Michael Keaton
parla del suo momento istant iconic
agli Oscar 2024, in cui Danny DeVito e
Arnold Schwarzenegger lo hanno riconosciuto tra il
pubblico come Batman. Quest’anno Keaton è tornato a vestire i
panni di Batman in The
Flash, e mentre DeVito e Schwarzenegger hanno
presenziato agli Oscar 2024 in una divertente reunion di I Gemelli,
hanno anche ricordato che entrambi sono stati dei villain del
franchise dell’Uomo Pipistrello.
Solo pochi giorni dopo la cerimonia
degli Academy Awards, Michael Keaton
è apparso al Jimmy Kimmel Live (tramite DC Film News) dove gli è stato
chiesto del momento tra lui, Schwarzenegger e DeVito, mentre si
divertivano Batman contro il Pinguino (in Batman Il
Ritorno) e Mr. Freeze (in Batman & Robin)
a “confronto”.
“La cosa bella, se non vi
dispiace dirlo io stesso, è stata che ho portato con me un ascot,
[come un] cambio di guardaroba, perché ho pensato: “Se devo farlo,
lo farò alla Bruce Wayne” un po’. Immaginavo che la gente mi
vedesse sul palco, bel tocco, no?”
Michael Keaton admits to “Bruce Wayne it up”
for The
Batman bit at the Oscars.
Yet another reason why he’ll always be BATMAN forever.
Mark Wahlberg anticipa il suo ruolo da cattivo
nel film Flight Risk, un thriller di prossima
uscita diretto da Mel Gibson. Il film segue la
storia di un maresciallo dell’aeronautica che trasporta un
fuggitivo su un aereo attraverso le terre selvagge dell’Alaska su
un piccolo aereo e inizia a sospettare che il pilota non sia chi
dice di essere. Oltre a Wahlberg, Flight Risk vede
protagonisti Michelle Dockery, Topher
Grace e Monib Abhat.
Parlando con Collider, Wahlberg elogia
il tempo trascorso lavorando al film, dicendo che ama “lavorare
con persone che hanno un grande talento” come Gibson. In
termini di personaggio, Wahlberg ha descritto il ruolo come “lo
stronzo più pazzo che tu abbia mai visto”.“È stato
fenomenale. Davvero, essendo io una spugna e amando lavorare con
persone che hanno un grande talento e poter semplicemente guardarlo
ed essere uno studente per circa 20 giorni è stato straordinario.
Interpreto lo stronzo più pazzo che tu abbia mai visto. Non
interpreto un cattivo dai tempi di Fear. È fuori scala.”
Wahlberg interpreta il pilota in Flight Risk,
il personaggio che inizialmente è un personaggio positivo ma poi
gradualmente esce allo scoperto. Un pilota mal intenzionato rende
naturalmente il film, tutto ambientato sull’aereo, una storia di
sopravvivenza, poiché il pilota ha il controllo sulla sicurezza dei
suoi passeggeri.
Come menzionato da Wahlberg,
interpretare un cattivo è atipico per lui. Ha fatto la sua prima
incursione in territorio di villain nel 1996, interpretando un
amante ossessivo in Fear.
William Shatner,
l’originale Capitano James T. Kirk di Star Trek ha solo grandi
elogi per Chris Pine e Paul Wesley, che
hanno assunto il ruolo di Kirk nel film di JJ
Abrams e Star Trek: Strange New
Worlds. Shatner rimane
incredibilmente prolifico anche se si avvicina al suo 93esimo
compleanno, e gli oltre 70 anni di carriera nel mondo
dell’intrattenimento sono raccontati nel nuovo affascinante
documentario, William Shatner: You Can Call Me
Bill. Diretto da Alexandre O. Philippe
(The People Vs. George Lucas), il film ovviamente,
approfondisce i suoi pensieri e sentimenti riguardo al Capitano
Kirk, il suo ruolo più famoso.
In un’intervista esclusiva con
Screen Rant per promuovere
You Can Call Me Bill e le sue proiezioni a partire
dal 20 marzo, a William Shatner è stato chiesto
cosa pensasse di Chris Pine e Paul Wesley, i
suoi successori nel ruolo di James T. Kirk. “Sono
meravigliosi. Vorrei solo avere un bell’aspetto come loro, e quelli
del loro genere, come attori. Sono entrambi meravigliosi.” ha
detto.
La star di Ms. Marvel, Iman Vellani, spiega perché vorrebbe far parte
degli X-Men mentre i Mutanti Marvel si preparano a unirsi
all’universo cinematografico della Casa delle Idee. In una recente
intervista con Comic Book, Vellani
ha parlato un po’ del futuro di Ms. Marvel e di cosa le
piacerebbe vedere dopo. Quando all’attrice di The
Marvels è stato chiesto di quale squadra nel MCU avrebbe voluto far parte,
Vellani ha spiegato come le piacerebbe essere negli
X-Men, condividendo quanto segue:
Sul grande schermo? X-Men. Non
penso che sia una cattiva risposta. Penso che gli X-Men siano
fantastici, e questo la contrassegna semplicemente come una mutante
legittima e tutti gli oppositori non possono più dire di
no.
Alla fine di Ms.
Marvel, la serie che l’ha vista protagonista, Kamala
Khan si è rivelata essere una mutante, cosa che sicuramente sarà
sfruttata nel MCU. Il personaggio è astato anche
co-protagonista di The Marvels, film non proprio
fortunato del MCU, ma potrebbe comparire anche in
Young Avengers, oltre che ovviamente nel prossimo
adattamento per il cinema degli X-Men.
Si è appena conclusa nella
suggestiva cornice di Monopoli la ventiquattresima edizione del
Sudestival, il festival della Città di Monopoli, progetto
dell’Associazione Culturale Sguardi, fondato e diretto da
Michele Suma. Il festival è espressione dell’Apulia
Cinefestival Network, afferisce all’AFIC ed è componente della Rete
dei Festival dell’Adriatico. Il Sudestival è il punto di
riferimento del cinema italiano di qualità in Puglia, grande
schermo delle opere prime del cinema italiano, della recente
produzione di DOC e di cortometraggi italiani, che si svolge nella
splendida cornice della città di Monopoli.
Il festival, divenuto in ben
ventiquattro edizioni il punto di riferimento per le opere prime e
seconde della produzione nazionale di qualità, ha contato
quest’anno cinque sezioni e dieci premi, includendo una
retrospettiva dedicata a Giuliano Montaldo e la presenza di
numerosi ospiti.
Nella serata conclusiva di venerdì
15 marzo, presso il Teatro Radar di Monopoli, si sono svolte le
premiazioni delle diverse sezioni a cura delle Giurie presenti.
Prima della consegna dei premi il pubblico ha avuto il piacere di
guardare il cortometraggio Ballatoio N. 5 di
Chiara de Angelis, a cui è stato conferito il Premio
Raffaella Carrà all’interno del Pop Corn Festival 2023.
Il festival, che si tiene ogni anno a Porto Santo Stefano Monte
Argentario, è gemellato con il Sudestival e diretto da Francesca
Castriconi, che sarà presente in sala.
La Giuria Cinema Nazionale
Lungometraggi del Sudestival, presieduta dal regista Giorgio
Diritti e composta dai registi Claudio Cupellini,
Alessandro Aronadio e Annarita Ciccone e dalla
regista e attrice Michela Andreozzi, ha assegnato il
prestigioso FARO D’AUTORE della Città di Monopoli e il PREMIO SANTA
TERESA RESORT per il miglior lungometraggio a Come pecore in
mezzo ai lupi di Lyda Patitucci, aggiungendo una
MENZIONE SPECIALE a Castelrotto di Damiano
Giacomelli. È stato Profondo Argento di Steve
della Casa e Giancarlo Rolandi ad aggiudicarsi il PREMIO GIURIA
CINEMA NAZIONALE “ALBERGO DIFFUSO” come miglior Doc, grazie alla
giuria composta dalla presidente Viviana Del Bianco (N.I.C.E.) e
dai giornalisti Michele Sancisi e Alessandro Boschi, mentre il
PREMIO RETE DEI FESTIVAL DELL’ADRIATICO al miglior cortometraggio è
andato a Un bacio di troppo di Vincenzo
Lamagna.
La Giuria Giovani del Sudestival,
nata ventiquattro anni fa grazie all’impegno del Polo Liceale
“Galilei-Curie” di Monopoli, ha assegnato il PREMIO “MONHOLIDAY”
per il miglior lungometraggio a Roma Blues di
Gianluca Manzetti e il PREMIO al miglior documentario a
Posso entrare? An ode to Naples di Trudie
Styler.Argonuts – Missione
Olimpo di David Alaux si è invece aggiudicato
il PREMIO GIURIA KIDS SUDESTIVAL SCHOOL per il miglior
film d’animazione.
Il PREMIO GIURIA DEL PUBBLICO
“9CENTO – ALBEA” per il miglior lungometraggio è andato a
Doppio passo di Lorenzo Borghini, mentre il
PREMIO CD D’ARGENTO “GIANNI LENOCI” è stato assegnato a
Luca Hobu Gaigher per la colonna sonora di
Gli ospiti di Svevo
Montasio, grazie alla Giuria composta dal regista
documentarista Francesco Conversano (presidente), dal
maestro Giampaolo Schiavo, direttore del Conservatorio “Nino
Rota” di Monopoli e compositore, e dai maestri Paolo
Carlomè, docente di composizione, Daniela Nasti, docente
di Teoria Ritmica e percezione musicale e compositrice, e Paolo
Vivaldi, docente di Composizione per la Musica applicata alle
immagini. Il PREMIO APULIA FILM COMMISSION “CARLO DELLE PIANE” alla
miglior sceneggiatura, assegnato dagli sceneggiatori Salvatore
De Mola e Antonella Gaeta con la presidenza diAnna
Crispino Delle Piane, è stato assegnato a Valerio Cilio e
Gianluca Leoncini per Denti da squalo di
Davide Gentile.
Infine, ma non meno importante, il
PREMIO SUDESTIVAL 2024 “BUONA LA PRIMA!” è andato all’attrice e
regista Margherita Buy presente in sala per la proiezione
della sua opera prima, Volare.
Come riportato da THR, gli eroi della DC noti
come Teen Titans, nati come spalla
adolescente delle loro controparti più famose e iconiche, avranno
il loro film in live-action presso i DC Studios guidati da James Gunn e Peter Safran. La
divisione della Warner Bros. Discovery ha incaricato Ana
Nogueira di scrivere la sceneggiatura del progetto.
L’assunzione fa entrare ulteriormente l’attrice e drammaturga, ora
diventata anche sceneggiatrice, nella famiglia DC, visto che sta
già scrivendo
Supergirl: Woman of Tomorrow per lo studios.
Nogueira era nota per la sua
attività di attrice, che comprendeva una partecipazione a The
Vampire Diaries della CW e crediti in show come The
Michael J. Fox Show e la recente serie di Starz
Hightown. Tuttavia, ha anche costruito una fiorente carriera
di scrittrice e la sua opera Which Way to the Stage ha
debuttato off-Broadway nel 2022. Nel novembre 2023 è stato rivelato
che sta scrivendo Supergirl della DC, un film standalone
incentrato sulla cugina kryptoniana di Superman. Teen
Titans sarà dunque per lei un secondo importante lavoro
all’interno dei DC Studios.
In ogni caso, si tratterà del primo
gruppo di supereroi DC ad ottenere un proprio progetto in
live-action. Come noto, infatti, la serie Creature
Commandos in arrivo nell’autunno di quest’anno sarà un
progetto d’animazione, mentre ad oggi non ci sono piani noti per un
ingresso della Justice League nel DC
Universe. La conferma di un film sui Teen
Titans, inoltre, arriva
circa un mese dopo che voci su tale progetto erano iniziate a
circolare, con Gunn che si era divertito a non confermare né
smentire. Sarà ora interessante scoprire quali personaggi
comporranno il gruppo, con il Damian Wayne di
The Brave and the Bold che ad oggi sembra essere il
nome più probabile.
