Quando in una recente intervista è
stato chiesto se le co-star John Boyega, Oscar Isaac e Adam Driver appariranno nel prossimo film di
Star
Wars,New Jedi Order,
dedicato a Rey, l’attrice Daisy Ridley ha evitato di dare una risposta
diretta, mantenendo incerto il coinvolgimento di Finn, Poe Dameron
e Kylo Ren/Ben Solo. Ad oggi, non si sa molto di questo prossimo
film con Rey, ma è stato confermato che sarà ambientato 15 anni
dopo gli eventi di Star Wars: L’Ascesa di
Skywalkere sembra vedrà Rey fondare un Nuovo Ordine
Jedi. Con alcuni dei personaggi della trilogia sequel ancora vivi,
si è dunque ipotizzato per questo nuovo progetto anche il ritorno
di altri attori già comparsi nei precedenti film.
Parlando con Variety, Daisy Ridley è stato
dunque chiesto se sarebbe per lei strano fare un altro film di Star
Wars senza i suoi co-protagonisti – un evidente tentativo di farle
dire se qualcuno sarebbe tornato. Probabilmente preparata a una
domanda di questo tipo, l’attrice ha evitato di dare una risposta
chiara, affermando: “No, perché non so cosa e chi è chi [nel
nuovo film]. Sono successe tante cose per me [dalla saga degli
Skywalker]. Ora mi sento un’adulta. Quando ho iniziato, avevo circa
20 anni. Ero la più giovane sul set. Mi ci sono voluti i primi due
film di Star Wars per sentirmi degna di stare lì”.
“Ora ho 30 anni. È tutto molto
diverso. Ho potuto lavorare con altri registi e spero di essere
migliorata come interprete”. Sebbene questa risposta abbia
senso, i fan sperano che la risposta sfuggente non sia un segnale
dell’assenza di alcuni personaggi chiave che meriterebbero un
ulteriore sviluppo dei loro archi. Come noto, Adam Driver ha già dichiarato di
non essere coinvolto in nessun modo con il nuovo film, il che
ha senso considerando che il suo personaggio muore al termine del
nono capitolo (anche se potrebbe tornare sotto forma di fantasma).
Resta dunque da scoprire se John Boyega e
Oscar Isaac faranno o meno parte del progetto.
Il cast del film live-action della
Universal Dragon
Trainer, basato sull’omonimo film d’animazione, si
arricchisce di nuove aggiunte al cast. Come riportato da Variety, Julian
Dennison (Deadpool
2, Hunt for the Wilderpeople), Gabriel
Howell (Nightsleeper,
Bodies), Bronwyn James (Wicked,
Masters of
the Air) e Harry Trevaldwyn (The
Bubble, Ten Percent). Dennison, Howell, James e Trevaldwyn
andranno ad interpretare rispettivamente Gambedipesce, Moccioso,
Testaditufo e Testabruta.
Il quartetto si unisce a
Mason Thames e Nico Parker, che
interpreteranno invece Hiccup e Astrid, oltre a Gerard Butler che riprende il suo ruolo dai
film d’animazione come Stoick l’Immenso, e a Nick
Frost, che si unisce al franchise come Skaracchio Ruttans.
Le riprese sono ufficialmente iniziate da circa dieci giorni,
quindi prossimamente si potrebbe avere un qualche primo sguardo al
film e ai suoi personaggi. Si tratta in ogni caso di un titolo
molto atteso, considerando che i tre film animati prodotti dalla
DreamWorks hanno ad oggi incassato circa 1,6 miliardi di dollari in
tutto il mondo.
A dirigere il progetto ci sarà
Dean DeBloise, già regista dei film animati.
Sebbene la storia dell’adattamento live-action non sia chiara, il
film sarà probabilmente un remix del film del 2010, con modifiche
sufficienti per farne una nuova avventura in carne e ossa. La sfida
più grande del remake di questo Dragon
Trainer in live-action sarà però quella di
offrire una versione unica della trilogia, che si è conclusa solo
nel 2019. Al momento non è infatti noto se di questo film si
intende poi realizzare uno o più sequel.
Da qui a due mesi, le riprese di
Superman:
Legacy avranno inizio, inaugurando una nuova era
di film DC grazie a James Gunn e Peter Safran. Al
centro di Superman:
Legacy, come noto c’è il casting di David Corenswet per il ruolo di Clark
Kent/Superman, e i fan sono in attesa di avere dettagli sul design
del suo iconico costume. In una serie di post su Threads, Gunn – sceneggiatore e
regista del film – è dunque tornato ad affrontare il recente
fervore che circonda il costume di Superman di Corenswet, spiegando
in una serie di post che la recente “fuga di notizie” che
sembra mostrare
Corenswet in costume non è accurata.
“Mi fa piacere che pensiate che
sia fantastico, ma non c’è nessuna fuga di notizie“, ha
scritto Gunn. “Le uniche foto scattate a David con la tuta di
Superman sono sul mio telefono e sono in piedi con lui“. Gunn
conferma dunque l’esistenza di foto che ritraggono Corenswet con il
costume del supereroe, ma sembra anche ben attento a far sì che
queste non vengano divulgate. D’altronde, Gunn ha già affermato che
i fan non devono aspettarsi molto riguardo al film nel corso del
2024.
Sembra ci vorrà infatti il 2025 prima di poter vedere un
trailer e forse anche delle immagini ufficiali, a meno che le
cose non cambino in corso d’opera.
Superman: Legacy, tutto
quello che sappiamo sul film
Superman:
Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting,
come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
“Superman: Legacy è il vero
fondamento della nostra visione creativa per l’Universo
DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC,
ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti,
dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il
mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Superman:
Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.
A seguito delle
nomination agli Oscar 2024, Eva Mendes ha
festeggiato la candidatura come Miglior attore non protagonista
per Barbie del
suo compagno Ryan Gosling, mandando a quel paese quanti si
espressero contro il suo casting. Come noto, la scelta di Gosling
per quel ruolo è stata inizialmente mal accolta sui social media,
dando vita ad un dibattito incentrato sul fatto se Gosling fosse o
meno troppo vecchio per interpretare quel personaggio. “Sono
così orgogliosa del mio uomo. Ha ricevuto così tanto odio quando ha
accettato questo ruolo“, ha scritto Eva Mendes su Instagram, allegando foto di articoli
in cui si diceva che Gosling “fa rabbrividire” nel ruolo
di Ken.
“Così tante persone hanno
cercato di farlo vergognare per averlo assunto questo ruolo.
Nonostante tutte le prese in giro di #NotMyKen e gli articoli
scritti su di lui, ha creato questo personaggio completamente
originale, esilarante, straziante e ormai iconico e lo ha portato
fino agli Oscar. Sono molto orgogliosa di essere la Barbie di
Ken“. Lo stesso Gosling aveva reagito alle reazioni al suo
casting in un’intervista con la rivista GQ pubblicata lo scorso
maggio, prima dell’uscita nelle sale di “Barbie“,
dichiarando all’epoca: “Se la gente non vuole giocare con il
mio Ken, ci sono molti altri Ken con cui giocare. Se vi importasse
davvero di Ken, sapreste che a nessuno importa di Ken”.
Barbie
è stato diretto da Greta
Gerwig da una sceneggiatura scritta insieme a
Noah Baumbach. È stato prodotto da Margot Robbie e Tom Ackerly per LuckyChap e da
Robbie Brenner di Mattel Films insieme a Josey McNamara e Ynon
Kreiz. Durante la sua programmazione nelle sale, il film ha
ottenuto un incasso mondiale di oltre 1,4 miliardi di
dollari, diventando così il film di maggior incasso del
2023. Il film è interpretato da Margot Robbie,
Ryan Gosling, America Ferrera, Simu Liu,
Kingsley Ben-Adir, Scott Evans, Kate McKinnon, Ariana Greenblatt,
Alexandra Shipp,
Emma Mackey, Issa Rae, Michael Cera, Hari Nef, Will Ferrell,
Helen Mirren, Dua Lipa e altri ancora.
Che Povere
Creature, il nuovo film di
Yorgos Lanthimos presentato in concorso alla
Mostra del Cinema di Venezia 2023, avrebbe fatto
discutere, era già assodato. Che avrebbe presentato al pubblico una
versione “twisted”, macabra e contorta del Barbie di Greta Gerwig – paragone lampante
considerato che se ne parla come del “film dell’estate” per
molteplici motivi – forse meno. Il suo Povere
Creature è un’immersione grottesca in un
world-building alla Del Toro e tra le pagine della
letteratura gotica vittoriana, aggiornata alla sensibilità
moderna.
Bella Baxter, tra Pinocchio e
Barbie
Bella Baxter (Emma
Stone) è una creatura al contempo madre e figlia:
“recuperata” dallo scienziato Dr. Godwin Baxter
dopo essersi suicidata buttandosi in mare, è stata riportata alla
vita impiantandole il cervello del bambino che portava in grembo.
La sua età fisica e mentale non coincidono: Bella assimila 15
parole al giorno, non ha filtri, deve imparare a camminare diritta,
ma è imprigionata nel corpo di un’adulta. Un giorno, il giovane
assistente del suo creatore (Ramy Youssef), si
palesa nella loro dimora vittoriana con un compito ben preciso:
dovrà annotare tutti i progressi di Bella, passo per passo.
Aprendosi a questo nuovo legame e alla conoscenza di un dandy
manipolatorio, Duncan Wedderburn (Mark
Ruffalo), Bella scoprirà di avere un animo riflessivo
e di voler partire per l’avventura alla scoperta del mondo.
Per
Bella le cose sono belle da morte: la cultura
della morte e della decadenza l’hanno plasmata, è stata cresciuta
in una casa in cui è più normale sezionare cadaveri che interagire
con persone in carne ed ossa. Con un lavoro egregio sulla messa in
scena, trucco e costumi, Lanthimos ci apre al
mondo di Bella, del cui progresso saremo noi spettatori a dover
annotare tutto. Ci sentiamo, in quanto osservatori, un po’ padri e
madri di questa creatura, proprio perché la reputiamo figlia, e ne
giustifichiamo ogni modo d’essere. Si crea un livello di empatia
con il personaggio interpretato magistralmente da Emma
Stone, tanto da volerne giustificare ogni scelta e sfogo,
da essere molto più indulgenti nei suoi confronti che nei nostri.
Dopotutto, Bella rappresenta ogni possibilità, può
tutto e vuole provare tutto, arrivando a sviluppare un livello di
conoscenza tale per cui ogni sua considerazione potrebbe sostentare
un decalogo per un nuovo mondo.
Povere Creature:
creature in divenire
Incontrando qualcuno che, almeno in
una fase iniziale, sembra capire il suo linguaggio,
Bella salpa all’avventura, svolta narrativa che
ingloba tratti del fantasy e del fantastico nella composizione
filmica elaborata da Lanthimos e la sua crew. In questo viaggio,
Bella utilizzerà e disferà i precetti della “polite society”
vittoriani; capirà la correlazione tra alcuni pensieri degli uomini
e le loro azioni; conoscerà la letteratura e la filosofia ma,
soprattutto, la sua sessualità. Ci chiederemo spesso nella parte
iniziale del film se Bella arriverà mai a provare vergogna, se
raggiungerà una consapevolezza tale da limitarne lo spirito
avventuriero: forse, arrivata a quel punto, Bella dovrà imparare a
fare una cosa inedita: (ri)pensare al suo passato, un tempo a cui
non ha mai appartenuto.
Povere
Creature consacra la collaborazione tra Yorgos
Lanthimos in regia e Tony McNamara
(La
Favorita, Cruella, The Great): scrittura e cinepresa cooperano per non
lasciare mai lo spettatore più indietro del livello di
consapevolezza di Bella. Ciò significa non
tralasciare da parte dettagli scabrosi, scene di sesso e nudi
integrali, dialoghi al limite dell’inverosimile ma pregni di
sincerità. Come di consueto in Lanthimos, una
traccia musicale portante ritorna più e più volte in funzione di
svolte narrative che richiedono riconsiderazioni, tanto da parte
dei personaggi, quanto dagli spettatori: una sorta di entità
intermediaria, che fa sì che la decostruzione di questa povera
creatura, bambola e mostro vittoriano, sia anche la nostra.
Un’opera che rende affascinanti gli aspetti più brutali della
nostra esistenza, gli istinti animaleschi, dimostrandoci che,
forse, c’è uno spazio di realtà in cui questa nostra radice
primordiale e il raziocinio possono coesistere. Una dimensione che
Bella Baxter riuscirà a trovare, in cui forse
riuscirà a costruire una sua idea di famiglia, e in ci invita ad
abitare se, come lei, accetteremo di essere “no
territory“.
L’annuncio delle
nomination agli Oscar svoltosi martedì ha come al solito
entusiasmato per certi aspetti e sollevato perplessità per altri
ancora. In particolare, sta facendo molto discutere l’assenza di
Margot Robbie come Miglior attrice e Greta
Gerwig come Miglior regista per il film Barbie
(va però notato che la prima è candidata come produttrice nella
categoria Miglior film, mentre la seconda come sceneggiatrice nella
categoria Miglior sceneggiatura non originale). Al dibattito, su
cui
si sono espresse varie personalità dello spettacolo e non, si è
ora unità anche
Whoopi Goldberg (vincitrice dell’Oscar come Miglior
attrice non protagonista per Ghost – Fantasma).
Nella puntata di mercoledì di
The View, l’attrice ha infatti dichiarato che:
“Ecco come stanno le cose: non possono vincere tutti“,
prima di aggiungere: “Non sono state snobbate. Ed è questo che
voglio sottolineare… I film che amate potrebbero non essere amati
dalle persone che votano“. “Non è un élite, è l’intera
famiglia dell’Academy che vota per le nomination al Miglior film.
Tutti votiamo per il miglior film, tutti“, ha poi aggiunto
Whoopi Goldberg, parlando nello specifico della categoria
principale. “Non si ottiene tutto quello che si vuole
ottenere“.
Dello stesso parere è anche la
co-conduttrice del programma, Sara Haines, la
quale ha aggiunto che “conosco il film, conosco la
grandezza e i soldi, ma questo presuppone che qualcun altro non
dovrebbe essere lì perché ci sono cinque persone nominate, tutti
quelli al di sotto dei cinque sono stati “snobbati”“, ha
aggiunto. “Ci sarà sempre la categoria dei grandi
snobbati“. Sembra però che la polemica non si spegnerà tanto
presto e che sarà anzi quella con cui verranno ricordati questi
Oscar 2024. Polemiche che però spesso non tengono conto di numerosi
fattori, a partire dall’ampio numero dei membri votanti
dell’Academy.
