Il film è interpretato
da Gael
García Bernal (Golden Globe come miglior attore
per Mozart in the Jungle, Premio Marcello Mastroianni
alla Mostra del Cinema di Venezia per Y Tu Mamá
También), Renate Reinsve (premio per la
miglior attrice al Festival
di Cannes 2021 per La Persona Peggiore Del
Mondo), Bérénice Bejo (premio per la migliore attrice
al Festival di Cannes 2013 per Il Passato) e
Olivia Williams (premio per la migliore attrice ai
British Independent Film Awards per The Heart of Me).
Another
End è prodotto da Indigo Film con
Rai Cinema, in associazione
con TF1, in associazione
con Anton, in collaborazione
con Number 9 Filmse uscirà
nelle sale italiane il 21 marzo
distribuito da 01 Distribution. Le vendite
internazionali del film sono a cura di Newen
Connect.
La trama di Another End
Gli occhi svuotati di Sal sembrano
vivere solo di ricordi da quando ha perduto Zoe, l’amore della sua
vita. Ricordi, come frammenti di uno specchio infranto che non è
possibile ricomporre. Sua sorella Ebe, che guarda al fratello con
crescente preoccupazione, gli propone di affidarsi ad Another End,
una nuova tecnologia, che promette di alleviare il dolore del
distacco riportando in vita, per breve tempo, la coscienza di chi
se n’è andato. È così che Sal ritrova Zoe ma nel corpo di un’altra
donna. Un corpo sconosciuto in cui lui misteriosamente riconosce la
moglie. Ciò che si era spezzato sembra improvvisamente ricomporsi.
Another End concede, infatti, a Sal del tempo per condividere
ancora un po’ di vita con Zoe, per amarla di nuovo, per esserne
amato, per riuscire a dirle infine addio. Ma è una gioia fragile,
effimera, insidiosa e, arrivato al termine del programma, Sal non
intende assistere docilmente alla dissoluzione del proprio amore,
alla perdita definitiva della moglie. Forse l’amore sopravvive
davvero e attraverso i corpi si promette eternità.
I fan temono che The
Batman – Parte 2 possa finire nel dimenticatoio.
All’apparenza sembra una preoccupazione infondata, ma con il
coinvolgimento di James Gunn, alcuni ritengono che l’interesse
verso questo universo alternativo potrebbe affievolirsi.
Il co-CEO dei DC
Studios ha smentito le voci e ha confermato che darà degli
appunti al regista Matt Reeves quando la sua
sceneggiatura per il sequel sarà terminata. Il regista e dirigente
ha anche confuso i fan
rivelando che la serie televisiva di Arkham, a
lungo rimandata, sarà ambientata nel DCU e non nel Batverse di
Matt Reeves.
Vedremo cosa succederà, ma il
lavoro su The
Batman – Parte 2, seguito di The
Batman è decisamente rallentato dopo gli scioperi di
Hollywood dello scorso anno. Parlando con ET Online, l’attore di
Jim GordonJeffrey Wright ha condiviso ciò che sa del
film. “Avete visto tanto della sceneggiatura quanto di me a
questo punto“, ha ammesso.
“Non voglio fare passi avanti.
Voglio solo andare avanti“. “Chiaramente, sono il tenente
Gordon alla fine del film, il primo film, quindi potremmo avanzare
nei ranghi, suppongo, ma non ho ancora visto nulla“, ha
continuato Wright. “Sono paziente, lascio che il [regista] Matt
Reeves faccia le sue cose – che saranno magiche e meravigliose – e
non vedo l’ora di rituffarmici quando sarà il momento“.
I DC Studios hanno
i loro piani per il loro Batman che sarà al centro della scena in
The Brave and the Bold. Andy
Muschietti, regista di The
Flash, è stato incaricato di dirigere il progetto, che
dovrebbe essere incentrato sull’addestramento del figlio
Damian da parte di Bruce Wayne come Robin
nel nuovo DCU.
Robert Pattinson riprenderà il ruolo del
Cavaliere Oscuro in The
Batman – Parte 2, ma poco altro è stato rivelato. Ci
sono state notizie contrastanti sui cattivi del film, con tutti
quelli che sono stati indicati come possibili, dal Joker a
Clayface.
Quali sono le ultime novità su The
Batman – Parte 2?
Nell’ultimo aggiornamento
sull’attesissimo seguito, le riprese di The
Batman – Parte 2 sarebbero state posticipate a
marzo 2024. La star principale Robert
Pattinson riprenderà il ruolo principale,
con Matt Reevesche
tornerà alla regia. Anche Mattson Tomlin
tornerà per scrivere la sceneggiatura insieme a Reeves. La
data di uscita è attualmente fissata per il 3 ottobre
2025. Il primo film ha raggiunto più di 770 milioni di
dollari al botteghino, diventando il settimo film con il maggior
incasso del 2022 e ottenendo recensioni positive.
Nel cast di Batman c’erano anche
Zoë Kravitz nel ruolo di Selina Kyle/Catwoman,
Jeffrey Wright nel ruolo di James Gordon del
GCPD, John Turturro nel ruolo di Carmine Falcone,
Peter Sarsgaard nel ruolo del procuratore
distrettuale di Gotham Gil Colson, Andy Serkis nel ruolo di Alfred Pennyworth e
Colin Farrell nel ruolo di Oswald
Cobblepot/Penguin. Restano invece dubbi riguardo il coinvolgimento
del Joker, introdotto nel primo film con Barry Keoghan nel ruolo. Proprio l’attore,
però, ha lasciato intendere che l’arcinemesi di Batman potrebbe far
parte del film.
Stiamo finalmente per sapere quali
attori vestiranno i panni della Prima Famiglia Marvel nel prossimo reboot
dei Fantastici
Quattro? I fan attendono da anni (letteralmente) di
scoprire chi interpreterà il quartetto di eroi nel debutto della
squadra nel MCU e, sebbene non sia la
prima volta che sentiamo dire che il cast è stato “bloccato”, un
nuovo rumor da fonte molto attendibile sostiene che i ruoli
principali sono stati ora definiti.
Secondo Daniel
Richtman, gli “accordi sono chiusi” per le quattro parti
principali di Reed Richards, Sue Storm, Ben Grimm e Johnny
Storm, con un annuncio ufficiale imminente. Lo scooper non fa
nomi, ma l’unico attore di cui si parla finora è Pedro Pascal, che si ritiene abbia firmato per
interpretare Richards, alias Mister Fantastic.
Siamo sicuri che molti di voi
staranno storcendo il naso di fronte all’ennesimo rumor relativo a
questo film, ma,
secondo quanto riferito, con le riprese previste tra luglio e
agosto, lo studio dovrà iniziare a prendere qualche decisione in
merito a questi ruoli, quindi questa volta un annuncio dovrebbe
essere davvero dietro l’angolo.
Per quanto riguarda gli altri
personaggi principali, si vocifera che sia Cillian Murphy (Oppenheimer)
che Mads Mikkelsen (Rogue
One) siano in cima alle preferenze per interpretare il
Dottor Destino, ma altri attori saranno
sicuramente in lizza.
Il nemico più prolifico della
squadra non dovrebbe avere un ruolo significativo nel reboot
(infatti, potrebbe comparire solo nella scena
post-credits), ma il cattivo potrebbe emergere come il nuovo
grande cattivo del Marvel Cinematic Universe
– soprattutto dopo la recente notizia che la Marvel ha deciso di separarsi
dall’attore
Jonathan Majors. che ha interpretato Kang il conquistatore.
Diverse fonti ben inserite hanno
affermato che Dottor Destino sarà uno dei cattivi principali
di Avengers:
Secret Wars. Javier Bardem sarebbe la prima scelta per
Galactus, ma i suoi impegni potrebbero impedirgli di
firmare. L’araldo del Divoratore di Mondi dovrebbe essere
Silver Surfer, ma con una versione femminile del
personaggio.
Secondo un recente rumor, Anya Taylor-Joy sarebbe stata scelta per
questo ruolo. Matt Shakman dirigerà Fantastici
Quattro da una sceneggiatura di Jeff Kaplan e Ian
Springer. I dettagli della trama non sono ancora stati resi
noti.
Negli ultimi anni si è parlato di
uno spin-off di Spider-Woman al
femminile; purtroppo, non sembra che la cosa sia andata in porto e
i piani della Sony per la sua scuderia di personaggi Marvel continuano a dividere le
opinioni. Si pensa che le serie televisive live-action
Silk e Spider-Man Noir siano in
lavorazione, mentre film come Madame Web,
Kraven – Il
Cacciatore e Venom 3
sono tutti all’orizzonte.
Oggi, una nuova indiscrezione
(condivisa per la prima volta da Toonado.com) suggerisce che la
Sony Pictures Animation stia progettando un nuovo film di
Spider-Man che avrà un rating R.
Si tratta di una mossa singolare da
parte dello studio, soprattutto perché si tratterebbe di
un’avventura animata e nemmeno a Venom è stato
concesso un rating R; Sia The Streamr che lo scooper @CanWeGetToast
hanno condiviso l’indiscrezione e raccomandiamo di prenderla con un
pizzico di sale per il momento.
Nessuno dei due menziona chi sarà
il protagonista del film, anche se possiamo dirvi che gli accenni
che avete visto sui social media sul fatto che si tratti di
Spider-Punk sono in linea con quanto si vocifera a
Hollywood. Il personaggio è probabilmente adatto a un
rating R e Daniel Kaluuya verrebbe presumibilmente
arruolato per riprendere il ruolo. È anche possibile che si tratti
di una versione completamente diversa del web-slinger
britannico.
Spider-Punk, il
cui vero nome è Hobie Brown, è apparso per la prima volta
in Edge of Spider-Verse #5 nel 2014. Nel suo
universo, è un punk rocker ribelle che ottiene i poteri di ragno
dopo essere stato morso da un ragno radioattivo. Incarnando lo
spirito della controcultura e della ribellione,
Spider-Punk sfoggia un’estetica punk rock
distintiva, con tanto di moicana, piercing e gilet di jeans ornato
da simboli ragneschi.
Conosciuto per il suo atteggiamento
anti-establishment, Spider-Punk combatte contro le
forze oppressive e le ingiustizie. In Spider-Man: Across the Spider-Verse, ha
iniziato come una sorta di rivale in amore di Miles
Morales, ma alla fine si è dimostrato un alleato del
Wall-crawler adolescente.
“Ero esausto“, ha detto
Daniel Kaluuya interpretando l’eroe l’anno
scorso.”Mi sono rivolto a Lord, Miller e Kemp e ho detto:
“Grazie per avermi permesso di farne parte, perché è una figata
pazzesca“. Sono una voce in Spider-Verse con un
personaggio malvagio che sembra esattamente come me, da dove vengo.
Ma dai! Vai dai più giovani della tua famiglia e fletti: ‘Sto
andando avanti, ma non dimenticatelo!‘”.
“Sono nato e cresciuto a
Camden, e questo personaggio viene da Camden, che è molto associata
al movimento punk, quindi penso che abbiano voluto appoggiarsi a
ciò che hanno gratuitamente con me“, ha aggiunto. “Mi
hanno chiesto: “Come parlano?” e io ho risposto: “Come me!”. Penso
che dia quell’autenticità, come se io dicessi: ‘Uomo come Pav!
Grande steppa! Mi sono sentito davvero rispettato“. Restate
sintonizzati per nuovi aggiornamenti su questo nuovo potenziale
film animato su Spider-Man.
Al box office del fine settimana
appena concluso ottiene il risultato migliore Pare
parecchio Parigi, scritto, diretto, prodotto e
interpretato dall’attore italiano Leonardo
Pieraccioni. La commedia incassa €617.237 a fronte di un
totale che già supera il milione di euro dal suo arrivo nelle sale
il 18 gennaio.
Al secondo posto troviamo
Perfect days, emozionante pellicola giapponese diretta
da Wim
Wenders. Il film, candidato alla palma d’oro e vincitore
del premio come miglior attore a Cannes, ha conquistato il pubblico
con la sua semplicità. Perfect days raggiunge un incasso di
€389.204 nel fine settimana e sfiora i 3 milioni di euro dal suo
arrivo nelle sale italiane il 4 gennaio.
Terzo classificato è
The Holdovers- lezioni di vita, commedia diretta da
Alexander Payne. Il film, candidato ai BAFTA e ai Critics choice
awards come miglior regia, raggiungono un buon risultato in fatto
di incassi al primo week end nei cinema italiani, incassando
€240.164.
Box office: il resto della classifica
Al quarto e quinto posto si
stabiliscono rispettivamente
Wonka, prequel sulla storia del personaggio Willy
Wonka,
e
Il ragazzo e l’airone, ultimo film prodotto dal noto
studio Ghibli e diretto da
Hayao Miyazaki. Wonka incassa €197.685 nel fine settimana e
supera i 14 milioni di euro dal suo arrivo nei cinema il 14
dicembre. Il ragazzo e l’airone invece raggiunge un incasso di
€184.874 a fronte di un totale di 6 milioni di euro dall’uscita in
Italia il primo gennaio. Al sesto posto ritroviamo
The beekeeper, un action movie con Jason Statham, il
quale incassa €177.670.
Settimo e ottavo classificato al box
office del week end appena concluso sono
Wish, nuovo cartone Disney con il quale gli studios
festeggiano i loro cento anni, e Il
fantasma di Canterville, riadattamento in versione
animata del racconto di Oscar Wilde. Wish
incassa €163.862 a fronte di un totale di più di 9 milioni di euro
dal suo arrivo nelle sale il 21 dicembre, mentre Il fantasma di
Canterville raggiunge un incasso di €159.333.
