L’account
Instagram ufficiale di Lexi Rabe, interprete
di Morgan Stark in Avengers: Endgame, ha rivelato
che la giovane attrice aveva un cameo in Spider-Man:
No Way Home che però è stato tagliato.
Nella condivisione di alcune
immagini dalla premiere del film con il cast del film, Rabe ha
detto che lo studio aveva precedentemente chiesto di usare la sua
immagine per il film, scelta che poi non ha raggiunto il cut
finale.
Empire Magazine ha
diffuso due nuove immagini molto affascinanti di The
Batman in cui compaiono i due protagonisti,
Robert Pattinson/Batman/Bruce Wayne e Zoe
Kravitz/Catwoman/Selina Kyle.
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Taylor Kitsch ha
iniziato la sua carriera d’attore nel 2006 e in poco più di 12 anni
può vantare collaborazioni di un certo tipo. Certo, la sua è stata
una gavetta intensa, ma è riuscito a catturare la sua grande fetta
di pubblico. Nonostante il grande successo, Kitsch è rimasto sempre
con i piedi ben piantati a terra e a sempre cercato di dare il
massimo con le sue diverse intepretazioni.
Ecco, allora, tutto quello
che non sapevate su Taylor Kitsch.
Taylor Kitsch: i suoi film e i
programmi televisivi
1. Ha recitato in celebri
film. Kitsch debutta al cinema con Snakes on a
Plane (2006), con Samuel L.
Jackson. Recita poi in Il mio ragazzo è un
bastardo (2006) e The Covenant (2006). Nel 2009,
Kitsch diventa famoso con la sua interpretazione di Gambit in
X-Men: le origini –
Wolverine e, negli anni seguenti, lavora in produzioni
come John Carter (2012),
Battleship (2012),
Le belve (2012),
Lone Survivor (2013) e
The Grand Seduction (2013). Tra i suoi ultimi film vi sono
American Assassin
(2017), Fire Squad- Incubo di fuoco (2017) e City of
Crime (2019), con Chadwick
Boseman.
2. Ha lavorato in serie tv
di successo. Nel corso della sua carriera, l’attore ha
cercato di prendere parte a diversi film, ma non ha lavorato solo
sul grande schermo. L’attore, infatti, ha continuato a lavorare per
il piccolo schermo che lo ha accolto nei primi momenti della sua
carriera, prendendo parte a Friday Night Lights
(2006-2011), alla seconda stagione di True Detective (2015) e
alla miniserie Waco (2018). Nel 2014 ha invece recitato
nel film televisivi The Normal Heart, accanto agli attori
Mark Ruffalo,
Matt Bomer e Jim Parsons.
Nel 2020 ha recitato nella serie The Defeated, mentre
prossimamente comparirà in The Terminal List e
Painkiller.
3. È anche produttore,
sceneggiatore e regista. Nel corso della sua carriera,
Taylor Kitsch si è preso un momento per sé, cercando di esplorare i
territori della regia, della sceneggiatura e della produzione. Nel
2014, l’attore ha realizzato il suo primo cortometraggio intitolato
Pieces, di cui è stato sceneggiature, regista e
produttore. Da questo corto, Kitsch sta mettendo in piedi un
lungometraggio, del quale curerà la regia oltre che esserne anche
attore, anche se per ora non vi è un uscita prevista. Oltre a ciò,
l’attore canadese è stato produttore esecutivo della serie
Waco.
Taylor Kitsch e Brody Kitsch
4. Ha due fratelli
maggiori. Kitsch è nato a Kelowna, nella Columbia
Britannica. Sua madre, Susan Green, lavorava per il BC Liquor
Board, mentre suo padre, Drew Kitsch, lavorava nell’edilizia. I
suoi genitori si separarono quando aveva un anno e lui e i suoi due
fratelli maggiori, Brody e Daman,
furono cresciuti dalla madre in un parco di case mobili. Brody, in
particolare, è sempre stato di grande supporto nei confronti di
Taylor, aiutandolo ad intraprendere la sua carriera. L’attore ha
anche due sorellastre più giovani da parte di madre.
Taylor Kitsch in True
Detective
5. Taylor Kitsch si è
precipitato per apparire in True Detective 2.
Dopo la visione della prima serie di True Detective,
chiunque ne era rimasto positivamente impressionato e, quando si è
presentata l’occasione di poter partecipare alla seconda stagione,
Taylor Kitsch non ci ha pensato due volte. Pare, infatti, che
l’attore abbia preso il primo volo, precipitandosi da Nic Pizzolatto,
sapendo che stava cercando due ragazzi da inserire nella seconda
stagione.
6. Si trasformato
fisicamente per True Detective 2. La volontà di
poter partecipare alla seconda stagione di True Detective
è stata molto forte da parte di Taylor Kitsch, tanto che è rimasto
fermo un anno per poterne prendere parte a pieno. Per poter
interpretare il personaggio di Paul Woodrugh, Kitsch ha infatti
dovuto perdere una decina di chili e ha realizzato le riprese in
modo particolarmente intenso, tanto da terminarle nel giro di un
paio di settimane.
Taylor Kitsch è su Instagram
7. Ha un profilo
Instagram. Come per la maggior parte dei suoi colleghi,
anche Taylor Kitsch ha un aperto un proprio profilo Instagram,
inaugurandolo nel gennaio del 2018. Seguito da più di 324 mila
persone, il suo account pullula di foto di ogni tipo: sono molti i
post dedicati alla natura e alle bellezze che l’attore ammira nei
suoi viaggi, senza contare le numerose foto che lo vedono
protagonista dei propri progetti lavorativi e di momenti di
ordinaria quotidianità, concedendosi anche dei post nostalgia.
Taylor Kitsch: chi è la sua fidanzata
8. È stato fidanzato con
Rachel McAdams. Taylor Kitsch e Rachel McAdams
pare che si conoscessero già da qualche anno prima di trovarsi a
lavorare insieme sul set della seconda stagione di True
Detective. Nessuno, però, si era immaginato che tra i due
potesse nascere qualcosa: insomma, il set è stato anche questa
volta fonte di complicità, tanto da frequentarsi per circa un anno.
I diretti interessati non hanno rivelato mai nulla sulla vicenda,
mantenendo il più stretto riserbo. In ogni caso, la loro
frequentazione è durata poco, tanto che nella metà del 2016 la
McAdams già si frequentava con l’attuale compagno Jamie
Linden.
Taylor Kitsch è Gambit
9. Ha cercato di rendere
giustizia al personaggio di Gambit. Nel 2009, Taylor
Kitsch ha dato vita al personaggio di Gambit in X-Men: le
origini – Wolverine, cercando di dare il massimo. L’attore ha
rivelato di aver voluto entrare nel film e collaborare con Hugh Jackman
nel migliore dei modi, sentendo di aver dato tutto quello che gli
fosse possibile per impersonare Gambit.
10. Ucciderebbe pur di
interpretare nuovamente Gambit. Ormai sono anni che si
rincorrono voci su voci circa la realizzazione di un film su
Gambit, un po’ nello stile di Logan e di Deadpool. Anche se
Channing Tatum ha confermato da un pezzo di
esserne il protagonista, Kitsch ha espresso la forte volontà di
interpretarlo nuovamente, tanto che “ucciderebbe” per poterlo fare.
Ad oggi non sebrano esserci ulteriori sviluppi o notizie
riguardanti il progetto, che sembra essere andato incontro ad una
cancellazione più o meno definitiva.
Sylvester Stallone
è uno di quegli attori che, se non esistesse, sarebbe da inventare.
Con le sue interpretazioni, l’attore ha dato vita a dei personaggi
davvero indimenticabili, creando delle vere e proprie leggende che
hanno fatto la storia del cinema. Il suo passato non è stato
semplice e Stallone ha sempre lavorato molto sodo per poter dare
vita ad una carriera concreta e consolidata, riuscendo a farsi
amare da tante diverse generazioni di tutto il mondo.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Sylvester Stallone.
2. È anche doppiatore,
sceneggiatore, regista e produttore. Nel corso della sua
carriera, Sylvester Stallone ha sperimentato diversi ambiti del
cinema, vestendo i panni del doppiatore, sceneggiatore, regista e
produttore. Come doppiatore, ha prestato la propria voce per film
come Z la formica (1998), Il signore dello zoo
(2011), Animal Crackers (2017)
e il videogioco Rambo: The Video Game (2014). Nel 2021 ha
dato voce a King Shark in The Suicide
Squad. In quanto sceneggiatore, Stallone ha dato il
suo contributo per le saghe di Rocky e Rambo e per i film come
Staying Alive, Nick lo scatenato, Cobra, e I
mercenari, mentre, come produttore, ha prodotto
Driven, la serie tv The Contender (2006-2009),
Homefront (2015), la serie S.T.R.O.N.G. (2016),
Creed – Nato per combattere e Creed II.
Infine, in quanto regista, ha diretto Taverna Paradiso, Rocky
II, Rocky III, Staying Alive, Rocky IV, Rocky Balboa, John
Rambo e I mercenari – The Expendables.
Sylvester Stallone: i suoi figli
3. Sylvester Stallone è
padre di cinque figli. Sylvester Stallone ha dimostrato
diverse volte di essere un padre premuroso e di essere molto
orgoglioso dei propri figli, tanto da presentarsi spesso ad eventi
mondani in loro presenza. Dall’unione con la prima moglie,
Sasha Czack, sono nati Sage (nel
1976) e Seargeoh “Seth” (nel 1979). Dalla terza
moglie, Jennifer Flavin, sono nate le figlie
Sophie Rose (nel 1996), Sistine
Rose (nel 1998) e Scarlet Rose (nel
2002).
4. Ha perso un
figlio. Non dovrebbe mai accadere ad un padre di veder
morire il proprio figlio, eppure, a Sylvester Stallone è successo.
Il 13 luglio del 2012 è stato trovato morto il figlio Sage nella
sua casa di Los Angeles, a soli 36 anni. All’inizio non c’era nulla
di chiaro circa la morte del ragazzo, ipotizzando si trattasse di
un’overdose di farmaci. Tuttavia, dopo alcuni, i responsi
dell’autopsia hanno parlato chiaro: Sage è morto per cause naturali
e la causa è stata un arresto cardiaco.
Sylvester Stallone: oggi
5. Ha diversi progetti in
lavorazione. Pochi attori sono instancabili come Stallone.
L’attore ha infatti attualmente diversi film in lavorazione, come
Samaritan e I mercenari 4, le cui riprese si sono
già completate. Attualmente è impegnato sul set di Guardiani
della Galassia vol. 3, dove interpreterà nuovamente il
personaggio noto com Stakar Ogord. In seguito, Stallone reciterà in
Little America, un film ambientato in un futuro distopico
dove Stallone sarà un ex militare impegnato in un’operazione di
salvataggio. Infine, tra i prossimi progetti di Stallone vi è anche
una serie televisiva, dal titolo Kansas City.
Sylvester Stallone è Rocky
6. Ha rischiato di morire
sul set del quarto film. Insieme al guerriero John Rambo,
Rocky Balboa è certamente il personaggio più noto della carriera di
Stallone. Uscito nel 1976, il primo film è un classico senza tempo
entrato nella storia del cinema. A questo sono poi seguiti diversi
sequel e gli spin-off Creed e Creed II. Il tutto,
però, poteva bruscamente interrompersi con Rocky IV, dove
Stallone ha rischiato di morire durante le riprese. L’attore ha
infatti ricordato così l’accaduto: “Nel primo round, quando
sono andato al tappeto, è stato tutto vero. Più tardi quella notte
il cuore ha iniziato a gonfiarsi, il pericardio era stato
danneggiato e la mia pressione sanguigna era schizzata a 260”.
Fortunatamente i medici sono riusciti tempestivamente a salvargli
la vita.
Sylvester Stallone Instagram
7. Sylvester Stallone ha un
account Instagram ufficiale. Come la maggior parte dei
suoi colleghi, anche Sylvester Stallone non ha saputo resistere al
fascino di Instagram, tanto da aprire un proprio profilo ufficiale.
Il suo account, seguito da qualcosa come 14.4 milioni di persone,
pullula di foto di ogni genere, da immagini che vedono protagonista
sul set dei suoi film oppure durante gli allenamenti in palestra.
Ma sono molte le foto dedicate alla sua famiglia e ai suoi
figli.
Sylvester Stallone: chi è il suo coniuge
8. Sylvester Stallone è
stato sposato tre volte. La vita privata e sentimentale di
Sylvester Stallone è sempre stata piuttosto turbolenta: l’attore,
infatti, si è sposato per ben tre volte. Il primo matrimonio è
avvenuto il 28 dicembre del 1974, quando ha sposato l’attrice
Sasha Czack, e da cui sono nati i primi due figli,
e che è durato fino al divorzio del 14 febbraio 1985. Nel giugno
dello stanno anno, Stallone conosce la modella e attrice
Brigitte Nielsen e i due si sposano pochi mesi
dopo, nel dicembre 1985, per poi divorziare nel luglio del 1987.
Infine, il 17 maggio del 1997, Stallone ha sposato Jennifer
Flavin: dalla loro unione sono nate le loro tre figlie e
il matrimonio continua a gonfie vele.
