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James Bond: per Amazon MGM Studios i fan “sapranno essere pazienti” per il prossimo film

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Anche se la torcia di James Bond non è ancora stata passata, sembra che il franchise dovrà “morire un altro giorno”. Jennifer Salke, responsabile globale degli Amazon MGM Studios, ha recentemente fornito un aggiornamento sul franchise dopo che Daniel Craig ha fatto il suo ultimo inchino come 007 in No Time to Die (2021), mentre la britannica EON Productions continua a mantenere la maggior parte del controllo creativo.

Ci sono molte idee [su potenziali attori] che sono saltate fuori e che ho ritenuto interessanti”, ha detto al Guardian. “Penso che ci siano molte strade diverse che possiamo percorrere. Abbiamo un rapporto buono e stretto con la Eon, Barbara [Broccoli] e Michael [G. Wilson]. Non vogliamo stravolgere il modo in cui vengono realizzati quei meravigliosi film. Per quanto ci riguarda, stiamo seguendo il loro esempio”.

Salke ha aggiunto: “Il pubblico globale saprà essere paziente. Non vogliamo che passi troppo tempo tra un film e l’altro, ma a questo punto non siamo preoccupati”. Dopo che Amazon e MGM hanno chiuso la loro fusione da 8,5 miliardi di dollari nel maggio 2022, che Salke ha dichiarato essere “decisamente acque inesplorate per me”, ha anche accennato alle notizie di un potenziale adattamento della serie 007.

“Quando si guarda a una proprietà intellettuale iconica come questa, si guarda a quello che potrebbe essere l’intero futuro a lungo termine. Ovviamente si guarda a ogni aspetto”, ha detto. Nel 2022, Broccoli ha dichiarato a Deadline che la produzione della prossima fase del franchise è prevista per “almeno due anni”, in quanto si sta pianificando “una reinvenzione di James Bond”.

Nessuno è in corsa”, ha detto a proposito del casting di James Bond. “Stiamo lavorando per capire dove andare con lui, ne stiamo parlando. Non c’è una sceneggiatura e non possiamo proporla finché non decidiamo come affrontare il prossimo film perché, in realtà, si tratta di una reinvenzione di Bond. Stiamo reinventando chi è e questo richiede tempo. Direi che mancano almeno due anni alle riprese”.

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Martin Scorsese non ha “alcuna intenzione di ritirarsi” dopo ‘Sinatra’ e ‘The Life of Jesus’

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A quasi 60 anni dal suo debutto alla regia, Martin Scorsese sente di avere ancora qualche film da realizzare. Il regista premio Oscar ha recentemente messo a tacere le speculazioni secondo cui starebbe pensando di ritirarsi dalla sua storica carriera dietro le quinte, mentre veniva premiato al Museo Nazionale del Cinema di Torino, in Italia. “Non ho alcuna intenzione di ritirarmi”, ha dichiarato Scorsese, secondo quanto riportato da World of Reel. “Il film su Frank Sinatra è solo rimandato, mentre a quello su Gesù sto lavorando. Spero che Dio mi dia la forza e i soldi per finirli”.

Mentre incontrava Papa Francesco in Vaticano lo scorso maggio, Scorsese aveva infatti rivelato di essere stato ispirato a fare “un film su Gesù”, un nuovo progetto a lui dedicato dopo il celebre L’ultima passione di Cristo. A febbraio ha dato un aggiornamento sul progetto al Festival di Berlino. “Ci sto pensando proprio ora”, ha detto Scorsese. “Non so bene che tipo di film sia, ma voglio fare qualcosa di unico e diverso che possa far riflettere e spero anche divertire. Non so ancora bene come procedere”.

E ha aggiunto: “Forse dormirò un po’ e poi mi sveglierò e avrò un’idea nuova di come farlo. Le possibilità di fare un film, il concetto di Gesù, l’idea di Gesù deriva davvero dal mio background cresciuto nel Lower East Side, dal mio interesse per il cattolicesimo, per il sacerdozio, che ha davvero portato, credo, alla fine al film Silence”. Nel frattempo, Scorsese ha pianificato di dirigere Sinatra, un biopic sul cantante-attore, da quando i diritti sulla vita e sulla musica sono stati acquisiti dalla Frank Sinatra Enterprises 15 anni fa.

Chi è coinvolto nel biopic di Martin Scorsese su Frank Sinatra?

L’altro prossimo film di Scorsese, invece, il biopic su Frank Sinatra, sarebbe stato realizzato poco più avanti rispetto a The Life of Jesus. Leonardo DiCaprio era in lizza per interpretare il leggendario cantante, mentre Jennifer Lawrence avrebbe interpretato la seconda moglie di Sinatra, Ava Gardner. Secondo il rapporto, “gli artigiani e gli altri attori chiave che avevano firmato per il progetto Sinatra sono stati informati a metà agosto che la data di inizio di novembre era stata cancellata, senza che fosse prevista una nuova data”.

Non è noto se Scorsese abbia ottenuto l’approvazione della proprietà di Sinatra, gestita dalla figlia Tina. L’approvazione della famiglia, fino ad oggi dichiaratasi contraria al progetto, potrebbe essere il motivo che blocca il film. Nessuno studio importante è al momento legato al biopic di Scorsese su Sinatra. Tuttavia, Apple e Sony sono state collegate al progetto. Si attendono dunque ulteriori novità riguardanti questi due progetti, tanto diversi quanto attesi.

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Noir in Festival 2024: il poster firmato da Vanna Vinci

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Noir in Festival 2024: il poster firmato da Vanna Vinci

Noir in Festival presenta la sua immagine ufficiale della 34ma edizione, che si terrà a Milano dal 2 al 7 dicembre 2024 con il sostegno della Direzione Cinema del MiC, il patrocinio del Comune di Milano, la collaborazione di IULM, Cineteca Italiana, Casa Manzoni, Libreria Rizzoli. È con un segno forte, nella linea italiana delle ultime edizioni che comincia il viaggio del festival di quest’anno, già ricco di sorprese e anticipazioni che verranno comunicate prossimamente.

Dopo una serie di grandi firme del fumetto e dell’illustrazione come Gigi Cavenago, Lorenzo De Felicis, Mario Alberti, Marco Galli, Paolo Bacilieri, Manuele Fior, i direttori Giorgio Gosetti e Marina Fabbri hanno deciso di puntare affidare il segno inconfondibile dell’immagine dell’anno alla Signora del fumetto italiano: Vanna Vinci.

Eclettica artista nata nella fenicio-punica Cagliari, alla fine degli anni ottanta entra nel mondo del fumetto italiano pubblicando il suo primo libro con Granata Press. Da allora, non ha mai smesso di raccontare e disegnare, collaborando con editori importanti, sia italiani che stranieri, tra cui Sergio Bonelli, Feltrinelli, Rizzoli, Dargaud, Planeta e Hachette.

Il suo universo spazia dalle storie a tematica quotidiana e intimista, con derive nel fantastico, al personaggio umoristico della Bambina Filosofica, fino alle biografie a fumetti di figure femminili iconiche e strabilianti come Luisa Casati, Tamara de Lempicka, Frida Kahlo, Maria Callas e le grandi cortigiane della Parigi della fine dell’ottocento. Attualmente, sta lavorando a una miniserie intitolata “Viaggio notturno” per la Sergio Bonelli Editore, un racconto dalle atmosfere perturbanti e oniriche. È stata insignita di numerosi premi, ultimo tra questi: il prestigioso Romics d’Oro nel 2024.

Il poster del Noir in Festival 2024 firmato da Vanna Vinci

Entusiasta di salire a bordo nell’edizione più rosa & noir degli ultimi anni, che vede anche il Premio Chandler nelle mani di una donna, l’ineguagliabile Joyce Carol Oates, Vanna Vinci non ha avuto alcun dubbio sul tema dell’illustrazione: “Quando mi è stato proposto di creare l’immagine per il Noir in Festival, mi è subito venuto in mente uno dei miei film preferiti: Double Indemnity di Billy Wilder, con la sceneggiatura scritta a quattro mani da Wilder e Raymond Chandler. Mi si è palesata immediatamente la protagonista, la biondissima e cattivissima femme fatale Phyllis Dietrichson, interpretata da una strepitosa Barbara Stanwyck. E così l’ho ritratta, algida, con lo sguardo coperto dagli occhiali scuri e la sigaretta nella mano guantata. Per l’ambientazione ho usato uno scorcio di uno dei fotogrammi del film. Si tratta di una città americana, forse Los Angeles, negli anni quaranta, ma poteva sembrare anche Milano di notte. Per l’atmosfera, non volevo evocare solo l’eleganza geometrica delle spalline anni quaranta, ma volevo che ci fosse anche un’idea della Milano negli anni ottanta. Perciò ho utilizzato solo colori puri e primari, cyan, giallo e magenta, tipici della grafica di quel periodo. Sono felice che la mia Phyllis Dietrichson rappresenti quest’anno un universo denso e pieno, come è il cinema Noir.”

Vanna Vinci sarà anche protagonista di un incontro alla IULM nell’ambito di una serie di eventi che andrà ad avvicinare ancora di più il Noir in Festival con l’arte del fumetto “a doppia mandata”.

Todd Phillips difende il finale di Joker: Folie à Deux

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Todd Phillips difende il finale di Joker: Folie à Deux

Spero solo che la mia morte abbia più senso della mia vita”, scrive Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) nel suo diario in Joker, il film del 2019 diretto da Todd Phillips. Un solitario autodefinito mentalmente malato che lavora come clown mentre persegue una carriera da cabarettista, il Joker di Arthur ispira inavvertitamente un movimento dopo aver ucciso tre dipendenti della Wayne in metropolitana. “Se fossi io a morire sul marciapiede, mi passeresti sopra. Vi passo davanti ogni giorno e non vi accorgete di me”, si lamenta Joker poco prima di sparare e uccidere il conduttore di tarda serata Murray Franklin (Robert De Niro) in diretta televisiva, scatenando una rivolta che culmina con la morte di Martha e Thomas Wayne per le strade di Gotham City.

Alla fine del primo film, Arthur si rallegra dell’anarchia e della distruzione portata avanti dalla folla di clown mascherati che abbracciano Joker come simbolo di coloro che sono stati “ignorati dal sistema”. In Joker: Folie à Deux (qui la nostra recensione), questo include la collega di Arthur ad Arkham Harleen “Lee” Quinzel (Lady Gaga), che si istituzionalizza per diventare la sua principessa clown. Nel finale del film (qui la spiegazione), però, delusa dal rifiuto di Arthur della sua identità di Joker – Lee lo rifiuta. Dopo essere tornato all’Arkham State Hospital, Arthur viene a quel punto pugnalato a morte da un detenuto che idolatrava Joker. Facendo uno scherzo mortale, se così si può dire, il detenuto ridendo gli incide un sorriso sul volto. E Joker vive.

Si è reso conto che tutto è così corrotto, che non cambierà mai e che l’unico modo per sistemarlo è bruciare tutto”, ha spiegato il regista Todd Phillips a Entertainment Weekly. “Quando le guardie uccidono il ragazzo nell’ospedale, si rende conto che truccarsi, indossare questa cosa, non cambia nulla. In un certo senso, ha accettato il fatto di essere sempre stato Arthur Fleck; non è mai stato questa cosa che gli è stata messa addosso, questa idea che la gente di Gotham gli ha messo addosso, che lui rappresenta. È un’icona inconsapevole”, ha continuato Phillips. “Questa cosa gli è stata messa addosso, e lui non vuole più vivere come un falso – vuole essere chi è”. Chi vuole essere è, dunque, Arthur Fleck.

La morte di Ricky (Jacob Lofland) e la testimonianza di Puddles sono un doppio colpo fatale per Arthur, che perde i suoi unici amici. “La cosa triste è che lui è Arthur e a nessuno importa di Arthur”, ha detto Phillips, compresa Lee. “[Lei] si rende conto che sono in un viaggio completamente diverso, amico, non puoi essere quello che volevo che fossi”. La sequenza della rottura tra Arthur e Lee sulle scale è “realmente accaduta”, ha aggiunto Todd Phillips, e non nella testa di Arthur. Il regista ha così spiegato le motivazioni dietro la scelta del protagonista di tornare sui suoi passi, con tutto quello che però ne consegue inevitabilmente.

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Citadel: Diana, recensione della serie con Matilda De Angelis

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Citadel: Diana, recensione della serie con Matilda De Angelis

Dopo il grande successo internazionale di Citadel, i Fratelli Russo e Prime Video portano alla luce la prima serie “figlia” del loro ambiziosissimo progetto globale: Citadel: Diana arriva sulla piattaforma a partire dal 10 ottobre con 6 episodi carichi di azione e con una Matilda De Angelis che non fa prigionieri, non solo perché la sua Diana è letale, ma anche perché in questo ruolo con quel taglio asimmetrico che è già iconico, l’interprete bolognese è irresistibile. Diretta da Arnaldo Catinari, sviluppata da Alessandro Fabbri, scritta da Alessandro Fabbri, Ilaria Bernardini, Gianluca Bernardini, Laura Colella e Giordana Mari con Gina Gardini in veste di showrunner e executive producer, Citadel: Diana è un piccolo gioiello di televisione di genere, una dimostrazione di alta professionalità e capacità tecnica e artistica di una squadra di talenti italiani che vanno a braccetto con le grandi produzioni statunitensi raggiungendo risultati anche migliori. Al centro dell’azione e dell’attenzione c’è, come detto, Matilda De Angelis, eroina action che il mondo ci invidierà.

