I primi sei episodi di
The Sandman
Stagione 2 arrivano domani e Netflix ha pubblicato due nuove clip, una delle
quali presenta il ritorno di Gwendoline Christie nei panni di Lucifero. La
prima introduce l’inevitabile confronto tra Sogno e Lucifero,
mentre Caino consegna un messaggio al sovrano dell’Inferno: Morfeo
sta tornando negli inferi per liberare Nada, con o senza
permesso.
Abbiamo anche una breve anteprima di
una scena di “Brief Lives“, in cui
Delirio fa visita al fratello maggiore nella speranza di
convincerlo ad aiutarla a cercare un altro membro della famiglia
degli Eterni che ha abbandonato la sua posizione molti anni fa,
Distruzione.
Una sinossi aggiornata recita:
“Dopo un fatidico ricongiungimento con la sua famiglia, Sogno
degli Eterni (Tom Sturridge) deve affrontare una
decisione impossibile dopo l’altra mentre cerca di salvare se
stesso, il suo regno e il mondo della veglia dalle epiche
conseguenze delle sue malefatte passate. Per fare ammenda, Sogno
deve confrontarsi con amici e nemici di lunga data, divinità,
mostri e mortali. Ma il cammino verso il perdono è pieno di colpi
di scena inaspettati, e la vera assoluzione potrebbe costargli
tutto. Basata sull’amata e pluripremiata serie di fumetti DC, la
seconda stagione di “The Sandman” racconterà l’arco narrativo di
Sogno per intero fino alla sua emozionante conclusione”.
La seconda stagione vede
protagonisti Tom Sturridge, Kirby Howell-Baptiste, Mason
Alexander Park, Donna Preston, Esmé Creed-Miles, Adrian Lester,
Barry Sloane, Patton Oswalt, Vivienne Acheampong, Gwendoline
Christie, Jenna Coleman, Ferdinand Kingsley, Stephen Fry, Asim
Chaudhry, Sanjeev Bhaskar, Razane Jammal, Ruairi O’Connor, Freddie
Fox, Clive Russell, Laurence O’Fuarain, Ann Skelly, Douglas Booth,
Jack Gleeson, Indya Moore e Steve
Coogan.
In quella che dev’essere l’aggiunta
più sorprendente al film live-action di Street
Fighter, la star di The
Suicide Squad, David Dastmalchian, si è unito al cast nel
ruolo del cattivo principale, il formidabile M. Bison!
L’attore è diventato un pilastro del
cinema e della televisione grazie a memorabili ruoli secondari, ma
questo segnerà il suo ruolo più importante fino ad oggi.
Dastmalchian è apparso di recente in The Life of
Chuck e ha ricevuto ampi elogi per il suo lavoro in
Late Night with the Devil. Gli appassionati di
fumetti lo conosceranno soprattutto per aver interpretato Kurt
nella serie Ant-Man e l’Uomo a Pois in The
Suicide Squad. Ha anche doppiato
diversi personaggi DC, tra cui Calendar Man e il Pinguino, e ha
interpretato Abra Kadabra in The
Flash.
I prossimi impegni di Dastmalchian
sono Dexter: Resurrection e la seconda stagione
della serie di successo NetflixOne Piece, dove interpreterà
il malvagio Mr. 3.
Tornando a M. Bison, è il principale
antagonista della serie di videogiochi Street
Fighter. Il tirannico leader dell’organizzazione criminale
Shadaloo, desideroso di dominare il mondo, Bison esercita il suo
potere psicotico, un’energia oscura che aumenta la sua forza e gli
permette di controllare la mente.
Deadline (tramite
GameFragger.com) ha rivelato che
David Dastmalchian si è unito al cast del
film live-action di Street Fighter della Legendary
Entertainment nel ruolo del cattivo principale, M.
Bison. Segue a ruota anche un altro annuncio di casting,
Nexus Point News che riporta che Cody Rhodes, il
wrestler statunitense sotto contratto con la WWE, è ora in
trattative per interpretare Guile.
È stato poi recentemente confermato
che la superstar della WWE Roman Reigns
interpreterà il malvagio Akuma nel prossimo film
di Street Fighter della Legendary Entertainment.
A completare il cast ci sono
Andrew Koji nei panni di Ryu, Noah
Centineo nei panni di Ken, Callina Liang
nei panni di Chun-Li, 50 Cent nei panni di Balrog,
Jason Momoa nei panni di Blanka e
Orville Peck nei panni di Vega. Kitao
Sakurai (Bad Trip) dirige il film da una sceneggiatura di
Dalan Musson (Captain America: Brave New
World).
Dal lancio di Street
Fighter nel 1987, la serie ha venduto oltre 49 milioni di
copie in tutto il mondo, diventando uno dei franchise di
videogiochi più noti e di maggior incasso di tutti i tempi.
Oltre ai film basati su IP
originali, Legendary vanta una comprovata esperienza di successo
negli adattamenti, inclusi franchise di videogiochi di spicco. Tra
i titoli recenti figurano Dune, vincitore di sei premi Oscar, per non
parlare dei numerosi capitoli del suo Monsterverse cinematografico,
e film come Detective Pikachu ed Enola
Holmes.
Hollywood ha tentato di adattare
Street Fighter in passato, incluso un film del
1994 che si è rivelato un fiasco. Il film vedeva tra i suoi
interpreti Jean-Claude Van Damme, Kylie Minogue, Ming-Na
Wen e il compianto Raul Julia, tra gli
altri, mentre un film del 2009, Street Fighter: The Legend
Of Chun-Li, con l’ex star di
SmallvilleKristin
Kreuk, è stato anch’esso un flop.
Quando abbiamo parlato con
Dastmalchian per Batman: Il lungo Halloween, gli
abbiamo chiesto quale dei suoi numerosi ruoli nei fumetti fosse il
suo preferito.
“[Ride] Oh, è impossibile
scegliere. Se guardi nel mio ufficio o se avessi guardato nella mia
stanza molti anni fa, e ora sono un ‘adulto’, tra virgolette, è un
ufficio, ma ora ho sistemato le migliaia di fumetti che ho
collezionato”, ha esordito l’attore. “Posso passare dalla
Justice League a Detective Comics, fino al mio
amore per la Marvel, la Dark Horse, l’Image e la
Boom, e chi più ne ha più ne metta!”
“Per me, c’è così tanto lavoro
magnifico e così tanti personaggi che persone brillanti hanno
immaginato nel tempo, per me è difficile quantificare esattamente
quale personaggio mi piaccia di più. Ognuno di loro è unico e sono
come i tuoi figli o qualcosa del genere quando riesci a dargli
vita”, ha continuato Dastmalchian. “Dirò anche che è stata
una sfida pensare a Tim Sheridan nell’adattare uno dei più grandi
successi del fumetto di tutti i tempi. Pensa a quello che hanno
fatto Jeph Loeb e Tim Sale e scopri che ha ispirato così tanti
fumetti. È diventato canonico e i dialoghi e la sceneggiatura sono
fatti così bene. È così bello e la sceneggiatura è davvero
splendida, quindi è stato molto divertente affondarci i
denti.”
Street Fighter non
ha una data di uscita confermata. Restate sintonizzati per gli
aggiornamenti non appena li avremo.
The Old
Guard (qui la recensione) di Netflix
si è concluso con scene d’azione davvero emozionanti e un colpo di
scena che prepara perfettamente il terreno per il sequel: ecco
quindi una sintesi di tutto ciò che è accaduto nel finale. Ideata
da Greg Rucka e Leandro
Fernández, la storia è nata come serie a fumetti.
Pubblicato nel 2017, The Old Guard Vol 1: Opening Fire è
stato edito da Image Comics e ha avuto cinque
numeri. Accolta con favore sia dalla critica che dagli appassionati
di fumetti, Rucka e Fernández hanno poi prodotto un seguito,
The Old Guard Vol 2: Force Multiplied. Estremamente
fedele al materiale originale, il film The Old
Guard realizzato per Netflix ruota attorno a un gruppo di immortali.
Guidato da Andromaca di
Scizia, alias Andy (Charlize
Theron), il gruppo ha trascorso secoli a combattere
per l’umanità. Dopo innumerevoli guerre, il film riprende ai giorni
nostri con il gruppo eterogeneo che lavora generalmente come
mercenari. Contro il parere di Andy, accettano una missione di
salvataggio dall’ex agente della CIA James Copley
(Chiwetel
Ejiofor). Sfortunatamente, la missione si rivela una
trappola che espone le loro abilità a Steven
Merrick (Harry Melling), un uomo d’affari
spietato che cerca di sfruttarli per guadagno finanziario. La
missione del gruppo di evitare la cattura è ulteriormente
complicata dall’emergere di un nuovo immortale: Nile
Freeman (KiKi Layne).
Inoltre, nel terzo atto del film si
scopre che Andy ha perso i suoi poteri. Nonostante ciò, rimane
determinata a sconfiggere Merrick e a salvare i suoi amici
catturati. Allo stesso modo, Nile supera la sua esitazione a
lasciarsi alle spalle il mondo che conosce e consolida la sua
posizione nella squadra combattendo al fianco di Andy. A loro si
uniscono Copley e Booker (Matthias
Schoenaerts), entrambi desiderosi di espiare i loro
tradimenti passati. Uscita vittoriosa e nuovamente libera dalla
persecuzione, la squadra passa a un nuovo status quo con un
rinnovato senso di scopo. Tuttavia, con un colpo di scena finale
che rivela il ritorno di una figura perduta da tempo del passato di
Andy, rimangono diverse domande aperte per un potenziale
sequel.
A metà di The Old
Guard, Andy si rende conto che una ferita da taglio che ha
subito non sta guarendo. Il fatto che abbia perso la sua
immortalità le viene ribadito quando viene colpita da Booker.
Sebbene stia tradendo la squadra, lui crede ancora che lei guarirà.
Quando ciò non accade, Copley le chiede come abbia perso i suoi
poteri. Il film non offre una risposta a questa domanda; si afferma
solo che gli immortali perdono il loro potere in modo casuale, così
come lo ottengono. Ciò non è determinato dall’età, dal numero di
immortali nel mondo, dal numero di ferite accumulate o da qualsiasi
altra cosa. I personaggi credono di avere un tempo prestabilito e
che sia solo questione di arrivare a quel momento.
Rucka ha creato il fumetto originale
senza alcun desiderio di approfondire come funziona tutto questo,
ma piuttosto per affrontare le conseguenze emotive e il tumulto che
l’immortalità provoca. Pertanto, il modo in cui Andy ha perso i
suoi poteri probabilmente non verrà esplorato, a meno che un nemico
incombente non abbia trovato un modo per disattivare l’abilità nel
mondo dell’adattamento cinematografico. Il perché di tutto ciò,
tuttavia, può essere facilmente scoperto nei temi del film.
All’inizio del film, Andy esprime la sua stanchezza della vita e la
convinzione che il mondo sia ormai irrecuperabile. In breve, Andy
aveva perso la fede, sia nell’umanità che nella sua missione.
Tuttavia, diventando mortale, ha
nuovamente capito quanto sia preziosa la vita. Come afferma un
personaggio, “la vita non ha senso se non vale la pena di essere
vissuta”. Perdendo il suo potere di vivere per sempre, Andy
riscopre la sua voglia di vivere. Inoltre, decide di vivere al
massimo, sapendo che ora la sua vita è finita. Questo cambiamento
di atteggiamento è ulteriormente rafforzato dalla nuova
consapevolezza di come le sue azioni abbiano aiutato. Essendo stata
immersa nelle battaglie e poi essendo andata avanti, Andy non era
mai stata a conoscenza del quadro generale. Alla fine viene
introdotta a questo da Copley, che le rivela come ogni persona che
ha salvato abbia portato a sua volta un beneficio monumentale
all’umanità.
Anche se la vera fonte
dell’immortalità della squadra non verrà rivelata completamente,
rimane chiaro che c’è un potere superiore all’opera e un elemento
di destino in gioco. In quanto tale, la perdita dell’immortalità da
parte di Andy è probabilmente parte di questo destino, uno sviluppo
necessario per portarla dove deve andare. Questo fatto è reso
ancora più evidente nella scena con il chimico, durante la quale
Andy viene trattata con gentilezza e compassione. Il suo nuovo
stato di vulnerabilità la porta direttamente a un momento che le
ricorda ulteriormente il bene di cui l’umanità è capace. A sua
volta, lei giura ancora una volta di combattere per loro.
La nuova squadra di The Old Guard e
l’esilio di Booker
Dopo la morte di Merrick e la
sconfitta delle sue forze, il gruppo ottenne finalmente la libertà
di rivalutare la situazione. Sebbene Booker fosse stato coinvolto
nell’operazione per salvare i loro amici, il suo tradimento nei
confronti della squadra non era stato dimenticato. Allo stesso
modo, ad eccezione della disponibilità di Nile a lasciar perdere
con delle scuse, non era stato perdonato. Normalmente, Andy lo
avrebbe giustiziato. Tuttavia, dato che Booker era immortale, la
squadra ha invece votato per esiliarlo per 100 anni. Anche se gli
immortali non sanno mai quando torneranno mortali, si prevede che
Booker vivrà facilmente fino a quel momento, avendo solo pochi
secoli di vita rispetto agli altri.
Dato che Andy non è più immortale,
lei e Booker si sono separati credendo che fosse l’ultima volta che
si sarebbero visti. Nile stessa ha scelto di rimanere con la
squadra e di prendere effettivamente il suo posto. Anche se per
tutto il film ha desiderato tornare dalla sua famiglia e alla sua
vecchia vita, tutto è cambiato nel terzo atto di The Old
Guard. Vedendo con i propri occhi i segni di un potere
superiore che agisce attraverso le azioni degli immortali, ha
deciso di unirsi a loro. A tal fine, si unirà a loro anche
Copley.
Egli fungerà da responsabile del
gruppo man mano che questo diventerà una squadra di operazioni
segrete attiva e indipendente. Pertanto, in un possibile sequel, la
squadra sarà composta da Andy, Joe, Nicky, Nile e Copley. Tuttavia,
data la scena dei titoli di coda, è probabile che Booker torni nel
gruppo molto prima di quanto previsto dall’esilio, oppure finisca
per lavorare di nuovo contro di loro, se il tempo trascorso
sott’acqua ha reso Quyhn malvagia. C’è anche la possibilità che nei
film futuri emergano altri immortali.
Perché Copley ha davvero cambiato
schieramento
Il retroscena di Copley è stato
approfondito maggiormente sullo schermo. Mentre il tradimento del
suo omologo nei fumetti era motivato semplicemente dal denaro, la
versione di Ejiofor è infinitamente più tragica. Dopo aver perso la
moglie a causa della SLA, il suo dolore lo ha spinto a cercare di
liberare l’umanità dalla malattia e di evitare alle persone di
dover passare ciò che ha passato lui. Nel perseguire questo
obiettivo, ha aiutato a consegnare gli immortali a Merrick.
Tuttavia, Copley si rese conto che gli obiettivi di Merrick non
erano affatto altruistici come i suoi, ma semplicemente motivati
dal potenziale profitto.
Inoltre, assistette in prima persona
alla natura immorale dei medici che conducevano gli esperimenti su
Joe (Marwan Kenzari) e
Nicky (Luca
Marinelli) e al sadismo smisurato di Merrick quando li
pugnalò per puro divertimento personale. A questo punto, Copely
aveva già accumulato una grande quantità di prove riguardo al bene
che Andy e il suo team avevano compiuto. Affermò che il bene nato
dalle azioni del gruppo era cresciuto in modo esponenziale nel
corso dei secoli. Sebbene avesse tentato di accelerare le cose
costringendo gli immortali ad aiutare l’umanità, ribadì che c’era
uno scopo più alto nei loro viaggi.
Inoltre, era colpito dal fatto che
Andy avesse perso i suoi poteri ma continuasse comunque a lottare
per fare la cosa giusta ed eroica. Era commosso dal fatto che Andy
continuasse a combattere e a mettersi in gioco per l’umanità, anche
da mortale. Di conseguenza, senza dubbio era diventata una scelta
su come onorare al meglio la memoria di sua moglie e aiutare il
mondo allo stesso modo. In base a questi presupposti, aiutare Andy
e il suo gruppo era la decisione più in linea con la morale di
Copley. Allo stesso modo, era il modo più sincero per redimersi dal
suo iniziale tradimento.