9. Sylvester Stallone ha
avuto diversi flirt. Al di là dei matrimoni, Sylvester
Stallone non si è fatto mancare diversi flirt e relazioni di breve
durata. Dopo la relazione instaurata nel 1980, durante il suo primo
matrimonio, con l’attrice Susan Anton, tra il
secondo ed il terzo matrimonio, Sylvester Stallone sembra aver
avuto diversi flirt con Naomi Campbell, Tamara Beckwith,
Mary Hart, Janice Dickinson, Angie Everhart e Jami
Gertz.
Sylvester Stallone: età e altezza dell’attore
10. Non è propriamente un
gigante. Al cinema si è sempre abituati a vedere Sylvester
Stallone in ruoli di un certo spessore. Tuttavia, l’attore non è
proprio un gigante come può apparire, essendo alto solo (si fa per
dire) 177 centimetri. Di certo non è un piccoletto, ma nemmeno un
gigante: la sua è una statura media che però Stallone, unendola al
suo fisico possente, ha saputo trasformare in virtù, dando vita a
personaggi memorabili.
Per accogliere al meglio la premiere
di Matrix
Resurrections, San Francisco si è dipinta di
verde. Ad annunciarlo ufficialmente è stata London
Breed, la Sindaca della città, su Twitter:
In honor of the Matrix Resurrection movie
premiere tonight right here at our own Castro Theater, buildings
across the city — including City Hall — will be participating in
the Light San Francisco Matrix Green project! pic.twitter.com/L3GWKme0xg
Matrix
Resurrections è interpretato da Keanu
Reeves e Carrie Anne Moss, ma anche da
Yahya Abdul-Mateen II (il franchise di
Aquaman), Jessica Henwick (per la TV Iron
Fist, Star
Wars: Il Risveglio della Forza), Jonathan
Groff (Hamilton, per la TV
Mindhunter), Neil Patrick
Harris (Gone Girl – L’amore
bugiardo), Priyanka Chopra Jonas (TV
Quantico), Christina
Ricci (TV Escaping the Madhouse: The Nellie
Bly Story, The Lizzie Borden Chronicles),
Telma Hopkins (TV Amiche per la
morte – Dead to Me),
Eréndira Ibarra (serie
Sense8,
Ingobernable), Toby
Onwumere (serie Empire),
Max Riemelt (serie
Sense8), Brian J. Smith
(serie Sense8,
Treadstone), e Jada Pinkett Smith (Attacco al
potere 3 – Angel Has Fallen, Gotham per la
TV).
Il team creativo scelto da Wachowski
dietro le quinte comprende i collaboratori di Sense8: i
direttori della fotografia Daniele Massaccesi e John Toll, gli
scenografi Hugh Bateup e Peter Walpole, il montatore Joseph Jett
Sally, la costumista Lindsay Pugh, il supervisore agli effetti
visivi Dan Glass e i compositori Johnny Klimek e Tom Tykwer. La
Warner Bros. Pictures presenta, in associazione con Village
Roadshow Pictures, in associazione con Venus Castina Productions,
Matrix
Resurrections. Il film sarà distribuito in tutto
il mondo dalla Warner Bros. Pictures e sarà nelle sale italiane a
partire dal 1 gennaio 2022.
Ecco di seguito una registrazione
del pubblico in una sala in cui stavano proiettando
Spider-Man: No Way Home. Tra persone in piedi, urla e
applausi, la reazione a ciò che compare sullo schermo è più da
stadio che da cinema. Emozioni così forti si possono condividere
soltanto nella sala cinematografica!
Tom
Holland ha grandi motivi per
festeggiare il successo di Spider-Man:
No Way Home, ma anche per essere grato ai fan che
hanno sostenuto il film in maniera così massiccia. Ecco di seguito
un video dal backstage della premiere del film che l’attore ha
condiviso su Instagram e con cui
esterna tutta la sua gratitudine.
Il weekend appena trascorso è stato
memorabile per gli incassi al box office in tutto il mondo:
Spider-Man:
No Way Home ha superato tutte le previsioni e ha
raccolto 253 milioni di dollari negli Stati Uniti e 587 in tutto il
mondo.
Per mettere le cifre in prospettiva,
questo è il terzo migliore incasso di sempre negli Stati Uniti, il
migliore di sempre per Sony e per il mese di dicembre. Il film si
“ferma” dietro a Avengers:
Endgame (1.2 miliardi) e Avengers:
Infinity War (640 milioni) ma senza la Cina, che
potrebbe distribuire il film a gennaio.
In più il film ha dato una vera e
propria scossa ai box office di tutto il mondo che languivano da
marzo 2020, quando la pandemia ha costretto le strutture a
chiudere. Le riaperture degli ultimi mesi non avevano ancora fatto
registrare una ripresa totale e un solo film che fa questi incassi
non basterà certo a far rientrare l’emergenza, ma sicuramente
rappresenta una grande boccata d’aria.
Il canale americano
Showtime ha diffuso il promo e la trama di
Yellowjackets 1×07, il settimo episodio di
Yellowjackets,
l’annunciata nuova serie tv generazionale creata e prodotta da
Ashley Lyle e Bart Nickerson per
Showtime.
In Yellowjackets
1×07 mentre la fame incombe, Taissa conduce uno sforzo
disperato e/o una missione suicida. Gli Yellowjackets sono
costretti a fare chiacchiere. In Yellowjackets 1×07
protagonisteMelanie
Lynskey, Tawny Cypress, con Christina Ricci e Juliette Lewis.
https://www.youtube.com/watch?v=C1KzePclF5w
Yellowjackets 1×07
Yellowjackets
racconta la storia di una squadra di calciatrici di talento liceale
che diventano le sopravvissute a un incidente aereo nel deserto
dell’Ontario. La serie racconta la loro discesa da una squadra
complicata ma fiorente a clan in guerra e cannibali, mentre tiene
traccia delle vite che hanno tentato di ricostruire quasi 25 anni
dopo.
Nel cast di Yellowjackets protagonisti
sono Sophie Nélisse nei panni di un’adolescente
Shauna Sheridan –
Melanie Lynskey interpreta una Shauna adulta.
Jasmin Savoy Brownda
adolescente Taissa – Tawny Cypress interpreta una
Taissa adulta Sophie
Thatchercome Natalie adolescente –
Juliette Lewis interpreta una Natalie adulta.
Sammi Hanratty
come Misty adolescente –
Christina Ricci
interpreta una Misty adulta.Ella Purnell
come Jackie, Steven Krueger come Ben Scott,
Amy Okuda come Cat Wheeler e Warren
Kole da adulto Jeff Sadecki.
In Yellowstone 4×07 che si intitolerà “Keep the
Wolves Close” John viene messo in una posizione scomoda dal
governatore Perry; Carter lavora per riconquistare la fiducia di
Beth; Jamie ha una grande sorpresa.
In Yellowstone
4 protagonisti sono Kevin Costner nel ruolo di John Dutton, è un
patriarca miliardario della sesta generazione della famiglia
Dutton, che controlla il Yellowstone Dutton Ranch, il più grande
ranch contiguo degli Stati Uniti. Luke Grimes nei
panni di Kayce Dutton, un ex SEAL della Marina degli Stati Uniti e
uno dei figli di John ed Evelyn. Kelly Reilly nei panni di Beth Dutton, una
finanziera e figlia di John ed Evelyn. Wes Bentley
nei panni di Jamie Dutton, avvocato, aspirante politico e uno dei
figli di John ed Evelyn. Cole Hauser nel ruolo di
Rip Wheeler, caposquadra del ranch di Yellowstone e del braccio
destro di John. Kelsey Asbille nel ruolo di Monica
Long Dutton, moglie dei nativi americani di Kayce. Brecken
Merrill nel ruolo di Tate Dutton, figlio di Kayce e Monica
e unico nipote di John. Jefferson White nel ruolo
di Jimmy Hurdstrom, un ranch di Yellowstone. Danny
Huston nel ruolo di Dan Jenkins, un miliardario
sviluppatore di terreni dalla California con l’aspirazione di
costruire su parti di Yellowstone.
In quella ripresa aerea
che si traveste di sguardo divino, si ritrova nell’acqua di un mare
che “non bagna Napoli” un sipario pronto ad aprirsi sullo
spettacolo della vita. Un rincorrersi di luci e ombre, risate e
dolori, tragedie e miracoli che ti cambiano il modo di guardare il
mondo che scorre ignaro intorno a te.
Basta così volgere il
proprio sguardo verso un corpo a testa in giù nel bel mezzo di un
set cinematografico, che scoppia una rivoluzione epifanica pronta a
rivelare la natura del proprio destino di regista. Oppure basta una
partita, una mania per un calciatore elevato allo stato di divinità
come Maradona da una terra di superstizione e tradizione, sacro e
profano come Napoli, che lo scorrere degli eventi prende una nuova
direzione e tutto cambia, muta, come la natura stessa di un’opera
mai identica a se stessa, perché pronta a cambiare nelle proprie
sembianze. Svestitosi di orpelli e inutili sovrastrutture, rimane
adesso in Sorrentino solo un cuore che batte, e una bocca che
sussurra con estrema e commovente semplicità al proprio pubblico
ricordi, sogni, traumi prima rimossi, e ora pronti a tornare a
galla, viaggiando a 200 chilometri all’ora come motoscafi che fanno
“tuf… tuf… tuf”.
È stata la mano di
Dio: il racconto di un passato bagnato da nessuna
lacrima
Paolo non è Paolo.
Adesso è Fabietto, uno dei tre figli di Saverio (Toni
Servillo) e Maria (Teresa
Saponangelo), coppia della buona borghesia napoletana,
circondata da vicini, parenti e amici eccentrici e fuori dagli
schemi che condividono allegria e problemi famigliari. Tipico
adolescente ancora incerto sulle proprie sorti future, intorno a
Fabietto ruota un caleidoscopico universo domestico fatto di
scherzi materni e stoccate paterne, di un fratello che sogna il
cinema e una sorella che vive chiusa in bagno. Ma questo universo
ovattato da scherzi e simpatiche figure, è destinato a scomparire
all’improvviso, creando un vuoto pronto a essere colmato da una
chiamata artistica, dove la libertà si fa pagina bianca di
un’esistenza pronta a creare, raccontare, volare via, per poi
tornare verso una città che lo richiamerà per sempre a
sé.
Tutto il mondo è
cinema
“Il cinema ti distrae
dalla realtà. La realtà è scadente. Il cinema no”. Se per
William Shakespeare “tutto il mondo è teatro”, l’universo
filtrato dallo sguardo di Paolo Sorrentino è un’inquadratura
cinematografica in cui tutto vive di straordinarietà, perché anche
tra gli intervalli cardiaci di esistenze scadenti e ordinarie, c’è
sempre qualcosa di unico da raccontare. E il cinema prende,
assorbe, digerisce e risputa. Un sistema digestivo che avvolge di
materia nuova e preziosa qualcosa che germoglia da terreni
ordinari.
Seguendo la storia di
Fabietto, si segue allora anche la vita di Paolo Sorrentino, ma proprio perché trattasi
di esistenza elevata alla seconda, moltiplicata – cioè – per
l’essenza cinematografica, i confini tra immaginato e reale si
fanno labili. Ci viene da chiederci cosa è reale, cosa inventato in
È stata la mano di Dio, per poi accettare tutto
come realistico, come parte di un’evoluzione di un ragazzo
destinato a diventare ben presto uomo, e nel quale vedere riflessi
frammenti di altre esistenze. Perché tutti siamo figli, nipoti,
sognatori, parte di un mondo da studiare e far proprio… ma
soprattutto tutti siamo liberi.
L’esistenza di Fabietto
si fa dunque spettacolo della vita, una rappresentazione in tre
atti in cui la commedia lascia spazio prima al dramma e infine a
uno sguardo esistenzialista e profondo, ma mai ostico, sul concetto
di libertà e creatività. Il linguaggio di Sorrentino si fa qui
semplice, universalmente comprensibile perché generato dalle vie
popolari di un mondo a cui appartiene e a cui ama ritornare. Un
mondo che si inginocchia dinnanzi alla statua di San Gennaro, per
poi pregare al cospetto di Maradona. Una commistione di santi e
peccatori, sensualità e religione, figlia di quell’Amarcord di
matrice felliniana generata dalla medesima sostanza fatta di
ricordi e correnti di un passato che ti attira e ti risputa come le
onde del mare.
Non me li hanno
fatti vedere
“Non me li hanno
vedere”: c’è una potenza sottovalutata che si insinua negli
inframezzi di ogni nostro battito di ciglia. Affrontare la perdita
attraverso lo sguardo significa esorcizzare quel dolore lancinante
che ti squarcia in due. La sua assenza rimane lì, come un boccone
non ingoiato che risale in gola, un reflusso acido che ti blocca,
ti piega, avvolgendoti in un limbo fatto di colpe auto-inflitte per
un qualcosa di non toccato, non affrontato, non visto.
Non hanno fatto vedere i
propri genitori a Fabietto, e Sorrentino non li fa a vedere a noi
spettatori. Una sottrazione visiva che ci lascia appesi, soggetti
guardanti in piena balia della propria angosciosa immaginazione di
ciò che potrebbe essere e che non sappiamo come sia. Abbiamo
bisogno di guardare la morte per affrontare il dolore, sostenere il
suo sguardo per scavalcarlo. È però da questa mancanza che nasce
qualcosa da raccontare, una lacuna da colmare con la forza della
propria creatività. Si sostituisce ciò che non si è visto, con un
suo surrogato cinematografico, mezzo visivo filtrato dagli occhi di
un Fabietto nell’estenuante attesa di sentire rigare il proprio
viso di lacrime liberatorie.
