Anche se la torcia di James
Bond non è ancora stata passata, sembra che il franchise
dovrà “morire un altro giorno”. Jennifer Salke,
responsabile globale degli Amazon MGM Studios, ha recentemente
fornito un aggiornamento sul franchise dopo che Daniel Craig ha fatto il suo ultimo inchino
come 007 in No Time to Die (2021), mentre la britannica EON
Productions continua a mantenere la maggior parte del controllo
creativo.
“Ci sono molte idee [su
potenziali attori] che sono saltate fuori e che ho ritenuto
interessanti”, ha detto al Guardian. “Penso che ci
siano molte strade diverse che possiamo percorrere. Abbiamo un
rapporto buono e stretto con la Eon, Barbara [Broccoli] e Michael
[G. Wilson]. Non vogliamo stravolgere il modo in cui vengono
realizzati quei meravigliosi film. Per quanto ci riguarda, stiamo
seguendo il loro esempio”.
Salke ha aggiunto: “Il pubblico
globale saprà essere paziente. Non vogliamo che passi troppo tempo
tra un film e l’altro, ma a questo punto non siamo
preoccupati”. Dopo che Amazon e MGM hanno chiuso la loro
fusione da 8,5 miliardi di dollari nel maggio 2022, che Salke ha
dichiarato essere “decisamente acque inesplorate per me”,
ha anche accennato alle notizie di un potenziale adattamento della
serie 007.
“Quando si guarda a una
proprietà intellettuale iconica come questa, si guarda a quello che
potrebbe essere l’intero futuro a lungo termine. Ovviamente si
guarda a ogni aspetto”, ha detto. Nel 2022, Broccoli ha
dichiarato a Deadline che la produzione della prossima fase del
franchise è prevista per “almeno due anni”, in quanto si sta
pianificando “una reinvenzione di James Bond”.
“Nessuno è in corsa”, ha
detto a proposito del casting di James Bond. “Stiamo lavorando
per capire dove andare con lui, ne stiamo parlando. Non c’è una
sceneggiatura e non possiamo proporla finché non decidiamo come
affrontare il prossimo film perché, in realtà, si tratta di una
reinvenzione di Bond. Stiamo reinventando chi è e questo richiede
tempo. Direi che mancano almeno due anni alle riprese”.
A quasi 60 anni dal suo debutto alla
regia, Martin Scorsese sente di avere ancora qualche
film da realizzare. Il regista premio Oscar ha recentemente messo a
tacere le speculazioni secondo cui starebbe pensando di ritirarsi
dalla sua storica carriera dietro le quinte, mentre veniva premiato
al Museo Nazionale del Cinema di Torino, in Italia. “Non ho
alcuna intenzione di ritirarmi”, ha dichiarato Scorsese,
secondo quanto riportato da World of Reel. “Il film su
Frank Sinatra è solo rimandato, mentre a quello su Gesù sto
lavorando. Spero che Dio mi dia la forza e i soldi per
finirli”.
Mentre incontrava Papa Francesco in
Vaticano lo scorso maggio, Scorsese aveva infatti rivelato di
essere stato ispirato a fare “un film su Gesù”, un nuovo
progetto a lui dedicato dopo il celebre L’ultima passione
di Cristo. A febbraio ha dato un aggiornamento sul progetto al
Festival di Berlino. “Ci sto pensando proprio ora”, ha
detto Scorsese. “Non so bene che tipo di film sia, ma voglio
fare qualcosa di unico e diverso che possa far riflettere e spero
anche divertire. Non so ancora bene come procedere”.
E ha aggiunto: “Forse dormirò un
po’ e poi mi sveglierò e avrò un’idea nuova di come farlo. Le
possibilità di fare un film, il concetto di Gesù, l’idea di Gesù
deriva davvero dal mio background cresciuto nel Lower East Side,
dal mio interesse per il cattolicesimo, per il sacerdozio, che ha
davvero portato, credo, alla fine al film Silence”. Nel
frattempo, Scorsese ha pianificato di dirigere
Sinatra, un biopic sul cantante-attore, da quando
i diritti sulla vita e sulla musica sono stati acquisiti dalla
Frank Sinatra Enterprises 15 anni fa.
Chi è coinvolto nel biopic di
Martin Scorsese su Frank Sinatra?
L’altro prossimo film di Scorsese,
invece, il biopic su Frank Sinatra, sarebbe stato realizzato poco
più avanti rispetto a The Life of Jesus. Leonardo DiCaprio era in lizza per
interpretare il leggendario cantante, mentre Jennifer Lawrence avrebbe interpretato la
seconda moglie di Sinatra, Ava Gardner. Secondo il rapporto,
“gli artigiani e gli altri attori chiave che avevano firmato
per il progetto Sinatra sono stati informati a metà agosto che la
data di inizio di novembre era stata cancellata, senza che fosse
prevista una nuova data”.
