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Barbie: Greta Gerwig non esclude un possibile sequel

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Barbie: Greta Gerwig non esclude un possibile sequel

La regista di Barbie, Greta Gerwig, è tornata a parlare della possibilità di un sequel. Come riportato da Variety, urante la presentazione di Women of the Year di Time, la regista ha infatti dichiarato che: “Se trovo la risacca, allora lo facciamo. Se non trovo una risacca, non c’è più niente da fare“. Una risposta che lascia dunque poco all’interpretazione, ma la Warner Bros. Discovery sarà sicuramente molto motivata a trovare una storia che spinga a un secondo film. “È qualcosa che ho amato moltissimo fare“, ha aggiunto. “E ho amato così tanto il mondo che abbiamo costruito e tutti gli attori e l’idea di poter stare di nuovo con quel gruppo di persone è molto eccitante“.

La mia stella polare è ‘Cosa amo profondamente? Cosa mi interessa davvero? Qual è la storia che c’è sotto questa storia?“. Gerwig si è chiesta ad alta voce. “E penso che con ‘Barbie’, la storia che c’era sotto era che io amavo Barbie. Ricordo che andavo da Toys R Us e guardavo le Barbie e mi piacevano i loro capelli. Mi piaceva tutto di loro e mia madre non era convinta. E trovo che sia questa la storia, questa la storia generazionale… Cerco sempre di trovare questi risvolti“. Per il momento, tuttavia, non sembrano esserci piani per un sequel e con Gerwig impegnata sui film di Le Cronache di Narnia, potrebbe eventualmente volerci un po’ prima di pensare ad un ritorno a Barbieland.

Chi c’era nel film di Barbie?

Barbie è stato diretto da Greta Gerwig da una sceneggiatura scritta insieme a Noah Baumbach. È stato prodotto da Margot Robbie e Tom Ackerly per LuckyChap e da Robbie Brenner di Mattel Films insieme a Josey McNamara e Ynon Kreiz. Durante la sua programmazione nelle sale, il film ha ottenuto un incasso mondiale di oltre 1,4 miliardi di dollari, diventando così il film di maggior incasso del 2023. Il film è interpretato da Margot Robbie, Ryan Gosling, America Ferrera, Simu Liu, Kingsley Ben-Adir, Scott Evans, Kate McKinnon, Ariana Greenblatt, Alexandra Shipp, Emma Mackey, Issa Rae, Michael Cera, Hari Nef, Will Ferrell, Helen Mirren, Dua Lipa e altri ancora.

Furiosa: Chris Hemsworth condivide una nuova foto del suo personaggio

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In attesa di poter vedere Furiosa: A Mad Max Saga, film prequel di Mad Max: Fury Road che esplora le origini del personaggio Furiosa (interpretato nel titolo del 2015 da Charlize Theron), Chris Hemsworth ha condiviso un’altra immagine del suo personaggio villain, dove lo si può ritrovare seduto su una moto chopper custom dall’aspetto folle, nel bel mezzo del deserto, con un lungo e fluente mantello bianco drappeggiato sulle spalle da vero e proprio signore della guerra. “Puoi correre ma non puoi nasconderti”, scrive Hemsworth nel post, che si può vedere qui di seguito.

Furiosa, quello che sappiamo sul film

In Furiosa Anya Taylor-Joy assume il ruolo che è stato di Charlize Theron in Mad Max: Fury Road. La sinossi ufficiale recita: mentre il mondo va in rovina, la giovane Furiosa viene strappata dal Luogo Verde delle Molte Madri, e cade nelle mani di una grande Orda di Motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus. Attraversando le Terre Desolate, si imbattono nella Cittadella presieduta da Immortan Joe. Mentre i due tiranni si battono per il predominio, Furiosa deve sopravvivere a molte prove e mettere insieme i mezzi per trovare la strada di casa.

Taylor-Joy ha rivelato che il film è molto diverso da Fury Road. Mentre quest’ultimo era un “road movie” che si svolge in pochi giorni, questo nuovo film è invece descritto come un racconto più “epico, che si svolge su un più lungo periodo di tempo, e in un certo senso impari a conoscere Furiosa meglio in questo modo“. Atteso da molti anni e a lungo bloccato da una disputa legale tra Miller e la Warner Bros. il film è ora in fase di post-produzione. Furiosa è scritto, diretto e prodotto da George Miller insieme al suo partner di produzione di lunga data Doug Mitchell. Oltre a Taylor-Joy, nel film ci sarà anche Chris Hemsworth nel ruolo del villain. Furiosa debutterà nelle sale il 24 maggio 2024.

Bambi: Sarah Polley lascia la regia del film

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Bambi: Sarah Polley lascia la regia del film

L’adattamento live-action di Bambi della Disney avrebbe perso la sua regista. The Wrap riporta infatti che la premio Oscar Sarah Polley non dirigerà più la nuova versione del film, anche se i motivi non sono stati chiariti. La notizia arriva sulla scia delle dimissioni del presidente dei Walt Disney Motion Picture Studios Sean Bailey, annunciate alla fine del mese scorso. Secondo il rapporto, Bailey è stato il principale responsabile degli sforzi della Disney per realizzare adattamenti in live-action di vari classici. Tuttavia, la partenza di Bailey mette in discussione lo stato di alcuni progetti live-action che erano in cantiere, tra cui Bambi.

Lo scorso giugno era stato riferito che la Polley, vincitrice della sceneggiatura di Women Talking, era in trattative per dirigere Bambi, mentre il film stesso era stato annunciato come in fase di sviluppo all’inizio del 2020. Come noto, questo remake in live action dovrebbe aggiornare la storia per renderla più facilmente comprensibile dai bambini, riportando così la storia del giovane cervo colpito da una tragedia che conta tra i suoi amici del bosco il coniglio Thumper e una puzzola di nome Flower. Il film animato della Disney, uscito nel 1942, è stato tratto dal romanzo di Felix Salten del 1923.

Il remake della Disney Bambi è ancora in fase di sviluppo

Annunciata a gennaio 2020, la nuova versione di Bambi attualmente non ha una data di uscita. Ora che la Polley sembra dunque fuori dal progetto, non è noto se e di quanto il film potrà subire ritardi. Lindsey Anderson Beer era stata incaricata di scrivere il remake, ma ha dovuto poi lasciare il ruolo per via di altri impegni. Dovrebbe però rimanere accreditata come sceneggiatrice, insieme ai nuovi arrivati Geneva Robertson-Dworet, Micah Fitzerman-Blue e Noah Harpster. Questo remake, inoltre, dovrebbe esser concepito come un musical con canzoni di Kacey Musgraves. Chris Weitz, Paul Weitz e Andrew Miano sono i produttori.

In viaggio con Eugene Levy: la seconda stagione dall’8 Marzo su Apple TV+

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In viaggio con Eugene Levy, la seconda stagione della serie di viaggi condotta e prodotta dal vincitore dell’Emmy Eugene Levy, torna domani, 8 marzo, su Apple TV+.

Dopo aver affrontato alcune delle sue paure più grandi nel corso della prima stagione, Eugene Levy esce ancora una volta dalla sua zona di comfort. Questa volta si imbarca in un viaggio “imperdibile” per ogni giramondo che si rispetti: un grande tour dell’Europa. La seconda stagione in sette parti segue Levy nel suo viaggio dal nord al sud del continente. Lungo il percorso, si imbatte in splendide gemme locali nascoste, scopre il suo albero genealogico e cerca di ampliare il suo palato sperimentando le specialità del posto.
Unitevi a lui nel viaggio di una vita che non sapeva di dover fare.

Gli episodi di In viaggio con Eugene Levy 2

Episodio 1 – Svezia: Midsommar – Festa di mezza estate (uscita 8 marzo) 
Eugene dà il via alla sua epica avventura con una celebrazione festosa, si esercita a chiamare le alci e scende in kayak uno dei fiumi più lunghi del Paese.

Episodio 2 – Scozia: Il Paese di mia madre (uscita 8 marzo)
Il passato incontra il presente: Eugene esplora la sua emozionante storia familiare a Glasgow e vive come un reale nello splendido castello di Candacraig.

Episodio 3 – Francia: I segreti di Saint-Tropez (uscita15 marzo)
Eugene ha un assaggio di glamour con Joan Collins, amplia il suo palato con le ostriche e si cimenta nell’arte dell’apicoltura in Provenza.

Episodio 4 – Germania: Health Resort (uscita 22 marzo)
Fuori dai sentieri battuti, a Sylt, Eugene esplora un mondo di benessere, con tanto di bagni di fieno e digiuno al rifugio olistico Lanserhof.

Episodio 5 – Italia: La Dolce Vita (uscita 29 marzo)
Eugene approfondisce la conoscenza del suo paese europeo preferito da visitare. In programma: la caccia al tartufo, la raccolta del vino e le giostre.

Episodio 6 – Grecia: Island-Hopping nell’Egeo (uscita: 5 aprile) 
Sulla piccola isola di Milos, Eugene riflette sul valore della famiglia quando fa amicizia con una coppia padre-figlio che vive il proprio sogno.

Episodio 7 – Spagna: Avventure in Andalusia (uscita: 12 aprile)
Il viaggio di Eugene si conclude in Spagna, dove incontra l’icona del calcio Héctor Bellerín e si gode l’epica sfida tra Real Betis e Sevilla FC.

Captain America: Jeff Wadlow ha proposto un film con Will Smith o Dwayne Johnson

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La carriera del regista Jeff Wadlow ha fortemente risentito dell’insuccesso di Kick-Ass 2, ma prima di quel momento era un nome molto quotato all’interno di Hollywood, coinvolto in molti progetti di alto profilo, tra cui X-Force e Masters of the Universe, ma nessuno di essi è stato realizzato. Oltre questi, a quanto pare, c’era anche la volontà da parte del regista di realizzare un film su Captain America per i Marvel Studios. Durante una recente intervista con Alex Zane, condividendo la sua speranza di fare prima o poi un altro film di supereroi, il regista ha rivelato quanto sarebbe stata diversa la sua interpretazione di Steve Rogers.

Assolutamente. Ucciderei – ucciderei – per fare un grande film di supereroi“, ha dichiatato Wadlow. “Ci sono andato molto vicino in alcuni casi. Dopo l’uscita di Iron Man nel 2008, ho chiamato il mio manager e gli ho detto: “Devi farmi entrare alla Marvel. Non so cosa faranno in seguito, ma quel film ha cambiato le carte in tavola, voglio entrare e propormi‘”. “All’epoca pensavo che non avrebbero mai fatto un film su Capitan America nemmeno tra un milione di anni. Così ho proposto un film su Capitan America… Inutile dire che credo che la mia proposta fosse troppo lontana dalle loro intenzioni“.

Parte della mia tesi era che Capitan America non doveva essere un bianco biondo. È un’idea ariana“, ha aggiunto. “Capitan America dovrebbe assomigliare a Will Smith o a un wrestler di nome The Rock“. Alla fine avevano progetti diversi, ma al 100% avrei ucciso per fare un grande film di supereroi“. Come noto, i Marvel Studios avevano già altri piani per Captain America, poi arrivato al cinema nel 2011 con il biondo Chris Evans come protagonista. Il resto, come si suol dire, è storia.

Primadonna debutta su SKY in occasione della Giornata internazionale della donna

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In occasione della Giornata internazionale della donna arriva in prima TV su Sky Primadonna, il film vincitore del concorso Panorama Italia ad Alice nella Città 2022, opera prima della giovane regista Marta Savina.

La pellicola racconta una storia di coraggio ed emancipazione e, nonostante sia ambientata negli anni Sessanta del secolo scorso, tocca temi ancora del tutto attuali, come la privazione della libertà femminile e il diritto all’autodeterminazione. In una Sicilia arcaica e legata alle tradizioni, che la regista ha vissuto in prima persona, prendono vita personaggi profondamente legati al territorio selvaggio e impervio dei Monti Nebrodi, dove i paesi conservano ancora un sapore fuori dal tempo, e proprio questa dimensione di “atemporalità” infonde al film la forza di parlare al pubblico contemporaneo.

Nel cast, oltre a Claudia Gusmano nei panni di Lia, la protagonista, troviamo Fabrizio Ferracane, Francesco Colella, Manuela Ventura e Thony. Il film, prodotto da Virginia Valsecchi, Medset Film, Moreno Zani e Malcom Pagani, è una coproduzione Capri Entertainment e Medset Film in associazione con Tenderstories e in collaborazione con Rai Cinema, Vision Distribution e Sky.

La trama di Primadonna

Sicilia, anni Sessanta. Lia ha 21 anni, va a lavorare la terra con il padre, anche se lei è “femmina” e dovrebbe stare a casa a prendersi cura delle faccende domestiche con la madre. Lia è bella, caparbia e riservata, ma sa il fatto suo. Il suo sguardo fiero e sfuggente attira le attenzioni del giovane Lorenzo Musicò, figlio del boss del paese. Quando lo rifiuta, l’ira di Lorenzo non tarda a scatenarsi e il ragazzo si prende con la forza quello che reputa di sua proprietà. Ma Lia fa ciò che nessuno si aspetterebbe mai: rifiuta il matrimonio riparatore e trascina Lorenzo, e i suoi complici, in tribunale.