I Teen Titans sono stati introdotti
per la prima volta a metà degli anni Sessanta e comprendevano
Robin, Kid Flash,
Aqualad e Wonder Girl. Altri
adolescenti, come Speedy, la spalla di
Green Arrow, si unirono alle avventure in seguito.
Questi fumetti avevano un inclinazione per giovani e non furono
considerati un grande successo fino al rilancio degli anni ’80 da
parte di Marv Wolfman e George
Perez. Con l’aggiunta di Beast Boy e
delle nuove creazioni Cyborg,
Raven e Starfire che si uniscono
al gruppo, The New Teen Titans diventa un successo enorme
e il fumetto più venduto della DC.
La serie fece maturare i personaggi,
definì personalità e relazioni, introdusse veri e propri
arcinemici, con molti temi e idee che ancora oggi si riverberano
nei fumetti e in altre forme di narrazione in tempi moderni.
L’opera è stata rinnovata più volte con varie configurazioni di
personaggi, vecchi e nuovi. Attualmente la DC Comics pubblica
Titans, con la classica combinazione degli anni ’80, ma
con i personaggi non più adolescenti.
I Teen Titans sono
poi diventati un franchise mediatico dal successo inaspettato
grazie a Teen Titans Go!, un’interpretazione comica e
spesso metaforica della DC. La serie animata è andata in onda per
otto stagioni su Cartoon Network, con quasi 400 episodi. Dalla
serie è stato tratto anche un lungometraggio, Teen Titans Go! To the Movie, uscito nelle sale nel
luglio 2018. I personaggi sono poi apparsi anche nei videogiochi,
tra gli altri media.
Dal 14 marzo è al
cinema il film
Race for Glory: Audi vs. Lancia (qui
la recensione), diretto da Stefano Mordini
(Pericle
il nero, La scuola cattolica) e da lui sceneggiato insieme
a Filippo Bologna (Perfetti
sconosciuti) e Riccardo Scamarcio, anche produttore del film.
In questa pellicola si racconta l’edizione 1983 del Campionato del
mondo di rally, dove il team manager della Lancia Cesare Fiorio portò la casa
automobilistica ad ottenere un’importantissima vittoria. Come
riportato anche nel film, però, la vicenda narrata è liberamente
ispirata a quella storia vera, a cui si apportano alcune modifiche.
Di seguito, invece, scopriamo come si è svolto quel campionato
approfondendo dunque la vera storia dietro
Race for Glory: Audi vs. Lancia.
La trama e il cast del film
Nel Campionato del mondo di rally
del 1983, la Lancia e il suo team manager, Cesare
Fiorio, rischiano una sconfitta certa contro il
formidabile rivale Roland Gumpert e il suo team
Audi, tecnologicamente superiore e composto da figure come il
campione finlandese, Hannu Mikkola. Ma con cuore,
passione e capacità da fuoriclasse, Fiorio riesce a mettere insieme
una squadra insolita, convincendo anche il campione Walter
Röhrl a guidare per la Lancia. Utilizzando tutti i trucchi
a sua disposizione e piegando le regole, Fiorio si addentra in
territori pericolosi, dentro e fuori la pista, per una vittoria che
sembra essere impossibile.
Ad interpretare Cesare
Fiorio nel film vi è l’attore Riccardo Scamarcio, anche sceneggiatore e
produttore di
Race for Glory: Audi vs. Lancia. Nel ruolo di
Roland Gumpert vi è invece Daniel Brühl, noto per aver interpretato Niki
Lauda in Rush. Volker Bruch interpreta invece
il pilota della Lancia Walter Röhrl, mentre
Gianmaria Martini interpreta il pilota dell’Audi
Hannu Mikkola. Sono poi presenti nel film
l’attrice Katie Clarkson-Hill nel ruolo di
Jane McCoy, del team Lancia, e Esther
Garrel in quello della pilota Audi Michèle
Mouton. Giorgio Montanini è il meccanico
della Lancia Ennio, mentre Haley
Bennett interpreta la giornalista che intervista
Fiorio.
Riccardo Scamarcio in una scena di Race for Glory. Photo credit:
Margherita Mirabella
La storia vera dietro Race for Glory: Audi vs. Lancia
Il Campionato del mondo rally del
1983 è passato alla storia per una sfida epocale: quella di Audi
contro Lancia. Trazione integrale contro posteriore, quattro ruote
motrici contro due, tecnologia all’avanguardia contro tradizione
meccanica. Una data in particolare segna un prima e un dopo nel
mondo del rally: il 7 ottobree 1983, giorno in cui
la Lancia vince, con due gare di anticipo, il suo quinto mondiale
costruttori nella tappa di Sanremo. L’auto protagonista di questa
impresa sportiva è la 037, presentata nel 1982 in occasione della
59esima edizione del Salone delle automobile di Torino e oggi
riconosciuta come una delle vetture che hanno segnato un’epoca
indelebile.
Già dalla stagione del 1981 Audi
sfruttava la trazione integrale. Quella a quattro ruote motrici era
sicuramente un’auto più pesante, ma con un forte vantaggio di
trazione su tratti scivolosi come neve, ghiaccio e terra, di cui il
mondiale rally è ricco. Per il Campionato del 1982 il team manager
Cesare Fiorio cerca però di contrastare tale gap
tecnico, in quanto – come si racconta in
Race for Glory: Audi vs. Lancia – la Lancia non
disponeva ancora di questa tecnologia. Nel Campionato di
quell’anno, la squadra della Lancia si compone di Walther
Röhrl, oggi venerato come uno dei più grandi piloti di
rally di tutti i tempi, Markku Alén,
Attilio Bettega e Miki
Biasion.
L’Audi, dal suo canto, si presenta
come campione del mondo costruttori in carica, con una squadra
perfettamente callaudata e tre piloti velocissimi: Hannu
Mikkola, Michèle Mouton e Stig
Blomqvist. La prima tappa è quella di
Montecarlo, dove è entra subito in gioco
l’inventiva di Fiorio. In un’alternanza di fondi innevati,
ghiacciati e asciutti, montare pneumatici adeguati può fare la
differenza. Consapevole di non poter competere nei tratti con meno
aderenza, Fiorio sfrutta una lacuna del regolamento, ordinando il
cambio gomme al variare delle condizioni di fondo, proprio come
mostrato in
Race for Glory: Audi vs. Lancia. In questo modo le 037
riescono a domicare sull’asciutto ed essere ugualmente competitive
su neve e ghiaccio.
Katie Clarkson-Hill e Riccardo Scamarcio in una scena di Race for
Glory: Audi vs. Lancia. Photo Credit: Matteo Leonetti
Una mossa che determina
un’incredibile doppietta da parte di Röhrl e Alén. Fiorio,
lavorando di strategia, decide di non presentarsi alla seconda
tappa in Svezia, dove le Lancia sarebbe state
certamente svantaggiate. In Portogallo, però, la
sfida ricomincia ma in questo caso a trionfare sono i tedeschi
dell’Audi per via di alcuni problemi tecnici sofferti dal team
Lancia. Al Safari Rally, la Lancia racimola poi
solo qualche punto ma è in Corsica che vengono
ottenuti i maggiori risultati, con tutte le prime quattro posizioni
conquistate dalla Lancia, mentre le Audi non riescono a
classificarsi a causa di problemi tecnici e incidenti.
Si passa poi in
Grecia, dove sia la Mouton che Mikkola sono
costretti al ritiro per via di problemi al motore. Anche in questo
caso, dunque, la Lancia conquista le prime posizioni, replicando
poi nella tappa successiva in Nuova Zelanda.
Vengono così messe a segno tre importanti vittorie di fila,
ottenute su terreni apparentemente sfavorevoli alla 037 e la sua
trazione posteriore. Il team Audi, tuttavia, riesce a rifarsi in
Argenina, occupando l’intero podio, e in
Finlandia – dove Röhrl decide di non andare –
aggiudicandosi le prime due posizioni. In quest’ultima gara la 037
arriva terza.
Alla gara a
Sanremo, la sfida è al suo culmine. In questo
luogo iconico dell’automobilismo alla Lancia basta un buon podio
per vincere il Campionato costruttori. Per l’intero circuito il
testa a testa tra Lancia e Audi è dunque serrato, ma verso la fine
le 037 recuperano e portano a segno – come mostrato in
Race for Glory: Audi vs. Lancia – un successo
straordinario: ben quattro Lancia arrivano nelle prime cinque
posizioni, con Alén, Röhrl e Bettega che occupano tutto il podio.
Con questo risultato, la Lancia conquista matematicamente il titolo
costruttori, con ben due gare di anticipo ed entrando ufficialmente
nella leggenda.
Dopo le ultime tappe in
Costa d’avorio e Gran Bretagna,
l’Audi si aggiudica però il Campionato piloti. La Lancia 037 è
inoltre ricordata come l’ultima vettura da rally a trazione
posteriore a vincere un Campionato del mondo. Per quanto riguarda
Fiorio, che in carriera ha vinto ben 10 titoli mondiali costruttori
(sette con Lancia e tre con Fiata), dal 1989 al 1991 ricopre il
ruolo di direttore sportivo della Ferrari in
Formula 1, passando poi per alcune stagioni alla Ligier, alla Forti
e alla Minardi. Dopo il ritiro collabora come opinionista per la F1
con la Rai e con TELE+, ma si dedica anche alla gestione di una
masseria a Ceglie Messapica in Puglia.
I film di genere investigativo
tratti da romanzi sono innumerevoli e il più delle volte sanno
affascinare e convincere sia chi già conosce l’opera letteraria di
partenza sia chi ne è totalmente ignaro. Con le loro storie
dedicate a particolari casi da risolvere, questi intrigano e
tengono viva l’attenzione fino all’ultima scena, offrendo enigmi e
situazioni ai quali difficilmente si resta indifferenti. Film come
Il silenzio degli innocenti, Assassinio
sull’Orient Express,
Il collezionista di ossa,
Il rapporto Pelican, La
ragazza nella nebbia o Millennium – Uomini che odiano ledonne sono
solo alcuni esempi. Un recente film simile è Chi
è senza peccato – The Dry, diretto da Robert
Connolly.
Questo è l’adattamento
cinematografico del pluripremiato romanzo del 2016 Chi è senza
peccato, scritto da Jane Harper. Il libro
ha vinto numerosi premi internazionali e ha venduto più di un
milione di copie in tutto il mondo. Si tratta inoltre del primo
racconto dedicato alle indagini del detective Aaron
Falk. Ad esso sono poi seguiti La forza della
natura (2017) e L’uomo perduto (2018). Realizzato nel
2020,
Chi è senza peccato – The Dry è stato uno dei film la
cui distribuzione è stata ostacolata dalla pandemia di Covid-19 e
in Italia è arrivato in sala solo nel novembre del 2021. Ciò non
gli ha però impedito di riscuotere un buon successo.
Ora che è arrivato al cinema il suo
sequel, il passaggio televisivo di
Chi è senza colpa – The Dry è l’occasione giusta per
recupare questo titolo, che tra grandi interpretazioni e un caso
appassionante non mancherà di entusiasmare i fan del genere. In
questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative a
Chi è senza colpa – The Dry. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori, al suo finale e al
suo sequel. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Chi è senza peccato – The Dry
Protagonista del film è
Aaron Falk, un detective di polizia, che dopo 20
anni fa ritorno nella sua città natale in occasione del funerale
del suo vecchio amico d’infanzia Luke. Pare che
l’uomo, prima di togliersi la vita, abbia anche ucciso la moglie e
il figlio. Falk accetta con riluttanza d’indagare sul caso per
capire se si tratta di qualcosa di più di questo e le ricerche
porteranno alla luce una vecchia e profonda ferita che ha a che
fare con la morte di una diciassette amica di Luke. Falk sospetta
che ci sia un collegamento tra questi due crimini e mentre si batte
per dimostrare l’innocenza del suo amico, sarà costretto ad
affronta il pregiudizio e la rabbia dell’intera comunità.