Non è noto se Scorsese abbia
ottenuto l’approvazione della proprietà di Sinatra, gestita dalla
figlia Tina. L’approvazione della famiglia, fino ad oggi
dichiaratasi contraria al progetto, potrebbe essere il motivo che
blocca il film. Nessuno studio importante è al momento legato al
biopic di Scorsese su Sinatra. Tuttavia, Apple e Sony sono state
collegate al progetto. Si attendono dunque ulteriori novità
riguardanti questi due progetti, tanto diversi quanto attesi.
Noir in Festival presenta la sua immagine
ufficiale della 34ma edizione, che si terrà a Milano dal 2 al 7
dicembre 2024 con il sostegno della Direzione Cinema del MiC, il
patrocinio del Comune di Milano, la collaborazione di IULM,
Cineteca Italiana, Casa Manzoni, Libreria Rizzoli. È con
un segno forte, nella linea italiana delle ultime edizioni che
comincia il viaggio del festival di quest’anno, già ricco di
sorprese e anticipazioni che verranno comunicate prossimamente.
Dopo una serie di grandi firme del
fumetto e dell’illustrazione come Gigi Cavenago, Lorenzo De
Felicis, Mario Alberti, Marco Galli, Paolo Bacilieri, Manuele Fior,
i direttori Giorgio Gosetti e Marina Fabbri hanno deciso di puntare
affidare il segno inconfondibile dell’immagine dell’anno alla
Signora del fumetto italiano: Vanna Vinci.
Eclettica artista nata nella
fenicio-punica Cagliari, alla fine degli anni ottanta entra nel
mondo del fumetto italiano pubblicando il suo primo libro con
Granata Press. Da allora, non ha mai smesso di raccontare e
disegnare, collaborando con editori importanti, sia italiani che
stranieri, tra cui Sergio Bonelli, Feltrinelli, Rizzoli, Dargaud,
Planeta e Hachette.
Il suo universo spazia dalle storie
a tematica quotidiana e intimista, con derive nel fantastico, al
personaggio umoristico della Bambina Filosofica, fino alle
biografie a fumetti di figure femminili iconiche e strabilianti
come Luisa Casati, Tamara de Lempicka, Frida Kahlo, Maria Callas e
le grandi cortigiane della Parigi della fine dell’ottocento.
Attualmente, sta lavorando a una miniserie intitolata “Viaggio
notturno” per la Sergio Bonelli Editore, un racconto dalle
atmosfere perturbanti e oniriche. È stata insignita di numerosi
premi, ultimo tra questi: il prestigioso Romics d’Oro nel 2024.
Il poster del Noir in Festival 2024 firmato da Vanna
Vinci
Entusiasta di salire a
bordo nell’edizione più rosa & noir degli ultimi anni, che vede
anche il Premio Chandler nelle mani di una donna, l’ineguagliabile
Joyce Carol Oates, Vanna Vinci non ha avuto alcun
dubbio sul tema dell’illustrazione: “Quando mi è stato proposto
di creare l’immagine per il Noir in Festival, mi è subito venuto in
mente uno dei miei film preferiti: Double Indemnity di Billy
Wilder, con la sceneggiatura scritta a quattro mani da Wilder e
Raymond Chandler. Mi si è palesata immediatamente la protagonista,
la biondissima e cattivissima femme fatale Phyllis Dietrichson,
interpretata da una strepitosa Barbara Stanwyck. E così l’ho
ritratta, algida, con lo sguardo coperto dagli occhiali scuri e la
sigaretta nella mano guantata. Per l’ambientazione ho usato uno
scorcio di uno dei fotogrammi del film. Si tratta di una città
americana, forse Los Angeles, negli anni quaranta, ma poteva
sembrare anche Milano di notte. Per l’atmosfera, non volevo evocare
solo l’eleganza geometrica delle spalline anni quaranta, ma volevo
che ci fosse anche un’idea della Milano negli anni ottanta. Perciò
ho utilizzato solo colori puri e primari, cyan, giallo e magenta,
tipici della grafica di quel periodo. Sono felice che la mia
Phyllis Dietrichson rappresenti quest’anno un universo denso e
pieno, come è il cinema Noir.”
Vanna Vinci sarà
anche protagonista di un incontro alla IULM nell’ambito di una
serie di eventi che andrà ad avvicinare ancora di più il Noir in
Festival con l’arte del fumetto “a doppia mandata”.
“Spero solo che la mia morte
abbia più senso della mia vita”, scrive Arthur Fleck (Joaquin
Phoenix) nel suo diario in Joker, il film del
2019 diretto da Todd Phillips. Un solitario autodefinito
mentalmente malato che lavora come clown mentre persegue una
carriera da cabarettista, il Joker di Arthur ispira
inavvertitamente un movimento dopo aver ucciso tre dipendenti della
Wayne in metropolitana. “Se fossi io a morire sul marciapiede,
mi passeresti sopra. Vi passo davanti ogni giorno e non vi
accorgete di me”, si lamenta Joker poco prima di sparare e
uccidere il conduttore di tarda serata Murray Franklin (Robert
De Niro) in diretta televisiva, scatenando una rivolta
che culmina con la morte di Martha e Thomas Wayne per le strade di
Gotham City.
