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Gotham Awards 2022: tutti i vincitori. Everything Everywhere All at Once porta a casa il premio principale

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Everything Everywhere All at Once ha portato a casa il premio principale durante la cerimonia dei Gotham Awards 2022, i premi al cinema indipendente USA. Il film ha portato a casa anche il premio alla migliore performance da non protagonista, assegnato a Ke Huy Quan, meglio noto per il suo ruolo di Data ne I Goonies e di Shorty in Indiana Jones e il Tempio Maledetto.

Di seguito, tutti i vincitori della serata:

BREAKTHROUGH TELEVISION UNDER 40 MINUTES

Abbott Elementary” (ABC)
“As We See It” (Amazon Prime Video)
“Mo” (Netflix) – WINNER
“Rap Sh!t” (HBO Max)
“Somebody, Somewhere” (HBO)

BREAKTHROUGH TELEVISION OVER 40 MINUTES

“Pachinko” (Apple+) – WINNER
Severance” (Apple+)
“Station Eleven” (HBO Max)
“This Is Going To Hurt” (AMC+)
“Yellowjackets” (Showtime)

TELEVISION PERFORMERS

Bilal Baig (“Sort Of”)
Ayo Edebiri (“The Bear”)
Janelle James (“Abbott Elementary”)
Matilda Lawler (“Station Eleven”)
Britt Lower (“Severance”)
Melanie Lynskey (“Yellowjackets”)
Sue Ann Pien (“As We See It”)
Minha Kim (“Pachinko”)
Zahn McClarnon (“Dark Winds”)
Ben Whishaw (“This Is Going To Hurt”) – WINNER

BREAKTHROUGH NONFICTION SERIES

“The Andy Warhol Diaries”
“The Last Movie Stars”
“Mind Over Murder”
“The Rehearsal”
“We Need to Talk About Cosby” – WINNER

BREAKTHROUGH DIRECTOR

Charlotte Wells (“Aftersun”) – WINNER
Owen Kline (“Funny Pages”)
Elegance Bratton (“The Inspection”)
Antoneta Alamat Kusijanovic (“Murina”)
Beth De Araújo (“Soft & Quiet”)
Jane Schoenbrun (“We’re All Going to the World’s Fair”)

BEST SCREENPLAY

Kogonada (“After Yang”)
James Gray (“Armageddon Time”)
Lena Dunham (“Catherine Called Birdy”)
Todd Field (“Tár”) – WINNER
Sarah Polley (“Women Talking”)

BREAKTHROUGH PERFORMER

Frankie Corio (“Aftersun”)
Kali Reis (“Catch the Fair One”)
Gracija Flipovic (“Murina”) – WINNER
Anna Diop (“Nanny”)
Anna Cobb (“We’re All Going to the World’s Fair”)

OUTSTANDING SUPPORTING PERFORMANCE

Mark Rylance (“Bones and All”)
Brian Tyree Henry (“Causeway”)
Ke Huy Quan (“Everything Everywhere All at Once”) – WINNER
Raúl Castillo (“The Inspection”)
Gabrielle Union (“The Inspection”)
Nina Hoss (“Tár”)
Noémie Merlant (“Tár”)
Hong Chau (“The Whale”)
Ben Whishaw (“Women Talking”)
Jessie Buckley (“Women Talking”)

OUTSTANDING LEAD PERFORMANCE

Cate Blanchett (“Tár”)
Danielle Deadwyler (“Till”) – WINNER
Dale Dickey (“A Love Song”)
Colin Farrell (“After Yang”)
Brendan Fraser (“The Whale”)
Paul Mescal (“Aftersun”)
Thandiwe Newton (“God’s Country”)
Aubrey Plaza (“Emily the Criminal”)
Taylor Russell (“Bones and All”)
Michelle Yeoh (“Everything Everywhere All At Once”)

BEST INTERNATIONAL FEATURE

“Athena”
“The Banshees of Inisherin”
“Corsage”
“Decision to Leave”
“Happening” – WINNER
“Saint Omer”

BEST DOCUMENTARY FEATURE

“All That Breathes” – WINNER
“All the Beauty and the Bloodshed”
“I Didn’t See You There”
“The Territory”
“What We Leave Behind”

BEST FEATURE

“Aftersun”
“The Cathedral”
“Dos Estaciones”
“Everything Everywhere All at Once” – WINNER
“Tár”

I Gotham Independent Film Awards sono premi cinematografici statunitensi destinati al cinema indipendente, assegnati annualmente a partire dal 1991. Presentati dall’organizzazione non a scopo di lucro Independent Filmmaker Project (IFP), i premi erano originariamente destinati solo ai film prodotti negli Stati Uniti nord-orientali, in particolare nello stato di New York, per poi ampliarsi nel corso degli anni a tutti gli Stati Uniti.

Oceano di fuoco – Hidalgo: tutto quello che c’è da sapere sul film

Non tutti i film western raccontano storie grossomodo inventate basate sullo scontro tra cowboy e indiani o sul continuo espandersi della frontiera statunitense. Ci sono infatti molti film che propongono uno sguardo più attento sulla vita di personalità realmente esistite in quel tempo. Tra questi si colloca il film Oceano di fuoco – Hidalgo, diretto nel 2004 dal regista Joe Johnston (noto per aver diretto anche Jurassic Park III e Captain America – Il primo vendicatore). Tale film narra infatti la storia di un noto cowboy e del rapporto con il suo straordinario cavallo Mustang.

Girato in stati americani quali California, Dakota del Sud, Montana e Oklahoma, ma anche in Marocco, dove si sono svolte le scene relative alla corsa tra cavalli, Oceano di fuoco – Hidalgo propone dunque una storia poco nota ma estremamente epica, nella quale in molti hanno ritrovato metafore sulla politica attuale, negate però dallo sceneggiatore John Fusco. Si tratta dunque di un film particolarmente epico, realizzato con un imponente budget di 100 milioni di dollari. Pur non avendo ottenuto il successo sperato, la pellicola ha negli anni guadagnato sempre più fama, sia per la presenza di noti attori che per alcune scene divenute molto celebri.

La storia di Oceano di fuoco – Hidalgo è infatti quantomai appassionante, ricca di tutti quegli elementi che rendono questa tipologia di film irresistibili. Gli appassionati di contesti western ma in cerca di racconti diversi dai soliti, troveranno in questo film il titolo giusto da vedere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama e il cast di Oceano di fuoco – Hidalgo

Ambientato nel 1897, il film ha per protagonista il cowboy Frank T. Hopkins, un tempo tra i Pony Express più veloci dell’esercito degli Stati Uniti e ora, tra i problemi d’alcolismo e il rimorso per quanto compiuto in guerra, finito ad esibirsi in alcuni show insieme al suo cavallo Hidalgo. Quando un giorno Frank viene invitato a partecipare all’Oceano di Fuoco, una gara di sopravvivenza di 3000 miglia nel deserto arabo, la vita sembra concedergli quella seconda opportunità che attendeva. Arrivato in Medio Oriente, però, Frank si troverà a doversi scontrare con numerosi ostacoli, rappresentati sia dalle avverse condizioni naturali sia dall’ostilità degli altri partecipanti.

Ad interpretare Frank T. Hopkins vi è l’attore Viggo Mortensen, scelto sulla base del successo della trilogia di Il Signore degli Anelli. Per tale ruolo, l’attore si allenò al fine di poter eseguire personalmente quanti più stunt possibile, senza ricorrere a controfigure. Al termine delle riprese, Mortensen decise anche di adottare uno dei cavalli utilizzati, più precisamente quello chiamato T.J., che appare anche sulla locandina del film. Accanto a Mortensen si ritrovano anche Omar Sharif, interprete dello Sceicco Riyadh, ammiratore di Hopkins, e Zuleikha Robinson in quelli di Jazira, la sua figlia che stringe una tenera amicizia con il protagonista.

La vera storia dietro al film

Come anticipato, Oceano di fuoco – Hidalgo racconta le vicende che vedono Frank T. Hopkins (vissuto dal 1865 al 1951) partecipare alla competizione nota come Oceano di Fuoco nel deserto arabo. Il resoconto di tale competizione sarebbe descritto nelle memorie dello stesso Hopkins, consultate dallo sceneggiatore al momento della scrittura della sceneggiatura. Che Hopkins sia esistito è certo, ma ci sono molti dubbi sia sulla sua partecipazione alla competizione indicata sia sull’esistenza stessa di quest’ultima. Anzi, quanto raccontato da Hopkins è oggi generalmente ritenuto come falso, interamente frutto della sua fantasia.

Oceano-di-fuoco-hidalgo-cast

Hopkins racconta di come la competizione Oceano di Fuoco si sia svolta per oltre mille anni in Arabia Saudita, prevedendo l’attraversamento a cavallo di 3 mila miglia di deserto e di come egli sia stato il primo non arabo a prendervi parte. Tutto ciò è in seguito stato smentito, con anche il governo dell’Arabia Saudita che ha precisato come una tale competizione non abbia mai avuto luogo. La storia raccontata dal film, dunque, non può essere considerata come basata su eventi realmente avvenuti, nonostante è così che sia stata pubblicizzata. Oceano di fuoco – Hidalgo è piuttosto basato sulla fantasia dello stesso Hopkins, personalità su cui ancora oggi ci sono scarse documentazioni.

Il trailer di Oceano di fuoco – Hidalgo e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Oceano di fuoco – Hidalgo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 28 novembre alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb, Slate

L’uomo sulla strada, la recensione del film di Gianluca Mangiasciutti

Gianluca Mangiasciutti si posiziona ufficialmente dietro la macchina da presa con L’uomo sulla strada, per regalare una pellicola drammatica dalle venature romantiche che sancisce il suo esordio in regia. Per corroborare il suo prodotto, il regista cala nei panni dei suoi protagonisti un’intensa Aurora Giovinazzo, conosciuta soprattutto per Freaks Out, e un cupo Lorenzo Richelmy dallo sguardo magnetico.

L’opera prima di Mangiasciutti è stata presentata ad Alice nella città, sezione a parte della Festa del Cinema di Roma 2022. Il film può vantare già una vittoria, ossia il Premio Solinas come miglior soggetto scritto. L’uomo sulla strada è distribuito da Eagles Pictures e arriverà nelle sale italiane dal 7 dicembre.

L’uomo sulla strada, la trama

Irene (Aurora Giovinazzo) ha 8 anni quando, in una mattinata trascorsa in compagnia del padre a raccogliere funghi, si trova ad assistere alla sua morte improvvisa. Il colpevole, il cui volto lei vede attraverso il finestrino della sua utilitaria, fugge via senza neppure soccorrerlo o chiedere aiuto. Passano dieci anni, la sua vita è cambiata. Essendo lei l’unica testimone dell’incidente, nessuno è riuscito a trovare il pirata della strada, ma Irene è decisa a scovarlo e fargliela pagare. Non ha altri obiettivi nella vita, se non quello di ricordarsi il suo volto che da allora la tormenta.

Quando inizia a lavorare in una fabbrica, abbandonando momentaneamente la scuola, la ragazza incontra Michele (Lorenzo Richelmy), il proprietario, nonché unico responsabile della morte del padre. Lei non lo riconosce, non sa chi sia. Lui invece non ha dubbi a riguardo, e dopo l’incontro con Irene il senso di colpa inizia a crescere a dismisura. I due però cominciano a frequentarsi e gradualmente a provare dei sentimenti l’uno per l’altra, in una relazione pericolosa che nasconde un terribile segreto.

Una narrazione che si ferma in superficie

Mangiasciutti predispone la narrazione con un incidente scatenante intrigante, ponendo sul piatto diegetico un thriller che sembra strutturarsi su buone premesse. Il regista decide di focalizzarsi sulla protagonista, Irene, con un approccio quasi totalizzante, conferendole un temperamento impulsivo/aggressivo su cui tenta di fare un lavoro di formazione. Giovinazzo a primo impatto sembra ricordare l’Amanda Clarke di Revenge: in questo caso il suo obiettivo è trovare l’assassino del padre, anche a costo di mettere a repentaglio la sua vita già molto incrinata. La ricerca ossessiva, che dovrebbe permeare tutto il tessuto narrativo di L’uomo sulla strada, dopo alcune sequenze diventa però quasi effimera e nel progredire del racconto si discioglie come ghiaccio al sole.