Ad interpretare Aaron Falk vi è
l’attore Eric Bana, noto per film come
Hulk,
Troy e Munich. Nel ruolo di Aaron da giovane vi è invece
Joe Klocek. Ad interpretare Luke Hadler da adulto
vi è Martin Dingle Wall, mentre la versione da
giovane è interpretata da Sam Corlett. Altro
personaggio importante è Gretchen, amante di Luke, interpretata da
adulta da Genevieve O’Reilly e da giovane da
Claude Scott-Mitchell. Completano il cast
Keir O’Donnell nel ruolo del sergente Greg Raco,
Bruce Spence in quelli di Gerry Hadler e
John Polson come Scott Whitlam. Bebe
Bettencourt è la diciassetten Eleanor “Ellie” Deacon,
mentre William Zappa interpreta suo padre Mal
Deacon.
Il finale del film e il suo sequel:
Force of Nature – Oltre l’inganno
Aaron si trova dunque a cercare una
soluzione a quel caso, per capire se davvero Luke sia l’artefice di
quell’omicidio-suicidio. Indagando, scopre che i proiettili usati
nel crimine erano Remington, mentre Luke possedeva un fucile
Winchester e ciò lo porta a sospettare che non sia l’amico il
responsabile. Continuando le ricerche, Aaron arriva a sospettare un
coinvolgimento del preside Scott Whitlam, il quale ammette la sua
dipendenza dal gioco d’azzardo, ruba soldi dalla scuola per pagare
i suoi debiti e uccide la famiglia Hadler per coprire la sua frode.
L’indagine è così chiusa e i genitori di Luke ringraziano Falk per
aver dimostrato l’innocenza di Luke.
Un sequel basato sul libro di Harper
del 2017, Force of Nature, è stato poi annunciato
in produzione nel 2022, con il titolo Force of Nature –
Oltre l’inganno, uscito nelle sale italiane il 14
marzo 2024. In questo, Eric Bana riprende il ruolo di Aaron Falk,
trovandosi alle prese di un nuovo caso: cinque donne partecipano a
un ritiro aziendale di escursionismo nel profondo delle catene
montuose vittoriane. Una delle cinque è una informatrice e
scompare. Insieme all’agente della polizia federale australiana
Carmen Cooper (Jacqueline McKenzie), Falk
intraprenderà delle ricerche nella speranza di trovarla viva e
scoprire cosa è successo.
Il trailer di Chi è senza peccato –
The Dry e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Chi è senza peccato – The Dry grazie alla sua presenza
su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 15
marzo alle ore 21:20 sul canale
Rai 3.
Sono emerse online le prime foto di
Maria Gabriela de Faria nei panni di The
Engineer direttamente dal set di Superman.
Le spie del set che frequentano la produzione del film diretto da
JamesGunn, le cui riprese
sono attualmente in corso ad Atlanta, hanno infatti individuato la
star con indosso il costume in pelle nera e hanno scattato alcune
foto. Questo è il primo “spoiler” significativo emerso dalla
produzione di Superman,
che è iniziata all’inizio di questo mese. Ad oggi, The Engineer è
stato indicato come uno dei villain del film, mentre nei fumetti il
personaggio è un membro del gruppo di antieroi The Authority, che
ha un proprio film in
fase di sviluppo presso i DC Studios.
Naturalmente, è difficile ad ora
stabilire se il personaggio avrà poi un suo risvolto positivo,
prendendo in futuro parte a questo team. Il costume che si può
vedere da queste foto è però piuttosto somigliante con quello dei
fumetti, per cui è possibile che non ci sia un futuro da solo
villain nel futuro del personaggio. Ad ogni modo, questa fuga di
immagini rappresenta un problema per Gunn, che dovrà cercare in
tutti i modi di evitare che la stessa sorte tocchi al protagonista
del film, sul cui costume ci sono grandi attese e molte
speculazioni. Intanto, ecco qui di seguito il post con le foto:
We have the first photos of Maria Gabrielle
de Faria in her The Engineer costume on set of
#Superman!
“Superman racconta la storia del
viaggio di Superman per conciliare la sua eredità kryptoniana con
la sua educazione umana come Clark Kent di Smallville,
Kansas“, si legge nella sinossi ufficiale del
film. “È l’incarnazione della verità, della giustizia e
dello stile americano, guidato dalla gentilezza umana in un mondo
che vede la gentilezza come antiquata.” Il film uscirà al
cinema l’11 luglio 2025.
Superman avrà
come protagonisti anche Rachel
Brosnahan nel ruolo di Lois Lane e
Nicholas Hoult in quello di Lex Luthor, oltre a
Isabela Merced nel
ruolo di Hawkgirl, Edi Gathegi in quello di Mister
Terrific, Nathan Fillion in
quello della Lanterna Verde Guy Gardner e Anthony Carrigan in
quello di Metamorpho.
Più recentemente, Sara Sampaio ha firmato per interpretare
l’assistente/amante di Lex, Eve Teschmacher, e Skyler
Gisondo è stato scritturato per il ruolo di Jimmy
Olsen.Sono attesi anche i membri della squadra di antieroi
The Authority e María Gabriela de
Faría (Animal Control) è stata scritturata per il ruolo di
Angela Spica/The Engineer. Si dice anche che la
Supergirl di Milly Alcock farà il suo debutto prima del suo
film su
Supergirl: Woman of Tomorrow, ma non è ancora
stato confermato.
The Brave and the Bold è stato uno dei film annunciati
dai DC Studios nell’ambito del “Chapter
1: Gods and Monsters” lo scorso gennaio. Il franchise di
The
Batman non sarà integrato nel DCU, il che significa che avremo due
diverse versioni di Bruce Wayne nelle sale contemporaneamente. Un
aspetto fondamentale per cui questo reboot si distinguerà dai film
di Matt Reeves e dai suoi predecessori è il fatto
che Batman sarà affiancato da suo figlio, Damian
Wayne, nel ruolo di Robin. Tenendo conto di ciò, proviamo ad
immaginare ciò che sarebbe bello vedere in questo film. Dal modo in
cui Batman viene rappresentato ai possibili
interessi amorosi e fino ai cattivi.
Un crociato con esperienza
Quando Ben Affleck è stato scelto per interpretare il
Cavaliere Oscuro di Batman v Superman: Dawn of Justice, era
evidente che avremmo avuto una versione più anziana di Bruce Wayne.
Sfortunatamente, Zack Snyder non è riuscito a
capitalizzare davvero questo aspetto, con solo un cenno casuale a
un Robin morto che serve a dare un’occhiata alla sua storia a
Gotham City.
Il regista non ha fatto un pessimo
lavoro, ma siamo sicuri che
The Brave and the Bold possa migliorare quanto visto
nel 2016. Non pensiamo che il Batman del DCU debba essere di mezza età, ma
sarebbe bene che proteggesse la sua città da più di un decennio.
Ciò significa che molti dei suoi cattivi saranno già noti e,
soprattutto, che Batman sarà un supereroe esperto
quando la Justice League si riunirà.
La Bat-famiglia
L’altro vantaggio principale di un
Batman esperto è che si potrebbe vedere la Bat-famiglia sullo
schermo. A questo punto della storia dell’eroe, sarebbe
interessante che Dick Grayson fosse già diventato
Nightwing dopo essere stato Robin e che Jason Todd
fosse ancora sospettato di essere morto dopo uno scontro con il
Joker.
Che ne è di Tim
Drake? C’è sempre stata un po’ di difficoltà ad accettare
che Batman arruolasse un altro figlio così presto dopo la morte di
Jason, quindi sarebbe meglio tenerlo in disparte fino al futuro.
Batgirl dovrebbe invece assolutamente operare a
Gotham City a questo punto e vorremmo che tutti questi
personaggi avessero un ruolo piccolo ma importante in
The Brave and the Bold.
Un Robin riluttante per The Brave
and the Bold
Proprio come quando Grant Morrison
introdusse Damian Wayne, sarebbe bello vedere questo ragazzino dare
filo da torcere al padre. Cresciuto nella Lega degli Assassini,
sarebbe un Robin riluttante che Bruce è chiamato a mettere in riga,
soprattutto perché questa è una dinamica unica per Batman e il suo
ragazzo prodigio.
Al momento dei titoli di coda, ci
aspettiamo che Damian decida di rimanere al fianco del padre
adottivo, ma un Robin che propende per una giustizia letale e si
ribella laddove i suoi predecessori si sono piegati sembra
un’ottima idea.
I DC Studios
dovrebbero affidare il ruolo di Robin a un bambino di 10 anni, ma
anche se tra un film di Batman e l’altro passano solo 2 o 3 anni,
l’attore non avrà molto tempo per rimanere in questo ruolo. Per
questo motivo, i DC Studios devono approfittare
del fatto che questo bambino sia un rompiscatole il più a lungo
possibile!
Batman in una vita amorosa
complicata
A parte Catwoman, gli interessi
amorosi di Batman sul grande schermo non sono mai
stati troppo convincenti.
The Brave and the Bold dovrebbe cambiare le cose, con
il complicato passato di Bruce con Talia al Ghul come solido punto
di partenza.
Il franchise di
Batman sembra destinato a continuare a esplorare
la relazione dell’eroe con Selina Kyle, quindi questo film può fare
qualcosa di nuovo facendo in modo che Talia usi Damian per
convincere il Cavaliere Oscuro che deve mantenere le promesse fatte
in passato unendosi alla Lega degli Assassini.
Questo significa che Ra’s al
Ghul dovrebbe essere aggiunto al mix? Potenzialmente, ma
siamo ansiosi di vedere questo franchise concentrarsi sui cattivi
che non hanno già avuto ruoli principali sullo schermo.
Nuovi villain per The Brave
and the Bold
Per quanto sia stato divertente
vedere il Joker apparire in The
Batman, è difficile non storcere il naso di fronte
all’ennesima iterazione del Clown Principe del Crimine in uno dei
film del Crociato incappucciato. Questo personaggio ha una delle
migliori rogues’ galleries di tutti i fumetti, quindi perché non
puntare i riflettori
su qualcuno che non sia il solito sospetto?
Ci si aspetta una nuova versione di
Bane e Poison Ivy, ma ci sono
anche cattivi sottoutilizzati come
Clayface, Mr. Freeze, Professor Pyg e Ventriloquo. I
DC Studios hanno la possibilità di fare qualcosa di nuovo con
The Brave and the Bold e, sebbene i nemici classici di
Batman debbano assolutamente esistere a Gotham City, per il momento
releghiamoli a camei o a semplici accenni.
Un nuovo regista
Cortesia di Warner Bros Discovery
Dopo The
Flash, Andy Muschietti
non dovrebbe stare alla guida di un altro film di supereroi (e
certamente non uno così importante come
The Brave and the Bold). Il regista ha affrontato la
sua parte di sfide con il film del 2023, certo, ma al di là dei
terribili VFX e della storia insoddisfacente, ha comunque
realizzato un’uscita del tutto mediocre per il personaggio, piena
di momenti raccapriccianti e di decisioni creative
sconcertanti.
Muschietti ha fatto un buon lavoro
attingendo alla nostalgia che deriva dal Batman di
Michael Keaton, ma questo non è sufficiente
per sostenere una nuova interpretazione dell’eroe che deve
competere con personaggi come
Il cavaliere oscuro e The
Batman. Come noto, Muschietti
si sta prendendo del tempo prima di dedicarsi al nuovo film, ma
non mancano anche teorie secondo cui potrebbe abbandonare la regia
di questo progetto. Affidarlo ad un nome nuovo potrebbe essere la
cosa migliore.
