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Robert Finster: 10 cose che non sai sull’attore

Robert Finster: 10 cose che non sai sull’attore

Attualmente divenuto noto per il suo ruolo da protagonista nella serie Freud, l’attore Robert Finster, partito dall’Austria, si sta lentamente facendo notare all’interno dell’industria statunitense. Pur avendo ancora pochi titoli all’interno della sua filmografia, Finster sembra infatti avere tutte le carte in regola per affermarsi come interprete. Ecco 10 cose che non sai di Robert Finster

Robert Finster fidanzata

Robert Finster: la filmografia dell’attore

10. È il protagonista di una serie TV. Dopo aver recitato in alcuni prodotti televisivi austriaci, l’attore ottiene un’iniziale notorietà recitando in alcuni episodi della serie Walking of Sunshine (2019) e SOKO – Misteri tra le montagne (2019). La vera notorietà arriva però grazie alla serie Netflix Freud, dove l’attore ricopre il ruolo del celebre Sigmund Freud alle prese con un misterioso omicidio, al suo fianco l’attrice Ella Rumpf.

9. Ha recitato in alcuni film cinematografici. Il debutto cinematografico avviene per l’attore con il film austriaco Krieg, thriller ambientato all’interno di un misterioso bosco dove un uomo dovrà confrontarsi con uno sconosciuto nemico. Finster torna poi al cinema con Kaviar (2019), di genere commedia, dove l’attore ricopre il ruolo del personaggio di nome Don.

Robert Finster non è su Instagram

8. Non possiede un account personale. Attualmente l’attore non è presente sul social network Instagram, ma è qui è invece possibile trovare una fan page seguita da 25,7 mila persone. All’interno di questa vengono continuamente pubblicate foto dell’attore, il più delle volte colto durante le pause dal set della serie Freud. Non mancano poi anche aggiornamenti circa i suoi progetti.

Robert Finster: chi è la sua fidanzata

7. È molto riservato. Ancora relativamente sconosciuto ai più, l’attore ha pertanto potuto mantenere piuttosto riservata la propria vita privata. Non si hanno infatti notizie sul suo stato sentimentale, e l’assenza dai social network dell’attore non contribuisce a rispondere alla domanda se sia fidanzato o meno.

Robert Finster: dove vive

6. Risiede in una nota capitale europea. Anche se attualmente sta conoscendo una fama più internazionale, l’attore è ancora ufficialmente residente a Vienna, in Austria. Qui è solito dedicarsi ad alcuni dei suoi hobby, come lo snowboard e la guida di moto.

Robert Finster Freud

Robert Finster è Freud

5. È il suo primo ruolo da protagonista. Con la serie Freud, l’attore ricopre per la prima volta nella sua carriera il ruolo da protagonista. La serie è il primo progetto congiunto tra Netflix e la casa di produzione austriaca ORF. Queste, nel ricercare il giusto attore, hanno selezionato alcuni dei migliori interpreti dell’Austria, e infine Finster è risultato il più idoneo sia per somiglianza che bravura attoriale.

4. Ha praticato l’ipnosi. Per poter comprendere meglio il personaggio e il suo mondo, l’attore ha affermato di essersi sottoposto a diverse sedute di ipnosi. Finster ha così avuto modo di sperimentare tale pratica così da poterla replicare con più realismo durante la recitazione.

3. È attratto dall’aspetto dark della serie. Durante le riprese l’attore ha potuto realmente rendersi conto dell’atmosfera sinistra e irrazionale del progetto, e ciò lo ha attratto sempre di più permettendogli di entrare ancora meglio nella mente del personaggio. Per Finster, Freud è la diretta espressione della mente del protagonista, che rende complicato capire quale percorso si sta seguendo.

2. È intimorito dal successo della serie. L’attore ha affermato che il pensiero che la serie di cui è protagonista potrà essere vista in tutto il mondo va oltre ogni sua immaginazione, e che una simile consapevolezza può portare a montarsi la testa. Per questo Finster ha dichiarato che il suo obiettivo è cercare di reprimere questo pensiero e concentrarsi invece sul proprio lavoro.

Robert Finster: età e altezza

1. Robert Finster è nato a Bruck an der Mur, in Austria, il 10 marzo 1984. L’attore è alto complessivamente 182 centimetri.

Fonte: IMDb

Ella Rumpf: 10 cose che non sai sull’attrice

Ella Rumpf: 10 cose che non sai sull’attrice

La giovane attrice francese Ella Rumpf ha ancora pochi titoli all’attivo nella sua filmografia, ma in breve tempo ha saputo affermarsi per la sua partecipazione a film e serie TV di buon successo. Ad oggi la Rumpf è considerata uno dei volti più promettenti della sua generazione, nonché uno dei nomi su cui scommettere per il futuro della recitazione. Ecco 10 cose che non sai di Ella Rumpf.

Ella Rumpf instagram

Ella Rumpf: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in film per il cinema. La grande occasione per l’attrice arriva nel 2016, quando viene scelta per ricoprire il ruolo di Alexia, una delle protagoniste del film horror Raw – Una cruda verità. Il film le permette di raggiungere una buona notorietà, che la porterà a recitare anche nei lungometraggi L’ordine divino (2017) e Tiger Girl (2017), di cui è protagonista. Prossimamente reciterà invece nel film Beast (2020), ricoprendo un ruolo di rilievo.

9. Ha preso parte ad una nota serie TV. Nel 2020 l’attrice raggiunge ulteriore popolarità recitando nella serie Netflix Freud, accanto all’attore Robert Finster. Qui la Rumpf ricopre il ruolo di Fleur Salomé, protagonista femminile della storia. Tornerà a recitare per il piccolo schermo nell’attesa serie Tokyo Vice, con protagonista Ansel Elgort.

8. Ha ricevuto un importante riconoscimento. In occasione del Festival Internazionale di Berlino l’attrice viene premiata come Shooting Star, ovvero come astro nascente del panorama cinematografico. Questo premio le permette ancor di più di porre su di sé i riflettori di tale settore, imponendosi all’attenzione dei produttori.

Ella Rumpf è su Instagram e Twitter

7. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 35,3 mila persone. All’interno di questo la Rumpf è solita condividere diverse fotografie, da quelle scattate in momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi, a quelle ritraenti luoghi da lei visitati. Non mancano ovviamente anche immagini promozionali dei suoi progetti da interprete.

6. Ha un profilo su Twitter. L’attrice è presente anche sul noto social network, dove ha tuttavia un numero più esiguo di follower, attualmente pari a 1,7 mila. Su Twitter la Rumpf è tuttavia solita condividere post riguardanti i suoi progetti, ma anche curiosità o notizie di attualità.

Ella Rumpf Freud

Ella Rumpf: chi è il suo fidanzato

5. È molto riservata. Con la crescente popolarità degli ultimi anni l’attrice ha cercato di non mischiare vita privata e vita sentimentale, cercando di tenere quest’ultima il più riservata possibile. Anche se presente su diversi social network, la Rumpf non ha infatti mai rilasciato informazioni a riguardo, rendendo attualmente difficile stabilire se sia fidanzata o meno.

Ella Rumpf in Freud

4. È la protagonista femminile della serie. All’interno della serie Netflix Freud, l’attrice ricopre il ruolo di Fleur Salomé, giovane ragazza che venuta a conoscenza delle doti mediche di Freud chiederà a questi aiuto per poter uscire dallo stato di possessione che la perseguita. Attraverso il suo processo di ipnosi, verranno così svelati alcuni dei principali misteri che avvolgono la storia narrata nella serie.

3. Ha stretto un ottimo rapporto con il protagonista. Al momento delle riprese della serie l’attrice ha fatto la conoscenza di Robert Finster, attore austriaco che ricopre il ruolo di Sigmund Freud. Con lui l’attrice ha da subito stretto un’ottima sintonia, ma i due hanno anche stabilito di non parlarsi troppo per mantenere la distanza prevista dai loro rispettivi personaggi.

2. Ha affrontato molte sfide durante le riprese. Freud è una serie ricca di mistero, e spesso agli stessi attori non era chiaro quali strade si stessero percorrendo. La Rumpf ha infatti affermato di essersi più volte sentita disorientata e sorpresa, e che ogni scena da girare era una sfida per via dell’imprevedibilità del progetto. Questo è stato tuttavia anche l’aspetto più stimolante del lavorare alla serie.

Ella Rumpf: età e altezza

1. Ella Rumpf è nata a Parigi, in Francia, il 4 febbraio 1995. L’attrice è alta complessivamente 167 centimetri.

Fonte: IMDb

Jesse Williams: 10 cose che non sai sul’attore

Jesse Williams: 10 cose che non sai sul’attore

Noto attore televisivo, Jesse Williams ha raggiunto la notorietà grazie alla sua partecipazione alla serie Grey’s Anatomy. Negli anni ha poi ampliato la propria filmografia recitando anche per film cinematografici, al fianco di importanti attori e registi. Ecco 10 cose che non sai di Jesse Williams.

Jesse Williams fisico

Jesse Williams: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri serie TV. Williams esordisce sul piccolo schermo recitando in alcuni episodi di serie come Law & Order – I due volti della giustizia (2006), Greek – La confraternita (2008) e Beyond the Break – Vite sull’onda (2006-2009). Il vero successo arriva però grazie al ruolo del dottor Jackson Avery nella serie Grey’s Anatomy, dove dal 2009 recita accanto ad attori come Chandra Wilson e James Pickens Jr..

9. Ha preso parte a film cinematografici. L’attore debutta sul grande schermo nel 2008 con il film 4 amiche e un paio di jeans 2, con le attrici America Ferrera e Blake Lively. Successivamente recita in Brooklyn’s Finest (2009), con Richard Gere, e Quella casa nel bosco (2012), con Chris Hemsworth. Nel 2013 è poi il reverendo James Lawson nel film The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca, che vanta un cast comprendente attori come Robin Williams, Forest Whitaker, Vanessa Redgrave e Alan Rickman.

Jesse Williams è su Instagram

8. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 5,7 milioni di persone. All’interno di questo l’attore è solito condividere fotografie scattate in momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi, ma molte sono anche le curiosità o le immagini promozionali dei progetti a cui Williams prende parte.

Jesse Williams: chi è sua moglie

7. È stato sposato. Nel 2012 l’attore annuncia le nozze con Aryn Drake-Lee, con cui era fidanzato già da tempo. I due danno alla luce anche due figli, ma nel 2017 annunciano il divorzio, senza fornire motivazioni ufficiali. Da quel momento Williams ha prima avuto una relazione con l’attrice Minka Kelly, nota per la serie TV Fryday Night Lights, mentre attualmente frequenta la ballerina Taylour Paige.

Jesse Williams in Detroit

6. Ha recitato per un videogioco. Nel 2018 Williams si presta come attore per il videogioco Detroid: Become Human, dove ricopre il personaggio di Markus. Ambientata nel 2038, la storia ruota intorno alle vicende di tre diversi Android, uno dei quali è quello interpretato dall’attore, il quale è caratterizzato dall’essere un avanzatissimo prototipo di assistente militare.

Jesse Williams Greys Anatomy

Jesse Williams in Grey’s Anatomy

5. Recita nella nota serie televisiva. L’attore compare per la prima volta nel ruolo di Jackson Avery nell’episodio Invasione della sesta stagione. Inizialmente era previsto come guest star, ma a partire dalla settima stagione diventa membro fisso del cast principale. Inizialmente il suo personaggio viene descritto come il bello senza cervello, ma nel corso della storia questi farà del suo meglio per migliorare come medico.

4. Stava per lasciare la serie. Per via di un attuale impegno nel suo primo spettacolo teatrale a Broadway, l’attore temeva di dover lasciare la serie, impossibilitato a gestire entrambe le cose. Per venire incontro alle sue esigenze, tuttavia, i produttori riorganizzarono il calendario delle riprese così da permettergli di poter prendere parte ad entrambi i progetti, continuando così a recitare nella celebre serie.

3. È particolarmente fiero del suo personaggio. Williams ha affermato di essere particolarmente legato al suo personaggio per via del suo essere un semplice essere umano. L’attore ha infatti insistito affinché questi venisse costruito in modo semplice, libero da stereotipi e con la capacità di sbagliare e apprendere dai propri errori.

Jesse Williams: il suo fisico

2. È appassionato di sport. Da sempre l’attore è noto per la sua prestanza fisica, che in più occasioni gli ha fatto guadagnare le attenzioni del pubblico. Williams, infatti, è solito allenarsi in modo costante, anche per via della sua grande passione verso lo sport. In particolare, è un grande appassionato di baseball, e nel corso degli anni ha avuto modo di sfoggiare le sue doti partecipando a diverse partite di beneficenza.

Jesse Williams: età e altezza

1. Jesse Williams è nato a Chicago, nell’Illinois, Stati Uniti, il 5 agosto 1981. L’attore è alto complessivamente 185 centimetri.

Fonte: IMDb

 

Caterina Scorsone: 10 cose che non sai

Caterina Scorsone: 10 cose che non sai

Nota attrice televisiva, Caterina Scorsone si è negli anni guadagnata una buona fama partecipando a popolari serie televisive che le hanno permesso di affermarsi presso il grande pubblico. Apparsa anche sul grande schermo, la Scorsone ha potuto dar prova di possedere una buona versatilità, raggiungendo un notevole status all’interno dell’industria. Ecco 10 cose che non sai di Caterina Scorsone.

Caterina Scorsone figli

Caterina Scorsone: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri serie televisive. Nota per i suoi ruoli per il piccolo schermo, negli anni l’attrice ha preso parte a serie come Piccoli brividi (1995-1998), The Associates (2002) e Missing (2003-2006), di cui è protagonista. Successivamente recita in Crash (2008-2009), Castle (2009), Private Practice (2010-2013) e Grey’s Anatomy, dove dal 2010 ricopre il ruolo della Dr. Amelia Shepherd, recitando accanto agli attori Chandra Wilson e James Pickens Jr.

9. Ha partecipato a film per il cinema. L’attrice debutta sul grande schermo con il film College femminile (1998), con protagonista Kirsten Dunst. Successivamente appare anche in Il terzo miracolo (1999), con Ed Harris, Fuori controllo (2010), con Mel Gibson, e The Novembre Man (2014), con Pierce Brosnan e Olga Kurylenko.

Caterina Scorsone è su Instagram

8. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 2,5 milioni di persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie scattate in momenti di svago, con amici o colleghi, ma anche foto di luoghi da lei visitati. Non manncano poi anche immagini promozionali dei suoi progetti da interprete.

Caterina Scorsone ha origini italiane

7. È figlia di un italiano. Come il nome e il cognome dell’attrice può suggerire, pur essendo nata a Toronto la Scorsone ha origini italiane. È infatti figlia di Bruno Antonio Scorsone, divenuto noto per essere il direttore esecutivo dell’organizzazione The Good Neighbours. In più occasioni l’attrice ha espresso il proprio amore verso il Bel Paese, da lei visitato in più occasioni.

