Il trailer ufficiale di The Nun 2 è finalmente
disponbile. Il film horror, che è il nona capitolo del The Conjuring Universe,
è il sequel di The Nun del 2018. Il primo film era
ambientato nel 1952 e seguiva padre Burke, la noviziata suor Irene
e la loro guida Frenchie mentre indagavano su un monastero rumeno
appartato infestato da una suora demoniaca. Questo
sequel sarà invece ora ambientato nel 1956, in Francia, dove Suor
Irene si troverà nuovamente faccia a faccia con Valak, la suora
demoniaca.
Il trailer promette dunque un’altra
inquietante avventura dopo che la suora demoniaca, Valak, riappare
per tormentare i giovani studenti in un collegio francese. Suor
Irene è quindi costretta a tornare in azione per affrontare
l’entità dopo che questa è emersa dall’interno di Frenchie, dove si
era rifugiata alla fine del film precedente quando si pensava fosse
stata sconfitta. Con questo nuovo capitolo, inoltre, il racconto
dedicato a Valak dovrebbe ricollegarsi al film The Conjuring 2 – Il caso
Enfield, il primo film nella saga in cui la suora
demoniaca ha fatto la sua comparsa.
The Nun 2: il cast e il team creativo del film
Taissa Farmiga
(The Nun) torna nel ruolo di Suor Irene, affiancata da
Jonas Bloquet (Tirailleurs), Storm Reid
(The Last of Us, The Suicide Squad), Anna
Popplewell (la trilogia de Le cronache di
Narnia), Bonnie Aarons (The Nun) e
da un cast di star internazionali. Michael Chaves
(The Conjuring: Per ordine del
diavolo) dirige da una sceneggiatura di Ian
Goldberg & Richard Naing (Eli, The
Autopsy of Jane Doe) e Akela Cooper (M3gan,
Malignant). Da una storia di Akela Cooper, basata sui
personaggi creati da James Wan & Gary Dauberman.
Il film
è prodotto dalla Safran Company di Peter
Safran e dalla Atomic Monster di James Wan.
Produttori esecutivi di The Nun 2 sono Richard
Brener, Dave Neustadter, Victoria
Palmeri, Gary Dauberman, Michael
Clear, Judson Scott e Michael
Polaire. Nel team creativo che ha affiancato il regista
Michael Chaves troviamo il direttore della fotografia
Tristan Nyby (The Conjuring: Per ordine del
diavolo), lo scenografo Stéphane Cressend
(The French Dispatch), il montatore Gregory
Plotkin (Get Out) e il compositore Marco
Beltrami (Scream) autore della colonna
sonora.
The
Nun 2 sarà nelle sale italiane a partire da settembre
distribuito dalla Warner Bros.
Pictures.
Mentre continuano le riprese, ecco
arrivare nuove foto dal set di Deadpool 3, le quali
offrono un primo sguardo all’atteso debutto di Ryan Reynolds
nel Marvel Cinematic Universe. Come
noto, Reynolds si uniranno al MCU anche il Wolverine di Hugh Jackman e
diversi personaggi di ritorno dei due precedenti film di Deadpool – come
Dopinder, Vanessa, Colossus, Testata Mutante Negasonica e
altri ancora. Le nuove foto (che si possono vedere qui), sono
però particolarmente interessanti in quanto svelano un nuovo
costume per il protagonista.
Come mostrano le immagini, Reynolds
indossa un abito che condivide una netta somiglianza con il suo
costume dei due film di Deadpool prodotti da
Fox. Tuttavia, ci sono alcune piccole differenze: la tuta MCU di
Deadpool ha un’area nera sotto il collo e meno cinghie rispetto
alla tuta originale del personaggio. Detto questo, si tratta di
cambiamenti minori, confermando che il personaggio porterà con sé
il suo aspetto distintivo dall’universo Fox all’MCU. La differenza
che più ha turbato i fan, però, sono i colori apparentemente più
accesi di questo nuovo costume rispetto a quello dei precedenti
film.
C’è un motivo per cui Deadpool
entrerà nell’MCU con praticamente lo stesso costume che indossava
per i primi due film, mentre gli eroi dell’MCU di solito hanno
abiti diversi in ciascuna delle loro apparizioni. Il Deadpool di
Reynolds non ha infatti a che fare con quella tendenza MCU poiché
l’abito più famoso del personaggio è il costume rosso e nero, che
gli è già stato visto indossare nei precedenti due film. Per questo
motivo, il personaggio non ha bisogno di cambiare il suo design per
Deadpool 3, mantenendo il suo aspetto ormai
iconico.
Deadpool 3: quello che sappiamo sul film
Sebbene i dettagli ufficiali della
storia di Deadpool 3, con
protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta
all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che
i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso. Ciò
preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo,
consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine di tornare e
potenzialmente viaggiare nell’universo principale dell’MCU.
In attesa di ulteriori conferme,
sappiamo che Shawn
Levy dirigerà Deadpool 3,
mentre Rhett Reese e Paul
Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul
Mercenario Chiacchierone, scriveranno la sceneggiatura basandosi
sui fumetti creati da Rob Liefeld,
confermandosi nella squadra creativa del progetto, dopo che per un
breve periodo erano stati sostituiti da Lizzie
Molyneux-Loeglin e Wendy
Molyneux. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, aveva precedentemente
assicurato ai fan che rimarrà un film con rating R, proprio come i
primi due film, il che lo renderebbe il primo film dello studio con
tale classificazione matura. Deadpool 3 uscirà l’8
novembre 2024.
Dopo l’annuncio degli interpreti di
Superman e Lois Lane in Superman: Legacy, c’è
sempre più fermento intorno al progetto che darà il via al DC
Universe supervisionato da Peter Safran e
James
Gunn. Proprio quest’ultimo sarà anche sceneggiatore e
regista del film e benché egli tenga ancora estremamente segreti i
dettagli sulla trama del film, ha ora affermato che il nuovo film
dedicato al celebre supereroe non sarà una origin story. Secondo
Variety, però, il film sarà una
“storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo
apparentemente che una buona parte del film si concentrerà
sull’identità civile di Superman, ovvero Clark
Kent.
Se ciò fosse confermato, dunque, non
si dovrebbe assistere alle origini del Superman interpretato
da David
Corenswet, bensì ai tentativi del supereroe di
adattarsi alla vita terrestre e trovare e portare avanti il proprio
lavoro come reporter per il Daily Planet. Inoltre, gli attuali
rapporti relativi al film affermano che la Lois Lane di Rachel
Brosnahan sarà co-protagonista di Superman:
Legacy, dando dunque ulteriore credito al fatto che il film
sarà fortemente caratterizzato dal Daily Planet e dai suoi
lavoratori.
“Penso che al cinema abbiamo visto
fin troppe volte le origini di Superman”, ha affermato Gunn in
precedenza, rivelando anche che, come suggerisce il titolo, il film
sarà incentrato sull’eredità di Superman, esplorando dunque come
“sia i suoi aristocratici genitori kryptoniani che i suoi
genitori contadini del Kansas lo formano su chi è e le scelte da
fare“. “Si concentra su Superman che bilancia la sua
eredità kryptoniana con la sua educazione umana“, ha poi
aggiunto Safran. Alla luce di ciò, non resta dunque che attendere
ulteriori notizie riguardo l’effettiva trama del film.
Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul
film
Superman:
Legacy, scritto e diretto da James
Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark
Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane
reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois
Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha
detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è
il primo metaumano del DCU). Il casting,
come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.
Superman:
Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025
Secondo quanto riferito, Gunn ha
consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello
sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la
produzione non subirà alcun impatto in futuro. “Superman:
Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per
l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della
tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori
di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto
il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista
DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”.
Apple TV+
ha annunciato che “Strange Planet – Uno strano
mondo“, la nuova serie animata per adulti composta da 10
episodi, farà il suo debutto il 9 agosto con nuovi episodi
settimanali ogni mercoledì, fino al 27 settembre. Basata
sull’omonima graphic novel bestseller del New York Times, divenuta
un fenomeno sui social media, “Strange Planet – Uno strano mondo”
offre uno sguardo esilarante e perspicace su uno scenario lontano
non dissimile dal nostro. In un mondo stravagante di rosa e viola,
gli esseri blu esplorano l’assurdità delle tradizioni umane
quotidiane.
A dare voce a questo mondo di strani
esseri sono il candidato al Gotham Award Tunde Adebimpe (“Rachel
sta per sposarsi”), la candidata all’Emmy Demi Adejuyigbe (“The
Amber Ruffin Show”), Lori Tan Chinn (“Awkwafina è Nora del
Queens”), il candidato al Critics Choice Award Danny Pudi
(“Community”) e la candidata all’Emmy Award Hannah Einbinder
(“Hacks”).
“Strange Planet – Uno strano
mondo” è co-creata e prodotta esecutivamente dal vincitore
dell’Emmy Dan Harmon (“Rick and Morty”, “Community”) e dall’autore
di bestseller del New York Times Nathan W. Pyle. Il vincitore del
premio Oscar® Alex Bulkley (“Pinocchio di Guillermo del Toro”), il
vincitore del premio Emmy Corey Campodonico per ShadowMachine
(“BoJack Horseman”, “Tuca & Bertie”), Lauren Pomerantz (“Saturday
Night Live”, “The Ellen DeGeneres Show”), la vincitrice del premio
Emmy Amalia Levari (“Over the Garden Wall”, “Harvey Beaks”), Steve
Levy (“Rick and Morty”, “Community”) e Taylor Alexy Pyle fungono da
produttori esecutivi. “Strange Planet – Uno strano mondo” è
prodotto da Apple Studios e ShadowMachine.
In attesa di poter vedere il nuovo
film di Martin
Scorsese, Killers
of the Flower
Moon(leggi qui la nostra recensione)
al cinema il 19 ottobre, la protagonista femminile Lily
Gladstone torna a parlarne in un intervista per Empire, affermando che il film
non è un western tradizionale, come molti potrebbero presumere. Il
genere western possiede infatti caretteristiche ben definite,
mentre il film di Scorsese è da lei definito come “una grande
tragedia americana“, per il quale si è dato vita ad una
stretta collaborazione con veri nativi americani per raccontare una
storia libera da cliché.
“Molte persone vogliono davvero
identificare questo film come ‘un western di Martin Scorsese’.Il modo in cui i nativi sono stati rappresentati a lungo nel
Western ci ha disumanizzati al punto da farci percepire come parte
del paesaggio, invece che esseri umani che raccontano una
storia”. Il film, basato sull’omonimo libro di David
Grann, ruota attorno a una serie di delitti verificatisi
tra i membri della tribù Osage negli anni ’20, i quali casualmente
accadono quando il petrolio viene scoperto nel loro territorio.
Originariamente, Killers
of the Flower Moon doveva essere molto più
concentrato sulle indagini dell’FBI riguardo gli omicidi. La
storia, come Scorsese ha rivelato in precedenza, è stata raccontata
attraverso la prospettiva dell’agente Tom White e dei suoi colleghi
dell’FBI mentre tentavano di risolvere i macabri crimini in corso.
Inizialmente Leonardo
DiCaprio avrebbe dovuto interpretare White, ma ciò è
cambiato dopo che Scorsese ha iniziato a incontrarsi con i membri
della Osage Nation.
Dopo conversazioni illuminanti
avute con loro, è diventato chiaro che la storia di Killers of
the Flower Moon doveva concentrarsi maggiormente sulla punto
di vista dei nativi americani. Successivamente la Mollie Burkhart
interpretata dalla Gladstone è stata posta al centro della storia e
DiCaprio è stato invece scelto per il ruolo del suo intrigante
marito Ernest, con Jesse Plemons chiamato ad
interpretare il ruolo di White. Spostando il punto di vista,
Scorsese ha dunque allontanato il suo nuovo film dall’essere un
classico western per farlo diventare invece un’opera molto più
complessa.
Nel cuore di Sidney, il
quartiere di Kings Cross accende con sfavillanti
luci le notti della città, per accogliere tutti coloro che cercano
ogni tipo di divertimento e vizio. È proprio qui che è ambientata
la nuova serie Sky Original
ispirata all’omonimo bestseller autobiografico di John Ibrahim,
L’ultimo Boss di Kings Cross, di cui oggi viene
rilasciato il trailer ufficiale.
La serie, in arrivo il 26
luglio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, racconta
l’ascesa in società di due fratelli, arrivati dal Libano con il
grande sogno di trovare fortuna, che si sono faticosamente fatti
strada nell’ambiente criminale della città fino ad arrivare al
successo.
