suo cameo come Superman in
The
Flash. Questa settimana, in un’intervista rilasciata a
Deadline in occasione del SXSW,
l’attore ha invece espresso indifferenza al pensiero di tornare a
recitare per un cinecomic, dopo essere stato Ghost
Rider per ben due film. “Tornerei al genere dei
fumetti?“. si è chiesto Cage, prima di continuare con un
tiepido: “direi, mai direi mai“. Non si tratta però di
un’approvazione entusiasta di quest’idea, con Cage che si è detto
intenzionato a voltare pagina rispetto a quel mondo.
“Si è parlato molto di questo.
La mia collezione di fumetti diventa virale rapidamente, in modo
esponenziale, e mi sembra che in qualche modo abbia eclissato ciò
che leggo davvero“, ha dichiarato l’attore, “come “Il
cappotto” di Nikolai Golgol o Herman Hesse. È come se fossi ancora
bloccato a 12 anni, con il NyQuil e i biscotti al limone e
l’Incredibile Hulk n. 72“. “Dai, sono cresciuto. Non sono
più così. Il che non vuol dire che non lo apprezzi. Lo apprezzo. E
probabilmente sarò ancora disponibile a interpretare qualcosa, ma
per il momento non ci penso proprio“.
Nicolas Cage, da Pig ad
Arcadian: gli ultimi film dell’attore
Le scelte cinematografiche di Cage
negli ultimi anni – Pig, Renfield,Dream Scenario e Arcadian, che Cage era ad Austin per promuovere –
hanno rispecchiato questa mentalità. A gennaio l’attore ha
dichiarato a Deadline che intende essere più selettivo sui suoi
progetti in futuro. “Sarò più severo e rigoroso con i film che
faccio. Forse ne farò uno all’anno o uno ogni due anni, non lo
so“, ha detto. Ma in ogni caso non esclude un ritorno ai film
di fumetti e supereroi. Infatti, uno dei film che sarebbe
entusiasta di realizzare è il sequel di una delle sue uscite più
amate in questo genere.
“Sto dicendo che se arrivasse
qualcosa che ritengo abbia una certa popolarità, una certa
scintilla, che forse potrebbe essere divertente per la gente
rivisitare, come un Face/Off 2 o Ghost Rider, questo è un altro
discorso. Ma questo non significa andare a cercare un materiale
nuovo di zecca e provare qualcosa di diverso“. Non è dunque
escluso che l’attore possa un giorno tornare ad indossare i panni
di un qualche personaggio dei fumetti, ma al momento la cosa non
sembra essere nei suoi piani.
La Blumhouse torna al cinema alla fine
dell’inverno 2024 con un
nuovo horror dal titolo esplicativo,
Imaginary, diretto dal regista di Fantasy Island, Jeff Wadlow
che firma anche la sceneggiatura insieme a Greg Erb e Jason
Oremlan. Jason Blum, l’artefice della società
dalle uova d’oro di Hollywood, è reduce dall’incredibile successo
di
Five Nights at Freddy’se ora ci riprova a sbancare
il box office con un orsacchiotto dall’apparenza innocua ma dalla
sinistra presenza, con questo film.
Un tempo, i film horror
avevano schemi molto semplici. Un susseguirsi di spaventi, l’uno
dietro l’altro in un’escalation di salti dalla poltrona. Un film
era bello anche nella semplicità della sua premessa: stalker a
piede libero, fantasma in soffitta, non andare in cantina etc.
Oggi, dopo il successo di film
horror come
Insidious o
Conjuring, quello stesso schema semplice non basta
più. No, ora sono concentrati a costruire dei meccanismi molto più
complessi, dinamiche impegnate e piene di convoluzioni. Invece di
immediati spaventi a raffica, ci sono ostacoli da superare per
costruire un mondo che di semplice ha ben poco.
Imaginary ruota
attorno a una bambina, Alice (Pyper Braun), che
nel seminterrato della sua nuova casa scopre un vecchio orsetto di
nome TEDDY, che diventa il suo amico immaginario. Ma, naturalmente,
TEDDY non è solo il suo morbido ripieno: è una presenza sinistra
con una vita propria. In tempi passati (cioè prima che i film di
“Conjuring” diffondessero l’eccesso di complicazioni
dell’horror), Imaginary sarebbe stato uno
spettacolo su un giocattolo che porta scompiglio facendo cose
malvagie. Sarebbe stato il “Ted”
di Seth MacFarlane in chiave horror.
Ora, però, quella storia di base non
è sufficiente. Deve essere stratificata con orpelli che contaminano
l’horror con i generi più disparati. Alice ha un amico immaginario,
ma anche la sua matrigna, Jessica (DeWanda Wise),
che ha vissuto nella stessa casa fino a cinque anni. La famiglia,
che comprende anche la sorella di Alice, la monella Taylor
(Taegen Burns), e il padre delle due ragazze, Max
(Tom
Payne), un musicista rock hipster, sono tornati a
vivere qui e la prima cosa che notano sono i disegni con cui
Jessica ha ricoperto le pareti da bambina. La ragazza è diventata
un’artista, un’autrice-illustratrice di libri bestseller per
bambini, ma quei disegni, oltre ad alcuni criptici messaggi
scarabocchiati, contengono indizi sul grande mistero. Così come un
personaggio dei libri di Jessica, Simon il ragno (il nemico di
Molly, Millipede), che prende vita come un incubo oversize.
La perdita del dono della sintesi
nell’horror contemporaneo
La nuova narrazione dunque non solo
perde la compente più efficace della narrazione, ovvero la
semplicità, ma anche il dono della sintesi. La storia del cinema
dell’orrore è stracolma di esempi eccellenti di narrazione che fa
della sintesi il maggior “effetto speciale”. Basti pensare agli
schemi dietro a horror di successo come Nightmare e Halloween e il suo protagonista Michael Mayers presto tornerà a spaventarci
tutto
sul piccolo schermo.
In questo contesto produttivo che
mira a costruire film eccessivamente complessi si inserisce
Imaginary, un film godibile che non si accontenta
di spaventare ma ambisce a radicare la sua complessa macchinazione
in dinamiche sociali e traumi familiari. Se nell’evoluzione
generale della narrazione questo elemento conferisce al film un
espediente solido, al tempo stesso lo espone al punto più debole
della pellicola: i dialoghi. L’eccessiva radicazione
nell’introspezione dei personaggi conduce il film su binari a
tratti troppo enfatizzati che mostrano gli evidenti limiti della
scrittura.
Piuttosto che far parlare troppo
spesso i personaggi, i narratori avrebbero dovuto radicare
maggiormente la storia di Imaginary in un
sentimento fondato sulla psicologia che lega i bambini agli
amici immaginari che si inventano, tralasciando alcune scene
tipiche da ghoststory che poco rendono in termini di paura in un
contesto del genere.
Se da un lato la debolezza del film
è la dinamica familiare poco approfondita, l’aspetto più
marcatamente fantasy e soprannaturale del film è l’elemento che
conferisce alla pellicola un buon finale, che serve a unire i punti
e a regalarci un quadro non troppo esaustivo di tutta la storia
alla base di Imaginary. Il mondo immaginato nel
finale del film fa ovviamente eco ad altri mondi visti sia al
cinema che in film della BLUMHOUSE, su tutti l’oltretomba di
Insidious. Tuttavia grazie ad elementi molto
evocativi e ad un suggestivo utilizzo del colore, il mondo
immaginario del film legato ad elementi tipici dell’infanzia di
ogni bambini ci regalano momenti di puro godimento orrorifico.