In uno dei momenti più strazianti di
The Old Guard, è stato rivelato che la storia di
Quynh (Veronica Ngo) era
culminata in un destino peggiore della morte. Dopo aver trascorso
secoli insieme, Quynh e Andromache furono catturate e processate
come streghe. Furono uccise insieme in diversi modi, ma
continuavano a tornare in vita. Sebbene inizialmente le due
credessero che sarebbero state bruciate sul rogo, un destino molto
più crudele attendeva Quynh quando la porta della loro cella fu
aperta. Accolta dalla vista del dispositivo di tortura medievale
noto come vergine di ferro, l’eterna guerriera fu rinchiusa al suo
interno e gettata in mare. Lì, era condannata ad annegare più e più
volte.
Non è chiaro perché Andy non abbia
subito lo stesso destino, ma lei ha rivelato di essere fuggita poco
dopo. Nonostante gli sforzi di Andy, non è mai riuscita a ritrovare
la sua compagna perduta. La fine del film ha rivelato, tuttavia,
che Quynh era in realtà libera dalla sua prigione infernale e stava
ora perseguendo un proprio obiettivo. La cronologia della libertà
di Quynh è volutamente confusa. Quando Nile è emersa per la prima
volta come immortale, ha fatto dei sogni sugli altri. Dato che
anche loro avevano sogni simili su di lei, Andy afferma che i sogni
segnalano la presenza di un nuovo immortale e che devono trovarsi
l’un l’altro.
Niles menziona che Quynh faceva
parte del suo sogno: poteva vederla ancora rinchiusa nella sua bara
e sentire la follia che aveva devastato la guerriera caduta.
Pertanto, a meno che la visione non fosse più metaforica delle
altre, Quynh era ancora intrappolata per la maggior parte degli
eventi del film. Tuttavia, il fatto che beva acqua con disinvoltura
implica che abbia superato da tempo qualsiasi residuo di trauma che
il liquido potrebbe comprensibilmente provocare. Altrettanto poco
chiaro è come Quynh sia sfuggita al suo destino. Sebbene i fumetti
potessero fornire un indizio al riguardo, il film ha apportato
diverse modifiche al personaggio. In primo luogo, il personaggio
era inizialmente giapponese e si chiamava Noriko.
Quando Ngo è stata scelta per il
ruolo, tuttavia, il personaggio è stato reso vietnamita e il nome è
stato cambiato di conseguenza. In secondo luogo, il fumetto
stabiliva che era stata semplicemente spazzata via durante una
tempesta, piuttosto che intrappolata consapevolmente sott’acqua. Di
conseguenza, i dettagli della fuga di Quynh saranno interamente
frutto della versione cinematografica e probabilmente saranno
rivelati nel sequel. Nile ha anche menzionato, tuttavia, di aver
visto Quynh colpire la sua prigionia con pugni e ginocchia.
Pertanto, è possibile che il deterioramento del metallo e la sua
incessante determinazione nel corso di 500 anni abbiano alla fine
dato i loro frutti.
Date le modifiche rispetto al
materiale originale, anche la natura esatta del piano di Quynh
potrebbe subire molteplici cambiamenti. Tuttavia, le ragioni alla
base di esso saranno probabilmente le stesse. Nel materiale
originale, lei arriva a credere che lo scopo degli immortali sia
quello di punire e tormentare gli esseri umani piuttosto che
proteggerli e guidarli. Questa ideologia si adatta bene al
dettaglio aggiuntivo del film secondo cui Quynh ha sofferto per
mano dell’umanità. Tra uno scontro e l’altro, cerca persino di
convincere Andy ad aderire al suo modo di pensare. Rivolgendosi a
Booker, è chiaro che Quynh sta cercando un modo per arrivare ad
Andy, sia per vendicarsi direttamente per non essere mai stata
salvata, sia per creare una squadra di immortali più in linea con i
suoi obiettivi per l’umanità.
Charlize Theron, Matthias Schoenaerts e Luca Marinelli in The Old
Guard. Foto di AIMEE SPINKS/NETFLIX.
Come The Old Guard
prepara il terreno per un sequel
Il potenziale per futuri sequel è
apparentemente infinito come la vita degli immortali. Per molti
versi, The Old Guard potrebbe essere interpretato
come una sorta di storia delle origini. Ora che i personaggi e le
dinamiche sono stati stabiliti, un sequel potrebbe offrire
un’avventura davvero personale fin dall’inizio. Il ritorno di Quynh
si presterà sicuramente alla natura personale della storia. Allo
stesso modo, il fatto di essere riuscita a rintracciare Booker
implica che lei abbia delle risorse considerevoli alle spalle.
Pertanto, qualunque sia la versione cinematografica del suo piano,
sarà altrettanto esplosiva. L’inclusione di Quynh offre anche
l’opportunità di avere un cattivo più sfumato rispetto a
Merrick.
Come ha detto la stessa regista
Gina
Prince-Bythewood a Collider: “La sequenza di
Quynh, per me, è stata davvero emozionante e mi sono affezionata a
questa donna intrappolata in questa orribile esistenza di
annegamento per 500 anni. La psicologia di questo fatto da sola…
volevo sapere cosa fosse successo”. La maggior parte dei fan
sarà probabilmente d’accordo e quindi sarà combattuta dalle
opinioni in qualche modo comprensibili di Quynh, anche se lei si
oppone agli eroi. Il finale del primo film prepara anche una vera e
propria redenzione per Booker. Basandosi sui fumetti, avrà un
momento difficile per mano di Quynh mentre lei cerca di
rintracciare Andy.
Con Copley ora a bordo, ci sono
anche ampie opportunità per nuove missioni che possono nascere
grazie a lui e ai suoi contatti, consentendo l’emergere di ancora
più azione ed elementi esplosivi. Prince-Bythewood ha anche
affermato che “c’è sicuramente altro da raccontare” e che
“Greg [Rucka] ha sempre immaginato questa storia come una
trilogia”. Considerando tutto ciò, è chiaro che ci sono già
molti elementi in atto per i futuri capitoli di The Old
Guard, oltre a molti intrighi che circondano sia i secoli
di storia non raccontata sia il tipo di mondo che la squadra di
Andy finirà per creare. Il primo dei sequel, The Old Guard
2è ora su Netflix dal 2 luglio.
Attenzione! Questo articolo
contiene SPOILER sulla prima stagione di Ironheart, episodi
4-6.
Ironheart (qui
la nostra recensione completa) si è concluso con grandi
sorprese, e una di queste fa finalmente avverare i desideri dei fan
del Marvel Cinematic Universe dopo una
lunga attesa. L’ultima serie TV del MCU ha avuto un programma di
uscita diverso da quello che ci si aspetta. Mentre
Echo ha distribuito in una volta sola,
Ironheart li ha pubblicati in due momenti.
La prima serie di tre episodi ha
introdotto il mondo della serie. Il cast di personaggi di Ironheart,
come Hood e la sua squadra, Zeke Stane (figlio
di Obadiah Stake, alias il primo cattivo del MCU), Natalie e
altri personaggi chiave hanno avuto un ruolo quando Riri Williams
(Dominique
Thorne) è stata espulsa dal MIT ed è entrata nel mondo
criminale per denaro.
Gli ultimi tre episodi di Ironheart
sono tutti incentrati su Riri che affronta le conseguenze delle sue
azioni. I nuovi episodi portano anche la trama di Natalie lungo due
percorsi diversi ma ugualmente sconvolgenti, e pongono fine alla
minaccia di Hood con il debutto di un villain più grande. La vita
di Riri cambia per sempre mentre Ironheart
si addentra ulteriormente nella magia e nel soprannaturale del
MCU.
Mefisto entra finalmente nel MCU
con un colpo di scena sorprendente
Le voci sul debutto del villain
erano vere, dopotutto
Il finale della prima
stagione di Ironheart,
forse anche il finale della serie, ha visto Mefisto entrare nel
MCU. Sebbene il personaggio abbia debuttato solo ora, si ipotizzava
che il diavolo si unisse al MCU fin da WandaVision
del 2021, quando le teorie sul debutto di Mefisto si susseguivano.
Si vociferava anche di un suo possibile arrivo in Agatha
All Along e Spider-Man: No Way Home.
Dopo un’attesa di quattro anni,
Mefisto è finalmente arrivato, e
le indiscrezioni secondo cui sarebbe stato interpretato da
Sacha Baron Cohen (Borat) si sono rivelate
accurate. Il personaggio è apparso per la prima volta per spiegare
la storia passata di Hood. L’episodio 6 di Ironheart
rivela come Mefisto abbia stretto un patto con Parker Robbins
(Anthony Ramos). Il cattivo lo ha salvato da una
rapina.
Poi, Mefisto si è offerto di dare a
Parker gli strumenti per diventare un “re”, chiedendo in cambio
qualcosa che non avrebbe perso. Nel presente, Mefisto si mostra a
Riri Williams, confermando di non essere Dormammu come lei aveva
pensato. Mefisto riesce quindi a stringere un patto con Riri,
riportando in vita la vera Natalie e sfregiandola come accaduto a
Hood.
Hood cerca aiuto con la “magia
pesante”
Ironheart continua la
tradizione Marvel delle scene post-credit
Dopo che la prima metà
della stagione lo ha preparato a esplodere contro Riri, gli episodi
finali di Ironheart hanno visto Hood
affrontare direttamente l’eroe. Prima, ha mandato la sua squadra a
ucciderla. Tuttavia, la lotta non si è conclusa con la sua morte.
L’episodio finale di Ironheart ha visto
uno scontro tra i due soli personaggi. La tuta di Riri era stata
potenziata con la magia.
Questo le ha permesso di essere alla
pari con Hood. Ora che aveva la magia dalla sua parte, Riri ha
usato il suo intelletto geniale per superare in astuzia il cattivo,
sconfiggendolo con relativa facilità, fingendo che la sua tuta
fosse stata distrutta prima di sconfiggerlo. Quando Riri toglie il
cappuccio a Parker, lui dice che gli fa male. Il cattivo rimane
segnato.
La scena post-credit di Ironheart
fa riapparire Hood per una sorpresa. Incontra Zelma Stanton nel suo
negozio per farsi aiutare con la “magia pesante”. A giudicare
dall’anticipazione, sembra che Parker voglia liberarsi delle
cicatrici o affrontare Mefisto. La sua moralità è stata messa in
discussione per tutta la stagione, quindi potrebbe verificarsi una
svolta.
Cosa significa questo colpo di
scena per il futuro di Natalie nel MCU
La migliore amica di Riri Williams
torna nella Terra dei Vivi
Sebbene il debutto di
Mefisto nel MCU sia certamente il punto di discussione più
importante negli episodi finali di Ironheart,
una delle sue azioni è quasi altrettanto importante. Alla fine
dell’episodio 6, viene rivelato che Mefisto ha riportato in vita
Natalie. Inizialmente, si pensa che possa trattarsi dell’IA di
NATALIE, eliminata nell’episodio 5 dopo che la tuta di Riri si è
fusa con la magia.
Tuttavia, Riri aveva detto a
Mefisto, quando le aveva offerto un accordo, che ciò che voleva
“non si poteva fare“. Ebbene, il cattivo ha poi mostrato
all’eroe che il diavolo può fare ciò che vuole nel MCU. Mentre si
abbracciano, cosa che non poteva fare con l’IA di NATALIE, Riri e
il pubblico si rendono conto che Mefisto ha apparentemente
resuscitato Natalie.
È così che finisce la serie, con
Riri che porta le stesse cicatrici di The Hood e la vera Natalie
tornata in vita. Se la seconda stagione di Ironheart
dovesse realizzarsi, la serie MCU esplorerebbe senza dubbio
ulteriormente il patto di Riri con Mefisto e come sia possibile che
Natalie sia viva. Per quanto riguarda l’IA di NATALIE, la
resurrezione dell’originale riduce le sue possibilità di
ritorno.
Ironheart dà al MCU il
successore del primo cattivo del franchise
Riri Williams crea un suo
cattivo
Infine, Joe, interpretato
da Alden Ehrenreich, era stato piuttosto chiaro
con Riri sul fatto che l’avrebbe aiutata con la sua bio-mesh se non
fosse stato possibile risalire a lui. Ciò si è ritorto contro di
lui, con l’episodio 4 di Ironheart che mostra come
il segreto del personaggio è stato rivelato al mondo. Mandato in
prigione, Zeke Stane si è unito al Hood per abbattere Riri e ciò lo
porta a scontrarsi contro Riri nell’episodio 5, che si conclude con
lui che la lascia in andare invece di ucciderla.
Zeke in definitiva vorrebbe essere
se stesso, ma Hood lo costringe a fare da guardia nel caso in cui
Riri bussi alla sua porta. Dopo averlo sconfitto nel finale, Riri
resetta completamente Zeke, liberandolo da Parker.
Alla fine, Riri e Zeke non sono
ancora in buoni rapporti nonostante lei lo abbia aiutato e Stane le
abbia risparmiato la vita. Con il suo segreto ora svelato, il suo
corpo potenziato con la bionica per diventare un’arma vivente e
Riri che ha stretto un patto col diavolo, i personaggi dovrebbero
combattere di nuovo in futuro. Questo se Ironheart
verrà rinnovato.
Entra nel vivo il programma di
Ciné, che anche per la giornata di
mercoledì 2 luglio promette un palinsesto
ricchissimo di convention, eventi, proiezioni e ospiti a
Riccione.
La giornata di mercoledì 2 si
aprirà in sala Concordia alle ore 9.30 dove, prima dell’avvio delle
convention della giornata, il pubblico di accreditati e addetti ai
lavori sarà accolto da uno speciale contenuto a sorpresa. Si entra
poi nel vivo delle convention con 01 Distribution
(ore 9.45) seguita da Eagle Pictures (ore 11.30) e
dalle presentazioni dei listini di Notorious
Pictures alla presenza di Monica
Guerritore per Anna e Diego
Abatantuono, Max Angioni e
Volfango De Biasi per Esprimi un
desiderio (ore 12.45) e FilmClub
Distribuzione (ore 13.15). Le convention proseguono nel
pomeriggio con Lucky Red (ore 15.30), BiM
Distribuzione (ore 17.00), per concludersi con i listini
di Plaion Pictures (ore 17.45) e Wanted
Cinema(ore 18.15).
Convegni e panel
ACEC – SdC propone il convegno
Proiezioni future: tre idee – tra AI e creatività umana
– per guardare con ottimismo allo sviluppo dell’esercizio
cinematografico (ore 14.30, Sala Polissena),
realizzato con il media partner The Hot Corn. Condotto da Don
Gianluca Bernardini (Presidente ACEC-SdC), il convegno vedrà gli
interventi di Giulio Base (Regista e Direttore del Torino Film
Festival), Lucia Cereda (Responsabile Sviluppo Medusa Film), Carlo
Rodomonti (Head of Marketing & Innovation Rai Cinema e Presidente
Unione Editori e Creators Digitali ANICA).
Tanti anche gli eventi speciali per
la giornata con la presentazione della terza edizione di
LED – Leader Esercenti Donne, il programma di
mentoring dedicato alle professioniste dell’esercizio
cinematografico promosso da ANEC – Associazione Nazionale Esercenti
Cinema (ore 18.30, Terrazza Cinecittà News) seguito dalla
presentazione di ANICA Empower Lab, progetto di
mentorship dell’Unione Editori e Distributori Cinematografici
dell’ANICA dedicata alle professioniste del settore (ore 19.00) e
dall’aperitivo a cura di Cinetel per brindare a 30
anni di innovazione nella raccolta e nell’analisi dei dati del
mercato theatrical in Italia (ore 19.30).
Le anteprime
In programma l’anteprima, riservata
agli esercenti, di Tutto quello che resta di te (All
that’s left of you)di Cherien Dabis
(ore 21.15, Cinepalace), un dramma familiare che attraversa tre
generazioni sotto l’occupazione israeliana in Palestina, in sala da
settembre con Officine UBU.
Le cucine del “The
Bear” non hanno ancora finito di cucinare. FX ha
rinnovato la serie per la quinta stagione.
La quarta stagione di “The
Bear” (qui
la nostra recensione), i cui 10 episodi sono stati pubblicati
su Disney+ il 25 giugno, segue
Carmy (Jeremy
Allen White), Sydney (Ayo
Edebiri) e Richie (Ebon
Moss-Bachrach) mentre continuano ad affrontare le
sfide della gestione del loro raffinato ristorante. Il cast include
anche Lionel Boyce, Liza Colón-Zayas, Oliver Platt, Abby
Elliott e Matty Matheson.