Alla fine del primo film, Arthur si
rallegra dell’anarchia e della distruzione portata avanti dalla
folla di clown mascherati che abbracciano Joker come simbolo di
coloro che sono stati “ignorati dal sistema”. In Joker:
Folie à Deux (qui
la nostra recensione), questo include la collega di Arthur ad
Arkham Harleen “Lee” Quinzel (Lady
Gaga), che si istituzionalizza per diventare la sua
principessa clown. Nel finale del film (qui
la spiegazione), però, delusa dal rifiuto di Arthur della sua
identità di Joker – Lee lo rifiuta. Dopo essere tornato all’Arkham
State Hospital, Arthur viene a quel punto pugnalato a morte da un
detenuto che idolatrava Joker. Facendo uno scherzo mortale, se così
si può dire, il detenuto ridendo gli incide un sorriso sul volto. E
Joker vive.
“Si è reso conto che tutto è
così corrotto, che non cambierà mai e che l’unico modo per
sistemarlo è bruciare tutto”, ha spiegato il regista Todd Phillips a Entertainment Weekly.
“Quando le guardie uccidono il ragazzo nell’ospedale, si rende
conto che truccarsi, indossare questa cosa, non cambia nulla. In un
certo senso, ha accettato il fatto di essere sempre stato Arthur
Fleck; non è mai stato questa cosa che gli è stata messa addosso,
questa idea che la gente di Gotham gli ha messo addosso, che lui
rappresenta. È un’icona inconsapevole”, ha continuato
Phillips. “Questa cosa gli è stata messa addosso, e lui non
vuole più vivere come un falso – vuole essere chi è”. Chi
vuole essere è, dunque, Arthur Fleck.
La morte di Ricky (Jacob Lofland) e
la testimonianza di Puddles sono un doppio colpo fatale per Arthur,
che perde i suoi unici amici. “La cosa triste è che lui è
Arthur e a nessuno importa di Arthur”, ha detto Phillips,
compresa Lee. “[Lei] si rende conto che sono in un viaggio
completamente diverso, amico, non puoi essere quello che volevo che
fossi”. La sequenza della rottura tra Arthur e Lee sulle scale
è “realmente accaduta”, ha aggiunto Todd Phillips, e non nella testa di Arthur. Il
regista ha così spiegato le motivazioni dietro la scelta del
protagonista di tornare sui suoi passi, con tutto quello che però
ne consegue inevitabilmente.
Dopo il grande successo
internazionale di Citadel, i Fratelli Russo e Prime
Video portano alla luce la prima serie “figlia”
del loro ambiziosissimo progetto globale: Citadel:
Diana arriva sulla piattaforma a partire dal 10
ottobre con 6 episodi carichi di azione e con una Matilda De Angelis che non fa prigionieri, non
solo perché la sua Diana è letale, ma anche perché in questo ruolo
con quel taglio asimmetrico che è già iconico, l’interprete
bolognese è irresistibile. Diretta da Arnaldo
Catinari, sviluppata daAlessandro Fabbri, scritta da Alessandro
Fabbri, Ilaria Bernardini, Gianluca Bernardini, Laura
Colella e Giordana Mari con Gina
Gardini in veste di showrunner e executive producer,
Citadel: Diana è un piccolo gioiello di
televisione di genere, una dimostrazione di alta professionalità e
capacità tecnica e artistica di una squadra di talenti italiani che
vanno a braccetto con le grandi produzioni statunitensi
raggiungendo risultati anche migliori. Al centro dell’azione e
dell’attenzione c’è, come detto, Matilda De
Angelis, eroina action che il mondo ci invidierà.
La storia di Citadel:
Diana
Edo Zani (Lorenzo Cervasio) e Ettore Zani (Maurizio Lombardi) in
Citadel: Diana – Foto Credits Marco Ghidelli
Milano, 2030: otto anni
fa l’agenzia indipendente di spionaggio Citadel è stata distrutta
da una potente organizzazione rivale, Manticore. Da allora, Diana
Cavalieri (Matilda De Angelis), spia di Citadel
sotto copertura, è rimasta sola, intrappolata tra le linee nemiche
come infiltrata in Manticore. Quando finalmente le si presenta
l’occasione di uscirne e sparire per sempre, l’unico modo per farlo
è fidarsi del più inaspettato degli alleati, Edo Zani
(Lorenzo Cervasio), l’erede di Manticore Italia e
figlio del capo dell’organizzazione, Ettore Zani (Maurizio
Lombardi), in lotta per la supremazia contro le altre
famiglie europee.