Tuttavia, si sa di essere nelle mani
di un professionista del cinema horror quando compare Betty
Buckley, con occhiali oversize e capelli raccolti da donna
di mezza età della periferia medio-americana, e con un sorrisetto
invadente, nei panni di Gloria, l’impicciona vicina di casa che
faceva da babysitter a Jessica quando era piccola. È grazie a
questo personaggio che Jessica riesce a tornare indietro alla sua
infanzia e a portarci in questo mondo degli amici immaginari che è
probabilmente la parte migliore del film.
Dune – Parte
Due (qui
la nostra recensione) è al cinema dal 28
febbraio è sta continuando ad ottenere ottimi riscontri di
critica e
di incassi. Il film, come noto, è una fedele trasposizione
delle ultime due parti del romanzo di Frank
Herbert, anche se apporta alcune significative modifiche.
La più importante tra queste è probabilmente quella legata al
personaggio di Alia Atredies (Anya
Taylor-Joy), la sorella minore di Paul Atredies
(Timothée
Chalamet). Mentre Alia nasce durante il salto
temporale di diversi anni presente nel libro e gioca un ruolo
importante nell’atto finale come una giovane bambina, in
Dune –
Parte Due non è invece ancora nata e gli unici momenti
a lei dedicati sono le conversazioni dal grembo con la madre
Jessica Atredies (Rebecca
Ferguson), oltre a un flash forward su di lei da
adulta.
In una recente intervista con
Inverse, il co-sceneggiatore di
Dune –
Parte Due, il co-sceneggiatore Jon
Spaihts ha parlato di questa decisione, sostenendo che è
stata presa per una serie di motivi. “Eravamo un po’ diffidenti
nei confronti di quella bambina parlante, come fosse una
distrazione nel mezzo del film“, ha detto Spaihts. “È una
cosa difficile da realizzare su pellicola. Permettere un lasso di
tempo così lungo avrebbe inevitabilmente raffreddato le passioni
della Prima Parte. Se la morte di Duke Leto fosse avvenuta anni e
anni fa, si sarebbe attenuato il trauma persistente che tutti i
personaggi stavano provando. Volevamo che il calore della loro
passione fosse fresco e che le loro ferite fossero
fresche“.
“Jessica parla dunque con una
specie di fantasma dentro di lei e cammina nel mondo dei Fremen in
un apparente stato di follia, parlando con qualcuno che non c’era.
E ci è piaciuto molto il dramma di questa situazione. Il regista
Denis Villeneuve era impegnato nella sfida visiva di rappresentare
questo piccolo adulto prematuro nell’utero, avvolto in una luce
rosa perlacea e fluttuante in un fluido“. Questo nuovo film si
svolge infatti solo pochi mesi dopo gli eventi del precedente
lungometraggio, ma è estremamente probabile che Alia Atreides possa
affermarsi come un personaggio centrale e presente in scena in
Dune – Parte Tre.
“Questo film successivo
esplorerà il mitico viaggio di Paul Atreides mentre si unisce a
Chani e ai Fremen mentre è su un sentiero di guerra di vendetta
contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia“, si
legge nella sinossi ufficiale. “Di fronte alla scelta tra
l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, tenta
di prevenire un futuro terribile che solo lui può
prevedere.”
Dune: Parte
Due è diretto da Villeneuve da una sceneggiatura che
ha scritto insieme a Jon Spaihts. Il film è basato sull’innovativo
romanzo di fantascienza Dune
del 1965 di Frank Herbert. Il secondo capitolo continuerà la storia
di Dune: Parte
Uno, che, nonostante la sua controversa uscita, è
stato un solido successo al botteghino nel 2021, incassando oltre
402 milioni di dollari su un budget di produzione stimato di 165
milioni di dollari. Tuttavia, WB ha sicuramente maggiori speranze
per il sequel, che potrà trarre vantaggio da un’uscita globale su
larga scala in formati standard e premium, incluso IMAX.
Uscito a novembre in sala, The
Marvels (qui
la recensione) ha guadagnato appena 206,1 milioni di dollari al
botteghino mondiale, ben lontano dagli 1,1 miliardi di dollari del
suo predecessore del 2019, Captain
Marvel. Il sequel ha riunito Carol Danvers, Kamala
Khan e Monica Rambeau per un team-up divertente, anche se
dimenticabile. Le recensioni sono state per lo più positive, ma la
sua scarsa performance al botteghino farà probabilmente sì che i
Marvel Studios si allontanino dall’idea di
realizzare un terzo capitolo.
Parlando con People, l’interprete di Monica
Rambeau, Teyonah Parris ha condiviso la sua
opinione sui fallimenti finanziari di The
Marvels. “Penso che si sia parlato molto e che la
gente non l’abbia visto“, dice l’attrice. “Quindi è
frustrante, quando le persone commentano cose di cui non hanno
realmente fatto esperienza“. L’attrice ha aggiunto che “ci
sono molte persone che hanno dedicato molto del loro tempo, del
loro spirito e del loro talento a portare avanti questo
progetto“.
“Spero che la gente faccia un
tentativo, vedendolo o rivedendolo. Se non vi piacciono i primi 10
o 15 minuti, è giusto così. Il vostro tempo è prezioso. Ma noi
facciamo questi film in modo che possano essere una fuga dal mondo
reale in un momento di leggerezza, gioia e fantasia“. “Non
deve piacervi per forza qualcosa“, ha aggiunto l’attrice,
“ma dategli una possibilità vedendolo e formandovi una vostra
opinione. E se lo avete fatto, allora è giusto. È così che vi
sentite, e io non posso negarvelo“.
Il sequel con protagonista il premio
Oscar Brie
Larson, è sceneggiato da Megan
McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata serie
WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non sono tornati dietro la macchina da presa: il
sequel, infatti, è diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman.
Nel cast ci sono anche Iman Vellani(Ms.
Marvel)
e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già
apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreta il villain principale. Il film
è uscito in sala dall’ 8novembre
2023 ed è su Disney+ dal
7 febbraio.
Non sono stati rilasciati dettagli
sulla trama dell’imminente Jurassic
World 4, anche se si dice che si tratterà in gran
parte di un nuovo reset per la serie, che non si appoggerà ai
personaggi dei film precedenti. La star Sam Neill ha fatto eco a queste osservazioni
affermando che il suo coinvolgimento nel franchise appartiene ormai
al passato. Non solo ha escluso un ritorno alla serie, ma ha anche
detto di essere ignaro di ciò che potrebbe accadere nel prossimo
film, proprio come lo sono i fan.
“So solo quello che vedo sui
social media, che non guardo quasi mai. Non ho la minima idea di
cosa stiano pensando gli altri“, ha confermato Neill a
Forbes. “Ovviamente so
giocare a tennis, come si vede nella serie, ma per quanto riguarda
la fuga dai dinosauri, forse questo è quanto“. Neill è apparso
nell’originale Jurassic Park del 1993 nel ruolo del dottor Alan
Grant, ruolo che avrebbe poi ripreso in Jurassic Park III. Questo film, che segna il primo
capitolo non basato sugli scritti dell’autore Michael Crichton, non
è stato all’altezza dei suoi predecessori, sia per la critica che
per il pubblico.
Più di dieci anni dopo, Colin
Trevorrow è subentrato come regista della serie per Jurassic World e con il terzo capitolo di questa
nuova trilogia, Jurassic World: Il dominio, Neill ha
ripreso nuovamente il ruolo di Alan Grant. Sembra però quella
potrebbe rimanere l’ultima incursione dell’attore nel franchise, se
davvero si dovesse decidere di seguire una strada che porta verso
nuovi orizzonti narrativi e nuovi personaggi. Ad ora, sappiamo solo
che Jurassic
World 4 sarà diretto da Gareth
Edwards e uscirà il 2 luglio 2025.
