Torna uno dei registi più geniali e
visionari del panorama cinematografico. Stiamo parlando di
Zack Snyder, creatore di cult movie quali
300,
Watchmen,L’Uomo
d’Acciaio, e pronto a tornare su Netflix dopo il
grande successo del 2021 Army
of the Dead.
Rebel
Moon è la nuova saga fantascientifica ideata da
Snyder, e dopo una genesi durata anni vi mostriamo oggi il primo
first look ufficiale composto da sedici splendide immagini. Il film
è diviso in due parti e la prima è in arrivo il 22 dicembre solo su
Netflix, mentre la seconda sarà disponibile prossimamente.
Nel cast Sofia Boutella,
Djimon Hounsou, Ed Skrein, Michiel Huisman, Doona Bae, Ray
Fisher, insieme a
Charlie Hunnam ed
Anthony Hopkins come voce di ‘Jimmy’. Insieme a
loro Staz Nair, Fra Fee, Cleopatra Coleman, Stuart Martin,
Ingvar Eggert Sigurðsson, Alfonso Herrera, Cary Elwes, Rhian Rees,
E. Duffy, Jena Malone, Sky Yang, Charlotte Maggi e
Corey Stoll.
Rebel
Moon , diretto da Zack Snyder,
scritto dallo stesso Snyder con Kurt Johnstad e
Shay Hatten, e prodotto da Deborah
Snyder, Eric Newman, Zack
Snyder e Wesley Coller, sarà disponibile
solo su Netflix dal 22 dicembre.
Da Zack Snyder, il regista di
300,
L’Uomo d’Acciaio e
Army of the Dead, arriva REBEL MOON, un epico evento
cinematografico di fantascienza in preparazione da anni. Quando una
pacifica colonia ai margini di una galassia si trova minacciata
dagli eserciti di una tirannica forza dominante, Kora (Sofia
Boutella), una misteriosa sconosciuta che vive tra gli abitanti di
un villaggio, diventa la loro migliore speranza di sopravvivenza.
Incaricata di trovare combattenti addestrati pronti ad unirsi a lei
per prendere parte ad un’impossibile lotta, Kora riunisce un
piccolo gruppo di guerrieri: estranei, ribelli, contadini e orfani
di guerra provenienti da mondi diversi che condividono la comune
necessità di redenzione e vendetta. Mentre l’ombra di un intero
Regno si abbatte sulla più improbabile delle lune, viene intrapresa
una battaglia per il destino di una galassia e, nel mentre, nasce
un nuovo esercito di eroi.
Quanto spesso si sentono storie di
persone cresciute lontanissime dai riflettori del mondo delle
celebrità, eppure dotate di grandi talenti? Film come A Star Is Born, Tutto può cambiare o
Teen Spirit sono solo
alcuni recenti esempi di questa tipologia di storie.
Netflix propone ora un nuovo film su questo tema
intitolato A Beautiful Life, storia di un
giovane e del suo percorso per inseguire la sua passione più
grande, incontrando naturalmente difficoltà ma anche il vero amore.
A dirigere questa pellicola vi è Mehdi Avaz,
formatosi come sceneggiatore e montatore di video musicali per poi
passare alla regia di lungometraggi.
Prima di A Beautiful Life,
Avaz ha realizzato tre film: Mens vi lever (2017),
Kollision (2019) e Toscana (2022). Quest’ultimo è
anch’esso presente su Netflix e racconta di uno chef danese che si reca in Toscana per vendere il
negozio del padre, incontrando però una donna del posto che lo
ispira a ripensare il suo approccio alla vita e all’amore. La
popolarità ottenuta da questo film ha permesso ad Avaz di poter
realizzare un nuovo film con la celebre azienda di streaming, con
il quale è tornato al suo primo interesse: la musica. Partendo da
una sceneggiatura di Stefan Jaworski ha così
costruito il film, ricercando il giusto equilibrio tra musica e
sentimenti.
La trama di A Beautiful Life
Protagonista del film è
Elliott, un giovane pescatore la cui vita non va
molto al di là di questo suo mestiere e del contesto in cui si
muove. Elliott ha però una particolarità che lo distingue tra
tutti: è dotato di una voce straordinaria che lo rende un puro
talento musicale. L’occasione, più unica che rara, di emergere e
ottenere qualcosa di più dalla vita arriva quando è scoperto da
Suzanne, un’impresaria musicale delle star.
Suzanne affida Elliott alla figlia, la produttrice musicale
Lilly, con la quale ha rapporti molto freddi. Nel
percorso verso la fama, Elliott si troverà dunque ad affrontare
difficoltà del passato che minacciano la grande svolta, ma anche
l’amore nascente con Lilly.
Il cast di A Beautiful Life
Protagonista di A Beautiful
Life con il ruolo di Elliott è ChristopherLund Nissen, meglio noto semplicemente come
Christopher. Classe 1992, l’artista danese ha iniziato la sua
carriera musicale cantando cover di altri artisti per poi debuttare
nel 2011 con il singolo Againts the Odds, per poi
pubblicare nel 2012 il suo primo album, Colours, seguito
poi da Told You So (2014) e Closer (2016). Una
carriera da cantante e musicista dunque decisamente avviata la sua,
che vanta ad oggi ben 7 tour mondiali. Fortemente voluto dal
regista per la parte di Elliott, A Beautiful Life è stata
ora la sua occasione di debuttare anche come attore.
Christopher ha raccontato di essere
stato inizialmente spaventato dalla cosa, ma di aver poi trovato il
modo giusto di interpretare il personaggio a partire dal loro
comune amore per la musica. Oltre a recitare, però, egli si è
occupato naturalmente anche della colonna sonora, ma anche di
ricoprire il ruolo di produttore esecutivo. Accanto a lui, nel
ruolo di Lilly, vi è invece l’attrice Inga Ibsdotter
Lilleaas, attrice nota in patria per i film The Last
King e la miniserie Unge Lovende. Christine
Albeck Børge, a sua volta attrice nota prevalentemente in
Danimarca, recita invece qui nel ruolo di Suzanne.
A Beautiful Life è una storia vera?
Per quanto si sentano molto spesso
storie di persone estremamente dotate nel canto scoperte per caso e
portate alla celebrità, A Beautiful Life non è tratto da
nessuna storia vera in particolare. Piuttosto, può essere
considerato come un film ispirato a questo tipo di situazioni, così
come può esserlo A Star Is Born nelle sue varie versioni
realizzate nel tempo. L’idea nasce in ogni caso in modo del tutto
originale dallo sceneggiatore Stefan Jaworski,
autore anche delle serie Those Who Kill (2014) e
Elves (2021), ma anche dei film Kandidaten (2008)
e Shookum Hills (2021). Nessuna storia vera, dunque,
dietro il personaggio dell’umile pescatore dotato di grandi
capacità nel canto.
Il trailer di A Beautiful Life e come vederlo su
Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di A Beautiful Life unicamente grazie
alla sua presenza nel catologo di Netflix, dove
attualmente è al 1° posto della Top 10 dei
film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo,
basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla
piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo
di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità
video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti
nel catalogo.
In un passato non troppo lontano ci
sono state diverse polemiche in merito al cinema di supereroi di
stampo Marvel, con recenti commenti di di
Martin Scorsese e Quentin
Tarantino in merito al fatto che quel cinema non fosse
altro che un intrattenimento da parchi a tema, lontano dal concetto
di cinema che loro invece hanno cercato di portare avanti negli
anni. Ultimo in ordine cronologico a commentare i loro
interventi è stato Chris Hemsworth, vero e proprio attore simbolo
di quel tipo di cinema, e titolare ancora in carica, dal 2011, del
ruolo di Thor nel franchise.
Durante un’intervista con
GQ, alla star di Thor:
Love and Thunder è stato chiesto di commentare le
dichiarazioni di Scorsese e Tarantino sul genere, e così ha
risposto Hemsworth:
“È super deprimente quello che ho sentito. Ecco due dei miei eroi
con cui non lavorerò. Immagino che non siano miei
fan.”
Scorsese ha paragonato i film Marvel
a parchi a tema, mentre Tarantino ha affermato che, per quanto lo
riguarda, gli attori che interpretano supereroi non sono star, ma
lo sono i personaggi che loro interpretano.
Nonostante i sentimenti in merito,
Chris Hemsworth ha aggiunto che i registi sono
“ancora i miei eroi” e “in un batter d’occhio vorrei
lavorare con ognuno di loro. Ma lo dico più per l’opinione più
ampia su questo argomento. Non credo che nessuno di noi abbia la
risposta, ma ci stiamo provando”.
“Sono grato di aver fatto parte
di qualcosa che ha portato le persone nei cinema. Ora, se quei film
andassero o meno a scapito di altri film, non lo so. Non mi piace
quando iniziamo a scrutarci a vicenda quando c’è così tanta
fragilità in questo tipo di business.”
Tuttavia, Hemsworth non è certo al di sopra di critiche e commenti.
Alla domanda sulla recente accoglienza negativa riservata a
Ant-Man and the Wasp: Quantumania, l’attore ha
ammesso di non averlo ancora visto, ma basandosi solo sui trailer,
aveva alcune idee sul motivo per cui il pubblico potrebbe non aver
apprezzato troppo il threequel.
“Il trucco è separare tutte
queste storie. Ogni storia mette ‘l’intero mondo in pericolo’, ma
non puoi non considerare il fatto che anche per i 24 film
precedenti il mondo era in pericolo. Bisogna renderle più
personali, più radicate nella realtà.”
Zack Snyder è
consapevole che dovrà affrontare i paragoni che il pubblico farà
tra il suo Rebel
Moon a il cult di fantascienza Star Wars. L’epico film
originale Netflix
– un’opera spaziale incentrata su una ribellione frammentaria
contro una dittatura tirannica – probabilmente subirà i continui
paragoni con una galassia molto, molto lontana. A parlare di questo
è stato lo stesso diretto interessato che ha rivelato aver già
messo in conto questa possibilità.
“Ovviamente questi confronti
verranno fatti“, ha detto Zack Snyder a
Vanity Fair . “Tutto ciò che contiene
un’astronave sarà: ‘Questo è Star
Wars vuoto.’ Quindi capisco e accolgo con favore i
confronti. Ma allo stesso tempo, credo che la nostra cosa sia
davvero un’esperienza completamente diversa. Tuttavia, Snyder ha
presentato un film di Star Wars alla Lucasfilm poco prima
che la Disney acquisisse l’IP.
“Ero in post-produzione su
Man of Steel“, ricorda Snyder. “Avevo sentito che
a un certo punto c’erano voci sulla possibilità di fare altri tre
film [di Star Wars]. La mia opinione è stata che se mi
lasciassi avere l’IP, realizzerò questo film fantastico e non mi
intrometterò in nulla di ciò che state facendo. Il film di
Zack Snyder non avrebbe avuto alcun impatto sul
canone esistente di Star Wars
fino a quel momento. Il regista ha incontrato Kathleen Kennedy per
presentare l’idea, ma la Disney è andata in una direzione
diversa.
Tutto quello che sappiamo su Rebel
Moon
Rebel
Moon uscirà su Netflix
il 22 dicembre 2023. Nel film l’esercito del tiranno Regent
Balisarius minaccia gli abitanti di una colonia pacifica al confine
della galassia, che decidono di inviare una giovane donna dal
passato misterioso a esplorare pianeti vicini alla ricerca di
guerrieri disposti a combattere al loro fianco. Nel cast del film
protagonisti sono Sofia Boutella nei panni di Kora. Gli
altri personaggi saranno interpretati da
Djimon Hounsou, Ed Skrein, Ray Fisher, Jena Malone,
Charlie Hunnam, Cary Elwes e Anthony Hopkins in un ruolo di solo voice
over.