Diana, la spia che amava
La serie diretta da
Arnaldo Catinari è un prodotto action/crime
assolutamente credibile, una spy story che si regge sui
colpi di scena e i voltafaccia, sfruttando a pieno ogni tropo del
genere e declinandolo in base alla circostanza per dare vita a una
storia solida e coesa, guidata con fierezza dalla sua protagonista.
Diana, una donna forte e risoluta, allenata a esserlo, certo, ma
anche mossa da una volontà di ferro che la guida con perseveranza
lungo il sentiero della ricerca della verità. L’aspetto veramente
vincente del personaggio, reso con grande versatilità e delicatezza
da De Angelis, è proprio la ricchezza di aspetti che presenta:
imperscrutabile eppure gonfia di emozione, delicata e gentile, e
allo stesso tempo letale, indipendente e bisognosa di aiuto,
solitaria ma alla continua ricerca degli affetti familiari,
allontanati dalle sue scelte di vita.
Davvero è lei il
cuore della serie, protagonista magnetica e bilancia etica
di un mondo in cui la morale trova sempre poco spazio rispetto
all’ambizione e alla sete di potere. È il perfetto contraltare per
il malvagio e affascinante Ettore Zani ed è
assolutamente ovvio e prevedibile che Edo Zani
invece si trovi incline a collaborare con lei, lui che per
Manticore vorrebbe un futuro molto diverso rispetto alla situazione
presente.
Uno spin off molto indipendente dalla serie madre
Da un punto di vista
dell’inserimento di Diana nell’universo di Citadel, i riferimenti
alla serie madre si riducono a pochi easter egg e
probabilmente una maggiore compenetrazione delle due storie e
realtà, anche se sicuramente più difficile da coordinare, avrebbe
potuto rendere ancora più interessante questo mondo. Oltre a questo
aspetto narrativo, sembra degna di nota la scelta di Prime
Video di rendere disponibili
contemporaneamente tutti e sei gli episodi il 10 ottobre,
nonostante le puntate siano strutturate evidentemente (cominciano
con il classico “nelle puntate precedenti” e finiscono con un
“prossimamente”) per la messa in onda settimanale. Questa scelta
avrebbe consentito alla serie di mantenere lo spettatore nel mondo
di Citadel fino all’arrivo dello spin off indiano,
Citadel: Honey Bunny, atteso per dicembre. Una
scelta che avrà alla base una strategia precisa, che però al
momento non riusciamo a spiegarci.
Matilda De Angelis e Filippo Nigro in Citadel: Diana – Foto Credits
Marco Ghidelli
Una spy story all’italiana
Si potrebbe definire
Citadel: Diana una riuscita spy story
“all’italiana” nella misura in cui la serie abbraccia i
canoni del genere pur mantenendo una componente
soapoperistica che rende i personaggi emotivamente aperti e
interessanti anche per un pubblico non esattamente avvezzo alle
storie di spie a là James Bond. Diana è un’eroina,
una spia, un’assassina, una sorella/figlia, una donna alla ricerca
della verità, una persona mossa dall’amore e proprio la sua
ricchezza la rende comunicativa e accessibile.
Secondo quanto riferito da Deadline, Tom Hardy (Inception, RocknRolla),
Helen Mirren (1923) e Pierce
Brosnan (Mamma Mia!) sono nelle trattative finali per
recitare nella serie Paramount+The Associate (titolo
provvisorio) di Guy Ritchie.
The Associate di
Guy Ritchie racconterà le fortune e la reputazione
della famiglia più importante d’Europa a rischio, strane alleanze e
tradimenti inaspettati; e mentre la famiglia potrebbe essere la più
elitaria di Londra oggi, la natura della loro attività significa
che non c’è garanzia di cosa riserva il futuro.
Il dramma di un’ora di Showtime/MTV
Studios e 101 Studios segue due generazioni di gangster, le
attività che gestiscono, le complesse relazioni che intrecciano e
l’uomo a cui si rivolgono per risolvere i loro problemi.
Hardy è candidato per il ruolo di
Harry, il faccendiere, un uomo tanto pericoloso quanto bello.
Mirren e Brosnan interpreterebbero rispettivamente la matriarca e
il patriarca della famiglia criminale, a quanto si dice.
Tom Hardy è pronto a riunirsi con il suo
regista di RocknRolla Ritchie in questo nuovo
progetto. Per Mirren, The Associate di Guy
Ritchie arriva subito dopo 1923 di
Taylor Sheridan, le cui riprese della sua seconda
e ultima stagione sono recentemente terminate; entrambi gli show
provengono da 101 Studios e MTV Studios. Mirren e Brosnan hanno
recitato insieme in The Thursday Murder Club di
Netflix, le cui riprese sono terminate all’inizio del mese
scorso.