Corpi di
celluloide
“Non ti disunire”
suggerisce il regista Antonio Capuano a Fabietto. E Paolo
Sorrentino non si è disunito, ma reduplicato, riverberando nel
corpo esile di uno straordinario e sensibile Filippo Scotti, parti
di sé e del suo passato. Se Fabietto è dunque l’alter-ego di un
Paolo Sorrentino che si sveste della sua anima più metaforica,
sibillina, lirica, per mostrarsi nelle vesti di uomo in carne ed
emozioni,
È stata la mano di Dio si fa rappresentazione
simbolica sia del suo protagonista, che del guscio cittadino che lo
ingloba: Napoli. Le riprese sono ampie, così da accogliere al
proprio interno sia il proprio protagonista, che gli ambienti che
lo circondano e lo modellano. Le stanze di casa, le strade, le
piazze, le barche su cui navigare, sono ponti diretti con la
propria interiorità.
Fabietto è Napoli, e
Napoli è Fabietto. In lui vivono e germogliano radici mnemoniche di
ogni figura idiosincratica, sensuale, istrionica, incrociata; ogni
strada attraversata; ogni onda affrontata. La fotografia empatica
di una Daria D’Antonio capace di tradurre in luce
le sfumature di una storia intima e personale come quella qui
narrata; le scenografie di Carmine Guarino; i
costumi di Mariano Tufano di una Napoli anni
Ottanta febbricitante di sogni e abbigliata di simboli borghesi
ricolmi di parodia; ma soprattutto, un cast corale di attori che si
rafforzano l’un l’altro, caricando ma mai ridicolizzando i ruoli a
loro affidati, sono tutti elementi studiati con maestria, tessere
di un puzzle personale che una volta finito ridà indietro
l’immagine di una storia tanto personale quanto universale. Ogni
parte di questo discorso cinematografico si fa organo perfettamente
funzionante di un corpo pronto a vivere, rinascere, generato e
partorito dalla luce della Settima Arte, e per questo divenuto
straordinario. Un corpo che si muove, che ride -e tanto – nella
prima parte, complici situazioni e scene di vita famigliare prese
in prestito dal miglior De Filippo, ma che non piange.
Ci prova, lotta a
scendere a patti con il proprio dolore, ma vive nell’ombra, come
dimostra il ripetersi di continue scene in notturna. Sarà solo
quando il destino inizierà a farsi chiaro, quando si comprenderà
che quel dolore non è altro che la culla di una storia da narrare,
che le lacrime scenderanno mescolandosi al mare che lambisce la
costiera napoletana. Finalmente Fabietto, e con lui Paolo, grazie a
quelle lacrime che (non) scendono, ha finalmente qualcosa da
raccontare. Uno schiaffo in pieno volto, lanciato con forza da una
mano volante.
È stata la mano di Dio per Maradona, ed È
stata la mano di Dio anche per Sorrentino.
Nel 1972 debuttò al cinema Gola
profonda, primo film pornografico pensato per il grande
schermo. L’attrice protagonista, Linda Lovelace,
divenne una star e un fenomeno sociologico che rapidamente fu
associata al simbolo della libertà sessuale. Ma dietro la nuova
icona si nascondeva una donna vittima di suo marito Chuck, ed una
figlia rinnegata dai propri genitori. La sua storia è poi stata
raccontata nel film biografico del 2013 dal titolo
Lovelace (qui la recensione), diretto da
Robert Epstein e Jeffrey
Friedman, i quali nella loro carriera hanno in più
occasioni ripercorso biografie di personalità famose, ad esempio
con il documentario The Times of Harvey Milk.
Dopo aver debuttato nel mondo della
fiction narrativa con Urlo, dove si racconta la vita del
poeta Allen Ginsberg, i due hanno trovato in Linda Lovelace un
soggetto di loro interesse. Con lo sceneggiatore Andy
Berlin si sono basati in particolare sull’autobiografia
Ordeal, scritta dalla Lovelace nel 1980. A partire da qui
si sono in particolare concentrati sul raccontare la vita
dell’attrice dai 20 ai 32 anni, comprendendo dunque tanto la
lavorazione del film Gola profonda quando il
conseguente successo, ma anche le inevitabili sfortune, che questo
portò all’attrice. Tra i problemi con il marito e una celebrità
controversa, si snoda dunque una personalità spesso mal
compresa.
Presentato al Sundance Film
Festival, il film venne accolto da critiche contrastanti e non
ottenne un buon successo di pubblico. Finì per tanto col passare in
sordina, mentre andrebbe riscoperto anche solo per approfondire un
argomento e una vicenda troppo spesso dimenticati. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia dietro
al film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Lovelace: la trama e il
cast del film
Come anticipato, il film si
concentra sul raccontare la storia di Linda
Lovelace, la quale giovanissima viene scelta per recitare
nel film porno Gola profonda. È il 1972, ed è il marito di
lei, Chuck Traynor a presentarla al regista
Gerard Damiano. In fuga da una famiglia severa e
particolarmente religiosa, Linda acconsentì a recitare nel film,
divenendo in breve una celebrità assoluta, rimanendo però sempre
una ragazza con i piedi per terra. Dietro a quel successo, però, si
nasconde una realtà ben meno idilliaca, fatta di abusi e
costrizioni, dalla quale la donna cercherà in più modi di liberarsi
per svelare al mondo chi è davvero e cosa le è stato fatto.
Ad interpretare Linda Lovelace vi è
l’attrice Amanda
Seyfried, la quale si è dichiarata entusiasta di poter
interpretare una donna tanto complessa e poco conosciuta. Riguardo
alle diverse scene di nudo e di sesso, l’attrice ha affermato di
non aver avuto alcun problema, non provando alcun disagio nel
girare questo tipo di cose in quanto la sessualità è parte
integrante della vita quotidiana di tutti. Per il ruolo,
originariamente, era state considerate anche le attrici Olivia Wilde e
Kate Hudson.
Accanto alla Seyfried, nel ruolo del marito Chuck Traynor, vi è
l’attore Peter
Sarsgaard, mentre Hank Azaria è il
regista Gerard Damiano. Adam Brody interpreta il
pornoattore Harry Reems, mentre James Franco è
Hugh Hefner, fondatore di Playboy.
Lovelace: la vera storia
dietro il film
Con l’uscita di Gola
profonda, uno dei titoli cinematografici di maggior successo
del suo anno, Linda Lovelace divenne una vera e propria star. Nel
1980, tuttavia, l’attrice pubblico la propria autobiografia dal
titolo Ordeal, su cui il film del 2013 si basa. In questa
la Lovelace ha raccontato i lati oscuri e segreti dietro la sua
apparente felicità da celebrità. Nel libro, infatti, viene
raccontato di come la sua cosiddetta liberazione sessuale non era
altro che una maschera per nascondere una vita di stupri e abusi
subiti per mano di Chuck Traynor, l’uomo che, secondo lei, l’ha
usata per il proprio successo finanziario costringendola alla
pornografia e alla prostituzione.
Le sue accuse sono state supportate
da note femministe come Gloria Steinem ma respinte
da un pubblico sospettoso. Nei suoi film, hanno detto i critici,
sembrava troppo felice e troppo interessata per essere forse una
vittima. Per tutto il resta della sua vita, dunque la Lovelace si
trovò a doversi difendere da accuse simili, rinnegando
pubblicamente il genere porno e schierandosi contro la sua
industria. Purtroppo, la donna morì il 22 aprile del 2002, all’età
di 53 anni in un incidente d’auto. Tre mesi dopo, morì anche
Traynor per via di una malattia. Lo stesso film Lovelace
ricevette critiche per il suo trattare in modo apparentemente
superficiale alcuni degli abusi subiti dall’attrice, edulcorando il
rapporto tra la Lovelace e Traynor.
Lovelace: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Lovelace grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play e Apple iTunes. Per vederlo,
una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare
il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà
così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
sabato 18 dicembre alle ore 23:15
sul canale Cielo.
Consacratosi grazie a film come
Batman, Edward mani di forbice e
Big Fish – Le storie di una vita
incredibile, Tim Burton ha
nel 2012 dato vita ad una adattamento di una celebre soap opera di
stampo gotico andata in onda nella seconda metà degli anni
Sessanta. Intitolato Dark Shadows
(qui la recensione), proprio come
la serie originale, questo è considerato uno degli ultimi titoli di
Burton maggiormente aderenti al suo inconfondibile stile. Tra
vampiri, streghe e altre creature, si costruisce qui una vicenda
particolarmente intricata, ricca di colpi di scena e intrecci
famigliari che portano alla scoperta dei demoni insiti in ogni
famiglia.
Scritto da Seth
Grahame-Smith, il film riunisce Burton con alcuni dei suoi
attori più ricorrenti, a partire dall’immancabile Johnny
Depp e dalla moglie Helena Bonham Carter.
Il tutto si anima poi grazie a colorate scenografie, che
arricchiscono il film di un’atmosfera particolarmente suggestiva
che fa da sfondo ad una vicenda che si tinge di commedia, dramma e
horror. Tutti elementi ben accolti dalla critica e dal pubblico e
che hanno portato il film ad affermarsi come un buon successo
economico, con alcune critiche rivolte però allo sviluppo della
storia e di alcuni dei personaggi protagonisti.
Per gli ammiratori di Burton,
Dark Shadows è un titolo da non perdere, che ripropone le
sue caratteristiche classiche e anticipa elementi poi divenuti
maggiormente presenti nei suoi film successivi, da Big Eyes a Miss Peregrine – La casa dei
ragazzispeciali. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori ed al possibile sequel. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Dark Shadows: la trama del film
La storia ha inizio nel 1760, quando
una famiglia aristocratica inglese, i coniugi Collins e il loro
unigenito Barnabas partono per le Tredici colonie.
Raggiunto il Maine edificano una magione che chiamano Collinwood e
fondano un’azienda ittica che si espande dando origine ad una
cittadina, Collinsport. Barnabas cresce e, seppur educato secondo
sani principi, diviene un ragazzo spavaldo e un vero playboy.
Quando però seduce ed abbandona Angelique
Bouchard, una domestica in servizio presso la sua magione,
quest’ultima inizia per vendetta a distruggergli la vita attraverso
l’uso della magia nera. Dopo avergli ucciso tutti i suoi cari, la
donna lo trasforma in un vampiro, seppellendolo in una bara per
l’eternità.
Nel 1972, tuttavia, Barnabas si
risveglia lì dove era stato confinato e dopo essersi liberato dalla
sua prigionia decide di tornare a casa. Dinanzi ai suoi occhi si
palesa però la rovina della famiglia Collins, con i problematici
eredi che si ritrovano a dover gestire la crisi dell’azienda
ittica. Tra la depressa matriarca Elizabeth, la
ribelle Carolyn e altri membri ancora, Barnabas si
ritrova dunque a doversi relazionare con loro nel tentativo di
risollevare le sorti della famiglia. In particolare, rimarrà
particolarmente attratto dalla domestica Victoria
Winters, la quale gli ricorda un amore passato. Ben
presto, tuttavia, dovrà difendere tutto ciò dalla perfida
Angelique, la quale ha giurato odio eterno ai Collins.
Dark Shadows: il cast del film
Come anticipato, ad interpretare il
vampiro Barnabas Collins vi è il fidato Johnny Depp,
qui alla sua ottava collaborazione con Burton. L’attore si è sempre
dichiarato un grande fan della serie degli anni Sessanta ed è stato
proprio lui a convincere Burton a realizzare insieme questo
progetto. Per prepararsi al ruolo, poi, Depp si è sottoposto ad una
rigida dieta, al fine di risultare il più emaciato possibile. Egli
ha inoltre studiato la rigidità e l’eleganza di Jonathan
Frid, l’interprete di Barnabas nella serie, ma ha anche
tratto ispirazione dalla performance di Max
Schreck in Nosferatu. Per il ruolo della perfida
Angelique vi è invece Eva Green, qui
alla sua prima di tre collaborazioni con Burton.
Nel ruolo della matriarca Elizabeth,
invece, vi è l’attrice Michelle
Pfeiffer, che torna a lavorare con Burton dopo essere
stata per lui Catwoman in Batman – Il ritorno. Fu
la Pfeiffer stessa, attratta dal progetto, a richiedere un ruolo
nel film, cosa che non è solita fare normalmente. Nel ruolo della
dottoressa Julia Hoffman vi è invece Helena BonhamCarter, ex moglie di Burton, qui alla loro
ultima collaborazione dopo il divorzio nel 2014. Ad interpretare la
bella Victoria vi è inveceBella
Heathcote. Completano il cast gli attori Jonny
Lee Miller nei panni di Roger Collins, Gulliver
McGrath in quelli di David Collins, Jackie Earl
Haley nei panni del custode Willie e Chloe Grace
Moretz nel ruolo della problematica adolescente
Carolyn.