Il primo mese dell’anno si chiude
per gli amanti del cinema nel miglior modo, cioè con
Povere Creature! finalmente sul grande schermo.
Oggi però negli ultimi film di gennaio non
troviamo solo il lungometraggio di
Yorgos Lanthimos con per protagonista una formidabile
Emma Stone ma anche il dramma al femminile
Dieci Minuti e il toccante
Appuntamento a Land’s End. Per concludere se siete
stanchi del freddo e dell’inverno questo giovedì arriva anche una
commedia romantica,
Tutti tranne te, ambientata nella calda Australia, con
i bellissimi ed “Enemies to Lovers”
Glen Powell e Sydney Sweeney.
Vediamo insieme gli ultimi
film di Gennaio di questa quarta settimana del mese
Appuntamento a Land’s End
Il primo titolo di questi
ultimi film di gennaio è
Appuntamento a Land’s End del regista inglese
Gillies MacKinnon. Il protagonista di questa storia è
il pensionato Tom Harper, appena diventato vedovo,
che di attraversare la Gran Bretagna, dalla Scozia
alla Cornovaglia utilizzando solo autobus
locali. Questa scelta è dovuta dopo aver promesso alla
moglie ormai defunta che l’avrebbe riportata a Land’s
End. L’anziano signore è interpretato dall’attore
britanico
Timothy Spall.
Dieci Minuti
Maria Sole Tognazzi dirige Barbara
Ronchi, Fotinì Peluso,
Barbara Chichiarelli e Margherita
Buy in questo film da lei scritto insieme
a Francesca
Archibugi e liberamente ispirato al
romanzo Per Dieci Minuti di Chiara
Gamberale. Dieci
minuti, come quelli del titolo, al giorno possono
cambiare il corso della giornata e facendo qualcosa di
completamente nuovo, possono cambiare il corso di un’intera vita.
Questo è quello che vivrà la protagonista Bianca nel pieno di una
crisi esistenziale. Nuove scoperte, nuovi legami speciali e
l’ascolto di chi ci ha sempre voluto bene a volte bastano per
ricominciare e rinascere al meglio.
I soliti idioti 3 – Il ritorno
Tornano al cinema, per la terza
volta, i comici
Fabrizio Biggio e
Francesco Mandelli con i loro personaggi più iconichi
e più attuali che mai. In I
soliti idioti 3 – Il ritorno rivedremo quindi il
vecchio Ruggero De Ceglie e il vessato figlio Gianluca, gli
(im)moralisti Giampietro e Marialuce, gli “zarri” Patrick e Alexio,
fino al metallaro Sebastiano alle prese con la sfiancante postina
Gisella e la coppia gay di Fabio e Fabio.
La quercia e i suoi abitanti
La natura che si esprime in tutto il
suo splendore in questo appassionante racconto diretto dal maestro
dei documentari naturalistici Laurent
Charbonnier. La quercia e i suoi
abitanti è un documentario per tutta la
famiglia che descrive la magia della vita e la magnificenza che
nasce e si sviluppa sulla e ai piedi di una quercia
centenaria. Tra gli alberi più alti e maestosi della
regione francese della Sologne, quest’albero è da
tempo simbolo di forza e longevità, e per molti è anche simbolo di
speranza nella vita per le generazioni future. I personaggi di
questo piccolo ecosistema ovviamente sono gli scoiattoli, gli
insetti, i topolini che vivono tra le radici e ai funghi fino ai
cervi, alle nutrie e ai cinghiali che trovano riparo all’ombra
della grande quercia l’unica e vera protagnista.
Lala
Lala è l’opera prima di
Ludovica Fales, un manifesto di una generazione
invisibile e dai diritti negati che si confronta con il diritto di
cittadinanza. Lala, Samanta e Zaga hanno la stessa età, condividono
gli stessi desideri e sogni, sono tre giovani
italiane, che l’Italia non riconosce, ingiustamente,
perché i loro genitori sono nati in un altro stato. Le loro storie
prendono forma, e si intrecciano in un racconto collettivo tra
ricerca di se stessi e affrontare gli anni complicati, quelli
dell’adolescenza Questo film ha vinto il premio del
pubblico mymovies alla quarantunesima edizione
del Bellaria
Film Festival.
Povere Creature!
Dal regista Yorgos
Lanthimos e dalla produttrice, ma anche attrice
protagonista,
Emma Stone arriva l’incredibile storia e la fantastica
evoluzione di Bella Baxter. Un giovane del
periodo vittoriano inglese riportata in vita
dal brillante e poco ortodosso scienziato Dr. Godwin
Baxter, l’attore Willem Dafoe. Bella desiderosa di vivere e
alla ricerca della mondanità che le manca fugge con l’affascinante
avvocato Duncan Wedderburn, interpretato da
Mark Ruffalo, in una travolgente avventura attraverso
i continenti.
Povere Creature!, trasposizione dell’omonimo romanzo
di Alastair Gray, è il viaggio sulla conoscenza di
una eroina che sa cosa vuole e che prende in mano il suo destino
diventando una donna emancipata.
Tutti tranne te
Tutti tranne te è la nuova commedia del regista
americano Will Gluck che in passato ci ha fatto divertire
con Easy
Girl e
Amici di letto. I protagonisti di questa
rom-com sono Bea e Ben,
Glen Powell e Sydney Sweeney, che sembrano perfetti insieme,
ma dopo un primo appuntamento fantastico succede qualcosa che
spegne la loro infuocata attrazione. Quando entrambi si ritrovano
inaspettatamente, allo stesso matrimonio, decidono di fingere di
essere una coppia, ovviamente ognuno con uno scopo diverso.
La ricerca della Supergirl del
DC
Universe sembra essere sempre più prossima alla conclusione.
Secondo diverse fonti, i provini per il ruolo si sono svolti ieri e
il campo si è ristretto a due attrici,
i cui nomi erano emersi già nelle settimane scorse. Si tratta
di Milly Alcock, nota soprattutto per il suo
lavoro nello spinoff della HBO Game of Thrones, House of the Dragon, dove ricopre il ruolo della
principessa Rhaenyra Targaryen, e di Meg Donnelly,
che ha recitato nella serie musicale di successo Zombies
di Disney Channel e che ha dato la voce proprio a Supergirl nei
recenti e attuali film d’animazione della DC.
Secondo quanto riportato dal
The Hollywood Reporter, le due
sono state entrambe provinate ad Atlanta, alla presenza dei co-CEO
dei DC Studios James Gunn e
Peter Safran. Ad ora è presto per sapere quale
delle due potrebbe essere stata ritenuta più idonea al ruolo, ed è
anche possibile che dopo questo provino Gunn, Safran e quanti
coinvolti nel progetto possano decidere di valutare altre attrici.
Ad ogni modo, la ricerca per del volto di questo iconico
personaggio sembra essere ora più attiva che mai, quindi ci si
potrebbe aspettare di avere il nome dell’attrice prescelta anche
prima del previsto.
Supergirl sarà, come noto,
protagonista di un film tutto suo,
Supergirl: Woman of Tomorrow dopo che sarà stata
introdotta nel film di Gunn, Superman: Legacy. Il film, ancora in
fase di sviluppo, è collegato a una miniserie a fumetti scritta da
Tom King, che cerca di ridefinire il personaggio
come qualcosa di più di una semplice versione femminile di
Superman. “Superman è un ragazzo mandato sulla Terra e
cresciuto da genitori amorevoli, mentre Supergirl in questa storia
è un personaggio cresciuto su un pezzo di Krypton. Ha visto tutti
quelli che la circondavano perire in modo terribile, quindi è un
personaggio molto più confuso“. L’attrice e drammaturga
Ana Nogueira sta scrivendo la sceneggiatura,
mentre manca ad oggi un regista al progetto.
Arriverà nelle sale a marzo il film
Drive-Away
Dolls, che vede per la prima volta Ethan
Coen alla regia di un lungometraggio senza il fratello
Joel. Da tempo, però, Ethan aveva annunciato di
star lavorando anche ad un’altro progetto in solitaria (prima
di riunirsi con il fratello) di cui ora scopriamo qualcosa in
più. Il film sarà una commedia dark intitolata Honey
Don’t! e avrà come protagonisti gli attori Chris Evans, Aubrey Plaza e Margaret
Qualley (già protagonista anche di Drive-Away
Dolls).
Il film è scritto da Ethan Coen
insieme alla moglie e collaboratrice Tricia Cooke,
ma ad ora i dettagli della trama sono stati tenuti segreti. Stando
a quanto riportato dal The Hollywood Reporter,
Honey Don’t! dovrebbe avere un certo sapore pulp simile a
Drive-Away
Dolls, con alcune fonti che riportano che la storia è
ambientata a Bakersfield, in California, dove Qualley interpreterà
un investigatrice privata, Plaza una donna misteriosa ed Evans il
leader di una setta. La produzione dovrebbe iniziare a fine marzo
in New Mexico.
Focus Features produrrà il film,
riunendo il team di produttori già formatosi per Drive-Away
Dolls, composto da Tim Bevan ed
Eric Fellner della Working Title, Robert
Graf e gli stessi Coen e Cooke. Non resta che ora che
attendere maggiori informazioni riguardo a questo progetto e con le
riprese previste da qui a due mesi ci si può attendere ulteriori
novità, a partire da ulteriori membri del cast e fino ad una prima
sinossi ufficiale. Come anticipato, dopo questo secondo film in
solitaria Ethan Coen sembra pronto per
tornare a collaborare con il fratello Joel per un progetto però
ancora avvolto nel mistero.
Il network americano della
NBC ha diffuso promo e trama del terzo episodio di
Chicago PD
11, l’attuale undicesima stagione di Chicago
PD.
In Chicago PD 11×03 che si intitolerà
“Safe Harbor” Burgess si trova nel mezzo di un attacco ai
rifugiati; la squadra indaga sul caso.
La sinossi ufficiale della stagione 11 di Chicago P.D. è
la seguente:
“Un avvincente dramma poliziesco
sugli uomini e le donne del Distretto 21 della polizia di Chicago
che mettono tutto in gioco per servire e proteggere la loro
comunità”. Il Distretto 21 è composto da due gruppi distinti: i
poliziotti in uniforme che pattugliano il territorio e affrontano
testa a testa i crimini di strada della città e l’Unità di
Intelligence che combatte i reati più importanti della città –
criminalità organizzata, traffico di droga, omicidi di alto profilo
e altro ancora”.
L’undicesima stagione di Chicago
PD darà l’addio a Tracy Spiridakos, che nella serie interpretava
il detective Hailey Upton. I restanti membri del cast
Chicago P.D., tra cui
Jason Beghe nel ruolo di Hank Voight,
Lisseth Chavez nel ruolo di Vanessa Rojas,
Patrick Flueger nel ruolo di Adam Ruzek, LaRoyce Hawkins nel ruolo di Kevin Atwater,
Amy Morton nel ruolo di Trudy Platt e
Marina Squerciati nel ruolo di Kim Burgess,
rimangono i protagonisti dello show.
Chicago
PD è il secondo capitolo della franchise di serie
Chicago della Wolf Entertainment e arriva a due anni di distanza
dal debutto della prima serie, Chicago
Fire. Spin-off di Chicago
Fire, Chicago
PD si concentra sul 21° distretto fittizio, che
ospita gli agenti di pattuglia e l’unità di intelligence d’élite
del dipartimento, guidata dal sergente Hank Voight (Jason Beghe).
La serie segue gli agenti di pattuglia in uniforme e l’Unità di
Intelligence del 21° distretto del Dipartimento di Polizia di
Chicago mentre inseguono gli autori dei principali reati di strada
della città.
Nell’undicesima stagione La Upton fa da ombra a una squadra di
prevenzione delle crisi e si trova in contrasto con il medico di
salute mentale.
Apple
TV+ dopo la
featurette dietro le quinte ha pubblicato la prima clip di
Masters
of the Air, il dramma storico in arrivo che racconta
il coraggio e le lotte di un gruppo di soldati dell’aviazione
durante la Seconda Guerra Mondiale.
La serie dei produttori esecutivi di
“Band of Brothers” e “The Pacific”,
Steven Spielberg,
Tom Hanks e Gary Goetzman, vanta un
cast stellare guidato dal candidato all’Oscar
Austin Butler, Callum Turner, Anthony Boyle,
Nate Mann, Rafferty Law, il candidato all’Oscar
Barry Keoghan, Josiah Cross, Branden Cook e Ncuti
Gatwa. Masters
of the Air farà il suo debutto su Apple
TV+ il 26 gennaio 2024 con i primi due episodi,
seguiti da un nuovo episodio ogni venerdì, fino al 15 marzo.
Basata sull’omonimo libro di
Donald L. Miller e sceneggiato da John
Orloff, Masters
of the Air segue gli uomini del 100° Gruppo
Bombardieri (il “Bloody Hundredth”) alle prese con pericolosi raid
di bombardamento sulla Germania nazista in condizioni proibitive,
dovute al gelo, alla mancanza di ossigeno e al terrore di un
combattimento condotto a 25.000 piedi di altezza. La
rappresentazione del prezzo psicologico ed emotivo pagato da questi
giovani uomini che hanno contribuito a distruggere l’orrore del
Terzo Reich di Hitler è al centro della storia di Masters
of the Air. Alcuni furono abbattuti e catturati; altri
furono feriti o uccisi. Altri ancora ebbero la fortuna di tornare a
casa. Indipendentemente dal destino individuale, tutti hanno
ricevuto un tributo.
Spaziando dai campi e villaggi
bucolici del sud-est dell’Inghilterra, alle dure privazioni di un
campo di prigionia tedesco e ritraendo un periodo unico e
cruciale della storia mondiale, “Masters of the Air” è un vero e
autentico successo cinematografico sia in termini di scala, che di
portata.
Prodotta dagli Apple Studios,
Masters
of the Air è prodotta esecutivamente da Spielberg
attraverso Amblin Television, e da Hanks e Goetzman per conto di
Playtone. Darryl Frank e Justin Falvey della Amblin Television sono
co-produttori esecutivi insieme a Steven Shareshian della Playtone.