Ecco il trailer finale di Ghostbusters:
Minaccia glaciale, scritto da Jason
Reitman e Gil Kenan e basato sul film del 1984 di Ivan
Reitman Ghostbusters, scritto da Dan
Aykroyd e Harold Ramis. Nel cast oltre Paul Rudd (Ant-Man and the Wasp:
Quantumania), Carrie Coon (Boston Strangler), Finn Wolfhard
(Stranger Things), Mckenna Grace
(Ghostbusters: Legacy) ci sono anche Kumail Nanjiani (Eternals), Patton Oswalt (Eternals), Celeste
O’Connor (Ghostbusters: Legacy), Logan Kim (The Walking Dead: Dead
City), Dan Aykroyd (Ghostbusters), Ernie Hudson (Ghostbusters) e
Annie Potts (Ghostbusters).
Ghostbusters:
Minaccia glaciale sarà solo al cinema dall’11
aprile prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle
Pictures.
La trama di Ghostbusters:
Minaccia Glaciale
In Ghostbusters: Minaccia Glaciale, la
famiglia Spengler torna dove tutto è iniziato, l’iconica caserma
dei pompieri di New York, e si unisce agli Acchiappafantasmi
originali che hanno sviluppato un laboratorio di ricerca top-secret
per portare la lotta ai fantasmi a un livello superiore. Quando la
scoperta di un antico artefatto scatenerà una forza malvagia, i
vecchi e nuovi Ghostbusters dovranno unire le forze per proteggere
la loro casa e salvare il mondo da una seconda era glaciale.
Con un finale che va dritto al cuore
della dinamica “voglio/non voglio” che caratterizza la maggior
parte delle storie d’amore, Art of Love –
disponibile su Netflix
– è un
heist movie turco che racconta dell’agente dell’Interpol
Alin, che cerca di catturare un esperto ladro di
opere d’arte che sta prendendo di mira musei e gallerie di tutta
Europa. Quando scopre che il colpevole è il suo ex, il miliardario
Güney, Alin riaccende la loro storia d’amore come
espediente per raccogliere prove contro di lui. Alla fine, Alin
deve però decidere se proseguire la relazione con Güney per davvero
o mandarlo in prigione in quanto ladro seriale.
L’atto finale si trasforma così in
un vero e proprio heist movie, quando Güney decide di rubare al
signore del crimine Faysal. Durante una festa,
quest’ultimo invita Alin e Güney a vedere la sua collezione d’arte
privata ultra-sicura e piena di beni rubati. Il caveau di Faysal è
di altissimo livello grazie al riconoscimento facciale e
all’attivazione vocale, quindi non sorprende che Güney l’abbia
considerato la sfida perfetta per la sua piccola squadra di ladri.
Al momento del furto, però, le cose si complicano e la situazione
per i due amanti si fa particolarmente rischiosa.
Il cast di Art of Love
Prima di passare alla spiegazione
del finale di Art of Love, scopriamo il cast di
attori che compongono il film. Ad interpretare Alin vi è l’attrice
turca Esra Bilgiç,
nota in patria per le serie Dirilis: Ertugrul e
Ramo. L’attore Birkan Sokullu è invece
l’interprete di Güney. Sokullu è invece noto per aver recitato
nelle serie Immortals e L’impero Ottomano.
Completano il cast Ushan Çakır nel ruolo di Ozan,
Hakan Ummak in quello di Ömer e Fırat
Tanış nel ruolo dell’antagonista Faysal. Quest’ultimo è
noto per aver recitato nella serie The Club e nel
film
C’era una volta in Anatolia.
La spiegazione del finale di Art of Love
Perché Faysal non ha catturato
Güney nel caveau?
Mentre Faysal sta per aprire la
seconda porta blindata e cogliere Güney in flagrante, il boss del
crimine si volta inaspettatamente e se ne va. Il motivo del suo
cambio di programma è Alin, che è stata sorpresa dalla sicurezza
mentre si intrufolava nella proprietà. La donna dice a Faysal di
essere dell’Interpol e cerca di avvertirlo del furto pianificato da
Güney, ma è troppo tardi.
Dopo aver trovato la pietra lasciata
da Güney a mo’ di firma, Faysal diventa violento e minaccia Alin.
Fortunatamente, il suo partner arriva appena in tempo con altri
agenti per portarla via da quella casa. Quando Alin si sveglia il
giorno dopo, trova Faysal già nel suo appartamento. Ha visto i
dettagli della sua indagine e ora sa che è stato Güney a osare
derubarlo. Alin arriva al palazzo di Güney per avvertirlo pochi
secondi prima che Faysal e i suoi scagnozzi facciano la loro
comparsa.
Dov’era Güney quando è scomparso
per sei mesi?
Quando Alin si precipita
nell’appartamento di Güney per dirgli la verità, lui rivela che
sapeva già che lei era un’agente dell’Interpol. Secondo Güney,
aveva pianificato che lei indagasse su di lui e cercasse di
intrappolarlo in un contorto tentativo di riaccendere il loro
legame sentimentale. E quando Güney è scomparso per sei mesi,
spezzandole il cuore, in realtà si trovava in una prigione
messicana per furto d’arte. Mentre il pericoloso signore del
crimine si dirige verso l’appartamento di Güney, il ladro d’arte
miliardario prende la mano di Alin e la conduce sul tetto. I due si
allontanano così verso il tramonto con l’elicottero di lui.
Perché l’affascinante miliardario
Güney lavora in nero come ladro d’arte?
I due arrivano a quel punto alla
baita di Güney nel bosco, dove tiene tutte le opere d’arte rubate.
È allora che Alin pone finalmente la domanda che tutti hanno avuto
in mente per la maggior parte del film: “Perché?”. Güney
rivela di aver iniziato a rubare perché suo nonno, un pittore di
talento ma non riconosciuto, gli ha inculcato l’amore per l’arte.
Ma soprattutto perché è un miliardario triste e annoiato. Quando si
frequentavano per la prima volta, Alin aveva notato come il valore
della Monna Lisa fosse aumentato dopo il suo furto, così a Güney è
venuta l’idea di iniziare a fare lo stesso con altre opere
d’arte.
Non appena Güney termina i suoi
racconti di sventura, gli uomini di Faysal attaccano il capanno.
Per qualche motivo, Güney trova la situazione piuttosto divertente.
Tuttavia, Alin prende il comando e i due riescono a fuggire ancora
una volta prima che gli uomini del signore del crimine riescano a
entrare. Dopo un breve inseguimento, Güney e Alin si ritrovano
intrappolati sul bordo di un lago. Stranamente, mentre Faysal gli
punta una pistola alla testa, Güney è più interessato a tormentare
Alin affinché ammetta di amarlo ancora.
Come finisce Art of Love? Come
fanno Güney e Alin a sopravvivere all’attacco di Faysal?
Si scopre che c’è un metodo nella
follia di Güney. Quando si è introdotto nel caveau di Faysal, ha
raccolto le prove della collezione di opere d’arte rubate del
signore del crimine e le ha consegnate a Ozan, il
partner di Alin all’Interpol. Mentre Faysal stava per far saltare
le cervella a Güney, proprio Ozan e alcuni agenti dell’Interpol
arrivarono per arrestare l’ambito boss del crimine. Con Faysal in
manette, Alin deve decidere cosa fare del suo ladro miliardario.
Naturalmente decide di non denunciarlo, gli dice che lo ama e i due
si baciano, giungendo così ad un lieto fine.
Il trailer di Art of Love e come
vedere il film in streaming su Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di Art of Love unicamente grazie alla sua
presenza nel catologo di Netflix, dove attualmente è al
3° posto della Top 10 dei film più visti
sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque
sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo
tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di guardare il titolo
in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi
anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nel catalogo.
Prime
Video ha svelato oggi il trailer e il poster della
quarta stagione di LOL: Chi ride è fuori,
il comedy show Original italiano dei record prodotto in Italia e
disponibile in esclusiva su Prime Video dal 1° aprile con i
primi quattro episodi, seguiti dagli ultimi due dall’8 aprile. Dopo
il grande successo delle precedenti edizioni, LOL: Chi ride è
fuori torna con un cast di dieci grandi comici e
professionisti della risata Diego Abatantuono, Edoardo
Ferrario, Angela Finocchiaro, Maurizio Lastrico, Aurora Leone,
Lucia Ocone, Giorgio Panariello, Claudio Santamaria, Rocco
Tanica a cui si aggiunge Loris Fabiani, vincitore del
recente successo di Prime Video LOL Talent Show: Chi fa ridere
è dentro. I concorrenti si sfideranno a rimanere seri per sei
ore consecutive provando, contemporaneamente, a far ridere i loro
avversari, per aggiudicarsi un premio finale di 100.000 euro a
favore di un ente benefico scelto da chi vincerà.
Ad osservare l’esilarante gara
comica dalla control room, torna nelle vesti di arbitro e
conduttore, Fedez, affiancato dal co-host
Frank Matano, e da Lillo,
entrambi grandi rivelazioni del programma. Alla prima risata di uno
dei partecipanti, dalla control room scatterà un cartellino giallo
di ammonizione, seguito alla successiva dal temuto cartellino rosso
di espulsione dal gioco.
LOL: Chi ride è fuori è un
adattamento del popolare show giapponese Original, HITOSHI
MATSUMOTO Presents Documental, prodotto e interpretato da Hitoshi
Matsumoto. Un format replicato con grande successo su Prime Video
in quindici Paesi nel mondo, inclusi Messico, Australia, Germania,
Francia, Spagna, Paesi Bassi, Svezia, Nigeria, India, Canada,
Argentina, Colombia e Brasile, oltre alla versione giapponese e a
quella italiana. La prima, la seconda e la terza stagione di
LOL: Chi ride è fuori sono disponibili in esclusiva su
Prime Video.
Dopo una carriera pluridecennale e
la vittoria dell’Oscar per Everything Everywhere All At Once,
l’attoreKe
Huy Quan è pronto per recitare in un nuovo film
d’azione. Come riportato da Deadline, giovedì la Universal
Pictures ha infatti annunciato di aver programmato l’uscita di
With Love, un nuovo film con Quan, per il 7
febbraio 2025. With Love sarà il debutto alla regia di
Jonathan Eusebio, che è stato regista di seconda
unità e coordinatore degli stunt in progetti come Violent
Night e Obi-Wan
Kenobi. I dettagli della trama non sono ancora stati resi
noti. La 87North di David Leitch e Kelly
McCormick (Bullet Train,
The Fall
Guy) produrrà With Love, scritto da Luke
Passmore a partire da una sceneggiatura originale di
Josh Stoddard (Warrior, Kaleidoscope) e
Matthew Murray.
Ke Huy Quan, da Loki a With Love
Dopo il suo ruolo in Everything Everywhere All At Once, Ke Huy Quan è entrato a far parte del Marvel Cinematic Universe con la
seconda stagione di Loki, in cui ha interpretato il
tecnico della Time Variance Authority Ouroboros. Come ha rivelato il produttore
esecutivo di Loki, Kevin Wright, prima dell’inizio
della stagione, far entrare Quan nell’ovile è stato un processo
unico. “Eravamo a Londra, quindi avevo almeno una versione dei
nostri copioni“, ha spiegato Wright. “Per come funziona il
processo, vengono sempre riscritti, ma OB era lì dentro e la sua
scena di introduzione era quasi esattamente quella scritta in
origine”.
“Stavamo facendo il casting e
Everything Everywhere All at Once era in programmazione a Los
Angeles e a New York, ma non era ancora uscito a livello nazionale.