Negli ultimi due posti nella
classifica box office ritroviamo rispettivamente
Succede anche nelle migliori famiglie, commedia
scritta, diretta e interpretata da Alessandro Siani, e
Enea, pellicola di Pietro Castellitto
presentata al festival di Venezia. Succede anche nelle
migliori famiglie incassa €141.303 a fronte di un totale di 5
milioni e mezzo di euro, mentre Enea raggiunge un guadagno di
€120.089.
Il debutto di Aquaman e il
Regno Perduto non è stato dei migliori nel mercato
americano, il che ha portato molti a considerarlo un’altra vittima
della crisi dei supereroi. Tuttavia, il sequel di James
Wan ha ottenuto risultati sorprendentemente buoni (almeno
in termini relativi) nelle ultime settimane e si sta avvicinando a
un importante traguardo globale.
Secondo gli ultimi aggiornamenti
del box office, Aquaman
2 ha incassato 396,2 milioni di dollari in tutto il
mondo, superando Black
Adam (393 milioni di dollari) e diventando il film
della Warner Bros. Discovery/DC Studios che ha incassato di più lo
scorso anno.
Una vittoria piccola ma necessaria,
anche se probabilmente non farà molta differenza per il franchise
in un senso o nell’altro. Aquaman e il
Regno Perduto segna l’ultimo film dell’era
DCEU post James
Gunn e Peter Safran, il che significa che un terzo
film sarebbe stato improbabile anche se questo fosse andato molto
meglio. Il monitoraggio degli incassi a lungo termine non è mai
stato molto forte, ma le recensioni negative probabilmente non
hanno aiutato.
Aquaman e il
Regno Perduto è attualmente fermo al 35% su Rotten
Tomatoes, anche se ha un migliore Audience Score del 79%.
Aquaman e il
Regno Perduto si sta rivelando uno dei film del DCEU
di maggior successo degli ultimi tempi. Il film ha recentemente
superato la soglia dei 330 milioni di dollari di incassi globali e,
secondo le stime, il sequel dovrebbe concludere la sua corsa nelle
sale a 400 milioni di dollari. Si tratta comunque di una cifra ben
lontana dagli 1,15 miliardi di dollari del primo film. Ora i fan di
Aquaman si chiedono se il re di Atlantide abbia un
posto nel nuovo universo cinematografico di James Gunn.
La star Jason Momoa, che continua a collaborare con la
WB/DC nel ruolo di Lobo, sembra essere al momento
uno dei segreti peggio custoditi di Hollywood. Se Lobo avrà un
ruolo di primo piano, è difficile prevederlo ad oggi ma è difficile
immagine l’attore in entrambi i ruoli.
Nel 1978 esce al cinema
Il cacciatore, opera seconda di
Michael Cimino. La guerra in Vietnam si è conclusa
da appena tre anni ed è ancora una ferita apertissima per gli Stati
Uniti, nonché sostanzialmente un tabù. Per quanto già durante lo
svolgersi del conflitto ci siano stati film che hanno cercato di
affrontare tale evento, è solo a guerra conclusa che si ha avuto
modo di avere una più completa visione d’insieme su quanto accaduto
e sul suo lascito. Prendono dunque vita a partire dalla seconda
metà degli anni Settanta le opere che meglio hanno saputo mostrare
ciò che davvero questo conflitto ha causato, specialmente a livello
psicologico.
Il film di Cimino (che vincerà poi
di 5 Premi Oscar incluso quello come Miglior film) non solo è tra
queste, ma è anche un primo significativo tassello nella
filmografia di un regista che con ogni sua opera ha sfidato
platealmente la mitologia delle origini del suo Paese, il
successivo tradimento da esso perpetrato verso gli ideali su cui si
fondava e il suo lascito nei confronti delle nuove generazioni. Una
sfida che ha dunque inizio con un’opera tanto imponente quanto
controversa, che si fa metafora degli Stati Uniti cogliendo il
Paese nel suo passaggio da un periodo di spensieratezza – in realtà
solo apparente – ad uno irrimediabilmente segnato da un generale e
profondo senso di smarrimento.
Prepararsi alla guerra
Un passaggio ben evidente in Il
cacciatore, film a cui viene talvolta rivolta la critica di
avere un primo atto troppo prolisso. Si tratta grossomodo della
prima ora delle tre totali del film, in cui facciamo la conoscenza
dei protagonisti, apprendiamo che lavorano in una acciaieria, che
sono dediti agli scherzi, alle scommesse spericolate e che uno di
loro, Steven (John Savage), è ad un passo dal
matrimonio. Proprio questo evento occupa la maggior parte di questa
prima ora, con una festa chiassosa, che sembra non finire mai e che
ad un occhio distratto potrebbe sembrare – appunto – eccessivamente
prolissa. Ma è proprio questa prima ora “preparatoria” che permette
poi di far acquisire un senso a quanto verrà dopo, costruendo le
basi per un contrasto ancora oggi in grado di ammutolire.
Steven, insieme a Mike (Robert
De Niro) e Nick (Christopher Walken,
che per questa sua interpretazione vincerà l’Oscar come Miglior
attore non protagonista) sono infatti in procinto di partire per il
Vietnam. Per loro, membri della comunità russo-americana, sarà un
modo in più per dimostrare il proprio amore per gli Stati Uniti,
quasi come se quest’esperienza potesse fargli guadagnare la
possibilità di considerarsi americani a tutti gli effetti. Con loro
ignari del proprio futuro, questa prima parte del film è dunque
segnata dalla spensieratezza, dalle risate, da quel sano cazzeggio
che è parte integrante della natura dei protagonisti.
Lo ribadisce con maggior forza la
sequenza ultima di questo primo atto, quella della caccia al cervo,
che non solo dà al film il suo titolo originale – The Deer
Hunter – ma ripropone tutti gli elementi fino a quel momento
messi in gioco. Il gruppo di amici protagonisti si reca in
montagna, chiassosi come non mai, dividendosi tra scherzi e alcol,
ma sapendo perfettamente quando è il momento di tacere e lasciar
parlare i fucili. In un attimo, dunque, si passa dalla gioia al
senso di morte. E ancora, quando una volta conquistato il proprio
trofeo tornano in città per festeggiare, quel clima di festa è
interrotto da uno struggente brano suonato al pianoforte da uno di
loro, che spegne le risate e ammutolisce tutti. La festa è
finita.
Christopher Walken in una scena di Il cacciatore
La morte dell’innocenza
Da lì ha inizio il racconto
dell’esperienza in Vietnam di tre dei protagonisti, partiti per
servire e difendere il proprio amato paese. Quel senso di morte,
tanto anticipato da piccoli segnali nel corso della fondamentale
prima ora (quell’inferno che è l’acciaieria, il silenzioso veterano
alla festa di matrimonio, le taciute tensioni sentimentali tra i
protagonisti) esplode ora in tutta la sua brutalità sullo schermo.
Ma non è un vero e proprio scenario di guerra quello che Cimino
vuole mostrarci, spostando quasi subito la propria attenzione sul
raccontare il conflitto attraverso la nota metafora della roulette
russa, a cui i soldati americani sono costretti a partecipare.
È attraverso questa che Cimino dona
presenza scenica all’insensatezza del morire in guerra, dell’essere
alla mercé del caso, del non sapere mai quando arriverà la propria
ora. Ogni colpo che va a vuoto è motivo sia di sollievo sia di
nuova tensione, generata dal non sapere quanto ancora la fortuna
sarà dalla propria parte. Ecco allora che quanto fino a quel
momento visto, anche grazie alla sua ampiezza capace di restituire
un contesto apparentemente idilliaco, risulta congeniale a quanto
segue, che è non un film di guerra bensì un film sugli orrori che
questa (come tutte le guerre, d’altronde) può generare in chi ne fa
esperienza diretta.
Il cacciatore, insieme a
Taxi Driver (1976) e Tornando a casa (1978), si è
infatti imposto come uno dei più significativi esempi di film
incentrati sulla difficile esistenza dei reduci di guerra, incapaci
e impossibilitati a reinserirsi nella società dopo aver assistito
ad orrori che non si possono spiegare a parole. Mike, tornato in
patria, non riuscirà mai a condividere con l’amata Linda (Meryl
Streep) ciò che ha visto, che gli è stato inflitto e
che ha a sua volta inflitto. Cosa che lo fa naturalmente sentire
incompreso e turbato. Tutto il resto del film rifletterà dunque su
tale dinamica, proponendo attraverso i tre protagonisti tre diversi
modi di rapportarsi con quanto accaduto che hanno però un unico
risultato: la disillusione nei confronti di un American
Dream al quale non è più possibile credere.
Michael Cimino racconta l’altra
faccia degli Stati Uniti
È questa una consapevolezza su cui
Cimino è tornato più volte nel corso della propria carriera,
segnata da noti alti e bassi (più economici che non artistici) e
sul quale si potrebbe dire si fondi la sua intera poetica. Due anni
dopo Il cacciatore, dove si proponeva dunque come un
drammatico ritratto di una generazione tradita da quel paese in cui
riponeva cieca fiducia, Cimino realizza I cancelli del cielo. Un’altra opera monumentale, con
cui va più indietro nel tempo, alla fine dell’Ottocento, per
individuare un ancor precedente tradimento nei confronti di quella
fiducia. Una comunità di immigrati europei diviene qui l’obiettivo
di uno sterminio in quanto colpevole dei continui furti di
bestiame. Furti dovuti però alle estreme condizioni di povertà a
cui venivano costretti dai ricchi baroni locali.
O ancora, in L’anno del
dragone (1985) il veterano di guerra interpretato da Mickey Rourke porta avanti un’accesa battaglia
contro la comunità cinese di New York, mentre in Verso il
sole (1996) – suo ultimo lungometraggio – un giovane navajo
affetto da un tumore incurabile rapisce un medico (interpretato da
Woody Harrelson) affinché lo accompagni in un
luogo mistico che è convinto potrà guarirlo. In tutti questi casi,
Cimino propone una contrapposizione tra culture diverse, facendo
emergere da questo contrasto la disillusione verso un sogno
americano che non ha offerto la libertà che invece prometteva.
Meryl Streep e Robert De Niro in una scena di Il
cacciatore
Sopravvivere all’American
Dream
C’è dunque uno sguardo malinconico
che attraversa l’intera opera del regista, che tramite i suoi
personaggi – più o meno coinvolti nell’attuarsi di questo
tradimento – mira a riflettere su cosa ne è stato di quella terra
delle opportunità, macchiata in più occasioni dal sangue di quanti
vi riponevano fiducia o capace di mandare a morire senza troppi
scrupoli i propri figli in una giungla dall’altra parte del mondo.
Davanti a questa consapevolezza, sembra rimanere poco da poter
fare, come il ricercare un senso di comunità a cui aggrapparsi.
Ecco allora che Il cacciatore si conclude con i
protagonisti sopravvissuti che intonano “God Bless
America”.
Una scelta, quella di questo brano,
che all’occorrenza è stata vista con intenti patriottici o
satirici. Sembra facile propendere per quest’ultima lettura, con i
personaggi che continuano a celebrare – come dei novelli Giobbe –
quell’America che ha però tolto loro ogni cosa. Cimino, nel corso
di una lunga intervista rilasciata nel
2007, ha però offerto una chiave interpretativa più profonda e
ambigua. “Quando le persone sono in difficoltà, hanno bisogno
di fare qualcosa insieme. In questo caso si tratta di emettere un
suono. E cantano questa canzone perché è una canzone che ogni
bambino americano conosce a memoria. E quella canzone li riunisce
come una famiglia”.
“Mentre cantano, è una prima
colazione quella che stanno consumando, non un’ultima cena”,
conclude Cimino. Quel canto diventa dunque il modo con cui
i personaggi cercano di ritrovarsi, di ristabilire un contatto e da
lì voltare insieme pagina. Sembrerebbe dunque esserci uno spiraglio
di speranza per il futuro nel finale di Il cacciatore, ma
per quanto ciò possa essere vero, non cancella l’orrore
verificatosi, che ha spezzato per sempre l’innocenza di questi
personaggi e con loro di un Paese intero. Il film, che si apre con
un matrimonio, non può allora che chiudersi con un funerale. Mike,
Steve, Linda, gli altri e gli Stati Uniti andranno avanti con le
loro vite, ma non saranno mai più gli stessi.
Uno dei documentari più attesi in
anteprima al Sundance Film Festival 2024 è
“Super/Man: The Christopher Reeve Story“, che
ripercorre l’ascesa dell’omonima star a icona di Hollywood e
l’incidente quasi fatale a cavallo del 1995 che lo ha lasciato
paralizzato dal collo in giù. I figli di Christopher Reeve – Will, Matthew e Alexandra
– appaiono come soggetti nel film e si sono uniti al Variety Studio
presentato da Audible per parlare dell’eredità del padre.
Alexandra ha
definito il documentario un “bellissimo regalo” perché è
raro “vedere la vita di un genitore raccontata nella sua
totalità… vedere una vita ben vissuta sullo schermo e nella sua
piena complessità. Volevamo che la gente vedesse gli alti e i
bassi, la facciata pubblica e ciò che accade a casa“.
