Dopo settimane di teaser e poster
criptici, Neon ha finalmente svelato il trailer
completo di Longlegs,
anteprima del prossimo film horror con
Nicolas Cage e
Maika Monroe.
L’ultimo trailer di Longlegs ci
offre il primo sguardo lungo sul prossimo film horror, la cui
anteprima è prevista per il 12 luglio 2024. In esso si vede il
personaggio di Maika Monroe indagare in vari luoghi, oltre a
brevi clip di quello che sembra essere Nicolas Cage nel suo ruolo di serial
killer.
Cosa sappiamo di Longlegs?
Finora non si sa molto del misterioso film horror, a parte il
fatto che
Nicolas Cage sarà il protagonista del progetto
nei panni di un serial killer, mentre
Maika Monroe reciterà al suo fianco nel ruolo di
un’agente dell’FBI incaricata ad acciuffarlo. Anche Alicia
Witt e Blair Underwood reciteranno nel film in ruoli
ancora sconosciuti.
Negli ultimi due mesi, Neon ha rilasciato
lentamente dei teaser criptici sul progetto, tra cui uno solo due
settimane fa che mostrava il maggior numero di immagini del film
che abbiamo visto finora. Longlegs è
diretto da Osgood Perkins (The Blackcoat’s
Daughter, I Am the Pretty Thing That Lives in the House) e la sua
uscita è prevista per il 2024.
“L’agente dell’FBI Lee Harker viene
assegnato a un caso irrisolto di serial killer che prende pieghe
inaspettate, rivelando prove dell’occulto. Harker scopre un legame
personale con l’assassino e deve fermarlo prima che colpisca di
nuovo”, si legge nella sinossi ufficiale del film.
È stato pubblicato un nuovo trailer
di Back to
Black, che offre agli spettatori una migliore visione
del prossimo biopic sulla cantante e cantautrice inglese
Amy Winehouse. Il film debutterà nelle sale degli
Stati Uniti venerdì 17 maggio 2024.
“La straordinaria storia
dell’ascesa al successo di Amy Winehouse, dagli esordi a Camden
fino alla realizzazione del suo album rivoluzionario, Back to
Black, che ha catapultato la Winehouse alla fama mondiale“,
recita la sinossi. “Raccontato attraverso gli occhi di Amy e
ispirato ai suoi testi profondamente personali, il film esplora e
abbraccia i molti strati dell’artista iconica e la tumultuosa
storia d’amore al centro di uno degli album più leggendari di tutti
i tempi.”
Back to Black su Amy Winehouse
Winehouse era una cantante inglese
nota soprattutto per la sua voce e per l’utilizzo di vari generi
nella sua musica. Il suo album di debutto, Frank, è stato
pubblicato nel 2003 con il plauso della critica, mentre l’album
successivo, Back to Black, pubblicato nel 2006, è
stato un vero e proprio successo. L’album è diventato uno dei più
venduti nella storia del Regno Unito e il singolo “Rehab” rimane
immensamente popolare.
Il film Back to
Blackè diretto da Sam
Taylor-Johnson e si basa su una sceneggiatura
scritta da Matt Greenhalgh, che ha già collaborato al film Nowhere
Boy del 2009. La pellicola seugue la vita e la musica di Winehouse,
che ha iniziato come cantante jazz per diventare infine una
superstar della musica vincitrice di un Grammy. La sua vita sarebbe
stata interrotta nel 2011 all’età di 27 anni, dopo una lunga
battaglia con alcol e droghe.
Il regista Thomas
Bidegain ha risposto alle voci sull’uscita di
Jake Gyllenhaal e
Vanessa Kirby dal film indipendente
Suddenly, dopo che sono emerse voci sul
comportamento tenuto da Jake Gyllenhaal.
All’inizio di questa settimana è
emersa la notizia che Jake Gyllenhaale la
Vanessa Kirby hanno lasciato il progetto, che
stava per terminare la pre-produzione. Secondo quanto
riportato, Jake Gyllenhaal ha mostrato
un comportamento poco professionale mentre si trovava in Islanda,
saltando in un lago ghiacciato, chiedendo di riscrivere il film e
persino deridendo le battute con un “accento alla Pepe Le
Pew“.
Parlando con la rivista francese
Technikart (via Variety), Bidegain non ha parlato apertamente di
queste affermazioni, ma ha fatto notare che il trio semplicemente
non aveva la stessa visione del film e ha deciso di fermarsi prima
dell’inizio delle riprese.
Il regista riconosce che il trio
aveva delle divergenze creative
“Quando abbiamo iniziato a
leggere la sceneggiatura nella stessa stanza, ci siamo resi conto
che non avevamo affatto la stessa visione di ciò che il film doveva
essere“, ha detto Bidegain. “Volevano sempre più
cambiamenti. È normale che ci siano modifiche alla sceneggiatura
prima delle riprese, ma in questo caso era diverso. Ognuno di noi
aveva la propria idea di quale fosse il messaggio del film. Ho
cercato di appianare le cose una volta, due volte – e poi ho capito
che non avrebbe funzionato, quindi ho dovuto smettere“.
Bidegain ha anche smentito le voci
secondo cui il progetto sarebbe stato abbandonato proprio nel
momento in cui si stava girando, affermando che mancavano ancora
“otto settimane” alle riprese effettive e che si erano
semplicemente incontrati in Islanda perché era quella la location
delle riprese. Il regista ha anche affermato che sia
Jake Gyllenhaal e
Vanessa Kirby volevano che il film fosse incentrato su
cose diverse, il che ha portato alla rottura.
Alana Haim, Teyana
Taylor e altri sono stati scritturati al fianco di
Leonardo DiCaprio in BC
Project, il nuovo film di Paul Thomas
Anderson.
Secondo The Hollywood Reporter,
Haim, Taylor, Wood Harris e Shayna McHayle si
uniranno a Leonardo DiCaprio,
Sean Penn e Regina Hall nel nuovo film di Anderson,
ancora senza titolo. La trama del film non è ancora stata resa
nota. Il film è attualmente in fase di produzione.
In quali film hanno recitato
Alana Haim, Teyana Taylor, Wood Harris e Shayna
McHayle?
La Haim ha già lavorato con
Anderson in Licorice
Pizza del 2021, candidato come miglior film alla 94ª
edizione degli Academy Awards e interpretato anche da
Cooper Hoffman, Penn, Tom Waits,
Bradley Cooper e Benny Safdie.
Taylor, invece, è
nota per essere apparsa in The After Party del
2018, Coming 2 America del 2021, Mille e uno del
2023 e il remake di White Men Can’t Jump del 2023.
Recentemente ha anche interpretato il ruolo di Maria
Maddalena in The Book of Clarence di
Jeymes Samuel, attualmente in programmazione nelle sale
cinematografiche statunitensi.
Harris ha precedentemente
interpretato il ruolo di Tony “Little Duke” Evers
nella serie Creed, mentre ha partecipato anche a
Dredd del 2012,
Ant-Man del 2015, Blade
Runner 2049 del 2017 e Space Jam: A New Legacy del
2021.
McHayle, il cui
nome d’arte professionale è Junglepussy, ha recitato in Support the
Girls del 2018 e The Perfect Find del 2023.
Inoltre, Chase Infiniti, che non è
accreditato in nessun film o serie televisiva precedente, si unirà
al film di Anderson, che per il momento viene indicato come
“BC
Project“.
Paul Thomas
Anderson, invece, è noto per aver realizzato film come
Boogie Nights del 1997, Magnolia del 1999,
Punch-Drunk Love del 2002, There Will Be Blood del 2007, The Master del 2012, Inherent
Vice del 2014, Phantom Thread del 2017 e, più recentemente,
Licorice Pizza del 2021. Paul Thomas
Anderson sta anche producendo con Sara Murphy il nuovo
film con Leonardo DiCaprio, che non ha ancora una data
di uscita.
A24 ha pubblicato
un nuovo video di La
zona d’interesse, l’acclamato film drammatico di
Jonathan Glazer sulla Seconda Guerra
Mondiale, che ha recentemente ottenuto cinque nomination agli
Oscar, tra cui quella per il Miglior Film.
La featurette dietro le quinte
mostra Jonathan Glazer che parla della premessa
del film, che racconta di un uomo che vive una vita idilliaca con
la sua famiglia nella casa dei loro sogni, che si trova vicino al
campo di concentramento di Auschwitz. Il direttore della fotografia
Lukasz Zal ha parlato anche del processo di
ripresa, rivelando che hanno cablato l’intera casa con telecamere
visibili e nascoste.
Chi è coinvolto in La zona d’interesse?
Tratto dal romanzo di Martin Amis
del 2014, La
zona d’interesse è scritto e diretto da
Jonathan Glazer, che torna alla regia dopo dieci
anni da Under the Skin del 2013. Il film è interpretato da
Christian Friedel nel ruolo del comandante del
campo di Auschwitz Rudolf Höss, Sandra
Hüller nel ruolo di Hedwig Höss, Johann
Karthaus nel ruolo di Klaus Höss, Nele
Ahrensmeier nel ruolo di Inge-Brigitt Höss, Lilli
Falk nel ruolo di Heidetraut Höss e Medusa
Knopf nel ruolo di Elfriede.
La zona
d’interesse è prodotto da Reno Antoniades, Daniel
Battsek, Len Blavatnik, Danny Cohen, Ke’Lonn Darnell, David
Kimbangi, Ollie Madden e Tessa Ross. I produttori sono
Bugs Hartley, Ewa Puszczynska, Bartek Rainski e James
Wilson. Il film ha vinto il Grand Prix al Festival
di Cannes 2023.
Secondo Variety, la star di
Dracula UntoldLuke Evans e la star di Resident Evil
Milla Jovovich hanno firmato per i ruoli
principali del prossimo thriller d’azione fantascientifico
intitolato World Breaker. La produzione dovrebbe
svolgersi in Irlanda del Nord.
“Guidato da due delle più forti
star del genere e sotto la direzione del bravissimo Brad Anderson,
World Breaker è un film confezionato che non può mancare e che ha
una fortissima commercialità universale“, ha dichiarato in un
comunicato Nat McCormick, capo di The Exchange.
Oltre a World Breaker, Luke Evans è attualmente impegnato nella
serie drammatica britannica The Way della BBC One,
creata dal co-creatore e co-protagonista Michael
Sheen. Nel frattempo, Milla Jovovich sarà protagonista in In
the Lost Lands di Paul W.S. Anderson e nel thriller
d’azione Breathe di Stefon Bristol.
Chi è coinvolto in World
Breaker?
World Breaker sarà
diretto da Brad Anderson (The Call) da una
sceneggiatura scritta da Joshua Rollins. Il film è prodotto da
Martin Brennan per 23ten, mentre The Exchange si occuperà delle
vendite internazionali.
“La storia è incentrata su un
padre e sua figlia“, si legge nella sinossi. “Cinque anni
prima, uno strappo nel tessuto della realtà ha portato nel nostro
mondo creature provenienti da una dimensione alternativa e
intenzionate a distruggerci. Il padre nasconde la figlia su
un’isola per tenerla al sicuro, mentre la prepara alla
sopravvivenza e alle battaglie che verranno. Ma nessun luogo è
sicuro“.
Dopo la
tragica notizia della scomparsa di Carl
Weathers, innumerevoli celebrità sono intervenute sui
social media per rendere omaggio alla leggenda della
recitazione.
In una serie di tweet di venerdì,
Adam Sandler – che è apparso al fianco di
Weather nell’iconica commedia Happy Gilmore – ha
riflettuto sul suo passato con Weathers, definendo
l’attore “un vero grande uomo“.
“Grande padre. Grande attore.
Grande atleta”, ha detto Sandler nei suoi tweet. “Così divertente
da avere sempre intorno. Intelligente come l’inferno. Leale come
l’inferno. Divertente come l’inferno. Amava i suoi figli più di
ogni altra cosa. Che uomo! Tutti lo amavano. Io e mia moglie ci
siamo divertiti tantissimo con lui ogni volta che lo abbiamo visto.
Con affetto a tutta la sua famiglia e Carl sarà sempre conosciuto
come una vera leggenda“.
A true great man. Great dad. Great actor.
Great athlete. So much fun to be around always. Smart as hell.
Loyal as hell. Funny as hell. Loved his sons more than anything.
What a guy!! Everyone loved him. My wife and I had the best times
with him every time we saw him. Love to… pic.twitter.com/Gi2lPWFTgt
Molto toccante anche l’omaggio di
Sylvester Stallone che ha scritto quello che poi sarebbe
diventato l’iconico personaggi interpretato da Carl Weathers di
Apollo Creed.
Altri tributi sono arrivati dal
mondo della recitazione e dello sport, tra cui il giornalista di
boxe Michael Benson, Dana White dell’UFC e altri
ancora. Di seguito è possibile consultare un elenco di omaggi da
parte di altri attori, giornalisti e social media nel loro
complesso:
We lost an icon. Carl Weathers was a
phenomenal talent, a true professional, and a dear friend. All my
sympathies and love to his family. I loved working with him on
Predator and then celebrating that film with him at various
conventions in the ensuing years.