Sebbene non siano ancora state
rivelate informazioni ufficiali sulla trama del nuovo Jurassic
World 4, la scrittura della sceneggiatura da parte di
Koepp suggerisce che il film potrebbe tornare alle origini del
franchise. Koepp non solo ha scritto l’acclamato originale del 1993
di Steven Spielberg, ma anche il suo sequel del
1997, Il mondo perduto: Jurassic Park. Non essendo previsto
il ritorno di membri del cast storico come Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum, né di nuovi membri del cast di
Jurassic World come Chris Pratt e Bryce Dallas Howard, il prossimo sequel
potrebbe aprire la strada a una nuova era per il franchise.
Anche l’assunzione di Gareth
Edwards fornisce qualche indicazione su ciò che potrebbe
accadere in futuro. Edwards, che ha diretto anche Godzilla
del 2014, ha anni di esperienza come artista VFX e questo è
certamente uno dei motivi principali per cui tutti i suoi film
presentano immagini CGI mozzafiato. The
Creator, ad esempio, presenta un lavoro VFX
straordinario ed è stato realizzato con un budget inferiore alla
metà di quello di un tipico film del MCU, il che
suggerisce che Jurassic
World 4potrebbe avere una delle
migliori CGI del franchise di sempre.
Le informazioni sulla trama possono
essere scarse, ma il finale di Jurassic World: Il Dominio potrebbe in un certo senso
aver preparato gli eventi del prossimo sequel. Il film si conclude
con gli esseri umani e i dinosauri che vivono fianco a fianco, e il
prossimo film potrebbe riprendere proprio da qui, solo con nuovi
personaggi. Con l’avvicinarsi della data di inizio delle riprese, è
comunque probabile che nei prossimi mesi vengano rivelate ulteriori
informazioni sulla trama di Jurassic
World 4, ma anche sugli attori principali che
comporranno il cast. Il film è previsto in sala per il 2
luglio 2025.
Le riprese di Daredevil:
Born Again sono in corso da un po’ di tempo ormai, ma
a quanto pare alcuni casting per determinati episodi sono ancora in
corso. Secondo l’insider Daniel Richtman, infatti, i Marvel Studios sarebbero attualmente alla
ricerca di attori per interpretare quattro personaggi transgender
che avranno un ruolo significativo in almeno un episodio della
serie Disney+. Idealmente questi personaggi
potrebbero essere coinvolti in uno dei casi di Matt Murdock, ma
questa è una pura speculazione da parte nostra.
Durante un’apparizione all’Awesome
Con, invece, Charlie Cox è stato interpellato sulla
possibilità che Deborah Ann Woll e Elden
Henson riprendano i ruoli di Karen Page e
Foggy Nelson dall’ormai defunto show di Netflix a questa nuova serie. L’attore ha confermato
che la decisione di riportare i migliori amici di Murdock è stata
presa solo dopo il ritorno della serie dalla pausa per sciopero, in
mezzo alla grande revisione creativa a cui è andata incontro nei
mesi precedenti.
“Quando siamo tornati a girare e
sono stati fatti dei cambiamenti, è stato chiaro che Foggy e Karen
dovevano essere il cuore pulsante del nostro show. Lo sono sempre
stati. Quindi è davvero speciale riaverli con noi“. I fan
saranno certamente felici di questa notizia, essendo Karen Page e
Foggy Nelson due personaggi molto amati della serie Netflix. Non
resta ora che avere maggior notizie riguardo Daredevil:
Born Again. Di seguito, ecco il video dove Cox
conferma il ritorno dei due colleghi:
Lo sceneggiatore di The Punisher,
Dario Scardapane, sarebbe salito a bordo come nuovo showrunner
della serie Daredevil:
Born Again, ma la notizia non è ancora stata
ufficializzata.
I dettagli specifici della trama
sono ancora nascosti, ma sappiamo che Daredevil:
Born Again vedrà Matt Murdock/Daredevil
(Charlie
Cox) confrontarsi con la sua vecchia nemesi
Kingpin (Vincent
D’Onofrio), che abbiamo visto tornare di corsa a New
York nel finale di stagione di Echo. È probabile che Fisk sia in corsa per
la carica di sindaco di New York o che sia già stato nominato a
tale carica quando la storia prenderà il via.
Non è previsto che la serie
Daredevil:
Born Again si protragga per i 18 episodi inizialmente
annunciati. Secondo una recente indiscrezione, la serie dovrebbe
andare in onda per 9 (forse 6)
episodi prima di fare una pausa a metà stagione. Daredevil:
Born Again non ha ancora una data di uscita
ufficiale, ma è ancora inserita nel calendario aggiornato della
Disney per il 2024.
Dopo numerose speculazioni a
riguardo, alcuni rumor suggeriscono che Ryan Gosling si sarebbe ufficialmente unito al
Marvel Cinematic Universe.
L’indiscrezione proviene dall’account Twitter dello scooper
@MyTimeToShineHello, che si
pensa sia un dipendente della Disney o della Marvel o forse un account gestito
da una società di pubbliche relazioni. Ad ogni modo, il post
diffuso riporta che “Ryan Gosling è stato scritturato nel
MCU“. La notizia, al momento,
è assolutamente non confermata da fonti ufficiali ed è pertanto da
ritenere solamente come un rumor tutto da verificare.
Di un possibile coinvolgimento di
Ryan Gosling con il MCU si era già parlato anche a
dicembre 2023, dove si riportava che
avrebbe avuto un incontro con Kevin
Feigeper il suo coinvolgimento in un qualche
progetto Marvel. Naturalmente tali rumor
hanno portato all’aprirsi di una serie di speculazioni relative a
chi Gosling potrebbe interpretare nel MCU. Tra i personaggi più citati ci
sono Nova, Ghost Rider e
Dottor Destino. Quest’ultimo è reso più probabile
dall’attuale realizzazione di Fantastici
Quattro, per il quale ad oggi non si ha un attore
legato a tale personaggio.
Ryan Gosling: dove vedremo prossimamente l’attore?
Reduce dall’interpretazione di Ken
in Barbie,
che lo ha portato a guadagnare la sua terza nomination agli Oscar,
stavolta come Miglior attore non protagonista, Gosling sarà
prossimamente al cinema dal 1° maggio con The Fall
Guy, film la cui sinossi recita: “Colt Seavers è
uno stuntman e, come tutti nella comunità degli stuntman, viene
fatto saltare in aria, colpito da colpi di arma da fuoco,
schiantato, lanciato attraverso le finestre e lasciato cadere
dall’altezza più alta, tutto per il divertimento del pubblico. E
ora, reduce da un incidente che ha quasi messo fine alla sua
carriera, questo eroe della classe operaia deve rintracciare una
star del cinema scomparsa, risolvere una cospirazione e cercare di
riconquistare l’amore della sua vita mentre continua a svolgere il
suo lavoro quotidiano. Cosa potrebbe andare bene?“
Rebel Moon – Parte
1: Figlia del Fuoco (qui
la recensione) , il primo film dell’epopea fantascientifica in
due parti di Zack Snyder, è stato praticamente
fatto a pezzi dalla critica quando è stato presentato su Netflix lo scorso dicembre. Con uno spaventoso 21% su
Rotten Tomatoes, il consenso della critica recita: “Rebel Moon: Parte 1
– Figlia del Fuoco dimostra che Zack Snyder non ha perso il suo
estro visivo, ma l’estetica non è sufficiente a compensare una
trama fatta di vari tropi sci-fi/fantasy“. Benché il film sia
stato
tra i più visti dell’anno sulla piattaforma, il consenso è
dunque molto basso.
come spesso accade con i film di
Snyder, però, anche questo ha la sua parte di difensori. Proprio a
Snyder è stato chiesto di parlare dell’accoglienza negativa di
Rebel Moon:
Parte 1 – Figlia del Fuoco durante un’intervista con
Empire. “Non ho una vera e
propria risposta a riguardo“, ha detto il regista. “Per
qualsiasi motivo, la reazione ai miei film è sempre molto
polarizzata, e lo è sempre stata. Il film non sembra contenere
molto che possa giustificare reazioni così viscerali“. Non
resta ora che attendere il sequel Rebel Moon – Parte 2: La sfregiatrice, in
arrivo il 19 aprile, per scoprire se sarà accolto
in modo migliore.
