Fox ha ufficialmente ordinato un reboot di Baywatch, la leggendaria serie sui bagnini, che andrà in onda durante la stagione televisiva 2026-2027.
Fox Entertainment e Fremantle coprodurranno il reboot, che sarà composto da 12 episodi. Matt Nix sarà showrunner e produttore esecutivo, con Michael Berk, Greg Bonann, Dante Di Loreto e Doug Schwartz come produttori esecutivi. Berk, Bonnan e Schwartz sono stati i creatori della serie originale.
“Nella sua prima messa in onda, ‘Baywatch’ ha definito un’intera era della vita da spiaggia e ha elevato i bagnini a uno status iconico. Ora, con i nostri partner di Fremantle, questo colosso televisivo è pronto per un ritorno moderno”, ha dichiarato Michael Thorn, Presidente di Fox Television Network. “Insieme, Fox e Fremantle, insieme a Matt Nix e al co-creatore originale Greg Bonann, porteranno il sogno californiano a una nuova generazione di fan con storie inedite, stelle nascenti e tutto lo spettacolo che rende il franchise di “Baywatch” un successo globale.”
Fremantle ha iniziato a valutare l’idea di un reboot della serie e dei suoi iconici costumi da bagno rossi già nel 2018, con la Fox che si unirà al progetto nel 2024 con una sceneggiatura e un impegno per le penali. Al momento della pubblicazione di questo articolo, non è stato ancora annunciato alcun membro del cast per il reboot.
Baywatch ha debuttato originariamente nel 1989 sulla NBC. È andato in onda per una stagione su quella rete prima di passare alla syndication per il resto delle sue 11 stagioni, durante le quali ha trasmesso quasi 250 episodi. È stato rinominato “Baywatch: Hawaii” per le sue ultime due stagioni, poiché la produzione si è trasferita nello stato insulare dalla California. Un film TV di reunion è andato in onda su Fox nel 2003.
Al suo apice, Baywatch è stata la serie più vista al mondo, trasmessa in oltre 200 paesi. Il cast includeva David Hasselhoff nel ruolo del capo bagnino Mitch Buchannon e ha contribuito a lanciare la carriera di attori di star come Pamela Anderson, Jason Momoa, Yasmine Bleeth e Carmen Electra. La serie ha anche dato vita allo spin-off di breve durata Baywatch Nights, ed è stata riproposta come film con Dwayne “The Rock” Johnson e Zac Efron nel 2017.
A prescindere dallo spettacolo vibrante, dalla tensione altissima, dalla messa in scena precisa, quello che realmente rimane impresso alla fine delle quindici puntate di questo medical procedural drama è la sensazione che il mondo ti sia passato davanti in poche ore.
The Pitt racconta il mondo in poche ore
La forza primaria della serie creata e condotta da R. Scott Gemmill sta nel riuscire a raccontare i maggiori problemi del nostro presente inserendoli in questo microcosmo che si fa puntata dopo puntata universo compiuto. Ma The Pitt non punta il dito dall’alto, non adopera la retorica del pulito per dirci chi siamo e cosa non sta funzionando nel nostro presente. Al contrario racconta i problemi e le contraddizioni che oggi viviamo dal punto di vista dell’uomo comune, facendole vivere sulla pelle del medico che lavora nel pronto soccorso, dell’infermiera che deve accudire ogni tipo di paziente, del paziente stesso che nel momento del bisogno espone i suoi lati più fragili oppure oscuri. Insomma, quello di The Pitt è un universo circoscritto che riesce a farsi metafora completa e verissima del nostro presente, mostrandolo in tutta la sua umanità lacerata.
The Pitt – Cortesia Sky
Un normale giorno dentro l’ER di un ospedale di Pittsburgh, dove ogni giorno non può mai essere normale. Lo sa bene il responsabile del reparto Michael “Robby” Robinavitch (Noah Wyle), il quale si reca a lavoro nonostante sia l’anniversario della morte del suo amico e mentore, il quale non è sopravvissuto alla pandemia ed è deceduto proprio in una delle stanze del reparto. Un ricordo doloroso, che ancora perseguita la mente di Robby. Ma altro non si può fare che andare avanti, tentare di salvare altre vite, aiutando il nuovo gruppo di interni al loro primo giorno nel reparto a gestire una pressione fisica, emotiva e psicologica che lui stesso non sempre riesce a sopportare…
Una visione da binge
Provate a vederlo in binge-watching The Pitt. Non soltanto perché la struttura narrativa lo vorrebbe, in quanto ogni episodio mette in scena un’ora della vita (della morte) che scorre nel reparto. Dovreste farlo soprattutto perché le ultime cinque, sei puntate rappresentano un crescendo che raramente si è visto (esperito, “vissuto”) con tale potenza da molto tempo a questa parte in uno show televisivo.
Per quanto riguarda il cast, tutto ovviamente gira intorno a Noah Wyle, che offre una prestazione talmente sfaccettata e allo stesso tempo carismatica da commuovere. Bisogna dire che l’attore è supportato da un personaggio scritto magnificamente, il quale sa quando parlare ma soprattutto quando tacere. Un uomo che tenta di insegnare agli altri quello che lui stesso in fondo non riesce a far proprio; vuole nascondere il suo trauma quando invita i giovani colleghi ad aprirsi di fronte al dolore che il lavoro nonostante tutto causa; non riesce a trattenere le lacrime ma non molla un paziente, anche quando magari lo meriterebbero.
Un eroe del nostro tempo
Insomma Robinavitch è un vero eroe proprio perché umanissimo, perfettibile e tutt’altro che infallibile. E per questo rappresenta al meglio chi siamo oggi, cosa possiamo essere al netto dei nostri limiti. Accanto a Wyle un cast che nella sua quasi totale interezza si affaccia a un produzione di rilievo, e che merita di essere accomunato in un solenne applauso. Certo, qualche storia poteva essere chiusa in maniera leggermente meno convenzionale, ma questo nulla toglie al risultato finale.
The Pitt – Cortesia Sky
Scritto, diretto e interpretato con una lucidità e una coerenza di intenti da fare invidia alla stragrande maggioranza dei prodotti seriali contemporanei, The Pitt è senza mezzi termini una delle serie da non perdere nel 2025. Un tour de force psicologico e soprattutto emotivo architettato per arrivare al cuore dello spettatore senza adoperare alcuna scorciatoia. Lo show che vede creator R. Scott Gemmill vuole intrattenere riflettendo con pienezza e verità sul nostro presente, sui suoi dilemmi, i suoi dibattiti, le sue battaglie ideologiche e purtroppo anche i suoi orrori. The Pitt lo fa senza sotterfugi, senza addolcire la pillola ma senza neppure renderla inutilmente sensazionalistica con momenti troppo crudi. Insomma, una serie che possiede un equilibrio interno di fattura elevatissima. Inutile consigliarla: va vista e basta.
Prime Video svela il trailer e la data di uscita di Roast in Peace, il nuovo attesissimo comedy show con il funerale più spietato e divertente mai visto prima, disponibile in esclusiva su Prime Video dal 9 ottobre in 5 episodi.
Quattro celebrità “defunte” e sei comici pronti a commemorarle a modo loro. L’obiettivo è uno: individuare il comico più cattivo, quello che non si ferma neanche di fronte alla morte. Stefano Rapone, Edoardo Ferrario, Beatrice Arnera, Eleazaro Rossi, Corrado Nuzzo e Maria Di Biase sono pronti ad “onorare” la memoria di Selvaggia Lucarelli, Roberto Saviano, Elettra Lamborghini e Francesco Totti. Uno spietato funerale guidato da una officiante d’eccezione: Michela Giraud.
Roast in Peace è prodotto da Stand By Me in collaborazione con Prime Video e sarà disponibile in esclusiva su Prime Video in Italia dal prossimo 9 ottobre.
All At Once, casa di produzione italiana con sede a Bologna e partner produttivo del distributore indipendente I Wonder Pictures, è lieta di celebrare la selezione di 100 LITRI DI BIRRA, l’irriverente birra-western di Teemu Nikki, come candidato finlandese agli Oscar® 2026.
Coprodotto da All at Once powered by the Culture Business – insieme alla finlandese It’s Alive Films di Jani Pösö – e uscito nei cinema a luglio scorso, 100 LITRI DI BIRRA si è rapidamente affermato come uno dei titoli più sorprendenti della stagione: in Finlandia è stato il film più visto dell’anno, rimanendo per settimane nella top 5 del box office nazionale e raccogliendo oltre 230mila spettatori; rapportando i numeri al mercato e alla popolazione italiani, è un risultato equivalente a quello ottenuto qui da noi da film-evento come Diamanti e Follemente.
Un successo che non è sfuggito oltre-oceano: la prestigiosa casa di produzione Hans Bubby, fondata da Dennis Lehane (Mystic River, Shutter Island, Gone Baby Gone), ha infatti acquisito i diritti per un remake del film in lingua inglese.
Secondo film di Nikki coprodotto da All At Once – il primo è stato La morte è un problema dei vivi nel 2023 – 100 LITRI DI BIRRA è in realtà l’ennesima tappa di un rapporto professionale di lungo corso: sono anni infatti che I Wonder Pictures distribuisce i film del regista finlandese in Italia, portando al cinema e su piattaforma titoli come Euthanizer (2017), Il cieco che non voleva vedere Titanic (premio del pubblico alla 78° Mostra del Cinema di Venezia) e la serie tv Fallo tutti i giorni – Sesso, potere e competizione (premio Best Series al CanneSeries Television Festival 2021).
Sono tanti i progetti in cantiere visto il grande successo ottenuto in Finlandia. Teemu Nikki non è il solo autore che il gruppo segue e distribuisce con continuità: tra questi, si possono citare artisti come Radu Jude, Werner Herzog e Kaouther Ben Hania.
«Come I Wonder Pictures, siamo abituati a distribuire film che concorrono agli Oscar o che comunque sono selezionati agli Oscar dai rispettivi paesi, come quest’anno è accaduto con La voce di Hind Rajab per la Tunisia, Left-Handed Girl per Taiwan e Sound of Falling per la Germania», commenta Andrea Romeo, produttore e direttore editoriale di All At Once e fondatore di I Wonder Pictures, «ma arrivarci non come distributore, ma come produttore è una cosa del tutto diversa, un risultato inaspettato che mi riempie di soddisfazione e che festeggio. Sarà un’esperienza preziosa, che porteremo avanti grazie ai tanti amici Oscar voters che presto Teemu andrà a incontrare in giro per il mondo.»
La trama di 100 Litri di birra
Taina (Pirjo Lonka) e Pirkko (Elina Knihtilä), due sorelle stralunate, vivono alla giornata, con poche idee e poche prospettive, ma con un talento indiscutibile: il loro sahti – la tipica birra artigianale che in Finlandia, per tradizione, accompagna ogni festa, matrimonio o funerale – è spaziale. Quando promettono di prepararne ben 100 litri per un matrimonio in famiglia, si superano e producono il lotto migliore di sempre, un sahti da 10, talmente buono che… finiscono per berselo tutto da sole! Alle prese con gli enormi postumi della sbornia, le due si troveranno coinvolte in una serie di esilaranti disavventure, mentre cercano disperatamente di procurarsi altra birra (con ogni mezzo necessario!), salvare il matrimonio e riconquistare la loro reputazione di migliori birraie del villaggio.
Dal visionario regista Luca Guadagnino, After the Hunt: Dopo la caccia è un avvincente dramma psicologico scritto da Nora Garrett. Una professoressa universitaria (Julia Roberts) si trova in un momento cruciale della sua vita personale e professionale, quando una studentessa modello (Ayo Edebiri) muove delle accuse verso uno dei suoi colleghi (Andrew Garfield) e un oscuro segreto del suo passato rischia di venire alla luce.
Prodotto da Brian Grazer, Luca Guadagnino, Jeb Brody e Allan Mandelbaum, scritto da Nora Garrett e con le musiche di Trent Reznor & Atticus Ross, After the Hunt: Dopo la caccia sarà nelle sale italiane dal 16 ottobre distribuito da Eagle Pictures.
La trama di After the Hunt: Dopo la caccia
Dal visionario regista Luca Guadagnino, After the Hunt: Dopo la caccia è un avvincente dramma psicologico scritto da Nora Garrett. Una professoressa universitaria (Julia Roberts) si trova in un momento cruciale della sua vita personale e professionale, quando una studentessa modello (Ayo Edebiri) muove delle accuse verso uno dei suoi colleghi (Andrew Garfield) e un oscuro segreto del suo passato rischia di venire alla luce.
Dopo il grande successo delle prime due stagioni, Blanca sta per tornare con nuovi episodi. La fiction crime prodotta da Lux Vide per Rai 1, ispirata ai romanzi di Patrizia Rinaldi, ha conquistato milioni di spettatori grazie alla sua protagonista non vedente, interpretata da Maria Chiara Giannetta, e al mix di investigazione, sensibilità e innovazione tecnologica che caratterizza ogni caso.
La terza stagione è tra le più attese del panorama televisivo italiano: oltre a confermare il ritorno di personaggi amati dal pubblico, promette nuove indagini, sviluppi nelle relazioni e colpi di scena capaci di ampliare l’universo narrativo della serie. Gli autori hanno già anticipato che verranno affrontati temi sociali attuali, mantenendo al centro la crescita personale e professionale di Blanca.
In questo articolo scopriremo tutto ciò che c’è da sapere su Blanca 3: la data di uscita, il cast completo e le prime anticipazioni sulla trama, così da prepararci al meglio al ritorno della detective più amata della TV italiana.
Le ultime notizie su Blanca – Stagione 3
Foto di Virginia Bettoja
Ecco quando esce la terza stagione di Bianca
Da lunedì 29 settembre in prima serata su Rai1 in onda, per sei serate, la nuova attesissima Blanca – Stagione 3, la terza stagione di Blanca, serie prodotta da Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction diretta da Nicola Abbatangelo e scritta da Mario Ruggeri e Alessandro Sermoneta.
Il cast di Blanca – Stagione 3
Nel cast Maria Chiara Giannetta, Giuseppe Zeno, Enzo Paci, Gualtiero Burzi, Michela Cescon, Ugo Dighero, Federica Cacciola e Sara Ciocca. Con loro, due new entry: Domenico Diele e Matilde Gioli.
