Peacemaker è
stato rinnovato per una seconda stagione poco dopo la messa in onda
del finale, ma con tutti i cambiamenti e gli sconvolgimenti
derivanti dalla formazione dei DC Studios e da James Gunn che ha assunto l’incarico di
co-CEO, i fan si erano chiesti se il regista avrebbe mai trovato il
tempo per lavorare alla serie tv
Ebbene oggi James Gunn ha condiviso un aggiornamento, ed è
uno di quei aggiornamenti che ci dà sia buone che cattive notizie:
la seconda stagione di Peacemakerè
ancora in sviluppo, ma aspetteremo un po’ di tempo prima che la
serie tornerà sui piccoli schermi! Il regista di Guardiani della Galassia Vol. 3
ha confermato che Superman:
Legacy lo terrà impegnato per i prossimi due
anni, il che significa che John Cena non riprenderà il ruolo di vigilante
ultraviolento almeno fino al 2025.
What about the second season of Peacemaker? Is it still even happening?
😥☮🤘🦅🧜♂️
È del tutto comprensibile che
Jemes Gunn debba mettere alcuni progetti nel
dimenticatoio con tutto quello che stava succedendo al momento, ma
siamo sicuri che molti rimarranno un po’ delusi da questo
aggiornamento.
Questo non vuol dire che non
rivedremo mai più Peacemaker.
Sia John Economos (Steve Agee) che Emilia Harcourt (Jennifer
Holland) si sono recentemente visti nellascena post-crediti di Shazam! Furia degli
dei e abbiamo anche lo spin-off
show di HBO Max Amanda
Waller (Viola Davis) in arrivo, quindi non c’è troppo
da disperarsi!
Netflix ha
svelato il primo teaser per l’imminente premiere degli episodi
finali di Manifest4 – Parte 2. Il video prende in giro la fine
del mondo mentre i passeggeri del volo 828 si riuniscono per
trovare un modo per impedire che accada il giorno del giudizio.
Gli episodi
rimanenti dell’ultima stagione dovrebbero
iniziare in streaming il 2 giugno.
La trama di
Manifest 4 Parte 2.
“Dopo che Angelina ha
scatenato una devastante fessura vulcanica, i passeggeri devono
affrontare un severo controllo in un mondo alimentato dall’odio
degli 828er, non più liberi di risolvere le proprie chiamate senza
la costante supervisione del Registro 828. Un misterioso incidente
rivela minacciosi avvertimenti che metteranno ulteriormente a
repentaglio il sostentamento di tutti i passeggeri. Mentre
Michaela è addolorata per la perdita del suo amato marito Zeke,
deve collaborare con la sua vecchia fiamma Jared per trovare nuovi
metodi per indagare su Callings. Nel frattempo, Ben e Saanvi
tentano di collaborare con le autorità del Registro, il che porta
solo a risultati disastrosi per i passeggeri. Miracolosamente,
un evento mitologico riattiva la cicatrice del drago carica di
zaffiro di Cal, offrendo un barlume di speranza per gli 828ers per
sopravvivere alla data della morte che si avvicina
rapidamente.
La quarta stagione
di Manifest
“Due anni dopo l’omicidio violento
di Grace che aveva sconvolto le loro vite, la famiglia Stone è
distrutta, con un devastato Ben che continua a piangere la moglie e
a cercare Eden, la figlia rapita. Consumato da questo dolore, Ben
si è dimesso dal ruolo di co-capitano della scialuppa, lasciando il
comando a Michaela, un incarico quasi impossibile visto che i
movimenti di ogni passeggero sono ora controllati da un registro
del governo. Mentre la data di morte si avvicina sempre più e i
passeggeri cercano con sempre maggiore disperazione un modo per
sopravvivere, arriva un personaggio misterioso con un pacchetto per
Cal che stravolge tutto ciò che sanno del volo 828 e permetterà di
scoprire il segreto delle chiamate attraverso un viaggio
profondamente emotivo, coinvolgente e spiazzante.
Melissa Roxburgh, Josh
Dallas, J.R. Ramirez, Luna Blaise, Ty Doran, Parveen Kaur, Matt
Long, Holly Taylor, Daryl Edwards. Ideatore /
Showrunner / Produttore esecutivo: Jeff Rake.
Produzione esecutiva: Jack Rapke, Jackie Levine, Len
Goldstein
La Fase 5 del MCU è
ufficialmente iniziata nel febbraio 2023, con l’uscita di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, il primo
film del ricco catalogo che i Marvel Studios hanno pronto per gli
spettatori. Nello specifico, tutti i film del MCU che usciranno
nel 2023 sono sequel e vogliono offrire al pubblico nuove avventure
con alcuni dei personaggi più importanti e amati del franchise.
Originariamente, i Marvel Studios avrebbero
dovuto distribuire quattro film nel 2023, ma questo prima che il
reboot di Blade di Mahershala Ali venisse posticipato al 2024 a
causa di vari problemi di produzione. Anche la Sony sta portando
avanti due diverse sezioni dei suoi piani cinematografici su
Spider-Man: un nuovo film in live-action con
protagonista un cattivo dell’Uomo Ragno e l’attesissimo seguito di
Spider-Man: Into the Spider-Verse debutteranno
entrambi nel 2023. Ecco tutti i film e le serie tv del MCU in uscita nel
2023!
Ant-Man and the Wasp: Quantumania
– 17 febbraio 2023
Il franchise di Ant-Man è
tornato nel 2023 con Ant-Man and the Wasp: Quantumania, uscito il
17 febbraio 2023. Il sequel è arrivato più di quattro anni dopo
l’uscita di Ant-Man and the Wasp e il regista
Peyton Reed è tornato per la conclusione della trilogia, che vede
ancora una volta Paul Rudd nel ruolo principale di
Scott Lang, alias Ant-Man. Tra
gli altri membri del cast di Ant-Man 3, Evangeline Lilly nel ruolo di Hope van
Dyne, alias Wasp, Michael Douglas nel ruolo di Hank
Pym e Michelle Pfeiffer nel ruolo di Janet
van Dyne. Il film ha visto anche Kathryn
Newton nel ruolo di Cassie Lang, in un
altro recasting del MCU, mentre Jonathan Majors ha interpretato il nuovo
grande cattivo del MCU, Kang il Conquistatore.
Nonostante l’accoglienza
contrastante, Ant-Man 3 ha un ruolo di
fondamentale importanza per la Fase 5 del MCU. La trama segue
Ant-Man, Wasp e gli altri personaggi intrappolati nel Regno
Quantico, dove incontrano Kang il Conquistatore, anche se Janet
van Dyne lo conosceva già dal periodo in cui vi era
rimasta intrappolata prima degli eventi di Ant-Man and the Wasp. In
Ant-Man 3 compare anche MODOK, con Corey
Stoll che riprende il ruolo di Darren
Cross in una nuova origine del cattivo. Il primo film che
il MCU ha
proposto nel 2023 ha dato un’impostazione significativa a quelli
che saranno gli eventi di
Avengers:
The Kang Dynasty, offrendo un primo sguardo al
Consiglio dei Kang nella scena post-credits.
Non è un segreto che Guardiani della Galassia Vol. 3 sia l’ultimo
film per questa iterazione della squadra: il materiale
pubblicitario Marvel Studios ha già accennato
alla trama emozionante che si svilupperà, che si prevede sarà
caratterizzata da almeno una morte importante. La trama di Guardiani della Galassia Vol. 3 non è
stata confermata, ma il film dovrebbe esplorare le origini di
Rocket. L’Alto
Evoluzionario sarà sicuramente protagonista di una
sottotrama sinistra, mentre Adam Warlock entrerà in scena anni dopo che i
Marvel Studios lo avevano
precedentemente annunciato. Anche se il film concluderà la
collaborazione di Gunn con la Marvel, dovrebbe comunque dare vita
a nuove avventure cosmiche.
Spider-Man: Across the
Spider-Verse – 2 giugno 2023
Il prossimo film Marvel in uscita nel 2023 è il
sequel animato della Sony, Spider-Man: Across the Spider-Verse, che
uscirà esclusivamente nelle sale il 2 giugno 2023. Spider-Man: Across the Spider-Verse è stato
diretto dal trio di registi Joaquim Dos Santos,
Kemp Powers e Justin Thompson,
mentre Phil Lord e Chris Miller
sono tornati a scrivere la sceneggiatura insieme a Dave
Callaham. Il sequel di Spider-Man: Un nuovo universo vede il ritorno
di Shameik Moore nel ruolo di Miles Morales, Hailee Steinfeld in quello di
Spider-Gwen e Jake Johnson in quello di Peter B.
Parker. Inoltre, il film porta nel mix Spider-Man
2099 (Oscar
Isaac), Spider-Woman (Issa
Rae) e Spider-Punk (Daniel
Kaluuya).
La storia di Spider-Man: Across the Spider-Verse spedirà
Miles Morales, Spider-Gwen e
Peter B. Parker in un’avventura multiverso. Mentre
l’universo di Miles era l’ambientazione principale del primo film,
il sequel si svolgerà prevalentemente nell’universo di Gwen Stacy. Il cattivo di Spider-Man: Across the Spider-Verse è The
La Macchia, doppiato da Jason
Schwartzman. La Sony ha già annunciato i piani per un
sequel, Spider-Man: Beyond the
Spider-Verse, che uscirà nel 2024. Di conseguenza, è
probabile che l’imminente film sia la base per il prossimo film di
Spider-Man. Potrebbe anche contenere camei di Tom Holland, Tobey Maguire o Andrew Garfield, il cui nome è stato citato
nel trailer dell’aprile 2023.
Kraven the Hunter – 6 ottobre,
2023
L’uscita di
Kraven il cacciatore della Sony è confermata per il 6
ottobre 2023. Il film rende Kraven il terzo cattivo dell’Uomo Ragno
ad avere un film nell’Universo Spider-Man della Sony, dopo
Venom e
Morbius. Kraven il cacciatore sarà interpretato da
Aaron Taylor-Johnson nel ruolo del cacciatore
di grosse prede Sergei Kravinoff. Il cast del film comprende anche
Russell Crowe nel ruolo del padre di
Kraven, Fred Hechinger nel ruolo
di Chameleon, Ariana DeBose nel ruolo di
Calypso e Christopher Abbott nel
ruolo dello Straniero.
La storia di Kraven
il cacciatore è ancora in gran parte un mistero. All’inizio dello
sviluppo del film, è stato riferito che si trattava di un
adattamento de L’ultima caccia di Kraven,
una famosa storia dei fumetti in cui Kraven
dà la caccia a Spider-Man. Uno degli sceneggiatori del film ha
persino affermato che Kraven si troverà faccia a faccia con
Spider-Man nel film. Finora non c’è stata alcuna conferma della
presenza di Spider-Man in Kraven The Hunter, tanto meno possiamo
affermare se sarà Tom Holland o qualcun altro a interpretare
l’uomo-ragnatela. Anche Taylor-Johnson ha firmato
un accordo per interpretare il personaggio in più film, quindi
questo potrebbe essere l’inizio di un futuro brillante per il
personaggio nell’universo di Spider-Man della Sony.
The Marvels – 10 novembre,
2023
Il pubblico avrà
finalmente un’altra occasione di assistere a un’avventura di
Carol Danvers quando The
Marvels uscirà al cinema il 10 novembre 2023. Il film
arriva quattro anni dopo il debutto della supereroina del MCUBrie Larson in
Captain Marvel ed è diretto da Nia DaCosta
(Candyman) e
scritto da Megan McDonnell (WandaVision).