La serie è stata creata da
Christopher Storer, che è produttore esecutivo
insieme a Josh Senior, Joanna Calo, Cooper Wehde, Tyson Bidner,
Matheson, Hiro Murai e Rene Gube. Courtney Storer è co-produttrice
esecutiva e produttrice culinaria. La serie è prodotta da FX
Productions.
“‘The Bear’ continua a essere
uno dei programmi preferiti dai fan di tutto il mondo e la risposta
a questa stagione, come dimostrato dall’incredibile numero di
ascolti, è stata spettacolare come quella di tutte le stagioni
precedenti”, ha dichiarato John Landgraf, presidente di FX.
“Anno dopo anno, Chris Storer, i produttori, il cast e la
troupe rendono ‘The Bear’ uno dei migliori show televisivi e siamo
entusiasti che continueranno a raccontare questa magnifica
storia”.
Si erano fatte speculazioni sulla
possibilità che la serie continuasse nonostante l’ascesa fulminea
del suo cast e i suoi impegni contrastanti. White, Edebiri e
Moss-Bachrach stanno tutti gestendo un calendario fitto di
impegni.
Jeremy Allen White interpreterà
Bruce Springsteen nel film biografico Springsteen
– Liberami dal Nulla, Ebon Moss-Bachrach
è ora un membro ufficiale della prima famiglia Marvel e Ayo
Edebiri reciterà nel prossimo film dell’acclamato regista
Luca Guadagnino, al fianco della star di Hollywood
Julia Roberts. È comprensibile che questi
attori vogliano passare ad altri progetti, e non sarebbero i primi
a farlo.
Il primo teaser di Odissea
di Christopher Nolan e Universal, che
sta iniziando a essere proiettato esclusivamente nei cinema, è
trapelato online su X e TikTok. Come molti dei precedenti
blockbuster di Nolan, il più recente dei quali è stato
Oppenheimer nel 2023, il regista ha
pubblicato un breve teaser con più di un anno di anticipo. Il
teaser di Odissea dovrebbe essere proiettato in
testa alle proiezioni di Jurassic World – La Rinascitae della
Universal.
L’esclusività del filmato per le
sale cinematografiche è in linea con la priorità data da Nolan alla
proiezione nelle sale. Il regista è passato dalla Warner Bros., suo
partner di lunga data, alla Universal per
“Oppenheimer“, dopo aver espresso sgomento per il
fatto che il suo vecchio studio avrebbe distribuito l’intero
programma cinematografico del 2021 contemporaneamente su HBO
Max.
Ma ancor prima che il teaser di
Odissea potesse essere trasmesso negli Stati
Uniti, martedì pomeriggio sono iniziate a spuntare fughe di
notizie, molte delle quali sono state rapidamente rimosse per
violazione del copyright.
Il teaser, della durata di 70
secondi, mostra brevemente il personaggio principale di Matt Damon, Odisseo, suo figlio Telemaco
(interpretato da Tom Holland) e un personaggio misterioso
interpretato da Jon Bernthal. Inizia con una narrazione di
quello che sembra essere Robert Pattinson, che interpreta anche lui un
personaggio sconosciuto.
“Oscurità. Le leggi di Zeus
infrante. Un regno senza re dalla morte del mio signore”, dice
su inquadrature di un oceano blu scuro e onde che si infrangono
sulla riva sabbiosa. “Sapeva che era una guerra impossibile da
vincere, e poi in qualche modo… in qualche modo l’ha
vinta.”
Ci sono due inquadrature di quello
che sembra essere il famoso Cavallo di Troia: il piano geniale di
Odisseo di infiltrare i soldati greci a Troia, massacrare e
saccheggiare la città per vincere la guerra. L’ombra del cavallo di
legno si estende sulla spiaggia, poi il cavallo stesso è visto in
lontananza, semisommerso dall’acqua, mentre le onde si infrangono.
Nel poema epico di Omero, il viaggio di ritorno di Odisseo dura
dieci anni dopo che la sua nave è stata deviata dalla rotta e lui
incontra mostri come i Ciclopi, è tenuto prigioniero dalla ninfa
Calipso e ha scontri con diverse divinità greche.
Il teaser passa poi a una
conversazione tesa tra Telemaco e il personaggio di Bernthal, dove
quest’ultimo spiega di non sapere dove si trovi Odisseo. “Non
so nulla di Odisseo, da quando è morto Troia”, dice Bernthal
mentre una tempesta oscura si abbatte sul mare.
“Devo scoprire cos’è successo a
mio padre. Quando l’hai visto l’ultima volta?” risponde
Holland. Lui e Bernthal sono uno accanto all’altro, con altri
personaggi seduti sullo sfondo, illuminati da fioche fiamme
arancioni. “Interessati alle voci, eh? Ai pettegolezzi. Chi ha
una storia su Odisseo, eh?” inizia a gridare Bernthal agli
altri vicini. “Tu? Hai una storia?”. Si vede
un’inquadratura di soldati greci in armatura e con torce in mano
che marciano per una strada cittadina di notte.
La scritta bianca “Tra un anno”
appare sullo schermo nero, anticipando la lontana data di uscita
del film. “Alcuni dicono che sia ricco, altri che sia
povero“, continua, mentre un’inquadratura in lontananza mostra
un soldato greco che varca un ingresso cavernoso e sguaina la
spada. Sullo schermo appare “Un Viaggio Comincia”.
“Alcuni dicono che sia morto.
Altri dicono che sia imprigionato. E voi cosa ne dite?” chiede
Bernthal su un’inquadratura di uomini che camminano verso una città
di notte, mentre una bandiera lacera sventola.
“Imprigionato?” chiede Telemaco.
“Che tipo di prigione? Un buon
vecchio così“, dice Bernthal. Ci sono un altro paio di
inquadrature di onde scure, e poi si scopre che Odisseo è bloccato
in mezzo all’oceano su alcuni pezzi di legno.
Odissea e “17. 07. 26” lampeggiano sullo schermo,
concludendo il teaser.
Il film è attualmente in produzione
e sarà la prima produzione su larga scala ad essere girata
interamente con telecamere IMAX. Come per i precedenti film di
Nolan, il teaser dovrebbe essere pubblicato online entro la fine
dell’anno.
Smokin’ Aces è un
action-thriller del 2006 diretto da Joe Carnahan, che si
inserisce nel filone del cinema pulp post-Pulp
Fiction, mischiando violenza stilizzata, humour nero e una
narrazione corale ad alta tensione. Il film si distingue per un
ritmo frenetico, una colonna sonora martellante e una costruzione
narrativa che alterna punti di vista differenti, seguendo
molteplici personaggi coinvolti in una caccia spietata. Ambientato
in gran parte in un hotel-casinò di Lake Tahoe, Smokin’
Aces fa del caos controllato e delle improvvise esplosioni
di violenza la sua cifra stilistica, ponendosi come un esempio
brillante di cinema di genere intelligente e sopra le righe.
La trama ruota attorno a Buddy
“Aces” Israel, un illusionista e informatore del crimine
organizzato che diventa l’obiettivo di numerosi sicari
professionisti, ognuno con le proprie motivazioni e stili di
uccisione, dopo che l’FBI lo mette sotto protezione. Il cast è
ricchissimo e variegato: Jeremy Piven interpreta
il protagonista, affiancato da attori del calibro di Ryan Reynolds, Ray Liotta, Ben Affleck, Common, Taraji P. Henson, Chris Pine, Alicia Keys e
Andy Garcia. Ognuno dei personaggi principali
ha una propria backstory e dinamica, contribuendo a creare un
mosaico narrativo tanto dinamico quanto esplosivo.
Il film ha avuto una ricezione
critica divisa, ma ha guadagnato negli anni lo status di cult
grazie al suo stile visivo marcato, al montaggio serrato e alla
commistione tra azione brutale e ironia grottesca. Il finale,
sorprendente e ambiguo, ha lasciato molti spettatori spiazzati e ha
gettato le basi per un prequel, Smokin’ Aces 2: Assassins’
Ball, uscito nel 2010. Nei prossimi paragrafi analizzeremo
nel dettaglio proprio il significato del finale del film originale
e vedremo in che modo apre la strada alla continuazione della
storia, tra tradimenti, rivelazioni e vendette incrociate.
Common e Jeremy Piven in Smokin’ Aces
La trama di Smokin’
Aces
Smokin’ Aces segue
una corsa contro il tempo ambientata a Lake Tahoe, dove il mago e
showman Buddy “Aces” Israel (Jeremy
Piven), divenuto informatore dell’FBI, si nasconde in una
suite d’hotel sotto protezione in attesa di testimoniare contro la
mafia. La sua decisione scatena un effetto domino micidiale: una
taglia viene messa sulla sua testa e una lunga serie di assassini
professionisti – dai più metodici ai più folli – si mettono in
marcia per ucciderlo e incassare la taglia. Parallelamente, due
agenti dell’FBI, Messner (Ryan
Reynolds) e Carruthers (Ray
Liotta), cercano di proteggere Israel e di anticipare
le mosse dei criminali che lo vogliono morto.
La narrazione si sviluppa attraverso
numerosi punti di vista, tra cui quelli di una letale cecchina di
professione, Georgia Sykes (Alicia
Keys), e della sua partner, Sharice
Watters (Taraji
P. Henson), ma anche di tre fratelli neonazisti (tra
cui Darwin Tremor, interpretato da Chris Pine), noti per la loro imprevedibilità
e brutalità. Nel frattempo, Donald Carruthers
(Ben
Affleck) guida una squadra di cacciatori di taglie
incaricati di catturare Aces. Ogni personaggio ha un’agenda
propria, e il film costruisce la tensione facendo convergere tutti
verso lo stesso obiettivo: una notte fatale all’interno del
casinò.
La spiegazione del finale e il
prequel del film
Nel terzo atto di Smokin’
Aces, tutte le linee narrative convergono all’interno del
casinò di Lake Tahoe dove Buddy “Aces” Israel si nasconde sotto
protezione. L’atmosfera diventa sempre più tesa e caotica mentre i
vari sicari – ognuno con il proprio metodo e motivazione – entrano
in azione. Georgia Sykes e Sharice Watters riescono a infiltrarsi
nella struttura per compiere il loro incarico, mentre i fratelli
Tremor, guidati da Darwin, seminano distruzione brutale con il loro
stile anarchico. Contemporaneamente, gli agenti dell’FBI Messner e
Carruthers tentano di mantenere il controllo, ma quest’ultimo viene
gravemente ferito durante la confusione.
Mentre il caos esplode e le forze
convergono su Aces, la situazione sfugge rapidamente di mano,
culminando in una sparatoria multipla e sanguinosa. La svolta
finale arriva quando l’agente Messner riesce a penetrare nell’area
protetta dove Buddy è tenuto sotto custodia, scoprendo un segreto
scioccante: Israel è legato biologicamente a un misterioso boss
mafioso, Primo Sparazza (Joseph
Ruskin), e il suo valore per l’FBI va ben oltre la
semplice testimonianza. Con un colpo di scena, viene dunque
rivelato che l’intera operazione di protezione e i vari omicidi
incrociati erano il risultato di una manipolazione interna da parte
dell’FBI stessa.
Ryan Reynolds e Ray Liotta in Smokin’ Aces
Dopo aver assistito a una serie di
decisioni moralmente discutibili da parte dei suoi superiori e
profondamente colpito dalla brutalità e dal tradimento, Messner
prende una decisione radicale e carica di simbolismo: disattiva le
apparecchiature mediche che tengono in vita sia Israel che
Sparazza, ponendo fine a tutto con un atto di giustizia sommaria e
personale. Il significato del finale di Smokin’
Aces risiede dunque nella totale dissoluzione della
distinzione tra legge e crimine. I personaggi, seppur collocati su
fronti apparentemente opposti, agiscono spesso con la stessa
brutalità e opacità morale.
L’FBI, che dovrebbe garantire
giustizia, appare manipolatore e privo di scrupoli, mentre i
criminali – per quanto violenti – agiscono mossi da motivazioni
comprensibili. L’azione di Messner diventa dunque una rottura netta
con questo sistema corrotto: la sua scelta di staccare la spina
rappresenta una forma estrema di rifiuto dell’ambiguità etica che
ha permeato tutta la vicenda. Questo epilogo cupo e privo di
redenzione apre idealmente la strada a Smokin’ Aces 2:
Assassins’ Ball (2010).
Il film è in realtà un prequel che
esplora le origini della violenza organizzata e del programma
segreto del governo che coinvolge i sicari. Sebbene il sequel
adotti una narrazione diversa e personaggi nuovi, si fonda sullo
stesso universo narrativo corrotto, dove i confini tra vendetta,
potere e giustizia si fanno sempre più sfumati. Il finale del primo
film, con la sua carica nichilista e critica verso le istituzioni,
diventa così il punto d’origine ideale per un’espansione del
racconto, mantenendo intatti stile, tono e tematiche.
I Marvel Studios sono stati spesso
criticati per quello che è sembrato un approccio poco attento al
marketing delle loro offerte streaming. Il primo trailer di
Ironheart,
ad esempio, è stato pubblicato solo il 14 maggio, poco più di un
mese prima della première della serie su Disney+.
Potrebbe essere stata una lezione
imparata, visto che è appena stata pubblicata un’anteprima
ufficiale di 30 secondi di Eyes of Wakanda. Rivela
finalmente scene tratte dallo spin-off di Black
Panther della Marvel Animation, e tutto ciò che vediamo
sembra a dir poco incredibile. Non scopriamo molto sulla storia o
sui suoi protagonisti, ma diamo un’occhiata a quello che promette
di essere un approfondimento sul ruolo del Wakanda nella storia
dell’MCU.
All’inizio di quest’anno, lo
storyboard artist di Black Panther, Todd
Harris, showrunner e regista di Eyes of
Wakanda, ha anticipato un’avventura che si snoda
attraverso la storia e che segue gli Hatut Zaraze, i “Mastini della
Guerra” del Wakanda, un gruppo di difesa simile alla CIA incaricato
di recuperare manufatti in Vibranio dai nemici del Wakanda.
“Mi è piaciuta molto l’idea di
dare a ognuno la propria visione della storia”, ha detto
Harris. “La storia inizia alla fine dell’Età del Bronzo
Occidentale, e da quella scintilla nasce questa gigantesca storia
di spionaggio che riecheggia nel tempo. Si ottiene un James
Bond degno del Wakanda, e a volte una Jane Bond, sullo sfondo
di tutta la magnificenza del Wakanda.”
“Quando un incidente scatenante
rilascia alcune di queste cose in natura, devono, in modo molto
riservato, assicurarsi che queste cose non si trasformino in un
problema più grande”, ha continuato. “Abbiamo visto cosa è
successo quando un disco è finito nelle mani di un Super Soldato:
ha cambiato il corso del mondo”.
Harris ha descritto Eyes of Wakanda
come “adiacente all’antologia“, con una narrazione
continua che avrà un impatto sull’intero MCU. È stato confermato in
alcune occasioni che apparirà Iron Fist, ma non sarà Danny
Rand.
Nel corso della storia del
Wakanda, coraggiosi guerrieri sono stati
incaricati di viaggiare per il mondo alla ricerca di pericolosi
manufatti di Vibranio. Eyes of Wakanda è la loro
storia e debutterà su Disney+ il 6 agosto. Guarda il
teaser trailer di seguito:
The Hurt Locker è
uno dei titoli più significativi nella filmografia di Kathryn
Bigelow, nonché il film che ne ha definitivamente consacrato il
talento a livello internazionale. Uscito nel 2008 e scritto dal
giornalista e sceneggiatore Mark Boal, il film
segna una svolta nella carriera della regista, già nota per aver
diretto opere cult come Point Break e Strange Days. Con The
Hurt Locker, Bigelow si confronta infatti per la prima
volta in modo diretto con il
genere bellico, adottando uno stile realistico e asciutto,
lontano dalle convenzioni spettacolari tipiche di molti war movie
hollywoodiani. La regista si concentra invece sul microcosmo umano
e psicologico dei soldati impegnati nella guerra in Iraq,
rinunciando a un’impostazione ideologica per immergere lo
spettatore nella tensione quotidiana e nei gesti minimi della
sopravvivenza.