Superman: James Gunn rivela specifiche ispirazioni per il film

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Superman: James Gunn rivela specifiche ispirazioni per il film

Alla fine dello scorso gennaio, i DC Studios hanno presentato il loro programma del nuovo DCU, intitolato “Chapter 1: Gods and Monsters“. Da allora James Gunn ha tenuto aggiornati i fan sulle sue piattaforme di social media, ma gli scioperi della WGA dello scorso anno hanno sicuramente rallentato lo slancio del DCU. I fan sono ansiosi di ricevere nuovi aggiornamenti e il San Diego Comic-Con di quest’anno si configura di certo come l’occasione giusta per condividere novità sui progetti in arrivo, sui casting, su progetti futuri ancora da sviluppare e magari qualche dettagli su Superman, le cui riprese sono finalmente iniziate.

Tutto ciò è possibile che si verifichi al SDCC, anche se Gunn ha ora fatto sapere che non prenderà parte all’evento, motivando la cosa semplicemente con un “starò girando“, lasciando dunque intendere che anche per il periodo del SDCC sono previste delle riprese a cui in quanto regista non può sottrarsi. Tuttavia, Gunn ha anche risposto a chi gli chiedeva quali sono le sue fonti di ispirazione per il film su Superman – oltre ai film diretti tra gli anni Settanta e Ottanta da Richard Donner – condividendo il seguente post sui suoi social network:

Gunn non ha offerto ulteriori spiegazioni per queste immagini ma, al di là dei fumetti da cui sono tratte, sembrano anticipare un Superman malinconico, molto riflessivo su quello che è il suo ruolo, ma anche un Superman attento agli altri e legato ai propri cari. Sembra dunque che Gunn stia traendo maggiormente ispirazione dalle prime versioni del personaggio, non considerando dunque quanto fatto negli ultimi anni (e negli ultimi film) con esso.

Cosa sappiamo sul nuovo Superman?

Superman racconta la storia del viaggio di Superman per conciliare la sua eredità kryptoniana con la sua educazione umana come Clark Kent di Smallville, Kansas“, si legge nella sinossi ufficiale del film. “È l’incarnazione della verità, della giustizia e dello stile americano, guidato dalla gentilezza umana in un mondo che vede la gentilezza come antiquata.”

Superman avrà come protagonisti anche Rachel Brosnahan nel ruolo di Lois Lane e Nicholas Hoult in quello di Lex Luthor, oltre a Isabela Merced nel ruolo di Hawkgirl, Edi Gathegi in quello di Mister Terrific, Nathan Fillion in quello della Lanterna Verde Guy Gardner e Anthony Carrigan in quello di Metamorpho.

Più recentemente, Sara Sampaio ha firmato per interpretare l’assistente/amante di Lex, Eve Teschmacher, e Skyler Gisondo è stato scritturato per il ruolo di Jimmy Olsen.Sono attesi anche i membri della squadra di antieroi The Authority e María Gabriela de Faría (Animal Control) è stata scritturata per il ruolo di Angela Spica/The Engineer. Si dice anche che la Supergirl di Milly Alcock farà il suo debutto prima del suo film su Supergirl: Woman of Tomorrow, ma non è ancora stato confermato.

Red: recensione del nuovo film Pixar di Domee Shi

Red: recensione del nuovo film Pixar di Domee Shi

In ognuno di noi c’è una creatura selvaggia, proprio come il regista Spike Jonze ha dimostrato con il suo bellissimo film del 2009 Nel paese delle creature selvagge. In quell’occasione, il piccolo protagonista Max si trovava a confrontarsi con delle mostruose incarnazioni delle sue emozioni, le quali gli apparivano tanto più indomabili e incomprensibili quanto più in lui si verificava quel delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Nel nuovo film della Pixar, intitolato Red e diretto dalla regista Domee Shi (già celebre per il cortometraggio Bao, premiato con l’Oscar), si affronta proprio questa stesso argomento. La differenza è che la creatura selvaggia della ragazzina protagonista, Mei, non è esterna a lei, bensì ne è un tutt’uno.

Il titolo originale del film, Turning Red (letteralmente “diventare rossi”), descrive meglio il processo di trasformazione con cui la giovane Mei deve confrontarsi. Appena tredicenne, la protagonista vede infatti la propria quotidianità completamente stravolta quando un’antica benedizione (ora considerata maledizione) di famiglia la colpisce. Questa prevede infatti che per ogni emozione forte provata, la ragazza si trasformi in un gigantesco e adorabile panda rosso. Una creatura che presenta però anche numerosi lati spiacevoli, che rendono la vita di Mei un inferno. Sbarazzarsi di questo problema diventa dunque per lei un imperativo, specialmente considerando l’imminente concerto della sua boy band preferita, a cui insieme alle sue amiche non vuole assolutamente mancare.

Rosso come la pubertà, rosso come l’emozione

Come per il succitato film di Jonze, anche nel caso di Red la “creatura selvaggia” è naturalmente una metafora. La regista ha affermato di aver scelto il panda rosso poiché è questo un colore che si sposa perfettamente con il periodo della pubertà, caratterizzata da emozioni come l’imbarazzo, la rabbia e l’amore. Il rosso è dunque il colore di cui improvvisamente si tinge la vita di Mei, spaventata dal cambiare del suo corpo e dalle emozioni sempre più forti che non sa riconoscere o gestire. Il racconto è dunque interamente basato sui tentativi della protagonista di relazionarsi con la sua nuova situazione e con quanti le sono intorno e cercano di aiutarla.

Come avveniva già nel precedente film Pixar Luca, nel quale a sua volta si ritrova tanto una trasformazione quanto la fotografia di un momento di passaggio da un’età ad un’altra, anche in Red ci si imbatte dunque nelle situazioni tipiche dell’ingresso nell’adolescenza. Dalle prime cotte per i ragazzi agli scontri con i compagni di classe, dal fortissimo legame con le amiche del cuore alle incomprensioni con i propri genitori. In particolar modo la madre, Ming Lee (che ha in originale la voce di Sandra Oh) è quantomai centrale nel film. La regista considera infatti Red anche un racconto sul rapporto madre-figlia. La Shi si concentra sull’offrire il punto di vista di entrambe, portando lo spettatore ora a mettersi nei panni di una ora in quelli dell’altra.

Così facendo, al di là della metafora resa progressivamente forse fin troppo didascalica, Red si concentra sulla forza delle relazioni tra i suoi personaggi, dando a queste il potere di essere davvero salvifiche. La Pixar, come noto, è sempre stata lodata per la grande capacità di far sciogliere il cuore gli spettatori con titoli come Wall-E, Up o i più recenti Coco e Onward – Oltre la magia. Proprio quest’ultimo titolo nasce dall’esigenza del regista di rapportarsi con la scomparsa del padre quando egli era solo un bambino. Similmente, Red è per ammissione della Shi basato su sue vere esperienze personali. Purtroppo, ciò non impedisce al film di risultare piuttosto freddo proprio a livello emotivo.

Red recensione
Mei e sua madre Ming Lee in un’immagine del film Red

Red: la recensione del film

Risulta complesso stabilire se la freddezza lasciata da Red sia causata dalla difficoltà per una certa tipologia di spettatore a immedesimarsi nella protagonista o da mancanze narrative del film. È anche vero che, maschi o femmine che sia, tutti hanno attraversato le stesse trasformazioni che Mei sperimenta e dunque tutti dovrebbero provare un certo trasporto verso un racconto di queste. Ciò purtroppo avviene raramente, con la conseguenza di rendere incostante l’attenzione nei confronti di quanto si sta guardando. La fortuna di Red è però quella di essere un film della Pixar e dunque estremamente curato sotto ogni aspetto visivo. I colori, i personaggi, le scenografie, ogni cosa è come sempre fonte di grande stupore per la grandissima quantità di dettagli, più o meno visibili ad un primo sguardo.

Particolarità in più che Red vanta è delle tecniche di animazione sensibilmente differenti rispetto a quelle tipiche della Pixar. Il film presenta infatti un gusto orientaleggiante, che in più occasioni ricorda l’ultimo film realizzato dal giapponese Studio Ghibli, ovvero Earwig e la Strega. Da questo punto di vista, la presenza della regista e delle sue inclinazioni stilistiche sono certamente un elemento che permette al film di distinguersi. Come un po’ era avvenuto per Encanto, il 60° classico della Disney, ci si trova dunque di fronte ad un film che sa come stupire l’occhio, ma un po’ meno il cuore. L’elemento che senza dubbio più di ogni altro riesce a scaldare quest’ultimo è però proprio il panda rosso, così ben realizzato da poter far avvertire allo spettatore tutta la sua coccolosità, rendendolo davvero irresistibile.

Drive-Away Dolls: recensione del film di Ethan Coen

Drive-Away Dolls: recensione del film di Ethan Coen

Quando si ha a che fare con un duo di registi dallo stile fortemente distintivo, si può essere portati a chiedersi se certe loro caratteristiche siano proprie di entrambi o se siano da attribuire all’uno o all’altro. Per quanto riguarda i fratelli Joel e Ethan Coen, sappiamo che entrambi condividono il gusto per il grottesco, per l’umorismo nero, per i personaggi sopra le righe ma anche per la profonda drammaticità di certe situazioni. Quando hanno annunciato una pausa nella loro collaborazione, è però inevitabilmente sorta la curiosità di scoprire in che modo la rispettive personalità si sarebbero manifestate negli annunciati progetti in solitaria. Con Drive-Away Dolls, diretto da Ethan, abbiamo ora una prima risposta.

Primo lavoro da regista per il Coen più giovane, che lo ha anche scritto a quattro mani insieme alla moglie Tricia Cooke, questo si presenta come un compendio delle cifre stilistiche per cui i due fratelli sono conosciuti, con una però forte prevalenza di umorismo grottesco se non talvolta anche demenziale. Con Drive-Away Dolls siamo infatti dalle parti di Burn After Reading o di Ave, Cesare!, con un tono dunque leggero e scanzonato che accompagna un buddy movie che è anche road movie e che, tra elementi di assurdità e nonsense per cui si chiede allo spettatore di stare al gioco, arriva a svelarsi come un’opera più che godibile.

Drive-Away Dolls Geraldine Viswanatha Margaret Qualley
Geraldine Viswanatha e Margaret Qualley in una scena di Drive-Away Dolls.

La trama di Drive-Away Dolls

Protagoniste di questa folle pellicola sono Jamie (Margaret Qualley), una ragazza del Texas, lesbica e dallo spirito estremamente libero, da poco tornata single a seguito dell’ennesimo tradimento; e la sua timida e rigida amica Marian (Geraldine Viswanathan), che ha invece un disperato bisogno di ritrovare la felicità e, secondo Jamie, anche finire a letto con una donna. In cerca di un nuovo inizio, le due si avventurano in un improvvisato viaggio con un auto a noleggio verso Tallahassee, ma le cose precipitano rapidamente quando scoprono che nel portabagagli c’è una valigetta dal contenuto estremamente importante e che un gruppo di ambigui personaggi sono alle loro calcagna per cercare di recuperarla.

Ethan Coen è un regista divertito che diverte

Come si accennava, gli elementi propri del cinema dei Coen ci sono tutti: personaggi sopra le righe – su cui spicca la personalità larger than life di Jamie -, una catena di imprevisti ed equivoci e anche quella comicità spesso illogica che però proprio per questo diverte. Ethan Coen ambienta inoltre il film nel 1999 e vi fa così confluire volentieri anche tutta un’altra serie di caratteristiche proprie di un certo cinema di quel decennio, tra elementi queer, pulp e da film indie. Impossibile non riconoscere certi omaggi al cinema di Quentin Tarantino, da precise inquadrature alla scrittura di certi personaggi, come anche alla celebre valigetta di Pulp Fiction. Coen dunque si sbizzarrisce e si diverte, adottando anche soluzioni estetiche ardite con cui omaggia l’estetica dei B-Movies e riuscendo a trasmettere il proprio entusiasmo.

Drive-Away Dolls si svela quindi come compendio di un’epoca e del suo cinema, collocando tutto ciò in un racconto volutamente esile, privo di particolari sovrastrutture ma che prendendo a piene mani da certi stereotipi si concentra sul lavorare all’interno di essi per ricavarne qualcosa di nuovo. Jamie e Marian non sono infatti altro che una strana coppia, l’estroversa casinara e l’introversa amante della lettura, ma per entrambe nel corso del racconto si sviluppano situazioni che permettono una loro non banale evoluzione. La bravura e la generosità di Qualley e Viswanathan permette inoltre di far sì che gli angoli dei rispettivi stereotipi vengano smussati, restituendo due personaggi a cui ci si affeziona subito.

Drive-Away Dolls Geraldine Viswanatha Margaret Qualley Beanie Feldstein
Geraldine Viswanatha, Margaret Qualley e Beanie Feldstein in una scena di Drive-Away Dolls.

Le irresistibili protagoniste di Drive-Away Dolls

Se Drive-Away Dolls è il film divertente e riuscito che è, il merito va dunque anche alle due protagoniste. Margaret Qualley, che già negli ultimi anni si è fatta notare tra C’era una volta a… Hollywood e la miniserie Maid, si confronta stavolta con un personaggio difficile, continuamente sopra le righe ma da lei caratterizzato nella misura in cui non risulta né fastidioso né irrealistico. Geraldine Viswanathan, vista invece in Giù le mani dalle nostre figlie e nella serie Miracle Workers, è al contrario chiamata a lavorare in sottrazione, in opposizione alla strabordante fisicità della sua co-protagonista, riuscendo ad evitare il rischio di venirne oscurata infondendo tanta umanità e fragilità nella rigidità di Marian.