Lincoln
Younes (Grand Hotel) veste i panni di
John Ibrahim, immigrato libanese a Sidney che sogna di fare
fortuna: alla fine degli anni ‘80, lui e suo fratello Sam –
Claude Jabbour(Stateless) –
rimangono estasiati dalle luci di Kings Cross, un luogo noto per
“ospitare” ogni forma di criminalità. John apre un nightclub e
inizia ad avere successo nel suo campo, fino a diventare il più
famigerato magnate dei locali notturni della zona. Fino a quando
un’ondata di cocaina travolge Sidney come un’epidemia, l’ecosistema
criminale di Kings Cross vacilla ed è ora di combattere per
stabilire chi comanda. I fratelli Ibrahim si troveranno a
fronteggiare il re in carica, Ezra Shipman
(Tim
Roth – Pulp Fiction, Le Iene), astuto
e molto conosciuto boss del crimine. Ora che è diventato anziano,
l’uomo più potente e temuto di Sydney si rende conto che non c’è
nessuno capace di portare avanti l’eredità che ha costruito per
decenni. Finché non entra in scena John Ibrahim…
Nel cast anche
Callan Mulvey (The Luminaries) e
Matt Nable (Hyde & Seek). Una
produzione Sky Studios e Cineflix.
E’ un piccolo villaggio
della Transilvania quello scelto da Cristian
Mungiu come teatro del suo nuovo Animali Selvatici (in originale R.M.N.,
proprio come la Risonanza Magnetica che normalmente indica la
sigla), un film presentato al Festival di
Cannes, dove il regista rumeno ha già vinto diversi premi,
compresa la Palma d’Oro per il 4 mesi, 3 settimane, 2
giorni del 2007. Un luogo apparentemente idilliaco, dove
piano emergono dinamiche alle quali siamo tristemente abituati nel
nostro quotidiano, fatte di intolleranza e pregiudizio, a conferma
dell’attenzione del cineasta a temi sociali importanti e della sua
capacità di intrecciare situazioni universali con conflitti umani e
crisi familiari.
Una storia, ispirata da
accadimenti reali, che Bim Distribuzione porta nei nostri
cinema a partire dal 6 luglio e della quale lo stesso
regista ha approfondito origine e temi, spiegando al pubblico
italiano il suo pensiero e il suo modo di fare cinema, sempre
fortemente legato alla realtà, ma che non disdegna distaccarsene
per metterne in evidenza le fragilità, i paradossi o le zone
d’ombra.
Che non mancano nella
storia di Matthias, impiegato in Germania che per Natale torna al
suo villaggio in Transilvania per stare più tempo con il figlio
piccolo e il padre malato. Ma il rapporto con la sua compagna è
ormai compromesso, anche per la relazione adulterina con la
ex-amante Csilla,
ormai diventata responsabile del locale panificio, al centro di una
accesa contestazione da parte di molti abitanti del luogo per aver
assunto alcuni lavoratori cingalesi.
Una storia nella quale
convivono molti elementi, una storia vera?
La storia nasce da un
fatto realmente accaduto in un piccola cittadina della
Transilvania, abitata soprattutto da ungheresi, giusto prima che
esplodesse la pandemia nel 2020. Tutto si è svolto più o meno come
nel film: c’è stata una partecipata riunione nel municipio,
qualcuno l’ha registrata, è finita su internet e ha provocato un
grande scandalo, inizialmente in Romania e poi nel resto del mondo.
Il punto di partenza per me è stato il fatto che normalmente mi
sarei aspettato che una comunità abitata da una minoranza di un
alto paese mostrassero maggiore empatia verso chi fa parte di
minoranze ancora più piccole, soprattutto in un paese come il
nostro dove la tendenza è quella di lasciare il Paese e andare a
Ovest in cerca di una vita migliore. Ma qui accade l’esatto
contrario.
Un fatto che in
Romania ha sollevato molte discussioni
Inizialmente si è cercato
di non dare grande importanza all’accadimento, ma la stampa l’ha
resa una notizia tale che il governo ha dovuto rispondere,
insistendo che a questi lavoratori dovesse essere consentito di
continuare a lavorare, come è avvenuto. Il problema che si è
cercato di evitare era quello di una discriminazione nei confronti
della popolazione Rom locale.
Un altro tema che
emerge dal film
Dopo aver scritto la
sceneggiatura ho voluto andare in loco per sincerarmi della
situazione di persona e documentarmi, e ho potuto parlare sia con
la proprietaria della fabbrica sia con i lavoratori stranieri. La
comunità non era aperta al cambiamento, ma non lo percepivano come
una discriminazione contro qualcuno, solo volevano conservare il
proprio stile di vita, le proprie tradizioni. Qualcosa che succede
in tutti quei piccoli centri da dove non è facile capire cosa sia
davvero l’Unione Europea e adattarsi.
C’è la società al
centro, ma soprattutto le persone
Quando faccio un film non
mi piace raccontare quello che è effettivamente successo, non lo
trovo interessante. Cerco di parlare di situazioni a livello
globale, per parlare di noi come persone, come esseri umani, come
siamo e perché agiamo come agiamo. L’affrontare e discutere le
grandi differenze tra ciò che diciamo e quello che effettivamente
pensiamo. Per me questo film parla di ipocrisia, di verità, delle
grandi differenze tra l’essere politicamente corretto insegna a
dire pubblicamente e quello che davvero pensiamo. Parla di
populismo e della fine della democrazia come la conosciamo, che può
essere davvero meravigliosa, ma se non si investe nell’educazione
delle persone alla democrazia, e si chiede loro ugualmente una
opinione, si ottengono risultati come quelli che vediamo oggi, un
mondo fatto di populismo e ipocrisia.
Cosa le interessava
rappresentare sul piano allegorico?
Ho cercato di costruire
l’ambientazione come fosse una sorta di villaggio fantasma, perché
era importante che rappresentasse ed esprimesse quello che è il
nostro subconscio. E’ circondato da una foresta buia, scura, perché
al di là di un primo livello nel nostro cervello c’è anche un lato
belluino. Qualcosa che tende a lottare per sopravvivere, soffocando
la nostra empatia. Qualcosa di cui dobbiamo prendere coscienza e
consapevolezza perché tendiamo a pensare che il male al di fuori di
noi, ma spesso non è così. Dobbiamo prendere coscienza di questo
lato animale e tentare di addomesticarlo.
Siamo noi, dunque, gli
animali selvatici del titolo italiano?
Non è facile accettare
questo lato animale, e quanto questo sia più presente di quel che
ci piaccia. Ci piace vederci come creature superiori, ma appena
inizia una guerra anche le persone migliori si trasformano in
assassini, stupratori e torturatori nei confronti del vicino, di
persone che parlano la tua lingua o hanno la tua religione. Ho
pensato alla natura umana, e a cosa ci sia sotto la superficie. A
questa aggressività. Il titolo originale è R.M.N. (sigla della
Risonanza Magnetica, ndr) perché nel film c’è questa analisi, di
quello che non funzione all’interno del cervello. E poi mi piaceva
l’idea di mostrare le radiografie del cranio, anche perché in
genere quello che continua a crescere è il lobo frontale, dove
risiede l’empatia. Se consentissimo a questa parte di svilupparsi
ancora, potremmo ottenere davvero risultati positivi.
Prime Video ha
svelato il trailer ufficiale della serie Original
Ascolta i fiori dimenticati (The Lost
Flowers of Alice Heart), che sarà disponibile dal 4 agosto in
esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel
mondo. Diretto da Glendyn Ivin (Penguin Bloom,
Safe Harbour), e dai produttori di Big Little
Lies, Nine Perfect Strangers e
Anatomy of a Scandal, il trailer svela i complessi misteri
e i segreti che circondano Alice Hart e il passato della sua
famiglia.
Ascolta i fiori dimenticati, la
trama
Basata sul best-seller d’esordio di
Holly Ringland The Lost Flowers of Alice Hart, la serie in
sette episodi racconta la coinvolgente ed emozionante storia di
Alice Hart. Quando Alice, all’età di 9 anni, perde tragicamente i
genitori in un misterioso incendio, viene portata a vivere con la
nonna June alla Thornfield flower farm, dove scopre che numerosi
segreti si nascondono nel suo passato e in quello della sua
famiglia. Ambientato in Australia, con il suo paesaggio mozzafiato,
e fiori e piante selvatiche autoctone che danno modo di esprimere
l’inesprimibile, questo avvincente drama familiare attraversa i
decenni. Mentre cresce dal suo complicato passato, il viaggio di
Alice raggiunge il climax emotivo quando si ritrova a combattere
per la sua vita contro l’uomo che ama.
Sigourney Weaver interpreta June Hart,
Asher Keddie è Sally Morgan, Leah
Purcell è Twig North, Frankie Adams è
Candy Blue e Alycia Debnam-Carey è Alice Hart.
A pochi giorni dall’uscita in sala
negli Stati Uniti di Barbie
e Oppenheimer
(in Italia il film di Christopher
Nolan uscirà invece il 23 agosto), Tom Cruise, dal
12 luglio al cinema con Mission: Impossible – Dead
Reckoning Parte Uno, ha recentemente rivelato
l’ordine in cui vedrà i due attesi blockbuster. In un’intervista al
Sydney Morning Herald, l’attore
ha dichiarato “voglio vedere sia Barbie che Oppenheimer“, aggiungendo poi che “li
vedrò nel fine settimana di apertura. Venerdì vedrò Oppenheimer e
poi Barbie sabato.“
I commenti di Cruise arrivano dopo
che l’icona di Hollywood ha incoraggiato gli spettatori a vedere
Barbie e Oppenheimer uno dopo l’altro, una doppia
combinazione che da allora è stata soprannominata
“Barbenheimer“. Il sostegno di Cruise a entrambi i film,
oltre a dare potenzialmente una spinta positiva alle vendite dei
biglietti, sembra mettere a tacere le voci secondo cui l’attore era
“piuttosto innervosito” dal fatto che Oppenheimer avrebbe
sottratto diversi schermi IMAX al suo film, negli Stati
Uniti.
Le parole di Cruise portano inoltre
avanti il suo desiderio di sostenere pubblicamente film di alto
profilo, promuovendo così l’importanza di vedere tali opere in
sala. Prima
di Barbie e Oppenheimer, Cruse ha
fatto lo stesso per The Flash e Indiana Jones e il Quadrante del
Destino. Cruise ha infatti dichiarato che il suo sostegno
ai cinema e a coloro che amano l’esperienza cinematografica non
vacillerà mai. “È la mia passione intrattenervi“, ha detto
Cruise. “Lotterò sempre per le grandi sale e quel tipo
di esperienza per tutti“.
Mission: Impossible – Dead
Reckoning Parte Uno, tutto quello che c’è da sapere sul film
con Tom Cruise
In Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte
UnoEthan Hunt (Tom
Cruise) e la sua squadra dell’IMF si trovano di fronte
alla sfida più pericolosa che abbiano mai affrontato: trovare e
disinnescare una nuova terrificante arma che minaccia l’ intera
umanità. Con il destino del mondo e il controllo del futuro appesi
a un filo, la squadra inizierà una frenetica missione in tutto il
mondo, per impedire che l’arma cada nelle mani sbagliate. Messo di
fronte a un nemico misterioso e onnipotente, tormentato da forze
oscure del passato, Ethan sarà costretto a decidere se sacrificare
tutto per questa missione, comprese le vite di coloro che gli
stanno più a cuore.
Rodeo, primo film
di Lola Quivoron, arriva finalmente in sala.
Presentata in anteprima al Festival di Cannes 2022, nella sezione Un
Certain Regard, la pellicola ha conquistato il Coup de Coeur ed è
stata selezionata per il Queer Palm. In Concorso anche al 40°
Torino Film Festival, ha ricevuto il Premio speciale della giuria
nonché il riconoscimento per la Migliore attrice, assegnato a
Julie Ledrou.
Rodeo: la trama
Julia (Julie Ledru)
è una giovane disadattata, appassionata di motociclismo e sempre in
mezzo ai guai. Dopo aver subito il furto della sua motocicletta –
sequenza d’apertura del film – la ragazza organizza una piccola
truffa e, rubata a sua volta una moto trovata in vendita online,
torna subito in sella. Quello stesso giorno Julia si imbatte in un
gruppo di bikers, rimane affascinata dal loro stile di vita
selvaggio e decide di unirsi a loro.
Venuta a contatto con la banda, che
gestisce un garage per conto del criminale Domino, bloccato in
prigione, la giovane impara presto a conoscerne i componenti, dal
gentile Kais (Yanis Lafki) a Ben (Louis
Sotton) e Manel (Junior Correia),
decisamente più diffidenti e ostili. Fa inoltre amicizia con
Ophelie (Antonia Buresi), moglie di Domino, e suo
figlio, ai quali il marito e padre ha vietato di lasciare la città
in attesa del proprio rilascio.
Con il passare del tempo Julia
inizia a integrarsi nel gruppo, a farsi conoscere, e mette a
disposizione della banda le proprie abilità di truffatrice e ladra;
fino a che, nonostante alcune difficoltà, il rispetto guadagnato la
spinge ad avanzare l’idea di un colpo particolarmente remunerativo:
rapinare un furgone in corsa.