Credo che sarebbe uscito la settimana successiva. Abbiamo ricevuto
una telefonata dal nostro direttore del casting che ci ha detto:
“Ehi, sto per mettere insieme una lista per OB – solo i primi
pensieri. Ma prima di farlo, credo che dovreste incontrare Ke, e
credo che dovrebbe essere Ke. Penso che dovreste incontrarlo al più
presto, perché probabilmente entro lunedì avrà un sacco di offerte
per diverse cose“.
“Così quel venerdì io, Justin e
Aaron, due dei nostri registi, siamo andati a fare un incontro con
Ke“, ha aggiunto Wright. “Gli abbiamo proposto la serie e
il personaggio. Abbiamo condiviso con lui la scena di introduzione
e forse la sceneggiatura completa. E poi abbiamo chiamato i pezzi
grossi quel lunedì; Kevin Feige si è messo al telefono con lui e
gli ha detto: ‘Ke, so che hai letto il copione. So che hai parlato
con i ragazzi. Pensiamo davvero che dovresti farlo. Voglio davvero
che tu entri a far parte della famiglia Marvel”. E lui aveva già deciso
durante il fine settimana. Era come se dicesse: “Ci sono. Sono un
grande fan di questo universo da molto tempo“.
Adler Entertainment è lieta di
annunciare che, dopo la proiezione in anteprima assoluta al
prossimo Bif&st 2024, arriverà nei cinema italiani dal
prossimo 25 aprileIl mio Posto è qui, e per
l’occasione ne rilascia l’intenso trailer ufficiale.
Il mio Posto è qui è
un film che racconta con verità e coraggio e un taglio fortemente
realistico una storia di amicizia ed emancipazione ambientata nella
Calabria rurale degli anni ’40, sullo sfondo dei cambiamenti
sociali dell’Italia del dopoguerra. Marta è una ragazza madre che
per la sua condizione scomoda viene promessa in sposa ad un uomo
che non ama. Conosce Lorenzo, l’assistente del parroco, noto come
l’uomo dei matrimoni ma scansato da tutti per la sua
omosessualità. Tra loro nasce un intenso rapporto. Grazie a
Lorenzo, Marta entra in contatto con quella comunità nascosta e per
lei sconvolgente di omosessuali e, lentamente, comincia a prendere
coscienza dei suoi diritti come donna. Ma, di quell’angolo remoto
di mondo sarà costretta a difendersi in ogni modo dai pregiudizi e
dalla cultura patriarcale che la circonda.
Il mio Posto è qui è
scritto e co-diretto da Cristiano Bortone e Daniela
Porto, quest’ultima autrice anche del romanzo omonimo da cui è
tratto il film e appena uscito con Sperling & Kupfer.
Cristiano Bortone, produttore
e regista, ha vinto nel 2008 un David di Donatello con Rosso
come il cielo e ha diretto nel 2016 Caffè, la prima
coproduzione ufficiale tra Italia e Cina. In questo nuovo film
affianca Daniela Porto al suo esordio come regista e
sceneggiatrice.
Interpreti principali sono
Ludovica Martino, giovanissima ma già volto apprezzatissimo
del panorama cinematografico italiano (Skam Italia, Sotto il
sole di Riccione, Lovely boy, Il campione, I migliori giorni, Vita
da Carlo) e Marco Leonardi, attore dalla pluriennale
esperienza cinematografica iniziata come Totò di Nuovo cinema
paradiso, passata per grandi successi come Come l’acqua per
il cioccolato di Alfonso Arau, C’era una volta il
Messico di Robert Rodriguez, Mary di Abel Ferrara e più
di recente film molto apprezzati come Anime nere di
Francesco Munzi, Maradona di Marco Risi, Tutti i Soldi
del Mondo di Ridley Scott, Martin Eden di Pietro
Marcello e Padre Pio di Abel Ferrara.
Le riprese si sono svolte tra Gerace
(RC), storico borgo della Locride, e la Puglia, con location
suggestive che raccontano un’Italia dimenticata.
Il film è stato prodotto da Orisa
Produzioni in co-produzione con Goldkind Filmproduktion (Germania),
con il sostegno della Fondazione Calabria Film Commission, Apulia
Film Commission e della Regione Lazio, Fondo Lazio Cinema
International, POR-FESR 2014-2020.
IL MIO POSTO È QUI, la
trama
All’indomani della fine della
Seconda Guerra mondiale, in un piccolo paese calabrese, l’incontro
tra Marta (Ludovica Martino), ragazza madre promessa in sposa ad un
uomo che non ama, e Lorenzo (Marco Leonardi), l’omosessuale locale
conosciuto come “l’organizzatore dei matrimoni”, fa nascere una
profonda amicizia che porta la giovane ragazza a sfidare i
pregiudizi della comunità che li circonda e a lottare per trovare
il proprio posto nel mondo come donna.
IL MIO POSTO È
QUI arriverà nei cinema dal 25 aprile distribuito da Adler
Entertainment.
Mark Wahlbergha rivelato il controverso
personaggio di Batman Forever che ha quasi interpretato nel
1997. Come noto, i primi due film dedicati al cavaliere oscuro,
diretti da Tim Burton, sono stati dei grandi successi,
mentre i successivi due film, diretti da Michael
Schumacher non hanno incontrato lo stesso favore di
pubblico, per svariati motivi, e sono spesso ricordati come degli
scult. Proprio nel primo dei film di Schumacher, Wahlberg – durante
una conversazione al podcast Happy Sad Confused – ha affermato di essere
stato più volte nominato nella discussioni riguardo chi avrebbe
dovuto interpretare Dick Grayson, alias
Robin.
Tuttavia, l’attore ha aggiunto di
non aver mai ricevuto un’offerta ufficiale né ha fatto alcun
provino per il ruolo. Ad ogni modo, Wahlberg non è sembrato essere
troppo deluso per aver perso il ruolo, soprattutto con il senno di
poi, sapendo che Batman Forever e il suo seguito Batman
& Robin non hanno raggiunto le stesse vette dei loro
predecessori. Ad oggi l’attore non ha mai interpretato un supereroe
al cinema, sebbene in diverse occasioni sia stata indicato come
l’interprete ideale per diversi celebri personaggi, tra
cui Lanterna Verde, per cui sembra fosse in
lizza per il DCEU di Zack Snyder.
Mark Wahlberg contro la CGI dei cinecomic
Mark Wahlberg ha però criticato la
sovrabbondanza di CGI e l’uniformità di molti film di supereroi
moderni. Di recente, tuttavia, erano emerse voci secondo cui
Mark Wahlbergavrebbe incontrato la Sony durante
le riprese di Uncharted per assumere un ruolo nel Sony’s
Spider-Man Universe, ma ad oggi non è mai stato rilasciato alcun
commento ufficiale. Per tanto ad oggi Wahlberg sembra rimanere
lontano dai cinecomic, anche se a questo punto i fan non potranno
non chiedersi come sarebbe potuto essere il Robin da lui
interpretato.
Si
intitola L’Effetto Dorothy il pilot che
dal 15 marzo è disponibile su Raiplay. Progetto bizzarro, che
annuncia, anzi promette una storia esilarante e originale, è
realizzato in co-produzione da Rai Fiction,
Movimenti Production ePremio Solinas.
Protagonista della puntata, realizzata in forma di
mockumentary, è Ninni Bruschetta, nei
panni del Professor Gaspare Maria Dorotei, un
docente dell’università di Pisa, che opera nel distaccamento di
Volterra e che con un gruppo di ricercatori sta portando avanti una
ricerca che viene documentata in video.
La location è quella del
dipartimento di Psicologia Cognitiva, un caos organizzato in cui il
gruppo di ricercatori cerca, senza successo, dei volontari per il
loro esperimento, mentre una dottoranda cerca di mettersi in
contatto con Dorotei per entrare a far parte del team. Il
professore però è completamente assorbito da questa troupe,
misteriosamente finanziata dal Belgio, che lo segue in ogni
anfratto del dipartimento e che intende realizzare un documentario
sulle loro metodologie. Così la ricerca vera e propria ricade nelle
mani dei suoi collaboratori. L’obiettivo?
Dimostrare che gli esseri umani sono sempre pronti a cogliere
segnali primordiali, anche quando impegnati in attività
logiche.
L’Effetto Dorothy, un
pilot da ridere
L’idea, semplice e
brillante, si fonde alla perfezione con l’esecuzione, in
particolare modo degli interpreti guidati da Bruschetta, che
incarna perfettamente l’essenza dell’eccentrico psicologo
evoluzionista, regalando al pubblico momenti di comicità pura con i
suoi improvvisi picchi di entusiasmo demenziale. Trascinato da lui,
il cast nel suo complesso si distingue per la capacità di mettere
in scena in maniera credibile le varie sfumature delle diverse
personalità “da ricercatori”. Il risultato è un microcosmo
eccentrico e irresistibile.
Alla regia,
Valerio Attanasio dimostra di possedere e
padroneggiare il linguaggio del mockumentary, forma
cinematografica portata all’attenzione del grande pubblico da
progetti illustri, come il Borat di Sacha
Baron Cohen, e che si presta perfettamente alla comicità
che il pilot propone.
L’Effetto
Dorothy è un’esperienza televisiva di grande
intrattenimento, capace di mescolare i piani del reale e
dell’assurdo con grande armonia e questa componente, unita alla
bontà del cast e al colpo di scena finale, fanno montare la
curiosità di scoprire cosa succederà dopo.
Per anni si è tentato di portare
Thor sul grande schermo, ma nessuno sembra
essere mai riuscito a trovare una soluzione. Almeno fino a quando i
Marvel Studios non hanno deciso che era giunta
l’ora di realizzare un Cinematic Universe e che Thor doveva
assolutamente farne parte. Ciò ha portato alla scelta di Chris Hemsworth come interprete del divino
supereroe e il resto è storia. Prima che ciò avvenisse, però, anche
il prolifico scrittore di fumetti fantasy Neil
Gaiman era stato arruolato per fornire una sua
versione del personaggio, sviluppando però una serie animata.
“Molto tempo fa – intorno al
2006 – mi è stato chiesto di creare un cartone animato su Thor, e
mi sono entusiasmato, e il brief era che doveva essere ambientato
prima del film su Thor“, spiega il creatore di The
Sandman. “Ho fatto un’immersione profonda in Thor, ho
riletto tutto ciò che Jack Kirby aveva disegnato, ho ideato
un’intera forma di storia che si è protratta per alcune stagioni,
mostrando il giovane Loki che passa dall’adorazione dell’eroe suo
fratello maggiore al passaggio ai cattivi”.
“E poi mi hanno detto che non mi
era permesso di far sì che nessuno dei personaggi fosse in alcun
modo diverso da come era nel film Thor“, ha aggiunto Gaiman,
“così ho detto no grazie e mi sono fermato“. I Marvel Studios hanno iniziato a
sviluppare il film sul Dio del Tuono nello stesso periodo in cui
Iron Man era in fase di sviluppo e probabilmente
l’idea era dunque quella di realizzare una serie prequel che
potesse meglio introdurre il personaggio. L’idea, come noto, è poi
stata accantonata a prescindere dal coinvolgimento o meno di
Gaiman.
Nel corposo ventaglio delle offerte
Rai, le fiction in costume – che posano lo sguardo
su alcune delle figure più importanti e influenti che hanno
edificato la Storia italiana e la sua cultura – hanno da sempre un
ruolo di rilievo nel palinsesto. Lo dimostra il programma stilato
dall’emittente per la nuova stagione 2024, nel
quale spiccano produzioni in cui figurano identità del calibro di
Mameli e
Margherita Hack, a cui ora si va aggiungendo un’altra
rappresentate essenziale: Alda Merini.