Caterina Scorsone: marito e figli

6. È sposata. Nel 2009 l’attrice sposa Rob Giles, membro della band The Rescues, con cui si frequentava già da tempo. La coppia ha poi dato alla luce la loro primogenita nel 2012. Pochi anni dopo, nel 2016 annunciano invece la nascita della secondogenita, mentre tramite il proprio account Instagram nel dicembre del 2019 annuncia la nascita della terza figlia.

Caterina Scorsone Grey's Anatomy

Caterina Scorsone in Grey’s Anatomy

5. È tra le protagoniste della serie. Dopo essere comparsa in diverse occasioni come guest star della serie Grey’s Anatomy, l’attrice è stata annunciata come nuovo membro del cast fisso a partire dal 2014. Qui ricopre il ruolo della dottoressa Amelia Shepard, sorella del noto personaggio Derek Shepherd, interpretato dall’attore Patrick Dempsey fino all’undicesima stagione.

4. Il suo personaggio è stato adattato alle esigenze dell’attrice. Durante il set del serie, l’attrice è rimasta incinta del secondo e poi del terzo figlio. Per permetterle di continuare a recitare finché possibile, il suo personaggio è stato adattato a queste esigenze, seguendo una linea narrativa che prevedeva anche la sua gravidanza.

3. Ha interpretato il ruolo anche per uno spin-off. L’attrice ha inizialmente interpretato il ruolo anche per la serie Private Practice, spin-off di Grey’s Anatomy, comparendo nella terza stagione. Divenuto popolare, il suo personaggio è poi stato promosso a protagonista della serie principale a partire dal 2014.

Caterina Scorsone e sua figlia Arwen

2. Porta sua figlia con sé sul set. Dopo aver dato vita alla terza figlia, nel dicembre del 2019, l’attrice ha subito ripreso a lavorare nella celebre serie, portando con sé la neonata. La Scorsone ha infatti affermato che il set di Grey’s Anatomy è come una seconda famiglia per lei, ed è un ambiente che supporta la donna tanto nel lavoro di interprete quanto in quello di mamma.

Caterina Scorsone: età e altezza

1. Caterina Scorsone è nata a Toronto, in Canada, il 16 ottobre 1981. L’attrice è alta complessivamente 163 centimetri.

Fonte: IMDb

Jennifer Carpenter: 10 cose che non sai sull’attrice

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Jennifer Carpenter: 10 cose che non sai sull’attrice

Celebre per il suo ruolo nella serie televisiva Dexter, l’attrice Jennifer Carpenter si è distinta anche sul grande schermo, comparendo in alcuni noti film degli ultimi anni. Grazie a ciò ha potuto conquistare il favore della critica e del pubblico, costruendosi un proprio status all’interno dell’industria audiovisiva. Ecco 10 cose che non sai di Jennifer Carpenter.

Jennifer Carpenter Dexter

Jennifer Carpenter: i suoi film e le serie TV

10. È nota per i suoi ruoli televisivi. Tra i primi ruoli dell’attrice, e senza dubbio quello che le ha permesso di diventare popolare, vi è quello di Debra Morgan nella serie Dexter, dove recita dal 2006 al 2013 accanto all’attore protagonista Michael C. Hall. Successivamente partecipa ad un episodio della serie The Good Wife (2011), per poi ricoprire un ruolo di maggior rilievo nella serie Limitless (2015-2016).

9. Ha recitato in film per il cinema. L’attrice debutta sul grande schermo con il film People Are Dead (2002), per poi comparire in D.E.B.S. – Spie in minigonna (2004), Last Days of America (2005) e The Exorcism of Emily Rose (2005), con cui ottiene una buona notorietà. Successivamente continua ad apparire in film come Battle in Seattle (2007), Quarantena (2008), Faster (2010), con Dwayne Johnson, Solo per vendetta (2011), con Nicolas Cage, Gone (2012), con Amanda Seyfried, The Factory – Lotta contro il tempo (2012), The Devil’s Hand (2014), Cell Block 99 – Nessuno può fermarmi (2017), con Vince Vaugh, e Dragged Across Concrete (2018), con Mel Gibson.

8. Ha ottenuto importanti riconoscimenti. Grazie al suo ruolo nell’acclamata serie Dexter, l’attrice ha ricevuto quattro nomination agli Screen Actors Guild Awards per il miglior cast di una serie televisiva drammatica, una nomination ai Critics Choice Television Awards come miglior attrice non protagonista, e ben otto nomination agli Academy of Science Fiction, Fantasy & Horror Films, vincendo il premio come miglior attrice non protagonista nel 2009.

Jennifer Carpenter è su Instagram

7. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 107 mila persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie scattate in momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi. Non mancano però anche curiosità varie e immagini promozionali dei suoi progetti da interprete.

Jennifer Carpenter: chi è suo marito

6. Ha sposato un suo collega. A gran sorpresa, poiché la loro relazione non era mai stata ufficializzata, nel dicembre del 2008 l’attrice annuncia il matrimonio con l’attore Michael C. Hall, suo collega nella serie Dexter, dove interpretano due fratelli. Tuttavia, la loro unione non dura a lungo, e a fine 2010 i due si separano per divorziare poi ufficialmente nel 2011. Nonostante ciò, sono rimasti in buoni rapporti e hanno continuato a lavorare insieme.

Jennifer Carpenter Emily Rose

Jennifer Carpenter in Dexter

5. Aveva una battuta ricorrente. Nel corso delle otto stagioni che compongono la serie, l’attrice pronuncia la parola “fuck” per un totale di 996 volte, molte più di qualunque altro suo collega. Infatti, il suo personaggio è noto all’interno della serie per pronunciare più imprecazioni anche dei protagonisti maschili. Tale conteggio è stato eseguito dai fan dell’attrice, accortisi della ricorrenza di tale battuta.

4. Era particolarmente legata al suo personaggio. L’attrice ha sempre dichiarato di essere rimasta molto affezionata al ruolo, e in particolare è lieta di aver potuto portare in televisione un personaggio femminile lontano dai soliti stereotipi, e che anzi aiuta ad infrangerli in favore di una maggior varietà di ruoli per attrici sul piccolo schermo.

Jennifer Carpenter è Emily Rose

3. Convinse subito il regista ad affidarle il ruolo. Nel film The Exorcism of Emily Rose, l’attrice interpreta proprio la donna del titolo, posseduta dal demonio. Al momento del suo provino, l’attrice risultò così convincente che anche il regista si spaventò per la sua performance, decidendo di affidarle subito il ruolo. A colpirlo in particolare fu l’espressione di lei definita “l’urlo silenzioso”.

2. Si è preparata in un modo insolito. Per riuscire ad interpretare una ragazza in piena possessione demoniaca, l’attrice ha passato numerose ore chiusa in una stanza piena di specchi, provando differenti posture del corpo ed espressioni del volto, per trovare quella che potesse risultare più spaventosa per l’occasione. Questo lavoro sulla fisicità le ha permesso di evitare che si ricorresse ad effetti speciali, potendo eseguire da sé le tremende contorsioni richieste.

Jennifer Carpenter: età e altezza

1. Jennifer Carpenter è nata a Louisville, in Kentucky, Stati Uniti, il 7 dicembre 1979. L’attrice è alta complessivamente 174 centimetri.

Fonte: IMDb

 

Paige Spara: 10 cose che non sai sull’attrice

Paige Spara: 10 cose che non sai sull’attrice

La giovane attrice Paige Spara vanta ancora solo pochi titoli nella propria filmografia, ma questi le sono bastati per ottenere una buona notorietà all’interno dell’industria. In particolare, è nota per il suo ruolo nella serie The Good Doctor, dove negli ultimi anni ha ricoperto il ruolo che l’ha resa popolare. Ecco 10 cose che non sai di Paige Spara.

Paige Spara Instagram

Paige Spara: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in un nota serie TV. Dopo essere comparsa per la prima volta sul piccolo schermo con la serie Kevin From Work (2015), dove ricopriva il ruolo di Audrey, l’attrice è diventata nota per il personaggio di Lea Dilallo in The Good Doctor (2017-in corso), serie di genere medical drama dove recita accanto al protagonista Freddie Highmore.

9. Ha preso parte a film per il cinema. Il debutto cinematografico per l’attrice avviene con un piccolo ruolo nel film 40 sono i nuovi 20 (2017), con protagonista Reese Witherspoon. Qui la Spara ha ricoperto il ruolo di una barista. È poi apparsa anche nel film comico She’s in Portland (2020), nel ruolo di Mallory.

Paige Spara è su Instagram

8. Ha un account personale L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 241 mila persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere foto ritraenti momenti di svago, ma anche piccole curiosità quotidiani o luoghi da lei visitati. Non mancano inoltre anche immagini promozionali dei suoi progetti da interprete.

7. Condivide il suo profilo con suo particolare compagno di viaggio. La descrizione del profilo dell’attrice riporta che questo è in particolare dedicato alle avventure che la Spara vive insieme al suo fedele cane di nome Sal. Numerose sono infatti le foto che li ritraggono insieme a casa o in giro in diverse situazioni, dando vita ad una vera e propria coppia da social network.

Paige Spara: la sua vita privata

6. È molto riservata. Nel corso degli anni l’attrice ha evitato ogni fuga di notizie circa la sua vita privata. La Spara cerca infatti di mantenere ben separate vita lavorativa e sentimentale, e nulla si sa riguardo quest’ultima. Anche visitando il profilo Instagram dell’attrice non è possibile ritrovare alcun indizio di una probabile relazione o frequentazione.

Paige Spara The Good Doctor

Paige Spara in The Good Doctor

5. È tra le protagoniste della serie. In The Good Doctor l’attrice ricopre il ruolo di Lea Dilallo, interesse amoroso del protagonista. I due personaggio instaureranno un turbolento percorso che li porterà prima ad essere distanti, poi coinquilini e infine una vera e propria coppia. Il personaggio era inizialmente soltanto ricorrente nella prima stagione, ma entra a far parte del cast principale a partire dalla seconda stagione.

4. È stata difesa da alcuni fan. Durante la terza stagione della serie il rapporto tra i due personaggi protagonisti si fa più intenso sfociando nella relazione. Tuttavia, quando Shaun espone i propri sentimenti, Lea si dice non pronta, lasciandolo con il cuore spezzato. Numerosi spettatori sono rimasti delusi da tale risvolto, attaccando il personaggio. Una buona parte di fan ha però preso le difese dell’attrice e del personaggio, elogiandone la consapevolezza dei suoi limiti.

3. È entusiasta dell’episodio in questione. La puntata dove i due personaggi arrivano ad un punto di svolta emotivo è stata diretta da Freddie Highmore, che recita anche nel ruolo di Shaun. L’attrice ha dichiarato di essere stata particolarmente contenta che ci fosse lui dietro la macchina da presa per quell’occasione, poiché vivendo dall’interno il conflitto tra i due personaggi Highmore era la persona giusta per esaltarne il rapporto tramite la regia.

2. Ammira molto il suo personaggio. L’attrice ha dichiarato di essere particolarmente entusiasta di poter interpretare e crescere con questo ruolo, poiché ritiene che Lea si stata scritta per figurare come un normale essere umano, con tutti i suoi pregi e difetti. Portare in scena tali fragilità è per la Spara un’occasione che non avviene spesso.

Paige Spara: età e altezza

1. Paige Spara è nata a Washington, in Pennsylvania, Stati Uniti, il 9 agosto 1989. L’attrice è alta complessivamente 156 centimetri.

Fonte: IMDb

Giacomo Gianniotti: 10 cose che non sai sull’attore

Giacomo Gianniotti: 10 cose che non sai sull’attore

Naturalizzato canadese, l’attore Giacomo Gianniotti è oggi celebre come attore televisivo statunitense, grazie alla sua partecipazione a note serie TV. Apparso anche in alcuni titoli cinematografici, l’interprete ha potuto dar prova di una buona versatilità, conquistando le attenzioni e l’affetto di numerosi spettatori Ecco 10 cose che non sai di Giacomo Gianniotti.

Giacomo Gianniotti moglie

Giacomo Gianniotti: i suoi film e le serie TV

10. Recita in una celebre serie televisiva. Dopo aver inizialmente recitato per il piccolo schermo in alcuni episodi di serie come Medicina generale (2010), Beauty and the Beast (2013), Cooper (2013), e Reign (2014), ottiene maggior notorietà grazie al ruolo di Leslie Garland in I misteri di Murdoch (2013-2014), per poi comparire anche in Selfie (2014). Recita poi anche in Marilyn: la vita segreta (2015) e Backpachers (2015). La consacrazione avviene però grazie a Grey’s Anatomy, dove dal 2015 ricopre il ruolo del dottor Andrew DeLuca, recitando accanto ad attori come Ellen Pompeo, Patrick Dempsey, Chandra Wilson, Jesse Williams, Caterina Scorsone e James Pickens Jr. Nel 2018 recita anche in alcuni episodi di Station 19, con Jaina Lee Ortiz.

9. Ha preso parte a film per il cinema. Nel corso della sua carriera l’attore compare anche in alcuni film per il grande schermo. Il primo di questi è La bomba (1999), con Alessandro GassmannRocco Papaleo.  Ottiene poi il ruolo di Sam Stoller in Race – Il colore della vittoria (2016), dove recita accanto agli attori Jason Sudeikis, Jeremy Irons e William Hurt. Nel 2018 è invece tra i protagonisti dei film indipendenti Azzurro, Edging e Acquainted. Nel 2019 è invece Kris in The Cuban.

8. Ha ricoperto il ruolo di produttore. Recentemente Gianniotti ha lasciato i soli panni dell’interprete per ricoprire anche quelli del produttore. Lo ha fatto in particolare per i film Azzurro e Acquainted, di cui è protagonista. Si tratta di due film indipendenti, nei quali l’attore credeva a tal punto da mettersi in gioco in tale ruolo affinché venissero realizzati.

Giacomo Gianniotti è su Twitter

7. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Twitter con un profilo che vanta un totale di oltre 116 mila follower. All’interno di questo l’attore è solito ricondividere informazioni suoi progetti da interprete, come anche video e immagini legate a tale mestiere. Non mancano però anche curiosità condivise con i propri fan o propri pensieri sui fatti di attualità.

Giacomo Gianniotti: chi è sua moglie

6. È sposato. Nell’aprile del 2019 l’attore sposa la fidanzata Nichole Gustafson, truccatrice conosciuta sul set del film Azzurro. I due hanno organizzato la cerimonia a in Italia, e più precisamente a Villa Pocci, sulle sponde del lago di Castel Gandolfo, nel comune di Marino. All’evento hanno preso parte amici e collaboratori, arrivanti sin dagli Stati Uniti e dal Canada.

Giacomo Gianniotti Greys Anatomy

Giacomo Gianniotti è italiano

5. È nato in Italia. Come il nome e il cognome possono suggerire, Gianniotti è nato in Italia, a Roma. Sin da quando era giovanissimo, tuttavia, la famiglia si è trasferita però a Toronto, in Canada, dove Gianniotti è cresciuto ottenendo poi la cittadinanza. Prima di trasferirsi, però, aveva avuto una piccola parte all’età di dieci anni nel film La bomba.