Il reale obiettivo della ragazza, affezionatasi alla condizione di
Ophelie, è però un altro. Una strada senza ritorno da affrontare
con coraggio, istinto e caparbietà; avvolta nel buio della
notte.
Un dramma sulla strada
“Cos’è quella sensazione che si
prova quando ci si allontana in macchina dalle persone e le si vede
recedere nella pianura fino a diventare macchioline e disperdersi?”
scriveva Kerouac. “È il mondo troppo grande che ci
sovrasta, è l’addio. Ma intanto, ci si proietta in avanti verso una
nuova, folle avventura sotto il cielo.”
Rodeo è senza alcun
dubbio un dramma on the road. Distante, certo, dalle suggestioni
beat-generazionali evocate dall’autore statunitense sul finire
degli anni ’50 o dalle traiettorie “di genere” comunemente
tracciate su carta e su schermo pre e – soprattutto – post
Kerouac. Capace, tuttavia, di infiammarsi del
medesimo spirito di ribellione per trapiantarlo altrove,
circoscrivendone i confini. Quella raccontata da
Quivoron è una folle avventura sotto il cielo; un
“viaggio” che è forse allegoria, pregno però della fisicità
dell’asfalto, dell’olio motore e delle ferite. La storia di un
mondo troppo grande, che sovrasta Julia e quanti insieme a lei si
sforzano di abitarlo.
Tensioni differenti convivono in
Rodeo: dal grido di libertà femminile e femminista
alla Ridley Scott – Julia è sola in un
contesto dominato dagli uomini – alla passione viscerale intesa
come appiglio e via d’uscita dal degrado esistenziale (il
motociclismo tematicamente simile alla danza di Billy Elliot o al pugilato di Million dollar baby). Senza voler trascurare
la dimensione politica di un film che è anche spaccato sociale,
specchio di un fango umano lasciato al decadimento.
Profumo di degrado
In quest’ottica forse, considerati i
duri sconvolgimenti che in queste ore coinvolgono le banlieue
francesi, l’esordio cinematografico della regista parigina può
colpire nella sua capacità di ritrarre, almeno in parte, quel senso
di frustrazione sempre attuale; quel senso di bisogno e abbandono
provato dagli ultimi, da chi non ha sbocchi o prospettive.
Siamo lontani, è vero, dalla potenza
espressiva di La Haine di Mathieu
Kassovitz; da quel crudo e impietoso bianco e nero di metà
anni ’90. Siamo però, a onor del vero, su pianeti narrativi
profondamente distinti. Marcatamente geolocalizzato il primo,
universalmente significante il secondo. E qui, con ogni
probabilità, risiede il limite principale di Rodeo; un film
istintivo e di grande impatto che, (volutamente) concentrato sulla
sua protagonista, ne tratteggia il contesto di vita senza grande
specificità. Adagiandosi, a tratti, su uno schema drammatico
tipicamente “europeo” e di facile lettura che, sebbene animato da
una buonissima regia – non solo acrobaticamente parlando – e da uno
studio del testo-immagine non scontato (gli incubi di Julia),
finisce per risolversi in un finale da “compromesso”, per quanto
assolutamente funzionale.
Mentre si sono da poco concluse le
riprese del rifacimento di Nosferatuper
mano di Robert Eggers, il regista ha ora raccontato qualcosa
di più sul proprio approccio a tale film, che desiderava realizzare
da molto tempo. In un’intervista con la rivista Empire, Eggers, con la sua
rinomata propensione per le riprese in esterni, ha in particolare
spiegato come girare The
Northman lo abbia preparato per le
“difficili” riprese di Nosferatu. “Sto cercando
di andare oltre le mie capacità“, ha detto Eggers. “Come
sempre, sono state riprese difficili“, ha poi continuato il
regista.
“Una sera stavamo girando una
scena su una nave con molta pioggia e onde e il deflettore della
pioggia, che cerca di far fuoriuscire la pioggia dall’obiettivo, si
stava rompendo e dunque l’obiettivo si stava appannando“. Come
noto, Eggers si è in questi anni distinto per la sua preferenza nel
girare in esterni e in condizioni estreme, pur di ottenere riprese
perfette per i suoi film. “Sono così felice di aver realizzato
The Northman prima e di aver imparato quello che ho imparato.
Quando penso al piano di produzione di Nosferatu, mi stupisco di
come siamo riusciti ad arrivare in fondo”.
Robert Eggers è
noto per il suo lavoro su film horror storici come The
Witch e The
Lighthouse. Il suo terzo film, The
Northman, è invece un thriller d’azione che a sua
volta presenta gli interessi del regista legati al folklore, alla
mitologia e all’autenticità storica. Eggers ha fatto costruire
interi villaggi per girare il film, la maggior parte dei quali è
stata girata nell’Irlanda del Nord, con alcune parti completate
nella Repubblica d’Irlanda e in Islanda. La vastità di questo
ultimo progetto, interpretato da Alexander Skarsgård, ha dunque
aiutato a preparare il regista per quella che si è rivelata essere
un’altra produzione su larga scala.
Nosferatu, quello che sappiamo sul film
“Nosferatu di Robert
Eggers è una storia gotica di ossessione tra una giovane donna
perseguitata nella Germania del 19° secolo e l’antico vampiro della
Transilvania che la perseguita, portando con sé un orrore
indicibile“, recita la sinossi ufficiale del film in uscita.
La pellicola, prodotta della Focus Features e
scritta e diretta da Robert Eggers, sarà dunque un
vero e proprio remake del capolavoro del 1922 di F. W.
Murnau. Quel film non è solo considerato una delle opere
d’arte più influenti nel mondo del cinema e del genere horror, ma
ha anche introdotto alcuni stilemi sui vampiri che sono ancora oggi
in uso.
Il film di Eggers è ora atteso in
sala nel 2024, ma al momento non c’è una data
precisa. Nel cast del film Nosferatutroviamo
Bill Skarsgård (Barbarian), interprete
del vampiro protagonista, Nicholas Hoult (The Menu), Lily-Rose Depp (Wolf), Aaron Taylor-Johnson (Bullet Train, Kick-Ass,
Godzilla), Emma Corrin ( Lady Chatterley’s
Lover), Willem Dafoe (Inside), Simon McBurney
(Carnival Row) e Ralph Ineson (Il
cavaliere verde).
Mancano pochi giorni all’arrivo
di Barbie in sala e i
fan non vedono l’ora di vedere Margot Robbie
interpretare tale ruolo accanto al Ken di Ryan Gosling.
Si è inoltre molto curiosi di scoprire che tipo di storia Greta Gerwig abbia
ideato per la bambola più famosa della storia. I motivi per
vedere Barbie non fanno che aumentare e tra
questi vi è anche la promessa di una colonna sonora piuttosto
impressionante. In precedenza, infatti, è stato rivelato che il
film includerà brani di alcuni grandi artisti, ai quali si è ora
aggiunto un altro nome importante nome. Billie
Eilish ha infatti annunciato di aver scritto e
interpretato una nuova canzone per il film di Barbie.
L’artista, già vincitrice di Grammy
e dell’Oscar alla miglior canzone per No Time ToDie, ha rivelato la cosa tramite il proprio profilo Instagram. “What Was I Made
For? uscirà il 13 luglio. Abbiamo realizzato questa canzone
per Barbie e per me significa il mondo. Questo film cambierà le
vostre e vite e spero che anche la canzone faccia
altrettanto“, ha scritto l’artista nel post di Instagram. La
Eilish si va dunque ad aggiungere agli artisti precedentemente
annunciati come parte della colonna sonora di Barbie,
ovvero Ava Max, Charli XCX,
Dominic Fike, Dua Lipa,
FIFTY FIFTY, Gayle,
HAIM, Ice Spice,
Kali, KAROL G,
Khalid, Lizzo, Nicki
Minaj, PinkPantheress, Tame
Impala e The Kid LAROI.
Barbie, tutto quello che c’è da sapere sul film
Dalla sceneggiatrice/regista
candidata all’Oscar Greta
Gerwig (Piccole donne, Lady Bird) arriva
Barbie
con protagonisti i candidati all’Oscar Margot Robbie
(Bombshell – La voce dello scandalo, Tonya) e
Ryan Gosling (La La
Land, Drive) nei panni di Barbie
e Ken. Insieme a loro nel cast anche America Ferrera
(End of Watch – Tolleranza zero, i film Dragon Trainer), Kate McKinnon
(Bombshell – La voce dello scandalo, Yesterday),
Michael Cera (Scott Pilgrim vs. the World,
Juno), Ariana Greenblatt (Avengers: Infinity War, 65 – Fuga
dalla Terra), Issa Rae (The Photograph –
Gli scatti di mia madre, Insecure), Rhea
Perlman (Nei miei sogni, Matilda 6 Mitica) e
Will Ferrell
(Anchorman, Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva
contare fino a uno).
Fanno parte del cast del film anche
Ana Cruz Kayne (Piccole donne),
Emma Mackey (Emily,
Sex Education), Hari Nef (Assassination
Nation, Transparent), Alexandra Shipp (i film X-Men),
Kingsley Ben-Adir (Quella notte a Miami, Peaky
Blinders), Simu Liu (Shang-Chi e la
leggenda dei dieci anelli), Ncuti Gatwa
(Sex Education), Scott Evans (la serie TV
Grace e Frankie), Jamie Demetriou
(Crudelia), Connor Swindells (Sex
Education, Emma.), Sharon Rooney
(Dumbo, Jerk), Nicola Coughlan
(Bridgerton, Derry Girls), Ritu Arya
(The Umbrella Academy) e il premio Oscar Helen Mirren
(The Queen – La Regina). Il film sarà al cinema dal
20 luglio.
Continuano le riprese
di Beetlejuice
2, sequel dell’iconico film del 1988 di Tim Burton.
Tale seguito vedrà Winona Ryder
tornare nei panni di Lydia Deetz al fianco di Michael Keaton,
interprete del bio-esorcista che dà il titolo al film, mentre
Catherine O’Hara tornerà nei panni della madre di
Lydia. Si darà invece il benvenuto nel franchise a Jenna Ortega,
Justin Theroux,
Monica Bellucci
e Willem Dafoe. I
dettagli della storia sono attualmente tenuti nascosti, anche se la
famiglia Deetz sembra essere in procinto di crescere.
Mentre continua la produzione del
tanto atteso sequel, da People sono infatti emerse nuove foto dal
set di Beetlejuice 2, che
sembrano anticipare un matrimonio per il personaggio della Ortega,
figlia di Lydia. Le immagini, che possono essere visualizzate al
link qui riportato, vedono
infatti la Ryder che si prepara per una scena in cui partecipa al
matrimonio di sua figlia, il personaggio attualmente senza nome
della Ortega. L’abito bianco e rosa brillante indossato sembra
inoltre preannunciare un personaggio possibilmente opposto a quello
della Ryder, decisamente più cupo e gotico.
Oltre a rivelare un primo sguardo
alla Ortega, le nuove foto dal set di Beetlejuice 2lasciano però emergere
alcune teorie riguardo a tale matrimonio. Come noto, nel film del
1988 Beetlejuice tentava di sposare con la forza Lydia. La stessa
cosa potrebbe star accadendo anche a sua figlia. Lo sguardo
luminoso sul volto dell’attrice e il suo abito bianco sembrano però
suggerire una certa sincerità nel matrimonio, che potrebbe
dunque non essere il frutto di una costrizione. Se il personaggio
della Ortega fosse solare come queste foto lasciano intendere,
sarebbe un forte cambiamento rispetto alla precedente
collaborazione dell’attrice con Burton, avvenuta per la serie
Mercoledì.
Beetlejuice 2, un sequel a lungo atteso
L’originale Beetlejuice,
si concentrava sul personaggio fantasma del titolo che viene
assunto da altri due fantasmi scontenti della famiglia che ha
occupato la casa in cui abitano, è stato come noto un grande
successo, generando anche uno spettacolo teatrale e una serie
animata, ma i fan aspettano da decenni che venga realizzato un
sequel canonico. Inizialmente si pensò di sviluppare un sequel che
avrebbe dovuto essere intitolato Beetlejuice Goes
Hawaiian. Il progettò passò però in secondo piano quando
Burton si interessò ad altre sceneggiature. Messo da parte,
soltanto nel 2011 si è tornato a parlare di un sequel
di Beetlejuice.
Della riscrittura della
sceneggiatura si è poi occupato Seth
Grahame-Smith, già sceneggiatore per Burton
di Dark Shadows. Benché
Keaton e la Ryder si fossero detti disposti a riprendere i loro
ruoli, Burton si è dichiarato in più occasione non convinto del
progetto e ciò ha portato a continui ritardi. Tuttavia, nel 2022
Burton ha offerto positivi aggiornamenti sul sequel, lasciando
intendere che il tempo per Beetlejuice 2 si stava avvicinando,
dicendo: “Sto lavorando su idee e cose, ma è tutto molto
presto. Vedremo come va. Com’è per una risposta senza
risposta“. Nell’aprile 2023, infine, il film è stato
annunciato ufficialmente ed ha ora una data di uscita fissata al
6 settembre 2024.