Il desiderio di vendetta inizia gradualmente a non scandire più le scene che si susseguono dopo il primo atto, cedendo il passo solo alla tematica amorosa rappresentata dalla relazione pericolosa e fragile di Irene e Michele che, nel tentativo di stabilizzarsi in fretta all’interno della pellicola, perde un po’ di mordente. Molti anche i momenti appena accennati e ai quali non si concede lo spazio di un approfondimento per raggiungere un climax ultimo pregno di patos. Lo script attraverso cui i personaggi devono costruirsi non sembra porre l’accento sulla loro tridimensionalità, ed è come se la mdp avesse paura ad andare oltre, fermandosi in superficie tramite un montaggio di primi piani che purtroppo però oltre a restituire le emozioni del momento – grazie alla bravura degli attori e al setting ridotto all’osso per risaltarne la presenza – non riesce a connettere davvero lo spettatore al vero cuore dei protagonisti.

Il punto di forza è la suspense

L’universo hitchcockiano si è sempre fondato sull’elemento della suspense come meccanismo principale per confezionare un prodotto attrattivo. Tale tecnica, che costituisce il punto cardine delle pellicole del cineasta – si ricordi La finestra sul cortile o Pyscho – è sempre stata indispensabile per avere una fruizione il cui effetto ansiogeno è predominante. Lo spettatore è indotto a partecipare attivamente nonostante non possa agire direttamente da buon voyeur quale sia, e questo induce ad avere uno sguardo sulla scena molto più trepidante. Il successo di un buon thriller sta nel saperlo usare con astuzia, e Mangiasciutti riesce ad inserirlo in modo funzionale in L’uomo sulla strada.

Sin dalla prima sequenza dell’omicidio si conosce il volto del pirata della strada, ma mai quello del padre, le cui fattezze rimangono ignote per poter veicolare l’attenzione esclusivamente sull’assassino, unica vera ossessione di Irene. Questo artificio narrativo il regista lo sfrutta per stabilire la rotta attraverso cui il racconto si dipanerà, che non è approfondire la fragilità psicologica della protagonista a causa del trauma, ma piuttosto il legame con il colpevole del reato. Quando la vita di Irene comincia a intrecciarsi inconsapevolmente con quella del “killer”, il loro rapporto agli occhi di chi lo osserva oltre la quarta parete diventa molto più inquietante.

Lo spettatore, a differenza della protagonista, sa cosa è realmente accaduto e soprattutto conosce l’identità della persona che le sta di fronte. In tal modo egli vive quell’ansia caratterizzante della suspense che lo induce a domandarsi cosa succederà quando la verità sarà portata alla conoscenza di Irene. È questa la principale ragione per cui l’attenzione rimane alta, nonostante la presenza di alcune scene statiche.

È chiaro dunque che L’uomo sulla strada sia stato più un test per Mangiasciutti, una preparazione del terreno per le prossime opere il cui risultato sarà di certo più completo e approfondito. I presupposti ci sono tutti affinché il regista possa creare storie di un livello alto, sia nella disposizione narrativa che contenutistica. Seppur nella pellicola si evinca la sofferenza nel dispiegare la storia, non si può negare che Mangiasciutti conosca l’arte della cinematografia. Semplicemente, con il tempo, saprà masticarla meglio.

Mercoledì: i 7 Easter Eggs più belli della Famiglia Addams

L’universo degli Addams si è risvegliato con l’arrivo di Mercoledì, serie televisiva firmata da Tim Burton, approdata il 23 novembre sulla piattaforma Netflix. Obiettivo del regista era far rivivere uno dei personaggi più iconici e anticonformisti del piccolo schermo, quello dell’inquietante e gotica Mercoledì, adolescente sopra le righe e figlia di Morticia e Gomez Addams. Un outsider che porta in scena una outsider, questo il rapporto fra la Mercoledì e Tim Burton, e che “battezza” la sua protagonista.

Degli Addams, creati dalla fantasia di Charles Addams, sono state realizzate molte versioni in passato, ma è stato solo Barry Sonnenfeld con le sue pellicole del 1991 e del 1993 a conferire un taglio macabro e mortuario a Mercoledì, con l’impeccabile interpretazione di Christina Ricci, scatenandone il successo. Seppur Tim Burton abbia scelto di focalizzarsi sul coming of age di Mercoledì, la popolarità di questa stravagante famiglia non è mai scemata. Ecco perché nelle serie non potevano mancare degli Easter Eggs riconducibili agli adattamenti più famosi degli Addams, a partire proprio dalla sitcom degli anni Sessanta. Scopriamo insieme quali sono.

Il nome Mercoledì

Il nome MercoledìCapita spesso, nella realtà, di avere un nome il cui bel suono non è l’unica ragione per cui si è stati chiamati così. A volte al suo interno si può celare una storia servita come fonte di ispirazione. Ed è proprio quello che accade con quello di Mercoledì. Uno dei primi Easter Eggs è da ricercare nel titolo dell’episodio “d’ingresso” della serie di Tim Burton, Wednesday’s Child Is Full of Woe.

Morticia, quando Mercoledì viene accompagnata alla Nevermore Academy, spiega alla preside Weems perché lei si chiami in quel modo così particolare, menzionando una filastrocca. Ma in realtà, il riferimento è a Charles Addams: quando creò la strampalata famiglia degli Addams, i suoi personaggi non avevano ancora un nome. Dopo i fumetti, il passo successivo era il piccolo schermo, per cui bisognava capire come si dovessero chiamare. Il “luogo” da cui Charles trasse ispirazione per Mercoledì fu una filastrocca di un autore anonimo, con una delle strofe che recitava proprio “Wednesday’s Child Is Full of Woe”. Essendo quella una descrizione più che azzeccata per la sadica ragazzina, decise che Mercoledì sarebbe stato il suo nome.

Lo schiocco di dita

Lo schiocco di ditaNel secondo episodio, Woe is the Lonilest Number, Mercoledì è alla ricerca di informazioni riguardo la società segreta di Nevermore, Belladonna. Verso la fine, la ragazza riesce finalmente a capire in che modo intrufolarsi nel loro Quartier Generale. Come? Facendo due schiocchi di dita davanti la statua.

Ciò che ha reso iconica e memorabile la sigla degli Addams, composta da Vic Mizzy, è stato proprio lo schiocco ripetuto delle dita al passo con il ritmo del clavicembalo. Il The Addams Family Theme ha esordito nella sitcom del 1964, per poi diventare talmente tanto popolare da farne produrre, all’epoca, un singolo. Quello introdotto nella serie è un chiaro omaggio.

Christina Ricci

Christina Ricci
Christina Ricci in Mercoledì

Questo è un riferimento più che palese. Chiunque conosca un minimo i film degli anni ’90, La famiglia Addams e La famiglia Addams 2 di Barry Sonnenfeld, saprà chi è stata Christina Ricci. L’attrice nelle due pellicole ha dato vita ad una Mercoledì differente rispetto a quella rappresentata nella serie, trasformandola a tutti gli effetti in un personaggio iconico, nonché cupo e macabro.

In Mercoledì, Tim Burton ha scelto di farla tornare nel mondo degli Addams in altre vesti. Christina Ricci fa la sua apparizione sin dal primo episodio nel personaggio di Marilyn Thornhill, la responsabile del dormitorio nonché insegnate di scienze botaniche. Sin dal suo primo approccio con Mercoledì si evince la sua predisposizione alla cordialità e alla bontà, molto differente rispetto al carattere dell’adolescente maligna che interpretava nei film.

Le ragazze scout

Le ragazze scoutUn Easter Egg derivante proprio dalla pellicola del 1991, La famiglia Addams, si palesa in una delle espressioni minacciose di Mercoledì, “Potrei mangiare le ragazze scout a colazione”, che caratterizza bene il suo essere una teenager fuori dagli schemi.

Nella pellicola di Sonnenfeld, quando Mercoledì è insieme a suo fratello Pugsley, una scout si avvicina al chiosco di limonate dei due Addams, chiedendo insistentemente se le loro bevande siano fatte con i limoni veri. Successivamente, quando la ragazzina bionda tenta di vendere dei biscotti a Mercoledì, la sua raccapricciante ma iconica risposta è “Sono fatti da vere ragazze scout?”. Un omaggio, in un certo senso, anche alla Mercoledì interpretata proprio da Christina Ricci.

Il dormitorio Ophelia Hall

Il dormitorio Ophelia HallSempre nel primo episodio, quando Mercoledì è con Morticia e Gomez insieme alla preside Weems, quest’ultima le annuncia che il suo dormitorio sarà lo stesso di quello in cui era sua madre, l’Ophelia Hall. Questo riferimento è per i più esperti della famiglia Addams, in particolare della serie televisiva del ’64.

Pare infatti che il nome del dormitorio si riferisca a Ophelia Frump, sorella di Morticia e zia di Mercoledì e Pugsley nella sitcom degli anni Sessanta. Nessuno all’interno di Mercoledì la nomina, ma per chi conosce a fondo la famiglia Addams il riferimento è palese e può godere di questa piccola sorpresa.

Il ritratto di Ignatius

Il ritratto di IgnatiusAltro Easter Egg sottile, riferito alla prima versione della famiglia Addams, lo si ha quando Mercoledì dopo essere riuscita ad entrare nella Società Belladonna arriva nel seminterrato. Qui, c’è un ritratto di una figura il cui volto è quasi del tutto coperto dai capelli biondi. Dietro il quadro, poi, c’è qualcosa di assolutamente indispensabile ai fini del caso che Mercoledì sta seguendo.

Colui che è rappresentato sulla tela altri non è che il cugino Ignatius Itt, uno dei membri originali degli Addams, presentato dallo zio Fester proprio a Mercoledì nella prima sitcom. Questo personaggio in realtà non sembra avere fattezze umane in quanto, esattamente come si vede nella serie, l’unica cosa di cui sembra essere fatto sono ciuffi biondi che gli arrivano fino a terra.

Scooby Doo

Scooby DooNel quarto episodio, Woe What a Night, Mercoledì ha una sorta di diverbio con lo sceriffo Donovan Galpin, il quale cerca di placare la sua inclinazione all’investigazione dicendole “Senti Velma, perché tu e la banda di Scooby non vi dedicate ai vostri compiti e lasciate le indagini ai professionisti?

Il riferimento è senza dubbio alla terza puntata della prima stagione di Speciale Scooby, che si chiamava Scooby Doo incontra la famiglia Addams, anche se il titolo originale è Wednesday is Missing, andata in onda 23 settembre del ’73. In quella puntata crossover, gli Addams lasciano il gruppo di investigatori insieme a Mercoledì e Pugsley, ma quando lei scompare, la compagnia di detective è obbligata a risolvere il caso della sua scomparsa prima del ritorno dei genitori.

BABYLON: nuovo trailer con Brad Pitt e Margot Robbie

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Più grande è il sogno, più alto è il prezzo. Guarda il nuovo trailer di BABYLON di Damien Chazelle con Brad PittMargot Robbie e Diego Calva. #BabylonIlFilm dal 19 gennaio 2023 al cinema. Dal Premio Oscar Damien Chazelle, regista di LA LA LAND e WHIPLASH, un racconto memorabile ambientato nella Los Angeles degli anni ’20.