“È un dono. Siamo così
fortunati“, ha aggiunto Matthew. “Non solo abbiamo i suoi
film da guardare, ma anche una collezione di filmati casalinghi da
recuperare e da esaminare e interviste di lui su YouTube da
consultare. Vedere cose che non avevo mai visto prima non ha
cambiato la mia percezione di lui, ma l’ha migliorata… come una
rara intervista australiana del 1977 che è stata caricata e di cui
non conoscevo l’esistenza. È stato molto bello vederle e scoprire
molto più materiale di quello che conoscevamo“.
Ai figli di Christopher Reeve è stato chiesto cosa ne
pensano dell’apparizione del padre nel film della Warner Bros.
“The
Flash“. Lo studio ha utilizzato in modo controverso la
CGI per ricreare le sue sembianze per un cameo in cui la sua
iterazione di Superman viene avvistata dal Flash di
Ezra Miller nel multiverso. Nessuno di loro ha
mai guardato “The
Flash” e non sono stati coinvolti in quel cameo.
Quando gli è stato chiesto quale
fosse il ruolo di Christopher Reeve più sottovalutato dopo che
la sua carriera è stata dominata da Superman, Will
non ha esitato a rispondere.
“Nella nostra città natale,
Bedford, New York… il cinema locale ha subito un rebranding qualche
anno fa“, ha detto Will. “La persona responsabile di quel
turno mi ha contattato e mi ha detto che gli sarebbe piaciuto che
proiettassi un film a mia scelta tra quelli di mio padre. Ho
risposto: “Certo, ma non Superman. Faremo “Remains of the Day Quel
che resta del giorno””. Era così orgoglioso del suo ruolo in quel
film. Non è un ruolo importante. È un ruolo importante nel film. Ha
potuto mostrare un lato completamente diverso di sé. Sapevo quanto
fosse orgoglioso di questo. Non che non fosse orgoglioso di
Superman… ma se fosse qui non sceglierebbe Superman, sceglierebbe
“Quel che resta del giorno”. Non penso tanto ai film di Superman
quanto alle oscillazioni che gli sono state fatte al di là di
questo ruolo di grande importanza“.
Spesso il cinema tende a imitare
alla realtà, presentandola sul grande schermo in maniera più
articolata o romanzata, così da attirare maggiormente il pubblico.
Tuttavia, ci sono dei casi in cui la realtà sembra quasi imitare il
cinema: questo è proprio il caso di All
american nightmare: Rapimento in California. La serie,
strutturata in soli tre episodi, ognuno da circa 50 minuti,
racconta dei fatti realmente accaduti nello stato americano tra il
2009 e il 2015. L’evento centrale è il rapimento di Denise
Huskins, una giovane fisioterapista americana portata via
dalla propria casa nel cuore della notte in un quartiere di
Vallejo.
All American Nightmare:
l’inizio di un incubo
Marzo 2015, notte fonda:
Aaron e la sua fidanzata Denise dormono
pacificamente nella loro casa in una zona residenziale di Vallejo,
in California. I due vengono svegliati da una forte luce che gli
viene puntata addosso e qui inizia l’incubo: Aaron viene legato e
poi drogato fino a perdere conoscenza. Al suo risveglio Denise è
scomparsa, è stata rapita. I rapitori intimano al ragazzo di non
rivolgersi alla polizia, chiedendo un riscatto di 15 mila dollari
per riavere la fidanzata indietro, per questo motivo Aaron contatta
la polizia solo diverse ore dopo il rapimento.
La polizia non riesce a credere ad
una storia così surreale e complicata come quella raccontata da
Aaron e presume subito che il caso sia un ennesimo femminicidio: la
coppia ha una lite sfuggita di mano e il fidanzato, per non
ammettere a sé stesso e alla polizia di aver ucciso Denise, inventa
il rapimento.
Circa 48 ore dopo la scomparsa di
Denise, questa viene ritrovata nella zona di Huntington Beach,
vicino alla casa dei genitori. Allora i pregiudizi della polizia
virano su di lei, colpevolizzandola: un finto rapimento per
vendetta, simile a quello presentato nel noto film
Gone girl diretto da David Fincher,
con
Rosamund Pike (Saltburn)
e
Ben Affleck (Air),
uscito nelle sale l’anno prima di questi avvenimenti.
La paura di subire ripercussioni dai
rapitori, l’inefficienza della polizia e la gogna mediatica non
fanno che rendere a Aaron e Denise la vita impossibile.
L’abituale inefficienza della
polizia
“Che cosa deve succedere ad una
donna perché venga creduta? Sembra che non ci siano speranze.” –
Denise Huskins
Uno degli elementi focali di
All American Nightmare è la noncuranza delle forze
di polizia riguardo le testimonianze di Aaron e Denise, bollate da
subito come non veritiere. In particolare, la questione sembra
essere anche più profonda di così: rapimenti o irruzioni simili,
con forme di molestie o tentati stupri si sono susseguiti dal 2009
nello stato della California, in città a pochi chilometri di
distanza l’una dall’altra. Ciononostante, la polizia ha continuato
a ignorare i problemi, screditando talvolta le testimonianze delle
donne che riportavano gli eventi accaduti (Sicura non sia stato
un brutto sogno?). La mancanza di professionalità ha permesso
all’aggressore di continuare ad agire indisturbato per ben 6 anni:
se si fosse intervenuto subito, la stessa Denise Huskins sarebbe
stata salvata da un’esperienza così traumatica.
Tale problema tende a non riguardare
solamente gli Stati Uniti: le donne, nel momento in cui denunciano,
non vengono credute o i casi di molestie, stupri o femminicidi non
sono trattati con la dovuta attenzione. Ne sono di esempio i tanti,
troppi casi di cronaca: uno in particolare è l’omicidio di Vanessa Ballan, la
cui precedente denuncia è stata ignorata.
The Gone Girl Case:
l’influenza cinematografica
Nel vedere raccontata la storia di
Aaron e Denise in All American Nightmare un
cinefilo esperto non può che collegare le vicende a quelle di
Gone
girl. Tutto sembra inizialmente combaciare: la ragazza
scopre una possibile infedeltà da parte del fidanzato, in questo
caso un continuo interesse verso l’ex, Andrea, e per vendicarsi
finge un rapimento in modo tale che sia proprio il ragazzo infedele
ad essere il primo sospettato e incolpato, per poi ritornare
miracolosamente a casa.
La storia sembra identica, peccato
che questa sia la realtà e non una brillante pellicola di Fincher.
Denise è stata veramente rapita, ma anche la stessa polizia non
riesce a superare la visione iniziale di una possibile imitazione
del modus operandi di Amy, la protagonista del film.
Questo è un altro dei motivi per cui
la polizia non ha approfondito le indagini, bollando subito il caso
come “Gone Girl Case” e condannando Denise e Aaron
per la perdita di tempo e fondi della comunità per seguire un finto
rapimento.
La gogna mediatica
La polizia, nel lavorare su questo
caso, non si limita a screditare le testimonianze di due vittime,
Aaron e soprattutto Denise, o a prendere come esempio per le loro
indagini un thriller di Hollywood, ma è anche la miccia per
l’esplosiva gogna mediatica che colpirà la ragazza. Il capo della
polizia, nel bollare il caso come uno spreco di fondi pubblici
della comunità, porta tanto odio a riversarsi ingiustamente su
Denise, in una tempesta di continui messaggi vessatori sui social e
attacchi da parte di giornalisti.
All American
Nightmare riesce in soli tre episodi a raccontare un caso
complesso, denso di tematiche di importanza sociale e attuale,
attirando l’attenzione del pubblico internazionale su queste strane
e tristi vicende di cronaca.
Variety ha
confermato che la star di Doctor WhoMillie
Gibson verrà sostituita dopo una stagione. L’attore di
Jurassic
World: il DominioVarada Sethu
reciterà al fianco di Ncuti Gatwa come compagna
del Dottore nella quindicesima stagione dello show.
La Gibson, finora nota per aver
interpretato Kelly Neelan nella soap britannica
“Coronation Street“, ha debuttato nella serie
fantascientifica di lunga durata nello
speciale natalizio di dicembre. Ha interpretato la compagna
Ruby Sunday accanto a Ncuti Gatwa, che
interpreta il Quindicesimo Dottore.
La Gibson tornerà a vestire i panni
di Ruby nell’imminente 14ª stagione, che sarà
trasmessa a maggio dalla BBC nel Regno Unito e da
Disney+ a
livello internazionale.
Ma per la stagione 15, le cui
riprese sono attualmente in corso in Galles, Varada
Sethu interpreterà la compagna di Ncuti
Gatwa, come ha confermato una fonte. Non sono stati
rivelati altri dettagli sul suo ruolo. Sethu è già apparso in
“Andor” e
“Mrs Sidhu Investigates”.
Gatwa, che ha recitato anche in
“Barbie“,
resterà nei panni del Dottore. Lo showrunner Russell T
Davies, che ha rilanciato la serie di culto nel 2005, è
tornato a scrivere e produrre le nuove stagioni, che sono
co-prodotte da Bad Wolf.
Tra le guest star della stagione 14
figurano Yasmin Finney (“Heartstopper”), la
cantante Bonnie Langford, Jonathan Groff di “Glee”
e Indira Varma (“Obsession”). Doctor
Who ha celebrato il suo 60° anniversario lo scorso
novembre.
Arriva gratis e in esclusiva su
Mediaset Infinity la nuova serie turca
Dreams and Realities – La forza dei sogni(Hayaller ve Hayatlar).
La romantic comedy a tinte thriller prodotta
da NGM, in 26 episodi, vede come protagoniste Özge
Gürel (nota al pubblico italiano per i suoi ruoli in
Mr. Wrong – Lezioni d’amore, Bitter Sweet –
Ingredienti d’amore e Cherry Season), Aybüke Pusat,
Melisa Aslı Pamuk, Yeşim Ceren
Boz e Beyza Sekerci.
Le protagoniste sono cinque giovani
donne in carriera, ben istruite, che provengono dai quartieri
medio-bassi di Istanbul. A differenza delle famiglie tradizionali
del loro quartiere, hanno tutte grandi sogni… tuttavia i sogni non
sempre corrispondono alla vita reale.
Dreams and Realities – La forza
dei sogni: quando esce e dove vederla in streaming
Dreams and Realities –
La forza dei sogni in streaming è in arrivo
dal 29 gennaio, gratis e in esclusiva, su
Mediaset Infinity con la pubblicazione di
un episodio al giorno, da lunedì a venerdì.
Dreams and Realities – La forza
dei sogni: la trama
Dicle(Özge
Gürel) ha sempre voluto conquistare il mondo
dell’editoria e scrive un blog da anni, ma intanto lavora come
produttrice di insegne. Güneş (Aybüke
Pusat) ha studiato per diventare un avvocato affermato, ma per
ora si occupa solo di pignoramenti. Setenay(Melisa Aslı Pamu) vorrebbe diventare una curatrice
d’arte, ma lavora in una galleria di seconda classe.
Melike (Melisa Aslı Pamu) sogna di
costruire eleganti residenze, ma nel frattempo fatica a sbarcare il
lunario affittando case. E infine Meryem che
sogna una casa ai piani alti di Istanbul, ma vive nel sottostrada e
lavora come contabile in uno studio legale. Cinque donne, cinque
sogni da realizzare, la ricerca dell’amore e un omicidio che
cambierà tutte le prospettive.
Dreams and Realities – La forza
dei sogni, il cast
A completare il cast maschile
troviamo: Serkay Tütüncü (Ozan Dinçer in Mr Wrong – Lezioni d’amore), Yusuf
Çim, Ekin Mert Daymaz, Alican
Aytekin (Seyfi di Love
is in The air) e Halil Ibrahim Kurum. A
firmare la sceneggiatura Yesim Citak (già
sceneggiatrice per Daydreamer – Le ali del sogno e
Love is in the air, due grandi successi firmati Canale 5)
e Yelda Eroglu.
Recentemente il regista del film Wyatt
Russell
ha rivelato che le riprese di Thunderbolts
cominceranno proprio nel 2024, tra marzo e aprile. Dunque le parole
ora di
Sebastian Stan confermano quella notizia. Ecco cos’ha
detto l’attore in merito al suo prossimo impegno con i
Marvel Studios.
“Sono emozionato. Tornerò
praticamente tra un mese o giù di lì. Mi è mancato. È un
cast eccezionale”, ha detto
Sebastian Stan prima di alludere alle recenti
difficoltà della Marvel al botteghino. “La media
di battuta è così alta che è difficile mettere a segno sempre tutto
e subito. È sempre stata una bellissima esperienza. Con
questo in particolare, penso che ci siano molte cose
buone”.
Cosa sappiamo su Thunderbolts?
Harrison Ford sostituirà
il defuntoWilliam Hurt nei panni di Thaddeus
“Thunderbolt” Ross, che potrebbe finire per trasformarsi in Red
Hulk. Nel cast sono stati annunciati anche Ayo
Edebiri, in un ruolo ancora non stato
rivelato.
Il roster di Thunderbolts è
attualmente composto da Red Guardian (David
Harbour), Ghost (Hannah
John-Kamen), Yelena Belova (Florence
Pugh), Bucky Barnes/The Winter Soldier
(Sebastian
Stan), John Walker/ US Agent (Wyatt
Russell), Sentry (Steven
Yeun) e Taskmaster (Olga
Kurylenko). Secondo quanto abbiamo appreso la contessa
Valentina Allegra de Fontaine (Julia
Louis-Dreyfus) metterà insieme la squadra e potrebbe anche
essere parzialmente responsabile della creazione di
Sentry.