Con una storia sul suo account Instagram, Xavier Dolan interviene a rettificare quanto
riportato dai giornali soltanto poche ore fa. La rivista spagnola
El
Pais aveva riportato una dura intervista del regista e
attore in cui annunciava il suo ritiro, usando espressioni molto
dure in direzione dell’arte, del cinema e dello spettacolo.
“Non capisco quale sia il senso
di mettersi a raccontare storie mentre tutto il resto attorno a noi
cade a pezzi. L’arte è inutile e dedicarsi al cinema una perdita di
tempo”. Riportava
il pezzo, parole molto dure che, per quanto definitive,
potevano essere allineate con una carriera che dopo i 30 anni
faticava a trovare la strada del successo che aveva invece
caratterizzato il decennio precedente.
Adesso, su Instagram, Xavier Dolan affida a
una storia poche parole su sfondo nero: “Ovviamente l’arte ha
importanza, ovviamente il cinema non è una perdita di tempo. A
volte le parole sono prese fuori dal contesto e le cose si perdono
nella traduzione. Mi spiegherò presto. E poi, sto bene!”
Con La mia vita con John F. Donovan aveva
realizzato una specie di film conclusivo, in cui raccontava i
demoni della fama e la mancanza di ispirazione, salvo poi tornare
in un terreno conosciuto e amico con Matthias &
Maximeche a oggi è il suo ultimo film per il cinema. Ha
poi recitato in Illusioni Perdute e in IT – Capitolo due.
Nonostante la brusca interruzione
dei loro rapporti, Johnny Depp
sarebbe disposto a lavorare di nuovo con la Disney. “Tutto è
possibile“, ha detto a People un insider vicino a Depp
a proposito di una riunione con la Disney. “Se è il progetto
sarà quello giusto, lo farà”. L’indiscrezione arriva appena un
mese dopo che il presidente della Disney Studio Motion Picture
Production, Sean Bailey, ha comunicato che lo
studio sarebbe pronto a realizzare un nuovo film del franchise
Pirati dei Caraibi,
dove come noto Depp ha interpretato l’ormai iconico capitan
Jack Sparrow.
“Pensiamo di avere una storia
davvero bella ed emozionante che onora i film che sono venuti prima
e ha anche qualcosa di nuovo“, aveva dichiarato Bailey al NYT.
Ovviamente, il dirigente della Disney è stato attento sul fornire
indicazioni riguardo un coinvolgimento o meno di Johnny Depp, affermando solo che
erano “non ci sono impegni a riguardo al momento”. Anche
il produttore della saga, Jerry Bruckheimer, non
si è sbilanciato, dichiarando: “dovreste chiedere alla Disney.
Non posso rispondere a questa domanda. Davvero, non lo
so”.
Bruckheimer ha però anche aggiunto,
riguardo ad un possibile ritorno di Depp, che “mi piacerebbe
averlo nel film. È un amico, un attore eccezionale, ed è un peccato
che le vite personali si insinuino in tutto ciò che facciamo“.
Come noto, la Disney si è separata da Jonny Depp alla fine degli
anni 2010, dopo che l’attore è stato coinvolto nel controverso
divorzio pubblico dalla sua ex
moglie Amber Heard, che accusava l’attore di
averla picchiata. Nel 2022 si è poi svolto il processo tra Depp e
la Heard, con la sentenza andata in gran parte in favore di
Depp.
Ora libero da quella vicenda, per
Depp potrebbe avere inizio una nuova fase della sua
carriera. Sembra dunque che ci siano conversazioni in corso tra
lui e la Disney, ma che si stia cercando di tenere queste il più
private possibile. Sarà dunque interessante vedere se tali
conversazioni tra le due parti porteranno presto a un annuncio
formale di riappacificazione, magari con l’annuncio ufficiale di un
Pirati dei Caraibi 6 con Depp come protagonista,
nonostante in passato abbia detto di non volerne più sapere di quella
saga.
Come noto, Deadpool 3 porterà il suo
irriverente protagonista a far parte del Marvel Cinematic Universe. In molti
però si chiedono in che modo verrà introdotto Deadpool nell’MCU,
dato che il film sarà anche il primo realizzato dallo studio di
produzione con il divieto ai minori. Mentre sono attualmente in
corso le riprese, una delle star del film ha spiegato come il film
sarà diverso sotto la supervisione dei Marvel Studios. In una
recente intervista con Comic Book, Karan Soni,
interprete di Dopinder sin dal primo film, ha dunque parlato
della sua esperienza con questo sequel e del fatto che i fan non
dovrebbero preoccuparsi della qualità di esso.
“Ho iniziato a lavorarci, quindi
posso dire che è uguale agli altri due. – ha dichiarato
l’attrice – Sarà vietato ai minori, quindi non sembrerà
diverso. L’unica cosa che, per me, è diversa è che questa volta non
ho ricevuto la sceneggiatura. Per gli altri due l’avevamo sin
dall’inizio, ma i Marvel Studios sono molto più riservati riguardo
i loro progetti. Quindi ho visto solo frammenti del tutto”.
Come la Soni, anche altri attori di Deadpool 3 potrebbero aver ricevuto solo
alcuni pezzi della sceneggiatura, così da impedire fughe di notizie
su ciò che effettivamente avverrà nel corso del film che, secondo
alcune indiscrezioni, sarà fortemente legato al Multiverso.
Deadpool 3: quello che
sappiamo sul film
Sebbene i dettagli ufficiali della
storia di Deadpool 3, con
protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta
all’acquisizione della Fox da parte della Disney – è stabilire che
i film di Reynolds si siano svolti in un universo diverso. Ciò
preserva i film degli X-Men della Fox nel loro universo,
consentendo al contempo a Deadpool e Wolverine di tornare e
potenzialmente viaggiare nell’universo principale dell’MCU.
In attesa di ulteriori conferme,
sappiamo che Shawn
Levy dirigerà Deadpool 3,
mentre Rhett Reese e Paul
Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul
Mercenario Chiacchierone, scriveranno la sceneggiatura basandosi
sui fumetti creati da Rob Liefeld,
confermandosi nella squadra creativa del progetto, dopo che per un
breve periodo erano stati sostituiti da Lizzie
Molyneux-Loeglin e Wendy
Molyneux. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, aveva precedentemente
assicurato ai fan che rimarrà un film con rating R, proprio come i
primi due film, il che lo renderebbe il primo film dello studio con
tale classificazione matura. Deadpool 3 uscirà l’8
novembre 2024.
“Basta, mi ritiro dal
cinema”. Xavier Dolan, attore e regista canadese,
considerato un enfant prodige del cinema, con una carriera
precocissima, ha dichiarato a El Paisin occasione
della presentazione della sua miniserie The Night
Logan Woke Up, che lascerà il mondo del cinema e la regia
in particolare.
Parlando con il quotidiano spagnolo,
Dolan ha dichiarato: “Non ho più la forza o la voglia di
impegnarmi per due anni in progetti che nessuno vede. Ci metto
tantissima passione e poi ne esco profondamente deluso. So di
essere un bravo regista, ma tutto questo mi porta a credere che non
sia così”.
Continuando: “Non capisco quale
sia il senso di mettersi a raccontare storie mentre tutto il resto
attorno a noi cade a pezzi. L’arte è inutile e dedicarsi al cinema
una perdita di tempo”. Per Dolan si tratta anche di una
delusione economica, sembra, dal momento che ha aggiunto che da
questo nuovo lavoro non ha “guadagnato nulla, ho
investito il mio compenso nella produzione e ho dovuto chiedere un
prestito a mio padre. È un lavoro privo di gratificazione,
sono stanco e scoraggiato. La soluzione più semplice è dirigere
spot pubblicitari e costruirmi una casa”.
Con La mia vita con John F. Donovan aveva
realizzato una specie di film conclusivo, in cui raccontava i
demoni della fama e la mancanza di ispirazione, salvo poi tornare
in un terreno conosciuto e amico con Matthias &
Maximeche a oggi è il suo ultimo film per il cinema. Ha
poi recitato in Illusioni Perdute e in IT – Capitolo due.
Questa dichiarazione di intenti in
cui prende le distanze dal cinema dietro la macchina da presa non
arriva esattamente inaspettata, ma sicuramente più dura e schietta
di quello che ci si poteva aspettare.
Quello del survival movie è
un sottogenere particolarmente apprezzato, dove gli spettatori
possono ritrovare storie estreme e quantomai disperate, dove si
mette in scena però anche tutta la voglia di sopravvivenza che
contraddistingue gli esseri umani. La minaccia, in questa tipologia
di opere, può essere di tipo naturale come in The Impossibile o
animale come nel capolavoro del 1975 Lo squalo. Appartenenti
alla prima tipologia, uno dei film più recenti e acclamati è senza
dubbio All Is Lost – Tutto è perduto
(qui la recensione). La pellicola
è stata scritta e diretta nel 2013 da J. C.
Chandor, qui alla sua opera seconda e ad oggi la più
apprezzata.
Il film si presenta volutamente
estremo, con un unico personaggio per l’intera durata di un’ora e
quaranta, pochissime linee di dialogo e pressocché ambientato in un
unico ambiente. Il titolo fa riferimento ad un’affermazione del
poeta Ernes William Hornung, il quale osservò che
quando si perde il coraggio, è il momento in cui tutto è perduto.
All Is Lost si configura così come una splendida metafora
dell’esistenza umana, con quanto avviene che va a rappresentare
l’interiorità del protagonista, il suo sentirsi ormai perso come
essere umano e pronto ad accettare le conseguenze di ciò.
Da una sceneggiatura lunga appena 31
pagine, prende vita uno dei film più avvincenti, struggenti e
memorabili del suo anno e del suo genere. Presentato fuori concorso
al Festival di Cannes, All Is Lost
ha guadagnato numerosi onori e riconoscimenti, ottenendo la
popolarità meritata. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
All Is Lost – Tutto è perduto: la trama del film
Protagonista del film è un anonimo
uomo che, dopo aver salpato per il mare aperto, si ritrova a dover
affrontare una serie di problemi nel momento in cui la sua barca,
la Virginia Jean, urta un container che provoca una falla nello
scafo. Imbarcando acqua, l’uomo rischia di affondare in breve
tempo. I tentativi di riparare il danno si rivelano solo parziali,
poiché i sistemi di navigazione e di comunicazione sono invece
gravemente compromessi. Ritrovandosi isolato e sperduto nell’Oceano
indiano, per l’uomo ha inizio un lungo viaggio, che lo porterà ad
imbattersi anche in una terribile tempesta. Quando tutto sembra
perduto, la speranza dell’anziano dovrà essere davvero l’ultima a
morire.
All Is Lost – Tutto è
perduto: il cast del film
Come anticipato, il film presenta un
unico personaggio per la sua intera durata. L’uomo protagonista è
interpretato dal premio Oscar Robert Redford,
che il regista incontrò al Sundance Film Festival. Qui chiese
all’attore di partecipare al suo film e poiché Redford rimase
sbalordito dalla semplicità ma dalla forza della sua storia,
accettò senza indugi. L’attore sfruttò il fatto di essere
costantemente da solo e di non pronunciare se non poche parole per
costruire la mentalità del personaggio. Per Redford, che al momento
delle riprese aveva 77 anni, l’aspetto più estenuante delle riprese
non erano i complessi stunt, la maggior parte dei quali insisté per
eseguire personalmente.
Bensì la triste routine quotidiana
di essere perennemente inondato d’acqua durante la produzione.
Durante le riprese, egli è infatti stato così ripetutamente
inzuppato dall’acqua, che ha subito un’infezione all’orecchio
sinistro che alla fine gli è costata il 60% del suo udito.
Nonostante le difficoltà, la sua struggente interpretazione è stata
giudicata come una delle più belle della sua carriera e ci sono
state numerose proteste nel momento in cui Redford non fu candidato
agli Oscar. Nel film, infine, è possibile vedere l’attore scrivere
con la mano destra. Egli è in realtà mancino, ma poiché da bambino
a scuola gli fu insegnato a non scrivere con la sinistra ha
sviluppato l’abilità di utilizzare l’altra mano.
Il finale di All Is Lost –
Tutto è perduto, il trailer e dove vedere il film in streaming
e in TV
Come anticipato, il film è
complessivamente una grande metafora dell’esistenza umana. L’uomo
protagonista affronta una serie crescente di difficoltà e pericoli,
che lo portano a sentirsi sempre più smarrito e perso. Nel giungere
al finale del film, il regista ha infine voluto dar vita ad una
conclusione altrettanto simbolica, che permettesse allo spettatore
di trarre le proprie considerazioni. La mano che salva il
protagonista può dunque essere vista come una concreta salvezza
umana o, in alternativa, come la mano di Dio. Benché
significativamente diverse, le due possibilità portano grossomodo
alla medesima conclusione, ovvero la salvezza che l’uomo trova
nonostante i suoi errori.