La storia di Citadel: Diana

Edo Zani (Lorenzo Cervasio) e Ettore Zani (Maurizio Lombardi) in Citadel: Diana
Edo Zani (Lorenzo Cervasio) e Ettore Zani (Maurizio Lombardi) in Citadel: Diana – Foto Credits Marco Ghidelli

Milano, 2030: otto anni fa l’agenzia indipendente di spionaggio Citadel è stata distrutta da una potente organizzazione rivale, Manticore. Da allora, Diana Cavalieri (Matilda De Angelis), spia di Citadel sotto copertura, è rimasta sola, intrappolata tra le linee nemiche come infiltrata in Manticore. Quando finalmente le si presenta l’occasione di uscirne e sparire per sempre, l’unico modo per farlo è fidarsi del più inaspettato degli alleati, Edo Zani (Lorenzo Cervasio), l’erede di Manticore Italia e figlio del capo dell’organizzazione, Ettore Zani (Maurizio Lombardi), in lotta per la supremazia contro le altre famiglie europee.

Diana, la spia che amava

La serie diretta da Arnaldo Catinari è un prodotto action/crime assolutamente credibile, una spy story che si regge sui colpi di scena e i voltafaccia, sfruttando a pieno ogni tropo del genere e declinandolo in base alla circostanza per dare vita a una storia solida e coesa, guidata con fierezza dalla sua protagonista. Diana, una donna forte e risoluta, allenata a esserlo, certo, ma anche mossa da una volontà di ferro che la guida con perseveranza lungo il sentiero della ricerca della verità. L’aspetto veramente vincente del personaggio, reso con grande versatilità e delicatezza da De Angelis, è proprio la ricchezza di aspetti che presenta: imperscrutabile eppure gonfia di emozione, delicata e gentile, e allo stesso tempo letale, indipendente e bisognosa di aiuto, solitaria ma alla continua ricerca degli affetti familiari, allontanati dalle sue scelte di vita.

Davvero è lei il cuore della serie, protagonista magnetica e bilancia etica di un mondo in cui la morale trova sempre poco spazio rispetto all’ambizione e alla sete di potere. È il perfetto contraltare per il malvagio e affascinante Ettore Zani ed è assolutamente ovvio e prevedibile che Edo Zani invece si trovi incline a collaborare con lei, lui che per Manticore vorrebbe un futuro molto diverso rispetto alla situazione presente.

Uno spin off molto indipendente dalla serie madre

Da un punto di vista dell’inserimento di Diana nell’universo di Citadel, i riferimenti alla serie madre si riducono a pochi easter egg e probabilmente una maggiore compenetrazione delle due storie e realtà, anche se sicuramente più difficile da coordinare, avrebbe potuto rendere ancora più interessante questo mondo. Oltre a questo aspetto narrativo, sembra degna di nota la scelta di Prime Video di rendere disponibili contemporaneamente tutti e sei gli episodi il 10 ottobre, nonostante le puntate siano strutturate evidentemente (cominciano con il classico “nelle puntate precedenti” e finiscono con un “prossimamente”) per la messa in onda settimanale. Questa scelta avrebbe consentito alla serie di mantenere lo spettatore nel mondo di Citadel fino all’arrivo dello spin off indiano, Citadel: Honey Bunny, atteso per dicembre. Una scelta che avrà alla base una strategia precisa, che però al momento non riusciamo a spiegarci.

Matilda De Angelis e Filippo Nigro in Citadel: Diana
Matilda De Angelis e Filippo Nigro in Citadel: Diana – Foto Credits Marco Ghidelli

Una spy story all’italiana

Si potrebbe definire Citadel: Diana una riuscita spy story “all’italiana” nella misura in cui la serie abbraccia i canoni del genere pur mantenendo una componente soapoperistica che rende i personaggi emotivamente aperti e interessanti anche per un pubblico non esattamente avvezzo alle storie di spie a là James Bond. Diana è un’eroina, una spia, un’assassina, una sorella/figlia, una donna alla ricerca della verità, una persona mossa dall’amore e proprio la sua ricchezza la rende comunicativa e accessibile.

Tom Hardy, Helen Mirren e Pierce Brosnan in trattative finali per il nuovo film di Guy Ritchie

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Secondo quanto riferito da Deadline, Tom Hardy (Inception, RocknRolla), Helen Mirren (1923) e Pierce Brosnan (Mamma Mia!) sono nelle trattative finali per recitare nella serie Paramount+ The Associate (titolo provvisorio) di Guy Ritchie.

The Associate di Guy Ritchie racconterà le fortune e la reputazione della famiglia più importante d’Europa a rischio, strane alleanze e tradimenti inaspettati; e mentre la famiglia potrebbe essere la più elitaria di Londra oggi, la natura della loro attività significa che non c’è garanzia di cosa riserva il futuro.

Il dramma di un’ora di Showtime/MTV Studios e 101 Studios segue due generazioni di gangster, le attività che gestiscono, le complesse relazioni che intrecciano e l’uomo a cui si rivolgono per risolvere i loro problemi.

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Hardy è candidato per il ruolo di Harry, il faccendiere, un uomo tanto pericoloso quanto bello. Mirren e Brosnan interpreterebbero rispettivamente la matriarca e il patriarca della famiglia criminale, a quanto si dice.

Tom Hardy è pronto a riunirsi con il suo regista di RocknRolla Ritchie in questo nuovo progetto. Per Mirren, The Associate di Guy Ritchie arriva subito dopo 1923 di Taylor Sheridan, le cui riprese della sua seconda e ultima stagione sono recentemente terminate; entrambi gli show provengono da 101 Studios e MTV Studios. Mirren e Brosnan hanno recitato insieme in The Thursday Murder Club di Netflix, le cui riprese sono terminate all’inizio del mese scorso.

Ritchie, che dirigerà The Associate, è anche produttore esecutivo con lo sceneggiatore della serie Ronan Bennett, David C. Glasser, Ron Burkle, Bob Yari, David Hutkin e Ivan Atkinson.

Pathos Distribution a Alice nella Città 2024 con tre opere in anteprima mondiale

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Pathos Distribution è entusiasta di annunciare la sua partecipazione alla 22a edizione di Alice nella Città, presentando tre opere in anteprima mondiale. Un’occasione per far conoscere talenti emergenti e consolidate voci nel panorama artistico contemporaneo, mission principale di Pathos Distribution. Non a caso, tutti i lavori condividono una forte identità autoriale.

“Partecipare a un evento come Alice nella Città ci permette di inserirci in un contesto vibrante e stimolante”, spiega Maurizio Ravallese, co-founder di Pathos insieme a Emanuele Pisano e Roberto Urbani. “Il Festival non solo offre una piattaforma per la presentazione di opere innovative, ma crea anche un’atmosfera di interazione e scambio culturale. Siamo felici della grande risposta del pubblico, che ha accolto le nostre produzioni con entusiasmo e partecipazione”.

Fondata nel 2019, Pathos Distribution si è affermata come una delle principali realtà nella distribuzione di cortometraggi e short documentary in Italia, ottenendo selezioni e riconoscimenti nei più importanti premi e festival nazionali, come i David di Donatello, i Nastri D’Argento, il Giffoni Film Festival, Cortinametraggio, Alice nella Città e il Torino Film Festival, nonché in numerose manifestazioni internazionali, inclusi festival qualificanti per gli Oscar e i BAFTA.

Dal 2024, Pathos ha ampliato la propria offerta aprendo la propria line up ai lungometraggi documentaristici e di finzione. Il primo film distribuito, Girasoli, esordio alla regia di Catrinel Marlon prodotto da Masi Film, ha ottenuto vari riconoscimenti, fra cui il prestigioso Premio Nobis ai Nastri d’Argento.

Il modello Pathos si fonda su una filosofia che mette al centro la visione creativa degli autori come strumento di valorizzazione culturale. Dichiara Roberto Urbani: “È fondamentale per la crescita di tutti noi che la cultura, in tutte le sue forme, anche quelle brevi del cortometraggio, torni ad essere centrale. Gli autori si sono raccontati e hanno raccontato, nelle loro opere, il loro modo di vedere la vita: il nostro obiettivo è rispettare e valorizzare il loro sguardo e il loro sentire. Abbiamo la difficilissima responsabilità che storie nuove, emozionanti e non di rado difficili arrivino al maggior numero di spettatori possibile e ci aiutino a ricordare cosa vuol dire guardare. Guardare i film per capire un po’ di più il mondo”.

Questo tipo di distribuzione si basa su una ricerca continua di storie che si distinguano per la loro originalità, non solo a livello narrativo, ma anche per l’uso innovativo del linguaggio filmico. In questo modo, Pathos Distribution cerca di ridefinire l’esperienza cinematografica, proponendo lavori che sappiano stimolare il pubblico in modi nuovi e profondi, talvolta sfidando le aspettative e le convenzioni dell’industria.

È un approccio che viene così sintetizzato da Emanuele Pisano: “I veri esploratori sono quegli autori che avvertono il desiderio di ampliare i propri orizzonti e, pur conoscendo i limiti del nostro mondo, continuano a percorrerlo in lungo e in largo. Per loro la vera scoperta non consiste nel trovare nuove terre, ma nel saper raccontare con occhi nuovi le sfaccettature del mondo e della mente umana. Non sono spinti dalla ricerca di gloria o di riconoscimenti ma dal desiderio di riscoprire la capacità di stupirsi di fronte alla complessità che ci circonda”.

“Attraverso questa visione” – concludono i fondatori – Pathos Distribution ha consolidato la propria identità distintiva, attirando un pubblico che ricerca esperienze visive fuori dagli schemi e contribuendo a ridefinire il ruolo della distribuzione nel panorama cinematografico contemporaneo. Negli ultimi anni, infatti, il paradigma distributivo è cambiato radicalmente: il tradizionale percorso nelle sale cinematografiche è diventato sempre più breve, con film proiettati solo per poche settimane, a favore di una distribuzione più duratura tramite le piattaforme digitali. In questo contesto, i festival rappresentano un’alternativa importante, offrendo un percorso più lungo e articolato che consente agli autori di interagire direttamente con il pubblico. Pathos Distribution si impegna perciò a definire strategie e canali di distribuzione su misura, che possano ottimizzare la visibilità e l’impatto dell’opera. Ciò include la scelta di festival, piattaforme ed eventi di settore, ma anche l’utilizzo di campagne di marketing innovative e coinvolgenti, capaci di attrarre l’attenzione di un pubblico variegato”.

I titoli di Pathos Distribution

ANIME GALLEGGIANTI

  • Regia: Maria Giménez Cavallo
  • Con: Benjamin Miyakawa, Valentina Picciau, Egidiana Carta
  • Durata: 70 min
  • Nazionalità: Italia, USA
  • Sezione: Panorama Italia – Fuori Concorso
  • SINOSSI Ispirato alle “Metamorfosi” di Ovidio, Anime galleggianti è un viaggio attraverso le mistiche terre della Sardegna che mischia l’etnografia visuale e musicale con la mitologia classica, l’approccio documentario con la fantasia. Il filosofo Pitagora ci guida nelle storie di personaggi mitologici come Proserpina, Aracne, Euridice, Orfeo, Apollo e Dafne: i loro destini si intrecciano e culminano nel Carnevale autoctono, i cui riti scandiscono la ciclicità tra la vita e la morte.

PICCOLO ATTILA

  • Regia: Gregorio Mattiocco
  • Con: Davide Cofani, Gianmarco Speranzini
  • Durata: 13 min
  • Nazionalità: Italia
  • Sezione: Cortometraggi Panorama Italia – Fuori Concorso
  • SINOSSI Il complesso rapporto d’amore tra due fratelli con una grande differenza d’età, in un contesto in cui violenza, macismo e cameratismo sono gli strumenti per diventare “grandi”.

NARCISO

  • Regia: Ciro D’Emilio
  • Con: Alessandro Scardazza, Elisa Bondanini, Ludovica Di Donato
  • Durata: 12 min
  • Nazionalità: Italia
  • Sezione: Cortometraggi Panorama Italia – Proiezioni Speciali
  • SINOSSI Filippo ha dodici anni e non parla da tanto tempo. Sarà una scintilla, in un apparente giorno qualunque, a fargli capire il valore dei gesti e delle parole.

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Peacemaker 2: James Gunn svela un misterioso personaggio nella prima immagine ufficiale

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James Gunn ha svelato la prima immagine ufficiale di Peacemaker 2 che però raffigura un personaggio misterioso. Lui stesso, nel condividere la foto su Instagram, ha chiesto: “Di chi si tratterà?”. 

Chiunque sia questo misterioso individuo, sembra certamente di origine nativa americana, e ci sono diversi personaggi della DC Comics che potrebbero rientrare nei parametri, tra cui Super-Chief, Black Condor e Pow Wow Smith!

C’è anche qualche speculazione sul fatto che potrebbe essere una nuova versione di Apache Chief, che ha fatto il suo debutto nella serie animata Hanna-Barbera Super Friends negli anni ’70.

Circolano molte altre teorie (Rick Flag Sr di Frank Grillo… sì, davvero), ma chiunque si riveli essere, questo personaggio e l’ambientazione sembrano stranamente adatti all’universo di Peacemaker.