Giacomo Gianniotti non è il doppiatore di sé stesso

4. Non doppia i propri ruoli per l’Italia. In molti si sono chiesti se, dato che l’attore parla un perfetto italiano, fosse lui a doppiare sé stesso per l’Italia nei ruoli ricoperti. In realtà così non è, e a prestargli la voce per la serie Grey’s Anatomy è stato Marco Vivio, meglio noto per essere il doppiatore di Chris Evans e Chris Pine. Giannotti ha tuttavia espresso il desiderio di poter un giorno fare da doppiatore per sé stesso.

Giacomo Gianniotti in Grey’s Anatomy

3. È diventato membro fisso del cast. L’attore è entrato a fare parte della celebre serie a partire dalla dodicesima stagione. Inizialmente il suo ruolo era classificato come “guest star”, ma infine ha acquisito sempre più spazio divenendo parte del cast principale. Ad oggi l’attore è apparso in circa 119 episodi.

2. La sua prima scena è stata particolarmente difficile. La prima scena che all’attore fu chiesto di girare prevedeva la sua uscita da un’ambulanza e numerose battute da dire in breve tempo, il tutto in un’unica ripresa. Per Gianniotti la paura di sbagliare era molta, ma grazie al supporto del regista e del cast lì presente ha saputo dimostrare le sue doti riuscendo in quanto richiesto.

Giacomo Gianniotti: età e altezza

1. Giacomo Gianniotti è nato a Roma, Italia, il 19 giugno 1989. L’attore è alto complessivamente 180 centimetri.

Fonte: IMDb

Sullivan Stapleton: 10 cose che non sai sull’attore

Sullivan Stapleton: 10 cose che non sai sull’attore

L’attore Sullivan Stapleton si è distinto negli anni per i suoi ruoli da duro in celebri film e serie TV. Passando con naturalezza dal grande al piccolo schermo, Stapleton è infatti riuscito a costruirsi una discreta fama e un buon seguito, che gli permettono ancora oggi di lavorare a pieno ritmo all’interno dell’industria. Ecco 10 cose che non sai di Sullivan Stapleton.

Sullivan Stapleton moglie

Sullivan Stapleton: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in alcune celebri serie TV. Nel corso della sua carriera l’attore ha conquistato una crescente popolarità partecipando ad episodi di serie come Neighbours (1998), Blue Heelers – Poliziotti con il cuore (1996-2003), The Secret Life of Us (2003-2005), con Joel Edgerton, Rush – Corsa all’oro (2008) e Satisfaction (2007-2009). È poi diventato noto grazie al ruolo del sergente Damien Scott nella serie Strike Back (2010-2018) e di Kurt Weller in Blindspot (2015-2019).

9. Ha preso parte a noti film. Dopo aver debuttato sul grande schermo con il film River Street – La frode (1996), l’attore partecipa a film come Al calare delle tenebre (2003), I ragazzi di dicembre (2007), con Daniel Radcliffe, The Condemned – L’isola della morte (2007), con Rick HoffmanAnimal Kingdom (2010), con Ben Mendelsohn e Guy Pearce, The Hunter (2011), con Willem Dafoe e Sam Neill, Gangster Squad (2013), con Sean Penn, e 300 – L’alba di un impero (2014), dove è protagonista accanto all’attrice Eva Green e Rodrigo Santoro. Nel 2017 torna al cinema con Renegades – Commando d’assalto.

Sullivan Stapleton è su Instagram

8. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 318 mila persone. All’interno di questo l’attore è solito condividere fotografie scattate in momenti di svago, di luoghi da lui visitati o di momenti quotidiani in compagnia di famigliari o amici. Non mancano inoltre anche immagini promozionali dei suoi progetti da interprete.

Sullivan Stapleton: chi è sua moglie

7. Ha sposato una sua collega. Sul set della serie Neighbours l’attore conosce Carla Bonner, con la quale intraprende una relazione sfociata poi nel matrimonio, tenuto per lo più lontano dai riflettori. Particolarmente riservati, i due evitano infatti di condividere dettagli della propria vita sentimentale. Tuttavia, annunciano nel 2007, dopo due anni e mezzo di unione, di essersi separati.

6. Ha una nuova compagna. Attualmente Stapleton frequenta l’attrice Alexis Kelley, nota per essere apparsa in serie come Master of None e Blacker. I due hanno in più occasioni confermato la propria relazione tramite alcuni post sui rispettivi profili Instagram. Nonostante ciò, anche loro si sono dimostrati attenti a cosa condividono, evitando di attirare troppo i riflettori sulla propria vita privata.

Sullivan Stapleton 300

Sullivan Stapleton in 300 – L’alba di un impero

5. Ha interpretato un celebre condottiero. Nel film 300 – L’alba di un impero, sequel del celebre 300 con Gerard Butler, l’attore ricopre il ruolo di Temistocle, politico e militare ateniese realmente vissuto tra il 530 e il 459 a.C. Il personaggio viene in particolare raffigurato nel corso della dura guerra che contrappose la Grecia alla Persia, guidata dal re Serse.

4. Ha firmato un contratto per più film. Nell’accettare il ruolo di protagonista del film, l’attore firmò un contratto che lo prevedeva come protagonista non solo di quel film, ma anche di un potenziale sequel. Il finale aperto lascia infatti spazio ad un terzo capitolo della trilogia. Ad oggi, tuttavia, non si hanno notizie in merito e per ora la produzione di un terzo capitolo non sembra essere in atto.

3. Ha dovuto perdere peso per il film. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, all’attore è stato chiesto di perdere circa dieci chili di grasso e muscoli, poiché dando vita ad un ateniese era necessario che risultasse più asciutto fisicamente. Gli ateniesi erano infatti notoriamente più esili rispetto agli spartani da un punto di vista fisico. Stapleton ha comunque dovuto esercitarsi per sfoggiare addominali scolpiti, richiesti per la parte.

2. Non si aspettava che il film fosse così dialogato. Nell’assumere il ruolo di Temistocle l’attore pensava che avrebbe dato vita per la maggior parte a scene di guerra e lotta, prevedendo dunque poche battute da dover recitare. Invece, poiché il suo personaggio è anche un noto politico, molte sono le scene di dialogo e contrattazione politica presenti nel film.

Sullivan Stapleton: età e altezza

1. Sullivan Stapleton è nato a Melbourne, Australia, il 14 giugno 1977. L’attore è alto complessivamente 185 centimetri.

Fonte: IMDb

 

Greg Germann: 10 cose che non sai sull’attore

Greg Germann: 10 cose che non sai sull’attore

Noto per aver preso parte ad alcune tra le più celebri serie degli ultimi anni, l’attore Greg Germann è oggi membro fisso di Grey’s Anatomy, grazie alla quale ha potuto consolidare la sua fama sul piccolo schermo. Negli anni Germann non ha però mancato di recitare anche per il cinema, recitando in alcuni popolari film.

Ecco 10 cose che non sai di Greg Germann.

Greg Germann Ally McBeal

Greg Germann: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri serie TV. L’attore ottiene una prima notorietà in televisione grazie alle serie Vietnam addio (1989-1990), Per amore della legge (1994-1995) e Ned and Stacey (1995-1997). Diventa poi popolare grazie al ruolo di Richard Fish in Ally McBeal, dove recita dal 1997 al 2002. Successivamente prende parte ad alcuni episodi di serie come Desperate Housewives (2006), con Eva LongoriaCSI: Scena del crimine (2009), House of Lies (2012), con Don CheadleLe regole del delitto perfetto (2014), con Viola Davis, e Limitless (2015-2016), con Jennifer CarpenterOttiene un ruolo di maggior rilievo grazie a C’era una volta (2016), dove è Ade, e Compagni di università (2017-2019), con Cobie Smulders. Dal 2017 ricopre invece il ruolo del dottor Thomas Koracick in Grey’s Anatomydove recita accanto agli attori Ellen Pompeo, Chandra Wilson James Pickens Jr. 

9. Ha preso parte ad alcuni film per il cinema. L’attore debutta sul grande schermo nel 1985 con il film Prostituzione, per poi recitare in La bambola assassina 2 (1990), Ancora una volta (1991), Sotto il segno del pericolo (1994), con Harrison Ford, Sweet November (2001), con Keanu Reeves, Ritorno dal paradiso (2001), Joe Somebody (2001), Friends with Money (2006), con Jennifer Aniston, Quarantena (2008), Colpi da maestro (2012)  e Duri si diventa (2015), con Will Ferrell e Kevin Hart.

8. Ha partecipato al doppiaggio di un noto film. Nel 2008 l’attore esordisce nel mondo del doppiaggio con il film d’animazione Bolt – Un eroe a quattro zampe. 48° Classico Disney, il film è incentrato su un cagnolino di nome Bolt che, dopo essere stato la star di una serie televisiva, si convince di avere dei superpoteri. Qui Germann dà voce all’agente di polizia presente nel film, recitando la sua parte accanto a John Travolta, che dà invece voce al protagonista.

Greg Germann: chi è sua moglie

7. Ha sposato un’attrice. Germann si è sempre dimostrato molto protettivo nei confronti della propria vita privata. Di questa si sa infatti molto poco. È noto, tuttavia, il suo matrimonio con l’attrice Christine Mourad, con la quale ha anche recitato nel film Friends with Money. I due hanno anche dato alla luce una figlia, nata nel 1997.

Greg Germann è Ade

6. Ha interpretato il dio degli inferi. L’attore è comparso per la prima volta in C’era una volta a partire dal dodicesimo episodio della quinta stagione. Qui ha portato in scena il personaggio di Ade, noto dio degli inferi che cerca di sfruttare a suo vantaggio ognuno degli altri personaggi. L’attore ha affermato di aver particolarmente apprezzato il personaggio, poiché non viene raffigurato come totalmente cattivo, ma è invece dotato di lati umani che lo rendono particolarmente tridimensionale.

Greg Germann Greys Anatomy

Greg Germann in Ally McBeal

5. Ha recitato in ogni episodio della serie. Germann è uno dei soli tre attori ad aver recitato in tutti i 112 episodi della serie. Qui ha ricoperto il ruolo di Richard Fish, uno degli avvocati che recluta la giovane protagonista per il proprio studio legale.

4. Non crede nel reboot della serie. Anche su ufficialmente conclusasi nel 2002, le voci intorno alla serie non hanno mai smesso di generare dibatti. Il principale di questi vedrebbe un reboot della serie sempre prossimo alla messa in produzione. Germann si è tuttavia dichiarato scettico a riguardo, affermando che non c’è bisogno di aggiungere nulla a quanto già raccontato poiché ritiene la serie perfetta così com’è.

Greg Germann in Grey’s Anatomy

3. È diventato parte del cast principale. Dopo essere comparso come guest star nelle stagioni 14 e 15 di Grey’s Anatomy, l’attore ha indossato il camice in modo continuo a partire dalla sedicesima stagione, riprendendo così il ruolo del dottor Thomas Koracick e divenendo parte del cast principale della serie. Ad oggi l’attore ha recitato in un totale di 43 episodi.

2. Il suo personaggio ha acquisito sempre più importanza. Volto relativamente nuovo della serie, l’attore ha espresso soddisfazione per il percorso che gli sceneggiatori hanno scritto per il suo personaggio, e che lo ha portato ad ottenere sempre più rilevanza all’interno della storia. Nel corso della sedicesima stagione, infatti, Koracick diventerà il capo del reparto di chirurgia.

Greg Germann: età e altezza

1. Greg Germann è nato a Houston, Texas, Stati Uniti, il 26 febbraio 1958. L’attore è alto complessivamente 178 centimetri.

Fonte: IMDb

 

Camilla Luddington: 10 cose che non sai sull’attrice

Camilla Luddington: 10 cose che non sai sull’attrice

Attrice cinematografica e televisiva, Camilla Luddington è negli anni divenuta celebre per i suoi ruoli in importanti titoli, come la serie Grey’s Anatomy. È inoltre conosciuta per essere la voce di un noto personaggio dei videogiochi, che ha permesso alla Luddington di estendere il proprio raggio d’azione all’interno dell’industria audiovisiva. Ecco 10 cose che non sai di Camilla Luddington.

Camilla Luddington Grey's Anatomy

Camilla Luddington: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri serie televisive. L’attrice debutta sul piccolo schermo recitando in un episodio della serie The Forgotten (2010), per poi acquistare ulteriore notorietà partecipando a CSI – Scena del crimine (2010), The Defenders (2011), Amici di letto (2011) e Californication (2012), dove recita nel ruolo di Lizzie. Nello stesso anno è in True Blood, dove ricopre il personaggio di Claudette condividendo la scena con l’attore Alexander Skarsgård. Dal 2012 ad oggi è invece divenuta celebre per il ruolo della dottoressa Jo Wilson in Grey’s Anatomy, dove recita accanto agli attori Ellen Pompeo, Chandra Wilson, James Pickens Jr., Jesse Williams e Caterina Scorsone.

9. Ha partecipato ad alcuni film per il cinema. Il primo ruolo cinematografico, seppur minore, per l’attrice arriva grazie al film Behaving Badly (2009), ma nel 2014 recita nel ruolo di June Abbott, protagonista di The Pact II, accanto all’attrice Caity Lotz. Nel 2017 recita invece nel film Quello che veramente importa, dove ricopre la parte di Cecilia.

8. È anche doppiatrice. Nel 2017 l’attrice viene scelta per dar voce al personaggio di Zatanna nel film d’animazione Justice League Dark, dove recita anche l’attrice Rosario Dawson, la quale ha prestato la voce a Wonder Woman. Dopo aver partecipato al doppiaggio anche di un episodio della celebre serie Robot Chicken (2019), la Luddington torna a ricoprire il ruolo di Zatanna nel film Justice League Dark: Apokolips War (2020), a cui partecipa anche l’attore Shemar Moore nel ruolo di Cyborg.

Camilla Luddington è su Instagram

7. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 3,3 milioni di persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie scattate durante momenti di svago o nel corso della propria quotidianità. Non mancano però anche immagini promozionali dei suoi progetti da interprete o che la ritraggono nel corso di eventi di gala.

Camilla Luddington: chi è suo marito

6. È molto riservata. L’attrice ha sempre affermato che non le piace condividere troppi dettagli riguardanti la propria vita privata, ma non ha mancato di rendere noto il proprio matrimonio con l’attore Matthew Alan. Questi è inoltre comparso nell’episodio ventiduesimo della tredicesima stagione di Grey’s Anatomyrecitando accanto alla moglie nel ruolo di David Fisher. La coppia annuncia poi, nel marzo del 2017, la nascita della prima figlia, mentre a fine 2019 rendono nota la seconda gravidanza dell’attrice.

Camilla Luddington Kate Middleton

Camilla Luddington è Tomb Raider

5. Ha dato voce al celebre personaggio. Nel 2013 l’attrice viene scelta per doppiare il personaggio di Tomb Raider nel nuovo videogioco a lei dedicato. La performance piacque tanto ai produttori quanto ai videogiocatori, che permisero al titolo di diventare un grande successo. Sull’onda di ciò, fu realizzato un sequel videoludico, intitolato Rise of the Tomb Raider (2015), dove l’attrice ha nuovamente dato voce alla protagonista.