Il film segue una squadra di
artificieri dell’esercito americano e, in particolare, il sergente
William James (interpretato da Jeremy Renner), il cui comportamento
spericolato e borderline mette in crisi l’equilibrio del gruppo. La
guerra viene raccontata come esperienza soggettiva, viscerale e
destabilizzante, un luogo di alienazione ma anche di dipendenza
emotiva. Questo approccio ha avvicinato The Hurt
Locker a film come Platoon, Full Metal Jacket, Jarhead o American
Sniper, pur distinguendosi per uno sguardo più ravvicinato
e intimo, quasi documentaristico. Bigelow sceglie una messa in
scena nervosa, fatta di camera a mano, ritmo frammentato e assenza
di musica invadente, che contribuiscono a costruire una tensione
costante, quasi soffocante.
Il successo del film è stato
straordinario: vincitore di sei premi Oscar, tra cui Miglior Film e
Miglior Regia – con Bigelow prima donna a ottenere questo
riconoscimento – The Hurt Locker è stato acclamato
per la sua capacità di rinnovare il genere bellico e di offrire una
riflessione potente sulla guerra moderna. Proprio in virtù della
sua autenticità e del suo stile realistico, molti spettatori si
sono chiesti se il film sia basato su una storia vera. Nei prossimi
paragrafi risponderemo a questa domanda, analizzando l’origine del
soggetto e il legame tra realtà e finzione nel film.
La vicenda del film si svolge in
Iraq, dove un gruppo di artificieri dell’esercito americano si
trova a svolgere vari compiti al fine di preservare la sicurezza
del luogo loro assegnato. Ognuno di loro è addestrato per
affrontare qualsiasi tipo di pericoloso, gestendo lo stress e la
paura che da questi possono generarsi. A capo dell’unità di soldati
protagonisti vi è il sergente Will James. Questi,
insieme ai compagni Sanborn ed
Eldrige si destreggiano in operazioni incentrate
sul disinnescare le numerose mine disseminate in tutto il
territorio. Tra le opposizioni dei civili e gli affetti rimasti
negli Stati Uniti, la loro esistenza risulta essere tutt’altro che
tranquilla.
I tre uomini sanno bene che ogni
loro missione potrebbe essere l’ultima e che un loro errore
potrebbe costare la vita a più uomini di quanti se ne potrebbe
immaginare. Le vite di questi soldati sono letteralmente appese ad
un filo, costrette a ripetersi attraverso ordini e compiti sempre
uguali. Sarà in questo contesto di malsana routine che inizieranno
a riflettere sul senso delle loro azioni e su ciò che stanno
lasciando alle loro spalle. L’assenza di un vero obiettivo è ciò
che sembra turbarli di più, ma missione dopo missione capiscono
anche di essere ormai assuefatti da quell’ambiente. Il verificarsi
di una serie di incidenti li costringerà ancor di più a
confrontarsi con questa realtà.
La storia vera dietro il film
Il film si apre con una citazione
del giornalista e corrispondente di guerra Chris
Hedges: “L‘adrenalina della battaglia è spesso una
dipendenza potente e letale, perché la guerra è una droga”.
Alla fine del film, sono proprio le situazioni di vita o di morte
l’unica cosa che può far sentire il protagonista ancora vivo, in
quanto la guerra è l’unica cosa che conosce. Si tratta dunqe di una
storia incredibilmente potente e straziante, con un finale
altrettanto tragico e futile. Dopo averlo visto, non si può dunque
fare a meno di chiedersi se la storia di James in The Hurt
Locker sia basata sulle esperienze di una persona reale.
E, in un certo senso, lo è.
Secondo un articolo del 2009 del New
Yorker, il giornalista/sceneggiatore/produttore cinematografico
Mark Boal ha modellato la sceneggiatura del film
su un articolo di Playboy che aveva scritto sulle sue esperienze di
osservazione di una vera unità EOD a Baghdad nel 2004. Ha
partecipato alle missioni quotidiane con la squadra e in seguito ha
dichiarato: “Mi sono reso conto che se ci fosse stato un modo
per riprodurre l’ambiente della guerra, anche a un livello molto
basilare, solo le immagini e i suoni, sarebbe stato rivelatore per
le persone”. Con The Hurt Locker, ha fatto
proprio questo.
Pur non essendo basato su una
persona reale o una specifica vicenda realmente accaduta, il film
con Jeremy Renner è un resoconto veritiero di
quello che vivono molti soldati, ispirato dalle esperienze di
guerra che Boal aveva percepito negli altri durante il suo
soggiorno in Iraq.Ma, nonostante ciò, la realizzazione del film ha
anche incontrato una serie di problemi. È stato ampiamente
documentato che il sergente Jeffrey Sarver, un
vero artificiere dell’esercito che Boal aveva intervistato mentre
era all’estero, ha tentato di citare in giudizio i produttori di
The Hurt Locker nel 2010 per aver presumibilmente
utilizzato la sua immagine nella creazione del personaggio di
James.
È stato anche riportato, da fonti
come ABC News, che Sarver ha inoltre affermato di aver coniato la
frase del titolo del film e di aver usato il nome in codice
“Blaster One” mentre prestava servizio in guerra, lo stesso nome in
codice che James usa nel film. Alla fine, i produttori del film
hanno avuto la meglio e la causa intentata da Sarver contro il film
di guerra basato su una storia parzialmente vera è stata respinta e
archiviata nel 2011. Indipendentemente dall’opinione che si possa
avere sulla questione della causa, The Hurt Locker
è un film innegabilmente efficace, allo stesso tempo inquietante e
commovente.
Come ogni film di guerra, nel corso
degli anni ha suscitato critiche da parte dei veterani per il modo
in cui alcuni dei suoi temi sono stati rappresentati. Tuttavia,
l’opera esamina gli effetti psicologici della guerra da una
prospettiva leggermente diversa da quella comunemente
rappresentata, affrontandola dal punto di vista della dipendenza
dall’adrenalina e dal caos. Che il film piaccia o meno agli
spettatori, la sua storia inquietante rimane impressa nella mente a
lungo dopo la fine dei titoli di coda.
Scopri Il Gatto col
Cappello come non l’hai mai visto prima! Dal meraviglioso
e stravagante mondo di Dr. Seuss, Il Gatto col
Cappello arriva per la prima volta sul grande schermo da
protagonista di un film d’animazione: un’avventura epica, inedita e
piena di brio, dove regnano magia, caos e tanta allegria. Facendo
ciò che gli riesce meglio, il Gatto – doppiato in originale da
Bill Hader – porta gioia ai bambini con il suo
umorismo esilarante, unico e irriverente, trasportandoli in un
viaggio fantastico verso un mondo mai visto prima.
Nel film, il nostro eroe affronta la
sua missione più difficile di sempre per conto dell’I.I.I.I.
(Istituto per l’Istituzione dell’Immaginazione e dell’Ispirazione
Srl): rallegrare Gabby e Sebastian, due fratelli alle prese con il
trasferimento in una nuova città. Famoso per esagerare sempre un
po’ troppo, questa potrebbe essere l’ultima occasione per il nostro
agente del caos di dimostrare il suo valore… o rischiare di perdere
il suo magico cappello!
Accanto a Bill
Hader, nel cast vocale originale troviamo Xochitl
Gomez, Matt Berry, Quinta Brunson e Paula
Pell, insieme a Tiago Martinez,
Giancarlo Esposito,
America Ferrera, Bowen Yang e Tituss
Burgess.
Diretto da Alessandro
Carloni ed Erica Rivinoja, Il
Gatto col Cappello è il primo lungometraggio animato di
Warner Bros. Pictures Animation e arriverà nelle sale italiane dal
26 febbraio 2026, distribuito da Warner Bros. Pictures.
Un amore regale (il
cui titolo originale è The Royal We) è una commedia
romantica dal tono fiabesco che rientra a pieno titolo nella
tradizione dei romance reali, quei film che mescolano sogno,
protocollo e passione proibita tra ceti sociali diversi. Diretto da
Clare Niederpruem, il
film segue le vicende di Rebecca “Bex” Porter, una ragazza
americana qualunque che si ritrova, quasi per caso, coinvolta in
una storia d’amore con Nicholas, il futuro re d’Inghilterra. Come
in molte moderne favole romantiche, il film gioca con l’idea del
“sogno di Cenerentola”, ma lo fa con uno sguardo più consapevole e
ironico rispetto alle convenzioni del genere.
Uno degli elementi distintivi di
Un amore regale è la capacità di coniugare
leggerezza narrativa e riflessione contemporanea. Oltre alla
componente romantica, il film affronta tematiche come il peso delle
aspettative sociali, l’invadenza dei media, le difficoltà di
conciliare amore e doveri pubblici, e la pressione costante
esercitata dalla monarchia sulle vite private. A emergere è anche
la trasformazione del personaggio di Bex, che da outsider americana
deve imparare a muoversi in un mondo rigidamente codificato,
trovando una propria voce senza rinunciare alla propria
identità.
Il tono del film resta comunque
scorrevole e brillante, ricco di momenti teneri, situazioni
imbarazzanti e dialoghi frizzanti che piaceranno ai fan di
pellicole come The Princess Diaries,
Detective a passo di danza o Natale a Londra. Con un’estetica elegante e un ritmo
narrativo coinvolgente, Un amore regale si
conferma un perfetto esempio di escapismo romantico contemporaneo.
Nel corso dell’articolo andremo a scoprire alcune curiosità legate
alla produzione, ai riferimenti reali che hanno ispirato la storia
e agli aspetti meno noti del film, che ne arricchiscono
ulteriormente il fascino.
Charlie Carrick e Mallory Jansen in Un amore regale
La trama di Un amore regale
Il film racconta la storia di
Beatrix (Mallory Jansen),
secondogenita della famiglia reale di Vostiary, che dopo anni
trascorsi a Boston sotto falso nome, è costretta a tornare a corte,
lasciando alle spalle una vita tranquilla e autonoma. Sua sorella
maggiore Coralina (Nicola
Posener) è scappata con un uomo comune mandando all’aria
il matrimonio combinato con il principe Desmond
(Charlie Carrick) di Androvia. L’unione era stata
progettata da generazioni per sanare un’antica disputa tra i due
Regni, ponendo fine a tensioni mai sopite. Ora, con l’equilibrio
diplomatico in bilico e le alleanze politiche minacciate, l’unica
soluzione sembra essere un nuovo matrimonio, quello tra Desmond e
Beatrix.
La giovane principessa, conduce però
ormai una vita indipendente e riservata dirigendo una fondazione per l’emancipazione femminile, fondata
con determinazione, e ha costruito la propria identità lontano dai
doveri della monarchia. L’idea di sposare uno sconosciuto freddo e
distante è dunque per lei fonte di grande nervosismo. Ma sotto la
pressione della famiglia e con il destino di due nazioni sulle
spalle, si vede costretta ad accettare, pur mantenendo dentro di sé
un senso di frustrazione crescente. Ciò che però inizia come un
accordo politico si trasforma lentamente in qualcosa di più
profondo. Ma la strada verso l’amore non è semplice e Bea si
troverò a fronteggiare situazioni molto delicate.
Il cast del film
Il cast di Un amore
regale è guidato da Mallory Jansen, che
interpreta Bea. L’attrice è conosciuta per i suoi
ruoli in serie come Galavant, Young & Hungry e
Agents of S.H.I.E.L.D..
Al suo fianco c’è poi Charlie Carrick nel ruolo di
Desmond, l’affascinante principe ereditario, già
visto in Reign e Departure. Nicola
Posener, apparsa in The Bold and the Beautiful,
veste i panni della sofisticata
principessa Coralina, mentre
Rae Lim interpreta Chloe
Hargrave, fidata amica di Bea. Completano il cast
Michael Howe e Carolyn Backhouse
nei ruoli di re Richmond e della
regina Leupinia.
Charlie Carrick in Un amore regale
Le location di Un amore regale
Per
quanto riguarda le location, Un amore regale è
stato interamente girato in Bulgaria, con la capitale Sofia protagonista degli ambienti urbani e
molti scorci storici. La città è stata scelta per la sua
architettura europea d’epoca e per l’equilibrio tra ambientazioni
medievali e contesto moderno.
Nella pellicola, Sofia sostituisce la capitale di un regno
immaginario: le eleganti piazze, i palazzi e le strade storiche
fungono da cornice perfetta per gli interni reali, i corridoi dei
palazzi e le passeggiate raffinate dei protagonisti. Molte scene
intime e scenografie da “corte reale” sono state girate all’interno
di edifici storici, sfruttando la luce calda e i dettagli
architettonici per conferire un’atmosfera fiabesca e
credibile.
L’utilizzo di set reali ha indubbiamente contribuito alla magia
visiva del film, rendendo immediatamente percepibile il contrasto
tra la vita ordinaria di Rebecca e il lusso nobiliare in cui viene
immersa. I paesaggi urbani di Sofia sono stati così valorizzati da
vetrate affrescate, cortili interni e sale nobiliari, utilizzati
come scenografie naturali per ricreare la vita di corte. Non è
dunque stato necessario costruire costosi set in studio: la
produzione ha colto la disponibilità di architetture autentiche,
rendendo il film visivamente coerente e, al tempo stesso,
economicamente vantaggioso.
La storia vera dietro il
film
Infine, notiamo come
Un amore regale prende
ispirazione da dinamiche e figure reali legate al mondo delle
monarchie europee contemporanee, pur mantenendo un tono da commedia
romantica e una narrazione dichiaratamente di finzione. Il
personaggio di Bea, una donna americana che si innamora di un
principe, richiama inevitabilmente la storia di Meghan
Markle e il Principe Harry, con il tema
del confronto tra un outsider e l’etichetta di corte. Anche la
pressione mediatica, i vincoli istituzionali e le tensioni tra
dovere e sentimento richiamano numerose vicende vissute realmente
da membri delle famiglie reali, pur rielaborate in chiave leggera e
romanzata.
Dove vedere Un amore
regale in streaming e in TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di
martedì 1 luglio alle ore 21:30
sul canale Rai 1. Di conseguenza, per un limitato
periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai
Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il
momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma,
completamente gratuita, per trovare il film e far partire la
visione.
Emanuela Fanelli guiderà la
cerimonia di inaugurazione dell’82. Mostra nella serata di mercoledì 27 agosto sul palco della Sala Grande
(Palazzo del Cinema al Lido), nonché la cerimonia di chiusura di
sabato 6 settembre, in occasione della quale saranno annunciati i
Leoni e gli altri premi ufficiali dell’82. Mostra.
Attrice versatile e profonda,
Emanuela Fanelli è capace di passare con
naturalezza dalla comicità al dramma senza mai perdere coerenza
espressiva. Il suo lavoro è apprezzato non solo per le doti
interpretative, ma anche per la capacità di raccontare, con sguardo
personale e profondo, le ironie e le contraddizioni del presente. È
autrice dei suoi stessi monologhi.
Ecco il primo trailer di The
Running Man è disponibile on-line. Il film di
Edgar Wright uscirà il 6 novembre distribuito da
Eagle Pictures e vede nel cast Glen Powell, William H. Macy,
Lee Pace, Emilia Jones, Michael Cera, Daniel Ezra, Jayme Lawson con
Colman Domingo e Josh Brolin.
L’originale adattamento di L’Uomo in
Fuga di Stephen King, del 1987 vedeva
Arnold Schwarzenegger nei panni di Ben
Richards, un poliziotto condannato ingiustamente in un’America
distopica.
La trama di The Running Man
The Running
Manè il programma televisivo più seguito al
mondo: un reality show estremo in cui i concorrenti, chiamati
“Runner”, devono rispettare una sola regola per restare vivi:
fuggire per 30 giorni, in diretta TV, braccati da
killer professionisti, detti “Cacciatori”, mentre il pubblico,
incollato agli schermi, esulta a ogni esecuzione.
Ben Richards (Glen
Powell) non è un eroe. È un uomo qualunque, costretto a una
scelta impossibile: entrare nel gioco per salvare la figlia malata.
A convincerlo è Dan Killian (Josh Brolin), il carismatico e
spietato produttore dello spettacolo, maestro nel trasformare la
sofferenza in spettacolo, la paura in share, la morte in
intrattenimento.
Ma Ben non segue il copione.
Corre, lotta, resiste. E contro ogni previsione diventa un idolo:
il pubblico lo acclama, gli ascolti volano.Più il
successo cresce, più il gioco si fa mortale. Ora Ben non deve
affrontare solo i suoi inseguitori… ma un’intera nazione che vuole
vederlo cadere.