BABYLON, una storia di ambizioni smisurate e di eccessi oltraggiosi, che ripercorre l’ascesa e la caduta di molteplici personaggi in un’epoca di sfrenata decadenza e depravazione nella sfavillante Hollywood. Con Brad PittMargot Robbie e Diego Calva, e un cast corale che comprende Jovan Adepo, Li Jun Li e Jean Smart. SCRITTO E DIRETTO DA  Damien Chazelle PRODOTTO DA Marc Platt, p.g.a., Matthew Plouffe, p.g.a., Olivia Hamilton, p.g.a. PRODUTTORI ESECUTIVI Michael Beugg, Tobey Maguire, Wyck Godfrey, Helen Estabrook, Adam Siegel.

CAST Brad PittMargot Robbie, Diego Calva, Jean Smart, Jovan Adepo, Li Jun Li, P.J. Byrne, Lukas Haas, Olivia Hamilton, Tobey Maguire, Max Minghella, Rory Scovel, Katherine Waterston, Flea, Jeff Garlin, Eric Roberts, Ethan Suplee, Samara Weaving, Olivia Wilde

Il mistero dei templari – La serie dal 14 dicembre su Disney+

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La nuova serie originale Disney+, Il mistero dei templari – La serie prodotta Disney Branded Television prodotta da ABC Signature per Disney+ proseguirà poi ogni mercoledì con un nuovo episodio a settimana.

Il mistero dei templari – La serie, quando esce e

Disney+, Il mistero dei templari – La serie in streaming debutterà il 14 dicembre sulla piattaforma streaming con i primi due episodi.

Il mistero dei templari – La serie, la trama e il cast

La vita di Jess Valenzuela (Lisette Olivera) viene stravolta quando un enigmatico sconosciuto le dà un indizio su un tesoro secolare che potrebbe essere collegato a suo padre, morto da tempo. Jess ha un talento per risolvere gli enigmi e la sua abilità viene messa alla prova quando lei e i suoi amici seguono una serie di indizi nascosti in manufatti e monumenti americani. Ma riuscirà Jess a superare in astuzia un trafficante di antichità del mercato nero in una corsa per trovare il più grande tesoro perduto della storia e scoprire la verità sul passato della sua famiglia?

Il mistero dei templari - La serie

Oltre a Lisette Olivera, la serie è interpretata da Zuri Reed (Flatbush Misdemeanors) nel ruolo di Tasha, l’amica di Jess che si unisce alla caccia al tesoro e che sarà costretta a riconsiderare il suo modo di pensare per aiutare la sua migliore amica; Antonio Cipriano (Jagged Little Pill a Broadway) nei panni di Oren, un simpatico ma egocentrico imbranato con una conoscenza enciclopedica delle teorie cospirative che cerca di riconquistare l’affetto di Tasha; Jordan Rodrigues (Lady Bird) nel ruolo di Ethan, il migliore amico d’infanzia di Jess di cui è innamorato sin dal giorno in cui si sono conosciuti; Jake Austin Walker (Rectify) nei panni di Liam, un musicista in difficoltà che piace a tutti, sempre con il dente avvelenato, che proviene da una lunga stirpe di cacciatori di tesori; Catherine Zeta-Jones (Chicago) nel ruolo di Billie, una miliardaria tosta, esperta di antichità sul mercato nero e cacciatrice di tesori che vive secondo il proprio codice; e Lyndon Smith (Parenthood) nei panni dell’agente dell’FBI Ross, un investigatore ostinato che si rende conto che una cospirazione più grande è in atto. Inoltre, Harvey Keitel (Pulp Fiction), che ha interpretato Peter Sadusky nel franchise cinematografico de Il mistero dei Templari, si unisce al cast della serie come guest star nello stesso ruolo.   Jerry Bruckheimer, Cormac e Marianne Wibberley, Jonathan Littman e KristieAnne Reed sono gli executive producer della serie insieme a Rick Muirragui, che è anche sceneggiatore. Anche Jon Turteltaub è executive producer. Mira Nair è regista ed executive producer.

Il trailer ufficiale

Jonathan Majors: 10 cose che non sai sull’attore

L’attore Jonathan Majors è impegnato tra cinema e televisione solo da pochi anni, ma è già diventato un nome estremamente popolare grazie alla sua partecipazione a progetti di alto profilo. Ora che è stato scelto come prossimo grande cattivo del Marvel Cinematic Universe, la sua popolarità è destinata a crescere negli anni e sempre più egli avrà modo di dar prova di tutto il suo talento.

Ecco 10 cose che non sai su Jonathan Majors.

Jonathan Majors: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in noti film. L’attore debutta sul grande schermo nel 2017 con il western Hostiles – Ostili, con protagonista Christian Bale. In seguito ha recitato in Cocaine – La vera storia di White Boy Rick (2018), con Matthew McConaughey, Out of Blue – Indagine pericolosa (2018), The Last Black Man in San Francisco (2019), Captive State (2019) e Da 5 Bloods – Come fratelli (2020), di Spike Lee. Ha poi recitato in The Harder They Fall (2021) e Devotion (2022). Nel 2022 lo si ritroverà come antagonista nei film Ant-Man and the Wasp: Quantumania (2023), con Paul Rudd, e Creed III (2023), diretto da Michael B. Jordan.

2. Ha preso parte ad alcune serie TV. Oltre a recitare per il cinema, Majors è apparso anche in alcune serie TV di particolare popolarità. Ha infatti recitato in When We Rise (2017) ed è poi stato tra i protagonisti della serie horror Lovecraft Country – La terra dei demoni (2020). Nel 2021 ha invece recitato nell’ultimo episodio della serie Marvel Loki, dedicata al celebre dio dell’inganno e con protagonista Tom Hiddleston.

3. È anche produttore. Majors non si sta interessando solo di recitazione, ma anche di produzione. Prossimamente, infatti, egli ricoprirà il ruolo di produttore esecutivo per i film The Man in My Basement e Magazine Dreams, nei quali comparirà naturalmente anche come attore. Majors sta dunque dimostrando di volersi occupare sempre di più di cinema a 360°, sostenendo attivamente i progetti che lo vedono coinvolto e nei quali crede di più.

Jonathan-Majors-Kang

Jonathan Majors è Kang nel Marvel Cinematic Universe

4. È entusiasta del ruolo. Come noto, Majors interpreterà Kang il Conquistatore nella Saga del Multiverso della Marvel. Dopo essere comparso in Loki, egli sarà presente anche in Ant-Man and the Wasp: Quantumania e in Avengers: The Kang Dynasty. L’attore si è detto entusiasta di poter dar vita a tale personaggio e in particolare di interpretare un cattivo tanto complesso e pericoloso. Sarà lui il grande protagonista delle prossime fasi dell’MCU e l’attore si sente particolarmente gratificato dal ruolo assegnatogli.

5. Si sta sottoponendo ad un duro allenamento. L’attore ha affermato che l’aspetto più difficile del dover interpretare Kang è il dover raggiungere una forma fisica impeccabile. Per rendere minaccioso il personaggio, Majors si sta infatti sottoponendo ad un durissimo allenamento fisico fatto di ore ed ore in palestra ed una rigida dieta a base di pollo, tacchino e riso. Stando a quanto svelato da alcune foto, l’attore sta però riuscendo nell’intento di metter su una massa muscolare incredibile, che renderà Kang ancor più pericoloso.

Jonathan Majors in Loki

6. Ha tenuto nascosto il suo coinvolgimento nella serie. Come noto a chi ha visto la serie Loki, l’attore compare nell’ultimo episodio nei panni di Colui Che Rimane, una delle varianti di Kang il Conquistatore. Benché ci fossero molte teorie sul coinvolgimento del personaggio nella serie, Majors è riuscito a mantenere il segreto sulla propria partecipazione fino all’ultimo. L’attore ha infatti affermato di non parlare molto con le persone e di tenere sempre un profilo basso nel proprio quotidiano. Ciò gli ha permesso di preservare il segreto e l’effetto sorpresa.

Jonathan Majors in Creed 3

7. Sarà l’avversario del protagonista. Nel nuovo capitolo della serie di film spin-off della saga di Rocky, dove Michael B. Jordan interpreta Adonis Creed, figlio di Apollo, Majors interpreta Anderson Dame, ex amico di Adonis in cerca di riscatto. Parlando del personaggio, l’attore ha anticipato che sarà un’antagonista molto umano e che sarà difficile per gli spettatori odiarlo proprio per via del suo difficile vissuto e il suo desiderio di riscatto. Majors ha poi affermato di essersi affezionato molto al personaggio e di considerarlo tra i suoi preferiti di sempre.

Jonathan-Majors-Creed-3

Jonathan Majors non è su Instagram

8. Non possiede un account. Cercando l’attore su Instagram si potrà notare come egli non possieda alcun account. Majors ha infatti confermato di non avere profili ufficiali sul noto social network, preferendo per ora non condividere le proprie attività su di esso. Come noto, l’attore ci tiene ad essere quanto più riservato possibile e non sembra intenzionato a gestire anche le responsabilità di un account su Instagram. Tuttavia è possibile seguire alcune fan page molto attive nel condividere novità legate unicamente alla sua vita professionale.

Jonathan Majors: chi è la sua fidanzata

8. È molto riservato. Come anticipato, Major è molto riservato circa la sua vita al di fuori del set e non è solito condividere particolari a riguardo. Non è dunque noto se attualmente egli sia più o meno impegnato in una relazione. L’attore ha però rivelato di aver una figlia di 9 anni, ma non ha svelato chi sia la madre della bambina né se abbia ancora una frequentazione sentimentale con tale donna. Majors si è però detto molto attento alla formazione della figlia, seguendola passo passo affinché possa crescere come una persona responsabile e attenta alle dinamiche del mondo.

Jonathan Majors: età, altezza e fisico dell’attore

10. Jonathan Majors è nato a Lompoc, California, Stati Uniti, il 7 settembre del 1989. L’attore è alto complessivamente 1,83 metri. L’attore è inoltre noto per il suo fisico particolarmente possente, atletico e muscoloso, sfoggiato nel corso di alcuni servizi fotografici e per la preparazione ai film Creed III e Ant-Man and the Wasp: Quantumani.

Fonte: IMDb, People

Bussano alla porta: il poster del nuovo film di M. Night Shyamalan

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È stato diffuso il primo poster di Bussano alla Porta  (Knock At The Cabin), il nuovo film di M. Night Shyamalan che arriverà nelle sale italiane il prossimo 2 febbraio 2023, distribuito da Universal. Eccolo:

Mentre sono in vacanza in una baita isolata, una bambina e i suoi genitori vengono presi in ostaggio da quattro sconosciuti armati che chiedono alla famiglia di compiere una scelta impensabile per evitare l’apocalisse. Con un accesso limitato al mondo esterno, la famiglia deve decidere in cosa credere prima che tutto sia perduto.

Prodotto dal visionario regista M. Night Shyamalan, Bussano alla Portaè interpretato da Dave Bautista (Dune, Guardiani della Galassia), dal candidato al Tony Award e all’Emmy Jonathan Groff (Hamilton, Mindhunter), da Ben Aldridge (Pennyworth, Fleabag), dalla candidata al BAFTA Nikki Amuka-Bird (Persuasione, Old), dall’attrice esordiente Kristen Cui, da Abby Quinn (Piccole donne, Landline) e da Rupert Grint (Servant, la saga di Harry Potter).

Universal Pictures presenta una produzione Blinding Edge Pictures, in associazione con FilmNation Features e Wishmore Entertainment, Bussano alla Porta  (Knock At The Cabin) un film di M. Night Shyamalan. La sceneggiatura è di M. Night Shyamalan e Steve Desmond & Michael Sherman, basata sul bestseller nazionale “The Cabin at the End of the World” di Paul Tremblay. Il film è diretto da M. Night Shyamalan e prodotto da M. Night Shyamalan, Marc Bienstock (Split, Glass) e Ashwin Rajan (Servant, Glass). I produttori esecutivi sono Steven Schneider, Christos V. Konstantakopoulos e Ashley Fox.