Thank you, Carl. pic.twitter.com/29OJoe8qcu
Terence Crawford paying tribute to Carl
Weathers (who starred as Apollo Creed in the Rocky films) after he
died today aged 76… pic.twitter.com/zr1wZfX79A
apollo creed was one of the best and coolest characters I’ve
ever seen! it doesn’t get much better than the end of the rocky III
training montage 💪🏽 pic.twitter.com/ghZ59nahv8
RIP Carl Weathers. Apollo Creed is the
greatest villain-to-hero arc in history, a role he infused w/ soul,
humor & rage. A brilliant & versatile actor whose Arrested
Development & Happy Gilmore turns are almost equally iconic. May
there be only free BK refills in the afterlife pic.twitter.com/n0EG54zKG4
Di
recente abbiamo appreso che il regista e lo sceneggiatore del
classico “zombie” del 2002 28 anni
dopo uniranno ancora una volta le forze per
almeno un sequel (forse una trilogia), e ora abbiamo un
aggiornamento (potenzialmente) molto eccitante.
Anche se non siamo sicuri del
motivo per cui hanno deciso di saltare 28 mesi, Danny
Boyle(Trainspotting,
TheMillionaire, Yesterday)
e Alex Garland (Ex
machina,
Annientamento) si riuniranno per 28 anni
dopo, il progetto del sequel che ha trovato casa presso la
Sony Pictures dopo quella che viene descritta come “una lunga
guerra di offerte per aggiudicarsi i diritti del pacchetto
sequel“.
Secondo THR, Cillian Murphy, che ha interpretato il
protagonista del film originale, è a bordo come produttore
esecutivo e potrebbe riprendere il suo ruolo anche nel nuovo film
(o almeno nel primo).
Cillian Murphy in 28 anni dopo ?
Cillian Murphy è candidato all’Oscar come
miglior attore per la sua interpretazione in Oppenheimer,
quindi una vittoria potrebbe influenzare la sua decisione! Un
vincitore dell’Oscar sarà in una posizione migliore per negoziare
un compenso, dopo tutto.
28 anni
dopo è stato un grande successo ed è ancora
considerato un film incredibilmente influente nel genere horror. Ha
già generato un seguito meno apprezzato (ma che vale comunque la
pena di vedere), 28 settimane dopo del 2007.
Tuttavia, Boyle e Garland erano
coinvolti solo come produttori esecutivi in quel progetto, quindi
molti fan considereranno questo nuovo film come il primo vero
sequel. Boyle dovrebbe dirigere il primo capitolo, mentre Garland
dovrebbe scrivere tutti e tre i film. Il budget per ogni film si
aggirerebbe intorno ai 75 milioni di dollari.
Il primo film 28 giorni dopo
Il primo film vedeva Cillian Murphy nei panni di un uomo
senza nome che si risveglia dal coma dopo un incidente in
bicicletta e scopre che l’Inghilterra è stata invasa dagli
“Infetti”. Il virus trasforma le sue vittime in assassini furiosi,
ma a differenza dei soliti “zombie” de La notte dei
morti viventi e di altri classici del genere, queste
creature possono muoversi con una velocità spaventosa.
L’uomo si mette quindi in viaggio
per scoprire cosa sta succedendo, incontrando lungo la strada i
compagni sopravvissuti interpretati da
Naomie Harris e
Brendan Gleeson, oltre a un maggiore dell’esercito
squilibrato interpretato da Christopher
Eccleston.
I dettagli sulla trama di
28 anni dopo non sono ancora stati resi noti, ma
il periodo suggerisce che si svolgerà in un futuro prossimo, il che
significa che il film potrebbe includere alcuni elementi
fantascientifici. Nel precedente rapporto non si faceva menzione
dei personaggi sopravvissuti (interpretati da Murphy e
Harris), ma si era ipotizzato che Boyle e
Garland avrebbero arruolato un nuovo cast.
Netflix ha
condiviso un nuovo sguardo alla Kora di Sofia Boutella nella seconda parte dell’epopea
sci-fi di Zack Snyder,Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, e
abbiamo anche qualche frammento di nuovo filmato grazie a un breve
video teaser che evidenzia alcuni dei prossimi progetti dello
streamer.
Alla fine di Rebel Moon – Parte
1: Figlia del fuoco è riuscita a sconfiggere il
malvagio Ammiraglio Noble (Ed Skrein), ma
abbiamo scoperto che il cattivo è in realtà sopravvissuto (sembra
essere una sorta di cyborg) ed è stato riportato in
vita dal suo padrone, il Reggente Balisarius (Fra
Fee), per cercare vendetta.
Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, di cosa tratterà?
Kora e i suoi alleati non hanno
idea che l’Imperium stia per arrivare, ma la guerriera impavida
sembra più che pronta alla guerra in questa nuova foto.
— Snyder Netflix Updates ⚒️ rebel moon era (@SnyderNetflix)
February 1, 2024
Durante un recente podcast della
DGA Director’s Cut con il regista Louis
Leterrier come moderatore, Zack Snyder ha
rivelato che la versione vietata ai minori di Rebel Moon – Parte
1 arriverà quest’estate. Non sono stati menzionati né
il mese né la data, ma almeno ora abbiamo un calendario
approssimativo.
In una precedente intervista,
Snyder ha parlato del director’s cut e di come si differenzierà
dalla versione PG-13. “Molto più brutale. Più bizzarro. Stile
Verhoeven. Più RoboCop che altro… nel modo in cui usa la violenza
come un altro personaggio. E c’è molto sesso e fantasia
fantascientifica“. Snyder ha anche condiviso su Vero una nuova
immagine del film, e sembra che passeremo più tempo con
Jimmy il Robot.
Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice riprende
l’epica saga di Kora e dei guerrieri sopravvissuti, pronti a
sacrificare tutto combattendo al fianco dei coraggiosi abitanti di
Veldt per difendere un villaggio un tempo pacifico dove ha trovato
rifugio chi ha perso la propria casa nella guerra contro il Mondo
Madre. Alla vigilia della battaglia i guerrieri devono affrontare
il proprio passato rivelando uno a uno il motivo per cui
combattono. Quando la scure del Regno si abbatte sulla nascente
ribellione, si formano legami indissolubili, emergono eroi e
nascono nuove leggende.
La colonna sonora di Superman: The Movie di John
Williams rimane iconica e, in misura minore, anche quella
di Hans Zimmer in Man of
Steel. Ora, il co-CEO dei DC Studios e
sceneggiatore/regista di Superman:
Legacy, James Gunn, ha confermato che il compositore
John Murphy presterà il suo talento al prossimo
reboot.
John Murphy,
compositore britannico che ha collaborato con artisti del calibro
di Danny Boyle, Guy Ritchie, Michael Mann, Matthew
Vaughn e Stephen Frears, collaborerà per
la quarta volta con Gunn.
Le dichiarazioni di James Gunn sul compositore di Superman:
Legacy
“Sono felice di annunciare che
il mio frequente collaboratore [John Murphy] sta realizzando la
colonna sonora di [Superman: Legacy]”, ha dichiarato oggi
James Gunn su Instagram. “John è stato una
delle prime persone che ho chiamato quando ho finito la
sceneggiatura, molti mesi fa, perché sapevo quanto fosse
incredibilmente importante la colonna sonora per questa
produzione“.
“Da allora John ha lavorato
instancabilmente, creando ore e ore di musica che suoneremo sul set
durante le riprese [e] utilizzeremo nel montaggio [e] che alla fine
sarà registrata con una gloriosa sinfonia per tutti voi”. Benvenuto
alla DCU, John!“.
Quando sentiremo per la prima volta
il suo nuovo tema di Superman? La produzione del film inizierà a
marzo, il che significa che James Gunn potrebbe avere qualcosa da mostrare
per il Comic-Con di luglio; tuttavia, fino a quando non verrà
rilasciato un vero e proprio trailer, probabilmente non potremo
ascoltare appieno ciò che Murphy ha sognato per il nuovo Uomo del
Domani del DCU.
Quando i DC
Studios hanno annunciato il loro programma per il
DCU, tra i progetti più interessanti
c’era
The Brave and the Bold. Una nuova versione di
Batman, che vedrà l’eroe scoprire di essere padre quando
incontrerà Damian Wayne e prenderà il ragazzo sotto la sua
ala come nuovo Robin.
Purtroppo, questo significa anche
che la trilogia di The
Batman di Matt Reeves rimarrà un
franchise Elseworlds. Molti fan hanno poi sostenuto che è
stato un errore da parte dei DC Studios non
portare il Bruce Wayne di Robert Pattinson nel DCU, anche se è sempre
stato improbabile che fosse disposto a diventare un attore del
franchise e unirsi alla Justice League.
Il co-CEO dei DC
StudiosJames Gunn ha recentemente risposto a un fan
su Threads che gli ha chiesto se
The Brave and the Bold uscirà solo dopo la conclusione
della trilogia di Matt Reeves. Chiarendo di non
essere preoccupato per eventuali sovrapposizioni, il regista ha
risposto con un semplice “No“.
Altre notizie: dopo il casting di
Superman e Supergirl, sembra che Batman potrebbe
essere il prossimo protagonista del DCU a trovare
un attore. “Ho sentito che le agenzie stanno anticipando che un
bando di casting uscirà molto presto e che i DC Studios
accenderanno il Bat-Segnale“, ha dichiarato di recente lo
scooper Charles Murphy su X. Che le speculazioni
abbiano inizio!
Parlando l’anno scorso dei piani
dei DC Studios per
The Brave and the Bold, James Gunn ha detto: “Questa è
l’introduzione del Batman del DCU. È la storia di Damian Wayne, il
vero figlio di Batman, di cui non conoscevamo l’esistenza per i
primi otto-dieci anni della sua vita. È stato cresciuto come un
piccolo assassino e assassina. È un piccolo figlio di puttana. È il
mio Robin preferito“. “È basato sulla run di Grant
Morrison, che è una delle mie run preferite di Batman, e la stiamo
mettendo insieme proprio in questi giorni“.
Il co-CEO dei DC Studios, Peter
Safran, ha aggiunto: “Ovviamente si tratta di un lungometraggio
che vedrà la presenza di altri membri della ‘Bat-famiglia’
allargata, proprio perché riteniamo che siano stati lasciati fuori
dalle storie di Batman al cinema per troppo tempo“.
L’uscita di The
Batman- Parte 2 di Matt Reeves è prevista per il 2025,
e ci aspettiamo che il Crociato incappucciato del
DCU faccia il suo debutto – insieme a Robin – un
po’ più avanti nel tempo, in base a un precedente aggiornamento del
co-CEO dei DC Studios James Gunn. Alla domanda dello scorso novembre
su un possibile annuncio del casting di Bruce Wayne, il regista ha
risposto: “No. Non abbiamo ancora una sceneggiatura”.
È ancora molto presto per questo
progetto e probabilmente non arriverà nelle sale prima del 2027. Il
regista Andy Muschietti, che Gunn
ha ingaggiato dopo essere rimasto impressionato dal suo lavoro su
The
Flash, si pensa si stia concentrando sulla serie
televisiva Welcome
to Derry, quindi la pazienza sarà fondamentale quando
si tratterà di vedere il Cavaliere Oscuro del DCU sui nostri
schermi… a meno che non si presenti prima della sua uscita in
solitaria, ovviamente!
A differenza di Supergirl, questo
non accadrà in Superman:
Legacy, poiché James Gunn ha recentemente confermato che
Batman non sarà tra gli eroi che appariranno nel prossimo
reboot dell’Uomo del Domani. Continuate a seguirci per le ultime
novità su
The Brave and the Bold.
Era il 2016 e l’anno successivo
uscì nelle sale Spider-Man:
Homecoming. Jon Watts è salito a
bordo per dirigere quel reboot, tornando poi in cabina di regia per
Spider-Man: Far From Home e per
Spider-Man: No Way Home, che ha battuto il record
(contribuendo a rilanciare il cinema) nel 2021.
Non è un segreto che Jon
Watts abbia faticato a concludere la sua trilogia,
soprattutto a causa della vastità del film e delle difficoltà
imposte alla produzione dal COVID-19. Da allora, il regista ha
abbandonato la regia del reboot dei Fantastici
Quattro dei Marvel Studios per
dedicarsi allo sviluppo di
Star Wars: Skeleton Crew per Lucasfilm e
Disney+. La domanda ora è:
tornerà a occuparsi di Spider-Man 4?
Da tempo si vociferava che non
sarebbe tornato e, secondo lo scooper @MyTimeToShineH, “sono
riuscito a confermare che Jon Watts non tornerà a dirigere lo
Spider-Man 4 di Tom Holland“.
Chi dirigerà Spider-Man 4?