Assieme alla Captain Marvel di Brie
Larson, saranno protagoniste del film la Monica
Rambeau di Teyonah Parris e la Kamala Khan di Iman Vellani,
alias Ms.
Marvel. È inoltre confermato il ritorno di Nick Fury (Samuel
L. Jackson). Zawe Ashton è confermato nel
ruolo di un cattivo sconosciuto, mentre Park
Seo-joon ha un ruolo misterioso nel film.
I Marvel Studios hanno direttamente
impostato gli eventi di The
Marvels attraverso la scena post-credits dell’episodio
6 di Ms. Marvel, in cui Captain
Marvel e Ms.
Marvel si sono scambiate di posto grazie al misterioso
braccialetto di Kamala; il legame tra Carol e Kamala aprirà poi in
qualche modo la strada al ricongiungimento tra Carol e Monica. Si
prevede che The
Marvels seguirà in qualche modo la trama di
Secret
Invasion e potrebbe includere altri importanti
personaggi del MCU, come
Talos (Ben
Mendelsohn) e Valchiria (Tessa
Thompson). Sembra inoltre probabile che il film avrà in qualche
modo un ruolo nella preparazione di Avengers: The Kang Dynasty.
Tutte le serie tv Marvel in arrivo
nel 2023
Oltre ai prossimi film
Marvel in uscita, ci sono
anche diverse serie televisive Marvel in che arriveranno sul
piccolo schermo nel 2023. In origine, i Marvel Studios avevano annunciato
molte serie televisive in uscita su Disney+ nel 2023, tra cui
What If…? stagione 2, Ironheart
e
Agatha: Coven of Chaos, ma questi progetti sono tutti
slittati. Ecco le serie tv Marvel che usciranno ufficialmente
nel 2023:
Marvel’s Moon Girl and Devil
Dinosaur ha debuttato il 10 febbraio 2023 su Disney
Channel.
La carriera di James
Mangold è sempre più in ascesa. Da quando ha regalato ai
fan di tutto il mondo il miglior film possibile su Wolverine, il regista ha
aumentato la sua credibilità ad Hollywood. Ciò gli ha permesso di
raccogliere l’eredità di Steven Spielberg ed essere ingaggiato dalla
LUCASFILM per dirigere l’imminente Indiana
Jones e il Quadrante del Destino, quinto e ultimo capitolo
della saga con protagonista Harrison Ford. Ma non è tutto perché durante
la partecipazione a Star
Wars Celebration – dove è stato annunciato
che avrebbe diretto
nel prossimo futuro il suo film di Star
Wars – Mangold ha confermato
a Collider per la prima volta
che sta scrivendo e dirigendo il film Swamp
Thing che farà parte della prima fase del nuovo corso
del DC
Universe, dal titolo Dei e Mostri.
“Vedremo prima cosa si
realizzerà“, ha detto il regista. “La verità è che
sto scrivendo entrambi in questo momento e chissà cosa succederà e
cosa sboccerà prima o dopo… sto riconoscendo che sto facendo
Swamp
Thing … Non è una voce, sta
accadendo.“ Il co-CEO dei DC Studios
James Gunn ha citato su Twitter la clip
dell’intervista e ha detto che Mangold è stata “una delle prime
persone con cui ha parlato” quando ha iniziato a tracciare il corso
della DCU, e che Swamp
Thing è il “progetto di passione” di
Mangold.
Swamp
Thing è un supereroe nei fumetti americani pubblicati
dalla DC Comics. Una creatura elementale umanoide/vegetale,
creata dallo scrittore Len Wein e dall’artista Bernie Wrightson,
Swamp
Thing ha avuto diverse incarnazioni umanoidi o mostri
in varie trame diverse. Il personaggio è apparso per la prima volta
in House of Secrets#. Il personaggio è un mostro di palude che
assomiglia a un tumulo antropomorfo di materia vegetale e combatte
per proteggere la sua casa paludosa, l’ambiente in generale e
l’umanità da varie minacce soprannaturali o terroristiche.
Il fantasy è uno dei più
affascinanti generi cinematografici, ma anche uno di quelli più
difficili da produrre. Prendiamo, ad esempio, il franchise di Harry
Potter, che in questo discorso ritornerà a più riprese.
Harry Potter
è, nell’immaginario collettivo, una delle saghe più magiche e
travolgenti realizzate, merito soprattutto della sua solida
struttura narrativa e di una storia accattivante, riuscita a
diventare sogno di intere generazioni. Quanti, ancora oggi,
desiderano ricevere una convocazione a Hogwarts?
Esiste perciò un prima e un dopo
Harry Potter (o anche
Il Signore degli
Anelli), come esiste un prima e un dopo Star Wars nello sci-fi, entrambi capaci di
aver saputo dare nuova vita ai generi, forti sia della storia
formativa interna che dell’amore del pubblico. È dunque normale che
alcuni successivi film ne abbiano seguito la scia, riproponendo
universi simili, prendendone a volte spunto, altre volte purtroppo
emulandoli un po’ troppo.
Ed è così che arriviamo a
The Portable Door, adattamento della
serie fantasy in sette libri di Tom Holt. Diretto da
Jeffrey Walker, il film è una produzione interamente
australiana e vanta un cast di nomi altisonanti, fra cui spiccano
il due volte premio Oscar Christoph Waltz nei
panni del villain e Sam Neill, il celebre
Alan Grant di Jurassic Park, come suo braccio destro.
The Portable Door, la
trama
Con The Portable
Door facciamo la conoscenza della J.W. Wells & Co.,
un’azienda che si occupa di far accadere coincidenze fra le persone
e influenzarle a seguire una certa strada nella vita, a fin di
bene. O almeno così sembra. Ne sono a capo Humphrey
Wells (Christoph
Waltz), amministratore delegato dell’azienda, e il
manager Dennis Tanner (Sam
Neill), i quali un giorno assumono come stagisti
Paul Carpenter (Patrick Gibson) e
Sophie Pettingel (Sophie
Wilde).
A Paul, vero protagonista della
storia, verrà affidato il segreto compito di andare alla ricerca di
una “porta portatile” che si nasconde all’interno della struttura.
In realtà, il reale obiettivo di Wells, colui che gli ha affidato
l’incarico, è impossessarsi delle anime delle persone al fine di
poter stravolgere nel mondo reale le loro influenze e decisioni. In
questo modo, manipolandole, potrà ricavarne un guadagno e,
dall’altra parte, loro non se ne accorgeranno mai. La missione di
Paul, naturalmente, diventerà fermarlo prima che sia troppo
tardi.
Il problema sta alla base
Come accennato in apertura, le
storie fantasy possono avere un loro successo solo se, alla base,
c’è una forte visione artistica associata a una specifica idea
narrativa, in grado di forgiare nuove storie in nuove forme. Perché
se un certo mondo magico funziona, assicurando a livello di incassi
(conta anche questo) una buona cifra, è giusto appropriarsene per
rimodellarci sopra un racconto che risulti poi
inedito. È lì che entra in gioco la bravura di un
regista, ma anche quella di uno sceneggiatore. Ecco quindi il
primo, grande, problema di The Portable
Door. Non solo la storia è inserita in un universo di
maghi e goblin a Londra, ma riprende anche tutte le più peculiari
caratteristiche potteriane.
Il protagonista, un orfano e
impacciato Paul, scopre di essere il prescelto per distruggere il
mago Humphrey Wells, che vuole impossessarsi delle anime delle
persone per poterle manovrare. La sua vita cambia quando nel suo
appartamentino un po’ logoro arriva una lettera (altra somiglianza)
dall’azienda J.W. Wells & Co., dentro la quale gli verrà assegnato
il compito di cercare una porta portatile, la quale altro non sarà
che una sorta di polvere volante. Con la differenza che, in questo
caso, il luogo in cui ci si vuole recare va solo pensato, non
scandito a parole.
La porta in questione altro
non risulterà che un McGuffin, seppur il titolo stesso del
film faccia pensare a una sua importante rilevanza nella trama.
L’universo plasmato da Walker risulta perciò troppo derivativo e
scialbo, con una narrazione che va sfaldandosi subito dopo il primo
atto, arrivando a chiedersi quanto ancora ci vorrà prima che si
giunga al climax finale, al quale finalmente seguiranno i titoli di
coda. The Portable Door, al netto di una
composizione visiva discreta e semplice e una scrittura che brilla
di più solo nelle battute da humor inglese pronunciate dal
personaggio di Sam Neill, si è edificato su una base troppo fragile
e tremolante per poter essere coinvolgente.
E qualche scenografia ben fatta, un
dosato (quasi scarso) uso del VFX (per fortuna hanno capito che non
c’era bisogno di strafare o sarebbero peggiorate le cose), e
un’interpretazione sempre magistrale di Christoph Waltz nei panni
del cattivo (ruolo che gli calza fin troppo bene), non bastano
dunque a rendere il film meno scarico e sottotono di quanto già non
fosse in partenza.
Siamo nelle mani dei poteri
forti?
The Portable
Door aveva l’occasione, data l’inefficienza a livello
strutturale, di poter lavorare bene almeno sul versante del
contenuto. Opportunità mancata anche sotto questo aspetto, un po’
come accaduto al film NetflixL’accademia del Bene e del
Male uscito in piattaforma qualche mese fa. È chiaro che
il sottotesto di cui la pellicola si fa carico nasconde al suo
interno una nota politica molto attuale quanto estremamente
importante. Riguarda la nostra società, ma in particolare quella
americana, intesa come popolo manipolato dai poteri forti.
Un seguire un american
dream creduto come un desiderio sentito e comune, ma in
realtà frutto di una illusione ottenuta grazie a particolari
operazioni di persuasione, al fine di avere un cittadino ligio al
dovere. Una tematica che però è un peccato non emerga a dovere, e
che viene appena esplorata, per non dire accennata, solo nel
finale. C’era tanta carne al fuoco, molto potenziale che poteva
rendere The Portable Door un film di
qualità, per poter pensare poi eventualmente ad un futura saga che,
se questi sono i presupposti, rischia però di fallire.
Cosa si sarebbe disposti a fare per
proteggere la propria famiglia? In un clima teso ed intenso,
Sorellanza ci mostra i sacrifici che si
possono fare in difesa dei propri cari. Si tratta di una nuova
serie crime francese, formata al momento da una sola stagione di
otto episodi, ognuno da circa trenta minuti. La serie, prodotta e
distribuita da Netflix, è stata ideata da Nawell
Madani, in collaborazione con lo sceneggiatore
Simon Jablonka. Nel cast ritroviamo la
stessa Madani nei panni della protagonista Fara; a lei si
affiancano Vincent Rottiers (Renoir),
Paola Locatelli (Le relazioni pericolose) e
Djebril Zonga (I miserabili).
Sorellanza, la famiglia
prima di tutto
Protagonista di Sorellanza
è Fara, una giovane giornalista di origine
algerine che cerca di farsi pazientemente la sua strada in una
carriera ambiziosa: diventare conduttrice del telegiornale per cui
lavora. L’arrivo del fratello Selim a casa sua con
un misterioso furgone cambia la sua vita. Una volta che Fara e le
sue sorelle scoprono che lui è effettivamente ricercato per aver
investito un poliziotto faranno di tutto per proteggerlo, bruciando
il furgone di Selim per coprire le sue tracce. Selim, però, non è
più il piccolo innocente che Fara e le sue sorelle immaginano.