E mentre attorno a loro si alternano cameo di Pedro Pascal e Matt Damon, la nevrotica ex di Jamie (interpretata da una sempre magnifica Beanie Feldstein), l’esilarante pedinamento di due loschi ceffi, sequenze psichedeliche in cui fa capolino Miley Cyrus e sesso saffico a gogo, si arricchisce sempre di più il rapporto che le lega e che conferisce una nota di dolcezza e sensualità a tutte le assurdità e il nonsense che Drive-Away Dolls offre. Probabilmente un racconto di questo tipo potrebbe non essere da tutti ben accetto, ma come già visto succedere nella filmografia dei Coen, si chiede qui di sospendere la propria reticenza o incredulità, abbandonandosi ad un viaggio coinvolgente proprio per svincolato da ogni regola.

Sofia Boutella sulle recensioni negative di Rebel Moon: “Mi hanno davvero ferito”

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Rebel Moon – Parte 1: Figlia del Fuoco (qui la recensione), la prima parte di un film in due parti diretto da Zack Snyder, ha avuto un incredibile successo su Netflix, ottenendo 23,9 milioni di visualizzazioni nei primi tre giorni di uscita e diventando il nono miglior film della piattaforma per il 2023. Un grande risultato, considerando che è stato rilasciato verso la fine dell’anno. Tuttavia, la critica non è stata clemente: il film ha infatti ottenuto un indice di gradimento del 21% sul sito aggregatore Rotten Tomatoes. Il punteggio delle recensioni del film è stato in media di 3,2 su 5.

Un risultato che sembra aver avuto un impatto negativo sull’attrice protagonista, Sofia Boutella, la quale durante un’intervista con Vulture ha dichiarato che: “Ho sempre pensato di essere perfettamente in grado di incassare questi colpi, ma poi ho letto le critiche che si sono abbattute su Rebel Moon e mi hanno davvero ferito“. Ha poi aggiunto: “E sarò onesta al riguardo. Mi sento come se lo stessi sostenendo per tutti coloro che tenevano così tanto a questo progetto, ed è questo che mi ha colpito. Non il mio aspetto. Semmai sono stata abbastanza fortunata e la gente ha apprezzato il mio lavoro, ma il film è stato criticato”.

Mi ha colpito molto per tutti coloro che hanno messo tanto cuore, lacrime e sudore in questo progetto. È difficile vedere qualcosa che viene demolito a tal punto. Sono orgogliosa di averne fatto parte e se non ci sarà più Rebel Moon, sarà una parte molto importante della mia vita che difenderò per sempre“. La seconda parte, Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, arriverà su Netflix il 19 aprile e il futuro della saga potrebbe essere deciso dall’accoglienza di questo seguito. In estate arriveranno però anche le Director’s cut vietate ai minori, che potrebbero ottenere maggiori consensi. Ad ora, dunque, il futuro di Rebel Moon è abbastanza protetto.

Leggi anche:

La trama di Rebel Moon – Parte 1: Figlia del Fuoco con Sofia Boutella

La sinossi del film recita: dopo essersi schiantata su una luna ai confini dell’universo, Kora (Sofia Boutella), una misteriosa straniera dal passato enigmatico, inizia una nuova vita in un insediamento pacifico di agricoltori. Presto però diventerà la loro unica speranza di salvezza quando il tirannico Reggente Balisarius (Fra Fee) e il suo crudele emissario l’Ammiraglio Noble (Ed Skrein) scoprono che i contadini senza volerlo hanno venduto il loro raccolto ai Bloodaxe (Cleopatra Coleman e Ray Fisher), leader di un agguerrito gruppo di ribelli. Assieme A Gunnar, un coltivatore dal cuore tenero e ignaro di cosa sia una guerra, Kora riceve l’incarico di scovare i combattenti pronti a rischiare la propria vita per la gente di Vedt.

Così i due raggiungono diversi mondi in cerca dei Bloodaxe e riuniscono una piccola banda di guerrieri accomunati da tanta voglia di redimersi: il pilota e killer mercenario Kai (Charlie Hunnam), il leggendario Generale Titus (Djimon Hounsou), l’esperta spadaccina Nemesis (Doona Bae), il prigioniero dalle nobili origini Tarak (Staz Nair) e Milius (E. Duffy), una combattente della resistenza. Intanto a Veldt l’androide protettore Jimmy (con la voce nell’originale di Anthony Hopkins) si risveglia di nascosto con un nuovo obiettivo. I rivoluzionari di questa nuova formazione devono però imparare a fidarsi gli uni degli altri e unire le forze prime che le truppe nemiche arrivino ad annientarli.

Star Wars: in corso il casting per due apprendisti Jedi e un villain

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Da quando la prima stagione di Ahsoka si è conclusa, lo scorso ottobre, è calato il silenzio sul fronte di Star Wars, che ormai dal 2019 non bazzica il grande schermo. Tuttavia, come noto, la Lucasfilm ha all’orizzonte diversi progetti cinematografici e televisivi che espanderanno ulteriormente il franchise, e ora abbiamo alcuni aggiornamenti intriganti da parte dell’affidabile insider Daniel Richtman proprio sul più misterioso e atteso tra questi: il decimo capitolo ad oggi noto come Star Wars: New Jedi Order.

Questo, come noto, questo vedrà Daisy Ridley riprendere il suo ruolo di Rey Skywalker, con un racconto che, stando a quanto fino ad oggi riportato, dovrebbe svolgersi 15 anni dopo gli eventi di L’ascesa di Skywalker e narrare dei tentativi di Rey di addestrare una nuova generazione di Jedi. Ora, secondo Richtman, la Disney e la regista Sharmeen Obaid-Chinoy starebbero attualmente effettuando il casting per tre ruoli principali: due apprendisti Jedi di Rey e un villain senza nome.

Secondo quanto riferito, il film sarà girato nel Regno Unito alla fine di quest’anno e non dovrebbe essere il primo film di una nuova trilogia, come si era detto in precedenza, ma una storia a sé stante. I dettagli specifici della trama non sono ancora stati resi noti, ma l’intenzione è quello di portare il film in sala nel 2026 è decisivo che la produzione si svolga a cavallo tra il 2024 e il 2025. Per cui, in vista di quel momento verranno certamente rilasciate maggiori informazioni che permetteranno di fare ulteriore chiarezza su questo progetto.

Cosa sappiamo su Star Wars: New Jedi Order?

L’anno scorso, Daisy Ridley ha condiviso un aggiornamento rivelando che Lucasfilm le ha parlato solo di un nuovo film dedicato a Rey, con la porta aperta eventualmente per altre storie ambientate in questo periodo della storia di Star Wars.

“Conosco la trama di un film. Questo non vuol dire che sia solo quella, ma è quello che mi è stato detto. E immagino che sarà il prossimo film, credo. Voglio dire, ancora una volta, non so, dopo gli scioperi e tutto il resto, quanto velocemente tutto ricomincerà. Ma sì, per ora conosco la storia di un film e credo che la gente sarà molto eccitata”.

Gli unici dettagli confermati su questo progetto di Star Wars, ancora senza titolo, sono che sarà diretto da Sharmeen Obaid-Chinoy e sarà ambientato 15 anni dopo gli ultimi eventi della Saga degli Skywalker. Ci riuniremo a Rey e seguiremo la storia della ricostruzione del Nuovo Ordine Jedi e dei poteri che si ergono per abbatterlo. Il ritorno di Rey ci porterà il più lontano possibile dalla Saga degli Skywalker nel “canone” e si spera che possa rispondere a molte delle domande persistenti che avevamo dopo aver visto la trilogia sequel.

Tuttavia, visto quanto è stata divisiva, è molto probabile che si discosti da quanto visto in quel film per affermare Rey come donna a sé stante (quindi, potremmo finire per dire addio a Rey “Skywalker”).

Zack Snyder sull’esperienza di Justice League, sui fan “tossici”, sulla violazione di Batman e altro ancora

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Zack Snyder, regista di Rebel Moon, è stato ospite dell’ultimo episodio di The Joe Rogan Experience e il divisivo regista ha discusso una serie di argomenti, tra cui alcuni dei suoi progetti basati sulla DC.

Zack Snyder ha parlato delle sue esperienze di lavoro su Justice League e Batman V Superman: Dawn of Justice, e di come l’insistenza degli studios per fargli fare determinati tagli gli abbia fatto guadagnare la reputazione di “uomo delle Director’s cut”. Ha anche menzionato che ha trovato molto difficile ottenere una classificazione PG-13 per Justice League e Batman V Superman: Dawn of Justice perché alla commissione di classificazione semplicemente non “piaceva l’idea di Batman e Superman che combattevano“.

Parlando di BATMAN, Snyder interviene nel dibattito sulla “regola del non uccidere” dell’iconico eroe della DC Comics. “Se non metti alla prova la moralità del personaggio, allora è morto. Non può evolversi, non può muoversi, può solo rispondere a domande che non infrangono il canone, e questo non è il modo di trattare questi personaggi leggendari“.

Zack Snyder si sofferma anche sulle percezioni negative della sua fanbase e, pur riconoscendo che c’è un elemento tossico, ne elogia la passione e il fatto che hanno salvato delle vite raccogliendo più di 600.000 dollari per l’American Foundation for Suicide Prevention dopo che sua figlia Autumn si è tolta la vita. Potete vedere il video completo qui sotto, e abbiamo anche alcuni spezzoni più brevi.

Dune – Parte Due: Tim Blake Nelson ha il “cuore spezzato” per il taglio delle sue scene

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Dune – Parte Due (qui la nostra recensione) è stato accolto con recensioni estremamente positive e dato anche l’ottimo riscontro al box office la possibilità che Dune – Parte Tre diventi realtà è ora molto più alta. Il terzo film potrebbe poi essere l’occasione per portare in scena un personaggio inizialmente presente anche in Dune – Parte Due ma poi rimosso al momento del montaggio. Si tratta del Conte Hasimir Fenring, l’assassino e consigliere dell’Imperatore, marito di Lady Fenring (Léa Seydoux), interpretato dall’attore Tim Blake Nelson.

Proprio l’attore ha ora dichiarato di essere rimasto deluso dall’essere stato tagliato dal film e parlando con Movieweb ha dichiarato che: “Non credo di essere autorizzato a dire quale fosse la scena. Lo lascio fare a Denis, se vorrà parlarne. Mi sono divertito molto a girarla. E poi ha dovuto tagliarla perché pensava che il film fosse troppo lungo. Mi ha spezzato il cuore, ma non c’è rancore. Mi è piaciuta molto quest’esperienza e non vedo l’ora di fare qualcos’altro con lui, e sicuramente abbiamo intenzione di farlo“.

Dato il ruolo più importante di Fenring nei libri di Dune successivi al primo, è possibile che Nelson possa avere una seconda possibilità in Dune – Parte Tre. Come noto, Villeneuve ha dichiarato che non concepisce il concetto di director’s cut o di rilascio delle scene tagliate. Per lui, se qualcosa di girato non viene inserito nel film è da considerarsi morto, senza possibilità di futura pubblicazione. Probabilmente, dunque, non vedremo mai le scene con protagonista Nelson, ma il suo personaggio potrebbe comunque comparire ancora nel racconto.

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Tutto quello che c’è da sapere su Dune – Parte Due

Questo film successivo esplorerà il mitico viaggio di Paul Atreides mentre si unisce a Chani e ai Fremen mentre è su un sentiero di guerra di vendetta contro i cospiratori che hanno distrutto la sua famiglia“, si legge nella sinossi ufficiale. “Di fronte alla scelta tra l’amore della sua vita e il destino dell’universo conosciuto, tenta di prevenire un futuro terribile che solo lui può prevedere.”

Nel film vedremo Timothée Chalamet nei panni di Paul Atreides, Zendaya nei panni di Chani, Rebecca Ferguson nei panni di Lady Jessica, Josh Brolin nei panni di Gurney Halleck, Javier Bardem nei panni di Stilgar, Austin Butler nei panni di Feyd-Rautha, Florence Pugh nei panni della Principessa Irulan, Dave Bautista nei panni della Bestia. Rabban, Léa Seydoux nel ruolo di Lady Margot, Stellan Skarsgård nel ruolo del Barone e Christopher Walken nel ruolo dell’Imperatore Shaddam IV.

Dune – Parte due è diretto da Villeneuve da una sceneggiatura che ha scritto insieme a Jon Spaihts. Il film è basato sull’innovativo romanzo di fantascienza Dune del 1965 di Frank Herbert. Dune – Parte due è uscito nei cinema il 28 Febbraio 2024. Il secondo capitolo continuerà la storia di Dune, che, nonostante la sua controversa uscita, è stato un solido successo al botteghino nel 2021, incassando oltre 402 milioni di dollari su un budget di produzione stimato di 165 milioni di dollari. Tuttavia, WB ha sicuramente maggiori speranze per il sequel, che potrà trarre vantaggio da un’uscita globale su larga scala in formati standard e premium, incluso IMAX.

Shōgun buon esordio a livello globale

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Shōgun buon esordio a livello globale

Shōgun (recensione), la serie evento di FX composta da 10 episodi – un’epica saga di guerra, passione e potere ambientata nel Giappone feudale e basata sul romanzo bestseller di James Clavell – ha ottenuto 9 milioni di visualizzazioni* a livello globale al suo debutto su Disney+ e Hulu, sulla base dei primi sei giorni di disponibilità in streaming, garantendosi così la prima posizione tra le serie scripted di General Entertainment a livello mondiale.

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Negli Stati Uniti, Shōgun si posiziona al primo posto tra le premiere FX su Hulu, appena davanti alla seconda stagione di The Bear, grazie all’audience accumulata da Hulu su Disney+. A livello internazionale, Shōgun è al primo posto tra le serie di general entertainment, superando così la prima stagione di The Kardashians. I primi tre episodi diShōgun sono ora disponibili in streaming e i nuovi debutteranno ogni martedì fino al 23 aprile. Il prossimo episodio, “Il recinto a otto pareti”, arriverà martedì 12 marzo su Hulu negli Stati Uniti, Star+ in America Latina e Disney+ in tutti gli altri territori.