Dark Shadows 2: il sequel del film
Prima ancora che il film arrivasse
in sala, l’attrice Michelle Pfeiffer si era dichiarata speranzosa
riguardo la realizzazione di un sequel. Da quel momento iniziarono
a girare voci circa la volontà di dar vita ad un vero e proprio
franchise intorno a Dark Shadows, con ulteriori film da
produrre. Fu però lo stesso Barton a frenare tali speculazioni,
affermando che nella sua idea non vi erano sequel da realizzare. Il
finale aperto del film, infatti, non è da intendersi come una
volontà di riprendere il racconto in ulteriori lungometraggi,
quanto come un omaggio alla struttura delle soap opera, a cui
Dark Shadows appartiene. Ad oggi, dunque, non sembrano
esservi ulteriori piani per riportare Barnabas e la sua famiglia
sul grande schermo.
Dark Shadows: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Dark Shadows grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di sabato 18 dicembre alle ore
21:00 sul canale 20 Mediaset.
Logan Lerman è uno
di quegli attori che ha saputo costruirsi una carriera solida,
andando oltre la convenzione del ragazzino prodigio. Si è dato
molto da fare per arrivare dove è oggi, riuscendo a conquistare
mezzo mondo con il suo talento ed i suoi modi gentili. Lerman ha
saputo imporsi in film sia indipendenti, sia di quelli con alto
budget, interpretando ruoli in film per famiglie e per un pubblico
teen, ma non solo.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Logan Lerman.
2. Ha lavorato per il
piccolo schermo ed è anche produttore. Nel corso della sua
carriera, Logan Lerman ha avuto modo di sperimentare diversi ambiti
del mondo della recitazione e del cinema. Egli ha anche lavorato
per il piccolo schermo, apparendo nei film tv The
Flannerys (2003) e A Painted House (2003), oltre che
nelle serie 10-8: Officers on Duty (2003) e Jack &
Bobby (2004-2005). Nel 2020 ha invece ricoperto il ruolo del
protagonista nella serie Hunter, recitando accanto a
Al Pacino e
Josh Radnor. Inoltre, Lerman
ha vestito anche i panni del produttore, diventandolo per i film
Indignazione e The Vanishing of Sidney Hall.
Logan Lerman è su Instagram
3. Ha un profilo ufficiale
su Instagram. Come molti altri attori suoi colleghi, anche
Logan si è lasciato conquistare dal fascino di Instagram, tanto da
aprirne un proprio profilo ufficiale nel 2016, seguito da circa 1,8
milioni di persone. La differenza, rispetto alla maggior parte dei
suoi colleghi, è la frequenza: l’attore, infatti, non è molto
attivo sul social, tanto da postare qualche foto o video giusto
ogni tanto. Al di là di ciò, la sua bacheca contiene post che lo
vedono spesso protagonista di molti momenti della giornata,
soprattutto quella quotidiana e in famiglia.
Logan Lerman in Fury
4. Si è addestrato per
Fury. Era il 2014 ed usciva nei cinema americani
Fury, scritto, diretto e prodotto da David
Ayer. Per interpretare la giovane recluta Norman Ellison,
appena arruolato come dattilografo, Lerman, insieme al resto dei
protagonisti del film, ha dovuto sottostare ad un duro
addestramento gestito dalla Navy SEALs, sia per aumentare la
propria resistenza e massa muscolare, sia per poter sottostare agli
sforzi che si sarebbero presentati durante le riprese, senza
contare il fatto di potersi calare maggiormente nel
personaggio.
5. Era l’ultimo
arrivato. Fino a poco prima di Fury, Logan Lerman
era sempre stato protagonista di film per ragazzi o per famiglie e
questa era la sua prima produzione ad alto budget in cui avrebbe
dovuto prepararsi per mesi, lavorando con grandi del cinema come
Brad Pitt.
Insomma, per questo film Lerman era l’ultimo arrivato ed è stato
quello che forse ha sentito di più la pressione ed il nervosismo
dettato dai cinque mesi di addestramento precedente al film e dalle
riprese stesse. Lerman, infatti, ha ammesso di aver cercato di non
crollare davanti ai suoi colleghi, ma di essere stato vicino ad un
esaurimento nervoso.
Logan Lerman in Percy
Jackson
6. È il ruolo che lo ha reso
celebre. Nel 2010 Lerman ha ottenuto il ruolo di Percy
Jackson nell’omonimo film per ragazzi. Questo era basato sul primo
romanzo della saga scritta da Rick Riordan. Fu il
ruolo che consacrò Lerman nel panorama cinematografico
hollywoodiano e che gli aprì le porte per numerosi nuovi progetti.
L’attore, inoltre, ha raccontato di essersi da subito sentito
attratto dal personaggio, il quale gli permetteva di sperimentare
cose nuove sia sul set che come sfumature attoriali.
7. Avrebbe voluto completare
la saga. Come noto, il secondo film, Percy Jackson e
gli dei dell’Olimpo – Il mare dei mostri, non è riuscito ad
affermarsi come il successo economico sperato. Pur avendo
inizialmente firmato anche per un terzo film, Lerman ha confermato
che non c’erano più i presupposti per continuare la saga, anche
considerando che lui e i suoi colleghi stavano diventando troppo
vecchi per i loro personaggi. Il desiderio dell’attore era quello
di poter portare al cinema tutti e cinque i romanzi della saga, ma
purtroppo ciò non è stato possibile.
Logan Lerman e la fidanzata Alexandra Daddario
8. Logan Lerman è stato
fidanzato con Alexandra Daddario. Della vita privata di
Logan Lerman non si sa molto, tanto che non ha mai detto nulla a
riguardo, nemmeno durante le interviste. Però, la chimica che si
nota nei film di Percy Jackson è tale da far comprendere
che tra Logan Lerman e Alexandra
Daddario ci sia stata più di una semplice amicizia. I
due, infatti, si sono conosciuti sul set del primo film della saga,
iniziando a frequentarsi fuori dal set solo qualche anno dopo. Pare
Logan Lerman e Alexandra Daddario abbiano iniziato a frequentarsi
tra il 2013 e il 2014 e la storia era molto seria. Secondo i ben
informati, pare che i due si siano fidanzati ufficialmente nel 2016
e si sarebbero dovuti sposare da lì a breve. Alla fine, dopo poco,
la loro storia è terminata, anche se non sono chiari i motivi della
rottura.
Logan Lerman: il suo 2020 e il 2021
9. Ha lavorato a nuovi
progetti. Nel corso del 2020 l’attore ha avuto modo di
recitare nel film thriller Shirley, con Elisabeth Moss,
ricoprendo il ruolo di Fred Nemser. Ha poi recitato nella serie
Hunters, di cui ora si attende la seconda stagione per il
2022. Da poco, invece, ha ultimato le riprese di un nuovo
lungometraggio dal titolo Bullet Train, con Sandra Bullock,
Brad Pitt e Zazie Beetz,
incentrato su un gruppo di assassini con una missione in
comune.
Logan Lerman altezza
10. Logan Lerman ha
un’altezza che rientra nella media. L’altezza può essere
un valore fondamentale per un attore, ma non è tutto. Logan Lerman
è alto 175 centimetri, un’altezza che rientra nella media e che non
lo ha mai ostacolato dall’interpretare tutti i personaggi a cui ha
dato vita.
Manca pochissimo al
ritorno di Caterina la Grande su STARZPLAY. Dopo la travolgente
prima stagione che ci aveva accompagnato nella corte di Pietro III
di Russia attraverso gli occhi della giovane speranzosa e ottimista
Caterina, The Great 2 ce la mostra impegnata in un
colpo di stato per abbattere il marito e prendersi il trono, almeno
all’inizio.
Caterina è incinta del
suo primo figlio e, come la storia insegna, prende il trono al
marito per governare lei stessa la Russia, un paese che ha imparato
ad amare ma che è affidato a mani incompetenti. Circondata da pochi
fidati alleati, la giovane zarina dovrà imparare a governare una
nazione, dovrà fare i conti con la maternità, con un marito
insopportabile che non può eliminare dalla sua vita e con l’essere
donna di potere in un mondo che non è pronto a gestire questa
combo.
La serie Hulu fonda la
sua forza nell’essere una rappresentazione comica e satirica di
fatti che solo accidentalmente si rivelano essere davvero accaduti.
I toni sono sempre straboccanti, le reazioni sempre esagerate e
nonostante questo, la coppia protagonista formata da Elle Fanning e Nicholas Hoult mantiene una grazia e una
bellezza fuori dal normale. I due interpreti sono davvero regali,
nonostante mettano in scena più difetti che virtù dell’essere
umano.
The Great 2, ritorno alla corte di Russia
A guidare questa corte
che assomiglia più ad un carrozzone di un circo c’è Tony McNamara,
che di corti particolari se ne intende, visto che ha firmato la
sceneggiatura de La Favorita, e che affida la regia delle dieci
puntate della seconda stagione a Matt Shakman, Colin
Bucksey, Bert & Bertie, Ben Chessell e Geeta
Patel.
Una delle grandi
sorprese di questa stagione sarà ovviamente l’arrivo in Russia di
Giovanna di Holstein-Gottorp, madre di Caterina e interpretata da
Gillian Anderson. Il personaggio porterà
sicuramente scompiglio, ulteriore, ma quello che più sembra
interessante è vedere in che modo, ora che è in una posizione di
potere rispetto al marito, Caterina illuminata riuscirà a far
evolvere il suo rapporto con lui, in che modo sceglierà di
diventare grande, adempiendo in qualche modo al destino che le
stessa ha scritto per sé e in che modo diventerà effettivamente la
regina che la storia ricorda.
Oltre a
Fanning e
Hoult, completano il cast Phoebe Fox, Adam Godley,
Gwilym Lee, Charity Wakefield, Douglas Hodge, Sacha Dhawan, Bayo
Gbadamosi e Belinda Bromilow. Special
Guest la citata Anderson che sicuramente sarà tra le cose più
interessanti della stagione.
Dai primi episodi,
The Great 2 si conferma un prodotto ricco,
confezionato con cura, travolgente e di grande
intrattenimento.
Si intitola Ronin
ed è il pre-finale di Hawkeye. Ebbene sì, dopo appena 5 episodi ci
prepariamo a dire addio alla prima stagione della serie Disney+ dedicata all’incontro tra
Clint Barton e Kate Bishop, non
prima però di avervi elencato, di seguito, gli easter eggs della
puntata.
1I
titoli di coda omaggiano il villain
Per
celebrare il tanto atteso esordio di Kingpin nel MCU, i titoli di
coda dell’episodio 5 di Hawkeye si
srotolano sulle note di “You’re A Mean One, Mr. Grinch.”.
Sicuramente, questo è un cenno alla natura notoriamente ostile di
Wilson Fisk. Se ciò non bastasse, la cornice del titolo finale
presenta una grande silhouette viola a forma di Kingpin che incombe
sul paesaggio di New York.
Una lettera d’amore
sincera, profonda, scritta su pagine bianche con l’inchiostro
intriso di fotogrammi e immagini in movimento. Ecco cos’è il
documentario Noi siamo cinema, in onda sul canale Mediaset Cine34.
Un viaggio che non ha bisogno di guide turistiche pronte a spiegare
la bellezza di un patrimonio cinematografico come quello italiano
con le loro voci in fuori campo volte a irrompere sulla scena,
interrompendo lo scorrere e l’immersione delle immagini; già,
perché ogni inquadratura, ogni volto, o scena ripresa e adesso
sapientemente montata non ha bisogno di spiegazioni.
Tutta la potenza della
Storia, e di ricordi che da personali si fanno nazionali, si
ritrova adesso lì, nel cuore di ogni singola particella di
celluloide, pronta a ripresentarsi e colpirci di nuovo, lasciandoci
a bocca aperta, come il piccolo Salvatore in Nuovo cinema
paradiso.
Noi siamo cinema: la
sinossi
Noi siamo Cinema, in onda
su Cine34, è un appassionato omaggio al Cinema Italiano e a tutti
gli artisti e artigiani che contribuiscono alla sua realizzazione.
In poco più di 70 minuti ripercorre le sequenze-culto del cinema
made in Italy, quelle che ne compongono il brillante percorso. Dal
b/n di Blasetti e Pasolini, alla leggerezza di De Sica e Sordi.
Dall’ironia di Monicelli e Risi,
all’unicità dello Spaghetti Western. Dalla
Commedia Sexy al Cinepanettone, all’impegno
di Bellocchio e Bertolucci. Dal rivoluzionario Antonioni,
all’onirico Sorrentino. Dalla
contemporaneità di Salvatores e Zalone, alla visionarietà di
Fellini. Tutto unito in un solo documentario, dove alle scene di
grandi film, si alternano interviste agli stessi protagonisti, o a
registi e attori internazionali fortemente influenzati dal cinema
di casa nostra, come
Quentin Tarantino,
John Turturro,
George Clooney e Clint Eastwood.
Puzzle di un’eredità
in celluloide
È un’operazione semplice,
ma compiuta con attenzione e intelligenza quella messa in atto da
Andrea Rurali e Gianluca
Genovese. Le scene, i personaggi, le interviste che hanno
accompagnato il pubblico italiano dentro e fuori lo schermo, sono
tessere di un puzzle perfettamente inserite al loro posto,
raccordate non a caso, ma secondo un procedimento di associazione e
collegamento ipertestuale. Sono mani che si prendono, si
riconoscono e danzano insieme, in un affresco storico grazie al
quale lo spettatore scende a patti con la propria eredità
cinematografica e cinefila.