Ritchie, che dirigerà The
Associate, è anche produttore esecutivo con lo
sceneggiatore della serie Ronan Bennett, David C. Glasser, Ron
Burkle, Bob Yari, David Hutkin e Ivan Atkinson.
Pathos Distribution
è entusiasta di annunciare la sua partecipazione alla 22a edizione
di Alice nella Città, presentando tre opere in
anteprima mondiale. Un’occasione per far conoscere talenti
emergenti e consolidate voci nel panorama artistico contemporaneo,
mission principale di Pathos Distribution. Non a
caso, tutti i lavori condividono una forte identità autoriale.
“Partecipare a un evento come
Alice nella Città ci permette di inserirci in un contesto vibrante
e stimolante”, spiega Maurizio Ravallese,
co-founder di Pathos insieme a Emanuele Pisano e
Roberto Urbani. “Il Festival non solo offre
una piattaforma per la presentazione di opere innovative, ma crea
anche un’atmosfera di interazione e scambio culturale. Siamo felici
della grande risposta del pubblico, che ha accolto le nostre
produzioni con entusiasmo e partecipazione”.
Fondata nel 2019, Pathos
Distribution si è affermata come una delle principali realtà nella
distribuzione di cortometraggi e short documentary in Italia,
ottenendo selezioni e riconoscimenti nei più importanti premi e
festival nazionali, come i David di Donatello, i Nastri D’Argento,
il Giffoni Film Festival, Cortinametraggio, Alice nella Città e il
Torino Film Festival, nonché in numerose manifestazioni
internazionali, inclusi festival qualificanti per gli Oscar e i
BAFTA.
Dal 2024, Pathos ha
ampliato la propria offerta aprendo la propria line up ai
lungometraggi documentaristici e di finzione. Il primo film
distribuito, Girasoli, esordio alla regia di
Catrinel Marlon prodotto da Masi Film, ha ottenuto
vari riconoscimenti, fra cui il prestigioso Premio Nobis ai Nastri
d’Argento.
Il modello Pathos si fonda
su una filosofia che mette al centro la visione creativa degli
autori come strumento di valorizzazione culturale. Dichiara
Roberto Urbani: “È fondamentale per la
crescita di tutti noi che la cultura, in tutte le sue forme, anche
quelle brevi del cortometraggio, torni ad essere centrale. Gli
autori si sono raccontati e hanno raccontato, nelle loro opere, il
loro modo di vedere la vita: il nostro obiettivo è rispettare e
valorizzare il loro sguardo e il loro sentire. Abbiamo la
difficilissima responsabilità che storie nuove, emozionanti e non
di rado difficili arrivino al maggior numero di spettatori
possibile e ci aiutino a ricordare cosa vuol dire guardare.
Guardare i film per capire un po’ di più il mondo”.
Questo tipo di distribuzione si basa
su una ricerca continua di storie che si distinguano per la loro
originalità, non solo a livello narrativo, ma anche per l’uso
innovativo del linguaggio filmico. In questo modo, Pathos
Distribution cerca di ridefinire l’esperienza cinematografica,
proponendo lavori che sappiano stimolare il pubblico in modi nuovi
e profondi, talvolta sfidando le aspettative e le convenzioni
dell’industria.
È un approccio che viene così
sintetizzato da Emanuele Pisano: “I veri
esploratori sono quegli autori che avvertono il desiderio di
ampliare i propri orizzonti e, pur conoscendo i limiti del nostro
mondo, continuano a percorrerlo in lungo e in largo. Per loro la
vera scoperta non consiste nel trovare nuove terre, ma nel saper
raccontare con occhi nuovi le sfaccettature del mondo e della mente
umana. Non sono spinti dalla ricerca di gloria o di riconoscimenti
ma dal desiderio di riscoprire la capacità di stupirsi di fronte
alla complessità che ci circonda”.
“Attraverso questa visione”
– concludono i fondatori – “Pathos
Distribution ha consolidato la propria identità
distintiva, attirando un pubblico che ricerca esperienze visive
fuori dagli schemi e contribuendo a ridefinire il ruolo della
distribuzione nel panorama cinematografico contemporaneo. Negli
ultimi anni, infatti, il paradigma distributivo è cambiato
radicalmente: il tradizionale percorso nelle sale cinematografiche
è diventato sempre più breve, con film proiettati solo per poche
settimane, a favore di una distribuzione più duratura tramite le
piattaforme digitali. In questo contesto, i festival rappresentano
un’alternativa importante, offrendo un percorso più lungo e
articolato che consente agli autori di interagire direttamente con
il pubblico. Pathos Distribution si impegna perciò
a definire strategie e canali di distribuzione su misura, che
possano ottimizzare la visibilità e l’impatto dell’opera. Ciò
include la scelta di festival, piattaforme ed eventi di settore, ma
anche l’utilizzo di campagne di marketing innovative e
coinvolgenti, capaci di attrarre l’attenzione di un pubblico
variegato”.