Shōgun è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks, con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo insieme a Michaela Clavell, Edward L. McDonnell, Michael De Luca e Kondo. Insieme a Cosmo Jarvis, nel ruolo di John Blackthorne, la serie si avvale di un acclamato cast giapponese – un fatto senza precedenti per una produzione americana – che include il produttore Hiroyuki Sanada nel ruolo di Lord Yoshii Toranaga, Anna Sawai nei panni di Toda Mariko, Tadanobu Asano in quelli di Kashigi Yabushige, Hiroto Kanai nel ruolo di Kashigi Omi, Takehiro Hira nei panni di Ishido Kazunari, Moeka Hoshi in quelli di Usami Fuji; Tokuma Nishioka  interpreta Toda Hiromatsu, Shinnosuke Abe è Buntaro, Yuki Kura è Yoshii Nagakado, mentre Yuka Kouri interpreta Kiku e Fumi Nikaido è Ochiba no Kata.

Deadpool & Wolverine: un attore di X-Men 3 si è rifiutato di fare un cameo

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Non è un segreto che ci siano molti camei in programma per Deadpool e Wolverine (alcuni confermati, altri ancora vociferati) e sembra ormai certo che i Marvel Studios e il regista Shawn Levy stiano pianificando di riportare in scena molti più personaggi dell’ormai defunto franchise degli X-Men di quanto si pensasse. Hugh Jackman, come noto, tornerà nei panni di Wolverine, ma il recente trailer ha rivelato che anche Aaron Stanford riprenderà il suo ruolo di Pyro, si vocifera che potrebbero comparire anche Halle Berry (Tempesta), James Marsden (Ciclope), Famke Janssen (Jean Grey) e altri ancora.

Un attore di un film degli X-Men dell’era Fox, tuttavia, ha reso noto che non si unirà alla film, e non perché non gli sia stato chiesto. Si tratta di Vinnie Jones, noto per aver ricoperto il ruolo di Juggernaut in X-Men: Conflitto finale, il quale parlando con Yahoo! ha rivelato di aver ricevuto l’offerta di fare un cameo in Deadpool & Wolverine ma che a seguito di brevi trattative ha infine declinato l’invito. “Mi hanno appena chiesto di fare Deadpool, il nuovo film che sta per uscire“, ha detto Jones. “Ho parlato con il regista e gli ho detto: “È un dramma indossare quella tuta, mentalmente e fisicamente“.

È stato un dramma anche dal punto di vista mentale, perché ci sei dentro e non puoi fare nulla tutto il giorno. Puoi solo bere da una cannuccia. Quindi, non siamo riusciti a trovare un accordo per Deadpool, ma, voglio dire, Deadpool è il mio film preferito di tutti i tempi, più o meno. Volevo davvero farlo, ma non avevano il budget per mettermi nella tuta“. Se dunque ora si ha la conferma che Juggernaut non comparirà nel film, non resta che attendere la sua uscita in sala per scoprire se gli altri nomi di cui si vocifera vi avranno effettivamente preso parte o meno.

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Tutto quello che sappiamo su Deadpool & Wolverine

Deadpool & Wolverine riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia dell’atteso progetto. Hugh Jackman uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli ufficiali della storia di Deadpool & Wolverine, con protagonista Ryan Reynolds, non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la serie di film di Deadpool – l’unica parte del franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso.

Ciò preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman, viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche altri X-Men possano fare la loro comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della Marvel comparsi sul grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben Affleck.

Una voce recente afferma che anche Liev Schreiber sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo, Morena Baccarin (Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in franchising Emma Corrin (The Crown) e Matthew Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora segreti. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki, incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool & Wolverine uscirà nei cinema il 26 luglio 2024.

Ricatto d’amore: tutte le curiosità sul film con Sandra Bullock

Ricatto d’amore: tutte le curiosità sul film con Sandra Bullock

L’attrice Sandra Bullock ha preso parte nel corso della sua carriera a film di diverso genere, dal drammatico Il momento di uccidere al thriller Formula per un delitto, dal biografico The Blind Side – con cui ha vinto l’Oscar – al fantascientifico Gravity e fino all’horror Bird Box. Ha dunque dimostrato di saper variare e affrontare anche film di diverso tenore, ma quando si pensa a lei probabilmente la prima cosa che viene in mente è il genere della commedia romantica. Un amore tutto suo, Ladri per amore o Piovuta dal cielo sono solo alcuni dei titoli di questo tipo a cui ha partecipato, ma il più grande successo in tale genere rimane probabilmente Ricatto d’amore (qui la recensione).

Realizzato nel 2009 per la regia di Anne Fletcher, già autrice di titoli simili come 27 volte in bianco e Fuga in tacchio a spillo, questo film propone la classica formula della commedia romantica con due protagonisti che non si sopportano costretti a stare insieme per un determinato motivo. Si generano così incomprensioni, situazioni esilaranti e, a lungo andare, sentimenti veri. Non si punta dunque ad offrire una chissà quale novità nel genere, ma la presenza di determinati elementi ha reso questo film un grande successo, tra i quali si ritrovano la grande sintonia tra i due protagonisti e l’appartenenza ad un tipo di commedia “vietata ai minori” ormai sempre meno praticata.

Un titolo simile recentemente uscito? Tutti tranne te (qui la recensione), a sua volta affermatosi come un film campione d’incassi. Se dunque si è appassionati di questo genere di commedie irriverenti e scorrette, dove però alla fine i sentimenti prevalgono sempre, Ricatto d’amore è il film giusto da vedere. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Ricatto d’amore. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle location dove è stato girato il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Ricatto d'amore cast

La trama e il cast di Ricatto d’amore

Protagonista del film è Margaret Tate, pezzo grosso dell’editoria che lavora a New York. Essendo canadese, la donna corre però il rischio di essere rimpatriata forzatamente per via della sua Visa scaduta. Per aggirare il problema, Margaret dichiara impulsivamente di essere fidanzata con il suo assistente, Andrew Paxton, con il quale si sposerà a breve. C’è solo un piccolo problema: Andrew odia Margaret, che lo ha tormentato per anni, e si dice disposto ad aiutarla stando al gioco con l’ufficiale del servizio immigrazione solo a patto che lei lo promuova. I due si troveranno così costretti ad una convivenza forzata, ognuno per propri motivi.

L’attrice Sandra Bullock ricopre il ruolo di Margaret Tate, il quale era inizialmente stato offerto a Julia Roberts. Nel ruolo di Andrew Paxton vi è invece Ryan Reynolds, il quale conosceva ed era amico di Bullock già da diversi anni prima di questo film. I due, però, inizialmente si sono sentiti a disagio nel girare la loro scena di nudo, ma piano piano hanno iniziato a trovarsi a loro agio in quella situazione, nonostante a volte le loro protezioni cadessero. La Bullock ha dichiarato poi in un’intervista di non avere alcun problema con la nudità: “Questo film ha bisogno della mia nudità per essere divertente“.

Recitano poi nel film Malin Åkerman nel ruolo di Gertrude, ex fidanzata di Andrew, Craig T. Nelson nel ruolo di Joe Paxton, il padre di Andrew, che possiede le aziende di famiglia che dominano la città di Sitka e Mary Steenburgen nel ruolo di Grace Paxton, madre di Andrew. Betty White, invece, è Annie, la nonna di Andrew. L’attrice, però, ha quasi rifiutato il suo ruolo nel film perché le riprese le avrebbero imposto di trascorrere dieci settimane lontano dal suo golden retriever. Denis O’Hare ricopre invece il ruolo di Mr. Gilbertson, l’agente dell’immigrazione che indaga sul caso di Margaret

Ricatto d'amore location

Dove è stato girato Ricatto d’amore? Ecco le location del film

Buona parte del racconto si svolge in Alaska, dove vive la famiglia di Andrew e dove egli si reca con Margaret proprio per presentarla ai suoi parenti. Anche se la maggior parte del film è dunque ambientato a Sitka, in Alaska, le riprese in realtà hanno avuto luogo a Rockport, nel Massachusetts. Naturalmente, ciò ha significato che parte della città è stata soggetta ad alcuni cambiamenti, necessari per renderla più simile a Sitka. Tra i principali luoghi in cui si sono svolte le riprese vi sono l’edificio Motif Number One sul Bradley Wharf, l’Haskins Building e il quartiere centrale di Rockport. La scena del matrimonio è invece stata girata in una casa vittoriana a tre piani del XX secolo nella città di Manchester-by-the-Sea.

Ricatto d’amore 2: ci sarà un sequel?

Come saprà chi ha visto il film, il finale lasciava aperte alcune possibilità per la realizzazione di un sequel, ma negli anni non si è mai parlato di tale possibilità. Ad oggi, dunque, è da escludere la realizzazione di un sequel. Tuttavia, il grande successo di Ricatto d’amore ha portato alla realizzazione di diversi remake, tra cui uno cinese e diversi indiani. Il primo di questi è stato coprodotto da Walt Disney Pictures e Linmon Pictures, e diretto da Yee Chin-yen. Esistono invece tre remake indiani: uno in lingua malayalam dal titolo My boss; uno in lingua kannada intitolato Software Ganda; e uno in lingua tamil intitolato sandakkari.

Il trailer di Ricatto d’amore e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Ricatto d’amore grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 6 marzo alle ore 21:25 sul canale Rai 1.

L’effetto farfalla: la spiegazione del finale del film

L’effetto farfalla: la spiegazione del finale del film

I paesi scandinavi sono noti per i loro racconti thriller, che dalla letteratura al cinema e fino alla televisione appassionano ormai tutto il mondo. Per l’audiovisivo, è nota la trilogia di Uomini che odiano le donne ma anche titoli come Operation Napoleon, Una famiglia quasi normale, Paziente 64 – Il giallo dell’isola dimenticata o la serie The Investigation, basata su un reale fatto di cronaca. Si tratta di opere capaci di costruire grandi misteri spesso legati al passato dei protagonisti o della storia del paese di riferimento. Un’altro celebre film legato a questo genere e a questi paesi è il danese L’effetto farfalla, diretto nel 2021 da Martin Zandvliet, noto per aver diretto Land of Mine – Sotto la sabbia.

Questo film è il quarto adattamento cinematografico di una serie di dieci romanzi polizieschi nordici danesi dell’autore Jussi Adler-Olsen, incentrati sul Dipartimento Q e sull’ispettore di polizia Carl Mørck. Tuttavia L’effetto farfalla, basato sul quarto romanzo della serie con titolo internazionale Buried, segna un nuovo inizio in questa serie di adattamenti. Nonostante il grande successo commerciale e di critica, l’autore Adler-Olsen non era soddisfatto degli adattamenti dei primi quattro romanzi della serie e ha quindi affidato i diritti cinematografici dei romanzi successivi a un’altra casa di produzione, con conseguente cambio di cast.

Tanto è popolare questa serie che Netflix ne ha acquisito i diritti per portare Carl Mørck e le sue indagini nel proprio catalogo con una serie Original in lingua inglese, le cui riprese sono attualmente in corso e che vedrà l’attore Matthew Goode nel ruolo di Mørck. In attesa di questo “remake”, L’effetto farfalla è ad oggi senza dubbio il film più affascinante della serie, che ogni appassionato del genere non dovrebbe lasciarsi sfuggire. In questo articolo, approfondiamo alcune sue curiosità. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile ritrovare dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale.

L'effetto farfalla cast

La trama e il cast di L’effetto farfalla

Protagonista del film è Marco un quattordicenne rom che viene arrestato alla frontiera danese con documenti falsi, la polizia scopre che il passaporto rubato appartiene a un funzionario pubblico scomparso. Il dettaglio allarmante è che prima di sparire, l’uomo era stato accusato di pedofilia. A seguire la vicenda è l’ispettore di polizia Carl Mørck del Dipartimento Q, il quale fa dunque riaprire un caso troppo sbrigativamente chiuso. Mentre cerca di far collaborare il ragazzo, chiuso nel suo silenzio, Marco si troverà a doversi confrontare anche con alcune minacce di morte per quello che sa o quello che potrebbe scoprire.

Protagonista del film è l’attore Ulrich Thomsen, attore danese visto in film come Festen – Festa in famiglia (1998), Le crociate (2005) e Mortdecai (2015). Quella in L’effetto farfalla è la sua prima volta nel ruolo dell’ispettore Carl Mørck, ruolo che riprenderà poi anche per il film del 2024 Boundless (Den grænseløse). Accanto a lui, nel ruolo di Assad, il partner di Mørck sul caso, vi è l’attore Zaki Youssef, mentre Lubos Oláh è il giovane Marco. Recitano poi nel film l’attrice Sofie Torp nel ruolo dell’assistente Rose, Anders Matthesen in quello di Teis Snap e Henrik Noël Olesen in quello di Marcus Jacobsen.

L'effetto farfalla cast

La spiegazione del finale di L’effetto farfalla 

Per cercare di risolvere il mistero che lega il giovane Marco al funzionario pubblico scomparso di nome William Stark, Mørck e il suo team inizia a svolgere delle indagini a partire dalle accuse di pedofilia. Apprendono però dal giornalista Teis Snap che Stark, prima della sua scomparsa, era sulle tracce di un grosso scandalo di frode, secondo cui le donazioni non venivano investite in progetti di aiuto ma venivano sottratte dal Dipartimento di Stato a fini personali. Ulteriori indagini rivelano poi che il padre di Jeanne, la ragazza che avrebbe subito violenze da Stark, ha ricevuto ingenti somme di denaro dopo la denuncia di stupro ed è poi morto in un incidente.