Blanca – Stagione 3: trama
Nella terza stagione vedremo Blanca diversa da come l’abbiamo conosciuta. Lei, che si è sempre gettata nella vita a corpo libero e senza rete di sicurezza, ora si trova in difficoltà, rifiuta il futuro e ha deciso di bastare a se stessa. Ma la vita la costringerà ad affrontare quel buio che mai prima d’ora le aveva fatto così paura. Accanto a lei rivedremo i fedeli compagni di avventura che abbiamo imparato a conoscere e ad amare: la giovane Lucia, la fidata amica Stella, il padre Leone, amorevole e premuroso, il Vicequestore Bacigalupo e l’ispettore Liguori, che alla fine della precedente stagione ha scelto un’altra donna al posto di Blanca, anche se i sentimenti che prova per lei sono tutt’altro che svaniti. E anche Blanca non riesce a ignorarli. . A sparigliare le carte arriverà un nuovo personaggio: Domenico, un contractor che lavora per un’agenzia di sicurezza con base a Genova e che Blanca incontra durante un’indagine.
Ognuna delle 6 puntate racconterà un caso, con un’ambientazione diversa scelta tra i luoghi caratteristici di Genova, sempre con realismo e un pizzico di commedia.
Midnight Factory, etichetta di Plaion Pictures, è orgogliosa di annuncia, proprio durante la celebrazione del suo 10^ anniversario, l’acquisizione full rights di Return to Silent Hill, che arriverà prossimamente anche nei cinema italiani, e di rilasciare la versione italiana del teaser poster per la gioia dei fan della saga e degli amanti del mondo dell’orrore.
Si tratta del secondo film live-action tratto dal celebre videogioco horror Silent Hill. Dopo il successo del primo film, uscito nel 2006, Christophe Gans torna alla regia di questo secondo capitolo del franchise, che vede un cast di grande esperienza nel cinema horror: Jeremy Irvine (The Reach – Caccia all’uomo, Baghead), Hannah Emily Anderson (What Keeps You Alive, Saw: Legacy) e Robert Strange (Jack in the Box, Marrowbone).
Return to Silent Hill segna il ritorno di una delle saghe horror più iconiche e amate di sempre, riportando sul grande schermo l’atmosfera disturbante e angosciante che ha reso celebre il videogame originale. È una storia autonoma ed è basata sull’acclamato Silent Hill 2, il secondo capitolo videoludico uscito nel 2001 e conosciuto anche dai più giovani per il riuscitissimo remake dello scorso anno. Il protagonista è James, un uomo tormentato dal ricordo dell’amata Mary, che lo conduce nuovamente tra le nebbie e le strade deserte di Silent Hill. Qui, realtà e incubo si confondono in un viaggio che mette a nudo le ossessioni più intime e i segreti più oscuri.
A incarnare l’incubo più riconoscibile della saga è Pyramid Head, il mostro simbolo delle colpe che non si possono cancellare. La sua presenza minacciosa, rivelata anche in un particolare dettaglio nel teaser poster, promette di amplificare la tensione in un racconto che unisce fedeltà all’opera originale e nuova potenza visiva per il cinema. Tra allucinazioni, creature mostruose e scenari che si trasformano in labirinti della mente, Return to Silent Hill invita lo spettatore a un’esperienza che è al tempo stesso intima e terrificante.
Return to Silent Hill promette di restare in equilibrio tra psychological horror e creature design: quasi 15 anni dopo l’uscita del primo film, Christophe Guns mette in campo vent’anni di evoluzione tecnica e narrativa e un materiale ancora più ricco e psicologicamente complesso, arricchendo i mondi di Silent Hill di un orrore mai visto prima, che sicuramente non deluderà i fan più esigenti.
Return to Silent Hill sarà nei cinema prossimamente con Midnight factory.
La trama di Return to Silent Hill
Quando una lettera lo richiama a Silent Hill alla ricerca del suo amore perduto, James ritrova una città totalmente trasformata, abitata da mostri che lo portano a dubitare della sua stessa sanità mentale.
Il nuovo film con Lily James, Swiped, racconta la storia vera e fonte di ispirazione di Whitney Wolfe Herd, l’imprenditrice di successo che da co-fondatrice del sito di incontri Tinder è passata a creare la sua attività inclusiva e orientata alle donne: Bumble. Sebbene le recensioni di Swiped siano state contrastanti, il film nel complesso riesce bene a rimanere fedele alla storia vera.
Quando si tratta di film basati su persone reali, è importante trovare un equilibrio efficace tra il raccontare i fatti così come sono accaduti e il mantenere l’intrattenimento per lo spettatore. Swiped riesce in gran parte in questo intento, rimanendo fedele all’esperienza personale di Whitney Wolfe Herd e arricchendo alcuni eventi con nuovi personaggi e sottotrame.
Swiped rimane fedele ai fatti della fondazione di Bumble
Sebbene Whitney Wolfe Herd sia famosa soprattutto per il suo lavoro sul sito di incontri Bumble, Swiped descrive in dettaglio gli anni che hanno preceduto la sua carriera imprenditoriale, concentrandosi sul periodo in cui ha lavorato per Tinder. Tutto questo è basato su fatti reali: Herd è stata inizialmente assunta da Sean Rad per lavorare come responsabile del marketing di Tinder, per poi essere nominata co-fondatrice.
Durante gli anni trascorsi a Tinder, Wolfe Herd è stata vittima di enormi discriminazioni sessiste, misogine e pregiudizi per essere l’unica donna dirigente dell’azienda. Questo alla fine l’ha costretta a dimettersi dopo che le tensioni tra lei, Rad e un altro co-fondatore di nome Justin Mateen sono diventate troppo pesanti da sopportare.
Swiped è espressamente interessato a questo conflitto tra il desiderio di cambiare il settore tecnologico e il dover subire i pregiudizi di essere una donna in un ambiente dominato dagli uomini, e il film si prende alcune libertà creative per far risaltare davvero questo commento. Queste includono una manciata di personaggi originali, che servono a enfatizzare questa divisione basata sul genere.
Le libertà creative prese con la storia di Whitney Wolfe Herd
Wolfe Herd ha intentato una causa contro Tinder dopo le sue dimissioni, citando comportamenti “minacciosi e offensivi” come motivo principale della sua partenza. Swiped non esita mai a mostrarlo in modo completo, concentrandosi sul rapporto tossico tra Wolfe Herd e Mateen come microcosmo della cultura “maschile alfa” dell’azienda nel suo complesso.
Il film sorvola quindi sui dettagli dei primi anni di Bumble, concentrandosi invece su ciò che ha spinto Wolfe Herd a fare questo grande salto, tra cui la sua causa contro Tinder, l’accordo extragiudiziale e l’accordo di riservatezza, e lo scandalo che ne è derivato con il fondatore e CEO di Badoo, Andrey Andreev. Swiped adotta un approccio molto fattuale nei confronti di questa storia, presentando tutto in modo obiettivo.
Ma mentre la rappresentazione dei fatti aziendali in Swiped è molto autentica, il film non offre sempre la stessa fedeltà alla vita personale di Wolfe Herd. Alcuni dettagli sulle relazioni e sulla famiglia dell’imprenditrice sono stati modificati, compreso il modo in cui ha conosciuto il suo marito di lunga data, Michael Herd. In Swiped, i due si scambiano uno sguardo in un bar.
Ma nella vita reale, Whitney e Michael sono stati presentati da un amico comune durante una vacanza sulla neve. Questo può sembrare un dettaglio insignificante, ma ha uno scopo chiaro nella storia: l’attrazione iniziale di Whitney per Michael al bar è ciò che spinge Wolfe Herd a ideare la caratteristica chiave di Bumble, ovvero che siano sempre le donne a fare la prima mossa. Forse nella realtà le cose non sono andate proprio così, ma si tratta di un semplice espediente narrativo che rende la trama più scorrevole e non altera troppo la storia nel suo complesso.
Personaggi come Tisha di Myha’la hanno uno scopo simile. Il personaggio immaginario esiste solo per dare a Wolfe Herd un’alleata chiave in Tinder. Si tratta di una tecnica utilizzata da molti grandi film biografici: i dettagli di certe interazioni sono spesso molto meno importanti dello scopo che servono nella storia. Ma in Swiped, potrebbe esserci una ragione più specifica per il livello di ambiguità che circonda la vita personale di Wolfe Herd durante gli anni di Tinder.
Lily James in Swiped
Whitney Wolfe Herd non può ancora parlare legalmente del suo accordo con Tinder
Come parte dell’accordo extragiudiziale con Tinder, Whitney Wolfe Herd è stata costretta a firmare un accordo di riservatezza che le impediva di parlare pubblicamente dell’intero processo. Questo accordo è ancora in vigore e i titoli di coda di Swiped chiariscono che Wolfe Herd non ha partecipato alla realizzazione del film.
Si tratta di un dettaglio cruciale, perché significa che il film può solo speculare su alcuni aspetti della vita di Wolfe Herd, come la sua relazione con Mateen, il suo matrimonio con Michael Herd e le sue esperienze personali nella fondazione di Bumble. I titoli di coda precisano addirittura che “alcuni personaggi, relazioni e incidenti sono stati romanzati a fini drammatici”.
In quanto tale, Swiped si presenta come un resoconto molto obiettivo e informativo della formazione di Tinder e Bumble come aziende, ma molto meno affidabile per quanto riguarda la vita personale di Whitney Wolfe Herd durante quegli anni. Il film fa persino uso del vero accordo di riservatezza di Wolfe Herd, sfruttando le lacune nella storia per sviluppare i temi del silenzio femminile e della tossicità maschile.
Il film drammatico biografico Swiped, racconta la storia vera di Whitney Wolfe Herd (interpretata da Lily James), che ha conquistato il mondo degli incontri online con Tinder e Bumble. Il film, disponibile su Disney+, segue il suo percorso da neolaureata desiderosa di cambiare il mondo a donna travolta dalla cultura delle start-up dominate dagli uomini. Sebbene il suo talento e la sua dedizione le abbiano portato un enorme successo, il suo percorso è costellato di ostacoli che la tormentano fino a quando non decide di prendere il controllo della situazione e vivere la sua vita secondo le sue regole. Raggiungere questo obiettivo è piuttosto difficile, ed è proprio questo che rende il film così interessante.
La trama di Swiped
Whitney Wolfe è una giovane laureata che cerca di trovare investitori per la sua nuova start-up. Il problema è che la sua start-up si concentra sul mettere in contatto i volontari con i luoghi in cui sono necessari, e nessun tecnico è interessato a questo. Preferiscono lanciare un nuovo gusto per una bevanda analcolica. Le cose prendono una svolta quando incontra Sean Rad, che sta lavorando ad alcune idee proprie. Il loro incontro casuale porta a un altro incontro in cui Sean rimane impressionato dalle capacità di marketing di Whitney e la assume nella sua azienda. Si scopre che il team sta lavorando a un paio di progetti, nessuno dei quali ha avuto successo finora.
Uno di questi progetti è un’app di incontri, inizialmente chiamata Match Box, fino a quando Whitney suggerisce di cambiarne il nome in Tinder. Da questo momento in poi, le cose migliorano per l’azienda, poiché Whitney si dedica completamente al lavoro, ricercando altre app di incontri per individuarne i difetti e correndo per il campus della sua alma mater per convincere le confraternite femminili e maschili a registrarsi sull’app. Nel frattempo, inizia anche una relazione con Justin Mateen, uno dei fondatori di Tinder, insieme a Sean. All’inizio, la loro relazione sembra funzionare nonostante il rapporto capo-dipendente.
Tuttavia, quando il lavoro di Whitney viene riconosciuto e Rad annuncia che lei sarà accreditata come co-fondatrice di Tinder, le cose tra lei e Justin iniziano ad andare male. Lei rimane con il cuore spezzato quando Tinder riceve un premio e lei non viene invitata sul palco perché non è stata nominata come co-fondatrice. Rompe con Justin, ma in seguito si accorge che lui sta spacciando le sue idee per proprie, che non viene inclusa nelle riunioni e che viene lentamente emarginata dall’azienda. Le cose peggiorano quando Justin continua a molestarla tramite messaggi e a parlar male di lei davanti ai colleghi, che iniziano a insultarla apertamente.
Whitney ne parla con Sean, ma lui non solo non fa nulla, ma quando lei gli dice che non può lavorare con Justin, lui stravolge le sue parole dicendo che lei si sta dimettendo dal suo incarico. Lei fa causa a Tinder per discriminazione sessuale e molestie, ma le viene consigliato di raggiungere un accordo extragiudiziale per proteggere la sua reputazione. Le viene anche chiesto di firmare un accordo di riservatezza, il che significa che non può parlare di Tinder in alcun modo. Questo si rivela controproducente perché mette il potere della narrazione nelle mani dei suoi ex datori di lavoro. Lei subisce odio online, riceve minacce di morte e si sente alienata da tutti.
Alla fine, inizia a lavorare su un’altra idea, ed è qui che entra in scena Andrey Andreev. Lo aveva già incontrato a una festa, dove lui le aveva offerto il posto di CMO della sua app di incontri Badoo. All’epoca, lei aveva speranze e sogni per Tinder e non aveva accettato la sua offerta. Ma ora lui è l’unico a credere pienamente nella sua idea. Lei gli dice che vuole creare un’app per donne incentrata sulla gentilezza. Tuttavia, lui le chiede di prendere questa idea di gentilezza per le donne e di fare qualcosa al riguardo nel settore delle app di incontri. Questo la porta a sviluppare l’idea di una nuova app e, ancora una volta, ci mette tutto il suo impegno e la sua energia. Ma questa volta è lei ad avere il controllo. O almeno, questo è ciò che sembra all’inizio.
Cosa succede ad Andrey?
Quando Andrey Andrey si offre di entrare in affari con Whitney, sembra essere l’esatto opposto degli uomini con cui ha lavorato a Tinder. È solidale e incoraggiante e rimane in secondo piano, lasciando che Whitney sia al centro della scena. Nonostante sia l’azionista di maggioranza di Bumble, non esercita alcuna restrizione inutile su Whitney, che ha completa libertà creativa sull’app. Questo è uno dei motivi per cui lei è in grado di rendere Bumble un’app più tollerante e inclusiva che mette il controllo nelle mani delle donne. Nel corso degli anni, lui diventa un buon collaboratore e amico.