Prima del Sundance Film Festival è
arrivata la notizia che la Paramount sta sviluppando
Top Gun 3, un terzo film sul ormai franchise
Top Gun e sequel diretto di
Top Gun: maverick, che riunirà Glen
Powell con Tom Cruise e
Miles Teller.Glen Powell tutt’ora
impegnato a promuovere
Hit Man ha detto che quando la notizia dello sviluppo
del terzo film è arrivata online, ha iniziato a ricevere molti
messaggi di testo con punti interrogativi.
“La gente mi guardava come se
sapessi cosa stava succedendo“, ha detto Glen
Powell prima di offrire un’anticipazione di “Top
Gun 3“: “Ci saranno cose divertenti che verranno
annunciate presto… ma per me era una cosa riservata. Parlo sempre
con [Joseph] Kosinski, Cruise e Jerry [Bruckheimer]. C’è qualcosa
che sta accadendo e sembra molto eccitante. Non so quando tornerò…
sono sicuro che c’è un jet che mi aspetta in futuro“.
Cosa sappiamo su Top Gun 3?
Top Gun 3, seguito
ufficiale di Top
Gun: Maverick, è ufficialmente in lavorazione, secondo
un nuovo rapporto, con Tom
Cruise e altre due star che tornano nel franchise.
Cruise ha ripreso il ruolo di Pete “Maverick” Mitchell dopo più di
tre decenni per Top
Gun: Maverick, protagonista del sequel che sarebbe
diventato il secondo film di maggior incasso del 2022
dietro Avatar:
La Via dell’Acqua.
Le speculazioni su un seguito di
Top
Gun: Maverick sono aumentate di nuovo negli ultimi
giorni, dato l’annuncio del nuovo accordo di
Tom Cruise per recitare in grandi progetti di successo
per la Warner Bros. Nell’immediato periodo successivo, molti
si sono chiesti cosa avrebbe significato l’accordo per la
Paramount, consolidata compagnia dell’attore e di franchise come
Top Gun.
Matt Belloni
conferma che la Paramount sta ufficialmente andando avanti con
Top Gun 3. Cruise tornerà nei panni di Pete
Mitchell, così come Glen Powell e
Miles Teller, che hanno avuto ruoli di spicco come
Hangman e Rooster, rispettivamente, nel tanto atteso sequel del
2022. Belloni aggiunge che il co-sceneggiatore di Top
Gun: Maverick, Ehren Kruger, sta già scrivendo la
sceneggiatura, con Joseph Kosinski che
potrebbe tornare sia alla regia che alla produzione.
A Real
Pain di Jesse Eisenberg, uno dei film più interessanti
presentati finora al Sundance Film Festival di
quest’anno, è stato venduto alla Searchlight con
un enorme accordo da 10 milioni di dollari.
Vista la calorosa accoglienza a
Park City, il film ha scatenato una guerra di offerte
durata tutta la notte tra diverse distribuzioni per aggiudicarsi i
diritti globali, e l’accordo si è concluso domenica mattina
presto.
Jesse Eisenberg ha diretto A Real
Pain oltre a recitare con Kieran
Culkin. I due interpretano dei cugini il cui tour
attraverso la Polonia in onore della nonna scatena una seria
rivalità familiare. Tra i loro co-protagonisti figurano
Will Sharpe, Jennifer Grey, Kurt Egyiawan, Liza Sadovy e
Daniel Oreskes.
“A Real
Pain” è uno dei due film di cui Eisenberg è
protagonista al festival di quest’anno – l’altro è la stravagante
commedia di Bleecker Street“Sasquatch
Sunset“. L’attore afferma che “A Real
Pain” è una storia molto personale. Nel film, i cugini
finiscono per unirsi a un tour dell’Olocausto e, a un certo punto
del film, visitano una casa non descritta per cercare un po’ di
conforto.
“La casa alla fine è la casa
della mia famiglia“, ha detto Eisenberg al pubblico durante la
prima. “Sono stati portati via da lì nel 1939“.
Searchlight Pictures prevede di distribuire
“A
Real Pain” nelle sale quest’anno.
“Siamo rimasti sbalorditi dalla
visione e dal mestiere di Jesse nel raccontare questo film
esilarante e profondo“, hanno dichiarato i presidenti della
Searchlight Matthew Greenfield e David Greenbaum.
“Racconta una storia profondamente personale e la rende
universale. Non vediamo l’ora di portarlo al pubblico di tutto il
mondo“.
Jesse Eisenberg ha aggiunto in un comunicato:
“Realizzare ‘A Real
Pain‘ è stato un vero lavoro d’amore, ed è stato così
emozionante presentarlo in anteprima al Sundance. Non potrei essere
più onorato di lavorare con Searchlight e di portare questa storia
a un pubblico più vasto“.
Il film è stato prodotto da
Dave McCary, Ali Herting,
Emma Stone per Fruit Tree, Jennifer Semler e
Ewa Puszczynska.
“Crediamo fermamente in Jesse come
voce creativa e siamo stati entusiasti di collaborare nuovamente al
suo secondo film con una portata e dei temi così ambiziosi”, ha
dichiarato la Fruit Tree della Stone in un comunicato. “Avere a
bordo un altro amico e amato collaboratore, il singolare Kieran
Culkin, era più di quanto potessimo chiedere, così come lavorare
con l’incredibile team della Searchlight”.
I produttori esecutivi sono
Ryan Heller, Jennifer Westin e Michael Bloom dei
Topic Studios, oltre a Kevin Kelly. “Non potremmo
essere più orgogliosi di Jesse e di questo bellissimo film e siamo
assolutamente entusiasti di collaborare nuovamente con David,
Matthew e i nostri amici di Searchlight per la sua uscita“, ha
dichiarato Ryan Heller, vicepresidente esecutivo del settore film e
documentari di Topic Studios.
La terza stagione di “Big
Little Lies” sta procedendo bene. “Ci stiamo
lavorando“, ha detto Nicole Kidman a Variety domenica sera alla
prima newyorkese della sua nuova serie “Expats“.
Nicole Kidman ha detto che lei e Reese Witherspoon “si mandano messaggi ogni
giorno” sulla terza stagione di Big Little Lies. “C’è una linea temporale
e la stiamo realizzando“. Quando le è stato chiesto di fornire
ulteriori dettagli, ha riso. “Non possiamo dire altro“, ha
detto la Kidman. “Dobbiamo iniziare a tenere la bocca chiusa…
Dobbiamo abbottonarla””.
Una reunion di “Big
Little Lies” ha suscitato ulteriore scalpore quando il
presidente/CEO di HBO e Max content Casey Bloys ha confermato a
Variety di aver sentito “parlare un po’ dell’idea“. Bloys
ha detto a Michael Schneider di Variety che Nicole Kidman e Reese Witherspoon sono state in contatto con
l’autrice di “Big
Little Lies” Liane Moriarty e si aspetta che venga
coinvolto anche David E. Kelley.
Cos’è Expats?
“Expats” è una serie limitata in sei parti per
Amazon Prime Video. Diretta da Lulu Wang
e basata sul romanzo best-seller “The Expatriates” di Janice Y. K.
Lee, la serie è interpretata da Nicole Kidmaninsieme a Sarayu Blue,
Ji-young Yoo, Brian Tee e Jack Huston. La sceneggiatura è
incentrata sulle donne che vivono a Hong Kong nel
2014, le cui vite si incrociano dopo un’improvvisa tragedia
familiare.
“Sono così fortunata ad avere l’opportunità di poter
sostenere questo tipo di registi“, ha dichiarato la Kidman a
Variety. “Sono così felice che mi sia stata data la possibilità
di farlo e di poterlo condividere“.
“Il suo ruolo di produttrice è così diverso da quello di un
attore”, ha detto Wang a proposito della Kidman. “Come produttore
parliamo di un quadro generale del cast, del programma e della
visione complessiva. E come attore, non vuole sapere nulla di
queste cose… Vuole essere plasmata dal regista. Come attrice arriva
sul set completamente aperta e pronta ad affrontare qualsiasi
viaggio lei e io decidiamo di fare quel giorno“. Expats debutterà il 26 gennaio su Prime
Video.
Kayla Cromer
(Everything’s Gonna Be Okay) e Wavyy Jonez
(Unsolved) si uniranno a The
Good Doctor7 della ABC nella sua
settima e ultima stagione.
Kayla Cromer
interpreterà Charlene ‘Charlie’ Lukaitis, una
studentessa di medicina al terzo anno che è entusiasta sia di
questo turno che della possibilità di lavorare con il suo eroe, il
dottor Shaun Murphy (Freddie
Highmore). Come Shaun, anche lei ha un disturbo dello
spettro autistico e lo idolatra da quando ha visto per la prima
volta il video virale di lui che salvava la vita di un ragazzo
all’aeroporto di San Jose. Potente ed energica, la sua passione per
la chirurgia può essere eguagliata solo dal suo amore per Taylor
Swift.
Jonez interpreterà
Dominick “Dom” Hubank, un altro studente di medicina al terzo anno
che spera che questa rotazione chirurgica sia solo una casella da
spuntare sulla strada per diventare il medico di famiglia della sua
comunità poco servita. Ma l’ex giocatore di football scopre di non
essere così forte come sembra quando sviene alla vista del sangue.
Troppo grande per fallire, Dom deve superare l’emofobia appena
scoperta e per farlo avrà bisogno del suo coetaneo e amico
Charlie.
L’ultima stagione di
The Good
Doctor debutta il 20 febbraio. David Shore e Liz
Friedman sono produttori esecutivi e co-showrunner. La serie è
prodotta da Sony Pictures Television e ABC Signature.
The Good Doctor, las erie tv
The
Good Doctor, prodotto da ABC Signature e Sony Pictures
Television Series, è interpretato da Freddie Highmore nel ruolo del dottor Shaun
Murphy, Richard Schiff nel ruolo del dottor Aaron
Glassman, Fiona Gubelmann nel ruolo della
dottoressa Morgan Reznick, Will Yun Lee nel ruolo
del dottor Alex Park, Christina Chang nel ruolo
della dottoressa Audrey Lim, Paige Spara nel ruolo di Lea Dilallo,
Bria Samoné Henderson nel ruolo della dottoressa
Jordan Allen e Noah Galvin nel ruolo del dottor
Asher Wolke. David Shore e Liz Friedman sono
produttori esecutivi e co-showrunner. Daniel Dae Kim, Erin Gunn,
Thomas L. Moran, David Hoselton, Peter Blake, Jessica Grasl,
Garrett Lerner, Mike Listo, Freddie Highmore, Shawn Williamson,
David Kim e Sebastian Lee sono anche produttori esecutivi.
“Non potremmo essere più
entusiasti che Chuku rientri nella famiglia di The Good Doctor e
che il pubblico scopra cosa ha fatto il dottor Kalu da quando ha
lasciato il St. Bon“, ha dichiarato Friedman quando Modu è
tornato nella scorsa stagione.
Dopo la sua permanenza in The
Good Doctor, Modu ha partecipato alle ultime due
stagioni di The 100 della CW, l’ultima delle quali
come series regular, ed è apparso in Captain Marvel. Recentemente è stato visto
nella serie Amazon The Peripheral di Jonathan
Nolan e Lisa Joy e ha recitato nel film The
Origin.
HBO ha diffuso il trailer e la
trama di True Detective: Night Country 4×03,
l’atteso terzo episodio che si intitola “Part 3” di
True
Detective: Night Country.
In “Part 3” Quando cala la notte a
Ennis, in Alaska, gli otto uomini che gestiscono la stazione di
ricerca artica Tsalal scompaiono senza lasciare traccia; per
risolvere il caso, le detective Liz Danvers ed Evangeline Navarro
dovranno affrontare l’oscurità che portano dentro di sé.
La quarta stagione di True
Detective è creata, scritta e diretta da Issa
López e vede nel cast il premio Oscar Jodie Foster, per la prima volta protagonista
sul piccolo schermo, e Kali Reis (Catch the
Fair One), a formare la coppia di investigatrici al centro
dell’indagine raccontata nei nuovi episodi. Nel cast anche
Fiona Shaw (Harry Potter),
Christopher Eccleston (Doctor Who) e John Hawkes
(candidato agli Oscar per Un Gelido Inverno).
Fra thriller, horror e
soprannaturale, True Detective: Night Country racconta una
storia avvincente e ricca di suspense che prende il via durante
l’ultimo giorno di sole dell’anno in Alaska. Atmosfere cupe e
misteriose per un nuovo e agghiacciante mistero da indagare, con
richiami al passato del franchise che faranno la gioia di tutti
quanti hanno amato la serie fin dalla prima stagione. E con al
centro due donne, due detective diversissime ma fatte della stessa
pasta, ruvide e inaccessibili, accomunate da un doloroso trascorso
e sole in un mondo di quasi soli uomini.
Quando la lunga notte polare scende
su Ennis, Alaska, gli otto uomini che lavorano all’interno della
Tsalal Arctic Research Station svaniscono senza lasciare traccia.
Per risolvere il caso, le detective Liz Danvers (Foster) e
Evangeline Navarro (Reis) dovranno prima confrontarsi con il loro
lato oscuro, e scavare tra le inquietanti verità che giacciono
sepolte sotto i ghiacci perenni. Quando le detective ritroveranno i
corpi scomparsi, dovranno decifrare complessi messaggi e
rispolverare un vecchio caso, prima che il ghiaccio, sciogliendosi,
riporti in superficie gli orrori del passato. Come ama ripetere la
detective Danvers: qual è la domanda giusta da porsi?