4. Il personaggio è stato adattato alle sembianze dell’attrice. Per la prima volta nel franchise di Tomb Raider, le movenze del personaggio sono state basate sui reali movimenti dell’attrice che vi prestava anche la voce. La Luddington ha infatti dato vita ad una performance in motion capture per reandere più realistico il personaggio, il cui volto è inoltre stato formato sulle fattezze dell’attrice.

Camilla Luddington è Kate Middleton

3. Ha interpretato la celebre duchessa. Nel 2011 l’attrice interpreta Kate Middleton nel film televisivo William & Kate – Una favola moderna. Per interpretare tale ruolo l’attrice ha seguito alcuni particolari corsi per “diventare una principessa”, imparando i modi e i toni con cui i reali sono soliti esprimersi. Pur se generalmente accolto in modo negativo, il film ha permesso all’attrice di ottenere grande popolarità.

Camilla Luddington in Grey’s Anatomy

2. Ha raggiunto un ruolo centrale nella serie. L’attrice era comparsa in qualità di guest star nel corso della nona stagione della serie. Dato l’apprezzamento di pubblico nei confronti del suo personaggio, la Luddington è divenuta un membro fisso del cast a partire dalla decima stagione, dando così vita in modo più approfondito alla storia di Josephine Karev, il personaggio da lei ricoperto. Ad oggi l’attrice è comparsa in circa 188 episodi.

Camilla Luddington: età e altezza

1. Camilla Luddington è nata ad Ascot, in Inghilterra, il 15 dicembre 1983. L’attrice è alta complessivamente 165 centimetri.

Fonte: IMDb

Kirstie Alley: morta a 71 anni l’attrice di Senti chi parla

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Kirstie Alley: morta a 71 anni l’attrice di Senti chi parla

Kirstie Alley, che ha vinto un Emmy per Cin Cin, ha recitato in numerosi film tra cui la trilogia di Senti chi parla, famosissima in Italia, e ha continuato a dirigere Veronica’s Closet e ad apparire in numerosi show senza sceneggiatura, è morta di cancro, stando a quanto riferisce un post ufficiale sui suoi account social. Aveva 71 anni.

Alley ha ottenuto cinque nomination consecutive agli Emmy come attrice protagonista dal 1988 al 1993 per aver interpretato Rebecca Howe in Cin Cin, essendosi unita alla commedia della NBC alla sua sesta stagione dopo che la star originale Shelley Long se n’è andata. Ha vinto l’Emmy nel 1991. Alley ha anche vinto un Emmy per il suo ruolo da protagonista nel telefilm del 1994 David’s Mother ed è stata nominata nel 1998 per il suo ruolo da protagonista in Veronica’s Closet della NBC. Ha anche ricevuto una nomination agli Emmy per un ruolo secondario nella miniserie del 1997 L’Ultimo Padrino.

Cabinet of Curiosities: recensione della serie di Guillermo Del Toro

Cabinet of Curiosities di Guillermo del Toro (2022) è l’attesa serie curata dal regista de Il Labirinto del Fauno e La forma dell’acqua, il cui nome è da sempre uno dei “marchi” potenti del settore horror. In questo caso, tuttavia, Del Toro non ha diretto nessuno degli otto mediometraggi che compongono l’antologia di Netflix, che ha debuttato la settimana prima di Halloween dal martedì al venerdì, con una strategia inedita per la piattaforma.

Alla maniera di un Hitchcock in “Alfred Hitchcock Presents“, ma senza il suo umorismo nero e contagioso – o, meglio, alla maniera di un Rod Serling in “Mistero in galleria” – Guillermo del Toro ha scelto otto storie per la prima stagione di questa serie di sua creazione, introducendoci in ogni episodio al mobile antico del titolo, da cui estrae un oggetto legato alla storia che ci sta per raccontare.

Cabinet of Curiosities è un ritorno alle antologie classiche dal sapore vintage, in cui la mano di Del Toro – anche se da lontano – ha un riscontro visivo innegabile. Come nella sua micro-antologia Scary Stories to Tell in the Dark, predominano la fotografia scura, le scenografie elaborate e, inoltre, la maggior parte degli episodi incorpora qualche creatura, proprio quelle figure ambigue e inquietanti a cui Del Toro ha dedicato gran parte della sua filmografia.

Un frame di Cabinet of Curiosities

Cabinet of Curiosities: la trama degli otto episodi

Ad aprire l’antologia Cabinet of Curiosities è Lotto 36, basato su uno script originale di Guillermo del Toro. Racconta la storia di un uomo che cerca di non annegare nel suo mare di debiti. Un giorno, egli nota un magazzino pieno di oggetti misteriosi e crede che questa sia l’unica via d’uscita che porrà fine ai suoi problemi una volta per tutte. È diretto da Guillermo Navarro (Il padrino di Harlem). Il secondo episodio è invece I ratti del cimitero, che segue un ladro di tombe che mette gli occhi sulle ricchezze del nuovo arrivato nel cimitero, ma per metterci le mani sopra deve prima affrontare un labirinto di tunnel e… alcuni topi. Basato su un racconto di Henry Kuttner, è diretto da Vincenzo Natali (The Strain).

Passiamo poi a L’Autopsia, uno degli episodi più scioccanti della serie in cui un medico legale dovrà mettersi al lavoro su un gruppo di minatori morti in un’esplosione causata da un sospetto serial killer. Ma questa autopsia non sarà come se l’aspettava. L’episodio è diretto da David Prior (The Empty Man). Uno dei titoli più suggestivi dell’antologia è senza dubbio L’Apparenza, diretto da Ana Lily Amirpour (A Girl Walks Home Alone at Night), favola dark sugli standard di bellezza a cui le donne sono talvolta inutilmente sottoposte.

Il modello di Pickman e I sogni nella casa stregata sono gli episodi resi disponibili quest’oggi, entrambi adattamenti di racconti del celebre scrittore americano H. P. Lovecraft. Il primo è diretto da Keith Thomas e racconta la storia di uno studente d’arte che sembra avere visioni demoniache quando vede i dipinti di Crispin Glover. Il secondo parla di un giovane che appartiene a una società spirituale ed è ossessionato dall’idea di accedere all’aldilà per ricongiungersi con l’amata sorella defunta. Questo proposito si trasforma in una missione suicida, poiché il protagonista è costretto a trasferirsi nella casa di una strega; è diretto da Catherine Hardwicke (Twilight).

Dovremo aspettare venerdì 28 ottobre per goderci quello che la critica internazionale considera il miglior episodio della serie: La Visita. Panos Cosmatos dirige questa storia ambientata nel 1979, quando uno scienziato, uno scrittore e un produttore musicale sono invitati a incontrarsi a casa di un misterioso miliardario, che vive con un medico esperto di siringhe. L’ottavo e ultimo episodio è invece Il brusio, diretto da Jennifer Kent (Badabadook). Segue una coppia di ornitologi che finisce in una casa isolata in riva al mare, dove gli spettri che li perseguitano li costringeranno a confrontarsi con qualcosa di ancora più terrificante: i loro stessi demoni.

Cabinet of CuriositiesSviscerare l’orrore

Uno dei punti più sorprendenti dell’antologia Cabinet of Curiosities sono le diverse variazioni lessicali e metaforiche dell’orrore che ci presenta: una selezione basata sulla particolare visione che il creatore ha dell’oscurità spirituale e delle sue conseguenze. La produzione va addirittura oltre: esplora la natura del bene, del male, dell’oscurità e della bellezza con un’esecuzione brillante che garantisce alla serie uno sguardo insolito su più generi contemporaneamente, che è allo stesso tempo un viaggio emotivo in luoghi oscuri abitati dalle inquietudini collettive.

Cabinet of Curiosities fa tutto questo tramite un’eloquente esplorazione del terrore come emozione: cos’è la bontà o il male, chi sono i veri mostri in un mondo cinico sembrano essere i quesiti alla base degli episodi. Si tratta di ossessioni comuni all’opera del regista, che in questa antologia assumono una nuova forma. Non manca nulla in questa esplorazione di come il tempo, la condizione umana, gli errori e le virtù individuali, creino un mondo simile al soprannaturale. Tuttavia, è bene notarlo, la qualità degli episodi è piuttosto altalenante e passiamo da quelli in cui queste tematiche vengono sviscerate al meglio e innervano anche il tessuto scenografico, a quelle che sembrano aggrapparsi a tropi ormai obsoleti del genere e non sfruttano adeguatamente il minutaggio concessogli.

Naturalmente, tutti i temi sono accomunati dall’inquietudine e da alcuni “spazi vuoti” che non vanno necessariamente colmati. Cabinet of Curiosities non è un’antologia facile da capire e questo sembra essere l’intento di Guillermo del Toro. Per la maggior parte, ciò che viene presentato è concettualmente valido e il cast di ogni episodio offre interpretazioni credibili. Detto questo, la qualità disomogenea delle storie dimostra che nemmeno Del Toro è riuscito a sfuggire alle insidie tipiche della maggior parte delle antologie horror.

Dungeons & Dragons: L’Onore dei Ladri, il poster ufficiale

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Dungeons & Dragons: L’Onore dei Ladri, il poster ufficiale

Ecco il poster ufficiale di Dungeons & Dragons: L’Onore dei Ladri, dal 30 marzo nei cinema italiani. Il film è basato sull’omonimo celebre gioco di ruolo fantasy creato per la prima volta nel 1974.

GUARDA I MOTION POSTER DI Dungeons & Dragons: L’Onore dei Ladri

Chris Pine, Michelle Rodriguez sono stati i primi a entrare nel cast principale del film, seguiti da Justice Smith. Anche Hugh Grant si è unito ufficialmente al cast nei panni dell’antagonista principale che dovrebbe chiamarsi Forge Fletcher. Nel cast anche Sophia Lillis nota per aver interpretato la versione adolescente di Beverly Marsh in IT e IT – Capitolo Due, entrambi diretti da Andy Muschietti. Nel film sarà Doric.

Completa il cast Regé-Jean Page che dopo il successo di Bridgerton è ora in sala con The Gray Man. Dungeons & Dragons: L’onore dei Ladri arriverà nelle sale italiane il 30 marzo.

Non solo Pinocchio: i migliori film in stop-motion prodotti fino ad oggi

Guillermo del Toro, grazie al lungometraggio di Pinocchio realizzato con la stop-motion, ha riportato sul grande schermo una tecnica tanto spettacolare quanto particolare che, nel tempo, ha contribuito alla realizzazione di grandi capolavori della storia del cinema. Produrre una pellicola usando la stop-motion richiede dedizione e passione, ed estrema meticolosità. La capacità della tecnica di restituire incanto e magia si deve sposare appieno con l’aspetto ruvido e realistico che molto spesso appartiene ai film realizzati a passo uno.

È invece indispensabile che si colga il suo essere una forma d’arte, oltre che un vero e proprio prodotto d’artigianato fatto da mani sapienti ed esperte. Gli operatori che si occupano della stop-motion sono consapevoli che la realizzazione di una pellicola improntata su questa tecnica è molto impegnativa e richiede una precisione estrema, la meraviglia trasmessa deve essere contemporaneamente credibile e realistica.

La tecnica della stop-motion mette in grado gli animatori di dare vita, con espressioni e movimenti, a oggetti reali e inanimati, che, a fine processo, prendono vita. Per replicare il movimento di pupazzi e burattini, questi vengono fotografati 24 volte in un secondo, ogni volta in una posizione diversa e progressiva, così da replicare un movimento il più realistico e fluido possibile. Ma come nasce questa tecnica? E quali sono i film d’animazione più belli realizzati sino ad oggi, oltre il Pinocchio di Del Toro?

Méliès, la stop-motion nel primo cinema

La tecnica della stop-motion si è sviluppata nello stesso periodo della nascita del cinema con i fratelli Lumière, grazie a un film realizzato fra il 1897 e il 1898 da J. Stuart Blackton e Albert E. Smith intitolato The Humpty Dumpty Circus. Nonostante del prodotto non siano rimaste tracce, sembra che i registi per realizzarlo fecero uso di bambole della figlia per riprodurre acrobati e animali in movimento. La tecnica si diffuse però a partire dal 1900, quando artisti del calibro di George Méliès, cominciarono a usarla nella creazione dei loro trucchi. È passato infatti alla storia, l’uso della stop-motion in capolavori del cinema quali Le Voyage Dans La Lune.

Sviluppandosi principalmente nell’industria europea, con la collaborazione di visionari queli il citato Méliès e il russo naturalizzato francese Ladislas Starevich (nato Władysław), la stop-motion raggiunge Hollywood con il lavoro di Ray Harryhausen. Da Gli Argonauti a oggi, l’animazione a passo uno ha fatto grandi progressi, differenziandosi per tecniche e rese visive.

Tipologie di stop-motion

Nelle pellicole d’animazione i registi scelgono quale fra le tipologie stop-motion disponibili più si confà al loro stile. La scelta dipende da fattori artistici e produttivi, ai quali si adegua lo stile e la visione del regista coinvolto. Una delle più usate è quella della Puppet Animation, con cui Guillermo del Toro ha realizzato il suo Pinocchio. Si tratta di pupazzi, modellini e marionette che vengono posizionati in una scenografia in miniatura e poi ripresi nei loro micromovimenti. Sempre a dei pupazzi animati, ma fatti di plastilina, si affida la Claymation, molto utilizzata nello studio d’animazione inglese Aardman Animations e che si ritrova in film come Galline in fuga o Giù per il tubo.

Altra tipologia è la Pixilation, non frequentissima, in cui il soggetto dell’animazione è un attore dal vivo. Questa è utilizzata spesso nei video clip musicali. C’è poi la Object Animation, dove in questo caso i soggetti animati sono oggetti che non hanno fattezze umane o animali: un esempio usano questa tecnica i Brickfilm, realizzati con i mattoncini LEGO. Ancora, un’altra tecnica, usata principalmente agli albori dell’animazione, prende il nome di Cutout animation in cui i personaggi prendono vita grazie a pezzi di carta ritagliati. E per finire la Model Animation in cui vengono animati dei modellini dentro lungometraggi live-action che hanno come scopo quello di inserire creature fantastiche nel profilmico reale. Di seguito, i film più belli realizzati con le diverse tecniche stop-motion citate, in particolare con la Puppet Animation e la Claymation.