La poetessa più amata sul suolo
italico, che ha fatto appassionare intere generazioni a quell’arte
fatta di parole intrise di scalpitanti emozioni, diventa epicentro
del film di Roberto
Faenza, Folle d’amore – Alda
Merini, il cui titolo rimanda all’istante a uno
specifico libro dell’autrice, Folle, folle, folle di amore per
te, seppur sia liberamente ispirato a un altro, Perché ti
ho perduto, di Vincenza Alfano. Scritto a
quattro mani dallo stesso regista, insieme a Lea Tafuri, e con la
consulenza di Arnoldo Mosca Mondadori, Ambrogio Borsani e Paolo
Miloni,
il film si fissa saldamente sul volto e lo sguardo di tre
attrici, Sofia D’Elia, Rosa Diletta
Rossi e Laura Morante, ognuna delle quali con l’arduo
compito di interpretare (senza cadere nella mera imitazione) una
gigante quanto complessa Merini nelle diverse fasi della sua
vita.
Folle d’amore – Alda Merini, la
trama
Sigaretta tenuta sempre fra delle
labbra, ricordando un po’ Oriana Fallaci, capelli
bianchi, sorriso accennato. Un manto di fumo ne avvolge il viso
oramai rugoso, testimonianza di un tempo passato forse un po’
troppo duramente. Alda Merini si presenta al
pubblico già anziana, che legge le sue poesie davanti ad alcuni
interessati spettatori, ma solo uno è davvero rapito dal flusso dei
suoi versi: Aldo Mosca Mondadori. La osserva, incantato, poi compra
al prezzo di 3.500 lire tre dei libri. Inizia così un’amicizia che
rimarrà storica, essenziale per gli ultimi anni di vita della
poetessa: Mondadori, molto giovane, diventa il suo più stretto
confidente. Lo porta a casa, gli offre il caffè, comincia a
raccontare la sua storia, riavvolgendo come un nastro che un po’
stride e s’inceppa una vita oramai andata, della quale porterà i
segni per sempre. Diverse immagini compongono la sua adolescenza,
con l’iniziazione alle poesie, poi passano all’età adulta,
arrivando al matrimonio con Ettore Carniti e il successivo
internamento, grazie al quale i suoi scritti diventeranno sublimi.
Per poi tornare di nuovo al suo presente, dove è oramai una penna
consolidata e apprezzata. Tuffi indietro e salti nel presente sono
la composizione di Folle d’amore – Alda Merini, il
dipinto, ma anche la cronaca, di una donna che è riuscita a fare
del suo dolore una potente arte.
Ph.MariaVernetti-L.-Morante-600×600
Un biopic che non osa
Portare sullo schermo Alda
Merini non doveva essere un’impresa semplice. Era una
donna ingombrante, che riempiva tutti gli spazi in cui
andava, anche solo tramite il potere delle sue opere, e
far conoscere la sua storia – di un’artista, in fondo, dannata –
richiedeva tempi maggiori e un’attenzione in più alle sue
sfaccettature, sia umane che artistiche. Ma per essere
decodificabile per il vasto pubblico Rai di riferimento, la scelta
ricade sempre sulla commemorazione della persona, in un’operazione
puramente celebrativa, per non rischiare, in un certo senso, di
mancarle di rispetto. E allora il risultato è quello di esporre, in
modo didascalico e compatto, le parentesi più salienti della sua
esistenza, rimanendone però distanti.
L’approccio del regista è
amorevole ma al tempo stesso timido, non incisivo e
coinvolgente, eppure più sezioni della sceneggiatura avevano il
potenziale per trasformare Folle d’amore – Alda
Merini in un affresco della poetessa ribelle intimo e
accurato, che avrebbe potuto scavare nella profondità del suo animo
tormentato e della sua arte per darne una rappresentazione inedita
e intrigante. Con un montaggio discontinuo, su cui primeggiano
flashback che si focalizzano su tre specifici periodi, Faenza
mostra solo la superficie di una donna stratificata, che farà
dell’amore la sua ragione per vivere e comporre, e invece di osare
e sviscerare meglio gli anni dolorosi ma fondamentali del manicomio
– luogo che le si rivelò fertile per la sua creatività tanto da
essere determinante per la stesura di La Terra Santa,
definito poi uno dei suoi capolavori – sceglie di virare verso un
resoconto stretto della sua vita, offrendone un compendio
sbrigativo.
Un peccato, poiché da quando viene
internata la storia è piena di spunti su cui sarebbe stato bello
riflettere e indagare. E che avrebbero fatto comprendere meglio il
suo innato dono, andando alla radice del suo talento, a quegli
impulsi provenienti dalla sua folle e vitale mente che lei usò per
lenire le ferite e non sprofondare nell’oscurità. Nonostante una
struttura narrativa poco incalzante, la bravura e la generosità di
Laura Morante e Rosa Diletta Rossi nel darsi totalmente per il
ruolo sollevano quanto basta le sorti di Folle d’amore
– Alda Merini, del quale quantomeno se ne
ricorderanno le affettuose e impegnate performance. Per di più
Morante sembra voler omaggiare Alda Merini, e come dice lei stessa,
evocare, attraverso piccoli gesti che siano continui sospiri, il
modo di tenere la sigaretta e nascondersi dietro la nuvola di fumo,
o piegare le labbra.
Noah Baumbach sta
componendo un gran bel cast per il suo prossimo film, ancora senza
titolo, per Netflix. La moglie Greta
Gerwig prenderà infatti parte come attrice a tale
progetto, tornando dunque a recitare per Baumbach dopo il
recente White
Noise. Oltre a lei, si uniscono al cast Jim
Broadbent, Jamie Demetriou, Lars
Eidnger, Grace Edwards, Patsy
Ferran, Isla Fisher, Thaddea Graham,
Josh Hamilton, Eve Hewson,
Stacy Keach, Nicôle Lecky,
Emily Mortimer, Louis Partridge,
Alba Rohrwacher, Charlie
Rowe, Parker Sawyers, Kyle
Soller e Patrick Wilson.
Tutti questi nomi si aggiungono ai
già annunciati George Clooney, Adam Sandler, Laura Dern, Billy Crudup e Riley Keough.
Al momento i dettagli sulla trama sono vaghi, a parte il fatto che
si tratta di un “divertente ed emozionante film di formazione
sugli adulti“. Una descrizione che sembra rimandare a film di
Baumbach come Giovani si diventa. Oltre ad occuparsi della regia,
Baumbach è anche autore della sceneggiatura insieme a Emily
Mortimer e produce il film insieme a Amy
Pascal e David Heyman.
Baumbach, come noto, ha attualmente
un contratto di esclusiva con Netflix e in precedenza ha realizzato
The Meyerowitz
Stories, in cui ha recitato anche Sandler, nonché
il film candidato agli OscarStoria di un
matrimonio, con Adam Driver e
Scarlett
Johansson. Sarà ora interessante scoprire come gestirà
un così ricco cast, per quello che è lecito immagine come un film
corale. Al momento non è noto quando avranno inizio le riprese, ma
potrebbero benissimo avere luogo nei prossimi mesi. In ultimo, la
presenza come attrice di Greta
Gerwig non dovrebbe intralciare il suo attuale lavoro
sui film di Le Cronache di Narnia, anch’essi
prodotti e distribuiti da Netflix e
le cui riprese avranno inizio nel corso di quest’anno.
L’anno scorso è stato rivelato che
la Sony sta procedendo con una serie televisiva live-action di
Spider-Man Noir apparentemente destinata a
Prime Video. Questa serie fa parte del piano
dello studio di espandere il mondo del supereroe sul piccolo
schermo. Oren Uziel (The Lost
City) è stato scelto come sceneggiatore e produttore
esecutivo del progetto, mentre Steve Lightfoot di
The Punisher è stato aggiunto come co-showrunner lo scorso
dicembre. I due stanno dunque attualmente sviluppando
Spider-Man Noir insieme ai produttori di Spider-Man: Across the Spider-VersePhil
Lord e Christopher Miller e alla storica
produttrice del franchise di Spider-ManAmy
Pascal.
Naturalmente, il progetto non sarà
la prima volta che questa particolare versione di Spider-Man appare
sui nostri schermi. Il personaggio era infatti già comparso nel
film animato del 2018 Spider-Man:
Un nuovo universo, con Nicolas Cage come suo doppiatore. Di recente
si era vociferato che proprio Cage avrebbe potuto assumere i panni
del personaggio in questo progetto live-action e in un’intervista
con Collider, l’attore ha confermato
di aver avuto colloqui con Sony Pictures per riprendere tale
ruolo.
“Beh, posso dire che abbiamo
parlato. Non è un segreto che io ami il personaggio“, ha
rivelato l’attore. “Penso che il personaggio offra un’altra
sorta di mash-up. Posso combinare le mie interpretazioni preferite
dell’epoca d’oro, cioè Robinson, Cagney, Bogart, con un personaggio
che è, credo, ampiamente considerato come il capolavoro di Stan
Lee“. “Lo vedo come una sorta di incursione in un mash-up
di pop art, una specie di Lichtenstein junghiano, un mash-up di
Bogart e Cagney, ma non c’è ancora nulla di definitivo“, ha
continuato Cage. “Si tratta solo di conversazioni“.
Spider-Man Noir: tutto quello che
sappiamo sulla serie
In precedenza è stato riferito che
la serie, ancora senza titolo, seguirà un supereroe più anziano e
provato nella New York degli anni Trenta. Persone a conoscenza del
progetto hanno dichiarato al trade che la serie sarà ambientata in
un universo proprio e che il personaggio principale non sarà Peter
Parker, il che significa che Cage interpreterebbe un altro
Spider-Man. Lo show dunque potrebbe non reinventare il mondo di
Peter con uno sfondo noir. Tuttavia, la possibile presenza di
Nicolas Cage che interpreta Spider-Man
promette già così di essere un’attrazione enorme
È ufficialmente in corso la
lavorazione di Superman,
l’attesissimo reboot di James Gunn
sull’uomo d’acciaio della DC. La produzione del film live-action è
iniziata alla fine del mese scorso e Gunn ha già condiviso un primo
sguardo al logo del costume che sarà indossato dal supereroe di
David Corenswet, oltre a una manciata di
dettagli sulla produzione del film. È già stato confermato che sono
state girate le sequenze per la Fortezza della Solitudine del
protagonista in Norvegia, e proprio da lì Gunn ha ora condiviso un
nuovo dietro le quinte di questi ambienti.
In un recente post sui social media,
infatti, Gunn ha condiviso dei video del paesaggio delle
Svalbard, in Norvegia, ripresi con il suo iPhone.
Anche se molto probabilmente queste riprese non saranno inserite in
Superman, forniscono un’idea dell’estetica che i fan possono
aspettarsi quando il film debutterà nel 2025. “Ho girato le
prime scene, quando Superman fugge verso la fortezza di
ghiaccio“, ha dichiarato recentemente Gunn al giornale
norvegese Svalbardposten. “Volevamo un posto che fosse bello e
che desse la sensazione di essere nel mezzo dell’Artico, quindi
abbiamo esaminato diversi posti nel mondo. Ma ci sono stati molti
elementi che ci hanno convinto a preferire le Svalbard agli altri
luoghi“.
“Superman racconta la storia del
viaggio di Superman per conciliare la sua eredità kryptoniana con
la sua educazione umana come Clark Kent di Smallville,
Kansas“, si legge nella sinossi ufficiale del
film. “È l’incarnazione della verità, della giustizia e
dello stile americano, guidato dalla gentilezza umana in un mondo
che vede la gentilezza come antiquata.” Il film uscirà al
cinema l’11 luglio 2025.