Lily James in Swiped
Motivo per cui Whitney rimane scioccata quando viene informata di un articolo che descrive in dettaglio tutti i modi in cui lui ha incoraggiato un ambiente tossico e misogino in Badoo. Jessica Powell, nominata CMO di Badoo dopo che Whitney ha rifiutato l’offerta di Andrey, racconta ai media il trauma che ha subito a causa della cultura lavorativa tossica di Badoo. Whitney non riesce a capacitarsi del fatto che Andrey, che lei conosce e apprezza per la sua cordialità e il suo apparente femminismo, si sia lasciato andare a comportamenti dissoluti e contorti, come quelli di cui lo accusa Powell.
Quando le viene chiesta una prima dichiarazione, Whitney parla a favore del suo amico. In seguito, il suo avvocato le consiglia di mantenere questa posizione. Tuttavia, ciò è in contrasto con la sua ideologia di sostenere e difendere le donne. Contraddice l’idea con cui ha avviato Bumble e la fa sentire un’ipocrita. Ne parla con Andrey, ma lui sostiene che tutte le accuse contro di lui sono false. Poi, all’evento in cui lancia un nuovo capitolo di Bumble, lei parla apertamente del suo disgusto per le accuse mosse contro Andrey e si schiera con le donne piuttosto che perdonare il suo comportamento.
L’ultima immagine che abbiamo di Andrey è quella di lui che se ne va mentre Whitney continua a parlare contro di lui. Tuttavia, questo non significa che verrà arrestato. Nella vita reale, nonostante tali accuse, non sono state presentate accuse penali contro Andrey, che non è mai andato in prigione. Tuttavia, ha finito per lasciare Bumble. Come mostrato nel film, nella vita reale Andrey ha venduto la sua quota della società al Blackstone Group in un accordo del valore di 3 miliardi di dollari. Ciò significa che, anche se ha lasciato Whitney e Bumble, ha guadagnato molti soldi.
Whitney rimane l’amministratore delegato di Bumble?
Quando vengono rese pubbliche le accuse contro Andre, l’avvocato di Whitney le consiglia di parlare a suo favore. Questo perché sa che se Whitney si schierasse contro di lui, perderebbe Bumble, dato che lui è l’azionista di maggioranza dell’azienda. In seguito, quando Whitney condanna le azioni di Andrey, sa che questo avrà un impatto negativo sull’app. Come previsto, le azioni della società madre crollano, il che significa che anche i giorni migliori di Bumble sono ormai alle spalle. Andrey non permetterà che la situazione continui così. Tuttavia, lei sceglie di non scendere a compromessi sulla sua moralità e sui suoi ideali.
Lily James in Swiped
Ha già tollerato troppa tossicità da parte di uomini che non si curavano di ciò che le stavano facendo con le loro manipolazioni. Se essere fedele a se stessa significa perdere Bumble, è pronta anche a questo. Il suo atteggiamento senza rimpianti è amplificato dal fatto che la sua amica e collega Tisha e suo marito Michael sostengono la sua decisione. Pochi giorni dopo, Whitney riceve la visita di Matthew Slate del gruppo Blackstone. Whitney lo riconosce da un breve incontro in cui sono stati presentati l’uno all’altra a una festa. Lui le dice che Andrey ha venduto loro Bumble e le sue app gemelle, tra cui Badoo. Ciò significa che ci sarà un cambiamento significativo nella gestione.
Whitney presume che, poiché sono stati i suoi commenti a scatenare questo problema, Matthew sia lì per chiederle di lasciare il suo posto di amministratore delegato. Lei ribadisce di non avere alcun rimorso per aver mantenuto la propria posizione e avverte Matthew che non si dimetterà da amministratore delegato senza lottare. Tuttavia, Matthew le assicura che non è lì per toglierle nulla. Infatti, considerando tutto, soprattutto che Bumble e il suo successo sono frutto della sua mente, lei è la persona perfetta per continuare a guidare l’azienda, ma non è tutto.
Vuole anche che lei prenda sotto la sua ala Badoo e Magic Lab, poiché nessun candidato è più qualificato di lei. Whitney non deve pensarci due volte prima di accettare l’offerta e, con una mossa che dimostra che è nata per essere una leader, dice a Matthew di avere alcune idee. Il suo entusiasmo e la sua determinazione lo impressionano, ma lui non è sorpreso perché è proprio quello che si aspettava da lei. Così, lascia le redini nelle sue mani e Whitney, ancora una volta, emerge vincitrice in una situazione in cui sembrava che potesse perdere tutto ciò per cui aveva lavorato così duramente, ancora una volta, a causa di un uomo.
Familia di Francesco Costabile (qui la nostra recensione) è il film scelto per rappresentare l’Italia nella corsa agli Oscar 2026 per il Miglior Film Internazionale.
Il Comitato di Selezione istituito dall’ANICA su incarico dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, e composto da Micaela Fusco, Alessandra Magliaro, Gabriele Muccino, Olivia Musini, Simona Paggi, Federico Pontiggia, Micaela Ramazzotti, Stefano Sardo, Vito Sinopoli, ha votato il film di Francesco Costabile affinché rappresenti il nostro Paese alla 98° edizione degli Academy Awards, nella selezione per la categoria International Feature Film Award.
Familiaconcorrerà per la shortlist che includerà i quindici migliori film internazionali selezionati dall’Academy e che sarà resa nota 16 dicembre 2025. L’annuncio delle nomination definitive è previsto per il 22 gennaio 2026, mentre la cerimonia di consegna degli Oscars si terrà a Los Angeles il 15 marzo 2026.
Familia segue Vermiglio (2025, che non era arrivato a nomination) e Io Capitano (2024, giunto in cinquina) nella lunga lista di titoli italiani a cui viene affidato l’onere e onore di rappresentare lo stato del cinema italiano nel mondo occidentale.
The Silent Hour, disponibile su Prime Video, racconta la straziante storia di sopravvivenza in un edificio abbandonato dal punto di vista di un detective di Boston a cui è stata diagnosticata una perdita uditiva degenerativa. Dopo aver subito un infortunio che gli ha cambiato la vita durante una missione, Frank Shaw (Joel Kinnaman) si trova ad affrontare un difficile bivio nella sua vita mentre cerca di convivere con i suoi nuovi problemi uditivi. Tuttavia, la sua vita viene ulteriormente sconvolta quando viene coinvolto in una vasta cospirazione che coinvolge una fotografa sorda di nome Ava, testimone di un omicidio per strada. Di conseguenza, Frank deve proteggerla mentre diversi mercenari cercano di farla tacere per sempre.
Verso la fine del film, la trama thriller ad alta tensione raggiunge il culmine quando i piani di fuga di Frank e Ava vengono ostacolati da una figura familiare che si rivela essere un traditore. Nel frattempo, Frank deve scavare a fondo e trovare il modo di sfruttare i suoi problemi di udito dopo che i suoi ausili meccanici si sono scaricati. A peggiorare le cose, sono circondati da altri uomini che cercano di dar loro la caccia. Tutto va particolarmente male quando i nemici finalmente mettono le mani su Frank e Ava, la quale è la prima ad essere messa a tacere. Tuttavia, Frank non lo vede come la fine, trovando utile la sua intraprendenza interiore per cercare di salvare Ava e organizzare una fuga finale.
La trama di The Silent Hour
Frank Shaw è un detective del dipartimento di polizia di Boston che lavora in coppia con il suo amico di lunga data Doug Slater. Nonostante viva da solo, il protagonista ama stare con sua figlia Sam, aspirante cantante e suo punto di riferimento emotivo. Un giorno, prima di partire per una missione di polizia, Slater avverte Frank di mantenere la calma in determinate situazioni. Quest’ultimo lo ignora mentre insegue un caposquadra colpevole in un cantiere navale. La sua esuberanza lo porta a sbattere contro un’auto vicina, causandogli problemi all’udito, che peggiorano col tempo. Diversi mesi dopo, Frank utilizza degli apparecchi acustici per svolgere normalmente il suo lavoro.
Sandra Mae Frank in The Silent Hour
Tuttavia, fatica ad accettare i suoi nuovi problemi e riflette se sia il caso di andare in pensione. Anche il suo rapporto con la figlia diventa teso. A seguito della diagnosi, Frank impara la lingua dei segni. Quando nel quartiere si verifica un doppio omicidio, Slater chiede a Frank di fare da interprete per una testimone sorda di nome Ava Fremont, che ha chiamato la stazione di polizia dicendo di avere delle prove su quanto accaduto. Sebbene Ava sia riluttante a parlare con un traduttore non professionista, decide di accettare la richiesta di Frank, vedendo che soffre dei suoi stessi problemi. Durante l’interrogatorio, Slater e Frank scoprono che Ava ha una registrazione video di chi ha ucciso gli uomini per strada.
Mentre si aggira furtivamente nel suo appartamento, il protagonista si rende anche conto che in passato lei faceva uso di droghe. Lui e Slater lasciano l’appartamento, leggermente sospettosi nei suoi confronti. A metà strada dalla stazione, Frank si rende conto di aver lasciato il telefono nell’appartamento e torna indietro per riprenderlo. Dopo essere entrato nell’edificio, Frank è immediatamente preoccupato dagli strani uomini che vede fuori dalla porta di Ava. Esce di nascosto dall’uscita di sicurezza e si rende conto che Ava è tenuta prigioniera da un gruppo di uomini che vogliono zittirla per le informazioni che ha sull’omicidio.
Di conseguenza, irrompe nell’appartamento e le salva la vita. I due iniziano quindi un gioco al gatto e al topo con la banda di mercenari. Dopo diverse prove, Frank giunge alla sconvolgente conclusione che le persone che li perseguitano sono proprio degli agenti di polizia. Lui e Ava riescono a mettere le mani sul telefono di uno dei malviventi e lo usano per chiamare Slater e informarlo della loro situazione. Lui li rassicura dicendo che sta arrivando per salvarli. Nel frattempo, l’apparecchio acustico di Frank si scarica e sia lui che Ava sono costretti a difendersi senza poter sentire nulla.
Il finale di The Silent Hour: perché Slater si presenta da solo?
Durante l’atto finale, Frank e Ava si sentono sollevati dopo aver informato Slater della loro precaria situazione. Sono ancora più grati quando lui promette di presentarsi con dei rinforzi, con l’intenzione di catturare i poliziotti corrotti all’interno dell’edificio. Tuttavia, mentre spiano dalle finestre, sono sorpresi dal fatto che Slater si presenti da solo, armato solo della sua pistola. Preoccupato che gli aggressori possano uccidere il suo amico, Frank si precipita giù per il pozzo dell’ascensore con Ava, sperando di intercettarlo prima che gli venga fatto del male.
All’insaputa del protagonista, il suo amico di lunga data non è altro che un traditore e uno dei motivi principali per cui lui e Ava si trovano nella situazione in cui sono. Quindi, si presenta da solo, sapendo che aiuterà i teppisti a catturare Frank e Ava. Poco dopo che i due raggiungono l’atrio al piano terra, scoprono che Slater è stato messo alle strette da Sal, uno degli scagnozzi sul libro paga. La situazione costringe Frank a lasciare la pistola, perché Slater potrebbe farsi male. Purtroppo, appena Sal disarma il protagonista, permette a Slater di prendere la pistola, dimostrando che anche lui fa parte del gruppo.
Il colpo è ancora più duro quando Slater si scusa con Frank per essere arrivati a questo punto. Successivamente, il resto dei teppisti circonda Frank e Ava e inietta a quest’ultima delle droghe. Slater cerca quindi di negoziare con Frank e di convincerlo a unirsi al gruppo come tutti gli altri, poiché non desidera uccidere il protagonista a sangue freddo. Frank accetta l’offerta, ma poi rinnega l’accordo, poiché si tratta solo di uno stratagemma per coglierli di sorpresa.
Mark Strong in The Silent Hour
Cosa succede a Mason e alla sua banda?
Il principale istigatore dei poliziotti corrotti che danno la caccia a Frank e Ava è Mason. Lui e la sua banda cercano di uccidere Ava perché possiede prove incriminanti sull’omicidio. Ma, per la maggior parte della narrazione, si ritrovano secondi nel catturare i due personaggi centrali. Poco dopo essere sfuggito alle grinfie della banda sostenendo di voler far parte del libro paga, Frank li chiude nell’ascensore e va a salvare Ava, che ha assunto una dose eccessiva di droga. Le inietta un farmaco che la aiuta a riprendere conoscenza. Tuttavia, quest’ultima ha solo dieci minuti prima che il farmaco perda il suo effetto.
Frank usa quindi la sua ingegnosità per appiccare un incendio nell’appartamento, che invia un segnale di fumo al resto della città. Di conseguenza, la banda di Mason se ne va, temendo di essere catturata, poiché molti passanti si radunano per le strade. Nel frattempo, Mason costringe Slater ad aiutarlo a dare la caccia a Frank e Ava. I due si precipitano nell’appartamento di Dante, un altro residente che ascolta musica ad alto volume nella sua stanza, udibile anche all’esterno. A questo punto, Mason non riesce a vedere chiaramente perché Frank e Ava lo hanno cosparso di acetone.
Manda Slater nell’appartamento per ucciderli al posto suo, mentre lui si dirige in un’altra parte dell’appartamento. Usando gli altoparlanti della casa, Ava e Frank stordiscono Slater con musica metal, che lo fa inciampare fuori dall’appartamento e viene colpito da Mason. Muore e Frank trova il suo cadavere mentre esce dalla casa. Quando Ava sviene, il protagonista usa il suo corpo come esca per attirare Mason e metterlo fuori combattimento con un colpo inferto con un oggetto inanimato. Successivamente, Frank si precipita fuori dall’appartamento, sperando di salvare Ava.
Joel Kinnaman e Sandra Mae Frank in The Silent Hour
Frank salva Ava nel finale?