Quello che gli scorre
davanti grazie a Noi siamo cinema, è un flusso di coscienza, una
galleria di frammenti imprescindibili alla propria formazione
spettatoriale. Bastano pochi accenni a Fellini,
Mastroianni, Loren, Bertolucci, Pasolini, e più
recentemente a Sorrentino, per comprendere quanto pesante e
magnifico sia il lascito donatoci dal cinema nostrano. Bistrattato,
sottovalutato, a volte dimenticato, il cinema italiano in realtà ha
saputo donarci gemme di rara bellezza. Gemme spesso ricoperte da
una patina di polvere, messe da parte al grido de “il cinema
italiano è in crisi, non ha nulla da dire e offrire”, quando invece
basterebbe girare lo sguardo e lasciarsi attirare dalla potenza di
questi piccoli, grandi barlumi di genialità. Nel bene e nel male il
cinema italiano in realtà ha sempre raccontato il nostro mondo,
facendo dello strumento cinematografico il buco della serratura
attraverso cui spiare senza filtri (vedi il Neorealismo) un mondo
così sfaccettato come quello italiano, oppure caricarlo di erotismo
(i film di Pierino), battute al vetriolo o di una comicità
caciarona (i famigerati cine-panettoni).
Un’indagine storica e
sociale compiuta dai due curatori che lasciando parlare il cinema
per sé, senza mediazioni esterne, o commenti da parte di narratori
e critici, ci fanno salire sulla macchina del tempo per ricordarci
la mole di opere che visto, ammirato, denigrato, e quante ancora ne
avremo da assimilare, guardare, immedesimandoci tra slanci
autoriali e progetti superficiali.
Tutta l’Italia è
cinema
È un nome reiterato
ripetuto da bocche diverse (quelle di
Leonardo DiCaprio,
Roberto Benigni, Sandra Milo,
Quentin Tarantino), ma ogni volta è come se la sua
pronuncia donasse a quel cognome nuovo potere e preziosità. Quel
nome è Federico Fellini, l’autore debordante, onirico, sarcastico,
che ha fatto dell’Italia una pagina di fumetti abitata da
personaggi a metà tra il caricaturale e l’archetipo. Simboli di un
pensiero, di vizi e virtù di stampo nazionale, gli uomini e le
donne usciti dalla fucina creativa di Fellini sono stati
traghettatori di un’opera che ha saputo sconfinare dai confini
italiani per parlare un linguaggio universale, elevandosi a
rappresentante massimo del cinema nostrano. Non poteva pertanto che
aprire lui, tra interviste e una riproposizione di momenti
indimenticabili dei suoi film, Noi siamo cinema.
Fellini è il personaggio
perfetto, l’uomo capace di far scattare mille e più collegamenti
grazie ai quali si può passare facilmente da un Marcello
Mastroianni, a una Sofia Loren, per
salutare Claudia Cardinale, Sergio Leone, Ennio
Morricone e tutti quei nomi che hanno reso unico il nostro
cinema. Non c’è un momento storico dal punto di vista
cinematografico, di corrente, registico o di movimento che Rurali e
Genovese abbiano lasciato indietro. Perché anche personaggi come
Renato Pozzetto, o pellicole come quelle della commedia sexy
all’italiana, degli spaghetti western, o le più dissacranti opere
interpretate da Checco Zalone, hanno il diritto di
trovare un posto tra le teche di un museo audio-visivo come
Noi siamo cinema.
Un documentario che con
la sola forza del montaggio, dei raccordi e di una selezione
attenta e mai superficiale, mescola storia e sguardi spettatoriali
di un pubblico ammaliato, sottolineando quanto dentro e fuori lo
schermo, tutti noi siamo fatti della stessa sostanza di cui è fatto
il cinema.
L’Uomo Ragno è il personaggio che tutti riconoscono
per due cose: le ragnatele e la tuta rossa e blu. Del suo
costume, dai fumetti alle serie ai film, abbiamo tantissime
versioni. E nel nuovissimo Spider-Man: No Way HomeTom Holland indossa due incredibili
travestimenti. Vediamo una
classifica delle tute più iconiche e particolari, dal peggiore al
migliore.
1Il rosso e il nero
Attillatissimo,
dal design originale e unico nell’abbinamento di colori: il rosso e
il nero. Da un punto di vista puramente visivo è un vestito davvero
incredibile per Spider-Man e che sicuramente i fan vorranno vedere
ancora nell’MCU
del futuro.Si fatica a
immaginarne uno più accurato, soprattutto sapendo che rende omaggio
al lavoro del defunto Steve
Ditko.
Come eroe, l’Uomo
Ragno è generalmente legato alla moderazione: Spidey
può possedere una forza sovrumana, ma tiene la violenza sempre
sotto controllo, nel cercare di contenere la minaccia dei suoi
antagonisti, per onorare il defunto zio Ben. La lezione che Peter
ha imparato da suo zio – da un grande potere deve derivare anche
una grande responsabilità – è diventato il suo mantra come
combattente del crimine in qualità di Spider-Man.
Eppure ci sono state volte in cui
l’Uomo Ragno si è spinto troppo oltre i suoi limiti mentali e
fisici quando si è trattato di sconfiggere i cattivi, assecondando
il suo lato oscuro e arrivando pericolosamente vicino a diventare
lui stesso un cattivo.
1La sconfitta di Kingpin – The Amazing
Spider-Man #542
Molti degli esempi elencati finora hanno
mostrato l’Uomo
Ragno sotto una luce piuttosto negativa, perdendo il
controllo di sé stesso in modo poco eroico. Tuttavia, il faccia a
faccia di Peter con Kingpin in Amazing Spider-Man #542 è
più che pienamente giustificato, tanto giusto quanto
impressionante. Dopo che Peter ha rivelato la sua identità al mondo
in Civil War, ogni cattivo sa dove trovarlo.
Wilson Fisk invia un assassino per uccidere Peter,
ma il proiettile colpisce invece zia May, la quale
viene portata in ospedale in condizioni critiche, mentre Peter va a
Riker’s Island per vendicarsi.
Quando trova Kingpin, ci va leggero con le
battute ma pesante con le mani, intenerendo Fisk con ripetuti colpi
al volto. Spidey dà il tutto e per tutto, dicendo
a Kingpin che si tratta di una questione personale e vuole
sconfiggerlo proprio come Peter Parker. Fa cadere Fisk a terra più
volte prima di picchiarlo e umiliarlo di fronte ai prigionieri
riuniti. Minaccia di uccidere Kingpin se la zia May non ce la farà
e avverte i detenuti che verrà a cercare anche loro se mai si
avvicineranno alla sua famiglia. È un’impressionante (ma
necessaria) dimostrazione di forza ed è l’Uomo Ragno al suo massimo
grado di brutalità e cattiveria.
Il cinema asiatico ha negli anni
consegnato al mondo alcuni dei più celebri e spaventosi film horror
di sempre, divenuti dei veri e propri cult anche per il loro
basarsi su terrificanti tradizioni e leggende popolari. Molti di
questi sono poi stati riadattati in chiave statunitense, come
avvenuto ad esempio per The Grudge e The Ring. Un altro
titolo americano che si basa su di un preesistente film asiatico è
Riflessi di paura, diretto nel 2008 dal
regista Alexandre Aja, noto per aver diretto anche
altre pellicole horror come Le colline hanno gli occhi, Piranha
3D e Crawl –
Intrappolati.
Questo è infatti il remake del
sudcoreano Into the Mirror (titolo internazionale di
Geoul sokeuro), diretto nel 2003 da Kim
Sung-ho. In questo si ritrova un profondo dramma
famigliare unito alla complessa e spaventosa natura filosofica
degli specchi, che diventano qui l’oggetto attraverso cui
comunicare con un mondo ultraterreno. Nel film statunitense la
vicenda viene rielaborata e modificata in parte, mantenendo però la
presenza delle pareti riflettenti quali fonti dell’orrore da
mostrare. Avvalsosi di un buon cast di noti attori e di effetti
speciali piuttosto sorprendenti, Riflessi di paura non
sarà all’altezza dell’originale, ma è un buon titolo di
tensione.
Al momento della sua uscita andò
incontro a critiche particolarmente negative, ma negli anni gli
appassionati del genere lo hanno riscoperto, rivalutandone in parte
il fascino. Nonostante i suoi difetti, è infatti un titolo che sa
come incutere una buona dose di tensione. Prima di intraprendere
una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire
alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama, al cast di
attori e al suo sequel. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Riflessi di paura: la trama del film
Protagonista del film è Ben
Carson, un ex poliziotto licenziato in seguito al suo aver
ucciso per sbaglio un agente sotto copertura. L’incidente, oltre ad
avergli fatto perdere il lavoro, lo ha portato sulla via
dell’alcolismo, distruggendo la sua vita. Nel disperato tentativo
di rimettersi in piedi, Ben trova un modesto lavoro come guardia
giurata presso il magazzino del negozio Mayflower, un ambiente
insolitamente ricco di specchi e pareti riflettenti. Più trascorre
del tempo lì, più Ben inizia ad avvertire che qualcosa non è come
sembrerebbe. La scoperta di uno specchio che non riflette ciò che
dovrebbe, lo convince di quanto ci sia qualcosa di sbagliato in
quel luogo.
Indagando su chi ha svolto la
mansione prima di lui, Ben scopre che egli si è suicidato dopo aver
dichiarato di aver visto qualcosa negli specchi che stava tentando
di ucciderlo. Sempre più paranoico, Ben si convince del fatto che
gli specchi di quel magazzino nascondano un terribile segreto.
L’unico modo per capire cosa stia accadendo realmente è risalire
alle origini di quel luogo, ma la sua ricerca si trasformerà ben
presto in una corsa contro il tempo. Persone a lui vicine iniziano
infatti a ricevere strani segnali dagli specchi e il peggio è
prossimo al verificarsi.
Riflessi di paura: il cast del film
Ad interpretare il protagonista Ben
Carson vi è l’attore Kiefer
Sutherland, principalmente noto per aver ricoperto il
ruolo di Jack Bauer nella serie televisiva 24. Accanto a
lui, nel ruolo della sorella Angela vi è Amy
Smart, mentre Paula Patton è la moglie
Amy. Cameron Boyce,
celebre per il ruolo di Carlos De Mon nella trilogia di film
Descendants, è qui presente nei panni di Michael, il
figlio di Ben. Completano il cast John Shrapnel
nei panni di Lorenzo Sapelli e Jason Flemyng in
quelli del detective Larry Byrne. L’attrice Mary Beth
Peil, nota per le serie Dawson’s
Creek e The Good Wife, interpreta invece
Anna Esseker, personaggio che si rivelerà essere di particolare
importanza per la risoluzione del caso.
Riflessi di paura 2: il sequel del film
Pur non essendosi affermato come un
gran successo di critica e pubblico, nel 2010 è stato realizzato un
sequel del film intitolato semplicemente Riflessi di paura
2. Questo è stato distribuito direttamente per home-video ed
alla regia ha Victor Garcia, mentre ad
interpretare i protagonisti vi sono Nick Stahl e
Emmanuelle Vaugier. Pur essendo stato concepito
come un seguito del film del 2008, questo presenta in realtà una
storia totalmente scollegata rispetto a quella precedente. Rimane
naturalmente l’idea di base, ovvero la presenza degli specchi quali
“portali” verso un’altra, spaventosa, dimensione, dalla quale anche
stavolta si affacceranno terrificanti presenze demoniache.
Riflessi di paura: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Riflessi di paura grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Chili Cinema, Rai Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 17 dicembre alle ore
21:20 sul canale Rai 4.
Nel corso della sua lunghissima
carriera, Clint Eastwood
si è negli anni costruito una particolare fama grazie alle sue
interpretazioni di antieroi, personaggi dal carattere duro e
scontroso, con metodi il più delle volte poco ortodossi. Film come
Una 44 Magnum per l’ispettore
Callaghan, Corda tesa, Gunny e La recluta fanno parte
di questo filone, culminato poi nel 2008 in Gran Torino.
Un personaggio ancora diverso, ma simile nel carattere, lo si
ritrova anche nel film del 1999 Fino a prova
contraria, da lui prodotto, interpretato e
diretto. Anche in questo caso, dunque, Eastwood si trova a
vestire i panni di un uomo solo contro la legge, in un crescendo di
adrenalina e tensione.
Il film è infatti basato sul romanzo
True Crime, dello scrittore Andrew
Klavan. Celebre per i suoi racconti ricchi di suspence e
incentrati sul mondo del crimine, Klavan ha pubblicato tale romanzo
nel 1995, e da subito Eastwood se ne è interessato in modo
particolare. All’interno di questo il premio Oscar ha infatti
ritrovato molte delle tematiche e delle caratteristiche ricorrenti
nel suo cinema. Per l’occasione, egli ha inoltre rispolverato anche
la sua grande passione per la musica, componendo il brano Why
Should I Care, presente poi durante i titoli di coda e cantato
dalla celebre Diana Krall.
Nonostante l’impegno profuso da
Eastwood in tale progetto, Fino a prova contraria è
arrivato ad un incasso complessivo di soli 16 milioni di dollari, a
fronte di un budget di 55. Si è trattato del secondo peggior
incasso di Eastwood negli anni Novanta, decennio altrimenti ricco
di soddisfazioni. Prima di riscoprire il film con una visione,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Fino a prova contraria: la trama
del film
Protagonista del film è
Steve Everett, anziano cronista da poco uscito
dalla dipendenza dall’alcol, a causa del quale ha rischiato di
distruggere la propria carriera e la propria vita. Ripreso così a
lavorare a pieno ritmo, egli si ritrova affidato il compito di
scrivere un articolo sull’imminente esecuzione di Frank
Beechum, un trentenne di colore accusato dell’omicidio di
una giovane donna bianca. Ricercando informazioni per scrivere il
pezzo, Everett si imbatte però in una serie di indizi e particolari
che la polizia sembra non aver preso in considerazione. Tali
elementi portano il giornalista a pensare che il giovane non sia il
vero colpevole, e che si stia per uccidere un uomo innocente.