Il ragazzo, infatti, lavora come
corriere della droga per un importante organizzazione criminale,
guidata localmente dall’affascinante e spietato
Oumar. Ora che Fara ha distrutto tutta la droga,
rimasta bruciata insieme al furgone, dovrà in ogni modo cercare di
saldare l’enorme debito con lo spacciatore. Grazie all’aiuto delle
sorelle e della giovanissima nipote Lina, Fara
preparerà dunque il piano perfetto per ripagare Oumar e proteggere
la sua famiglia. Tra intrecci amorosi, soffiate alla polizia ed
ostaggi, non mancheranno certamente i colpi di scena.
Una delle tematiche fulcro di
Sorellanza è proprio la continua
ingiustizia quotidiana che vivono le persone più povere,
provenienti da quartieri malfamati e mal frequentati; a ciò si
affianca la spulare difficoltà nel farsi da sé. Oumar e Fara sono
due personaggi emblema delle disparità sociali: i due personaggi
sembrano essere, per il loro carattere molto combattivo ed
ambizioso, simili ed allo stesso tempo speculari. Il primo,
proveniente da una famiglia così povera che la madre è costretta
alla prostituzione per mantenere i figli, ha scelto la via per lo
spaccio perché vista come l’unica per potersi prendere cura della
propria famiglia, ed ora punta a raggiungere i gradini più alti
dell’organizzazione criminale.
A differenza di Oumar, Fara, pur
essendo tenace e razionale, ha dei valori che mantiene saldi, cerca
di mantenere la propria integrità. Lei si mostra dal primo episodio
per ciò che è: una self-made woman. Da bambina aspira ad
essere una giornalista televisiva e fa di tutto per raggiungere il
posto che le spetta. Inizialmente ha un rapporto contrastante con
le due sorelle, donne e madri: le tre hanno una visione diversa
della vita. Fara risulta essere tra le tre la più coraggiosa, in
grado di mettere più volte in pericolo la propria stessa vita per
salvare Selim e la sua famiglia.
Le vicende di queste figure centrali
in Sorellanza si svolgono in un clima
perennemente teso, in cui non mancano scene di suspense e d’azione.
Si tratta di una serie molto avvincente, che sembra però perdere
valore nel finale. L’ultimo episodio chiude infatti le vicende in
maniera molto veloce e sbrigativa, così da non permettere una
chiara spiegazione allo spettatore.
Ismaël Bazri / NETFLIX
Un rapporto madre-figlia
burrascoso
Un altro tema centrale in
Sorellanza è poi il rapporto tra
Lina e sua madre. Le due hanno visioni totalmente contrastanti:
Lina è una ragazza giovane, con una grande sete di vita ma anche
con l’immaturità propria dell’adolescenza. Si atteggia da adulta,
mente e scappa dalla madre quando non viene assecondata. La madre,
invece, ha una mentalità molto chiusa e tradizionalista: è una
mussulmana molto fedele, che rispetta il corano e prega tutti i
giorni.
Lei cerca di proteggere la figlia da
uno stile di vita che considera immorale e pericoloso: non si rende
conto che, così facendo, allontana Lina sempre di più da lei.
Solamente alla fine accetterà la figlia così com’è, cercando di
capirla. Le darà addirittura la sua benedizione per la relazione
tra Lina ed un giovane e ricco calciatore francese. In questo
rapporto madre figlia emerge dunque quella che è la vera e profonda
differenza tra la cultura islamica, rappresentata dalla madre, e la
cultura occidentale, rappresentata invece da Lina.
Presentato in anteprima
all’ultima edizione del Festival internazionale
del cinema di Berlino, nella sezione
Concorso, Suzume sarà
nelle sale italiane dal 27 aprile. Diretto da Makoto
Shinkai,Suzume è il tredicesimo
film del celebre regista giapponese, dopo Weathering with You che
nel 2019 ha vinto il premio “Animation of the Year” del
43° edizione del Japan Academy Film Awards. Nel 2016, sempre in
occasione dei JAFA, Shinkai ha inoltre vinto il premio
“Director of the Year” per il film Your Name, il
cui successo lo ha reso il terzo film animato giapponese più visto
nel mondo. Tra i lavori precedenti di Shinkai The Garden of Words,
Children Who Chase Lost Voices e 5 Centimeters per Second.
Suzume
sarà al cinema da giovedì 27 aprile distribuito da Warner Bros.
Entertainment Italia.
La trama del film
Mentre il cielo si tinge
di rosso e la terra trema, il Giappone è sull’orlo della
catastrofe. Suzume, un’adolescente determinata, partirà in missione
per salvare il suo paese. In grado di vedere le forze
soprannaturali che gli altri non possono vedere, sarà lei l’unica
capace di chiudere le misteriose porte che stanno diffondendo il
caos ovunque. Suzume affronterà un viaggio pericoloso per salvare
il destino di tutto il Giappone.
Bridget Jones ci insegna che a volte, quando
meno te lo aspetti, l’amore arriva nel modo più inaspettato,
vestendo i panni di un uomo meraviglioso che fino a quel momento
avremmo potuto solo sognare. La storia di Jul, la protagonista
della nuova serie tv Amori (e guai) a Parigi ce lo
ricorda ancora una volta: con un pizzico di fortuna e tanta
determinazione, dopo aver toccato il fondo si può solo
risalire.
Amori (e guai) a
Parigi è creata da Pascale Pouzadoux
(Sarà perché ti amo) è una dolce e ironica commedia francese con
protagonista Maud Baecker (Demain nous
appartient). Amori (e guai) a Parigi è prodotta da France
Television, produttori esecutivi Alain Pancrazi, Jean-Baptiste
Frey, Laurent Bacri.
Amori (e guai) a
Parigi: quando esce e dove vederla in streaming
Amori (e guai) a
Parigi uscirà da domenica 9 aprile 2023 su Sky.
Amori (e guai) a Parigi uscirà in streaming
solo su NOW.
La trama e il cast di
Amori (e guai) a Parigi uscirà
Sdraiata sul sedile
posteriore del taxi che la riporta a casa, dopo il movimentato
matrimonio della sua sorellina che ha avuto il cattivo gusto di
sposarsi prima di lei, Julie, soprannominata Jul, 36 anni, spunta
tutte le caselle del test della perfetta perdente: scaricata, senza
figli, disoccupata, presto quarantenne, maldestra… Il che
ovviamente le conferma, se ancora ne dubitava, che la sua vita è
finita!
Ma una telefonata
cambierà le cose: al telefono, Max le fa una proposta di matrimonio
stupenda. Se lei accetta la sua proposta, lui le dà appuntamento
dopo tre giorni nel bar dove si sono incontrati. Jul è estasiata,
finché non capisce che il telefono che stringe freneticamente
contro di lei non è suo ma quello che un’altra donna ha dimenticato
nel taxi e che, in ogni caso, non conosce nessun Max. Sconvolta da
questa sublime dichiarazione d’amore, Jul, con l’aiuto delle sue
due migliori amiche, Ava e Manon, decide di non avvertire la
fortunata alla quale Max ha appena proposto di sposarsi.
Tocca ora o mai più a Jul lanciarsi nella più grande avventura
della sua vita: ritrovare, sedurre e sposare quest’uomo ideale… A
costo di calpestare tutti i suoi principi!
Nel cast anche Nadia Roz
(La vie scolaire), il cantante e attore Tom Leeb (8 Rue de
l’Humanitè), prossimamente su Sky e NOW fra i protagonisti della
nuova stagione della serie TV di Gabriele Muccino A
Casa Tutti Bene, e François Vincentelli (The
Tourist).
Le festività e le ricorrenze sono il
momento migliore per riunirsi con la propria famiglia o i propri
amici e trascorrere giornate all’insegna dell’affetto e della
spensieratezza. O almeno così dovrebbe essere. Con il film I migliori
giorni, tuttavia, i registi Edoardo
Leo e Massimiliano Bruno puntano a
raccontare con tono dissacrante i rapporti umani e come questi
arrivino ad un punto di esasperazione proprio in occasione di
eventi come il Natale, il Capodanno o le altre feste presenti in
Italia nel corso degll’anno. Un film ad episodi, dunque, nel
perfetto stile dei tantissimi realizzati nel corso della storia del
cinema italiano.
Per I migliori giorni gli
episodi in questione sono quattro, ambientati durante la cena di
Natale, la cena di Capodanno,
San Valentino e la Giornata
internazionale della donna, che come noto cade l’8
marzo. Quattro episodi per raccontare le ipocrisie e la
difficoltà a trascorrere momenti realmente sereni, specialmente
quando di mezzo ci sono tematiche divisive, come ad esempio il
Covid-19 di cui si parla tanto nel primo episodio. Con Leo che
dirige proprio questo e il terzo, mentre Bruno si è occupato del
secondo e del quarto, il film può poi contare su un cast di noti e
apprezzati attori, pronti a dare volto alle tante sfumature
dell’italiano medio.
La trama di I migliori giorni
Come anticipato, il racconto
proposto da I migliori giorni si snoda su quattro
differenti festività. Nel primo, la
deputata Stefania invita alla cena della
Vigilia di Natale il segretario del suo partito sperando in un
futuro sostegno, ma la presenza dei suoi due
fratelli, Alessandro e Luca
eterni rivali e aspramente in contrasto sul tema del Covid-19,
mette a rischio serata e carriera. Nel secondo, Bruno
Amenta, un ricco imprenditore, tenta di rifarsi
un’immagine pubblica passando il Capodanno alla mensa dei poveri,
ma lì incontra il suo ex autista, Alberto,
ingiustamente licenziato e deciso a vendicarsi.
Nel terzo episodio invece,
ambientato a San Valentino, il racconto vede per protagonisti
Gianni e Sonia, sposati da 25
anni e pronti a passare nuovamente insieme quella festività. La
loro relazione, tutt’altro che solida, è però messa a dura prova
dalla presenza dell’amante di lui, Clarissa, e la
compagna di quest’ultima nonché collega di Sonia,
Daniela. Infine, l’8 marzo, la famosa conduttrice
TV Margherita Spinesi è costretta a chiedere scusa
per la messa in onda di un servizio sulla “donna ideale” contestato
sui social. Nasce dunque un litigio con Paolo,
l’autore del programma, che li costringerà a ripensare al vero
valore di quella festività.
Il cast di I migliori giorni
Come anticipato, ad animare questi
quattro episodi vi sono diversi noti attori del panorama italiano.
Nel primo, Stefania è interpretata da AnnaFoglietta, mentre i due fratelli
Alessandro e Luca sono
interpretati rispettivamente da Edoardo Leo e
Massimiliano Bruno, anche registi del film. Il
secondo episodio è invece interpretato da Max
Tortora nei panni dell’imprenditore Brunto Amenta, con
Paolo Calabresi
nel ruolo del vendicativo ex autista Alberto. Nel terzo episodio,
invece, la coppia composta da Gianni e
Sonia è interpretata da Luca Argentero
e Valentina
Lodovini, mentre Clarissa e
Daniela sono interpretate da Maria Chiara
Centorami e Greta Scarano. Nell’ultimo
episodio, invece, Claudia Gerini è
Margherita Spinesi, mentre Stefano Fresi è
Paolo.