Issa López è
showrunner, creatrice, regista ed executive producer di True Detective: Night Country. Jodie Foster, oltre ad essere protagonista, è
anche executive producer insieme a Barry Jenkins, Adele
Romanski, Mark Ceryak di PASTEL e Alan Page
Arriaga. Per Anonymous Content executive producers
Mari Jo Winkler,
Matthew McConaughey,
Woody Harrelson, Cary Joji Fukunaga e Nic
Pizzolatto.
A
Different Man, un’agghiacciante storia di identità e
ossessione con un cupo senso dell’umorismo, ha debuttato al
Sundance con un’apprezzata anteprima domenica sera
all’Eccles Center.
Il film A
Different Man di A24 è
interpretato da
Sebastian Stan, Renate Reinsve e Adam Pearson e
racconta la storia di un attore che si sottopone a un intervento di
ricostruzione facciale e deve fare i conti con il fatto che un
ruolo teatrale basato sulla sua vita viene affidato a un altro
attore.
Durante la proiezione, il pubblico
del Sundance è stato rapito dall’attenzione per la
sceneggiatura contorta, che includeva una strana e perversa scena
di sesso che ha lasciato le persone a contorcersi sulle loro sedie,
così come un po’ di gore realistico che si è guadagnato le urla del
pubblico.
Dopo la prima, lo scrittore e
regista Aaron Schimberg si è unito a
Sebastian Stan, Renate Reinsve e Adam
Pearson sul palco per un Q&A per approfondire i temi
del film. A un certo punto, Pearson, affetto da neurofibromatosi,
ha discusso di come sia riuscito a trovare un terreno comune con
Sebastian Stan, che per una parte del film è truccato
in modo estremo per ottenere un aspetto simile.
“Questo è stato l’aggancio che
abbiamo dato a Sebastian“, ha detto. “Non sai cosa
significhi avere una sfigurazione, ma sai cosa significa non avere
privacy e avere la tua vita costantemente invasa. Diventi una
proprietà pubblica“.
Sebastian Stan ha anche raccontato che di tanto in
tanto andava in giro per New York con le protesi che aveva sul set
e osservava come la gente lo trattava, pensando che avesse davvero
una menomazione.
“Ho interagito con le persone
ed è stato davvero interessante“, ha detto. “È stato
spaventoso vedere quanto sia limitata l’interazione tra due
estremi: non affrontarlo o compensarlo eccessivamente. Le uniche
persone più oneste sono state i bambini. Ho avuto un’interazione
con una bambina, e sua madre cercava di fare la cosa giusta, ma nel
fare la cosa giusta in realtà impediva alla bambina di vivere
semplicemente un’esperienza. È stata coraggiosa e audace, e questi
sono i bambini, giusto? Vogliono solo sapere, non vogliono
giudicare. È stata una lezione per me“.
A24 non ha ancora fissato una data
di uscita nelle sale per A
Different Man che non ha ancora una distribuzione
in Italia.
La carriera di Taylor
Sheridan ha avuto inizio negli anni Novanta con alcuni
lavori come attore, ma è ricoprendo il ruolo di sceneggiatore che
ottiene grande fama. Nel 2015 firma infatti la sceneggiatura di
Sicario, seguito poi da
Hell or High Water e
I segreti di Wind River (qui la recensione). Questi tre
film, distinti tra loro, formano una trilogia sul tema della
moderna frontiera americana. L’ultimo dei tre, uscito nel 2017, è
inoltre diretto proprio da Sheridan, che si dimostra anche un abile
regista. Tale film, infatti, è stato giudicato come uno dei
migliori in assoluto del suo anno.
Anche in questo caso ci si confronta
con un vero e proprio western, inserito nel contesto contemporaneo.
Il racconto, infatti, ripropone oltre alla frontiera anche il
desiderio di giustizia e vendetta tipico di quel genere di opere,
dimostrando come problematiche come la diversità etnica sia ancora
oggi vigente e tristemente manifestata. Portando alla luce tale
contesto, Sheridan si propone dunque di dar vita ad un’opera di
denuncia, conclusione perfetta per la sua personale trilogia.
Presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival
di Cannes, I
segreti di Wind River è dunque un duro racconto di voci
inespresse a cui è tempo di dare risalto.
Un film decisamente da non perdere,
specialmente per gli appassionati di questo genere di storie. Il
successo di critica e pubblico conferma il grande interesse a
riguardo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, alla vera storia e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
I segreti di Wind River:
la trama del film
Protagonista del film è un
cacciatore solitario di nome Cory Lambert. Durante
un’escursione tra le nevi, egli s’imbatte nel cadavere di una
giovane ragazza nativa americana di nome Natalie
Hanson. In seguito all’autopsia, i suoi sospetti più
temuti vengono confermati: la ragazza è stata dapprima stuprata,
per poi morire in seguito ad un’emorragia polmonare in mezzo al
gelo. Mosso da un passato personale misterioso, Cory decide di
unirsi alla giovane agente FBIJane Banner per dar vita ad una pericolosa caccia
all’assassino. Nell’apparente silenzio dei ghiacci, però, si
nasconde una sconvolgente verità, che né Cory né Jane potrebbero
essere pronti ad affrontare.
I segreti di Wind River:
la storia vera dietro il film
Anche se gli eventi narrati nel film
sono una pura invenzione di Sheridan, lo sceneggiatore e regista ha
affermato di essersi fortemente basato su reali casi di questo
tipo. Il suo obiettivo era infatti quello di aumentare la
consapevolezza del problema dell’alto numero di donne indigene che
vengono continuamente violentate e uccise, sia dentro che fuori le
riserve statunitensi. Quello del Missing and Murdered Indigenous
Women (MMIW) è definito come una vera e propria crisi nazionale e
genocidio. Numerose manifestazioni tentano ogni anno di evidenziare
l’alto tasso di crimini di questo tipo, il più dei quali resta
impunito.
Secondo alcuni dati, tra gli anni
1980 e 2012, le donne e le ragazze indigene hanno rappresentato il
16% di tutti gli omicidi femminili in Canada, mentre costituivano
solo il 4% della popolazione femminile canadese. Un rapporto del
2014 del RCMP, intitolato “Donne aborigene scomparse e
assassinate: una panoramica operativa nazionale“, ha rilevato
che più di 1.000 donne indigene sono state uccise nell’arco di 30
anni. Dal 2001 al 2015, il tasso di omicidi per le donne indigene
in Canada è stato quasi sei volte superiore al tasso di omicidi di
altre donne.
I segreti di Wind River:
il cast del film
Per interpretare il ruolo di Cory
Lambert, Sheridan aveva pensato da subito all’attore Jeremy Renner.
Poiché questi era impegnato sul set di Arrival,
però, il regista si trovò a dover valutare altri attori. Quando
nessuno sembrava poter assumere il ruolo, Renner si liberò dei suoi
impegni e poté assumere la parte del protagonista di I
segreti di Wind River. Accanto a lui, nel ruolo
dell’agente Jane Banner, vi è l’attrice Elizabeth
Olsen. I due attori hanno poi recitato insieme anche
in Avengers:
Age of Ultron e Captain
America: Civil War. Per la Olsen il set non fu una
passeggiata. Girando in ambienti innevati, l’attrice sperimentò
infatti un breve accecamento da neve.
Nel ruolo della sfortunata Natalie
Hanson vi è l’attrice Kelsey Chow, nota per le
serie One Tree Hill e Teen Wolf. Il suo
fidanzato, Matt Rayburn, è invece interpretato da Jon Bernthal,
celebre per la serie The Walking Dead e per aver
interpretato il protagonista in The Punisher. Sono poi
presenti gli attori Graham Greene nei panni di Ben
Shoyo, il capo della polizia, e Gil Birmingham in
quelli di Martin Hanson, padre di Natalie. Julia
Jones interpreta Wilma Lambert, ex moglie di Cory, mentre
l’attore nativo americano Apesanahkwat è il padre
di Wilma. L’attore James Jordan interpreta
invece Pete Mickens.
Il finale di I segreti di Wind River
Nel finale del fil, tramite un
flashback, viene sciolto il mistero sulla morte di Natalie e Matt:
erano stati i colleghi di quest’ultimo, guidati da Pete,
visibilmente ubriachi, a picchiare i due. Natalie, dopo essere
stata violentata, era riuscita a scappare grazie a Matt, prima che
questi venisse finito. Tornati al presente, Cory rintraccia Pete,
stordendolo e portandolo in un posto sperduto in mezzo alla neve.
Si fa raccontare la verità per poi liberarlo dandogli le stesse
possibilità che aveva avuto Natalie, ovvero camminare scalzo nella
neve per raggiungere l’autostrada. Naturalmente, Pete muore poco
dopo. Cory visita infine Martin, raccontandogli che ha finito
l’assassino di sua figlia, e i due si uniscono ancora una volta nel
dolore delle rispettive perdite.
I segreti di Wind River:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. I segreti di Wind River è infatti disponibile
nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV,
Prime Video e Now. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato
20 gennaio alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
La Seconda guerra mondiale fornisce
da sempre al cinema numerosi spunti per racconti diversi, il più
dei quali avvenuti realmente. Tra i più recenti e affascinanti vi è
quello di La signora dello zoo di Varsavia,
pellicola del 2017 diretta da NikiCaro, regista neozelandese recentemente tornata
sul grande schermo con Mulan.
Ispirato ad una storia vera, il film si basa anche sul libro
Gli ebrei dello zoo di Varsavia, scritto da Diane
Ackerman e a sua volta ispirato ai diari di Antonina
Żabiński, la protagonista nel film interpretata da JessicaChastain. Se in
Schindler’s List Oscar Schindler si impegnava a salvare
vite umane dai campi di sterminio, in questo film la protagonista
si occupa di salvare quanti più animali possibili dalla furia
devastatrice dell’esercito nazista.
Il racconto si concentra dunque
sulla necessità da parte dell’uomo di proteggere il mondo animale,
essenziale per la salvaguardia dell’intero pianeta. Accolto in modo
positivo da critica e pubblico, La signora dello zoo di Varsavia è dunque un titolo da
recuperare se si è appassionati di questa tipologia di storie.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama,
al cast di attori e alla storia vera
dietro il film. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
titolo nel proprio catalogo.
La signora dello zoo di
Varsavia: la trama e il cast del film
Il film è ambientato durante i primi
anni della Seconda guerra mondiale. Antonina
Żabiński e suo marito Jan dirigono
insieme lo zoo di Varsavia. Questo è popolato da numerose specie
animali, tra cui molte rare ed esotiche. L’incombere della guerra e
l’invazione tedesca in Polonia rischiano però di minacciare questo
fragile ecosistema. Ben presto, Antonina si trova a doversi
relazionare con l’alto ufficiale nazista e capo zoologo
Lutz Heck, il quale decide di appropriarsi di
molti degli animali per condurre degli esperimenti. Allo stesso
tempo, egli nutre un profondo interesse per Antonina, che dovrà
saper sfruttare tale situazione per poter salvare quanti più
animali possibile.
Per interpretare Antonina è stata
scelta la candidata all’Oscar Jessica
Chastain, nota per i film Zero Dark Thirty e Molly’s
Game. Accanto a lei, nel ruolo del marito Jan vi è
Johan Heldenberg, mentre Daniel Bruhl è
Lutz Heck. Quest’ultimo è noto principalmente per film come
Rush e Captain
America: Civil War. Compaiono poi anche Michael
McElhattonn nei panni di Jerzyk e Iddo
Goldberg in quelli di Maurycy Fraenkel. L’attrice Shira Haas,
divenuta celebre grazie alla miniserie Unorthodox, è
infine Urszula. Tutti gli animali che si possono vedere nel film,
inoltre, sono veri. La regista ha infatti deciso di non avvalersi
di CGI, permettendo così agli attori di interagire con veri
animali.
La signora dello zoo di
Varsavia: il libro e la vera storia dietro il film
La signora dello zoo di Varsavia è basato sull’omonimo
libro di saggistica di Diane Ackerman, che si
basava molto sui diari di Antonina Żabińska,
pubblicati in Polonia come Ludzie i zwierzęta (tradotto
come: Persone e animali), nel 1968. La sceneggiatura del
film segue dunque da vicino la storia di Antonina e di suo marito
Jan. Entrambi hanno lavorato allo zoo di Varsavia, di cui lui era
direttore. Durante l’occupazione nazista della Polonia, lo zoo fu
però gravemente colpito dai bombardamenti e molti degli animali
furono uccisi o fuggirono. Antonina e suo marito Jan, tuttavia,
riuscirono a trasferire molti esemplari, salvando dunque loro la
vita.
Trasformarono poi lo zoo in un
rifugio per ebrei perseguitati, nascondendoli e fornendo loro
documenti falsi. Riuscirono a salvare la vita di circa 300 persone
durante il periodo dell’Olocausto. Durante quel periodo buio,
offrirono però rifugio non solo agli ebrei, ma anche a persone in
fuga. Antonina e Jan agirono in modo discreto e coraggioso,
rischiando la loro vita per salvare gli altri. Dopo la guerra,
Antonina continuò ad essere coinvolta nella gestione dello zoo, poi
ripopolatosi, e dedicò parte della sua vita alla conservazione
degli animali. Nel 1968, ricevette la medaglia dei Giusti tra le
nazioni, un riconoscimento conferito da Israele a coloro che hanno
aiutato a salvare gli ebrei durante l’Olocausto.