Peacemaker, cosa sappiamo sulla seconda stagione

Peacemaker esplora la storia del personaggio che John Cena riprende all’indomani del film del 2021 del produttore esecutivo James Gunn, Suicide Squad – un uomo irresistibilmente vanaglorioso che crede nella pace ad ogni costo, non importa quante persone debba uccidere per ottenerla!”. I dettagli sulla trama della seconda stagione sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo che Frank Grillo riprenderà il ruolo di Rick Flag Sr. e cercherà di vendicarsi per l’uccisione da parte di Peacemaker di suo figlio Rick Jr. (Joel Kinnaman) avvenuta in The Suicide Squad.

Gunn, Peter Safran e Matt Miller sono i produttori esecutivi di Peacemaker. Anche il produttore esecutivo John Cena e il produttore consulente Stacy Littlejohn sono coinvolti nella produzione dello show. Nel cast si ritrovano anche Sol Rodríguez nei panni di Sasha Bordeaux, Tim Meadows nei panni di Langston Fleury e David Denman in un ruolo misterioso. La serie arriverà nella seconda metà del 2025.

Avengers: Doomsday, ecco chi sarà il principale “avversario” di Doctor Doom, e no, non è Reed Richards – Rumors

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Come ogni fan dei Fantastici Quattro che si rispetti sa e si aspetta da Avengers: Doomsday, Reed Richards e il Dottor Doom hanno una relazione molto complicata, i due all’inizio sono grandi amici e alla fine diventano acerrimi nemici. Nonostante questa inimicizia, trai due rimane un rispetto reciproco e hanno formato un’alleanza più volte nel corso degli anni.

Per molti versi, questa dinamica è un aspetto che definisce entrambi i personaggi, ma sembra che l’interpretazione di Robert Downey Jr. del classico cattivo avrà legami più stretti con Spider-Man nel MCU.

Un rumor recente suggeriva che Doom e Mr. Fantastic (Pedro Pascal) non avranno così tante scene insieme nei prossimi film di Avengers, ma MTTSH afferma che interagiranno e che la loro relazione sarà importante, ma non tanto quanto la connessione di Doom con il personaggio di Tom Holland.

Se questo è vero, sembrerebbe che Downey Jr. interpreterà effettivamente una variante di Tony Stark che ha intrapreso una strada più oscura, al contrario di un personaggio completamente nuovo che Parker non riconoscerà. A meno che, ovviamente, questo Victor Von Doom non debba semplicemente avere una strana somiglianza con Stark.

Captain Marvel avrà un ruolo significativo in Avengers: Doomsday

Lo scooper ha anche sentito che Captain Marvel (Brie Larson) avrà un ruolo significativo sia in Avengers: Doomsday che in Secret Wars. E sarebbe anche ora, visto che in Endgame non ha svolto il compito che tutti ci aspettavamo da lei.

Avengers: Doomsday arriverà nelle sale il 1° maggio 2026, seguito da Avengers: Secret Wars il 7 maggio 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe Russo e Anthony Russo, che faranno anche il loro ritorno nell’MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

“Essere in grado di creare storie ed esplorare personaggi all’interno dell’universo Marvel ha realizzato un sogno di una vita e abbiamo scoperto un potente legame con il pubblico in ogni film che abbiamo realizzato. Siamo entusiasti di collaborare ancora una volta con Kevin, Lou e l’intero team Marvel per portare questa epica avventura nella narrazione in luoghi nuovi e sorprendenti sia per i fan che per noi stessi”, hanno affermato i fratelli Russo in una dichiarazione dopo il panel del SDCC.

Con le musiche di John Williams, trailer e keyart del documentario

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Con le musiche di John Williams, di Lucasfilm Ltd, Amblin Documentaries e Imagine Documentaries, offre uno sguardo affascinante e approfondito sulla prolifica vita e carriera del leggendario compositore John Williams, debutterà il 1° novembre in esclusiva su Disney+ in Italia. Sono stati diffusi il trailer e la key art del documentario che aprirà la 38ª edizione dell’AFI Fest il 23 ottobre.

La Key Art di Con le musiche di John Williams

Key Art del film - Cortesia Disney
Key Art del film – Cortesia Disney

Dagli esordi come pianista jazz alle 54 nomination agli Oscar® e alle cinque vittorie, il documentario approfondisce gli innumerevoli contributi che John Williams ha dato al cinema, tra cui molti iconici franchise, nonché la sua musica per i concerti e il suo impatto sulla cultura popolare. Il film propone interviste ad artisti e registi le cui vite sono state toccate dalla sua musica senza tempo. Diretto dal pluripremiato regista e autore di best-seller Laurent Bouzereau, il documentario è prodotto da Steven Spielberg, Brian Grazer, Ron Howard, Darryl Frank, Justin Falvey, Sara Bernstein, Justin Wilkes, Meredith Kaulfers, Kathleen Kennedy, Frank Marshall, Laurent Bouzereau, mentre Markus Keith e Michael Rosenberg sono i produttori esecutivi.

The Sticky – Il grande furto: le prime foto della nuova dark comedy Prime Video

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Oggi Prime Video ha svelato le prime immagini di The Sticky – Il grande furto, una dark comedy incalzante, ispirata alla vera storia del “grande furto dello sciroppo d’acero canadese”. Dagli showrunner Ed Herro e Brian Donovan, la serie segue le vicende di Ruth Landry (Margo Martindale, tre volte vincitrice agli Emmy), tenace coltivatrice di sciroppo d’acero di mezza età, che quando le autorità minacciano di portarle via tutto ciò che ama, decide di darsi al crimine.

Farà squadra con un mafioso di Boston dal carattere irascibile (Chris Diamantopoulos) e con una gentile guardia di sicurezza franco-canadese (Guillaume Cyr) per portare a termine un furto multimilionario alle riserve di sciroppo d’acero del Quebec. Anche la premiata all’Oscar e agli Emmy Jamie Lee Curtis appare come guest star nella serie, oltre ad essere executive producer. The Sticky – Il grande furto debutterà il 6 dicembre in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo.

La serie è ispirata ad un furto realmente accaduto nel 2012 che ha fatto notizia a livello internazionale con sciroppo d’acero rubato dalle riserve nazionali del Quebec per un valore di oltre 18 milioni di dollari. The Sticky – Il grande furto unisce divertenti momenti che giocano sullo scontro culturale, tensione e momenti commuoventi.

Le prime immagini di The Sticky – Il grande furto

The Sticky – Il grande furto è prodotta da Blumhouse Television, Comet Pictures di Jamie Lee Curtis, Megamix di Jonathan Levine e da Sphere Media. Creatori, executive producer, showrunner e autori sono Brian Donovan e Ed Herro; executive producer per Megamix sono Jonathan Levine e Gillian Bohrer, Jamie Lee Curtis per Comet Pictures, Jason Blum, Chris McCumber, Jeremy Gold e Chris Dickie per Blumhouse Television, oltre a Michael Dowse. Lauren Grant è co-executive producer. Associate producer sono Josée Vallée e Bruno Dubé per Sphere Media, Inc e Russell Goldman per Comet Pictures.

Lanterns: James Gunn conferma Kyle Chandler nel ruolo di Hal Jordan

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Con un post sul proprio profilo Instagram, il regista e co-CEO dei DC Studios James Gunn ha confermato che l’attore Kyle Chandler assumerà il ruolo di Hal Jordan nella serie Lanterns, dedicata alle Lanterne Verdi. La notizia arriva a poche ore dalla conferma che l’attore Aaron Pierre interpreterà John Stewart nella medesima serie. Chandler dovrebbe assumere nei suoi confronti il ruolo di un mentore, almeno stando a quanto oggi trapelato sul progetto. Di seguito, ecco il post con cui Gunn ha annunciato il casting di Kyle Chandler.

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Lanterns è la storia di una coppia di Lanterne Verdi

La produzione di Lanterns è attualmente programmata per iniziare nel primo trimestre del 2025 nel Regno Unito, potenzialmente mettendo lo show sulla buona strada per un’uscita nel 2026. Guy Gardner di Nathan Fillion, che farà il suo debutto nel reboot di Superman di James Gunn, dovrebbe avere un ruolo di supporto nella serie.

Hal Jordan è stato precedentemente interpretato da Ryan Reynolds nel famigerato film del 2011 Lanterna Verde.

“Questa è la storia di una coppia di Lanterne Verdi John Stewart e Hal Jordan”, ha detto Gunn del progetto quando è stato annunciato per la prima volta. “Ci sono altre Lanterne Verdi sparse qua e là, ma questa è in realtà una serie TV ambientata sulla Terra, quasi come True Detective, con un paio di Lanterne Verdi che sono poliziotti spaziali che sorvegliano Precinct Earth e scoprono un terrificante mistero che si collega alla nostra più grande storia del DCU.”

Il creatore di Lost e Watchmen, vincitore di un Emmy Award, Damon Lindelof, sta lavorando alla sceneggiatura dell’episodio pilota insieme allo showrunner di Ozark Chris Mundy e all’acclamato scrittore di fumetti Tom King. Si dice che anche Justin Britt-Gibson, Breannah Gibson e Vanessa Baden Kelly siano a bordo (anche se la notizia non è ancora stata confermata). La produzione di Lanterns dovrebbe iniziare nel primo trimestre del 2025 nel Regno Unito, il che potrebbe portare la serie a un’uscita nel 2026. Lanterns non ha ancora una data di debutto confermata.

Il principe di Roma: dal cast alle location, tutte le curiosità sul film

Presentato fuori concorso nel 2022 alla Festa del Cinema di Roma, il film Il principe di Roma vede Marco Giallini mattatore assoluto di una storia che si muove tra ricostruzione storica e fantasia. Per questo film, il regista Edoardo Falcone (autore anche di Questione di Karma Io sono Babbo Natale, l’ultimo film con Gigi Proietti) ha dichiarato di essersi ispirato a Nell’anno del Signore di Luigi Magni, che vide da bambino in un’arena romana. Da quella visione nacque il suo interesse per la Roma del Papa Re, periodo che ha dunque scelto per ambientare la storia di questo progetto.

Il soggetto del film, tuttavia, trae anche spunto in modo evidente dal celebre racconto di Charles Dickens, Canto di Natale, seppur con qualche variazione sul tema da parte di Falcone. Il principe di Roma è infatti la sua personalissima trasposizione filmica di quell’amato e iconico racconto, dove però l’odioso Scrooge si trasforma in un avido romano arricchito che brama un titolo nobiliare, non vive nella Londra dell’Ottocento ma nella Roma papale degli anni che hanno preceduto l’unità nazionale.

Si configura così un film che, tra commedia e fantastico mira – proprio come l’opera di Dickens – a far riscoprire i veri valori della vita e le cose importanti che abbiamo sotto gli occhi ma di cui spesso non ci accorgiamo. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Il principe di Roma. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle location dove si sono svolte le riprese. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Denise Tantucci e Marco Giallini in Il principe di Roma
Denise Tantucci e Marco Giallini in Il principe di Roma. Cortesia di Lucky Red

La trama di Il principe di Roma

Ambientato a Roma nel 1829, il film racconta la storia di Bartolomeo, un uomo d’affari benestante che ambisce ad ottenere un titolo nobiliare, ma averlo non è così facile. È così che il nostro Bartolomeo cerca di racimolare abbastanza denaro per stipulare un accordo clandestino con il principe Accoramboni: se gli darà la cifra richiesta, il nobile concederà all’uomo d’affari la mano di sua figlia, permettendogli così di ottenere il bramato titolo. Bartolomeo si mette così in viaggio a cavallo, ma non immagina che lungo il percorso s’imbatterà in diversi compagni e che l’itinerario lo porterà ad ottenere una nuova consapevolezza di se stesso.

Il cast di attori e le location dove si sono svolte le riprese

Ad interpretare Bartolomeo Proietti vi è l’attore Marco Giallini, mentre Giulia Bevilacqua interpreta Teta, la governante innamorata di Bartolomeo. Sergio Rubini ricopre il ruolo del principe Accoramboni, un aristocratico decaduto che cerca di risollevare la sua famiglia promettendo la figlia in sposa a Bartolomeo. Andrea Sartoretti è Eugenio, un vecchio amico di Bartolomeo ormai ridotto in povertà e piuttosto rancoroso. Denise Tantucci interpreta invecee lo spirito di Beatrice Cenci, che accompagna Bartolomeo nel suo viaggio nel passato, mentre Filippo Timi, nei panni di Giordano Bruno, gli mostra le verità del presente. Giuseppe Battiston è infine Papa Borgia, la guida che gli rivela le conseguenze future delle sue azioni.

Marco Giallini e Giuseppe Battiston in Il principe di Roma
Marco Giallini e Giuseppe Battiston in Il principe di Roma. Cortesia di Lucky Red.

Una delle location principali di Il principe di Roma è il palazzo dove abita il protagonista, che nella realtà è Villa Parisi di Monte Porzio Catone. In Piazza lovatelli è stata invece girata la scena dove Bartolomeo manda a quel paese il frate che gli chiede l’elemosina. A Villa Altieri sono invece state realizzate le scene ambientate nell’orfanotrofio. Non tutte le scene del film sono però state girate nella Capitale o nel Lazio. Diverse location le troviamo infatti in Umbria, per la precisione a Orvieto, in provincia di Terni, dove è stata girata la scena in cui Bartolomeo incontra gli spiriti dei poeti Keats e Shelley, ma anche quella in cui si festeggia l’istituzione della Repubblica Romana.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Il principe di Roma grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV, Tim Vision e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 9 ottobre alle ore 21:30 sul canale Rai 1.