Il sequel di I migliori
giorni, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Come annunciato al momento
dell’uscita in sala, I migliori giorni è il primo capitolo
di un dittico sulle festività in Italia e su come durante queste
gli italiani sappiano svelare il meglio o il peggio di sé stessi.
Dopo aver raccontato il Natale, il Capodanno, San Valentino e l’8
marzo, è ora prevista per il 20 aprile l’uscita
del secondo capitolo di questo dittico, intitolato I
peggiori giorni. In esso, si affronteranno le
festività del 1° maggio, ovvero la Festa
dei Lavoratori, Ferragosto,
Halloween e di nuovo il Natale,
chiudendo così il cerchio. Attualmente non vi sono informazioni
sulle trame degli episodi, né sugli attori che li interpreteranno.
Edoardo Leo e Massimiliano Bruno
saranno però ancora una volta co-registi del film.
In attesa di poter vedere questo
secondo capitolo, è possibile fruire di I migliori
giorni grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Apple iTunes, Now, Tim Vision, Amazon Prime
Videoe Netflix. Su quest’ultima piattaforma si
trova attualmente al 1° posto nella Top 10 dei film
più visti in Italia. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà allora noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.
Prime
Video ha svelato le foto ufficiale dell’atteso film
È
colpa mia?, basato sulla trilogia best-seller
Culpables di Mercedes Ron (Culpa mía, Culpa
tuya, Culpa nuestra). Il film vede protagonisti
Nicole Wallace (Skam España,
Parot), Gabriel Guevara (Mañana es
hoy, Hit), Marta Hazas (Días
mejores, Pequeñas coincidencias), Iván
Sánchez (Bosé, Hospital Central), Eva
Ruiz e Victor Varona (Cielo grande,
Dani Who?).
È colpa
mia? debutterà l’8 giugno su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel
mondo. È colpa mia? è l’ultima novità per i clienti Amazon
Prime, che in Italia beneficiano di spedizioni veloci, offerte
esclusive e intrattenimento, incluso Prime Video, con un solo
abbonamento al costo di €49,90/anno o €4,99/mese.
1 di 7
La trama di È colpa mia?
Noah deve lasciare la sua città, il
suo fidanzato e I suoi amici per trasferirsi nella villa di William
Leister, il nuovo marito ricco di sua madre. Diciassettenne, fiera
e indipendente, Noah fa resistenza a vivere in una reggia
circondata dal lusso. Lì incontra Nick, il suo nuovo fratellastro,
e lo scontro fra le loro personalità forti è evidente da subito.
Noah scopre presto che sotto la maschera del figlio modello Nick
nasconde una vita di risse, scommesse e corse in auto clandestine,
tutto ciò da cui lei si è sempre tenuta alla larga.
Nonostante la distanza abissale tra
loro, entrambi iniziano a provare un’irresistibile attrazione che
presto si tramuta in vera e propria passione. Né la loro rivalità
né l’opposizione di tutti quelli intorno a loro li fermerà
dall’innamorarsi follemente e segretamente. Ma il presente
turbolento di Nick e il burrascoso passato di Noah metteranno a
dura prova le loro vite e il loro amore proibito.
Il nuovo film Original È colpa
mia?è prodotto da Pokeepsie Films
(Veneciafrenia, 30 Coins, The bar), e ha
come produttori Álex de la Iglesia e Carolina Bang
mentre Domingo González ne è regista e
sceneggiatore.
Sono bastati tre film all’attore
James Dean per entrare
nella storia del cinema come uno dei più importanti interpreti di
sempre. Un talento unico il suo, tragicamente spezzato all’età di
24 anni in seguito ad un incidente d’auto. Tra il 1955 e il 1956
egli si è infatti distinto con le pellicole La valle dell’Eden,
Gioventù bruciata e, in ultimo, Il
gigante. Sono queste le sue uniche volte da
protagonista, dove ha potuto dar prova di tutta la sua intensità e
del suo valore. Il suo ultimo film, diretto da George
Stevens e basato sull’omonimo romanzo di Edna
Ferber, è ancora oggi considerato uno dei più belli della
storia.
Il film è un ritratto epico di una
potente famiglia di allevatori del Texas (il gigante del titolo)
sfidata dai tempi che cambiano e dall’arrivo del grande petrolio.
Allo stesso tempo, è un’opera che riflette sulla società
statunitense, sul razzismo e sull’importanza dei diritti umani. Al
momento della sua uscita in sala fu accolto da pareri critici
estremamente entusiasti, che ne evidenziavano la profondità delle
tematiche e della sua ricca messa in scena. Si rivelò anche un
grande successo di pubblico, arrivando a guadagnare oltre 39
milioni di dollari a fronte di un budget di appena 5.
Candidato a ben nove premi Oscar, ma
vincitore soltanto di quello per la miglior regia, il film è dunque
un’opera imprescindibile per i cinefili e gli appassionati
spettatori. La grandezza de Il gigante è infatti anche
quella di saper apertamente parlare anche al pubblico di oggi.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e
al cast di attori. Infine, si elencheranno anche
le principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Il gigante: la trama del film
La vicenda si svolge nel Texas degli
anni Venti, un’epoca di transizione e di pieno sviluppo per gli
Stati Uniti, sempre più indirizzati verso la modernità. In questo
contesto il barone Bick Benedict sposa la
bellissima Leslie Lynnton e la relega al ruolo di
moglie. La donna deve infatti da subito misurarsi con una serie di
difficoltà all’interno della sua nuova casa, tra cui l’ostilità
della cognata Luz Benedict, ma anche il modo
di pensare locale, estremamente chiuso e patriarcale. Allo stesso
tempo, anche Bick ha i suoi problemi, notando i mutamenti del suo
mondo ma incapace ad adattarvisi per via dei suoi valori ormai
all’antica. Ciò è ben presto causa di crisi economica per la
famiglia.
Tra i braccianti di Bick spica
Jett Rink, il quale si innamora perduta di Leslie,
pur consapevole dell’impossibilità di dare un futuro a quell’amore.
Inaspettatamente, egli si ritrova però ad ereditare un piccolo
terreno che cambierà per sempre le sue sorti. Quel pezzo di terra,
infatti, rivela giacimenti di petrolio che conferiranno al giovane
ricchezza e prestigio inimmaginabili. Ora egli ha la possibilità di
conquistare Leslie e condurla verso una vita felice. Prima, però,
dovrà fare i conti con Bick, il quale non è disposto a vedersi
privato anche della sua donna. La rivalità tra i due avrà così
inizio, destinata a durare per anni.
Il gigante: il cast del film
Ad interpretare il ruolo del
bracciante Jett Rink vi è l’attore James Dean, il
quale desiderava così tanto recitare in questo film da accettare di
lavorare per il minimo salariale. Per interpretare al meglio il suo
ruolo, egli fece in modo che i cowboy locali gli insegnassero come
maneggiare un lazo e il cappello affinché potesse risultare più
realistico nel maneggiarli. Egli decise infatti di calarsi quanto
più possibile nel ruolo, assumendo una serie di atteggiamenti e
movenze tipiche di un uomo di quel periodo. Tale metodo lo portò ad
avere diversi scontri con il regista, il quale però non riuscì a
fargli cambiare atteggiamento. Per la sua intensa interpretazione,
Dean venne candidato ai premi Oscar come miglior attore
protagonista e fu il primo a ricevere tale onore postumo.
Nei panni di Bick Benedict vi è
invece il noto attore Rock Hudson. Questi venne
scelto principalmente per la sua possibilità di risultare
realistico sia come uomo di trent’anni che come sessantenne, come
appare il suo personaggio alla fine del film. Durante le riprese,
però, Hudson non ebbe un buon rapporto con Dean, criticando
anch’egli il suo metodo lavorativo. L’astio tra i due li aiutò a
risultare ancor più realistici nel dar vita a quello dei loro
personaggi. Per il ruolo di Leslie Lynnton, fu infine Hudson a
scegliere l’attrice Elizabeth Taylor. Nel film
sono poi presenti Dennis Hopper nel ruolo di
Jordan Benedict III e Carroll Baker per Luz
Benedict II. L’attrice Mercedes McCambridge è
invece Luz Benedict, sorella di Bick.
Il gigante: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Il
gigante è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 6
aprile alle ore 21:00 sul canale
Warner TV.
Lucasfilm ha
mostrato un primo filmato della prossima serie Disney+
The Acolyte, raccontata dal punto di vista dei
Sith. La serie originale si svolge verso la fine dell’Alta
Repubblica e prima della Minaccia Fantasma. A far parte di questo
progetto sono Amandla Stenberg insieme a Dafne Keen e
Lee Jung-Jae, star di Squid
Game. Mentre i dettagli dei loro personaggi rimangono un
mistero, almeno saranno raggiunti da un Wookie Jedi, interpretato
da Joonas Suotamo. La serie si trova ancora bel
mezzo della produzione, ma grazie allo Star
Wars Celebration, il mondo ha ora la prima descrizione
del filmato della serie.
Il filmato inizia con il Maestro
Jedi di Lee Jung-Jae che insegna ad alcuni
giovani, dove, stando a quando descritto da The Direct, dice loro:
“Chiudi gli occhi. I tuoi occhi possono ingannarti. Non
dobbiamo fidarci di loro.” Poi sembra apparire il personaggio
misterioso di Carrie
Anne-Moss, seduto a un tavolo, incappucciato, in un
bar. Viene quindi attaccata da Amandla Stenberg,
che indossa una veste viola e due coltelli. La Jedi interpretata da
Charlie Barnett ottiene invece solo pochi secondi,
durante i quali viene però rivelato che ha una spada laser
gialla.
Sullo schermo si alternano poi
sequenze di combattimenti grintosi, con otto Jedi che vengono
mostrati mentre estraggono le loro spade laser mentre si affacciano
su uno spettacolo sconosciuto. Si possono anche vedere brevemente
le specie Neimoidiani della Federazione dei Mercanti (come quella
di Nute Gunray). Un’altra frase proveniente dal filmato sembrerebbe
essere “non si tratta di essere buoni o cattivi. Si tratta
di chi è autorizzato a usarlo.”, anche se non è chiaro a cosa
ci si riferisca. Questo è quanto viene ad ora riferito.
In attesa di poter vedere questo
trailer con i propri occhi, è bene ricordare che The Acolyte sarà un’avventura piuttosto unica
nella saga di Star Wars. Per prima cosa,
verrà raccontato un epoca mai visto prima in live-action, ma
soprattutto sarà, come già accennato, il primo progetto live-action
incentrato e raccontato dalla prospettiva del cattivo. Se il
progetto si rivelerà all’altezza delle aspettative, potrebbe
facilmente diventare uno dei titoli di maggior interesse per i
prossimi anni per quanto riguarda Star Wars. Il suo arrivo
è previsto su Disney+ per il 2024.
Il futuro del film di
Star
Wars è appena diventato più nitido: Rey di Daisy Ridley sarà il fulcro del primo
lungometraggio del franchise dall’uscita di L’Ascesa di Skywalker del 2019. Lo ha
annunciato la presidente della Lucasfilm Kathleen
Kennedy in occasione della Star Wars Celebration di
Londra. Sharmeen Obaid-Chinoy (Ms.