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. All Is Lost – Tutto è
perduto è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Apple
TV+,Google Play e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 6 luglio alle ore 21:00
sul canale Iris.
Ci siamo e finalmente tra due giovedì in Italia si potrà vedere
Barbie, uno film più attesi di questa calda estate. Intanto
però per questa prima settimana di luglio al cinema ci sono altri
titoli molto interessanti tra cui il documentario su David
Bowie Ziggy Stardust & The Spiders From Mars: Il Film e
Insidious: La Porta Rossa. Per la seconda volta torna in sala
Un mondo di sogni animati, la rassegna dedicata ai
capolavori di Hayao Miyazaki. Il primo titolo
scelto è la favola di
Ponyo sulla scogliera che torna sul grande schermo a 15 anni
dalla prima uscita.
Vediamo insieme i filmal
cinemada noi questa settimana
Insidious: La Porta Rossa
La saga horror al cinema è già arrivata a ben
cinque film, sempre scritti da Leigh
Whannell e con i primi due diretti da James
Wan. Questo quinto capitolo intitolato
Insidious: La Porta Rossa è il primo diretto da
Patrick Wilson, che anche qui è lui il protagonista. La trama
si svolge dieci anni dopo l’ultimo viaggio di Josh Lambert
nell’Altrove, un mondo parallelo al nostro ma
pieno di demoni e nel frattempo il figlio Dalton ora è diciottenne
ed è una matricola all’università. Nonostante il nuovo ambiente il
giovane Lambert comincia ad essere perseguitato da incubi e
orribili visioni. Il padre si rende conto del pericolo e decide di
tornare con il figlio nel regno demoniaco per salvare, una volta
per tutte, la sua famiglia.
Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli
Dopo il live action della
Sirenetta più famosa di sempre ora è la volta di tornare
all’animazione ma rimanendo in fondo al mar con
Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli. La protagonista di
questa fantastica storia è la dolce sedicenne Ruby
bravissima a scuola soprattutto in matematica. Anche qui come nel
film del 2022
Red nella trama si parla di cambiamenti e mutazioni, infatti la
giovane studentessa scopre che non è un essere umano bensì un
kraken gigante. Ruby, come Mia Thermopolis in
Pretty Princess, sarà destinata a ereditare il trono della
nonna, quello da Regina Guerriera dei Sette Mari.
Animali Selvatici
Il protagonista di Animali Selvatici è Matthias
che, qualche giorno prima di Natale, dopo aver lasciato il suo
lavoro in Germania, fa ritorno nel suo tranquillo villaggio in
Transilvania. Qui l’uomo nella sua terra d’origne
vuole dedicarsi maggiormente all’educazione di suo figlio Rudi,
rimasto troppo a lungo sotto le cure della madre Ana. Quando dei
nuovi lavoratori cingalesi vengono assunti nella piccola fabbrica
del posto la pace della comunità viene turbata. Questo
lungometraggio del pluripremiato regista rumeno Cristian
Mungiu è stato presentato in concorso a
Cannes 2022 con il titolo R.M.N.
Hypnotic
Questo nuovo film del regista
Robert Rodriguez è stato presentato lo scorso maggio fuori
concorso a
Cannes 2023.
Hypnotic è un thriller di cui
Ben Affleck è Danny Rourke, un
detective di Austin determinato a ritrovare Minnie
la figlia scomparsa. Danny, rinchiuso nel suo dolore, non può far
altro che tornare a lavorare e indagare sul rapimento con l’aiuto
di Diana, una sensitiva interpretata dall’attrice
Alice Braga.
Raffa
Per celebrare i già due anni dalla sua improvvisa scomparsa
finalmente esce in sala al cinema, ma solo fino al 12 luglio, il
docufilm dedicato a Raffaella Carrà. Questo
documentario
Raffa e diretto dal regista Daniele
Luchetti seguendo un andamento cronologico. Si inizia con
l’infanzia passata in Romagna, l’abbandono del padre, l’accademia
di danza, gli anni in cui ha recitato per il cinema, la svolta
nella televisione italiana, la conquista della Spagna
post-franchista, le tournée internazionali, i successi nel piccolo
schermo fino alla sua vita più privata.
Rido perchè ti amo
Rido perchè ti amo è una pellicola italiana diretta dal comico
e conduttore televisivo
Paolo Ruffini. la trama di questo film inizia in una piazza di
una città italiana dove due bambini, Amanda e
Leopoldo, si giurano amore eterno davanti a una torta a
forma di cuore. Dopo 25 anni i due protagonisti sono diventati
adulti e si trovano alle prove del matrimonio esattamente come si
erano promessi. Una settimana dal lieto evento Amanda parte per
Parigi per un lavoro e Leopoldo offeso annulla la cerimonia. L’uomo
però ci ripensa subito e cercherà, con romantici gesti, di
recuperare l’amore della sua amata.
Rodeo
La regista
Lola Quivoron esordisce con un primo
lungometraggio molto incisivo e di un’energia femminile
selvaggia che mostra sul grande schermo una storia ai margini del
mondo del motociclismo acrobatico in Francia.
Rodeo racconta di Julia, una giovane donna appassionata di moto
che incontra un gruppo di motociclisti in cui cercherà di farsi
accettare da questi uomini.
Tramonto a Nord Ovest
Il protagonista di Tramonto a Nord Ovest di
Luisa Porrino è Luca, un ragazzo ventenne stanco
della sua vita e confuso dalla inaspettata ipotesi di paternità. Il
giovane decide di allontanarsi dalla città e di raggiungere il suo
amico pastore e astronomo Paolo, partito per un
alpeggio svizzero con il suo gregge di capre.
Margherita, la sua ragazza, rimasta sola
affronta un’altro viaggio molto più complesso, il passaggio da
donna che vuole e che deve scegliere il suo futuro. Mentre
Luca cammina per i boschi conosce delle persone
che per ragioni diverse sono emigrate o stanno emigrando.
I
DinsiemE sono una coppia di
giovani youtuber siciliani che si sono registrati sulla
piattaforma di condivisione video a partire da gennaio 2018 e che,
ad oggi, hanno superato il milione e mezzo di utenti iscritti al
loro canale.
Erick Parisi e
Dominick Alaimo, fidanzati, 27 anni lui e 26 lei, hanno
inventato il nome del loro duo artistico usando le loro iniziali e
mettendole all’inizio e alla fine della parola “insieme”. Così
cinque anni fa partono col pubblicare contenuti indirizzati ai più
piccoli in cui, all’interno di video che durano dai dieci ai venti
minuti, superano prove e sfide che si lanciano reciprocamente o che
vengono dai loro nemici dottor Timoti e dottor Giniu, dove devono
svolgere giochi di varia natura il cui scopo è, tendenzialmente,
non arrendersi.
Il viaggio
leggendario è la loro prima performance su grande
schermo, diretto da Alessio Liguori, prodotto da Lotus Production e
distribuito da Medusa, è tratto dal loro omonimo libro uscito due
anni fa che è solo una parte della loro proficua attività, fatta
anche di canzoni, gadget di ogni sorta e altre pubblicazioni con
proposte d’intrattenimento più o meno luccicanti.
La storia de
Il viaggio leggendario inizia con la coppia
impegnata nel suo passatempo preferito, ovvero cucinare facendo
pasticci e incolpandosi di conseguenza in maniera scherzosa,
sgranando gli occhi ed emettendo frasi con vocali allungatissime.
Il programma serale prevedrebbe un pigiama party con le amiche di
Dominick, senonché, nel cuore della notte, bussa alla porta un
corriere che gli recapita un pacco contenente un lettore di
videogiochi ma, appena lo accendono, i due giovani vengono
risucchiati dalla console e catapultati in un mondo di fantasia
(con uno dei cattivi interpretato da Herbert Ballerina).
Il viaggio leggendario è disponibile su Prime
Video
Le premesse che strizzano
evidentemente l’occhio a Jumanji sarebbero deliziose e, in
effetti, l’ambientazione, i costumi, così come la messa in quadro
molto curata dal regista, abbelliscono tutta la parte visiva del
film. Liguori fa un gran lavoro nell’uso della macchina da presa,
dei piani e i campi, delle luci e gli effetti speciali, e anche le
musiche affidate a Fabrizio Mancinelli mostrano quanto l’atmosfera
sia soprattutto data dall’abilità nel riconoscere i dettagli da
giustapporre al momento opportuno, questione che non è mai
marginale.
Assodato questo, è
naturalmente necessario che una pellicola abbia delle basi, prima
di tutto. La sceneggiatura in questo caso è stata chiaramente
affidata a Erick Parisi e Dominick Alaimo – anche perché già il
soggetto del film era un loro prodotto – che hanno quindi
provveduto alla sua stesura con Fran Crisafulli e Beatrice
Valsecchi, ma la banalità del piano del racconto trasuda
continuamente, partendo dai passaggi tra una scena e l’altra fino
ad arrivare ai dialoghi tra i personaggi.
Il fatto che i due
ragazzi non nascano come degli attori sarebbe forse tollerabile a
fronte di tematiche affrontate in maniera semplice, sì, in quanto
rivolte a una fascia d’età entro la prima decade di vita, ma non
certo demenziale.
L’ondata di creatori di
contenuti, per lo più comici, che ha visto decollare la propria
fama grazie a YouTube, si perde ormai nella notte dei tempi web, e
gran parte di loro ha fatto l’approdo al grande schermo con
prodotti talvolta deludenti a confronto dei positivi riscontri
avuti invece su piattaforma. Il punto è che la differenza tra due
linguaggi distanti quanto il cinema e lo smartphone sembra quasi
incredibile che sia così tanta, forse perché si tratta comunque di
due schermi, a voler ben vedere, ma tant’è. E Il viaggio
leggendario di Erick e Dominick ne è la riprova. La
fatica con cui si riesce a tollerare l’andamento della storia, a
volte, fa quasi tenerezza. Il problema in questo caso è che il fine
non giustifica i mezzi, dove il fine è un pubblico di bambini e il
mezzo un linguaggio beota con tonalità affatto stimolanti, ma
ripetitive e alla fine estremamente superficiali. Rimane l’ottima
confezione creata da tutto il cast tecnico, che però non ripaga
dell’insensatezza che resta addosso durante i titoli di coda. Dopo
i quali c’è addirittura il riferimento a un sequel.
Boots Riley, dopo
il debutto dietro la macchina da presa per il film Sorry to Bother you, torna con una serie che segue la
stessa onda del suo esordio in regia: Sono
Vergine. Lo show, che arricchisce il catalogo di
Amazon Prime
Video, si impregna di quel surrealismo tipico della
prima commedia nera di Riley, ma questa volta ad essere
protagonista è un gigante, il tenero e innocente Cootie,
interpretato da Jharrel Jerome.
Le figure mitologiche e
folcloristiche dei giganti, seppur affascinanti, hanno purtroppo
sempre trovato poco spazio all’interno del filone cinematografico
di ogni genere, ecco perché la scelta del regista di incentrare la
sua storia dai connotati satirici proprio su uno di loro, rende il
prodotto molto più attraente. Suscitando la curiosità del pubblico,
spinto a chiedersi quale racconto Cootie abbia in serbo per
lui.
Sono Vergine, la trama
Oakland, California. Cootie
(Jharrel Jerome) è un giovane ragazzo nato con una
specialità: è un gigante. Per tutta la vita, però, è stato tenuto
prigionerio nella sua stessa casa dai genitori adottivi, i quali
hanno sempre temuto per la sua incolumità, vivendo con il terrore
che il mondo esterno avrebbe potuto fargli del male qualora lo
avessero scoperto. Gli amici di Cootie sono i ragazzi che vede in
televisione, inoltre lui non ha fatto nessuna esperienza, né a
livello di amizia né tantomeno amoroso, e ne soffre.
Fino a quando, un giorno, non inizia
a parlare con tre ragazzi, Felix (Brett Gray),
Scat (Allius Barnes) e Jones (Kara
Young), i quali gli fanno scoprire cosa si cela aldilà
delle mura del suo appartamento nascosto. Una volta a contatto con
la società, Scootie si renderà conto di come siano davvero gli
esseri umani, e di quanto il sistema sociale e politico non sia
clemente e buono come lui immaginava. Nel frattempo, affronterà
anche un bellissimo viaggio nelle esperienze della vita.
Tra il surreale e il politico
Sono
Vergine è spennellato di una surrealtà molto comica,
grottesca e satirica, che ben si palesa dalla prima inquadratura
quando vediamo un bambino appena nato di grosse dimensioni in
braccio alla madre adottiva perplessa. L’intenzione del regista, lo
si capisce subito, è di non allontanarsi mai da questo tono
da commedia surreale, pur essendo la serie molto
ibrida, nella quale convergono molti tagli narrativi
differenti. Fra questi troviamo il fantasy, componente molto forte,
una sfumatura del thriller, del mystery, e negli ultimi episodi una
propensione all’action, che rendono lo show un
caleidoscopio di generi.