Nei momenti finali del film, Frank, sconvolto, consegna il corpo privo di sensi di Ava al personale dell’ambulanza al piano di sotto. Questi iniziano a praticarle le manovre di rianimazione, mentre la telecamera inquadra l’espressione preoccupata del protagonista. Tuttavia, il suo destino rimane un mistero, poiché la storia fa un salto nel futuro. Frank finalmente assiste al saggio di sua figlia, dimostrando di aver ascoltato il consiglio che Ava gli aveva dato in precedenza. Si guarda intorno tra il pubblico e percepisce l’apprezzamento per il canto di Sam, godendosi la sua esibizione attraverso le loro reazioni.
Pochi minuti dopo, Ava entra dalla porta e si siede accanto a Frank, a significare che è sopravvissuta alla sua terribile esperienza con l’overdose. Le prende la mano, mostrando il legame che hanno costruito l’uno con l’altra nel corso della narrazione. Sebbene i due inizino la storia come estranei e su posizioni leggermente diverse, il loro legame si rafforza alla fine. Ava aiuta Frank con il suo problema di udito, poiché è una delle poche persone in grado di comprendere le sue nuove difficoltà. Inoltre, senza l’aiuto di quest’ultimo, Ava non sarebbe sopravvissuta all’assalto all’edificio.
Pertanto, i due riescono a trovare un senso di affinità reciproca che va oltre una normale relazione. Non è chiaro se si tratti di un legame romantico o platonico. Tuttavia, ciò che è importante è come sono riusciti ad aiutarsi a vicenda attraverso diverse sfide. Inoltre, Frank ha accettato la sua perdita dell’udito come parte della sua identità, cosa che non avrebbe mai potuto fare senza il sostegno di Ava. Questo gli permette di riconnettersi con sua figlia, la cosa più importante della sua vita.
Michelle Williams, Katie Holmes, Joshua Jackson, Mary Beth Peil, John Wesley Shipp, Mary-Margaret Humes, Nina Repeta, Kerr Smith, Meredith Monroe e Busy Philipps sono saliti sul palco del Richard Rodgers Theater per leggere l’episodio pilota del 1998. Lin-Manuel Miranda ha sostituito James Van Der Beek, impossibilitato a partecipare per motivi di salute.
La serata, narrata da Renée Elise Goldsberry, aveva lo scopo di raccogliere fondi per F Cancer e Van Der Beek, che sta lottando contro il cancro al colon-retto. Prima e dopo la lettura del copione, Van Der Beek è apparso sullo schermo tramite un videomessaggio, commosso. “Non posso credere di non poter abbracciare i miei compagni di cast”, ha detto nel primo video. “Volevo salire su quel palco e ringraziare ogni singola persona in questo teatro per essere qui stasera.”
Dopo la fine dell’episodio, Van Der Beek è tornato sullo schermo. “Ora, nessuno sano di mente farebbe mai un parallelo tra i due, ma una grande somiglianza tra Dawson e il “Fantasma dell’Opera” è che entrambi si sono trovati di fronte alla realtà che la donna che amavano amava veramente qualcun altro, e le ha detto: ‘Vai da lui. Vai da lui ora prima che cambi idea’. Solo uno ha dato origine a un meme con la faccia che piange”, ha detto Van Der Beek. Ha poi presentato Norm Lewis sul palco per eseguire “The Music of the Night”, dal famoso musical.
Un’altra sorpresa della serata è stata quando Steven Spielberg, l’eroe di Dawson per tutta la serie, è apparso sullo schermo con un messaggio. “Dawson, ce l’hai fatta. Forse un giorno avrò un armadio di Dawson”, ha detto.
Alla fine della serata, Goldsberry ha dato il permesso al pubblico di filmare e ha iniziato a cantare la sigla, “I Don’t Want to Wait” di Paula Cole. È stata poi raggiunta dal resto del cast e dalle figlie di Van Der Beek, che hanno entrambe cantato delle strofe da sole. Sua moglie, Kimberly Van Der Beek, e il resto dei suoi figli sono poi saliti sul palco. (qui il video di Variety)
La reunion è stata un’idea di Michelle Williams, ha detto la creatrice dello show in esclusiva a Variety prima dell’evento. “Ha coinvolto me, [suo marito e regista di “Hamilton”,] Thomas [Kail] e Greg [Berlanti] per aiutarla. Da lì, altri si sono uniti al gruppo di pianificazione. Jason Moore ha accettato di dirigere e siamo partiti. Scegliere una data ha richiesto un po’ di tempo, ma tutta la nostra famiglia di “Dawson’s Creek” era entusiasta di farlo e molto accomodante e generosa con il suo tempo.”
Il settimo figlio è un film che unisce avventura fantasy, azione ed elementi simbolici legati a temi universali come il coraggio, l’amore e la responsabilità. Al centro della vicenda vi è il giovane Thomas Ward, settimo figlio di un settimo figlio, destinato a un compito speciale: diventare apprendista del cacciatore di streghe Gregory. La sua storia si intreccia con la lotta contro la potente strega Mother Malkin e con la scoperta delle proprie origini, portandolo a un percorso di crescita personale e di accettazione del proprio destino.
Dalla missione al conflitto finale di Il settimo figlio
La trama si apre con Gregory, esperto cacciatore di streghe, che dopo la perdita dell’ennesimo apprendista deve trovare un nuovo successore. La scelta ricade su Thomas, un giovane dotato di poteri particolari ereditati dalla madre, che gli dona un amuleto protettivo. Ben presto il ragazzo incontra Alice, una misteriosa ragazza di cui si innamora, senza sapere che è in realtà la nipote di Mother Malkin, tornata in libertà dopo anni di prigionia e decisa a radunare un esercito di creature malvagie. Gregory, Thomas e l’assistente Tusk si mettono in viaggio verso la fortezza della strega, affrontando nemici e rivelazioni: Gregory aveva amato Malkin in passato, Thomas scopre che sua madre era una strega e che Alice, pur divisa tra affetto e dovere, è incaricata di spiarli.
Nel climax della vicenda, Mother Malkin uccide la madre di Thomas e cattura Gregory, mentre Alice, pur innamorata, cede l’amuleto a sua zia sperando di proteggere il giovane. Risvegliato dallo spirito materno, Thomas ritrova la forza e l’amuleto, affrontando con nuova determinazione l’esercito di Malkin. La battaglia culmina con il tradimento interno: la strega elimina perfino la sorella che cercava di salvare Alice. Infine, Thomas riesce a sconfiggerla, ponendo fine alla sua minaccia e segnando il passaggio da ragazzo inesperto a vero cacciatore.
Trasformazioni e spiegazione del finale
Il finale non si limita alla vittoria sul male ma mette in luce le trasformazioni interiori dei protagonisti. Thomas, inizialmente riluttante a uccidere, assume il ruolo di spook dopo la morte della madre, accettando il peso delle sue responsabilità. La frase finale di Malkin, “ti perseguiterò”, simboleggia il fardello morale che il giovane dovrà portare: ogni vita tolta gli lascia un’ombra di rimorso. Anche la sua relazione con Alice subisce un cambiamento: pur desiderando una vita normale insieme, entrambi comprendono che le loro strade si separano, lasciando però la porta aperta a un futuro incontro.
Parallelamente, anche Gregory vive una metamorfosi. Inizialmente rigido e inflessibile, convinto che ogni strega debba essere eliminata senza esitazioni, alla fine ammette che “non ci sono regole”. È un gesto di fiducia verso Thomas, ma anche il segno che ha imparato a vedere oltre i dogmi che lo hanno guidato per tutta la vita. Nel congedarsi, Gregory gli lascia la propria casa, l’assistente Tusk e tutte le responsabilità del mestiere, affidandogli così il suo lascito. L’ultima scena, con il suono della campana che chiama a un nuovo intervento, apre a nuove avventure: Thomas è ormai il nuovo spook, pronto a fronteggiare altre minacce.
James Gunn è stato di recente intervistato da YMH Studios, e in quell’occasione il co-CEO della DC Studios ha fornito un aggiornamento molto promettente sullo stato di The Brave and the Bold. “Nessuna di queste cose è importante per me”, ha detto Gunn quando gli è stato chiesto se Batman avrebbe avuto un costume grigio e blu o gli occhi bianchi sul cappuccio nel film. “Ciò che conta è il personaggio e la storia, e penso che ora abbiamo una storia davvero molto buona per ciò che sta accadendo con Batman”.
Considerando che Gunn ha ripetutamente ribadito di non voler dare il via libera ufficiale a progetti senza una sceneggiatura che gli piaccia, e visti i suoi commenti entusiastici sul film incentrato su Damien Wayne, forse questo sarà il prossimo film in uscita nell’universo cinematografico DC? Ad ogni modo, sembra che i lavori sul progetto stiano proseguendo nella giusta direzione, per cui non resta che attendere annunci ufficiali.
Tutto quello che sappiamo su The Brave and the Bold
Parlando l’anno scorso dei piani dei DC Studios per The Brave and the Bold, James Gunn ha detto: “Questa è l’introduzione del Batman del DCU. È la storia di Damian Wayne, il vero figlio di Batman, di cui non conoscevamo l’esistenza per i primi otto-dieci anni della sua vita. È stato cresciuto come un piccolo assassino e assassina. È un piccolo figlio di puttana. È il mio Robin preferito“. “È basato sulla run di Grant Morrison, che è una delle mie run preferite di Batman, e la stiamo mettendo insieme proprio in questi giorni“.
Il co-CEO dei DC Studios, Peter Safran, ha aggiunto: “Ovviamente si tratta di un lungometraggio che vedrà la presenza di altri membri della ‘Bat-famiglia’ allargata, proprio perché riteniamo che siano stati lasciati fuori dalle storie di Batman al cinema per troppo tempo“. Alla sceneggiatura, oltre a Muschietti, dovrebbe esserci anche Rodo Sayagues, noto per aver firmato le sceneggiature di La casa, Man in the Dark e Alien: Romulus.
Il film diretto da Guy Ritchie, tratto dall’omonima serie televisiva degli anni Sessanta, si chiude con una serie di colpi di scena che ribaltano le aspettative iniziali. Operazione U.N.C.L.E. segue le avventure di Napoleon Solo (Henry Cavill), agente della CIA, e Illya Kuryakin (Armie Hammer), agente del KGB, costretti a collaborare in una missione congiunta in piena Guerra Fredda. L’obiettivo è trovare il dottor Udo Teller e impedire che le sue scoperte vengano sfruttate dai Vinciguerras, una potente famiglia italiana decisa a vendere una testata nucleare a gruppi neo-fascisti.
Nonostante le profonde differenze caratteriali e la diffidenza reciproca, Solo e Illya sono costretti a lavorare insieme, affiancati da Gaby (Alicia Vikander), la figlia di Teller. L’avventura, che parte da Berlino Est per svilupparsi soprattutto a Roma, mette in evidenza quanto sia difficile per i due agenti fidarsi l’uno dell’altro, ma anche quanto le circostanze li costringano a farlo. Alla fine, entrambi cambiano prospettiva: da rivali pronti a eliminarsi pur di servire i rispettivi governi, diventano alleati capaci di salvare le reciproche vite e di compiere scelte inaspettate.
Perché Solo e Illya distruggono il disco
Uno degli snodi cruciali del finale riguarda la decisione di distruggere il disco contenente le ricerche nucleari di Teller. CIA e KGB avevano dato ordini identici ai loro agenti: cooperare fino a recuperare il materiale scientifico, ma essere pronti a eliminarsi a vicenda pur di consegnare il disco ai propri superiori.
Per un attimo, la tensione tra Solo e Illya sembra sfociare in un duello mortale. Entrambi valutano seriamente l’ipotesi di uccidere l’altro. Tuttavia, Solo spezza la tensione restituendo a Illya l’orologio del padre, un cimelio che aveva recuperato durante l’incursione al complesso dei Vinciguerras. Questo gesto simbolico ribalta la dinamica: i due capiscono che il legame costruito sul campo vale più dell’obbedienza cieca ai propri ordini.
Distruggere il disco diventa quindi l’unica soluzione possibile. Non vogliono permettere che una delle due superpotenze ottenga un vantaggio decisivo e, soprattutto, rifiutano di sacrificare la loro nuova alleanza. Il gesto suggella la nascita di una fiducia reciproca che non esisteva all’inizio della missione, trasformando due agenti rivali in compagni di squadra.
La minaccia principale del film è rappresentata da Victoria Vinciguerra (Elizabeth Debicki), elegante e spietata aristocratica che mira a completare la bomba nucleare con l’aiuto del dottor Teller e a venderla a gruppi estremisti. Per contrastarla, Solo, Illya e Gaby devono mettere in campo un piano complesso, che subisce continui aggiustamenti.
Il gruppo riesce a impossessarsi di un ordigno, ma scopre che si tratta solo di un’esca. La vera testata è ancora nelle mani di Victoria, pronta a essere consegnata via mare. Con decine di imbarcazioni a disposizione, diventa impossibile localizzare quella giusta. Proprio qui entra in gioco l’informazione che Gaby aveva raccolto al complesso dei Vinciguerras: grazie a un sistema di sicurezza collegato al congegno nucleare, riescono a reindirizzare il missile verso la stessa Victoria.
Il colpo riesce: Victoria viene eliminata insieme ai suoi piani, la vendita viene impedita e la minaccia atomica neutralizzata.
Perché Gaby doveva tradire Solo e Illya
Un altro momento chiave del film è il presunto tradimento di Gaby. Fin dall’inizio, il piano dell’intelligence britannica prevedeva che lei guadagnasse la fiducia dei Vinciguerras per avvicinarsi a Udo Teller. Tuttavia, la presenza di Illya e Solo rischiava di compromettere tutto: il loro comportamento sospetto a Roma rendeva difficile convincere i nemici che fossero semplici civili.
Per questo Gaby non aveva alternative: doveva rivelare le identità di Solo e Illya per essere accettata da Alexander e Rudi Vinciguerra. Se da un lato questa mossa sembrava mettere in pericolo la missione, dall’altro era l’unico modo per entrare davvero nelle grazie della famiglia e lavorare a stretto contatto con Udo. In realtà, il suo “tradimento” era parte di un piano più grande, e la sua lealtà verso Solo e Illya non viene mai meno.