Marvel) dirigerà il film
da una sceneggiatura di Steven Knight
(Peaky Blinders). Il film segue gli eventi di
L’Ascesa di Skywalker e si concentrerà su Rey
mentre costruisce un nuovo Ordine Jedi.
Il progetto, ancora senza titolo,
segna diverse pietre miliari per il franchise: Obaid-Chinoy è la
prima donna e la prima persona di colore a dirigere un film di
Star Wars. La cineasta pakistana ha vinto due
Oscar per il cortometraggio documentario, nel 2011 per “Saving
Face” e nel 2015 per “A Girl in the River: The Price of
Forgiveness”, e di recente ha diretto due episodi di Ms.
Marvel per Disney+.
Il progetto forma una trilogia con
altri due film annunciati nel corso della celebration che però non
costituiranno una unità narrativa ma tre storie differenti. Il film
diretto da James Mangold tornerà agli albori dei
Jedi, mentre il progetto affidato a Dave Filoni si
concentrerà sulla Nuova Repubblica e “chiuderà” le storie
interconnesse che vengono raccontate nelle serie tra cui The
Mandalorian, The Book of Boba
Fett,Ahsoka
e altri programmi Disney+.
Nel dicembre 2020, Kathleen
Kennedy ha annunciato che la regista di Wonder WomanPatty
Jenkins avrebbe diretto il primo lungometraggio
post-L’Ascesa
di Skywalker, intitolato Star Wars: Rogue
Squadron. L’uscita era prevista per dicembre 2023, ma dopo
anni di zero progressi nel progetto, la Disney ha ritirato il film
dal suo programma a settembre scorso. A marzo, Variety ha riferito
che non era più in fase di sviluppo attivo presso
Lucasfilm.
Un destino simile è toccato a un
film senza titolo di Star Wars che doveva essere prodotto da
Kevin Feige, capo dei Marvel Studios. La notizia del coinvolgimento
di Feige è stata annunciata nel settembre 2019 e il progetto
sembrava essere attivo nel maggio 2022. Ma fonti attendibili hanno
detto a Variety che Lucasfilm ha da allora accantonato il progetto
e che nemmeno questo era più in fase di sviluppo attivo.
Taika Waititi
(Thor: Ragnarok) sta sviluppando un
film di Star Wars che dirigerà e in cui reciterà, e Shawn
Levy si conferma impegnato a dirigere un film di Star Wars
una volta concluso il lavoro con Deadpool 3 della Marvel e con la serie limitata di
Netflix “Tutta la luce che non possiamo vedere”.
Il ritorno di Daisy Ridley al franchise potrebbe essere una
buona idea, data l’accoglienza generalmente positiva che la sua Rey
ha ottenuto con la nuova trilogia.
Il nuovo trailer di
IndianaJones
e il Quadrante del Destino è appena stato
rivelato e fornisce maggiori informazioni sull’ultima avventura di
Harrison Ford
nei panni del celebre archeologo. Rilasciato durante lo
Star
Wars Celebration 2023, il nuovo trailer ci mostra
infatti Indy intento a scoprire un artefatto che può apparentemente
riavvolgere e manipolare il tempo. Diretto da James Mangold, questo nuovo
capitolo vedrà Indiana Jones uscire dalla pensione, dopo aver
rinunciato al cappello e alla frusta per una vita più tranquilla.
Spinto in una nuova ricerca dalla sua figlioccia
Helena (Phoebe
Waller-Bridge), il duo parte ora per un’altra
avventura mondiale per sconfiggere un gruppo di sostenitori nazisti
che cercano il potenziale distruttivo del Quadrante.
Indiana
Jones e il Quadrante del Destino sarà anche
l’ultima volta che Ford interpreterà
l’iconico archeologo, dopo aver indossato per la prima volta
tali panni nel classico film d’avventura Indiana Jones e i
predatori dell’arca perduta del 1982. Parlando del futuro del
franchise, la presidente di Lucasfilm Kathleen
Kennedy ha infatti rassicurato i fan che lo studio non ha
intenzione di continuare senza l’amato attore. “Non faremmo mai
Indiana Jones senza Harrison Ford“, ha detto Kennedy.
“Avendo appena finito il quinto film, posso dirvi che non c’è
stato un giorno in cui ero sul set in cui non ho pensato, ‘Sì,
questo è Indiana Jones.’“
Nel lungometraggio Lucasfilm
IndianaJones
e il Quadrante del Destino, Harrison Ford torna
nel ruolo del leggendario eroe archeologo insieme a Phoebe Waller-Bridge (Fleabag),
Antonio Banderas (Dolor y gloria),
John Rhys-Davies (I predatori dell’arca
perduta), Toby Jones (Jurassic World – Il
regno distrutto), Boyd Holbrook (Logan – The Wolverine),
Ethann Isidore (Mortale) e Mads Mikkelsen (Animali Fantastici – I
segreti di Silente). Diretto da James
Mangold, il film è prodotto da Kathleen Kennedy, Frank
Marshall e Simon Emanuel, mentre Steven Spielberg e George Lucas
sono i produttori esecutivi. La colonna sonora è composta ancora
una volta da John Williams, che ha firmato le
musiche di ogni avventura di Indiana Jones a
partire dall’originale I
predatori dell’arca perduta nel 1981.
Dave Filoni e
James Mangold dirigeranno due nuovi film di
Star
Wars, ha rivelato Lucasfilm. I registi dirigeranno due
film separati della serie. Nel frattempo, un terzo film incentrato
su Rey di Daisy Ridley sarà diretto dal regista
vincitrice di Emmy e Oscar Sharmeen
Obaid-Chinoy.
La presidente della Lucasfilm,
Kathleen Kennedy, ha fatto l’annuncio in occasione
della Star Wars Celebration di Londra, dove i fan si aspettavano
l’annuncio di un singolo film e sono rimasti piacevolmente sorpresi
da una tripletta di progetti.
Il film di Mangold tornerà agli
albori dei Jedi, mentre il progetto di Filoni si concentrerà sulla
Nuova Repubblica e “chiuderà” le storie interconnesse che vengono
raccontate nelle serie tra cui The
Mandalorian, The Book of Boba
Fett,Ahsoka
e altri programmi Disney+.
James Mangold ha
recentemente diretto Logan, il film del 2017 che ha raccontato la
fine di Wolverine, e ora parteciperà al Festival
di Cannes dove presenterà il quinto capitolo della saga
dell’archeologo più amato di tutti i tempi, con Indiana
Jones e il quadrante del Destino, che arriverà al
cinema questa estate, mentre Dave Filoni è meglio
conosciuto come showrunner di The
Mandalorian e Ahsoka,
entrambe serie Disney+. Questo lo rende amatissimo dal
pubblico di Star Wars che vede in The Mandalorian, in particolare, uno dei
pochi prodotti di successo di quest’ultima fase dell’Universo di
Star Wars.
Il film di Obaid-Chinoy sarà
ambientato dopo gli eventi di L’Ascesa di Skywalker del 2019 e vedrà Rey
mentre costruisce un nuovo Ordine Jedi. Lo sceneggiatore di
Peaky Blinders e Spencer, Steven
Knight, scriverà la sceneggiatura.
Il progetto, ancora senza titolo,
segna diverse pietre miliari per il franchise: Obaid-Chinoy è la
prima donna e la prima persona di colore a dirigere un film di
Star Wars. La cineasta pakistana ha vinto due
Oscar per il cortometraggio documentario, nel 2011 per “Saving
Face” e nel 2015 per “A Girl in the River: The Price of
Forgiveness”, e di recente ha diretto due episodi di Ms.
Marvel per Disney+.
Luscasfilm ha svelato il primo
sguardo alla seconda stagione della sua serie Disney+Andor,
come parte della convention dei fan di Star
Wars Celebration a Londra.
La prima stagione di 12 episodi di
Andor,
creata e prodotta esecutivamente dal co-sceneggiatore di
Rogue
One: A Star Wars StoryTony
Gilroy, ha debuttato a settembre riscuotendo un grande
successo per la sua rappresentazione realistica e profonda della
formazione dell’Alleanza Ribelle. Ambientata cinque anni prima
degli eventi di Rogue
One, la prima stagione ripercorre un anno nella vita
di Cassian Andor
(Diego
Luna) mentre si trasforma da un piccolo criminale
cinico in un uomo pronto a unirsi alla lotta contro i Galattici
Impero.
Gilroy ha spiegato che il team sta
lavorando il più rapidamente possibile per completare la seconda
stagione. Le riprese sono iniziate a novembre e dovrebbero
concludersi ad agosto. Il creatore ha previsto che la serie
arriverà su Disney+ nell’agosto 2024.
Il filmato della seconda stagione
mostrato in anteprime nel corso dell’evento di Londra mostrava Mon
Mothma che cercava di organizzare una ribellione. Anche il cattivo
Syril Karn (Kyle Soller) sembra avere un ruolo più
importante nello show. Nel frattempo, Cassian Andor di Luna è stato
mostrato con una nuova pettinatura. La stagione 2 introduce una
serie di nuovi personaggi.
La prossima stagione di “Andor”
dovrebbe svolgersi in un formato molto diverso dalla prima
stagione. Luna torna a guidare il cast della serie, insieme a
Kyle Soller, Adria Arjona,
Stellan Skarsgård, Denise Gough, Genevieve O’Reilly, Faye
Marsay , Varada Sethu. Ma piuttosto che svolgersi
nell’arco di un anno, la stagione di 12 episodi si svolgerà
nell’arco di quattro anni prima degli eventi di Rogue
One. Ai fan è stato da tempo anticipato che la seconda
stagione descriverà come Cassian ha trovato e riprogrammato il
droide imperiale K-2SO, doppiato da Alan Tudyk nel
film con Felicity Jones.
La prossima serie Star
Wars: Skeleton Crew ha trovato il suo spazio tra gli
annunci della di Star
Wars Celebration di Londra. La serie, che si concentra su un
gruppo di bambini e si dice che evochi i classici film di Amblin, è
interpretata da Jude Law, che ha presentato i suoi giovani
compagni di cast alla Celebration, tra cui Ravi
Cabot-Conyers, Kyriana Kratter e Robert Timothy
Smith. È stato anche mostrato il primo filmato della
serie, comprese le riprese dei bambini sugli speeder, a scuola,
sulle astronavi e un’anticipazione di un cattivo familiare di
The
Mandalorian. La clip si è conclusa con un primo
sguardo a Jude Law nei panni di un Jedi.
Lo spin-off di “Star Wars” è stato
annunciato per la prima volta alla Star Wars Celebration del 2022,
tenutasi ad Anaheim, in California. I dettagli sono scarsi per la
serie, a parte la seguente descrizione: “Lo spettacolo si
svolge durante il periodo di ricostruzione post-‘Il ritorno dello
Jedi’ che segue la caduta dell’Impero, la stessa di “The
Mandalorian“, ma la sua trama rimane un segreto. È stato creato
e prodotto esecutivamente dal regista Jon Watts, che ha realizzato
Spider-Man: Homecoming per la Marvel, e dallo sceneggiatore Chris
Ford. È stato richiesto un avviso di casting per quattro bambini,
di età compresa tra gli 11 e i 12 anni. All’interno di Lucasfilm,
la serie viene descritta come una versione galattica dei classici
film d’avventura di Amblin degli anni ’80.”
Watts e Ford saranno i produttori
esecutivi di Star
Wars: Skeleton Crew insieme a Jon
Favreau e Dave Filoni, due delle menti di
Star Wars dietro The
Mandalorian, The Book of Boba Fett e
Ahsoka.