Drew Goddard, che
in precedenza ha lavorato a Daredevil e allo
sfortunato Sinister Six, è stato nominato come
probabile sostituto e una nuova trilogia potrebbe trarre beneficio
da una serie di occhi nuovi. Il lavoro di Watts su
Spider-Man è stato comunque stellare e la sua
visione del wall-crawler ci mancherà senza dubbio.
“Quando stavamo preparando
[Spider-Man] Homecoming, le discussioni erano sempre incentrate su
come fare qualcosa che non si fosse mai visto prima con Peter
Parker“, ha detto il regista a proposito della sua visione
della trilogia lo scorso anno. “Questo ti porta a percorrere un
paio di strade diverse e a fare cose come far scoprire al suo
migliore amico la sua identità, far scoprire a sua zia e poi, alla
fine dell’ultimo film, far scoprire al mondo intero“.
“È stato divertente giocare con
questi nuovi aspetti. Ma alla fine è stato bello poter far
confluire tutto nella semplice storia di Spider-Man. Ci siamo presi
tutto il tempo necessario per raccontare il primo numero di
Spider-Man, la storia delle origini“.
Non si sa ancora quando
Spider-Man 4 uscirà, ma con le voci che girano sul
fatto che Peter sarà uno dei protagonisti del prossimo film degli
Avengers, sicuramente dovrà arrivare nelle sale
prima del 2026.
Recentemente è stato riferito che i
Marvel Studios e la Sony Pictures sono ai ferri
corti sulla scelta di fare del film un’avventura di strada o
un’altra avventura multiversale con Tobey Maguire e Andrew Garfield.
Come molte altre produzioni,
l’imminente spin-off di Max The
Batman, che ruota attorno a uno dei cattivi più
iconici del Crociato, The
Penguin, è stato costretto a una pausa a causa degli
scioperi di Hollywood, ma le riprese sono riprese lo scorso
novembre e ora sono apparse online alcune nuove foto del set.
Gli scatti ritraggono la star
Colin Farrell mentre gira le scene nei
panni di Oswald “Oz” Cobblepot, e l’attore sfoggia un
aggiornamento al costume accurata ai fumetti sotto forma di un
cappotto foderato di pelliccia che è diventato sinonimo del
personaggio (a seconda dell’artista) nel corso degli anni.
Il prossimo passo saranno il
monocolo e l’ombrello? Potrebbe essere un passo eccessivo per
questa interpretazione più concreta del personaggio, ma non si sa
mai. La scena in questione di The
Penguin sembra trovare Oz all’indomani
di un’esplosione, mentre si trova faccia a faccia con un nemico.
Sembra che il boss della mafia decida di attaccare, ma si ritrova a
fare i conti con un manganello allungabile.
Siamo ancora in attesa di un trailer completo di The
Penguin, ma Max ha condiviso un teaser “In Production”
all’inizio di quest’anno, dandoci un primo assaggio di alcune
immagini della serie. In esso vediamo Cobblepot che si afferma come
“nuovo Kingpin di Gotham” dopo il vuoto lasciato nella malavita
della città dalla morte di Falcone alla fine di The Batman.
The
Penguin non ha una data di uscita, ma si dice che uscirà nel
terzo trimestre del 2024. The
Batman – Parte 2 uscirà nelle sale il 3 ottobre
2025.
Cosa aspettarsi dal Pinguino?
Ambientato nel mondo di The
Batman del 2022, The
Penguin si concentrerà sul passato di Oswald
Cobblepot e mostrerà la sua ascesa al potere nel ventre squallido
di Gotham piuttosto che rappresentarlo come un boss affermato. Il
personaggio ha una ricca storia di apparizioni dal vivo, poiché
Danny DeVito ha interpretato il famoso
Pinguino in Batman Returns mentre Robin Lord
Taylor lo ha interpretato in Gotham.
Il dramma limitato sarà basato sui
personaggi DC creati da Bob Kane e Bill Finger. È stato
scritto da Lauren LeFranc, che è anche la
showrunner. I primi due episodi saranno diretti da
Craig Zobel. Insieme a Colin Farrell recitano nella serie
Cristin Milioti (Made for Love) nel ruolo della
figlia di Carmine, Sofia Falcone; Michael Zegen
(The Marvelous Mrs. Maisel) nel ruolo del figlio di Carmine,
Alberto Falcone; e Clancy Brown (John Wick:
Capitolo 4) nei panni di Salvatore Maroni, gangster di Gotham. A
loro si uniscono Rhenzy Feliz, Michael Kelly, Shohreh
Aghdashloo, Deirdre O’Connell, Carmen Ejogo, François Chau
e David H. Holmes.
Si dice anche che
Robert Pattinson potrebbe apparire nei panni di Bruce
Wayne/Batman. I produttori esecutivi sono Dylan
Clark e Matt Reeves di The
Batman, Farrell, LeFranc, Daniel Pipski, Adam
Kassanand e Rafi Crohn. È un progetto congiunto tra 6th e
Idaho, DC Entertainment, Dylan Clark Productions e Warner Bros.
Television.
Dopo
la foto di ieri altre foto dal set di Daredevil: Born Again
sono state diffuse online e sono ricche di momenti importanti e di
divertenti rivelazioni sulla prossima serie Disney+.
Iniziamo con quello che sembra un
altro teso confronto tra Matt Murdock (Charlie
Cox) e The Kingpin (Vincent
D’Onofrio). È difficile dire cosa stia accadendo, ma
pensiamo che questo sia legato alla ricerca di Wilson Fisk
di diventare sindaco di New York (se non lo è già a questo
punto).
Sembra inoltre che il sergente
Brett Mahoney farà il suo ritorno dopo essere apparso in
Daredevil, Jessica Jones e The Punisher. L’attore
Royce Johnson ha accennato al suo ritorno nel
MCU e sembra che sia tra gli attori
sopravvissuti alla precedente versione di Daredevil: Born
Again.
Sebbene questa inquadratura sembri
mostrare
Charlie Cox che si diverte tra una ripresa e l’altra,
rivela anche uno sguardo più ravvicinato a un berretto con lo
slogan di Fisk. Ha scelto “FISK CAN FIX
IT“, un’allusione al fatto che il cattivo ha promesso di
rendere New York City di nuovo grande, probabilmente liberando la
Grande Mela dai suoi fastidiosi vigilanti.
In questo video dietro le quinte,
vediamo Murdock e la Heather Glenn di Margarita
Levieva che si avvicinano, solo che la loro passeggiata
viene interrotta da un gruppo di sostenitori di
Fisk estremamente appassionati e chiassosi. A
questo punto, siamo certi che avrete capito il parallelismo tra la
candidatura di Fisk a sindaco e un certo candidato alla presidenza
degli Stati Uniti nella vita reale!
Lo scorso ottobre è stato reso noto
che
Daredevil: Born Again stava subendo un
“significativo reboot creativo” dopo la pausa produttiva dovuta
agli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA. Gli sceneggiatori Chris
Ord e Matt Corman sono stati tolti dal progetto insieme ai registi
della serie, mentre alcune scene ed episodi già terminati saranno
mantenuti con l’aggiunta di ulteriori elementi seriali.
Entrambi i personaggi hanno
debuttato nel Marvel Cinematic
Universe nel 2021. Kingpin è stato guest-star nella serie
Disney+Hawkeye e
Matt Murdock è apparso brevemente in Spider-Man: No Way Home. Cox è stato anche
guest-star in due episodi di
She-Hulk: Attorney at Law, dove ha mostrato un
lato più leggero dell’eroe. Kingpin, invece, è stato tra i
protagonisti della recente serie Echo.
Carl Weathers,
interprete di Apollo Creed nei primi quattro film di Rocky al fianco di Sylvester Stallone, è morto martedì, come ha
confermato a
Variety il suo manager Matt Luber. L’attore
aveva 76 anni. Oltre alla saga di Rocky, Weathers ha recitato anche in Predator del 1987
e ha avuto un ruolo memorabile in Happy Gilmore con
Adam Sandler. Più recentemente, era stato nominato
per un Primetime Emmy Award come Miglior Guest Star in una serie
drammatica per il suo lavoro nella serie di Star
Wars, The
Mandalorian, dove ha interpretato il capo della gilda di
cacciatori di taglie Greef Karga.
Weathers è però noto per aver anche
doppiato Combat Carl nei film di Toy Story e aver
interpretato una versione romanzata di sé stesso in un ruolo
ricorrente in Arrested Development. Tra gli altri suoi
crediti figurano le serie televisive Street Justice,
Colony, The Shield, Chicago Justice e
Brothers, e i film Incontri ravvicinati del terzo
tipo, Death Hunt e The Comebacks. Prima di
diventare un attore, Weather si era però costruito una carriera da
giocatore di football professionista, giocando per una stagione nei
Oakland Raiders, nel ruolo di linebacker. Nel 1971 passò al
football canadese, nei British Columbia Lions, per rimanervi fino
al 1974, data del suo ritiro dall’attività agonistica.
La consacrazione arriva poi nel
1976, quando viene scelto per interpretare Apollo Creed, il pugile
antagonista di Rocky Balboa nella pellicola Rocky di John G. Avildsen, ruolo che
tornerà a interpretare per i successivi tre seguiti. Sylvester Stallone scelse Carl Weathers ai
provini del film per via del suo carattere e il suo temperamento,
simili a quelli di Muhammad Ali, pugile da cui
Stallone aveva tratto ispirazione per il personaggio di Apollo
Creed. Grazie a quel ruolo, oggi iconico, Weathers si è scolpito un
posto nella storia del cinema, dove continuerà a vivere.
Uno dei film più apprezzati del
2021, sia dalla critica che dal pubblico, è Il ritratto
del Duca, l’ultimo film diretto da Rogert Michell (meglio
noto per aver diretto Notting Hill) prima della sua scomparsa, con cui va a
raccontare una storia tanto singolare quanto appassionante. Il film
è infatti ispirato alla vera vicenda di Kempton
Bunton e all’incredibile caso del furto del ritratto del
Duca di Wellington, firmato dal celebre pittore Francisco
Goya. Una storia forse oggi poco nota ai più, ma passata
alla storia per essere stato il primo e unico caso di furto
avvenuto alla prestigiosa National Gallery di Londra.
Attraverso questa vicenda si propone
dunque allo spettatore non solo una divertente commedia
dall’inconfondibile sapore british, ma anche un racconto
ricco di desiderio di rivalsa sociale e amore per il prossimo.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad
esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e
al cast di attori, per poi passare a scoprire
la vera storia dietro il film. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Il ritratto del Duca
Protagonista del film è
Kempton Bunton, un inguaribile idealista pervaso
da un forte senso civico, che impiega il suo tempo e le sue energie
a sostenere e promuovere battaglie sociali a favore delle persone
svantaggiate. Sua moglie Dorothy, che lavora come donna di
servizio, porta invece avanti la famiglia e disapprova lo “stile di
vita” del marito. Quando però un giorno Kempton si ritrova
coinvolto nel furto del ritratto del Duca di Wellington di
Francisco Goya, sarà l’occasione, per tutta la famiglia, di
“ritrovarsi” e, per la signora Bumpton, di capire e comprendere,
finalmente approvandolo, l’animo e il pensiero di suo marito.
Ad interpretare il ruolo di Kempton
Bunton vi è il premio Oscar Jim Broadbent.
L’attore era la prima e unica scelta per questo ruolo. Nel ruolo di
sua moglie Dorothy vi è l’attrice Helen Mirren. Fionn
Whitehead, invece, interpreta Jackie Bunton. Recitano poi
nel film anche Matthew Goode nel ruolo di Jeremy Hutchinson e
Anna Maxwell Martin in quelli di mrs. Gowling.
Joshua McGuire ricopre il ruolo di Eric Crowther,
l’assistente di Hutchinson, mentre John Heffernan
ha il ruolo di Neddie Cussen, avvocato dell’accusa. Andrew
Havill è Sir Philip Hendy, direttore della National
Gallery, mentre James Wilby ha il ruolo ruolo di
Carl Aarvold, giudice del caso Kempton.
La storia vera dietro Il ritratto del Duca
Come anticipato, quella narrata in
Il ritratto del Duca è una storia vera. Nel 1961
Kempton Bunton era un autista di autobus
disabile in pensione che guadagnava la misera cifra di 8 sterline a
settimana (equivalenti a 189 sterline nel 2021). In quell’anno,
Charles BiererWrightsman, un
ricco collezionista d’arte americano che si guadagnava da vivere
nel settore petrolifero, acquistò il dipinto di Goya Ritratto
del Duca di Wellington per la somma di 140.000 sterline
(390.000 dollari, equivalenti a 3.315.375 sterline nel 2021). Il
governo britannico decise però di riacquistare il dipinto, per la
stessa cifra, per evitare che lasciasse la Gran Bretagna. La mossa
fece però infuriare Bunton, scontento dal modo in cui il governo
impiegava i soldi.