Quando vogliono interrogare nuovamente Jeanne, la trovano però morta nella vasca da bagno. Sono convinti che sia stata uccisa. Mørck, parlando poi con Malena – moglie di Stark – e sua figlia Thilde, apprende che Marco le ha regalato una collana appartenente al padre. In seguito Marco rivela a Mørck che Stark è effettivamente morto e lo conduce al suo corpo, che il ragazzo aveva scoperto e da cui aveva preso la collana. Mørck ricerca allora informazioni sul proprietario del bosco in cui è stato trovato il corpo e scopre appartenere a una società di costruzioni e proprietà il cui fondatore Jens Brage-Schmidt vive lì. Anche Teis Snap fa parte del consiglio di amministrazione della società.

Mørck, recatosi alla proprietà con Assad, trova soffocato il vecchio Brage-Schmidt e lo stesso Snap ucciso. Una misteriosa auto abbandonata, però, solleva dei sospetti. Nel frattempo, Zola, il criminale per cui lavora il padre di Marco, ha rapito il giovane considerandolo pericoloso per i suoi rapporti con la polizia. Tuttavia, gli investigatori riescono a raggiungerli e a liberare il giovane. Infine, Mørck vede l’auto di Rene Eriksen, del Ministero degli Esteri, nei servizi televisivi e la riconosce come l’auto trovata fuori dalla villa di Brage-Schmidt. Riescono così ad arrestarlo e a smascherare i suoi illeciti e Marco può tornare a casa con il padre.

Il trailer di L’effetto farfalla e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 6 marzo alle ore 21:20 sul canale Rai 4. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Justice League: tutto quello che c’è da sapere sul film di Zack Snyder

Cuore di tutto il DC Extended Universe, ovvero il racconto sul grande e piccolo schermo dei supereroi della DC Comics, è il film Justice League (qui la recensione). Diretto nel 2017 da Zack Snyder, il film avrebbe dovuto rappresentare il primo apice di quanto fino a quel momento raccontato dai film L’uomo d’acciaio, Batman v Superman e Wonder Woman. Il risultato, come noto, fu però tutt’altro che entusiasmante e Justice League si affermò non solo come un considerevole flop al box office ma anche come un film fortemente limitato dai suoi numerosi problemi produttivi.

Durante la sua realizzazione, infatti, Snyder si è visto costretto ad abbandonare il progetto in seguito alla morte della figlia, lasciando al regista Joss Whedon (che per la Marvel aveva diretto i primi due Avengers) la gestione della post-produzione e la regia delle ultime riprese restanti. Tale cambio di regista ha naturalmente portato il film ad avere aspetti dissonanti al proprio interno, con Whedon che si è particolarmente discostato dalla versione di Snyder anche attraverso alcune riscritture della sceneggiatura avvenute a riprese già in corso. Justic League, insomma, ha sofferto di numerosi drammi produttivi che ne hanno fatto un’opera particolarmente debole.

Con il tempo, il film è stato parzialmente rivalutato da una buona fetta di fan, ma gli viene oggi di gran lunga preferita la Zack Snyder’s Justice League, ovvero la versione poi portata a compimento nel 2021 da Snyder e fedele ai suoi piani originali per il film. Ora che il DCEU è prossimo alla sua definitiva conclusione, riscoprire tale film può comunque essere un motivo di ulteriore dibattito su ciò che ha funzionato o meno di esso. Di Justice League vengono infatti generalmente lodati il suo tono meno cupo rispetto ai precedenti film DC e alcune sequenze d’azione. Elementi che ne fanno un film visivamente affascinante sotto certi punti di vista.

La trama e il cast di Justice League

Dopo gli eventi di Batman v Superman, il miliardario Bruce Wayne rivaluta la scelta di lottare in solitaria e decide di fare squadra con un composito gruppo di supereroi. Si allea così con la principessa delle amazzoni Wonder Woman, il velocissimo Flash, il sovrano di Atlantide  Aquaman e Victor Stone, l’ex atleta rivestito di componenti meccaniche che si è guadagnato per questo il soprannome di Cyborg. Con la squadra così al completo, guidata da Batman, le forze della Justice League sono pronte a difendere il pianeta da un attacco di proporzioni catastrofiche rappresentato da Steppenwolf, inviato sulla terra dal divino Darkseid con lo scopo di conquistarla in suo nome. Ben presto, però, il defunto Superman si rivelerà indispensabile ai fini della riuscita della missione.

Ad interpretare i supereroi qui elencati vi sono Ben Affleck nei panni di Batman, che riprende da Batman v Superman, mentre Henry Cavill torna ad interpretare Superman. Gal Gadot riprende il ruolo di Wonder Woman dopo averla interpretata nel suo film da solista, mentre Jason Momoa fa il suo debutto ufficiale come Aquaman. Ezra Miller interpreta Flash, mentre Ray Fisher è Cyborg, ed ha interpretato il personaggio quasi completamente attraverso l’uso della motion capture. Recitano poi nel film gli attori Amy Adams nei panni di Lois Lane, Jeremy Irons in quelli di Alfred Pennyworth e J. K. Simmons come James Gordon. L’attore Ciaran Hinds è invece l’interprete di Steppenwolf.

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Justice League vs Zack Snyder’s Justice League: dai combattimenti a Steppenwolf, ecco le differenze tra le due versioni

Ma quali sono le differenze esistenti tra il film Justice League arrivato in sala nel 2017 e la Zack Snyder’s Justice League? Innanzitutto, la durata. La prima versione del film dura infatti appena due ore, con molto del materiale girato da Snyder tagliato in fase di montaggio. Il regista lo ha però poi recuperato, dando vita alla sua versione della durata di quasi quattro ore. Altra significativa differenza la si ritrova nei colori. Per alleggerire i toni del film, Joss Whedon ha concepito delle inquadrature molto più colorate e luminose. Al contrario, Zack Snyder ha impiegato un drago di colore molto più sottile e ad alto contrasto, in modo da conferire al suo film dei toni più levigati e naturali. La versione di Snyder è poi suddivisa in sei capitoli, seguiti da un epilogo.

Altra differenza la si ritrova poi nelle scene di combattimento, ovviamente molto più lunghe e approfondite nella versione di Snyder, in grado così di regalare allo spettatore tutta l’adrenalina e l’emozione che il film distribuito in sala non possedeva. È poi differente l’aspetto del villain Steppenwolf, che Snyder ricostruisce così come lo aveva inizialmente immaginato, più possente e spaventoso. Il personaggio era infatti stato reso meno inquietante per il film del 2017, nella speranza di non spaventare i più piccoli. Sempre rimanendo in ambito villain, la versione di Snyder mostra molto di più di Darkseid, raccontandone origini e obiettivi. Oltre a lui, nella Zack Snyder’s Justice League sono presenti altri personaggi in più, tra cui il Joker di Jared Leto.

Differenze si ritrovano anche nella resurrezione di Superman. Nel film del 2017 Whedon ha trasformato la decisione di resuscitare Superman in un momento di conflitto tra i membri della squadra (prendendo ispirazione da quanto visto nei suoi The Avengers e Avengers: Age of Ultron). Nella Snyder Cut, invece, la decisione avviene con mutuo consenso, dopo che Cyborg ha spiegato le capacità della Scatola Madre. A differenza del taglio cinematografico, il team decide di portare avanti la sua decisione all’interno del Wayne Aerospace Hangar, e non nella Batcaverna. Altre differenze esistenti tra le due versioni sono qui elencate!

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Justice League: il sequel mai realizzato

Parallelamente all’arrivo in sala di Justice League, i DC Studios fissarono l’uscita di un suo sequel al 14 giugno 2019. Tuttavia i risultati tutt’altro che entusiasmanti sia a livello di critica che di pubblico a cui il film è andato incontro una volta distribuito in sala, hanno frenato i piani per la realizzazione di un suo sequel. Con il tempo, tale seguito è infine stato cancellato e i DC Studios hanno preferito concentrarsi su progetti stand-alone come Wonder Woman 1984, Aquaman e The Flash. Ora che il DCEU è stato ufficialmente dichiarato “morto” in favore del DC Universe di James Gunn e Peter Safran, è chiaro che Justice League non avrà mai un sequel. Si può dunque unicamente sperare in un nuovo film dedicato alla celebre squadra, che sappia rendere giustizia ad essa.

Il trailer di Justic League e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Justice League grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 6 marzo alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

Jurassic World: ecco dove sarà girato il nuovo film

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Jurassic World: ecco dove sarà girato il nuovo film

NBCUniversal ha confermato che il suo nuovo film Jurassic World 4 sarà girato quest’anno presso i propri Sky Studios Elstree nel Regno Unito.

Con una data di uscita già fissata per luglio 2025, le nostre fonti si aspettano che le riprese del film di successo inizieranno quest’estate, anche se ciò non è stato confermato dallo studio.

Il mese scorso abbiamo riferito che il regista di GodzillaRogue One e The Creator Gareth Edwards era in trattative finali per dirigere il film Jurassic World 4, che sarà una nuova interpretazione dell’era giurassica con  i membri del cast di Jurassic World, Chris Pratt e Bryce Dallas Howard che non dovrebbero tornare, né gli attori della trilogia originale Jeff Goldblum, Laura Dern e Sam NeillDavid Koepp ha scritto la sceneggiatura.

La conferma delle riprese del film Jurassic World 4 agli Sky Studios è arrivata dalla società sorella della Universal, Sky, che oggi ha annunciato gli aggiornamenti del governo britannico sul credito d’imposta locale e sulle tariffe commerciali.

Il nuovo film Jurassic World 4 diventerà il terzo film importante girato negli Sky Studios della Universal – dopo Wicked e Paddington 3 – uscito lo scorso anno. Si prevede che il film sarà girato anche in altre destinazioni globali: la maggior parte dei film della serie sono stati girati alle Hawaii, anche se non è stata confermata come destinazione. I precedenti film di Jurassic World erano stati girati a Pinewood nel Regno Unito, ma questo non sarà girato lì.

Secondo fonti dello studio, il precedente film Jurassic World ha generato più di 2.000 posti di lavoro e una spesa di 180 milioni di sterline nel Regno Unito. Tuttavia, la composizione dell’equipaggio di questa puntata, e anche la sua fattibilità, potrebbero essere messe in discussione se uno sciopero IATSE e Teamsters dovesse svolgersi quest’estate.

Il nuovo film Jurassic World 4 sarà prodotto da Steven Spielberg attraverso Amblin Entertainment, Frank Marshall e Patrick Crowley produrranno attraverso Kennedy-Marshall. Il vicepresidente esecutivo dello sviluppo della produzione Sara Scott e il direttore creativo dello sviluppo della produzione Jacqueline Garell supervisioneranno il progetto per la Universal.

Dana Strong, CEO di Sky Group, ha dichiarato oggi in merito al credito d’imposta e ai cambiamenti delle tariffe commerciali del Regno Unito: “Siamo lieti che il Cancelliere abbia deciso oggi di tagliare le tariffe commerciali degli studi televisivi e cinematografici, fornendo sgravi fiscali vitali per consentire al Regno Unito di livello mondiale settore della produzione cinematografica e televisiva per continuare a prosperare. L’annuncio di oggi dà fiducia al settore, sbloccando opportunità di lavoro e fornendo allo stesso tempo una base stabile per gli investimenti di domani nel Regno Unito, come la nostra proposta per Sky Studios Elstree North e le riprese di Jurassic 4 di NBCUniversal ”.

Cosa sappiamo di Jurassic World 4?

Sebbene non siano ancora state rivelate informazioni ufficiali sulla trama del nuovo Jurassic World, la scrittura della sceneggiatura da parte di Koepp suggerisce che il film potrebbe tornare alle origini del franchise. Koepp non solo ha scritto l’acclamato originale del 1993 di Steven Spielberg, ma anche il suo sequel del 1997, Il mondo perduto: Jurassic Park. Non essendo previsto il ritorno di membri del cast storico come Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum, né di nuovi membri del cast di Jurassic World come Chris Pratt e Bryce Dallas Howard, il prossimo sequel potrebbe aprire la strada a una nuova era per il franchise.

Anche l’assunzione di Edwards fornisce qualche indicazione su ciò che potrebbe accadere in futuro. Edwards, che ha diretto anche Godzilla del 2014, ha anni di esperienza come artista VFX e questo è certamente uno dei motivi principali per cui tutti i suoi film presentano immagini CGI mozzafiato. The Creator, ad esempio, presenta un lavoro VFX straordinario ed è stato realizzato con un budget inferiore alla metà di quello di un tipico film del MCU, il che suggerisce che Jurassic World potrebbe avere una delle migliori CGI del franchise di sempre.

Le informazioni sulla trama possono essere scarse, ma il finale di Jurassic World: Il Dominio potrebbe in un certo senso aver preparato gli eventi del prossimo sequel. Il film si conclude con gli esseri umani e i dinosauri che vivono fianco a fianco, e il prossimo film potrebbe riprendere proprio da qui, solo con nuovi personaggi. Con l’avvicinarsi della data di inizio delle riprese, è comunque probabile che nei prossimi mesi vengano rivelate ulteriori informazioni sulla trama di Jurassic World, ma anche sugli attori principali che comporranno il cast.

Superman: una foto dietro le quinte anticipa la Fortezza della Solitudine del DCU

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È stata rivelata una nuova foto dietro le quinte di Superman, che offre ai fan uno sguardo al set del film DC Studios in Norvegia.