I titoli di
Pathos Distribution
ANIME GALLEGGIANTI
Regia: Maria Giménez Cavallo
Con: Benjamin Miyakawa, Valentina Picciau, Egidiana Carta
Durata: 70 min
Nazionalità: Italia, USA
Sezione: Panorama Italia – Fuori Concorso
SINOSSI Ispirato alle “Metamorfosi” di Ovidio, Anime
galleggianti è un viaggio attraverso le mistiche terre della
Sardegna che mischia l’etnografia visuale e musicale con la
mitologia classica, l’approccio documentario con la fantasia. Il
filosofo Pitagora ci guida nelle storie di personaggi mitologici
come Proserpina, Aracne, Euridice, Orfeo, Apollo e Dafne: i loro
destini si intrecciano e culminano nel Carnevale autoctono, i cui
riti scandiscono la ciclicità tra la vita e la morte.
PICCOLO ATTILA
Regia: Gregorio Mattiocco
Con: Davide Cofani, Gianmarco Speranzini
Durata: 13 min
Nazionalità: Italia
Sezione: Cortometraggi Panorama Italia – Fuori Concorso
SINOSSI Il complesso rapporto d’amore tra due fratelli con una
grande differenza d’età, in un contesto in cui violenza, macismo e
cameratismo sono gli strumenti per diventare “grandi”.
NARCISO
Regia: Ciro D’Emilio
Con: Alessandro Scardazza, Elisa Bondanini, Ludovica Di
Donato
Durata: 12 min
Nazionalità: Italia
Sezione: Cortometraggi Panorama Italia – Proiezioni
Speciali
SINOSSI Filippo ha dodici anni e non parla da tanto tempo. Sarà
una scintilla, in un apparente giorno qualunque, a fargli capire il
valore dei gesti e delle parole.
Sebbene ci sia un certo grado di
certezza in merito al fatto che Lewis Pullman interpreterà Sentry in Thunderbolts*, la
Marvel Studios non lo ha ancora
reso ufficiale (e probabilmente non lo farà finché il film non
uscirà), il che significa che l’attore non può ancora confermare il
suo ruolo durante le interviste.
Nonostante ciò, la star di
Salem’s Lot è riuscita a divulgare alcuni dettagli
evitando qualsiasi dettaglio troppo rivelatore, e ha parlato della
sua audizione e del livello di segretezza alla Marvel durante
un’intervista con Variety. Sembra che Pullman sia
rimasto sorpreso di avere l’opportunità di interpretare Sentry(?)
dopo che Steven Yeun di The Walking
Dead è stato costretto a rinunciare al ruolo a causa di un
conflitto di programmazione.
“Mi è sempre sembrato un regno
intoccabile, una specie di tavolo per ragazzi fighi a cui non ero
sicuro di ricevere un invito, o almeno un invito a provare a farne
parte”, dice Pullman dell’MCU. “E quindi è stata
un’esperienza incredibile andare lì e fare la proiezione di prova.
Mi sembrava di entrare nell’FBI o qualcosa del genere. Era tutto
molto chiuso e sigillato”.
“C’erano trituratori ovunque. Ma
Jake Schreier, il regista, si è seduto con me e mi ha raccontato la
storia, ma non sono riuscito a leggere nessuna sceneggiatura o
altro. È stato bello. Era un po’ antiquato in quel senso. Era tipo,
‘E ora, accanto al fuoco, vi racconterò la storia di Thunderbolts.’”
Diretto da Jake Schreier (Paper
Towns), il cast di Thunderbolts*
comprende Sebastian Stan nel ruolo di Bucky Barnes,
Hannah John-Kamen nel ruolo di Ava Starr alias
Ghost, Wyatt Russell nel ruolo di John Walker,
David Harbour nel ruolo di Alexei Shostakov
alias Red Guardian, Olga Kurylenko nel ruolo di Antonia Dreykov
alias Taskmaster, Harrison Ford nel ruolo del Generale Thaddeus
‘Thunderbolt’ Ross e Lewis Pullman nel ruolo di
Bob alias Sentry.
Florence Pugh riprende il ruolo di Yelena
Belova, sorella di Vedova Nera (e una delle parti migliori della
serie MarvelDisney+ Occhio di Falco). Inoltre, Julia
Louis-Dreyfus interpreta Valentina Allegra de Fontaine,
con Geraldine Viswanathan nei panni di Mel, la sua assistente (che
sostituisce una Ayo Edebri estremamente impegnata e piena di
impegni).
Lo sceneggiatore di Black
WidoweThor:
Ragnarok Eric Pearson si unisce agli sceneggiatori di
Beef Lee Sung Jin e Joanna Calo. Un trailer è stato mostrato a
porte chiuse al San Diego Comic-Con. Thunderbolts*
arriverà nelle sale il 5 maggio 2025, in ritardo
rispetto alla precedente data di uscita del 20 dicembre 2024 a
causa degli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA. Nel frattempo,
restate aggiornati sul MCU con la nostra
guida alla storia della Fase 5 della Marvel e con uno
sguardo a ciò che deve ancora venire nella Fase 6 della Marvel.