Come il finale prepara il terreno per un franchise
La parte conclusiva del film sottolinea il cambiamento radicale nei rapporti tra i protagonisti. All’inizio, Solo, Illya e Gaby erano tre individui con obiettivi diversi e caratteri incompatibili; alla fine, sono un trio affiatato che ha dimostrato di poter vincere solo collaborando.
La distruzione del disco e l’appoggio di Waverly, l’uomo che coordina l’operazione, segnano l’inizio di qualcosa di più grande: la nascita dell’organizzazione U.N.C.L.E. (United Network Command for Law and Enforcement). Questo nuovo ente sovranazionale rappresenta la possibilità di missioni congiunte al di là delle rivalità geopolitiche. Il film lascia chiaramente intendere che i tre torneranno a lavorare insieme in nuove avventure internazionali. A distanza di anni, però, il franchise non è stato ancora avviato.
Il futuro di Solo e Illya
Nonostante la loro nuova alleanza, il destino di Solo e Illya resta complesso. Entrambi, infatti, sono ancora legati ai loro governi di origine. Solo è vincolato al CIA da una condanna sospesa: deve obbedire agli ordini dell’agenzia per non finire in prigione. Illya, dal canto suo, è sotto la costante minaccia del KGB, che potrebbe spedirlo in Siberia come accadde al padre.
Queste condizioni rendono i due agenti vulnerabili e creano terreno fertile per eventuali sviluppi futuri. Nei possibili sequel, il conflitto tra i loro doveri nazionali e la lealtà verso la nuova squadra potrebbe diventare il motore principale della trama. Gaby, invece, sembra avere un percorso più lineare: già reclutata da Waverly, il suo futuro come spia appare assicurato.
Il finale di Operazione U.N.C.L.E.
Il finale di Operazione U.N.C.L.E. unisce azione, colpi di scena e simbolismi. La decisione di Solo e Illya di distruggere il disco non è soltanto una mossa tattica, ma rappresenta la scelta di fidarsi l’uno dell’altro e di anteporre l’amicizia agli ordini dei propri governi. Gaby dimostra il suo coraggio, trasformando un tradimento apparente in un gesto indispensabile per il successo della missione.
Con la sconfitta di Victoria Vinciguerra e l’intervento di Waverly, il trio dà vita a una nuova alleanza che supera le divisioni ideologiche della Guerra Fredda. Nasce così il nucleo di U.N.C.L.E., un’organizzazione pronta a nuove missioni globali. Pur restando incerti i rapporti con CIA e KGB, il film lascia intravedere un futuro ricco di possibilità, in cui i protagonisti dovranno bilanciare dovere e amicizia, lealtà nazionale e legami personali.
In vista dell’uscita digitale di I Fantastici Quattro: Gli Inizi (qui la recensione), prevista per domani, la scena post-credits del film è stata pubblicata online in HD. Ambientata quattro anni dopo gli eventi del film, la scena inizia con Sue Storm che legge una storia al suo giovane figlio Franklin. Tuttavia, dopo essersi allontanata per un breve momento, torna e trova il Dottor Destino inginocchiato davanti a lui.
Victor Von Doom si è tolto la maschera (che sembra un po’ più semplice di quella mostrata nella grafica promozionale) e il piccolo Franklin gli tocca il viso sfigurato, che però non ci viene mai mostrato. È possibile che Doom stia tentando di rapire il bambino con il potere di creare realtà per i suoi scopi malvagi? Dovremo aspettare e vedere, ma sappiamo questa scena è stata girata sul set di Avengers: Doomsday dai fratelli Russo.
Ciò indica che si tratta di una parte importante del film, anche se resta da vedere se si svolge prima o durante la storia del film. Il regista di I Fantastici Quattro: Gli Inizi, Matt Shakman e l’attrice Vanessa Kirby, che interpreta la Donna Invisibile, hanno entrambi confermato che Robert Downey Jr. era sul set nei panni di Doom per questa scena, quindi sì, c’è lui dietro quel mantello.
Un altro grande mistero è se Doom abbia viaggiato da un’altra realtà o se la Variante della Terra 828 sarà il nuovo grande cattivo della Saga del Multiverso. La seconda ipotesi è la più plausibile, soprattutto perché il film stesso ha ripetutamente accennato all’esistenza di Latveria. Ad ogni modo, ecco qui di seguito la scena, in attesa di poter conoscere gli esiti di questo delicato momento del franchise.
Da tempo circolano voci sui piani della Marvel Studios per la seconda stagione di Hawkeye. Jeremy Renner ha già confermato che la trama sarà fortemente ispirata a The Raid, mentre abbiamo saputo che Clint Barton e Kate Bishop combatteranno contro Barney Barton, alias Trickshot. Con grande sorpresa dei fan, Renner sembra aver smentito l’idea di una nuova stagione dopo aver rivelato che la Marvel Studios gli ha offerto la metà di quanto ha guadagnato per la prima stagione (per quelle che sarebbero state lunghe riprese di 9 mesi).
Si prevede inoltre che la Marvel Studios darà meno risalto ai personaggi del grande schermo sullo streaming, creando una linea di demarcazione più netta tra ciò che il pubblico può vedere al cinema e ciò che può vedere a casa. Renner ha chiuso con l’MCU? Non è stato annunciato per Avengers: Doomsday e, dopo aver parlato di un’offerta piuttosto deludente da parte della Disney per tornare (attribuendo la colpa alla casa madre piuttosto che alla Marvel Studios), non siamo sicuri di quali siano i piani.
Parlando al Florida Supercon questo fine settimana (tramite Popverse), Renner ha riflettuto su Hawkeye dicendo: “È stato fantastico approfondire un po’ di più il personaggio, in un mondo più realistico. Per me è stato molto più divertente da fare e c’era più da esplorare per il personaggio, il che è bello”. “Ho sempre voluto fare più cose del genere, ma poi c’è stato quell’incidente”, ha continuato, “e devo rimettermi in forma per poter tirare di nuovo con l’arco, tuffarmi e fare tutte quelle cose, ma ce la farò. Sto andando bene”.
“Continuerò sempre a ballare con la Marvel. Continuerò sempre a ballare con loro, quando sarà il momento giusto, quando ci sarà da divertirsi”, ha osservato Renner. “Sono felice di fare la seconda stagione di Hawkeye. Adoro quel personaggio. Penso che ci sia così tanto da fare”. “Abbiamo discusso a lungo sulla forma di quella stagione”, ha confermato. “Devo rimettermi in forma e preparare tutto per quello. Il momento giusto arriverà, e se ci sarà ancora bisogno, voglia e desiderio di farlo, allora sì”.
Quindi, potremmo essere un passo più vicini alla realizzazione della seconda stagione di Hawkeye… se le due parti riusciranno a trovare un compromesso in termini di soldi e tempo. La prima stagione è servita a passare il testimone a Kate, che probabilmente potrebbe cavarsela anche senza di lui nel ruolo principale. Come già detto, la Marvel Studios sta cercando di dare la priorità alle serie TV che possono durare più stagioni. È difficile dire se questo significhi che non ci sia più spazio per storie singole come Hawkeye.
A sette anni dal suo ultimo lavoro come attrice, Emma Watson spiega la sua pausa dalla recitazione in una nuova intervista. L’ultimo ruolo di Watson è stato nell’adattamento cinematografico di Greta Gerwig del 2019 di Piccole donne, le cui riprese si sono concluse nel dicembre 2018. Da allora, le apparizioni più importanti dell’attrice, nota soprattutto per aver interpretato Hermione Granger nei film di Harry Potter, sono state la reunion di Harry Potter e uno speciale televisivo dedicato a un torneo di pickleball di beneficenza.
“Una componente più importante del lavoro stesso è la promozione e la vendita di quell’opera, di quell’opera d’arte”, ha dichiarato Watson a Hollywood Authentic in una recente intervista. “L’equilibrio può essere piuttosto compromesso. Penso che sarò onesta e diretta e dirò: non mi manca vendere cose. L’ho trovato piuttosto distruttivo per l’anima. Ma mi manca molto usare le mie capacità e mi manca molto l’arte”. La Watson ha aggiunto che lavorare su una scena offre “una forma di meditazione molto intensa”, ma ha scoperto che ce n’era davvero poca. Allo stesso tempo, lavorare su questi progetti comportava una certa pressione, che non le manca.
Cosa ha fatto Emma Watson dall’ultima volta che ha recitato?
La Watson dice di essersi tenuta attiva durante la sua pausa dalla recitazione. Oltre al viaggio a Cannes e al perfezionamento del suo gioco di pickleball, rivela di aver lavorato a qualcosa “che non ho mai fatto prima”, ma non specifica di cosa si tratti. L’intervistatore le ha anche chiesto se prenderebbe mai in considerazione l’idea di lavorare dietro la macchina da presa, e la Watson ha risposto: “Sì, penso che prenderei in considerazione qualsiasi cosa”.
Tuttavia, la Watson non ha fornito ulteriori dettagli al riguardo, ma ha invece esposto la sua filosofia di avere una solida base per la propria vita. L’articolo non include alcun indizio sul fatto che la Watson possa porre fine alla sua pausa dalla recitazione, né su quando potrebbe farlo. Al momento, la Watson non ha alcun progetto in programma.
Joachim Rønning ha parlato della possibilità di tornare a dirigere Maleficent 3, attualmente in fase di sviluppo. Angelina Jolie interpreta l’iconica cattiva della Bella Addormentata nella serie Disney, che racconta la storia della Bella Addormentata dal punto di vista di Malefica. Il sequel Maleficent – Signora del male è stato diretto da Rønning, ampliando ulteriormente la storia della classica fiaba.
Quel film ha incassato 491 milioni di dollari al botteghino mondiale e ha ottenuto un punteggio del 95% sul Popcornmeter dal pubblico di Rotten Tomatoes. Nel 2021 è stato annunciato un terzo film della serie, con il ritorno di Jolie e della sceneggiatrice Linda Woolverton, autrice dei primi due film della serie. Tuttavia, non ci sono ancora notizie su chi dirigerà il film.
In un’intervista per il nuovo film di Rønning, Tron: Ares, Liam Crowley di Screen Rant ha colto l’occasione per chiedergli quale fosse la sua posizione riguardo al ritorno per Maleficent 3: “È una buona domanda. Penso di essere sempre interessato a una buona storia. Per me è questo che conta. Quindi vedremo cosa ci riserva il futuro. Adoro Maleficent e adoro Pirati dei Caraibi. Ottenere quel lavoro ha cambiato la mia vita e la mia carriera”.
“Ora che sto lavorando a Tron, mi sento molto fortunato ad aver potuto realizzare questi grandi progetti. E anche a realizzare un film più piccolo come Young Woman and the Sea, dove andiamo con Daisy Ridley e siamo in mezzo all’oceano a girarlo dal vivo. E qui con Tron siamo nel computer. Mi sento molto fortunato”, ha concluso il regista.
Cosa significano i commenti di Joachim Rønning per Maleficent 3
Non dire mai mai è il grande insegnamento che si può trarre dalla risposta di Rønning nell’intervista. Dà sicuramente una risposta diplomatica, senza confermare né smentire il suo potenziale coinvolgimento. Tuttavia, lascia la porta aperta, dicendo che il suo potenziale coinvolgimento dipenderà dalla storia che Woolverton inventerà.
Woolverton ha scritto numerose versioni live action Disney di classici film d’animazione, tra cui Alice nel Paese delle Meraviglie, Alice attraverso lo specchio, La bella e la bestia e Il re leone. Al momento, i dettagli della trama di Maleficent 3 sono tenuti segreti.
Il regista James Gunn sembra aver confermato chi sarà il cattivo principale nel sequel di Superman, Man of Tomorrow, per l’universo DC, condividendo un’immagine della prima pagina della sceneggiatura. Dopo il successo estivo di Superman, con David Corenswet nel ruolo del protagonista nella nuova timeline DC, i fan sono ansiosi di vedere quale sarà il futuro di Superman secondo il regista.
Una volta che Gunn e DC Studios hanno confermato che il sequel intitolato Man of Tomorrow era in fase di sviluppo, le speculazioni si sono concentrate su come sarebbe stata la trama e quali nuove leggende dei fumetti sarebbero state introdotte. Ora, un’immagine che Gunn ha condiviso tramite X (lo si può vedere qui), che mostra la prima pagina della sceneggiatura del film, suggerisce fortemente che Brainiac sarà la minaccia principale del film.
Man of Tomorrow uscirà nelle sale il 9 luglio 2027, con Corenswet confermato nel ruolo di Superman e Nicholas Hoult in quello di Lex Luthor. Gunn ha anche anticipato che il sequel di Superman vedrà una collaborazione tra Superman e Luthor per necessità, quando una “minaccia molto, molto più grande” entrerà in scena.
Cosa significa questo accenno a Brainiac per Man of Tomorrow
Brainiac è un androide extraterrestre che raccoglie quante più conoscenze possibile da tutto il cosmo, distruggendo i luoghi da cui provengono tali conoscenze per renderle più preziose. Una minaccia apocalittica come Brainiac è apparentemente ciò che servirebbe a Superman e Lex Luthor per lavorare insieme e garantire la sopravvivenza dell’umanità. L’inclusione di Brainiac offrirà anche nuovi spunti tematici alla dinamica che Gunn ha già stabilito tra Superman e il suo arcinemico.
Luthor crede infatti che la sua sia la mente superiore tra i due e che “il cervello batte la forza bruta”. Quando anche il personaggio di Brainiac si affida a un’immensa conoscenza esercitata in modo distruttivo, Luthor potrebbe essere costretto a interrogarsi sul significato dell’essere superato in astuzia. Nel finale di Superman, Clark suggerisce anche di credere che Lex potrebbe fare del bene al mondo, ma ci vorrà comunque un intenso processo di riflessione per portare il personaggio a questo punto.
Cosa sappiamo di Man of Tomorrow
Parlando di Man of Tomorrow, James Gunnlo ha descritto come: “Una storia in cui Lex Luthor e Superman devono collaborare in una certa misura contro una minaccia molto, molto più grande”, ha rivelato Gunn parlando per la prima volta del sequel. “È più complicato di così, ma questa è una parte importante. È tanto un film su Lex quanto un film su Superman. Mi è piaciuto molto lavorare con Nicholas Hoult. Purtroppo mi identifico con il personaggio di Lex. Volevo davvero creare qualcosa di straordinario con loro due”.