Inglobando narrazioni diverse fra
loro, pur mantenendo una base comedy, Sono Vergine cerca di
affrontare tematiche attuali molto importanti, riferendosi in
primis alla sfera politica americana, nella quale però sono
contenuti temi universali. È chiaro infatti il desiderio di Riley,
come aveva fatto in Sorry to Bother you, di
criticare il capitalismo e la sua crisi, a causa
della quale negli Stati Uniti la popolazione vede aumentarsi le
tasse e abbassarsi gli stipendi. Creando agitazione, sofferenza
economica e proteste. Anche il tessuto sociale è preso di mira, si
pone la lente d’ingrandimento sul razzismo e la disuguaglianza fra
classi sociali, là dove la povertà ti condanna alla morte, come
dimostra l’epilogo infelice di Scat, uno degli amici di Cootie,
deceduto per non essere stato soccorso in ospedale a causa
dell’assicurazione sanitaria.
L’inclinatura verso quest’atmosfera
più cupa e realistica è però sempre alternata, per non dire
surclassata, dal lato ironico e supereroistico della serie, la
quale si occupa principalmente di far conoscere allo spettatore il
viaggio esistenziale del protagonista e le sue gag quando è alle
prese con il mondo reale (la scena di sesso è fra quelle più
divertenti e interessanti). Spezzandone però di continuo il tono
che, seppur non generi confusione, infastidisce a tratti per la
ritmicità troppo compassata.
La forza è negli affetti
Sono
Vergine, nel suo marasma di eventi, ha la capacità di
rimanere comunque solido su quello di cui vuole davvero parlare: il
processo di crescita e l’accettazione della diversità. Il cominc of
age di Cootie, il gigante impacciato che deve fare i conti con la
vita al di fuori del nido di casa, sembra più una metafora che un
effettiva storia. Ci fa rendere conto di quanto sia difficile
astenersi dal giudicare, etichettare o accogliere chi non ci
somiglia, e quanto siamo tutti inclini al pregiudizio nonostante
chi abbiamo davanti non lo conosciamo affatto. Il nostro
protagonista, sia perché nero, sia perché fuori dal comune, viene o
sfruttato – monetizzando il suo corpo – oppure screditato e
aggredito dai media, che lo condannano subito come mostro seppur
non abbia commesso crimini.
Lo show però non si limita solo a
condannare o muovere una critica sociale, ma si impegna anche ad
elevare, nel suo realismo magico, le nostre relazioni,
ponendo l’accento sull’amore e l’amicizia, che
rappresentano l’altra faccia della medaglia, quella non intaccata
dal “lato oscuro”. Nonostante non sia ben visto dalla comunità,
Cootie è amato dai suoi amici e da Flora, un’altra diversa come
lui, ed è apprezzato per quello che è, senza essere manipolato o
denigrato. Sono Vergine si impianta
perciò sulle riflessioni di Riley, le segue e le approfondisce,
scavando nelle radici della società e della politica, per
smascherarne tutte le contraddizioni.
Dall’altra parte, però, cerca anche
di mostrare che qualcosa di buono c’è, e lo si può trovare in quel
tessuto umano fatto di principi, valori e lotte. Che, seppur minore
rispetto al circondario, è un gioiello da tenerse stretto e dal
quale attingere per fortificarsi. Lo show, nella sua traccia
surreale, ci dimostra quindi sia in quanto male e corruzione
navighiamo quotidianamente, sia quanta meraviglia si nasconde
nell’altro che, seppur restii poiché diverso, può farci scoprire
scorci di mondo – attraverso il suo sguardo – incantevoli.
Divenuto una vera e propria icona di
film d’avventura e d’azione, nel 2018 l’ex wrestler Dwayne
Johnson si è cimentato come protagonista
dell’adrenalinico Skyscraper.
Scritto e diretto da Rawson Marshall Thurber, che
aveva già lavorato con Johnson per Una spia e
mezzo, il film si è affermato come uno dei blockbuster di
maggior richiamo del suo anno, coniugando al suo interno grandi
emozioni ed esplosivi effetti speciali. La presenza dell’attore è
stata poi fonte di garanzia per i suoi fan, consapevoli del talento
di Johnson nello scegliere con cura i suoi progetti. Il tutto è
impreziosito dalla presenza come direttore della fotografia di
Robert Elswit, premio Oscar per Il
petroliere.
Con una trama vagamente ispirata al
primo film della saga di Die Hard,
Skyscraper è da subito stato un progetto che ha attratto
numerosi studios cinematografici. A vincere i diritti per il titolo
è però stata la Legendary Pictures, che ha infine dato il via
libera alla sua produzione. Johnson è così tornato a vestire i
panni che più gli riescono meglio, ricevendo anche numerose lodi
per la sua performance. L’attore è poi ance stato candidato ai
People’s Choice Awards e ai Nickelodeon Kids’ Choice Awards come
attore preferito dal pubblico. Con questo film egli ha così
continuato a riaffermare la propria persona sul grande schermo,
confermandosi nel pieno di un periodo d’oro della sua carriera.
Al momento della sua uscita in sala,
il film si è poi dimostrato anche un buon successo di pubblico. A
fronte di un budget di circa 125 milioni di dollari, il film è
arrivato ad incassarne un totale di circa 304 in tutto il mondo.
Ciò lo ha portato ad essere uno dei titoli del suo genere di
maggior richiamo dell’anno. Diverse sono le curiosità legate a
questo titolo, da quelle riguardanti la scelta del cast fino agli
effetti speciali e le location. Proseguendo nella lettura si potrà
scoprire le principali di queste, come anche dove è attualmente
possibile trovare e vedere in streaming il film.
La trama del film
Skyscraper
Protagonista del film è Will
Sawyer, agente FBI costretto a lasciare il suo lavoro dopo
anni di servizio a causa di un brutto incidente. Durante un
operazione di salvataggio, è infatti rimasto coinvolto in un
esplosione che lo ha portato a perdere una gamba. Operato da quella
che poi diventerà sua moglie, Sarah, Will si
ritrova dunque ad indossare una protesi artificiale
tecnologicamente evoluta. Costretto ad una vita grossomodo
sedentaria, egli decide di lasciare gli Stati Uniti per andare a
vivere ad Hong Kong con moglie e figli. Qui, tramite un collega,
riesce ad ottenere il lavoro di addetto alla sicurezza del
grattacielo più alto del mondo, prossimo all’inaugurazione. Mentre
svolge il suo lavoro, Will viene però attaccato da un ladro che gli
ruba la borsa.
Ben presto capirà però che il vero
obiettivo del furto era il tablet che egli porta con sé, e che gli
dà accesso a tutti i sistemi di sicurezza dell’edificio.
Comprendendo di essere stato tradito dal suo vecchio collega, Will
si ritrova al centro di un’operazione terroristica, la quale ha
come primo obiettivo quello di impadronirsi proprio del prezioso
dispositivo. Deciso ad andare fino in fondo a questa storia, l’ex
agente FBI scoprirà che durante la sua distrazione un gruppo di
terroristi dell’Europa dell’est ha preso possesso dell’edificio,
all’interno del quale si trovano anche sua moglie con i figli.
Questo è quanto gli basta sapere per decidere di combattere da sé i
nemici, pronto a tutto pur di salvare la propria famiglia.
Skyscraper: il cast del
film
Come riportato, Dwayne
Johnson è il protagonista assoluto del film. Il regista,
che aveva già lavorato con lui, disse di non aver voluto altri se
non lui per il ruolo principale, e con l’interesse di Johnson il
progetto prese infine ad essere realizzato. Egli si dimostrò così
coinvolto dalla pellicola da voler ricoprire anche il ruolo di
produttore. Come sempre, inoltre, l’attore si sottopose ad un
allenamento ancor più intensivo del solito in vista delle riprese.
Ciò gli permise di poter eseguire da sé tutte le spericolate
acrobazie previste dal copione, evitando di essere sostituito da
controfigure. Ancora una volta, Johnson si è dimostrato ricco del
carisma e della presenza scenica giusta per sorreggere il film
sulle proprie spalle, assicurandogli un buon successo.
Accanto a lui si ritrova l’attrice
Neve Campbell, nel ruolo della moglie Sarah.
Celebre per il ruolo di Sidney Prescott nella saga di Scream,
l’attrice dovette superare un’accesa competizione prima di ottenere
la parte nel film. L’attore Chin Han ha invece
dato vita a Zhao Long Ji, proprietario del grattacielo all’interno
del quale si svolgono le vicende. Roland Møller,
noto per film come Atomica bionda, è invece il terrorista
scandinavo Kores Botha. Pablo Schreiber ha invece
ricoperto il ruolo di Ben Gillespie, il collega del protagonista
poi passando dalla parte dei cattivi. Nel film si ritrova poi
anche Tzi Ma, celebre attore cinese comparso
in numerosi film hollywoodiani di grande successo. Nel film
Skyscraper ha interpretato il capo dei pompieri di Hong
Kong.
Le location di Skyscraper, il trailer, e dove vedere
il film in streaming e in TV
Come spesso accade per blockbuster
di questo tipo, molto di quanto è possibile vedere sul grande
schermo è in realtà frutto di ricostruzioni o effetti speciali. La
maggior parte delle riprese si sono infatti svolte in studio a
Vancouver, dove è stato ricostruito parte del
grattacielo protagonista. Ulteriori riprese, in particolare degli
esterni, si sono poi effettivamente svolte ad Hong
Kong, in particolare nei pressi del Hong Kong
Cultural Center. Il grattacielo più alto del mondo
rappresentato nel film non è dunque realmente esistente, ma è
frutto di un sapiente uso di scenografia unita agli effetti
speciali, qui curati dalla Industrial Light & Magic.
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. Skyscraper è
infatti presente su Rakuten TV, Google Play, Apple
TV+, Prime Video e Netflix. Su quest’ultima piattaforma si
trova attualmente al 5° posto nella Top 10 dei film
più visti in Italia. In base alla piattaforma scelta, sarà
possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento
generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile fruire del
titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video.
Dopo l’incoronazione di The
Fabelmans come Miglior Film
Internazionale ai
Premi David di Donatello 2023, il regista
Steven Spielberg ha scritto una
lettera di ringraziamento alla Presidente Piera
Detassis e a tutti i giurati e membri dell’Accademia del
Cinema Italiano che con il loro voto hanno determinato tale
vittoria.
Ecco di seguito il testo della lettera:
Cara Piera,
vorrei estendere i miei ringraziamenti a te e all’intero corpo
dell’Accademia del Cinema Italiano per aver onorato The Fabelmans
come Miglior Film Internazionale 2023. Come sai, questo film è
molto speciale e non avrebbe potuto essere più profondamente
personale, quindi il vostro apprezzamento significa molto. Essere
premiato dall’Accademia del Cinema Italiano, la casa di tanti dei
miei eroi, tutti gli uomini e le donne che hanno ispirato il mio
lavoro nel corso della mia vita e carriera. Il loro coraggio nel
condividere le loro storie personali ha dato coraggio a me per
condividere la mia. I miei coproduttori Kristie Macosko Krieger e
Tony Kushner condividono il premio e partecipano al mio
ringraziamento.
un caro saluto,
Steven Spielberg
La
storia di Steven Spielberg con i Premi David di
Donatello è molto lunga. Il regista americano ha infatti più volte
il riconoscimento nel corso della sua carriera. Oltre al premio per
The Fabelmans, Steven Spielberg ha vinto anche due David
Speciali, nel 2004 e nel 2018, due David per il Miglior film
straniero con Il ponte delle
spie e Incontri ravvicinati del
terzo tipo, un David al Miglior Regista Straniero
per E.T. – L’extraterrestre nel
1983 e uno come Miglior Produttore Straniero nel 1986
per Ritorno al futuro.
Apple TV+
ha diffuso il secondo trailer della seconda stagione di
Fondazione,
l’epica saga dello showrunner David S. Goyer,
basata sulla pluripremiata serie di romanzi omonimi di Isaac
Asimov, e con un cast internazionale guidato dagli attori nominati
agli Emmy Jared Harris e Lee Pace, insieme alle stelle nascenti
Lou Llobell e Leah Harvey. La seconda stagione in
10 episodi di “Fondazione” debutterà in tutto il mondo con il
primo episodio venerdì 14 luglio su Apple TV+, seguito da nuovi
episodi settimanali ogni venerdì fino al 15 settembre La serie
Apple Original è prodotta per Apple TV+ da Skydance
Television.