La trama di Rebel Moon – Parte
1: Figlia del Fuoco di Zack Snyder
La sinossi del film di Zack Snyder recita: dopo essersi schiantata
su una luna ai confini dell’universo, Kora (Sofia
Boutella), una misteriosa straniera dal passato
enigmatico, inizia una nuova vita in un insediamento pacifico di
agricoltori. Presto però diventerà la loro unica speranza di
salvezza quando il tirannico Reggente Balisarius (Fra
Fee) e il suo crudele emissario l’Ammiraglio Noble
(Ed
Skrein) scoprono che i contadini senza volerlo hanno
venduto il loro raccolto ai Bloodaxe (Cleopatra
Coleman e Ray Fisher), leader di un
agguerrito gruppo di ribelli.
Assieme A Gunnar, un coltivatore dal cuore tenero e ignaro di cosa
sia una guerra, Kora riceve l’incarico di scovare i combattenti
pronti a rischiare la propria vita per la gente di Vedt.
Così i due raggiungono diversi mondi in cerca dei Bloodaxe e
riuniscono una piccola banda di guerrieri accomunati da tanta
voglia di redimersi: il pilota e killer mercenario Kai (Charlie
Hunnam), il leggendario Generale Titus (Djimon
Hounsou), l’esperta spadaccina Nemesis (Doona
Bae), il prigioniero dalle nobili origini Tarak
(Staz Nair) e Milius (E. Duffy),
una combattente della resistenza. Intanto a Veldt l’androide
protettore Jimmy (con la voce nell’originale di Anthony
Hopkins) si risveglia di nascosto con un nuovo
obiettivo. I rivoluzionari di questa nuova formazione devono però
imparare a fidarsi gli uni degli altri e unire le forze prime che
le truppe nemiche arrivino ad annientarli.
Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice
riprenderà l’epica saga di Kora e dei guerrieri sopravvissuti,
pronti a sacrificare tutto combattendo al fianco dei coraggiosi
abitanti di Veldt per difendere un villaggio un tempo pacifico dove
ha trovato rifugio chi ha perso la propria casa nella guerra contro
il Mondo Madre. Alla vigilia della battaglia i guerrieri devono
affrontare il proprio passato rivelando uno a uno il motivo per cui
combattono. Quando la scure del Regno si abbatte sulla nascente
ribellione, si formano legami indissolubili, emergono eroi e
nascono nuove leggende.
Star Wars: New Jedi Order (questo è l’attuale titolo
provvisorio) dovrebbe arrivare nelle sale nel 2026 o 2027, con
Daisy Ridley che riprenderà il ruolo di Rey
Skywalker dalla trilogia sequel di Star Wars. C’è dunque molta eccitazione per vedere
dove andrà a finire la storia di Rey e, in un’intervista a
Screen Rant, Ridley ha accennato ad alcuni cambiamenti
inaspettati per il suo personaggio in un film che dovrebbe fungere
da “Episodio X“. “Non mi sembrava che ci fosse una
pietra lasciata scoperta“, ha esordito. “Quindi, mi sono
sentita molto soddisfatta. Ho iniziato a 21 anni e adesso ne ho 31.
Mi sento diversa. Sarà interessante arrivare, personalmente, in una
zona diversa“.
“E poi, in questi anni trascorsi
dall’ultimo film, cosa è successo e dove ha portato Rey?“.
Durante un panel all’evento SXSW di questa domenica ad Austin,
invece, Ridley ha anche parlato apertamente dell’impatto che il suo
ruolo di Rey ha avuto sulla sua carriera e di cosa ha significato
il suo addio a Rey quando è uscito L’ascesa di Skywalker nel 2019. “Non c’erano molte
offerte in arrivo“, ha ammesso. “Non è che non ce ne
fossero. Ricordo di aver finito e di aver pensato: ‘Oh, è
tranquillo e strano’. Il periodo del Covid è stato un momento molto
strano per stare seduti in silenzio e, onestamente, per elaborare
il lutto di un periodo della mia vita“. Da allora, però,
Ridley dice che le cose sono migliorate.
“È stato molto impegnativo e
sorprendente e ho potuto fare tante cose diverse per tante persone
diverse. È stata un’esplorazione diversa di me stesso e della mia
carriera“. Riguardo al nuovo film, invece, i fan sono curiosi
di sapere quanti e quali altri personaggi torneranno dai sequel. I
commenti di Oscar Isaac e John
Boyega suggeriscono che i due attori non hanno alcun
interesse a tornare in Star
Wars, ma Ridley ha dichiarato che vorrebbe riunirsi con
quest’ultimo per esplorare il suo ruolo come Jedi. “Questo è al
di sopra delle mie possibilità“, ha detto ridendo. “Mi
piacerebbe molto vederlo, ma non è una decisione che spetta a
me“.
L’anno scorso, Daisy Ridley ha condiviso un aggiornamento
rivelando che Lucasfilm le ha parlato solo di un nuovo film
dedicato a Rey, con la porta aperta eventualmente per altre storie
ambientate in questo periodo della storia di Star
Wars.
“Conosco
la trama di un film. Questo non vuol dire che sia solo quella, ma è
quello che mi è stato detto. E immagino che sarà il prossimo film,
credo. Voglio dire, ancora una volta, non so, dopo gli scioperi e
tutto il resto, quanto velocemente tutto ricomincerà. Ma sì, per
ora conosco la storia di un film e credo che la gente sarà molto
eccitata”.
Gli unici dettagli confermati su
questo progetto di Star
Wars, ancora senza titolo, sono che sarà diretto da
SharmeenObaid-Chinoy e sarà
ambientato 15 anni dopo gli ultimi eventi della
Saga degli Skywalker. Ci riuniremo a Rey e seguiremo la storia
della ricostruzione del Nuovo Ordine Jedi e dei
poteri che si ergono per abbatterlo. Il ritorno di Rey ci porterà
il più lontano possibile dalla Saga degli Skywalker nel
“canone” e si spera che possa rispondere a molte delle domande
persistenti che avevamo dopo aver visto la trilogia sequel.
Il 29 febbraio James Gunn
ha annunciato l’inizio delle riprese di Superman
condividendo un primo sguardo al logo che adornerà il petto del
Clark Kent di David Corenswet. Chiaramente ispirato a
Kingdom Come, è questo un design che si è guadagnato
l’approvazione dei fan. Tuttavia, finché non vedremo l’intero
costume, è troppo presto per dire se la rivisitazione dell’iconico
aspetto dell’Uomo del Domani da parte dei DC Studios possa essere
considerata un successo.