Gunn annunciato Man of Tomorrow sui social media il 3 settembre. Nel suo annuncio, lo sceneggiatore e regista ha incluso un’immagine tratta dal fumetto in cui Superman è in piedi accanto a Lex Luthor nella sua Warsuit. Nei fumetti DC, Lex crea la tuta per eguagliare la forza e le abilità di Superman. Mentre l’immagine teaser suggeriva che Lex e Superman sarebbero stati di nuovo in contrasto, ora sembra che Lex userà la sua Warsuit per poter essere allo stesso livello di Superman per qualsiasi grande minaccia si presenti loro. Al momento, è confermata la presenza della Lois Lane di Rachel Brosnahan.
Come si vede alla fine di Superman, l’Uomo d’Acciaio interpretato da David Corenswet ha visto che c’era del buono dentro Lex, quindi sarebbe disposto a lavorare con lui. Dopo aver quasi distrutto Metropolis nel tentativo di sconfiggere Superman e aver visto il mondo rivoltarglisi contro, Lex Luthor potrebbe essere più disposto a cambiare posizione se questo significasse riportare le persone dalla sua parte.
L’accenno di Gunn a una minaccia più grande che richiede loro di allearsi potrebbe significare che personaggi come Brainiac, Mongul o forse anche Darkseid potrebbero entrare nel nuovo DC Universe. Tuttavia, dato che quello che sembrava essere il concept art di Brainiac DCU è stato visto nel featurette Adventures in the Making of Superman, il cattivo potrebbe finire per essere la minaccia di Man of Tomorrow.
Il film è stato in precedenza descritto come un secondo capitolo della “Saga di Superman”. Ad oggi, Gunn ha affermato unicamente che “Superman conduce direttamente a Peacemaker; va notato che questo è per adulti, non per bambini, ma Superman conduce a questo show e poi abbiamo l’ambientazione di tutto il resto della DCU nella seconda stagione di Peacemaker, è incredibilmente importante”.
Zach Cregger ha confermato che sta lavorando a un prequel di Weapons. Cregger ha scritto e diretto il film horror di successo del 2025, che ha ottenuto un punteggio del 94% su Rotten Tomatoes e ha incassato 263 milioni di dollari in tutto il mondo. Poco dopo l’uscita del film, sono iniziate le voci su un potenziale prequel incentrato su uno dei suoi personaggi di spicco. Ebbene, il prequel è ufficialmente in fase di sviluppo.
Weapons è ambientato in una piccola città dove tutti i bambini di una classe elementare, tranne uno, scompaiono misteriosamente una notte, lasciando la comunità sconvolta e alla disperata ricerca di risposte. Il film vede protagonisti Julia Garner, Josh Brolin, Alden Ehrenreich, Benedict Wong, Austin Abrams e Amy Madigan, la cui zia Gladys dovrebbe essere al centro del prequel di Weapons.
Parlando con Fangoria dell’uscita digitale del film, Cregger ha confermato che si sta valutando la possibilità di realizzare un prequel incentrato su zia Gladys. Il regista ha dichiarato: “È vero, ne ho parlato con la Warner Bros. C’è una storia e sono piuttosto entusiasta. Non è una bufala”. Cregger ha anche rivelato che questa idea non è nata solo dopo il successo al botteghino di Weapons, ma che “ce l’avevo già in mente prima che il film uscisse”.
La conferma di Cregger che sta lavorando a un prequel di Weapons è una notizia entusiasmante per tutti coloro che hanno visto e apprezzato il film horror. Il personaggio di Gladys interpretato da Madigan è stato uno dei più apprezzati del film e molti ritengono che Madigan meriti una nomination all’Oscar.
Ora, mentre Cregger ha confermato che il progetto è in fase di lavorazione, la Warner Bros. non ha ancora annunciato ufficialmente un prequel di Weapons, quindi non c’è alcuna garanzia ufficiale che il film verrà realizzato. Cregger sta al momento lavorando a un nuovo film di Resident Evil. Se Cregger vuole realizzare questo film, sarebbe sorprendente se non divenisse poi realtà, vista la sua recente serie di successi.
Ho cercato il tuo nome (qui la nostra recensione) è un film del 2012, diretto da Scott Hicks che vede protagonista Zac Efron, attore amatissimo da tutti i fan che sono cresciuti con High School Musical e che lo hanno seguito nella sua carriera più adulta.
La trama di Ho cercato il tuo nome
Logan Thibault, sergente dei Marines reduce dall’Iraq, attribuisce la sua sopravvivenza a una foto trovata durante la missione, raffigurante una donna sconosciuta. Tornato in patria, decide di rintracciarla e arriva a Hamden, Louisiana, dove scopre che si chiama Beth. Per starle vicino lavora nel canile della nonna Ellie. Nonostante l’iniziale diffidenza, tra i due nasce un profondo amore, rafforzato dal legame di Logan con Ben, il figlio di Beth. L’ex marito di lei, Keith Clayton, vicesceriffo arrogante, ostacola la relazione, ma l’unione tra Logan e Beth dimostra la forza dei sentimenti autentici.
10 curiosità su Ho cercato il tuo nome
I cinema delle basi militari hanno proiettato il film in anteprima.
Il ruolo di Logan Thibault è stato scritto pensando a Ryan Gosling.
Ho cercato il tuo nome è stato girato a Madisonville, in Louisiana, e le scene in chiesa sono state girate ad Abita Springs, sempre in Louisiana.
Taylor Schilling ha prevalso su Abbie Cornish e Katie Cassidy per il ruolo femminile principale.
Il regista Scott Hicks ha fatto di tutto per assicurarsi che non ci fossero scene di nudo esplicite nel film, al fine di garantire una classificazione PG-13.
La canzone suonata da Logan e Ben in chiesa è un vecchio inno intitolato “In the Garden”, basato su Giovanni 20:14 e scritto da Charles Austin Miles. Scritta nel 1913, la canzone è di pubblico dominio.
Logan (Zac Efron) dà a Beth una citazione del Dr. Seuss. Zac Efron ha doppiato Ted in Lorax – Il guardiano della foresta del Dr. Seuss.
Frankie Muniz è stato preso in considerazione per il ruolo di Logan.
La casa in cui vive Beth è la stessa in cui vive Tuck in The Best Of Me (2014), anch’esso un romanzo di Nicholas Sparks trasformato in un film.
Quando Beth chiede a Logan come sia arrivato in città, Logan le risponde di averlo fatto a piedi. Considerando la distanza tra il Colorado e la Louisiana, Logan avrebbe impiegato circa 20 giorni di fila per camminare da un punto all’altro.
Il giustiziere della notte – Death Wish con Bruce Willis è un film del 2018 diretto da Eli Roth. Il film è un remake de Il giustiziere della notte del 1974, a sua volta basato sull’omonimo romanzo del 1972 di Brian Garfield. Willis raccoglie il testimone di Charles Bronson e veste i panni di Paul Kersey, un medico che diventa un giustiziere per vendicare la morte della moglie.
La trama di Il giustiziere della notte – Death Wish
Il chirurgo Paul Kersey vive a Chicago con la moglie Lucy e la figlia Jordan. Dopo che tre criminali irrompono in casa, Lucy viene uccisa e Jordan ridotta in coma. Deluso dall’inefficacia della polizia, Paul decide di farsi giustizia da solo: si procura una pistola e inizia a colpire criminali, guadagnandosi dai media il soprannome di “Tristo Mietitore”. La sua guerra personale divide l’opinione pubblica tra chi lo considera un eroe e chi un pericoloso vigilante.
Indagando, Paul scopre l’identità degli aggressori della sua famiglia. Dopo aver eliminato due di loro, riesce a risalire al terzo, Knox, l’uomo che ha ucciso Lucy. I due si affrontano più volte fino allo scontro finale: Knox prepara un’imboscata nella casa dei Kersey, ma Paul riesce a ucciderlo e a salvare la figlia, finalmente ristabilita. La polizia accetta la sua versione dei fatti e Paul finge di chiudere con la violenza, anche se l’ultima scena suggerisce il contrario.
10 curiosità su Il giustiziere della notte – Death Wish
Eli Roth ha trascorso molto tempo con i detective di Chicago per ottenere i dettagli corretti del distretto di polizia. Nel film, nell’angolo di una bacheca di un caso di omicidio aperto, appare un cartello con la scritta “Ci servirà una bacheca più grande”, un riferimento alla famosa frase di Lo squalo (1975) “Ci serve una barca più grande“. Roth l’ha effettivamente vista su una bacheca nell’ufficio del capitano di polizia.
Nel film, il personaggio di Bruce Willis impara a sparare con una Glock guardando un programma su YouTube chiamato “Full Metal Tactics”, condotto dal berretto verde Shawn Vance. Eli Roth ha dato al programma il nome in omaggio al co-protagonista di Willis, Vincent D’Onofrio, che ha recitato in Full Metal Jacket (1987).
Nel film, Paul Kersey e Frank Kersey sono fratelli ed entrambi mancini. Sono interpretati rispettivamente da Bruce WilliseVincent D’Onofrio, che nella vita reale sono mancini.
Sebbene non sia accreditato, Dean Georgaris ha riscritto la sceneggiatura dalla prima pagina con il regista Eli Roth. Alla stesura finale della sceneggiatura c’erano nove sceneggiatori, e la Writer’s Guild ha infine deciso di attribuire il merito esclusivo a Joe Carnahan, nonostante quasi nessun suo dialogo sia rimasto nella versione finale del film.
Eli Roth ha scelto Camila Morrone per il ruolo principale di Jordan Kersey, nonostante non avesse mai recitato in un lungometraggio prima. Roth ha incontrato la Morrone con sua madre Lucila Solá nel 2011 all’Ischia Global Film Festival, e Roth ha pensato che sarebbe stata perfetta per il ruolo. Dopo aver girato il film, la Morrone ha firmato con l’agenzia WME e ha ottenuto altri due film.
Nel romanzo del 1972 “Il giustiziere della notte” di Brian Garfield, il protagonista Paul Kersey è un CPA, ovvero un commercialista certificato. In “Il giustiziere della notte” (1974), Kersey (interpretato da Charles Bronson) è un architetto. In “Il giustiziere della notte” (2018), Kersey (interpretato da Bruce Willis) è un chirurgo d’urgenza.
Bruce Willis è noto per essere mancino. La Beretta 92F che usava in Die Hard è stata modificata per adattarsi meglio alla sua mancineria. In questo film, il fatto che Willis sia mancino è in realtà inserito nella sceneggiatura come spunto narrativo.
Originariamente concepito da Joe Carnahan nel 2012, il film avrebbe dovuto avere come protagonisti Liam Neesone Frank Grillo, protagonisti di The Grey (2011), ma Carnahan si ritirò dalla produzione quando lo studio preferì ingaggiare Bruce Willis per il ruolo di Paul Kersey rispetto a Neeson.
Eli Roth incontrò il musicista di Chicago Chance the Rapper prima delle riprese per discutere della violenza a Chicago e di una possibile collaborazione musicale al film. Sebbene la collaborazione non sia avvenuta, il fratello di Chance, Taylor Benett, appare nel montaggio iniziale delle chiamate radiofoniche, mentre parla con Sway in the Morning della violenza a Chicago.
Eli Roth era un grande fan di Dean Norris di Breaking Bad (2008), e a un certo punto stava per prendere un secondo cane e chiamarlo come il personaggio di Norris, Hank Schraeder. Roth lo aveva confessato a Norris a una festa anni prima, e Norris non se n’era dimenticato. Sebbene Roth abbia un solo cane (Monkey), giura comunque che il suo secondo cane si chiamerà Hank Schraeder.
Unbroken(qui la recensione), uscito nel 2014 e diretto da Angelina Jolie, rappresenta un passo importante nella carriera da regista dell’attrice americana. Dopo l’esordio con In the Land of Blood and Honey, film incentrato sul conflitto in Bosnia, Jolie conferma il suo interesse per storie di resistenza, sopravvivenza e dignità umana. Con Unbroken si misura con un progetto di ampio respiro internazionale, sostenuto da una produzione hollywoodiana di primo piano e capace di coniugare spettacolo e riflessione storica. La regia si distingue per la volontà di dare risalto alla dimensione epica della vicenda, senza perdere di vista l’aspetto intimo e personale del protagonista.
Il film è tratto dal romanzo Unbroken: A World War II Story of Survival, Resilience, and Redemption di Laura Hillenbrand, un bestseller che ha portato alla ribalta la straordinaria storia vera di Louis Zamperini. Ex atleta olimpico, Zamperini si trovò a combattere nella Seconda Guerra Mondiale come aviatore dell’aeronautica statunitense. Dopo un incidente aereo che lo lasciò alla deriva in mare per settimane, venne catturato dai giapponesi e imprigionato in campi di prigionia, dove subì torture e umiliazioni che misero alla prova non solo il suo corpo, ma soprattutto la sua forza interiore. La fedeltà del film al libro e alla vicenda storica accentua la sua dimensione biografica e documentaria.
Dal punto di vista del genere, Unbroken si colloca dunque a metà strada tra il war movie e il biopic, con sfumature drammatiche che ne amplificano la portata emotiva. Il tema centrale è quello della resistenza dell’uomo di fronte all’annientamento fisico e psicologico, accompagnato da riflessioni sul perdono, sulla speranza e sulla capacità di non perdere la propria identità anche nelle condizioni più estreme. Jolie dirige un’opera che non è solo cronaca di sopravvivenza, ma anche racconto universale sulla resilienza dello spirito umano. Nel resto dell’articolo ci soffermeremo in particolare sul finale del film, analizzandone il significato e il modo in cui porta a compimento i temi affrontati.
La trama di Unbroken
Il film della Jolie ripercorre la vita di Zamperini concentrandosi in particolare sulle sue vicende nel corso della guerra. Il tutto viene raccontato nel modo più fedele possibile, dall’incidente aereo ai 47 giorni trascorsi in mare, dal campo di prigionia e alle torture subite fino alla liberazione e al ritorno a casa. Vengono omessi solo alcuni dettagli, tra cui l’incontro con Hitler. Ciò che da tutto ciò emerge in particolare è la forza d’animo del protagonista, il quale diventa un esempio per l’intera umanità. Zamperini nel corso del film imparerà a dedicare la propria vita al bene e al perdono, dimostrando un animo e una forza di volontà impossibili da spezzare.