La devastazione provocata
dall’attacco a Varsavia e dal successivo saccheggio dello zoo è ben
documentata all’interno del film, come anche le azioni di Lutz Heck
e i suoi esperimenti di allevamento di animali sono a loro volta
comprovate da documentazione storica, sebbene l’intima relazione
tra la protagonista, Antonina, e l’antagonista, Heck, sia nel film
esagerata rispetto alla realtà. Tuttavia, la sfida all’occupazione
nazista e, infine, il salvataggio di oltre 300 ebrei dal ghetto di
Varsavia sono stati descritti con precisione.
La signora dllo Zoo di
Varsavia: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È comunque possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. La signora dello zoo di Varsavia è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,Google Play, Infinity+, Apple TV e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È
bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite
temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente
nel palinsesto televisivo di sabato 20 gennaio
alle ore 21:25 sul canale Rete
4.
I film tratti da storie vere che
ruotano attorno a situazioni disperate, dove però la perseveranza
umana fa la differenza, sono da sempre molto apprezzati, perché ci
ricordano di cosa può essere capace l’uomo quando si trova davanti
a situazioni apparentemente insormontabili. Film come Tredici vite,
127
ore,
The Impossible o il più recente La
società della neve sono solo alcuni esempi di tale filone.
A questo appartiene anche Infinite Storm,
il film del 2022 diretto dai registi polacchi Małgorzata Szumowska e
Michał Englert – registi anche di Non cadrà
più la neve e Kobieta Z… -, incentrato su una storia
di coraggio e resistenza ma anche di accettazione del proprio
passato.
Il film è l’adattamento
cinematografico dell’articolo High Places: Footprints in the
Snow Lead to an Emotional Rescue di Ty Gagne,
apparso sul New Hampshire Union Leader nel 2020, e racconta della
storia vera di Pam Bales. Prima di intraprendere
una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire
alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui
nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di attori alle location e altro ancora
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Infinite Storm
Protagonista del film è Pam
Bales, una scalatrice esperta che, durante un’escursione
in soltaria sul Monte Washington da sola, si vede costretta a
tornare indietro a causa di una bufera imminente. Durante la
discesa, però, scopre un altro escursionista, disteso privo di
coscienza nella neve. Pam decide di aiutarlo ma lo sconosciuto si
dimostra poco collaborativo, non rivelandole neanche il suo nome né
perché si trovi lì. Con l’avvicinarsi della notte, la situazione si
fa sempre più drammatica e ritrovare la via di strada diventa una
vera e propria impresa. Il desiderio di salvare quell’uomo,
motivato da un trauma passato, spingerà però Pam a non
demordere.
Ad interpretare Pam vi è l’attrice
candidata agli Oscar Naomi Watts, nota per film come
Mulholland Drive,
21 grammi,
King Kong e il già citato The Impossible. Accanto a lei, nel ruolo del
misterioso uomo rinominato John, vi è invece l’attore Billy
Howle, visto nei film Dunkirk,
Chesil Beach – Il segreto di una notte e Star Wars: L’Ascesa di Skywalker. Completano poi il
cast del film gli attori Denis O’Hare – noto per i
suoi vari ruoli nella serie antologica American Horror
Story – qui nel ruolo di Dave, Parker Sawyers
in quello di Patrick, Eliot Sumner nel ruolo di
Will e la cantante Joshua Rollins nel ruolo di
Finn.
La vera storia dietro Infinite Storm
Come anticipato, quella raccontata
in Infinite Storm è una storia vera, che dimostra come la
perseveranza umana possano essere fonte di atti altrimenti ritenuti
impossibili. Protagonista di questa vicenda è appunto Pam
Bales, un’infermiera nonché guida alpina esperta in
escursioni solitarie, che nel 2010 durante un’uscita in solitaria
sul Monte Washington, nello stato americano del New Hampshire, si
imbatte improvvisamente in una tempesta. Le temperature iniziarono
rapidamente a scendere, mentre i venti aumentarono fino a 140 km/h.
Quel drastico cambiamento climatico la convinse a tornare indietro,
ma è a quel punto che si imbatte in un estraneo.
L’uomo non reagiva e se ne stava
semplicemente appollaiato fuori dal Grande Golfo Pam capì che
qualcosa non andava e andò in suo soccorso. Dopo avergli applicato
dei cuscinetti termici e avergli prestato i vestiti di ricambio che
aveva portato in valigia, decise di chiamarlo
John. Insieme a lui, rianimatosi nel mentre, Pam
iniziò a ripercorrere i suoi passi per scendere dalla montagna. Fu
questo un percorso lungo e complesso, reso ulteriormente pericoloso
dal clima avverso. Dopo aver camminato per circa sei ore nel bel
mezzo della tempesta, i due arrivarono all’auto dell’uomo, con la
quale egli ripartì senza aggiungere nulla.
Nei mesi successivi, Pam continuò a
chiedersi chi quell’uomo fosse e cosa ci facesse lassù da solo.
Diversi mesi dopo, tuttavia, il presidente della sua
organizzazione, la Pemigewasset Valley Search and Rescue
Team, ricevette una lettera anonima dove lo scrivente,
che desiderava rimanere anonimo, ringraziava Bales e
l’organizzazione per aver contribuito a cambiare la sua vita.
“Domenica 17 ottobre sono andato sul mio sentiero preferito,
Jewell, per porre fine alla mia vita. […] Per tutto il tempo [Pam]
mi ha trattato con compassione, autorità, fiducia e con
l’impressione che io contassi qualcosa.
“Con tutto quello che è andato
storto nella mia vita, per me non contavo nulla, ma per Pam
sì“, c’era scritto nella lettera. Bales rimase molto colpita
da quella sua esperienza e da quel momento si è impegnata a
celebrare la propria vita e quella altrui. In seguito, ha cresciuto
quattro figli e ha lasciato il New Hampshire per svolgere attività
di volontariato in vari parchi nazionali. Nonostante le esperienze
strazianti che ha vissuto, Bales è sempre stata in grado di
riconoscere gli aspetti positivi esistenti in quella “tempesta
infinita” che è la vita.
Le location di Infinite
Storm: ecco dove è stato girato il film
Le riprese del film si sono svolte
non negli Stati Uniti, dove è ambientato il racconto, bensì a
Kamnik, in Slovenia, che si trova
14 miglia a nord della capitale Lubiana. La
maggior parte del film è stata dunque girata all’interno e nei
dintorni della città. Per quanto riguarda le scene in montagna, le
riprese si sono svolte sulla Velika Planina, un
sentiero naturale sopra Kamnik. Il cast e la troupe hanno girato
anche alcune riprese nella valle di Kamniska
Bistrica, che si trova vicino alla sorgente del fiume
Kamnik Bistrica. Alcune scene, infine, sono state
girate al Centro internazionale di picnic (Pri
Jurju) nella stessa regione.
Il trailer di Infinite
Storm e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Infinite Storm grazie alla sua presenza
su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Apple TV, Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.
Bianchi e gelidi panorami
mozzafiato, colori sepolcrali e intrighi avvolti dall’oscurità e
dalla corruzione. Dopo aver debuttato l’11 gennaio, il
crime poliziesco Detective Forst –
proveniente dalla suggestiva e affascinante Polonia – è riuscito in
pochi giorni a scalare la classifica della Top10 Netflix non solo in patria, ma anche nel resto
d’Europa. Basata sulla serie di libri bestseller dell’autore
Remigiusz Mróz, Detective Forst è
diretta da Leszek Dawid e racconta
dell’inquietante e cruenta serie di omicidi su cui
è chiamato a investigare il criptico e spavaldo detective
Wiktor Forst, interpretato dall’attore e musicista polacco
Borys Szyc (Cold
War, Furia).
La serie è composta da 6
episodi di circa 45 minuti ciascuno e nel cast sono
inclusi anche gli attori Zuzanna Saporznikow
(doppiatrice in Polonia della serie WandaVision) e Andrzej
Bienias.
Detective Forst, la trama
Quando il cinico commissario
Forst inizia a indagare su una serie di feroci omicidi che
sconvolgono gli abitanti di Zakopane, tranquilla cittadina sulle
montagne innevate dei Monti Tatra al confine tra Polonia e
Slovacchia, si ritrova coinvolto in una terribile storia
che porta alla luce il suo difficile e inquietante
passato. È così che – dopo essere stato sospeso a causa
dei suoi metodi investigativi per nulla convenzionali – con l’aiuto
della giornalista ficcanaso Olga Szrebska, Forst
continua a investigare, entrando sempre più nel mirino della
polizia. Ma l’uomo è determinato a scoprire la verità a tutti i
costi, soprattutto dopo aver realizzato di essere legato in qualche
modo all’orribile assassino, soprannominato dalla polizia la
Bestia del Giewont.
Detective Forst – In foto (da sinistra a destra) gli attori Zuzanna
Saporznikow (Olga) e Borys Szyc (Forst).
Una dolorosa storia di
violenze, trasgressioni e simbologie
Il fatto che il Nord Europa sia la
patria del genere poliziesco non è certo un segreto. Infatti,
Detective Forst ne è un ulteriore esempio. Tra il sangue
di vittime collaterali, sesso selvaggio, simboli misteriosi e
traumi irrisolti, la serie travolge lo spettatore in una
storia angosciante e violenta, in cui persino
l’ambientazione partecipa alla creazione di un racconto
dark in cui nessuno è davvero innocente. Il crime polacco
(sconsigliato ai minori di 16 anni) – proprio come un altro gelido
gioiellino del genere di ultima uscita, True Detective – Night
Country – gioca con le simbologie,
invitando così il pubblico a seguire con attenzione ogni episodio
fino la fine.
Anche i colori vengono caricati di
un grande significato visivo per esprimere, ancor meglio, lo spazio
in cui si muovono i personaggi – interpretati egregiamente da un
cast di talenti – e le loro più profonde emozioni:
è così che il bianco dei monti e di un panorama
pregno di solitudine e assordante silenzio si
contrappone al rosso del sangue, del fuoco, delle
luci, e poi al nero dell’oscurità, dei ricordi,
della notte in cui si svolgono gli omicidi.
Detective Forst – In foto l’attore Maciej Pesta.
Una possibile seconda stagione
Detective Forst è, dunque,
un thriller psicologico polacco che intriga e
colpisce il pubblico dritto allo stomaco. Episodio dopo episodio,
infatti, non si può fare a meno di seguire quel sempre più teso
filo “rosso sangue” che lega – e segna
inevitabilmente – i protagonisti, immobilizzandoli in una
intricata rete mistery di morte, vendetta e
omertà. Nonostante qualche buco di trama e qualche cliché
narrativo, la serie di Leszek Dawid apporta un grande contributo al
catalogo Netflix dedicato ai drammi polizieschi nordeuropei,
con un prodotto che si fa apprezzare e che immerge
lo spettatore in un’atmosfera ricca di suspense e tensione.
Il finale di Detective
Forst si conclude con un interessante e confuso
cliffhanger che lascia il pubblico sospeso e tesse una
nuova tela di mistero che apre la storia a tante possibili
prospettive di sviluppo per il futuro della serie. Non resta che
aspettare, quindi, l’annuncio di una seconda
stagione.
Non sono bastate le tecniche di
sceneggiatura applicata del Sundance’s Screenwriting and
Directing Lab a consentire agli autori di The
Kitchen di trovare una voce personale e distintiva per il
loro progetto. L’idea di forte critica sociale alla base del
soggetto selezionato nel 2016 per il workshop promosso dal Sundance
Institute è rimasta sullo sfondo di un film le cui premesse, pur
importanti sulla carta, sono rimaste tali.
Dopo aver chiuso la 67esima
edizione del BFI London Film Festival, il debutto alla regia di
Daniel Kaluuya, attore premio Oscar per
Judas and the Black Messiah, co-diretto con
Kibwe Tavares, è approdato il 19 gennaio su
Netflix,
promosso come un thriller sci-fi ambientato in una Londra
futuribile e distopica. Etichette che sembrano più una copertura di
marketing che il contrassegno effettivo di un film che si ferma
sulla soglia, senza cucinare, pardon, approfondire un tema sugli
altri per assegnare una spinta decisiva alla trama.
Nessun ‘thrilling‘ per lo spettatore di The
Kitchen
Nessun ‘thrilling‘ corre
lungo la schiena dello spettatore e il contesto tecnologico che
dovrebbe caratterizzare la dimensione science-fiction rimane ben
inferiore alla media dell’interazione con i vari device che la
maggior parte di noi esperisce quotidianamente. Lo spettatore viene
invitato ad immergersi in una metropoli del futuro che, tuttavia,
rimane sempre dietro le quinte.
Ad essere mostrato è invece il
residuo di un mondo troppo poco lontano dalla realtà di oggi per
essere definito distopico, basti pensare che parte del film è
ambientata nelle realissime banlieu parigine, con gli esterni
prestati dall’architettura dell’edificio Damiers de
Dauphiné. The Kitchen è il nome del quartiere
che riunisce un’umanità povera e sovraffollata di una città che non
vediamo mai e di cui si può solo immaginare un’asettica
organizzazione basata sul denaro al di fuori del recinto abitato da
miseria e vitale disordine del quartiere stesso.
Gli abitanti dei palazzi fatiscenti
che più che dalla Londra del futuro sono localizzabili nelle
periferie del nostro presente senza ritocchi VFX resistono agli
sgomberi effettuati con crescente violenza da parte della polizia,
rimanendo tuttavia relegati a una dimensione scenografica rispetto
alla vicenda intimistica del protagonista, Izi, interpretato dal
rapper di origine giamaicana Kano, ovvero Kane Brett
Robinson, qui al suo primo ruolo da protagonista assoluto.
