La prima cosa che viene in mente durante la visione di The White Lotus è una parafrasi di un celebre titolo almodovariano: ricchi bianchi sull’orlo di una crisi di nervi. E proseguendo con la visione (abbiamo visto i primi quattro episodi di sei in anteprima) l’impressione iniziale è confermata. The White Lotus, serie ideata e diretta interamente da Mike White (Enlightened), racconta la vita in un resort di lusso alle Hawaii, mentre al centro della vicenda ci sono da una parte gruppi assortiti di turisti, tutti bianchi e ricchissimi, e dall’altra i componenti dello staff alle prese con le loro richieste sempre più assurde, ma dopotutto “il cliente ha sempre ragione!”.
The White Lotus, la trama
C’è una top manager – Connie Britton (Nashville, American Horror Story) – accompagnata da un marito di non altrettanto successo (Steve Zahn, The Good Lord Bird), dai loro figli adolescenti (Sydney Sweeney e Fred Echinger) e dalla migliore amica della figlia (Brittany O’Grady), la coppia in luna di miele (Alexandra Daddario e Jake Lacy), una donna in lutto per la morte della madre (Jennifer Coolidge), in cerca di un tanto agognato relax a cinque stelle in quello che è un vero e proprio paradiso terrestre – la serie è stata girata per intero sull’isola di Maui, nell’arcipelago hawaiano. I vacanzieri vengono accolti dal manager e dalla responsabile dei servizi della spa della struttura, che presto si troveranno a dover provvedere a qualunque capriccio dei loro ospiti, mentre si destreggeranno con i fattori di stress delle loro vite. Mentre dinamiche sempre più dark emergeranno di giorno in giorno, la miniserie rivelerà gradualmente le complesse verità di viaggiatori dalle vite solo in apparenza perfette, dei cerimoniosi dipendenti e dell’idilliaco luogo di vacanza.
Un gruppo che alla condivisione di ceto sociale (non viene detto chiaramente, ma potendosi permettere una vacanza in quel posto è implicito) contrappone una serie di prospettive e approcci diversi alla vita e alla società, tutti immersi in una contemporaneità che sembra ricalcare per la prima volta in maniera fedele gli ultimi anni e la rivoluzione sociale che è ancora in atto in tutto il mondo, tra movimento di Black Lives Matter, alla parità di genere sul posto di lavoro che ha fatto seguito al movimento Me Too, fino all’attenzione e all’inclusività nella società e sul posto di lavoro.
Ricchi bianchi sull’orlo di una crisi di nervi
The White Lotus riesce con grande naturalezza a fotografare uno spaccato di vita “altrove”, una vita in vacanza in cui si sospende la routine (chi ci riesce, almeno) e si prova a ritrovare se stessi. Scopriremo presto che per alcuni è più facile che per altri e che non tutti sono pronti ad affrontare i propri mostri.
Quello che però tiene incollati a The White Lotus, oltre alla sempre accattivante dinamica da soap opera, è una “promessa” che ci viene fatta nei primissimi minuti dell’episodio di apertura, l’attesa di qualcosa di terribile. Il meccanismo narrativo è semplice ed efficace: all’inizio della serie ci viene detto che accadrà qualcosa di brutto, e per tutto lo show (almeno per i primi quattro episodi) aspettiamo che quella “promessa” venga mantenuta. Nel corso di questa spasmodica attesa, i personaggi e le loro vite si srotolano davanti agli occhi dello spettatore, con uno stile che dietro all’apparente classicità nasconde una costruzione minuziosa della suspance, una tensione crescente che continua a salire da episodio a episodio e che è perfettamente rappresentata, dopo la metà della serie da un contrappunto musicale quasi straniante che si ripropone in ogni scena dal ritmo più sostenuto rispetto alla normalità della serie. Un tema musicale che è lo stesso dei titoli di testa e di coda e che con grande facilità detta il ritmo “scomodo” di una storia che dice molto di più di quanto non sembri.
A pochi giorni dall’uscita di Nine Perfect Strangers, The White Lotus ci fa ritornare in un posto lussuosissimo dove, in un modo o nell’altro, i fortunati ospiti si confrontano con le loro stesse paure, in cui si trovano faccia a faccia con se stessi, e in cui sono ignorati del fatto che qualcosa di terribile sta per abbattersi su di loro. Un’esperienza da fare tutta d’un fiato.


















L’Osservatore non è un essere solitario, né questo è il suo vero nome. Al contrario, Uatu è l’Osservatore dell’universo presentato nella serie ed è uno dei tanti appartenenti al Consiglio degli Osservatori. Il gruppo è la prima specie intelligente nell’universo e si è incaricato, da solo, di fungere da storico, osservando e registrando tutti gli eventi accaduti nel loro universo.
Ci sono Osservatori in tutti i diversi universi, ma qualsiasi Osservatore può vedere tutto. Alla base di What If… ?, sia per quanto riguarda la serie a fumetti che la serie animata disponibile su 
Sebbene il lavoro di tutti gli Osservatori sia quello di osservare e registrare, c’è una regola che tutti hanno giurato di rispettare. Non possono mai interferire in nessun evento che accade nel loro universo. Anche se il mondo deve affrontare la distruzione, il loro unico compito è registrare perché e come è successo, senza tenere conto di qualunque cosa possa risorgere dalle ceneri.
Uatu ha interferito negli affari della Terra più volte di quanto abbia probabilmente mai fatto qualsiasi altro Osservatore all’attivo nella storia. L’Osservatore ha aiutato i Fantastici Quattro a sconfiggere Galactus, trasportando la Torcia Umana in un altro mondo dove questi ha appreso dell’Ultimate Nullifier.
Anche se l’Osservatore domina tutta l’umanità in questo universo, non è comunque il capo del suo stesso consiglio. Il fatto che l’Osservatore abbia interferito così tante volte con gli eventi, ha inevitabilmente attirato l’attenzione del gruppo. Alla fine, dopo aver oltrepassato il limite, ha dovuto affrontare un processo per le sue scelte non propriamente etiche.
Gli Osservatori non sono solo esseri cosmici incaricati di raccontare ciò che accade nel loro universo. Sebbene non siano autorizzati a interferire con gli eventi, sono anche entità cosmiche incredibilmente potenti che possono abbattere chiunque se ne avessero la necessità, anche qualcuno potente come Galactus.
Il momento più scioccante nella storia dell’Osservatore è arrivato quando un umano della Terra lo ha ucciso. Questo è successo nella trama crossover “Original Sin” e l’uomo che ha premuto il grilletto era nientemeno che l’originale Nick Fury. Come i fan dei fumetti sapranno, il Nick Fury dei fumetti e il Nick Fury dei film sono completamente diversi.
Anche se Nick Fury ha ucciso l’Osservatore, resta il fatto che nessun Osservatore può morire e restare davvero morto. Gli Osservatori, infatti, hanno il potere di risorgere a loro piacimento. Questo è ciò che ha fatto anche Uatu, che è tornato quando Nick Fury, nei panni dell’Invisibile, ha raccolto molte armi. A quel punto, Uatu ha capito che era ora di tornare e privare Fury dei suoi poteri.