La storia di Lumetto

Il film è una delle pellicole in stop-motion diventate fra le più famose. In inglese si chiama Rudolph the Red-Nosed Reindeer, ed è stato prodotto da Rankin/Bass con la regia di Larry Roemer e mandato in onda per la prima volta negli Stati Uniti il 6 dicembre del 1964, sulla NBC. Il personaggio da cui si è tratto ispirazione, per l’appunto Rudolph, fu creato da Robert L. May nel 1939. La pellicola è considerata uno degli speciali natalizi di maggior successo, e dal suo esordio il canale statunitense non ha mai smesso di trasmetterla ad ogni stagione natalizia. La tecnica stop-motion qui usata prende il nome di Animagic, un lavoro molto preciso fatto con dei pupazzi di legno e feltro. Le animazioni furono realizzate dallo studio MOM Productions in Giappone con la supervisione di Tadahito Mochinaga. L’impegno che fu messo nel produrlo si evince dal fatto che per girare una mezz’ora di film, gli operatori impiegarono 18 mesi. In Italia La storia di Lumetto è approdata su Rai 1 il 25 dicembre del 1965, circa un anno dopo.

The Nightmare Before Christmas

Un classico senza tempo che porta il marchio Tim Burton. The Nightmare Before Christmas si può considerare, senza ombra di dubbio, la pellicola d’animazione cult nella categoria della stop-motion. Seppur il film si porti dietro la polemica nata sulla questione di chi fosse realmente il regista, che è bene specificare essere Henry Selick, la storia di Jack Skeletron ha fatto breccia nel cuore di chiunque si sia lasciato trasportare nel suo mondo fatto di contrasti, di chiaroscuri, di luci e ombre, di orrore e felicità, ma soprattutto di rinascita. The Nightmare Before Christmas, oltre a vantare una suggestiva colonna sonora la cui canzone This is Halloween è oramai iconica, è stato il primo lungometraggio d’animazione a essere nominato agli Oscar per i migliori effetti speciali.

Galline in fuga

Fra i più grandi successi della DreamWorks spicca Galline in fuga, la pellicola in stop-motion che alla sua uscita ebbe un risultato enorme al botteghino, riscuotendo più di 224 milioni di dollari. È infatti considerato il film usante tale tecnica che ha incassato di più nella storia del genere. Galline in fuga ha avuto in cabina di regia Peter Lord e Nick Park, la cui sceneggiatura scritta da Karey Kirkpatrick è basata su una storia originale dei due registi. Il lungometraggio è pregno di umorismo slapstick, rendendolo oltre che scorrevole e frizzante, decisamente brillante. È stato molto apprezzato poi per le tematiche di cui si fa carico e che spaziano dal femminismo, al marxismo e, addirittura, al fascismo.

La sposa cadavere

La sposa cadavere è la prima vera pellicola in stop-motion diretta da Tim Burton insieme a Mike Johnson e distribuita dalla Warner Bros. Il film si inserisce all’interno del genere dark fantasy, con una storia il cui setting suggestivo è caratterizzato dall’atmosfera gotica dell’epoca vittoriana in Inghilterra. La trama si è sviluppata basandosi su un racconto popolare ebraico del XVII secolo, presentato a Burton da Ranft mentre The Nightmare Before Christmas era nelle ultime fasi della sua produzione.

Le scenografie evocative, i personaggi curati con meticolosità, la combinazione di colori tetri e vividi, l’intreccio fra vita, amore e morte, costituiscono i punti cardini di una storia pregna dei tratti tipici burtoniani, risaltandone la macabra ma meravigliosa bellezza. Il lungometraggio ha avuto un incredibile successo al botteghino, incassando 118,1 milioni di dollari. La sposa cadavere si è guadagnata una candidatura alla 78ª edizione degli Academy Awards per il miglior film d’animazione, ha vinto il National Board of Review per il miglior film d’animazione e nel 2006 anche l’Annie Awards Ub Iwerks Award for Technical Achievement.

Coraline

Se con Nightmare Before Christmas Henry Selick è stato messo un po’ in ombra a causa della fama di Tim Burton, con Coraline il regista ha avuto modo di riscattarsi, realizzando una pellicola in stop-motion dai toni horror dark fantasy nel 2009. Il film è un adattamento animato dell’omonima novella di Neil Gaiman, amante del lavoro che Selick aveva svolto proprio con il lungometraggio burtoniano. Coraline è stato il primo film dello studio Laika, il cui successo al botteghino l’ha posizionato al terzo posto fra quelli utilizzanti lo stop-motion che hanno incassato maggiormente.

L’estetica del film predilige un’atmosfera dai toni inquietanti, la cui venatura spettrale è piena di sentimento. Coraline può vantare una serie di vittorie agli Annie Awards: Migliore musica in un lungometraggio d’animazione, il Miglior design dei personaggi in un lungometraggio d’animazione e il Miglior design di produzione in un lungometraggio d’animazione, con una nomination agli Oscar nella categoria Miglior film d’animazione.

La casa del lupo

Una pellicola in stop-motion riuscita a riscuotere successo è La casa del lupo, realizzata da Cristobal León e Joaquín Cociña e rientrante nel genere horror. Alla sua uscita, la critica al film fu sorprendente: la sua bellezza inquietante era riuscita a generare orrore e macabra suggestione, tanto da essere definito dal New York Times “sorprende, con incredibile forza, in ognuno dei suoi 75 minuti.” La trama attinge dalla vera storia della Colonia Dignidad, colonia diventata famosa per essere stata luogo di attività criminali e abusi sui minori. La casa del lupo è stato presentato in anteprima mondiale al 68esimo Festival Internazionale del cinema di Berlino.

Danko: tutte le curiosità sul film con Arnold Schwarzenegger

Danko: tutte le curiosità sul film con Arnold Schwarzenegger

Il regista Walter Hill ha dato vita nel corso della sua carriera ad alcuni dei più iconici thriller e action movie degli anni Settanta e Ottanta. Film come Driver l’imprendibile, I guerrieri della notte e Strade di fuoco sono i titoli più noti e apprezzati della sua filmografia, a cui bisogna aggiungere anche Danko, da lui realizzato nel 1988. Similmente ad un altro suo celebre titolo quale 48 ore, interpretato da Eddie Murphy, anche Danko appartiene al cosiddetto buddy cop, ovvero quella tipologia di film che prevede una storia coppia di poliziotti costretti a lavorare insieme per risolvere il caso su cui sono al lavoro.

Basato su un’idea originale dello stesso Hill, il film offre dunque una buona dose di comicità ma anche, e soprattutto, un racconto thriller ben strutturato capace di offrire colpi di scena, tensione e quel ruvido ritratto urbano di cui Hill è un maestro. Riscrivendo la sceneggiatura parallelamente al procedere delle riprese, il regista ha così dato vita a quello che è oggi considerato un altro dei suoi più importanti lungometraggi, apprezzato da molta della critica dell’epoca come anche da quella odierna. Quella di Danko, inoltre, è stata la prima troupe americana autorizzata a fare riprese a Mosca dal periodo della Perestrojka.

A fare di Danko un piccolo gioiellino che ogni appassionato del genere farebbe bene a recuperare, sono naturalmente i due attori protagonisti: Arnold Schwarzenegger e James Belushi, irresistibilmente divertenti insieme quanto anche credibili nei rispettivi ruoli. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Danko: la trama del film

Protagonista del film è Ivan Danko, a capo della milizia sovietica in Russia. L’uomo è da tempo sulle tracce di Viktor “Rosta” Rostavili, temibile criminale al quale Danko ha ucciso il fratello nel tentativo di acciuffarlo. Questo, per vendicarsi, ha poi ammazzato il suo collega di polizia per poi scappare negli Stati Uniti e sfuggire a Danko. Quando Viktor commette un errore e viene arrestato a Chicago, Danko ha finalmente l’occasione di mettere le mani sul criminale. Si reca dunque negli Stati Uniti, dove viene incaricato di occuparsi dell’estradizione, insieme ai colleghi Art Ridzik e Tom Gallagher. Tuttavia. quando stanno per partire, la gang del criminale, conosciuta come le “Teste Lustre”, riesce a farlo evadere.

Nella fuga, però, l’uomo perde una chiave molto importante che finisce proprio nelle mani di Danko. La caccia al delinquente ha dunque nuovamente inizio, anche se nell’inedito scenario degli Stati Uniti, nel quale Danko fatica inizialmente ad ambientarsi. Durante le indagini egli conosce però Abdul Elijah, altro potente boss della malavita locale, che dalla prigione manda avanti tutto il crimine organizzato della città. Tramite lui, Danko cercherà di rintracciare Viktor e consegnarlo una volta per tutte alla giustizia. Per riuscirci, però, avrà bisogno di tutto l’aiuto possibile del collega Ridzik. I due, costretti a collaborare nonostante le differenze che intercorrono tra loro, daranno dunque vita ad una coppia tanto insolita quanto tenace.

Danko-cast

Danko: il cast di attori del film

Come anticipato, ad interpretare uno dei protagonisti, Ivan Danko, vi è l’attore Arnold Schwarzenegger. Hill disse di aver concepito il film anche per poter avere un progetto che gli permettesse di lavorare con Schwarzenegger. Quando all’attore venne proposto tale progetto, Hill non aveva ancora una sceneggiatura completa, ma Schwarzenegger accettò ugualmente essendo un fan dei film di Hill. Per poter interpretare Danko, però, l’attore dovette perdere circa 4 chili, così da risultare meno imponente e più naturale in mezzo a tutti gli altri attori. Hill, inoltre, chiese a Schwarzenegger di studiare l’interpretazione di Greta Garbo in Ninotchka come anche di imparare un po’ della lingua russa.

Accanto all’attore, nei panni del collega Art Ridzik vi è invece l’attore James Belushi, oggi principalmente noto per la sit-com La vita secondo Jim. Se a Schwarzenegger fu chiesto di perdere 4 chili, Belushi al contrario dovette acquisirne ben 10. Questo gli permise di non sfiguare poi troppo accanto al muscoloso collega. Per prepararsi al ruolo, inoltre, Belushi lavorò per due settimane nel distretto della polizia di Chicago. Nel film sono poi presenti gli attori Peter Boyle nei panni del comandante Lou Donnelly e Laurence Fishburne in quelli del tenente Charlie Stobbs. L’attore Ed O’Ross, invece, ricopre il ruolo del criminale russo Viktor “Rosta” Rostavili.

Danko: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Danko grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Google Play e Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 5 dicembre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Perfetta Illusione: recensione del film con Giuseppe Maggio

Perfetta Illusione: recensione del film con Giuseppe Maggio

Una Milano combattuta tra mondo dell’arte e lavoro pragmatico fa da sfondo al triangolo amoroso che coinvolge Toni (Giuseppe Maggio), Paola (Margherita Vicario) e Chiara (Carolina Sala). Con Perfetta Illusione, il regista Pappi Corsicato (Il volto di un’altra) mette in piedi un dramma sentimentale dalle molteplici sfumature. Il film è stato presentato il 1° dicembre 2022 alla 40ª edizione del Torino Film Festival e uscirà in sala a partire dal 15 dicembre. Nonostante la sentimentalità del film, Perfetta Illusione non è affatto una pellicola natalizia. Scopriamo perché.

Perfetta Illusione: la sinossi del filmPerfetta illusione film

Toni (Giuseppe Maggio) lavora come addetto alle pulizie in un hotel. È da poco sposato con Paola (Margherita Vicario) e conduce una vita modesta ma serena. L’unico suo dispiacere è quello di non poter dedicare abbastanza tempo alla sua grande passione: la pittura. Non appena si presenta per Toni l’occasione di una promozione, un gesto poco professionale nei confronti di un’importante cliente dell’hotel (Chiara) causa il licenziamento dell’uomo. L’ascesa lavorativa ed economica di Toni si arresta improvvisamente.

Non trovando il coraggio di dire la verità a Paola, Toni vaga per Milano in cerca di un nuovo impiego. L’occasione arriva presto: un nuovo e più piacevole incontro con Chiara – che si scopre essere una gallerista – offre a Toni non soltanto la possibilità di tornare a lavorare, ma anche una prospettiva di carriera nel mondo dell’arte. Toni non può che accettare la collaborazione con Chiara.  Nemmeno da dire, la comune passione per l’arte tra Chiara e Toni si mette presto in mezzo alla relazione tra quest’ultimo e Paola…

Giuseppe Maggio: il tenebroso protagonista

Giuseppe Maggio è uno dei protagonisti della scena cinematografica italiana contemporanea: da Amore 14 del 2009, a Un fantastico via vai (Leonardo Pieraccioni) del 2013, fino ai più recenti BabySul più bello4 metàLa mia ombra è tua, l’attore interpreta spesso ragazzi (prima) e uomini (poi) combattuti. In Perfetta IllusioneMaggio è un protagonista tenebroso ed intrigante. Toni è uno spirito artistico soffocato dal pragmatismo: ha accantonato il suo sogno di diventare un pittore per trovare un lavoro stabile che potesse dare stabilità a lui e Paola. Questo sogno è rimasto soltanto assopito: infatti, non appena Toni conosce Chiara, l’ambizione non tarda a riemergere.

ChiaraPaola conoscono fino in fondo Toni, ma una sensazione simile viene lasciata anche allo spettatore. Sicuramente, il protagonista è il personaggio più interessante di Perfetta Illusione: pur non essendo moralmente impeccabile, Maggio impersonifica un carattere molto umano, a tratti disilluso a tratti sognatore, che sa essere al contempo egoista e romantico.

Gli altri due vertici del triangolo

Non si può dire la stessa cosa delle due donne che compongono il triangolo con Toni. Chiara Paola sono personaggi molto stilizzati. La prima, Chiara, è l’esemplare della ‘figlia di papà’ che prova a prendere le distanze dalla famiglia benestante e snob da cui proviene, ma che non riesce davvero a staccarsene. Paola è invece una donna pragmatica e semplice, pensa ai soldi e disprezza le futilità. Il triangolo vissuto da Toni non è solo carnale o amoroso, ma è l’emblema di un conflitto morale tra l’ambire e l’accontentarsi, tra l’incertezza e la stabilità, tra l’arte e la vita. Quella al centro di Perfetta Illusione è una bella metafora, ma sicuramente poteva essere sviluppata di più, sia per quanto concerne gli interpreti, sia per quanto riguarda la sceneggiatura e i dialoghi. Le scene e le battute sono spesso le classiche e prevedibili situazioni da film sentimentale italiano mainstream, nulla di particolarmente nuovo e avvincente.

Una Milano protagonista

Un altro elemento cardine di Perfetta Illusione è Milano. Il film è chiaramente ambientato nel capoluogo lombardo: riprese aeree e campi lunghissimi esaltano luoghi iconici della città. Milano ben si adatta ai temi e ai conflitti del film: i salotti borghesi, gli hotel di lusso e le gallerie d’arte si mescolano alla periferia e agli anonimi negozi lontani dal centro. Gli spazi, susseguendosi ed incastrandosi scena dopo scena, rimandano all’idea di conflitto: un conflitto che, in Perfetta Illusione, è interiore tanto quanto sociale.

Empire of Light: recensione del film con Olivia Colman

Empire of Light: recensione del film con Olivia Colman

Il regista di 1917 Sam Mendes si circonda nuovamente di un grande cast (Olivia Colman, Colin FirthMicheal Ward) per realizzare un film meta-cinematografico dal gusto retrò e nostalgico. Empire of Light è una storia interamente ambientata in un cinema, luogo in cui tutto diventa possibile, questa volta non solo sullo schermo. Nell’attesa dell’uscita del film in sala il 23 Febbraio, ecco la recensione di Empire of Light.