Secondo il suo stesso racconto,
Bunton apprese da conversazioni con le guardie della National
Gallery che l’elaborato sistema elettronico di sicurezza, composto
da sensori a infrarossi e allarmi, veniva disattivato la mattina
presto per consentire le pulizie. La mattina del 21 agosto 1961,
Bunton si introdusse allora nel museo da una finestra di una
toilette, staccò il dipinto incorniciato dall’espositore ed uscì
nuovamente dalla finestra, portando così a compimento il furto del
prestigioso dipinto. L’agenzia di stampa Reuters ricevette poi una
lettera in cui si chiedeva una donazione di 140.000 sterline in
beneficenza per pagare le licenze televisive per i meno abbienti e
si chiedeva un’amnistia per il ladro.
Bunton, infatti, si opponeva al
canone televisivo, ritenendo che la TV dovesse essere messa a
disposizione di tutti coloro che ne avevano bisogno. Si è più volte
battuto per la gratuità delle licenze televisive per i pensionati
ed era stato imprigionato più volte per essersi rifiutato di pagare
la licenza. Nel 1965, quattro anni dopo il furto, Bunton contattò
un giornale e, tramite un deposito bagagli della stazione
ferroviaria di Birmingham New Street, restituì volontariamente il
dipinto. Sei settimane dopo, si consegnò anche alla polizia, che
inizialmente lo scartò come sospetto, ritenendo improbabile che un
pensionato di 61 anni potesse aver compiuto il furto.
Durante il successivo processo, la
giuria condannò poi Bunton solo per il furto della cornice, che non
era stata restituita. Il team di difesa di Bunton, guidato da
Jeremy Hutchinson, ha sostenuto con successo che
Bunton non ha mai voluto tenere il dipinto, il che significa che
non poteva essere condannato per il furto. Tuttavia, Bunton è poi
stato effettivamente condannato e ha scontato tre mesi di carcere.
Nel 1996 però, ben trent’anni dopo la restituzione del dipinto, la
National Gallery rilasciò una documentazione sul caso riguardante
John Bunton, il figlio di Kempton, senza,
tuttavia, scendere nei dettagli per ragioni di privacy.
Nel 2012, invece, l’Archivio
Nazionale rilasciò un file confidenziale risalente addirittura al
1969 dove si rivela che fu proprio John con la
complicità del fratello Kempton Jr l’autore
materiale del furto del Duca. Non furono però intraprese ulteriori
azioni legali da parte del Governo. L’ammissione di colpa di John
era infatti troppo circostanziale e in ogni caso non sufficiente
per riaprire il caso né tanto meno per perseguire Kempton per falsa
testimonianza. In risposta al caso, fu però emanata la Sezione
11 del Theft Act 1968, che rendeva reato la rimozione senza
autorizzazione di qualsiasi oggetto esposto in un edificio
pubblico. La BBC decise poi – forse pensando a Bunton – di
annullare il canone per i cittadini over 75.
Il trailer di Il ritratto del
Duca e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Il
ritratto del Duca grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 2 febbraio alle ore 21:20
sul canale Rai 3.
Nato come film per denunciare una
volta di più gli orrori della guerra in Vietnam, Rambo è in breve diventato
un grande classico, nonché uno dei più apprezzati film del suo
anno, il 1982. È inoltre il film che, insieme a Rocky, ha contribuito a lanciare la carriera
dell’attore Sylvester Stallone. Oggi inserito tra i più
grandi personaggi della storia del cinema, il combattivo veterano
si è visto diventare protagonista di un’intera saga, oggi
composta da ben 5 film realizzati tra il 1982 e il 2019.
Nel 2008 è uscito in sala il quarto
film a lui dedicato, JohnRambo, scritto e
diretto dallo stesso Stallone. Questo venne realizzato a ben
vent’anni di distanza dal precedente capitolo, e i motivi di tale
attesa sembrano ritrovarsi nella mancanza di una storia che
risultasse convincente agli occhi dell’interprete protagonista. Con
il successo del film Rocky Balboa, l’altro grande
personaggio di Stallone, anche Rambo venne riportato all’attenzione
ed ottenne infine una nuova storia tutta per sé.
Stallone, che aveva accettato di
interpretare nuovamente il personaggio, si dichiarò però scettico
alla richiesta di dirigere anche il film. Si trovò però a cambiare
idea nel momento in cui decide di girare la pellicola come se il
regista fosse proprio Rambo, imprimendo dunque all’opera la stessa
personalità del suo protagonista. L’operazione si rivelò
particolarmente vincente, e portò il film a guadagnare un totale di
circa 113 milioni a livello mondiale, a fronte di un budget di 50.
Nel 2019, Stallone darà poi vita al quinto e attualmente ultimo
capitolo della saga: Rambo: Last
Blood.
La trama di John
Rambo
Sono passati ormai molti anni dalle
sue ultime avventure. Rambo continua la sua
pacifica vita lavorando su un battello al confine tra la Thailandia
e la Birmania. Su questo riceve un giorno la visita di alcuni
missionari, i quali gli chiedono di accompagnarli nel territorio
birmano dove si sta svolgendo un conflitto, con l’intento di
portare aiuti umanitari ai soldati. Inizialmente riluttante, Rambo
infine accetta, consapevole che il territorio è cosparso di
pericolose mine antiuomo. A missione compiuta, scopre però che
quello stesso gruppo di missionari è stato ora catturato e
rinchiuso in un campo di prigionia. Insieme ad un gruppo di
mercenari, il veterano parte allora in loro salvataggio.
La missione va a buon fine, e Rambo
riesce a salvare il gruppo di ostaggi, che durante la loro
prigionia avevano subito atroci torture. Durante la fuga, però,
l’esercito birmano scopre l’accaduto ed organizza una tempestiva
caccia all’uomo. Rambo è così costretto a rifugiarsi nella giungla,
dove darà nuovamente prova delle sue capacità di sopravvivenza e
combattimento. A finire nei guai sono però ora i mercenari che lo
avevano aiutato nell’impresa. Il suo nuovo obiettivo sarà dunque
ora quello di organizzare un ultimo colpo, annientando l’esercito
birmano e salvando i suoi alleati.
John Rambo: il cast del
film
Riprendere un ruolo come Rambo non è
stato facile per SylvesterStallone. Pur non
avendo mai del tutto perso la sua celebre forma fisica, l’attore
dovette sottoporsi ad ulteriori allenamenti intensivi al fine di
guadagnare la muscolatura necessaria per poter eseguire le
spericolate acrobazie presenti nel film. Alcuni incidenti sono però
stati inevitabili. L’attore, infatti, finì per strapparsi un
quadricipite realizzando una scena che lo vedeva correre attraverso
la giungla. Riuscì però a recuperare alla svelta, tornando presto
sul set. L’allenamento gli è inoltre tornato utile anche per poter
sollevare le vere e pesanti armi presenti nel film. Stallone ebbe
infatti degli iniziali problemi a gestire queste, ma lavorando sui
suoi noti bicipiti ha potuto acquisire credibilità nel manovrare
tali oggetti.
Stallone, che aveva deciso di
ambientare il film nel contesto del poco noto conflitto birmano,
decise di portare il cast a recitare in location vicine a quelle
dei reali scontri a fuoco. L’attore ha poi ricordato l’esperienza
come particolarmente spaventosa. Dal set era loro possibile udire
il rumore degli spari e in più occasioni rischiarono di entrare in
conflitto con i soldati birmani. L’esperienza fu però
particolarmente utile al film, poiché portò tutti gli attori ad
essere particolarmente realistici e ben calati nei panni dei
rispettivi personaggi. Stallone chiarì in seguito che il suo
intento, nell’ambientare lì il film, era quello di portare
l’attenzione su una guerra poco conosciuta ma ugualmente brutale
alle tante altre presenti nel mondo.
Nel cast del film sono poi presenti
diversi noti attori di cinema e televisione. La prima di questi è
Julie Benz, che ricopre qui il ruolo della
missionaria Sarah Miller. L’attrice è nota in particolare per il
ruolo di Rita Bennett nella serie televisiva Dexter.
Stallone la volle in John Rambo proprio dopo averla vista
nella serie crime, di cui si è dichiarato un grande fan.
Paul Schulze, noto per le serie I Soprano,
24 e Nurse Jacke – Terapia d’urto, interpreta invece
Michael Burnett, anche lui facente parte del gruppo dei missionari.
L’attore Graham McTavish interpreta invece Lewis,
il leader del gruppo di mercenari. Questi è in seguito divenuto
noto per aver recitato in numerosi episodi della serie
Preachers. Infine, nei panni dello spietato Pa Tee Tint,
si ritrova l’attore Maung Maung Khin.
Il trailer di John Rambo e
dove vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. John
Rambo è infatti presente su Rakuten TV,
Google Play, Apple iTunes, Prime Video e Now. In
base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo
modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al
meglio della qualità video. Il film è inoltre in programma in
televisione per venerdì 2 febbraio alle
21:20 sul canale Italia 1.
Quando si pensa al genere del
thriller contemporaneo, uno dei primi nomi che vengono in mente è
certamente quello di David Fincher. Oggi
conosciuto per opere di grande prestigio come The Social
Network e Il curioso caso di
BenjaminButton, questi diede vita nel 1995 a
quello che è ancora oggi considerato uno dei thriller per
eccellenza. Si tratta di Seven, film che
ha contribuito a riscrivere le regole del genere, gettando la base
per numerose opere simili realizzate in seguito. Pur avendo una
classica storia con uno psicopatico serial killer, un maligno gioco
da questi orchestrato, e due detective a seguirne le tracce, il
film presenta così tante originalità da essersi affermato da subito
al di sopra della media.
L’idea nasce dall’esperienza di
Andrew Kevin Walker, il quale agli inizi degli
anni Novanta stava cercando di affermarsi come sceneggiatore a New
York. Qui si imbatté nello squallore dei vizi capitali, decidendo
così di costruire una storia a partire da questi. Il progetto venne
poi proposto dalla New Line Cinema a Fincher, il quale era reduce
dalla terribile esperienza di Alien³. Il regista vide in Seven la
possibilità di realizzare un film più piccolo, attraverso il quale
riscoprire la propria passione per quel mestiere. Attratto
dall’intreccio, egli decise così da subito di iniziarne la
lavorazione, componendo un cast di grandi attori.
Una volta arrivato in sala, il film
si affermò come un successo assoluto. A fronte di un budget di soli
33 milioni di dollari, questi arrivò ad incassarne circa 327 in
tutto il mondo. In Italia si classificò al quarto posto tra i film
più visti della stagione cinematografica 1995/96. Seven fu
un successo anche di critica, la quale elogiò l’atmosfera cupa e
violenta, la sceneggiatura e le interpretazioni dei protagonisti.
Particolarmente apprezzato, infine, fu anche il macabro finale.
Tutto ciò, insieme anche a numerosi premi vinti, portò il film ad
affermarsi come un cult, segnando un vero e proprio momento di
transizione all’interno del genere thriller. Dopo Seven,
questo non sarebbe più stato lo stesso di prima.
La trama di Seven
Protagonista del film è il detective
William Somerset, saggio e anziano, egli si
ritrova ora a vivere una profonda disillusione nei confronti di un
mondo sempre più violento e degradato. Ad una settimana dalla
pensione, egli si ritrova affiancato dal giovane e impulsivo agente
David Mills, il quale prenderà il suo posto una
volta riconsegnato il distintivo. Somerset inizia così ad insegnare
al giovane i trucchi del mestiere, anche se date le differenze
caratteriali tra i due non scorre da subito buon sangue. I due si
ritrovano però improvvisamente ad indagare su un particolare
omicidio. Un obeso è infatti stato costretto a mangiare fino a
morire. A tale episodio segue quello di un avvocato corrotto
orrendamente mutilato. Sul cadavere di questo i due agenti
ritrovano scritta la parola “avarizia”.
Somerset e Mills sospettano che
dietro tali omicidi vi sia un unico serial killer, e che quanto da
lui compiuto sia connesso da uno strano rapporto. Ben presto, con
il susseguirsi di ulteriori omicidi, i due capiranno di trovarsi di
fronte ad un pazzo che punisce con la morte persone colpevoli dei
sette vizi capitali. Mentre cercano di prevedere le prossime mosse
di questo, Somerset e Mills stringono una buona amicizia, e questi
arriva a presentare al collega la bella moglie
Tracy. Nel momento in cui il killer farà capire
loro di sapere chi sono, la vita dei due agenti e di quanti a loro
cari finisce con l’essere in pericolo. In un crescendo di follia,
il cerchio è sempre più vicino al chiudersi drammaticamente.
Seven: il cast del
film
Composto da un cast di celebri
attori, il film ha come protagonista nei panni del detective
Somerset il premio Oscar Morgan
Freeman. Il ruolo era stato originariamente proposto
ad Al
Pacino, il quale però rifiutò. Fincher decise allora
di chiedere a Freeman, convinto però che anche questi avrebbe
negato la propria partecipazione. Con sua sorpresa, l’attore si
dichiarò particolarmente interessato al ruolo, e fu così il primo
ad entrare nel film. Per interpretare il suo ruolo, egli venne
seguito da un vero poliziotto, che gli spiegò come poter risultare
più realistico. Il giovane Mills è invece interpretato da Brad
Pitt, qui alla sua prima collaborazione con Fincher.
