Un nuovo inizio, verso un futuro di
speranza, dopo due anni particolarmente difficili, è questo che si
prefigge di essere la SIC: 37° Settimana internazionale
della Critica. Cristiana Paternò,
Presidente del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani
(SNCCI), e Beatrice Fiorentino, Delegata Generale
della 37. Settimana Internazionale della Critica, hanno presentato
un programma ricco e interessante, che propone sogni e colori,
l’augurio di tornare a vivere la comunità.
Come quello che racconta il poster
di questa edizione, realizzato da Emiliano
Mammucari, Mauro Uzzeo e Fabrizio
Verrocchi: una Furiosa fluida, rock, in mezzo alla gente e
a sguardi, volti e storie che cominciano a ricolorarsi, in
continuazione narrativa con il poster dello scorso anno,
completamente in bianco e nero, realizzato dalla stessa squadra
creativa con l’intenzione di portare avanti un racconto unico, che
da
Embracing Again, il tornare in sala a
riabbracciarsi, prosegue con Creature in Eterno
Movimento, il ritorno all’esistenza, al racconto, alla
strada da percorrere.
“Lo sguardo del cinema
contemporaneo si sofferma, ora più che mai, sull’essere,
sull’esistere nonostante tutto. Siamo storie in movimento e
scorriamo libere tra le strade, incrociandoci tra i conflitti,
sfiorandoci nelle intenzioni, guardandoci per un istante appena e
cercando tra gli sguardi la risposta a tutto quello che
verrà.”
SIC: 37° Settimana internazionale
della Critica – il poster

La presentazione del programma della
SIC si è aperta con un appello da parte di Paternò, in difesa e
sostegno di Jafar Panahi, Mohammad Rasoulof e
Mostafa Aleahmad, registi iraniani imprigionati
dal paese per aver “scritto una lettera“, ovvero per aver
commesso un reato di opinione, “condannati al carcere senza
processo, atti di provocazione contro la comunità di di
intellettuali iraniani.”
Quando si parla di nuovo percorso si
parla anche di innovazione e così SIC: 37° Settimana
internazionale della Critica ha presentato anche il suo
nuovo logo, che rappresenta un’apertura verso il futuro.
“Il
pennino indicava solo la critica scritta –
spiega Paternò
– Oggi con il multimediale vogliamo guardare avanti. Ma con un’idea
di dialogo, il logo è uno schermo aperto, una rottura della quarta
parete, il desiderio di comunicare tra critica, autori e
spettatori.”
Oltre al logo SIC rinnova anche gli
spazi e la sigla. Nasce la Casa della Critica, uno spazio dedicato
a incontri, delegazioni e sponsor, mentre la nuova sigla,
realizzata da Frame by Frame, che ha sviluppato la
prima sigla realizzata con l’ausilio dell’intelligenza artificiale.
“L’idea sperimentale è stata accolta con entusiasmo,
confermando ancora una volta lo spirito di rinnovamento che
definisce da sempre la SIC come luogo per eccellenza deputato alla
scoperta di nuovi talenti.” Si legge nel comunicato
stampa.
La Delegata Fiorentino ha poi
presentato il programma del concorso di lunghi e corti, dicendosi
molto emozionata per questa ripartenza, questo “ano zero”.
“Il 2022 è un anno zero da cui ripartire, perché siamo
consapevoli che veniamo da due anni molto difficili segnati da
pandemia e calamità – ha spiegato Beatrice
Fiorentino – E questa vuole essere una sorta di
reazione. Siamo quindi proiettati verso quello che sarà, non verso
quello che è stato. Nella scelta delle pellicole della nostra
selezione, siamo andati
in direzione di una possibile rinascita, fosse anche solo un
augurio viscerale di pancia e cuore, sperando che tra qualche mese
ci siamo lasciati tutto alle spalle.”
Dopo il periodo di buio, il comitato
di selezione è andato in una direzione opposta, “andiamo verso
colore, spazio aperto, comunità – continua Fiorentino – I
personaggi della selezione sono tutti idealisti e sognatori, tutti
lottano per un futuro migliore. E inclusiva è stata anche la SIC,
dal punto di vista di registi, di attori, con titoli accoglienti e
accessibili, senza perdere in complessità. Questo vuole essere un
segnale di fiducia nei confronti dell’industria che in questo
momento è particolarmente in difficoltà. È una SIC che va verso il
pubblico ed è radicalmente queer. Questa è
diventata LA questione: il dato politico è che lo schema binario
maschile femminile è superato. Questi film sono stati scelti perché
sono belli, abbiamo riconosciuto in loro un segno importante,
perché prevediamo per i registi che li hanno realizzati un grande
futuro e perché insieme offrono una lettura ampia della
realtà.”

