Si torna alle conferenze
stampa “in presenza” al cinema Adriano di Roma, dove Federico
Zampaglione presenta il suo quarto film da regista, Morrison,
incentrato sul rapporto tra due musicisti: il giovane Lodo,
Lorenzo Zurzolo, e Libero Ferri, Giovanni
Calcagno, artista in declino dopo il grande successo. Oltre ai
protagonisti e al regista, presenti le due attrici che
arricchiscono il cast: Carlotta Antonelli e Giglia
Marra. Con loro, Massimiliano Orfei di Vision
Distribution e Ilaria Dello Iacono di Pegasus
Produzioni.
Morrison,
dice Zampaglione, “è nato perchè voleva nascere, come
succede con alcune canzoni, che arrivano nel momento in cui meno te
lo aspetti”, raccontando una genesi partita dal suo romanzo –
Dove tutto è a metà, scritto con Giacomo Gensini, edito da
Mondadori – e dall’entusiasmo che ha suscitato nella Pegasus
Produzioni, al punto da convincere il regista a farne un film.
Ilaria Dello Iacono di Pegasus in proposito afferma:
“Ci è piaciuto il rapporto tra Lodo e Libero. Da lì ci siamo
innamorate del romanzo e abbiamo sviluppato il tutto […]
Abbiamo creduto in quel rapporto”. Così si è arrivati a
realizzare il film, prima e durante il lockdown, in un clima
che Zampaglione descrive come “assurdo”.
“Quest’atmosfera avrebbe dovuto rovinare tutto il film. L’ansia,
l’agitazione, il senso di disorientamento, di non potere fare
nessun tipo di programma. Però si è creato un clima, come se si
fosse in guerra.[…] C’era voglia di reagire a quella
situazione. Credo che partendo da una posizione di svantaggio
[…] il film si sia acceso di questa voglia di reagire, di non
smettere di creare ed essere vivi.”
Morrison
è ambientato nel mondo della musica, ma, il regista ci tiene a
sottolineare, non è un film sul desiderio di successo:
“Non mi piace affatto quando vedo dei film sulla musica e come
coronamento di tutto c’è il successo. Per me questa è una
grandissima cazzata. Io non ho mai fatto musica spinto dall’idea di
fare successo, perché è qualcosa di molto effimero e non lo puoi
prevedere in nessun modo. Ho cominciato perché mi piaceva suonare
la chitarra, mi piaceva il blues. In questo film nessuno finisce
coi titoloni di giornale. […] In realtà tutto resta com’è,
ma quello che viene fuori è che non si vuole rinunciare a una
passione. […] Non è un film incentrato su quello che devi
avere dalla musica, ma su quello che puoi dare a te stesso e a chi
hai vicino. […] Saper suonare uno strumento, saper scrivere,
amare il momento in cui suoni è una cosa che appartiene a te. Il
successo no. È una roba che gira nell’aria, una volta cade qui, una
volta cade là. Se sei fortunato ce l’hai, ma non dev’essere
quello [ che ti guida]. A me piace sperimentare. Non so che
succederà, magari ho sbagliato, ma la vita mi ha portato a fare
qualcosa di diverso”.
Essendo il film
ambientato nel mondo della musica, viene spontaneo chiedersi
quanto ci sia di autobiografico in Morrison.
Così risponde il regista: “L’obiettivo principale del film è
raccontare aspetti legati alle persone. C’è questa atmosfera che
gira intorno alla musica, con tutti i suoi colori, i suoi fumi, i
suoi rischi e le sue grandi magie. Però le vicende sono di
carattere più universale. Cose che succedono a tutti:
innamorarsi, cadere, rialzarsi, cercare confronti” Però
ammette: “Io stesso sono stato Lodo nel furgone, col gruppo di
amici e le cannette, con grandi aspettative e grandi sogni, che
magari si infrangevano nella realtà. […] Però c’era la
voglia di andare avanti, quella sana incoscienza di sognare cose
strampalate. Poi gli anni sono passati, di musica ne ho fatta
tanta […] Ho avuto momenti di grande successo, momenti di
buio. Questo accade nella vita. […] Ovviamente, se
sei sotto i
riflettori, il tuo momento no viene amplificato e reso pubblico, ma
in realtà sono sentimenti che appartengono un po’ a tutti”.
Fare questo film, prosegue, “Mi ha riportato indietro nel tempo.
Ho avuto anche io i miei maestri: Lucio Dalla, Franco Califano,
Pino Daniele, per la chitarra il grandissimo Roberto Ciotti. C’è un
po’ di me anche dal punto di vista sentimentale. Anche io mi sono
trovato a fare i conti con una ragazza che ti gestisce, poi magari
te ne innamori, o anche cose che riguardano più la coppia
adulta. Con Morrison, a
differenza dell’horror, ho potuto raccontare cose della mia
vita.” Misurarsi con un film non di genere,
dice, significa: “Andare a 360 gradi. Devi cambiare registro
molto più spesso. In questo senso è più difficile. Ciò che mi ha
aiutato è che faceva riferimento a un immaginario che ho trattato
molto spesso nelle canzoni. Passare da cose più leggerre a pensieri
più profondi, al romanticismo. Tutto materiale emotivo che ho
frequentato molto nella musica e a cui ho attinto. La considero più
un’altra canzone dei Tiromancino che un’esperienza cinematografica
come le altre”.