Produzione: Deborah
Snyder, Wesley Coller e Zack Snyder per The Stone
Quarry; Eric Newman per Grand Electric Produzione esecutiva: Sarah
Bowen per Grand Electric. Il lungometraggio segna il ritorno
insieme di Newman, Snyder e Stuber. Tra i produttori più prolifici
di Netflix, Newman aveva ingaggiato Snyder per la regia del suo
L’alba dei morti viventi del 2004, che era stato supervisionato
dall’allora vicepresidente di Universal Scott Stuber, oggi Netflix
Head of Global Films. Rebel Moon è il primo lungometraggio frutto
dell’accordo di prelazione tra Netflix e The Stone Quarry
Productions, società di produzione fondata da Zack e Deborah
Snyder, insieme al socio di produzione Wesley Coller.
Un tramonto mozzafiato, il ritorno
a casa del Capitano Lennox, Sam e Mikhaela finalmente insieme dopo
la folle avventura vissuta, il possente voice over di Optimus Prime
e i Linkin Park a introdurre i titoli di coda. “What I’ve done?”
si domandava probabilmente Michael Bay quel giugno
di sedici anni fa, dopo aver consegnato al mondo il primo capitolo
dei Transformers.
Era il 2007, era Shia Labeouf con Megan Fox, Optimus vs Megatron, e il Marvel Cinematic
Universe doveva ancora affacciarsi sul panorama cinematografico
postmoderno. Oggi, mentre Hollywood assiste all’alba di una quinta
fase dell’MCU, i robottoni di
Bay – sebbene orfani del proprio creatore –
tornano di prepotenza sulla scena. Un risveglio
prequel/reboot (?) che, affidato alle mani di Steven Caple
Jr. (Creed
II), dà seguito al fortunato Bumblebee del 2018.
Transformers – il
risveglio: la trama
Ambientato nella New
York dei primi anni ’90, Transformers – il
risveglio, settimo tassello della saga, introduce il
personaggio di Noah Diaz (Anthony Ramos), ex
militare esperto in elettronica che vive a Brooklyn insieme alla
madre e al fratello minore. Una notte il ragazzo viene in contatto
con gli autobot Mirage, Optimus Prime e Bumblebee, e con Elena
Wallace (Dominique Fishback), giovane ricercatrice
di un museo di storia naturale.
Sono solo le battute
iniziali di un lungo viaggio che condurrà Noah ed Elena dall’altra
parte del mondo, coinvolti in una guerra tra le fazioni Autobot,
Maximal, Terrorcon e Predacon, in un’epica battaglia contro il
temibile Unicron per la salvezza del pianeta Terra.
Marchio di
fabbrica
È iniziato tutto come un
gioco. Un grande gioco targato Hasbro e Takara Tomy, quasi
quarant’anni fa. È iniziato tutto quando eravamo bambini; quando,
gironzolando per casa, amavamo maneggiare macchinine, camioncini,
piccoli aerei ed elicotteri in miniatura, per osservarli
trasformarsi sotto i nostri occhi, con sincero stupore e fame di
“magia”. Ha avuto inizio nel 1984 e, da allora, il grande
gioco dei Transformers si è evoluto. Nel tempo ha
cambiato forma e dimensione, trasmigrando dalla fisicità
dell’oggetto ludico a quella dei fumetti manga, per poi confluire
nell’audiovisivo assumendo veste seriale (Beast
Wars, Transformers Car Robots) e
cinematografica. È iniziato tutto come un gioco e, in fin dei
conti, non ha mai realmente smesso di esserlo.
A un primo sguardo, dopotutto, anche
Transformers – il risveglio
è il solito giocattolone da marchio di fabbrica. E il primo e
principale elemento di consuetudine risiede nel suo plot.
Inserito alla perfezione all’interno delle tipiche dinamiche da
franchise – MCU in prima linea – anche il lungometraggio di
Steven Caple Jr. provvede infatti a un
rimodellamento/aggiornamento della “Lore” a cui appartiene; cornice
di un quadro già predisposto ad antiche leggende, manufatti perduti
e più o meno rocamboleschi incontri tra un giovane umano e un
autobot, pronti ad imbarcarsi per mirabolanti avventure. Sam
Witwicky e Noah Diaz, Bumblebee e Mirage, AllSpark e Chiave
Transcurvatura sono allora elementi che, al di là di etichette
archetipiche, risultano in effetti ai limiti
dell’interscambiabilità; simboli di una apparente staticità
narrativa che è invece funzionale meccanismo di affiliazione.
Raggio di luce incaricato di guidare il pubblico vero casa.
Transumanesimo e
immagine meccanica
Transformers però, come il mantra della saga ama
ripetere, ha sempre celato “più di quel che vedevamo”. L’operazione
stessa è in realtà frutto di una visione, dell’illuminazione
combinata di due autori come Bay e Spielberg; con il primo capace fin dai primi
istanti di cogliere parte delle intuizioni del secondo e
convertirle in una personale, robotica guerra dei mondi.
Oggi, seppur spogliato della regia dell’esplosivo cineasta
statunitense – ora produttore, il franchise non ha perduto il
proprio afflato spielbergiano. E se Bumblebee “impersonava”, neanche troppo
velatamente, un
E.T. del XXI secolo, le contaminazioni avventurose alla
Indiana Jones ne il risveglio
vengono esplicitamente “denunciate” dal protagonista stesso
dell’opera.
A dominare la scena è
però, ancora una volta, la poetica/eredità di Bay,
che riletta a posteriori, conserva ancora la folgorazione dell’anno
0 dei Transformers. Una poetica volta alla
meccanicizzazione dell’immaginario; all’interno di un universo in
cui, data la vicendevole permeabilità tra uomini e robot –
confluita nel (per ora) transumanesimo integrale del
Noah-cyborg di il risveglio, anche l’immagine
cinematografica non può che subire il medesimo processo. Così come
l’uomo non crea la macchina, ma si fonde ad essa secondo
un’armoniosa e quasi inevitabile complementarità, lo stesso fa
l’immagine. In un tutt’uno indivisibile.
Per Bay ogni cosa è
macchina ed ogni cosa è umano. E in un mondo che ragiona sempre più
artificialmente non resta che domandarsi se Cybertron non sia ormai
qualcosa in più di un remoto corpo celeste evocato dalla fantasia
di un narratore. A I posteri l’ardua sentenza.
Uscirà al cinema l’8
giugno distribuito da Medusa Film per
Notorious Pictures il nuovo thriller di
Mauro Borrelli (The Recall –
L’Invasione, 2017;
WarHunt, 2022) dal titolo
Mindcage – Mente Criminale, con un cast
stellare formato da John Malkovich (Le relazioni
pericolose, 1989; Il tè nel
deserto, 1990), Martin Lawrence
(Bad Boys, 1995, Bad Boys for
Life, 2020) e Melissa Roxburgh (la
celebre Michaela Beth Stone nella serie tv
statunitense di successo Manifest,
2018-2023).
Il film racconta l’avvincente
ricerca di un assassino imitatore da parte dei detective Jake
(Martin Lawrence) e Marty (Melissa
Roxburgh). I due, attraverso numerosi espedienti e colpi
di scena, chiederanno aiuto a L’Artista (John
Malkovich), un pericoloso serial killer incarcerato e
dalla mente diabolica che li attirerà in un gioco contorto e pieno
di suspance.
Il regista Mauro Borrelli, noto
anche come sceneggiatore, designer e visual artist ha utilizzato
elementi ancestrali suggestivi che ricordano film di successo come
Il sesto senso,
Seven e
Constantine, immergendo lo spettatore in
un’affascinante cornice dark. Fondamentali, in tal senso, i
richiami all’arte classica religiosa italiana che si fondono
perfettamente con l’estetica noir.
Va a
Tutto su mio figlio di Umberto Marino,
il Nastro della legalità – Serie assegnato dai Giornalisti
Cinematografici Italiani (SNGCI) che verrà consegnato in occasione
della terza edizione dei
Nastri d’Argento Grandi Serie il prossimo 17 giugno a Napoli
nella serata finale dell’evento organizzato con la Film Commission
Regione Campania. Un riconoscimento assegnato in sinergia
con Trame – Festival dei libri sulle mafie di
Lamezia Terme che si avvia alla sua 12.ma edizione (21-25 Giugno).
È un premio al
valore di un film di forte impegno sociale con il quale, già da
qualche anno, i Nastri d’Argento sottolineano – con la particolare
qualità di un’opera destinata al cinema e oggi anche di un film o
una serie tv – l’importanza di conquistare il grande
pubblico con storie che coniugano l’intrattenimento con un
messaggio di impegno civile e di denuncia.
Un riconoscimento
che valorizza ogni battaglia contro tutte le mafie, con
tante storie ‘vere’ che riguardano spesso chi ha messo in
gioco la vita, non solo magistrati, sindaci, imprenditori,
scrittori, giornalisti ma anche tutte le persone che fanno
la propria parte nella lotta contro la criminalità.
Il film
scritto ediretto da Umberto Marino, è una
coproduzione Rai Fiction e Compagnia Leone Cinematografica,
prodotto da Francesco e Federico Scardamaglia (A.P.A.) per
Compagnia Leone Cinematografica, è ambientato nel
1996, protagonista Giuseppe Zeno, con Antonia Truppo, Tosca
D’Aquino, Giuseppe Pirozzi, Massimiliano Rossi, Roberto De
Francesco, Ernesto Maieux.
Liberamente
ispirato ad una storia vera, racconta la lotta di un allevatore
campano che si oppone alla camorra e fonda un sindacato. Il suo
coraggio lo metterà in pericolo ma non lo fermerà. E il fatto che
Raffaele non sia un personaggio importante, con un ruolo di
contrasto delle organizzazioni criminali, ma un uomo come tanti
indignato, per i soprusi che il mercato in cui vende i suoi animali
è costretto a subire, rende la sua protesta ancora più forte in un
territorio in cui i malfattori dettano legge. Una prepotenza contro
la quale deciderà di ribellarsi, contro ogni intimidazione, fino al
prezzo della vita.
“Un premio che
sottolinea l’attenzione speciale al ‘cinema civile’ dei Giornalisti
Cinematografici Italiani siglando ancora una volta” – sottolinea il
Direttivo Nazionale SNGCI – “l’impegno costante dei cronisti di
carta stampata, tv, radio e web per il cinema di qualità e la
denuncia di ogni mafia”.
I Marvel Studios hanno da poco
annunciato, tramite il loro account Twitter
che il quarto film di Captain America –
il primo con l’attore Anthony
Mackie come protagonista – ora si chiama Brave New World. La notizia è arrivata
insieme a una foto dietro le quinte delle star Anthony Mackie
e Harrison Ford,
che assume il ruolo del generale Ross. Lo scorso luglio, lo studio
aveva annunciato che il film era originariamente sottotitolato
New World Order, ma il titolo è dunque ora stato
ufficialmente cambiato. Non cambia invece la data di uscita, ancora
fissata al 3 maggio 2024.
Sebbene non sia noto quale sia il
motivo dietro la decisione dei Marvel Studios di abbandonare il
titolo originale di
Captain America: New World Order, questo potrebbe essere
dovuto, stando alle teorie oggi presenti sulla trama, ad un regime
totalitario che nel film emergerà per conquistare il mondo. Nel
cambiare il titolo del film, la Marvel ha però scelto un nome che
ha un preciso legame con i fumetti di
Captain America. Captain America: Brave New World
potrebbe infatti connettersi con il controverso evento Secret
Empire.
Questo si concentrava sulla
rivelazione che Steve Rogers è un agente dell’Hydra, diventando
dunque un leader fascista e controllando il mondo intero.
Successivamente viene però rivelato che il Teschio Rosso aveva
usato il Cubo Cosmico senziente chiamato Kobik per sostituire Steve
con una sua versione malvagia. Come spesso avviene per gli eventi
dei fumetti, Secret Empire aveva una serie di fumetti
tie-in. Uno di questi era Secret Empire: Brave New World.
In quella storia, ogni numero si concentrava su un diverso gruppo
di eroi che venivano a patti con la loro vita sotto la stretta
dell’Hydra.