Il regista Antoine Fuqua si è
affermato negli anni come uno dei registi più talentuosi per quanto
riguarda i film d’azione a tinte crime. Tra i suoi titoli più
celebri si annoverano Training Day, Brooklyn’s Finest, la
trilogia di The
Equalizer eAttacco al Potere –
Olympus Has Fallen. Nel tempo ha comunque sperimentato
anche altri generi, dallo storico King Arthur al film di
pugilato con Southpaw, dal western
I magnifici 7 fino al
dramma Emancipation. Nel 2021
si è invece confrontato per la prima volta con la fantascienza,
realizzando Infinite (qui la recensione).
Tratto dal romanzo intitolato
The Reincarnationist Papers di D. Eric
Maikranz, il film mantiene sì una forte attenzione nei
confronti dell’azione e delle sparatorie tanto care a Fuqua, ma
presenta tutto ciò in una cornice fantascientifica. Non si tratta
di un film ambientato in particolari futuri o in contesti
distopici, ma affronta invece il tema della reincarnazione e di
come questa può diventare lo strumento per fare del bene o del
male, a seconda degli obiettivi che si hanno. Si costruisce così
un’intricata rete di vicende che ora, grazie all’arrivo su
Netflix del film, sta
entusiasmando numerosi spettatori.
Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Si forniranno poi alcuni chiarimenti
sulla timeline del film e le differenze
che ci sono tra questo e il libro da cui
è tratto. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di Infinite
Il film racconta la storia di
Evan McCauley, un uomo perseguitato da alcune
allucinazioni, che scopre essere visioni di un lontano passato.
L’uomo, infatti, ha ricordi che non ha mai vissuto e conosce posti
che non ha mai visitato. Mentre cerca di capire perché questi
flashback lo perseguitano, scopre anche l’esistenza di una sette
segreta, denominata Infiniti, composta da persone che riescono a
controllare gli eventi che segnano o hanno segnato la storia
dell’umanità. Proprio ad Evans questi si rivolgono affinché egli
salvi l’umanità da Bathurst, un ex membro della
setta che vuole distruggere il mondo.
Ad interpretare Evan McCauley,
protagonista del film, vi è l’attore Mark Wahlberg. Il ruolo, inizialmente, era
stato pensato per Chris Evans, il quale dovette però
rinunciarvi per via di altri impegni. Wahlberg è così tornato a
recitare per Fuqua dopo il loro primo film insieme, Shooter. In
Infinite recitano poi anche Chiwetel
Ejiofor nei panni del Bathurst del 2020, personaggio
interpretato da Rupert Friend nella versione del
1985. Dylan O’Brien è
Heinrich Treadway, mentre Sophie Cookson
interpreta Nora Brightman. Completano il cast Jason
Mantzoukas nel ruolo dell’Artigiano e Toby
Jones in quello di Bryan Porter.
Le differenze tra il film e il libro
Come anticipato,
Infinite è basato sul romanzo di fantascienza
intitolato The Reincarnationist Papers di D. Eric
Maikranz. Il film, tuttavia, presenta delle notevoli
differenze rispetto al libro. In The Reincarnationist
Papers, ad esempio, il protagonista Evan Michaels non sa di
essersi reincarnato ed è tormentato dai ricordi delle sue due vite
passate. Ciò si è trasformato nel fatto che Evan McCauley è stato
istituzionalizzato come schizofrenico nel retroscena del film. Nel
libro, inoltre, Evan incontra una donna reincarnata di nome Poppy,
che è stata trasformata in Nora Brightman nel film, sebbene Poppy
ricordi solo sette vite mentre Nora ne dichiara dozzine.
Come in Infinite,
Poppy invita Evan in una società segreta di altre 28 persone
reincarnate chiamate Cognomina. Il film ha però aumentato la
portata del concetto, ampliando il numero degli Infiniti a
centinaia e trasformando la Cognomina in una guerra di fazioni tra
i Credenti, che vogliono usare le loro abilità per migliorare
l’umanità, e i Nichilisti, che vogliono invece porre fine al mondo.
Mentre il romanzo esplora completamente le gioie e i pericoli
derivanti dal rivivere continuamente le proprie vite passate,
Infinite ha toccato solo di sfuggita questi temi
concentrandosi sull’azione e una trama molto più standard di un
eroe che cerca di salvare il mondo da un supercriminale.
Il trailer di
Infinite e dove vederlo in streaming
È possibile fruire di
Infinite grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Apple iTunes, Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.
Infinite (qui la recensione) si conclude
con l’eroe d’azione reincarnato del film, Evan
McCauley, che salva il mondo, ma pone anche le basi per un
sequel che potrebbe espandere l’universo senza Mark Wahlberg come protagonista. Diretto da
Antoine Fuqua,
è questo un film di fantascienza e azione che racconta la storia di
un ramo della razza umana chiamato Infiniti, che si reincarna nel
corso della storia conservando intatti tutti i ricordi delle vite
passate. Evan si unisce alla fazione eroica degli Infiniti chiamata
i Credenti per impedire ai Nichilisti, guidati dal maniaco
Bathurst (Chiwetel
Ejiofor), di uccidere tutti gli abitanti del
mondo.
Nell’atto finale di
Infinite, Bathurst conquista la base segreta dei
Credenti, The Hub, e recupera la fonte di energia per la sua arma
apocalittica, l’Uovo, dal cadavere di Heinrich
Treadway (Dylan O’Brien), che era la vita
precedente di Evan McCauley. I Nichilisti attaccano anche il
rifugio di Artisan (Jason
Mantzoukas), dove Bathurst spara a Evan alla testa con il
suo Dethroner, una pistola che spara proiettili speciali in grado
di estrarre l’anima da un Infinite, impedendogli di reincarnarsi.
Tuttavia, Evan sopravvive e segue la sua alleata, Nora
Brightman (Sophie Cookson), nella tenuta
di Bathurst in Scozia.
Con l’Uovo completato, Bathurst era
finalmente pronto a realizzare il suo obiettivo di genocidio di
massa, in modo da potersi liberare dalla “maledizione” della
reincarnazione perpetua. Ciò ha portato a uno scontro ricco di
azione tra i Credenti Evan e Nora contro Bathurst e la sua
scagnozza nichilista, l’agente Shin
(Wallis Day), con in gioco il destino del mondo e
la vita di tutti gli Infiniti. Alla luce di ciò,
Infinite ha dunque introdotto alcuni concetti
stimolanti e ha presentato idee intriganti su cosa significherebbe
se una persona potesse reincarnarsi in un nuovo corpo conservando
tutti i propri ricordi.
Tuttavia, essendo un film d’azione
fantascientifico ad alto budget, le riflessioni di
Infinite sulla reincarnazione sono passate in
secondo piano rispetto ai cliché dei film d’azione e alla trama
stereotipata dei buoni che cercano di impedire ai cattivi di
distruggere il mondo. Per cercare di fare chiarezza, in questo
approfondimento proponiamo un’analisi del finale di
Infinite, di come prepara il terreno per un altro
film e del più vasto mondo qui descritto, passando anche per una
spiegazione della timeline della storia.
Come Evan ha fermato il piano di
Bathurst per distruggere il mondo
Il piano di Bathurst era quello di
volare dalla sua tenuta a Glasgow per far esplodere l’Uovo, che
avrebbe poi avuto un effetto a cascata in tutto il mondo e avrebbe
accelerato uccidendo sempre più persone. In realtà, l’Uovo è così
letale che ucciderebbe anche tutte le piante e gli animali del
mondo. Bathurst è così folle che, anche se uccidere tutti gli
esseri umani gli avrebbe permesso di raggiungere il suo obiettivo
di non lasciare nessuno in cui potersi reincarnare, voleva comunque
che ogni forma di vita sulla Terra morisse. Tuttavia, Evan riusce a
lanciarsi con la moto da una scogliera e ad atterrare sull’ala
dell’aereo di Bathurst, dove ha usato la sua spada da samurai per
evitare di essere sbalzato dal veicolo.
Grazie al serbatoio di memoria di
Artisan, Evan ha qui finalmente sbloccato tutti i suoi ricordi,
soprattutto quelli di Heinrich Treadway. Evan è anche sopravvissuto
al colpo alla testa di Bathurst con il Dethroner perché aveva una
placca d’acciaio nella testa a causa di un incidente d’auto
avvenuto in gioventù. Ora che ha pieno accesso ai ricordi di
Treadway, Evan scarica anche i poteri soprannaturali che Treadway
ha imparato a padroneggiare, tra cui la capacità di influenzare il
mondo che lo circonda sfidando le leggi della fisica. McCauley
riuscì a camminare sull’ala dell’aereo senza essere scaraventato
via ed entrò nell’aereo per combattere Bathurst.
Ora che Evan è diventato Treadway, è
anche in grado di tagliare i proiettili di Bathurst a mezz’aria con
la sua spada. L’aereo viene danneggiato dalla battaglia tra Evan e
Bathurst e l’Uovo viene espulso dal velivolo. Entrambi gli Infiniti
si lanciano all’inseguimento e combattono a mezz’aria, ma Evan
riusce a disarmare il dispositivo. Per finire Bathurst, Evan lo
trapassa con la sua katana, prende il Dethroner e spara a Bathurst
alla testa, uccidendo il cattivo e impedendogli di reincarnarsi.
Quindi, in un certo senso, Bathurst ottiene comunque ciò che
voleva, poiché finalmente si libera della maledizione della vita
eterna. Tuttavia, Evan non sopravvive alla caduta nell’oceano, ma
muore eroicamente salvando il mondo e fermando Bathurst.
Nora libera le anime
intrappolate
Mentre Evan ferma Bathurst, il
compito di Nora è quello di liberare il muro di anime infinite che
Bathurst aveva accumulato. Bathurst ha trascorso innumerevoli anni
sparando ai Credenti con il suo Dethroner e l’anima di ogni persona
che uccideva con i suoi proiettili speciali veniva scaricata in un
microchip che il cattivo esponeva in un muro nella sua tenuta in
Scozia. Una delle anime nel muro apparteneva ad Abel
Trask (Tom Hughes), l’amante di Nora
nelle loro numerose vite insieme. Fortunatamente, per liberare le
200 anime infinite raccolte da Bathurst è bastato usare degli
esplosivi per distruggere il muro.
Tuttavia, Nora rimane ferita
mortalmente nella lotta per raggiungere la villa di Bathurst,
quindi ha detto ad Artisan di andarsene mentre lei rimaneva
indietro per far esplodere il muro e liberare le anime degli
Infiniti. Nora è poi morta nell’esplosione, ma è felice di poter
ricongiungersi con Abel nella loro prossima vita. Inoltre, dato che
Bathurst è stato colpito dal Dethroner di Evan, il cattivo potrebbe
essere l’unico Infinito ora definitivamente morto, poiché Nora ha
distrutto la sua unità di stoccaggio delle anime e non c’è alcun
microchip sopravvissuto in cui l’anima di Bathurst può essere
scaricata.
Infinite prepara
un sequel senza Mark Wahlberg
Con l’Uovo distrutto e le 200 anime
liberate, tutti gli Infiniti (eccetto Bathurst) sono stati in grado
di reincarnarsi e sono tornati in vita contemporaneamente in tutto
il mondo sotto forma di neonati. Infinite fa poi un salto in avanti
di anni nel futuro, dove un Artigiano più anziano trova
Treadway/Evan reincarnato a Giacarta, in Indonesia (L’Artigiano lo
chiama “Treadway” perché lo conosceva come Treadway, mentre con
Evan McCauley aveva avuto solo un incontro relativamente breve).
Dopo aver dato al padre del rinato Treadway il suo biglietto da
visita, restituisce la spada samurai di Treadway al suo giovane
proprietario.
Tuttavia, il nuovo Treadway non solo
possiede tutte le sue abilità precedenti, ma ha anche tutti i suoi
ricordi, dato che chiede ad Artisan: “Perché ci hai messo così
tanto?”. Nel frattempo, l’eterna storia d’amore tra Nora e
Abel continuava e gli amanti reincarnati si ritrovano ancora una
volta nel “Principio”, ovvero Angkor Wat in Cambogia, il loro
tradizionale luogo d’incontro. La rinata Nora e Abel sembrano
adolescenti, ma hanno tutti i loro ricordi e si riconoscono
immediatamente nonostante abbiano nuovi corpi. Stranamente, Abel si
riferisce alla sua amata come “Nora”, nonostante non la conoscesse
con quell’identità perché era rimasto intrappolato nel muro
dell’anima di Bathurst durante tutta la sua vita come Nora
Brightman.
Probabilmente questo era solo per
chiarire al pubblico che si trattava della reincarnazione di Abel e
Nora. Il finale di Infinite chiarisce anche che i
personaggi specifici interpretati da Mark Wahlberg e Sophie
Cookson sono morti, quindi gli attori non sarebbero
tornati per un sequel sul nuovo Treadway e Nora. Dovrebbero essere
nuovi attori a interpretare i loro ruoli reincarnati, compreso un
protagonista maschile asiatico nel ruolo di Treadway in un
Infinite 2. In alternativa, il film ha tutta la
storia da utilizzare per un prequel, ma anche in questo caso
Wahlberg non potrebbe recitare, poiché ha scoperto di essere una
reincarnazione solo nel corso del film. Un’altra possibilità
sarebbe quella di espandere l’universo di Infinite
e realizzare un altro film su personaggi completamente diversi, ma
utilizzando comunque Artisan come collegamento comune tra i
film.
La spiegazione della confusa linea
temporale di Infinite
I fan dei film sui guerrieri
immortali come The Old
Guard, Highlander ed Eternals
della Marvel potrebbero trovare
Infinite un po’ confuso, poiché non è lo stesso
personaggio fisico che continua nel tempo, ma solo le loro anime in
nuovi corpi, che richiedono attori diversi per interpretarli una
volta reincarnati. Il film può anche essere fonte di confusione per
il modo in cui il film presenta la vita dei personaggi principali e
il momento in cui si svolgono gli eventi del film. Sebbene ci siano
occasionali scorci delle vite passate di Treadway, Bathurst e Nora,
la storia principale di Infinite è ambientata in
tre diversi momenti temporali.
Il prologo che coinvolge Treadway,
Abel e la precedente incarnazione di Nora, Leona
(Joana Ribiero), che combatte contro Bathurst
(Rupert Friend) a Città del Messico, è ambientato
nel 1985. La storia principale di
Infinite si svolge nel 2020, il
che significa che, dato che Treadway e Leona sono morti nella
stessa notte nel 1985, sia Evan McCauley che Nora Brightman hanno
35 anni. La situazione diventa ancora più confusa poiché non è
stato chiaramente stabilito che il Bathurst del 1985 sia morto
anche lui quell’anno.
Tuttavia, il Bathurst del 2020,
interpretato da
Chiwetel Ejiofor, sembra più vecchio di 35 anni, ma ha
la stessa età o potrebbe anche essere più giovane di Evan McCauley.
Infine, le scene finali di Infinite sono un
flashforward ambientato almeno 15 anni dopo, dato che Treadway,
Nora e Abel reincarnati sono adolescenti, quindi deve essere
ambientato intorno al 2035, cosa che si riflette
anche nell’invecchiamento di Artisan. Per comprendere il film,
occorre dunque tenere a mente queste tre date, pur sapendo che non
necessariamente vengono rispettate con assoluta precisione.
Dopo il deludente epilogo
della trilogia nuova trilogia, Jurassic World –
La Rinascita riporta finalmente la saga creata da
Steven Spielberg nel 1993 alle sue
radici più nobili. Con questo ambizioso progetto, il regista
Gareth Edwards (Godzilla,
Rogue One) e lo sceneggiatore
David Koepp (già autore del primo Jurassic
Park) costruiscono un film d’avventura potente e avvincente,
capace di emozionare, divertire e spaventare nel modo giusto.
Senza ricorrere al fan
service più banale, Edwards rifiuta la deriva kitsch delle ultime
tre pellicole e dirige con rigore e intelligenza, ispirandosi al
modello originale di Spielberg, sia nei toni che nel ritmo
narrativo. Niente cast storico, niente cameo forzati: La
Rinascita è un soft reboot che riparte da zero, con un nuovo
gruppo di personaggi credibili e ben scritti, impegnati in una
missione impossibile su un’isola misteriosa dove i dinosauri – e
non solo – dominano incontrastati.