Desiderando andare fino in fondo a
tale vicenda, Everett inizia a condurre una propria indagine,
ricercando il vero colpevole. Tale iniziativa lo porta però a
scontrarsi tanto con il suo capo quanto con la moglie. Il primo
arriva infatti a licenziarlo, mentre la seconda chiede il divorzio
stanca del suo comportamento. Nonostante i numerosi ostacoli, il
giornalista sente però di non poter lasciare che una vita venga
spezzata così, e per impedirlo dovrà dar vita ad una vera e propria
corsa contro il tempo, arrivando a poter dimostrare concretamente
l’innocenza di Beechum.
Fino a prova contraria: il cast del
film
Originariamente per il ruolo del
giornalista Steve Everett la Warner Bros. aveva ipotizzato George Clooney
come attore protagonista. Con il sempre maggiore interessaento di
Eastwood, però, fu questi ad ottenere di poter interpretare il
personaggio principale. Egli si dedicò così con grande cura a dar
vita al suo personaggio, richiedendo alcuni cambiamenti nella
sceneggiatura al fine di potersi meglio immedesimare nei panni di
Everett. Nei panni di Frank Beechum vi è invece l’attore
Isaiah Washington, noto per aver interpretato il
personaggio di Preston Burke nella serie TV Grey’s
Anatomy. L’attrice Lisa Gay Hamilton, celebre
per la serie The Practice – Professione avvocati, è invece
presente nei panni di Bonnie Beechum, moglie di Frank.
L’attore James
Woods interpreta qui Alan Mann, mentre
DenisLeary, celebre per essere
la voce americana di Diego in L’era glaciale, è Bob
Findley. Leary ha raccontato di non aver mai rivisto il film, non
riuscendo a credere di aver avuto l’occasione di recitare insieme a
Eastwood. La moglie di Everett ha qui il volto dell’attrice
Diane Venora, mentre Casey Lee è
Warren Russell, il sospettato numero uno dal protagonista. Nel film
compare inoltre, in un breve cameo, anche l’attrice Lucy Liu, nei
panni di una commessa di un negozio di giocattoli. Fino a prova
contraria segna anche il debutto cinematografico di
Francesca Eastwood, figlia del regista, e qui
presente nei panni di sua figlia Kate. Vi sono inoltre due delle ex
mogli di Clint: Dina Eastwood, nei panni di Wilma
Francis, e Frances Fisher, nei panni di Cecilia
Nussbaum.
Fino a prova contraria: il trailer
e dove vedere il film in streaming e in TV
è possibile fruire di
Fino a prova contraria grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple
iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di venerdì 17 dicembre alle ore
21:00 sul canale Iris.
Sigourney Weaver è
una di quelle attrici che ha saputo farsi valere nel mondo del
cinema e che ha regalato al mondo delle interpretazioni memorabili
ed uniche, grazie alle quali ha dimostrato in particolare la forza
di personaggi femminili fino a quel momento poco trattati al
cinema. Il suo passato non è stato facile, ma l’attrice americana
ha sempre lavorato duramente, fronteggiando i pregiudizi e le
convenzioni, per costruirsi una carriera solida e per arrivare dove
è ora.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Sigourney Weaver.
2. Sigourney Weaver è anche
doppiatrice e produttrice. Nel corso della sua carriera,
Sigourney Weaver si è cimentata in diversi ambiti del cinema,
vestendo i panni della doppiatrice e della produttrice. Come
doppiatrice, infatti, ha lavorato al doppiaggio dei film
d’animazione come Cenerentola e gli 007 nani (2006),
WALL•E (2008), Le avventure del topino
Despereraux (2008) e Alla ricerca di Dory
(2016). In quanto produttrice, invece, la Weaver ha co-prodotto i
film Alien3 e Alien – La clonazione,
rispettivamente il terzo e il quarto capitolo della saga.
Sigourney Weaver altezza
3. Sigourney Weaver è un
gigante. Se c’è qualcosa da riconoscere a Sigourney
Weaver, è proprio l’altezza che l’ha resa un vero e proprio gigante
in quel di Hollywood. Infatti, l’attrice americana è alta ben 182
centimetri. Se con queste misure la Weaver ha letteralmente
svettato in confronto alla maggior parte dei suoi colleghi di set,
ciò le ha comunque permesso di realizzare una carriera nel mondo
della recitazione più che solida.
4. Sigourney Weaver ha fatto
di un “difetto” la sua virtù. Sigourney Weaver ha
raccontato in diverse interviste tutte le problematiche che ha
dovuto affrontare a causa della sua altezza. Dalla scuola, in cui
veniva presa in giro perché già adolescente era alta un metro e
ottanta, a quando veniva guardata male da produttori di film o le
venivano dati ruoli da prostituta o da maschio. Eppure, di quello
che sembrava essere un difetto, la Weaver ha saputo farne una
virtù, grazie anche all’aiuto di Ridley Scott e
James Cameron che rifiutano le convenzioni, dando
il via ad una schiera di donne guerriere che hanno fatto la storia
del cinema.
Sigourney Weaver nella saga di
Alien
5. Sigourney Weaver ha amato
girare il primo Alien. In diverse interviste,
Sigourney Weaver ha sempre detto di aver amato molto girare
Alien, perchè era libera di poter fare quello che voleva,
di poter recitare in abiti sporchi e di doversi sempre confrontare
con l’entità aliena. L’unica cosa che la spaventava era
l’improvvisazione: Ridley Scott non era un tipo da prove e, venendo
dal teatro, l’attrice si era trovata un po’ a disagio.
6. Ha difeso Fincher sul set
del terzo film. Il terzo film della saga, diretto da
David Fincher, è ricordato come un capitolo
particolarmente ambizioso ma problematico. Le continue interferenze
da parte dei produttori hanno infatti portato la lavorazione a
subire continui cambiamenti, che hanno inficiato sul risultato
finale. La Weaver ha infatti in più occasioni descritto il set del
film come un completo caos, dovuto alle continue intromissioni da
parte della produzione. La Weaver ha inoltre sempre preso le difese
di Fincher, apprezzando la sua visione del film a sua detta poi
castrata dallo studios
7. Ha recitato nel quarto
film poiché affascinata dalla nuova Ripley. Nonostante
l’insuccesso del terzo film, i produttori avevano deciso di dar
vita ad un ulteriore film. L’attrice, tuttavia, non era
assolutamente interessata a partecipare ad un quarto capitolo. Pur
di convincerla, i produttori le offrirono un compenso molto più
elevato, ma alla fine la Weaver accettò anche poiché aveva trovato
interessante l’idea di dar vita ad un personaggio allo stesso tempo
simile e diverso rispetto alla Ripley vista nei precedenti film.
L’attrice ha inoltre avuto grande potere decisionale, e si impose
ad esempio perché la scena dell’incontro con la regina degli alieni
non venisse rimossa.
Sigourney Weaver: il marito e la
figlia
8. Sigourney Weaver è
sposata da 35 anni. Della vita privata di Sigourney Weaver
si è sempre saputo poco, ma è noto di quanto lei faccia parte di
una delle più longeve coppie di Hollywood. L’attrice, infatti, nel
1983 ha conosciuto, durante un festival di teatro, Jim
Simpson, per poi sposarlo un anno più tardi. I due, dopo
quasi 35 anni di matrimonio, sono sempre più innamorati e tutti
questi anni non hanno fatto altro che renderli più forti.
9. È madre molto
orgogliosa. Dal suo matrimonio con Jim Simpson, nel 1990
Sigourney Weaver ha avuto una figlia, Charlotte.
Per l’attrice americana la famiglia viene prima di tutto e, con il
lavoro che fa, le viene molto difficile lasciarla per troppo tempo.
A causa di ciò, la Weaver si sottoposta anche ad una terapia
psicologia per poter risolvere questi sensi di colpa. Uno dei
momenti più devastanti in questo senso è stato quando la Weaver
doveva andare e stare in Nuova Zelanda per diverso tempo (per
girare Avatar), con la figlia che stava per andare al
college.
Sigourney Weaver: oggi, tra
Ghostbusters e Avatar
10. Sigourney Weaver ha
molti progetti all’attivo. Sigourney Weaver è sempre stata
un’attrice che ha lavorato sodo e non è mai rimasta con le mani in
mano. L’attrice, infatti, ha molti progetti all’attivo: per il 2022
e il 2024 sono previste le uscite di Avatar 2 e Avatar
3, che la Weaver ha già finito di girare da qualche mese e che
ora sono in fase di post-produzione. A questi seguiranno poi gli
ulteriori due sequel Avatar 4 e Avatar 5, con uscite previste per
il 2026 e il 2028. Tra gli altri film in cui è comparsa di recente
si annoverano invece Un anno con Salinger e
Ghostbusters: Legacy, dove ha ripreso il personaggio di
Dana Venkman.
Paul Newman è uno
di quegli attori che ha fatto la storia del cinema e che, se non ci
fosse stato, lo avrebbero dovuto inventare. Grazie al suo talento,
al suo fascino e alla sua galanteria, l’attore ha saputo
conquistare il pubblico di mezzo pianeta.
Paul Newman ha sempre detto di voler
essere riconosciuto come un onesto lavoratore che svolge
onestamente il suo lavoro, ma è inevitabile pensare a quanti ruoli
indimenticabili ha regalato al mondo.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Paul Newman.
Paul Newman: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film. Il debutto nel mondo del cinema avvenne nel 1954 con
il film Il calice d’argento, al quale seguì Lassù
qualcuno mi ama (1956), La lunga estate calda (1958),
La gatta sul tetto che scotta (1958), Lo spaccone
(1961), Intrigo a Stoccolma (1963), Hud il
selvaggio (1963), L’oltraggio (1964) e Il
sipario strappato (1966). La sua carriera continuò con
Nick mano fredda (1967), Butch Cassidy
(1969), La stangata (1973), con Robert Redford,
L’inferno di cristallo (1974), Quintet
(1979), Diritto di cronaca (1981), Il
verdetto (1982), Il colore dei soldi (1986),
di Martin
Scorsese, Mister Hula Hoop (1994), Le
parole che non ti ho detto (1999), con Kevin Costner,
ed Era mio padre (2002), con Tom Hanks.
2. Paul Newman è stato
doppiatore, regista e produttore. Nel corso della sua
carriera Paul Newman ha esplorato diversi ambiti del cinema,
vestendo i panni del doppiatore, regista e produttore. Come
doppiatore, Newman ha lavorato al doppiaggio dei film
Magnificent Desolation: Walking on the Moon 3D (2005),
Cars – Motori ruggenti (2006) e Carl Attrezzi e la
luce fantasma (2006). Come regista, ha diretto La prima
volta di Jennifer (1968), Sfida senza paura (1971),
Gli effetti dei raggi gamma sui fiori di Matilde (1972),
Lo zoo di vetro (1987) e il film tv Prima
dell’ombra (1980). In quanto produttore, invece, Newman ha
prodotto La prima volta di Jennifer, Un uomo oggi (1970) e
la miniserie Empire Falls – Le cascate del cuore (2005),
mentre non è stato accreditato per film come Butch Cassidy,
Sfida senza paura (1971) e L’agente speciale
Mackintosh (1973). Inoltre, Newman ha anche scritto, diretto e
prodotto il film Harry & Son (1984).
Paul Newman: la morte dell’attore
3. Si è spento dopo una
brutta malattia. Il 31 luglio 2008 fu ufficializzata la
notizia che Newman era affetto da un cancro ai polmoni, diagnosi
effettuata dallo Sloan-Kettering Cancer Center di New York, uno dei
maggiori centri negli USA per la lotta ai tumori. Secondo il
Sun e altre testate, l’attore sarebbe vissuto solo poche
settimane, dopo l’ultimo ciclo di chemioterapia presso il Weill
Cornell Medical Center di New York. Dopo aver scelto di
interrompere le cure, Newman lasciò l’ospedale per passare gli
ultimi giorni di vita con la famiglia nella sua casa di Westport,
in Connecticut, dove morì il 26 settembre 2008, all’età di 83
anni.
Paul Newman: l’altezza e gli occhi
dell’attore
4. Celebri sono i suoi
occhi. La carriera di Paul Newman si è sempre
contraddistinta per il fatto di essere riuscito a ricoprire ruoli
di un certo spessore. Eppure, l’attore non era proprio un gigante,
ma nemmeno un piccoletto: Newman, infatti, era alto 177 centimetri.
Un’altezza forse rilevante per l’epoca ma che non gli ha mai dato
nessun tipo di problema nell’interpretare tutti i ruoli a cui ha
dato vita. Oltre a ciò, Newman era particolarmente noto per i suoi
incredibili occhi blu ghiaccio, un dettaglio più volte messo in
evidenza nei film in cui ha recitato.