Sebbene al momento non vi sia
alcuna indicazione che Chris Evans tornerà nel film per interpretare
una versione malvagia di Steve Rogers, il nuovo titolo
potrebbe essere correlato al Leader di Tim Blake Nelson
che prende il controllo del mondo attraverso la creazione di più
Hulk, un rumor sulla trama di Captain America: Brave New
World che circola da tempo. Non resta però che
attendere maggiori informazioni per poter stabilire quanto di tutto
ciò abbia a che fare con il film. La foto condivisa offre anche un
nuovo sguardo al costume del Capitan America di Anthony Mackie,
che si discosta dall’abito con cui era noto il personaggio,
assomigliando ora più a quello di Steve Rogers.
Captain America: Brave New
World, quello che sappiamo sul film
Captain America: Brave New
World riprenderà da dove si è conclusa la serie
Disney+The Falcon and the
Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson
(Anthony Mackie)
dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il
regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield
Paradox) ha descritto il film come un “thriller
paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader
(Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua
trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk
del 2008.
Secondo quanto riferito, anche la
star di Alita: Angelo della BattagliaRosa
Salazar e il wrester della WWE Seth
Rollins sono stati scelti come membri della
Serpent Society, con l’attrice che interpreta la
cattiva Diamondback. Nonostante dunque avrà degli
elementi al di fuori della natura umana, il film riporterà il
Marvel Cinematic
Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già
fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora,
Captain America: Brave New
World è indicato come uno dei titoli più importanti della
Fase 5.
Nella selezione di
cinema italiano presentata alla 22a edizione di Open
Roads (rassegna a cura del Film Society of Lincoln Center
e Cinecittà) ha trovato meritato spazio anche Denti
da squalo, esordio al lungometraggio di Davide
Gentile che arriva nelle sale italiane l’8 giugno.
Ambientato quasi interamente dentro una lussuosa e decadente villa
del litorale romano, il film racconta la crescita e la presa di
coscienza del giovanissimo Walter (Tiziano
Menichelli), il quale dopo aver perso il padre si ritrova
a condividere l’estate con uno squalo bianco confinato dentro una
piscina. A New York abbiamo incontrato il regista che ci ha
raccontato la sua opera prima prodotta tra gli altri da
Gabriele Mainetti.
Denti da squalo
adopera un’ambientazione geografica e sociale molto precisa per
raccontare invece una storia universale. Come è arrivato a questa
scelta?
Volevo riportare sul
grande schermo i panorami iconici del litorale laziale filtrandoli
però attraverso un tipo di estetica cinematografica diversa, che si
avvicinasse alla favola. La fotografia di Denti da squalo in
particolar modo non cerca il realismo. Mi farebbe piacere se il
film superasse i confini della sua stessa ambientazione per
arrivare a un pubblico diverso, magari essere visto in paesi
stranieri con i sottotitoli come accade qui a New York riuscirà a
nascondere magari le piccole imperfezioni nella recitazione, oppure
alcuni squilibri della sceneggiatura. È una storia universale
perché il coming-of-age di Walter doveva essere messo in scena in
maniera semplice, diretta, in quanto si tratta di un bambino. Molti
discorsi possono anche essere retorici se visti con lo sguardo di
un adulto, eppure per il protagonista il mondo funziona in questo
modo: è diviso tra bene e male, tra giusto e sbagliato. Lo squalo è
certamente una metafora, ma al tempo stesso rimanda direttamente ad
altri film iconici. Quello di Steven Spielberg prima di tutto, e
non poteva essere altrimenti, ma anche a Vita di Pi nel discorso
che riguarda il protagonista e la storia con suo padre.
Il pregio maggiore
del film, oltre la resa estetica, sta proprio nella metafora dello
squalo che si fonde con la trama in maniera efficace. Sotto questo
punto di vista come avete lavorato alla sceneggiatura?
È stato il primo
commento che feci alla sceneggiatura quando me la spedirono. Era
diversa all’inizio, il plot principale era lo stesso ma alcuni
svolgimenti si differenziavano. Ho detto immediatamente a Gabriele
Mainetti che volevo un finale in cui ogni spettatore trovasse un
significato personale alla vicenda dello squalo. Speravo si sarebbe
creata una discussione intorno alla vicenda di questo predatore
visto da una prospettiva del tutto nuova. Allo stesso tempo è
importante che lo
squalo sia comunque rimasto uno strumento nel racconto di
formazione di Walter. Mi interessa mostrare l’animale lontano dalla
sua icona di “cattivo”, non intendevo umanizzarlo quanto piuttosto
raccontare il suo percorso che lo porta dall’essere in grado di
terrorizzare ad aver invece bisogno d’aiuto.
Senza voler
ovviamente fare spoiler vorrei un commento sul finale del film, che
finalmente va in una direzione differente rispetto al sottogenere
che racconta la criminalità giovanile…
Ovviamente mi sono
documentato vedendo tutti i film ambientati sul litorale romano, da
Suburra a Non essere cattivo. Oppure scendendo più a sud La terra
dell’abbastanza, La paranza dei bambini e Gomorra. Tutti
lungometraggi che mettono in scena la criminalità in maniera cruda,
realistica. Denti da squalo invece propone una versione più
favolistica, non vi sono veri cattivi nella storia. Neppure il
Corsaro interpretato da Edoardo Pesce, boss che alla fine si rivela
più uno zio nei confronti di Walter. Possiede una sua etica e tutto
sommato non fa del male a nessuno. Questa scelta mi è
stata dettata dall’incontro col protagonista Tiziano Menichelli,
mentre nella prima versione della sceneggiatura la fascinazione
della criminalità era molto più evidente, calcata. Dopo aver
conosciuto Tiziano ho scelto di virare maggiormente verso una
storia che raccontasse l’elaborazione della perdita, la
solitudine.
Cosa significa a
livello personale presentare Denti da squalo in un palcoscenico
iconico come New York?
Con questa città ho un
rapporto di odio/amore, perché nel 2011 dopo un periodo abbastanza
lungo qui, dove stavo costruendo il mio futuro, sono stato espulso
perché trovato a lavorare illegalmente. Un evento che, volendo
essere fatalista, mi ha portato poi a vivere a Londra dove ho
ricostruito vita e carriera. Sono già tornato due volte a New York,
la prima nel 2016 perché invitato a presentare un mio
cortometraggio e appunto adesso per Denti da squalo. Mi emoziona
sempre rivedere la città, a un livello personale che conta anche
più del fatto che sia un luogo leggendario per tutto il grande
cinema che vi è stato realizzato. Ho sofferto molto a casa di New
York, ma da qualche tempo finalmente ci ho fatto pace…
Ecco il teaser poster italiano de
I MERCEN4RI – Expendables, il quarto capitolo del
fortunato franchise tributo agli action degli anni Ottanta e
Novanta. Questa nuova avventura del gruppo di eroi “sacrificabili”
uscirà nelle sale italiane il 21 settembre 2023 – un giorno prima
dell’uscita statunitense.
Armati di tutte le armi su cui
riescono a mettere le mani e delle abilità per usarle, i mercenari
sono l’ultima linea di difesa del mondo, la squadra che viene
chiamata quando tutte le altre opzioni sono fuori discussione. I
nuovi membri del team, con stili e tattiche mai viste prima,
daranno all’espressione “sangue nuovo” un significato completamente
diverso.
I migliori attori d’azione del mondo
hanno composto questa invincibile squadra per tre capitoli del
franchise, ma ora una nuova generazione di star si unisce a loro
per un’avventura adrenalinica.
Ai mercenari d’élite,
Jason Statham, Dolph Lundgren, Randy
Couture e Sylvester Stallone, si uniscono per la prima
volta Curtis “50 Cent” Jackson,
Megan Fox, Tony Jaa, Iko Iwais, Jacob Scipio, Levy
Tran e Andy Garcia. “Moriranno
quando saranno morti”. Il film sarà distribuito in Italia da
Vertice360.
Sono stati
assegnati i premi di
Meno di Trenta, l’iniziativa dedicata agli
artisti italiani di cinema e serie TV – rigorosamente sotto
i 30 anni – ideata e organizzata da Stefano Amadio e
Silvia Saitta.
Nella
quarta edizione sono state introdotte importanti
novità: nessuna distinzione di genere tra i
candidati e dunque nelle duecategorie principali,Cinema e
Serie TV, sono stati presi in considerazione
ragazzi e ragazze insieme.
Altra novità è
stata la collaborazione con la storica
rivistaCIAK – il mensile del cinema
italiano dal 1985 – la cui redazione ha organizzato due turni di
votazione da parte del pubblico tramite il sito
ciakmagazine.it. Come
Miglior Meno di Trenta – Cinema il
Pubblico ha scelto Valentina Romani per l’interpretazione di Emma
– personaggio “chiave” costruito con maturità ed ironia – ne
“Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti
(produzione Sacher Film, Fandango con Rai Cinema, Le Pacte,
distribuito da 01 Distribution) e Nicolò Galasso
come Miglior Meno di Trenta – Serie TV per il
ruolo di O’ Pirucchio in “Mare fuori – stagione 3”
di Ivan Silvestrini.
Flavio Natalia
(direttore di CIAK): Ospitare la votazione di Meno di Trenta ha
avuto un significato di incoraggiamento allo sviluppo dei talenti
di domani del nostro cinema e della nostra serialità. I risultati
sono stati ottimi, sia in termini di voti raccolti, sia per quanto
riguarda il livello artistico espresso dai finalisti e dai due
talentuosi vincitori, Valentina Romani e Nicolò Galasso, ai quali
ora questo premio attribuirà nuovo entusiasmo, oltre a
rappresentare una occasione per far notare la qualità del lavoro
che hanno svolto sin qui. L’appuntamento è ora per la prossima
edizione di Meno di Trenta.
Come ogni edizione
ha votato anche una giuria stampa composta, in
questa occasione, dagli esperti Nicole Bianchi (Cinecittà News),
Emanuele Bigi (Vanityfair.it), Lucrezia Leombruni (Agenzia Dire),
Damiano Panattoni (Movieplayer.it), Carola Proto (Comingsoon.it) e
Manuela Santacatterina (The Hollywood Reporter Roma).
Per il premio
Meno di Trenta – Cinemaassegnato dalla
Stampa ha trionfato l’esordiente Greta
Gasbarri grazie al ruolo di protagonista in
“Mia” di Ivano De Matteo (prodotto da Lotus
Production e Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution), storia
attuale e molto dolorosa. La motivazione della giuria:
“Alla sua prima prova d’attrice, la 17enne Greta
Gasbarri debutta all’altezza dell’intensità del tema trattato dal
regista Ivano De Matteo. La performance di Greta restituisce tutto
il dramma famigliare raccontato in “Mia”.Francesco Centorame e Nicolò Galasso hanno vinto –
ex aequo – il premio Stampa Meno di Trenta – Serie
TV. Le motivazioni: “Francesco Centorame con la sua
interpretazione di Elia (in “SKAM Italia
5”di Ludovico Bessegato prodotta da Cross
Productions e disponibile su Netflix Italia) ha saputo
raccontare con delicatezza e potenza un disagio. Con talento e
maturità Centorame rompe ogni tabù sulla sessualità dando ai
giovani uno spazio in cui riconoscersi e non provare più
vergogna;Nicolò Galasso, in “Mare Fuori –
stagione 3” di Ivan Silvestrini (coproduzione Rai Fiction
– Picomedia, prodotta da Roberto Sessa, andata in onda in onda su
Rai2 e già disponibile in anteprima esclusiva su RaiPlay),
regala uno dei momenti più drammatici e emozionanti della terza
stagione di “Mare Fuori”, grazie alla sua interpretazione intensa.
Attraverso il personaggio di Gaetano, detto ‘O Pirucchio, ha
dimostrato come in contesti difficili si possa avere il coraggio di
cambiare”.