Il regista James Gunn ha parlato con Svalbardposten (tramite Deadline ) delle riprese del film DC Universe in Norvegia. Il regista ha spiegato che la prima scena di Superman che va alla Fortezza della Solitudine è stata girata e che le Svalbard si sono rivelate il posto migliore per filmare queste scene.

Abbiamo girato le prime scene [alle Svalbard], che mostrano Superman in fuga verso la Fortezza della Solitudine”, ha dichiarato Gunn (via VG ). “Volevamo un posto che fosse bello e che desse la sensazione di essere nel mezzo dell’Artico, quindi abbiamo esaminato diversi posti nel mondo. Ma ci sono state molte cose che ci hanno fatto vendere le Svalbard rispetto ad altri posti”.

Superman racconta la storia del viaggio di Superman per conciliare la sua eredità kryptoniana con la sua educazione umana come Clark Kent di Smallville, Kansas“, si legge nella sinossi ufficiale del film. “È l’incarnazione della verità, della giustizia e dello stile americano, guidato dalla gentilezza umana in un mondo che vede la gentilezza come antiquata.”

Cosa sappiamo sul nuovo Superman?

Superman avrà come protagonisti anche Rachel Brosnahan nel ruolo di Lois Lane e Nicholas Hoult in quello di Lex Luthor, oltre a Isabela Merced nel ruolo di Hawkgirl, Edi Gathegi in quello di Mister Terrific, Nathan Fillion in quello della Lanterna Verde Guy Gardner e Anthony Carrigan in quello di Metamorpho.

Più recentemente, Sara Sampaio ha firmato per interpretare l’assistente/amante di Lex, Eve Teschmacher, e Skyler Gisondo è stato scritturato per il ruolo di Jimmy Olsen.Sono attesi anche i membri della squadra di antieroi The Authority e María Gabriela de Faría (Animal Control) è stata scritturata per il ruolo di Angela Spica/The Engineer. Si dice anche che la Supergirl di Milly Alcock farà il suo debutto prima del suo film su Supergirl: Woman of Tomorrow, ma non è ancora stato confermato.

Non sappiamo ancora con esattezza come questi altri supereroi si inseriranno nella storia, ma James Gunn ha precedentemente rivelato che la doppia vita di Superman

Supersex: recensione della serie su Rocco Siffredi con Alessandro Borghi

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Il primo annuncio di Supersex aveva gettato una pruriginosa curiosità sul pubblico di Netflix e trai fan di Alessandro Borghi, un po’ meno eccitazione invece tra quelli di Rocco Siffredi, che hanno seguito e seguono il porno attore e la sua filmografia con passione e dedizione. Sì, perché provare a raccontare la vita di Siffredi era una sfida complicata, ci si sarebbe scontrati con lo snobismo, la chiusura mentale, la difficoltà di messa in scena, tutta una serie di ostacoli che in casa Netflix sono stati affrontati e superati, con risultati alterni.

Supersex, la storia di Rocco Siffredi

Supersex racconta di Rocco Tano, della sua infanzia e adolescenza a Ortona, della sua giovinezza a Parigi, dove, in compagnia di un fratello adorato e forse un po’ temuto, Tommaso, scopre la sua strada, capisce che quei vicoli bui e peccaminosi di Pigalle, nascondono posti segreti, dove lui può finalmente essere se stesso ed esercitare il suo superpoteri, quello del sesso. La serie è dunque una biografia che, tenendosi ai margini del mondo del porno, che Siffredi ha rivoluzionato e condizionato, racconta il ragazzo e l’uomo, i suoi timori, il prezzo che ha pagato per le sue scelte, il suo cammino verso l’immortalità.

La serie Netflix, composta da sei episodi e disponibile dal 6 marzo sulla piattaforma, prova dunque a gettare uno sguardo intimo sulla vita del celebre Siffredi, con Saul Nanni e Alessandro Borghi che si dividono il compito di mettere in scena poteri e debolezze di un uomo speciale. La serie, scritta da Francesca Mainieri e diretta da Matteo Rovere, Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni, ambisce quindi a raccontare un retroscena mai narrato, e in qualche modo a dare un cuore e uno spirito a un uomo percepito sempre e solo di carne.

Da un grande potere derivano grandi responsabilità

Con questa premessa, è chiaro che non bisogna aspettarsi da Supersex un Boogie Nights all’italiana. La serie tocca solo le sponde del mondo del porno, ne racconta le difficoltà e le asprezze, e tende a mettere al centro della storia Rocco e il suo superpotere. Proprio così: che ci si riferisca alle dimensioni, alla libido, al desiderio, all’inclinazione, alla capacità di performare a comando, gli autori della serie scelgono di parlare di queste caratteristiche di Siffredi come di un superpotere. Il che inevitabilmente implica responsabilità e quindi un prezzo da pagare.

I supereroi compiono grandi imprese, è vero, ma sono anche sempre lacerati tra ciò che è giusto fare, ciò che desiderano fare e ciò che invece devono fare proprio perché investiti del potere di cambiare le cose e “salvare gli innocenti”. Un Rocco Siffredi novello Spider-Man, dunque, che deve decidere se salvare New York (seguendo quindi la sua vocazione) o salvare Mary Jane (prendersi cura degli affetti personali). Una cosa non può coesistere con l’altra, la serie dimostra questo, e forse anche la vita di Siffredi e di altre pornostar più o meno famose. Questa scelta, assolutamente legittima e comprensibile, arriva in un momento di grande esposizione mediatica del pornodivo, che sembra impegnato in un lungo processo di rivalutazione della sua immagine pubblica per cercare di scrollarsi di dosso uno stigma sociale che, nella società contemporanea, arriva insieme a determinate scelte di vita e di professione.

Questo punto di vista, questa tesi si avvale enfaticamente di enfasi e toni drammatici, raccontando la lotta interiore del giovane Rocco che a poco a poco abbandona Tano (nome di battesimo) per abbracciare Siffredi, il nome con cui è diventato un’icona.

Supersex Alessandro Borghi
Supersex. Alessandro Borghi as Rocco in episode 106 of Supersex. Cr. Lucia Iuorio/Netflix © 2024

Un’occasione mancata

Ci saranno tantissime recensioni di Supersex che sottolineano quanto la serie Netflix, che offre un altissimo valore produttivo, dalle scenografie alle musiche fino ai costumi e location, riesca a dare un volto umano e complesso a quello che tutti considerano soltanto una macchina del sesso, si spenderanno moltissime parole per decantare la bravura del cast: Alessandro Borghi e Saul Nanni sono assolutamente incredibili e con loro anche Adriano Giannini e Jasmine Trinca, davvero in stato di grazie nei ruoli di Tommaso e Lucia. Tutte osservazioni giuste e dovute a chi si è speso davvero tanto, emotivamente e fisicamente, per mettere in scena una storia così straordinaria e anche drammatica.

Ma la scelta di virare sul dramma umano fa perdere alla produzione una possibilità preziosissima. Si parla di sesso, si parla di relazioni aperte, di amore libero, di promiscuità eppure lo si fa sempre sotto la lente del dramma, addirittura con tocchi di thriller. Mai viene menzionata la gioia, la bellezza, il divertimento che può portare una relazione tanto libera e appagante con il proprio corpo. Il pornoattore è veicolo di drammi personali (di nuovo, sacrosanti e centrali nella storia), ma non appare mai soggetto attivo delle proprie scelte e in questo modo il sesso e l’erotismo diventano ossessione, qualcosa da gestire, da incanalare, da domare e che porta sofferenza.

Provare a essere provocatori e offrire un ritratto più leggero, senza cancellare per forza le ombre di una vita, avrebbe potuto forse davvero offrire uno sguardo meno giudicante sul mondo del porno. Ma forse autori e spettatori non sono ancora pronti a questo tipo di libertà.

Prendiamo quindi per buona questo punto di vista: la storia di questo ragazzo di Ortona che con il suo superpotere ha lasciato un segno nella storia del mondo, ha combattuto contro i suoi demoni e alla fine, almeno a giudicare da quello che dice Rocco Siffredi, quello vero, ha trovato l’equilibrio e l’amore, per la sua compagna, per la sua famiglia e per se stesso.

Supersex
Supersex. (L to R) Linda Caridi as Tina, Alessandro Borghi as Rocco in episode 105 of Supersex. Cr. Lucia Iuorio/Netflix © 2024

Doc – Nelle tue mani 3: anticipazioni dagli episodi 15 e 16

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Doc – Nelle tue mani 3: anticipazioni dagli episodi 15 e 16

Dopo la messa in onda degli episodi 13 e 14 che abbiamo recensito qui, oggi vi svegliamo le anticipazioni dei nuovi episodi di terza stagione della serie tv DOC – Nelle tue mani che andranno in onda questa sera giovedì 07 Marzo, in prima serata su Rai 1. Ecco le anticipazioni dell’episodio quindicesimo e sedicesimo e gran finale di stagione, che si intitolano rispettivamente “Quello che si deve fare” e “Liberi”.

Doc – Nelle tue mani 3 EPISODIO 15, “Quello che si deve fare”

Marzo 2011. Andrea è costretto a fare i conti con la malattia di Agnese, ma un’inaspettata notizia dall’America riaccende le speranze. In ospedale il neo-primario viene messo invece in difficoltà da un caso dalla diagnosi difficile, che costringerà qualcuno a un terribile compromesso. Nel frattempo, a Lorenzo viene affidato il signor Gianfranco, un paziente arrivato da una RSA a cui è stato prescritto un medicinale in dosi eccessive.

Doc – Nelle tue mani 3 EPISODIO 16 “Liberi”

In reparto è arrivato il momento della verità. Mentre Federico affronta il suo ultimo giorno all’Ambrosiano e Martina prende una decisione che lascia di stucco il resto della squadra, Doc deve fare i conti con la verità che Agnese gli ha raccontato e che l’ha costretto a cambiare prospettiva sul suo passato. È convinto che non possa andare peggio di così almeno fino a quando viene ricoverato l’uomo responsabile di tutto. Il suo peggior nemico.

DOC – Nelle tue mani è una produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction. Tra partenze e nuovi arrivi in DOC – Nelle tue mani, nuove sfide attendono la squadra del Policlinico Ambrosiano di Milano, guidata dall’amatissimo dottor Andrea Fanti (Luca Argentero), che torna finalmente a rivestire il ruolo di primario mentre prova a recuperare quei ricordi che ormai tutti (o quasi) ritenevano perduti per sempre.

DOC – Nelle tue mani, la serie

DOC – Nelle tue mani è la serie tv prodotta da RAI FICTION scritta da Francesco Arlanch e Viola Rispoli. Una produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction

Nel cast di DOC – Nelle tue mani Luca Argentero, Matilde Gioli, Pierpaolo Spollon, Sara Lazzaro, Marco Rossetti, Laura Cravedi, Giacomo Giorgio, Elisa Wong, Elisa Di Eusanio, Giovanni Scifoni, Aurora Peres e Diego Ribon. La regia è affidata a Jan Maria Michelini (ep. 1-4), Nicola Abbatangelo (ep. 5-10) e Matteo Oleotto (ep. 11-16).

Le riprese della serie si sono svolte tra Roma, Milano e Formello; per la location ospedaliera il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e l’Università Campus Bio-Medico di Roma hanno messo a disposizione spazi e tecnologie.

The Idea of You: trailer del film con Anne Hathaway

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The Idea of You: trailer del film con Anne Hathaway

Tratto dall’omonimo e acclamato romanzo, The Idea of You è incentrato su Solène (Anne Hathaway), una madre single quarantenne che inizia un’inaspettata storia d’amore con il ventiquattrenne Hayes Campbell (Nicholas Galitzine), il cantante degli August Moon, la boy band più in voga del pianeta. Costretta ad accompagnare la figlia adolescente al Coachella Music Festival, dopo che il suo ex ha rinunciato all’ultimo minuto, Solène incontra casualmente Hayes, con cui fin dal primo momento scocca un’innegabile scintilla. I due intraprendono un’appassionata relazione, ma non passa molto tempo prima che lo status di superstar di Hayes ponga delle inevitabili sfide alla loro storia e che Solène si renda conto di come la vita sotto i riflettori di lui potrebbe essere più di quanto si aspetti.

The Idea of You, con Anne Hathaway, dal 2 maggio disponibile in tutto il mondo su Prime Video.

Regia di Michael Showalter
Sceneggiatura di Michael Showalter e Jennifer Westfeldt, basato sul libro di Robinne Lee
Prodotto da Cathy Schulman, Gabrielle Union, Anne Hathaway, Robinne Lee, Eric Hayes, Michael Showalter, Jordana Mollick
Executive producers Douglas S. Jones, Jason Babiszewski, Jennifer Westfeldt,
Kian Gass
Con Anne Hathaway, Nicholas Galitzine, Ella Rubin, Annie Mumolo, Reid Scott, Perry Mattfeld, Jordan Aaron Hall, Mathilda Gianopoulos, Raymond Cham Jr., Jaiden Anthony, Viktor White, Dakota Adan
Genere Romantic Drama
Durata 115 Minutes

Torino Film Festival: tutte le novità della 42° edizione

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Torino Film Festival: tutte le novità della 42° edizione

Il Torino Film Festival è sempre stato e resta un festival cinefilo e autoriale, una mostra e un concorso di film dallo spirito libero, originale, fresco, indipendente, graffiante. Questa edizione del TFF – diretta da Giulio Base – è in continuità con il passato e al tempo stesso stringe l’occhio alle nuove generazioni, capaci di vivere, interpretare e condividere quell’anima forte e di ricerca che il TFF ha sempre avuto e portato avanti.