Jurassic
World – La Rinascita ha trama d’avventura
classica con personaggi forti e ben delineati
Il film prende il via con
una missione al limite del suicidio: Martin Krebs (Rupert
Friend), dirigente senza scrupoli di una multinazionale
farmaceutica, recluta Zora Bennett (Scarlett
Johansson), ex soldatessa dei corpi speciali, e Henry
Loomis (Jonathan
Bailey), un giovane paleontologo allievo del
Dr. Alan Grant, per prelevare campioni di sangue
da tre dinosauri colossali – un Mosasaurus, un Titanosaurus e un
Quetzalcoatlus – sull’isola proibita di Ile Saint-Hubert, dove il
tempo sembra essersi fermato.
Johansson è perfetta nel
ruolo della leader dura e senza compromessi, un deciso passo avanti
rispetto alla Bryce Dallas Howard della trilogia
precedente. La sua Zora ha grinta e spirito, ma anche il cuore al
posto giusto. Bailey, invece, interpreta un personaggio che fonde
l’intelligenza di Ian Malcolm con la meraviglia di
Alan Grant, restituendo allo spettatore il punto
di vista dello scienziato affascinato dalla natura selvaggia, e
anche un certo sex appeal che non guasta mai. A bordo della nave
Essex, guidata da Duncan Kincaid (Mahershala
Ali), il gruppo affronta pericoli crescenti e svela i
segreti dell’isola, dove esperimenti genetici fuori controllo hanno
dato vita a nuove creature ibride, come il terrificante
Distortus Rex.
Un omaggio sentito a
Steven Spielberg e al cinema d’avventura di un tempo
Uno degli aspetti più
riusciti di La Rinascita è il suo spirito da film
d’avventura d’altri tempi. Edwards cita e omaggia non solo
Jurassic Park, ma anche Jaws, Indiana Jones e
perfino King Kong, con un gusto visivo che preferisce la
tensione alla spettacolarità fine a sé stessa. La scelta di girare
in pellicola e in location reali, limitando l’uso della CGI,
restituisce un realismo che mancava ai recenti episodi della
saga.
Le sequenze d’azione sono
orchestrate con grande maestria. Indimenticabile la scena d’attacco
del Mosasaurus al largo dell’isola, che riecheggia direttamente
Lo Squalo per costruzione e tensione. In un’altra sequenza
memorabile, il gruppo si imbatte in una mandria di Titanosauri
intenti in un rituale di corteggiamento: Edwards rallenta il ritmo
e ci ricorda che i dinosauri, prima che mostri, sono creature vive,
dotate di comportamenti e rituali che meritano rispetto e
contemplazione.
Oltre alla trama
principale, La Rinascita introduce un secondo gruppo di
personaggi: una famiglia in vacanza (Manuel Garcia-Rulfo,
Luna Blaise, Audrina Miranda e David
Iacono) naufragata sull’isola dopo un attacco marino. La
loro presenza, inizialmente superflua, si rivela funzionale: ogni
membro affronta, nel proprio percorso, uno dei dinosauri iconici
del primo film, in una sorta di pellegrinaggio attraverso la
memoria collettiva del pubblico.
Anche se alcune dinamiche
familiari appaiono forzate, il film trova il modo di raccontare
l’esperienza dei “normali” di fronte al meraviglioso e al
mostruoso. Ed è proprio attraverso questi personaggi che il film
introduce un’idea nuova: forse i dinosauri meritano di
sopravvivere, nonostante gli errori umani del passato. Questa
riflessione, che va oltre l’azione, arricchisce il film di un
sottotesto inaspettato, più maturo rispetto alla media dei
blockbuster.
Un grande
intrattenimento, tra tensione, meraviglia e musica epica
La colonna sonora,
firmata da Alexandre Desplat, fonde abilmente i
suoi temi originali con gli iconici motivi di John
Williams, creando un impatto emotivo fortissimo in più
momenti chiave. La musica diventa parte integrante dell’esperienza,
un ponte tra passato e presente che accresce la forza delle
immagini.
Tra battaglie
spettacolari, creature spaventose, e momenti di meraviglia pura,
Jurassic World – La Rinascita riesce a
essere un grande film d’intrattenimento, che diverte e coinvolge
senza risultare mai stupido o ripetitivo. Certo, non è
rivoluzionario, e non offre una direzione chiara per il futuro del
franchise, ma è un degno ritorno alle origini. E soprattutto, è un
film che ci ricorda perché ci siamo innamorati dei dinosauri, del
cinema, e di quel celebre ruggito che ancora oggi ci mette i
brividi.
Secondo il co-presidente dei DC
Studios, James
Gunn, Superman
e Batman hanno più probabilità di essere alleati nel DCU piuttosto che nemici o alleati riluttanti. Il
rapporto tra Batman e Superman varia nei fumetti. A
volte è piuttosto conflittuale, come si vede in Batman v Superman: Dawn of Justice, e in altri
casi i due sono quasi fratelli.
Secondo il co-presidente dei DC
Studios e regista di Superman, James Gunn, nel DCU
è probabile che l’Uomo d’Acciaio e il Cavaliere Oscuro
abbiano un rapporto più simile a quest’ultimo. Inoltre, dato che
Superman ha già tre anni di esperienza nel film, è probabile che i
migliori del mondo si siano già incontrati.
L’argomento è stato sollevato
specificamente in un’intervista tra Gunn ed ExtraTV, dove al
regista della trilogia dei Guardiani della
Galassia è stato chiesto come avrebbe reagito Superman
all’incontro con il protettore di Gotham. La risposta di Gunn ha
sicuramente rallegrato l’intervistatore, ma non sono stati forniti
ulteriori dettagli al riguardo.
“Beh, innanzitutto, non sappiamo
se abbia già visto un uomo vestito da pipistrello”, ha detto
Gunn quando gli è stato chiesto del loro primo incontro. Ha
aggiunto: “Ma penso che probabilmente vedrebbe un’anima gemella
in quell’altra persona pazza che indossa un costume pazzesco,
[anche se] con un intento molto diverso”.
Nei fumetti, la prima volta che
Batman e Superman appaiono insieme è in All-Star
Comics n. 7 (1941); tuttavia, canonicamente si conoscevano già,
essendo entrambi membri di riserva della Justice Society of
America.
Gli storici dei fumetti generalmente
ritengono che il loro primo incontro sia avvenuto in Superman
n. 76 (1952), dove Bruce Wayne e Clark Kent sono casualmente
entrambi passeggeri di una nave da crociera. Quando emerge una
crisi, entrambi finiscono per indossare i loro costumi a distanza
ravvicinata, rivelandosi reciprocamente le loro identità
segrete.
Altre versioni retcon del loro primo
incontro includono Post-Crisis on Infinite Earths (1986): Man of
Steel #3, dove Superman è un nuovo eroe che decide di andare a
Gotham e affrontare un Batman veterano, descritto dai media come un
folle fuorilegge vigilante. Con Batman che ha molta più esperienza,
l’incontro non va bene per Superman.
Anche The New 52 del 2011
ha riproposto il loro primo incontro, questa volta concentrando
l’evento sulla formazione della Justice League, mentre vari eroi DC indagavano
sull’arrivo di tubi radioattivi e parademoni sulla Terra. Questa
serie a fumetti è stata d’ispirazione per Justice
League di Zack Snyder.
Superman introduce gli spettatori in
un universo DC in cui i metaumani esistono da generazioni e Clark
Kent ha già tre anni di esperienza come il più forte protettore
della Terra. Quindi, come dovrebbe svolgersi il suo primo incontro
con Batman? Condividete le vostre opinioni nei commenti qui
sotto.
Un altro scontro tra Ben Kenobi e
Darth Vader potrebbe essere all’orizzonte? Secondo una nuova
indiscrezione, Lucasfilm avrebbe finalmente preso atto della
richiesta dei fan e ora starebbe procedendo con la seconda
stagione di Obi-Wan Kenobi…
Obi-Wan
Kenobi era stato originariamente concepito come un
film e sarebbe rientrato nella categoria “A Star
Wars Story“. Gli scarsi incassi di Solo
hanno messo fine a questa possibilità e, con la Disney desiderosa
di rafforzare la sua offerta streaming, è diventato una serie TV in
sei parti.
Nonostante alcune idee e personaggi
controversi, la serie è stata un successo ed è stata elogiata per
aver colmato le lacune tra gli eventi di “La vendetta dei
Sith” e “Una nuova speranza“. Lucasfilm
ha persino trovato il modo di offrire ai fan una rivincita tra
Obi-Wan e Darth Vader, dando vita a quella scena ormai iconica in
cui abbiamo intravisto ciò che rimane di Anakin Skywalker sotto
l’elmo del Signore dei Sith.
Nonostante il continuo entusiasmo di
Ewan McGregor, abbiamo sentito ripetutamente dalla
presidente di Lucasfilm, Kathleen Kennedy, che non
ci sono piani per una seconda stagione. Ora, però, qualcosa
potrebbe essere cambiato.
Secondo l’indiscreto Daniel
Richtman (tramite SFFGazette.com), “Una seconda
stagione di Obi-Wan Kenobi è in fase di sviluppo presso
Lucasfilm”. Non sono stati forniti ulteriori dettagli, ma dopo
che The Acolyte ha diviso le opinioni e
Skeleton Crew è stato ignorato da molte persone,
concentrarsi su un personaggio noto e amato sembra saggio.
Al Comic-Con di Los Angeles dello
scorso ottobre,
Ewan McGregor ha partecipato a una sessione di domande
e risposte con i fan e ha confermato che lo studio stava
“esplorando” idee per altri personaggi di Obi-Wan
Kenobi. Si dice che l’attore abbia rivelato il suo
desiderio di indossare l’armatura di Obi-Wan di Clone Wars e di
riunirsi con
Hayden Christensen.
“La verità è che ho parlato per
anni di dover coprire la realizzazione della stagione di Obi-Wan,
ho dovuto mentire al riguardo e non lo farò ora”, aveva
precedentemente dichiarato McGregor riguardo al futuro della serie.
“Non lo so. Non ho ricevuto nessuna telefonata da Lucasfilm o
dalla Disney che mi dicesse ‘Facciamolo un altro’. Obi-Wan è stato
realizzato come miniserie, è uscito e piace alla gente, e ne sono
molto, molto contento.”
Obi-Wan Kenobi
inizia 10 anni dopo i drammatici eventi di Star Wars: La
vendetta dei Sith, in cui Obi-Wan Kenobi ha dovuto
affrontare la sua più grande sconfitta: la caduta e la corruzione
del suo migliore amico e apprendista Jedi, Anakin
Skywalker, passato al lato oscuro nei panni del malvagio
Signore dei Sith Darth Vader.
La serie vede
Ewan McGregor riprendere il ruolo dell’iconico Maestro
Jedi e segna anche il ritorno di Hayden
Christensen nel ruolo di Darth Vader, ruolo che ha poi
ripreso anche in Ahsoka. Si uniscono al cast anche
Moses Ingram,
Joel Edgerton, Bonnie Piesse, Kumail Nanjiani,
Indira Varma, Rupert Friend, O’Shea Jackson Jr., Sung Kang, Simone
Kessell e Benny Safdie. Obi-Wan Kenobi è
attualmente disponibile in streaming su Disney+.
Sono arrivate le prime recensioni di
Jurassic
World – La Rinascita e, con i critici
discordanti sul nuovo inizio pianificato dal regista Gareth
Edwards per il franchise, il film ha debuttato con un
punteggio “Rotten” (Marcio).
Come riportato per la prima volta su
SFFGazette.com, sono arrivate le recensioni di Jurassic
World – La Rinascita. Sfortunatamente, sembra che
la prossima parte della stagione estiva dei blockbuster avrà un
inizio turbolento.
Luglio si preannuncia un mese
impegnativo per le sale cinematografiche, con questo film,
Superman, I Puffi e
I Fantastici Quattro: Gli Inizi, tutti in
competizione per l’attenzione degli spettatori. Tuttavia, le
cattive notizie per Jurassic
World – La Rinascita potrebbero essere buone
notizie per l’Uomo di Domani se la prima ondata di recensioni
contrastanti dovesse avere un impatto negativo sulle prospettive di
incassi del nuovo inizio di Gareth Edwards per il
franchise.
Al momento in cui scriviamo, su
Rotten Tomatoes sono state contate 73 recensioni per il film, che
attualmente si attesta su un “Rotten” del
58%. Il lato positivo è che il punteggio lo rende
ben lontano dall’episodio con le peggiori recensioni del
franchise.
Jurassic World
Dominion del 2022 ha un misero 29%, mentre
Jurassic World: Il regno distrutto ha il 47%.
Seguono Jurassic Park III (49%), Il mondo
perduto: Jurassic Park (52%), Jurassic
World (72%) e Jurassic Park, l’unico
“Certified Fresh” con il 91%.
Vale la pena notare che il franchise
di Jurassic è in genere a prova di critica, il che significa che ci
sono buone probabilità che La Rinascita
sia ancora uno dei più grandi successi dell’estate. “È
improbabile che Jurassic
World – La Rinascita sia in cima alla classifica di
qualcuno”, scrive The Hollywood Reporter. “Ma i fan di
lunga data (me compreso) dovrebbero divertirsi.” Variety
osserva: “Gareth Edwards rifiuta la
superficialità dei tre film precedenti, dirigendo Scarlett Johansson e
Jonathan Bailey attraverso una serie di scene tese
ed emozionanti che si avvicinano di più al classico del 1993 di
Steven Spielberg”.
IGN è stato meno
entusiasta, spiegando: “Per un film che promette una
‘Rinascita’, l’ultimo Jurassic World gioca sulla frustrante
sicurezza, rifacendosi al progetto del film originale, ma senza
eliminare nessuno dei problemi dei film più recenti”.
IndieWire ha fatto eco a questo sentimento affermando: “Inutile
dire che ‘Rinascita’ non si fa alcun favore rifacendosi così spesso
all’originale. Per quanto brutti siano stati alcuni dei sequel
precedenti, nessuno di loro è stato così desideroso di misurarsi
con il capolavoro di Spielberg”.
Suggerendo che i critici siano
divisi, The Guardian ribatte: “Sembra
rilassato e sicuro nel suo pastiche di Spielberg, nei suoi grandi
momenti di pericolo con i dinosauri e nel suo dispiegamento di
emozioni e risate. Forse la serie non può e non dovrebbe andare
avanti all’infinito: abbiamo bisogno di idee nuove e originali.
Questa sarebbe fantastica da realizzare”.
Entertainment
Weekly aggiunge: “Jurassic Park – La Rinascita è uno
dei capitoli più riusciti e soddisfacenti del franchise proprio
perché, ehm, trova il modo di mantenere vivo il mantra di Loomis,
mettendo in primo piano il senso di meraviglia del film rispetto a
una mera e palese ricerca di denaro”.
Infine, Rohan Patel
di ComicBookMovie.com afferma: “Jurassic
World – La Rinascita inaugura una nuova era audace per il
franchise, un’era che privilegia tensione, paura e spettacolo
rispetto alla tradizione e all’esposizione. È un film adrenalinico
che piace al pubblico e che capisce esattamente di cosa si tratta e
mantiene esattamente ciò che promette”.
L’uscita di Superman
nei cinema è ormai alle porte e il film sta decisamente
intensificando gli sforzi promozionali, tanto che oggi arriva anche
la prima occhiata alla Hall of Justice. Quando le riprese
si sono spostate da Cleveland e Cincinnati nel febbraio 2024, erano
già iniziate le speculazioni sulla possibile inclusione del
quartier generale della Justice League.
Diamo un primo sguardo a come
apparirà la Hall of Justice in Superman, grazie a
uno spot/promozione Toyota.
“Vedi la Hall of Justice e ti accorgi che non è ancora
finita”, ha detto James
Gunn in una precedente intervista. “È di proprietà
di Maxwell Lord, e lui è il proprietario della Justice
Gang.”
Il quartier generale della DCU è ancora in costruzione, il che spiega il suo
aspetto semplice per ora, come afferma Gunn. Ha anche
precedentemente confermato che la Justice League
non si è ancora formata, nonostante Superman sia attivo da tre
anni.
Nel cast anche
Rachel Brosnahan,
Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan,
Nathan Fillion,
Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio, María Gabriela de
Faría, Wendell Pierce,
Alan Tudyk, Pruitt Taylor Vince e Neva
Howell. Il film sarà al cinema dal 9
luglio distribuito da Warner Bros.
Pictures.