La
direzione artistica, composta da Stefano Amadio e
Silvia Saitta con la collaborazione di Andrea Santocco, ha deciso
di assegnare due ulteriori premi
dedicati al talento poliedrico che spazia tra cinema e
teatro: uno a Francesco Gheghi (oltre
all’horror “Piove” di Paolo Strippoli, che lo vede protagonista, è
stato Romeo nel Romeo e Giulietta di Mario Martone al Piccolo
Teatro Strehler di Milano) e uno a Blu Yoshimi (di cui ricordiamo il ruolo ne “Il
sol dell’avvenire” di Nanni Moretti e l’impegno a teatro con uno
spettacolo in programma al Festival dei Due Mondi). Entrambi i
giovani attori erano stati tra i protagonisti, nel 2020, del ciclo
di incontri “Meno di trenta alla Mostra” organizzati alla Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Il premio Meno
di Trenta, alla sua quarta edizione, si conferma un
appuntamento sempre più gradito agli occhi dei artisti esordienti;
l’obiettivo principale dell’iniziativa resta infatti quello
di mettere in contatto giovani colleghi
creando nuove sinergie.
La
premiazione avrà luogo il 15 giugno nell’ambito
della 26/a edizione de “Lo schermo è donna”
organizzata a Fiano Romano con la direzione
artistica di Alberto Crespi e Rocco Giurato
(ingresso libero fino ad esaurimento posti). La manifestazione,
promossa e organizzata dall’associazione culturale “Città per
l’Uomo”, con il patrocinio del ministero della Cultura, della
Regione Lazio e del comune di Fiano Romano, dimostra da sempre uno
sguardo attento nei confronti dei nuovi talenti
dell’audiovisivo italiano e ha coinvolto, negli anni, numerosi
giovani ospiti divenuti oggi artisti affermati.
La serie di FX Great
Expectations, adattamento di Steven Knight (Peaky
Blinders) del classico di Dickens, debutterà in Italia il 28
giugno in esclusiva su Disney+ con tutti gli episodi
disponibili al lancio.
Great Expectations è la
storia di formazione di “Pip”, un orfano che desidera una vita
migliore, finché uno scherzo del destino e le oscure manipolazioni
della misteriosa ed eccentrica “Miss Havisham” gli mostrano un
tenebroso mondo di possibilità. In seguito alle grandi aspettative
riposte su di lui, Pip dovrà capire il prezzo di questo nuovo mondo
e se lo renderà davvero l’uomo che desidera essere. Critica severa
del sistema di classe, il romanzo di Dickens fu pubblicato nel 1861
dopo essere stato inizialmente rilasciato in una serie di capitoli
settimanali a partire da dicembre 1860.
Fionn Whitehead è
il protagonista nel ruolo di “Pip”, insieme a un cast stellare che
comprende Olivia Colman nel ruolo di “Miss Havisham”,
Shalom Brune-Franklin, Ashley Thomas, Johnny Harris, Hayley
Squires, Owen McDonnell, Trystan Gravelle, Laurie Ogden, Rudi
Dharmalingam, Tom Sweet, Chloe Lea e Matt Berry.
La visione di Steven Knight del
racconto classico rimane estremamente acuta come l’originale.
Knight è sceneggiatore e produttore esecutivo insieme a Tom Hardy,
Ridley Scott, Dean Baker, David W. Zucker e Kate Crowe. Brady Hood
e Samira Radsi sono i registi. Great Expectations è
prodotto da FX Productions in associazione con la BBC, Scott Free e
Hardy Son & Baker.
Il 3 luglio del
1973 David Bowie saliva sul palco dell’Hammersmith
Odeon di Londra per “uccidere”, davanti a 5000 fan increduli,
Ziggy
Stardust, il suo alter ego più celebre. A 50 anni da
quel giorno, Ziggy torna a vivere grazie al cinema dal 3 al
5 luglio con “ZIGGY STARDUST & THE SPIDERS FROM
MARS: IL FILM” in versione completamente restaurata
(elenco sale a breve su nexodigital.it).
Quella notte
straordinaria del 1973 fu infatti immortalata dal celebre regista
D.A. Pennebaker (Monterey Pop, Bob Dylan Don’t
Look Back, Depeche Mode 101) che nel backstage e sul palco
filmò David Bowie e gli Spiders from Mars e persino Ringo Starr che
si era intrattenuto per una chiacchierata con loro. Il
restauro digitale del film è stato supervisionato
da suo figlio, Frazer Pennebaker. Proposto sul grande
schermo in 4K e con audio 5.1, l’evento offrirà ai fan di
Bowie l’opportunità unica di ritrovarsi tutti insieme per rivivere
un momento iconico che ha cambiato per sempre la cultura pop e per
scoprire per la prima volta la scaletta completa che fu suonata in
quella fatidica notte, comprese le scene finali con il leggendario
chitarrista Jeff Beck e la performance di The Jean Genie
che era stata tagliata nella versione originale del film.
Ziggy Stardust era
nato solo un anno prima con l’uscita di ‘The Rise and
Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars’, il
geniale concept-album che vedeva protagonista l’onirico e surreale
Ziggy, prototipo del divo rock stravagante e androgino dai capelli
rosso fuoco, i costumi estrosi e il fascino glam. Un successo
planetario che avrebbe fatto la storia.
La versione
restaurata di ZIGGY STARDUST & THE SPIDERS FROM MARS: IL
FILM è distribuita nei cinema italiani in esclusiva da
Nexo Digital in collaborazione con i media partner Radio Capital,
Radio Deejay, MYMovies.it e in partnership con Warner Music
Italy.
L’evento e le
proiezioni internazionali sono prodotti e promossi dalla società di
produzione multimediale Echo Velvet e dai pluripremiati The Makers
Of per conto di RZO Music, David Bowie Estate e Warner Music.
Quando parliamo di saghe action, i
titoli che vengono subito in mente sono Die Hard, Arma Leatale, Jason Bourne, Fast & Furious e
Mission: Impossible. Solo queste ultime
due sono ancora in corso, con nuovi film in fase di lavorazione che
andranno ad arricchire il loro già ampio universo narrativo.
Mission: Impossible, in particolare, è una saga che negli
anni si è continuamente rinnovata, includendo sempre più nuovi
personaggi, situazioni e, soprattutto, sequenze al limite
dell’impossibile, proprio sfidando il suo titolo. Dopo il primo
appassionante capitolo di questa serie, uscito nel 1996, nel 2000 è
arrivato il sequel Mission: Impossible
2.
Per questo secondo capitolo, al
posto di Brian De Palma come regista vi è
John Woo, celebre regista hongkongese noto per i
suoi film d’azione come A Better Tomorrow, Bullet in the
Head e Hard Boiled. Prima di essere chiamato a girare
Mission: Impossible 2, Woo aveva già realizzato due
acclamati film ad Hollywood, ovvero Nome in codice: Broken
Arrow (1996), Face/Off – Due facce di un
assassino (1997). Egli ha apportato a questo sequel il
proprio personale stile, caratterizzato da spettacolari sequenze
d’azione coreografate al dettaglio e da momenti di grande intensità
romantica. Elementi che hanno reso Mission: Impossible 2
diverso dal precedente e per questo un’autentica e gradita
sorpresa.
Come noto, la saga è poi negli anni
proseguita con i sequel Mission: Impossible III,
Protocollo fantasma, Rogue Nation, Fallout e Dead Reckoning Parte Uno, la
cui uscita in sala è ora fissata al 12 luglio
2023. In attesa di intraprendere una visione di questi
altri capitoli, è bene riscoprire questo secondo quale uno dei più
avvincenti ed emozionanti, tanto per merito della regia di Woo
quanto per le scelte produttive compiute da Cruise, il quale ha
riposto in questo sequel tutte le sue attenzioni. Proseguendo qui
nella lettura sarà possibile ritrovare curiosità e dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama di Mission: Impossible 2
Il film racconta di nuove avventure
ad alto tasso adrenalinico di Ethan Hunt, agente
dell’IMF. Proprio mentre si trova in vacanza, egli viene convocato
per svolgere un incarico d’importanza internazionale. L’agente
traditore Sean Ambrose ha rubato il pericoloso
virus Chimera e il suo antidoto, noto col nome di Bellerofonte, con
l’obiettivo di ricavarne miliardi di dollari. Aiutato dall’esperto
di computer Luthor Stickell e dal pilota di
elicottero Billy Baird ma anche dall’abile e
affascinante ladra Nyah Hall, ex di Ambrose, Hunt
dovrà dunque cercare di rintracciare il terrorista prima che possa
finire con lo spargere il virus per tutto il mondo, causando una
tragedia senza precedenti.
Il cast di Mission: Impossible 2 e altre
curiosità
Ad interpretare Ethan Hunt vi è
naturalmente l’attore TomCruise, che in quest’occasione ha svolto anche
il ruolo di produttore. Per reintrodurre il personaggio, Cruise ha
ideato la sequenza in cui Hunt si sta arrampicando a mani nude sul
Dead Horse Point State Park a Moab, nello Utah. La cosa preoccupava
molto gli altri produttori, che temevano che l’attore potesse farsi
male. Cruise insistette però per lasciare la sequenza, svolgendola
senza alcuna rete di protezione ma unicamente con l’ausilio di
alcuni cavi di sicurezza ancorati al suo corpo. Un’ennesima
dimostrazione, dunque, di quanto Cruisi ami dar vita in prima
persona ad acrobazie di questo tipo. È stato poi sempre Cruise a
scegliere Woo come regista, salvo poi escluderlo dalla fase di
montaggio, sulla quale ha avuto l’ultima parola.
Nei panni di Nyah Hall vi è invece
l’attice Thandiwe Newton, scelta su suggerimento
di Nicole Kidman, all’epoca moglie di Cruise. La
Newton fu assunta ancor prima che la sceneggiatura fosse terminata.
L’attore Ving Rhames riprende invece il ruolo di
Luthor Stickell, già interpretato nel primo film, mentre
John Polson interpreta Billy Baird.
Dougray Scott interpreta invece l’antagonista Sean
Ambrose. Scott era inizialmente stato scelto per interpretare
Wolverine in X-Men, ma poiché le riprese di Mission:
Impossible 2 si sono protratte oltre il previsto, ha dovuto
rinunciare al ruolo, poi come noto andato a Hugh Jackman.
L’attore Richard Roxburgh interpreta invece Hugh
Stamp, braccio destro di Ambrose.
Recita poi nel film anche Brendan Gleeson
nel ruolo di John C. McCloy, CEO dell’azienda Biocyte. Il due volte
premio Oscar Anthony Hopkins compare
invece in due scene nei panni del comandante Swanbeck, che affida
ad Hunt la nuova missione. Prima che ad Anthony Hopkins, il ruolo
di Swanbeck era stato offerto a Ian McKellen,
che non poté accettare perché impegnato in un lavoro teatrale a
Londra. Il personaggio di Hopkins è ricordato in particolare per
essere stata la prima persona nella saga ad usare effettivamente la
frase “missione impossibile“. L’attore croato Rade
Šerbedžija, visto anche in Eyes Wide
Shut e Space Cowboys, è il dr. Vladimir
Nekhorvich, sviluppatore del virus Chimera.
Il trailer di Mission:
Impossible 2 e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Mission: Impossible 2 grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Chili Cinema, Netflix, Prime Video e Paramount+. Per vederlo, una volta scelta
la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 6 giugno alle ore 21:00
sul canale 20 Mediaset.
Apple TV+
ha annunciato una nuova docuserie in quattro parti prodotta dalla
SMUGGLER Entertainment, con un esclusivo dietro le quinte della
star mondiale Lionel Messi, che è considerato il
più grande di tutti i tempi in uno sport seguito da oltre cinque
miliardi di fan nel mondo. La serie è stata girata a Parigi, in
Qatar e in Argentina, seguendo il sette volte vincitore del Pallone
d’Oro attraverso le sue cinque presenze alla Coppa del Mondo e la
vittoria dell’Argentina nella Coppa del Mondo Qatar 2022, in una
delle finali più emozionanti della storia. Con le sue stesse
parole, Messi racconta la storia della sua incredibile carriera con
la nazionale di calcio dell’Argentina, fornendo uno sguardo intimo
e senza precedenti sulla ricerca di una vittoria nella Coppa del
Mondo.