Nella seconda stagione, ambientata oltre un secolo dopo il finale
della prima stagione, la tensione è alle stelle in tutta la
galassia. Mentre i Cleon si dissolvono, una regina vendicativa
complotta per distruggere l’Impero dall’interno. Hari, Gaal e
Salvor scoprono una colonia di Mentalici con abilità psioniche che
minacciano di alterare la psicostoria stessa. La Fondazione
è entrata nella sua fase religiosa, promulgando la Chiesa di Seldon
in tutto l’Outer Reach e incitando la Seconda Crisi: la guerra con
l’Impero. Il monumentale adattamento di Fondazione
racconta le storie di quattro individui che trascendono lo spazio e
il tempo mentre superano crisi mortali, mutevoli lealtà e
complicate relazioni che alla fine determineranno il destino
dell’umanità.
Nel cast ritroviamo
Laura Birn, Cassian Bilton e Terrence Mann,
oltre a nuovi personaggi tra cui Isabella Laughland (Brother
Constant), Kulvinder Ghir (Poly Verisof), Ella-Rae Smith (Queen
Sareth di Cloud Dominion), Holt McCallany (Direttore Jaegger
Fount), Rachel House (Tellem Bond), Nimrat Kaur (Yanna Seldon), Ben
Daniels (Bel Riose) e Dimitri Leonidas (Hober Mallow).Fondazione
è prodotta per Apple da Skydance Television e guidata dallo
showrunner e produttore esecutivo David S. Goyer, con Alex Graves,
David Ellison, Dana Goldberg, Bill Bost, Robin Asimov e Marcy Ross
anch’essi produttori esecutivi.
In occasione della XII edizione di
Ciné – Giornate di Cinema a Riccione, Disney Italia ha presentato
le novità in arrivo nelle sale cinematografiche italiane nei
prossimi mesi.
LA CASA DEI
FANTASMI – AL CINEMA DAL 23 AGOSTO 2023
La Casa dei Fantasmi, la
divertente avventura Disney da brividi ispirata alla classica
attrazione del parco a tema, arriverà il 23
agosto nelle sale italiane, dopo essere stata
presentata in anteprima italiana a #Giffoni53 il 27 luglio. Il film
racconta di una donna e di suo figlio che si rivolgono a un
variegato gruppo di cosiddetti esperti spirituali per aiutarli a
liberare la loro casa da intrusi soprannaturali. Diretto da
Justin Simien, La Casa dei Fantasmi è
interpretato da un cast stellare che include LaKeith Stanfield,
Tiffany Haddish, Owen Wilson, Danny DeVito, Rosario Dawson, Chase
W. Dillon e Dan Levy, con Jamie Lee Curtis e Jared Leto. Il
film è prodotto da Dan Lin e Jonathan Eirich, mentre Nick
Reynolds e Tom Peitzman sono i produttori esecutivi.
Arriverà il 14
settembre nelle sale italiane il film 20th Century
Studios Assassinio a Venezia, uno sconvolgente
thriller soprannaturale basato sul romanzo di Agatha
Christie “Poirot e la strage degli innocenti”, diretto e
interpretato dal premio Oscar® Kenneth Branagh nel ruolo del
celebre detective Hercule Poirot. Ambientato nell’inquietante
Venezia del secondo dopoguerra, alla vigilia di
Ognissanti, Assassinio a Venezia è un
terrificante mistero che vede il ritorno del celebre investigatore
Hercule Poirot. Ormai in pensione e in esilio volontario nella
città più affascinante del mondo, Poirot partecipa con riluttanza a
una seduta spiritica in un palazzo decadente e spettrale. Quando
uno degli ospiti viene assassinato, il detective si ritrova in un
mondo sinistro di ombre e segreti. Con una sceneggiatura del
candidato all’Oscar® Michael Green, Assassinio a
Venezia è prodotto da Kenneth Branagh, Judy Hofflund,
Ridley Scott e Simon Kinberg, mentre Louise
Killin, James Prichard e Mark Gordon sono i produttori esecutivi.
Gli indimenticabili personaggi del film sono interpretati da un
cast brillante che include Kenneth Branagh, Kyle Allen,
Camille Cottin, Jamie Dornan, Tina Fey, Jude Hill, Ali Khan, Emma
Laird, Kelly Reilly, Riccardo Scamarcio e Michelle Yeoh.
Diretto da Gareth Edwards, l’epico
thriller d’azione 20th Century Studios, New Regency ed
Entertainment One The Creator arriverà
il 28 settembre nelle sale italiane. In
una guerra futura tra la razza umana e le forze dell’intelligenza
artificiale, Joshua (Washington), un ex agente delle forze speciali
in lutto per la scomparsa della moglie (Chan), viene reclutato per
dare la caccia e uccidere il Creator, l’inafferrabile architetto
dell’avanzata IA che ha sviluppato una misteriosa arma con il
potere di porre fine alla guerra… e all’umanità stessa.
Joshua e la sua squadra di agenti d’élite oltrepassano le linee
nemiche nel cuore oscuro del territorio occupato dall’IA solo per
scoprire che l’arma apocalittica, che è stato incaricato di
distruggere, è un’IA con le sembianze di un bambino. Il film è
interpretato da John David Washington, Gemma Chan, Ken Watanabe,
Sturgill Simpson, l’esordiente Madeleine Yuna Voyles e la
vincitrice dell’Academy Award® Allison Janney. La sceneggiatura è
di Gareth Edwards e Chris Weitz, da un soggetto di Edwards. Il film
è prodotto da Gareth Edwards, p.g.a., Kiri Hart, Jim Spencer,
p.g.a. e Arnon Milchan, mentre Yariv Milchan, Michael Schaefer,
Natalie Lehmann, Nick Meyer e Zev Foreman sono i produttori
esecutivi.
POVERE CREATURE! –
AL CINEMA DAL 12 OTTOBRE 2023
https://www.youtube.com/watch?v=W6fNi6vtrSc
Povere Creature!, il film
di Yorgos Lanthimos interpretato da Emma Stone, Mark Ruffalo,
Willem Dafoe, Ramy Youssef e Jerrod Carmichael, arriverà
il 12 ottobre nelle sale italiane. Dal
regista Yorgos Lanthimos e dalla produttrice Emma Stone arriva
l’incredibile storia e la fantastica evoluzione di Bella Baxter
(Stone), una giovane donna riportata in vita dal brillante e poco
ortodosso scienziato Dr. Godwin Baxter (Willem Dafoe). Sotto la
protezione di Baxter, Bella è desiderosa di imparare. Affamata
della mondanità che le manca, Bella fugge con Duncan Wedderburn
(Mark Ruffalo), un abile e dissoluto avvocato, in una travolgente
avventura attraverso i continenti. Libera dai pregiudizi del suo
tempo, Bella è sempre più decisa nel suo proposito di difendere
l’uguaglianza e l’emancipazione. Basata sul libro di Alasdair Gray,
la sceneggiatura è stata scritta da Tony McNamara, rendendo questa
la seconda collaborazione tra Lanthimos e McNamara (La favorita).
Il film è stato prodotto da Ed Guiney, Andrew Lowe, Yorgos
Lanthimos ed Emma Stone.
Nel film Marvel StudiosThe
Marvels, che arriverà
l’8 novembre nelle sale italiane, Carol
Danvers alias Captain Marvel ha recuperato la propria identità dai
tirannici Kree e si è vendicata della Suprema Intelligenza. Ma a
causa di conseguenze impreviste, Carol deve farsi carico del peso
di un universo destabilizzato. Quando i suoi compiti la portano in
un wormhole anomalo collegato a un rivoluzionario Kree, i suoi
poteri si intrecciano con quelli della sua super fan di Jersey City
Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli della nipote di Carol,
il capitano Monica Rambeau, diventata ora un’astronauta S.A.B.E.R..
Insieme, questo improbabile trio deve fare squadra e imparare a
lavorare in sinergia per salvare l’universo come “The Marvels”. Il
film è interpretato da Brie Larson, Teyonah Parris, Iman Vellani,
Samuel L. Jackson, Zawe Ashton e Park Seo-joon. The
Marvels è diretto da Nia DaCosta e prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Victoria
Alonso, Mary Livanos e Matthew Jenkins sono i produttori esecutivi.
La sceneggiatura è firmata da Megan McDonnell, Nia DaCosta, Elissa
Karasik e Zeb Wells.
Il nuovo film Walt Disney Animation
Studios di Natale Wish arriverà
il 21 dicembre nelle sale italiane.
In Wish, la brillante sognatrice Asha esprime un
desiderio così potente che viene accolto da una forza cosmica, una
piccola sfera di sconfinata energia chiamata Star. Insieme, Asha e
Star affrontano un nemico formidabile – il sovrano di Rosas, Re
Magnifico – per salvare la sua comunità e dimostrare che quando la
volontà di un umano coraggioso si unisce alla magia delle stelle,
possono accadere cose meravigliose. Il film è diretto dal regista
premio Oscar® Chris Buck (Frozen – Il Regno di
Ghiaccio, Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle) e Fawn
Veerasunthorn (Raya e l’ultimo drago), prodotto da Peter
Del Vecho (Frozen – Il Regno di Ghiaccio, Frozen 2 – Il
Segreto di Arendelle) e co-prodotto da Juan Pablo Reyes
(Encanto). Jennifer Lee (Frozen – Il Regno di
Ghiaccio, Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle) è la
produttrice esecutiva, oltre che sceneggiatrice del progetto
insieme a Allison Moore (Notte stellata, Manhunt). Le
canzoni originali sono firmate dalla cantautrice nominata ai
Grammy® Julia Michaels e dal produttore/cantautore/musicista
vincitore del Grammy® Benjamin Rice, mentre la colonna sonora è
composta da Dave Metzger.
CHI SEGNA VINCE
–AL CINEMA DALL’11 GENNAIO
2024
Diretto dal premio Oscar® Taika
Waititi, il lungometraggio Searchlight Pictures Chi Segna
Vince arriverà l’11 gennaio
2024 nelle sale italiane. Il film racconta la storia della
squadra di calcio delle Samoa Americane, che ha subito la peggiore
sconfitta nella storia della Coppa del Mondo perdendo 31 a 0 contro
l’Australia nel 2001. Con l’avvicinarsi delle qualificazioni per la
Coppa del Mondo 2014, la squadra ingaggia un allenatore sfortunato
e anticonformista (Michael Fassbender) per aiutarla a risollevarne
le sorti. Il cast include anche Elisabeth Moss, Oscar Kightley,
David Fane, Beulah Koale, Lehi Falepapalangi, Semu Filipo, Uli
Latukefu, Rachel House e Kaimana. Chi Segna Vince è
prodotto da Waititi insieme a Jonathan Cavendish e Garrett Basch,
mentre Andy Serkis, Will Tennant e Kathryn Dean sono i produttori
esecutivi.
La convention si è conclusa con
alcune anticipazioni relative ai titoli in arrivo nel
2024: Biancaneve; Mufasa: The Lion
King; i lungometraggi Disney e
Pixar Elio e Inside
Out 2; i film Marvel
Studios Captain America: Brave New
World e Thunderbolts; oltre ai nuovi
capitoli delle saghe de Il Pianeta delle
Scimmie, Deadpool e Alien.
Secret Invasion procede a pieno ritmo su
Disney Plus, con Nick Fury più impegnato che mai nel tentativo
di impedire agli Skrull di conquistare la Terra. Se avete visto
l’ultimo episodio rilasciato e avete dubbi sul finale di
Secret Invasion 1×03, la terza puntata della serie
Marvel,
ecco la nostra spiegazione. Ovviamente, attenzione agli
spoiler!
Con chi parla Priscilla alla fine
dell’episodio 3 di Secret Invasion?
Priscilla sta
probabilmente parlando con Pagon alla fine
dell’episodio 3 di Secret Invasion. Vediamo la moglie di Nick Fury parlare con qualcuno prima che
inizino i titoli di coda. L’episodio non ha svelato il nome della
persona, ma i fan hanno sentito chiaramente che si trattava di una
voce maschile. Quando Priscilla (Charlayne
Woodard) ha chiesto di parlare con
Gravik, l’uomo al telefono ha negato la sua
richiesta e ha dichiarato che doveva parlare con lui. Un’ipotesi
plausibile è che sia Pagon (Killian
Scott) l’uomo con cui Priscilla sta parlando, ma i fan
dovranno comunque aspettare un’altra settimana per scoprire la
risposta.
G’iah è morta?
A quanto pare,
G’iah è morta. A meno che gli sceneggiatori non
trovino una soluzione creativa per mantenere in vita il
personaggio, G’iah (Emilia
Clarke) sembra essere morta alla fine dell’episodio 3,
dopo essere stata colpita da Gravik. Nel corso della puntata, si è
scoperto che G’iah ha lavorato con suo padre,
Talos (Ben Mendelsohn), per tutto
questo tempo. Quando Gravik (Kingsley
Ben-Adir) ha trovato la spia Skrull, ha sparato al petto del suo ex
alleato. Il proiettile sembra aver colpito una regione vicina al
cuore, ammesso che la fisiologia degli Skrull sia la stessa di
quella umana. In ogni caso, il colpo è sembrato letale. Secret Invasion è la prima serie del Marvel Cinematic
Universe della Fase 5, inaugurata con Ant-Man and the Wasp: Quantumania a febbraio.