Corto Maltese: Frank Miller al lavoro sulla serie che adatterà il personaggio di Hugo Pratt

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Deadline riporta che Studiocanal produrrà un adattamento live-action della serie di Hugo Pratt Corto Maltese, con Frank Miller che firmerà il progetto in veste di creatore, sceneggiatore e produttore esecutivo. In collaborazione con Canal+, Studiocanal svilupperà sei episodi della durata di un’ora.

L’EP della serie è Jemma Rodgers (The Railway Children Return), insieme a Silenn Thomas, l’ultimo dei quali è CEO di Frank Miller Ink. La supervisione degli effetti visivi è Phil Tippett, il cui lavoro include i franchise di Star Wars e Jurassic Park e Willow. Studiocanal EVP Global Production Ron Halpern e Executive Managing Director TV Francoise Guyonnet supervisioneranno per lo studio.

Hugo Pratt ha lanciato la serie nel 1967. Maltese è un audace capitano di mare le cui avventure si sono svolte nella prima parte del 20° secolo. Il racconto d’avventura riccamente disegnato fondeva fantasia e realtà mentre Maltese entrava in contatto con alcuni dei personaggi più influenti della letteratura – Jack London, Ernest Hemingway, Butch Cassidy – mentre attraversava mari e oceani.

Frank Miller, che ha co-diretto con Robert Rodriguez i primi due film di Sin City, e i cui fumetti e graphic novel includono 300, The Dark Knight Returns Batman: Year One e Daredevil: Born Again, quest’anno ha lanciato un nuovo banner editoriale, Frank Miller Presents.

“Ho scoperto Corto Maltese per la prima volta leggendo i libri al Forbidden Planet di New York da giovane”, ha detto Miller. “Poi durante i miei viaggi, ho studiato e scoperto un’edizione in un’edicola a Roma. L’opera d’arte era così espressiva e così audace che è saltata fuori dalla carta da giornale. Mi ha spazzato via. Era pieno di magia e avventura romantica. Maltese è un mascalzone che potrebbe parlare con gli dei. Per me ha mostrato il potere del fumetto in cui il linguaggio non è una grande barriera. Da allora sono un fan di Corto Maltese. Questo è il viaggio dell’eroe nella sua forma più classica, e non potrei essere più onorato di contribuire a portare in questa serie il romanticismo, l’eroismo e il misticismo di fondo della creazione di Pratt”.

Patrizia Zanotti, stretta collaboratrice di Pratt, ha affermato che c’era un alto livello di rispetto per Miller e le sue opere da parte del creatore di Corto Maltese, scomparso nel 1996. “Hugo Pratt ha apprezzato il lavoro di Frank Miller fin dall’inizio, tanto che lo ha pubblicato sulla rivista Corto Maltese nel 1988. Pratt come Miller sono studenti del fumetto classico americano come Milton Caniff con il loro uso di ombre, inchiostri drammatici e pennellate audaci. Chi meglio di Frank Miller per reinterpretare il mondo di Hugo Pratt dopo tutti i personaggi e i mondi che il leggendario creatore ci ha portato? Pratt sarebbe entusiasta di vedere rivivere il suo personaggio Corto Maltese attraverso un autore che ha la straordinaria capacità di portare avanti miti senza tempo presentando personaggi iconici alle nuove generazioni. Pratt ha detto attraverso uno dei suoi personaggi che “nulla è scritto che non possa essere riscritto”.

Eo, trailer italiano del film di Jerzy Skolimowski

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Arthouse, label di I Wonder Pictures dedicato al cinema più autoriale e innovativo, porta in sala dal 22 dicembre il film Vincitore del Premio della Giuria al Festival di Cannes, Eo del regista polacco Jerzy Skolimowski, già vincitore a Cannes del Premio alla Miglior Sceneggiatura con Moonlighting, e a Venezia del Gran Premio della Giuria con Essential Killing.

Presentato Fuori Concorso alla 40esima edizione del Torino Film Festival, Eorilegge un classico di Bresson, Au hasard Balthazar, e mettendosi nella testa di un asino – animale intelligente e sensibile, costretto allo spettacolo dell’umana violenza e dell’umana insensatezza – ne visualizza i pensieri, i ricordi, i desideri. Attraverso gli occhi e le vicissitudini di Eo, Skolimowski mette in scena un inedito ritratto delle relazioni sociali e dei cambiamenti culturali in atto nel mondo moderno.

Eo, la trama

Vincitore del Premio della Giuria a Cannes, e selezionato per rappresentare la Polonia agli Oscar, è la storia di un asino di nome EO, che liberato da un circo polacco inizia un viaggio attraverso l’Europa fino a giungere in Italia, incontrando e conoscendo le gioie e i dolori dell’umanità più varia. Una versione poetica, tenera, dolceamara e profondamente umanista di un “road movie”, un ritratto delle relazioni sociali e dei cambiamenti culturali in atto nel mondo moderno, che ci aiuta a estendere i confini della nostra empatia. L’ottantacinquenne Jerzy Skolimowski, in una rilettura di un classico di Bresson, ci porta dentro la testa dell’asino, animale intelligente, caparbio e sensibile, costretto allo spettacolo dell’umana insensatezza, e ne visualizza i pensieri, gli amori, i ricordi, i desideri.

Eo, il poster

The Fabelmans, il poster e nuove immagini dal film di Steven Spielberg

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Leone Film Group e Rai Cinema presentano il poster italiano e le nuove immagini di The Fabelmans di Steven Spielberg che, dopo il debutto nelle sale americane, si conferma uno dei film più attesi della stagione cinematografica.

The Fabelmans è il nuovo film del regista quattro volte Premio Oscar Steven Spielberg – un’ icona nella storia del cinema – e la sua opera più intima e personale in cui per la prima volta mette in scena la sua vita, la sua famiglia, i suoi sogni, in un racconto di formazione appassionante e universale.

The Fabelmans – le foto e il poster

Il film, che ha già vinto il Premio del Pubblico al Festival di Toronto, è interpretato dalla quattro volte candidata all’Oscar® Michelle Williams, Paul Dano, Seth Rogen, Gabriel LaBelle e dal candidato all’Oscar® Judd Hirsch, con le musiche del premio Oscar® John Williams, la fotografia del premio Oscar® Janusz Kaminski e il montaggio dei premi Oscar® Michael Kahn e Sarah Broshar.

The Fabelmans, recensione del film di Steven Spielberg

Prodotto da Amblin Entertainment, The Fabelmans è un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema e sarà al cinema dal 22 dicembre con 01 Distribution.

DCU: tutti i film a cui James Gunn ha accennato finora

Da quando ha assunto il ruolo di capo dei DC Studios, James Gunn ha accennato sui social a progetti di diversi eroi che potrebbero apparire nel futuro del DCU. Negli ultimi anni la popolarità dei film prodotti dai DC Studios è stata in calo, tanto che il contorto e disordinato DCEU è stato ribattezzato DCU, probabilmente influenzato dal MCU dei Marvels Studios, con il regista di Suicide Squad James Gunn al timone. La nuova direzione dello studio mira a costruire una storia coerente per il franchise e a farlo progredire ottimamente, introducendo nuovi personaggi e consolidando quelli già affermati dell’ormai defunto DCEU, tra cui Superman e Batman.

James Gunn, insieme al co-CEO Peter Safran, ha assunto questo nuovo incarico il 1° novembre 2022, ripromettendosi di portare lo studio in una nuova direzione e di iniziare a far crescere la domanda di progetti DC. Da allora, Gunn è stato molto attivo sui social media postando immagini di alcuni personaggi DC Comics meno noti, sollevando domande su chi potrebbe potenzialmente arrivare sul grande schermo nelle future proprietà del DCU.

Deadman

Il primo messaggio di James Gunn risale al 31 ottobre 2022, un giorno prima della sua nomina a co-CEO. Il tweet conteneva un’immagine di Deadman e Gunn augurava ai suoi follower buon Halloween. Deadman è un personaggio oscuro della DC Comics, un ex trapezista di nome Boston Brand che è diventato un fantasma dopo essere stato ucciso da una figura nota come Hood. Il dio indù Rama Kushna dona al fantasma di Deadman la capacità di possedere qualsiasi essere vivente, con l’obiettivo di trovare il suo assassino e cercare vendetta. Negli ultimi anni, Deadman è apparso come membro della Justice League Dark, suggerendo che questa potrebbe essere la prossima tappa del nuovo DCU di Gunn.

Nel 2020 è stato annunciato che Warner Media e Bad Robot stavano collaborando a un universo cinematografico e televisivo della Justice League Dark e, nell’aprile dello stesso anno, è stato confermato che J.J. Abrams sarà il produttore esecutivo di una serie televisiva con i personaggi della Justice League Dark. Se questa serie andrà avanti per i DC Studios sotto la supervisione di Gunn, potrebbe essere il modo perfetto per espandere il roster di eroi del DCU e sviluppare avventure su scala ridotta che hanno funzionato molto bene nei casi di Moon Knight, Daredevil e Hawkeye dei Marvel Studios: Born Again e Hawkeye. Distogliere l’attenzione dagli eroi mainstream del repertorio DC potrebbe essere la mossa migliore.

Superman

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MAN OF STEEL, Henry Cavill, as Superman, 2013. ph: Clay Enos/©Warner Bros. Pictures/courtesy Everett Collection

Probabilmente uno dei personaggi più noti di tutti i media sui supereroi è Superman, un alieno proveniente dal pianeta Krypton che è cresciuto sulla Terra e ha sviluppato notevoli capacità sovrumane, tra cui una maggiore forza, pelle impenetrabile, la visione laser e il volo. Superman è stato fatto morire al cinema, più recentemente è stato interpretato da Henry Cavill nei film DC Man of Steel, Batman v. Superman: Dawn of Justice e Justice League, oltre a una breve apparizione durante la scena mid-credits di Black Adam. Nonostante sia ancora molto popolare, la versione di Clark Kent interpretata da Cavill ha suscitato forti polemiche con l’evoluzione del personaggio, per cui è necessario un cambiamento sotto la nuova direzione di Gunn.

La creatività dei DC Studios, ora guidati da James Gunn, potrebbe essere un’ottima spinta per il Superman di Cavill, per fare emergere un lato più leggero del personaggio, simile a quelli presenti negli altri progetti di Gunn, Suicide Squad e Guardiani della Galassia. Cavill stesso ha lasciato intendere che la sua apparizione alla fine di Black Adam sarà l’inizio di alcuni grandi cambiamenti per il personaggio, e il fatto che James Gunn abbia twittato un’immagine del famoso eroe nel suo primo giorno di lavoro suggerisce che non si sta sottraendo dal concentrarsi sul celebre personaggio a un livello più personale.

Lobo

LoboRisposta della DC Comics agli antieroi della Marvel come Cable, Wolverine e The Punisher, Lobo è una parodia sopra le righe di un cacciatore di taglie e mercenario interstellare, nato sul pianeta Czarnia, che negli anni ’90 è diventato un eroe molto popolare per la casa editrice. Un film incentrato su Lobo era in fase di sviluppo presso la DC dal 2009, con nomi del calibro di Guy Ritchie e Michael Bay alla regia, ma il film non è mai riuscito a diventare realtà. Ora, però, sappiamo che James Gunn ha accennato al personaggio, con tanto di didascalia “felice di essere qui”, il che potrebbe suggerire che l’introduzione del personaggio è più vicina del previsto.

Lobo sembra certamente il personaggio perfetto per essere rielaborato da James Gunn, regista che ha portato con successo i personaggi più spiritosi e divertenti alla super celebrità, sia ai Marvel Studios che alla DC. Nel corso degli anni, molti grandi nomi hanno espresso il loro interesse per il personaggio, tra cui Jeffrey Dean Morgan di The Walking Dead, Dave Bautista in un passaggio dai Marvel Studios e persino Jason Momoa di Aquaman in un confuso colpo di scena. Momoa ha sicuramente l’aspetto giusto, ma affidargli anche questo ruolo potrebbe rendere il pubblico confuso, a meno che Aquaman non venga reinserito nel nuovo DCU.