Poiché Gunn ha confermato che non
parteciperà al Comic-Con di San Diego di quest’anno, al momento non
sappiamo quando sarà possibile vedere il costume completo. Secondo
Natalia Safran, moglie del co-CEO dei DC Studios
Peter Safran, questo non sarà rivelato “ancora
per un po’“. Ma ha poi aggiunto: “Ma presto, ed è così
bello!“. Come noto, nei mesi scorsi Gunn ha in più occasioni
ribadito come
il costume di Superman non sarebbe mai stato svelato prima delle
riprese, lasciando intendere che anche durante il corso di
queste non era certo che qualcosa venisse mostrato.
Il rischio che possano emergere in
rete foto e video dal set è però sempre alta e Gunn potrebbe quindi
decidere di battere sul tempo eventuali leak condividendo uno
scatto ufficiale di Corenswet in costume. Per quanto riguarda
filmati, come ad esempio il trailer, Gunn ha dichiarato improbabile
che questi vengano mostrati prima del 2025. Non resta a questo
punto che attendere per scoprire come e quando si potrà vedere il
costume per intero, avendo così modo di ammirare quello che sarà il
Superman cinematografico da qui ai prossimi anni.
“Superman racconta la storia del
viaggio di Superman per conciliare la sua eredità kryptoniana con
la sua educazione umana come Clark Kent di Smallville,
Kansas“, si legge nella sinossi ufficiale del
film. “È l’incarnazione della verità, della giustizia e
dello stile americano, guidato dalla gentilezza umana in un mondo
che vede la gentilezza come antiquata.” Il film uscirà al
cinema l’11 luglio 2025.
Superman avrà
come protagonisti anche Rachel
Brosnahan nel ruolo di Lois Lane e
Nicholas Hoult in quello di Lex Luthor, oltre a
Isabela Merced nel
ruolo di Hawkgirl, Edi Gathegi in quello di Mister
Terrific, Nathan Fillion in
quello della Lanterna Verde Guy Gardner e Anthony Carrigan in
quello di Metamorpho.
Più recentemente, Sara Sampaio ha firmato per interpretare
l’assistente/amante di Lex, Eve Teschmacher, e Skyler
Gisondo è stato scritturato per il ruolo di Jimmy
Olsen.Sono attesi anche i membri della squadra di antieroi
The Authority e María Gabriela de
Faría (Animal Control) è stata scritturata per il ruolo di
Angela Spica/The Engineer. Si dice anche che la
Supergirl di Milly Alcock farà il suo debutto prima del suo
film su
Supergirl: Woman of Tomorrow, ma non è ancora
stato confermato.
Nelle gare automobilistiche, quando
si perde è sempre contro qualcun altro. Nel rally, invece, quando
si perde lo si fa contro il tempo e dunque contro sé stessi. È
questa la spiegazione che il Cesare Fiorio
interpretato da Riccardo Scamarcio dà in Race for
Glory: Audi vs. Lancia, quando gli chiedono di spiegare
quale sia la posta in gioco e cosa distingue questo sport da altri
apparentemente simili. Nonostante il sottotitolo rimandi alla
celebre rivalità tra la Audi e la Lancia che ha avuto il suo
culmine nel 1983, il film diretto da Stefano Mordini (Pericle
il nero, La scuola cattolica) ha dunque come principale
antagonista il tempo, contro cui Fiorio è chiamato a combattere su
più fronti.
Mordini, lo sceneggiatore
Filippo Bologna (Perfetti
sconosciuti) e lo stesso Riccardo Scamarcio (anche produttore del film)
rielaborano dunque la vicenda di Fiorio e di quell’agguerrita
stagione del campionato da questo preciso punto di vista: quella
sfida contro il tempo che ha costretto a fare di necessità virtù,
circondandosi di persone la cui unica paura è quella di perdere e
attraverso la quale si è ribadita quell’arte di arrangiarsi e
quella caparbietà tutta italiana che tante volte si è manifestata
con successo nel corso della storia. Race for Glory: Audi
vs. Lanciaè dunque prima di tutto una
storia di uomini disposti a tutto pur di raggiungere un sogno,
anche sacrificare la propria vita.
Daniel Brühl e Riccardo Scamarcio in una scena di Race for Glory:
Audi vs. Lancia. Photo Credit: Matteo Leonetti
La trama di Race for Glory: Audi vs. Lancia
Il racconto si svolge nel 1983,
l’anno in cui per il rally si fece la storia, in cui lo sfavorito
team Lancia, guidato dal carismatico Cesare Fiorio
(Riccardo
Scamarcio), affronta il potente team Audi, guidato dal
formidabile Roland Gumpert (Daniel
Brühl), in una delle più grandi rivalità della storia
dello sport. Con cuore, passione e capacità da fuoriclasse, Fiorio
riesce a mettere insieme una squadra insolita, convincendo anche il
campione Walter Röhrl (Volker
Bruch) a guidare per la Lancia. Utilizzando tutti i
trucchi a sua disposizione e piegando le regole, Fiorio si addentra
in territori pericolosi, dentro e fuori la pista, per una vittoria
che sembra però essere impossibile.
L’astuzia di Cesare Fiorio
Chi conosce la storia della Lancia e
di Cesare Fiorio saprà che ci sono stati numerosi momenti
importanti che potevano essere raccontati sul grande schermo, ma ad
aver portato a prediligere quello proposto con Race for
Glory: Audi vs. Lanciaè il fatto che il
1983 segnò un anno di svolta, che portò Fiorio e la Lancia
dall’essere degli outsider all’essere dei vincenti. Una dinamica
simile a quella raccontata in
Le Mans ’66 – La grande sfida (titolo originale:
Ford vs. Ferrari), il film con Matt Damon e Christian Bale incentrato
sulla volontà della Ford di sconfiggere la Ferrari per riguadagnare
prestigio. Anche in questo caso, la sfida che si svolge sulla
pista è in realtà solo l’ultimo di una serie di conflitti che si
giocano ben prima della gara.
Nel film Fiorio deve infatti cercare
di far combaciare le proprie ambizioni con le disponibilità
tecniche ed economiche di cui dispone e alla luce delle quali darà
prova di grande astuzia. Episodi come lo spostamento da un
parcheggio all’altro delle Lancia o della rimozione del ghiaccio
dalle strade con relativo spargimento di sale sono solo due
brillanti esempi di questa sua dote. Race for Glory: Audi
vs. Lanciacelebra dunque Fiorio
prensentandocelo come un personaggio capace di adattarsi e trovare
sempre un percorso alternativo per giungere a quella vittoria tanto
ardentemente desiderata. Così facendo, si ha a che fare con un
protagonista carismatico e accattivante, che si segue con
interesse.
Katie Clarkson-Hill e Riccardo Scamarcio in una scena di Race for
Glory: Audi vs. Lancia. Photo Credit: Matteo Leonetti
Race for Glory: Audi vs. Lancia e
il suo approccio al mondo del rally
Nel raccontare lo svolgersi del
campionato e degli stratagemmi messi in atto da Fiorio non mancano
certo alcuni dettagli stonati, come la superflua presenza della
giornalista che dialoga con Fiorio, utile principalmente a far
emergere una serie di aspetti del protagonista che potevano in
realtà essere benissimo raccontati in altro modo. O ancora la
presenza di alcuni dialoghi un po’ artificiosi. Elementi che dunque
spezzano in parte l’attenzione o il ritmo, senza però che questo
infici significativamente nella riuscita complessiva del film.
Race for Glory: Audi vs. Lancia è infatti capace
di riguadagnare posizioni grazie ad un approccio che mira a
restituire il rapporto tra le auto da rally con l’ambiente e con il
pubblico.