Oltre a scrivere, Orloff è co-produttore esecutivo. Anche Graham
Yost è produttore esecutivo della serie. Anna Boden,
Ryan Fleck, Cary Joji Fukunaga, Dee Rees e Tim Van
Patten si alternano alla regia.
Il network americano della
NBC ha diffuso promo e trama del terzo episodio di
Chicago Fire 12, l’attuale dodicesima stagione di
Chicago
Fire.
In Chicago Fire
12×03 che si intitolerà “Trapped” e andrà in onda negli
USA il 31 Gennaio 2024 Mentre i coraggiosi vigili del fuoco, la
squadra di soccorso e i paramedici della caserma 51 di Chicago si
lanciano nel pericolo, lottando coraggiosamente per salvare gli
abitanti della loro città dal pericolo, stringono anche legami
profondi e indissolubili tra loro.
La sinossi della dodicesima
stagione di Chicago
Fire: “In seguito a un incendio/minaccia
estremista, la vita di Mouch è in bilico. La relazione di Sylvie
con Dylan si è conclusa e una nuova porta si è aperta quando Casey
le ha proposto di sposarlo, nel frattempo lei stava cercando di
adottare una bambina. Stella prende la decisione di lasciare
Chicago nella speranza di riportare indietro Kelly”.
Oltre a
Kinney, la dodicesima stagione del procedurale della NBC è
interpretata anche da David Eigenberg nel ruolo
del tenente Christopher Herrmann, Joe Minoso nel
ruolo del pompiere Joe Cruz, Miranda Rae Mayo nel
ruolo del tenente Stella Kidd, Daniel Kyri nel
ruolo di Darren Ritter, Hanako Greensmith nel
ruolo della paramedica Violet Mikami, Eamonn
Walker nel ruolo del vice capo distretto Wallace Boden e
Christian Stolte nel ruolo di Randall
McHolland.
Kara Killmer, che
nella serie interpretava la paramedica Sylvie Brett,
lascerà Chicago Fire nel
corso della 12ª stagione. D’altra parte, il Blake
Gallo di Alberto Rosende ha fatto un’ultima
apparizione durante la première della Stagione 12.
Dopo la messa in onda degli
episodi 3 e 4 che abbiamo recensito qui, oggi vi svegliamo le
anticipazioni dei nuovi episodi di terza stagione della serie
tvDOC
– Nelle tue mani che andranno in onda questa sera
giovedì 18 gennaio, in prima serata su Rai 1. Ecco le
anticipazioni dell’episodio cinque e dell’episodio sei, che si
intitolano rispettivamente “Il beneficio del dubbio” e “la
vela”.
Doc – Nelle tue mani 3 EPISODIO 5
– “Il beneficio del dubbio”
Dopo un nuovo ricordo, Andrea
fatica a credere a quello che la sua memoria sembra suggerirgli, al
punto da chiedere a Enrico di sospendere la terapia. Anche in
reparto la situazione non è certo tranquilla perché, oltre a Rita,
una giovane ragazza che rifiuta la chemioterapia, Andrea e la sua
squadra si trovano a doversi occupare del caso di una paziente che
conoscono fin troppo bene.
Doc – Nelle tue mani 3 EPISODIO 6
– “La vela”
Dopo le ultime rivelazioni, Doc
vede crollare alcune delle certezze che aveva sul suo passato. Per
fare chiarezza su quanto sia successo, trascina nella sua ricerca
anche Giulia, messa in crisi dall’idea che la sua relazione con
Andrea fosse basata su una menzogna. Problemi con il passato sembra
averli anche Angelo, un paziente ricoverato all’Ambrosiano, le cui
condizioni costringono Martina a dare prova di tutto il suo
talento.
DOC
– Nelle tue mani è una produzione Lux Vide,
società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai
Fiction. Tra partenze e nuovi arrivi in DOC
– Nelle tue mani, nuove sfide attendono la squadra del
Policlinico Ambrosiano di Milano, guidata dall’amatissimo dottor
Andrea Fanti (Luca
Argentero), che torna finalmente a rivestire il ruolo di
primario mentre prova a recuperare quei ricordi che ormai tutti (o
quasi) ritenevano perduti per sempre.
DOC – Nelle tue mani, la
serie
DOC
– Nelle tue mani è la serie tv prodotta da RAI
FICTION scritta da Francesco Arlanch e Viola Rispoli. Una
produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in
collaborazione con Rai Fiction
Nel cast di DOC
– Nelle tue mani
Luca Argentero,
Matilde Gioli, Pierpaolo Spollon, Sara Lazzaro, Marco Rossetti,
Laura Cravedi, Giacomo Giorgio, Elisa Wong, Elisa Di Eusanio,
Giovanni Scifoni, Aurora Peres e Diego Ribon. La
regia è affidata a Jan Maria Michelini (ep. 1-4),
Nicola Abbatangelo (ep. 5-10) e Matteo
Oleotto (ep. 11-16).
Le riprese della serie si sono
svolte tra Roma, Milano e Formello; per la location
ospedaliera il
Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e l’Università Campus Bio-Medico di
Roma hanno messo a disposizione spazi e tecnologie.
Gli amanti delle sparatorie e delle
scene mozzafiato godranno solo a metà con la visione di Point
Blank – Conto alla rovescia, il film diretto nel 2019 da Joe
Lynch, regista di horror e action movie con un’incursione nel
mondo della commedia per la pellicola I nerd che fecero
l’impresa. Il film inizia infatti all’insegna della violenza
con un’esplosione e uno spettacolare inseguimento in media
res e, certo, non mancano sangue e ferite d’arma da fuoco, ma
la dimensione del thriller viene abbandonata piuttosto velocemente
per approdare a una commedia dei buoni sentimenti, pur condita da
scene acrobatiche.
Point Blank – Conto alla rovescia è
un thriller-action movie che si trasforma in commedia dei buoni
sentimenti
Il film è interpretato da
Captain America, aka Anthony Mackie, e Frank Grillo, già insieme a lui sul set di Avengers: Endgame, per la regia di Anthony e Joe Russo. In Point Blank – Conto alla
rovescia Mackie interpreta Paul, un infermiere in procinto di
diventare padre che il destino pone sulla rotta di Abe,
interpretato da Grillo, un criminale di professione gravemente
ferito dopo un’azione finita diversamente dai piani iniziali.
Diciamolo pure: la premessa non è delle più originali per un
thriller d’azione, ma è nello sviluppo che si può trovare una
chiave di lettura distintiva e più intrigante per un film che
diventa una sorta di road movie tra le strade
cittadine mentre l’interazione tra due personaggi costretti in una
convivenza forzata finisce per diventare l’elemento principale
della sceneggiatura.
A far scattare l’azione è il ricatto
di Mateo, interpretato da Christian Cook, che rapisce la
moglie di Paul, interpretata da Teyonah Parris, incinta al
nono mese, per ottenere la liberazione del fratello Abe, costretto
sotto sorveglianza nell’ospedale in cui l’uomo lavora. L’infermiere
riesce a far evadere il criminale dall’edificio e la strana coppia
che si viene a creare comincia così un percorso ad ostacoli che
all’insegna di una guida spericolata deve evitare poliziotti
corrotti e trappole della malavita per arrivare alla salvezza e che
finisce per fare squadra ben al di là della contingenza
iniziale.
Tra un’azione spettacolare e
l’altra, infatti, l’attenzione del protagonista sembra addirittura
più concentrata sul destino del compagno di sodalizio Abe che su
quello della moglie Taryn. Come nel più tradizionale dei meccanismi
di sceneggiatura che guida attraverso il viaggio l’evoluzione dei
personaggi, anche qui vediamo nascere frame dopo frame un rapporto
diverso tra i protagonisti, così come accade in parallelo anche
alla coppia Cook – Parris, in cui la dimensione della cura si
sostituisce alla tensione che ahimè, a metà film è ormai materia
del passato.
Mackie interpreta ‘l’eroe discreto
della porta accanto’
In Point blank – Conto alla
rovescia Mackie non fa sfoggio di muscoli come per i personaggi
dei suoi precedenti film ma la sua interpretazione è quella di un
eroe discreto, che consente invece l’identificazione con il
tranquillo uomo della porta accanto che da un momento all’altro si
trova catapultato in un incubo, in cui ogni punto di riferimento
risulta compromesso. Un ruolo incisivo è rappresentato nel film da
Marcia G. Harden, convincente villain al
femminile che in fatto di cattiveria non ha niente da invidiare ai
più classici antagonisti maschili, anche se il suo ruolo risulta
limitato e delineato più come un espediente della trama che come un
personaggio a tutto tondo con una storia alle spalle a creare
spessore e proprie motivazioni.
Point Blank – Conto alla
rovescia è il remake della pellicola francese A bout
portant di Fred Cavayé, girata nel 2010 e revisionata
per il progetto Netflix
sulla base della sceneggiatura di Adam G. Simon. La sua
scrittura non arriva veramente a concretizzare l’effetto sorpresa
che ci si attende da un film del genere thriller e, certo, non
aiuta la colonna sonora di Mitch Lee, che naviga sulla scia
di motivetti orecchiabili e rassicuranti anche nelle scene in cui
l’azione dovrebbe tenere lo spettatore col fiato sospeso.
L’appiattimento della trama potrebbe rischiare di far passare
inosservate alcune scelte di regia con angolazioni particolarmente
originali che, tuttavia, non si rivelano realmente funzionali allo
scorrimento dell’azione.
In occasione della Giornata della
Memoria, il 27 gennaio, sono numerosi i film che ci aiutano a
ricordare o a sapere com’era vivere ai tempi della Seconda guerra
mondiale, delle leggi razziali e di tutte le altre atrocità
verificatesi in quegli anni bui. Da un classico come Schindler’s List passando per il nostrano La vita è bella e fino a titoli più recenti come
Il figlio di Saul, Il bambino con il pigiama a
righe,La chiave di Sara o il satirico Jo Jo Rabbit. Ognuno di essi affronta un determinato
aspetto di quel periodo, sempre con toni e atmosfere diverse ma con
un unico obiettivo: aiutare a non dimenticare quanto accaduto. A
questa causa si unisce anche Quando Hitler rubò il
coniglio rosa.
Uscito nel 2019, questo film è
diretto dalla regista tedesca Caroline
Link, che dopo essersi affermata nel 1996 con Al
di là del silenzio, nel 2002 vinse l’Oscar al Miglior film
straniero con Nowhere in Africa, anch’esso incentrato su
una vicenda che si svolge all’alba della Seconda guerra mondiale.
La regista torna dunque sul tema che l’ha consacrata a livello
internazionale adattando l’omonimo romanzo di Judith
Kerr. Prende così vita un film profondamente drammatico ma
che grazie al punto di vista della sua giovane protagonista
garantisce anche quell’ottimismo e quella convinzione
nell’esistenza di una nuova speranza tipici dei bambini.
Il passaggio televisivo di
Quando Hitler rubò il coniglio rosa, ispirato a vicende
realmente avvenute, è dunque un’ottima occasione per confrontarsi
con un nuovo film che aiuta a ricordare e a far sì che accaduto non
si verifichi mai più. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori. Si
parlerà poi anche del libro da cui è tratto e
della storia vera dietro di esso. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Quando
Hitler rubò il coniglio rosa
Protagonista della storia è una
ragazzina tedesca di origine ebraica di nome Anna
che, nel 1933 a soli 9 anni, con l’ascesa al potere di Hitler, è
costretta a lasciare Berlino insieme alla famiglia per sfuggire ai
nazisti. Durante il viaggio attraverso l’Europa alla ricerca di un
posto sicuro dove rifugiarsi, Anna dovrà lasciare tutto ciò che ha,
compreso il suo amato coniglio rosa di peluche e la sua vita non
sarà mai più la stessa. La piccola Anna, insieme alla sua famiglia,
dovrà da quel momento venire a patti con le sfide che la vita da
rifugiati impone, ma senza abbandonare mai la speranza e la fiducia
di un futuro migliore.
Ad interpretare la protagonista Anna
Kemper vi è l’attrice Riva Krymalowski, qui al suo
primo ruolo cinematografico. In seguito, ha recitato nella serie
Babylon Berlin e nel film Silver e il libro dei
sogni. Oliver Masucci (che ha interpretato
Adolf Hitler in Lui è tornato, ma è anche noto per il ruolo di Ulrich
Nielsen nella serie Dark) ricopre qui il ruolo del padre
Arthur Kemper. Carla Juri (la dottoressa Anna
Stelline in Blade Runner 2049) interpreta invece la madre Dorothea
Kemper, mentre Marinus Hohmann è presente nel
ruolo di Max, fratello di Anna. Completano il cast Ursula
Werner nel ruolo della governante Heimpi e Justus
von Dohnányi in quello dello zio Julius).
Quando Hitler rubò il coniglio
rosa: il libro di Judith Kerr, la sua storia vera e il suo
significato
Come anticipato, Quando Hitler
rubò il coniglio rosa è un romanzo per ragazzi di
Judith Kerr, pubblicato per la prima volta nel
1971 e tradotto in Italia nel 1976 nella collana “BUR dei Ragazzi”
dalla casa editrice Rizzoli. Si tratta però anche di un romanzo
che, oltre al contesto storico in cui è ambientato, si pone come
racconto semi-autobiografico della sua scrittrice. Nata nel 1923 in
Germania, come la protagonista del suo romanzo Kerr all’età di
dieci anni Kerr si trasferì con la sua famiglia, tutti rifugiati
ebrei, nel Regno Unito, sfuggendo così all’affermazione del
nazismo. In particolare, lei e la sua famiglia furono obbligati a
partire poiché il padre, il noto critico teatrale Alfred
Kerr, era ricercato dalle autorità.
Insieme viaggiarono prima in
Svizzera, poi in Francia, e infine si stabilirono appunto nel Regno
Unito nel 1935. Qui, crescendo, Kerr divenne nota per i suoi libri
per bambini, da lei anche illustrati, come la serie del gatto
Mog o La tigre che venne per il tè, e romanzi
autobiografici come La stagione delle bombe e – appunto –
Quando Hitler rubò il coniglio rosa, che narrano appunto
la storia dell’ascesa al potere del nazismo nella Germania degli
anni Trenta dal punto di vista di una bambina. Con quest’ultimo, in
particolare, la scrittrice utilizza la metafora del coniglio
peluche di colore rosa quale simbolo dell’infanzia rubata ad ogni
bambino cresciuto in quegli anni.