La spiegazione del finale del film
Nel terzo atto di Unbroken, la vicenda raggiunge il suo apice drammatico con l’ennesima prova di resistenza imposta a Louis Zamperini nel campo di prigionia di Naoetsu. Qui ritrova Watanabe, detto “The Bird”, che torna a tormentarlo con sadismo e ossessione. La sequenza più emblematica è quella del palo di legno: Louie viene costretto a sollevare un pesante trave sopra la testa, con l’ordine per una guardia di sparargli se lo lascia cadere. In quell’atto di forza, Zamperini, allo stremo ma indomito, resiste e fissa il suo aguzzino negli occhi, trasformando la punizione in un momento di sfida silenziosa e vittoria morale.
La risoluzione arriva con la fine del conflitto e la liberazione dei prigionieri da parte degli americani. Louie, debilitato e segnato dalle violenze, rientra in patria dove può finalmente riabbracciare la sua famiglia. Il film si chiude con le immagini reali dell’uomo e con una serie di didascalie che ne raccontano la vita successiva: il matrimonio, la conversione religiosa, l’impegno verso il perdono dei suoi carcerieri, e persino la partecipazione, ormai anziano, alla staffetta della torcia olimpica in Giappone. Il destino di Watanabe, invece, resta sospeso, poiché riuscì a sfuggire ai processi per crimini di guerra, incarnando l’irrisolta ambiguità della giustizia postbellica.
La spiegazione di questo finale risiede nel ribaltamento dei rapporti di potere. Se nei campi Zamperini era fisicamente spezzato, è proprio la sua volontà indomita a emergere come forza superiore a quella delle armi e delle torture. Il palo di legno diventa simbolo della resilienza dell’animo umano: un gesto che trascende la resistenza fisica per farsi atto spirituale di dignità. Il fatto che Louie sopravviva e torni libero non rappresenta soltanto una vittoria personale, ma la prova che la crudeltà non può annientare del tutto l’identità e la speranza di un uomo.
In parallelo, il percorso postbellico rafforza il significato di questa esperienza: la scelta di convertirsi al cristianesimo e di perdonare i suoi aguzzini mostra come la sopravvivenza non sia completa senza la capacità di liberarsi dal rancore. Il rifiuto di Watanabe di incontrarlo, pur essendo stato cercato da Zamperini per un gesto di riconciliazione, sottolinea come non tutti siano pronti a compiere lo stesso passo. Tuttavia, il film celebra l’atto di perdonare come un atto di forza ancora più radicale della resistenza fisica.
Ciò che Unbroken ci lascia, infine, è un messaggio di speranza universale: la capacità dell’essere umano di resistere, rialzarsi e trovare pace interiore anche dopo esperienze disumane. La vita di Louis Zamperini, dal campo di prigionia alla staffetta olimpica, diventa metafora di un percorso di resilienza che trasforma il dolore in occasione di crescita spirituale e di testimonianza. In questo senso, il film non si limita a raccontare una storia di guerra, ma invita a riflettere sul valore eterno della dignità, del perdono e della forza interiore.
Killer Elite (qui la recensione), diretto da Gary McKendry, è un action–thriller che prende spunto dal romanzo The Feather Men di Ranulph Fiennes, un testo controverso che mescola fatti storici, memorie personali e invenzione narrativa. Il film si discosta dal libro in vari aspetti, scegliendo una strada più spettacolare e hollywoodiana, con un ritmo serrato e un intreccio pensato per esaltare l’azione e la tensione. Questo adattamento cinematografico mira più a catturare lo spettatore con inseguimenti, scontri e complotti internazionali piuttosto che restare fedele al materiale originale.
Dal punto di vista del genere, Killer Elite si colloca tra il thriller spionistico e l’action a tinte cupe, con atmosfere che richiamano i classici film di cospirazione degli anni Settanta, ma rilette con lo stile moderno dei primi anni Duemila. Il film si muove tra missioni segrete, vendette personali e complotti politici, mescolando il realismo militare con l’estetica spettacolare del cinema d’azione. La regia di McKendry cerca di dare respiro internazionale alla vicenda, con ambientazioni che spaziano dall’Oman a Londra, fino a scenari urbani e desertici che sottolineano la dimensione globale della storia.
I temi principali del film ruotano attorno alla moralità della violenza e al prezzo della lealtà. I protagonisti sono mercenari e agenti costretti a muoversi in una zona grigia, dove il confine tra giustizia e vendetta si fa sempre più sfumato. L’amicizia, la fedeltà e il dilemma etico legato al mestiere delle armi diventano centrali, riflettendo sul senso stesso dell’onore in un mondo governato da poteri occulti e interessi geopolitici. Nel resto dell’articolo proporremo una spiegazione del finale, analizzando come la conclusione del film chiuda il cerchio narrativo e tematico.
La vicenda si apre nel Regno Unito del 1980, dove Danny Bryce è un killer professionista che, insieme al suo amico e mentore Hunter, uccide persone scomode o pericolose su commissione. Dopo aver visto però troppa morte, violenza e dolore, Danny avverte il bisogno di disintossicarsi da quella vita, allontanandosene e ricercando una tranquillità fino a quel momento sconosciuta. Si trasferisce così a vivere in Australia, occupandosi di una fattoria insieme alla sua vecchia compagna di scuola Anne Frazier. Non passa però molto prima che la vecchia attività di Danny si ripresenti nella sua vita.
A richiamarlo all’azione, infatti, vi è la notizia del rapimento di Hunter. Questi è stato fatto prigioniero da uno sceicco tribale in Oman. Danny è così costretto a tornare in azione. Per liberare l’amico, però, dovrà accettare un compito molto difficile: vendicare la morte dei figli dello sceicco, uccisi per mano di alcuni ex membri del SAS durante la segreta guerra del Dhofar. In caso contrario, Hunter sarà giustiziato. La situazione si complica ulteriormente quando Danny scopre che i suoi bersagli sono protetti da una squadra clandestina di uomini senza pietà: i “Feather Men”, guidati dal crudele Spike.
La spiegazione del finale del film
Nel terzo atto di Killer Elite la tensione narrativa raggiunge il suo apice. Danny, dopo aver scoperto che Amr e i suoi figli sono stati traditi dagli stessi poteri che pretendevano giustizia, si ritrova coinvolto in un intrigo ancora più grande. Le rivelazioni del governo britannico svelano che le morti per cui Danny stava rischiando la vita erano parte di una manipolazione legata al petrolio e agli equilibri geopolitici. Lo scontro finale con Logan diventa quindi inevitabile: una battaglia a tre fronti in cui ciascun personaggio lotta non solo per la sopravvivenza, ma anche per un senso di verità e giustizia personale.
La conclusione si consuma nel deserto, dove Danny e Hunter fermano Logan e si trovano a dover scegliere tra vendetta e sopravvivenza. Invece di uccidere l’avversario, decidono di lasciargli il denaro, costringendolo a confrontarsi con le proprie scelte e con la necessità di costruirsi un nuovo destino. Questo gesto ribalta le logiche brutali che hanno dominato la vicenda, sottolineando come la violenza non porti altro che cicli infiniti di morte e tradimento. Danny, ormai segnato dagli eventi, sceglie la via del distacco e del ritorno alla sua vita privata, ritrovando Anne e un’apparente pace.
Dal punto di vista simbolico, il finale rappresenta la chiusura di un percorso morale tormentato. Danny, inizialmente tornato in azione solo per salvare Hunter, si ritrova progressivamente risucchiato in un mondo dove la lealtà è corrotta dal potere e il concetto di giustizia è manipolato da chi controlla le risorse. Decidere di non uccidere Logan diventa quindi una presa di posizione etica: Danny rifiuta la logica del mercenario e sceglie di non perpetuare quella spirale di sangue. Il personaggio emerge così più umano, consapevole che la vera vittoria non è eliminare il nemico, ma liberarsi dal gioco mortale delle forze occulte.
Anche Logan, a suo modo, incarna il destino dei soldati e mercenari intrappolati in dinamiche più grandi di loro. Lasciargli il denaro significa metterlo di fronte alla propria coscienza, costringerlo a fare i conti con il tradimento verso i Feather Men e con le conseguenze delle sue scelte. L’ultima parte del film evidenzia quindi il contrasto tra chi riesce a uscire dalla spirale della violenza e chi, invece, ne rimane prigioniero. La dicotomia tra Danny e Logan segna la vera chiave di lettura del finale: due uomini simili, ma con destini che divergono in base alle scelte etiche compiute.
Ciò che Killer Elite lascia allo spettatore è un messaggio amaro ma lucido: la guerra segreta fatta di intrighi, mercenari e governi corrotti non conosce vincitori. Anche i sopravvissuti portano addosso il peso delle loro azioni e delle verità scoperte. L’unica via di uscita sta nella capacità di spezzare il ciclo, di scegliere l’umanità invece della vendetta. Danny non diventa un eroe in senso classico, ma rappresenta la possibilità di resistere al cinismo di un mondo dominato dal potere, trovando salvezza non nella violenza, ma nella rinuncia ad essa.
Overdose è un thrillerd’azione francese incentrato su azioni frenetiche e brividi rapidi, visivamente piacevole ma privo di qualsiasi profondità o spessore. Dedicato alla memoria del grande Jean-Paul Belmondo, il film segue due unità separate della polizia francese che si uniscono e collaborano per smantellare una famigerata banda di trafficanti di droga, cercando allo stesso tempo di trovare gli assassini di due bambini. Sebbene la trama abbia dei colpi di scena lineari e i soliti risvolti, Overdose va visto solo come un intrattenimento senza pretese, senza ulteriori aspettative.
Un uomo di nome Igor Reynald viene rilasciato dal carcere e accolto da un suo conoscente, Eduardo Garcia, che lo riporta alla vita criminale. Quest’ultimo porta Igor nel quartier generale del suo capo, un famigerato signore della droga che controlla l’intera zona, Alfonso Castroviejo, e sembra che Igor abbia già lavorato per lui in passato. Nonostante sia stato in prigione per un po’ di tempo, l’uomo non sembra aver cambiato atteggiamento, dato che si mette al passo con il resto della banda. Questa banda criminale, che contrabbanda e distribuisce droga in alcune zone della Spagna e della Francia, comprende anche un giovane di nome Said, attualmente preso dalla sua nuova ragazza, Leila, e un ex pilota automobilistico professionista, Willy de Berg.
Viene presto elaborato un piano per consegnare una nuova partita di droga, e anche Igor ne fa parte, ma poi si scopre che Igor Reynald lavora come agente sotto copertura per la polizia all’interno della banda di Castroviejo. Sara Bellaiche è a capo della squadra narcotici della polizia di Tolosa ed è sotto pressione da parte del commissario capo per non essere riuscita a catturare i principali trafficanti di droga della regione. Sembra che Sara stia elaborando un piano da diversi giorni e che sia vicina a finalizzare i dettagli di un grande progetto per catturare i criminali.
È nell’ambito di questo piano che ha assunto Igor Reynald, che alcuni anni prima era un poliziotto sotto copertura, ma che aveva perso la strada a causa della droga ed era finito in prigione. Seguendo le istruzioni della polizia, Reynald torna nel covo di Castroviejo e collabora con Garcia, ma continua segretamente a informare Sara e la sua squadra su qualsiasi nuovo sviluppo. Nella capitale francese, Parigi, una scena orribile viene lasciata in un ospedale pediatrico quando due ragazzini, Jerome e Ali, vengono uccisi senza pietà nei loro letti d’ospedale, che si trovavano nella stessa stanza. Il capo della polizia di Parigi, Richard Cross, indaga sul caso con la sua squadra e cerca di trovare qualche indizio.
Nel giro di un paio di giorni, anche la madre di Ali viene trovata morta e gettata nella Senna, e le riprese delle telecamere di sicurezza mostrano un uomo e una donna in un furgone nero comune a entrambe le zone del crimine. Ulteriori indagini rivelano che la donna è una cittadina marocchina di nome Leila, e ben presto la sospettata viene trovata morta sulla scena di una sparatoria in autostrada. Nell’ambito delle sue indagini, Richard incontra Sara della squadra narcotici e insieme si preparano a smantellare la banda di Castroviejo e il suo impero della droga.
Sofia Essaïdi in Overdose. Cortesia di Prime Video
Cosa succede alla fine quando la polizia raggiunge la banda di Castroviejo?
Mentre la banda di Castroviejo lascia il proprio quartier generale per attraversare la Spagna e raggiungere la Francia, dove consegnerà la droga in due luoghi diversi, il boss rimane indietro e affida l’intera responsabilità dell’operazione a Eduardo Garcia. Durante il viaggio, però, le cose vanno male per Said e la sua ragazza Leila: lei muore per overdose e lui esce dall’autostrada per soccorrerla. Le auto erano già inseguite e la polizia ha seguito l’auto di Said, provocando una violenta sparatoria, con Said che è fuggito con il resto dei membri della sua banda mentre il corpo di Leila è stato lasciato sul posto. Richard riceve la notizia della morte improvvisa del suo principale sospettato e si reca sul posto, dove si trova anche Sara, dato che lei e la sua squadra stavano tenendo d’occhio il convoglio di droga.
Sebbene Reynald continui a informarli di ogni cambiamento di programma tra i membri della banda, Sara rimane molto preoccupata per la sicurezza del suo informatore. La banda cambia improvvisamente percorso e si dirige verso un villaggio sulle colline, dove trascorre la notte nella casa di un abitante del luogo, forse per evitare l’attenzione della polizia. L’abitante del villaggio cerca di spiare gli uomini e Garcia lo uccide senza pietà, ordinando a Reynald di fare lo stesso con sua moglie e suo figlio. Mentre tutto questo accade, la squadra di Richard incontra una donna in un quartiere pericoloso che fornisce loro importanti dettagli su questo caso importante. Grazie alle sue informazioni, scoprono il luogo della seconda consegna di droga e l’uomo che la acquista.