Mordini sceglie infatti di bandire
una certa pulizia formale per prediligere invece lo sporco, il
sudore, la fatica, la polvere che si solleva in aria allo
sfrecciare delle auto. Un montaggio serrato che alterna totali
della corsa a dettagli degli occhi degli autisti restituisce infine
quel senso di prossimità necessario a sviluppare un certo
coinvolgimento. A fare il resto ci pensano gli attori,
Riccardo Scamarcio in primis, che si pone con
generosità nei panni di Fiorio esaltandone tutte le qualità umane.
Ma sono – come si diceva in apertura – le dinamiche oltre le gare
automobilistiche su cui si concentra il film a renderlo
interessante, specialmente per chi è un appassionato di questi
sport, dove l’adrenalina diventa un vero e proprio antidoto alla
morte.
Netflix ha diffuso il teaser trailer di
Atlas,
il nuovo film originale Netflix
di Fantascienza che vede protagonista assoluta Jennifer Lopez.
Diretto da Brad Peyton
(San
Andreas), il film segue Atlas Shepherd
(Lopez), “un’analista di dati brillante ma misantropica con una
profonda sfiducia nei confronti dell’intelligenza artificiale,
mentre si unisce a una squadra incaricata di catturare un robot
rinnegato con cui lei condivide una storia complicata. Quando
le cose vanno male, però, “l’unica speranza di Atlas di salvare il
futuro dell’umanità dall’intelligenza artificiale è fidarsi di
essa”.
Sebbene il teaser, che potete
vedere qui sopra, non riveli molto, vediamo un montaggio di Atlas
che si prepara per il suo viaggio fuori dallo spazio e un gruppo di
tute high-tech che ricordano quelle della serie di videogiochi
Titanfall. (È interessante notare che il modello
originale dei mech nella storia del gioco si chiamava
Atlas, anche se per il momento il collegamento con
il film sembra solo casuale).
“Controllo missione, qui Atlas
Shepherd“, recita il personaggio di Jennifer Lopez attraverso un sistema di
comunicazione nel promo, dopo essere rimasta bloccata su un pianeta
apparentemente senza vita. “Mi sentite?” La cantante e
attrice non è nuova ai film di Netflix: solo l’anno scorso ha
interpretato un’ex agente dell’esercito americano che cerca di
salvare la figlia rapita in The
Mother.
Atlas
sarà disponibile in streaming dal 24 maggio. Nell’attesa, date
un’occhiata alle nostre scelte dei migliori film di Netflix
disponibili per la visione in questo momento, o alla nostra
ripartizione dei film più interessanti in arrivo.
La 96esima edizione degli Academy
Awards è stata caratterizzata da
molti momenti memorabili. Infatti, ha ottenuto il più alto
indice di gradimento per una cerimonia degli Oscar da quattro anni
a questa parte. Uno dei momenti più discussi dello spettacolo è
stata l’interpretazione di Ryan Gosling di “I’m Just
Ken“, il brano candidato come Miglior canzone originale
per il film Barbie.
Proprio parlando di quella colorata e vivace esibizione, che ha
fatto ballare e cantare l’intero Dolby Theater, Gosling ha
recentemente rivelato che le sue due figlie, insieme all’attrice
Eva Mendes, hanno assistito alle prove generali
della performance e gli hanno dato alcuni consigli.
“È stato fantastico“, ha
detto Gosling a People quando gli è stato
chiesto della sua performance. “È stato molto divertente perché
sono venute alla prova generale il giorno prima e quindi erano in
prima fila”. “Mi hanno dato dei consigli e degli appunti,
tutti ottimi“, ha aggiunto. “Sono una parte importante di
questo lavoro per me… è stato l’interesse delle mie figlie per
Barbie e il disinteresse per Ken che mi ha spinto a
fare questo lavoro. È stato bellissimo averle lì alla fine“.
Molly McNearney, che ha prodotto gli Academy
Awards di quest’anno, ha poi rivelato che la performance è stata
un’idea di Gosling.
“Ryan Gosling è un vero
professionista, quell’uomo – ci siamo incontrati con lui su Zooms
mesi fa, parlando di quella performance“, ha detto McNearney.
“Greta
Gerwig ha contribuito anche dal punto di vista creativo. Si è
impegnato moltissimo. La sua coreografa, Mandy Moore, è
eccezionale: ha partecipato a tutte le telefonate. E anche Mark
Ronson“. “È da lì che sono nati il vestito rosa e tutti
gli altri in nero, e le scale sul retro. E abbiamo fatto un omaggio
alle ragazze candelabro: Avevamo uomini Ken-delabra“. La
performance si è poi rivelata uno dei momenti migliori della serata
e se anche il brano non ha vinto l’Oscar, ha comunque vinto i cuori
dei presenti.
È passato un mese da quando Madame
Web ha fatto il suo debutto nelle sale, offrendo una
visione molto diversa del mito Marvel Comics. Il film, ambientato
nell’Universo Spider-Man della Sony, ruota attorno a quattro delle
eroine meno conosciute dell’Uomo Ragno della Marvel, e finora ha avuto un
riscontro critico e finanziario piuttosto singolare. In una recente
intervista con il Los Angeles Times, l’attrice di
Julia Cornwall, Sydney Sweeney, ha riflettuto sull’accoglienza
riservata finora al film.
“Sono stata appena ingaggiata
come attrice, quindi ero coinvolta nell’avventura a prescindere da
qualsiasi cosa sarebbe successa“, ha spiegato Sweeney,
ribadendo come il suo ruolo si limita all’interpretare il
personaggio interpretato e lasciando intendere di non aver avuto
voce su altri aspetti del film. Naturalmente, il flop del film
difficilmente avrà un’influenza negativa sulla carriera
dell’attrice, reduce dal grande successo economico di Tutti
tranne te e attesa prossimamente nell’horror Immaculate.
Madame
Web è la storia delle origini di una delle eroine più
enigmatiche dei fumetti Marvel. Dakota Johnson interpreta la
protagonista, Cassandra Webb, un paramedico di Manhattan con poteri
di chiaroveggenza. Costretta a confrontarsi con alcune rivelazioni
del suo passato, stringe un legame con tre giovani donne destinate
a un futuro straordinario ma che dovranno sopravvivere a un
presente pieno di minacce.
Il film è basato su un personaggio
del mondo dei fumetti Marvel creato da
Dennis O’Neil e John Romita Jr.
Il film è diretto da S. J. Clarkson (Orange Is
the New Black, Jessica Jones, Anatomy of a Scandal)
da una sceneggiatura di Claire Parker e S.
J. Clarkson e interpretato da Dakota Johnson, nel ruolo di protagonista,
insieme a
Sydney Sweeney, Celeste O’Connor,
Isabela Merced, Tahar Rahim, Mike Epps,
Emma Roberts e Adam Scott. Madame
Web è nelle sale italiane dal 14 febbraio 2024
prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.
Ecco la nostra intervista ai
protagonisti di
Race for Glory: Audi vs Lancia, il regista
Stefano Mordini, il protagonista e produttore
Riccardo Scamarcio, l’interprete
Volker Bruch. Il film arriva in sala il 14 marzo
distribuito da Medusa.
Race for Glory: Audi vs Lancia racconta la storia
della faida tra Audi e Lancia durante il Campionato del mondo di
rally del 1983. Il film è diretto da Stefano
Mordini e vede protagonisti Riccardo
Scamarcio, Volker Bruch
e Daniel
Brühl, e si basa su una sceneggiatura scritta da
Filippo Bologna, Stefano Mordini e
Riccardo Scamarcio.