Empire of Light: la sinossi del film

empire of light 2022

Negli anni Ottanta di Margaret Thatcher e degli skin heads, Stephen, un ventenne nero, è la new entry dello staff di un elegante cinema sulla costa inglese. Tra i membri del cinema Empire c’è anche la cinquantenne Hilary (Olivia Colman), una donna gentile e pacata ma anche molto sola. Tra psicofarmaci e squallidi rapporti sessuali con il direttore del cinema (Colin Firth), Hilary conduce un’esistenza tranquilla ma anche monotona. Fin da subito, tra StephenHilary s’instaura un intesa speciale: tra similitudini caratteriali e grosse differenze, i due si scoprono anime sole e complementari.

Le differenze d’età e sociali non rendono la storia tra Stephen e Hilary affatto semplice. Presto il cinema Empire si trasforma in un luogo in cui perdersi, nascondersi, scontrarsi e, soprattutto, evadere dagli aspetti più freddi e sconsolanti della realtà.

Olivia Colman domina e cattura la scena

Lei è l’Attrice di mezza età inglese per eccellenza: Olivia Colman è maestosa anche in Empire of Light. Nel film la vediamo interpretare una donna mentalmente fragile, dotata di tantissime sfaccettature emozionali. Hilary è appena uscita da un esaurimento nervoso e sta tentando di tornare in carreggiatala vediamo fluttuare tra le emozioni, positive e negative, rimanerne travolta ma anche navigarle con forza. A differenza di personaggi più regali e impenetrabili come Regina Elisabetta II in The  Crown o Anne in La Favorita, in Empire of light Colman compensa la parte glaciale, che sappiamo riuscirle tanto bene, con quella più umana ma anche con quella impulsiva ed estrema. La prova attoriale richiesta alla protagonista del film è notevole, ma Colman se la cava divinamente, sia nei panni della folle che in quelli della donna matura e solitaria.

Tutto il cast di Empire of Light è all’altezza della prova richiesta dal regista e sceneggiatore Sam Mendes: ironici e drammatici, un po’ freak, un po’ nerd ed alienati, tutti i membri dell’Empire sono curiosi e perfettamente calati nel contesto vintage e vagamente decadente del film. Il direttore incravattato e viscido Colin Firth, il ragazzo sempre ottimista dai gusti stravaganti Micheal Ward, ma anche la stagista punk e lo scorbutico operatore, tutti i personaggi mostrano i propri colori, più o meno accesi.

Un film dalle tinte forti e dagli strati molteplici

Empire of Light

Non si capisce fino in fondo che storia voglia raccontare Mendes con Empire of light. È un elogio alla settima arte? È una critica al razzismo e agli skin heads? O ancora è una dedica agli amori fuori dall’ordinario? Le piste aperte nel corso del film sono tante, come anche i momenti d’epilogo. Non si tratta di un film a episodi, ma le sequenze sono spesso autoconclusive e molto specifiche. Nell’intrigo delle linee narrative, Empire of Light è comunque un film che si regge bene in piedi e che riesce ad intrattenere. E, per la settima arte, questo è l’importante: partire dal vero e creare, attraverso il fascio di luce, mondi straordinari.

Quello di Empire of Light è davvero un mondo magico e straordinario. Le immagini sono perfettamente costruite e settano il contesto in modo potente: siamo calati nell’Inghilterra – costiera e piovosa – degli anni Ottanta, dentro ad un cinema anni Sessanta mezzo in disuso. Ambienti e personaggi danzano davanti alla macchina da presa costruendo, appunto, la magia plausibile e fantastica di questa storia.

The English: recensione della serie con Emily Blunt

The English: recensione della serie con Emily Blunt

Pochi show televisivi negli ultimi anni hanno affrontato il western con successo: pensiamo alla serie Hell on Wheels che purtroppo in Italia è arrivata con discreto ritardo e non troppo clamore, oppure alla notevole miniserie Godless realizzata da Netflix. Amazon Prime Video in collaborazione con BBC tenta di seguire questa strada grazie a The English, un progetto in sei puntate che conferma e al tempo stesso ribalta le coordinate del genere.

Se a livello puramente estetico infatti troviamo molti degli archetipi stessi del genere – soprattutto per come lo ha inteso e a suo modo “creato” Sergio Leone – nel contenuto invece The English propone un’angolazione diversa e originale. Protagonisti della vicenda sono infatti una donna inglese venuta in America per vendicare la morte del figlio e il nativo americano incontrato per caso all’inizio del suo percorso sul suolo straniero. Cornelia Locke (Emily Blunt) ed Eli Whipp (Chaske Spencer) fanno della loro convivenza prima forzata e successivamente sempre più voluta il punto di forza per continuare a lottare in una terra ostile e violenta, dove solo la legge del più forte sembra contare veramente.

The English, la trama della serie

Per almeno tre puntate The English è una miniserie erratica, divertente da seguire, generosa anche quando appare vagamente scoordinata nel seguire diversi percorsi narrativi, oppure influenze derivanti da altri generi: molto spesso infatti lo show interamente scritto e diretto da Hugo Blick (The Honorable Woman con Maggie Gyllenhaal) flirta coraggiosamente con il genere, soprattutto quando vuole mettere in scena sotto forma di metafora quanto l’America delle pianure sia stata un luogo selvaggio e violento, capace di portare l’essere umano ai limiti della propria natura animale, e molto spesso anche superarli. Gli insieme al proprio cast sembra in un certo modo divertirsi a giocare col western, ad inserire toni che nel DNA storico non gli appartengono.E tutto questo all’interno di una confezione che però sfrutta i grandi spazi alla maniera dei classici, oppure le musiche dirompenti come faceva Sergio Leone.

Insomma, The English possiede una sua energia particolare, sprigionata da molteplici influenze tenute insieme nella prima parte da una messa in scena frizzante. Poi il quarto episodio cambia le carte in tavola, in quanto compatta la trama e la indirizza verso un traguardo ben preciso, e allo stesso tempo conferisce uno spessore emotivo – leggete pure drammatico – all’intera operazione. Questo perché dopo un percorso a tappe che ha proposto vari antagonisti sacrificabili al fluire della trama, il reale “villain” di The English si palesa in maniera poderosa e terrificante. Nell’episodio di cui è assoluto protagonista, un Rafe Spall in versione assolutamente inedita offre una prova che lascia il segno, regalandoci una versione del suo personaggio capace in un paio di momenti di gelare il sangue nelle vene. Bisogna scrivere che, quando c’è lui in scena, i pur molto efficaci Emily Blunt e Chaske Spencer insieme a tutti gli altri attori del cast francamente scompaiono. Davvero da applausi.

The English recensione serie tv
Emily Blunt in The English – Gentile concessione di © Prime Video

Un’anima melodrammatica

Come anticipato, una volta incanalata la tram nella direzione principale The English eleva il tono esplicitando la sua anima melodrammatica, impreziosendo le figure principali – soprattutto Cornelia – con una backstory dolorosa e capace di scuotere. Blunt si trasforma in una notevole eroina tragica, segnata da un destino di cui non è responsabile ma che abbraccia senza paura. È lei a diventare suo malgrado emblema di quanto l’America sia stata costruita (anche) sull’abuso, sul dolore dei più deboli, sull’idea che il singolo sia più importante della comunità e il suo benessere condiviso. Sotto questo punto di vista la miniserie targata Amazon/BBC è molto più contemporanea di quanto l’ambientazione non riveli. Purtroppo…

Non c’è che dire, ci si diverte molto e con uno strano senso del tragico a seguire The English: bisogna forse lasciargli il tempo di svilupparsi, di trovare la propria strada, ma ne vale assolutamente la pena. E nel frattempo, in questo cammino fatto di sangue, pallottole, serpenti a sonagli e “mostri” che indossano una divisa dell’esercito, si può gustare di episodio in episodio l’arte di grandi caratteristi come ad esempio Ciarán Hinds, Toby Stephens e soprattutto il mai dimenticato Stephen Rea, uno degli attori più raffinati e malinconici che il cinema britannico ha prodotto negli ultimi quarant’anni. Lui e tutti gli altri vanno accomunati in un applauso sentito, capaci di intrattenere e dopo un secondo colpire al cuore. Proprio come The English.

Domina: nuovi ingressi nel cast della seconda stagione

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Domina: nuovi ingressi nel cast della seconda stagione

Annunciato oggi il nuovo cast della seconda stagione dell’epico period drama Sky Original Domina. Ambientata durante uno dei periodi più stimolanti della storia romana, la serie segue la straordinaria ascesa della terza moglie di Gaio, l’imperatore Cesare Augusto, Livia Drusilla, interpretata da Kasia Smutniak (Perfetti Sconosciuti, Loro, Diavoli). Domina è prodotta da Tiger Aspect— parte di Banijay UK.

Le riprese della seconda stagione, svoltesi in questi mesi negli storici studi di Cinecittà, sono recentemente terminate. La serie debutterà in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW nel 2023, in tutti i paesi in cui Sky opera in Europa.

La seconda stagione di Domina racconta la lotta per il controllo dell’Impero Romano – e della famiglia imperiale di Roma – da una inedita prospettiva femminile. Nella prima stagione, Livia Drusilla, la ragazza d’oro dell’importante famiglia dei Claudii, torna a Roma dopo dieci anni di esilio, determinata a riconquistare tutto ciò che le era stato rubato. Ora, dopo essere arrivata in cima a un impero ormai frammentato e a una dinastia alquanto disfunzionale, dovrà lottare per preservare il suo matrimonio con Gaio, anche per fare in modo che sia uno dei suoi figli a sedersi sul trono, mentre nuovi e vecchi rivali le contendono la posizione, in un mondo in cui è impossibile sapere di chi fidarsi.

Già nel cast della prima, oltre a Kasia Smutniak ritornano sul set della seconda stagione Matthew McNulty (Gaio Giulio Cesare), Liah O’Prey (Julia), Ben Batt (Agrippa), Ewan Horrocks (Druso), Claire Forlani (Ottavia), Darrell D’Silva (Pisone),Christine Bottomley (Scribonia), Alais Lawson (Marcella).

I nuovi attori di Domina – seconda stagione

Tre nuovi attori vengono invece annunciati oggi. Benjamin Isaac (Holmes & Watson) interpreterà Tiberio, figlio maggiore di Livia, traumatizzato da oscuri ricordi della sua infanzia. È sempre più riluttante a realizzare le ambizioni della madre per lui e suo fratello e la missione di restaurare la Repubblica. Sebbene trovi un po’ di luce e amore con la nuova moglie Vipsania, la corruzione di Roma lo travolge e rischia di distruggere la sua famiglia.  David Avery (Doctor Who, Lost in London, Finalmente maggiorenni) vestirà i panni del giovane e ambizioso aristocratico Domitius, da poco entrato a far parte della famiglia di Gaio grazie al matrimonio con la figlia di Ottavia, Antonia. Perfido e astuto, si dimostrerà ben presto una spina nel fianco di Livia. E infine Joelle (Dune, L’accademia del bene e del male), che nei nuovi episodi darà vita al personaggio ricorrente di Vipsania, la figlia di Agrippa, che si rifiuta di partecipare ai consueti giochi di potere che fanno parte della vita aristocratica romana. È felicemente sposata con un outsider, Tiberio, ed è una delle principali forze positive nella vita del marito.

La serie è creata da Simon Burke (Fortitude, Strike Back), che ne è anche produttore esecutivo insieme a Lucy Bedford, Head of Drama per Tiger Aspect, Muirinn Lane Kelly e Carmel Maloney. MGM+ detiene i diritti per gli Stati Uniti. Il distributore internazionale è Banijay Rights.

Uonderbois, la nuova serie originale italiana di Disney+

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Uonderbois, la nuova serie originale italiana di Disney+

Disney+ ha annunciato oggi che sono iniziate a Napoli le riprese di Uonderbois, la nuova serie originale italiana con la regia di Andrea De Sica e Giorgio Romano. e creata da Barbara Petronio e Gabriele Galli

Uonderboi, la trama

Uonderbois è un serie a cui fanno da cornice le leggende popolari di una città unica al mondo: Napoli. È facile farsi rapire dalla bellezza di questo luogo, ma a tutto ciò che di magico e leggendario si cela nella città hanno accesso solo coloro che sanno vedere oltre le apparenze. I Uonderbois sono tra questi: un gruppo di cinque dodicenni – accomunati dalla fervida fantasia di chi è cresciuto tra le strade di Napoli – che crede fermamente nell’esistenza del loro mito Uonderboi, un incrocio tra la leggendaria figura del Munaciello e un moderno Robin Hood. Insieme si avventureranno nella Napoli sotterranea e scopriranno che in ogni racconto c’è sempre un pizzico di verità, l’importante è saper cogliere quell’equilibrio tra realtà e magia sul quale la città partenopea si regge da millenni.

La serie è interpretata da Serena Rossi, Massimiliano Caiazzo, Junior Rodriguez, Melissa Caturano, Catello Buonocore, Christian Chiummariello, Gennaro Filippone, Giordana Marengo, Giovanni Esposito, Ernesto Mahieux, Francesco Di Leva, Ivana Lotito e con la partecipazione straordinaria di Nino D’Angelo.

Per la regia di Andrea De Sica e Giorgio Romano, la serie è tratta da un soggetto originale di Barbara Petronio, che è anche Produttore Esecutivo, Gabriele Galli e Giorgio Romano, creata da Barbara Petronio e Gabriele Galli e scritta da Barbara Petronio, Gabriele Galli, Francesco Balletta, Rossella Di Campli, Veronica Galli. Uonderbois è prodotta da Raffaella e Andrea Leone per Lotus Production, una società di Leone Film Group.

Fatima di Marco Pontecorvo dal 7 dicembre su SKY e NOW

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FATIMA, dramma sul potere della fede diretto Marco Pontecorvo (“L’oro di Scampia”, “Nero a metà”, “Alfredino – Una storia italiana”), arriva in prima tv mercoledì 7 dicembre alle 21.15 su Sky Cinema Due, in streaming su NOW e disponibile on demand.

Ispirato alle celebri apparizioni della Madonna avvenute nel 1917, vede nel cast Joaquim De Almeida, Goran Visnjic, Stephanie Gil, Alejandra Howard, Jorge Lamelas, Lucia Moniz, Marco d’Almeida, Joana Ribeiro, Sonia Braga e Harvey Keitel. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Marco Pontecorvo e Valerio D’Annunzio.

La trama

Nel 1917 a Fatima, in Portogallo, una pastorella di 10 anni e i suoi due giovani cugini riferiscono di aver avuto visioni della Vergine Maria. Mentre la parola della loro profezia si diffonde, decine di migliaia di pellegrini religiosi accorrono sul luogo nella speranza di assistere a un miracolo. Ciò che sperimentano cambierà la loro vita per sempre. Mercoledì 7 dicembre in prima tv alle 21.15 su Sky Cinema Due e in streaming su N0W.