Pochi giorni prima dell’inizio del torneo, Messi ha detto ai
registi: “Sarebbe un’esperienza fantastica vincere una Coppa del
Mondo e poter chiudere la mia carriera così. Sono anni che lo sogno
e lotto per questo. Ho immaginato un milione di possibilità su cosa
potrebbe succedere… la prima partita, gli ottavi di finale, i
quarti di finale, la semifinale e la finale. E lo vivrò come
qualcosa di speciale, perché è l’ultimo mondiale. Concludere la
carriera vincendo una Coppa del Mondo sarebbe il coronamento di un
sogno”. Nel giro di poche settimane, e di fronte a un pubblico da
record, Leo Messi ha consolidato il suo posto nel pantheon dello
sport alzando la Coppa del Mondo.
Il documentario attualmente senza titolo è prodotto dal
vincitore dell’Emmy Award Tim Pastore (“Free Solo”, “Jane”), dai
vincitori dell’Emmy e del Tony Award Patrick Milling Smith e Brian
Carmody, e dal vincitore dell’Emmy Award Matt Renner (“Free Solo”,
“Limitless with Chris Hemsworth”) di SMUGGLER Entertainment,
insieme a Jon Henion (“Welcome to Wrexham”) e Juan Camilo Cruz (“In
Her Hands”). La serie è prodotta per Apple da SMUGGLER
Entertainment e prodotta in associazione con Pegsa.
I resgisti hanno seguito Messi durante l’emozionante Coppa del
Mondo Qatar 2022, fornendoci immagini uniche del prima, durante e
dopo la monumentale impresa del consolidamento di un campione. Dai
campi di allenamento del Qatar al caos delle riunioni con la stampa
fino alla tranquilla contemplazione della stanza privata di Messi,
la serie mette in luce un’emozionante mescolanza del mondo pubblico
e privato del miglior atleta vivente del pianeta, nonché quello dei
suoi fedeli sostenitori in tutta l’Argentina e di coloro che hanno
compiuto il pellegrinaggio in Qatar. La serie presenta anche le
interviste più personali fino ad oggi con Messi, insieme a
conversazioni con compagni di squadra, allenatori, avversari, fan
devoti e commentatori che testimoniano l’incredibile influenza e
impatto che ha su una nazione e sul mondo, insieme alla grazia,
forza d’animo e forza di volontà che ha dimostrato nel corso della
sua carriera. La docuserie traccia il percorso drammatico della sua
prima partita con la nazionale di calcio argentina, dove gli è
stato mostrato un cartellino rosso nel suo primo minuto, e poi il
peso di un paese sulle spalle attraverso diverse vittorie sfuggite
della Coppa del Mondo, che lo hanno portato al suo ritiro
anticipato nel 2016, e infine il ritorno per diventare campione
mondiale ed essere incoronato miglior giocatore del torneo del
2022.
New Line Cinema e
Renaissance Pictures presentano il ritorno dell’iconico franchise
horror, “La
Casa – Il Risveglio del Male“, dello sceneggiatore e
regista Lee Cronin (“Hole – L’abisso”). Il film è
interpretato da Lily Sullivan (“I Met a Girl”,
“Pronti a Tutto”), Alyssa Sutherland (“The Mist”,
“Vikings”), Morgan Davies (“Storm Boy – Il Ragazzo
che Sapeva Volare”, “The End”), Gabrielle Echols
(“Frammenti dal Passato – Reminiscence”) e Nell
Fisher (“Northspur”).
Spostando l’azione
dai boschi alla città, “La
Casa – Il Risveglio del Male” racconta l’intricata
vicenda di due sorelle intente a riavvicinarsi tra loro,
interpretate da Sutherland e Sullivan, il cui ricongiungimento
viene interrotto dall’ascesa di demoni in carne e ossa, che le
spingono a una battaglia primordiale per la sopravvivenza mentre
affrontano il loro incubo peggiore.
“La Casa – Il
Risveglio del Male” è prodotto da Rob Tapert (“Ash vs Evil Dead”,
“Man in the Dark”) e prodotto esecutivamente dal creatore della
serie e icona dell’horror Sam Raimi e dalla leggenda di culto e
“Ash” stesso, Bruce Campbell, insieme a John Keville, Macdara
Kelleher, Richard Brener, Dave Neustadter, Romel Adam e Victoria
Palmieri.
Cronin è affiancato
dietro la macchina da presa dal direttore della fotografia Dave
Garbett (“Z for Zachariah”, “Underworld: La Ribellione dei
Lycans”), dal production designer Nick Bassett (“Guns Akimbo”,
“Sweet Tooth”), dal montatore Bryan Shaw (“Ash vs Evil Dead”,
“Spartacus”) e dalla costumista Sarah Voon (“Chasing Great”,
“Inside”), con una colonna sonora di Stephen McKeon (“Hole –
L’Abisso “, “Primeval”).
Una presentazione
New Line Cinema / Renaissance Pictures di una produzione Pacific
Renaissance e Wild Atlantic Pictures, ” La Casa – Il Risveglio del
Male” è stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane da
Warner Bros. Pictures.
Blu e Flippy – Amici per le
pinne ci presenta le grandi debolezze e paure dell’essere
umano mentre un ragazzo delfino cerca di salvare il suo habitat da
un temibile cattivo. Il film animato del 2022 di
Mohammad Kheyrandish racconta la storia del piccolo
Blu, un ragazzo cresciuto in mezzo al mare come un
piccolo Tarzan. Blu nuota insieme al
fratello delfino Flippy. Una magia quella che
avvolge la vita di Blu che non è come tutti gli
umani, può stare sott’acqua molto più al lungo e questo gli
permette di crescere ricoperto di salsedine e di giocare in groppa
al suo fedele amico.
Blu e Flippy – Amici per le
pinne arriverà l’8 giugno nei cinema ed è sicuramente un
film adatto ai più piccoli per i temi di cui parla. Infatti, il
film di Kheyrandish mostra la vastità del mondo
sottomarino con le sue tantissime specie animale. Ma non solo,
viene raccontata anche una storia di magia e di mistero. C’è un
cattivo da combattere, non solo umano, ma anche animale: un
gigantesco polpo cattivo. Le riflessioni dopo la visione sono tante
anche per i più grandi: una storia di integrazione e di
sostenibilità sarà un modo per portare al cinema grandi e
piccini.
Blu e Flippy – Amici per le pinne,
la trama
Quando un aereo precipita in mare, i
delfini salvano un bambino e lo crescono come una famiglia.
Blu vive una vita spensierata sotto le onde, fino
a quando un mostro malvagio prende il potere sul mondo sottomarino.
La storia di Blu e Flippy – Amici per le pinne è
una storia familiare ma anche di resistenza. Insieme, il ragazzo e
il delfino, si fanno leader di questa battaglia contro il cattivo
Octopus che inquina il mare con il petrolio.
Purtroppo, però sono soli in questa battaglia e in un primo momento
Blu viene esiliato sulla terraferma, dove un capitano dal cuore
gentile lo accoglie.
Cresciuto in fondo al mare, il
piccolo Blu vuole ritrovare la sua mamma. Sarà
proprio il capitano ad aiutarlo così il ragazzo intraprende un
viaggio per risolvere il mistero della sua vera identità.
Blu e Flippy – Amici per le pinne, il film
d’animazione diretto da Mohammad Kheyrandish alla
sua opera prima, ci mostra questo fantastico mondo sottomarino dove
Blu e Flippy sono inseparabili.
Si spalleggiano e giocano come due fratelli e nel momento di
maggiore difficoltà uniscono le forze e non si arrendono. Sono
felici e la loro spensieratezza diventa contagiosa anche per tutti
gli abitanti degli abissi marini.
Ritrovare sé stessi
Mentre cerca di ritrovare la madre
Blu cerca anche sé stesso. L’unica nota stonata in
Blu e Flippy – Amici per le pinne è proprio il
ritrovamento di questa figura materna spiegato troppo velocemente.
Nell’isola rossa, infatti, è racchiuso tutto il mistero: disegni di
delfini e stelle e una simpatica vecchietta che fa le pozioni.
Nonna Zan mantiene in vita l’isola rossa, le sue creature e la
madre del piccolo Blu caduta come in una specie di coma. Per
salvarla serve un antidoto rinchiuso in una conchiglia ed è
impossibile accedervi senza trovarsi davanti l’ira di Octopus.
Blu e Flippy riescono a sconfiggere il malvagio
Octopus, Blu incontra finalmente la madre. “Mamma”
è infatti l’unica parola che Blu riesce a dire sulla terraferma.
L’amore per la madre è uno dei messaggi più belli del film, sia
della sua mamma delfino che anche e soprattutto della madre di
Blu.
Quello che rende Blu e
Flippy – Amici per le pinne davvero interessante è che
ancora una volta l’uso dell’animazione è il veicolo di un messaggio
più ampio. Tutta la questione sulla sostenibilità e l’inquinamento
del mare da parte dell’uomo e il modo in cui le creature marine
cercano di combattere insieme. Ecco perché potrebbe piacere sia
bambini che agli adulti perché ha anche un approccio rilevante e
intelligente sul tema della natura. Sicuramente il messaggio che
lascia è più cupo rispetto a qualsiasi altro film di animazione ma
non lo fa in modo noioso anzi lascia intendere proprio ciò che
vuole denunciare.
Pensavate che Spider-Man: Un nuovo universo contenesse
il maggior numero di Easter-Egg e riferimenti ai fumetti? Beh,
l’attesissimo sequel del film d’animazione vincitore dell’Oscar,
Spider-Man: Across the Spider-Verse, vi farà
ricredere. Gli oltre 200 Uomini-Ragno presenti nell’acclamato
sequel della storia di Miles Morales
(Shamiek Moore) sono solo una piccola parte del
numero quasi infinito di riferimenti al passato, al presente e al
futuro dell’iconico personaggio. Ecco tutti gli Easter egg e i
riferimenti alla storia dell’arrampica-muri che siamo riusciti a
scovare in Spider-Man: Across the Spider-Verse.
1Spidercide
Come Ben Reilly e Kaine,
Spidercide è un’altra variante clone dell’Uomo
Ragno di Peter Parker creata da Miles
Warren.
Tra gli attori più richiesti del
momento, Tommaso Ragno è dotato di un talento
camaleontico, che gli permette di interpretare con grande
naturalezza personaggio sempre diversi tra loro per torni,
provenienze ed obiettivi. È così che negli ultimi anni è passato
dal partecipare ad importanti drammi d’autore ad acclamate
commedie, senza dimenticare la televisione, il teatro e la radio.
Ragno, insomma, si afferma sempre più come uno degli attori più
completi attualmente in attività.
Tommaso Ragno: i suoi film, le
serie TV e gli audiolibri
1. Ha recitato in celebri
film. Ragno debutta al cinema nel 1997 con Tutti già
per terra. In seguito ha recitato in film come
Chimera (2001), Il consiglio
d’Egitto (2002), Anche libero va bene
(2005), L’uomo privato (2007), Médéè
miracle (2007), con Isabelle
Huppert, La passione (2010), Io e te
(2012), La nostra terra
(2014),Un ragazzo d’oro (2014), La pazza gioia (2016),
I peggiori (2016), Riccardo va
all’inferno (2016), Hotel Gagarin (2017),
Lazzaro felice (2018),
Il cattivo poeta
(2020), con SergioCastellitto, Tre piani (2021),
Security (2021) e Una relazione (2021). Il 2022 è
stato un anno d’oro per lui, che ha recitato in ben sei film:
Vetro,Nostalgia con PierfrancescoFavino, Ti mangio il cuore,Siccità con Valerio
Mastandrea, Rapiniamo il duce e
My Soul Summer.