Full Metal Jacket: la spiegazione del finale del film di Stanley Kubrick

In Full Metal Jacket, la narrazione finale e il canto della Marcia di Topolino che l’accompagna possono sembrare alquanto imperscrutabili senza un ulteriore contesto. Il film, come noto, è il penultimo nella carriera di Stanley Kubrick – seguito solo da Eyes Wide Shut e arrivo a ormai metà del ciclo di film sulla guerra del Vietnam. Sebbene dopo Full Metal Jacket siano usciti altri film su quel conflitto, come Nato il quattro luglio e Hamburger Hill, il contributo di Kubrick al sottogenere dei film sul Vietnam arrivò dopo che Platoon e Apocalypse Now avevano già offerto ritratti cinematografici definitivi, anche se molto diversi, dell’invasione. Nonostante ciò, Full Metal Jacket fu un successo di critica.

Il film di Kubrick sul Vietnam era incentrato su giovani reclute che completavano un estenuante campo di addestramento prima di partire per la battaglia. Per molti versi, Full Metal Jacket fu l’anti-Top Gun, poiché il film dissimulava sistematicamente l’immagine romantica dell’addestramento militare vista nel blockbuster dell’anno precedente. Le scene del campo di addestramento erano una dura e intensa prova di resistenza, mentre gli spettatori osservavano un istruttore spietato e compagni di recluta poco attenti che torturavano psicologicamente Pyle, un nuovo arrivato.

Dopo che questa disavventura si conclude con una battuta da commedia nera, la seconda parte di Full Metal Jacket ci porta in Vietnam. Lì la storia si fa ancora più cupa, quando lo squadrone viene eliminato uno alla volta da un cecchino metodico. In quello che potrebbe sembrare un finale apparentemente semplice e “inconcludente”, Kubrick inserisce in realtà una serie di elementi che – se ben interpretati – lo rendono particolarmente straziante e restituiscono tutta l’insensatezza e la brutalità di un conflitto che è in realtà sempre uguale  a sé stesso ogni volta che si ripresenta.

LEGGI ANCHE: Full Metal Jacket: 10 cose che non sai sul film

Matthew Modine in Full Metal Jacket
Matthew Modine in Full Metal Jacket © 1987, Courtesy of Warner Bros.

Perché la squadra canta “La marcia di Topolino” alla fine di Full Metal Jacket

Nelle scene finali di Full Metal Jacket, la maggior parte dei protagonisti del film viene rapidamente uccisa da un cecchino invisibile. Alla fine, le reclute sopravvissute rintracciano il loro aggressore solo per scoprire che si tratta di una bambina. In uno dei finali di film di guerra più strazianti di tutti i tempi, il soldato Joker, antieroe vagamente benintenzionato, spara alla bambina mentre lei muore dissanguata. Persino il suo compagno sociopatico Animal Mother trova scioccante l’insensibilità della sua decisione, ma è il momento successivo che risalta agli occhi di molti spettatori. Mentre i soldati se ne vanno, iniziano a cantare all’unisono la Marcia di Topolino.

L’accostamento ironico tra l’estrema violenza della scena precedente e questa canzone stranamente carina è evidente, ma c’è un significato più profondo in questo momento. Melodie giocose come queste venivano cantate dai soldati in Vietnam e altrove per una serie di motivi, tra cui la nostalgia dell’infanzia dopo il trauma subito e il desiderio di tornare a uno stato mentale più innocente. Mentre la versione di Platoon del Vietnam comprendeva una tragedia più lirica e una violenza più spettacolare, c’è una banalità infantile nelle uccisioni di Full Metal Jacket che viene sottolineata da questo momento. Sebbene siano assassini, la maggior parte dei membri della squadra ha solo pochi anni in più dei loro giovani aggressori.

I soldati americani che hanno combattuto in Vietnam avrebbero avuto l’età giusta per essere cresciuti con la Marcia di Topolino come un brano preferito dell’infanzia, quindi ha senso che ne ricordino collettivamente il testo. Anche la canzone è tecnicamente una marcia, anche se nello spettacolo era più una marcia da parata. In questo senso, Topolino è un simbolo della cultura americana e della rapida invasione del Vietnam da parte del capitalismo. Anche il romanzo da cui è tratto Full Metal Jacket, The Short-Timers, includeva questo canto, anche se non nelle scene finali.

Adam Baldwin, Matthew Modine, Dorian Harewood e Arliss Howard in Full Metal Jacket
Adam Baldwin, Matthew Modine, Dorian Harewood e Arliss Howard in Full Metal Jacket © 1987, Courtesy of Warner Bros.

Il significato della battuta finale di Joker sull’essere vivi in un mondo di merda

Il futuro cattivo di Stranger Things Matthew Modine ha iniziato una carriera di interpretazioni di figure moralmente ambigue con la sua interpretazione di Joker, e le motivazioni del personaggio non sono mai state così chiare come nella narrazione finale di Full Metal Jacket. Quando Joker dice di trovarsi in un mondo di merda, uno spettatore ottimista potrebbe pensare che sia contento di essere almeno vivo nonostante tutti i suoi guai. Tuttavia, la maggior parte degli eventi del film indicherebbe l’interpretazione opposta. Considerato tutto ciò che subisce in Full Metal Jacket, è più probabile che Joker stia dicendo che tecnicamente è vivo, ma che si tratta di una vittoria di Pirro perché vive in un mondo di merda.

Le immagini del film fanno sembrare le città bruciate del Vietnam un inferno, grazie ai muri di fumo e fuoco di queste scene finali. In questo modo, Joker può essere considerato più sfortunato dei morti, poiché è vivo ma deve continuare a vivere in un mondo terribile, soffrendo per il trauma della sua esperienza in Vietnam. Questa frase richiama ironicamente quella pronunciata da Pyle prima di togliersi la vita, affermando che lo fa perché anche lui si trova in un mondo di merda. A differenza di Pyle e degli eroi dei successivi film sul Vietnam, Joker non può però sfuggire al suo destino attraverso la morte.

Come Matthew Modine ha cambiato il finale di Full Metal Jacket

Secondo l’intervista di IGN a Modine, l’inceppamento dell’MI6 di Joker nel momento in cui prende la mira sul cecchino e il fatto che il suo personaggio non muoia sono idee che l’attore ha sottoposto a Kubrick. L’inceppamento del fucile nella scena culminante è stata una scelta perfetta perché questo accadeva spesso nella vita reale, dato che gli MI6 erano notoriamente inaffidabili. Il momento, inoltre, riecheggiava ironicamente l’uso del fucile come simbolo fallico nella prima parte del film. Dopo che a Joker è stato detto che era inutile senza il suo fucile, l’arma si è inceppata nel momento in cui è stato finalmente chiamato a compiere il suo dovere. Nel frattempo, la mancata morte di Joker ha permesso al film di dimostrare che anche i sopravvissuti sono rimasti con cicatrici psicologiche profondamente dannose.

Death Race: dal cast ai sequel, le curiosità sul film con Jason Statham

Grande esperto di film di fantascienza e di adattamenti cinematografici di videogiochi, il regista Paul W. S. Anderson è noto in particolare per i film dedicati alla saga di Resident Evil. Durante una pausa da questi, nel 2008, si è però dedicato all’esplosivo Death Race, incentrato su una mortale gara di auto tra individui che non hanno più nulla da perdere. Si tratta di un remake del film del 1975 Anno 2000 – La corsa della morte, avente tra i suoi protagonisti gli attori David Carradine e Sylvester Stallone. Nell’occuparsi del riadattamento di tale opera, Anderson si è come suo solito cimentato non solo nella regia, quanto anche nella sceneggiatura e nella produzione.

Egli ha però apportato diverse modifiche rispetto al film originale, dando vita ad una storia particolarmente dura e violenta, che si discosta anche da un punto di vista dell’atmosfera. La parodistica corsa tra auto presente nel titolo dell’75 è dunque qui sostituita dal una mortale gara fra detenuti alla guida di veicoli particolarmente corazzati e modificati. Un’altra delle fonti di ispirazioni fu il film Rollerball, anch’esso incentrato su una società allo sbando e uno sport d’intrattenimento estremamente violento. A causa del basso budget, attestato intorno ai 45 milioni di dollari, Anderson dovette però contenersi nell’ideare soluzioni particolarmente articolate.

Avvalsosi di un cast di attori noti per questo genere di film, Death Race riuscì ad affermarsi come un discreto successo. Giunto in sala, riuscì infatti a guadagnare un totale di circa 75 milioni di dollari. Questo spinse i produttori a realizzare diversi sequel, ampliando così il mondo narrativo qui presentato. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Death Race. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ai suoi sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Jason Statham in Death Race
Jason Statham in Death Race © 2008 – Universal Studios

La trama di Death Race

Il film si svolge in un futuro prossimo, dove tutte le nazioni cadono in una profonda crisi e la disoccupazione e la criminalità crescono a livello esponenziale. Con il collasso del sistema carcerario, il governo statunitense lo affida a corporazioni private che tentanto di ricavarne il massimo profitto, sfruttando la richiesta di spettacoli d’intrattenimento sempre più estremi e violenti. Nascono così una serie di mortali gare tra carcerati, trasmesse a pagamento sul web. La più famosa di queste è la Death Race, consistente in una sfida a bordo di auto corazzate e modificate per trasportare varie tipologie di armi. Le regole sono semplici: dopo cinque vittorie, sei libero di lasciare il carcere.

A trovarsi coinvolto in questa gara è Jensen Ames, imprigionato per aver commesso un brutale omicidio. Egli si trova così costretto a prendere una decisione: prendere parte alla Death Race e sperare di ottenere la libertà, oppure rimanere per sempre in quel luogo di morte. Desideroso di riabbracciare l’amata figlia, Jensen decide di mettersi al volante, addrestrandosi grazie ad un noto coach. Sul suo percorso verso la vittoria dovrà però scontrarsi con Machine Gun Joe, uno spietato rivale pronto a tutto pur di ottenere la vittoria. Solo uno di loro potrà però vincere, agli altri spetterà soltanto la morte.

 

Il cast di attori del film

Protagonista del film è l’attore Jason Statham, celebre per i suoi numerosi adrenalinici film d’azione. Egli dà qui vita al personaggio di Jensen Ames, offerto inizialmente all’attore Tom Cruise, il quale però non apprezzò la sceneggiatura. Per prepararsi al ruolo, Statham condusse diverse ricerche nel penitenziario di Corcoran, il più duro istituto di correzione della California. Qui ebbe modo di conoscere diversi detenuti, dai quali trasse ispirazione per la personalità di Ames. Particolarmente impegnativo fu anche l’allenamento fisico a cui si sottopose. Egli venne infatti addestrato da un ex Navy SEAL, lo stesso che aveva curato la preparazione degli interpreti del film 300. Statham passò così in tre mesi dal 20% al 6% di grasso corporeo.

Accanto a lui nel film si ritrovano altri noti attori. La candidata all’Oscar Joan Allen interpreta il ruolo di Claire Hennessey, direttrice del penitenziario che impone ad Ames di prendere parte alla gara. L’attrice si dimostrò da subito molti interessata al ruolo, desiderando prendere parte ad un progetto totalmente diverso dai suoi soliti. Ian McShane, noto per la serie American Gods, è invece Coach, l’addestratore del protagonista per la Death Race. L’inarrestabile avversario di Ames, Machine Gun Joe, è invece interpretato da Tyrese Gibson. Natalie Martinez dà invece vita a Elizabeth Case, che svuole il ruolo di navigatore per Ames. L’attore Max Ryan è Pachenko, un altro dei piloti avversari del protagonista. È infine presente anche l’attore Jason Clarke nei panni di Ulrich.

Joan Allen, Jason Statham e Jason Clarke in Death Race
Joan Allen, Jason Statham e Jason Clarke in Death Race © 2008 – Universal Studios

Da Death Race 2 Death Race – Anarchia, I sequel del film

Con il buon successo del film, sono poi stati realizzati ulteriori film della saga, tutti pensati però per il solo mercato home video. Il primo di questi, uscito nel 2011, è Death Race 2, il quale si configura però come un prequel, andando ad esplorare le origini della celebre gara e del personaggio di Frankenstein. Interpreti di questo film sono gli attori Luke Goss, Lauren Cohan e Sean Bean. Nel 2012 è invece uscito Death Race 3 – Inferno, il quale porta avanti quanto narrato nel precedente film. Con un cast parzialmente diverso ha infine preso vita, nel 2018, Death Race – Anarchia, film che va a concludere la storia del personaggio di Frankenstein. È in seguito agli eventi di quest’ultimo che si svolge poi la storia del film del 2008.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

Prima di vedere tali sequel/prequel, è possibile fruire del film del 2008 grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Death Race è infatti disponibile nel catalogo di Apple TV+ e Prime Video. Per vederlo, basterà semplicemente iscriversi, in modo del tutto gratuito alla piattaforma. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 16 settembre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Lanterns: Aaron Pierre sarà ufficialmente John Stewart

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Lanterns: Aaron Pierre sarà ufficialmente John Stewart

Aaron Pierre è ufficialmente entrato a far parte della serie di Lanterns della HBO, secondo quanto riportato da Variety.

Pierre interpreterà John Stewart nella serie, intitolata Lanterns. In precedenza era stato riferito che Kyle Chandler era in trattative per il ruolo di Hal Jordan. Secondo le fonti, per il ruolo di Stewart sono stati presi in considerazione diversi attori, tra cui Stephan James e Damson Idris.