Lucasfilm ha rilasciato il primo
trailer di Ahsoka,
che mostra la nuova avventura di Ahsoka Tano, l’amata padawan di Anakin
Skywalker. Il trailer è stato rilasciato come parte della
Star
Wars Celebration di Londra.
La prossima serie Disney+ ha come protagonista
Rosario Dawson nei panni di Ahsoka, un Jedi in
esilio che un tempo era l’apprendista di Anakin prima che lui si
rivolgesse al lato oscuro e diventasse Darth Vader. La serie sarà
presentata in anteprima ad agosto, ha confermato la Disney durante
l’evento.
Kathleen Kennedy e Jon
Favreau hanno elogiato lo showrunner di AhsokaDave Filoni, che è stato raggiunto sul palco da
Dawson e Natasha Liu Bordizzo, che interpreta
Sabin Wren, un guerriero mandaloriano, rivoluzionario e artista di
graffiti che è apparso per la prima volta in Star Wars
Rebels. A sorprendere anche i fan del Regno Unito è stata
Mary Elizabeth Winstead, che ha rivelato che
interpreterà Hera Syndulla di Rebels.
Basata su fatti realmente accaduti a
Sud della Francia durante il regime collaborazionista di Vichy è
disponibile su Netflix dal 7
aprile Transatlantic. Questa serie storica è
creata da Anna Winger (co-ideatrice di Unorthodox)
assieme a Daniel Hendler e racconta la storia vera
di un gruppo di giovani eroi che aiutarono, agli inizi degli anni
Quaranta, tantissimi profughi, a fuggire dalla Francia e salvarsi.
Questi sette episodi sono ispirati alla storia della missione del
giornalista newyorkese Varian Fry, dell’ereditiera
americana Mary Jayne Gold e dell’Emergency
Rescue Committee, ma anche al romanzo della scrittrice
Julie Orringer, The Flight Portfolio.
La trama di Transatlantic
Questa serie è un racconto
corale ambientato a Marsiglia, tra il
1940 e il 1941, quando la Francia era invasa dai nazisti. In quei
mesi gli americani, anche se si dichiaravano neutrali, crearono con
il sostegno della First Lady Eleanor Roosevelt, l’Emergency Rescue Committee (ERC) e inviarono
nella città portuale Varian Fry (Cory Michael
Smith) un intellettuale che già durante gli anni Trenta,
mentre era corrispondente estero per un giornale a Berlino,
scriveva delle discriminazioni e della violenza da parte dei
tedeschi nei confronti degli ebrei. Il giornalista però non
era da solo in questa missione umanitaria ma finanziato da Mary
Jayne Gold (Gillian Jacobs) anche lei in trasferta
lì, che aiutava di persona i profughi, pagando a loro i passaggi
sui transatlantici che traccavano al porto.
Transatlantic si apre con un primo episodio
in cui Fry e Miss Gold, possono senza problemi, radunare artisti
europei o personaggi illustri o laureati, con l’obiettivo di farli
scappare perchè possano rifugiarsi negli Stati Uniti. Però il vento
sta cambiando anche sulle coste francesi di Vichy e Varian deve
affanarsi per trovare nuove sisteminazioni per i rifugiati. Con
l’aiuto di Paul (Ralph Amoussou) il concierge
nordafricano all’Hotel Splendide, Albert (Lucas
Englader) un ebreo tedesco e l’antifascista Lisa
(Deleila Piasko) riesce a trasferirli tutti nella
residenza in campagna di Villa Air-Bel che
appartiene al suo amico, e amante, Thomas (Amit
Rahav). Nelle serie ci sono anche degli antagonisti che
però non si riveleranno mai cattivi veri, neanche il gruppo di
ufficiali nazisti di passaggio, durante il quarto episodio, che non
fanno altro che pavoneggiare per le strade di Marsiglia. Il capo
della polizia nazionale francese Philippe Frot (Grégory
Montel) anche quando scopre dove sono nascosti i ricercati
non fa niente per catturarli. Il console Patterson (Corey
Stoll) non denuncia mai nessuno al regime e non lo fa
neanche mademoiselle Letoret (Lolita Chammah) che
non si capisce mai se sta dalla parte degli americani o dei
tedeschi.
Gli sforzi di Fry alla ERC
includevano, per salvare più gente possibile, l’ottenimento di
passaporti falsi, l’organizzazione di scorte per guidare i
fuggitivi attraverso i Pirenei in Spagna, via sicura trovata da
Lisa e l’assicurazione del passaggio su navi dirette a New York,
Martinica e Marocco. Nel sesto e penultimo Varian con l’aiuto di Mr
Bingham (Luke Thompson) un impiegato al consolato
che falsifica i visti, riesce a far imbarcare sulla nave del
comandante DuBois ben 257 persone
tra cui anche André Breton, Marcel
Duchamp e il rivoluzionario russo Victor
Serge. Il finale di Transatlantic
lascia decisamente un amaro in bocca dove Paul, Albert, Lisa e
Thomas rimangono in Francia, per far parte della resistenza contro
il nemico comune, Varian va in Spagna con Marc e Bella
Chagall e invece Mary Jayne in compagnia del suo cagnolino
Dagobert vola via con il suo aereo privato per tornare a
Chicago.
Il surrealismo
Tra i numerosi ospiti di Villa
Bel-Air ci sono stati molti artisti e il terzo
episodio è quello che spiega la bellezza dell’arte.
L’occasione è l’arrivo della collezionista d’arte Peggy
Guggenheim e della festa di compleanno del pittore
Max Ernst dove gli ospiti si danno sfogo al grido
della diversità e alla liberta. Infatti tutti indossano vestiti
come opere d’arte e tutto questo è anche merito alle creazione del
team artistico diretto dalla costumista Justine
Seymour. Impossibile non notare l’abito Haute Couture di
Miss Gold formato da guanti che rimanda all’arte surrealista e alla
stilista Elsa Schiapparelli, una delle più
influenti figure della moda in quell’epoca. Sebbene l’influenza del
surrealismo sia raramente avvertita all’interno del testo vero e
proprio della serie, i titoli di coda, girati in bianco e nero
granuloso, catturano un’intersezione tra surrealismo ed
espressionismo tedesco in un modo giocoso come una pellicola
cinematografica amatoriale.
Transatlantic una commedia
storica
Questa serie
autoconclusiva è un ottimo prodotto riuscito sia dalla
parte visiva e nella scelta di girare proprio a Marsiglia, ma anche
per la parte più romanzata della trama tratta dal libro Julie
Orringer. Transatlantic per concludere avrebbe
potuto usare più di quell’eccentricità e più evocazione all’arte e
alle avanguardie storiche del periodo in cui è ambientata la
storia. La serie storica di Anna Winger e Daniel Handler si dirige
per tutti i setti episodi nel suo romanticismo in stile
hollywoodiano, con evasioni e fughe, che rimandano anche
ad un classico come Casablanca, con sfumature però
da commedia che rispecchiano il senso di
divertimento senza mai prendersi sul serio.
Ci sono storie piene di ferite,
sudore, lacrime amare e sangue. Storie di persone con dei sogni, il
cui futuro sembra fiorente, prima di diventare un incubo dentro al
quale si rischia di soffocare. E quando si è lì, in quel tunnel
buio in cui neppure un lembo di luce si intravede, si desidera solo
chiudere gli occhi e sperare che tutto finisca al più presto. Fin
quando qualcuno, con una forza indescrivibile, ti afferra e ti
riporta in superficie dove puoi, finalmente, respirare.
Questo è quello che accade in
Il caso Alex Schwazer, nuova docu-serie
Netflix
che sembra ricordare molto, all’inizio, il film Whiplash
di Damien Chazelle. Perché il racconto costruito da Massimo
Cappello, sotto un attenta scrittura di Marzia Maniscalco,
è pieno di sacrifici, lotte e dolori, tutti incanalati per poter
raggiungere un obiettivo: vivere della propria passione e forse, in
alcuni casi, diventare la propria passione. Il più delle volte,
come succede nella finzione ad Andrew e nella realtà ad Alex
Schwazer, il voler essere nel firmamento dei grandi nomi, il voler
diventare immortale, può spingerti oltre quel limite consentito
che, alla fine, ti farà o precipitare o bruciare per sempre.
Nel caso del marciatore italiano,
l’ambizione mista alla depressione che lo portò a farsi
un’iniezione di eritropoietina nel 2012, fu solo l’inizio di un
percorso tortuoso in cui, l’iniziale – eccessiva – fama di gloria
del campione olimpico, fu sostituita da un complotto (purtroppo mai
ammesso) ai suoi danni per opera di organi sportivi.
Il caso Alex Schwazer, la
trama
È il 2012 quando su tutti i
notiziari arriva, in diretta da Bolzano, una dichiarazione
dell’atleta Alex Schwazer, in cui afferma di essersi
volontariamente dopato. Una confessione che lo porta alla
squalifica per ben quattro anni e che, nel frattempo, lo fa
arrivare alla casa di Sandro Donati, allenatore nonché personaggio
attivo nella lotta contro il doping. Dopo un periodo di dolori e
depressione, Schwazer si rimette in sesto, pronto ad allenarsi più
e meglio di prima, in vista delle Olimpiadi di Rio che si terranno
quattro anni dopo.
Ma il 1 gennaio del 2016, un
controllo (ambiguo) antidoping lo sorprende a casa e qualche mese
dopo, poco prima dell’iscrizione alle gare, risulterà nuovamente
positivo. Fermo nella sua innocenza, il campione medaglia d’oro
delle Olimpiadi di Pechino del 2008, inizierà una battaglia con
Donati, in un’indagine che colpirà sia la WADA che la Federazione
internazionale di atletica leggera. Squalificato comunque fino al
2024, nel 2021 il giudice Pelino lo dichiara innocente, confermando
una manomissione nelle sue urine al fine di farlo risultare dopato.
Le Federazioni sportive, però, non hanno mai smesso di ritenerlo
colpevole.
Un racconto che funziona
Quello che è accaduto ad Alex
Schwazer è una storia che ben si adatta al linguaggio
seriale, coerente con le offerte del colosso streaming e
sapientemente inserita in un catalogo folto di prodotti
documentaristici dalla grande fascinazione. Il caso Alex
Schwazer non è da meno, in quanto presenta una struttura
che oscilla fra il legal drama e il thriller. Un giallo, quello che
ha avvolto il campione altoatesino, su cui si è voluto investire al
fine di gettare una nuova luce su quello che è avvenuto nel 2016 e
che, ad oggi, non ha trovato nessun colpevole.
In un’attenta operazione a incastro,
Massimo Cappello inizia a modellare un racconto che segue due
principali filoni narrativi: la storia di Schwazer e del suo
periodo d’oro, a cui è seguita la caduta nel baratro, e la storia
antidoping, nella quale è andata inserendosi l’indagine compiuta
sulla WADA (Agenzia mondiale antidoping) e la Federazione
internazionale di atletica leggera. La bellezza della docuserie, la
cui attenzione proprio per questo mai oscilla, è che nonostante il
suo pattern didascalico, riesce a formulare un racconto dinamico e
coinvolgente, pieno di plot twist, dando quasi
l’impressione di assistere a una fiction.