2. Ha preso parte a diversi
prodotti televisivi. Oltre al cinema, Ragno si è dedicato
molto anche alla televisione, interpretando vari ruoli in diverse
fiction, come Elisa di Rivombrosa 2 (2005)
e Le tre rose di Eva 3 (2015) e imponendosi come
protagonista nelle serie Distretto di Polizia-11
(2001-2012) e Il tredicesimo apostolo (2012-2014). Ha poi
recitato nelle serie 1992 (2015), La porta rossa
(2017 – in corso), 1993 (2017), Baby (2018-2020), Il miracolo (2018),
Fargo (2020), Luna Park (2021) e
Monterossi (2022).
3. Ha lavorato per la radio
e ha registrato diversi audiolibri. Nel corso della sua
carriera Ragno ha avuto modo di lavorare anche con la sola voce,
svolgendo letture per Radio 3 di opere come Il ritratto di
Dorian Gray,Dracula, Frankenstein e Addio alle
armi. Ha poi registrato gli audiolibri Il nome della
rosa, Il pendolo di Foucault, Oliver Twist, Il
profumo e Vita e destino.
Tommaso Ragno in
Nostalgia
4. Ha costruito
attentamente il suo personaggio. Nel film
Nostalgia di Mario Martone, Ragno
interpreta il malavitoso Oreste. Per prepararsi a questo
personaggio, che viene prima soltanto evocato dagli altri
protagonisti della storia, l’attore ha raccontato di essersi
servito delle cose che si dicono di lui per potersi formare una
propria idea riguardo quest’uomo. Lo ha poi costruito come fosse il
personaggio di una tragedia greca, con il passato che ancora lo
tormenta nel presente. Inoltre, l’attore ha lavorato molto sulla
fisicità più che sulla parola, così da rendere ulteriormente chiara
la natura fisica e aggressiva di Oreste.
Tommaso Ragno in
Siccità
5. Ha avuto un ruolo
comico. Nel film corale Siccità, di Paolo
Virzì, Ragno interpreta Alfredo, un ex attore fattosi
influencer che ha sviluppato una dipendenza dai social. Con questo
ruolo l’attore ha avuto l’occasione di confrontarsi con toni comici
anche al cinema, prendendo spunto da quegli influencer che in tempo
di lockdown hanno abusato dei social per promuovere la propria
immagine, un po’ come fa il suo Alfredo.
Tommaso Ragno in
Fargo
6. Ha avuto un ruolo nella
serie statunitense. Nella quarta stagione di
Fargo, la serie antologica ispirata al film omonimo dei
fratelli Coen, l’attore ha interpretato il ruolo di Donatello
Fadda, un gangster italiano che si contende il potere nella
Kansas City degli anni Cinquanta con la banda di afroamericani
capeggiata da Chris Rock. Per il ruolo, anche in
questo caso, Ragno ha raccontato di aver costruito il personaggio a
partire dalla sua gestualità e fisicità, lasciandosi poi guidare
ampiamente dalla sceneggiatura, da lui giudicata perfetta.
7. Ha recitato sia in
italiano che in inglese. Sul set di Fargo
l’attore si è trovato a dover recitare sia in italiano che in
inglese, una possibilità che gli ha permesso di calarsi
ulteriormente nel contesto che lo circondava, potendo quasi dar
vita a due personaggi diversi e a specifiche loro caratterizzazioni
in base alla lingua parlata. Per Ragno, infatti, il bilinguismo del
suo personaggio è stato fondamentale per poter dare un’ulteriore
connotazione fisica alla propria recitazione.
Tommaso Ragno: ha una moglie?
8. Non è sposato.
Ragno non è solito condividere troppe informazioni sulla sua vita
privata, rifuggendo dalla sindrome del pavone a cui troppe
celebrità cedono. Di lui si sa però che da diversi anni ha una
relazione con l’attrice Iaia Forte, nota per la
sua partecipazione a film come La grande bellezza, Il
giovane favoloso e Qui rido io. I due però si
impegnano affinché il loro rapporto rimanga al di fuori dei
riflettori tipici del loro mestiere. L’attore ha poi un figlio, di
nome Domenico.
Tommaso Ragno è su
Instagram
9.Ha un
profilo sul social network. L’attore è presente sul social
network Instagram, con un profilo seguito attualmente da 10,6 mila
persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi pubblicato
cinquencento post, tutti relativi alle sue attività come attore,
per prodotti cinematografici, televisivi o teatrali. Si possono
infatti ritrovare diverse immagini relative a momenti trascorsi sul
set ma anche foto promozionali dei suoi progetti o di altre
attività a cui ha preso parte. Seguendolo si può dunque rimanere
aggiornati sulle sue attività.
Tommaso Ragno: età e altezza
dell’attore
10. Tommaso Ragno è nato a
Vieste, in provincia di Foggia, il 1° giugno del 1967.
L’attore è alto complessivamente 1,80 metri.
Nella cornice colorata del
Cinema Barberini, dopo la proiezione dei primi due
episodi di Pesci piccoli. – Un’agenzia. Molte idee.
Poco budget,
serie prodotta e ideata dai The Jackal con
Mad Entertainment, e in collaborazione con
Amazon
Prime Video, abbiamo incontrato in conferenza stampa
il gruppo comico partenopeo – Fabio Balsamo,
Gianluca Fru, Aurora Leone,
Ciro Priello – con la protagonista Martina
Tinnirello e il regista Francesco
Ebbasta. Il cast è approdato a Roma per presentare la
prima serie comedy dei The Jackal che, come dimostra l’anteprima
dei primi due episodi, ha un animo vivace e pieno di estro. I The
Jackal, arrivati con quel loro sorriso bonaccione illuminando
l’intera sala 4, prima di condividere il piccolo schermo come
colleghi, sono amici da una vita. Veri e sinceri. E il loro legame,
come in tutti gli altri medium nei quali abbiamo ritrovato i loro
volti – a partire dalle web series – è sempre stato la loro carta
vincente, ed è la chiave di volta anche di Pesci
piccoli. – Un’agenzia. Molte idee. Poco budget.
Per il loro debutto in piattaforma,
che ricordiamo sarà su Amazon Prime
Video l’8 giugno, il titolo della
serie è alquanto curioso e particolare e suscita,
inevitabilmente, molto interesse. È Ciro Priello, componente del
gruppo, a spiegare subito come è nato questo nome: “Non avevamo
idea di come chiamare la serie. Un giorno arrivò Aurora
(Leone, ndr) sul set e ci propose di chiamarla Pesci piccoli
come metafora del fatto che siamo una piccola agenzia in un mare di
agenzie più grandi. La motivazione ci è piaciuta e il titolo è
stato dato. Noi poi abbiamo fatto altri lavori in passato, però per
definizione questa è la prima serie comedy che va su una
piattaforma streaming, che è Amazon Prime.” “A differenza
dei nostri altri progetti, questa è la prima volta che i The
Jackal, come azienda, producono una serie. Non ci siamo solo noi
come volti, ma tutta la squadra costituita da venti persone”,
conclude Gianluca Fru, altro cuore del gruppo.
Pesci piccoli – Un’agenzia. Molte
idee. Poco budget: un gruppo che si conosce
Il segreto del loro successo, e
dunque anche della
serie stessa, va perciò ricondotto alla loro forte e duratura
amicizia, che per questo progetto è stata il vero grande motore. A
far funzionare la nuova macchina seriale di Pesci
piccoli.- Un’agenzia. Molte idee. Poco budget è
soprattutto il fatto che i The Jackal non hanno filtri l’uno con
l’altro. “Ci vediamo talmente tanto, e tutti i giorni, che
quello che ci diciamo tutto quotidianamente. Sul set siamo sempre
stati molto trasparenti, e non ci sono stati particolari
disaccordi. Le visioni che abbiamo, anche discordanti, le viviamo
tutti i giorni. La serie l’abbiamo affrontata con grande emozione,
perché per noi è un progetto molto importante, ma rimanendo quelli
di sempre”, dice Fabio Balsamo, una delle figure più
caratteristiche dei The Jackal. “La nostra fortuna è che
parliamo sempre di tutto, anche delle cose che ci piacciono meno.
Credo che sia la nostra più grande forza”, conclude Ciro
Priello.
Essendo un gruppo così consolidato,
l’interazione lavorativa con coloro che non ne fanno parte poteva
perciò essere un rischio o un problema. Eppure per il regista
Francesco Ebbasta non ci sono state difficoltà nell’entrare
dentro questo nucleo familiare molto stretto e intimo, ma
anzi il lavoro svolto con i The Jackal gli ha permesso di far
risaltare con facilità, ed equamente, tutte e quattro le
ingombranti personalità. “Il motivo per cui sono un gruppo così
stretto sta, secondo me, nel requisito per poter accedervi. Conosco
tutti i Jackal dal loro giorno zero, e ciò che mi sorprende
lavorando con loro non è tanto il talento eterogeneo che hanno, ma
la capacità e la sensibilità molto rara di riuscire a riconoscere,
anche dopo quindici anni di esperienza, di avere bisogno di una
squadra per lavorare al meglio. Questo è un grande talento, e loro
ce l’hanno.”
Fra tradizioni napoletane e
lavoro
Nel guardare i primi episodi, poi, è
stato chiaro sin da subito quali fossero veramente i due
protagonisti indiscussi: la Napoli delle
tradizioni, dei modi di dire e di fare, che funge anche da
sfondo, e il lavoro, in questo caso specifico
relativo alla comunicazione e all’agenzia, che costituisce in
generale la cifra tematica ricorrente nei prodotti del gruppo
comico. “La serie racconta un’altra sfumatura del lavoro”,
dice Francesco Ebbasta, “volevamo parlare di quei piccoli
contesti lavorativi, di provincia, in cui decine di persone
lavorano tutti i giorni nella comunicazione, che si svegliano
prestissimo la mattina per andare a fare il tik tok per la
paninoteca all’angolo. Dato che anche noi siamo partiti da un
contesto molto piccolo, per l’appunto provinciale, ci siamo chiesti
come facessero questi esseri umani, nell’epoca in cui tutti sono
famosi e tutti sono delle star, a convivere con questi esempi molto
alti di riferimento, ma nonostante questo svegliarsi la mattina
tutti i giorni alle 7, leggere una moltitudine di e-mail, e fare il
proprio lavoro. Pur consapevoli del fatto che quello che fanno non
cambierà il mondo. Questi erano un po’ gli eroi che
volevamo raccontare, quelli che riescono a
ritagliarsi dei rituali all’interno dello stesso ufficio
come la ball delle merendine o il karaoke, e riescono a
sopravvivere in questo contesto di supereroi, di influencer famosi,
continuando ad andare avanti, a far bene, a innamorarsi fra loro.
Si trattava, quindi, di raccontare la capacità di vivere il
quotidiano e di farlo all’interno di un gruppo, che è la cosa più
importante quando fai questo lavoro.”
Mentre per quanto riguarda Napoli,
il discorso è molto più d’identità che paesaggistico: “Napoli
ce l’abbiamo nel sangue”, continua il regista, “questo non
significa che dobbiamo per forza raccontare la città, che nella
serie fa comunque da sfondo, però i personaggi se la portano dietro
perché è parte di loro, per esempio nell’accento, che io preferisco
portare in scena perché dà loro verità, o nelle scelte musicali.
Abbiamo voluto conservare questo rimando alla tradizione pur
trattando un argomento che è tutto fuorché tradizionale, perché
questo tema delle web agency non era mai esploso prima. Non
riusciamo, anche trattando generi diversi o storie diverse, a fare
a meno di essere napoletani: ce l’abbiamo dentro e ci
appartiene.”