La trama rallenta quando nella vita di Izi, occupante tutt’altro
che entusiasta di The Kitchen e poco incline alla
solidarietà che gli altri abitanti cercano invece di portare
avanti, arriva un adolescente orfano, Benji, interpretato dal
convincente Jedaiah Bannerman, attore esordiente
scoperto attraverso le piattaforme social.
È a questo punto che il film quasi
si arresta completamente. Il giovane Benji è l’emblema di questa
sospensione, incapace di trovare un filo conduttore che possa
diventare per lui destino e posto nel mondo, diviso tra il
desiderio di stabilire una relazione padre-figlio e il richiamo
della banda di giovani di cui non condivide le modalità di rivolta
sociale ma che pure gli offrono un senso di appartenenza meno esile
del suo presunto padre.
Eppure il film ha avuto una
gestazione lunga otto anni: a raccontarlo è lo stesso
Daniel Kaluuya, autore del soggetto e co-autore della
sceneggiatura originale assieme a Joe Murtagh, che
ha dichiarato di aver maturato l’idea nella storica bottega del suo
barbiere di fiducia, portato anche sullo schermo nel ruolo di se
stesso.
Ma che cos’è davvero The Kitchen?
La scintilla nasce da una
conversazione su un gruppo di ragazzini che dopo aver rubato
gioielli per milioni di sterline si trovano a rivenderli per poche
centinaia di pounds. La visione dei poveri che restano poveri e la
perdita definitiva della capacità di assegnare e assegnarsi un
valore sono i temi che danno l’avvio al film per poi perdersi in
una dimensione privata che diluisce la stessa potenzialità
emozionale della storia: dimenticate il cappottino rosso di
Schlinder’s List, se volete visitare
‘The Kitchen‘ dovrete farlo da soli.
Ma che cos’è davvero The
Kitchen? Un laboratorio sociale dove si sceglie di
salvarsi insieme perché diventare l’uno destinazione dell’altro è
l’unica possibilità di sopravvivenza o l’ultimo rifugio di persone
disperate che come Izi attendono solo l’occasione giusta per
migrare verso una ‘Buena Vida’, come si chiamano i patinati
appartamenti messi a disposizione dal sistema per chi ne ha facoltà
economica?
Le vicende generali degli occupanti
del quartiere e quelle particolari dei protagonisti si alternano in
un costante gioco sfondo-figura che non arriva mai a compenetrarle
davvero l’una all’interno dell’altra se non per isolati touch
points che non bastano a segnare l’evoluzione narrativa dei
personaggi.
Mentre Deadpool
3 si avvicina rapidamente alla data di uscita, le
riprese tutt’ora in corso per l’unico film del MCU del 2024.ì Il
Mail Online ha condiviso nuove foto dal set e, come potete
vedere (SPOILERANODVI il film) visitando il loro
sito, Wolverine e il Merc with the Mouth si incroceranno
con alcune varianti di quest’ultimo!
Ryan Reynolds è stato avvistato in un nuovo
abito lucido, senza le solite cicatrici facciali di Wade
Wilson e con un nodo al collo. Porta con sé anche un paio di
pistole d’oro, mentre alcuni fan sui social media hanno fatto
notare che il costume sembra accentuare l’inguine del personaggio
(è il genere di cose che ci aspetteremmo da una commedia rabbiosa e
vietata come questa).
Non crediamo che questa variante
sia basata su qualcuno dei fumetti e le foto fanno poco per fornire
un contesto. Anche Dogpool è stato avvistato sul set,
insieme a Wade del MCU, che crediamo sia interpretato
da una controfigura di
Reynolds mentre assume il ruolo di questo affascinante
Wade della realtà alternativa.
Se non eravate già convinti che
Deadpool
3 esplorerà il Multiverso, questi scatti dovrebbero
confermarvelo. Siamo abbastanza convinti che né queste né le
precedenti foto del set che sono emerse riescano a scalfire la
superficie di ciò che i Marvel Studios hanno in serbo per noi
quest’estate; nonostante ciò, questa serie di foto è tra le più
intriganti viste finora. Scoprite le nuove foto del set di Deadpool
3 seguendo il link nel post X qui sotto.
Deadpool 3
riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di
Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia
dell’atteso progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool 3, con
protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione
della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di
Reynolds si siano svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men
della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e
Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Una voce recente afferma che anche
Liev Schreiber
sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo,
Morena Baccarin
(Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie
Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e
Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni
dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in
franchising Emma Corrin (The
Crown) e Matthew
Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un
recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente
Mobius (Owen Wilson) e
Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool 3
uscirà nei cinema il 26 luglio 2024.
La notizia che la Warner
Bros. Discovery ha pianificato di riavviare essenzialmente
il suo universo cinematografico DC (ufficiosamente
soprannominato DCEU) con James Gunn e Peter Safran che
assumono il ruolo di co-responsabili dei neo-costituiti DC
Studios è sembrata andare a genio alla maggior parte dei
fan, in particolare a quelli che erano dell’opinione che il
franchise avesse un estremo bisogno di una revisione da molti
anni.
James Gunn ha anche chiarito che questa è solo
la prima parte di questo progetto, a cui se ne aggiungeranno molti
altri. Il regista ha dimostrato di essere abile nel destreggiarsi
tra diversi progetti contemporaneamente, ma c’era comunque il
timore che sarebbe pututo essere anche troppo per uno come lui,
soprattutto se si tiene conto del fatto che attualmente sta
co-gestendo uno studio cinematografico, scrivendo e dirigendo
Superman:
Legacy e supervisionando (o almeno partecipando)
a numerosi altri film e serie tv. È molto, e sembra che le cose non
stiano andando così bene come James Gunn vorrebbe farci credere.
Durante l’episodio di questa
settimana di The Hot Mic, Jeff
Sneider (fonte che si è rivelata tra le più attendibili a
Hollywood) afferma che, secondo la sua fonte, il DCU è un “casino”. Non condivide molti
altri dettagli, ma aggiunge che è sorpreso che altri organi di
stampa non abbiano riportato quanto ha sentito.
Onestamente, se questo fosse vero,
non sarebbe una sorpresa, considerando la quantità di lavoro che
comporta la costruzione di un intero universo cinematografico e
televisivo, praticamente dalle fondamenta, e non dovrebbe essere
necessariamente motivo di preoccupazione.
È inevitabile che ci siano alcuni
problemi iniziali mentre James Gunn e Peter Safran si stanno
organizzando, e non possiamo immaginare che abbiano pensato che non
avrebbero incontrato alcuni problemi importanti prima che questo
franchise rinnovato cominciasse a prendere forma.
Se le cose sono ancora più caotiche
di quanto pensiamo, potremmo leggere maggiori dettagli a breve. Per
ora rimaniamo ottimisti e aspettiamo almeno di vedere come
procedono Creature
Commandos e Superman:
Legacy prima di dare per spacciato il DCU!
Con il grande successo di Il
ragazzo e l’airone (qui
la nostra recensione), lo Studio Ghibli, con Hayao Miyazaki, ha confermato la sua bravura e
la sua profondità d’espressione, inducendo così chi non lo
conosceva a fondo a recuperare la sua filmografia, anche i titoli
più particolari o datati. In realtà, se l’animazione e le tematiche
messe in campo dal maestro nipponico sono apprezzate, e l’universo
da lui creato affascina, oltre alle sue pellicole ci sono
alcuni anime simili al di fuori dello
Studio Ghibili che però condividono con esso
argomenti, rappresentazioni
paesaggistiche, caratterizzazione dei personaggi
ed elementi di fantasia. E meritano d’essere guardati,
soprattutto se si è fan dello Studio. Scopriamo quali sono.
Kotaro abita da solo
Kotaro abita da solo è
un dorama (tipo di serie tv nipponica) tratto
dall’omonimo manga scritto e disegnato da Mami
Tsumura, che segue le vicende di Kotaro, un bambino di
quattro anni che, come spiega il titolo, vive da solo. Prima
maltrattato e poi fuggito, Kotaro matura rapidamente, ma nessun
livello di maturità è in grado di cancellare l’innocenza di una
persona così giovane. Alla fine, i vicini di Kotaro scoprono la sua
poco felice situazione e si impegnano per farlo sentire al sicuro e
benvenuto. Il personaggio di Kotaro ricorda quello del film Ghibli
La tomba delle lucciole, diretto dal cofondatore di
Miyazaki, Takahata Isao.
Fruits Basket
Fruits Basket è un
commovente anime tratto dall’omonimo manga shojo
(categoria di manga indirizzati prevalentemente a un pubblico
femminile) che ha avuto un primo adattamento nel 2001 e poi un
remake nel 2019. Il racconto ha al centro Tohru, una liceale che
vive in una tenda nel bosco a causa del nonno che l’ha spinta a
trovarsi una sistemazione tutta sua finché la sua casa non viene
ristrutturata. In seguito, scopre che la sua sistemazione si trova
nel cortile della stimata tenuta Souma. La ragazza si imbatte nella
famiglia, ed è lì che scopre un segreto sorprendente: i membri
della famiglia Souma si trasformano in animali dello zodiaco quando
vengono abbracciati, e il loro aspetto simpatico, collegato alle
premesse fantastiche, fanno essere la serie molto simile a quella
del film La città incantata dello Studio Ghibli.
Chihayafuru – Il gioco di Chihaya
Un altro anime che assomiglia a quelli dello
Studio Ghibli, in questo caso non per tematiche ma per struttura
narrativa e focalizzazione dei personaggi, è
Chihayafuru – Il gioco di Chihaya, tratto
dall’omonimo manga josei (anch’esso è indirizzato
principalmente a giovani ragazze e donne). La serie racconta la
storia di Chihaya Ayase, una ragazza che, conosciuto Arata Wataya,
uno dei più bravi giocatori di karuta, comincia ad appassionarsi al
gioco e decide di impegnarsi anch’ella nella stessa sua attività,
diventando la migliore giocatrice di karuta in Giappone. L’anime
intreccia una storia coesa ed esilarante di sviluppo personale e la
promozione delle relazioni. Inoltre, il racconto di Chihayafuru è
maggiormente elevato grazie alle sue caratteristiche poetiche e
alla forte attenzione ai personaggi, qualità che ricordano quelle
di molti film di Miyazaki.
Barakamon
Continuiamo con
Barakamon, anime tratto dall’omonimo
manga scritto e disegnato da Satsuki Yoshino. La
storia ruota attorno a Handa Seishuu, un calligrafo di talento, il
quale si trasferisce nelle remote isole Goto per ordine del padre
in seguito a un’aggressione fisica rivolta a un veterano critico
d’arte che non apprezza i suoi lavori. Arrivato sulle isole Goto,
soprendentemente, Seishuu è ben accolto nella piccola comunità,
molto più calorosamente di quanto si aspettasse, tanto da iniziare
a instaurare con loro forti legami. A ricordare i film dello Studio
Ghibli non sono solo gli scenari paesaggistici, con la natura della
campagna, ma anche alcuni bambini, come per esempio il personaggio
di Naru, una piccola ed energica ragazza che Seishuu incontra, la
quale è simile a personaggi come Markl di Il castello errante di Howl.
The Ancient Magus’ Bride
The Ancient Magus’s
Bride è una serie anime tratta dall’omonimo
manga shōnen (categoria di manga destinata
prevalentemente a un pubblico maschile), che racconta la storia di
Hatori Chise, una ragazza umana che viene venduta all’asta a Elias
Ainsworth, un mago la cui testa ricorda il cranio di un cervo. Ciò
che sorprendente del racconto è il fatto che Chise rinuncia
volontariamente alla sua libertà ed entra lei stessa nella sala
dell’asta. Fortunatamente, la gentilezza di Elias la guida in un
mondo magico molto simile a quello costruito da Miyazaki e dai suoi
colleghi dello Studio Ghibli.
Violet Evergarden
Proseguiamo con Violet
Evergarden, adattamento anime dell’omonima
light novel scritta da Kana
Akatsuki e illustrata da Akiko Takase. La trama si
costruisce attorno a Violet, una ragazza di 14 anni logorata dalla
guerra, la quale è riuscita a sopravvivere a brutali battaglie,
perdendo però sia le braccia che l’unica persona che si prendeva
cura di lei, il maggiore Gilbert Bougainvillea. Violet, essendo
stata per lungo tempo sfruttata come un’arma, è incapace di provare
sentimenti, perciò quando viene reintegrata nella società, e
comincia a prestare servizio come bambola di scrittura automatica,
si trova a dover rimettere in prospettiva la sua vita. Inzia così
un viaggio interiore alla scoperta delle emozioni e della parola
“Ti amo”, elementi che sono molto vicini ai film dello Studio
Ghibili.
Un marzo da leoni
Un marzo da leoni è
tratto dall’omonimo manga scritto e disegnato da Chika
Umino e, oltre ad avere un avvincente storia, presenta
alcune delle migliori e più frequenti dimostrazioni di abilità di
animazione appartenenti agli anime moderni. Dagli slow-motion
drammatici, alla caduta di singole lacrime che accentuano sia la
tristezza che la felicità provata dai personaggi, l’anime è ricco
di dettagli, tanto da ricordare molti film dello Studio Ghibli. La
storia ruota attorno a Rei Kiriyama, un giocatore professionista di
shōgi, che a diciassette anni vive da solo poiché orfano. Tutta la
narrazione si incentra sulla crescita del ragazzo, e sul
raggiungimento della maturità mentre si relaziona alle persone.