Nuove indiscrezioni relative al
Marvel Cinematic Universe
sono emerse in rete, con diversi scoopers che hanno condiviso
aggiornamenti su vari progetti in arrivo. Cominciamo con il
generalmente affidabile Daniel
Richtman, che sostiene che l’approccio “qualità
più che quantità” che i Marvel Studios intendono adottare per il
futuro del MCU dopo la scarsa
performance di Ant-Man and the Wasp: Quantumania e The
Marvels ha portato ad accantonare per il momento il
previsto sequel di Eternals, ad oggi semplicemente
noto come Eternals 2.
Si dice che lo studio stia infatti
puntando tutto su “successi garantiti”, il che significa che molto
probabilmente non vedremo un quarto film di Ant-Man
o un seguito diretto di The
Marvels. Per quanto riguarda l’imminente reboot di
Blade, @CanWeGetSomeToast riporta che
il film è attualmente in fase di rielaborazione da parte dello
sceneggiatore Michael Green (Logan)
e non sarà più un film d’epoca. Le riprese dovrebbero svolgersi nel
Regno Unito.
Secondo recenti indiscrezioni,
infine, l’ex Uomo d’Acciaio Henry Cavill sarebbe entrato a far parte del
MCU in un ruolo segreto, e Giant Freakin’ Robot ritiene di
sapere quale personaggio interpreterà. Secondo il sito, Cavill
ricoprirà infatti una variante multiverso di Logan in Deadpool &
Wolverine. Il sito riporta di aver appreso che nel
film l’attore indosserà “un lungo cappotto marrone“, cosa
che spinge appunto a pensare a questa possibile variante.
Tutto quello che sappiamo sul film
MCU Deadpool & Wolverine
Deadpool &
Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di
Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia
dell’atteso progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool &
Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione
della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di
Reynolds si siano svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men
della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e
Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Una voce recente afferma che anche
Liev Schreiber
sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo,
Morena Baccarin
(Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie
Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e
Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni
dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in
franchising Emma Corrin (The
Crown) e Matthew
Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un
recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente
Mobius (Owen Wilson) e
Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool &
Wolverineuscirà nei cinema il 26 luglio
2024.
Dopo mesi di attesa, finalmente è
arrivato anche nelle sale italiane Oppenheimer (qui
la recensione), nuovo film di Christopher Nolan che costruisce il suo
discorso narrativo attorno a una delle figure più affascinanti del
XX secolo: il fisico Robert Oppenheimer
(Cillian
Murphy), ossia l’uomo che inventò la bomba atomica. La
pellicola del regista londinese è colma di significati e, oltre a
restituire un impeccabile ritratto del fisico statunitense,
affronta tematiche ancora molto attuali, come la minaccia del
nucleare e il peso del progresso tecnologico, seppur questo sia
intrinseco all’evoluzione dell’umanità.
Il suo finale, però, non può
racchiudersi in una sola e specifica definizione, ma di sicuro non
è propriamente felice, perché realizza quanto sia stato l’uomo
stesso, in questo caso rappresentato da Oppenheimer, a plasmare
un’arma in grado di distruggere la realtà in cui egli stesso vive.
Una cosa però è certa: il film finisce come inizia, ossia con una
visione brutale e senza filtri del mondo dopo la bomba. Ma
cerchiamo di spiegare meglio il finale, capendo
anche tutti i suoi significati, non proprio nascosti.
Cosa succede alla fine di
Oppenheimer?
Il finale di
Oppenheimer inizia a prendere forma dopo
il test Trinity. Tutto, in realtà, ruota attorno alla prima
detonazione della bomba atomica, dagli eventi del passato sino a
quelli del futuro. Quello che accade in seguito a quel momento è in
risposta alla creazione di quell’arma tanto potente quanto
spaventosa.
All’inizio della costruzione
dell’impianto di Los Alamos, c’è una scena in cui Isidor Isaac
Rabi, amico e collega di Oppenheimer, si oppone al
progetto di mettere a punto una bomba, dicendogli che i militari
stanno usando gli scienziati solo come strumenti. Ultimato il test
Trinity, il pubblico assiste all’avverarsi delle parole di Rabi: il
generale Leslie Groves (Matt
Damon), che prima era stato uno dei più forti
sostenitori di Oppenheimer, alla fine lo respinge.
Promette di tenere il direttore aggiornato sui bombardamenti in
Giappone, ma il suo tono fa capire quanto le sue parole non siano
reali e veritiere.
Più tardi, dopo gli atroci attacchi
su Hiroshima e Nagasaki, Oppenheimer si reca dal
Presidente Harry S. Truman (Gary
Oldman) per chiedere l’introduzione di regolamenti
internazionali e di divieti severi sull’uso di ulteriori armi
atomiche, ma il Presidente lo deride e alla fine lo manda via.
Questo dà inizio a uno scontro con il governo degli Stati Uniti,
che alla fine renderà Oppenheimer nemico numero uno di Lewis
Strauss.
La rivalità fra Strauss (Robert
Downey Jr.) e Oppenheimer nell’atto
finale si accende parecchio. Il primo diventa una sorta di super
cattivo, in quanto viene a galla che è stato proprio lui ad
orchestrare le udienze per revocare l’autorizzazione di sicurezza
del fisico. Nonostante il film non approfondisca l’astio fra i due
uomini, assistiamo comunque allo sviluppo della loro relazione.
All’inizio, Strauss cerca di corteggiare
Oppenheimer affinché presieda l’Institute for
Advanced Study di Princeton dopo la guerra.
Oppenheimer, poi,
si trova a metterlo in imbarazzo in diverse occasioni, generalmente
legate alla sua opposizione alla bomba a idrogeno, di cui Strauss è
invece grande sostenitore. Pur riuscendo ad allontanare
Oppenheimer dalla scena politica, Strauss si
ritrova comunque a bocca asciutta, in quanto gli viene negata dal
Presidente Kennedy la nomina a Segretario del Commercio, mettendo
un punto alla sua carriera politica. Inoltre, oltre a essere
ricordato come l’uomo che ha fatto della distruzione di
Oppenheimer la sua missione, Strauss rappresenta
un tipo opposto di figura storica.
Lui, infatti, desidera essere
ricordato, vuole lasciare la sua eterna firma nel mondo, ed è
ossessionato da come gli altri possano vederlo. A fargli da
contraltare invece c’è Oppenheimer, il quale viene
reso famoso a prescindere se gli piaccia o meno esserlo, poiché le
sue azioni, che per alcuni lo fanno essere un eroe e per altri un
cattivo, contribuiscono a renderlo qualcuno, cosa che a Strauss non
accadrà mai pur volendolo.
Il processo a Oppenheimer
Christopher Nolan costruisce il suo
Oppenheimer principalmente attraverso le
udienze di sicurezza, le quali privano il fisico della sua
posizione e della sua reputazione. Una delle prime scene del film,
mostra Oppenheimer impegnato a leggere una
dichiarazione alla commissione di controllo, pur sapendo fin
dall’inizio che questa revocherà la sua autorizzazione e lo
ostracizzerà.
Mentre il governo americano fa di
tutto per condannarlo, accusandolo di avere simpatie comuniste e di
svolgere attività antiamericane, la pellicola lo mette sotto
processo per questioni molto più grandi e importanti, che
riguardano la sua moralità e il peso storico che la costruzione
della bomba atomica avrà sul pianeta intero. La conferma l’abbiamo
con la frase che il fisico rivolge a Truman, dicendogli di avere le
mani sporche di sangue, cosa che effettivamente ha.