Black Adam in digital premiere da oggi

Black Adam in digital premiere da oggi

Da New Line Cinema arriva l’avventura d’azione Black Adam, il primo lungometraggio in assoluto ad esplorare la storia del Supereroe DC, interpretato da Dwayne Johnson, e diretto da Jaume Collet-Serra (“Jungle Cruise”).

Quasi 5.000 anni dopo che gli sono stati conferiti i poteri onnipotenti delle antiche divinità, e imprigionato altrettanto rapidamente, Black Adam (Dwayne Johnson) viene liberato dalla sua tomba terrena, pronto a scatenare la sua forma unica di giustizia nel mondo moderno.

Johnson recita al fianco di Aldis Hodge (“City on a Hill”, “Quella notte a Miami”) nei panni di Hawkman; Noah Centineo (“Tutte le volte che ho scritto ti amo”) nei panni di Atom Smasher; Sarah Shahi (“Sex/Life”, “Rush Hour – Missione Parigi”) in quelli di Adrianna; Marwan Kenzari(“Assassinio sull’Orient Express”, “La Mummia”) è Ishmael; Quintessa Swindell (“Voyagers”, “Trinkets”) è Cyclone; Bodhi Sabongui (“A Million Little Things”) è Amon, mentre Pierce Brosnan (i franchise di “Mamma Mia!” e James Bond) interpreta il Dr. Fate.

Collet-Serra ha diretto il film da una sceneggiatura di Adam Sztykiel, Rory Haines e Sohrab Noshirvani, su una screen story degli stessi Adam Sztykiel, Rory Haines e Sohrab Noshirvani, basata sui personaggi DC. Black Adam è stato creato da Bill Parker e C.C. Beck. I produttori del film sono Beau Flynn, Dwayne Johnson, Hiram Garcia e Dany Garcia, con Richard Brener, Walter Hamada, Dave Neustadter, Chris Pan, Eric McLeod, Geoff Johns e Scott Sheldon.

Black Adam è stato distribuito in tutto il mondo dalla Warner Bros. Pictures.

The bad guy: recensione dei primi episodi della serie Prime video

Direttamente da una Sicilia ancora in mano alle famiglie mafiose, The bad guy è una nuova serie prodotta da Amazon in collaborazione con Indigo Film che presenta gli intrighi che si creano tra le famiglie Suro e Tracina e Nino Scotellaro, un procuratore siciliano. La serie è al momento formata da una stagione da sei episodi, ognuno di circa 50 minuti. Nel cast ritroviamo Luigi Lo Cascio nei panni di Scotellaro, e l’attrice Claudia Pandolfi nel ruolo di Luvi Bray. In questo articolo andremo a scoprire i primi tre episodi: come è iniziato tutto.

The bad guy: il magistrato mafioso

Nino Scotellaro, procuratore antimafia, insegue da ormai 15 anni uno dei maggiori capi di Cosa Nostra: il boss Mariano Suro. Ad ogni operazione, ogni agguato riesce a fuggire alla giustizia; Scotellaro, durante una frustrante conferenza stampa, avanza l’ipotesi che ci sia una spia dall’interno. Con una serie di intercettazioni telefoniche, l’infiltrato di Suro sembra essere proprio lui. Incastrato e condannato a quindici anni di carcere, Scotellaro riesce a sfuggire dopo il crollo del ponte di Messina. Dato per morto, dedica la sua vita da latitante fantasma ad un solo scopo: uccidere Suro. Ad aiutarlo nel suo piano folle ci sarà Salvatore Tracina, boss mafioso divenuto poi collaboratore di giustizia. Dopo l’assassinio da parte di Suro di gran parte della sua famiglia, anche Tracina cova vendetta. Contemporaneamente, anche la polizia, guidata anche da Leonarda Scotellaro, sorella di Nino, dà la caccia a Suro, grazie a un infiltrato nel clan mafioso.

the bad guy
Nino Scotelllaro mentre gli vengono fatte le foto segnaletiche

L’antieroe moderno

The bad guy si apre con una riflessione da una voce narrante, dello stesso Nino Scotellaro, riguardo a come gli eroi possono essere tramutati dagli altri in cattivi. Nino era un procuratore bravo nel suo lavoro e rispettato per questo, ma con una personalità molto forte: dopo la conferenza stampa, finisce per farsi molti nemici anche tra coloro che gli sarebbero dovuti essere amici. L’opinione che la gente si era fatta di lui ha offuscato chi lui era realmente, trasformandolo nella spia, nel colpevole. Senza amici, senza famiglia, senza casa, anche così la sete di Scotellaro di giustizia non si placa, semplicemente si trasforma con un pizzico di vendetta.

Parallelamente alle vicende del procuratore, nella serie si segue anche il lutto di Luvi. L’attrice Claudia Pandolfi trasmette al massimo il dolore e senso di colpa del suo personaggio, facendo immedesimare e provare empatia allo spettatore. Luvi stessa, in quanto avvocato, ha difeso suo marito durante il processo, non riuscendo però a far emergere la sua innocenza. Per questo motivo sente dentro di sé un senso di colpa atroce, chiaro per il pubblico da tutta una serie di battute e affermazioni glaciali che Luvi fa: lei lascia per molti anni la sua professione, inizia a bere.

The bad guy è caratterizzato a tratti da scene particolarmente violente: trattandosi di una serie che narra la lotta mafiosa era abbastanza prevedibile. L’aspetto positivo però è che molte non vengono interamente rese visibili allo spettatore, ma solo in parte oppure lasciate intese.

Dal punto di vista linguistico si possono notare delle incongruenze: durante tutta la serie è chiaro l’intento della produzione di mantenere una certa autenticità nel linguaggio, utilizzando il dialetto siciliano sottotitolato. L’incoerenza si crea rispetto al titolo: se si tratta di una serie di produzione italiana, ambientata in Sicilia, ed in cui si preserva l’aspetto linguistico, perché chiamarla The bad guy e non Il cattivo, ad esempio?

Il ponte sullo stretto: il (possibile) emblema della mafia

Nino Scotellaro riesce a fuggire durante un trasferimento dal carcere ad un altro centro per svolgere lavori socialmente utili: durante il passaggio sul ponte di Messina, la struttura cede. È interessante notare come la regia abbia scelto per The bad guy proprio il ponte sullo stretto per le vicende, e non qualche altra infrastruttura già esistente; la scelta non sembra essere casuale. Il ponte in questione è un’idea avanzata sistematicamente da politici vari, solitamente di orientamento di centro destra, da ormai diversi decenni, senza essere mai realizzata. Anche l’attuale ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini ha proposto nuovamente l’ipotesi di attuare il progetto. Le motivazioni ufficiali che hanno portato ad un continuo rimandare dell’opera sono i danni ambientali in una zona di riserva naturale, ed i danni sociali alla comunità di Torre faro. Ma un’altra triste motivazione per cui probabilmente si teme a realizzare il ponte è il concreto pericolo di infiltrazione mafiosa.

Mayor of Kingstown, recensione della serie creata da Taylor Sheridan

Con Mayor of Kingstown, serie realizzata per Paramount+, Taylor Sheridan, insieme al co-creator Hugh Dillon – continua a raccontare l’America di confine. Nel suo film d’esordio da regista I segreti di Wind River e nello show Yellowstone aveva adoperato i grandi spazi per raccontare come lo stato morale e sociale del singolo individuo si pieghino sotto il peso di situazioni al limite, in cui la legge e lo stato hanno abbandonato i cittadini a se stessi. In Mayor of Kingstown questo discorso viene spinto alle estreme conseguenze attraverso un ribaltamento fondamentale: in questo caso protagonisti sono gli spazi angusti, i muri alti e i soffitti troppo bassi delle prigioni. Ambienti dove tutti, sia coloro che rappresentano la legge quanto quelli che l’hanno infranta, vivono in una condizione di violenza fisica e psicologica perpetua. 

La trama di Mayor of Kingstown

La serie vede protagonisti due fratelli, Mike e Mitch McKlusky, due avvocati che si occupano di mantenere la “pace” tra detenuti, criminali del luogo, polizia e guardie carcerarie in una cittadina che ha fatto dell’istituzione carceraria il fulcro della propria esistenza, con ben sette differenti prigioni nel giro di poche miglia quadrate (da segnalare che Kingstown, Michigan è un’ambientazione inventata eppure basata su Kingston, Ontario, dove Hugh Dillon è cresciuto e dove risiedono addirittura nove istituti correzionali). Ai due il compito di piegare la legge al fine di mantenere uno stato di equilibrio instabile che, se infranto, potrebbe causare enormi spargimenti di sangue sia dentro che fuori le mura dei penitenziari. 

Che lavori a un progetto come sceneggiatore, regista, produttore creator, Taylor Sheridan impone il suo marchio di fabbrica fatto di personaggi “forti”, che non esitano a estrarre la pistola e adoperarla quando si tratta di difendere quello status quo in cui credono (forse fin troppo) ciecamente, e hanno spesso dedicato la propria vita. Il suo modo di fare storytelling è potente, non lavora di certo in sottrazione, anche se poi lascia spesso che siano le frasi non dette a comporre la psicologia dei suoi personaggi. Con Mayor of Kingstown si spinge però dove non aveva fatto in precedenza, creando una serie di impatto a volte quasi insostenibile.

La perdita di valori e di umanità del mondo in cui Mike McKlusky tenta di salvare il salvabile si esplicita in un tono livido, disperato. Ogni episodio è impregnato di una tensione verso la violenza tangibile e asfissiante, tanto da mettere in alcuni momenti a dura prova la resistenza dello spettatore. In particolare l’ottavo dei dieci episodi di cui è composta la prima stagione si tramuta in un vero e proprio bagno di sangue come non se ne erano visti da molto tempo a questa parte in una serie che non sia esplicitamente un horror. Insomma, se volete vedere Mayor of Kingstown siate pronti a immergervi dentro un incubo contemporaneo che mette in scena la piaga dello stato delle carceri americane con una forza espressiva come non se ne vedeva dai tempi di Oz (HBO), di cui il prodotto di Sheridan e Dillon è a tratti esplicito debitore.

Jeremy Renner protagonista assoluto

Protagonista assoluto di questa ballata dolorosa è un Jeremy Renner che sa benissimo come interpretare un antieroe creato da Sheridan, come aveva già straordinariamente dimostrato in I segreti di Wind River. È l’attore due volte candidato all’Oscar che in più di un’occasione rende credibile o quantomeno comunque efficace una serie che non evita di scivolare talvolta in una certa retorica di fondo, pur non cercando mai di nasconderla.

Mayor of Kingstown infatti possiede il pregio di possedere una confezione chiaramente mainstream senza concedere comunque nulla allo spettacolo fine a sé stesso. Non addolcisce la pillola riguardo quello che vuole denunciare e mostrare, al contrario lo sbatte in faccia al pubblico con un coraggio e una forza che, anche quando non pienamente condivisibili, rimangono comunque ammirevoli. Mayor of Kingstown è un potente e preciso pungo allo stomaco, e forse il dolore che provoca nel vederlo potrebbe essere proprio quello che serve…

Noir in Festival: l’omaggio a Caligari e al cinema francese

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Noir in Festival: l’omaggio a Caligari e al cinema francese

Il Noir in Festival rende omaggio a un maestro del genere con un incontro dedicato ai finalisti del Premio Caligari, il riconoscimento che premia il miglior film noir di produzione italiana.

Martedì 6 alle ore 17.00 presso l’Università IULM il pubblico del festival potrà dialogare con gli autori e gli interpreti delle opere finaliste, uscite in sala nell’ultimo anno. Il film vincitore del Premio Caligari 2022 e quello che riceverà la Menzione Speciale di Cinecittà News saranno invece annunciati in sala mercoledì 7 dicembre (ore 21.00, Cinema Arlecchino).

La giornata del 6 dicembre al Noir celebra anche il cinema francese con uno dei titoli più acclamati del 2022 ovvero Saturn Bowling, co-produzione franco-belga diretta da Patricia Mazuy, che introdurrà il film (ore 19.00, Cinema Arlecchino). Inserito dai Cahiers du Cinema nella classifica dei migliori dieci film dell’anno, il film racconta la storia di due fratelli intrappolati in una spirale di oscurità in seguito alla morte del padre.

Il Noir in Festival vuole inoltre rendere omaggio al grande regista Bertrand Tavernier, a un anno dalla sua scomparsa: grazie alla collaborazione tra il festival, l’Institut Français di Milano e il festival lionese Quais du Polar, presso il CinéMagenta63 sarà presentata una delle pellicole più amate di tavernier, Quai d’Orsay (ore 18.00).

MCU: gli 8 maggiori errori della Fase 4

MCU: gli 8 maggiori errori della Fase 4

Il 2022 è stato un anno di successi ma anche fallimenti per i Marvel Studios e, con la fine della Fase 4 del MCU, possiamo analizzarne ormai i maggiori errori. Dopo l’uscita dello speciale natalizio di Guardiani della Galassia, la Fase 4 è finita e Kevin Feige e compagnia stanno cercando di gettare le basi per una nuova era del franchise sulla scia di Avengers: Endgame, soprannominata “Saga del Multiverso”.

Sebbene si speri in una rinascita del MCU anche per quanto riguarda la serie tv, è ormai evidente che i Marvel Studios non sono altrettanto abili nel raccontare storie in televisione quanto lo sono al cinema e che, a volte, anche gli stessi film ci abbiano fatto storcere il naso…

Un Multiverso mediocre…

Benedict Cumberbatch in Doctor StrangeNon sappiamo a chi dare la colpa se Doctor Strange nel Multiverso della Follia ha deluso: ai Marvel Studios, ai cospiratori del web o alle nostre ridicole aspettative. In definitiva, è probabilmente una combinazione di tutti e tre. Dopo che Spider-Man: No Way Home ci aveva fatto capire quanto il Multiverso nel MCU potesse essere folle, il film, presentato come il progetto che ci avrebbe portato direttamente nel Multiverso, ci ha regalato solo una manciata di realtà alternative e una schiera di Illuminati.

L’uccisione di questi personaggi in così rapida successione, dopo solo un brevissimo scorcio del loro mondo, ne ha diminuito l’impatto, così come l’essere poco più che carne da macello per una svolta malvagia della Strega Scarlatta che nessuno voleva. Se questo è il massimo che il Multiverso potrà ottenere, beh… forse siamo pronti per la fine di questa saga.

Eternals Chi?

Film Disney 2021 EternalsEternals potrebbe essere stato il primo film “marcio” su Rotten Tomatoes dei Marvel Studios, ma il modo in cui è stato trascurato nella Fase 4 è stato a dir poco sconcertante. Lo shock di un gigantesco Celestiale di marmo che emerge dall’Oceano Indiano non ha meritato nemmeno una menzione in Black Panther: Wakanda Forever, il sequel che ha portato Namor il Sub-Mariner nel MCU. Non se ne è mai più parlato, anche se lo stesso si potrebbe dire per la maggior parte dei grandi eventi della Fase 4.