Mister Terrific

Questo tease di James Gunn è stato probabilmente uno dei post più banali, dal momento che ha semplicemente postato l’immagine di Mister Terrific della DC Comics senza alcuna didascalia. Nei fumetti, Michael Holt è il secondo personaggio ad assumere il mantello di Mister Terrific, un uomo con una memoria eidetica e un intelletto geniale che, grazie alla sua misteriosa maschera, è reso invisibile a qualsiasi tipo di tecnologia. Essendo un personaggio meno conosciuto, Mister Terrific sarebbe il fulcro perfetto per la nuova direzione di James Gunn per i DC Studios, soprattutto perché è abituato a portare alla ribalta personaggi sconosciuti.

Una versione di Mister Terrific è stata precedentemente interpretata da Echo Kellum nella serie Arrowverse della CW, Arrow, anche se questo personaggio è stato rinominato Curtis Holt e adattato leggermente per adattarsi meglio al tono della serie. Una versione di Michael Holt di Mister Terrific non ha mai avuto un ruolo da protagonista nel live-action, il che suggerisce che James Gunn potrebbe essere più che mai determinato a mettere questo straordinario eroe sotto i riflettori. Holt diventerà il presidente della Justice Society of America, il che significa che è un personaggio importante e che merita sicuramente un po’ di tempo sullo schermo nel nuovo DCU di Gunn.

Jonah Hex

Jonah Hex ha avuto una carriera nel live-action superiore a quella di chiunque altro (eccetto Superman) a cui James Gunn si è riferito su Twitter. Da quando Josh Brolin lo ha interpretato nel film del 2010, Jonah Hex, è apparso come personaggio in DC’s Legends of Tomorrow e ha avuto una lunga carriera nei progetti di animazione DC. Il 16 novembre 2022, James Gunn ha postato un’immagine di Hex per celebrare il 50° anniversario del personaggio nei fumetti DC; oltre a celebrarne l’icona, pensiamo che Gunn abbia suggerito che un altro adattamento di Hex potrebbe essere in programma nel prossimo futuro.

Jonah Hex è un personaggio incredibilmente ricco di materiale da cui attingere e, se adattato nel nuovo DCU, il cinico cacciatore di taglie potrebbe rifondare il nuovo franchise con alcuni progetti più grintosi. È noto che James Gunn sia un grande fan dei film western, quindi è probabile che questo burbero cowboy possa arrivare presto sul grande schermo. In definitiva, il fatto che James Gunn sia stato incredibilmente attivo sui social media non può che essere una buona notizia per i DC Studios: sta cercando di far parlare di sé e di suscitare entusiasmo per le nuove storie del DCU.

Love Actually: Hugh Grant parla della scena che ha odiato girare

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La star di Love Actually, Hugh Grant, dice che non voleva fare la sua ormai famosa scena di ballo nel film di Richard Curtis. Il classico film di Natale Love Actually ha debuttato nel 2003, con un cast stellare che comprende Emma Thompson, Alan Rickman, Liam Neeson e Grant. Diretto da Richard Curtis, la commedia romantica segue nove storie d’amore interconnesse di varia natura: alcune romantiche, altre familiari e altre platoniche. La trama di Grant nel film vede l’attore nei panni di David, un neoeletto Primo Ministro del Regno Unito, che sviluppa un’attrazione per un membro del suo staff, Natalie (Martine McCutcheon).

Mentre David si adatta al suo nuovo ruolo, ottiene una grande vittoria sia personalmente che professionalmente resistendo al Presidente degli Stati Uniti (Billy Bob Thornton) durante un discorso entusiasmante al suo popolo e agli uomini del Presidente. Più tardi quella notte, una stazione radio trasmette “Jump” delle Pointer Sisters in suo onore, e David balla in un momento dolce e sciocco che da allora è diventato sinonimo del film. Durante un’apparizione in The Laughter & Secrets of Love Actually: 20 Years Later con ABC News (tramite Deadline), Curtis e Grant discutono della scena della danza del Primo Ministro, rivelando la riluttanza di Grant a filmarla nonostante fosse sotto “una ghigliottina contrattuale“. Ha detto Hugh Grant: “L’ho visto nella sceneggiatura e ho pensato: ‘Beh, odierò farlo. Non mi piaceva affatto fare il ballo, figuriamoci provarlo… E fino ad oggi, ci sono molte persone, e sono d’accordo con loro, che pensano che sia la scena più straziante mai affidata alla celluloide. Ma poi ad alcune persone piace.”

Da parte di chi scrive ringraziamo Hugh Grant per essere comunque riuscito a girare quella scena che è ormai a tutti gli effetti un piccolo culto.

Dafne Keen condivide l’insegnamento di Hugh Jackman sul set di Logan

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La star di Logan – The Wolverine, Dafne Keen, condivide il consiglio che Hugh Jackman le ha dato sul set del film degli X-Men. Jackman ha fatto il suo debutto come Wolverine nel film X-Men del 2000 e ha continuato a riprendere il ruolo nove volte in quasi due decenni, ponendo effettivamente fine alla corsa del suo personaggio con Logan del 2017 (anche se tornerà e farà il suo debutto nel Marvel Cinematic Universe in Deadpool 3).

Logan rappresenta il punto più alto del franchise, al momento, e si concentra su una storia più oscura e dai toni cupi in cui un Wolverine ormai vecchio ha come missione quella di proteggere il giovane mutante X-23, nota anche come Laura (Keen) e portarla al sicuro. Il film ha visto il debutto di Keen come clone/figlia biologica di Logan e ha creato un futuro più ampio per il suo personaggio come successore di Logan dopo la sua morte.

Dopo aver fatto il suo debutto cinematografico in Logan – The Wolverine, Dafne Keen ha continuato a recitare nel ruolo di Lyra nella serie fantasy acclamata dalla critica di HBO Max His Dark Materials e apparirà nella prossima serie di Star Wars The Acolyte. Durante una conversazione con Marie Claire, Keen ha parlato della pletora di consigli che ha ricevuto durante le riprese di Logan, sia da Hugh Jackman che dal regista James Mangold. Uno dei consigli chiave di Jackman per Keen è stato quello di trattare la troupe “allo stesso modo” mentre era sul set.

Hugh Jackman è stato fantastico come numero uno sul set nell’insegnarmi come trattare la troupe. Era la persona più brillante con la troupe, mi ha insegnato quanto la distanza tra il cast e la troupe sia sbagliata e che tutti devono essere trattati allo stesso modo. Era vicino a tutti i membri dell’equipaggio, conosceva i nomi di tutti e comprava i biglietti della lotteria ogni settimana. Ho imparato le basi da lui e mi sento molto fortunata per il fatto che me l’abbia insegnato lui”.

Guardiani della Galassia Holiday Special: un Easter Egg “rovina” uno dei più grandi cliffhanger di Fase 4

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Guardiani della Galassia Holiday Special ha un Easter Egg di Eternals che rovina inconsapevolmente uno dei più grandi cliffhanger di Fase 4 del MCU. Il riferimento che vediamo nello Speciale Natalizio è uno strano passo falso per un franchise così ossessionato dai dettagli. Il penultimo film Marvel di James Gunn (a meno che non sfidi le aspettative e ritorni nonostante il suo ruolo di leader nella DCU) è un regalo festivo, un mix tipico di cuore e risate. Contiene anche importanti rivelazioni per Guardiani della Galassia Vol. 3, inclusa la rivelazione che Mantis è la sorella di Star-Lord e quali sono i poteri di Cosmo il Cane Spaziale.

Mentre il secondo speciale Marvel (dopo Werewolf By Night) è considerata un bonus per l’MCU principale, James Gunn ha confermato che Guardiani della Galassia Holiday Special è canonico e deve essere guardato prima del Vol 3. Questo status canonico rende il fatto che un dettaglio sullo sfondo confermi la presenza di Kingo sulla Terra particolarmente confuso. Potrebbe essere solo un Easter Egg, ma l’apparizione fugace di Kingo suggerisce che sia sopravvissuto al rapimento di Arishem negli ultimi momenti di Eternals e la Terra deve aver superato il minaccioso giudizio del Celestiale.

In Guardiani della Galassia Holiday Special, Mantis e Drax vengono inizialmente ostacolati nel loro tentativo di trovare e rapire Kevin Bacon, e si distraggono con superalcolici e balli. Mentre camminano verso una discoteca, all’angolo tra Cherokee Avenue e Hollywood Boulevard appare un poster di uno spettacolo natalizio – chiamato Kingo’s Christmas – che suggerisce il controverso il destino dell’eroe interpretato da Kumail Nanjiani dopo la fine di Eternals è già assicurato.

L’unica altra menzione di Kingo è arrivata in Ms Marvel, in cui è stato citato solo come attore di Bollywood, e non come supereroe (una curiosa svista se la sua vera identità fosse nota). In altre parole, Kingo’s Christmas non può essere la pubblicità di uno spettacolo più vecchio che viene riprodotto come registrazione per capitalizzare la sua fama. Dal design del poster, sembra anche chiaro che stia pubblicizzando uno spettacolo teatrale individuale.

Se Kingo è tornato sulla Terra nel 2025 (quando probabilmente è ambientato Guardiani della Galassia Holiday Special), sappiamo già che Arishem ha liberato lui e i suoi compagni fatti prigionieri alla fine di Eternals. Il Celestiale rapisce Sersi, Phastos e Kingo per esaminare i loro ricordi e giudicare la Terra, presumibilmente alla Forgia del Mondo. Affinché sia possibile che Kingo si esibisca nel suo spettacolo di Natale, deve essere implicito che l’eroe è stato rimandato sulla Terra. Anche se il giudizio di Arishem non è completo, il Celestiale apparentemente non ha punito Kingo per il tradimento degli Eterni e per aver ostacolato l’Emersione. Staremo a vedere come si risolverà questo piccolo dettaglio che confonde non poco le idee.

Space Monkeys, dal 28 novembre al cinema

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Cinque adolescenti durante un party giocano con un’intelligenza artificiale che sorteggia sfide pericolose: la più estrema di tutte li costringerà ad abbandonare la propria innocenza. Sarà nei cinema dal 28 novembre Space Monkeys, lungometraggio d’esordio di Aldo Iuliano, già vincitore del Globo d’Oro e di numerosi premi internazionali per il cortometraggio Penalty.

Prodotto da Andrette Lo Conte per Freak Factory con Rai Cinema, con il contributo di Regione Calabria e Calabria Film Commission, ha come protagonisti Souad Arsane (attrice francese rivelazione ai César 2019), Amanda Campana (“Summertime”), Riccardo Mandolini ( “Baby”), Ambrosia Caldarelli (“Circeo”), Haroun Fall (“Zero”).

La fotografia è di Daniele Ciprì, il montaggio di Marco Spoletini, le musiche di Enrico Melozzi, lescenografie di Paki Meduri, i costumi di Francesca Sartori e Mara Masiero, la sceneggiatura è firmata da Severino Iuliano, Alessandro Giulietti e Aldo Iuliano.

Cosa spinge gli adolescenti a giocare con la morte per sentirsi vivi? Da questo interrogativo nasce l’esigenza del regista di raccontare le complessità emotive della Generazione Z, dai loro comportamenti borderline all’amore senza confine di genere, dal rapporto con la tecnologia al concetto di sopravvivenza nel tessuto sociale reale e virtuale.

Space Monkeys, la trama

Space Monkeys” è un film che si ispira a fatti di cronaca attuali e mostra la solitudine provata dagli adolescenti contemporanei nel proprio percorso di crescita individuale e interazione sociale: ragazzi e ragazze cresciuti in un mondo dove la tecnologia confonde reale e virtuale e li allontana dalla propria umanità. «Una generazione che vive il futuro prima ancora di sognarlo, guidata dal proprio istinto», così descrive l’opera Aldo Iuliano.