Anche la moglie, nelle scene delle
udiziene, dice che la storia non lo perdonerà mai per quel che è
successo, indi per cui, nonostante le sue inclinazioni politiche
progressiste e la sua persistente spinta per fermare lo sviluppo
nucleare dopo la guerra, Oppenheimer non può
essere scagionato dai crimini causati dal suo lavoro. In sostanza,
il film sembra non sapere cosa fare della sua eredità,
presentandolo allo spettatore semplicemente come la somma delle sue
azioni.
Lasciare un’impronta nel
mondo
C’è poi un momento in
Oppenheimer in cui Strauss osserva il suo
“nemico” disquisire con Einstein, credendo che questi stia parlando
di lui e lo stia denigrando. Nel finale, però, attraverso un
flashback, scopriamo cosa davvero i fisici si stessero dicendo.
La questione era molto più
importante di quella che credeva Strauss, e riguarda l’eredità
scientifica. L’ossessione di Strauss per se stesso, che è messa in
rilievo proprio in queste occasioni, risulta però essere una delle
idee principali del film: gli uomini che aspirano a diventare
“grandi” spesso non tengono conto delle conseguenze più importanti
delle loro azioni. La pellicola mette così in risalto la netta
distinzione che c’è fra Einstein e Oppenheimer, i
quali rimpiangono profondamente i loro successi, e Strauss, che si
preoccupa solo di essere sulla copertina dei giornali.
Il premio Enrico Fermi… per gli
altri
Le battute finali di
Oppenheimer accenano poi a quella che è
stata la vita del fisico in seguito alla Seconda Guerra Mondiale.
Nel 1963 Oppenheimer riceve l’Enrico Fermi Award,
un premio con il compito di riabilitare la sua immagine nazionale.
In riva al laghetto, però, Einstein confessa a
Oppenheimer che quel riconoscimento non è davvero
per lui, quanto piuttosto per tutte quelle persone che glielo
daranno. Secondo il fisico, questa è la ricompensa per i grandi
uomini che, nonostante la straordinarietà del loro operato, portano
conseguenze terribili.
C’è però anche un altro
significato: Oppenheimer non ha mai vinto il
premio che probabilmente desiderava di più, ossia il Premio Nobel,
nonostante sia stato nominato più volte per i suoi contributi allo
studio della fisica. Secondo alcuni, il mancato premio è dovuto al
fatto che Oppenheimer non si è mai soffermato per
lungo tempo su uno specifico studio tanto da fargli fare una
scoperta degna di un Nobel. Qualcun altro, invece, ha sostenuto che
le sue prime ricerche sui buchi neri e sulle stelle di neutroni
avrebbero potuto farglielo ottenere se solo avesse vissuto di più
per vederle realizzate.
Le visioni di Oppenheimer e la
paura, ancora oggi, del nucleare
Una delle scene più cruciali di
Oppenheimer, che segnano poi il senso del
film e il suo finale, riguarda il discorso di Oppenheimer agli
altri scienziati a Los Alamos. In quell’occasione, il fisico
afferma che il suo unico rimpianto è che la bomba atomica non sia
stata completata in tempo per essere usata contro i nazisti. Ma non
solo. Inizia anche ad avere visioni infernali della fine del mondo:
vede lampi di luce bianca che rispecchiano l’esplosione del test
Trinity, seguiti da inquadrature grottesche della pelle che si
stacca dagli scienziati.
All’esterno, invece, intravede una
coppia terrorizzata che piange e un giovane che vomita. Con questi
frame, Nolan mostra al pubblico le conseguenze e le
atrocità commesse dagli Stati Uniti contro il Giappone
derivanti dall’arma, che assumono un significato ancora più
orribile e intenso poiché sono immaginate proprio dall’uomo che più
conosce la sua potenza. Nel film, Oppenheimer
continua poi ad essere tormentato da questi incubi nei quali vede
il fuoco consumare la Terra, e che ritornano puntalmente in ogni
momento della storia per essere promemoria di ciò che è stato
commesso. Ed è proprio così arriviamo al finale, nel quale si ha
una visione più vivida del futuro, mai fortunatamente
avveratasi.
Mentre parla vicino il laghetto con
Einstein, Oppenheimer vede gli ICBM che in seguito
nasceranno dalla sua creazione. Inizia ad immaginarsi nella cabina
di pilotaggio di un aereo a guardare il cielo mentre le testate
nucleari sfrecciano sopra di lui. Dall’orbita, vediamo l’atmosfera
stessa della Terra prendere fuoco. Seppur questo non sia mai
successo nella realtà, la minaccia del nucleare rimane e il film fa
sì che questa cosa non venga mai dimenticata. Se si pensa ai tempi
che corrono oggi, con alcune guerre in atto e la paura di scatenare
degli scontri nucleari, si realizza subito quanto quest’arma sia
ancora adesso motivo di grande preoccupazione.
Un mondo peggiore
Rimanendo sulla conversazione fra
Einstein e Oppenheimer a Princeton, il primo dice
al secondo che d’ora in avanti avrebbe passato il resto della vita
a confrontarsi con le conseguenze dei suoi risultati. Nonostante
Oppenheimer abbia lavorato fino in fondo alla costruzione della
bomba atomica, quello che comprende nel momento dello sgancio è
quanto tutte le convinzioni che lo avevano spinto a operare in
quella direzione fino ad allora risultino assurde e vuote.
Pensando a quel che è stato lui
prima di iniziare la progettazione dell’arma nucleare, tornano alla
mente i suoi momenti all’università, quando era un semplice
studente pieno di energia con una grande passione per la fisica
quantistica. Le parole che escono dalla sua bocca sono genuine,
pure, felici. E perciò il film porta il suo pubblico a chiedersi
cosa sarebbe stato Oppenheimer se fosse rimasto in quel campo di
studi, se avesse continuato sulla strada della teoria quantistica e
non si fosse mai “arruolato” nel Progetto Manhattan. L’obiettivo di
Oppenheimer con l’invenzione della bomba, come abbiamo più volte
detto, era quello di sconfiggere la Germania, e il non esserci
riuscito lo porta a realizzare di essersi spinto troppo oltre. In
conclusione, come dimostra la pellicola di Nolan, la sua arma
cambia solo il mondo in peggio.
Il finale: tutto è una reazione a
catena
Oppenheimer si conclude con una nota
definitiva che in verità è pilastro portante di tutto il film: le
reazione a catena, che risultano essere il principio fondamentale
che fa funzionare le armi nucleari. Sempre nel dialogo con
Einestein, Oppenheimer ricorda di aver
determinato, nei calcoli svolti a Los Alamos, che una detonazione
atomica avrebbe potuto incendiare l’intero pianeta.
Sebbene questi calcoli si rivelino
sbagliati, il fisico ritiene comunque che abbiano innescato una
reazione a catena che distruggerà il mondo. Ed in fondo tutto il
film è costruito come una reazione continua a catena, in cui
assistiamo a scene frammentate che si alternano l’una all’altra,
passando da un evento all’altro senza mai avere un arresto. Nolan
innesca una serie di eventi che travolgono tutto, protagonisti e
spettatori, proprio come accadde nel lavoro di
Oppenheimer, e nessuno riesce a fermarli.
Il fisico si ritrova così costretto
a portare sulle spalle il peso di ciò che ha fatto, poiché alla
fine, la fisica, ha preso il sopravvento. Con il passare del tempo,
questa reazione a catena gli va contro e lo porta alle udienze di
sicurezza e alla revoca della sua autorizzazione governativa. Non
solo. La bomba A genera la bomba H e di conseguenza vengono
prodotte una quantità infinita di armi che possono neutralizzare il
pianeta. E allora forse è tutto qua il finale del film, quando
Oppenheimer ad un certo punto dice, parlando della morte delle
stelle: “Più grande è la stella, più drammatica è la sua
fine“.