Seppur la storia del marciatore
abbia intasato letteralmente i notiziari nostrani per anni e anni,
non si può non rimanere esterrefatti per alcune scoperte inedite
che si raccolgono lungo le quattro puntate, a volte ritrovandosi ad
essere parte attiva della stessa narrazione. Merito di una mirata
scrittura di Maniscalco, supportata da una dosata ma accattivante
regia di Cappello, con un’esposizione degli eventi volta a
entusiasmare il pubblico che si sente chiamato a investigare
simultaneamente.
Un viaggio di dolore e
rinascita
Oltre alle scioccanti rivelazioni
emerse nelle quasi quattro ore di fruizione, in cui vengono
distribuite interviste, stralci televisivi e ricostruzioni con
alcuni brevi momenti recitativi, è dato un importante rilievo al
percorso personale e psicologico affrontato da Alex Schwazer, che
innesta un ponte empatico ed emotivo fra lui e il
pubblico. Il caso Alex Schwazer si apre
proprio con un suo piano medio, in cui l’atleta è posto di fronte
alla macchina da presa, come a voler instaurare subito un contatto
con lo spettatore, in una conversazione – o meglio confessione –
fra lui e l’altra persona, ossia noi.
Parole a cuore aperto, che fluiscono
spontanee e si incidono nelle sequenze delle Olimpiadi, dei duri
allenamenti, negli attimi di sconforto e in quelli in cui il
campione si è sentito talmente perso da voler porre fine alla sua
vita. Sono racconti duri, cicatrici che nei suoi occhi sempre
lucidi non sembrano poi così rimarginate ma anzi danno
l’impressione di sanguinare ancora. Quello a cui si assiste è un
viaggio dentro i suoi tumulti interiori, in cui per tutti questi
anni (giustamente) si è solo potuta vedere la punta dell’iceberg,
senza pensare alla restante massiccia roccia di ghiaccio tesa verso
un profondo abisso pieno di mostri, a cui nessuno aveva mai avuto
accesso fin’ora. Ma quello di Schwazer è anche un viaggio
di crescita personale, di consapevolezze e di rinascita,
un po’ come quello tipico dell’eroe descritto da Christopher
Vogler.
In questo caso un affrontare due
antagonisti: se stessi in primis e poi le istituzioni sportive, la
vera condanna dell’atleta. Istituzioni che imponevano un’etica e
delle regole, ma che poi si scoprivano i primi a non rispettarle.
Un campione, Alex Schwazer, ma prima di tutto un uomo nelle mani di
persone sbagliate che, arrivato a bussare alla porta del suo angelo
nonché allenatore Sandro Donati, è riuscito a riemergere da quelle
acque sporche che lo avevano inghiottito, seppur ancora oggi pesi
su di lui una squalifica, nonostante la conferma che nel 2016 non
si sia dopato di nuovo, ma anzi sia stato incastrato. Un leone lui,
come dirà il suo avvocato Gerhard Brandstaetter, a cui è stato
impedito di ruggire ma che, come ricorda, anche da morto sarebbe
rimasto tale. Gli sciacalli, invece, rimangono sciacalli.
Il caso Alex
Schwazer è un’ulteriore prova su schermo di quanto
accaduto anni fa a uno degli atleti migliori che l’Italia possa
vantare. Un riscatto personale di un grande marciatore, al quale è
stata data l’opportunità di rilasciare una sua personalissima e
intima testimonianza, trasformatasi anche in una lettera d’amore a
se stesso e allo sport, nonostante tutto. Ma anche un’indagine
dettagliata, decisa e puntuale, sciorinata da Cappello insieme al
comparto tecnico, che la enfatizza con un preciso montaggio e una
buona colonna sonora. Una dimostrazione, poi, di quanto possano
esserci a volte perfino comportamenti mafiosi dietro le istituzioni
sportive. Di quanto la competizione spesso non sia pulita e, se sei
troppo bravo, farti fuori è l’unica missione che conta. Il regista
porta a casa un lavoro complesso ma compiuto,
intricato ma narrativamente fluido, e nonostante la difficoltà
nell’assamble, derivante dal ricco e pesante materiale a
disposizione, non c’è proprio nessuna sbavatura.
Il co-CEO dei DC Studios
James
Gunn ha messo le cose in chiaro per quanto riguarda
uno spin-off di The
Batman dedicato alla celebre Poison Ivy,
la femme fatale capace di usare tossine vegetali e feromoni per il
controllo della mente per le sue attività criminali. In un tweet di
giovedì, Gunn ha infatti risposto alle recenti indiscrezioni
secondo cui è in lavorazione un film dedicato alla celebre villain,
il quale sarebbe ambientato all’interno del canone dei film di
The
Batman di Matt Reeves. A chi
glielo ha chiesto, Gunn ha smentito la cosa in modo lapidario
con un semplice “Nope“.
Anche se questa potrebbe essere una
notizia scoraggiante per i fan che vorrebbero nuovamente vedere il
personaggio sul grande schermo, dopo l’interpretazione che ne ha
fatto Uma Thurman in Batman & Robin, la
risposta di Gunn non esclude che in futuro Poison Ivy possa
effettivamente fare la sua comparsa in un nuovo progetto DC, sia
esso parte del cosiddetto Elseworld che del canone
ufficiale del DC
Universe a cui Gunn, insieme a Peter Safran,
sta lavorando.
Attualmente, infatti, ad avere un proprio spin-off
confermato è solo Il Pinguino, personaggio
interpretato da Colin Farrell e
presente in The Batman. Se anche The Batman – Parte 2 dovesse
avere successo, è probabile che si decida di espandere
ulteriormente tale universo narrativo, includendo nuovi personaggi
e nuovi villain, magari con opere a loro interamente dedicate. Al
momento, oltre al ritorno di Il Pinguino e
dell’Enigmista di Paul Dano, per
The Batman – Parte 2 si vocifera
che i villain possano essere il Joker brevemente
interpretato da Barry Keoghan nel primo film e
Clayface. Tale
sequel è atteso in sala per il 3 ottobre2025.
Ecco un backstage esclusivo di
I Pionieri, il film di Luca
Scivoletto con Mattia Bonaventura, Francesco Cilia, Danilo
Di Vita, Matilde Sofia Fazio, Peppino Mazzotta, Lorenza Indovina,
Eleonora Rancò con la partecipazione di Claudio Bigagli. Al cinema
dal 13 aprile distribuito da Fandango.
I pionieri, la trama
Sicilia, 1990. Due
ragazzini figli di militanti comunisti decidono di scappare di casa
e rifondare i Pionieri, i gloriosi e ormai estinti scout del
Partito. La perfetta scusa per vivere un’estate all’insegna
dell’avventura e della libertà. Ma non tutto andrà secondo i loro
piani.
L’ex capo della Marvel Ike Perlmutter ha
criticato l’approccio al botteghino del Marvel Cinematic Universe
della Disney. Perlmutter, come noto, è stata una
delle figure più controverse della Marvel per diversi anni. Nel corso
del tempo ci sono infatti state numerose segnalazioni su quanto
fosse difficile lavorare con lui, soprattutto per i reparti
creativi. In effetti, il presidente dei Marvel StudiosKevin Feige ha
quasi lasciato la compagnia nel 2015, quando doveva ancora riferire
a Perlmutter, proprio per via di conflitti con quest’ultimo.
Alla fine di marzo, tuttavia,
Perlmutter è stato licenziato dalla Marvel e
dalla Disney, ma l’ex dirigente ha ora rotto il
silenzio a riguardo. In una rara dichiarazione rilasciata al Wall
Street Journal, Perlmutter ha parlato di come è stato licenziato,
spiegando cosa ha portato alla sua uscita. “Non ho dubbi che la
cessazione del mio contratto sia stata basata su differenze
fondamentali negli affari tra il mio pensiero e la leadership
Disney, perché ci tengo al ritorno sull’investimento. Tutto ciò di
cui parlano e si preoccupano loro è il box office, solo il box
office”.
Affermare che i film MCU sono alcuni dei film più
costosi di Hollywood è un eufemismo. Tuttavia, l’MCU rimane il franchise di punta
della Disney, anche alla luce del suo guadagno totale di 23
miliardi di dollari. Negli ultimi anni, però, ci sono stati
risultati contrastanti per Disney e Marvel Studios. La Fase 4 è
iniziata nel bel mezzo della pandemia globale di COVID-19, che si è
rivelata decisamente impegnativa per tutti gli studi
cinematografici. Finora, ad ogni modo, nessuno ai Marvel Studios o alla Disney ha
risposto alla dichiarazione di Perlmutter. Mentre l’MCU avanza nella sua Fase 5, solo il
tempo dirà se Perlmutter ha ragione.
Scream VI
(qui la recensione) ha ottenuto
un’altra pietra miliare al box office, che non veniva raggiunta da
Ghostface da ben 26 anni. Secondo Variety, Scream VI è
infatti destinato a superare la soglia dei 100 milioni di dollari
al botteghino statunitense, il che lo rende il primo capitolo del
franchise a raggiungere tale traguardo da Scream
2 del 1997, che ha concluso la sua corsa con 101
milioni di dollari di vendite di biglietti nazionali. Attualmente,
al 5 di aprile, Scream VI ha incassato 99,9
milioni al box office statunitense.
Scream VI, inoltre potrebbe
superare il risultato al box office nazionale del primo film, che
toccò quota 103 milioni. Adeguato all’inflazione,
Scream del 1996 è ancora il re della
saga, ma il nuovo capitolo sembra avrà presto il diritto di
vantarsi quale maggior incasso del franchise negli Stati Uniti. La
strada del film verso la supremazia al botteghino è iniziata già
durante il suo weekend di apertura, quando ha segnato un miglior
esordio del franchise di Scream con 44,5 milioni di
dollari. In berve, il sesto capitolo ha superato gli 81,6 milioni
di dollari del suo predecessore.
Con un incasso lordo di 56,25
milioni di dollari a livello internazionale fino ad oggi, il sesto
capitolo porta il suo totale mondiale a 156 milioni di dollari, ben
al di sopra dei 137,7 milioni di dollari guadagnati a livello
globale dal capitolo del 2022. Risultati straordinari, dunque, che
lasciano sempre più aperte le porte ad un settimo capitolo, già
ampiamente richiesto dai fan. Ricordiamo che Scream
VI, diretto da Matt Bettinelli-Olpin
e Tyler Gillett, vede i sopravvissuti del
lungometraggio del 2022, tra cui la Sam interpretata da
Melissa Barrera e sua sorella Tara, interpretata
da Jenna Ortega, lasciare
Woodsboro per New York City, solo per diventare ancora una volta il
bersaglio di un nuovo Ghostface.
L’attore John Leguizamo,
noto per film quali Carlito’s Way e Mouline
Rouge, ha nel 199 recitato nei panni di Luigi nel film in live
action Super Mario Bros. Come noto, quel film è stato
ampiamente criticato, diventando un famigerato disastro di
adattamento di videogiochi che ha costretto Nintendo a rifuggire da
tali operazioni per decenni. Ora, Super Mario Bros. – Il
film, opera d’animazione ispirata sempre
all’iconico idraulico e il suo mondo di gioco, sta invece ottenendo
un grande successo di critica e pubblico.