L’attore accettò il ruolo desideroso di togliersi di dosso
l’etichetta da “sex symbol”. Per la parte, dunque, egli cercò di
evidenziare gli aspetti meno affascinanti del personaggio.
Nei panni di Tracy, moglie di Mills,
vi è invece la premio Oscar Gwyneth
Paltrow. L’attrice fu da subito la prima scelta per il
ruolo, ma questa si dichiarò non interessata. Su consiglio di Pitt,
all’epoca suo compagnò, accettò però di incontrare Fincher, il
quale riuscì infine a convincerla ad accettare. L’attore Kevin
Spacey interpreta invece il personaggio di Jon Doe,
che si rivelerà poi essere il killer della storia. Per mantenere
un’aura di mistero a riguardo, egli chiese che il proprio nome non
venisse pubblicizzato, così da far diventare una vera e propria
sorpresa il suo ingresso in scena. Nel film si ritrova poi l’attore
R. Lee Ermey, celebre per Full Metal Jacket, nei panni del capitano di polizia.
John C. McGinley, noto per la serie
Scrubs, è invece il leader della squadra SWAT.
Seven: la spiegazione del
finale del film
Il finale di Seven è ormai
uno dei più noti e scioccanti di sempre. È la perfetta conclusione
di una storia cupa e senza apparente speranza. Proprio per via
della sua grande drammaticità, i produttori del film non volevano
che fosse questo il finale, e decisero dunque di cambiarlo.
Nell’inviare la sceneggiatura a Fincher, tuttavia, questi si
sbagliarono mandandogli la versione con il finale originale.
Naturalmente il regista rimase estasiato, trovando perfettamente
coerente con il tono. Nell’apprendere della volontà di cambiarlo,
egli si oppose fermamente a tale decisione. Dalla sua parte si pose
anche Pitt, il quale si rifiutò di recitare nel film se il finale
non fosse stato quello con la celebre scatola.
Alla fine, i produttori dovettero
cedere alle pressioni, permettendo così di realizzare un finale che
ha poi effettivamente contribuito alla fama del film. Con questo,
viene definitvamente alla luce il piano di Joe Doe, il quale sta
sostanzialmente conducendo un gioco con il detective Mills,
all’insaputa di quest’ultimo. Sia Doe che Mills fanno infatti parte
dei sette peccati capitali e l’assassino è pronto a dimostrarlo
facendo sì che Mills getti via la sua maschera da persona per bene
per soccombere al rabbia, uccidendo Doe. Così facendo, fa però il
suo gioco, dimostrando dunque che non sembra esserci via di fuga
dai sette peccati capitali. Nonostante ciò, il detective Sommerset
chiude il film sostenendo che vale comunque la pena lottare per il
mondo, nonostante non concordi sul fatto che esso sia un bel
posto.
Il trailer di Seven e
dove vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Seven è infatti disponibile nel catalogo
di Infinity+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale, avendo così modo di guardare
il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno
venerdì 2 febbraio alle ore 21:00
sul canale Iris.
Con il film The
Warrior – The Iron Claw (qui
la recensione), il wrestling torna sul grande schermo,
proponendo l’appassionante ma triste vicenda della famiglia
Von Erich, storica dinastia di questa disciplina
caratterizzatasi per i suoi successi ma anche per i numerosi lutti
che l’hanno sconvolta. Il film, diretto da Sean Durkin e con protagonisti gli attori
Zac Efron, Lily James, Jeremy Allen White, Harris
Dickinson e Holt McCallany, si è
affermato come uno dei lungometraggi più apprezzati di questa
stagione, tanto da venire inserito nell’elenco dei Dieci migliori
film del 2023 stilato dal National Board of Review. Pur proponendo
una storia molto coinvolgente – anche per i non fan del wrestling –
il film si prende però diverse libertà rispetto alla vera vicenda
dei Von Erich. Scopriamo allora qui di seguito la vera
storia dietro al film.
La vera storia dietro al film
The Warrior – The Iron Claw
Le origini della dinastia Von
Erich
Per cominciare, è bene sapere che
Von Erich non è il vero cognome della famiglia. Il capostipite,
Fritz Von Erich, è infatti nato il 16 agosto del
1929 con il nome Jack Barton Adkisson. Egli
assunse il personaggio di Von Erich solo dopo essere diventato un
affermato wrestler professionista. Prima di intraprendere tale
carriera, però, Fritz tentò senza successo di perseguirne una nel
football. Capendo che non sarebbe mai diventato un professionista,
iniziò ad allenarsi come wrestler sotto la guida di Stu
Hart, patriarca della famiglia Hart che in seguito
produrrà il cinque volte campione dei pesi massimi Bret
“the Hitman” Hart. Iniziò a lottare allo Sportatorium di
Dallas con il personaggio di Fritz Von Erich, un cattivo nazista di
Berlino che le folle amavano odiare.
Poco dopo il debutto, aggiunse al
proprio repertorio il suo attacco caratteristico, l’Iron Claw
(Artiglio di ferro) – da qui il titolo del film -, che prevedeva di
afferrare e stringere le tempie dell’avversario con una mano. Una
mossa poi tramandata anche al resto della famiglia. Fuori dal ring,
nel 1950 Fritz sposò Doris, sua fidanzata del
liceo. Con la crescita della notorietà di Von Erich, iniziò a
crescere anche la sua famiglia. Lui e Doris diedero il benvenuto ai
figli Jack Jr. nel settembre 1952,
Kevin nel maggio 1957 e David nel
luglio 1958. Ma solo un anno dopo la nascita di David, persero il
loro figlio maggiore. Nel 1959, all’età di appena 6 anni, Jack Jr.
morì a causa di una forte scossa elettrica e al conseguente
annegamento in uno stagno.
I Von Erich salgono sul ring
La morte di Jack Jr. fu un evento
che sconvolse profondamente la famiglia, ma non impedì a Fritz e
Doris di avere altri figli. Nel 1960 nacque Kerry,
seguito poi da Mike e Chris
(quest’ultimo omesso dal film) rispettivamente nel marzo 1964 e nel
settembre 1969. Con i suoi cinque figli, Fritz si alternava tra
padre amorevole e severo disciplinatore. Insegnò loro a cacciare,
ad andare in moto e a reagire ai bulli. Più di ogni altra cosa,
però, Fritz insegnò loro l’arte del wrestling, iniziando dunque a
tramandare ciò che sapeva di quella disciplina e formando così la
seconda generazione Von Erich. Dal canto loro i cinque figli, pur
non essendo certi di apprezzare il wrestling, non si opposero,
desiderosi di poter essere come il padre.
Quanto da Fritz seminato, diede ben
presto i suoi frutti. I fratelli maggiori Kevin, David e Kerry sono
diventati il fulcro della federazione di Fritz, la World
Class Championship Wrestling. I loro spettacoli andarono
in onda in tutti gli Stati Uniti e persino in Giappone e in Medio
Oriente. Questo ha aiutato l’intera famiglia a costruire una base
di fan devoti, anche se i fratelli hanno avuto diversi gradi di
successo sul ring. David era considerato il miglior wrestler del
gruppo, ma Kerry ha ottenuto la vittoria più memorabile, battendo
la superstar Ric Flair per il titolo mondiale NWA
nel 1984. Kevin è invece ricordato per i suoi feud memorabili
contro wrestler come Chris Adams, Fabulous
Freebirds, e il già citato Flair.
La maledizione dei Von Erich
Il periodo di maggior splendore
della famiglia subì però una brusca incrinatura proprio nel 1984,
quando il terzo figlio, David, venne ritrovato
morto nella propria stanza d’albergo in Giappone. La causa
ufficiale del decesso sarebbe stata un’enterite acuta, ma
nell’ambiente in molti si convinsero che fosse morto per overdose.
Solo tre anni dopo, Mike – a quanto si dice il meno interessato a
diventare un wrestler – si infortunò ad una spalla durante un tour
in Israele e si dovette operare. Dopo l’intervento si scoprì che
soffriva di sindrome da shock tossico, una patologia rarissima nei
maschi adulti. Qualche tempo dopo, Mike fu costretto a ritirarsi
dal ring non essendo più in grado di combattere a tempo pieno. Si
suicidò il 12 aprile 1987 a Denton, Texas, ingerendo grandi
quantità di tranquillanti.
La successiva tragedia arrivò nel
1991, quando Chris si è suicidato all’età di 21 anni sparandosi
alla testa con una pistola. Alto circa un metro e mezzo, Chris
soffriva di asma e aveva ossa particolarmente fragili e per via di
ciò, nonostante i tanti sforzi, non raggiunse mai il livello di
successo dei suoi fratelli. Iniziò allora a sviluppare una forma di
depressione e devastato anche dalla morte del fratello Mike finì
vittima della dipendenza dalle droghe. Il regista Sean Durkin ha
scelto di non inserirlo nel film perché “sarebbe stata tragedia
in più che il film non avrebbe potuto davvero sostenere“.
Infine, nel 1993 anche Kerry si uccise sparandosi al petto. Sette
anni prima, un incidente in moto gli aveva provocato l’amputazione
di un piede.
L’eredità della famiglia Von
Erich
La morte dei figli aveva avuto
ripercussioni sull’orgoglio del padre e il cancro ai polmoni e al
cervello ha intaccato il suo benessere fisico, ma anche il suo
matrimonio. Fritz e Doris divorzieranno infatti nel 1992. Lui,
morirà il 10 settembre 1997. Kevin, rimasto solo, ha ammesso di
aver dovuto lottare contro pensieri suicidi, ma è riuscito infine a
trovare la pace. Dopo una serie di risultati minori ottenuti in
varie federazioni, si ritirò definitivamente dal wrestling nel
1995. Oggi lui e la moglie Pam hanno quattro figli e undici nipoti.
Oggi, un nuovo ramo dei Von Erich continua l’eredità di famiglia. I
figli di Kevin, Ross e
Marshall, competono come tag team Von Erich e
hanno lavorato in promozioni come la Major League Wrestling.
La WWE, la più importante
federazione di wrestling al mondo, ha poi inserito la famiglia Von
Erich nella Hall of Fame nel 2009, facendo così in
modo che i loro successi sul ring possano essere ricordati da
generazioni di fan. Kevin ha poi dato il suo consenso alla
realizzazione del film, ritenendosi soddisfatto del risultato.
Quando gli è stato chiesto cosa vuole che le persone traggano da
The
Warrior – The Iron Claw, ha detto: “La vita è dura e
le cose accadono, e ci sono molte persone che hanno avuto cose
peggiori di me, ma la mia era pubblica. Ma non bisogna arrendersi.
Combattete con forza. Combattete ancora di più e seguite Dio.
Questo mi ha portato a superare le mie tragedie. Non è facile, ma
potete farcela. Combattete per questo“.
Secondo quanto appreso da Variety, l’attrice
Catherine O’Hara è stata scritturata per la
seconda stagione di The
Last of Us della HBO. I dettagli sul personaggio
che la O’Hara interpreterà non sono però stati resi noti. L’attrice
si unisce così ai protagonisti Pedro Pascal e Bella Ramsey nella serie di successo, insieme
ai nuovi membri del cast Isabela Merced nel ruolo di Dina,
Young Mazino nel ruolo di Jesse e Kaitlyn
Dever nel ruolo di Abby.
O’Hara è una delle attrici comiche
più celebri dei tempi moderni, avendo esordito durante la sua
partecipazione all’acclamata serie di sketch comedy “SCTV”. Di
recente è nota soprattutto per il suo ruolo di protagonista nella
serie comica “Schitt’s Creek“, in cui ha interpretato
Moira Rose per tutte le sei stagioni dello show. Per questa serie
ha vinto il premio come miglior attrice in una commedia nel 2020
per la stagione finale. Ha poi recitato in celebri film come
Beetlejuice – Spiritello porcello, Mamma ho perso l’aereo e
Mamma ho riperso l’aereo: Mi sono smarrito a New York. A
settembre di quest’anno tornerà al cinema con Beetlejuice
2.
La prima stagione di The
Last of Us ha presentato Joel come un padre
amorevole, prima di perdere la figlia la notte in cui l’epidemia è
scoppiata e il mondo è andato fuori controllo. Anni dopo aver
dovuto escogitare diversi modi per sopravvivere agli infetti, Joel
si imbatte in Ellie, una ragazza che ha imparato a prendersi cura
di se stessa nel pericoloso mondo dell’adattamento dei videogiochi.
Le tensioni iniziarono a salire quando Joel fu informato che la sua
missione era in realtà quella di portare Ellie dall’altra parte del
Paese perché il suo sangue poteva essere la risposta a una cura per
il virus, a costo della vita della ragazza. Joel non avrebbe
permesso che accadesse qualcosa alla persona che per lui
significava una seconda possibilità per essere un PADRE.