Il trailer di Quando Hitler
rubò il coniglio rosa e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di Seven grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Google Play, Apple
TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 24 gennaio alle ore
21:25 sul canale Rai 1.
Dopo un lungo ritardo causato dallo
sciopero SAG-AFTRA, le riprese di Deadpool
3 dei Marvel Studios sono
terminate, ha annunciato oggi su Instagram la star Ryan Reynolds.
Reynolds ha ringraziato il cast e
la troupe di Deadpool
3 e il regista Shawn Levy,
prendendo in giro il suo co-protagonista Hugh Jackman.
Il messaggio toccante, al limite del sentito, è stato compensato –
nel classico modo di Reynolds e Deadpool – da una
foto del cavallo in spandex del supereroe.
“Il costume nasconde il sangue.
Anche il sudore… Ma oggi, con la confezione di ‘Deadpool’, sono
soprattutto lacrime. Un gigantesco e perenne ringraziamento al cast
e alla troupe del nostro film che hanno combattuto contro il vento,
la pioggia, gli scioperi e @thehughjackman, il tutto sotto la
strenua guida di @slevydirect”, ha scritto Reynolds su Instagram.
“Ho avuto modo di fare un film con i miei amici più cari e questo
non accade molto spesso. Ci vediamo il 26 luglio… ⚔️🥺⚔️“.
Deadpool 3
doveva originariamente uscire nelle sale il 3 maggio 2024, ma è
stato ritardato, insieme a molti altri film, durante lo sciopero
della SAG-AFTRA dello scorso anno. La nuova data è il 26 luglio e
segnerà l’ingresso ufficiale di Deadpool nel Marvel Cinematic
Universe dopo l’acquisizione della Fox da parte della Disney. I due
precedenti film di “Deadpool“, insieme all’intero
franchise degli “X-Men“,
erano di proprietà e distribuiti dalla Fox prima dell’acquisizione
da 71,3 miliardi di dollari, completata dalla Disney nel 2019.
Chi c’è in Deadpool
3?
Deadpool 3
riunisce il protagonista Ryan Reynolds con Shawn Levy, regista di
Free Guy e The Adam Project, che ha firmato la regia
dell’atteso progetto. Hugh Jackman
uscirà finalmente dal suo pensionamento da supereroi per riprendere
il ruolo di Wolverine. Sebbene i dettagli
ufficiali della storia di Deadpool 3, con
protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione
della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di
Reynolds si siano svolti in un universo diverso.
Ciò preserva i film degli X-Men
della Fox nel loro universo, consentendo al contempo a Deadpool e
Wolverine, di nuovo interpretato da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU. Nel film saranno poi presenti anche personaggi
presenti nei primi due film di Deadpool, come Colossus e
Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera che anche
altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck.
Una voce recente afferma che anche
Liev Schreiber
sia presente riprendendo il suo ruolo Sabretooth. Di certo,
Morena Baccarin
(Vanessa), Karan Soni (Dopinder), Leslie
Uggams (Blind Al), Rob Delaney (Peter) e
Shioli Kutsuna (Yukio) torneranno tutti nei panni
dei rispettivi personaggi, e a loro si uniranno i nuovi arrivati in
franchising Emma Corrin (The Crown) e Matthew
Macfadyen (Succession), i cui ruoli sono ancora
segreti. Un recente report afferma inoltre che la TVA di Loki,
incluso l’agente Mobius (Owen Wilson) e
Miss Minutes, saranno coinvolti nel film. Deadpool 3
uscirà nei cinema il 26 luglio 2024.
Netflix
avrebbe cancellato il piano di distribuzione per il thriller
fantascientifico quasi completato con Halle Berry, The
Mothership.
Secondo The InSneider di
Jeff Sneider, Netflix non ha
più intenzione di distribuire The Mothership, un
film di fantascienza diretto da Matt Charman e
girato nel 2021. Oltre alla Berry, il film era interpretato da
Omari Hardwick, Molly Parker, John Ortiz e Paul
Guilfoyle.
Perché The Mothership non verrà
distribuito?
Secondo il rapporto di Sneider,
The Mothership richiedeva “significative
riprese” aggiuntive che Netflix ha deciso di
non effettuare. Questi rimaneggiamenti sarebbero stati difficili da
portare a termine, dato che il film ha come protagonisti diversi
bambini che sono notevolmente invecchiati da quando sono state
completate le riprese principali.
Secondo quanto riferito, inoltre,
The Mothership ha avuto un “lungo processo di
post-produzione” e “ripetuti ritardi”, che hanno influito sulla
decisione di Netflix.
“Un insider di Netflix ha
dichiarato che tali decisioni non sono mai facili da prendere, né
vengono prese alla leggera, e che lo streamer è grato a tutti
coloro che hanno lavorato al film“, si legge
nell’articolo.
Questo sembra significare che la
piattaforma di streaming non ha staccato la spina a The
Mothership per ottenere una detrazione fiscale, cosa che
David Zaslav della Warner Bros. Discovery è solito
fare. Avendo già eliminato Batgirl e
Scoob! Holiday Haunt, l’anno scorso la Warner
Bros. Discovery è balzata agli onori della cronaca per aver
intascato un’ingente somma di denaro dopo aver cancellato l’uscita
del già completato Coyote vs. Acme.
“Un anno dopo la misteriosa
scomparsa del marito dalla loro fattoria rurale, la madre single
Sara Morse e i suoi figli scoprono uno strano oggetto
extraterrestre sotto la loro casa, che li porta a intraprendere una
corsa alla ricerca del marito, del padre e soprattutto della
verità“, si legge nella sinossi di The Mothership.
Charman, già
co-sceneggiatore de Il ponte delle Spie del 2015 con i
fratelli Coen, ha scritto e diretto The
Mothership. Fred Berger e Brian Kavanaugh-Jones sono stati
i produttori.
Halle Berry sta ancora lavorando con Netflix a
The Union, un nuovo thriller diretto da Julian
Farino e interpretato da
Mark Wahlberg,
J.K. Simmons e Jackie Earle Haley. The
Union non ha ancora una data di uscita.
Channing Dungey è
entrato a far parte del Warner Bros. TV Group in qualità di
presidente alla fine del 2020, proprio nel bel mezzo della pandemia
COVID-19, che ha reso interessante il primo anno di lavoro. Poi è
arrivata la fusione Warner Media-Discovery nel 2022 e la
ristrutturazione che ne è conseguita. Nel 2023, gli scioperi di
Hollywood sconvolsero nuovamente l’attività. In questi giorni
Dungey ha rilasciato una lunga intervista a
Variety nel quale ha fatto un po’ il punto e ha parlato anche del
destino di Ted
Lasso.
“Ci sono state molte turbolenze
da quando ho assunto questo ruolo“, ha dichiarato recentemente
Dungey a Variety. “Spero – e sto battendo il legno mentre lo
dico – che mentre giriamo l’angolo verso il 2024, ci siamo lasciati
alle spalle alcune delle sfide più grandi. Sono sicura che ci sarà
qualcosa di nuovo all’orizzonte, ma spero che il 2024 segni un
ritorno all’attività di sempre“.
Oltre a fornire freschi
aggiornamenti sullo stato dello sviluppo dell’annunciata e già
attesissima
serie tv su Harry Potter, il dirigente ha avuto modo di parlare
come anticipato anche di Ted
Lasso, una serie di successo prodotta da Warner e
trasmessa da Apple
TV+, vincitore di un Emmy, “Ted
Lasso“, che potrebbe essersi concluso dopo tre
stagioni – ma mai dire mai su una sorta di evoluzione o revival.
Ancora oggi, la star e co-creatore della serie Jason Sudeikis non vuole confermare se sia
davvero finita.
“Voglio dire, avete visto il
finale, c’è una piccola porta che potrebbe essere riaperta se
necessario”, ha detto Dungey. “Non metterei ancora il
punto alla fine della frase. C’è ancora molto amore per ‘Ted
Lasso’. E credo che ci sia ancora molto entusiasmo da parte di
Apple per ‘Ted Lasso’. Se dovesse presentarsi l’opportunità,
saremmo entusiasti di tornare a produrre altri ….. Ci sono sempre
conversazioni in corso, ma niente di ufficiale“.
Ted
Lasso è stato sviluppato da Jason Sudeikis,
Bill Lawrence, Brendan Hunt e Joe Kelly. I produttori
esecutivi erano Sudeikis, Lawrence, Jeff Ingold e Liza Katzer. Il
film è stato prodotto da Warner Bros. Television e Universal
Television.
Ted
Lasso è interpretato da Sudeikis (Saturday Night
Live), Hannah Waddingham (Game of Thrones), Brendan Hunt (We’re the
Millers), Jeremy Swift (Downton Abbey), Juno Temple (The Other
Boleyn Girl), Brett Goldstein (Derek), Phil Dunster (The Good Liar)
e Nick Mohammed (Intelligence).
FX ha rilasciato
un nuovo trailer red band di Shōgun,
il suo prossimo dramma epico, che si svolge durante il periodo Edo
del Giappone.
Il video mette in evidenza le
sequenze di combattimento ricche d’azione ed emozionanti dello show
Shōgun,
mentre i personaggi principali si preparano ad andare in guerra. Il
debutto della serie è previsto per il 27 febbraio su FX e Hulu.
In Italia in esclusiva su Disney+
La serie composta da 10 episodi è
ambientata in Giappone nell’anno 1600, all’alba di una guerra
civile che segnerà un secolo. Il produttore Hiroyuki Sanada
interpreta il ruolo di “Lord Yoshii Toranaga” che sta
lottando per la sua vita mentre i suoi nemici nel Consiglio dei
Reggenti si coalizzano contro di lui. Quando una misteriosa nave
europea viene ritrovata abbandonata in un vicino villaggio di
pescatori, il suo pilota inglese, “John Blackthorne”
(Cosmo Jarvis), arriva portando con sé segreti che potrebbero
aiutare Toranaga a ribaltare le sorti del potere e a distruggere la
temibile presenza dei nemici di Blackthorne, i preti gesuiti e i
mercanti portoghesi.
I destini di Toranaga e Blackthorne
diventano inestricabilmente legati alla loro interprete, “Toda
Mariko” (Anna Sawai), una misteriosa nobildonna cristiana, ultima
di una stirpe caduta in disgrazia. Mentre serve il suo signore in
questo scenario politico difficile, Mariko deve conciliare il suo
legame ritrovato con Blackthorne, il suo impegno verso la fede che
l’ha salvata e il suo dovere nei confronti del padre defunto.
La serie Shōgunsi
avvale di un cast giapponese di alto livello, senza precedenti per
una produzione americana, tra cui Tadanobu Asano nel ruolo di
“Kashigi Yabushige”, un noto traditore e stretto alleato di
Toranaga; Hiroto Kanai nei panni di “Kashigi Omi”, il giovane
leader del villaggio di pescatori dove viene trovata la nave di
Blackthorne; Takehiro Hira nel ruolo di “Ishido Kazunari”, un
potente burocrate che è il principale rivale di Toranaga; Moeka
Hoshi in quello di “Usami Fuji”, una vedova che deve trovare un
nuovo scopo nel mezzo della guerra del suo signore; Tokuma Nishioka
nel ruolo di “Toda Hiromatsu”, il generale fidato e il più caro
amico di Toranaga; Shinnosuke Abe nei panni di “Toda Hirokatsu”
(“Buntaro”), il geloso marito di Mariko; Yuki Kura in quelli di
“Yoshii Nagakado”, lo sfacciato figlio di Toranaga che ha un forte
desiderio di mettersi in gioco; e Fumi Nikaido nel ruolo di “Ochiba
no Kata”, la venerata madre dell’erede che non si fermerà davanti a
nulla pur di porre fine a Toranaga e alla sua minaccia al potere
del figlio.
Shōgun
è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks,
con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo. I
produttori esecutivi sono Michaela Clavell, Edward L. McDonnell,
Michael De Luca e Kondo. Hiroyuki Sanada è produttore. La serie è
prodotta da FX Productions.
Un efficace sistema di parental
control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza di
visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre al “Profilo
Bambini” già presente sulla piattaforma, gli abbonati possono
impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un pubblico più
adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per garantire
massima tranquillità ai genitori.
Continua su Rai 1La Storia, fiction firmata Francesca Archibugi e adattamento
dell’omonimo romanzo di Elsa Morante, che con gli
ultimi episodi del 22 e 23 gennaio vince per share e
telespettatori, consolidando il proprio successo e decretandosi
vincitrice della serata sulle reti generaliste. Negli
episodi finali (quinto, sesto, settimo e ottavo)
subentrano nuovi personaggi, uno fra questi la prostituta Santina
di Asia Argento e il nuovo amore di Nino,
Patrizia, interpretata da Romana Maggiora Vergano
(la Marcella di C’è
ancora domani), e si completano gli archi narrativi dei
protagonisti, in particolare quelli di Ida, Useppe e Nino.
Ricordiamo, inoltre, che per chi non avesse avuto modo di seguirla
in diretta, La Storia può essere
recuperata sulla piattaforma Rai Play.
La Storia, trama degli
ultimi episodi
Nella puntata andata in onda il 15
gennaio, avevamo visto Ida e
Useppe abbandonare il caseificio di Pietralata
dove hanno trascorso diverso tempo con i Mille. La donna è riuscita
a trovare una camera in affitto dalla famiglia Marocco, in zona
Testaccio, ma la condizione di povertà in cui riversa le fa patire
la fame. Nel mentre, Useppe inizia a manifestare delle assenze,
seguite da alcune convulsioni, che portano alla diagnosi di
epilessia infantile, stessa patologia che aveva afflitto Ida da
piccola. Nel frattempo, lontano da Roma, Nino è
impegnato nel contrabbando e inizia a guadagnare soldi sporchi,
potendo così permettere alla sua famiglia di trovarsi una casa
tutta propria. Sfortuna vorrà che, in un viaggio per trasportare la
merce, sarà coinvolto in un incidente e morirà. Intanto, la
patologia di Useppe sembra non migliorare…
I difetti delle ultime due
puntate
In questi ultimi episodi andati in
onda di La Storia, si riscontra quasi
nell’immediato una maggiore falla all’interno della sceneggiatura e
dei piani temporali,
qualcosa che avevamo già accennato nella recensione del terzo e
quarto episodio, che qui però diventano più evidenti. Alcuni si
presentano come dei veri e propri buchi di trama, in cui a essere
compromessa è anche un po’ la linearità del racconto. Altri invece
sembrano delle disattenzioni in fase di montaggio, con alcune
sequenze narrative in cui non si distingue bene il cambiamento in
corso e che possono confondere gli spettatori.