Superman avrà
come protagonisti anche Rachel
Brosnahan nel ruolo di Lois Lane e
Nicholas Hoult in quello di Lex Luthor, oltre a
Isabela Merced nel
ruolo di Hawkgirl, Edi Gathegi in quello di Mister
Terrific, Nathan Fillion in
quello della Lanterna Verde Guy Gardner e Anthony Carrigan in
quello di Metamorpho.
Più recentemente, Sara Sampaio ha firmato per interpretare
l’assistente/amante di Lex, Eve Teschmacher, e Skyler
Gisondo è stato scritturato per il ruolo di Jimmy
Olsen.Sono attesi anche i membri della squadra di antieroi
The Authority e María Gabriela de
Faría (Animal Control) è stata scritturata per il ruolo di
Angela Spica/The Engineer. Si dice anche che la
Supergirl di Milly Alcock farà il suo debutto prima del suo
film su
Supergirl: Woman of Tomorrow, ma non è ancora
stato confermato.
Si sviluppa come un gioco
di specchi di ammirevole precisione Manhunt, la
nuova miniserie di Apple TV+
creata da Monica Beletsky e ispirata dal libro di
James L. SwansonManhunt: The 12-day Chase for
Lincoln’s Killer. Il riflesso che impressiona maggiormente è
quello della ricostruzione meticolosa di un tragico evento passato
al fine di raccontare anche, anzi forse soprattutto, il
presente.
Manhunt, l’indagine sul passato per raccontare il
presente
Perché in
Manhunt molti dei temi trattati e alcuni dei
personaggi sviluppati posseggono una loro attualità tristemente
inquietante. Primo tra tutti John Wilkes Booth, una psicologia
delineata in maniera profondamente contemporanea nella sua sete di
gloria, nel bisogno di essere ricordato come un “eroe” pur
attraverso un atto vile e sanguinoso come l’assassinio del
Presidente Abraham Lincoln. Una figura che
aggrappandosi a ideali ultraconservatori e razzisti impersona con
pienezza la piaga del fanatismo che sfocia nella violenza. Dietro
questo personaggio storico l’occhio attento dello spettatore può
riconoscere l’identikit di molti, troppi giovani che negli ultimi
anni hanno impugnato un’arma e l’hanno usata contro indifesi
seminando morte e terrore.
Ma la serie non si limita
soltanto alla problematizzazione di un personaggio, rappresentando
al tempo stesso come questo tipo di psicologia possa diventare
strumento di morte se manipolata a dovere da menti che hanno invece
un piano ben preciso, quello volto alla destabilizzazione della
democrazia e dei suoi valori liberali. Ed ecco allora che
Manhunt diventa anche discorso altrettanto preciso
sul potere della persuasione, sulla logica del potere economico
prima ancora che politico, sulla presenza di una vasta porzione di
cittadini americani che, allora come oggi, crede nella
disuguaglianza come valore fondante della società civile. Insomma,
quella aperta dalla Guerra Civile e dal successivo assassinio di
Lincoln è una ferita che a conti fatti non si è mai davvero
rimarginata, e Manhunt lo mostra e spiega con enorme efficacia.
Lili Taylor e Hamish Linklater in “Manhunt”, disponibile dal 15
marzo 2024 su Apple
TV+.
Un gioco di specchi
Il secondo gioco di
specchi, altrettanto convincente anche se contenuto dentro la
finzione drammaturgica del prodotto, è quello tra Booth e il
protagonista di Manhunt, ovvero il Segretario di
Guerra Edwin Stanton che si incaricò della caccia
all’uomo ben conscio che in gioco ci fosse molto di più
che il semplice assicurare alla giustizia il carnefice di Lincoln.
Se come già scritto Booth incarna la violenza razzista e bigotta,
Stanton è al contrario un personaggio che fin dal primo episodio si
fa depositario sobrio eppure vibrante di tutti i migliori valori,
anche quando deve calpestarli per arrivare a ottenere il proprio
scopo. Perché sempre e comunque per lui l’unico obiettivo che conta
è la difesa di un progetto che porterà la pace nel Paese. Quella
vera, non soltanto come antitesi della guerra ma intesa anche come
pace sociale, civile, in poche parole umana. Stanton è una figura
tratteggiata con poche, poderose pennellate, che lascia parlare le
proprie azioni (decisioni) per delinearsi scena dopo scena,
episodio dopo episodio fino a farsi indimenticabile.
Superlativi Tobias Menzies e Anthony
Boyle
E qui per forza di cose
entra in gioco il terzo gioco di riflessi, che coinvolge due attori
superlativi quali Tobias Menzies e Anthony
Boyle. Il primo, consumato caratterista infatti
dipinge Stanton con una stringatezza di mezzi degna delle grandi
prove d’attore, capace di esprimere tutto con uno sguardo o una
parola trattenuta invece che lasciata andare. Al contrario Boyle
esprime l’energia isterica di Booth lasciando trasparire la sua
reale mancanza di appigli psicologici ed emotivi, esplicitando con
sorprendente profondità una figura che diventa in fondo anch’essa
vittima delle menzogne che propone. Se avete ammirato la
compostezza umanissima con cui Boyle ha interpretato Harry
Crosby nella recentissima miniserie Masters of the Air sempre per Apple TV+,
la prova quasi straripante offerta in Manhunt si
rivela ancora più convincente. Da segnalare poi la presenza nel
cast di altri nomi di lusso quali Hamish Linklater, Patton
Oswalt e soprattutto la sempre efficace Lili
Taylor, attrice/icona del cinema indipendente anni ‘90 che
possiede sempre un posto d’onore nel nostro cuore cinefilo.
In sette puntate studiate
e realizzate con una meticolosità narrativa,
Manhunt costruisce un ponte fin troppo solido tra
passato e presente, mostrandoci con chiarezza quanto gli Stati
Uniti siano una nazione ancora alle prese con enormi problemi
interni, fratture sociali e civili non sanate, e fattore ancora
peggiore una spinta sotterranea alla destabilizzazione interna oggi
come ieri capace di scuotere un Paese evidentemente ancora
spaccato. Una miniserie imperdibile.
Patton Oswalt in “Manhunt”, disponibile dal 15 marzo 2024 su Apple
TV+.
Netflix ha
svelato il trailer dell’adattamento live-action del leggendario
manga City
Hunter, che proporrà una versione moderna e aggiornata
del manga ambientata nelle affollate strade di Shinjuku.
“Quando il partner di Ryo, Makimura, viene ucciso, Ryo e la
sorella di Makimura, Kaori, uniscono le forze per scoprire la
verità“, si legge nella sinossi ufficiale ad oggi rilasciata.
Diretto da Yuichi Satoh e interpretato da
Ryohei Suzuki, il film sarà disponibile in
streaming in tutto il mondo a partire da giovedì 25 aprile
2024, naturalmente solo su Netflix.
City Hunter: quello che c’è da sapere sul manga
City Hunter è un
manga shōnen scritto e disegnato da Tsukasa Hōjō,
pubblicato in Giappone sulla rivista Weekly Shōnen Jump di Shūeisha
dal febbraio 1985 al novembre 1991. In Italia è stato pubblicato da
Star Comics dal gennaio 1996 al marzo 1999 sulla collana Starlight,
successivamente è stato ristampato dalla Panini Comics. Una serie
anime, prodotta da Sunrise, è stata trasmessa in Giappone su
Yomiuri TV dall’aprile 1987 all’ottobre 1991 ed è andata in onda
anche in Italia dal gennaio 1997 sull’emittente televisiva Italia
7. Conta 140 episodi, divisi in quattro serie.
Proprio di recente al cinema era
stato portato anche il film anime City Hunter: Angel Dust, che bilancia
perfettamente il divertimento con una narrazione dalla forte
componente narrativa. Il pubblico ha ritrovato infatti in questo
film l’esilarante chimica fra Ryo e Kaori, da sempre fonte di
risate assicurate, ma avrà anche l’occasione di scavare nel passato
del protagonista. In questa avventura, lo sweeper si trova infatti
ad affrontare la sua battaglia più grande, in quello che è l’inizio
dell’epica conclusione del manga originale.
Ecco il trailer italiano di The Crow – Il
Corvo, il nuovo adattamento del graphin novel di
James O’Barr, diretto da Rupert
Sanders e con protagonisti
Bill Skarsgård e FKA Twigs.
Bill Skarsgård (IT, John Wick 4) è
The Crow – Il Corvo, il leggendario e iconico
personaggio della graphic novel di James O’Barr, rivisitato in
questa nuova versione cinematografica diretta da Rupert Sanders.
Eric Draven (Skarsgård) e Shelly Webster (FKA
twigs), legati da un amore profondo, vengono brutalmente
uccisi, da una banda di criminali. Di fronte alla possibilità di
salvare Shelly, il suo unico vero amore, sacrificando se stesso,
Eric intraprende una vendetta feroce e senza pietà contro i loro
assassini, viaggiando attraverso il mondo dei vivi e dei morti
determinato a rimettere a posto le cose. The Crow – Il Corvo è in
arrivo prossimamente solo al cinema.
La narrazione del regista Tim Burton era così forte nell’originale
Beetlejuice – Spiritello porcello che nessuno
si è mai chiesto quale fosse la storia del personaggio principale,
ma la star Michael Keaton ha recentemente accennato al
fatto che l’imminente sequel Beetlejuice
2 fornirà informazioni sul background del Fantasma.
Data la tendenza degli studios negli ultimi anni a dare a qualsiasi
personaggio iconico o franchise una origin story, questo
potrebbe causare qualche preoccupazione tra i fan devoti di
Beetlejuice, ma sembra che il retroscena su di lui sarà minimo e
riguarderà solo i motivi a partire dai quali si scatena questo
sequel.
“La cosa bella di interpretare
Beetlejuice è che non si può mai dire: ‘Beh, il mio personaggio non
lo farebbe’. Farebbe qualsiasi cosa, il che è stato davvero
fantastico da interpretare“, ha recentemente condiviso
Michael Keaton al Jimmy Kimmel
Live! “Tuttavia, nel secondo film, che vi dico essere molto
bello, Tim mi propone un’idea. Ammetto che inizialmente ho pensato:
‘Oh, ok. Non lo so, buona fortuna”. Quindi c’è una specie di
retroscena, che è una specie di sorpresa per tutti“.
Beetlejuice, uscito nel 1988, era interpretato
da
Michael Keaton,
Winona Ryder, Catherine O’Hara, Jeffrey Jones,
Alec Baldwin e Geena Davis. Quel film è incentrato su una
coppia di coniugi deceduti che ricorre ai servizi dell’antipatico e
dispettoso poltergeist dell’aldilà per spaventare i nuovi residenti
della loro vecchia casa. Fin dal suo debutto, il film ha ottenuto
un successo sia di critica che commerciale, con un incasso di oltre
73 milioni di dollari, rendendo Burton particolarmente celebre ad
Hollywood. Non si hanno invece ad ora dettagli sulla trama di
Beetlejuice 2, ma sappiamo che il film uscira nelle sale
il 6 settembre 2024.
I braccialetti dell’amicizia sono
pronti mentre ci prepariamo per sospendere le nostre vite per tre
ore e mezza: il concerto di Taylor Swift, Eras Tour
(Taylor’s Version), è su
Disney+ da oggi 15 marzo. Più che un concerto è un’esperienza a
360° che fa vivere allo spettatore da casa le emozioni del suo show
filmato nelle date di Los Angeles lo scorso anno. Questo perché in
realtà il suo tour non è finito anzi è appena cominciato. Dopo sei
date a Singapore la cantante si prenderà questi mesi di pausa per
far uscire un nuovo album, The Tortured Poets Department,
e tornerà con nuove date e questa volta tocca all’Europa, tocca a
noi.