SIC: 37° Settimana internazionale
della Critica, il programma
CONCORSO
- Anhell69 di
Theo Montoya (Colombia): nasce nella giovane
comunità queer di Medellin, ma non è un documentario. È un viaggio
sentimentale tra corpi e fantasmi, una città violenta tra sogni e
prospettive. La fotografia di una generazione senza futuro ma che
non perde la speranza e il sogno, è una dichiarazione d’amore per
il cinema, laddove intorno c’è morte, il cinema salva le vite.
- Beating Sun – Tant que le
soleil frappe di Philippe Petit
(Francia): è il perno intorno al quale gira il programma. La storia
di un architetto che ha il sogno di riqualificare la piazza di un
quartiere di Marsiglia. Questo sogno di tornare alla piazza, e alla
vita insieme, in uno spazio simbolico ma concreto, racconta
benissimo il nostro presente. Un esempio di cinema civile e
politico, che invita al ritorno alla comunità.
- Dogborn di
Isabella Carbonell (Svezia): racconta la storia di
due gemelli, fratello e sorella senza tetto, due randagi della vita
che lottano per il loro futuro in una società durissima. Il film
nasce da esperienza raccolta in prima persona. Il film è sempre
attaccato ai corpi, raccoglie segnali, urla e silenzi, un racconto
di esclusi, una discesa all’inferno ma anche una possibile
rinascita.
- Eismayer di
David Wagner (Austria): un esordio stilisticamente
molto maturo, rigoroso e pudico. Si lavora sulle ellissi e per
sottrazione, ispirato a persone vere. Eismayer è un ufficiale
dell’esercito, un uomo d’acciaio, gay, che si trova di fronte ad
una scelta importante nella sua vita. La cosa interessante è la
padronanza assoluta dei codici del cinema di genere. Rom-com
etero-normata e contemporaneamente soldier movie, il film riscrive
i codici del linguaggio sullo schermo.
- Have you seen this Woman? –
Da li ste videli ovu zenu? di Dusan Zoric
e Matija Gluscevic (Serbia): è il più spiazzante
della selezione, sono tre declinazioni di un possibile femminile,
sempre scomodo e corrosivo. C’è questo corpo politico, per il suo
ingombro, è un corpo non conforme e ribelle, alla conquista dello
schermo e del suo spazio nel mondo, una donna che fugge dal ruolo
che la società le vuole imporre. Il film può infastidire ma non
lasciare indifferenti.
- Margini di
Niccolò Falsetti (Italia): il colpo di fulmine,
una cotta adolescenziale. Cinema popolare ambientato nella
provincia toscana alla fine degli anni 2000. Una commedia punk,
sincera e vitale. Anche i protagonisti di questo film sono dei
sognatori. sono tre e hanno una band ma non riescono a sfondare. Il
film fa divertire e sorridere ma offre anche uno specchio in questi
ambiziosi protagonisti che devono fare i conti con una realtà che
sta loro stretta. Sguardo pop e affettuoso, ma anche politico.
- Skin Deep di
Alex Schaad (Germania): è il film più radicale,
spiazzante, con atmosfere alla Midsommar con un
gioco di identità che si mescolano. Una folgorazione per questa sua
difficile classificazione, è un thriller psicologico o filosofico o
un potenziale body horror che evolve in un estremo atto d’amore. il
film è soprattutto una riflessione transgenere, sulle leggi
dell’attrazione dei corpi. Il film sfida le convenzioni dallo
schema della binarietà.
FUORI CONCORSO
Film d’apertura
- Three Nights a Week – Trois
nuits par semaine di Florent Gouelou
(Francia): andiamo verso luce, colore e amore. Un proseguimento
naturale dell’apertura della selezione dei corti, il tema è
l’identità attraverso il corpo e il racconto di sé attraverso
l’immagine, una storia d’amore nel mondo delle drag queen visto
dall’interno.
Film di Chiusura
- Queens – Malikates
di Yasmine Berkiran (Marocco): racconta di tre
donne in fuga dalla polizia, un viaggio verso le coste
dell’Atlantico e verso una possibilità di futuro, che dietro una
apparenza di leggerezza, abbraccia temi importanti. Essere
femministe in Marocco è un po’ più difficile che esserlo in Italia,
il film è anche un inno alle donne del cinema.