La seconda stagione di The
Last of Us si baserà sul secondo gioco della
serie, in cui Ellie inizia a innamorarsi di Dina.
Come ogni adattamento di un videogioco prodotto per la televisione,
The
Last of Us potrebbe allontanarsi dalla trama e
dai nodi emotivamente intensi del videogioco, ma in base alla prima
stagione della serie, il team dietro lo show ama rimanere molto
fedele. Jesse, ex fidanzato di
Dina, non sarà a suo agio con l’idea che
Ellie si innamori di lei, mentre tutti cercano di
stare lontani dagli infetti e dai membri della
Firefly in cerca di risposte. La prima
stagione di The
Last of Us è attualmente in streaming su
NOW.
È ufficiale: Jim Carrey riprenderà il ruolo dello
scienziato pazzo dalla formidabile peluria facciale, il Dr.
Robotnik, in Sonic3. La notizia arriva nonostante il fatto
che (seguono spoiler) il secondo film della serie si sia concluso
con la caduta del Dr. Robotnik da un robot gigante al suolo, una
caduta potenzialmente fatale. Nella scena post-credits del film,
tuttavia, viene rivelato che il corpo del Dr. Robotnik non è stato
trovato, ponendo le basi per un drammatico ritorno del principale
antagonista di Sonic.
Ritorno che viene dunque ora
confermato da un primo teaser del nuovo film, diffuso su X (ex
Twitter), nel quale si può ascoltare la risata di Robotnik.
Jeff Fowler, che ha supervisionato i primi due
film, tornerà a dirigere anche questo nuovo sequel, che uscirà
nelle sale il 20 dicembre 2024. Recentemente inoltre,
era stato confermato con una foto che nel film farà il suo
ingresso anche Shadow the Hedgehog, il cui
arrivo era stato preannunciato dalla scena post credits di Sonic – Il film 2. Di seguito, ecco il teaser di
Sonic
3:
You all thought I was gone, but I’ve just
been underground. What you’ve seen from me is only a
#shadow of things to come… pic.twitter.com/3W9Rh728Tt
A dare voce a Sonic ci sarà
nuovamente Ben Schwartz, mentre Colleen
O’Shaughnessey darà voce a Miles “Tails” Prower) e
Idris Elba a
Knuckles the Echidna. James Marsden
riprenderà il ruolo di Tom Wachowski, mentre Tika
Sumpter tornerà nel ruolo di Maddie Wachowski. Oltre al
confermato ritorno di Jim Carrey, IGN riporta che sei nuovi attori
si uniranno al sequel. Tra le nuove star ci sono Krysten
Ritter (Jessica Jones)
James Wolk (Zoo), Alyla
Browne (Ascolta
i fiori dimenticati), Jorma Taccone
(Cattivi
vicini), Sofia Pernas (Blood &
Treasure) e Cristo Fernández (Ted Lasso), anche se non è ancora
chiaro chi interpreteranno questi attori.
Mark Gustafson,
vincitore di un Oscar lo scorso anno per aver co-diretto il film
d’animazione “Pinocchio
di Guillermo del Toro“, è morto giovedì, come
riportato da The Oregonian. Gustafson aveva
64 anni. Guillermo del Toro, suo co-regista per la rivisitazione in
chiave dark del classico racconto di Pinocchio, ha pubblicato su X
un tributo a lui venerdì mattina. “Ho ammirato Mark Gustafson,
anche prima di conoscerlo“, ha scritto del Toro su social
network. “Un pilastro dell’animazione in stop motion – un vero
artista. Un uomo compassionevole, sensibile e mordacemente
spiritoso. Una leggenda e un amico che ha ispirato e dato speranza
a tutti coloro che lo circondavano. È morto ieri. Oggi lo onoriamo
e ci manca“.
Del Toro ha poi continuato nel suo
tributo a Gustafson affermando che: “Lascia un’eredità titanica
nell’animazione che risale alle origini della claymation e che ha
plasmato la carriera e il mestiere di innumerevoli animatori.
Lascia amici e colleghi e una filmografia storica. Le preghiere e i
pensieri vanno alla sua amata moglie, Jennifer. Si dice: “Non
incontrare mai i tuoi eroi”… Io non sono d’accordo. Non si può
essere delusi dal fatto che qualcuno sia umano. Lo siamo tutti.
Bruciare l’olio di mezzanotte durante la post-produzione, o fare i
cambi di animazione giornalieri via Zoom durante il COVID o essere
intrappolati in un ascensore in un cinema di Londra… Sono felice di
aver conosciuto Mark, l’uomo, così come sono stato onorato di aver
conosciuto l’artista“.
“Come ho detto, lo ammiravo
prima di conoscerlo. Mi è piaciuto molto aver avuto la possibilità
di condividere con lui il tempo e lo spazio durante gli alti e i
bassi. Sempre e per sempre“. Gustafson ha iniziato la sua
carriera di animatore negli anni ’80 e si è cimentato in diversi
tipi di animazione. I suoi lavori di claymation sono visibili nello
speciale televisivo del 1987 “Claymation Christmas
Celebration“, nella serie “The PJs” e nello speciale
televisivo “Meet the Raisins“, con i California Raisins. È
stato anche il regista dell’animazione del film di Wes
Anderson “Fantastic Mr. Fox“, candidato all’Oscar
nel 2009, e ha lavorato alla claymation di “A Very Harold and
Kumar Christmas“.
I admired Mark Gustafson, even before I met
him. A pillar of stop motion animation- a true artist. A
compassionate, sensitive and mordantly witty man. A Legend- and a
friend that inspired and gave hope to all around him. He passed
away yesterday. Today we honor and miss him. pic.twitter.com/zCmOLK70YU
Guillermo del Toro e Mark
Gustafson: il loro Pinocchio
Diretto da Guillermo del
Toro e Mark Gustafson, il film d’animazione, premiato agli
Oscar, presenta un cast vocale stellare con Ewan McGregor nei panni del Grillo Parlante,
David Bradley in quelli di Geppetto, mentre
l’esordiente Gregory Mann presta la voce a
Pinocchio. Nel cast vocale figurano anche
Finn Wolfhard, la vincitrice dell’Oscar
Cate Blanchett,John Turturro, Ron Perlman, Tim Blake
Nelson, Burn Gorman, insieme al premio Oscar Christoph Waltz e alla vincitrice
dell’Oscar Tilda Swinton.
Il film reinventa il grande classico
di Carlo Collodi dedicato al burattino di legno che prende
magicamente vita per riscaldare il cuore di Geppetto, intagliatore
in lutto. Questo stravagante film in stop-motion si seguono dunque
le spericolate e indisciplinate avventure di Pinocchio nella sua
ricerca di un posto nel mondo. Il racconto è però ambientato negli
anni della Seconda guerra mondiale, cosa che porterà Pinocchio
anche a scontrarsi con il fascismo e le sue rigide regole di ordine
e disciplina.
L’Italia lo ricorda principalmente
come il condottiero che ha portato la nostra nazionale sul
tetto del mondo nel 2006, i tifosi
juventini come l’uomo che ha indirizzato la loro squadra
del cuore su binari vincenti dopo anni di purgatorio, il mondo del
calcio lo celebra ancora oggi come uno degli allenatori più
vincenti della storia di questo sport.
Simone Paragnani e
Paolo Geremei lo raccontano nel documentario
Adesso vinco io – Marcello Lippi, presentato al
Festival di Torino e scelto come film d’apertura della sezione DOC
del
Sudestival 2024 presentato il 1° febbraio a Monopoli.
Abbiamo raggiunto telefonicamente i due registi che ci hanno
raccontato la genesi del film e la collaborazione con Lippi, i suoi
ex atleti e la famiglia.
Dopo Torino,
Adesso vinco io – Marcello Lippi viene presentato al
Sudestival. Che importanza ha il circuito dei festival per
promuovere e portare avanti questi progetti?
Paragnani:I festival sono essenziali. Il
consumo cinematografico sta cambiando, lo abbiamo visto con il film
di Paola Cortellesi (C’è
ancora domani). Non era un film pensato per un grande
pubblico, ma per un pubblico raffinato, un cinema d’autore per cui
chi l’ha fatto si aspettava molto meno in termini di incassi.
Invece sta cambiando qualcosa. Questo grazie anche al proliferare
dei festival e di occasioni per mostrare un cinema diverso, che
offre sguardi laterali. Il pubblico cinematografico è diventato un
po’ più raffinato, forse il pubblico popolare trova più interesse
nelle piattaforme. Essere stati al festival di Torino ci ha dato
visibilità e siamo felici di essere qui al Sudestival e di essere
nella selezione dei
Nastri d’Argento, il film è stato visto, quindi trovo
essenziale che ci siano queste occasioni, soprattutto sul
territorio.
Geremei:I festival, grandi o piccoli che siano, sono fondamentali.
Molti documentari hanno una vita televisiva, ma il confronto
diretto con la sala può essere brusco. Invece i festival sono una
cartina di tornasole, ai festival si respira un calore, una
sincerità, è un’occasione di confronto che è raro trovare in altre
circostanze. Poi un prodotto festivaliero è considerato sempre un
progetto d’autore, che magari farà pochi soldi, invece molte volte
anche i film che vengono presentati ai festival accolgono il favore
del pubblico, indipendentemente da quello che raccontano. La chiave
forse è proprio confrontarsi con un pubblico vario.
Come mai si è deciso di
raccontare Marcello Lippi?
Paragnani:Marcello è una persona
straordinaria, appartiene a quel tipo di persone che hanno l’X
Factor, ha il superpotere del carisma. La cosa
incredibile è che lui da calciatore non ha vinto nulla, ma da
allenatore si è trasformato in questa macchina inesorabile di
vittorie, pur avendo a che fare con grandissimi campioni e grandi
personalità e li ha convinti tutti. È una personalità dominante, e
noi abbiamo cercato di raccontare questo maestro del calcio, e
attraverso il calcio, siamo arrivati a raccontare anche il suo
privato.
Geremei:Umberto Cartoni e Francesco
Palazzi, insieme allo stesso Simone, tutti e tre
produttori, hanno espresso la volontà di raccontare la storia umana
e sportiva di questo personaggio così carismatico. Ed è incredibile
che questa storia non sia stata raccontata prima, abbiamo colmato
una grande lacuna.
Adesso vinco io – Marcello Lippi
racconta il pubblico e il privato dell’allenatore, del padre, del
marito, dell’amico. Quale aspetto è stato più complicato mettere su
pellicola?
Paragnani:Quarto Potere
racconta la ricostruzione quasi documentaria della storia di
Charles Foster Kane. Il personaggio di Joseph
Cotten, Jedediah Leland, un giornalista, indaga sul
mistero della grandezza di quest’uomo. Alla fine del film non
risolve il mistero, ha sempre fatto le giuste domande ma non ha
trovato le risposte che cercava. Ha chiesto cosa fosse questa
‘Rosebud’, ma a lui non viene svelato quel mistero, allo spettatore
invece sì. Questo per dire che in realtà entrambi gli aspetti,
quello pubblico e quello privato, sono difficili da raccontare, ma
il documentarista deve esercitare la maieutica ed essere presente
per raccogliere quello che viene raccontato. Ad esempio
Davide Lippi, il figlio di Marcello, si è molto
aperto nel film, ha detto delle cose che non erano mai state dette,
la sua esplosione emotiva è autentica. Allo stesso modo, Marcello
non è uno che parla tanto, spingeva e guidava gli eventi senza
spiegare e infatti il figlio ha capito dopo quello che il padre ha
fatto per lui.
Geremei:Nessuno dei due aspetti, anche se io come autore e regista ho
un certo interesse nel raccontare le vicende umane nel loro intimo.
Non ho provato grande difficoltà perché mi sono trovato in una
situazione propizia. Davide, il figlio, era in una disposizione
d’animo favorevole, voleva raccontare quelle cose del loro privato
che non erano mai state dette. Abbiamo aperto un cassetto che
conteneva delle cose che non vedevano l’ora di mostrarsi,
nonostante la sofferenza passata e presente per certe scelte che
sono state fatte. Sarebbe stato un problema se invece Davide non
fosse stato così tanto disposto, se Marcello stesso fosse stato
chiuso. Invece abbiamo trovato apertura e schiettezza. Il bello del
documentario è anche questo: ti trovi a confrontarti con delle
situazioni che non sono previste in scrittura ma che, se si
verificano, diventano un vantaggio per tutti, per il soggetto
intervistato ma soprattutto sono a vantaggio del film. L’unica
difficoltà è stata quella di cercare di capire dove far pendere
l’ago e riuscire a farsi raccontare le sconfitte. È un aspetto che
a me interessa molto, ma Marcello non è un personaggio che ama
raccontare le sue sconfitte, ma non gli va neanche troppo di
rivangane le vittorie, è uno che ragiona molto poco con i ‘se’ e
con i ‘ma’.