“Superman”, il
primo film dei DC Studios in arrivo sul grande schermo, è pronto a
volare nei cinema di tutto il mondo quest’estate, distribuito da
Warner Bros. Pictures. Con il suo stile inconfondibile, James Gunn
trasporta il supereroe originale nel nuovo universo DC reinventato,
con una miscela unica di racconto epico, azione, ironia e
sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e
da una profonda fiducia nella bontà del genere umano.
Produttori esecutivi di
“Superman” sono Nikolas Korda, Chantal Nong Vo e
Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è avvalso del
lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il direttore della
fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista
Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre al
compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy
(“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).
Il regista di F1 – Il
film(qui
la recensione) Joseph Kosinski ha rivelato che
a un certo punto era stato girato un finale alternativo per la gara
finale del film, che vedeva un vincitore completamente diverso. Nel
finale che possiamo oggi vedere al cinema, il veterano Sonny apre
la strada al suo compagno di squadra per portarlo al primo posto e
vincere la gara, ma un incidente permette poi proprio a Sonny di
correre verso la vittoria. In un’intervista con GQ, il regista Joseph Kosinski ha ora
però rivelato che nel finale alternativo è invece Joshua a vincere
la gara.
“In realtà abbiamo girato anche
un finale in cui Damson vince… Dove sale sul podio e solleva il
trofeo”, dice il regista Kosinski, prima di interrogarsi.
“L’abbiamo girato con le telecamere? Mi sembra che l’abbiamo
girato solo per confondere le idee. Probabilmente i fan
avrebbero comunque indovinato che Sonny avrebbe vinto la gara
finale: è praticamente la regola di qualsiasi film sportivo
soddisfacente e adatto al grande schermo che l’eroe superi le
difficoltà e ne esca vittorioso… Ma chi se ne importa?
“I film riguardano più il
viaggio che la destinazione. È lì che sta il divertimento. Voglio
dire, chiunque può indovinare il finale di un film”, ha
concluso Kosinski. Anche se non è mai stato effettivamente girato,
è importante notare che Kosinski e il suo team sono arrivati al
punto di inscenare il finale, il che significa che c’è stata almeno
una certa valutazione di quello che doveva essere il risultato
finale, invece di cercare semplicemente di ingannare gli
spettatori. Tuttavia, sulla base dei commenti di Kosinski, sembra
che la vittoria di Sonny Hayes fosse già stata decisa sin da
subito.
F1 – Il film è la storia della redenzione di
Sonny Hayes
La storia di Sonny Hayes in
F1 – Il film è una storia di redenzione. La sua
carriera, un tempo promettente, è stata interrotta da un incidente
devastante, basato su un incidente realmente accaduto, e negli
ultimi trent’anni ha inseguito il brivido delle corse ad alta
velocità, anche se lontano dai riflettori che un tempo lo
illuminavano. La vittoria di Sonny nella gara finale, sebbene
prevedibile come esito scontato di qualsiasi dramma sportivo,
rappresenta per Sonny una conquista catartica. Grazie alla fortuna
e alle circostanze, è riuscito a tornare in Formula Uno,
considerata la competizione automobilistica di più alto
livello.
La sua vittoria offre un finale
necessario all’arco narrativo del suo personaggio. Il finale
alternativo lo avrebbe probabilmente visto sacrificarsi
(metaforicamente) nella gara finale affinché il suo giovane
compagno di squadra, la cui carriera è appena agli inizi, potesse
ottenere la vittoria e intraprendere il percorso che Sonny non è
mai riuscito a completare. Sarebbe stata una svolta ammirevole per
il suo personaggio e avrebbe avuto perfettamente senso dal punto di
vista narrativo, dato che il tempo di Sonny era finito e il momento
apparteneva a Joshua.
Tuttavia, il colpo di scena finale
nella gara che permette a Sonny di vincere fornisce una misura di
definitività che il suo personaggio sembra aver inseguito sin da
quando era giovane. Anche se Sonny ha vinto molte altre gare nella
sua carriera di pilota, la vittoria in un Gran Premio di Formula
Uno è stata il punto esclamativo che ha riscattato il suo
infortunio di tanto tempo fa che aveva posto fine alla sua
carriera.
James Gunn ha risposto alle voci secondo cui
starebbe valutando la possibilità di affidare ad Adria
Arjona il ruolo di Wonder Woman
nell’Universo DC. In una nuova intervista, al co-capo dei DC
Studios è stato infatti chiesto del suo seguire Arjona sui social
media, cosa che ha spinto i fan a chiedersi se le avrebbe offerto
il ruolo della supereroina. “Seguo Adria su Instagram, ma tutti
sono usciti fuori dicendo: ‘L’ha appena seguita, significa che è
Wonder Woman’”, ha detto Gunn in un’intervista a Extra.
“Sarebbe una grande Wonder
Woman, comunque”. Gunn ha poi continuato: “Era in un film
che ho fatto sette anni fa. Siamo amici e ci conosciamo da allora.
L’ho seguita allora, non ho iniziato a seguirla solo ora”. Per
il momento, dunque, Gunn non si sbilancia. Sappiamo che un nuovo
film su Wonder Woman è attualmente in fase di sviluppo, dunque
quando la sceneggiatura sarà completa potrà iniziare il processo di
casting e scopriremo se Adria Arjona otterrà davvero il ruolo.
Adria Arjona è la preferita dei fan
per interpretare Wonder Woman
Il film in cui Arjona ha recitato è
stato The Belko Experiment del 2016, diretto da Greg
McLean e scritto da James
Gunn, che lo ha anche prodotto insieme al partner dei
DC Studios Peter Safran. Per quanto riguarda l’attrice, in
un’intervista rilasciata all’inizio di quest’anno, alla Arjona è
stato chiesto del fatto che è la favorita dai fan per il ruolo
diWonder Woman. “Amo James Gunn”, ha detto l’attrice in
quell’occasione. “Mi ha dato il mio primo film in assoluto, che
era tipo il mio primo film in studio, quindi gli devo
molto”.
Hot Summer Nights è
un film del 2017 diretto da Elijah Bynum, che si
inserisce all’interno del filone coming of age con una forte impronta neo-noir e crime
drama. Ambientato durante un’afosa estate del 1991 a Cape Cod,
Massachusetts, il film mescola romanticismo adolescenziale, droga,
criminalità e una costante tensione emotiva che cresce fino a un
epilogo drammatico. Attraverso un’estetica visiva marcata, una
colonna sonora rétro e una regia stilizzata, il film propone dunque
un racconto di formazione distorto, sensuale e pericoloso, in cui
l’innocenza svanisce sotto il sole cocente e tra i fumi della
marijuana.
Hot Summer Nights
si inserisce così nel solco di film di formazione ambientati in
contesti estivi densi di tensione, desiderio e pericolo, come
Come un tuono, Chiamami
col tuo nome (con lo stesso Chalamet) o A Bigger Splash. Tutti questi titoli condividono una
narrazione che intreccia crescita personale, eros e violenza
latente, spesso sullo sfondo di paesaggi assolati e isolati. Come
già detto, il film di Elijah Bynum si distingue poi per il suo mix
tra crime e romanticismo malinconico, avvicinandosi anche al tono
cupo e nostalgico di American Honey o Thirteen,
raccontando una giovinezza bruciata troppo in fretta, in un’estate
destinata a non finire mai davvero.
Il film ha ricevuto reazioni
contrastanti per il suo stile volutamente eccessivo e per la trama
che alterna momenti di pura adrenalina a pause più introspettive.
Tuttavia, è proprio il suo finale ambiguo e malinconico ad aver
colpito e spiazzato molti spettatori. Nel prosieguo dell’articolo
ci soffermeremo proprio su questo: analizzeremo cosa accade nel
terzo atto e cosa suggerisce il destino dei personaggi principali,
cercando di fornire una spiegazione chiara e approfondita del
significato ultimo del film.
Il film è ambientato nel 1991 e
racconta la storia di Daniel (Timothée
Chalamet), un adolescente impacciato, riservato e
solitario, la cui vita cambierà radicalmente nel corso di una calda
estate. La madre di Daniel, in seguito alla morte del padre, decide
di mandare il figlio a trascorrere l’estate a casa di una zia
sull’isola di Cape Cod, sperando che possa trovare un po’ di
serenità. Il giovane fa però fatica ad integrarsi, vivendo giornate
anonime e senza direzione, fino a che non si imbatte nel ribelle
della zona, Hunter Strawberry (Alex Roe). Daniel
accetta di coprirlo nascondendo per lui delle bustine di marijuana
mentre il delinquente è braccato da un poliziotto locale.
Entra così nelle grazie di Hunter e
diventa suo socio nello spaccio di droga. Complice l’adrenalina del
rischio e la sete di affermazione, Daniel comincia così a ottenere
una nuova consapevolezza di se stesso, cambiando progressivamente
atteggiamento e modo di vivere, arrivando anche a innamorarsi
dell’enigmatica sorella del suo collega, McKayla
(Maika
Monroe). Ma il brio di infrangere le regole e
l’ambizione crescente di Daniel porteranno presto a conseguenze
drammatiche, irreversibili e fuori dal suo controllo.
La spiegazione del finale
Così, nel terzo e drammatico atto di Hot Summer
Nights, l’arresto del sogno malavitoso dei protagonisti
avviene con ritmo incalzante. Daniel e
Hunter incontrano Dex
(Emory Cohen) per un affare di cocaina, un passo
che supera i limiti del loro traffico di marijuana. L’attività
clandestina precipita quando però Dex scopre che i due vendono la
droga senza passare per lui. Ordina così a Hunter l’omicidio di
Daniel. Con un ultimo atto di lealtà, Huner avverte però l’amico di
scappare e non tornare mai più. Ma l’inevitabile accade: Dex,
indignato da questo ennesimo tradimento, intercetta Hunter e lo
uccide brutalmente.
Alex Roe, Emory Cohen e Timothée Chalamet in Hot Summer
Nights
Il tutto avviene durante l’arrivo dell’uragano Bob, che diventa
metafora distruttiva del caos imminente.
In piena tempesta, Daniel si precipita da McKayla, ma trova la sua
casa vuota e distrutta. Scopre così il corpo di Hunter,
orribilmente ucciso, e la giovane, sconvolta, salta su un autobus,
congedandosi per sempre da Cape Cod insieme a Daniel. Il narratore,
un ragazzino testimone, chiude la storia sussurrando che nessuno
dei due è mai più stato visto, forse diretti verso una nuova vita
altrove.
Questo drammatico finale ribalta l’illusione di libertà che aveva
animato Daniel e Hunter: la tempesta, simbolo potente della
stagione e delle loro vite, devasta non solo la costa, ma anche i
loro sogni. Hunter, l’esemplare selvaggio e ribelle, muore per
aiutare Daniel, il timido outsider. Questo atto di sacrificio
rappresenta il culmine della lealtà maschile e della loro profonda
amicizia, ma soprattutto scuote Daniel, segnando un passaggio
catartico verso l’età adulta .
McKayla, specchio emotivo del racconto, esce invece dalla tragedia
con forza rinnovata. La morte del fratello la spinge verso un
cambiamento radicale, ribadendo un’interpretazione femminista del
film: le donne non sono semplici figure sullo sfondo; diventano
artefici del proprio destino. Il finale aperto – con Daniel e
McKayla in fuga, mai visti di nuovo – rimanda invece al desiderio
di liberazione, ma anche all’incertezza radicale che caratterizza
le scelte estreme. La storia diventa così un’indagine sulla
responsabilità personale e sulla violenza implicita del crescere
sotto pressione, in una stagione breve ma devastante.
Asher, film del
2018 diretto da Michael Caton-Jones,
segna un interessante ritorno del regista britannico a un cinema
più essenziale, quasi da camera, dopo un percorso variegato che lo
ha visto affrontare generi e registri differenti, da Rob
Roy a The Jackal. Lontano dai fasti hollywoodiani dei suoi
lavori più noti, Caton-Jones costruisce con questo film un noir
crepuscolare, asciutto, intimo, che si muove tra i codici del
thriller e del dramma psicologico. Il film racconta la storia di un
sicario ormai in là con gli anni che si trova, inaspettatamente, a
desiderare un riscatto esistenziale proprio mentre il suo mondo
inizia a sgretolarsi.
A dare volto e corpo al protagonista
troviamo un intenso Ron Perlman, che interpreta
Asher con un equilibrio calibrato di durezza e vulnerabilità.
Accanto a lui, Famke Janssen regala una prova delicata nel
ruolo di Sophie, una donna che entra inaspettatamente nella vita
del killer, offrendo una possibilità di redenzione. Il cast si
completa con attori solidi come Richard Dreyfuss,
Peter Facinelli e Jacqueline
Bisset. La sceneggiatura, firmata da Jay
Zaretsky, privilegia i silenzi e i gesti rispetto ai
dialoghi esplicativi, costruendo così una narrazione che punta
all’atmosfera più che alla tensione tradizionale.
Il film si inserisce nel solco di un
cinema neo-noir esistenziale, vicino per temi e stile a titoli come
A
Beautiful Day (You Were Never Really Here) di
Lynne Ramsay o
The American con George Clooney. Come in quei film, anche in
Asher la figura del killer diventa una metafora
per riflettere sull’identità, il tempo che passa e la possibilità
di cambiare. Ma mentre questi elementi si intrecciano alla trama
con sobrietà, il film si avvia verso un finale che pone
interrogativi profondi e inaspettati. Proprio il finale sarà
oggetto di analisi e spiegazione nei paragrafi successivi
dell’articolo.
Ron Perlman in Asher
La trama di Asher
Protagonista del film è un ex agente
del Mossad, Asher (Ron Perlman),
che ha passato tutta la sua vita a svolgere incarichi da sicario
per il boss Avi (Richard
Dreyfuss). Stanco di dover uccidere per mantenersi, privo
ormai di illusioni su un possibile futuro migliore e con il corpo
che inizia a cedere, Asher accetta gli ultimi tre lavori da Avi
prima di ritirarsi del tutto da quella vita. Ma a causa di un
improvviso svenimento un colpo va storto ed è però così che il
killer incontra la bellissima insegnante di danza
Sophie (Famke
Janssen).
I due si conoscono per caso e Asher,
sebbene non possa condividere nulla del suo passato violento e
solitario, è deciso per la prima volta nella sua vita a non voltare
le spalle a qualcosa di buono e puro come l’amore. Quando però le
cose vanno male durante un colpo insieme al suo apprendista
Uziel (Peter Facinelli), Asher si
ritrova con un bersaglio sulla testa, che minaccerà di portargli
via tutto ciò che ha appena scoperto di voler proteggere.
Costretto a fare i conti con le sue scelte, dovrà affrontare una
resa dei conti definitiva.
La spiegazione del finale
Nel terzo atto di
Asher, la tensione accumulata nel corso del film
giunge a un punto di rottura. Dopo una lunga carriera come sicario
per conto di un’organizzazione criminale, Asher capisce che il suo
tempo è finito. La scelta di disobbedire agli ordini, legata al
crescente desiderio di una vita diversa accanto a Sophie, lo rende
però un bersaglio. Quando l’organizzazione decide di eliminarlo,
Asher si ritrova in una spirale di violenza che culmina in un
confronto diretto con il suo ex mentore e amico Avi. In un
combattimento finale, carico di silenzi e colpi lenti ma
definitivi, Asher riesce ad avere la meglio, ma il prezzo è
altissimo.
Ron Perlman e Famke Janssen in Asher
La sua sopravvivenza resta incerta,
il suo corpo ferito e la sua mente logorata. Nel finale vero e
proprio, Asher torna da Sophie. Il loro ultimo incontro è segnato
da un silenzio intenso e da uno sguardo che dice più di qualsiasi
parola. Non c’è lieto fine esplicito, né una chiusura rassicurante:
il film si conclude con una cena in casa di Sophie, dove Asher si
presenta vestito con abiti civili, come se volesse affermare
un’identità nuova. Ma la scena è ambigua: non è chiaro se ciò che
vediamo sia reale o solo una proiezione del desiderio del
protagonista. La macchina da presa indugia su dettagli quotidiani,
quasi a voler suggerire che, per un attimo, anche un uomo come
Asher può immaginare un’esistenza normale.
Tematicamente, il finale di
Asher rappresenta la tensione irrisolta tra
redenzione e condanna. Il protagonista è consapevole che il suo
passato non può essere cancellato, ma tenta comunque un atto finale
di trasformazione. Il suo ritorno da Sophie non è solo il desiderio
di un amore possibile, ma anche la ricerca di un’identità che vada
oltre quella del killer. Il fatto che il film scelga di non
mostrare apertamente la sua sorte definitiva riflette l’idea che il
cambiamento non è mai garantito: può essere tentato, forse sognato,
ma raramente raggiunto.