Fra queste incrinature a essere più
evidente è in primis il tempo che passa su tutti i personaggi
tranne che sul piccolo Useppe, un comunque bravissimo
Mattia Basciani, che sembra essere graziato dalla
giovinezza eterna. Nei volti e nei corpi di Ida e degli altri
comprimari è invece ben rappresentato con un considerevole lavoro
su trucco e parrucco, il quale chiarisce gli anni che scorrono, e
dà un’idea di quanto gli orrori della guerra abbiano segnato e
stravolto. Inoltre, gli ultimi episodi appaiono ingolfati di
inserti tragici, provocando una reazione a catena che non permette
di prendere un respiro e dare la dovuta importanza a quanto sta
accadendo, pur riuscendo comunque ad essere emotivamente
impattanti. La regia, invece, risulta sempre raffinata ed
elegante, improntata a mettere in risalto ogni minimo
dettaglio di uno spazio scenografico curato minuziosamente.
Jasmine Trinca in stato di
grazia
Al netto di qualche problema
strutturale, non si può non lodare ancora una volta la performance
di Jasmine Trinca, che raggiunge lo stato
di grazia in questi ultimi episodi in cui il livello drammatico si
alza enormemente, riempiendo la scena e sorreggendo il
racconto, sempre più pesante e complesso, sulle proprie spalle.
Trinca ingloba alla perfezione dentro di sé rabbia, preoccupazione,
terrore, timori e coraggio di una madre che, se prima doveva
proteggere il figlio dai nazifascisti, ora si ritrova a doverne
affrontare gli strascichi.
La fame, la povertà e la malattia
galoppante di Useppe, traumatizzato e scosso dalla guerra, si fanno
sempre più presenti nella narrazione, diventando primari, e servono
a risaltare le capacità recitative di Trinca, la quale esprime con
il solo uso dello sguardo lo stato d’animo di una donna in
frantumi, spezzata dagli agghiaccianti eventi, che cerca in ogni
modo possibile di non soccombere al dolore e sollevarsi. Apparsi i
titoli di coda dell’ultima puntata, quello che resta da dire è:
Jasmine Trinca è stata davvero meravigliosa.
“Qui ha molto a che fare con
l’odio, ma ancor di più con l’amore”, scriveva William
Shakespeare in Romeo & Giulietta. Frase che il
regista Will Gluck inserisce
anche all’interno del suo nuovo film, Tutti
tranne te, a mo’ di dichiarazione
d’intenti. Ma in realtà l’intero film ha molto a che fare con
l’iconico drammaturgo inglese, essendo un adattamento in chiave
contemporanea della sua opera Molto rumore per
nulla. Gluck, già regista di note rom-com come
Easy Girl e Amici di letto,
riprende gli elementi base di quel racconto per dar vita ad un
nuovo film di questo genere con cui offrire nulla più che puro
intrattenimento, dove umorismo scorretto e buoni sentimenti vanno a
braccetto.
Tutti tranne
te vuole infatti dichiaratamente essere quel tipo di
commedia senza peli sulla lingua da primi anni Duemila (di cui
proprio Easy Girl è un ottimo esempio), capace con il suo
umorismo di divertire ma anche, all’occorrenza, di generare quel
gradito disagio nello spettatore. Il tutto includendo in modo
naturale elementi propri delle nuove sensibilità culturali, dando
così vita ad un sorprendente risultato. Con il coraggio di far ciò
senza rinunciare ad una classificazione “R” (ovvero vietato negli
Stati Uniti ai minori di 17 anni non accompagnati da adulto), il
film – da cui non ci si dovrebbe aspettare chissà che originalità o
intenti – è dunque del tutto piacevole per una visione
spensierata.
La trama di Tutti tranne
te: odiarsi fino ad amarsi
Protagonisti di questo film sono
Bea (Sydney
Sweeney) e Ben (Glen
Powell). I due potrebbero essere una coppia perfetta, ma
dopo un primo appuntamento fantastico una serie di incomprensioni
spengono la loro infuocata attrazione. Tempo dopo, tuttavia, i due
si ritrovano al matrimonio in Australia della sorella di Bea,
obbligati dunque ad una convivenza forzata. Con gli occhi di tutti
puntati su di loro, si vedranno ben presto costretti a fingere di
essere una coppia, ognuno con uno scopo diverso. Ma sarà difficile
fingere di piacersi con tutto l’odio che scorre tra di loro e i
problemi non tarderanno ad arrivare.
Una commedia di continui
inganni
Considerata la sua premessa, è
facile immaginare a quale conclusione giungerà il film. Ma come
spesso avviene per questo genere di opere, l’importante è ciò che
avviene nel mentre e il modo in cui si giunge a quel finale.
Difficile però non notare come diverse delle situazioni previste
per portare avanti il racconto avvengano in modo un po’
artificioso, a partire dal motivo del litigio tra i due
protagonisti. Quando però la vicenda si sposta in Australia, si
avverte un leggero distendersi di quelle forzature iniziali. Siamo
dove il regista – anche co-sceneggiatore insieme a Ilana
Wolpert – voleva portarci e da lì hanno inizio le
rocambolesche avventure di Bea e Ben.
La scrittura del film è dunque,
almeno in certi momenti, da intendersi come il suo principale
limite, anche se – come si accennava in apertura – probabilmente
non c’è mai stato l’intento di puntare ad un livello di maggiore
originalità o distintività. Eppure, c’è un aspetto di questa
narrazione che risulta affascinante ed è il gioco che si genera tra
i vari personaggi, dove ognuno cerca di far credere agli altri
qualcosa che in realtà non è, costruendo così un sempre più alto
castello di inganni destinato naturalmente prima o poi a crollare.
Si tratta di una dinamica non sempre portata avanti, ma che quando
proposta fa acquisire ad un racconto altrimenti banale un fascino
in più.
Il disagio di una generazione
Uno dei pregi maggiori del film è
però da ritrovarsi nella sua volontà di affrontare tutta una serie
di tematiche proprie dell’odierno mondo delle relazioni. Piano
piano che si impara a conoscere Bea e Ben, i due si svelano essere
a loro modo cantori di una certa incapacità a gestire le proprie
emozioni e, di conseguenza, le relazioni. È allora solo attraverso
un percorso inverso, durante il quale sembrano intenzionati a stare
alla larga dall’amore che scopriranno cosa davvero li frena nei
confronti di esso, permettendogli a quel punto di accoglierlo nelle
proprie vite. Tutti tranne
te, da questo punto di vista, si apre ad un niente affatto
scontato dialogo con la contemporaneità.
Sydney Sweeney e Glen Powell sono
la forza di Tutti tranne te
Ma se pure Tutti
tranne te non si distingue per la scrittura, lo fa
certamente grazie ai suoi due protagonisti. Sydney Sweeney e Glen Powell
sono tra i più promettenti interpreti della loro generazione: lei
ha conquistato tutti grazie alla serie
Euphoria ed è ora tra le protagoniste del cinecomic
Madame Web, mentre lui ha
conquistato grande popolarità grazie a Top Gun: Maverick ed è il
protagonista della nuova intelligentissima (quella sì) commedia di
Richard Linklater, Hit Man. I due dimostrano qui di essere credibili
protagonisti, capaci di misurarsi con la commedia e di poter far
divertire scena dopo scena, rimanendo sempre al completo servizio
dei propri personaggi.
Con due interpreti primari (ma anche
i secondari sanno farsi notare) dotati di una così forte chimica di
coppia e di un tale livello di carica erotica, lo spettatore può
anche non preoccuparsi troppo delle pecche di scrittura né di
alcuni dialoghi certamente discutibili in quanto a didascalismo.
Grazie a loro e alle diverse e divertenti situazioni in cui il
regista li pone (due su tutte: i goffi tentativi di palpeggiamento
durante l’escursione e il salvataggio in mare) prende forma una
commedia che arriva sì dove ci si immagina arriverà, ma lo fa con
un percorso dalla gioiosità contagiosa (e la colonna sonora guidata
da Unwritten di NatashaBedingfield offre a tal riguardo il suo
contribuito), capace di avere un certo eco nello spettatore.
Il film Searchlight
Pictures di Yorgos LanthimosPovere
Creature!, vincitore di due Golden Globe come Miglior
film musical o comedy e Miglior attrice in un film musical o comedy
(Emma
Stone), arriverà il 25 gennaio nelle sale italiane,
distribuito da The Walt Disney Company Italia.
Povere
Creature! ha inoltre ottenuto il Leone d’Oro
all’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
e 11 nomination alla 96° edizione degli Academy Awards.
Dal regista Yorgos Lanthimos e
dalla produttrice Emma Stone arriva l’incredibile storia e la
fantastica evoluzione di Bella Baxter (Emma
Stone), una giovane donna riportata in vita dal
brillante e poco ortodosso scienziato Dr. Godwin Baxter
(Willem
Dafoe). Sotto la protezione di Baxter, Bella è
desiderosa di imparare. Affamata della mondanità che le manca,
Bella fugge con Duncan Wedderburn (Mark
Ruffalo), un abile e dissoluto avvocato, in una
travolgente avventura attraverso i continenti. Libera dai
pregiudizi del suo tempo, Bella è sempre più decisa nel suo
proposito di difendere l’uguaglianza e l’emancipazione.
Searchlight Pictures in
associazione con Film4 e TSG Entertainment, una produzione Element
Pictures, presenta Povere
Creature!, diretto dal candidato all’Academy Award
Yorgos Lanthimos (La favorita, The Lobster). Con una
sceneggiatura scritta dal candidato all’Academy Award Tony McNamara
(La favorita), basata sul romanzo di Alasdair Gray, il
film è prodotto dal candidato all’Oscar Ed Guiney p.g.a. (La
favorita, Room), Andrew Lowe p.g.a. (The Eternal
Daughter, The Souvenir: Part II), Yorgos Lanthimos p.g.a.
ed Emma Stone p.g.a..
La vincitrice dell’Academy Award®
Emma Stone, (La favorita, La La Land), è protagonista
insieme al candidato all’Academy Award® Willem Dafoe (The
Lighthouse, The French Dispatch), al candidato
all’Academy Award® Mark Ruffalo (Il caso
Spotlight, Foxcatcher – Una storia americana), al
vincitore del Golden Globe® Ramy Youssef (Ramy, Mr.
Robot), Christopher Abbott (Black
Bear, Possessor), il vincitore del Primetime Emmy® Award
Jerrod Carmichael (The Carmichael Show), Hanna Schygulla
(Ai confini del paradiso), Kathryn Hunter
(Macbeth) e la candidata al Primetime Emmy® Award Margaret
Qualley (C’era una volta a… Hollywood, Maid).
Il direttore della fotografia è il
candidato all’Oscar® Robbie Ryan, BSC, ISC (La
favorita, C’mon C’mon), gli scenografi sono James Price
(Judy) e Shona Heath, con i costumi di Holly Waddington
(Lady Macbeth, War Horse), e le acconciature e il
trucco prostetico della candidata all’Oscar® Nadia Stacey (La
favorita, Crudelia). La colonna sonora originale è
composta da Jerskin Fendrix, il montatore è il candidato all’Oscar®
Yorgos Mavropsaridis, ACE (La favorita, The Lobster)
e la set decorator è Zsuzsa Mihalek (La talpa).
Marvel Zombies è stato
rivelato per la prima volta al Comic-Con di San Diego del 2022 come
parte della rivelazione dello slate “Marvel
Animation” dei Marvel Studios. Da allora è stato rivelato
ben poco e, sebbene la serie sia ancora in cantiere, non si sa se
uscirà quest’anno o nel 2025.
Nel frattempo, si sta diffondendo
una nuova intrigante voce che suggerisce che Moon
Knight sarà uno degli eroi che avranno un ruolo nella
serie animata. Lo scooper @CanWeGetToast ha condiviso la notizia
oggi, rivelando che Marvel Zombies vedrà un nuovo
personaggio diventare il Pugno di Khonshu.
Non sono stati forniti ulteriori
dettagli, quindi non sappiamo se sarà un eroe o un cattivo
esistente a ereditare il mantello o se sarà una creazione originale
a sostituire Marc Spector; in ogni caso, siamo sorpresi
che Oscar Isaac non stia tornando nei panni di
Marc Spector/Steven Grant/Jake Lockley.
L’attore ha già prestato la voce a
Poe Dameron nel film animato Star
Wars Resistance, quindi sarebbe sicuramente disposto a
farlo. In ogni caso, non dobbiamo necessariamente considerare
questo fatto come un’indicazione del fatto che l’attore non tornerà
a vestire i panni di Moon
Knight nel MCU.
Dopotutto, potrebbe esserci un
motivo convincente per non includere Marc in questo seguito
dell’episodio What If…? “What
If…? Zombi?!“. Ricordiamo che questa storia si svolge in
una realtà post-apocalittica, quindi un eroe come Moon
Knight che cade a causa della piaga degli zombie
e viene poi sostituito ha senso. Con un po’ di fortuna, anche
Khonshu entrerà a far parte di questa storia cruenta.
Cosa sappiamo su Marvel
Zombies?
“Sarà pazzesco”, ha detto di
recente Bryan Andrews, regista e produttore di
What If…?, a proposito di Marvel Zombies. “Sì,
[è] completamente TV-MA. Nasce da ciò che è stato fatto in Episodio
[105]. L’idea era che c’è una certa ispirazione dal fumetto, il
fatto che siano zombie, ma non stiamo facendo il fumetto, in nessun
modo“.
“Abbiamo una nostra
interpretazione, e molte di quelle cose sono state messe a punto
dai nostri talentuosi scrittori di [What If…?] all’inizio, quindi,
abbiamo solo preso questo e… esplorato un po’ di più quella
mitologia in quell’episodio. Quindi, sì, è pazzesco“.
La serie animata reimmagina
l’Universo Marvel mentre una nuova generazione di eroi combatte
contro una piaga zombie sempre più diffusa. Nei fumetti,
Marvel Zombies è nata come una serie limitata di
cinque numeri pubblicata per la prima volta nel 2005.