Elementi nuovi, inserti
autobiografici
In Pesci piccoli. –
Un’agenzia. Molte idee. Poco budget, la protagonista,
Martina Tinnirello, non fa parte del gruppo comico
e questa è una vera e propria sorpresa per il pubblico. A spiegare
le ragioni di tale scelta ci pensa il regista: “L’innesco di
ogni prodotto di sitcom a cui siamo affezionati, e la serie ha
tanti riferimenti e omaggi anche a quelle con cui siamo cresciuti,
avviene sempre per un elemento esterno che viene introdotto
nell’equilibrio oramai stabile. A noi piaceva l’idea che un nuovo
elemento, ossia il meta testo, andasse in qualche modo a innescare
una serie di dinamiche all’interno di un gruppo consolidato”.
“Inserirsi in un gruppo consolidato non è per niente
semplice”, gli fa eco Aurora Leone aggiungendosi al discorso,
“ e quello che ci è piaciuto di Martina è stata la sua capacità
di interpretare un ruolo che è di rottura e dovrebbe risultare
antipatico, con una capacità espressiva molto sviluppata e una tale
ironia da farlo diventare il personaggio che piace.”
Nonostante ci sia una protagonista
estranea al gruppo, Pesci piccoli. – Un’agenzia. Molte
idee. Poco budget è comunque un prodotto che parla
dei The Jackal, e che ha al suo interno molti inserti
autobiografici. “L’ispirazione di tutto quello che accade nella
serie viene dalla nostra vita reale. Anche gli aneddoti”, dice
Gianluca Fru, “alcune cose sono vere, tipo la ball delle
merendine, un elemento che abbiamo davvero nei nostri uffici,
mentre altre cose sono solo vagamente ispirate da racconti di
terzi. Però in linea generale abbiamo raccontato il nostro
quotidiano. Noi ci siamo sentiti dei pesci piccoli con tante idee e
poco budget.” “In realtà ci identifichiamo ancora in pesci
piccoli perché non è solamente il budget a determinarci, ma anche
l’atteggiamento verso il lavoro”, conclude Fabio Balsamo,
“essendo un gruppo riusciamo ad equilibrarci sempre, sia quando
ci esaltiamo che quando ci abbattiamo troppo. Quindi la
mentalità è sempre quella di imparare e crescere, in un
mondo che ha tanto ancora da offrirci. E noi dobbiamo ancora
evolvere. Quindi saremo sempre dei pesci piccoli.”
Prime
Video ha svelato le prime immagini della serie
Original The Lost Flowers of Alice Hart,
disponibile dal 4 agosto in esclusiva su Prime
Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo. La
serie debutterà con i primi tre episodi il 4 agosto, seguiti da un
nuovo episodio ogni settimana, fino al finale di stagione il 1°
settembre. The Lost Flowers of Alice Hart
è l’ultima novità per i clienti Amazon Prime, che in Italia
beneficiano di spedizioni veloci, offerte esclusive e
intrattenimento, incluso Prime Video, con un solo abbonamento al
costo di €49,90/anno o €4,99/mese.
1 di 13
Basata sul best-seller d’esordio di
Holly Ringland, la serie in sette episodi racconta la coinvolgente
ed emozionante storia di Alice Hart. Quando Alice, all’età di 9
anni, perde tragicamente i genitori in un misterioso incendio,
viene portata a vivere con la nonna June nella Thornfield flower
farm (azienda agricola), dove scopre che numerosi segreti si
nascondono nel suo passato e in quello della sua famiglia.
Ambientato in Australia, con il suo paesaggio mozzafiato, e fiori e
piante selvatiche autoctone che danno modo di esprimere
l’inesprimibile, questo avvincente drama familiare attraversa i
decenni. Mentre cresce dal suo complicato passato, il viaggio di
Alice raggiunge il climax emotivo quando si ritrova a combattere
per la sua vita contro l’uomo che ama.
The Lost Flowers of
Alice Hart vede nel cast l’attrice candidata
all’Oscar e vincitrice ai BAFTA e Golden Globe Sigourney Weaver (Avatar, Alien), il
vincitore del Gold Logie Award e del premio AACTA Asher
Keddie (Nove perfetti sconosciuti, Offspring), la
vincitrice dell’AACTA 2022 come miglior attrice protagonista
Leah Purcell (The Drover’s Wife: The Legend of
Molly Johnson, Wentworth), Alycia
Debnam-Carey (Fear the Walking Dead, Saint X),
Frankie Adams (The Expanse),
Alexander England (How to Please a
Woman), Charlie Vickers (Il Signore degli
Anelli: Gli Anelli del Potere), Tilda
Cobham-Hervey (I Am Woman), Sebastián
Zurita (la serie Original Come sopravvivere da
single), Alyla Browne(Nove perfetti
sconosciuti) e Xavier Samuel
(Elvis).
The Lost Flowers of Alice
Hart è prodotta da Amazon Studios, Made Up Stories e Fifth
Season. Jodi Matterson, Bruna Papandrea e Steve Hutensky di Made Up
Stories, insieme a Sigourney Weaver, Sarah Lambert e Glendyn Ivin
sono executive producer. Ivin dirige tutti e sette gli episodi e
Lambert è showrunner.
Il capitolo finale della serie
horror di culto sta per arrivare al cinema! Insidious: La
Porta
Rossa, diretto e
interpretato da
Patrick Wilson arriverà al cinema dal 5 Luglio
distribuito da Sony Pictures Italia.
In Insidious: La
Porta Rossa, il cast originario del franchise
horror si riunisce nell’ultimo capitolo della terrificante saga
della famiglia Lambert. Per mettere a tacere i loro demoni una
volta per tutte, Josh (Patrick Wilson) e Dalton
(Ty Simpkins), ormai in età da college, devono spingersi
nell’“Altrove” più a fondo di quanto non abbiano mai fatto,
affrontando l’oscuro passato della loro famiglia e una serie di
nuovi e più spaventosi terrori che si nascondono dietro la porta
rossa.
A distanza di oltre un decennio
dalla sua prima apparizione nei panni di Odino in
Thor del 2011, Anthony Hopkins parla della sua esperienza
nell’universo cinematografico Marvel. Se molti ricorderanno per
sempre l’attore per il ruolo di Hannibal Lecter, è innegabile che
c’è una nuova generazione di spettatori che lo identifica con il
padre di Thor.
L’attore, vera e propria icona del
grande cinema, ha interpretato Odino in Thor del
2011, Thor:
The Dark World del 2013 e Thor:
Ragnarok del 2017, anche se recentemente ha descritto
in maniera piuttosto denigratoria la sua esperienza.
Su The New Yorker
in un pezzo di ampio respiro su come il Marvel Cinematic
Universe abbia “inghiottito” Hollywood nel suo insieme,
sono riportate molte dichiarazioni di grandi attori coinvolti nel
franchise, anche in ruoli non di primo piano, ma come illustri
comprimari. Tra le altre è riportata una dichiarazione di Hopkins
che dice: “Mi hanno messo in armatura; mi hanno messo la barba.
Seduto sul trono, a gridare un po’. Se sei seduto davanti a uno
schermo verde, è uno sforzo di recitazione inutile”.
Senza dubbio la sua limitata
esperienza nel franchise gli ha precluso gli aspetti emotivamente
più impegnativi dei ruoli Marvel, come quelli che abbiamo visto
mettere in campo da Robert Downey Jr. o da
Scarlett Johansson, per esempio, ma è innegabile
che per un attore che fa del contatto umano e dello scambio in
scena un elemento importante della sua performance, recitare con il
green screen deve essere stato limitante.
Il primo trailer in italiano e il
poster del film di Yorgos Lanthimos Povere
Creature!, che arriverà il 12 ottobre nelle sale
italiane distribuito da The Walt Disney Company Italia.
Dal regista Yorgos
Lanthimos e dalla produttrice Emma Stone arriva l’incredibile storia e la
fantastica evoluzione di Bella Baxter (Stone), una giovane donna
riportata in vita dal brillante e poco ortodosso scienziato Dr.
Godwin Baxter (Willem Dafoe). Sotto la protezione
di Baxter, Bella è desiderosa di imparare. Affamata della mondanità
che le manca, Bella fugge con Duncan Wedderburn (Mark
Ruffalo), un abile e dissoluto avvocato, in una
travolgente avventura attraverso i continenti. Libera dai
pregiudizi del suo tempo, Bella è sempre più decisa nel suo
proposito di difendere l’uguaglianza e l’emancipazione.
Basata sul libro di Alasdair
Gray, la sceneggiatura è stata scritta da Tony McNamara,
rendendo questa la seconda collaborazione tra Lanthimos e McNamara
(La favorita). Il film è stato prodotto
da Ed Guiney, Andrew Lowe, Yorgos Lanthimos ed
Emma Stone.
David Harbour ha ufficialmente confermato che la
produzione di Thunderboltsè
attualmente sospesa a seguito dello sciopero deglisceneggiatori della WGA.
Quando i Marvel Studios hanno finalmente
annunciato Thunderbolts,
i fan sono rimasti entusiasti della notizia. Sfortunatamente,
l’elenco dei personaggi scelti si è rivelato un po’ divisivo. Con
una squadra composta da Yelena Belova, Bucky Barnes, Red
Guardian, US Agent, Ghost e Taskmaster,
si tratta per lo più Super Soldiers, il che significa che il gruppo
manca di varietà e di molti degli eroi / cattivi che invece
compaiono nei fumetti di Thunderbolts.
Di conseguenza, il film ora sembra
più un sequel di Black Widow e The Falcon
and The Winter Soldier, prodotti molto realistici
nell’ambito del MCU, che un vero debutto per la squadra che molti
lettori di fumetti conoscono e amano dal materiale originale.
Nonostante ciò, il progetto sembra
comunque interessante e degno di interesse, anche perché molti dei
personaggi coinvolti sono trai nuovi preferiti dei fan del MCU.
Tuttavia è stato recentemente riferito che la produzione sia di
Thunderbolts
che di Wonder Man è stata sospesa “a tempo
indeterminato” per lo sciopero WGA in corso.
Sfortunatamente, la star
David Harbour ha confermato che è così in un
recente post sui social media. Come molti film dei Marvel Studios,
supponiamo che le camere inizieranno a girare senza una
sceneggiatura completamente finita. Con gli sceneggiatori non
autorizzati a lavorare su film e programmi TV durante lo sciopero,
probabilmente non c’era modo di iniziare la produzione quando la
storia probabilmente non è stata ancora cominciata.
Il 15 giugno è sempre più vicino e
la promozione di The
Flash si fa incalzante. Sono infatti arrivate on
line altre due clip dal film con Ezra Miller, che
ci mostrano due momenti differenti in cui Barry è alle prese prima
con Bruce Wayne e con la possibilità di cambiare il presente agendo
sul passato, e poi con Supergirl, che, sembra, abbia salvato da un
luogo oscuro dove era nascosta.
Nelle clip vediamo, Ben
Affleck che torna per la sua ultima apparizione nei panni
di Bruce Wayne/Batman, mentre nella seconda, oltre a Miller
sdoppiato, vediamo Sasha Calle, che
esordisce nei panni di Supergirl.
The Flash uscirà
al cinema il 15 giugno 2023 distribuito da Warner
Bros Italia. In The
Flashi mondi si incontreranno quando Barry
userà i suoi superpoteri per viaggiare indietro nel tempo e
cambiare gli eventi del passato. Ma quando il tentativo di salvare
la sua famiglia altera inavvertitamente il futuro, Barry rimane
intrappolato in una realtà in cui il generale Zod è tornato,
minacciando distruzione, e senza alcun Supereroe a cui rivolgersi.
L’unica speranza per Barry è riuscire a far uscire dalla pensione
un Batman decisamente diverso per salvare un kryptoniano
imprigionato…. malgrado non sia più colui che sta cercando. In
definitiva, per salvare il mondo in cui si trova e tornare al
futuro che conosce, l’unica speranza per Barry è ‘correre per la
sua vita’. Ma questo estremo sacrificio sarà sufficiente per
resettare l’universo?