In questo senso,
Asher si avvicina a un certo cinema noir
esistenziale in cui il protagonista non trova una vera via
d’uscita, ma solo un’illusione di salvezza. Il finale è volutamente
sospeso, malinconico, segnato da una quiete che non sa se essere
pace o resa. Non è tanto la morte o la sopravvivenza di Asher a
contare, quanto l’intensità dell’ultimo gesto: un uomo che ha
vissuto nell’ombra prova, per un breve momento, a camminare nella
luce.
Interceptor – Il guerriero
della strada rappresenta un capitolo fondamentale nella
saga post-apocalittica diretta da George Miller,
posizionandosi come sequel diretto del primo Mad Max – Interceptor (1979). A differenza
dell’esordio, che presentava un mondo ancora in bilico tra ordine e
caos, il secondo film ci immerge in un’Australia ormai
completamente collassata, dominata dalla legge del più forte e da
bande di predoni motorizzati. Questo salto temporale e narrativo
contribuisce a ridefinire il tono della saga, rendendola un punto
di riferimento per l’estetica e l’immaginario del cinema
post-apocalittico.
Il film introduce diversi elementi
destinati a diventare iconici all’interno del franchise:
l’immaginario visivo fatto di deserti sterminati, costumi punk,
veicoli corazzati e inseguimenti mozzafiato. Ma Interceptor
– Il guerriero della strada segna anche un’evoluzione nel
personaggio di Max, interpretato da Mel Gibson, che da ex
poliziotto devastato dalla perdita della famiglia diventa un
solitario disilluso, apparentemente senza più alcuna motivazione se
non la sopravvivenza. Il film bilancia perfettamente l’azione
adrenalinica con momenti di introspezione, offrendo un racconto
secco ed essenziale che ha ispirato numerose produzioni successive,
da Waterworld a The Book of Eli.
Accolto con entusiasmo da critica e
pubblico, Interceptor – Il guerriero della strada
consolidò la fama internazionale di Miller e trasformò Mad Max in
un’icona globale. Il film fu lodato per il suo ritmo serrato, la
regia inventiva e la capacità di costruire un mondo credibile e
originale con risorse limitate. Parte del suo successo risiede
anche in un finale potente e sorprendente, che rilegge il ruolo
dell’eroe solitario e della comunità in un contesto di distruzione
e rinascita. Nel resto dell’articolo analizzeremo proprio questo
finale, fornendo una spiegazione approfondita del suo significato
simbolico e narrativo.
La trama
di Interceptor – Il guerriero della
strada
A seguito di una terza guerra
mondiale, il mondo vive ora una serie di regressioni. Numerose sono
le risorse ormai prossime all’estinzione, con la conseguenza che
interi popoli si ritrovano a vivere in uno stato brado. A
complicare la situazione, vi la totale scomparsa della legge e
dell’ordine, con il naturale proliferare della criminalità e della
violenza. In questo contesto, l’ex agente di polizia Max
Rockatansky vaga a bordo della sua V8 Interceptor alla
ricerca di cibo e carburante. Nel corso dei suoi viaggi, egli
finisce con l’imbattersi nella Tribù del Nord, capeggiata da
Pappagallo.
Da loro, Max viene a conoscenza dei
continui soprusi che sono costretti a subire da una banda
criminale. Questa è guidata dal sanguinario Lord
Humungus, un uomo muscolo dal viso sfigurato, che copre
dunque con una maschera da hockey. Proprio mentre Max si trova lì,
la Tribù riceve un ultimatum dal gruppo di banditi. Se lasceranno
loro l’impianto di carburante, potranno lasciare indenni quella che
è ora rinominata la Valle della Morte. A quel punto, Max si offrirà
di proteggerli ma il compito si rivelerà molto più pericoloso del
previsto.
La spiegazione del finale del
film
Nel terzo atto di
Interceptor – Il guerriero della strada, Max
accetta di aiutare la comunità di sopravvissuti che custodisce una
preziosa riserva di carburante, insidiata dalla violenta gang di
Humungus. Dopo un primo tentativo fallito di fuga, Max propone un
piano rischioso: distrarre i predoni lanciandosi in una corsa
disperata alla guida di un’autocisterna, mentre gli altri membri
della comunità fuggono attraverso un percorso secondario. Ne nasce
un lungo e spettacolare inseguimento nel deserto, dove Max affronta
un assalto brutale e adrenalinico, contrastando gli aggressori con
ogni mezzo. Durante l’attacco finale, Wez, il feroce braccio destro
di Humungus, riesce ad aggrapparsi alla cisterna, ma viene ucciso
nello scontro. Anche Humungus trova la morte schiantandosi
frontalmente contro il veicolo guidato da Max.
Dopo la carneficina, Max esce
gravemente ferito dal relitto dell’autocisterna. È in quel momento
che il film svela il suo colpo di scena: il camion che Max ha
rischiato la vita per proteggere non trasportava carburante, ma
sabbia. Il vero carburante era stato caricato sui veicoli con cui
gli altri membri della comunità si erano messi in salvo,
all’insaputa dei predoni e degli spettatori. Il narratore, che si
rivela essere il giovane “Ragazzo Selvaggio” ormai adulto, racconta
che Max non si unì mai alla loro nuova colonia, ma divenne una
leggenda, il guerriero solitario che li aveva aiutati a iniziare
una nuova vita.
Il finale di Interceptor –
Il guerriero della strada rafforza uno dei temi
centrali della saga: l’eroismo involontario e la redenzione di un
uomo che non cerca gloria né riconoscenza. Max rimane un outsider,
segnato dal trauma, ma la sua scelta di rischiare tutto per aiutare
gli altri rappresenta una rinascita morale. In un mondo dove
l’umanità sembra perduta, la solidarietà e il sacrificio assumono
un valore rivoluzionario. Il colpo di scena finale non è solo
narrativo, ma etico: Max diventa l’esempio di un eroe che agisce
nonostante la sfiducia, spinto da un istinto di giustizia che
nemmeno l’apocalisse ha cancellato.
Inoltre, il film chiude con una nota
ambigua e malinconica, ma al tempo stesso aperta. Max sopravvive,
ma non si unisce alla nuova civiltà: la sua missione è finita, e la
sua solitudine continua. Questo epilogo anticipa perfettamente
Mad Max oltre la sfera del tuono, il terzo capitolo
della saga, dove Max sarà nuovamente coinvolto – suo malgrado – nei
destini di una nuova comunità, confermando il suo ruolo di figura
messianica e tragica, condannata a vagare nel deserto ma incapace
di voltare le spalle a chi ha bisogno di aiuto.
Al via la 14ª edizione di Ciné –
Giornate di Cinema, manifestazione promossa
da ANICA (Associazione Nazionale
Industrie Cinematografiche Audiovisive e Digitali) in
collaborazione con ANEC (Associazione
Nazionale Esercenti Cinematografici), con la partecipazione
di ACEC (Associazione Cattolica
Esercenti Cinema), sostenuta dal MiC,
dalla Regione Emilia-Romagna,
dalla Emilia-Romagna Film Commission e
dal Comune di Riccione, prodotta e
organizzata da Cineventi.
Dopo aver inaugurato gli
appuntamenti riccionesi per il pubblico con il palinsesto di Ciné
in Città, martedì 1 luglio entra nel vivo la convention business
che proseguirà fino al 4 luglio all’interno del Palazzo dei
Congressi.
Ad aprire i lavori di Ciné (ore
14.45, Sala Polissena) sarà il consueto appuntamento con il
convegno a cura di Box Office, incentrato quest’anno su
Produzione italiana e nuovi linguaggi
narrativi. Il convegno, moderato da Paolo Sinopoli
(Responsabile Box Office), sarà l’occasione per riflettere
sull’evoluzione del cinema nazionale, tra modelli produttivi
emergenti e forme espressive in trasformazione, con interventi di:
Isabel Aguilar (Sceneggiatrice), Paolo Del Brocco (Amministratore
Delegato di Rai Cinema), Marta Donzelli (Produttrice di Vivo Film),
Giampaolo Letta (Vicepresidente e Amministratore Delegato di Medusa
Film), Annamaria Morelli (Ceo di The Apartment), Massimo Proietti
(Ceo di Vision Distribution e Deputy Managing Director di Universal
Pictures International Italy).
La Sala Concordia aprirà le porte
alle ore 16.45 con la Cerimonia di inaugurazione della 14 edizione
alla presenza di Alessandro Usai (Presidente ANICA), Luigi
Lonigro (Presidente Unione Editori e Distributori Cinematografici
ANICA), Benedetto Habib (Presidente Unione Produttori ANICA), Mario
Lorini (Presidente ANEC), Fabio Abagnato (Direttore Emilia-Romagna
Film Commission), Daniela Angelini (Sindaca Comune di
Riccione).
Le convention, momento centrale della manifestazione,
prenderanno il via alle ore 17.30 con Universal
Pictures, seguita da I Wonder
Pictures (ore 18.45), che presenteranno i loro
listini per la prossima stagione.
Tantissimi saranno i registi e i
protagonisti che durante la manifestazione si daranno appuntamento
a Riccione per mostrare e raccontare ciò che arriverà in sala nei
prossimi mesi. Accanto ai nomi già annunciati, tra cui Diego
Abatantuono, Geppi Cucciari, Andrea Di Stefano, Pierfrancesco Favino, Paolo Virzì,
Valerio Mastandrea, Michele Riondino, Massimiliano Bruno e Edoardo
Leo, nuovi ospiti si aggiungono alla manifestazione. Saranno
infatti presenti all’interno della convention
di Notorious PicturesMonica
Guerritore per Anna, Diego
Abatantuono, Max Angioni e il
regista Volfango De
Biasi per Esprimi un desiderio, mentre
per PiperFilm arriveranno Lillo
Petrolo, Naska e Maurizio
Lastrico per Tutta colpa del
rock di Andrea Jublin, Claudio
Amendola per Fuori la verità di
Davide Minnella e Edoardo
Leo per Per te di Alessandro
Aronadio.
Spazio anche alle anteprime con La famiglia
Leroy di Florent Bernard (ore 20.00, Cinepalace,
proiezione aperta anche al pubblico), commedia francese con
protagonista Charlotte Gainsbourg, al cinema a settembre con Wanted
Cinema, e Warfare
– Tempo di guerra (ore 22.00, Cinepalace,
proiezione riservata a esercenti e stampa, con prenotazione), film
A24 di Alex Garland e Ray Mendoza, esperienza immersiva nella
sconvolgente realtà dei conflitti moderni, in uscita ad agosto con
I Wonder Pictures.
La serata proseguirà con Ciné in città, il
programma di appuntamenti gratuiti per il pubblico che trasformerà
Riccione in una sala cinematografica a cielo
aperto. Protagonista della serata sarà Anna
Foglietta, attrice e Presidente della Onlus Every Child Is
My Child, che presenterà il suo nuovo progetto
video È come sembra, realizzato
nell’ambito del laboratorio artistico promosso
dalla Fondazione Una Nessuna Centomila e
prodotto da AssoConcerti, sul tema della
violenza di genere. Il talk sarà moderato da Piera Detassis
(giornalista e Presidente e
Direttrice Artistica dell’Accademia del Cinema Italiano –
Premi David di Donatello), cui seguirà la proiezione
di Questi fantasmi!, adattamento
dell’omonima commedia di Eduardo De Filippo interpretato da Anna
Foglietta e Massimiliano Gallo per la regia di Alessandro
Gassmann.
Martedì 1 luglio prende il via anche Ciné Camp – Il camp di
cinema per gli under 18, la sezione di cinema di Ciné dedicata a
ragazzi e ragazze dai 10 ai 17 anni, in collaborazione
con Giffoni Film Festival, con film, laboratori e incontri con
le star. I giovani appassionati avranno la possibilità di
partecipare ai laboratori di Set cinematografico (a cura di Almost
Famous Produzione), di Improvvisazione scenica (a cura di Giffoni
Film Festival) e di Animazione (a cura di Movimenti Productions),
oltre che di rivedere sul grande schermo un classico
dell’animazione come Lilli e il Vagabondo di
Hamilton Luske, Clyde Geronimi e Wilfred Jackson (ore 19.30,
Arena).
La produzione dell’attesissimo
Il diavolo veste Prada 2 della 20th Century Studios è
in pieno svolgimento, e i quattro attori principali Meryl
Streep, Anne Hathaway, Emily Blunt e Stanley
Tucci sono stati ufficialmente annunciati dalla Disney, ma
c’è un’aggiunta: il premio Oscar Kenneth Branagh
che interpreterà il marito di Miranda Priestly, la regina di
ghiaccio della Streep e direttrice della rivista di moda.
Un tempismo perfetto per la 20th
Century Studios per quanto riguarda l’uscita definitiva di questo
film, dato che l’industria della moda si trova ora in un’epoca in
cui la caporedattrice di Vogue Anna Wintour si è
appena dimessa dopo 37 anni (si vocifera che l’autrice originale
del bestseller del New York Times, Lauren
Weisberger, si sia ispirata a Wintour, di cui era
l’assistente personale).
Focus Features ha
pubblicato un nuovo trailer ufficiale ed esteso di Downton
Abbey: Il Grand Finale, il terzo e ultimo film della
serie cinematografica basata sulla serie televisiva in costume
della PBS creata da Julian Fellowes. Il film uscirà nelle sale il
12 settembre.
La trama e il cast
di Downton Abbey: Il Gran Finale
Questo nuovo capitolo segue la
famiglia Crawley e il suo personale all’inizio degli anni ’30.
Quando Mary si ritrova al centro di uno scandalo pubblico e la
famiglia deve affrontare difficoltà finanziarie, l’intera famiglia
deve fare i conti con la minaccia del disonore sociale. I Crawley
devono accettare il cambiamento mentre il personale si prepara a un
nuovo capitolo con la prossima generazione che guiderà Downton
Abbey verso il futuro.
Simon Curtis torna
alla regia dell’ultimo capitolo dopo aver diretto Una Nuova Era.
Fellowes ha scritto tutti e tre i film.
Il cast familiare torna anche per
Downton Abbey: Il Grand Finale, che include
Michelle Dockery,Hugh Bonneville, Laura
Carmichael, Jim Carter, Raquel Cassidy, Brendan Coyle,
Michelle Dockery, Kevin Doyle, Michael Fox, Joanne Froggatt,
Paul Giamatti, Harry Hadden-Paton, Robert James-Collier, Allen
Leech, Phyllis Logan, Elizabeth McGovern, Sophie McShera, Lesley
Nicol,
Dominic West, Penelope Wilton, Joely Richardson, Paul
Copley e Douglas Reith.
Nel cast del franchise compaiono
anche Joely Richardson, Alessandro Nivola, Simon Russell Beale e
Arty Froushan. I produttori sono Gareth Neame, Fellowes e Liz
Trubridge. Nigel Marchant è il produttore esecutivo.
Le prime immagini di L’ultima missione: Project Hail Mary,
il nuovo film Sony Pictures diretto dai premi Oscar® Phil
Lord e Christopher Miller (Spider-Man – Un nuovo
universo) con i candidati al premio Oscar® Ryan Gosling (Barbie, La La
Land) e Sandra Hüller (Anatomia di una
caduta, La zona d’interesse).
Il film è basato sul romanzo
“Project Hail Mary” di Andy Weir, autore di “The Martian”. Nel cast
anche Lionel Boyce (The
Bear), Ken Leung (A.I. – Intelligenza
artificiale), Milana Vayntrub (A cena con
il lupo – Werewolves Within). L’ultima missione:
Project Hail Mary sarà nelle sale italiane da marzo
2026 distribuito da Eagle Pictures.
La trama di L’ultima missione: Project Hail Mary
L’insegnante di scienze Ryland Grace
(Ryan
Gosling) si sveglia su un’astronave lontano da casa
anni luce e senza alcun ricordo di chi sia o di come sia arrivato
lì. Con il riaffiorare della sua memoria, torna alla luce lo scopo
della sua missione: risolvere l’enigma della misteriosa sostanza
che sta causando il collasso del Sole. Dovrà fare affidamento sia
sulle sue conoscenze scientifiche che sulle sue capacità di pensare
fuori dagli schemi per salvare dall’estinzione la vita sulla Terra…
ma un’inaspettata amicizia gli farà capire che non è solo in questa
impresa.