Prossimamente al cinema con Povere
Creature!, nuovo film di Yorgos
LanthimosLeone D’Oro a Venezia
80 (qui la nostra recensione), Willem Dafoe racconta la genesi del suo
personaggio, Godwin, un moderno Frankenstein che si lascia
trascinare dai sentimenti. Il suo viaggio nel mondo del cinema
inizia negli anni Ottanta e dopo oltre quarant’anni ottiene
finalmente la sua stella sulla Walk of Fame.
Questo riconoscimento tanto ambito lo ha condiviso con amici e
colleghi che sono stati al suo fianco durante la cerimonia:
“È stato un bel momento pieno di
amici e di persone con cui ho lavorato che sono venuti per me.
Pedro Pascal, con il quale avevo lavorato come attore, e Patricia
Arquette hanno tenuto discorsi meravigliosi, mi sono sentito parte
di una comunità. Il fatto di avere una stella è una cosa
universalmente riconosciuta, è difficile pensare che quella
mattonella vivrà più di me“.
Il lavoro con Povere
Creature!
Povere
Creature! sarà al cinema dal 25 gennaio. Willem Dafoe interpreta una versione moderna
di Frankenstein che si discosta moltissimo però dall’idea di orrore
e repulsione. Il merito è ovviamente del regista Yorgos
Lanthimos e di Emma Stone, protagonista indiscussa della
scena: “Lanthimos è veramente un regista che ha la capacità di
creare fantistici mondi. Il teso era molto forto e noi attori
entravamo in scena senza una guida poi era lui a guardarci e dare
tutte le indicazioni e gli aggiustamenti. Emma [Stone] è
fantastica, il film è incentrato su di lei, e noi eravamo lì per
darle supporto. Ho visto il bellissimo rapporto che ha con Yorgos.
È stato un set molto felice“.
I personaggi che interpretato negli
anni hanno sempre una cosa in comune: quello di trasformare Dafoe
in un uomo completamente nuovo. Che sia il Goblin in
Spider-Man o Godwin di Povere
Creature! passare il tempo nella sala trucco non è un
problema: “L’ho fatto in passato e probabilmente lo farò
ancora, è un fantastico mezzo perché hai la possibilità di lavorare
con una maschera. Puoi guardarti allo specchio e ti vedi scomparire
ma allo stesso tempo vedi apparire altro. È uno strumento
meraviglioso dove scopri che puoi provare altri tipi di sentimenti.
Non è comodo ma ne vale la pena“.
Nel film si parla tanto di libertà
soprattutto dal punto di vista femminile: “La rappresentazione
degli uomini in questo film è che sono oppressivi nei confronti
delle donne, però nel film viene mostrato anche che le donne hanno
una grande forma di libertà. Ma siamo ora in un momento dove c’è un
cambio di posizione delle donne rispetto al rapporto con gli uomini
nel passato. Questo film esprime una liberazione attiva ed è un
qualcosa che vediamo attraverso gli occhi di una donna“.
Il futuro di Willem Dafoe
Dopo la stella sulla Walk of
Fame e il tour promozionale per Povere
Creature! ci si chiede se Willem Dafoe abbia ancora sogni nel cassetto,
ruoli che vorrebbe interpretare: “Non ho una risposta a questa
domanda. Ho sempre progetti o ruoli che mi piacerebbe interpretare
che sono legati a proposte o persone. Ma allo stesso tempo do il
meglio di me quando ci sono personaggi da creare. il processo di
creazione che faccio con i personaggi che interpreto è la parte del
lavoro che conta di più per me”.
Lungo la sua carriera ha lavorato
con ogni genere di autori e registi che hanno contribuito a formare
il suo punto di vista cinematografico: “I registi sono sempre
stati importanti per me. Perché come attore è fondamentale
concedersi alla persona che ha una visione così forte di un film.
Quello che mi piace molto è avere a che fare con una persona che ha
una visione molto chiara e te la spiega, tu poi fai il resto:
cerchi in tutti i modi di abitare quella sensazione di farla tua.
Non deve essere qualcosa che capisco immediatamente ma qualcosa che
mi viene presentato e che poi posso trasformare a dare vita
all’idea del personaggio“.
Appuntamento a Land’s
End di
Gillies MacKinnon è il tipico film inglese.
Ovvero, quello che possiede in genere una storia piuttosto
semplice, piena di momenti toccanti e anche
bizzarri e non prevede sequenze d’azione ma si basa e si vanta su
una solida recitazione. Questo lungometraggio
racconta di un anziano che intraprende un viaggio in
autobus, attraverso la Gran Bretagna dalla Scozia
alla Cornovaglia, per mantenere una promessa fatta alla
moglie defunta. Non è esattamente un’idea che può attirare a prima
vista, ma grazie al suo protagonista, invecchiato per il ruolo e
interpretato dall’attore britannico
Timothy Spall, questo titolo possiede i suoi momenti che
emozioneranno chiunque lo vedrà.
La trama di Appuntamento a Land’s
End
Tom Harper è da
poco vedovo, è un uomo di ben 90
anni, ex soldato che ha combattuto la Seconda Guerra
Mondiale e che ha deciso d’intrapprendere forse il suo ultimo
viaggio. Questo signore che ha passato la vita lavorando come
meccanico, decide quindi di lasciare la sua casa,
quella degli ultimi 50 anni in cui ha vissuto con il suo amore
Mary, situata in una zona remota di una piccola
città nel Nord della Scozia, pianificando un
intero viaggio in autobus locali. Portando con se il minimo
disponsabile, una valigetta che contiene i suoi
affetti, tra cui anche le ceneri della moglie custodite in una
scatola e la sua tessera abbonamento per viaggiare
gratis sui bus parte per il luogo in cui è nato.
L’anziano è consapevole che questo
percorso non sarà di certo una passeggiata ma con lo spirito che da
sempre lo distingue come la costanza, la fedeltà e la serietà parte
e per fortuna incontrerà, soprattutto, gente che l’aiuterà nella
sua impresa. Inizia così questo viaggio di ben 1348
km fatto di splendidi paesaggi di natura incontaminata
della Scozia e quelli più metropolitani inglesi. Tom Harper durante
il film mostrerà anche tutto il suo carattere pieno di forza, del
tutto in contrasto con la sua vecchiaia, come quando difenderà una
ragazza musulmana molestata da un giovane
razzista. Un aspetto che sarà notato e poi postato su
instagram da alcuni ragazzi, tanto da far
diventare virale questo indomito vecchietto in
missione.
I primi che soccoreranno in
Appuntamento a Land’s End il vecchio Tom saranno
una giovane coppia di ritorno da una serata a teatro, che ospiterà
l’uomo a casa loro, durante la sua prima notte di viaggio, dopo
averlo trovato stanco e confuso in strada e alla ricerca del Bed
and Breakfast che aveva prenotato. La mattina dopo ovviamente
l’uomo lascia l’appartamento dei suoi gentili salvatori e ripartirà
alla via d’altre lunghe giornate in autobus. Dopo un brutto
episodio, in cui un controllore inglese
butterà giù da un pulmam il protagonista perchè il suo abbonamento
gratuito vale solo in Scozia, ovviamente la sua storia inizierà a
girare sui social, ancora di più, arrivando pure sulle frequenze di
una radio e nessuno più ostacolerà il suo viaggio.
Il signor Harper arriverà quindi a
Land’s End in Cornovaglia, il punto più
occidentale della terraferma d’Inghilterra, dove dopo aver visitato
da solo la tomba del figlia morta di un anno
Margaret, il protagonista viene accolto dagli
applausi della gente corsa ad accoglierlo. Per Tom però c’è un
ultimo passo da fare per concludere la sua
promessa, quella di distribuire le ceneri di Mary nel mare e anche
questa missione la concluderà al molo con l’aiuto di un bastone e
della sua forza d’animo che da sempre possiede.
Timothy Spall come non
l’aspetti
Timothy Spall è un volto noto del cinema, a lui sono sempre
riservati quei ruoli da caratterista o spalla del
cattivo di turno in saghe fantasy celebri come per citarne una
quella di Harry Potter. Quest’attore britannico però è molto di più
e in questo ruolo da protagonista ne conferma ancora una volta il
suo talento, premiato a Cannes nel 2014 con Il Prix
d’interprétation masculine per sua interpretazione del pittore
Turner.
Appuntamentoa Land’s End è molte cose, ma soprattutto è una
commovente meditazione sulla vita, sull’amore e sugli impegni che
prendiamo nei confronti delle persone a noi più care. È anche un
bellissimo viaggio della memoria quella di Tom fatta di flashback
ben gestiti dei momenti chiave con Mary, gli alti e bassi di un
grande amore, che hanno definito il loro matrimonio. Sono
incorniciati come ricordi riportati alla mente di Tom durante le
diverse tappe del suo pellegrinaggio meticolosamente pianificato
per onorare una promessa alla sua amata moglie.
“L’unico uomo di cui
abbia mai avuto paura è stata una donna, chiamata Griselda
Blanco”. Si apre con questa eloquente frase, attribuita a
Pablo Escobar, la serie Netflix in sei
episodi, disponibile dal 25 gennaio sulla piattaforma. Protagonista
assoluta è Sofía Vergara, in una inedita veste
drammatica, chiamata a dare corpo e anima alla Madrina del
narcotraffico colombiano che negli anni ’70 e ’80 era in totale
possesso dello spaccio in tutta Miami.
Griselda: l’Impero nato dalla fuga
Un impero, quello di
Griselda, nato dalla fuga e dalla paura. Non c’è
grande approfondimento nei fatti che la riguardano avvenuti a
Medellín, ma la storia prende le mosse da quando la donna trova il
modo di ribellarsi e scappare da suo marito Alberto,
narcotrafficante leader nel settore, che controllava i flussi dal
centro colombiano fino a New York. Intuiamo che l’infanzia e la
prima giovinezza di Griselda sono state dure, è
stata picchiata, forse violentata e costretta a prostituirsi, ma in
qualche modo è sopravvissuta e, quando il marito le ha chiesto
l’indicibile, lei ha trovato il coraggio di scappare, non senza
regalargli un colpo quasi letale, prima.
La troviamo in fuga a
Miami, sola, con un chilo chi cocaina purissima e tre figli. Quel
panetto è la chiave per la sua libertà, il primo mattone di un
impero che lei già immagina, e disegna nell’aria con la punta della
sua sigaretta, un gesto quasi rituale che l’accompagnerà fino alla
fine dei suoi giorni: tratteggiare i suoi possedimenti, che siano
esse case, persone, cose desiderate e che arriveranno.
Da questo punto in poi,
Griselda mette in atto il suo piano che la porterà
a governare letteralmente la città di Miami, mentre con pungo di
ferro, ferocia e determinazione costruisce il suo impero e la sua
ricchezza, facendosi strada, sola, in un mondo di uomini.
Un tentativo di empatizzare con un
mostro
Creata da Eric
Newman, Doug Miro, Ingrid Escajeda e Carlo
Bernard, la serie sembra porsi l’obbiettivo di raccontare
un personaggio sicuramente affascinante ma anche controverso e
oggettivamente malvagio, crudele. Tuttavia, forse perché si fatica
ancora a raccontare le donne con la stessa onestà con cui si
raccontano gli uomini, la scrittura e la regia tentano
costantemente di innalzare in qualche modo la figura di
Griselda.
Non è solo un’aspirante
narcotrafficante, è anche una donna in fuga, vittima di violenza,
non è solo una crudele mandante di omicidi efferati, è una donna
che combatte per il suo posto nel mondo, non è la Madrina della
droga di tutta Miami, è anche colei che tiene alla cura e alla
protezione di chi lavora per lei. E se da una parte è vero che
uomini e donne nelle stesso posizioni di potere possono avere
priorità e atteggiamenti differenti, è altrettanto vero che
raccontare una figura femminile così efferata e terribile, sembra
mentalmente ancora difficile, perché la donna è prima di tutto
“cura e rifugio” nel sentire comune. E quindi gli sceneggiatori
decidono di far leva sulla maternità di Griselda,
l’elemento che la tiene ancorata all’umanità, che dovrebbe creare
empatia con il pubblico e essere la chiave per la sua
comprensione.
Griselda Madre e
Madrina
Proprio su questo
elemento si fonda il punto di svolta nella trama della serie:
quando un bambino molto piccolo muore, vittima involontaria di
omicidi da lei ordinati, Griselda sembra avere una
crisi di identità e tutto quel valore che lei per prima attribuiva
al suo essere non solo madre amorevole per i suoi figli, ma anche
madrina protettrice per chi dipende da lei, sembra ritorcersi
contro di lei. Paranoia, insicurezza, mancanza di fiducia in se
stessa deflagrano nell’intimità del personaggio che si lascia
cadere in una spirale di autodistruzione che, ancora una volta,
trova la giustificazione in un trauma. Di nuovo, per essere “così
cattiva” una donna criminale ha bisogno di una causa scatenante
indotta. Sembra che sia ancora impossibile raccontare figure
femminili genuinamente cattive e negative (cosa che nessuno trova
difficile nei confronti invece di un uomo). Le conseguenze dello
stilnovismo, si potrebbe dire!
Due donne: una contro l’altra e
l’altra contro il mondo
Parallelamente alla vita
della protagonista, la serie ci racconta anche un’altra storia,
quella di June Hawkins (interpretata da Juliana Aidén
Martinez), detective della polizia di Miami che ha fatto
della caccia a Griselda la sua ragione di vita. Sarebbe improprio
però dire che le due donne sono l’una contro l’altra, perché non
hanno le stesse priorità né condividono gli stessi obbiettivi, pur
se lo loro storie partono dallo stesso presupposto: se da una parte
le accomuna la fatica di dover emergere in un mondo che non le vede
capaci di fare il loro lavoro, le allontana il fatto che la
poliziotta dedica la sua vita alla caccia della criminale, mentre
quest’ultima è sola contro il mondo, e June, per lei, rappresenta
solo un’altra difficoltà, l’ennesima.
La contrapposizione con
il personaggio di June concede a Sofía Vergara la possibilità di lavorare anche
per contrasto con una figura così inquadrata e equilibrata, decisa
e focalizzata sul suo obbiettivo. Griselda alterna invece momenti
di estrema lucidità e capacità di calcolo, con eccessi di ferocia e
disordine, permettendo all’attrice, che tutti amiamo nei panni di
Gloria Pritchett, di offrire una gamma di
emozioni molto intense, spesso esagerate, ma efficaci a restituire
questo personaggio così complesso.