Proiezione Speciale (in
collaborazione con Venezia 79)
- Blood – O Sangue di Pedro
Costa (Portogallo): versione restaurata del film.
CORTOMETRAGGI
Concorso
- Albertine Where are you? di Maria
Guidone: filmmaker puglierse con una sensibilità fuori dal
comune. Maria ci porta al tempo di un’estate e di un amore non
convenzionale, sulla scia di Proust.
- Come le lumache – Like Snails di
Margherita Panizon: un coming of age
stracolmo di grazia, di una freschezza autentica e aurorale, con
temi tutt’altro che banali, attraverso l’incontro di due diversità,
di due solitudini, di due ragazzini che si specchiano l’uno
nell’altro. Il corto racconta l’eterno dramma delle
migrazioni.
- Nostos di Mauro Zingarelli:
fantascienza distopica, un racconto proiettato nel futuro, nei
panni di due riciclanti che lottano per la sopravvivenza, nella
speranza di un mondo migliore.
- Puiet – Sapling di Lorenzo
Fabbro e Bronte Stahl: un piccolo
documentario e insieme un racconto contemporaneo, ambientato nella
quotidianità della Transilvania, in cui un ragazzino di campagna è
ansioso di diventare grande e di trovare il suo posto tra gli
adulti. Parabola intima di chi cerca il suo posto nel mondo.
- Reginetta di Federico
Russotto: body horror. Si muove con destrezza nelle
coordinate del cinema di genere e sceglie di ambientare nel passato
temi attualissimi. Aspettative sul corpo della donna, modello di
bellezza, l’avidità e l’ambizione. Tutto diventa un incubo per la
protagonista.
- Resti – Remains di Federico
Fadiga: si lavora su una materia quasi dimenticata che si
chiama emozione, si lavora sulla memoria e sul segno, sul tempo che
passa e l’emozione che resta che dice molto di più di quello che
mostra.
- La stanza Lucida – Lucid room di
Chiara Caterina: Caterina è una creatrice di
immagini-cinema, sa cogliere il perturbante nella quotidianità, le
modalità di racconto sono spiazzanti e sorprendenti. Un uomo
tornato a casa dopo la fine di un amore ed elabora quel dolore
attraverso un sogno lucido.
Fuori Concorso
Corto di apertura
- Pinned into a dress di Gianlcua
Matarrese e Guillame Thomas: Il film ha
molto a che fare con il discorso sulla mortificazione del corpo. Al
centro Miss Fame (nome d’arte di Kurtis Dam-Mikkelsen), con il
rapporto sadomaso con il suo corpo, un’identità fluida e il proprio
futuro. Fare i conti con la costante narrazione di sé e le zone
d’ombra dietro a una vita sotto i riflettori.
Corto di chiusura
- Happy Birthday di
Giorgio Ferrero: Piccola storia al femminile in un
mondo funestato da pandemia e guerra, una possibile speranza arriva
dalla connessione spontanea con la rete di due giovani donne
accomunate da un ideale di pace e da una stranezza, il compleanno
il 29 febbraio. Girato a Mosca nel marzo del 2022, tutto realizzato
da remoto, tra Italia e Uzbekistan.
Con poche eccezioni, i titoli della
selezione provengono principalmente dall’Europa, come già
verificatosi nella selezione della Quinzaine des
réalisateurs di Cannes 2022. Secondo Beatrice Fiorentino la
mancanza di proposte da altre parti del mondo è sintomatica di un
nuovo stato delle cose: “Credo sia logico dedurre che le
difficoltà che stiamo attraversando (effetti della pandemia
sull’industria dell’audiovisivo) avranno un certo peso in alcuni
Paesi ricchi e un altro peso in Paesi in cui c’è già un tessuto
economico debole. A questo si aggiungono anche problemi politici e
culturali, che in alcuni casi inaspriscono la situazione.”
L’incontro si è concluso con la
dedica di questa edizione della SIC a Mantas
Kvedaravicius, il regista lituano “deceduto a soli 45
anni in Ucraina, durante una guerra assurda che si consuma alle
porte dell’Europa nel 2022.”
La SIC: 37° Settimana
internazionale della Critica si svolgerà dal 31
agosto al 10 settembre 2022.