Com’è stato lavorare con Lippi per la
realizzazione di Adesso vinco io – Marcello
Lippi?
Paragnani:È stato complicato. Marcello è una
persona affascinante per qualsiasi interlocutore, poi è proprio
bello, non riesci a non subire il suo fascino, ma è comunque una
persona che è abituata a comandare, può decidere in autonomia se
parlare o meno di qualcosa. Può dire anche ‘no, questo non voglio
dirlo’. Io e Paolo ci siamo avvicinati con grande rispetto e
curiosità alla sua storia umana.
Geremei:Marcello non ha cercato di dare una direzione al documentario,
semplicemente quando non voleva rispondere chiedeva di andare
avanti e passare ad un altro argomento, faceva capire con grande
serenità che non era disposto. Ma per il 95% delle nostre richieste
o domande abbiamo avuto disponibilità totale, dalla famiglia, alle
partite, agli schemi che utilizzava, ci ha risposto con
partecipazione e disponibilità. È stato un lungo viaggio. Tutti gli
atleti coinvolti sono stati molto generosi, ognuno aveva piacere a
dire la sua sull’uomo, non solo sull’allenatore, e non è frequente
trovare atleti che dopo 25 o 30 anni sono così affezionati al
proprio allenatore.
Adesso vinco
io – Marcello Lippi racconta una vicenda emozionante, anche
per chi non tifa le squadre che vengono raccontate nel film, anche
per chi non segue affatto il calcio. Perché la storie sportive sono
sempre emozionanti?
Paragnani:Penso che lo sport ci coinvolge
perché ci affezioniamo alla storia personale. A me non piace la
boxe, ma in film Toro Scatenato o
Rocky mi faccio coinvolgere dalla storia personale
di Balboa o Marciano. Lo sport, drammaturgicamente, ha un andamento
cinematografico. Ci sono delle tappe obbligate nella struttura del
film sportivo che sono capaci di coinvolgere. A me piacerebbe
tantissimo che questo documentario facesse nascere la voglia di
fare un film su Marcello Lippi. Lancio un appello, il film è
pronto, bisogna trovare solo qualcuno abbastanza bello da
interpretare Marcello.
Geremei:E’ vero che lo sport è metafora della vita, nella sua
difficoltà, per le sconfitte, i sacrifici, le vittorie. È tutto
vero, per quanto a volte questo concetto sia banalizzato. Ma un
film sportivo ripercorre una carriera apparentemente già
strutturata che in realtà è imprevedibile, esattamente come la
vita. Si ripercorrono gli alti e bassi, i momenti, le sliding
doors, perché replica un percorso che è come quello della vita e
poi perché spesso sono storie aspirazionali, sono storie che
vengono condizionate dalla volontà, dalla determinazione, la
fortuna non esiste nei film sportivi. Sono storie che raccontano
questa determinazione.
Presentato in apertura nella sezione
DOC del
Sudestival 2024 il 1° febbraio a Monopoli, Adesso
vinco io – Marcello Lippi arriva al cinema dal
26 al 28 febbraio.
Dopo il sensazionale successo dei
loro primi quattro film, I Me Contro Te, i
personaggi più amati dai bambini, sono tornati con una nuova
avventura ‘da brividi’: questa volta in viaggio in Transilvania!
‘Me
Contro Te Il Film – Vacanze in Transilvania’ arriva
oggi, venerdì 2 febbraio, su tutte le principali piattaforme
digitali per Warner Bros. Home Entertainment. Il film è disponibile
per l’acquisto e il noleggio su Apple TV app, Prime Video, Youtube, Rakuten TV, Timvision,
Microsoft Film & TV e a noleggio su Sky Primafila e Mediaset
Infinity.
I Me contro Te hanno
inoltre presentato sul loro canale YouTube ufficiale i primi dieci
minuti del film in anteprima…
Me Contro Te Il Film – Vacanze in
Transilvania, la trama
Nel laboratorio ormai
abbandonato del Signor S., Viperiana, Perfidia e la banda dei
Malefici stanno tramando un piano malvagio per distruggere i Me
Contro Te e il mondo intero: oscurare il Sole con il prezioso
diamante delle paure e rendere la Terra un posto buio e desolato.
Ma il diamante è nascosto nel posto più spaventoso del Pianeta: il
Castello del Conte Dracula in Transilvania! Sofì, Luì, Chicco, Tara
e Ajar partono così per la Transilvania, mentre il Signor S. si
mette sulle tracce dei Malefici. Qui i nostri amici dovranno
vedersela con il Conte Dracula in persona, il suo fedele servitore
Patumièr, e sua figlia Ombra.
La fotografia del film è di Vito
Trecarichi (A.I.C.), il montaggio di Davide Cerfeda, la scenografia
di Mario Torre e i costumi di Tecla Turiaco. Le musiche originali
del film sono di Matteo Curallo.
Me Contro Te Il Film – Vacanze in
Transilvania è una produzione Warner Bros.
Entertainment Italia, Colorado Film Production e Me Contro Te. Il
film è stato distribuito nelle sale da Warner Bros. Pictures.
Disney+ ha diffuso il nuovo
trailer di Shōgun,
l’attesissima serie evento globale di FX, che debutterà martedì 27
febbraio sulla piattaforma streaming in Italia. La serie composta
da 10 episodi arriverà con i primi due, seguiti da un nuovo
episodio ogni settimana.
Shōgun,
adattamento originale del romanzo bestseller di James Clavell, è
ambientata in Giappone nell’anno 1600, all’alba di una guerra
civile che segnerà un secolo. Il produttore Hiroyuki Sanada
interpreta il ruolo di “Lord Yoshii Toranaga” che sta lottando per
la sua vita mentre i suoi nemici nel Consiglio dei Reggenti si
coalizzano contro di lui.
Quando una misteriosa nave europea
viene ritrovata abbandonata in un vicino villaggio di pescatori, il
suo pilota inglese, “John Blackthorne” (Cosmo Jarvis), arriva
portando con sé segreti che potrebbero aiutare Toranaga a ribaltare
le sorti del potere e a distruggere la temibile presenza dei nemici
di Blackthorne, i preti gesuiti e i mercanti portoghesi.
I destini di Toranaga e Blackthorne
diventano inestricabilmente legati alla loro interprete, “Toda
Mariko” (Anna Sawai), una misteriosa nobildonna cristiana, ultima
di una stirpe caduta in disgrazia. Mentre serve il suo signore in
questo scenario politico difficile, Mariko deve conciliare il suo
legame ritrovato con Blackthorne, il suo impegno verso la fede che
l’ha salvata e il suo dovere nei confronti del padre defunto.
La serie Shōgun
si avvale di un acclamato cast giapponese, senza precedenti per una
produzione americana, tra cui Tadanobu Asano nel ruolo di “Kashigi
Yabushige”, un noto traditore e stretto alleato di Toranaga; Hiroto
Kanai nei panni di “Kashigi Omi”, il giovane leader del villaggio
di pescatori dove viene trovata la nave di Blackthorne; Takehiro
Hira nel ruolo di “Ishido Kazunari”, un potente burocrate che è il
principale rivale di Toranaga; Moeka Hoshi in quello di “Usami
Fuji”, una vedova che deve trovare un nuovo scopo nel mezzo della
guerra del suo signore; Tokuma Nishioka nel ruolo di “Toda
Hiromatsu”, il generale fidato e il più caro amico di Toranaga;
Shinnosuke Abe nei panni di “Toda
Hirokatsu” (“Buntaro”), il marito geloso di Mariko; Yuki Kura in
quelli di “Yoshii Nagakado”, lo sfacciato figlio di Toranaga che ha
un forte desiderio di mettersi in gioco; Yuka Kouri nel ruolo di
“Kiku”, una cortigiana rinomata in tutto il Giappone per la sua
abilità artistica e Fumi Nikaido nel ruolo di “Ochiba no Kata”, la
venerata madre dell’erede che non si fermerà davanti a nulla pur di
porre fine a Toranaga e alla sua minaccia al potere del figlio.
Shōgun
è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks,
con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo insieme a
Michaela Clavell, Edward L. McDonnell, Michael De Luca e Kondo. La
serie è prodotta da FX Productions.
Come riportato da Deadline, per una nuova serie
Netflix l’attore Michael Shannon interpreterà il Presidente
degli Stati Uniti James AbrahamGarfield, assassinato nel 1881. Ad interpretare il
suo assassino, Charles Guiteau, vi sarà
l’attore Matthew Macfadyen, reduce dalla vittoria
all’Emmy per Succession.
Questa serie, dal titolo Death By
Lightning, è stata ideata dallo sceneggiatore di
Bad EducationMike Makowsky, mentre sarà
diretta da Matt Ross (regista di Captain Fantastic) e prodotta dalla coppia di Game
of ThronesDavid Benioff e D.B.
Weiss, i quali hanno come noto un accordo con Netflix.
Per Benioff e Weiss si tratta dunque
di un nuovo progetto con l’azieda di streaming, che li porterà
lontani dal genere fantasy che li ha resi celebri. Dopo Game of
Thrones, i due porteranno ora su Netflix dal 21 marzo la serie
Il problema dei 3 corpi, altro titolo molto
atteso. Per Death By Lightning i due si sono dunque ora
garantiti la presenza di due apprezzati attori. Di questa serie, ad
oggi sappiamo che Makowsky, Benioff, Weiss, Bernie Caulfield e Ross
sono i produttori esecutivi e che Ross dirigerà tutti gli
episodi.
Death By Lightning: di cosa parlerà la serie
Netflix
Basata sul libro Destiny Of The
Republic di Candice Millard, la serie
racconterà dunque la storia vera, più strana che fittizia, di James
Abraham Garfield, riluttante 20° presidente degli Stati Uniti, e
dell’avvocato disoccupato Charles Guiteau, l’uomo che sarebbe poi
arrivato a ucciderlo. Guiteau, infatti, si disse scontento del
trattamento ricevuto nonostante egli affermasse di essere stato
determinante nell’elezione di Garfield. Una vicenda piuttosto
particolare, che vedrà dunque contrapposti due personaggi
altrettanto particolari.
Il nuovo universo DCU di James Gunn e Peter Safran è all’orizzonte e con
esso arriveranno inevitabilmente nuove versioni di popolari cattivi
della DC. Sebbene sia difficile superare interpretazioni iconiche
come quella di
Heath Ledger nei panni del
Joker, il nuovo franchise può anche servire come seconda
opportunità per i cattivi che non sono ancora stati ben
rappresentati in un film o in una serie televisiva. La DC ha molti
grandi cattivi che stanno ancora aspettando la loro occasione per
brillare sul grande schermo, soprattutto dopo alcune versioni
passate poco brillanti. Eccone allora 10 che meritano una
seconda possibilità.
Poison Ivy
Sfortunatamente, l’unico adattamento
in live action di Poison Ivy in Batman e Robin l’ha resa
come una cattiva stereotipata. Per fortuna, il DCU ha un sacco di
ottimo materiale da cui attingere per correggere questo errore. Nel
corso degli anni, Poison Ivy è diventata un personaggio sempre più
complesso. Ivy è la protettrice della forza elementale della DC che
rappresenta la natura, quindi parte della sua cattiveria percepita
è in realtà al servizio di un bene superiore. Lo sviluppo di Ivy in
un personaggio più complesso è spesso legato anche alla sua
relazione con Harley Quinn, che ha permesso a entrambi i
personaggi di diventare più completi e meno monocorde.
Bane
Dopo l’anteprima IMAX di Il cavaliere oscuro – Il ritorno, la voce di Bane è
stata modificata per essere più chiara. Il risultato finale era
stranamente stonato e, sebbene iconico, divenne anche uno degli
aspetti più parodiati e derisi del film. Questo ha trasformato uno
dei più grandi nemici di Batman in una grande barzelletta. Poiché
Christopher Nolan si è allontanato così tanto
dai fumetti con il suo ritratto di Bane, il DCU dovrebbe riuscire a
distinguere facilmente la sua versione reintroducendo lo steroide
Venom che gli conferisce forza sovrumana e ridando a Bane la sua
maschera caratteristica.
Darkseid
Originariamente tagliato fuori da
Justice
League del 2017, Darkseid ha fatto il suo debutto in
live-action nella Zack Snyder’s Justice League del 2021. Tuttavia,
questo film era stato originariamente pensato come il primo di tre
film sulla Justice League. Ciò significa che nel DCEU Darkseid è
stato sconfitto e si è dato alla fuga. Si vede che alla fine giura
di tornare, ma senza un film che mostri di cosa è capace, la sua
apparizione è piuttosto piatta.
Lex Luthor
Lex Luthor è tradizionalmente un
cattivo intelligente e affascinante, pericoloso perché piace alla
gente. In alcune versioni dei fumetti, Luthor era persino
abbastanza popolare da essere eletto Presidente degli Stati Uniti.