“Il suo entusiasmo si tocca con mano. Lo abbiamo già visto e sono convinta che ne avremo prova ancora nei prossimi mesi: Giulio Base si dedicherà a questa nuova avventura con tutta la passione che da sempre nutre per il cinema, custodendo l’eredità del festival e contribuendo con le sue idee a dare ulteriore lustro e slancio a una rassegna che in Italia e dall’estero è vista come uno degli appuntamenti più attesi nel mondo del cinema. Puntare sui giovani, una chiave vincente” commenta il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni. 

“Il festival di Giulio Base mantiene saldo il timone sull’anima fondante del TFF ma sicuramente saprà stupirci con delle importanti novità, interpretandolo con le sue tante anime di autore, regista, attore e produttore – sottolinea Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema. Lo ha dimostrato sia nel suo progetto presentato in occasione del bando e lo confermerà, ne sono sicuro, anche da oggi in avanti. Non posso che augurare buon lavoro a lui e a tutta la squadra”.

“Mancano otto mesi al prossimo Torino Film Festival ma già si delineano le linee principali di questa edizione, nato dai giovani e per i giovani, e che ai giovani deve continuare a rivolgersi, utilizzando anche i nuovi linguaggi del cinema e le sue evoluzioni – dichiara Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema. Resta un festival originale e indipendente, legato al territorio ma al tempo stesso capace di intercettare i grandi cambiamenti della critica cinematografica internazionale”.

“Ho visto nascere il Torino Film Festival, che allora si chiamava Festival Internazionale Cinema Giovani, ho respirato l’aria di quegli anni anche se ancora giovane, sono stato testimone del fermento e del cambiamento sociale e culturale nella Torino di inizio anni ’80 – racconta Giulio Base, direttore artistico del Torino Film Festival. L’ho seguito a distanza negli anni e ora essere qui è per me molto emozionante. Il 42° TFF l’ho costruita pezzo per pezzo, annodando idee, pensieri, contatti e desideri per dar vita a quella trama che è sicuramente uno dei sogni della mia vita”.

Torino Film Festival: tutte le novità della 42° edizione

INAUGURAZIONE

L’apertura del 42TFF avrà luogo il 22 novembre 2024 nella splendida cornice del Teatro Regio, una serata di charme che vedrà la proiezione di un film in anteprima internazionale e ospiti di livello nazionale e internazionale.

IL PROGRAMMA E LE SEZIONI 

La 42° edizione del Torino Film Festival sarà divisa in 6 sezioni per un totale di 120 film. Quattro le sezioni competitive: il concorso principale (16 film in anteprima mondiale o internazionale), il concorso documentari (16 titoli in anteprima italiana, senza distinzione tra italiani e internazionali), il concorso cortometraggi (24 titoli in anteprima europea, senza distinzione fra produzioni italiane o straniere) e il “leopardiano” Zibaldone (24 titoli in uno spazio totalmente libero ed eterogeneo, con titoli di ogni genere, senza nessun vincolo di durata, di formato, di data o di anteprima e prevederà un premio del pubblico). Due le sezioni non competitive: il fuori concorso (16 titoli) e la retrospettiva dedicata a Marlon Brando (24 titoli). 

LA SQUADRA 

La squadra è composta da giovani già con numerose esperienze alle spalle. Tre uomini e tre donne, con età compresa tra i 22 e i 32 anni, scelti perché capaci di raccontare e intercettare visioni, sguardi e linguaggi dei loro coetanei, senza però rinnegare il passato. Si rendono così, in qualche modo, intermediari e garanti nel preservare e mantenere vivo quello spirito originale e fresco che ha da sempre caratterizzato il TFF. I selezionatori del 42TFF sono, in ordine alfabetico, Davide Abbatescianni, Martina Barone, Ludovico Cantisani, Elvira Del Guercio, Veronica Orciari e Davide Stanzione.

MARLON BRANDO

Il grande omaggio a Marlon Brando (del quale quest’anno ricorre il centenario dalla nascita) comprende 24 titoli che ne ripercorrono la carriera dagli esordi del 1950 fino a una delle ultime interpretazioni del 1996. Carismatico e dotato di grande talento, Brando ha interpretato ruoli molto diversi tra loro, imponendo uno stile recitativo lontano dai canoni dell’epoca e che ha contribuito a consacrarlo come uno dei mostri sacri della storia del cinema.

Anche il manifesto della 42°edizione del TFF è dedicato Marlon Brando, ritratto nel 1972 sul set del controverso “Ultimo Tango a Parigi” diretto da Bernardo Bertolucci. È una delle rare foto in cui guarda direttamente dentro l’obiettivo, uno scatto complice e sornione, che seduce e mostra, senza mezzi termini, sua inarrivabile bellezza. (Ph. Eva Sereny / Iconic Images).

ACCESSIBILITÀ

Da quest’anno il TFF si impegna a essere anche un festival accessibile. Con l’associazione “+ Cultura Accessibile” si è deciso che tre titoli della retrospettiva dedicata a Marlon Brando saranno resi accessibili non solo alle disabilità motorie (lo sono già tutte le sale utilizzate) ma anche a quelle sensoriali e cognitive.

Benedetta Rossi: intervista alla doppiatrice di Kina e Yuk alla scoperta del mondo

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Abbiamo avuto il piacere di intervistare Benedetta Rossi che ha prestato la sua voce per doppiare uno dei protagonisti di Kina e Yuk alla scoperta del mondo.

In Kina e Yuk alla scoperta del mondo Kina e Yuk sono una coppia di volpi polari pronte a mettere su famiglia e vivono serenamente fra i banchi di ghiaccio del Canada. La temperatura, però, è anormalmente mite e il cibo scarseggia, costringendo Yuk ad avventurarsi sempre più lontano per cacciare. Quando, all’improvviso, un terribile suono causato dallo scioglimento dei ghiacci sconvolge il maestoso panorama e separa le due volpi, ognuna isolata su un pezzo di ghiaccio. Dovranno affrontare molti pericoli ed esplorare nuovi territori nella speranza di ritrovarsi in tempo per la nascita dei loro piccoli.

Il Piccolo Principe di Shangri-La, presentato il nuovo film di Mad Entertainment e Alessandro Rak

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Mad Entertainment e Alessandro Rak ancora insieme su un nuovo film d’animazione, Il Piccolo Principe di Shangri-La, il cui progetto viene presentato oggi, 6 marzo, al Cartoon Movie di Bordeaux – l’evento di coproduzione e pitching per lungometraggi d’animazione europei.

Dieci anni dopo il film “L’arte della felicità” vincitore dell’EFA European Film Award e dopo “Gatta Cenerentola”, Mad Entertainment, la factory napoletana di Luciano Stella, Maria Carolina Terzi, Carlo Stella e Lorenza Stella, punto di riferimento per l’animazione in Italia, è nuovamente accanto ad Alessandro Rak per la realizzazione di un film d’animazione ispirato alle vite straordinarie dell’esploratrice Alexandra David-Neel e Tenzin Gyatso, quattordicesimo Dalai Lama. «Un viaggio bambino alla ricerca di una spiritualità perduta o nuova, per salvare il mondo adulto dall’alienazione». Alessandro Rak

Il Piccolo Principe di Shangri-La, la trama

Esiste un Regno dello Spirito chiamato Shangri-La. Questa terra è sotto l’assedio delle forze di un Oscuro Signore che vuole insidiarne il Trono. Ora che il Kundun, l’anima luminosa che illumina il cammino dell’umanità, è morto, la fine del Regno dello Spirito sembra ineluttabile. Cosa possono fare due bambini ed un anziano monaco per salvare l’antica anima del mondo? Unire le forze e mettersi sulle tracce di un Piccolo Principe che riporti la luce perduta.

Los Colonos, recensione del film di Felipe Gálvez Haberle

Los Colonos, recensione del film di Felipe Gálvez Haberle

Dopo il passaggio nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2023, Los Colonos di Felipe Gálvez Haberle approda su MUBI dal 7 marzo. Il debutto al lungometraggio del regista cileno assume i contorni di un’epopea western su una Patagonia lasciata all’avidità e alla legge del più forte, in dialogo con altre pellicole che hanno rivisitato il genere cinematografico primordiale, mettendo al centro gli oppressi, come il recente Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese e Jauja di Lisandro Alonso (2014).

Los Colonos, la trama: il western si trasferisce in Cile

L’azione si svolge nella Terra del Fuoco, nel 1901, e fa riferimento al prolungato e atroce genocidio del popolo Selknam, conosciuti anche come Ona. Si dice che quando i bianchi si insediarono ci fossero circa 4.000 Ona; all’inizio del XX secolo ne erano rimasti solo 783, quasi tutti rifugiati nelle missioni salesiane con a capo il monsignor Giuseppe Fagnano.

La storia di Los Colonos, divisa in capitoli che danno una progressione all’azione, ruota attorno a uno spietato amministratore di terre (Alfredo Castro) che arruola i servizi di un militare scozzese dalla dubbia fedina penale (Mark Stanley) per sterminare le popolazioni native della zona, i Selknam. Con altri due uomini, un texano e un meticcio (Benjamin Westfall e Camilo Arancibia), parte la spedizione, che dal Cile si dirige verso l’Argentina, dove il confine geografico è impreciso, ma non la proprietà della terra. Questo incontro con la rappresentazione dell'”essere nazionale” insediato in un avamposto con più dubbi che certezze dà vita a un brutale ritratto storico, in cui l’esperto Francisco Moreno (Mariano Llinás) cerca di segnare i limiti geografici. Gálvez Haberle sposta poi la narrazione a sette anni dopo, quando un inviato del presidente Montt arriva a Chiloé per indagare sullo sterminio.

Un viaggio classico, ma in territori inesplorati

Los Colonos ritrae con l’epica western l’altra faccia che l’immaginario cinematografico nascondeva nell’avanzata civilizzatrice dell'”uomo bianco”. Siamo di fronte a un western classico con tocchi modernisti, vicino ai famosi “anti-western” che pullulavano negli anni ’60 e ’70 e che registi come Kelly Reichardt (Meek’s Cutoff- Il sentiero di Meek ) o lo stesso Lisandro Alonso hanno recentemente recuperato in Jauja: sostanzialmente, l’opera prima del cileno Felipe Gálvez scommette su un viaggio classico del cinema western, solo raccontato da un’altra prospettiva, luogo e circostanza.

Los Colonos conduce la sua missione western attraverso una serie di forti scene di violenza nelle fasi successive, che si allontano dal senso di leggerezza per inserire i personaggi in zone sempre più cupe. Con il passare del tempo,  questi dovranno anche confrontarsi tra loro, poiché le loro differenze iniziano a diventare sempre più evidenti, e si troveranno di fronte a un altro tipo di ferocia, quella degli affari “interni”.

Los Colonos (2023)
Fonte: The Movie Database

Colonos come Conquistadores

Il regista Felipe Gálvez intreccia personaggi reali e di finzione, al suo debutto alla regia dopo quindici anni di lavoro come montatore, in questo pluripremiato western patagonico sul genocidio dei Selknam come fondamento della civiltà cilena, quasi fosse una risposta sudamericana al recente Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese.

Quello che Gálvez realizza è una durissima critica allo sterminio dei popoli nativi, sugli abusi del capitalismo e sull’enorme controllo della terra detenuto da pochi gruppi e famiglie, senza parlare troppo direttamente di questi temi. Nel modo in cui Menéndez si comporta, nel modo in cui i militari, gli ufficiali e gli esploratori avanzano su tutto e tutti come se fossero proprietari di ogni centimetro che calpestano e delimitano, Los Colonos racconta la storia crudele delle origini di un Paese (o due, forse) segnato dalla violenza fisica, politica ed economica.

In Los Colonos, la violenza e il dolore sono sussurrati

Gálvez ha il senso, l’eleganza e l’intelligenza di suggerire più di quanto mostri: è chiaro che avvengono atrocità di ogni tipo, ma sono intuite, viste in lontananza, comprese attraverso certi dialoghi (sempre in nome del “progresso”). Gli esterni della natura incontaminata del sud del Cile e dell’Argentina sono talmente mozzafiato che non c’è modo per Gálvez e il suo direttore della fotografia Simone D’Arcangelo di evitare di indulgere in certi preziosismi, ma l’esperienza sensoriale – un lavoro sonoro straordinario e le musiche di Harry Allouche – è coinvolgente e impressionante.

Attraversando i paesaggi della Terra del Fuoco, Felipe Gálvez attraversa anche buona parte della biografia del genere: dalla laconica crudeltà del western di serie B alla sua revisione europea, passando per la violenza senza alibi di Nessuna pietà per Ulzana e gli scenari astratti di Jauja. In questo road movie a cavallo, con protagonisti due malviventi e un testimone silenzioso, un meticcio complice della follia del loro viaggio, tutti questi riferimenti permeano, senza farsi notare, le sue immagini in modo tanto energico quanto inquietante. C’è decisamente qualcosa di horror in questo film, come se fosse una versione politica di Bone Tomahawk di S. Craig Zahler con la poetica ruvida e tagliente di Cormac McCarthy.