Il regista Andrés
Baiz e il suo team hanno chiaramente lavorato con grande
affinità con Vergara che si è immedesimata nel ruolo anche grazie a
un lavoro di mimesi e costruzione del personaggio, dal trucco e
parrucco, alle movenze, al guardaroba fino alle sottilissime
sopracciglia e alle sigarette che Griselda fumava di continuo. Per
non parlare poi del contesto storico: Vergara stessa ha raccontato
che essendo cresciuta nel mondo della Colombia degli anni ’70-’80
conosce in prima persona il mondo di Griselda, e non le è stato
troppo difficile doverlo immaginare.
Pur essendo una potente
esplorazione della vita di uno dei personaggi più significativi
della storia del narcotraffico sudamericano,
Griselda denuncia il fatto che i narratori
contemporanei faticano ancora ad attribuire caratteristiche
completamente negative a un personaggio femminile protagonista. La
storia è solida, il ruolo offre mille sfide, i riferimenti reali
ricchi di possibilità, eppure il mondo non è ancora pronto per un
villain donna, anche se è passata alla storia come l’unica
ad aver mai intimorito Pablo Escobar.
Dal 26 gennaio al 15
marzo 2024
torna il Sudestival, il festival della Città di Monopoli,
progetto dell’Associazione Culturale Sguardi, fondato e diretto da
Michele Suma. Il festival è espressione dell’Apulia
Cinefestival Network, afferisce all’AFIC ed è componente della Rete
dei Festival dell’Adriatico.
Giunto alla sua
24esima edizione, il Sudestival è il punto di riferimento del
cinema italiano di qualità in Puglia, grande schermo delle
opere prime del cinema italiano, della recente produzione di DOC e
di cortometraggi italiani, nella splendida cornice della città di
Monopoli. Il tema
dell’imprevisto, del caso, dell’instabilità della vita sarà il
fil rouge dell’edizione, che vedrà il fulcro come sempre nel
concorso dei lungometraggi, con due anteprime nazionali, a
cui si affiancherà il concorso dei documentari – a cura di
Maurizio Di Rienzo -, la sezione Gli Imprescindibili,
le Masterclass, Corta è la notte – selezione di
cortometraggi a cura de La Rete dei festival dell’Adriatico – e il
cinema per i più piccoli con la sezione Kids – a cura di
Marino Guarnieri. A chiudere il ricco programma l’Omaggio
a Carlo Delle Piane e l’Omaggio a Walter Chiari nel
centenario della sua nascita.
Primo e unico festival di
cinema italiano a svolgersi lungo un inverno, il Sudestival
inaugura la sua 24esima edizione sabato 27 gennaio con la
tradizionale Sezione “L’attore/attrice dietro la macchina da
presa”. Due gli appuntamenti: la sera del 27 gennaio con
Alessandro Roja, ospite in sala, e la sua opera prima,
Con la grazia di un Dio, che vede protagonisti Tommaso Ragno
e Maya Sansa; la sera del 28 gennaio con Kasia Smutniak,
ospite in sala con il suo Mur, debutto dietro alla macchina
da presa dell’attrice sulle tragiche conseguenze sociali, culturali
e politiche del muro tra Polonia e Bielorussia.
Il ricco weekend
d’apertura sarà impreziosito dall’evento speciale, in occasione
della Giornata della Memoria, che vede protagonista Marco
Belpoliti e la sua lectio magistralis su “Leggere Se
questo è un uomo di Primo Levi”, a cui seguirà la
proiezione de La strada di Levi di Davide Ferrario, che
celebra l’appena trascorso sessantennale della pubblicazione de
La tregua di Primo Levi, testimoniando la consueta
attenzione del festival anche alla storia, alla letteratura e alla
formazione.
Si entra nel vivo del
concorso lungometraggi il 2 febbraio con Come pecore in mezzo ai
lupi, proiettato alla presenza della regista Lyda
Patitucci. A seguire, il 9 febbraio sarà la volta di
Castelrotto di Damiano Giacomelli – presentato in
anteprima, e la settimana successiva di Doppio Passo
di Lorenzo Borghini. Il 23 febbraio il quarto film
in concorso, Gli ospiti, diretto da Svevo Moltrasio e
il 1° marzo, seconda anteprima della sestina, Roma
Blues di Gianluca Manzetti. Ultimo titolo in concorso,
l’8 marzo, Denti da squalo di Davide Gentile.
Ad affiancare il concorso
dei lunghi, l’immancabile sezione DOC, che porta per la prima volta
in Puglia alcuni dei titoli più interessanti nello scenario dei
documentari italiani. La sezione concorsuale, curata da Maurizio
Di Rienzo, si apre il 1° febbraio con Adesso vinco io di
Herbert Simone Paragnani e Paolo Geremei
(anteprima), e prosegue l’8 febbraio con
Roma Santa e dannata di Daniele Ciprì;
il 15 febbraio con Semidei di Fabio Mollo e
Alessandra Cataleta (anteprima), Mimmo Lumano di
Vincenzo Caricari il 22 febbraio (anteprima), Profondo
Argento di Giancarlo Rolandi e Steve Della Casa il 29
febbraio e, infine, il 7 marzo Posso entrare? An ode to
Naples, di Trudie Styler.
Primo in Italia, alla
luce della recente scomparsa, il Sudestival dedica la propria
tradizionale retrospettiva “Gli imprescindibili” a Giuliano
Montaldo, regista e attore pietra miliare della storia del
cinema italiano. Si parte domenica 28 gennaio con Sacco e
Vanzetti, accompagnato dalla presenza del regista Inti
Carboni (nipote di Montaldo), che inaugurerà lo sguardo
retrospettivo della sezione. La retrospettiva proporrà Giordano
Bruno il 3 febbraio, il 10 febbraio L’Agnese va a
morire, il 17 febbraio I demoni di San Pietroburgo e,
infine, L’industriale il 24 febbraio.
Unico festival di cinema
in Italia che ha come cuore pulsante un gruppo di docenti di
istituti superiori, il Sudestival dedica grande attenzione ed
energie alle Masterclass, sezione che coinvolge con grande
entusiasmo centinaia di giovani studenti del territorio. È un
momento di arricchimento e di confronto del “cinema che ti parla”,
che anche quest’anno vedrà protagonisti nomi di fama internazionale
interloquire con i giovani delle scuole superiori. Ad aprire la
sezione, fiore all’occhiello del Festival, il direttore della
fotografia Luca Bigazzi sul tema “Il ruolo strategico della
luce nell’opera filmica: Amusia” insieme al regista
Marescotti Ruspoli. Un ritorno al Sudestival per Fabio
Mollo, che presentò la sua opera prima nel lontano 7 marzo
2014. L’autore terrà l’incontro, il 27 gennaio, intitolato “Dalla
pagina allo schermo: la regia di Nata per te”. Il 2 febbraio
Pippo Mezzapesa e Antonella Gaeta proporranno
il tema “Regia e scrittura cinematografica tra finzione e
realtà: Ti mangio il cuore”. Il 23 febbraio Ciro
D’Emilio, altro esordio del Sudestival, sarà protagonista de
“La regia tra narrazione e visione”. L’ultimo weekend del Festival
vedrà il 14 marzo il montatore Marco Spoletini con “Le
strategie di montaggio in Io capitano” e il 15 marzo lo
sceneggiatore Salvatore De Mola che illustrerà “La scrittura
della storia in Fango e Gloria”.
Insieme alle masterclass
pensate per i più giovani, la sezione Kids è invece dedicata
ai giovanissimi, ai bambini delle scuole primarie della città, con
la direzione artistica di Marino Guarnieri, regista e
illustratore, già presidente di ASIFA Italia, e i laboratori curati
da Jacopo Selicati, dell’Allegra Brigata di Monopoli.
Si parte il 9 febbraio con il laboratorio didattico a cura di
Marino Guarnieri, incentrato sul linguaggio del cinema
d’animazione e sulle tecniche di lavorazione adoperate nei film in
concorso.
In occasione del
centenario della nascita, il Sudestival dedicata un omaggio a
Walter Chiari, con la presentazione in anteprima al Sud di
100% Walter. Biografia di un genio irregolare (Baldini e
Castoldi) di Simone Annichiarico e Michele Sancisi,
entrambi ospiti in sala. Ad affiancare il libro anche la proiezione
del doc Meglio esser chiari di Cecilia Formenti, con
Simone Annichiarico, e del famoso Walter e i suoi cugini di
Marino Girolami. Il 26 gennaio sarà inoltre presentato in
anteprima regionale il libro Carlo Delle Piane, l’uomo che ho
amato (Martin Eden) a cura di Anna Crispino Delle Piane,
scrittrice e moglie dell’attore, ospite in sala.
Il festival vivrà anche
la propria dimensione internazionale grazie al gemellaggio con il
Golden Apricot International Film Festival di Jerevan (Armenia),
dedicando la giornata del 14 marzo alla proiezione di due opere
armene selezionate dal GAIFF: Luka di Jessika Woodworth e
Tonratun di Inna Sahakyan. Chiuderà la giornata l’Omaggio a
Charles Aznavour, in occasione del centenario della nascita, con la
proiezione di Tirate sul pianista di Francois Truffaut.
Ben 10 sono i premi che
saranno assegnati in questa edizione: il Faro d’Autore della Città
di Monopoli e il Premio “Masseria Santa Teresa Resort” al miglior
lungometraggio indicato dalla Giuria Nazionale Lungometraggi,
composta da Claudio Cupellini, Michela Andreozzi,
Alessandro Aronadio, Anne Ritta Ciccone e presieduta
da Giorgio Diritti; il Premio “900 – Albea”, assegnato dalla
Giuria del Pubblico al miglior lungometraggio; la Giuria Giovani Sudestival
School assegnerà il Premio “Monholiday” al miglior lungometraggio;
confermati anche quest’anno il CD d’argento per il Premio “Gianni
Lenoci” alla Miglior Colonna Sonora – la cui Giuria presieduta da
Francesco Conversano si compone di Gianpaolo Schiavo,
Paolo Vivaldi, Paolo Carlomè e Daniela Nasti; il
Premio Apulia Film Commission “Carlo Delle Piane” alla Miglior
Sceneggiatura, assegnato dalla Giuria composta da Antonella W.
Gaeta, Salvatore De Mola e Anna Crispino Delle
Piane, presidente. Il Premio “Albergo Diffuso”, sarà attribuito
dalla Giuria Nazionale DOC, composta da Viviana Del Bianco
(presidente) con Michele Sancisi e Alessandro Boschi,
al miglior documentario, a cui si affiancherà il Premio Giuria
Giovani al miglior DOC; il Premio “Rete dei Festival
dell’Adriatico” sarà assegnato al miglior cortometraggio. Infine,
la Giuria KIDS Sudestival School assegnerà il Premio al Miglior
Film di Animazione e l’ospite d’onore della Serata delle
Premiazioni del 15 marzo riceverà il Premio “Eccellenti Visioni”,
che sarà aperta dalla proiezione di Ballatoio n. 5 di
Chiara De Angelis, Premio “Raffaella Carrà” del Pop Corn –
Festival del Corto di Porto Santo Stefano.
LE SEZIONI
MASTERCLASS
26 gennaio – Luca Bigazzi: “Il ruolo
strategico della luce nell’opera filmica: Amusia “
27 gennaio – Fabio Mollo: “Dalla pagina allo
schermo: la regia di Nata per te”
2 febbraio – Pippo Mezzapesa e Antonella
Gaeta: “Regia e scrittura cinematografica tra finzione e
realtà: Ti mangio il cuore”
23 febbraio – Ciro d’Emilio: “La regia tra
narrazione e visione: Un giorno all’improvviso”
14 marzo – Marco Spoletini: “Le strategie di
montaggio in Io capitano”
15 marzo – Salvatore De Mola: “Le scelte di
sceneggiatura di Fango e Gloria”
GLI IMPRESCINDIBILI_ LA RETROSPETTIVA DEDICATA A
GIULIANO MONTALDO
28 gennaio – Sacco e Vanzetti (1971)
3 febbraio – Giordano Bruno (1973)
10 febbraio – L’Agnese va a morire
(1976)
17 febbraio – I demoni di San Pietroburgo
(2008)
24 febbraio – L’industriale (2011)
CONCORSO LUNGOMETRAGGIO
2 febbraio – Come pecore in mezzo ai lupi,
di Lyda Patitucci
9 febbraio – Castelrotto, di Giuliano
Giacomelli (ANTEPRIMA)
16 febbraio – Doppio passo, di Lorenzo
Borghini
23 febbraio – Gli ospiti, di Svevo
Moltrasio
1 marzo – Roma Blues, di Gianluca
Manzetti (ANTEPRIMA)
8 marzo – Denti da squalo, di Davide
Gentile
CONCORSO DOC
1 febbraio – Adesso vinco io, di Herbert
Simone Paragnani e Paolo Geremei
8 febbraio – Roma santa e dannata, di
Daniele Ciprì
15 febbraio – Semidei, di Fabio Mollo e
Alessandra Cataleta
22 febbraio – Mimmo Lumano, di Vincenzo
Caricari (ANTEPRIMA)
29 febbraio – Profondo Argento, di
Giancarlo Rolandi e Steve della Casa
7 marzo – Posso entrare? An ode to Naples,
di Trudie Styler
CORTA È LA NOTTE – 2 MARZO
Un bacio di troppo, di Vincenzo
Lamagna
Due battiti, di Marino Guarnieri
Beati i puri di cuore, di Matteo
Giampetruzzi
La nocchiera, di Martina Briglia
Happy New Year, di Andrea
Gatopoulos
Mariposa, di Maurizio Forcella
Stanza 5, di Rosario Capozzolo
Tu Quoque, di Luca Fattori
Giombi
SUDESTIVAL KIDS
9 febbraio – Laboratorio a cura di Marino
Guarnieri
16 febbraio – Mary e lo spirito di
mezzanotte, di Enzo d’Alò
1 marzo – Manodopera, di Alain
Ughetto
8 marzo – Argonuts missione Olimpo, di
David Alaux
Ridley Scott ha
appena concluso le riprese del suo prossimo film, il molto atteso
Il gladiatore
2. Il regista, che ha raggiunto uno status di maestro
dell’arte della regia sul campo, ha impiegato uno stile molto
particolare per le riprese di questo film, tecniche di ripresa che,
secondo lui, contribuiscono enormemente all’esperienza
cinematografica dei suoi film, oltre a dargli più scelta e varietà
nel processo di montaggio. Un aspetto notevole del suo approccio è
l’uso di più macchine da presa durante le riprese.