Questi tratti fondamentali di Lex non sono emersi
nell’interpretazione di
Jesse Eisenberg in Batman V Superman. Se il DCU vuole rendere Luthor il
cattivo avvincente e longevo che merita di essere, dovrà
assicurarsi che Nicholas Hoult – l’attore scelto per
interpretare il personaggio in Superman:
Legacy – incanali gli aspetti fondamentali di Luthor che
sono stati precedentemente elusi dalle sue iterazioni adattate in
live-action.
I Rogues
I Rogues sono una delle squadre di
supercriminali più interessanti della DC Comics per via delle loro
regole severe. Per loro è una priorità non uccidere le persone e
accettano solo membri che si fidano di seguire le regole. Al
contrario, la prima apparizione dei Rogues nella serie The
Flash è stata quando Capitan Cold e Heatwave si sono uniti con
l’obiettivo esplicito di uccidere Barry Allen. I
poteri stravaganti e il codice ammirevole dei Rogue li renderebbero
un’ottima scelta per una versione più comica del DCU.
Cheetah
Wonder Woman: 1984 ha dedicato molto tempo a riportare
in vita Steve Trevor nel modo più strano possibile e a sviluppare
il suo cattivo principale, Maxwell Lord. Questo non ha lasciato
molto tempo per sviluppare la versione di Cheetah di Kristen Wiig. È un peccato perché Cheetah è
uno dei più grandi nemici di Wonder Woman, quindi vederla messa da
parte è stato un duro colpo per i fan di lunga data.
Sinestro
Sebbene il fatto che Sinestro sia
stato il mentore di Hal Jordan aggiunga una dinamica interessante
al loro rapporto, probabilmente non è necessario che occupi molto
tempo sullo schermo, se non addirittura nessuno. È probabile che
l’Universo DC prenda il via dopo che Sinestro si è rivoltato contro
il Corpo. Questo permetterà al DCU di concentrarsi maggiormente
sugli ideali contrastanti di Sinestro con le
Lanterne Verdi, e non perdere tempo cercando di rendere il suo heel
turn una grande rivelazione.
Doomsday
Doomsday ha cementato il suo posto
nella storia dei fumetti quando ha ucciso Superman. Purtroppo, la
sua apparizione in Batman V Superman: Dawn of Justice è sembrata più
un’aggiunta tardiva che una vera e propria apparizione del
personaggio. Doomsday compare solo alla fine del terzo atto e serve
solo a dimostrare che Superman e Batman hanno superato le loro
difficoltà. Doomsday è uno dei pochi personaggi abbastanza forti da
poter far male a Superman, il che lo rende una minaccia unica per
l’Uomo d’Acciaio.
Talia Al Ghul
La relazione tra Bruce
Wayne e Talia Al Ghul non è sempre stata
rappresentata bene, e più di una volta ha sconfinato in un
territorio discutibile e problematico. Tuttavia, nelle versioni
migliori, viene mostrata come un’attrazione reciproca tra i due,
con un affetto genuino. Due persone che si amano veramente, ma che
non riescono a superare gli altri ostacoli che li trattengono, sono
molto più avvincenti di quanto non lo sia uno dei due che
semplicemente inganna l’altro in una trappola. Purtroppo,
l’apparizione di Talia in Il
cavaliere oscuro – Il ritorno ha seguito quest’ultima
strada, con risultati poco brillanti. Vedere Talia e Bruce alle
prese con i sentimenti che provavano un tempo l’uno per l’altro e
al tempo stesso giocare al braccio di ferro sulla lealtà del figlio
potrebbe aggiungere molta più profondità alle loro interazioni.
Anarky
Anarky è stato
originariamente presentato come un giovane molto intelligente e
molto idealista che entra in conflitto con Batman a causa delle
loro diverse filosofie. Batman cerca di preservare l’ordine, mentre
Anarky sostiene che certe istituzioni sociali devono essere
abbattute per migliorare le condizioni di vita di coloro che vi
abitano. La rappresentazione di Arrow del personaggio ha
reso chiaro che la serie non era interessata ad affrontare nessuna
di queste sfumature, rendendo invece Anarky motivato in gran parte
dal guadagno personale e dalla vendetta.
Tramite il profilo Instagram ufficiale del film, è stato
svelato un primo poster del film Beetlejuice
2, sequel del classico diretto nel 1988 da
Tim Burton, che torna ora a dirigere questo
nuovo film atteso in sala il 6 settembre 2024,
come confermato proprio dal poster. In esso vediamo infatti le mani
di Beetlejuice tenere una lunga striscia piena di numeri, un
riferimento al numero di accettazione della sala d’aspetto in cui
egli si ritrova alla fine del
lungometraggio del 1988. Sembra dunque che il tempo che
Beetlejuice ha dovuto aspettare stia per terminare, pronto dunque a
tornare in sala. Il poster sembra inoltre rivelare anche quello che
sarà il titolo definitivo del film: Beetlejuice
Beetlejuice.
Beetlejuice, uscito nel 1988, era interpretato
da
Michael Keaton,
Winona Ryder, Catherine O’Hara, Jeffrey Jones,
Alec Baldwin e Geena Davis. Quel film è incentrato su una
coppia di coniugi deceduti che ricorre ai servizi dell’antipatico e
dispettoso poltergeist dell’aldilà per spaventare i nuovi residenti
della loro vecchia casa. Fin dal suo debutto, il film ha ottenuto
un successo sia di critica che commerciale, con un incasso di oltre
73 milioni di dollari, rendendo Burton particolarmente celebre ad
Hollywood. Non si hanno invece ad ora dettagli sulla trama di
Beetlejuice 2, ma sappiamo che il film uscira nelle sale
il 6 settembre 2024.
Ormai siamo arrivati a metà di
Doc – Nella tue mani 3 e per ora non ci sono le
risposte giuste alle mille domande di questa nuova stagione. Il
Dottor Andrea Fanti, Luca Argentero, ha sempre più paura delle
allucinazioni e non riesce più a capire cosa è realmente vero e non
nelle sue visioni. Però, in questi due episodi, finalmente vengono
mostrati di più i tre specializzandi e le loro
vite al di fuori del reparto di Medicina Interna.
La trama di Doc – Nelle tue
mani 3 episodio 7
Il primo episodio
intitolato “Fantasmi” si focalizza ancora una volta su
Giulia,
Matilde Gioli, più specificamente sul fratello
Fabio affetto da sclerosi multipla. Il giovane
viene curato al Policlinico Ambrosiano,
accompagnato dalla compagna Marcella e dalla loro bambina Aurora,
perché pensa che la sua malattia sia progressiva. Per fortuna Doc
risolve e scopre che la causa di tutto invece è un avvelenamento da
piombo.
Nelle stesse ore viene ricoverata
Patrizia, una donna che ha tentato il suicidio
che, almeno inizialmente, sembra soffra di psicosi e allucinazioni
ossessive. Doc ovviamente non crede in questa diagnosi e scoprirà
che la vera causa è alla base di un tumore all’ovaio, ma per
fortuna è curabile. Questo caso clinico è anche l’occasione per far
avvicinare Federico, il giovane specializzando
ormai affascinato dal suo lavoro da medico, con
Lin che mente dicendo alla sua famiglia che studia
all’università, ma alla facoltà di Finanza ed Economia.
Intanto la dottoressa Giordano e
Andrea sono sempre più in sintonia sia sul lavoro e come coppia
ufficiale. Giulia oltre a passare l’episodio come zia della piccola
nipotina e ripensare al figlio che ha perso, riesce a trovare la
donna del mistero del dottore Fanti.
Foto di Virginia Bottoja
La trama di Doc – Nelle tue
mani 3 episodio 8
Nell’ottavo
episodio “Salto nel buio” sembra invece che gli
sceneggiatori di Doc –
Nelle tue mani si siano ricordati dell’esistenza
anche del bel dottore Damiano Cesconi. Dal pronto
soccorso dell’ospedale arriva Luna, una bellissima
modella caduta durante una sfilata della Milano Fashion Week, che
si scoprirà immediatamente essere la fidanzata di
Adriano, il fratello di Cesconi.
Come si era già mostrato anche in
“Fantasmi”, Martina e Riccardo sono sempre più
vicini. Il momento del bacio scatta sulla terrazza, anche per loro,
ma dopo aver passato un’intera serata a compilare il database sui
pazienti che tanto interessa ad Agnese. Lo specializzando senior,
interpretato da Pierpaolo Spollon, dopo aver
finalmente trovato un momento di gioia con la collega, dovrà
assistere alla morte di un suo paziente andato in attacco cardiaco.
Il deceduto era un giovane personal trainer che soffriva di
vigoressia, cioè l’ossessione di possedere un fisico perfetto e
muscoloso, ragione per cui aveva iniziato a fare ampio uso di
steroidi e che l’hanno portato al ricovero.
Per smorzare i toni più tragici di
questo episodio – composto da una scioccante morte e dalle
allucinazioni sempre più frequenti ed inspiegabili di Fanti – per
fortuna, arriva un simpatico
Giacomo Giorgio nei panni di Federico. Lo
specializzando figlio di papà, per uno scherzo del destino, finisce
a casa della collega con origini asiatiche e rivela alla famiglia
di Lin che in realtà la figlia svolge il ruolo di praticante
all’Ambrosiano, mettendo la ragazza nei guai con i genitori. La
scena finale che lascia altri dubbi, è quella della direttrice
sanitaria, interpretata da Sara Lazzaro, sempre
più immischiata in qualcosa di losco e che si sta trasformando
nella “villian” di questa terza stagione.
Doc – Nelle tue mani 3 tra
problemi con i fratelli e la vita segreta degli specializzandi
La puntata che segna il
traguardo della prima metà di Doc –
Nelle tue mani 3, mostra dunque un Doc in crisi e
che non riesce più a distinguere il vero dal falso e viceversa.
Intanto sono sempre più presenti e importanti i nuovi
specializzandi, che hanno tutte le carte in regola per diventare
degli ottimi medici ma anche degli ottimi personaggi ed entrare nel
cuore degli spettatori. Il prossimo appuntamento con Doc
– Nelle tue mani sarà dopo Sanremo, fermandosi dunque
per una settimana per dare spazio al festival canoro più famoso
della televisione italiana.
James Gunn potrebbe aver appena svelato la
prima squadra di supereroi del prossimo reboot del DC
Universe. Con il prossimo avvio di questo nuovo universo
condiviso, sono emersi interrogativi su quale gruppo di supereroi
potrebbe far parte di questo franchise, dato che nessuna
informazione era stata inclusa nelle rivelazioni riguardanti il
“Capitolo
1: Dei e Mostri“. Mentre il DCEU si concentrava sulla Justice
League, composta da
Superman,
Batman,
Wonder Woman,
Aquaman, Flash
e Cyborg, il DC Universe potrebbe prendere una strada diversa,
riunendo una squadra di supereroi della DC Comics che non è mai
stata adattata per il live-action.
Il co-CEO dei DC Studios, James
Gunn, ha infatti ricondiviso su Instagram un’immagine della
Justice League International della DC Comics, cosa
che ha portato i fan a pensare che sarà questa la squadra di
supereroi del DC Universe. L’immagine è tratta dalla trama di
The Human Target di Tom King e
Greg Smallwood del 2022, che vede la Justice
League International come principale sospettata nelle indagini del
detective privato Christopher Chance dopo un attentato a Lex
Luthor. Anche se la condivisione di questa immagine da parte di
Gunn non è certo una conferma che la Justice League International
apparirà nel DCU, è bene ricordare che Gunn non fa mai nulla per
caso.
Di seguito, ecco il post di Tom King ricondiviso da Gunn:
James Gunn anticipa l’arrivo della
Justice League International?
La Justice League
International può sembrare una squadra non convenzionale
per il debutto nell’Universo DC, quando invece potrebbero comparire
le più note Justice League o Justice Society. Tuttavia, questa potrebbe
essere la scelta migliore per il DCU dopo il reboot del franchise,
poiché l’introduzione della Justice League International darà
l’opportunità a nuovi eroi di apparire in live-action e creerà una
certa distanza tra il vecchio e il nuovo franchise. Le basi per il
debutto della Justice League International sono inoltre già state
gettate, dato che diversi membri della squadra sono stati
confermati per il DCU e alcuni sono già stati scritturati.
Diversi membri della Justice League
International non sono ancora stati confermati, ma
Batman e Booster Gold – che non
sono ancora stati scritturati – potrebbero costituire la base della
squadra. Xolo Mardiueña tornerà nel ruolo di Jaime
Reyes alias Blue Beetle, e sebbene Ted Kord sia
stato un membro della Justice League International della DC Comics,
il Blue Beetle di Reyes si adatterebbe bene alla squadra. Questo
potrebbe fargli fare coppia con il Guy Gardner di
Nathan Fillion e il
Metamorpho di Anthony Carrigan,
che debutteranno entrambi in Superman:
Legacy del 2025, quindi la Justice League
International potrebbe realmente essere la prima squadra
dell’Universo DC.