Fanno parte del cast di
The
Flash l’attore Ezra Miller nei panni
del protagonista, riprendendo dunque il ruolo di Barry Allen da
JusticeLeague, ma anche l’astro nascente
Sasha Calle nel ruolo
di Supergirl,
Michael Shannon (“Bullet Train”, “Batman v
Superman: Dawn of Justice”), in quelli del Generale Zod,
Ron Livingston (“Loudermilk”, “L’evocazione –
The Conjuring”), Maribel Verdú (“Elite”,
“Y tu mamá también – Anche tua madre”), Kiersey
Clemons (“Zack Snyder’s Justice League”,
“Sweetheart”), Antje Traue (“King of
Ravens”, “L’uomo d’acciaio”) e Michael Keaton (“Spider-Man: Homecoming”,
“Batman”), che torna nel costume di Batman dopo oltre 30
anni.
La notizia, risalente ormai al
lontano 2012, che Mark Hamill, Harrison Ford e
Carrie Fisher sarebbero tornati per i sequel di
Star
Wars è stata accolta con favore dai fan, ma le cose
non sono andate esattamente come ci aspettavamo.
Per cominciare, il trio ha trascorso
pochissimo tempo insieme sullo schermo e il ritratto di Luke
Skywalker è stato particolarmente problematico. Lo stesso Hamill ha
espresso delusione per le decisioni creative di Rian
Johnson in numerose occasioni, ma ha trovato una forma di
redenzione per gentile concessione di The
Mandalorian.
Parlando con CBS News (tramite
SFFGazette.com), tuttavia, Mark
Hamill ha nuovamente messo in dubbio il suo futuro in Star Wars.
“Ho avuto il mio tempo a disposizione, e va bene”, ha
detto, rifiutandosi di rivelare se un suo ritorno è previsto o
meno. “Ma ora basta… mai dire mai. Non vedo alcun motivo per
farlo. Mettiamola così: voglio dire, hanno così tante storie da
raccontare, non hanno più bisogno di Luke.”
Quando l’intervistatore ha suggerito
che i fan non sono d’accordo con quel punto, Hamill ha
semplicemente riso prima di ricordare l’impatto che ha avuto
l’interpretazione di questo personaggio. “Voglio dire, la
verità è che non mi sarei mai aspettato di essere ricordato per
qualcosa. Volevo solo guadagnarmi da vivere facendo ciò che mi
piaceva. E ho pensato: ‘Beh, potrebbe andare peggio. Potrei essere
ricordato come il miglior attore che abbia mai interpretato Adolf
Hitler, sai?’ Almeno Luke è un tipo ammirevole!”
Con il film Star Wars di
Dave Filoni che dovrebbe adattare
L’erede dell’Impero di Timothy
Zahn, potrebbe effettivamente esserci spazio per il
giovane Luke. È difficile dire se Hamill sia abbastanza interessato
da partecipare, anche se sarebbe un’occasione persa non coinvolgere
in qualche modo il personaggio, dal momento che ormai l’età non è
più un problema!
Al via le riprese di Napoli
– New York, il nuovo film diretto dal regista
Premio Oscar Gabriele Salvatores, tratto da
un soggetto inedito di Federico
Fellini e Tullio Pinelli.
A Pierfrancesco
Favino è stato affidato il ruolo del commissario
di bordo che aiuterà due bambini in un epico viaggio da una parte
all’altra dell’Atlantico, interpretati da Dea
Lanzaro e Antonio
Guerra. Il cast conta anche sulla presenza
di Anna Ammirati, Anna Lucia
Pierro con la partecipazione di Omar
Benson Miller, Tomas
Arana, Antonio Catania.
Dodici le settimane di riprese
previste tra Napoli, Trieste, Rijeka e gli studi di Cinecittà. La
fotografia è a cura di Diego
Indraccolo, la scenografia di Rita
Rabassini, i costumi di Patrizia
Chericoni, le musiche di Federico De
Robertis, il montaggio di Julien
Panzarasa, il casting a cura
di Francesco
Vedovati, Anna
Pennella e Julie
Schubert e la Supervisione agli effetti visivi
a Victor Perez.
Napoli
– New York è prodotto da Isabella
Cocuzza e Arturo
Paglia per Paco
Cinematografica con Rai Cinema,
con il contributo di FVG Film Commission –
PromoTurismoFVG. Il film sarà distribuito
da 01Distribution.
La trama del film
Napoli – New York
Nell’immediato dopoguerra, tra le
macerie di una Napoli piegata dalla miseria, i piccoli Carmine e
Celestina tentano di sopravvivere come possono, aiutandosi a
vicenda. Una notte, s’imbarcano come clandestini su una nave
diretta a New York per andare a vivere con la sorella di Celestina
emigrata anni prima. I due bambini si uniscono ai tanti emigranti
italiani in cerca di fortuna in America e sbarcano in una metropoli
sconosciuta, che dopo numerose peripezie, impareranno a chiamare
casa.
Secondo le ultime voci in
circolazione, Bill Skarsgård è entrato nella nuova famiglia
Warner Bros per un ruolo misterioso nel DCU. Sembra che la possibilità che Andy
Muschietti diriga The
Brave and The Bold abbia aperto tutta una serie di
possibilità per i collaboratori del regista.
Prima si è parlato di
Christina Hudson, che ha già firmato The
Flash, alla sceneggiatura del nuovo film sulla Bat-family,
e ora sembra che l’attore Bill Skarsgård, già diretto da Muschietti in
IT,
possa essere un nuovo Bruce Wayne. Il reporter Jeff
Sneider è poi intervenuto affermando che l’attore è già
pronto per “un film DC diverso”.
Al momento ci sono solo cinque film
nel primo capitolo della lista “Gods and Monsters” del nuovo DCU,
quindi se non si tratta di The
Brave and the Bold, possiamo presumere che Skarsgård
sia pronto per Superman:
Legacy, The
Authority, Swamp
Thing o Supergirl: Woman of
Tomorrow.
Superman:
Legacy, che è al momento l’unico film in fase di
pre-produzione, potrebbe aver bisogno di un Jimmy Olsen
convincente, e Skarsgård sembra essere adatto a quel ruolo.
Ma si tratta di pura speculazione e possiamo solo aspettare
conferme ufficiali per sapere che volto avranno i prossimi
protagonisti del DCU.
Innumerevoli sono i casi di film più
o meno liberamente ispirati ad alcuni casi di cronaca. Il più delle
volte questo tipo di opere hanno l’obiettivo di offrire storie
talvolta poco note, dalle quali far emergere riflessioni, paure o
anche una semplice voglia di intrattenimento. Un titolo che nel
2019 ha suscitato una certa attenzione in Francia è stato
Un marito sospetto, diretto da
Christophe Lamotte. Inizialmente proposto come
miniserie in due puntate, questo è poi stato riadattato come film,
trovando distribuzione internazionale. Arriva infatti ora anche
sulla televisione italiana, proponendo il racconto di un terribile
caso di cronaca rimasto irrisolto.
Sulla base di ciò, Un marito
sospetto offre allora un’ampia serie di suggestioni, dubbi e
paure che mano mano si insidiano sempre di più nei protagonisti,
senza fornire risposte facili. È dunque un titolo perfetto per gli
amanti del thriller, che potranno qui ritrovare tutto ciò che rende
affascinanti questa tipologia di opere. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla vera storia a cui si
ispira. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di Un marito sospetto
Protagonista del film è
Alice, infermiera quarantenne la cui vita serena
accanto al marito Thomas Kertez e al figlio
Romain viene sconvolta da un terribile sospetto.
L’uomo che da sempre le è accanto non sarebbe la persona tranquilla
e gentile che pensa di conoscere. Thomas sarebbe in realtà
Antoine Durieux-Jelosse, un efferato assassino
sparito nel nulla quindici anni prima dopo aver selvaggiamente
massacrato la sua famiglia. A sostenere questa terribile verità è
Sophie Lancelle, capo della polizia, che in tutti
questi anni non ha mai abbandonato le ricerche per rintracciare
l’uomo responsabile di quell’atroce delitto.
Nonostante Thomas proclami ad alta
voce la sua innocenza, l’uomo si ritrova sempre più nel mezzo di un
turbinio di sospetti, intrappolato nella lotta tra due donne
ferocemente opposte: da una parte sua moglie, che non vuole credere
di aver vissuto tutto questo tempo accanto a un assassino,
dall’altra Sophie, fermamente convinta che sia lui uno dei
criminali più ricercati degli ultimi anni. Mentre il confine netto
tra verità e bugia inizia a sfocarsi, anche le certezze di Alice
cominciano a vacillare e l’unico modo per porre fine alla vicenda,
nel bene o nel male, sarà far emergere una volta per tutte la
verità.
Ad interpretare Alice vi è l’attrice
Laurence Arné, nota in particolare per la serie
Workingirls e il film Ti presento i tuoi. Il
ruolo di Thomas, il marito sospetto del titolo, è invece ricoperto
dall’attore Kad Merad, noto per i film Giù al
nord e Supercondriaco – Ridere fa bene alla
salute. L’attrice Géraldine Pailhas, nota
per aver interpretato Dona Ana in Don Juan DeMarco – Maestro
d’amore, con Johnny Depp e
Marlon Brando,
interpreta invece qui il capo della polizia Sophie Lancelle.
Gaspard Pasquet è invece l’interprete di Romain,
figlio di Alice e Thomas.
Un marito sospetto: la
vera storia dietro il film
Pur cambiando i nomi dei
protagonisti della vicenda, il film è chiaramente ispirato ad un
caso di cronaca nera, noto come il Massacro di
Nantes, avvenuto nel 2011 e che ha sconvolto la Francia.
Quell’anno, infatti, il 21 aprile furono ritrovati i corpi senza
vita di cinque membri della famiglia Dupont de
Ligonnès, a Nantes. Questi appartenevano
ad Agnès e ai suoi quattro
figli Arthur, Thomas, Anne e Benoit.
Ad essere da subito sospettato dell’omicidio è stato il membro
mancante della famiglia, ovvero Xavier,
marito di Agnès e padre dei quattro ragazzi. Le vittime sono state
drogate e poi uccise con un fucile lungo calibro 22 mentre
dormivano, per poi essere seppellite sotto il patio nel giardino
sul retro della loro casa.
Già dai primi giorni di aprile si
iniziarono a notare strani comportamenti da parte della famiglia,
che sembrava in procinto di trasferirsi. Xavier viene infatti visto
più volte caricare l’auto con grandi bagagli e tutti i pagamenti in
sospeso della famiglia vennero saldati in quei giorni. Dall’11
aprile Xavier inizia però a spostarsi in varie località della
Francia, venendo avvistato o tramite telecamere di sorveglianza o
tramite i pagamenti da lui effettuati. I vicini iniziano però a
sospettare che il resto della famiglia sia ancora in casa e
pertanto allertano la polizia, che il 21 aprile individuerà appunto
i corpi. Da subito Xavier fu accusato degli omicidi, avendo inoltre
acquistato diversi chili di calce nei giorni precedenti ed aver
ereditato poche settimane prima lo stesso fucile con cui la
famiglia è stata poi uccisa.
Quando il mandato d’arresto nei
confronti di Xavier è stato emanato, però, di lui non vi era ormai
più traccia. Probabilmente scappato definitvamente subito dopo aver
commesso l’omicidio, Xavier non è infatti mai stato trovato,
facendo di questo un caso irrisolto. Negli anni
sono giunte varie segnalazioni di avvistamento, ma nessuna ha mai
portato ad effettive conferme né di conseguenza a localizzare la
posizione dell’uomo. Alcune teorie sostengono che Xavier possa
essersi suicidato, ma se così fosse il corpo non è mai stato
ritrovato. La polizia spera ancora oggi di individuare Xavier, ma è
difficile se non impossibile stabilire in quale parte del mondo
egli si trovi ora.
Un marito sospetto: dove
vedere il film in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di
martedì 6 giugno alle ore 21:30
sul canale Rai 1. Di conseguenza, per un limitato
periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai
Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il
momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma,
completamente gratuita, per trovare il film e far partire la
visione.