Helena Bonham Carter si schiera dalla parte di J.K. Rowling

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Mentre J.K. Rowling continua a raccogliere polemiche, Helena Bonham Carter che ha recitato nel franchise di Harry Potter nei panni di Bellatrix Lastragne, si è fatta avanti schierandosi dalla parte dell’autrice. Nonostante abbia creato uno dei franchise fantasy più amati di tutti i tempi, Rowling è rimasta impantanata in pesanti polemiche negli ultimi anni dopo essere stata presa di mira per una serie di tweet e commenti visti come transfobici, con l’autrice di bestseller che ha subito un pesante contraccolpo fino ad arrivare a minacce di morte. La Rowling è rimasta in gran parte ferma nelle sue convinzioni da allora, e diverse star di Harry Potter hanno condiviso i loro pensieri a riguardo.

In una recente intervista con The Times, Helena Bonham Carter ha parlato del contraccolpo nei confronti dell’autrice di Harry Potter J.K. Rowling. L’attrice di Bellatrix Lestrange ha difeso la Rowling contro coloro che parlano male di lei, ritenendo che le critiche che le sono state rivolte siano “orrende” e “un mucchio di stronzate“.

“Penso che sia stata perseguitata. Il giudizio delle persone è stato portato all’estremo. Ha parlato della sua opinione, in particolare essendo stata anche lei vittima di abusi. Ognuno porta la propria storia di traumi e forma le proprie opinioni da quell’esperienza di trauma, e devi rispettare da dove vengono le persone e il loro dolore. Non dovete essere tutti d’accordo su tutto, sarebbe folle e noioso. Non parla in modo aggressivo, sta solo dicendo qualcosa della sua stessa esperienza. Personalmente penso che [le mie costar] dovrebbero lasciarle esprimere le sue opinioni, ma penso anche che siano molto consapevoli che prendendo quelle posizioni stiano anche proteggendo i loro fan e la loro generazione.”

Emma Watson e Daniel Radcliffe si sono espressi più volte con contrarietà rispetto a quanto dichiarato da Rowling e Helena Bonham Carter non è la prima che invece si schiera dalla parte dell’autrice.

Barbie: Greta Gerwig ha coinvolto Noah Baumbach a sua insaputa

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Greta Gerwig ha rivelato come ha convinto di nascosto il suo frequente collaboratore e partner Noah Baumbach a scrivere insieme a lei il prossimo film di Barbie. Dopo che una rappresentazione live-action dell’iconica fashion doll di Mattel è stata annunciata nel 2019, la sua fase di pre-produzione ha visto molteplici cambiamenti nella direzione creativa fino a quando la protagonista Margot Robbie si è assicurata i diritti del film attraverso la sua società di produzione LuckyChap Entertainment.

Dopo che i produttori del film hanno trascorso un arduo processo di scouting per sceneggiatori e registi insieme a Mattel e Warner Bros., Greta Gerwig ha accettato di dirigere l’ambizioso progetto, con una sceneggiatura che ha scritto insieme a Baumbach e che, secondo quanto riferito, vedrà Barbie avventurarsi nel mondo reale con Ken, interpretato da Ryan Gosling, dopo essere stato espulso dall’ambiente artificialmente perfetto di Barbieland.

Gerwig ha riferito di come ha accettato il compito di co-scrivere Barbie per conto suo e del partner Noah Baumbach, inizialmente a sua insaputa. Spiega che poco dopo aver dato alla luce il loro figlio, Gerwig ha deciso che il film, interpretato da Margot Robbie, sarebbe stata la perfetta collaborazione successiva per la coppia.

“[Margot Robbie] è venuta da me e mi ha detto: ‘Saresti interessata a scriverlo?’, e io ho detto: ‘Sì!’ E poi ho detto: ‘E anche a Noah piacerebbe scriverlo.’ E non ne avevo davvero parlato con Noah… avevo un bimbo di sei mesi quando ho detto sì e stavo facendo tutto insieme a Noah… È stato nel marzo del 2020 che Noah ha detto: “Dovremmo scrivere un film su Barbie?” Ho detto: “Sì e anche avere qualche idea per questo!” “Perché non ci hai proposti per scrivere qualcosa di diverso?” E io ero tipo, “Perché ho una sensazione. Mi piace Margot e ho un feeling”.”

Barbie presenta un cast ricco di stelle, che potrebbero essere un grande incentivo per il pubblico. Margot Robbie compare nel ruolo principale insieme a Ryan Gosling, poi ci sono America Ferrera, Simu Liu nei panni di un altro Ken, Kate McKinnon, Ariana Greenblatt, Alexandra Shipp, Emma Mackey, Kingsley Ben-Adir. Secondo quanto riferito, Issa Rae come un’altra Barbie, Michael Cera, Rhea Perlman, Will Ferrell come CEO di Mattel e Ncuti Gatwa come un altro Ken.

I cacciatori del cielo: al via le riprese del docu-film con Giuseppe Fiorello

Al via le riprese in Veneto de I cacciatori del cielo, docu-film sulla storia dell’asso dell’aviazione Francesco Baracca interpretato da Giuseppe Fiorello, prodotto da Anele in collaborazione con Aeronautica Militare, con Rai Documentari, in coproduzione con Istituto Luce Cinecittà e con il sostegno di Intesa Sanpaolo, che Rai manderà in onda nel prossimo mese di marzo.

Il progetto, scritto da Pietro Calderoni e Valter Lupo, con la collaborazione di Mario Vitale e la consulenza storica di Paolo Varriale, celebra il Centenario della costituzione dell’Aeronautica Militare attraverso il racconto delle imprese eroiche, della vita e dell’amicizia di quei pionieri del volo che si distinsero per le loro azioni e il loro coraggio durante la Prima Guerra Mondiale e le cui gesta gettarono le basi per la nascita dell’Aeronautica Militare avvenuta il 28 marzo 1923. Un racconto avvincente che intervalla alla fiction vera e propria preziosi materiali di repertorio, sia foto che filmati d’epoca, e animazioni originali e che abbraccia temi universali come amicizia, grandi sogni e amore.

Giuseppe Fiorello è il tenente pilota del Regio Esercito Francesco Baracca, che per i suoi meriti sarà in breve promosso prima capitano e poi maggiore, assumendo nel frattempo il comando della 91a Squadriglia, la “Squadriglia degli assi”: romagnolo, sanguigno, istintivo e coraggioso, affascinante e colto, di ottima famiglia, generoso, spavaldo ma mai inutilmente votato al sacrificio. Ricordato come “l’Asso degli assi” per aver conseguito il maggior numero di vittorie aeree tra i piloti italiani della Grande Guerra, riuscendo ad avere la meglio in 34 combattimenti abbattendo altrettanti velivoli nemici, Francesco Baracca si impose rapidamente nell’immaginario collettivo del popolo italiano come un eroe nazionale la cui morte, avvenuta a 30 anni il 19 giugno 1918 nel corso di una missione sul Montello, suscitò grande commozione in tutto il Paese.

A suo nome nel 1926 fu inaugurato a Lugo di Romagna il Museo Baracca, dal 1993 trasferito nella casa natale del pilota, luogo particolarmente suggestivo che ospita anche il caccia su cui ha conseguito la sua 30a vittoria e dove si effettueranno alcune riprese grazie alla collaborazione con il Comune di Lugo di Romagna ed Emilia-Romagna Film Commission.

Nel cast, accanto a Giuseppe Fiorello, anche Luciano Scarpa nel ruolo del Comandante Pier Ruggero Piccio, in seguito primo Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, Claudia Vismara, che dà il volto a Norina Cristofori, giovane cantante lirica che vivrà un’intensa storia d’amore con Francesco e Andrea Bosca che interpreta il personaggio di finzione Bartolomeo Rocca, meccanico addetto alla manutenzione dell’aereo di Baracca.

The Plane: trailer del film con Gerard Butler al cinema dal 26 gennaio 2023

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Gerard Butler torna al cinema nell’adrenalinico action movie The Plane, questa volta nei panni di un coraggioso pilota che per salvare i suoi passeggeri da una violenta tempesta, effettua un rischioso atterraggio d’emergenza su una remota isola delle Filippine. I superstiti dovranno però affrontare una nuova minaccia: degli spregiudicati guerriglieri indipendentisti che vivono in quelle terre.

Il gruppo viene infatti rapito e sarà compito del comandante Brodie Torrance proteggere i sopravvissuti presi in ostaggio e portarli in salvo. Ad affiancarlo in questa missione impossibile, troverà un ex Marine (Mike Colter, il celebre ‘Luke Cage’ dell’Universo Marvel) in arresto che era a bordo dell’aereo scortato dall’FBI. A dirigerli, il regista francese Jean-François Richet, Premio César per il dittico con protagonista Vincent Cassel, Nemico pubblico N. 1 – L’istinto di morte e Nemico pubblico N. 1 – L’ora della fuga. Nel cast anche Daniella Pineda (Jurassic World – Il dominio), Yoson An (Mulan) e Tony Goldwyn (DivergentScandal). The Plane arriverà nelle sale italiane a partire dal 26 gennaio 2023 distribuito da Lucky Red e Universal Pictures International Italy.

La trama del film

Durante una violenta tempesta, il comandante Brodie Torrance (Gerard Butler) salva i suoi passeggeri con un atterraggio di emergenza. L’aereo plana però su un’isola devastata dalla guerra e per il gruppo, preso in ostaggio da pericolosi ribelli, è l’inizio di un vero e proprio incubo. L’unica persona su cui Torrance potrà contare è Louis Gaspare (Mike Colter), un uomo accusato di omicidio che l’FBI stava trasportando sul suo volo. Riuscirà il nostro capitano a portare in salvo i passeggeri e fuggire dall’isola?

Avatar: la via dell’acqua, una grande differenza rispetto al primo film nella valutazione PG-13

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Sembra che la valutazione PG-13 di Avatar: la via dell’acqua di James Cameron contenga una precisa differenza rispetto a quanto descritto per Avatar, il primo film del 2009. Sam WorthingtonZoe Saldana tornano a guidare il cast del sequel di James Cameron con Jake e Neytiri che trovano la loro casa ancora una volta sotto l’attacco della RDA, guidata dal rianimato colonnello Quaritch di Stephen Lang. Avatar: The Way of Water vedrà la famiglia Sully viaggiare verso la tribù dell’acqua dei Metkayina nella speranza di raccogliere forze per combattere gli avidi umani e salvare ancora una volta Pandora.

A meno di un mese dalla sua premiere, Avatar: la via dell’acqua ha ufficialmente ricevuto una classificazione PG-13 dalla Motion Picture Association. La descrizione di questa valutazione, secondo Filmratings.com, cita “sequenze di forte violenza e azione intensa, nudità parziali e linguaggio forte”. È interessante notare che l’inclusione della “nudità parziale” è un importante allontanamento dal film originale di Cameron, che invece vedeva la “sensualità” inclusa nella descrizione del rating PG-13.

Avatar: la via dell’acqua, il film

Avatar: la via dell’acqua si svolge dentro e intorno all’oceano. Sully (Sam Worthington) e Neytiri (Zoe Saldana) hanno dei figli. “Ovunque andiamo”, dice Sully, “so una cosa, questa famiglia è la nostra fortezza”. Il sequel sembra ancora più sbalorditivo nella sua grafica blu intenso rispetto al film del 2009. Creature tutte nuove: vediamo i Na’vi su pesci volanti, uccelli, creature che comunicano con una balena, eppure in qualche modo divisi nonostante la loro affinità con la natura: le persone aliene sono divise, combattono l’una contro l’altra in una lotta tra pistole e frecce. È davvero un mondo completamente nuovo che alza la posta in gioco del precedente film 3 volte vincitore di Oscar.

Avatar: la via dell’acqua debutterà il 14 dicembre 2022, seguito dal terzo capitolo il 20 dicembre 2024. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche anno: 18 dicembre 2026 e 22 dicembre 2028.