Il giorno dopo, mentre la banda lascia il villaggio, la squadra antidroga della polizia si prepara sul luogo della prima consegna, che Reynald ha segnalato quella mattina. Quando l’acquirente arriva e la consegna sta per avvenire, un autobus pieno di scolari arriva sul posto per una gita, rendendo impossibile alla polizia rivelarsi e arrestare i colpevoli. Ciononostante, Sara e la sua squadra aspettano pazientemente e, quando i membri della banda stanno per allontanarsi, ne inseguono e arrestano alcuni. Reynald, Said e un paio di altri riescono a sfuggire alla polizia e Said inizia a sospettare che ci sia una talpa all’interno della sua banda. Ma, come da stereotipo del suo personaggio, Said sospetta dell’uomo sbagliato e lo uccide, mentre decide di lasciare in vita Reynald.
Ora contattano il secondo acquirente, preparano un luogo di consegna vicino a Parigi e partono verso la lontana destinazione. Dall’altra parte, la polizia arresta la maggior parte dei membri della banda, compreso Garcia, e li interroga costantemente non solo per far loro confessare i reati di traffico di droga, ma anche per scoprire qualsiasi informazione sugli assassini dei due bambini dell’ospedale. Mentre è ormai chiaro che uno dei responsabili è stata Leila, che nel frattempo è morta, l’ex pilota automobilistico de Berg menziona un uomo di nome Wahid come possibile secondo assassino. Il resto della banda mantiene il silenzio sulle proprie attività illegali, da veri criminali incalliti quali sono, ma alla fine tutti saranno portati in tribunale dalla polizia.
Più o meno nello stesso periodo in cui questi uomini vengono interrogati e indagati, la polizia francese conduce un’operazione congiunta con la polizia spagnola per arrestare Alfonso Castroviejo nella sua casa di famiglia. Le forze dell’ordine eliminano tutti gli uomini che proteggono il signore della droga e Castroviejo, che ha saputo dell’arresto dei suoi uomini e dell’acquirente, si siede, pronto ad essere attaccato dalla polizia in qualsiasi momento. L’uomo cerca di uscire dal complesso uccidendo uno dei poliziotti e indossando la sua uniforme, ma alla fine viene identificato e ucciso dagli altri membri delle forze dell’ordine. Più tardi quel giorno in Francia, tutti i membri della banda arrestati vengono trasportati nella capitale, probabilmente per essere portati in tribunale e messi in prigione, quando un incidente sull’autostrada crea un improvviso capovolgimento della situazione.
Alcuni degli uomini di Garcia e la sua compagna riescono ad attaccare gli agenti di polizia nella loro auto, e ne segue una sparatoria sull’autostrada. Mentre tutti gli altri membri vengono uccisi, Garcia riesce a fuggire dalla scena e si nasconde nella città locale. Sul televisore all’interno di una casa in cui si è introdotto, Garcia vede la moglie e il figlio del contadino che aveva ucciso nel villaggio sulle colline arrivare alla stazione di polizia per testimoniare. Diventa chiaro che Reynald in realtà non li aveva uccisi quando gli era stato ordinato, e Garcia ora capisce anche che era Reynald a fare da talpa nella sua banda. Contatta rapidamente il secondo acquirente, che non ha ancora ricevuto la droga, e insieme preparano un piano per affrontare Reynald e punirlo per il suo tradimento.
Cortesia di Prime Video
La spiegazione del finale di Overdose: cosa succede a Reynald e Garcia alla fine? Perché Wahid e Leila hanno ucciso i bambini?
La polizia riceve informazioni su un improvviso cambio di luogo dell’appuntamento per la seconda consegna della droga, e Sara ora teme più che mai che la vita di Reynald possa essere in pericolo. L’intera squadra di polizia fa del suo meglio per scoprire il nuovo luogo dell’appuntamento e alla fine lo rintraccia in un edificio abbandonato nei pressi di Parigi. Quando arrivano, però, Reynald e Said sono già lì e hanno iniziato la transazione. Ma Garcia si intromette, affrontando Reynald e tenendolo prigioniero nel seminterrato. Garcia aveva ricevuto in precedenza l’ordine da Castroviejo di uccidere Said, che era solo un membro sciocco che li aveva messi nei guai, e ora Garcia esegue questi ordini. Accoltella Said a morte e poi tortura Reynald per ore.
La polizia finalmente arriva e scoppia una rissa tra le due parti, con Garcia e l’acquirente di droga che vengono entrambi arrestati. Sara trova Reynald in condizioni pietose e l’uomo muore poco dopo a causa delle ferite riportate. Sara non riesce più a trattenersi e sta per uccidere Garcia, ma un altro agente di polizia la ferma e poi uccide lui stesso il criminale. Sembra che la polizia sapesse che né Garcia né Castroviejo avrebbero ricevuto la giusta punizione a causa della loro ricchezza e della loro capacità di corrompere, e quindi non si sono preoccupati di uccidere i criminali per porre fine alle loro attività.
Un altro uomo, Wahid, viene arrestato nell’edificio abbandonato, poiché si era nascosto nel seminterrato durante la rissa. Wahid ora confessa tutto alla polizia e racconta loro cosa è successo esattamente nel suo villaggio natale in Marocco, che era anche il luogo di origine di Leila e del giovane Ali, ucciso in ospedale. Dopo essere state nemiche per generazioni, le famiglie di Leila e Wahid avevano deciso di diventare amiche e di lavorare insieme, e i due avrebbero dovuto sposarsi come segno di questa nuova amicizia. Poiché entrambe le famiglie erano essenzialmente trafficanti di droga e contrabbandieri, tenevano d’occhio qualsiasi attività sospetta nel villaggio, e un giorno il padre di Wahid vide il padre di Ali recarsi all’ambasciata francese in Marocco in modo piuttosto sospetto.
L’uomo fu immediatamente arrestato e torturato per giorni prima di essere ucciso, e Wahid ricevette l’ordine da suo padre di trovare Ali e sua madre e porre fine alle loro vite per vendetta. Fu per questo che Wahid e Leila erano venuti in Francia e Said era anche il cugino di Wahid. Con l’aiuto delle conoscenze di Said, rintracciò Ali in un ospedale di Parigi, dove il ragazzo era ricoverato perché molto malato, e andò con Leila per ucciderlo. Ma quando i due assassini arrivarono, per pura coincidenza nella stessa stanza c’era anche un altro ragazzo, Jerome, perché l’infermiera che avrebbe dovuto portarlo a fare degli esami era occupata. Di conseguenza, anche lui fu ucciso da Leila, mentre Wahid uccise Ali e poi rintracciò sua madre e uccise anche lei.
Mentre Wahid viene rinchiuso in prigione dopo la sua confessione, la polizia indaga per scoprire se il padre di Ali fosse davvero un informatore e scopre una realtà ancora più triste. Il padre di Ali si era recato all’ambasciata francese per informarsi su una procedura medica necessaria per la cura di Ali, e non aveva nulla a che fare con la famiglia di Wahid o con il loro traffico di droga. L’intera vicenda che ha dato inizio e portato a questo mega-piano della polizia, che alla fine ha smantellato il traffico di droga e catturato gli assassini, è stata, dopotutto, condotta invano a causa di un terribile malinteso.
Danny Collins è un cantante anziano che vive di vecchi successi, tra eccessi di droga e alcol, e una relazione con una donna molto più giovane. Nonostante la fama e il denaro, si sente vuoto e insoddisfatto. Tutto cambia quando riceve, con quarant’anni di ritardo, una lettera scritta per lui da John Lennon dopo aver letto una sua intervista giovanile. Quelle parole riaccendono in lui la voglia di vivere e di creare. Collins decide così di affrontare il passato, cercando il figlio che aveva abbandonato e che ora è gravemente malato. Rinunciando alla vita agiata, si avvicina alla famiglia e torna a scrivere canzoni.
10 curiosità su Danny Collins – La canzone della vita
Il film è ispirato alla storia del cantante Steve Tilston, che venne a conoscenza dell’esistenza di una lettera che John Lennon gli aveva scritto 34 anni dopo la sua stesura.
Il filmato del concerto “Danny Collins” all’inizio del film è stato girato durante un concerto a Los Angeles dalla band Chicago.
Dan Fogelman aveva in mente Al Pacino per il ruolo di Danny Collins mentre scriveva la sceneggiatura. Pacino accettò, con una sola richiesta, che Bobby Cannavale interpretasse suo figlio.
Il pubblico utilizzato proveniva da un concerto dei Chicago. La band si prese una pausa di 15 minuti mentre Pacino e la troupe si esibivano.
Le foto sul muro della casa di Collins (circa 10 minuti dopo l’inizio del film) sono tutte foto di precedenti ruoli di Pacino: Il Padrino, Serpico ecc.
La canzone chiave del film è scritta da Ryan Adams, e la versione in sottofondo vede Adams cantare.
Julianne Moore eJeremy Renner erano stati inizialmente scelti, ma dopo alcuni problemi finanziari gli attori hanno cambiato idea e sono stati sostituiti da Annette Bening e Bobby Cannavale (che era stato chiesto espressamente da Pacino).
Il progetto era stato originariamente avviato dalla Warner Bros. e avrebbe dovuto avere come protagonista Steve Carell, prima di subire una svolta nel 2011.
Al Pacino e Christopher Plummer hanno fatto coppia in “Insider – Dietro la verità” (1999), con Pacino nel ruolo del produttore, Lowell Bergman, e Plummer in quello del reporter di “60 Minutes”, Mike Wallace. In Danny Collins – La canzone della vita i ruoli sono invertiti, con Pacino nel ruolo dell’attore e Plummer dietro le quinte come suo manager.
Al Pacino e Bobby Cannavale hanno lavorato insieme per la prima volta nel revival di Broadway del 2012 di Glengarry Glen Ross. Bobby ha interpretato Roma, il ruolo interpretato da Al Pacino nel film del 1992.
La sospensione di Jimmy Kimmel dalla ABC continua a fare notizia. Il conduttore di Jimmy Kimmel Live! ha recentemente aperto una puntata del suo programma con un monologo in cui affermava che la “gang MAGA” stava “cercando disperatamente di caratterizzare questo ragazzo che ha ucciso Charlie Kirk come qualcosa di diverso da uno di loro”.
Kimmel ha poi accusato gli esponenti di destra di “fare tutto il possibile per trarne vantaggio politico” e di “lavorare duramente per trarre profitto dall’omicidio“. Ha poi ricordato agli spettatori i rivoltosi che, il 6 gennaio 2021, “volevano impiccare” il vicepresidente del primo mandato di Trump, Mike Pence, per aver certificato la vittoria elettorale di Joe Biden alle elezioni del 2020.
Il giorno dopo, un portavoce della ABC ha dichiarato che Jimmy Kimmel Live! sarebbe stato “sospeso a tempo indeterminato“, e in seguito abbiamo appreso che Brendan Carr, presidente della FCC e accanito sostenitore del presidente Donald Trump, ha minacciato di “prendere provvedimenti” contro Disney e ABC. Anche NexStar, che, come Disney, necessita dell’approvazione della FCC per acquisizioni multimiliardarie, ha fatto pressione sulla Disney affinché ritirasse la serie.
Ora, Mark Ruffalo, star di Hollywood nota per le sue posizioni politiche e il suo impegno nel sociale, è intervenuto oggi sui social media. Rispondendo a un post che rivelava che le azioni Disney sono scese del 7% dalla sospensione di Kimmel, l’attore ha scritto: “Scenderanno molto di più se cancellano la sua serie. La Disney non vuole essere quella che ha distrutto l’America“. Questo messaggio arriva dopo che l’attore ha recentemente partecipato a un evento online di No Kings e ha dichiarato: “Il mio settore non capisce davvero cosa sta succedendo in questo momento, ma quello che capiscono è che la nostra libertà di parola è sotto attacco”.
Kimmel non ha ancora espresso il suo parere sulla sua sospensione, ma si ritiene che siano in corso trattative con la Disney. L’azienda è stata ampiamente condannata per quello che molti ritengono un attacco alla libertà di parola, mentre Trump cerca di mettere a tacere i suoi critici.
Le scene eliminate sono all’ordine del giorno per qualsiasi grande blockbuster, e il regista James Gunn ha lasciato un grande momento con Krypto sul pavimento della sala di montaggio di Superman.
La scorsa estate, foto e filmati dal set del reboot stavano trovando costantemente spazio online. Nonostante fossero presentati fuori contesto, siamo riusciti a ricostruire almeno alcune sequenze, tra cui una in cui Mister Terrific lotta per convincere Krypto a seguirlo (il cagnolino in CG ovviamente non era presente sul set, ma Terrific è stato mostrato fuori da un negozio di animali e con dei biscotti per cani in mano).
Grazie a Collider, ora abbiamo la scena nella sua interezza. Terrific riesce a convincere Krypto a seguirlo, e poi tenta di farsi portare dall’animale domestico di Supergirl nei cieli di Metropolis. Lui invece gli morde il piede dell’eroe.
Alcune di queste riprese con Mister Terrific e Krypto sono state poi riutilizzate per uno spot pubblicitario, anche se senza il momento in cui Krypto attacca il membro della Justice Gang.
È una sequenza divertente, che avrebbe potuto essere facilmente inclusa in Superman. Allo stesso tempo, è abbastanza facile capire perché Gunn abbia deciso di lasciarla in sala di montaggio durante quello che è stato un atto finale piuttosto frenetico.
The Mandalorian & Grogu è stato annunciato per la prima volta a gennaio 2024 come il prossimo film di “Star Wars” in fase di sviluppo, e la sua uscita nelle sale è prevista per il 22 maggio 2026. Oltre al personaggio mascherato di Pascal, il Mandaloriano, e al suo adorabile aiutante Grogu (meglio conosciuto come Baby Yoda), il cast include anche Sigourney Weaver nel ruolo di una pilota da caccia, Jeremy Allen White in quello del figlio di Jabba the Hutt e Jonny Coyne in quello di un signore della guerra imperiale.
La prima breve sinossi del film recita: “Erede della Forza nella galassia e compagno adorabile del Mandaloriano, Grogu ha conquistato il mondo con il suo fascino malizioso e accattivante fin dal suo debutto”, si legge. “Presto saranno disponibili prodotti a tema Grogu per tutti i canali, categorie e fasce d’età: la tempesta Grogu sta per scatenarsi!”