Paul Newman: chi era sua
moglie
5. Paul Newman era un marito
devoto. Della sua vita, Paul Newman non ha mai avuto nulla
da nascondere, così come il matrimonio con l’attrice Joanne
Woodward. I due si sono sposati il 29 gennaio del
1958 a Las Vegas e non si sono mai più lasciati. In quasi 50 anni
di matrimonio, Newman ha dimostrato di essere un uomo fedele,
devoto ed innamorato della propria moglie, asserendo che
“Perché dovrei uscire a mangiare un hamburger quando a casa ho
un bel filetto?”.
6. Si è sposato due
volte. Anche se il matrimonio con Joanne Woodward è quello
più conosciuto, in realtà Paul Newman si era già sposato in
precedenza. L’attore, infatti, nel 1949 sposò Jacqueline E.
Witte, appena dopo la ripresa economica del Dopoguerra. Ed
era ancora sposato quando ha conosciuto la Woodward, di cui si
innamorò perdutamente.
Paul Newman: i suoi figli
7. Paul Newman ha avuto 5
figli. Quella di Paul Newman era una famiglia allargata.
L’attore, infatti, ha avuto dalla prima moglie 3 figli:
Scott Alan (nato nel 1950), Susan
Kendall (nata nel 1953) e Stephanie (nata
nel 1954). Dall’unione con la seconda moglie, Newman è diventato
padre di altre tre figlie: Elinor “Nell” Teresa
(nata nel 1959), Melissa “Lissy” Stewart (nata nel
1961) e Claire “Clea” Olivia (nata nel 1965).
8. Ha visto morire suo
figlio. Se c’è qualcosa a cui un genitore non dovrebbe mai
assistere, quella è la morte di un figlio. Purtroppo a Paul Newman
è successo: nel novembre del 1958, Newman ha ricevuto la
sconcertante notizia della morte del suo unico figlio maschio,
Scott Alan, per un’overdose. Questa morte è sempre stata
classificata come accidentale, dovuta ad un mix di alcol, farmaci e
cocaina. Recentemente, invece, pare che questa overdose sia stata
cercata e voluta da Scott per punire il padre che lui ha sempre
definito assente e a causa della sua depressione e della carriera
d’attore che non prendeva il volo.
Paul Newman, il suo Rolex Daytona e il suo prezzo
9.Ha ricevuto un Rolex in
regalo dalla moglie. Verso la fine degli anni ’60, durante
il periodo in cui venne girato il film Winning, la moglie
Joanne Woodward decise di acquistare per il marito
un Rolex Cosmograph Daytona referenza 6239, che venne realizzato
nel 1968 ed era stato ideato e progettato per fini sportivi,
soprattutto automobilistici e motoristici. Sul fondo dell’orologio,
la moglie fece incidere la dedica “Drive Carefully Me”:
ciò deriva dalla paura che aveva la moglie ogni volta che Newman di
metteva alla guida di qualche auto sportiva.
10. Il Rolex di Paul Newman
è stato messo all’asta. Solo qualche anno fa, dopo la sua
scomparsa dal 1984, venne messo all’asta il Rolex di Paul Newman,
grazie a James Cox, ex fidanzato e amico della
figlia di Paul, Nell. I suoi si erano frequentati
per diverso tempo e James ha sempre amato Nell per quello che era e
non per il fatto di essere una Newman. Dopo che l’attore regalo
l’orologio a James (che ne era sprovvisto), qualche hanno fa ha
deciso di affidarlo alla casa d’asta Phillips. Non si conosce
l’acquirente dell’oggetto, ma si sa che è stato venduto, nel 2017,
per qualcosa come 17,8 milioni di dollari.
In una nuova intervista con THR,
Ben Affleck, fresco nominato ai Golden
Globes per la sua performance da non protagonista in
The
Tender Bar, entra più nel dettaglio sul motivo per cui
gli piace di più interpretare ruoli secondari, in questo momento
della sua carriera.
Secondo Affleck, i ruoli principali
in genere hanno meno flessibilità in termini di caratterizzazione.
L’attore sostiene che, quando ci sono un sacco di soldi in gioco, i
protagonisti devono essere “riconoscibili” al pubblico. I
personaggi di supporto non sono messi in queste stesse condizioni,
dice Affleck, e offrono agli attori più spazio per esplorare
complessità e “difetti“.
“La somiglianza, per me, sta nel
recitare parti in film in cui non sono il protagonista, che si
tratti di Will Hunting, Shakespeare in Love, The Last Duel o
[The
Tender Bar] in cui riesco a essere qualcuno la cui parte gli
permette di essere più complicato, imperfetto e
interessante.”
La stagione dei premi per Affleck si
sta rivelando interessante in quanto il suo ruolo nel film di
George Clooney gli è valso la candidatura ai Globes.
Vedremo quanta strada farà questo ruolo.
Basato su una storia vera che
ispirerà il mondo,
Una famiglia vincente – King Richard della Warner Bros.
Pictures ripercorre la vita di Richard Williams, un padre
imperterrito che ha contribuito a formare due delle atlete più
dotate di tutti i tempi, che hanno cambiato lo sport del tennis per
sempre. Il due volte candidato all’Oscar Will Smith (“Ali”, “La ricerca della
felicità”, “Bad Boys for Life”) interpreta Richard, sotto la
direzione di Reinaldo Marcus Green (“Monsters and Men”).
Spinto da una chiara visione del
loro futuro, e utilizzando metodi non convenzionali, Richard ha un
piano che porterà Venus e Serena Williams dalle
strade di Compton in California agli scenari internazionali, come
icone leggendarie. Il film profondamente toccante, mostra il potere
della famiglia, della perseveranza e dell’incrollabile convinzione
come mezzi per raggiungere l’impossibile e avere un impatto sul
mondo.
Aunjanue Ellis (“Se la strada
potesse parlare”, “Quantico” in TV”) interpreta la mamma delle
ragazze, Oracene “Brandi” Williams; Saniyaa Sidney (“Il diritto di
contare”, “Barriere”) interpreta Venus Williams; Demi Singleton
(“Godfather of Harlem” in TV) interpreta Serena Williams, con Tony
Goldwyn (la serie “Divergent”, “Scandal” in TV) nei panni
dell’allenatore Paul Cohen e Jon Bernthal (l’imminente “I molti
santi di Newark”, “Le Mans ’66 – La grande sfida”) in quelli
dell’allenatore Rick Macci. Fanno parte del cast anche Andy Bean
(“IT – Capitolo due”), Kevin Dunn (i film di “Transformers”, “Veep
– Vicepresidente Incompetente” della HBO) e Craig Tate (“Greyhound:
Il nemico invisibile”).
Green ha diretto
Una famiglia vincente – King Richard da una sceneggiatura
scritta da Zach Baylin. I produttori sono Tim White e Trevor White
sotto la loro bandiera di Star Thrower Entertainment, e Will Smith con la sua Westbrook. I produttori
esecutivi del film sono Isha Price, Serena Williams, Venus
Williams, James Lassiter, Jada Pinkett Smith, Adam Merims, Lynn
Harris, Allan Mandelbaum, Jon Mone e Peter Dodd.
La squadra creativa che ha lavorato
dietro le quinte comprende il direttore della fotografia premio
Oscar Robert Elswit (“Il petroliere”), gli
scenografi Wynn Thomas (“Da 5 Bloods – Come fratelli”, “Il diritto
di contare”) e William Arnold (“Il coraggio della verità – The Hate
U Give”), la montatrice nominata all’Oscar® Pamela Martin (“The
Fighter”) e la costumista due volte nominata all’Oscar® Sharen
Davis (“Dreamgirls”, “Ray”). Musiche ad opera del compositore
candidato all’Oscar® Kris Bowers (“Space Jam: New Legends”, “A
Concerto is a Conversation”).
Warner Bros. Pictures presenta, una
produzione Star Thrower Entertainment /Westbrook /Keepin’ It Reel,
Una famiglia vincente – King
Richard che uscirà nelle sale italiane il
13 Gennaio 2022.
Amazon Studios ha
confermato oggi che Jon Hamm (Top Gun: Maverick) tornerà
nel ruolo dell’Arcangelo Gabriele nella serie Prime VideoGood Omens
2, attualmente in produzione in Scozia.
Gabriele sarà aiutato e spalleggiato dagli angeli
Michele, interpretato da uno degli attori del cast della prima
stagione Doon Mackichan (Toast, Smack
the Pony), e
Uriel, ruolo interpretato da Gloria
Obianyo (Dune, High Life). A loro si
uniranno nuovi angeli, Saraqael, interpretata da Liz
Carr (Devs, Testimoni silenziosi) e
Muriel, interpretata da Quelin Sepulveda
(Havoc – Fuori controllo, L’uomo che cadde sulla
Terra). Un altro personaggio chiave dell’Inferno in questa
stagione sarà interpretato da Shelley Conn
(Bridgerton, Gli Irregolari).
L’autore e co-showrunner Neil
Gaiman ha commentato: “Good Omens 2 non sarebbe lo stesso senza
lo straordinario Jon Hamm nei panni di Gabriele, il peggior capo
che chiunque possa avere. La storia che io e Terry Pratchett
abbiamo creato tanti anni fa continua a portarci dalla londinese
Soho, al Paradiso e all’Inferno. È un piacere per me riportare in
vita personaggi che abbiamo amato (o odiato) e introdurne di nuovi
– dai più scintillanti piani alti del Paradiso ai più cupi
scantinati dell’Inferno – da amare (o da odiare, o da amare odiare
o anche da odiare amare). Tutti loro fanno parte della strana e
insolitamente amata famiglia di Good
Omens”.
Douglas Mackinnon, regista e
co-showrunner aggiunge: “Non potrei essere più felice che Jon
sia tornato per dare ancora una volta per portare ancora Good
Omens, buoni auspici, con il suo Arcangelo Gabriele,
che è il secondo in comando in Cielo. Torna con noi quasi a metà
della produzione, quando abbiamo già accolto nella famiglia di Good
Omens 2 volti conosciuti in ruoli conosciuti, volti conosciuti in
ruoli sconosciuti e volti sconosciuti in ruoli sconosciuti. Abbiamo
anche un volto sconosciuto in un ruolo conosciuto”.
Originariamente basata sul
best-seller internazionale di Terry Pratchett e Neil Gaiman, la
nuova stagione esplorerà trame che vanno oltre il materiale
originale per fare luce sulla sconcertante amicizia tra
Aziraphale, un angelo esigente, commerciante di libri rari, e il
demone dalla vita frenetica Crowley. Essendo stati sulla Terra sin
dall’Inizio, e avendo ormai sventato l’Apocalisse, Aziraphale e
Crowley stanno tornando a una comoda vita tra i mortali a Soho,
Londra, quando un messaggero inaspettato li mette davanti a un
mistero sorprendente.
Neil Gaiman è nuovamente executive
producer e sarà co-showrunner con l’executive producer Douglas
Mackinnon, che tornerà anche alla regia. Rob Wilkins di Narrativia,
in rappresentanza di Terry Pratchett, John Finnemore e l’head of
comedy di BBC Studios Productions Josh Cole saranno anche executive
producer, con Finnemore co-writer insieme a Gaiman. Good
Omensè basato sull’amatissimo
best-seller internazionale scritto da Terry Pratchett
(Hogfather) e Gaiman. La nuova stagione è prodotta da
Amazon Studios, BBC Studios Productions, The Blank Corporation e
Narrativia.
JON HAMM
Il ritratto ricco di sfumature del
potente advertising executive Don Draper nella pluripremiata serie
drama di AMC Mad Men ha portato definitivamente Jon
Hamm ad essere uno degli attori più talentuosi e versatili di
Hollywood. Hamm ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui un
Emmy Award nel 2015 come miglior attore in una serie drammatica, i
Golden Globe nel 2016 e 2008, i Television Critics Association
Awards nel 2011 e 2015, un Critics’ Choice Television Award nel
2011, oltre a molteplici nomination della Screen Actors Guild.
Mad Men ha concluso la sua settima e ultima stagione il 17
maggio 2015
Hamm è attualmente impegnato nella
produzione di Maggie Moore(s) in cui reciterà al fianco di
Tina Fey. Il film è diretto da John Slattery. All’inizio di
quest’anno Hamm ha completato la produzione di Fletch, che
Hamm produrrà insieme al manager/producer Connie Tavel. Greg
Mottola, i cui crediti includono Suxbad – Tre menti sopra il
pelo, Adventureland e Arrested Development – Ti
presento i miei, dirigerà da una sceneggiatura di Zev Borrow.
Di recente, Hamm è anche stato guest star nella decima
stagione di Curb Your Enthusiasm, con i critici che hanno
definito la sua interpretazione di Larry David “ispirata” e un
“momento clou della stagione”. L’anno prossimo lo vedremo nel tanto
atteso Top Gun: Maverick con Tom Cruise e Miles Teller.
Nel 2020, Jon è apparso al fianco di Emily Blunt in Il profumo
dell’erba selvatica di John Patrick Shanley. Nel 2019, ha
recitato nella serie Good
Omens di Neil Gaiman per Amazon e nel film
d’esordio alla regia di Noah Hawley, Lucy in the Sky, con
Natalie Portman. Inoltre, Hamm ha recitato in The Report
di Scott Z. Burns al fianco di Annette Benning e Adam Driver, e in
Richard Jewell, diretto da Clint Eastwood.