Lo show è prodotto dalla HBO in associazione con la Warner Bros. Television e i DC Studios ed è basato sui fumetti di “Lanterna Verde” della DC.

Lo show è stato scelto per otto episodi dalla HBO a giugno. Originariamente previsto come originale Max, lo show è passato alla HBO come parte di un nuovo piano di delineazione dei contenuti.

Secondo il titolo ufficiale, la serie segue “la nuova recluta John Stewart e la leggenda delle Lanterne Hal Jordan, due poliziotti intergalattici coinvolti in un oscuro mistero terrestre mentre indagano su un omicidio nel cuore dell’America”.

Pierre ha recentemente recitato nel film di successo di Netflix “Rebel Ridge”. Il film ha debuttato su Netflix il 6 settembre e da allora è sempre stato nella classifica dei 10 film in lingua inglese dello streamer, con tre settimane al primo posto. Tra gli altri suoi crediti televisivi figurano il ruolo di Malcolm X nella serie di Nat Geo “Genius: MLK/X” e la partecipazione alla serie limitata di Barry Jenkins ‘The Underground Railroad’. In precedenza è apparso anche nella serie DC “Krypton” nel ruolo di Dev-Em. Pierre ha partecipato anche a film come “Foe”, “Brother” e “Old”. Dovrebbe anche interpretare Mufasa nel prossimo film prequel del “Re Leone” di Jenkins per la Disney.

Lanterns è co-scritto da Chris Mundy, Damon Lindelof e Tom King. Tutti e tre sono produttori esecutivi insieme a James Hawes, che ha anche diretto i primi due episodi.

CORRELATE:

Lanterns è la storia di una coppia di Lanterne Verdi

La produzione di Lanterns è attualmente programmata per iniziare nel primo trimestre del 2025 nel Regno Unito, potenzialmente mettendo lo show sulla buona strada per un’uscita nel 2026. Guy Gardner di Nathan Fillion, che farà il suo debutto nel reboot di Superman di James Gunn, dovrebbe avere un ruolo di supporto nella serie.

Hal Jordan è stato precedentemente interpretato da Ryan Reynolds nel famigerato film del 2011 Lanterna Verde.

“Questa è la storia di una coppia di Lanterne Verdi John Stewart e Hal Jordan”, ha detto Gunn del progetto quando è stato annunciato per la prima volta. “Ci sono altre Lanterne Verdi sparse qua e là, ma questa è in realtà una serie TV ambientata sulla Terra, quasi come True Detective, con un paio di Lanterne Verdi che sono poliziotti spaziali che sorvegliano Precinct Earth e scoprono un terrificante mistero che si collega alla nostra più grande storia del DCU.”

Christopher Nolan: Matt Damon in trattativa per il prossimo film della Universal previsto per l’estate 2026

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Christopher Nolan tornerà a lavorare con Universal per il suo prossimo film. Matt Damon, già presente in “Interstellar” e “Oppenheimer”, è in trattative per diventare il protagonista. Nolan scriverà e produrrà insieme a Emma Thomas sotto la loro insegna Syncopy.

Dopo il successo di “Oppenheimer”, che ha vinto sette premi Oscar e ha incassato 958 milioni di dollari in tutto il mondo, non sorprende che Nolan voglia collaborare nuovamente con lo studio.

Secondo le fonti di Variety, la Universal sta pianificando un’uscita Imax per il titolo il 17 luglio 2026. I dettagli della trama del progetto non sono stati resi noti. La Universal non ha rilasciato commenti.

“Oppenheimer” è il primo film di Nolan al di fuori della Warner Bros. dopo quasi 20 anni. Per lo studio ha diretto la trilogia del “Cavaliere Oscuro” e altri successi come “Dunkirk” e “Inception”.

Le cose sono cambiate nel 2020, quando il capo di WarnerMedia Jason Kilar ha deciso di trasmettere in anteprima un anno di film su HBO Max. Sebbene Nolan non avesse un film in uscita durante questo periodo, all’epoca rilasciò una dichiarazione in cui criticava la strategia: “Alcuni dei più grandi registi e delle più importanti star del cinema del nostro settore sono andati a letto la sera prima pensando di lavorare per il più grande studio cinematografico e si sono svegliati scoprendo di lavorare per il peggior servizio di streaming”.

Ha portato “Oppenheimer” alla Universal, e il film ha finito per aprire un testa a testa con un altro progetto della Warner Bros: “Barbie”. Nella sua storia di copertina di Variety del 2023, Nolan ha dichiarato che qualsiasi faida con la Warner Bros. è ormai “acqua passata”. Deadline ha riportato per primo la notizia del prossimo film di Nolan.

Joker: Folie à Deux, 6 motivi per cui il sequel ha fallito (e i più grandi errori di Todd Phillips)

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Mentre le recensioni della Mostra del Cinema di Venezia del mese scorso sono state contrastanti, Joker: Folie à Deux si è classificato solo cinque o sei punti percentuali dietro a Joker del 2019 su Rotten Tomatoes. Le cose sono cambiate quando altri critici – e fan – hanno potuto vedere il film la scorsa settimana.

È apparso subito chiaro che non si trattava di un seguito gradito ai fan e che il passaparola negativo delle proiezioni IMAX di lunedì avrebbe avuto un impatto negativo sugli incassi. Ora, il sequel di un successo da 1 miliardo di dollari, vincitore di un Oscar, è un flop critico e commerciale.

Dove è andato tutto storto? Al di là delle recensioni negative, Joker: Folie à Deux prima della sua uscita e, soprattutto, con il film stesso. Sono questi che hanno condannato il sequel dal titolo pretenzioso e, in questo articolo, vi spieghiamo perché. Per saperne di più sui difetti del film, cliccate sui pulsanti “Avanti” qui sotto.

È un brutto musical

Joaquin Phoenix e Lady Gaga Joker: Folie à Deux
Copyright: © 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.
Photo Credit: Niko Tavernise

Quando abbiamo saputo per la prima volta che Joker: Folie à Deux sarebbe stato un “musical jukebox”, la cosa ha sicuramente fatto alzare qualche sopracciglio. Tuttavia, l’idea di esplorare la contorta storia d’amore tra Joker e Harley Quinn ad Arkham attraverso le canzoni aveva un certo fascino.

Il problema, però, è che si tratta di un pessimo musical. Joaquin Phoenix non è esattamente un piacere da ascoltare, mentre a Lady Gaga è stato chiaramente chiesto di trattenersi per amore del realismo, lasciandoci con due cantanti mediocri che si esibiscono in una serie di brani ampiamente dimenticabili.

Il film non ha nulla di nuovo da dire

Joker: Folie à Deux film 2024

Che si ami o si odi Joker: Folie à Deux, è difficile negare che si tratti di un film vuoto che non ha quasi nulla di nuovo da dire. Il primo film era un’affascinante disamina della discesa di un uomo disturbato verso la follia vera e propria, ma cosa succede qui?

Una storia fin troppo familiare di una superfan che si innamora di uno psicopatico, un debole dramma giudiziario sul fatto che “Arthur Fleck” e “Joker” siano due personaggi distinti e un promemoria che ci ricorda che il mondo è terribile e che tutti i suoi abitanti sono terribili.

È tutto a livello superficiale e, sebbene alcuni abbiano cercato di vendere il sequel come una storia complessa su come idolatrare qualcuno come Joker possa ritorcersi contro, se è questo l’obiettivo dei registi… beh, non hanno fatto un lavoro abbastanza buono.

Un sequel non era voluto o necessario

Joaquin Phoenix in Joker (2019)
© Cortesia Warner Bros Pictures

Dopo l’uscita di Joker, si è parlato molto di un possibile sequel. Forse il seguito potrebbe ruotare attorno a un Bruce Wayne scapestrato e vendicativo che dà la caccia ad Arthur Fleck? Todd Phillips ha detto che non se ne farà nulla e Joaquin Phoenix non ha mai girato un sequel, quindi la cosa è finita lì.

Finché non lo è stato. Mentre gli appassionati di cinema troppo spesso dicono che certi film non “hanno bisogno” di un sequel, Joker è stato l’esempio perfetto di un film che avrebbe dovuto essere lasciato in pace. Era un perfetto racconto autonomo e, al di là delle sciocche teorie dei fan, nessuno voleva davvero un secondo capitolo.

Questo spiega perché, al di là delle recensioni negative e dello scarso passaparola, Joker: Folie à Deux ha fallito. La gente ha bisogno di un buon motivo per andare al cinema al giorno d’oggi e questo film non ha mai offerto un argomento convincente.

Un finale sconvolgente

Joaquin Phoenix e Brendan Gleeson in Joker: Folie à Deux
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Photo Credit: Niko Tavernise

Non è mai una buona idea mandare gli spettatori a casa con l’amaro in bocca, ma questo è esattamente ciò che fa Joker: Folie à Deux. Nei momenti finali, Arthur Fleck viene rispedito ad Arkham e pugnalato a morte da un detenuto a caso che poi gli incide un sorriso sul volto.

L’idea è che possa essere il Joker, ma il primo film lo aveva già stabilito quando abbiamo visto come le azioni di Arthur hanno influenzato i cittadini più poveri e arrabbiati di Gotham City. Il film ripropone lo stesso messaggio, anche se in modo pigro. Si dice che una prima versione prevedeva che Lee uccidesse Arthur; anche se questo avrebbe diviso le opinioni, almeno ha più senso che “Harley Quinn” elimini Joker, prendendo il suo messaggio e facendolo completamente suo come qualcuno che causerà allegramente il caos a Gotham.

“Joker” non ha senso

Joaquin Phoenix in Joker: Folie à Deux
Copyright: © 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.
Photo Credit: Niko Tavernise

Già prima che Joker uscisse nel 2019, era chiaro che il film non era esattamente accurato per i fumetti. Todd Phillips non si è mai prefissato di adattare il materiale di partenza, ma lo ha usato come base per una storia che ha dato un’impronta solida e convincente al Clown Principe del Crimine.

Anche se c’è chi idolatra sempre un cattivo, la maggior parte ha lasciato Joker fin troppo consapevole che Arthur Fleck non era un eroe. Tuttavia, il Joker di Joaquin Phoenix ha aggiunto una nuova ed entusiasmante versione del personaggio al canone della DC ed è quindi diventato iconico.

Dire a questi fan che questo “Joker” era solo un pazzo rende il personaggio privo di valore. Anche per un film a fumetti come questo, avere i fanboy dalla propria parte è d’obbligo. Invece, loro hanno rifiutato completamente il sequel, uccidendo il passaparola.

È un progetto di vanità

Joker: Folie à Deux

Si dice che Joker sia stato realizzato per circa 70 milioni di dollari. Al contrario, Joker: Folie à Deux è costato ben 200 milioni di dollari prima del marketing, di cui almeno un quarto è andato a Todd Phillips, Joaquin Phoenix e Lady Gaga. Quindi, sì, hanno incassato alla grande.

A conti fatti, il film è stato un progetto di vanità per Phillips e Phoenix. Una volta avevano discusso di portare Joker a Broadway; invece di farlo, hanno convinto la Warner Bros. Discovery a pagare loro un’enorme somma di denaro per divertirsi sul set di una continuazione del grande schermo.

Per Phillips, questa è stata anche un’opportunità per rispondere a coloro che credevano che avesse fatto un film nel 2019 per gli incel. Il regista è talmente insicuro che gran parte di Joker: Folie à Deux è dedicato a rendere Arthur il più patetico possibile e a far capire che non è una brava persona. Non è vero!

Michael Keaton rivela se è stato contattato per interpretare nuovamente l’Avvoltoio

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Se Spider-Man 4 di Sam Raimi fosse stato realizzato, avremmo visto il Peter Parker di Tobey Maguire combattere con l’Avvoltoio di John Malkovich. Invece, quando i Marvel Studios hanno riavviato l’uomo-ragnatela, è stato l’ex Batman Michael Keaton a indossare le ali del cattivo in Spider-Man: Homecoming.

Invece di tornare in Spider-Man: No Way Home, come previsto inizialmente, Keaton ha ripreso il ruolo dell’Avvoltoio in Morbius. Dopo essere stato inviato per errore in quel mondo, un Toomes sorprendentemente calmo è stato liberato dalla prigione e in seguito ha tentato di reclutare il Vampiro Vivente in una sorta di squadra.

Rimane una delle peggiori scene post-credits dei film a fumetti di sempre, ma l’attore potrebbe tornare a vestire i panni di Adrian Toomes nel prossimo Spider-Man 4?

“Oh, wow. È un personaggio interessante, quel ragazzo”, ha risposto Keaton quando Screen Rant gli ha posto la domanda. “In realtà, ci sono stato per un minuto nel secondo film. È stata un’esperienza davvero divertente, ma non ho parlato con nessuno di nulla. [Cerco di non parlare con nessuno. Non mi piace proprio la gente”.

Non è chiaro cosa Keaton intenda con “il secondo”, anche se potrebbe riferirsi a Spider-Man: Far From Home o Spider-Man: No Way Home. In ogni caso, non ci aspettiamo necessariamente che ci sia spazio per l’Avvoltoio sulla base di ciò che sappiamo su Spider-Man 4.

In una prima versione di Spider-Man: No Way Home, Peter avrebbe visitato la casa di Toomes con Doctor Octopus, Green Goblin ed Electro al seguito. I concept art hanno mostrato Spidey che sembra fare squadra con il cattivo, mentre abbiamo anche visto alcune versioni diverse della sua tuta di volo aggiornata.