Quest’anno c’è stata una vera e propria mancanza di interdipendenza tra i vari eventi, che ha fatto sì che questo mondo condiviso sembrasse meno coeso che mai. È probabile che la colpa sia della sovrapposizione dei programmi di produzione, ma la mancanza di riferimenti anche minimi ha fatto sì che sembrasse ci avessero presentato solo una serie di storie casuali.

La durata “standard” di due ore

Christian BaleLe recensioni negative ottenute da Eternals – con molte lamentele rivolte alla durata di 2 ore e mezza – sembrano aver scioccato i Marvel Studios, spingendo lo studio a rendere i due film successivi, Doctor Strange nel Multiverso della Follia e Thor: Love and Thunder, molto più brevi. Entrambi i sequel sono durati circa 2 ore e le rispettive storie sono sembrate incredibilmente affrettate. Quest’ultimo, in particolare, non ha mai rallentato, e questo sembra più una decisione commerciale sbagliata che una decisione creativa.

Eliminare 20 o 30 minuti dalla durata di un film del MCU significa poterlo proiettare su un numero molto maggiore di schermi, aumentando così gli incassi al botteghino. Con i titoli 2021 dei Marvel Studios in difficoltà a causa della pandemia, siamo tentati di “dare la colpa” all’ex amministratore delegato della Disney Bob Chapek. Speriamo che Black Panther: Wakanda Forever sia un segno che le due ore di durata non sono più un obbligo.

Troppa libertà a Taika Waititi

Thor: Love and Thunder colonna sonoraPur non piacendo a tutti, Thor: Ragnarok è stato il nuovo inizio di cui il franchise aveva disperatamente bisogno. Anche tra tutte le battute e le frasi fatte, c’era una grande storia in gioco, che lo ha reso uno dei migliori film dei Marvel Studios. Non si può dire lo stesso di Thor: Love and Thunder.

Nonostante avesse tutti gli ingredienti giusti per funzionare, compresi personaggi come Mighty Thor e Gorr: Il Macellatore di Dei, Taika Waititi ha avuto la libertà di fare quello che voleva e il risultato è stato un blockbuster disordinato, infantile e al limite dell’inguardabile, secondo molti fan. Lo spreco di Christian Bale, tuttavia, potrebbe essere uno dei più grandi crimini dei Marvel Studios di quest’anno. L’arco narrativo di Mighty Thor era buono, anche se affrettato, ma il Dio del Tuono ha ancora una volta un disperato bisogno di un reboot… forse senza il contributo di Waititi.

La CGI di She-Hulk

She-Hulk: Attorney at Law è stato messo sotto accusa per una serie di motivi, la maggior parte dei quali erano piuttosto ingiusti col senno di poi. Le lamentele sulla CGI, tuttavia, erano del tutto giustificate. She-Hulk è apparsa in gran parte delle scene, ma quelle nel suo ufficio non erano molto meglio di quelle di molti videogiochi. Tralasciando le clip modificate sui social media che hanno fatto apparire Jen 10 volte peggiore, i Marvel Studios hanno probabilmente tagliato il budget per le serie, e si vede.

Vale la pena menzionare anche il finale, difficile da digerire, che ha visto i Marvel Studios darsi una pacca sulla spalla con il debutto di K.E.V.I.N. in uno dei momenti più irritanti del franchise. La rottura della terza parete come questa non è quello che speriamo di vedere in Deadpool 3.

Poche “presentazioni speciali”

Werewolf By NightRiprendendo il nostro ultimo punto, se i Marvel Studios hanno imparato qualcosa nel 2022, è che le presentazioni speciali sono un’opzione molto migliore degli show televisivi. Anche se vogliamo ancora delle serie settimanali, i 50 minuti di Werewolf by Night funzionano molto meglio come introduzione per questo personaggio (insieme a Man-Thing e Elsa Bloodstone) di Moon Knight, Ms. Marvel e She-Hulk: Attorney at Law messi insieme.

Quest’ultima ci ha tenuti sintonizzati per nove settimane, solo per dirci che non aveva importanza nel finale. Gli altri due show, pur essendo delle solide introduzioni per questi eroi, sono stati molto discontinui; forse è troppo tardi per il 2023, ma speriamo che il 2024 dia la priorità alle presentazioni speciali piuttosto che ad altre serie TV.

La mutante Ms. Marvel

Ms MarvelA parte i Clandestini (che sono tra i peggiori cattivi del MCU), Ms. Marvel è stata una serie televisiva solida. Iman Vellani si merita molti elogi e questi sei episodi sono serviti per introdurre Kamala Khan. Dove i Marvel Studios hanno davvero sbagliato è stato con i poteri dell’adolescente. Prendere un personaggio dei fumetti del tutto unico e dargli abilità generiche in stile Lanterna Verde è una decisione che ancora ci lascia perplessi, soprattutto quando ha portato a lasciare sulla pagina molti dei suoi poteri migliori e più iconici.

Per quanto riguarda la decisione di rendere Kamala una mutante, l’abbiamo amata sul momento, ma ha meno senso più ci pensiamo. Capiamo che i Marvel Studios vogliano lasciare stare gli Inumani, ma il fatto che Ms. Marvel sia una mutante prima di aver visto anche un solo X-Man… beh, sembra che Kevin e compagnia se lo stiano inventando di sana pianta, e non in senso positivo.

La versione insoddisfacente di Moon Knight

moon knight mcuNon possiamo dire una sola parola negativa sul lavoro di Oscar Isaac, e Moon Knight è iniziato e terminato in modo eccellente. Tuttavia, la mancanza di azione in costume, una visione riduttiva della malattia mentale di Marc Spector e una visita incredibilmente deludente al manicomio hanno contribuito a rendere questa serie più un fallimento che un successo.

Le ultime scene sembrano essere state inserite dopo le riprese, con la presenza di Arthur Harrow che non ha alcun senso; inoltre, gli elementi horror non hanno funzionato molto bene e siamo ancora divisi sulla comicità di Steven Grant. Nonostante ciò, Moon Knight rimane un personaggio con un certo potenziale nell’MCU, ma se c’è un progetto del 2022 che riassume quanto i Marvel Studios siano diventati discontinui, è proprio questo.

I Tre Moschettieri – D’Artagnan, il trailer e il poster del film con Eva Green

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Il capolavoro della letteratura francese, I tre moschettieri di Alexandre Dumas, tornerà in un nuovo, colossale adattamento cinematografico. Eva GreenVincent Cassel e Louis Garrel saranno i protagonisti del primo dei due lungometraggi che completeranno il racconto, entrambi diretti da Martin Bourboulon (Eiffel, Papa ou Maman e Papa ou Maman 2), I Tre Moschettieri – D’Artagnan.

Eva Green si calerà nei panni di Milady de Winter, Vincent Cassel interpreterà il ruolo di Athos e Louis Garrel sarà Re Luigi XIII. Nei panni dell’iconico protagonista, François Civil (Wolf Call), affiancato da Romain Duris nei panni di Aramis e Pio Marmai in quelli di Porthos. I film introdurranno anche un nuovo personaggio: Hannibal, basato sulla vera storia di Louis Anniaba, il primo moschettiere di colore della storia francese.

I Tre Moschettieri – D’Artagnan sarà distribuito in Italia da Notorious Pictures ad Aprile 2023. 

I Tre Moschettieri – D’Artagnan, la trama

D’Artagnan, giovane e vivace guascone, viene dato per morto dopo aver cercato di salvare una ragazza da un rapimento. Quando arriva a Parigi, cerca in tutti i modi di scovare gli aggressori ma non sa che la ricerca lo condurrà nel cuore di una vera guerra che mette in gioco il futuro della Francia. Alleandosi con Athos, Porthos e Aramis, tre Moschettieri del Re, D’Artagnan affronterà le macchinazioni del Cardinale Richielieu. Ma, innamorandosi di Costance, la confidente della Regina, si metterà in serio pericolo guadagnandosi l’inimicizia di colei che diventerà il suo peggior nemico: Milady.

I Tre Moschettieri – D’Artagnan, il poster

Avatar: La via dell’acqua: Stephen Lang svela come è risorto Quaritch

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La star di Avatar Stephen Lang ha finalmente affrontato il tema del suo ritorno a sorpresa nei panni del malvagio Quaritch in Avatar: La via dell’acqua, offrendo una spiegazione su come il personaggio riesca a risorgere dopo la sua morte.

Il Quaritch di Stephen Lang ha avuto un grande impatto come cattivo principale di Avatar, e alla fine ha avuto ciò che si meritava dopo essere stato colpito al petto da una freccia dalla Neytiri di Zoe Saldana. In principio, sembrava si fosse trattato di una morte definitiva, ma il cattivo dell’RDA è destinato in qualche modo a risorgere in Avatar: La via dell’acqua, che uscirà il 15 dicembre.

Lo sapevamo già da un po’: le voci che l’attore avrebbe interpretato un personaggio diverso sono state presto smentite quando è stato confermato che avrebbe ripreso il suo ruolo dal film campione d’incassi del 2009.

Dopo mesi di speculazioni sul possibile ritorno di Quaritch, abbiamo finalmente ottenuto una risposta da parte dello stesso Lang. “È un avatar autonomo geneticamente modificato“, ha spiegato l’attore a Empire Online. “Gli hanno trasferito la mente, le emozioni e, cosa ancora più interessante, forse lo spirito di Quaritch“.

Ora, queste sono tutte cose piuttosto esoteriche. Gli viene fornita una riserva di memoria completa fino al momento in cui si sottopone al trasferimento del DNA. Quindi ci sono cose di cui non ha alcun ricordo. Non ha memoria della sua morte“.

Quaritch in Avatar: La via dell'acqua

Sembra che Quaritch sarà tra i soldati resuscitati del sequel Avatar: La via dell’acqua, noti come in inglese come Recombinants, e sembra che Quaritch sia destinato a guidare una squadra di questi contro i pacifici Na’vi.

Tuttavia, non ricordando la sua morte – e forse tutto ciò che abbiamo visto in Avatar – questa versione del personaggio potrebbe avere una visione un po’ meno sinistra di Pandora? Non ci scommettiamo e puntiamo sul fatto che sia in cerca di vendetta contro coloro che probabilmente sanno che hanno posto fine al suo periodo da umano.

Ambientato più di dieci anni dopo gli eventi del primo film, il sequel racconterà la storia della famiglia Sully (Jake, Neytiri e i loro figli), i problemi che devono affrontare, i tentativi per tenersi al sicuro l’un l’altro, le battaglie che combattono per rimanere in vita e le tragedie che subiscono.

Daredevil: Born Again, ci sarà un triangolo amoroso con She-Hulk e Karen Page?

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Dopo la sua ultima storia d’amore nell’universo cinematografico Marvel, la star di Daredevil: Born Again Charlie Cox valuta la possibilità di un triangolo amoroso tra She-Hulk e Karen Page. L’avvocato cieco di Cox, Matt Murdock, è recentemente tornato nel MCU con Spider-Man: No Way Home e She-Hulk: Attorney at Law, l’ultimo dei quali ha visto il personaggio iniziare a frequentare la Jennifer Walter di Tatiana Maslany negli ultimi due episodi della serie. Con Cox che tornerà anche per Daredevil: Born Again, il pubblico si è posto la domanda su quale relazione l’avvocato porterà avanti.

In occasione del Comic-Con Winter Edition tedesco, a Charlie Cox è stato chiesto cosa ne pensasse del triangolo amoroso di Daredevil con She-Hulk e Karen Page. La star del MCU ha rivolto il suo affetto alla sua co-protagonista di Daredevil, Deborah Ann Woll, sentendo:

“Come Matt Murdock, non credo che la sua relazione con Kare Page diventi più profonda, e un applauso alla meravigliosa Deborah Ann Woll, che è semplicemente fantastica. Stavo dicendo questo a [Elden Henson] ieri… non so cosa accadrà con gli altri personaggi nella nuova serie, ma so per certo che Elden e Deborah erano il centro di quello che abbiamo fatto prima, e la serie è un successo grazie a loro.”

Abbiamo visto Daredevil nel MCU già in due occasioni: nel cameo di Spider-Man: No Way Home e in due puntate di She-Hulk, dove lo abbiamo visto anche in azione, nella sua nuova tuta che omaggia l’origine del personaggio nei fumetti.

The Flash: la tuta multiversale di Barry in un concept del film

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The Flash: la tuta multiversale di Barry in un concept del film

Una nuova immagine del film The Flash mostra uno sguardo ancora più ravvicinato al costume di Barry Allen nel Multiverso, mentre Ezra Miller interpreta numerose incarnazioni dell’eroe DC nel film in uscita. Dopo diversi anni in cui è rimasto bloccato nell’inferno dello sviluppo, il film The Flash arriverà nei cinema la prossima estate. Il film DCU (precedentemente noto come DCEU) si concentrerà sul Velocista Scarlatto che tenta di cambiare il suo passato tornando indietro nel tempo per salvare sua madre dal suo triste destino. Tuttavia, questo fa sì che The Flash venga spinto nel Multiverso.

Mentre The Flash non uscirà ancora per diversi mesi, il prodotto DCU è stato recentemente presentato al CCXP di quest’anno. Attraverso Flash Film News, all’evento è stata mostrata una nuova immagine raffigurante le illustrazioni delle nuove tute Flash del film, che probabilmente mostrano i design che verranno utilizzati nel merchandising. L’Art vede la versione principale di Miller di The Flash dalla normale continuità DCU e un’altra versione di Allen. Come già mostrato dal teaser trailer di The Flash che non uscirà fino al 2023, Miller interpreta anche un doppelganger del Multiverso del suo personaggio, e la nuova immagine mostra in dettaglio il costume alternativo dell’altro Barry.

https://twitter.com/FlashFilmNews/status/1599196054364094466?ref_src=twsrc%5Etfw

Il film The Flash

The Flash arriverà finalmente nelle sale il 23 giugno 2023. Il film vede Ezra Miller riprendere il ruolo di Barry Allen da Justice League e sarà affiancato da Sasha Callie nei panni di Supergirl e Michael Keaton nel suo grande ritorno nei panni di Batman, 31 anni dopo la sua ultima apparizione in Batman Il Ritorno.

Tutto quello che c’è da sapere su The Flash con Ezra Miller

Ricordiamo che The Flash arriverà al cinema il 23 giugno 2023. Il film sarà diretto da Andy Muschietti, regista di IT e IT – Capitolo Due. Ezra Miller tornerà a vestire i panni del Velocista Scarlatto dopo essere apparso in un cameo in Batman v Superman: Dawn of Justice e in Justice League.

Confermata anche la presenza di Michael Keaton e Ben Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di Batman. Kiersey Clemons tornerà nei panni di Irish West dopo essere apparsa in Zack Snyder’s Justice League (il personaggio era stato tagliato dalla versione theatrical). Nel cast ci saranno anche l’attrice spagnola Maribel Verdú (Il labirinto del fauno), che interpreterà Nora Allen (la madre di Barry) e l’attrice statunitense Sasha Calle (Febbre d’amore) che interpreterà Supergirl.

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