Un altro ferragosto: recensione del sequel di Paolo Virzì

Un altro ferragosto: recensione del sequel di Paolo Virzì

Che Paolo Virzì sia diretto erede di Risi, Comencini, Monicelli e De Sica è chiaro sin da quando nel 1996, al suo secondo lungometraggio, il regista presentò Ferie d’agosto, una tipica commedia di costume diventata ben presto un cult del genere che si guadagnò all’epoca persino un David di Donatello. Circa trent’anni dopo aver fotografato un’Italia divisa in due dalle ideologie politiche, Virzì torna a Ventotene, la così detta isola di confino, per girarne il sequel, Un altro ferragosto, in cui l’amara consapevolezza che niente rispetto ad allora sia cambiato, ma potremmo dire peggiorato, fa da sfondo a una collettività oramai segnata – definitivamente – dalla disillusione, dall’infelicità e dalla pochezza d’animo.

E se il presente è scoraggiante, conferma di una società oramai spenta e povera di spirito, e il futuro prospettato all’orizzonte non fa che sbiadirsi davanti agli occhi, guardare al passato, a quei tempi in cui credere fermamente nelle proprie idee era la spinta motrice per andare avanti e sperare in un domani migliore, è tutto quello che resta. Almeno a Sandro, che per tutto il tempo non farà altro che immaginare di parlare con Pertini, Spinelli, Colorni, Rossi, abbracciando quella Resistenza di cui si è sempre sentito partecipe, e la cui memoria vuole conservare. Un altro ferragosto è scritto a sei mani mani dai due fratelli Virzì e Francesco Bruni, e vede il ritorno di quasi tutti i personaggi di Ferie d’agosto, più qualche new entry di assoluto spessore come Emanuela Fanelli, Christian De Sica e Vinicio Marchioni. Distribuito da 01 Distribution arriva nelle sale dal 7 marzo.

Un altro ferragosto, la trama

Ventotto anni dopo quell’incontro avvenuto a Ventotene in un caldo mese di agosto, le famiglie Molino e Mazzalupi tornano sull’isola ognuna per scopi differenti. La prima arriva per una reunion organizzata da Altiero, figlio di Sandro e Cecilia, il quale decide di far tornare tutti i familiari (e gli amici) in quel luogo tanto amato e caro al padre che è in punto di morte. Dall’altra parte, invece, i Mazzalupi sono in procinto di festeggiare le imminenti nozze di Sabrina, figlia di Ruggero (oramai defunto) e Luciana, ora diventata un’influencer seguita, e il coatto e sterile Cesare (Vinicio Marchioni), che le fa da manager. A Ventotene c’è tanto fermento per il matrimonio di questa coppia, eppure la zia Marisa – sbarcata con un nuovo compagno, l’imprenditore Pierluigi Nardi Masciulli (Christian De Sica) – non vede di buon occhio la loro relazione, soprattutto perché nell’uomo che la nipote ha scelto ha intercettato una persona vile e pressappochista. L’organizzazione dell’evento tanto atteso dalla famiglia Mazzalupi da un lato e la malattia di Sandro dall’altro (che sull’isola non farà altro che pensare a come tutelarne la memoria storica) creerà nuovi attriti e litigi che porteranno i personaggi a molte nuove consapevolezze.

Un altro ferragosto film

Fra passato, presente e… futuro

Con Un altro ferragosto Virzì riparte da quelle due famiglie che erano l’una l’antitesi dell’altra, così diverse ma anche così simili nel loro essere irrisolte, che su Ventotene si scontrarono con veemenza. Con ironia pungente il regista ci mette davanti a un drammatico dipinto della nostra realtà, sfruttando ancora una volta le vite piene di tristezza, sconfitte e incomunicabilità dei Molino e dei Mazzalupi, gruppi politicamente agli antipodi ma umanamente più vicini di quanto loro possano credere, e nel farlo inserisce elementi contemporanei che rendono il racconto al passo con questi nostri brutti tempi.

Non sono cambiati più di tanto i due nuclei familiari, né sono mutate le cause dei loro dissapori, ma rispetto al 1996 qualcosa si è aggiunto, e in questo caso è rappresentato da quel nuovo mondo di cui fanno parte i social, i quali hanno contribuito ad alimentare un tessuto sociale già di per sé allo sbando e corroso, e in cui Cesare è primo vero aberrante risultato. Ecco perché adesso, rispetto ad un tempo che non c’è più, a farla da padrona è l’ignoranza più becera, poiché se prima i dibattiti di destra e di sinistra si avvolgevano attorno a dei solidi principi (e ideali), ora si è completamente sconnessi da se stessi, dagli altri e soprattutto dai veri valori che fondano una comunità. Forse perché, ci dice Un altro ferragosto, abbiamo speso troppo tempo a rimanere idealisti immobili da non accorgerci che nel frattempo attorno a noi tutto diventava maceria.

Speranze infrante

E allora è qui che il film affonda le sue radici, diventando specchio e riflesso accecante di un’umanità talmente egoriferita e vacua da non capire di star distruggendo anche l’ultimo granello di speranza che possa rendere possibile il cambio di traiettoria. Le conseguenze sono, oltre lo smarrimento del proprio io e una felicità sempre più irragiungibile, che i figli e i padri non parlano poiché incapaci di capirsi e coltivare rapporti semplici, come Andrea e Sandro; che l’amore vero viene messo da parte per lasciare spazio a un benessere solo apparente ma non sincero, come nel caso di Marisa e Pierluigi; e che costruirsi un’immagine falsata di sé è l’unica soluzione per essere qualcuno, come nel caso di Sabrina, affiancata dall’omofobo Cesare, un uomo che è pieno esempio da una parte della mascolinità tossica ancora molto presente in alcuni uomini di oggi, dall’altra di una politica sempre più cialtrona e disinteressata al popolo, che mangia sull’imbroglio e i raggiri (per lui lo spessore culturale e morale non sono prioritari per essere un esponente del governo, tant’è che spinge Sabrina a candidarsi pur essendo lei un’influencer di scarso intelletto.)

A tal proposito il tragicomico monologo finale di Emanuela Fanelli è il colpo più sferzante e doloroso dell’intero film, che va non solo a dichiarare apertamente la frustrazione in cui annega una nazione intera, ma anche un pessimismo cosmico che annienta ogni forma di sogno futuro. Se sul livello contenutistico Un altro ferragosto dunque funziona per riflessioni e impegno tematico, non si può dire sempre lo stesso sulla messa in scena, che a volte scricchiola su alcuni inserti confusionari e personaggi poco accennati nel nuovo spazio narrativo, in particolare appartenenti alla famiglia Molino, poco approfondita, facendo anche calare di tanto in tanto l’attenzione. Comprendiamo però le intenzioni del regista di volere con sé tutti i protagonisti di Ferie d’agosto, ma diciamo anche che se si fosse focalizzato solo su alcuni di loro, mantenendo la giusta coralità di racconto, il film sarebbe stato narrativamente molto più ricco e dettagliato.

Mare Fuori 4: recensione degli episodi 7 e 8

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Mare Fuori 4: recensione degli episodi 7 e 8

Il midseason finale ha lasciato tutti gli spettatori con il fiato sospeso e quindi quando il 14 febbraio sono arrivati su Raiplay gli episodi 7 e 8 di Mare Fuori 4, tutto il pubblico della fortunata serie Rai è corsa a guardare cosa sarebbe poi successo a Cardiotrap, Crazy J e alla straniera senza nome.

Mare Fuori 4, finalmente il momento di Alina

Proprio da lì, quindi, si avvia questa seconda parte di stagione, con i ragazzi che riescono a sopravvivere all’esplosione grazie soprattutto all’intervento di Alina. Si chiama così la ragazza ucraina che non riesce a parlare con nessuno che non sia Gianni/Cardiotrap. Finalmente scopriamo un po’ di più di questa povera anima tormentata, ci viene offerto uno spiraglio sul suo passato, su quello che l’ha effettivamente traumatizzata e su quello che vuole. Parallelamente l’episodio che si intitola “Il prezzo del cambiamento” vede protagonista anche Teresa: abbiamo scoperto che aspetta un figlio da Eduardo e sappiamo che il giovane aspirante boss non vuole abbandonare la ragazza a cui deve la vita, tuttavia questo nuovo dittico ci accompagna dietro le quinte dei comportamenti di questa ragazza, di famiglia bene, che vuole a tutti i costi stare con una persona che chiunque le direbbe “non fa per te”.

Per quanto riguarda invece gli amanti sfortunati, Carmine e Rosa, anche se vengono leggermente messi da parte in queste due puntate fortemente corali, li vediamo comunque struggersi d’amore l’uno per l’altro. Il giovane Di Salvo non vuole rinunciare alla sua Rosa che a sua volta è lacerata dal dubbio. Spazio anche a Pino, che corre a spron battuto verso un riscatto sociale e personale che lo vede buttarsi con entusiasmo in progetti futuri, ma sul quale incombe anche un possibile e seminato “tradimento”. Riuscirà il giovanotto di buona volontà a coronare il suo sogno d’amore con la bella e sfuggente Kubra? Chi invece sembra giunta a un bivio è Silvia, che potrebbe pagare ancora una volta per le colpe degli altri, lasciata sola anche da chi, ingannandola, aveva promesso di prendersi cura di lei.

“Morire insieme”

Tra tutti i drammi dei giovani protagonisti, però, sembra spiccare, ormai insormontabile, il trauma del comandante Massimo, che proprio non riesce a trovar pace, soffocato dai suoi demoni e con una situazione familiare che sembra sfuggirgli sempre più di mano. Ha definitivamente perso quell’approccio paterno e paziente verso i giovani detenuti e sembra soltanto interessato alla vendetta.

Per questi nuovi episodi 7 e 8 di Mare Fuori 4, gli sceneggiatori hanno preferito una struttura fortemente corale, che porta avanti un pezzetto della storia di ogni personaggio. Se da un lato il tono generale del racconto viene aiutato da un ritmo spezzettato e più veloce, perché aggira l’impronta da melodramma che sembrava preponderante nella prima parte della stagione, dall’altro si rischia di rimanere troppo distanti dai protagonisti e dalle loro vicende che comunque, arrivati a questo punto della loro storia, hanno un forte gancio sullo spettatore.

Il Mare Fuori comincia a diventare per molti un concetto concreto, non solo un sogno o un miraggio aspirazionale, ma un vero e proprio progetto, su cui investire e costruire le basi per un futuro di riscatto. O almeno per qualcuno è così.

In generale in questa quarta stagione si conferma però il venire meno del senso di autenticità di linguaggio e messa in scena che ha determinato il successo della serie all’inizio della sua corsa. La scelta di direzione artistica sembra chiara e irrevocabile, e per quanto il prodotto rimanga godibile e di intrattenimento, dispiace un po’ per la perdita di quell’anima verace.

Avatar: The Last Airbender, Netflix rinnova per seconda e terza stagione

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Netflix ha rinnovato Avatar: The Last Airbender per altre due stagioni. La serie, un adattamento live-action dell’omonima serie di successo di Nickelodeon, si concluderà con la terza stagione, seguendo la stessa struttura della versione animata.

La serie è ambientato in un mondo diviso in quattro nazioni – le Tribù dell’Acqua, il Regno della Terra, la Nazione del Fuoco e i Nomadi dell’Aria – che un tempo vivevano in armonia, con l’Avatar, padrone di tutti e quattro gli elementi, incaricato di mantenere la pace tra loro. Ma tutto cambiò quando la Nazione del Fuoco attaccò e spazzò via i Nomadi dell’Aria, il primo passo compiuto dai Dominatori del Fuoco verso la conquista del mondo. Con l’attuale incarnazione dell’Avatar che deve ancora emergere, il mondo ha perso la speranza fino a che Aang (Gordon Cormier), un giovane dominatore dell’aria, si risveglia per prendere il posto che gli spetta. Insieme ai nuovi amici Sokka (Ian Ousley) e Katara (Kiawentiio), fratelli e membri della Tribù dell’Acqua del Sud, Aang intraprende una missione per salvare il mondo e combattere il Signore del Fuoco Ozai (Daniel Dae Kim), anche se il Principe Zuko (Dallas Liu) è determinato a catturarlo.

Nel cast anche Paul Sun-Hyung Lee. Albert Kim è lo showrunner. I produttori esecutivi includono Kim, Jabbar Raisani e Michael Goi. Inoltre, Dan Lin è stato produttore esecutivo della prima stagione insieme a Lindsey Liberatore per conto di Rideback, anche se da allora Lin è stato nominato capo della divisione film presso Netflix. I registi includono Raisani, Goi, Roseanne Liang e Jet Wilkinson. Takeshi Furukawa è il compositore. Kim ha discusso dei cambiamenti tra la serie Nickelodeon e l’adattamento Netflix in un’intervista con Variety.

Nel 2018, Netflix ha annunciato che avrebbe realizzato un remake live-action “reinventato” di Avatar: The Last Airbender. DiMartino e Konietzko sono entrambi produttori esecutivi e showrunner della serie. “Ambientato in un mondo asiatico devastato dalla guerra, dove alcune persone possono ‘piegare’ uno dei quattro elementi classici: acqua, terra, fuoco o aria”, si legge nella sinossi ufficiale. “Aang (Gordon Cormier) è l’”Avatar”, l’unico capace di piegare tutti gli elementi, ed è destinato a portare la pace nel mondo dalla Nazione del Fuoco. Con i suoi nuovi compagni Katara (Kiawentiio) e Sokka (Ian Ousley), Aang si propone di dominare gli elementi mentre viene inseguito dal principe in esilio della Nazione del Fuoco Zuko (Daniel Dae Kim), che cerca di riconquistare il suo onore catturando l’Avatar.

Netflix ha in programma di rilasciare ulteriori dettagli su Avatar: The Last Airbender durante la Geeked Week, che si terrà dal 6 al 12 novembre 2023. Avatar: The Last Airbender è uscito su Netflix il 22 febbraio 2024.