Le Ere di Taylor Swift
L’intro del concerto di
Taylor Swift i fan lo conoscono a memoria perché è
frutto di tanti piccoli pezzi di sue canzoni che rimandano a un
album. Ma Swift fa molto di più perché il suo è un vero e proprio
viaggio tra i suoi più grandi successi, alcuni dei quali sta
facendo ancora più suoi ri registrando i vecchi album a causa di
una controversia con il suo vecchio agente e la casa discografica.
All’appello manca ancora Reputation e Taylor
Swift, quest’ultimo è il suo primo album che l’ha consacrata
al mondo e ai fan. Il concerto, infatti, inizia proprio con la
Lover Era, il primo album che Swift scrive dopo la controversia ed
è anche metaforico. Proprio la prima canzone con cui si consacra al
suo pubblico nelle date del tour è Miss Americana & the
Heartbreak Prince.
Metaforico perché “Miss
Americana” è il titolo dell’ultimo documentario della cantante
(su Netflix) dove racconta per la prima volta a
cuore aperto il suo momento di down che l’ha costretta a ritirarsi
per un po’ dalle scene. E da quella canzone e da quell’album
(scritto e dedicato al suo ormai ex fidanzato, l’attore Joe
Alwyn) che ricomincia la sua scalata verso la vetta, e
fin ora tutto ciò che Swift ha toccato si è trasformato in oro.
Il film concerto
L’Eras Tour non è il primo concerto
di Swift a diventare un film concerto. Su Netflix,
infatti, era presente fino a poco tempo fa il Reputation Tour, ma
questo ha nettamente un sapore e una durata differenti. Con le sue
tre ore e mezza la cantante è riuscita a riempire ogni stadio in
cui è andata (e andrà) ma anche le sale cinematografiche. In
America il film è stato proiettato prima in sala e solo dopo è
arrivato in home video.
La creazione di Taylor
Swift si è trasformata in un momento interattivo al
cinema, che prevede invece di godere della visione seduti e in
silenzio. I video diventati poi virali dei fan che ballavano e
ricreavano le coreografie del concerto hanno scaldato le sale
cinematografiche per le date evento creando sicuramente un
precedente.
L’acustic session
Se la scaletta dell’Eras Tour non ha
più segreti per i fan, per la parte acustica invece ci sono sempre
grandi sorprese. In ogni concerto de 2023, infatti, Taylor Swift
sceglie due canzoni delle sue varie Ere e decide di fare due
performance semplici dove suona il piano e la chitarra. In questa
versione digitale di Disney+ sono quattro le canzoni
acustiche: Death by a Thousand Cuts (da Lover),
Cardigan (da folklore), Maroon e You’re on
Your Own, Kid (da Midnight), Our Song (da Taylor
Swift) e I Can See You (da Speak Now). Sono dei momenti
dove la cantante si prende anche del tempo per parlare e raccontare
il processo creativo delle canzoni che ha scritto o che sta
scrivendo, è un momento a tu per tu con il suo pubblico. La cosa
che rendeva unica questo momento era proprio l’espediente usato da
Swift: una volta performate quelle canzoni non erano ripetibili in
altre date dell’Eras Tour, a meno che non fossero dell’ultimo album
Midnight.
Questo è stato parzialmente
stravolto, la sessione acustica ovviamente rimane ma nei concerti
europei (e quindi anche nella doppia data di Milano, 13 e 14
luglio) cambierà. Adesso la sessione prevede i mashup tra le sue
canzoni che la cantante si diverte a mescolare tra le sue ere
diventando sempre più originale e mai banale. Sarà una doppia
sorpresa per i futuri fan perché potrebbe davvero capitare
qualsiasi cosa.
Il prossimo Universo DC di James Gunn e Peter Safran
darà una nuova impronta al mito di Batman, con l’aiuto del film di
prossima uscita
The Brave and the Bold. Gli aggiornamenti sul nuovo
reboot di Batman per il grande schermo sono fino ad oggi stati
pochi, soprattutto a causa degli scioperi di Hollywood dello scorso
anno, ma questo non ha impedito ai fan di speculare a lungo sul
film. Un nuovo rapporto di
The Hollywood Reporter potrebbe però fornire un piccolo
dettaglio sulla lavorazione di questo atteso film, soprattutto per
quanto riguarda il suo attuale regista, Andy
Muschietti, già autore di The
Flash.
Il rapporto annuncia Nocturna, una
nuova etichetta horror che Andy e sua sorella e partner di
produzione Barbara Muschietti stanno creando
presso Skydance. Il rapporto afferma che, sebbene i Muschietti
“stiano sviluppando un film su Batman intitolato The Brave and the Bold presso i DC
Studios, il duo non si è ancora impegnato a realizzare il loro
prossimo film“. Sebbene non si possa sapere cosa riservi il
futuro, queste nuove informazioni suggeriscono alcune interessanti
possibilità. Con la recente conferma del rinvio di The
Batman – Parte 2 all’ottobre del 2026, ciò potrebbe
significare che
The Brave and the Bold potrebbe non uscire prima del
2027, per dare respiro a entrambi i film.
Ciò significa che Muschietti
potrebbe avere tutto il tempo di dirigere un altro film prima di
dedicarsi a Batman e Robin. Inoltre, non è del tutto escluso che il
film possa avvalersi di un nuovo regista, se la programmazione di
Muschietti e i piani dei DC Studios dovessero cambiare. Sebbene
Muschietti fosse stato accostato al film per la prima volta nel
giugno del 2023, pochi giorni prima del difficile debutto di
The
Flash nelle sale, è stato successivamente riferito che non
aveva “alcun impegno formale” con il film durante lo
sciopero della Writers Guild of America dello scorso anno, e che
stava dando la priorità alla serie prequel di It, Welcome
to Derry una volta terminati gli scioperi.
Tutto quello che sappiamo su
The Brave and the Bold
Parlando l’anno scorso dei piani dei
DC Studios per
The Brave and the Bold, James Gunn ha detto: “Questa è
l’introduzione del Batman del DCU. È la storia di
Damian Wayne, il vero figlio di Batman, di cui non conoscevamo
l’esistenza per i primi otto-dieci anni della sua vita. È stato
cresciuto come un piccolo assassino e assassina. È un piccolo
figlio di puttana. È il mio Robin preferito“. “È basato
sulla run di Grant Morrison, che è una delle mie run preferite di
Batman, e la stiamo mettendo insieme proprio in questi
giorni“. Il co-CEO dei DC Studios, Peter Safran, ha aggiunto:
“Ovviamente si tratta di un lungometraggio che vedrà la
presenza di altri membri della ‘Bat-famiglia’ allargata, proprio
perché riteniamo che siano stati lasciati fuori dalle storie di
Batman al cinema per troppo tempo“.
Venom è in tendenza
grazie alle ultime indiscrezioni della Marvel. Il noto scooper
Daniel Richtman sostiene infatti che, sebbene
il prossimo Venom: The
Last Dance sarà l’ultimo film da solista di Tom Hardy nei panni di Eddie Brock, potrebbe
non essere la fine del personaggio. Le sue fonti indicano che
Kevin Feige è aperto a trovare un posto per
Hardy e il suo simbionte nel MCU. Naturalmente, le voci sui
social media riportano che i fan vorrebbero vedere Venom in
Avengers: Secret Wars. Come se non bastasse, bisogna
ricordarsi che dopo
Spider-Man: No Way Home c’è ancora una versione di
quella sostanza nera che si aggira per il MCU, per cui non resta che
attendere e scoprire cosa il futuro riserverà al personaggio.
Tutto quello che sappiamo su
Venom: The Last Dance
Venom: The Last Dancesegue i successi
al botteghino consecutivi di Venom: La furia di
Carnage del 2021 (502 milioni di dollari a
livello globale) e Venom
del 2018 (856 milioni di dollari a livello globale). Kelly
Marcel, che ha scritto i primi due film, dirigerà e
scriverà il trequel.
Tom Hardy ha
menzionato Marcel nel suo post, scrivendo “Voglio menzionare
molto brevemente quanto sia orgoglioso della mia regista, compagna
di sceneggiatura e cara amica Kelly Marcel. Vederti prendere il
timone di questo film mi riempie di orgoglio, è un onore. Fidati
del tuo istinto, il tuo istinto è sempre perfetto. Prima classe: ti
appoggio.”
A parte il ritorno di Tom Hardy nei
panni del giornalista Eddie Brock e del suo inconsapevole aiutante
e parassita Venom, la trama del terzo capitolo è
stata tenuta nascosta. Juno Temple e Chiwetel Ejiofor si sono uniti al cast in
ruoli non rivelati. Abbiamo visto l’ultima volta Venom/Eddie Brock
nei titoli di coda di
Spider-Man: No Way Home del 2021, ma non è chiaro
quale dei personaggi dell’Universo Marvel di Sony – che
include
Morbius, Kraven Il
Cacciatore e Madame
Web, tra gli altri – potrebbe comparire in
Venom: The Last
Dance.
Nonostante l’accoglienza non proprio
stellare di Wonder
Woman 1984, la regista Patty Jenkins
era pronta a tornare per dirigere Wonder
Woman 3 e, secondo quanto riferito, aveva anche
completato la sceneggiatura. Le cose sono però cambiate quando (o
prima, a seconda di chi si vuole credere) James Gunn e Peter Safran
sono diventati co-CEO dei DC Studios, e il trequel è stato
accantonato. Secondo un rapporto, il piano iniziale era di portare
avanti il progetto sotto la bandiera del DCU, ma in realtà è stata la Jenkins a decidere
di ritirarsi dopo aver “ricevuto delle note sul trattamento che
aveva presentato allo studio“.
Sembra che i vertici della WB non
fossero del tutto convinti della sua proposta, che si diceva
contenesse “problemi di arco caratteriale che rivaleggiavano
con quelli di Wonder Woman 1984“. Poco dopo, la
Jenkins è intervenuta sui social media per smentire la notizia.
“Non ho mai abbandonato“, ha scritto la regista su Twitter
all’epoca. “Ero aperta a considerare qualsiasi cosa mi venisse
chiesta. Ho capito che non c’era nulla che potessi fare per portare
avanti il progetto in quel momento. La DC è ovviamente sommersa dai
cambiamenti che deve fare, quindi capisco che queste decisioni
siano difficili in questo momento“. Tuttavia, la Jenkins è ora
tornata sull’argomento, ribadendo che il suo viaggio con Wonder
Woman è finito “per il momento, più facilmente per
sempre“.
“Non sono interessati a fare
nessuna Wonder Woman per il momento“, ha poi aggiunto,
parlando al podcast Talking Pictures. “Non è un compito facile, con
quello che sta succedendo alla DC. James
Gunn e Peter Safran devono seguire il loro cuore nei loro
progetti. Non so cosa abbiano in mente di fare o perché, quindi
capisco che si tratta di un lavoro importante e che devono seguire
il loro cuore e fare quello che hanno in mente“. Al momento
non ci sono piani per un’incarnazione di Wonder Woman nel primo
capitolo del DCU, ma è in fase di sviluppo una serie
intitolata Paradise Lost che si
concentrerà su “una storia tipo Game of Thrones su
Themyscira“.
Non ci sono notizie certe riguardo
ciò che sarebbe stato incluso in Wonder
Woman 3, ma secondo l’insider @CanWeGetSomeToast il film
sarebbe stato ambientato ai giorni nostri, successivamente agli
eventi di Justice League e al cameo di Diana in
The Flash. Secondo quanto riferito,
altri personaggi DC, incluso il Batman di Ben Affleck, sarebbero apparsi nel film.
Questi sono solo dettagli non ufficialmente confermati, ma
l’ambientazione contemporanea sembra decisamente probabile,
considerando che il primo film si svolge durante la Seconda guerra
mondiale e il suo sequel passa poi al 1984. Ciò avrebbe permesso di
raccontare Wonder Woman nel presente, comprendendo anche i rapporti
con i suoi colleghi supereroi.