Il cast della serie di film è formato da Kate Winslet, Edie Falco, Michelle Yeoh, Vin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno anche i protagonisti del primo film, ossia Sam Worthington, Zoe Saldana, Stephen Lang, Sigourney Weaver, Joel David Moore, Dileep Rao e Matt Gerald.

Marvel fa finalmente chiarezza sulle sorti di un particolare personaggio dopo i fatti di Infinity War

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La Marvel ha finalmente risolto un persistente mistero su una presunta morte in Avengers: Infinity War, e lo ha fatto in occasione di Guardiani della Galassia Holiday Special. C’è sempre stata un po’ di ambiguità in merito a quelli che Thanos ha ucciso in Infinity War, sia prima dello Schiocco che quelli che sono andati distrutti con esso. La maggior parte dei destini erano chiari, ma un personaggio la cui sorte era rimasta nel dubbio era quello di Taneleer Tivan, alias il Collezionista, dopo che Thanos gli ha sottratto la Gemma della Realtà.

Il Collezionista è apparso solo brevemente, ma sembrava probabile che fosse tra coloro che Thanos aveva ucciso in Avengers: Infinity War. Quando i Guardiani della Galassia arrivarono su Knowhere, Tivan sembrava essere vivo, ma si scopre poi che Thanos possedeva già la Gemma della Realtà e che quello che hanno visto arrivati lì era una illusione generata da lui. Quando l’illusione si dissolve, si vede chiaramente a terra il corpo del Collezionista, ma non si sa, in effetti, se è vivo o morto. In una svolta sorprendente degli eventi, tuttavia, Guardiani della Galassia Holiday Special rivela che i Guardiani ora possiedono Knowhere, e questo conferma che il Collezionista è sopravvissuto a Infinity War.

All’inizio di Guardiani della Galassia Holiday Special, Kraglin riflette sul fatto che è periodo di Natale, e Nebula afferma che non solo i Guardiani possiedono Knowhere, ma specificatamente dice: “Da quando abbiamo acquistato Knowhere dal Collezionista…” Dal momento che i Guardiani non possedevano Knowhere durante Avengers: Infinity War, questo può essere possibile solo se il Collezionista è sopravvissuto e continua a sopravvivere alla sequenza temporale di Guardiani della Galassia Holiday Special. Questo si adatta alla convinzione di Benicio del Toro che il Collezionista sia sopravvissuto a Infinity War, come disse nel 2018: “Penso che sia vivo. Sì… penso che, sai, penso che sia vivo. Gli stai parlando!”.

Ma come è sopravvissuto? Sebbene Thanos abbia sempre affermato che stava cercando di bilanciare l’universo, ha anche mostrato spietatezza nell’acquisire le Gemme dell’Infinito, come ha dimostrato distruggendo Xandar e sacrificando sua figlia, Gamora. Sembra improbabile che avrebbe deciso di risparmiare il Collezionista senza motivo, soprattutto perché anche nell’illusione mostra disprezzo per lui, ma Tivan era un mercante e un grande negoziatore. Ciò significa che è certamente possibile che sia stato in grado di garantire la sua sopravvivenza in cambio della consegna a Thanos della Gemma della Realtà.

C’è anche il fatto che il Collezionista è incredibilmente potente. Sebbene non sia stato esplorato molto nel MCU, è un Anziano dell’universo e ha vissuto una vita incredibilmente lunga, è in grado di sopportare molti più danni di un essere umano. Questo va oltre nei fumetti, dove è confermato che il Collezionista non può morire (tecnicamente può essere ucciso, ma il processo richiede la sua distruzione a livello molecolare). Questo potrebbe anche spiegare come sia sopravvissuto a Infinity War; detta immortalità proveniva da Lady Death, che è stata vista in forma di una statua all’Eternità in Thor: Love and Thunder e quindi esiste nel MCU in qualche forma. Non è confermato se il Collezionista sia immortale nel MCU, ma in entrambi i casi è tra i personaggi sopravvissuti ad Avengers: Infinity War.

Antonio Banderas designa il suo successore nel ruolo di Zorro

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Mentre tre adattamenti televisivi sono ancora in fase di sviluppo per il personaggio, Antonio Banderas condivide la sua idea per un nuovo film di Zorro con Tom Holland. Originariamente creato dallo scrittore Johnston McCulley, Zorro è un vigilante mascherato noto per aver aiutato a difendere la gente della sua città natale del Pueblo di Los Angeles da una varietà di avidi uomini d’affari e leader politici corrotti. Sebbene interpretato da una varietà di persone sia sul grande che sul piccolo schermo, il ritratto di Zorro da parte di Banderas sia in The Mask of Zorro che in The Legend of Zorro rimane uno dei suoi ruoli e incarnazioni più iconici, tanto che l’idea di trovare un erede sullo schermo per il personaggio si fa davvero complicata.

In una recente intervista con ComicBook.com per discutere dell’imminente Il gatto con gli stivali: L’ultimo desiderio, ad Antonio Banderas è stato chiesto cosa pensasse di tornare per un nuovo film di Zorro. Non solo l’attore ha confermato il suo interesse ad essere in un’altra avventura, ma ha anche espresso interesse a cercare un nuovo attore nel ruolo, nominando Tom Holland come suo successore ideale.

“Sì, lo farei. Considererei questa possibilità. Perché no? Penso che durante le interviste di oggi ho detto qualcosa del genere a qualcuno… ho detto che se lo chiamano Zorro, farò quello che ha fatto Anthony Hopkins nel primo film e quindi passerò il ruolo a qualcun altro. Tom Holland. Ho fatto Uncharted con lui, ed è così energico e divertente, e ha anche questa scintilla. Perché no?”

Tra Spider-Man e Uncharted, Tom Holland ha già la sua quantità di saghe da raccontare al cinema, ma chissà che la proposta di Antonio Banderas non verrà accolta!

Scorsese vs Marvel: interviene Alfred Molina

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Alfred Molina è l’ultimo attore del MCU ad affrontare le critiche di Martin Scorsese alla Marvel, ma lo fa da una prospettiva unica. Scorsese è un regista americano leggendario e altamente decorato, tuttavia, ha ottenuto risposte contrastanti sulla sua opinione sui film Marvel. Il regista ha paragonato i film Marvel e il genere dei supereroi ai “parchi a tema”.

In sostanza, ha espresso la convinzione che i film Marvel siano efficaci nel fornire brividi una tantum per i cercatori di adrenalina, ma non sono riusciti a essere un vero cinema astenendosi dal conversare sulla condizione umana. La sua prospettiva ha acceso il dibattito all’interno dell’industria cinematografica e ha ottenuto risposte da diverse star e registi Marvel.

In un’intervista con The Independent, Alfred Molina ha affrontato le critiche di Scorsese ai film Marvel. Tuttavia, ha affrontato la questione in modo leggermente diverso, non essendo d’accordo con l’affermazione di Scorsese, ma ammettendo anche che c’è un problema con i film Marvel. Secondo lui, il problema non è che la Marvel è una forma d’arte minore, ma che i suoi film sono troppo costosi. Quando un singolo film costa 300 milioni di dollari, suggerisce che non si è riusciti a dare a tutti i film pari opportunità.

“[Il cinema è] una chiesa molto ampia e c’è spazio per qualsiasi tipo di denominazione. In definitiva, la realizzazione di quei film non è il problema. Il problema è la distribuzione iniqua dei fondi disponibili per la realizzazione di film. I film devono davvero costare $ 300 milioni? Questi film devono avere $ 150 milioni spesi (in promozione) per avere un pubblico? Qualunque cosa possano dire i contabili, o qualunque sia l’economia, c’è una sorta di disuguaglianza in questo. [Mi piacerebbe vedere] che parte di quei soldi della Premier League vadano ai campionati inferiori. Nonostante tutto il tipo di lucentezza egualitaria che ci piace dare a questo business, non ce n’è molto in termini reali”.

La prospettiva, mai affrontata prima d’oggi in questo argomento, sembra davvero interessante ed è forse la chiave sia per capire la posizione di Scorsese, sia per dare un volto diverso al mercato che al momento è in seria difficoltà.

Avatar: la via dell’acqua, ecco quanto è costato

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Un nuovo report rivela il budget di Avatar: la via dell’acqua di James Cameron ed si tratta di una cifra molto più alta di quanto immaginato. L’imminente sequel di Avatar uscirà finalmente nelle sale il 14 dicembre dopo un’attesa di tredici anni e vedrà Sam Worthington, Zoe Saldana e Stephen Lang riprendere i rispettivi ruoli di Jake Sully, Neytiri e il colonnello Miles Quaritch. Ambientato un decennio dopo gli eventi del primo film, Sully, che ora è un Na’vi, ha costruito una famiglia con Neytiri su Pandora e deve proteggere la sua casa dagli umani mentre la RDA ritorna ed esige la guerra contro i Na’vi.

Ora, un recente pezzo di The Hollywood Reporter ha riferito di aver rivelato il budget impiegato per Avatar: la via dell’acqua. Secondo fonti vicine alla produzione, il film è uno dei più costosi nella storia di Hollywood, con un costo compreso tra $ 350 milioni e $ 400 milioni. Con la Disney che ha speso oltre $ 1 miliardo per i quattro sequel di Avatar, non sorprende che il film sia stato più costoso della prima puntata, che è costata $ 237 milioni.

Avatar: la via dell’acqua, il film

Avatar: la via dell’acqua si svolge dentro e intorno all’oceano. Sully (Sam Worthington) e Neytiri (Zoe Saldana) hanno dei figli. “Ovunque andiamo”, dice Sully, “so una cosa, questa famiglia è la nostra fortezza”. Il sequel sembra ancora più sbalorditivo nella sua grafica blu intenso rispetto al film del 2009. Creature tutte nuove: vediamo i Na’vi su pesci volanti, uccelli, creature che comunicano con una balena, eppure in qualche modo divisi nonostante la loro affinità con la natura: le persone aliene sono divise, combattono l’una contro l’altra in una lotta tra pistole e frecce. È davvero un mondo completamente nuovo che alza la posta in gioco del precedente film 3 volte vincitore di Oscar.

Avatar: la via dell’acqua debutterà il 14 dicembre 2022, seguito dal terzo capitolo il 20 dicembre 2024. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche anno: 18 dicembre 2026 e 22 dicembre 2028.

Il cast della serie di film è formato da Kate Winslet, Edie Falco, Michelle Yeoh, Vin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno anche i protagonisti del primo film, ossia Sam Worthington, Zoe Saldana, Stephen Lang, Sigourney Weaver, Joel David Moore, Dileep Rao e Matt Gerald.

The Lost City con Channing Tatum su SKY e NOW

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Arriva in prima tv su Sky The Lost City, lunedì 28 novembre alle 21.15 su Sky Cinema Uno e Sky Cinema 4K, in streaming su NOW e disponibile on demand, anche in qualità 4K. Diretto da Aaron Nee e Adam Nee, THE LOST CITY è un’adrenalinica adventure-comedy dai risvolti sentimentali con un cast stellare, composto da Sandra Bullock, Channing Tatum, Daniel Radcliffe, Da’Vine Joy Randolph, Brad Pitt, Oscar Nuñez, Patti Harrison e Bowen Yang,

La trama di The Lost City

Loretta Sage (Sandra Bullock), solitaria scrittrice di successo, ha trascorso la sua carriera scrivendo popolari romanzi d’amore e di avventure ambientati in luoghi esotici. Il protagonista dei suoi racconti è il bellissimo modello di copertina Alan (Channing Tatum), che nelle pagine di questi libri incarna l’eroe “Dash”. Mentre è in tour per promuovere il suo nuovo libro con Alan, Loretta viene rapita da un eccentrico miliardario (Daniel Radcliffe) convinto che lei possa condurlo al tesoro dell’antica città perduta, descritta così bene nel suo romanzo.