James Gunn ha
svelato la prima immagine ufficiale di Peacemaker
2 che però raffigura un personaggio misterioso. Lui
stesso, nel condividere la foto su Instagram, ha chiesto: “Di chi si
tratterà?”.
Chiunque sia questo misterioso
individuo, sembra certamente di origine nativa americana, e ci sono
diversi personaggi della DC Comics che potrebbero rientrare nei
parametri, tra cui Super-Chief, Black Condor e Pow Wow Smith!
C’è anche qualche speculazione sul
fatto che potrebbe essere una nuova versione di Apache Chief, che
ha fatto il suo debutto nella serie animata Hanna-Barbera Super
Friends negli anni ’70.
Circolano molte altre teorie (Rick
Flag Sr di Frank Grillo… sì, davvero), ma chiunque si riveli
essere, questo personaggio e l’ambientazione sembrano stranamente
adatti all’universo di Peacemaker.
“Peacemaker esplora la storia
del personaggio che John Cena riprende all’indomani del film del
2021 del produttore esecutivo James Gunn, Suicide Squad – un uomo
irresistibilmente vanaglorioso che crede nella pace ad ogni costo,
non importa quante persone debba uccidere per ottenerla!”. I
dettagli sulla trama della seconda stagione sono ancora per lo più
nascosti, ma sappiamo che Frank Grillo riprenderà il ruolo di Rick Flag
Sr. e cercherà di vendicarsi per l’uccisione da parte di Peacemaker
di suo figlio Rick Jr. (Joel
Kinnaman) avvenuta in The Suicide Squad.
Gunn, Peter Safran
e Matt Miller sono i produttori esecutivi di
Peacemaker.
Anche il produttore esecutivo John Cena e il produttore consulente Stacy
Littlejohn sono coinvolti nella produzione dello show. Nel cast si
ritrovano anche Sol Rodríguez nei panni di Sasha
Bordeaux, Tim Meadows nei panni di Langston Fleury
e David Denman in un ruolo misterioso. La serie
arriverà nella seconda metà del 2025.
Come ogni fan dei Fantastici Quattro
che si rispetti sa e si aspetta da Avengers:Doomsday,
Reed Richards e il Dottor Doom
hanno una relazione molto complicata, i due all’inizio sono grandi
amici e alla fine diventano acerrimi nemici. Nonostante questa
inimicizia, trai due rimane un rispetto reciproco e hanno formato
un’alleanza più volte nel corso degli anni.
Per molti versi, questa dinamica è
un aspetto che definisce entrambi i personaggi, ma sembra che
l’interpretazione di
Robert Downey Jr.del classico cattivo avrà
legami più stretti con Spider-Man nel MCU.
Un rumor recente suggeriva che Doom
e Mr. Fantastic (Pedro
Pascal) non avranno così tante scene insieme nei
prossimi film di Avengers, ma MTTSH afferma che
interagiranno e che la loro relazione sarà importante, ma non tanto
quanto la connessione di Doom con il personaggio di Tom
Holland.
Se questo è vero, sembrerebbe che
Downey Jr. interpreterà effettivamente una variante di Tony Stark
che ha intrapreso una strada più oscura, al contrario di un
personaggio completamente nuovo che Parker non riconoscerà. A meno
che, ovviamente, questo Victor Von Doom non debba semplicemente
avere una strana somiglianza con Stark.
Captain Marvel avrà un ruolo
significativo in Avengers: Doomsday
Lo scooper ha anche sentito che
Captain Marvel (Brie Larson) avrà un ruolo
significativo sia in Avengers:Doomsday che
in Secret
Wars. E sarebbe anche ora, visto che in Endgame non ha
svolto il compito che tutti ci aspettavamo da lei.
“Essere in grado di creare
storie ed esplorare personaggi all’interno dell’universo Marvel ha
realizzato un sogno di una vita e abbiamo scoperto un potente
legame con il pubblico in ogni film che abbiamo realizzato. Siamo
entusiasti di collaborare ancora una volta con Kevin, Lou e
l’intero team Marvel per portare questa epica avventura nella
narrazione in luoghi nuovi e sorprendenti sia per i fan che per noi
stessi”, hanno affermato i fratelli Russo in una dichiarazione
dopo il panel del SDCC.
Con le musiche di John
Williams, di Lucasfilm Ltd, Amblin Documentaries e
Imagine Documentaries, offre uno sguardo affascinante e
approfondito sulla prolifica vita e carriera del leggendario
compositore John Williams, debutterà il 1° novembre in
esclusiva su Disney+ in Italia. Sono stati diffusi
il trailer e la key art del documentario che aprirà la 38ª edizione
dell’AFI Fest il 23 ottobre.