Leguizamo non sembra però
interessato alla cosa e ha infatti affermato che non guarderà il
nuovo film, ma ha anche chiarito le sue ragioni. “No, non
guarderò Super Mario Bros. Avrebbero potuto includere un
personaggio latino. Hanno incasinato l’inclusione, hanno
dis-incluso! Basta assumere gente latina. Siamo il 20% della
popolazione. Le persone più numerose del gruppo di colore, e siamo
sottorappresentati. Tuttavia, siamo sovrarappresentati per i lavori
peggiori“.
L’attore torna dunque a criticare il
film per la mancanza di un cast diversificato in quanto ad etnie,
chiedendo maggiore inclusività. Quando gli è poi stato chiesto di
nuovo se guarderà mai il film, ha offerto una risposta schietta,
affermando: “Diavolo, no“. Tuttavia, il film di Super
Mario Bros. sembra non essere stato influenzato dalle varie
controversie, ma è anzi reduce da un incredibile primo giorno
d’apertura con un guadagno di 66,4 milioni di dollari in tutto il
mondo, con attuali previsioni che lo vorrebbero superare i 200
milioni di dollari in tutto il mondo in pochi giorni.
Disney e
Lucasfilm hanno ufficialmente indicato l’imminente
Indiana Jones e il
Quadrante del Destino come l’ultimo capitolo
della celebre saga d’avventura iniziata nel 1982 con I
predatori dell’arca perduta. Se da un lato era lecito
immaginare che questo quinto capitolo avrebbe rappresentato
l’ultima avventura di Harrison Ford
nei panni di Indiana Jones, sembra ora invece che, coerentemente
con quanto già affermato in passato, non ci sarà nessun nuovo film
senza il suo iconico interprete originale. Sia Ford sia la saga,
dunque, stanno giungendo al capolinea.
“I miei leggendari collaboratori
ed io siamo molto entusiasti di condividere con voi una nuovissima
e ultima avventura di Indiana Jones“, ha dichiarato il regista
James Mangold durante un’intervista rilasciata a
seguito dell’annuncio che Indiana Jones e il
Quadrante del Destinodebutterà Fuori Concorso al Festival
di Cannes a maggio, prima del suo ampio rilascio in sala nel
mese di giugno. Inoltre, un nuovo comunicato stampa della stessa
Disney descrive il film come “l’attesissimo capitolo finale
dell’amato franchise“.
In particolare, la presidente della
Lucasfilm Kathleen Kennedy aveva in precedenza
dichiarato, come si accenna poc’anzi, che lo studio non avrebbe mai
riformulato il ruolo di Indiana Jones, implicando apparentemente
che il franchise come lo conosciamo sarebbe finito con la
performance finale di Ford come personaggio. “Non faremmo mai
Indiana Jones senza Harrison Ford“, ha detto. L’apparente
conferma della Disney che Indiana Jones e il Quadrante del
Destino concluderà definitivamente la storia di Indy non fa
che rendere ancor più grande l’attesa del film, previsto nei cinema
italiani per il 28 giugno.
Manca ormai un mese all’arrivo in
sala di Guardiani della Galassia
Vol. 3, e per sottolineare ciò Empire
Magazine ha svelato due nuove immagini esclusive del film,
permettendo di avere uno sguardo più ravvicinato al personaggio di
Adam Warlock, interpretato da WillPoulter, e ai nuovi costumi dei protagonisti.
La prima immagine ci mostra dunque Chris Pratt,
Dave Bautista e
Karen Gillan
particolarmente eleganti nelle loro nuove uniformi. La seconda
invece, ci mostra Warlock in compagnia di Ayesha, interpretata da
Elizabeth Debicki, leader e alta sacerdotessa di
una razza aliena geneticamente modificata nota come Sovereign, con
lo scopo di eliminare i Guardiani della Galassia.
Parlando del casting di Poulter per
il ruolo chiave di Adam Warlock, il regista James
Gunn ha affermato quanto segue: “È un po’ più
complicato. Ma sicuramente non è un bravo ragazzo. Quello che
stiamo vedendo è la forma infantile di Adam Warlock, appena uscito
dal bozzolo, e non capisce molto bene la vita. È fondamentalmente
un bambino. Le persone online dicevano “Oh, Tom Cruise dovrebbe
essere Adam Warlock”. Volevo qualcuno che fosse giovane, e volevo
qualcuno che avesse doti drammatiche e comiche, non solo per questo
film ma anche per quello per cui la Marvel userà Adam Warlock in
futuro. Potrebbe diventare un personaggio davvero
importante”.
La nuova immagine sembra dunque
anticipare che il rapporto tra Adam e Ayesha sia ancora molto
forte, quasi materno, con la sacerdotessa che potrebbe facilmente
manipolare la mente e le azioni di Warlock. Non resta dunque che
attendere l’arrivo del film in sala, il 5 maggio,
per scoprire quale sarà il ruolo effettivo del potente personaggio
interpretato da Poulter all’interno di Guardiani della Galassia Vol.
3. Di seguito, ecco le immagini diffuse da Empire:
Norman Reynolds, il
due volte premio Oscar per la produzione e l’art designer di vari
film di Star Wars e Indiana
Jones, che il regista Steven
Spielberg una volta ha definito il “nucleo creativo”
dei franchise, è morto. Aveva 89 anni. La LucasFilm LTD ha
confermato la sua morte, riportata per la prima volta dalla BBC,
che ha affermato che Reynolds “è morto pacificamente con sua
moglie Ann e le tre figlie al suo fianco“. Spielberg, che ha
collaborato per la prima volta con Reynolds in I predatori
dell’arca perduta del 1981, ha dichiarato: “Norman
sorrideva sempre con entusiasmo e non c’era nulla che non potesse
far funzionare. Era gioioso e amichevole e un talento
enorme“.
Tra i molti contributi di Reynolds
ai franchise a cui ha lavorato, c’è la scultura dell’iconico idolo
d’oro che l’Indiana Jones di Harrison Ford tenta
di rubare durante la scena di apertura de I predatori dell’arca
perduta. Reynolds ha basato l’idolo su una scultura della
fertilità inca che aveva raccolto in un viaggio all’estero.
“L’eredità di questo lavoro si estende da film e serie a
videogiochi, intrattenimento coinvolgente ed esperienze nei parchi
a tema“, ha affermato LucasFilm LTD. “In ogni dettaglio
del design spaziale di Star
Wars c’è il lavoro fondamentale svolto da Reynolds e dai suoi
colleghi“.
E proprio per il primo Star
Wars Reynolds ha ricevuto il suo primo Oscar per la miglior
scenografia, nel 1978. Reynolds ha poi vinto il suo secondo Oscar
per il già citato I predatori dell’arca perduta. In
seguito, si è distinto per aver lavorato alle scenografie di film
come, tra gli altri, L’impero colpisce ancora (1980),
Il ritorno dello Jedi (1983), Piramide di paura
(1985), Nel fantastico mondo di Oz (1985), L’impero
del sole (1987), Alien³ (1992), Alive
(1993), Mission: Impossible (1996) e L’uomo
bicentenario (1999).
Stando a quanto riportato da
Deadline, la star di The Last of
UsBella Ramsey è
stata scelta per recitare nel dramma in costume per metà storico e
per metà immaginario dal titolo Monstrous Beauty,
in un ruolo che la vedrà interpretare un drammaturgo emergente
coperto di capelli a causa di una rara condizione. Insieme alla
Ramsey, il cast include anche Dominic West
(The
Crown), Ruth Negga
(Loving) e Fiona Shaw (Killing
Eve). Un poster pubblicato insieme all’annuncio mostra uno
sfondo colorato con il personaggio della Ramsey incorniciato e con
un velo bianco che le copre la testa.
Monstrous Beauty è stato
scritto e sarà diretto da Romola Garai, segnando
la sua seconda incursione nel cinema dopo il film horror del 2020,
Amulet. Prima di immergersi nel mondo della regia, Garai è
però forse meglio conosciuta per i suoi ruoli in film d’epoca tra
cui Espiazione e Vanity Fair. Per questo suo
nuovo film, Garai modellerà dunque la finzione con la realtà.
Stando alla prima sinossi rilasciata, Monstrous Beauty
sarà ambientato nel 17° secolo e racconterà, come già
accennato, la storia di Barbara Field (Ramsey),
una contadina nata con una rara condizione che la rende ricoperta
di capelli. Barbara è però adeguatamente istruita e, per questo
arriva ad occupare un posto alla corte del re Carlo
II (West) come “meraviglia
naturale“.
Incontrando altri con
caratteristiche fuori dal comune, Barbara si sforzerà di essere
vista oltre il suo aspetto e per il suo talento di drammaturga. A
corte, incontra la famosa attrice Nell Gwyn
(Negga), un’amante del re, che vuole dimostrare a Carlo che c’è di
più in una persona oltre che il suo aspetto. Usando le sue nuove
conoscenze, Barbara otterrà allora l’aiuto del famoso drammaturgo
Aphra Behn (Shaw) per aiutarla a mettere in scena
uno spettacolo per cambiare le opinioni del pubblico. Ad ora, non è
stata fissata alcuna data di uscita per Monstrous Beauty,
ma è possibile dare un’occhiata al primo poster del film qui
sotto.
Basato sul videogioco
Naughty Dog, la prima stagione di The Last of
Us ha seguito il viaggio di Joel
(Pedro Pascal) ed Ellie
(Bella Ramsey) attraverso gli Stati Uniti
post-apocalittici. Un viaggio che continuerà con la seconda
stagione. Tale adattamento del videogioco ha infatti riscontrato un
grandissimo successo, spezzando finalmente la cosiddetta
maledizione dei videogiochi trasposti al cinema o in televisione.
Tra i suoi più grandi fan vi è anche l’attore Jack Black,
attualmente al centro delle attenzioni per aver dato voce al
personaggio Bowser nel film Super Mario Bros. – Il
film, un altro apprezzato adattamento del noto
videogioco.
Proprio a riguardo, Black
recentemente parlato alla BBC dell’ascesa degli adattamenti dei
videogiochi. L’attore, grande fan di questa forma d’arte, ha citato
proprio il successo di The Last of Us come prova che gli
adattamenti dei videogiochi possono funzionare bene. Tuttavia,
Black pensa che Red Dead Redemption possa
rivelarsi ancora migliore. “Sono un fan degli adattamenti, se
fatti bene. The Last of Us è stato fantastico. E la cosa pazzesca è
quanto sia fedele al materiale originale.” – ha affermato
Black – “E ci sono alcuni fantastici giochi che devono ancora
essere esplorati in televisione o al cinema. Forse ci sarà un film
su Red Dead Redemption? Dovrebbe esserci, perché penso che abbia
una storia altrettanto buona o ancora migliore di The Last of
Us”.
Il franchise Red Dead di
Rockstar comprende attualmente due episodi
principali, Red Dead Redemption del 2010 e il suo prequel
Red Dead Redemption 2 del 2018. Entrambi sono stati
accolti con grande successo di critica e commerciale e, come
The Last of Us, sono considerati tra i migliori
videogiochi di tutti i tempi. Red Dead è dunque stato
visto subito come un potenziale adattamento televisivo o
cinematografico a causa dei suoi personaggi ben sviluppati, del
gameplay coinvolgente, del mondo espansivo e della storia
avvincente. Il potenziale problema è però che non ha una trama
coesa, il che rappresenta una grossa sfida nell’adattarlo in modo
soddisfacente. Bisognerà dunque vedere se il successo di The
Last of Us riuscirà ad aprire le porte anche a questo altro
atteso adattamento.