Scott utilizza spesso più camere,
fino a otto, contemporaneamente per catturare vari angoli e
prospettive, migliorando la narrazione visiva. Questa tecnica
consente una maggiore copertura di una scena, fornendo una ricca
gamma di inquadrature tra cui scegliere durante il montaggio, e
contribuisce alla qualità dinamica e coinvolgente dei suoi film.
Questo approccio è stato utilizzato ne Il gladiatore 2.
Uno degli attori del film,
Fred Hechinger, ha parlato della recitazione per
Scott e della sua esperienza complessiva in Il Gladiatore
2 durante un’intervista con Steve Weintraub
di Collider, durante il percorso promozionale per
il suo nuovo progetto, Thelma, insieme a
June Squibb e Clark Gregg. Mentre
parlava alla première del film al Sundance, Hechinger ha descritto
il processo di Scott associandolo a quello teatrale:
“È fantastico. Voglio dire, le
otto camere mi hanno ricordato il teatro perché hai un intero
ambiente creato nella macchina da presa. Ma devo dire che ciò che è
sorprendente è anche che quando qualcosa sembra vivo, sembra vivo
in modi unici ma connettivi. Quindi, si crea qualcosa di veramente
speciale, quello che stai facendo in quel momento e inizi a trovare
un ritmo… se sei fortunato, ti senti connesso a quella sensazione
di quando hai iniziato a fare teatro. Dai il nome che preferisci a
questa sensazione strana, ma ne avrai solo un’idea.”
Chi c’è nel cast de Il gladiatore 2?
Il gladiatore 2 è
diretto da Ridley Scott e
si basa su una sceneggiatura scritta da David Scarpa. A guidare
l’atteso sequel è Paul Mescal nel
ruolo di Lucio, il figlio di Lucilla e nipote dell’imperatore
Commodo del primo capitolo. A Paul Mescal si
aggiungono i membri del cast Connie Nielsen nel ruolo di Lucilla e
Derek Jacobi in quello di Gracco. Nel cast ci
saranno anche
Denzel Washington,
Pedro Pascal, Joseph Quinn, Fred Hechinger, May Calamawy, Lior
Raz e altri ancora.
Il gladiatore 2
è prodotto da Ridley Scott,
Michael Pruss, Douglas Wick e Lucy Fisher. Il film
è considerato una produzione in joint-venture tra
Paramount, Universal Pictures, Scott Free Productions e
Parkes/MacDonald Productions. Ricordiamo che Russell Crowe non è
coinvolto in alcun modo nel progetto, specialmente alla luce
del fatto che il suo Massimo muore, appunto, al termine del primo
film. La produzione de Il gladiatore 2 è
ripresa
all’inizio del mese dopo la fine degli scioperi a Hollywood.
Attualmente il film dovrebbe arrivare nelle sale il 22 novembre
2024.
Da quando gli Academy
Awards sono stati accusati di ignorare le registe donne e
non bianche in ogni cerimonia, la reazione e il cambiamento è
emerso, lentamente, ma ogni anno con maggiore forza e con sempre
nuovi record infranti: gli Oscar 2024 non fanno eccezione.
Anatomia di una caduta, Past
Lives e Barbie sono
tre dei dieci film nominati per il miglior lungometraggio: è la
prima volta che tre autrici vengono nominate contemporaneamente
nella categoria.
La denominazione “autore” sta a
indicare registi hanno anche scritto o co-scritto i propri film, il
che suggerisce che avevano un maggiore controllo creativo sul
materiale. Anatomia di una caduta è diretto dalla
regista francese Justine Triet, Past
Lives è diretto da Celine Song (al
suo debutto cinematografico) e Barbie da
Greta Gerwig. E, per fortuna, questa non è l’unica
categoria in cui gli Academy Awards celebrano il lavoro delle tre
donne.
Con altre sette nomination, Barbie è
diventato uno dei film più nominati agli Oscar quest’anno. Ha
ricevuto nomination nella categoria Miglior sceneggiatura non
originale, nonché Miglior attore e attrice non protagonista –
per Ryan Gosling e America
Ferrera – Miglior scenografia, Costumi e due
nomination per la canzone originale: ballata di successo “I’m Just
Ken” e “Per cosa sono stata creata” di Billie
Eilish.
Anche se i film usciti all’inizio
dell’anno faticano a essere ricordati dagli elettori durante le
nomination agli Academy Awards, Past
Lives è riuscito a ottenere due nomination:
Miglior Film e Miglior Sceneggiatura Originale, e questo è
certamente successo perché del film si è parlato molto in generale.
Tuttavia, i fan del lavoro di Song sono già furiosi per l’affronto
nei confronti della protagonista Greta Lee e per
l’assenza di Celine Song nella categoria Miglior
regia.
Ultimo ma non meno importante,
Anatomia di una caduta ha rivendicato una
volta per tutte il titolo di uno dei migliori film usciti nel 2023
e questo si è tradotto in cinque nomination: oltre a quello per il
miglior film, ha ottenuto nomination per la migliore regia per
Triet, e anche per la migliore sceneggiatura originale per lei e il
suo partner di sceneggiatura Arthur Harari,
miglior montaggio e migliore attrice protagonista per
Sandra Hüller.
Continua la spola tra Stati Uniti e
Europa per la stagione dei premi in corso con l’annuncio delle
nomination ai César Awards 2024. Dopo i
SAG negli USA, i
BAFTA nel Regno Unito, ieri gli
Oscar da Los Angeles, si torna nel Vecchio Continente con i
riconoscimenti al cinema francese che quest’anno è protagonista
anche della scena internazionale con Anatomia di una caduta,
che ha ricevuto ben 5
candidature agli Oscar 2024. In patria viene però battuto dal
dramma fantasy di
Thomas Cailley,
The Animal Kingdom,
che è in cima alle nomination per i
César Awards 2024,
annunciati nelle ultime ore a Parigi. Il dramma ha ottenuto 13
nomination, tra cui quella per miglior regista, film e
sceneggiatura originale.
Il film candidato all’Oscar di Justine Triet è
arrivato secondo con “sole” 12 nomination, seguito da All
Your Faces di Jeanne Herry, con nove, e
The Goldman Case, con otto.
Come annunciato in precedenza, Christopher
Nolan e la regista francese Agnès Jaoui
riceveranno quest’anno i Césars onorari.
Ecco tutte le nomination ai César Awards 2024
Miglior film
Anatomia di una caduta, prodotto da Marie-Ange
Luciani, David Thion, diretto da Justine Triet
Chien de la casse, prodotto da Anais Bertrand, diretto
da Jean-Baptiste Durand
Je verrai toujours vos visages, prodotto da Hugo
Selignac, Alain Attal, diretto da Jeanne Herry
Le Procès Goldman, prodotto da Benjamin Elalouf,
diretto da Cédric Kahn
The Animal Kingdom, prodotto da Pierre Guyard, diretto
da Thomas Cailley
Miglior regista
Justine Triet per Anatomia di una caduta
Catherine Breillat per L’Été Dernier
Jeanne Herry per Je verrai toujours vos
visages
Cédric Khan per Le Procès Goldman
Thomas Cailley per The Animal Kingdom
Miglior attrice
Marion Cotillard per Little Girl Blue
Léa Drucker per L’Été Dernier
Virginie Efira per Il coraggio di Blanche
Hafsia Herzi per The Rapture
Sandra Hüller per Anatomia di una caduta
Miglior attore
Romain Duris per The Animal Kingdom
Benjamin Lavernhe per L’Abbé Pierre – Une vie de
combats
Melvil Poupaud per Il coraggio di Blanche
Raphaël Quenard per Yannick – La rivincita dello
spettatore
Arieh Worthalter per Le Procès Goldman
Miglior attrice non protagonista
Leïla Bekhti per Je verrai toujours vos
visages
Galatea Bellugi per Chien de la casse
Élodie Bouchez per Je verrai toujours vos
visages
Adèle Exarchopoulos per Je verrai toujours vos
visages
Miou Miou per Je verrai toujours vos visages
Miglior attore non protagonista
Swann Arlaud per Anatomia di una caduta
Anthony Bajon per Chien de la casse
Arthur Harari per Le Procès Goldman
Pio Marmaï per Yannick – La rivincita dello
spettatore
Antoine Reinartz per Anatomia di una caduta
Miglior attrice esordiente
Céleste Brunnquell per La fille de son père
Kim Higelin per Le Consentementement
Suzanne Jouannet per La Voie Royale
Rebecca Marder per Grand Expectations
Ella Rumpf per Le Théorème de Marguerite
Miglior attore esordiente
Julien Frison in Le Théorème de Marguerite
Paul Kircher per The Animal Kingdom
Samuel Kircher per L’Été Dernier
Ivilo Machado-Graner per Anatomia di una
caduta
Raphaël Quenard per Chien de la casse
Miglior sceneggiatura originale
Justine Triet, Arthur Harari per Anatomia di una
caduta
Jean-Baptiste Durand per Chien de la casse
Jeanne Herry per Je verrai toujours vos
visages
Nathalie Hertzberg, Cédric Kahn per Le Procès
Goldman
Thomas Cailley, Pauline Munier per The Animal
Kingdom
Miglior sceneggiatura non originale
Valerie Donzelli, Audrey Diwan per Il coraggio di
Blanche
Vanessa Filho per Le Consentement
Catherine Breillat per L’Été Dernier
Miglior colonna sonora originale
Gabriel Yared per Il coraggio di Blanche
Delphine Malaussena per Chien de la casse
Vitalic per Disco Boy
Andrea Laszlo de Simone per The Animal
Kingdom
Guillaume Roussel per I tre moschettieri (Parte 1:
D’Artagnan / Parte 2: Milady)
Miglior sonoro
Julien Sicart, Fanny Martin, Jeanne Delplancq, Olivier Goinard
per Anatomia di una caduta
Remi Daru, Guadalupe Cassius, Loic Prian, Marc Doisne
per Je verrai toujours vos visages
Erwan Kerzanet, Sylvian Malbrant, Olivier Guillaume
per Le Procès Goldman
Fabrice Osinkski, Raphael Sohier, Matthieu Fichet, Niels
Barletta per The Animal Kingdom
David Rit, Gwennole le Borgne, Oliver Touche, Cyril Holtz,
Niels Barletta per I tre moschettieri (Parte 1: D’Artagnan
/ Parte 2: Milady)
Miglior fotografia
Slivion Beaufils per Anatomia di una caduta
Jonathan Ricquebourg per La passion de Dodin
Bouffant
Patrick Ghiringhelli per Le Procès Goldman
Davio Cailley per The Animal Kingdom
Nicolas Bolduc per I tre moschettieri (Parte 1:
D’Artagnan / Parte 2: Milady)
Miglior montaggio
Laurent Sénéchal per Anatomia di una caduta
Francis Vesin per Je verrai toujours vos
visages
Valérie Loiseleux per Little Girl Blue
Yann Dedet per Le Procès Goldman
Lilian Corbeille per The Animal Kingdom
Migliori costumi
Jürgen Doering per Jeanne Du Barry – La Favorita del
Re
Pascaline Chavanne per Mon Crime – La colpevole sono
io
Tran Nu Yên Khê per La passion de Dodin
Bouffant
Ariane Daurat per The Animal Kingdom
Thierry Delettre per I tre moschettieri (Parte 1:
D’Artagnan / Parte 2: Milady)
Miglior scenografia
Emmanuelle Ouplay per Anatomia di una caduta
Angelo Zamparutti per Jeanne Du Barry – La Favorita
del Re
Toma Baquéni per La passion de Dodin
Bouffant
Julia Lemaire per The Animal Kingdom
Stéphane Taillasson per I tre moschettieri (Parte 1:
D’Artagnan / Parte 2: Milady)
Miglior effetti visivi
Thomas Duval per Acide
Lise Fischer, Cédric Fayolle per La Montagne
Cyrille Bonjean, Bruno Sommier, Jean-Louis Autret
per The Animal Kingdom
Olivier Cauwet per I tre moschettieri (Parte 1:
D’Artagnan / Parte 2: Milady)
Léo Ewald per Vermines
Miglior cortometraggio
L’Attente, diretto da Alice Douard, prodotto da Marie
Boitard, Alice Douaro
Bolero, diretto da Nans Laborde-Jourdaa, prodotto da
Margaux Lorier
Rapide, diretto da Paul Rigoux, prodotto da Anne
Luthaud
Les Silencieux diretto da Basile Vuillemin,
prodotto da Thomas Guent Ch
Miglior film d’animazione
Manodopera diretto da Alain Ughetto, prodotto da
Alexandre Cornu, Jean-François Le Corre, Mathieu Courtois
Linda e il pollo, diretto da Chiara Malta, Sébastien
Laudenbach, prodotto da Marc Irmer, Emmanuel-Alain Raynal, Pierre
Baussaron
Mars Express diretto da Jérémie Périn, prodotto
da Didier Creste
Miglior documentario
Atlantic Bar diretto da Fanny Molins, prodotto da
Chloé Servel, Nicolas Tiry
Les Filles d’Olfa diretto da Kaouther Ben Hania,
prodotto da Nadim Cheikhrouha
Little Girl Blue diretto da Mona Achache,
prodotto da Laetitia Gonzalez, Yaël Fogiel
Notre corps diretto da Claire Simon, prodotto da
Kristina Larsen
Sur l’Adamant diretto da Nicolas Philibert,
prodotto da Miléna Poylo, Gilles Sacuto, Céline Loiseau
Miglior opera prima
Bernadette diretto da Léa Domenach, prodotto da
Antoine Rein, Fabrice Goldstein
Chien de la casse diretto da Jean-Baptiste
Ourand, prodotto da Anaïs Bertrand
The Rapture diretto da Iris Kaltenbäck, prodotto
da Alice Bloch, Thierry de Clermont-Tonnerre
Vermines diretto da Sébastien Vanicek, prodotto
da Harry Tordjman
Vincent doit mourir diretto da Stephan Casting,
prodotto da Thierry Lounas, Claire Bonnefoy