La conferenza stampa di Morrison
di Federico Zampaglione
Da musicista, poi,
Zampaglione ha voluto che i suoi protagonisti
imparassero a suonare e scrivere canzoni. Lorenzo
Zurzolo, ad esempio, non aveva esperienza in campo musicale,
racconta il regista: Aveva proprio la faccia giusta, ma non
sapeva suonare, finchè non gli ho regalato una chitarra e gli ho
detto: suonala, perchè gli strumenti sono come le persone,
soffrono. Magari chi non suona non lo sa, ma io li sento, e si
lamentano quando non li suoni”. Per il cantato, poi, “l’idea
più ovvia sarebbe stata fargli fare il playback sulla voce di un
cantante, ma per me che sono un musicista, una cosa del genere è
quanto di più posticcio si possa fare. Dovevo trovare il modo di
farlo esprimere. Alla fine ha scritto questo pezzo – Sotto
sotto, che canta lui stesso nel film ndr – dove non serve una grande
voce, l’importante è raccontare ciò che hai dentro”.
Esperienza che per
Lorenzo Zurzolo è stata particolarmente stimolante: “E’
stata un’esperienza unica. Suonavo il pianoforte da bambino, quindi
sapevo leggere la musica. Quando Federico mi regalò una chitarra
ancora non c’era il covid. Poi, durante la quarantena ho cominciato
da autodidatta a provare a strimpellare qualche accordo. Una sera
ho scritto questa canzone in maniera molto spontanea. Nella mia
testa era una cosa mia, non per il film. Quando glie l’ho fatta
sentire, gli è piaciuta molto e abbiamo modificato alcuni concetti
troppo personali per renderla più adatta a Lodo.
Mi sono appassionato moltissimo alla chitarra. […]
Continuerò a
suonare, perchè mi piace molto”.
Giovanni Calcagno,
dal canto suo, non solo ha cantato il cavallo di battaglia di
Libero Ferri Di sale e di fuoco, ma si è cimentato perfino
con un assolo di chitarra. Racconta Zampaglione: “In
realtà l’ho fatto io, ma lui doveva suonarlo in maniera credibile.
Non aveva mai suonato. Gli ho mandato dei video di Mark Knopfler,
di Eric Clapton, e anche un video mio per mostrargli come eseguire
il pezzo. Ma ero preoccupato”. Alla fine, tutto è andato per il
meglio.
Calcagno descrive
così il lavoro sul suo personaggio e rivela a chi si è ispirato:
“Il film parla del sapore bruciante del fallimento. Cosa
significa toccare il fondo. […] Ci sono degli stracci di
fallimento che mi interessano in certe figure, di decadimento
soprattutto. Lì si misura veramente che tipo di rapporto c’è tra
l’uomo e il successo. Sicuramente Franco Califano
è stato uno di questi personaggi. È un personaggio secondo me
gigantesco da questo punto di vista, che insegna moltissimo.
Anche Johnny Hallyday, è un personaggio al
quale esteticamente ho cercato di ispirarmi”. E sull’esperienza
come musicista aggiunge: “Ho iniziato a suonare il pianoforte
quattro mesi fa. Credo che la colpa sia di
Federico.”
I personaggi femminili di
Morrison sono molto diversi tra loro.
Giglia Marra:
“Luna è il personaggio più dolce della storia, molto
innamorata di Ferri, in qualche modo cerca di spronarlo a suonare
ma anche a uscire dal suo guscio. È un personaggio molto materno,
pronto sempre ad aiutare gli altri”.
Carlotta Antonelli
descrive invece così la sua Giulia: “E’ un po’ più
partoicolare. Penso sia molto bello vedere anche personaggi che non
per forza devono avere un ruolo positivo […]. Questa ragazza
giovane che ha il sogno di fare l’attrice non si approfitta dei
personaggi che ha intorno, però ha questo sano egoismo che le
permette di smuovere tante cose intorno a lei. Mi è piaciuto che
rimanesse un personaggio abbastanza incoerente fino alla
fine”.
Infine, Massimiliano
Orfei di Vision Distribution è ottimista sul futuro
delle sale e si augura che questo sia davvero l’inizio della tanto
invocata ripartenza: “Questa settimana ci aspettiamo di vedere
il primo slancio vero della ripartenza perchè riapriranno i
circuiti commerciali. Non sappiamo ancora in che dimensioni”.
Per questo non c’è ancora un numero definito di copie. Quel che è
certo però, prosegue Orfei, è che “con Morrison diamo al
mercato una carta che giudichiamo commerciale. Vogliamo rendere il
film quanto più largo possibile come distribuzione, non a caso
abbiamo aspettato questo momento. […] Sarà sicuramente
l’offerta per il pubblico dei multiplex e cerchiamo di trovare la
connessione con il pubblico dei ragazzi.”
Morrison di
Federico Zampaglione è in sala dal 20 maggio, prodotto da
Pegasus e distribuito da Vision
Distribution.