Alan, spinto dalla voglia di dimostrare a tutti che può essere un eroe anche nella vita reale, si mette in viaggio per salvarla. Coinvolta in un’epica avventura nella giungla, l’improbabile coppia sarà costretta ad andare d’accordo per sopravvivere, ma soprattutto per trovare l’antico tesoro prima che sia perso per sempre.

Il Re – Seconda stagione della serie con Luca Zingaretti

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Proseguono le riprese della seconda stagione de Il Re, il prison drama Sky Original con Luca Zingaretti. In otto nuovi episodi diretti da Giuseppe Gagliardi, la serie – prodotta da Sky Studios con Lorenzo Mieli per The Apartment e con Wildside, entrambe società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Zocotoco – si mostra oggi nella prima clip dal set.

Scritta da Peppe Fiore, Alessandro Fabbri e Federico Gnesini, Il Re – Seconda stagione vede Zingaretti ancora protagonista nei panni di Bruno Testori, il controverso direttore di un carcere di frontiera alla fine della prima stagione prigioniero nel suo stesso regno. La serie sarà disponibile in tutti i paesi in cui Sky è presente. Il distributore internazionale è Fremantle.

La trama de Il Re – Seconda stagione

Bruno Testori è ora un detenuto nel suo stesso carcere, quando Gregorio Verna, capo dei servizi segreti, fa cadere le sue accuse e lo reintegra nel ruolo di direttore. In cambio deve far parlare un detenuto, il magistrato Vittorio Mancuso, accusato dell’omicidio di una dipendente della Slimpetroil Spa, rinomata compagnia energetica di bandiera, scoprendo perché si sia macchiato di quel delitto prima che l’uomo testimoni davanti a un GIP. Quando Bruno comincia a sospettare la sua innocenza e a temere che i servizi lo stiano usando, decide di vederci chiaro. Sarà l’inizio di una battaglia per la verità il cui prezzo da pagare si rivelerà altissimo.

La cast di Il Re – Seconda stagione

Accanto a Luca Zingaretti nel ruolo del direttore Bruno Testori, tornano Isabella Ragonese (Lei mi parla ancora, Rocco Schiavone, Il padre d’Italia) che interpreta di nuovo Sonia Massini, ora comandante delle guardie penitenziarie del San Michele, Anna Bonaiuto (Loro, Napoli velata, Mio fratello è figlio unico) ancora nei panni del pubblico ministero che indaga sulla rete di illeciti e connivenze che fanno capo a Testori, Laura Lombardo, che nella nuova stagione verrà “promossa e trasferita” in un altro tribunale proprio per colpa sua, e Barbora Bobulova (Scialla!, Cuori puri, Cuore sacro) che nei nuovi episodi sarà di nuovo l’ex moglie del personaggio interpretato da Zingaretti, un’agente dei servizi che lavora nel reparto cybersicurezza. Torna anche Alida Baldari Calabria nei panni della giovanissima figlia di Bruno.

New-entry nel cast di questa stagione sono Fabrizio Ferracane (L’Arminuta, Il Traditore, Anime nere) nei panni di Gregorio Verna, a capo dei servizi segreti, Thomas Trabacchi (Nico, 1988, Amori che non sanno stare al mondo, Romanzo di una strage) in quelli di un magistrato detenuto al San Michele, Vittorio Mancuso, Caterina Shulha (Smetto quando voglio, Hotel Gagarin, L’uomo del labirinto) che sarà Claudia Agosti, l’avvocatessa di Mancuso, e Stefano Dionisi (Tre Piani, 1993, Il Grande Gioco) nei panni di un detenuto del carcere che diventa presto amico di Testori.  

After Yang con Colin Farrell arriva su SKY e NOW

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Presentato nella sezione Un Certain Regard del 74º Festival di Cannes e premiato al Sundance Film Festival 2022, arriva in esclusiva su Sky After Yang, film targato Sky Original con protagonista Colin Farrell, martedì 29 novembre alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming solo su NOW e disponibile on demand.

Scritto, diretto e montato dal regista e videoartista Kogonada e basato sul racconto Saying Goodbye to Yang di Alex Weinstein, After Yang è un toccante racconto di ambientazione Sci-Fi, che scava però nel profondo dei rapporti umani. Protagonista della pellicola è Colin Farrell, con lui nel cast anche Jodie Turner-Smith, Justin H Min e la giovanissima Malea Emma Tjandrawidjaja.

La trama del film

In un futuro prossimo, gli androidi hanno sembianze umane e vivono al fianco degli esseri umani, facendo loro da aiutanti. Nella famiglia di Jake (Colin Farrell), che vive con la moglie Kyra (Jodie Turner-Smith) e la loro figlia Mika (Malea Emma Tjandrawidjaja), c’è una sola intelligenza artificiale di nome Yang a cui tutti loro sono affezionati, in particolar modo la piccola di casa.

Quando Yang smette di funzionare correttamente, Jake cerca un modo per ripararlo. Durante questo processo, Jack scopre che la vita gli sta passando davanti, riconnettendosi con sua moglie e sua figlia e ponendosi domande nuove sull’amore e la perdita.

Il trailer del film

 

Napoli Magica di Marco D’Amore al cinema il 5, 6 e 7 dicembre

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Presentato nel corso della 40esima edizione del Torino Film FestivalNapoli Magica, il nuovo film diretto e interpretato da Marco D’Amore evento speciale al cinema il 5, 6 e 7 dicembre distribuito da Vision Distribution. Napoli Magica è un film Sky Original, prodotto da Sky e Mad Entertainment in collaborazione con Vision Distribution. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Marco D’Amore e Francesco Ghiaccio.

Cosa cerchi in Napoli quando la abiti da sempre o quando la visiti per la prima volta? Perché la sua anima è così diversa dalle altre? Dove risiede la sua magia? Marco D’Amore vuole scoprirlo e per farlo esiste un unico modo: deve attraversarla e perdersi per trovare l’inaspettato incanto. Bisogna scavare la pietra di tufo dei suoi sottofondi per disseppellire i suoi misteri e le sue leggende, i suoi spiriti, le voci antiche, i suoi fantasmi e i suoi miti. Il dedalo di cunicoli scavati per tremila anni è tomba dei segreti su cui poggia l’intera città. E poi dalla realtà si passa alla favola, e così in Napoli Magica i luoghi iconici – il cimitero delle Fontanelle, Castel dell’Ovo, la cappella del Cristo Velato, le Catacombe di San Gaudioso – prendono vita mentre i volti della gente incontrata in strada si contrappongono ai personaggi del mito (la sirena Parthenope, il munaciello, le anime pezzentelle, Pulcinella).

In questo viaggio, la città assume forme e contorni nuovi suscitando sentimenti contrastanti, in un continuo gioco di opposti. Napoli è uno sguardo o un’infinità di vedute, come se la si osservasse dalle alture dei colli che la circondano, o dai sotterranei che la trapassano o infine, attraverso gli occhi di tutte le anime che fino ad ora l’hanno abitata in superficie o nelle sue cavità. Napoli Magica dà del “tu” al mistero e attende risposte mai rivelate dagli oracoli. NAPOLI MAGICA è un film Sky Original. Una produzione Sky e Mad Entertainment in collaborazione con Vision Distribution. Soggetto e sceneggiatura di Marco D’Amore e Francesco Ghiaccio. Regia di Marco D’Amore. Prodotto per Sky da Roberto Pisoni, Dino Vannini, Gaia Pasetto. Prodotto per Mad Entertainment da Luciano Stella, Maria Carolina Terzi, Lorenza Stella, Carlo Stella

Anche io, recensione del film di Maria Schrader

Prima di Anche io, il cinema americano ci ha abituato da decenni alla visione di film che mettono in scena le meccaniche del giornalismo investigativo. Gli esempi maggiormente valevoli di questo sottogenere sono titoli blasonati quali Tutti gli uomini del presidente di Alan J. Pakula, Zodiac di David Fincher e Il caso Spotlight di Tom McCarthy, vincitore dell’Oscar come miglior film nel 2015.

Anche io, tutto comincia con Harvey Weinstein

Incentrato sull’inchiesta che le giornaliste del New York Times Jodi Kantor e Megan Twohey portarono avanti riguardo gli abusi sessuali perpetrati da Harvey Weinstein, She Said appartiene senza dubbio a questa categoria, ma in maniera altrettanto evidente l’accostamento ai titoli prima citati finisce qui. Diretto da Maria Schrader, il film non possiede infatti gli elementi che hanno reso memorabili tali lungometraggi del passato, primo tra tutti l’equilibrio tra necessità di intrattenimento e ricerca di una veridicità nell’esposizione del racconto.

Anche io infatti cerca con molti, forse troppi accorgimenti, di catturare l’empatia dello spettatore, scivolando suo malgrado nel melodramma quando una messa in scena più ‘asciutta” avrebbe probabilmente funzionato meglio allo scopo. I primi dieci, quindici minuti del film sono sfortunatamente la parte più debole dell’operazione, quella che a conti fatti setta il tono della stessa: in particolar modo un uso invasivo della musica intesa a sottolineare la tensione a cui vanno incontro le due protagoniste risulta fortemente controproducente, arrivando a creare un senso di confusione sia nel tono scelto per la vicenda che nel genere, in quanto lo scorse sembra forse più consono al thriller.

Cosa che Anche io proprio non è, né vuole essere. Una volta superato un inizio non equilibrato il film oggettivamente migliora, assestandosi su una sceneggiatura discretamente strutturata seppur non esente da una certa approssimazione nella delineazione dei personaggi. Per rendere infatti la Kantor e la Twohey maggiormente bidimensionali vengono aggiunti alla storia piccoli quadri familiari che però non riescono realmente nell’intento, aggiungendo alla vicenda principale sottotrame che appesantiscono una narrazione la quale avrebbe dovuto durare meno delle quasi due ore e un quarto finali.

Allo stesso modo le due figure principali in più di una scena non riescono a sfuggire dalla trappola dello stereotipo: se infatti il personaggio interpretato da Zoe Kazan rimane sempre la giornalista gentile e alle prime armi, quello di Carey Mulligan possiede invece lo charme e la durezza del reporter con esperienza. Almeno in un paio di casi le due figure diventano caratterizzazione invece che personalità delineata con acutezza, e questo nuoce alla loro credibilità: perché ad esempio la Twohey deve costantemente scoppiare in lacrime ogni volta che riceve una buona notizia?

Una sottolineatura non necessaria che continua a trascinare inutilmente il tono verso il melodrammatico. Figure che non aiutano di certo la Kazan e la Mulligan ad esprimere il meglio delle loro qualità di attrici, Ma se la seconda risulta comunque efficace in virtù della sua presenza scenica sempre carismatica, la Kazan non riesce a dotare il suo ruolo di spessore, apprendo in più di un’occasione un pulcino fuor d’acqua. In ruoli di contorno anche attori consumati come Patricia Clarkson e André Braugher non brillano.

Anche io meritava più lucidità

Pensando al tema trattato e alla sua importanza Anche io avrebbe dovuto essere un film costruito e realizzato con assai maggiore lucidità, attraverso scelte soprattutto di regia ben definite. E questo riporta necessariamente al lavoro della Schrader, cineasta che tende sempre in maniera ostentata verso la ricerca di empatia attraverso musiche, flashback e momenti ad effetto non particolarmente richiesti. E almeno una sequenza, quella in cui Harvey Weinstein si presenta nella sede del New York Times con il suo entourage per difendersi dalle accuse, sarebbe dovuta essere eliminata visto che poi al fine della progressione narrativa non fornisce alcun reale contributo.

Anche io fallisce nel compito di fornire allo spettatore uno sguardo preciso e lucido su una delle inchieste giornalistiche – da non confondere con quella di Ronan Farrow – che portò alla fine degli abusi criminali di Weinstein. L’importanza di raccontare i fatti rimane inalterata e vitale. Quanto al modo in cui la vicenda è stata portata sul grande schermo, i dubbi su un prodotto così fragile sembrano più che legittimi.