Lo show adatta l’omonima trama dei fumetti Marvel Comics pubblicata nel 2008, in cui gli
Skrull si sono infiltrati sulla Terra per
anni, sostituendo individui chiave, tra cui i
Vendicatori, con impostori Skrull.
Palma d’Oro nel 2007 con
il più volte citato 4 mesi, 3 settimane, 2
giorni, Cristian Mungiu al Festival di
Cannes ha vinto anche premi con i successivi Oltre le colline (2012) e Un padre,
una figlia (2016), ed era da allora che non portava
nei nostri cinema un suo nuovo film. Da non perdere, dunque,
l’uscita in sala del 6 luglio – grazie a Bim
Distribuzione – del suo ultimo Animali Selvatici
(R.M.N.), film che ci porta in un piccolo villaggio della
Transilvania per raccontarci una situazione fin troppo comune e
diffusa di questi tempi, anche nel nostro Paese.
“Una storia sul tempo
passato e sul tempo presente, sul carattere subdolo e ipocrita di
una scala di valori europea che viene più rivendicata che messa in
atto – la descrive lo stesso regista. – Una storia di
intolleranza e discriminazione, di pregiudizio, stereotipi,
autorità e libertà… di codardia e di coraggio“, e di
“sopravvivenza“, come a lungo è stata insegnata e come oggi
viene declinata.
Animali Selvatici: il passato che ritorna
Qualche giorno prima di
Natale, dopo aver lasciato l’impiego in Germania a causa di uno
scontro col suo datore di lavoro, Matthias fa ritorno al suo
tranquillo villaggio in Transilvania. Dove sembra aver intenzione
di dedicarsi all’educazione dell’insicuro figlio Rudi, rimasto
troppo a lungo sotto le cure della apprensiva madre Ana, e di
rivedere la sua ex amante, Csilla. Che intanto ha fatto carriera
nel panificio locale, deciso a uscire dalla crisi generale
rilanciandosi e assumendo nuovo personale. Non nel paese, però,
dove nessuno ha intenzione di firmare un contratto al minimo del
salario, bensì dall’estero.
Così, a essere assunti,
sono due tranquilli operai cingalesi, costretti a emigrare per
sostenere la propria famiglia nello Sri Lanka e in regola con
documenti e permessi. ‘Dettagli’ che passano in secondo piano,
però, quando a emergere sono i pregiudizi e l’ignoranza di una
parte – rumorosa – degli abitanti del luogo, che in loro vedono la
causa di ogni male e su di loro sfogano frustrazioni e la rabbia di
chi fino a quel punto sembrava aver trovato un equilibrio tra
diverse etnie e religioni.
Qui
non è il Paradiso
Sembra sempre più
irrealizzabile l’utopia di un mondo nel quale si possa vivere tutti
insieme, senza muri o complessi di superiorità, ma se le cronache
quotidiane sono più dure di qualunque fantasia, sono film come
questo a scavare dentro le coscienze. Non a caso il regista stesso
sottolinea come dovremmo essere noi stessi a riconoscere la parte
animale, beluina e indicibile, dentro di noi, ad averne
consapevolezza, proprio come nel film mostra invece la resistenza –
o incapacità – di tutti a definirsi apertamente razzisti.
Come il piccolo Rudi si chiude nel mutismo spaventato da
quello che vede nel bosco – l’ignoto, il diverso – sono in molti a
urlare per cercare di dare voce alle stesse paure. E ad
arrampicarsi sugli specchi per dare una credibilità – storica o
etnica – a una ormai insostenibile e anacronistica autarchia,
quando non esplicitamente isolamento che tanto ricorda il
protezionismo che fu. Sono solo alcuni dei livelli sui quali si
sviluppa questo R.M.N. (da titolo originale), nel quale l’esame
‘radiologico’ del non visibile si concentra di volta in volta sui
precedenti patri, il degrado cittadino, i problemi lavorativi e
l’involuzione culturale della popolazione, fino alla crisi della
famiglia e dell’individuo.
Un impegno notevole, che
il regista affronta scegliendo accuratamente tanto gli interpreti
quanto le sue location, tra le quali spicca la Rimetea premio
Europa Nostra nel 1999 per la conservazione del patrimonio
culturale e architettonico (e proposta all’UNESCO) e dove si ha una
sostanziale convivenza tra rumeni, ungheresi, tedeschi, cattolici
ed ebrei.
Nella realtà, come nella
finzione, dove prima dei cingalesi il problema era stato con gli
“zingari” da cacciare. A testimonianza di un nervo scoperto, che le
polemiche seguite all’uscita del film in patria hanno confermato.
D’altronde l’uso dell’elemento surreale è piuttosto labile e
principalmente confinata a un finale allegorico e didascalico
insieme nel suo ribadire il concetto espresso per tutto il
film.
La negatività destinata
agli altri, tende a rivolgersi verso se stessi, verso soggetti
chiusi in un mondo piccolo, o addirittura talmente isolati da
finire per non trovare un posto nemmeno in casa propria. Nel
tentativo di fotografare le diverse posizioni, purtroppo, il ritmo
e la coerenza narrativa ne risentono, e si sente la mancanza di una
maggiore dialettica, nonostante l’evidente ignavia di una chiesa
debole e retrograda e l’unica opposizione all’individualismo
dilagante e a certo machismo preistorico – che confonde tradizione
con sovranismo – da parte della ottima Judith
State, che davvero regge il film, soprattutto da un punto
di vista attoriale.
Ricordi Pericolosi
è spesso citato come uno dei migliori episodi di Black Mirror, e per una buona ragione. È una
cupa rappresentazione di un mondo del prossimo futuro in cui i
ricordi non sono più un concetto grazie a un impianto che registra
tutto ciò che vede e sente colui che ha installato il detto
impianto, permettendogli così di rivivere qualsiasi evento della
sua vita, nel bene e nel male.
È stata una pietra miliare per la
serie e non ci è voluto molto perché lasciasse un impatto
indelebile sulla cultura popolare. Mentre i precedenti episodi
della stagione d’esordio di Black Mirror avevano
adottato un approccio sociale, Ricordi Pericolosi
ha optato per un tocco più gentile, attenuando gli elementi
apertamente satirici e filtrando invece la sua tesi attraverso un
piccolo gruppo di personaggi riconoscibili, assicurando che
l’attenzione fosse sempre mantenuta sul modo in cui gli esseri
umani utilizzano e abusano di tale tecnologia piuttosto che sulla
tecnologia stessa. È un modello che molti episodi futuri avrebbero
poi replicato, garantendo a Ricordi Pericolosi un
posto fisso in tutte le discussioni sui momenti migliori di
Black Mirror.
Curiosamente, Ricordi
Pericolosi detiene anche il primato di unico episodio non
scritto da Charlie Brooker, ma da Jesse
Armstrong, che molti anni dopo sarebbe divenuto famoso per
una certa serie dal titolo Succession. Il padre
della famiglia Roy ha conservato i diritti di sfruttamento della
sceneggiatura della puntata e nel 2013 è stato confermato che
quella storia sarebbe andata a finire a Hollywood, nelle mani di
Robert Downey Jr. in veste di
produttore.
Sembra che Armstrong avesse da
subito ambizioni cinematografiche per la sua sceneggiatura e che a
contendersi i diritti dello script fossero Robert Downey Jr. e
George Clooney. Alla fine la Team Downey ha
vinto lo scontro. Ma a un decennio di distanza dall’acquisizione,
forse la storia non ha più il suo appeal, anche se invece Jesse
Armstrong, che rimane comunque alla scrittura del progetto, ha
acquisito invece più credito agli occhi dell’industria grazie al
successo di Succession.
Non sappiamo quando il progetto
entrerà in produzione, ma sarebbe la seconda volta per Black Mirror
sul grande schermo, dopo l’esperimento di
Bandersnatch del 2018. Intanto il mese
scorso su Netflix è arrivata la
sesta stagione della serie monografica.
Dopo le vittorie ai David di
Donatello e ai
Nastri d’Argento, Marco
Bellocchio riceve il Globo
d’Oro dai giornalisti della stampa estera accreditata
in Italia per il filmRAPITOe
per la serie
ESTERNO NOTTE.
Un nuovo riconoscimento per RAPITO,
che si aggiunge alle importanti notizie provenienti dall’estero: il
film RAPITO sarà distribuito negli Stati Uniti da Cohen Media
Group.
Acclamato dalla stampa francese,
esaltato dal Guardian che lo ha definito “Un classico in divenire”,
consigliato da Variety, RAPITO, dalla sua presentazione in Concorso
al Festival di Cannes, e dopo il successo
nelle sale italiane, comincerà il suo viaggio per il mondo toccando
numerosi Paesi del mondo: Nord America, Inghilterra e Irlanda,
Australia e Nuova Zelanda, Giappone, America Latina, Spagna,
Belgio, Svizzera, Polonia, Portogallo, Grecia e Cipro, Repubblica
Ceca e Slovacchia, ex-Jugoslavia, Ungheria, paesi baltici,
Bulgaria, Israele, Ucraina, Taiwan e Indonesia.
Distribuito da 01
Distribution, arrivato in sala il 25 maggio, il film di
Marco Bellocchio, RAPITO, è incentrato sulla storia di Edgardo
Mortara il bambino ebreo che nel 1858 fu strappato alla sua
famiglia per essere allevato da cattolico sotto la custodia di Papa
Pio IX, suscitando un caso internazionale.
Il film è una
produzione IBC
Movie e Kavac
Film con Rai Cinema in
coproduzione con Ad Vitam
Production e The Match
Factory, prodotto da Beppe
Caschetto e Simone Gattoni, ed
è interpretato da Paolo
Pierobon, Fausto Russo
Alesi, Barbara
Ronchi, Enea Sala (Edgardo
Mortara da bambino), Leonardo
Maltese (Edgardo ragazzo) e con Filippo
Timi e Fabrizio Gifuni.
Completano il cast Andrea Gherpelli, Samuele Teneggi,
Corrado Invernizzi, Aurora Camatti, Paolo Calabresi, Bruno
Cariello, Renato Sarti, Fabrizio Contri, Federica
Fracassi.
Bob Dylan ha reso
noti i suoi commenti per il film in uscita A
Complete Unknown. L’attesissimo lungometraggio,
diretto da James Mangold, ha come protagonista
Timothée Chalamet nei panni dell’icona folk. Il
regista ha dichiarato durante il podcast “Happy Sad Confused” che non si
tratterà di un film biografico tradizionale, ma piuttosto un film
d’epoca che ricorda il lavoro di Robert
Altman.
“A proposito, non è davvero un
film biografico su Bob Dylan”, ha detto Mangold. “Il
motivo per cui Bob ci ha supportato così tanto nella realizzazione
è che riguarda un periodo, poiché penso sempre che i migliori film
sulla vita dei personaggi reali non siano mai il racconto dalla
culla alla tomba, ma riguardano un momento molto specifico di
quella vita. In questo caso, il film potrebbe ricordare il cinema
di Altman, ma è una specie di pezzo d’insieme su questo momento
storico, i primi anni ’60 a New York, e questo ragazzo di 17 anni
con 16 dollari in tasca fa l’autostop per New York York per
incontrare Woody Guthrie che è in ospedale e sta morendo per una
malattia ai nervi”.
Mangold ha continuato: “E canta
a Woody una canzone che ha scritto per lui e fa amicizia con Pete
Seeger, che è come un figlio per Woody, e Pete gli organizza dei
concerti nei club locali e lì incontri Joan Baez e tutte queste
altre persone che fanno parte di questo mondo, e questo vagabondo
che arriva dal Minnesota con un nuovo nome e una nuova visione
della vita, diventa una star, firma per la più grande casa
discografica del mondo entro un anno e, tre anni dopo, registra
vendite record rivaleggiando con i Beatles”.
Lo stesso Dylan ha fornito note
sulla sceneggiatura, e Mangold ha detto che ne farà tesoro. “Ho
trascorso diversi giorni meravigliosamente affascinanti in sua
compagnia, solo noi due, parlando con lui”, ha detto il
regista. “Ho una sceneggiatura che è annotata personalmente da
lui e che apprezzo molto. Lui ama i miei film. La prima volta che
mi sono seduto con Bob, una delle prime cose che mi ha detto è
stata: “Adoro Cop land”.
A
Complete Unknown sarà incentrato sullo
“sconvolgimento nella comunità folk” causato dal suono
dirompente di Dylan, come ha spiegato James
Mangold. Oltre a Chalamet, il film è interpretato da
Benedict Cumberbatch, Elle Fanning, Boyd Holbrook,
Monica Barbaro e Nick Offerman.
Chalamet canterà anche le canzoni di Dylan in A
Complete Unknown.