All’inizio dell’anno, John Leguizamo ha raccontato di essere stato sostituito all’ultimo momento da Keaton nel ruolo dell’Avvoltoio. Come si può immaginare, l’attore non era esattamente felicissimo di essere stato estromesso dal film.

“Non avevo firmato un contratto, ma eravamo d’accordo. Credo che questi siano termini accettabili”, ha ricordato. “Il capo dello studio mi ha chiamato e mi ha detto: ‘È terribile. Mi sento orribile, vuoi rinunciare?”. E io l’ho fatto”, ha continuato. “Mi sentivo come se, se lei non mi volesse, nemmeno io volessi essere lì, capisce cosa intendo?”.

Mia nonna diceva: “Se non ti vogliono a una festa, non andarci”. Allora ho detto: ‘Non mi volete alla festa’. Non voglio esserci. Mi sono sentita sminuita e sminuita, quindi non ho voluto partecipare”. Vi piacerebbe vedere di più l’Avvoltoio di Keaton nel MCU?

Daredevil: Born Again sarà “problematico e spaventoso come il mondo di Game of Thrones”

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Alcune persone coinvolte nella realizzazione di Daredevil: Born Again hanno promesso che la prossima serie Disney+ sarà altrettanto cupa e violenta – se non di più – dell’ormai defunto show di Netflix, e il responsabile di Streaming, Televisione e Animazione dei Marvel Studios, Brad Winderbaum, ha ribadito quanto sarà grintoso l’atteso ritorno dell’Uomo senza Paura durante un’intervista inedita al D23.

Durante un’apparizione sul palco di On The Red Carpet Storytellers Spotlight della ABC, Winderbaum ha condiviso aggiornamenti su diversi progetti per il piccolo schermo e ha paragonato Born Again al notoriamente brutale Game of Thrones della HBO.

“Immaginate se New York City fosse intricata, problematica e spaventosa come il mondo di Game of Thrones ”, ha detto. “Tutte queste forze si contendono il controllo, e può essere molto speranzoso a volte, e molto violento a volte, e oscuro – ma c’è anche la luce alla fine del tunnel se si può combattere per essa”.

La serie di Netflix non era esattamente quello che si definirebbe un bagno di sangue, ma era certamente più violenta di qualsiasi altra cosa vista all’epoca nel MCU, con alcuni momenti piuttosto scioccanti nel corso delle sue tre stagioni.

Quando è stato annunciato che i Marvel Studios avevano intenzione di riportare l’Uomo senza Paura per Daredevil: Born Again, c’era il timore che il “reboot” (anche se ora sappiamo che si tratterà più di una continuazione) potesse perdere un po’ di smalto rispetto allo show di Netflix, ma non sembra proprio che sarà così.

Cosa ha detto invece su Eyes of Wakanda

Winderbaum ha anche condiviso alcuni nuovi dettagli sulla serie animata Eyes of Wakanda.

“Incontriamo diversi War Dogs in diversi momenti, in diversi eventi storici in cui devono entrare e fare il loro lavoro”, ha detto. “Ma spesso si tratta di un’azione che tocca i loro limiti etici e le loro corde del cuore”.

Quello che sappiamo di Daredevil: Born Again

Lo sceneggiatore di The Punisher, Dario Scardapane, è salito a bordo come nuovo showrunner della serie Daredevil: Born Again, le cui riprese sono concluse da poco. I dettagli specifici della trama sono ancora nascosti, ma sappiamo che Daredevil: Born Again vedrà Matt Murdock/Daredevil (Charlie Cox) confrontarsi con la sua vecchia nemesi Kingpin (Vincent D’Onofrio), che abbiamo visto tornare di corsa a New York nel finale di stagione di Echo. È probabile che Fisk sia in corsa per la carica di sindaco di New York o che sia già stato nominato a tale carica quando la storia prenderà il via.

I dettagli specifici della trama di Daredevil: Born Again non sono stati rivelati, ma possiamo mettere insieme un’idea approssimativa dalle foto dal set e dalle fughe di notizie sulla trama. Matt Murdock difenderà White Tiger in tribunale, The Kingpin è il sindaco di New York City (e reprime i vigilantes che odia così tanto), e The Punisher prende di mira i poliziotti corrotti che hanno cooptato il suo logo.

Entrambi i personaggi hanno debuttato nel Marvel Cinematic Universe nel 2021. Kingpin è stato guest-star nella serie Disney+ Hawkeye e Matt Murdock è apparso brevemente in Spider-Man: No Way Home. Cox è stato anche guest-star in due episodi di She-Hulk: Attorney at Law, dove ha mostrato un lato più leggero dell’eroe. Kingpin, invece, è stato tra i protagonisti della recente serie Echo. È stato recentemente confermato che Daredevil: Born Again sarà presentato in anteprima su Disney+ il prossimo marzo.

Scarlett Johansson rimpiange di non aver esplorato di più la storia con Occhio di Falco

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Il periodo di Scarlett Johansson nei panni di Natasha Romanoff si è concluso in Avengers: Endgame, quando l’eroe si è sacrificato per salvare l’universo. Tuttavia, in una svolta piuttosto perplessa degli eventi, due anni dopo è stato realizzato un film sulla Vedova Nera.

Ambientato tra gli eventi di Captain America: Civil War e Avengers: Infinity War, ha colmato alcune lacune nel passato di Natasha e ha dato al MCU una nuova Vedova Nera, la Yelena Belova di Florence Pugh.

Purtroppo, queste lacune non erano necessariamente quelle che i fan volevano vedere esplorate sullo schermo. Parlando con MTV UK dell’uscita di Transformers One, la Johansson ha ammesso che anche lei avrebbe voluto esplorare meglio il passato comune di Vedova Nera e Occhio di Falco.

Scarlett Johansson
Scarlett Johansson al Festival di Cannes – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

“Probabilmente sarei andata più indietro nella storia di Vedova Nera”, dice l’attore nel player qui sotto. “Mi sarebbe piaciuto vedere l’Occhio di Falco, la Vedova Nera, alcune di quelle cose. Si vedono le prime parti della sua vita [non quelle origini]”.

A questo punto il momento è probabilmente passato, anche se Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars aprono almeno la porta a una possibile reunion della Johansson e di Jeremy Renner.

Il film sulla Black Widow è uscito nelle poche sale ancora aperte durante la pandemia e sul servizio Premier Access di Disney+. Insoddisfatta dell’impatto sui bonus al botteghino che le erano stati garantiti dal contratto, la Johansson ha fatto causa alla Casa del Topo e alla fine ha raggiunto un accordo che l’ha vista anche accettare di produrre un nuovo progetto per i Marvel Studios. Da allora abbiamo saputo che si tratta di Thunderbolts*, anche se non ci aspettiamo certo un ritorno a sorpresa della Johansson.

“Sì, sono triste, ovviamente”, ha detto all’inizio di quest’anno a proposito dell’addio alla Vedova Nera. “Ho assolutamente amato ogni esperienza di ripresa che ho avuto, lavorando 10 anni con la Marvel e con quel cast incredibile, e amo il personaggio di Natasha. Ho molta empatia per lei, ed è stato incredibile costruire quel personaggio per un periodo di tempo così lungo”. “Sono anche molto contenta che la sua storia si concluda ”, ha aggiunto la Johansson. “Penso che abbia molta dignità nella sua eredità”.

Thunderbolts* uscirà nelle sale il 5 maggio 2025.

Spider-Man 4: rivelata la data di inizio riprese e svelato il ruolo di Peter Parker in Born Again?

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Se non ci fossero stati gli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA dell’anno scorso, probabilmente Spider-Man 4 sarebbe stato pronto ad arrivare nelle sale l’anno prossimo. È anche molto probabile che avremmo già visto Daredevil: Born Again stagione 1, con la seconda serie di episodi proprio dietro l’angolo.

Perché ve lo ricordiamo? Perché, a quanto si dice, il piano prevedeva che avremmo avuto uno Spider-Man 4 ambientato sulle strade, che avrebbe messo il Wall-Crawler e Daredevil contro il sindaco Wilson Fisk, alias il Kingpin del crimine.

Allo stato attuale, il film dovrebbe uscire proprio tra Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars. Ciò significa che la Sony ha avuto la meglio e che avremo un’avventura multiversale con gli altri Spider-Men e Venom… se le ultime indiscrezioni sono credibili.

Spider-Man 4
Tom Holland in Spider-Man: No Way Home (2021) © Marvel Studios

Secondo Daniel Richtman, il piano prevede che Spider-Man 4 inizi le riprese nel Regno Unito il 25 maggio 2025. Le riprese termineranno poi a ottobre e Tom Holland girerà il suo ruolo in Avengers: Doomsday all’inizio dell’anno.

In una notizia correlata, lo scooper @MyTimeToShineH sostiene che i Marvel Studios hanno cercato di inserire Spidey in Daredevil: Born Again. Si dice che la Sony abbia rifiutato perché permetterà a Peter Parker di apparire solo nei film degli Avengers (sono quelli che ci guadagnano di più, perché aumentano l’interesse per l’eroe e probabilmente c’è anche una componente finanziaria).

Tuttavia, si dice che Spider-Man verrà almeno menzionato in Daredevil: Born Again; non aspettatevi però che appaia nella seconda stagione, la cui produzione inizierà il mese prossimo.

Il lato positivo è che vedremo i personaggi condividere lo schermo in Your Friendly Neighborhood Spider-Man della Marvel Animation. Charlie Cox riprenderà il suo ruolo di Uomo senza paura nella serie.

Cosa ha detto Charlie Cox  su Daredevil?

“Sono andato in studio e ho fatto un po’ di doppiaggio per questo film molto tempo fa ”, ha detto l’attore all’inizio di quest’anno. “Anni fa, durante le riprese di She-Hulk, quindi credo che fosse il 2021. Ho visto solo un paio di scene che ho doppiato. E non ho nemmeno visto le scene, ho solo visto i primi disegni. È tutto quello che so”.

“Non ho visto nulla, non ho idea di quale sia la storia, ma è forte. È bello che [Daredevil] ne faccia parte. Sono entusiasta”.

Cosa sappiamo fino ad oggi su Spider-Man 4?

Destin Daniel Cretton dirigerà Spider-Man 4, mentre gli sceneggiatori di Spider-Man: No Way Home Chris McKenna ed Erik Sommers torneranno a scrivere la sceneggiatura. Non è stata annunciata una data di uscita del film, ma ci aspettiamo che arrivi nelle sale il 24 luglio 2026.

Lanterns: Kelly MacDonald per il ruolo di interesse amoroso?

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Lanterns: Kelly MacDonald per il ruolo di interesse amoroso?

I DC Studios stanno mettendo insieme un cast impressionante per Lanterns, con Kyle Chandler che è stato scelto per interpretare Hal Jordan e Stephan James che è il favorito per vestire i panni di John Stewart.

Ora, @MyTimeToShineH riporta la notizia che a Kelly MacDonald (Brave, Boardwalk Empire, The Radleys) è stata offerta una delle due protagoniste femminili della prossima serie HBO.

La notizia è stata confermata da Nexus Point News, che aggiunge: “L’attrice dovrebbe interpretare lo sceriffo della città e l’interesse amoroso di Hal Jordan. Non si sa se il ruolo sia di un personaggio originale o di Carol Ferris”.

Chi potrebbe interpretare Kelly MacDonald in Lanterns?

Se si tratta di Carol, allora il personaggio è stato drasticamente reinventato perché, nei fumetti, la sua famiglia possiede la Ferris Aircraft Company, dove lei agisce come dirigente e talvolta come pilota. In seguito è diventata Star Sapphire, che combatte per l’amore in tutto l’universo come parte dello Star Sapphire Corps.

Tenendo conto di ciò, azzardiamo l’ipotesi che la MacDonald non interpreti Carol. Tuttavia, il fatto che Hal si innamori dello sceriffo della città in questo giallo suggerisce che lui e il suo interesse amoroso abituale non stiano più insieme. Il fatto che Hal abbia tra i 50 e i 60 anni potrebbe anche indicare che Carol è morta o che i suoi giorni da supereroe sono ormai lontani.

Kelly MacDonald sarebbe comunque un’aggiunta entusiasmante al DCU, e sembra che avremo una storia molto umana nonostante il background cosmico del Corpo delle Lanterne Verdi.

Finora, Lanterns si sta rivelando uno dei progetti più intriganti dei DC Studios e, dato che è stato ampiamente riportato che l’Hal di Chandler sarà un personaggio unico per questa serie, il suo posto nel più ampio DCU promette di essere tenuto d’occhio.

CORRELATE:

Lanterns è la storia di una coppia di Lanterne Verdi

La produzione di Lanterns è attualmente programmata per iniziare nel primo trimestre del 2025 nel Regno Unito, potenzialmente mettendo lo show sulla buona strada per un’uscita nel 2026. Guy Gardner di Nathan Fillion, che farà il suo debutto nel reboot di Superman di James Gunn, dovrebbe avere un ruolo di supporto nella serie.

Hal Jordan è stato precedentemente interpretato da Ryan Reynolds nel famigerato film del 2011 Lanterna Verde.