Natsume degli spiriti
Un altro manga shōjo, qui
scritto e disegnato da Yuki Midorikawa, diventato
un anime, è Natsume degli spiriti, che
racchiude dentro di sé aspetti spirituali e soprannaturali, e al
cui centro vi è la solitudine umana. La serie presenta molte
caratteristiche che ricordano quelle di La città incantata: la storia infatti segue le vicende
di Natsume, un giovane che è stato isolato a causa della sua
capacità unica di vedere gli yokai, spiriti del folklore
giapponese. Un giorno entra in possesso del Yūjinchō (Libro degli
Amici), in cui al suo interno sono conservati i nomi degli spiriti
sconfitti dalla nonna Reiko (colei da cui ha ereditato i poteri),
resi suoi servitori. Chi entra in possesso del libro, riesce anche
ad avere il controllo su di loro e ciò lo rende molto appetibile
per gli stessi yōkai. Il ragazzo decide così di restituire i nomi
ai loro proprietari, ma il cammino che intraprende è fatto di
insidie e pericoli, poiché molti spiriti vogliono lo Yūjinchō.
Mushishi
La premessa di
Mushishi ricorda subito le idee e i temi
preponderanti nei film dello Studio Ghibli come Principessa Mononoke e Naussicaä della Valle del vento. Centrale è infatti il
rapporto con la natura e gli spiriti che abitano il mondo. La
storia si incentra su Ginko, un uomo misterioso che studia le forme
di vita più elementari chiamate Mushi, né animali né insetti, la
cui convivenza con Ginko porta a problematiche che soltanto un
Mushishi, un esperto di questa specie, può risolvere.
Lupin III
Chiunque conosca Lupin, il famoso ladro
gentilumo che ha riempito le giornate di qualsiasi bambino e
adulto, e che ora ha anche una serie Netflix
ispirata all’iconico malandrino, non può non sapere che la prima
serie di Lupin III, in particolare, ha
visto la partecipazione proprio di
Hayao Miyazaki, il che la rende ancora più speciale. In
particolare, il regista nipponico ha diretto – insieme a
Isao Takahata, suo collega – gli episodi 7, 8, 10, 11,
13-23. Quindi, se si vuole conoscere fino in fondo questo
incredibile artista, è bene risalire alle sue origini, con le sue
prime esperienze d’animazione, e Lupin III ne è l’inizio
perfetto.
Ci sono state notizie contrastanti
sullo stato di avanzamento del previsto film di Star Wars
“New
Jedi Order” della Lucasfilm, che
vedrà Daisy Ridley riprendere il ruolo di Rey
“Skywalker” dopo il suo ruolo principale nella recente trilogia
sequel.
In rete si sono diffuse voci
secondo cui
il progetto potrebbe essere stato ritardato a tempo
indeterminato, ma diversi siti hanno contattato la
Lucasfilm per avere chiarimenti e non sembra che
queste notizie siano fondate. L’insider Jeff
Sneider è intervenuto tramite l’ultima edizione della sua
newsletter e ha condiviso alcuni nuovi intriganti dettagli sul
ritorno di Rey e sulla paga che è stata data per il suo
ritorno a Daisy Ridley.
Sneider ritiene che il film di Rey,
ancora senza titolo, sarà il secondo film per il grande schermo
dopo The
Mandalorian & Grogu, e probabilmente arriverà nelle
sale intorno al Natale del 2026. Secondo lui, il film di
James Mangold“L’alba dello Jedi” seguirà
a ruota nel 2027, mentre il film di Dave Filoni “La nuova
Repubblica” (o “L’erede dell’Impero“, come viene ora
chiamato) potrebbe arrivare nel 2028.
Per quanto riguarda il compenso di
Daisy Ridley, Sneider ha sentito dire che
l’attrice intascherà ben 12,5 milioni di dollari. La cifra potrebbe
non sembrare così alta, soprattutto se paragonata alle somme
monumentali che guadagnano le star del MCU, per esempio, ma
tenete presente che la carriera della Daisy Ridley ha avuto un piccolo crollo dopo
L’ascesa di Skywalker, e 12 milioni di dollari
sarebbero molto di più della sua quotazione abituale.
Tuttavia, su The Hot Mic, Sneider
ha notato che questo film potrebbe essere ambientato in una linea
temporale diversa, con una versione più vecchia di Rey. Come
ricorderete, precedenti indiscrezioni sostenevano che il piano
originale prevedeva di affidare il ruolo a Helen Mirren (o a qualcuno di simile) prima
che la Ridley accettasse di firmare.
Sharmeen
Obaid-Chinoy dirigerà il film “New
Jedi Order“, che sarà ambientato ben quindici anni
dopo gli eventi de L’ascesa di Skywalker. I dettagli della trama sono
ancora perlopiù nascosti, ma sappiamo che Rey sarà una “potente
maestra Jedi” che gestirà la propria accademia di
addestramento quando la ritroveremo.
L’anno scorso, Kathleen Kennedy
della Lucasfilm ha rivelato che il lavoro su questo film è più
avanti di quanto si pensasse “Stiamo lavorando a questo film da
alcuni anni e tutto ciò si inserisce nella nostra narrazione
complessiva. Quindi siamo arrivati a un punto in cui abbiamo uno
scrittore meraviglioso, Steven Knight, e probabilmente nel prossimo
mese e mezzo vedremo una sceneggiatura su cui stiamo lavorando da
un bel po’. Quindi ci stiamo avvicinando“.
Con la pandemia alle spalle, i
Marvel Studios hanno tenuto non uno
ma ben due panel di grande impatto al Comic-Con di San
Diego del 2022. Il primo è stato dedicato alle offerte animate
dello studio, con la presentazione di What If…?,
Marvel Zombies e
Your Friendly Neighborhood Spider-Man.
Da allora, le cose si sono fatte
decisamente più tranquille. Quasi tutte le serie sono state
rinviate, con la seconda stagione di What
If…? e X-Men ’97 che sono arrivate entrambe con un
certo ritardo rispetto al previsto (quest’ultima non dovrebbe
debuttare prima della fine dell’anno, nonostante il merchandising
basato sul revival di X-Men: The Animated Series
sia disponibile nei negozi da diversi mesi).
Questo ha portato a ipotizzare che
i Marvel Studios si stiano
allontanando dalla produzione di contenuti animati; ma in realtà,
sembra che sia vero il contrario. Secondo lo scooper Daniel
Richtman, Kevin Feige è interessato a produrre un film
d’animazione per il MCU.
Non si sa quali siano i personaggi
attorno ai quali ruoterebbe, ma si tratta di una prospettiva
eccitante, che i fan desiderano da quando la Disney ha acquisito la
Marvel Entertainment. Purtroppo,
dubitiamo che Pixar o Disney Animation saranno
coinvolte.
Ma questo non rende la notizia meno
eccitante! Richtman rivela anche che almeno altre tre serie
televisive animate sono in lavorazione presso i Marvel Studios, mentre la
quarta stagione di What
If…? sembra ormai una forte possibilità.
Così come un episodio della prima
stagione è stato posticipato alla seconda e lo stesso è accaduto
con la terza stagione in arrivo, sembra che lo stesso avverrà anche
per la quarta stagione, con idee riprese dalla terza.
All’inizio del mese, il regista di
What
If…? Bryan Andrews ha condiviso ciò che sa su
quando potremmo vedere la terza stagione della
serie di successo arrivare su Disney+.
“Spostano le cose. Ogni volta
che ho pensato che fosse come ‘Oh, sarà questo!’ È come se fosse
‘Si sposterà un po’!'”, ha spiegato. “Quindi, anche a me
dispiacerebbe dire qualcosa e far sì che le speranze della gente si
accendano e poi vadano deluse a causa della bestia della produzione
e di quando le cose si muovono“.
“Ho pensato che potrebbe uscire
alla fine dell’anno, forse nel 2024, ma i tempi sarebbero
stretti“.
“C’è un altro gruppo di persone
che sta controllando quando le cose [escono] e sta muovendo le cose
sul tabellone, e non so dove siamo in questo momento, così come
[Marvel Zombies]“, ha
continuato Andrews. “Su Zombi sto ancora lavorando, e sarà una
cosa pazzesca e sta per uscire, ma anche quello continua a
spostarsi, giusto? Quindi vorrei potervi aiutare, ma non
posso!“.
Il co-creatore di YellowstoneTaylor
Sheridan sta scrivendo e dirigendo un nuovo western,
Empire of the Sun Moon.
Secondo Deadline, Taylor
Sheridan e la sua casa di produzione Bosque Ranch hanno
ottenuto i diritti del romanzo del 2010 Empire of the Sun
Moon (L’impero della luna d’estate) di S.C. Gwynne: Quanah
Parker and the Rise and Fall of the Comanches, the Most Powerful
Indian Tribe in American History. Taylor
Sheridan scriverà e dirigerà il film. Produrrà anche
Empire of the Sun Moon insieme a Jenny Wood.
Di cosa parla Empire of the Sun
Moon?
Mentre i dettagli sulla trama del
film di Sheridan sono ancora sconosciuti, la sinossi del romanzo di
Gwynne recita: “Nella tradizione di Seppellisci il mio cuore a
Wounded Knee, un resoconto storico straordinariamente vivido della
quarantennale battaglia tra gli indiani Comanche e i coloni bianchi
per il controllo dell’Ovest americano, incentrata su Quanah, il più
grande capo Comanche di tutti. L’impero della luna d’estate di S.
C. Gwynne si articola in due storie sorprendenti. La prima
ripercorre l’ascesa e la caduta dei Comanche, la più potente tribù
indiana della storia americana. La seconda riguarda una delle più
straordinarie narrazioni mai uscite dal Vecchio West: l’epica saga
della pioniera Cynthia Ann Parker e di suo figlio di sangue misto
Quanah, che divenne l’ultimo e più grande capo dei
Comanches“.
“Non riesco a pensare a nessuno
più qualificato di Taylor Sheridan per portare sullo schermo Empire
of the Summer Moonto“, ha dichiarato Gwynne. “Ha una
comprensione profonda e ricca di sfumature sia del mito che della
realtà del Vecchio West. Sono entusiasta che abbia intrapreso
questo progetto“.
Taylor Sheridan è
noto soprattutto per aver co-creato Yellowstone
di Paramount Network, mentre ha creato diverse
serie prequel, tra cui 1883 e 1923.
Sheridan ha
diretto anche Wind River del 2017, con Jeremy Renner
ed Elizabeth Olsen, e
Those Who Wish Me Dead del 2021 con Angelina Jolie, mentre è accreditato come
sceneggiatore di film come Sicario
del 2015, Hell or High Water del 2016 e
Without Remorse del 2021.
Alec Baldwin è stato nuovamente accusato di
omicidio colposo per il suo presunto ruolo in una sparatoria
avvenuta sul set del film western Rust. Nel
gennaio 2023, Baldwin era stato inizialmente accusato del caso
in corso, ma le accuse erano state ritirate nel corso dello stesso
anno dopo che il team di Alec Baldwin aveva affermato che la pistola di
Baldwin non funzionava correttamente quando
aveva sparato. Ora, tuttavia, i pubblici ministeri stanno
nuovamente cercando di ritenere Baldwin parzialmente responsabile di un
incidente sul set che ha causato la morte del direttore della
fotografia Halyna Hutchins.
“Non vediamo l’ora di arrivare
in tribunale“, hanno dichiarato gli avvocati di Baldwin, Luke
Nikas e Alex Spiro, in un comunicato di venerdì (via Variety).
Nell’ottobre
del 2021, la troupe del film si stava preparando a girare una
scena con Alec Baldwin nei pressi di Santa Fe, in New
Mexico, quando una pistola di scena controllata in modo improprio
ha sparato, uccidendo Hutchins e ferendo il regista Joel Souza.
Alec Baldwin
sostiene di non aver mai sparato con la pistola che è esplosa
Il punto cruciale della difesa di
Alec Baldwin è la sua negazione di aver mai
premuto il grilletto della pistola, insistendo sul fatto che è
esplosa quando l’ha estratta dalla fondina. I procuratori Kari
Morrissey e Jason Lewis hanno inviato la pistola per ulteriori test
forensi la scorsa estate e, dopo averla ricostruita, sono giunti
alla conclusione che l’arma doveva essere stata sparata dal
grilletto.
“Questo incidente mortale è
stato la conseguenza dell’arretramento manuale del cane nella sua
posizione completamente armata, seguito, a un certo punto, dalla
pressione o dalla depressione all’indietro del grilletto“, ha
concluso il rapporto (via Variety). “Sebbene Alec Baldwin abbia
ripetutamente negato di aver premuto il grilletto, alla luce dei
test, delle scoperte e delle osservazioni qui riportate, il
grilletto doveva essere premuto o premuto a sufficienza per
rilasciare il cane completamente armato o retratto del revolver
delle prove“.
Alla fine dello scorso anno,
entrambi i procuratori hanno dichiarato che erano emersi “fatti
aggiuntivi” che avrebbero indicato Alec Baldwin come parzialmente colpevole della
vicenda, il che ha portato a questa nuova incriminazione.
Oltre a Alec Baldwin, Hannah Gutierrez-Reed, l’ex
armaiolo di Rust, sarà processata il mese prossimo
con l’accusa di omicidio colposo e manomissione delle prove.
Gutierrez-Reed avrebbe caricato impropriamente la pistola di scena
sul set con proiettili veri. Il vedovo della Hutchins, Matthew, ha
dichiarato di non incolpare Baldwin per l’accaduto, ma di sostenere
le accuse iniziali contro di lui per la sua ricerca di giustizia
nella vicenda.