Nel 2018, ha recitato in 7
sconosciuti a El Royale di Drew Goddard per la Twentieth
Century Fox e nella commedia della Warner Bros. Prendimi!
al fianco di Ed Helms e Jeremy Renner. Ha anche recitato in
Beiruit di Tony Gilroy con Rosamund Pike. Hamm ha
interpretato un ex diplomatico statunitense che torna in servizio
per salvare un ex collega. I critici hanno definito la performance
di Hamm il suo “miglior lavoro”.
Nel 2017 Hamm ha recitato nel
thriller di grande successo Baby Driver – Il genio della
fuga di Edgar Wright, al fianco di Ansel Elgort, Kevin Spacey
and Jamie Foxx. Hamm è apparso anche nel film indipendente
Marjorie Prime.
Nel 2016 Hamm ha recitato in Al
passo con i Jones della 20th Century Fox, al fianco di Zach
Galifianakis e Isla Fisher. Nel 2015 Hamm ha prestato la sua voce
al film d’animazione di grande successo della Universal Pictures,
I Minions, al fianco di Sandra Bullock e Steve Coogan. I
precedenti lavori cinematografici di Hamm includono Million
Dollar Arm della Disney, basato su una sceneggiatura di Thomas
McCarthy e diretto da Craig Gillespie, Friends With Kids,
scritto e diretto da Jennifer Westfeldt, Bridesmaids con
Kristen Wiig, The Town di Ben Affleck, il thriller fantasy
di Zack Snyder Sucker Punch, Urlocon James Franco,
Shrek e vissero felici e contenti, in cui ha doppiato il
personaggio di Brogan, Ultimatum alla Terra con Keanu
Reeves, Ira & Abby di Jennifer Westfeldt e Kissing Jessica
Stein, e Noi eravamo soldati.
Le apparizioni di Hamm nella
commedia vincitrice di un Emmy, 30 Rock, dal 2009 al 2012
gli sono valse tre nomination agli Emmy come miglior attore ospite
in una serie comica. Ha anche condotto il Saturday Night
Live tre volte, una nel 2008 e due nel 2010 con grande
successo di critica. Oltre a Mad Men, Hamm appare anche nella
seconda stagione di Unbreakable Kimmy Schmidt di Netflix
creata da Tina Fey e Robert Carlock. Hamm ha interpretato il
reverendo Richard Wayne Gary Wayne, il profeta anziano che inganna
quattro donne facendole prigioniere per 15 anni mentre credono di
essere sopravvissute all’Apocalisse. Il ruolo gli è valso una
nomination agli Emmy come miglior attore ospite in una serie
comica. I suoi ruoli televisivi includono Appunti di un giovane
medico, una miniserie della BBC in cui recita al fianco di
Daniel Radcliffe e executive produced del film di Larry David
Le idee esplosive di Nathan Flommper HBO. Hamm ha attirato
l’attenzione del pubblico per la prima volta nella serie della NBC
Providence. Ingaggiato per un ruolo cameo, ha
impressionato così tanto i produttori che è finito con una serie di
18 episodi.
Nativo di St. Louis, Missouri, Hamm
ha conseguito la Laurea in Arte in inglese all’Università del
Missouri-Columbia e attualmente risiede a Los Angeles.
DOON MACKICHAN
Doon è meglio conosciuta per il suo
vasto lavoro nella commedia sia come scrittrice che come attrice. I
suoi crediti più importanti includono, la serie di Channel 4
nominata due volte agli Emmy, Smack the Pony, la sitcom
della BBC1 Beast, Knowing Me, Knowing You con
Alan Partridge sempre sulla BBC e Toast of London, per la
quale Doon ha ricevuto una nomination come migliore attrice ai
British Comedy Awards.
Doon è anche nota per aver
interpretato il ruolo di Cathy in cinque serie di Two Doors
Down sulla BBC.
Altri ruoli includono La duchessa per Netflix,
Flack per Pop TV, Pure per Channel 4, il
lungometraggio di Ben Wheatley, Happy New Year, Colin
Burstead, presentato in anteprima al BFI London Film Festival
e successivamente trasmesso su BBC2, Good
Omens al fianco di David Tennant, Michael
Sheen e Jon Hamm.
In teatro, Doon ha recentemente
recitato nella produzione del National Theatre Twelfth
Night diretta da Simon Godwin. Altri ruoli includono
Loot al Tricycle Theatre, L’ispettore generale al
Young Vic, The Queen and I, in cui ha interpretato la
principessa Diana alla Royal Court insieme a ROAD di Jim
Cartwright, prima di andare a Leicester Haymarket. Doon è stata
nella produzione nominata da Olivier di Jumpy per il Royal
Court/Duke of York’s Theatre, per il quale è stata nominata come
migliore attrice non protagonista in una commedia ai Whatsonstage.com
Awards nel 2012. Inoltre, Doon è apparsa in Madre Coraggio
al National Teatro nel ruolo di Yvette.
LIZ CARR
Liz è conosciuta per il suo ruolo
di formidabile esaminatore forense, Clarissa Mullery, in
Testimoni silenziosi (BBC One). Altri crediti televisivi
includono Devs(FX), The OA (Netflix) e I
miserabili (BBC One). Liz sarà presto vista nelle serie
TV Independence Day (BBC), This is Going to Hurt
(BBC) e The Witcher(Netflix). Può essere vista al fianco
di Mark Wahlberg nel thriller fantascientifico della Paramount
Infinite. I lavori teatrali includono And Others
(National Theatre), Abnormally Funny People (Soho Theatre)
e l’acclamato The Normal Heart (National Theatre).
QUELIN
SEPELVEDA
Quelin si è laureata alla LAMDA nel
2020. Da quando si è laureata, i suoi lavori includono uno dei
ruoli principali al fianco di Tom Hardy in Havoc – Fuori
controllo di Gareth Evans per Netflix e L’uomo che cadde
sulla Terra(Showtime) con Chiwetel Ejiofor.
SHELLEY CONN
Shelley di recente ha recitato
nella seconda stagione di Liar per BBC/Sundance TV,
Gli irregolari per Netflix e The Deceived per
Channel 5 e Virgin Media. In precedenza è stata vista in The
Rook per Starz e Deep State per Endor ed Epix. È
stata anche una delle protagoniste della serie NBC
Heartbeat, della serie originale di Lifetime The
Lottery, 24: Live Another Day per Fox e Terra
Nova per Steven Spielberg. Tra i suoi numerosi progetti
televisivi inglesi di alto profilo ci sono Mistresses –
Amanti, W1A, Party Animals, Strike Back
– Senza regole, Marchlands (The Oaks), Dead
Set, Back e Raw per RTE in Irlanda.
I lavori cinematografici di Conn
includono La fabbrica di cioccolato con Johnny Depp, il
film di James L. Brooks Come lo sai, Curry, amore e
fantasia e Love Sarah. Conn è apparso su Variety
come uno dei 10 migliori volti da guardare in TV.
Sul palco Shelley è stata
recentemente vista recitare in The Doctor, che ha appena
completato le esibizioni all’Adelaide Festival 2020 e che doveva
trasferirsi nel West End ad aprile, tuttavia a causa del Covid-19
questo è stato purtroppo sospeso. Altri importanti lavori teatrali
per Conn sono le stagioni multiple alla Royal Shakespeare Company
tra cui The Roman Actor, The Island Princess e
Tutto è bene quello che finisce bene. È stata la
protagonista di Contact Theatre, la produzione di Manchester di
An Unsuitable Girl diretta da Kully Thiarai. Altri lavori
includono I monologhi della vagina (Royal Festival Hall),
Miss Julie (Tara Arts) e Muslim Voices (Royal
Court).
In occasione del nuovo episodio
Directors on Directors di Variety, che ha
visto ospiti James Cameron e Denis
Villeneuve, abbiamo appreso che i sequel di
Avatar si svolgeranno parzialmente anche sulla
Terra.
Sebbene Cameron non si lasci
sfuggire troppo, rivela che i sequel di Avatar a
cui ormai lavora da diversi anni saranno diversi dal primo film,
nel senso che parti di queste nuove storie si svolgeranno anche
sulla Terra oltre che nel mondo immaginario di Pandora.
“Proprio come
Dune si svolge attraverso i mondi, gli Avatar
successivi si svolgono attraverso, certamente attraverso due mondi,
perché parte degli eventi si svolgono sulla Terra mentre la storia
si evolve”.
Avatar
2debutterà
il 16 dicembre 2022, seguito dal terzo
capitolo il 20 dicembre 2024. Per il quarto e
quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche
anno: 18 dicembre 2026 e 22
dicembre 2028.
Il cast della serie di film è
formato da Kate
Winslet, Edie
Falco, Michelle Yeoh, Vin
Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia Sam
Worthington, Zoe
Saldana, Stephen
Lang, Sigourney
Weaver, Joel David
Moore, Dileep
Rao e Matt Gerald.
Ci sono stati sette film live-action
dell’Uomo Ragno, compresi due reboot del franchise e, come
sappiamo, Spider-Man: No Way Home ha portato in scena
praticamente tutti i villain con cui Peter Parker
si è scontrato. Da Green Goblin e Doc
Oc, passando per Electro e
l’Avvoltoio, la maggior parte dei migliori
avversari di Spider-Man sono diventati celebri grazie alle
trasposizioni sul grande schermo.
Ad ogni modo, non tutti i villain
più oscuri di Spider-Man hanno avuto l’opportunità
di brillare in live-action: la schiera di antagonisti dell’Uomo
Ragno è davvero ampia nei fumetti ed ecco i 10 migliori tra questi
che speriamo di poter vedere presto in qualche futuro film.
1Kingpin
Anche se Wilson Fisk è più un
villain di Daredevil, nei fumetti
Kingpin ha frequenti scontri anche con
Spider-Man. Spidey è agile e
veloce mentre Kingpin è inspiegabilmente tarchiato
e lento, ma dall’immensa forza bruta, quindi ne verrebbe fuori un
divertente scontro fisico.
Ciò
che è più interessante riguardo a Kingpin è che si
tratta di un personaggio pubblico che cerca di mantenere la sua
funzione di signore del crimine super segreta, per non essere
affrontato o perseguito. Gli eroi cercano spesso di affrontarlo da
un punto di vista legale o di diffamazione pubblica, e lo stesso
potrebbe essere fatto con Spider-Man sfruttando la
sua posizione lavorativa in una testata giornalistica (se mai
finiranno per mettere il Peter Parker di Tom Holland in quella posizione). Una
storyline come questa potrebbe inoltre comportare un team-up con
Daredevil. Ricordiamo che Kingpin è comparso in
live action, sia al cinema, con Michael Clarke
Duncan, che in tv, con Vincent D’Onofrio,
ma in entrambi casi era contro il Diavolo di Hell’s
Kitchen.
Ora che Spider-Man: No Way
Home è in sala, tutte le attenzioni del fan Marvel sono rivolte verso il
prossimo capitolo del grande racconto della Fase 4 del MCU, ovvero
Doctor Strange 2: nel Multiverso della
Pazzia.
Proprio
come già capitato qualche settimana fa, arrivano ancora dai
Toys alcune anticipazioni su nuovi costumi per lo Stregone Supremo
e nuovi personaggi, in particolari allievi di Strange noti ai
lettori di fumetti.
Ecco di seguito le statuine Marvel
Legends che raffigurano Rintrah, l’allievo minotauro di Strange e
lo stesso Doctor Strange con un look completamente nuovo!
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America
Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.
Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo
anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe
apparire in un cameo anche Bruce
Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
Dopo la pubblicazione del
primo concept, sappiamo che il film su Blue
Beetle si sta avvicinando alla fase di riprese.
Ora, sono stati annunciati un cambiamento nel suo modello di
distribuzione e una data di uscita ufficiale.
Warner Bros. e DC Films hanno
rivelato oggi che il film è ora un progetto cinematografico. Una
data di uscita di Blue
Beetle è stata fissata ora per il 18 agosto 2023.
Attualmente è l’unico film programmato per un’uscita in quel
giorno.
Cosa sappiamo su Blue Beetle?
Blue
Beetle è un personaggio immaginario dei fumetti; venne
pubblicato negli Stati Uniti d’America da diverse case editrici a
partire dal 1940; è un supereroe che ha avuto nel tempo diversi
alter ego.
Kord “è saltato” nell’universo DC
Comics durante Cisis on Infinite Earths insieme a un
certo numero di altri personaggi di Charlton Comics. Il
secondo Blue
Beetle in seguito ha recitato nel suo fumetto di 24
numeri. Kord non ha mai avuto superpoteri, ma ha usato la
scienza per creare vari dispositivi che lo aiutassero a combattere
il crimine. È diventato un membro della Justice League of
America ed è stato successivamente ucciso durante
il crossover Infinite Crisis della DC
Comics .
Il terzo Blue
Beetle, creato dalla DC Comics, è Jaime Reyes,
un adolescente che ha scoperto che lo scarabeo originale di Blue
Beetle si è trasformato in una tuta da battaglia che gli ha
permesso di combattere il crimine e viaggiare nello
spazio. Nel corso degli anni Reyes è diventato un membro
dei Teen Titans e ha recitato in due serie a fumetti di
Blue Beetle. Nel reboot “New 52” del 2011 della DC Comics,
Jaime Reyes era il personaggio principale di Blue Beetle,
riferendosi solo occasionalmente alle versioni precedenti. Con
la successiva revisione di continuità “DC Rebirth”, sono state
ripristinate le versioni precedenti.