“Questa è la storia di una coppia di Lanterne Verdi John Stewart e Hal Jordan”, ha detto Gunn del progetto quando è stato annunciato per la prima volta. “Ci sono altre Lanterne Verdi sparse qua e là, ma questa è in realtà una serie TV ambientata sulla Terra, quasi come True Detective, con un paio di Lanterne Verdi che sono poliziotti spaziali che sorvegliano Precinct Earth e scoprono un terrificante mistero che si collega alla nostra più grande storia del DCU.”

Il Robot Selvaggio: recensione del film Dreamworks Animation

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Il Robot Selvaggio: recensione del film Dreamworks Animation

Arriva in sala dal 10 ottobre con Universal Pictures International Italy Il Robot Selvaggio, la nuova produzione della DreamWorks Animation che vanta la firma, alla regia e alla sceneggiatura, di Chris Sanders, vero e proprio guru dell’animazione che ha firmato negli anni, tra gli altri, Lilo & Stitch e Dragon Trainer. Adattando il best seller omonimo di Peter Brown, Sanders si lancia in un’opera ambiziosa, sia per stile che per contenuti, che potrebbe essere uno di quei titoli d’animazione, ormai rari, che mantengono alta l’attenzione sia dei piccoli che degli spettatori più grandi e smaliziati.

La storia de Il Robot Selvaggio

Siamo in un futuro non meglio precisato, che fine abbia fatto l’uomo, lo scopriremo solo molto avanti nel film (come era già accaduto in Wall-E). La storia ha infatti per protagonista Roz, un robot della serie ROZZUM, creato per aiutare l’uomo in ogni tipo di faccenda casalinga, che però finisce per errore su un’isola abbandonata, dove a farla da padrona è la natura selvaggia: foreste incontaminate, animali grandi e piccoli, niente che possa effettivamente dargli un compito da svolgere. Fino a che il suo cammino non si incrocia con quello di una piccola oca rimasta orfana del suo branco. Roz decide che il suo compito è quello di accompagnare l’uovo all’età adulta, insegnargli a mangiare, camminare e infine volare, solo in quel momento il suo compito sarà concluso. Ad aiutare Roz in questo compito improbabile si unisce alla coppia anche Fink, una volpe solitaria e affamata, che in qualche modo trova il modo di convivere con un robot e un’oca.

(from left) Brightbill (Kit Connor) and Roz (Lupita N’yongo) in DreamWorks Animation’s Wild Robot, directed by Chris Sanders.

Abbondanza di temi

Il Robot Selvaggio è un’ottimo film d’animazione che però pecca di “ingordigia” potremmo dire, dal momento che sembra voler dire tutto contemporaneamente, facendosi portatore di tantissimi temi edificanti e sui quali certamente vale la pena di riflettere anche tramite le metafore che la narrazione per bambini offre, tuttavia sembra voler far troppo, come uno studente troppo volenteroso di far bene che rischia di risultare pedante. Ma andiamo con ordine.

LEGGI ANCHE – Esther Elisha e Alessandro Roia, doppiatori di Il Robot Selvaggio, parlano della gentilezza come strumento di rivoluzione

Adattarsi per sopravvivere e scoprire la propria vera natura

Il primo blocco narrativo del film è un piccolo gioiellino d’animazione: in questa fase seguiamo Roz che impara ad accudire il piccolo di oca, battezzato Becco Lustro. Così come lei (un robot dovrebbe essere asessuato, ma il doppiaggio lo rende inequivocabilmente femmina!) Impara a fare da madre al piccolo Becco Lustro, Fink la volpe impara a diventare una specie di fratello maggiore e amico per l’animaletto in difficoltà. Insomma, tutta la prima parte del film racconta una fiaba di adattamento e di istinto, in cui tre entità sole e uniche nel loro genere imparano a formare una famiglia, andando oltre la loro “programmazione”. Roz impara ad adattare il suo programma all’essere madre a tutti gli effetti, con tutto l’amore, la responsabilità e la paura che ne consegue; Fink dal canto suo supera l’istinto di mangiare l’uovo di oca e trova un posto in cui stare da chiamare casa, altre creature (un pennuto e un robot) con cui condividere un concetto nuovo di famiglia; Becco Lustro dal canto suo, che cresce in questa coppia di fatto, scoprirà solo dopo di essere un’eccezione e il suo viaggio consisterà nell’imparare a gestire e a difendere questa sua particolarità, pur inserendola in un contesto sociale.

(from left) Roz (Lupita Nyong’o) and Brightbill (Kit Connor) in DreamWorks Animation’s The Wild Robot, directed by Chris Sanders.

Una storia trasformista

A questo racconto toccante e allo stesso tempo molto divertente in cui si riflette con una certa profondità sulla genitorialità e sull’identità personale, segue una seconda parte della storia in cui si perde il fuoco narrativo e mentre la storia procede con un ritmo decisamente diverso e più sincopato rispetto alla chiarezza e alla solidità della prima parte, Il Robot Selvaggio diventa di volta in volta qualcosa di diverso, toccando temi quali l’ecologia, l’importanza della gentilezza come metodo per sopravvivere in un mondo avverso, la cooperazione, l’amore come motore del mondo. Tutto proposto in rapidissimi cambi di scenario che riescono a trovare una quadra nel finale ma che allontanano il film da quel nucleo narrativo che si sviluppa per tre quarti di storia e riesce davvero con grazia e efficacia a coinvolgere e a far sciogliere di tenerezza il pubblico.

Nella versione originale, il film vanta un parterre di doppiatori di prim’ordine, da Lupita Nyong’O a Pedro Pascal, passando per Kit Connor, Mark Hamill e Catherine O’Hara. La versione italiana dal canto suo fa un lavoro altrettanto splendido, scegliendo per le voci dei due protagonisti Esther Elisha e Alessandro Roia, che dando personalità e voce a Roz e Fink, concedono al pubblico italiano di immergersi in questa avventura per tutta la famiglia.

Complice un’animazione formidabile e una sottile ironia appannaggio dei più grandi, Il Robot Selvaggio è davvero un’esperienza di condivisione per tutte le età, da gustare rigorosamente in sala. Dal 10 ottobre.

DreamWorks Animation’s The Wild Robot, directed by Chris Sanders.

Cinque secondi: al via le riprese del nuovo film di Paolo Virzì

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Cinque secondi: al via le riprese del nuovo film di Paolo Virzì

Sono ufficialmente iniziate a Roma le riprese di CINQUE SECONDI, il nuovo film di Paolo Virzì, che ha come protagonisti Valerio Mastandrea nel ruolo di Adriano Sereni, Galatea Bellugi nei panni di Matilde, Valeria Bruni Tedeschi in quelli di Giuliana e Ilaria Spada che interpreterà Letizia.

Scritto da Paolo Virzì, Francesco Bruni e Carlo Virzì, CINQUE SECONDI è prodotto daGreenboo Production, Indiana Production, Motorino Amaranto e Vision Distribution in collaborazione con Sky. La distribuzione sarà curata in Italia da Vision Distribution.  In Francia, la distribuzione sarà gestita da PAN Distribution, mentre le vendite internazionali saranno affidate a Playtime. PAN Distribution, Playtime e Indiana Production fanno parte del nuovo studio Pan Europeo Vuelta.

La trama del film Cinque secondi

Chi è quel tipo dall’aria trascurata che vive da solo nelle stalle ristrutturate di Villa Guelfi, una dimora disabitata e in rovina? Passa le giornate a non far nulla, fumando il suo mezzo-toscano ed evitando il contatto con tutti. E quando si accorge che nella villa si è stabilita abusivamente una comunità di ragazze e ragazzi che si dedicano a curare quella campagna e i vigneti abbandonati, si innervosisce e vorrebbe cacciarli. Sono studenti, neolaureati, agronomi, e tra loro c’è Matilde, che è nata in quel posto e da bambina lavorava la vigna con il nonno Conte Guelfo Guelfi. Anche loro sono incuriositi da quel signore misantropo dal passato misterioso: perché sta lì da solo e non vuole avere contatti con nessuno? Mentre avanzano le stagioni, arriva la primavera, poi l’estate e maturano i grappoli, il conflitto con quella comunità di ragazze e ragazzi si trasforma in convivenza, fino a diventare un’alleanza. E Adriano si troverà ad accudire nel suo modo brusco la contessina Matilde, che è incinta di uno di quei ragazzi…

Matilda De Angelis: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Matilda De Angelis: 10 cose che forse non sai sull’attrice

Tra le giovani promesse del cinema italiano vi è l’attrice Matilda De Angelis, scoperta grazie al film Veloce come il vento. In breve tempo l’interprete bolognese è diventata tra le più richieste, partecipando tanto a serie televisive quanto a film per il cinema. La De Angelis ha inoltre diversi progetti in programma per il futuro, con i quali avrà modo di mettere alla prova la propria versatilità e il proprio talento.

Ecco 10 cose che non sai di Matilda De Angelis.

I film e le serie TV di Matilda De Angelis

1. Ha recitato in film di successo. L’attrice compie il suo debutto sul grande schermo nel 2016 con il film Veloce come il vento, dove recita accanto all’attore Stefano Accorsi. Successivamente prende parte ai film Una famiglia (2017), Il premio (2017), di e con Alessandro Gassmann, e Youtopia (2018), che segna un nuovo importante ruolo nella sua carriera. Nello stesso anno è tra i protagonisti del film Una vita spericolata, mentre nel 2020 recita in L’incredibile storia dell’Isola delle Rose e in Divine – La fidanzata dell’altro. Successivamente recita in Atlas (2021), Il materiale emotivo (2021), Across the River and Into the Trees (2022) e Rapiniamo il Duce (2022). Prossimamente sarà in Dracula: A Love Tale, accanto a Caleb Landry Jones.

2. Ha preso parte a progetti seriali. La De Angelis è nota anche per aver ricoperto il ruolo di Ambra nella popolare serie Tutto può succedere (2015-2018). Nel 2019 è invece protagonista del film televisivo I ragazzi dello Zecchino d’oro. Nel 2020 è tra i protagonisti della serie statunitense The Undoing – Le verità non dette, accanto a Nicole Kidman e Hugh Grant. Ha poi preso parte alla serie Leonardo, dove interpreta Caterina Da Cremona. Nel 2023 è la protagonista della serie Netflix La legge di Lidia Poët, di cui è ora in arrivo la seconda stagione, mentre nel 2024 è protagonista di Citadel: Diana (qui la nostra intervista all’attrice).

 

Le canzoni di Matilda De Angelis

3. Ha composto diversi brani. Grande appassionata di musica, l’attrice pratica sin da giovanissima gli strumenti chitarra e violino, iniziando a comporre le proprie canzoni all’età di 13 anni. A 16 anni debutta come cantante del gruppo Rumba de Bodas, con cui incide l’album Karnaval Fou. L’attrice ha inoltre composto il brano Seventeen per il film Veloce come il vento, ottenendo una candidatura ai David di Donatello per la miglior canzone originale.

Matilda De Angelis in La legge di Lidia Poët
Foto di LUCIA IUORIO/NETFLIX/LUCIA IUORIO/NETFLIX – © 2021 Netflix, Inc.

Matilda De Angelis recita in celebri videoclip

4. Ha preso parte a videoclip musicali di celebri gruppi. La De Angelis ha in più occasioni recitato anche in alcuni videoclip per celebri gruppi italiani. Tra questi si annoverano quello per il brano Tutto qui accade, dei Negramaro, dove condivide la scena con Alessandro Borghi e quello per la canzone Felicità puttana, dei Thegiornalisti. Nel 2022 ha invece recitato nel videoclip di Litoranea, brano di Elisa a cui partecipa anche come cantante.

Matilda De Angelis doveva recitare in Pinocchio

5. Avrebbe dovuto ricoprire un ruolo di rilievo. L’attrice era inizialmente prevista all’interno del film Pinocchio di Matteo Garrone per il ruolo della Fata Turchina. Per via di altri impegni, tuttavia, la De Angelis ha dovuto rinunciare al ruolo, che venne poi affidato all’attrice francese Marine Vacth.

 

Matilda De Angelis protagonista di Citadel: Diana

6. Il suo è un personaggio in cerca d’amore. Parlando di Diana, la protagonista che interpreta nella nuova serie di Prime Video, l’attrice ha affermato che, dovendo trovare un motre che muove il personaggio, questo è “l’amore, il concetto di famiglia in generale, che torna molto spesso e i più grandi drammi e le più grandi storie si consumano in famiglia e questo diventa un motore propulsivo per ciascuno di noi. Per Diana è all’inizio è anche la ricerca della verità, ma una volta cresciuta il suo modore diventa il liberarsi dalle costrizioni interne ed esterne”.

Matilda De Angelis ha un fratello attore

7. Non è l’unica attrice in famiglia. Come noto agli ammiratori di Matilda, non c’è solo lei come De Angelis interprete di cinema e televisione. Anche suo fratello minore, Tobia De Angelis, sta portando avanti una carriera nel mondo della recitazione e i due hanno anche avuto modo di condividere progetti come Tutto può succedere e La legge di Lidia Poët, dove Tobia ha recitato nel primo episodio.

Citadel: Diana
Citadel: Diana – Matilda De Angelis – Prime Video – Credit By Marco Ghidelli

Matilda De Angelis, l’ex fidanzato Nayt e il fidanzato Alessandro De Santis

8. È fidanzata con un noto cantante. L’attrice è stata fidanzata per alcuni anni con l’attore Andrea Arcangeli. I due si sono presentati insieme a diversi eventi di gala, come il red carpet della Mostra di Venezia. La coppia però si è lasciata dopo alcuni anni e in seguito ha avuto una breve relazione il rapper Nayt  con Pietro Castellitto, nata sul set di Rapiniamo il Duce. Ad oggi, l’attrice è fidanzata con Alessandro De Santis, il cantante dei Santi Francesi, conosciuto tramite Instagram.

Matilda De Angelis è su Instagram

9. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un proprio profilo, seguito da 785 mila persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie scattate in momenti di svago, ma non mancano anche immagini promozionali dei suoi progetti da interprete. Numerose sono anche le foto scattate dietro le quinte dei set a cui ha preso parte.

Matilda De Angelis: età e altezza

10. Matilda De Angelis è nata a Bologna, Italia, l’11 settembre 1995. L’altezza complessiva dell’attrice è di 166 centimetri.

Fonte: IMDb, Instagram

Coraline e la Porta Magica torna al cinema per l’anniversario dei 15 anni

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Ad Halloween il cinema festeggia il 15° anniversario dell’acclamata epopea in stop-motion CORALINE E LA PORTA MAGICA, il film di animazione di HENRY SELICK, regista di Nightmare Before Christmas, che sin dalla sua uscita nel 2009 ha incantato i fan di tutto il mondo sbaragliando il box office. Combinando l’immaginazione visionaria di NEIL GAIMAN, autore del libro best seller illustrato da DAVE MCKEAN, e la creatività dello studio cinematografico LAIKA, CORALINE E LA PORTA MAGICA è un’avventura meravigliosa dalla narrativa avvincente, divertente e piena di suspense per grandi e piccini.

Buon compleanno Coraline!

Nominato agli Oscar® 2010 nella categoria “miglior film d’animazione”, è stato il primo film d’animazione ad essere concepito e realizzato in vero 3D stereoscopico e a 15 anni dalla prima uscita è tornato quest’estate a sorpresa nelle sale internazionali raccogliendo oltre 50 milioni di dollari. Ora, dal 31 ottobre al 3 novembre, in onore del suo 15° anniversario,CORALINE riapre la porta magica e torna anche nelle sale italiane, in 2D e in 3D in sale selezionate (elenco a breve su nexostudios.it e prevendite aperte dall’11 ottobre), in una nuova edizione rimasterizzata che offre un’esperienza immersiva senza precedenti, riportando invita l’atmosfera oscura e fiabesca che ha reso Coraline un classico moderno. Grazie all’esclusivo contenuto speciale che arricchisce il film, i fan potranno inoltre sbirciare per laprima volta dietro le quinte per osservare il pluripremiato team LAIKA che costruisce le nuovissime versioni dei pupazzi di Coraline, partendo da zero. I membri del team – molti dei quali hanno contribuito alla costruzione dell’originale Coraline – rivisiteranno il design dell’iconico pupazzo per applicare nuove tecnologie all’avanguardia sviluppate dallo studio per i 4 film usciti dopo il 2009.

Quella di Coraline è una storia che ha saputo conquistare ragazzi e adulti. La nostra protagonista scova e attraversa una porta segreta nella sua nuova casa e scopre una versione alternativa della sua vita. All’apparenza, questa realtà parallela è molto simile alla sua vita reale, solo molto più bella. Ma quando questa avventura fantastica e meravigliosamente fuori dagli schemi diventa pericolosa e i suoi genitori “contraffatti” cercano di trattenerla per sempre, Coraline potrà contare solo sulla sua intraprendenza, determinazione e coraggio per salvare la sua famiglia e tornare a casa.

Christopher Reeve: 10 cose che forse non sai sull’attore

Christopher Reeve: 10 cose che forse non sai sull’attore

Ricordato ancora oggi come il più celebre interprete di Superman al cinema, Christopher Reeve deve il suo successo proprio a quel mitico personaggio, grazie a cui ha potuto affermarsi all’interno dell’industria. Qui ha svolto molteplici ruoli, non mancando di sfruttare la propria celebrità per sostenere cause umanitarie in tutto il mondo. Ancora oggi viene ricordato per la sua bontà d’animo e per la sua grande resistenza alle avversità.

Ecco 10 cose che non sai di Christopher Reeve.

 

I suoi film per il cinema, la TV e il documentario Super/Man The Christopher Reeve Story

1. Ha interpretato un celebre supereroe. Nel 1978 l’attore, ancora alle prime armi, viene scelto per dar vita al personaggio di Superman al cinema. Reeve debutta in tali panni nel 1978, con il film Superman, recitando accanto a Marlon Brando e Gene Hackman. Riprenderà poi il ruolo anche per i sequel Superman II (1980), Superman III (1983) e Superman IV (1987). Il successo ottenuto grazie a questi film, come anche tutto il resto della sua vita fino alla triste scomparsa sono ora stati raccontati in una documentario dal titolo Super/Man – The Christopher Reeve Story (2024).

2. Ha recitato anche in altri film. Al di là della saga di Superman, l’attore è comparso in altri noti film tra gli anni Settanta e Novanta. Il suo debutto sul grande schermo avviene con Salvate il Gray Lady (1978), per poi recitare anche in Ovunque nel tempo (1980), Trappola mortale (1982), con Michael Caine, I bostoniani (1984), Street Smart – Per le strade di New York (1987), Cambio marito (1988), Rumori fuori scena (1992), Quel che resta del giorno (1993), con Anthony Hopkins, e Villaggio dei dannati (1995).

3. Ha preso parte a produzioni televisive. Nel corso della sua carriera Reeve è comparso anche in titoli per il piccolo schermo, come i film Anna Karenina (1985), La rosa e lo sciacallo (1990), Cercate quel bambino (1991), Incontri dal passato (1992) e La finestra sul cortile (1998), remake dell’omonimo film. Ha poi recitato anche nelle serie Love of Life (1975), La strada per Avonlea (1992), con Christopher Lloyd. Nel 2003 è invece stato il dottor Virgil Swann in Smallville.

Christopher Reeve in Superman II
Christopher Reeve in Superman II © 1980 Warner Bros.

La moglie e i figli di Christopher Reeve

4. Sposò con una cantante e attrice. Dopo aver avuto due figli, nati nel 1979 e nel 1982, da una precedente relazione, nel 1992 Reeve sposa Dana Morosini, attrice e cantante. Particolarmente riservati, i due raramente rilasciarono notizie sulla propria vita privata. Un’eccezione venne fatta per comunicare la nascita di un figlio di nome Will. La coppia visse insieme fino alla scomparsa di Reeve, avvenuta nel 2004.

Christopher Reeve e Robin Williams

5. Era un grande amico del noto attore. All’interno del mondo di Hollywood, Reeve poteva vantare alcune solide amicizie. Una delle più note era quella con l’attore Robin Williams. Quando Reeve era ricoverato in ospedale in seguito al suo terribile incidente, Williams si recò a trovarlo vestito da chirurgo, allietando la sua permanenza e aiutandolo a ritrovare il sorriso.

 

Christopher Reeve è Superman

6. È stato allenato da un celebre attore e culturista. Al momento di dover interpretare Superman nel 1978, l’attore per risultare credibile aveva bisogno di acquisire una notevole massa muscolare. Per riuscirvi, chiese l’aiuto di David Prowse, noto culturista e attore. Questi aveva infatti dato corpo al personaggio di Darth Vader nella trilogia originale. Grazie al suo aiuto, Reeve riuscì ad essere in perfetta forma per il ruolo.

7. Si ispirò al volo degli alianti. Per le scene dove Superman viene ripreso mentre si libra in aria grazie alla sua capacità di volare, l’attore decise di ispirarsi al movimento degli alianti. Reeve, che aveva guidato diverse volte tale mezzo, cercò infatti di riprodurne le movenze per rendere più credibile il volare del personaggio.

Christopher Reeve Superman III
Christopher Reeve in Superman III © 1983 Warner Bros.

Eminem gli ha dedicato una canzone

8. Il rapper ha reso omaggio a suo modo all’attore. Eminem, si sa, ha un talento non solo per il rap ma anche per attirare su di sé feroci critiche parlando senza troppi filtri di argomenti spesso tabù. Negli anni, il rapper ha fatto sapere di aver scritto una canzone dedicata a Reeve che doveva far parte dell’album Encore, ma che venne rimossa per via della concomitante morte dell’attore. Il brano è però stato ora inserito, con il titolo Brand New Dance nell’album The Death of Slim Shady (Coup de Grâce). Eminem ha fatto sapere che, sebbene in esso si prenda gioco dell’attore, è il suo modo di omaggiare lui e la sua coraggiosa vita.

L’incidente a cavallo e le cause della morte

9. È stato vittima di un terribile incidente. Il 27 maggio 1995, nel corso di una gara a cavallo a Charlottesville, nel parco equestre Commonwealth a Culpeper, in Virginia, Reeve cadde rovinosamente da cavallo, riportando una lesione del midollo spinale cervicale. Reeve subì una paralisi permanente dal collo in giù, perdendo l’uso degli arti e anche la capacità di respirare autonomamente. Da quel momento ha vissuto la sua vita su una sedia a rotelle, collegato a un respiratore artificiale. Negli anni a seguire continuò come possibile a recitare, divenendo anche un attivista nella tutela dei disabili e della ricerca sulle cellule staminali.

10. Morì molto giovane. Nato il 28 settembre del 1952, Reeve morì d’infarto il 10 ottobre 2004, a 52 anni, al Norther Westchester Medical Center di New York, dove era stato ricoverato 12 ore prima a causa di un attacco cardiaco, conseguente a una grave infezione provocata da una lesione da pressione.

Fonte: IMDb

Superman and Lois: nella quarta e ultima stagione debutterà un villain “classico” – SPOILERS

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La quarta stagione di Superman and Lois di The CW ha debuttato ieri sera con un doppio episodio, riprendendo proprio da dove si era interrotto il finale della terza stagione, con l’Uomo d’Acciaio e Doomsday impegnati in un brutale combattimento.

Il fatto che avremmo assistito alla morte di Superman non sarà stata una sorpresa per nessuno, e il primo episodio si è concluso con il mostruoso Doomsday che gettava il corpo senza vita di Clark Kent ai piedi della sua famiglia. Ma mentre questo accadeva, vediamo Amanda McCoy avvicinarsi a Lex Luthor e consegnargli un dispositivo.

“Non è un granché, ma Milton mi ha assicurato che funzionerà ”, dice. “Ha fatto bene ”, risponde Lex, ispezionando il dispositivo. “Che ne dici di tenerlo tra noi?”. McCoy continua. “L’ultima cosa di cui quel cervellone ha bisogno è che questo gli dia alla testa”.

Questo sembra essere un cenno a Milton Fine, introdotto in Adventures of Superman #438 del 1988 come mentalista controllato da Vril Dox, alias Brainiac. Resta da vedere se questo significa che vedremo effettivamente il cattivo in questa stagione finale.

Non si parla di Milton nell’episodio 2, che affronta le conseguenze della morte di Superman mentre Jordan e Jonathan cercano di recuperare il cuore del padre da Luthor. Naturalmente, sottovalutano molto il cattivo, che distrugge l’organo davanti a Jordan.

Lois e i ragazzi visitano la Fortezza della Solitudine per dare l’addio a una registrazione fatta da Clark in caso di morte, ma dubitiamo fortemente che questa sia l’ultima volta che vedremo l’Uomo d’Acciaio.

Cosa c’è da sapere sulla quarta stagione di SUPERMAN & LOIS

La quarta stagione di Superman and Lois riprende proprio da dove si era interrotta la precedente: con Superman (Tyler Hoechlin) e il mostro di Luthor impegnati in una feroce battaglia che distrugge la luna, mentre Clark (Tyler Hoechlin) lotta per la sua vita contro la creatura apparentemente inarrestabile. Tornato a terra, il Generale Lane (guest star Dylan Walsh) lotta per rimanere in vita dopo essere stato rapito dagli scagnozzi di Luthor, mentre Lois (Elizabeth Tulloch), Jordan (Alex Garfin) e Jonathan (Michael Bishop) fanno una corsa contro il tempo per salvarlo.

Ma ad ostacolarli c’è Lex Luthor (Michael Cudlitz) in persona, che si è trasferito definitivamente a Smallville come prossimo passo del suo piano malvagio per distruggere Lois Lane. Nel frattempo, Lana Lang (la guest star Emanuelle Chriqui) usa la sua posizione di sindaco per contrastare i piani di Luthor, una mossa che la mette nel mirino dell’uomo più pericoloso del mondo e minaccia tutto ciò che le è caro. Questo include la sua relazione con John Henry Irons (guest star Wolé Parks), che deve mettere da parte i suoi progetti alla Ironworks e rientrare nel Dipartimento della Difesa, ora che il Generale Lane è scomparso. Ma non sono l’unica coppia in difficoltà: Chrissy Beppo (guest star Sofia Hasmik) e Kyle Cushing (guest star Eric Valdez) devono affrontare una battaglia in salita, con innumerevoli ostacoli che minacciano di rovinare il loro futuro insieme.

In mezzo al caos, anche Sarah Cortez (guest star Inde Navarette) e Natalie Irons (guest star Tayler Buck) si uniscono alla lotta contro Luthor, mentre entrambe si trovano ad affrontare decisioni impossibili sul loro percorso di vita. E mentre la battaglia di Clark contro il terrificante mostro continua, Lois, i suoi ragazzi e il mondo intero devono affrontare una possibilità impensabile: e se Superman non tornasse mai più?