La Key Art di Con le musiche di John
Williams
Key Art del film – Cortesia Disney
Dagli esordi come pianista jazz alle
54 nomination agli Oscar® e alle cinque vittorie, il documentario
approfondisce gli innumerevoli contributi che John Williams ha dato
al cinema, tra cui molti iconici franchise, nonché la sua musica
per i concerti e il suo impatto sulla cultura popolare. Il film
propone interviste ad artisti e registi le cui vite sono state
toccate dalla sua musica senza tempo. Diretto dal pluripremiato
regista e autore di best-seller Laurent Bouzereau, il documentario
è prodotto da Steven Spielberg, Brian Grazer, Ron Howard, Darryl
Frank, Justin Falvey, Sara Bernstein, Justin Wilkes, Meredith
Kaulfers, Kathleen Kennedy, Frank Marshall, Laurent Bouzereau,
mentre Markus Keith e Michael Rosenberg sono i produttori
esecutivi.
Oggi Prime
Video ha svelato le prime immagini di The
Sticky – Il grande furto, una dark comedy incalzante,
ispirata alla vera storia del “grande furto dello sciroppo d’acero
canadese”. Dagli showrunner Ed Herro e Brian
Donovan, la serie segue le vicende di Ruth Landry
(Margo Martindale, tre volte vincitrice agli
Emmy), tenace coltivatrice di sciroppo d’acero di mezza età, che
quando le autorità minacciano di portarle via tutto ciò che ama,
decide di darsi al crimine.
Teddy (Gita Miller) and Don
Leblanc (Tristan D. Lalla) in The Sticky - Cortesia di Prime
Video
- Cortesia di Prime
Video
Jamie Lee Curtis in The
Sticky - Cortesia di Prime Video
Mike Byrne (Chris
Diamantopoulos)_Ruth Clarke (Margo Martindale) in The Sticky -
Cortesia di Prime Video
Farà squadra con un mafioso di
Boston dal carattere irascibile (Chris
Diamantopoulos) e con una gentile guardia di sicurezza
franco-canadese (Guillaume Cyr) per portare a
termine un furto multimilionario alle riserve di sciroppo d’acero
del Quebec. Anche la premiata all’Oscar e agli Emmy Jamie Lee Curtis appare come guest star nella
serie, oltre ad essere executive producer. The Sticky –
Il grande furto debutterà il 6 dicembre in esclusiva
su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo.
La serie è ispirata ad un furto
realmente accaduto nel 2012 che ha fatto notizia a livello
internazionale con sciroppo d’acero rubato dalle riserve nazionali
del Quebec per un valore di oltre 18 milioni di dollari. The
Sticky – Il grande furto unisce divertenti momenti che giocano
sullo scontro culturale, tensione e momenti commuoventi.
Le prime immagini di The Sticky – Il grande furto
The Sticky – Il grande
furto è prodotta da Blumhouse Television, Comet
Pictures di Jamie Lee Curtis, Megamix di Jonathan Levine e da
Sphere Media. Creatori, executive producer, showrunner e autori
sono Brian Donovan e Ed Herro; executive producer per Megamix sono
Jonathan Levine e Gillian Bohrer, Jamie Lee Curtis per Comet
Pictures, Jason Blum, Chris McCumber, Jeremy Gold e Chris Dickie
per Blumhouse Television, oltre a Michael Dowse. Lauren Grant è
co-executive producer. Associate producer sono Josée Vallée e Bruno
Dubé per Sphere Media, Inc e Russell Goldman per Comet
Pictures.
Con un post sul
proprio profilo Instagram, il regista e co-CEO dei DC Studios
James Gunn ha confermato che l’attore
Kyle Chandler assumerà il ruolo di Hal Jordan
nella serie Lanterns, dedicata alle Lanterne Verdi. La
notizia arriva a poche ore dalla conferma che
l’attore Aaron Pierre
interpreterà John Stewart nella medesima serie. Chandler
dovrebbe assumere nei suoi confronti il ruolo di un mentore, almeno
stando a quanto oggi trapelato sul progetto. Di seguito, ecco il
post con cui Gunn ha annunciato il casting di Kyle
Chandler.
Lanterns è la
storia di una coppia di Lanterne Verdi
La produzione di Lanterns è
attualmente programmata per iniziare nel primo trimestre del 2025
nel Regno Unito, potenzialmente mettendo lo show sulla buona strada
per un’uscita nel 2026. Guy Gardner di Nathan Fillion, che farà il suo debutto nel
reboot di Superman
di James Gunn, dovrebbe avere un ruolo di
supporto nella serie.
Hal Jordan è stato precedentemente
interpretato da Ryan Reynolds nel famigerato film del 2011
Lanterna Verde.
“Questa è la storia di una
coppia di Lanterne Verdi John Stewart e Hal Jordan”, ha detto
Gunn del progetto quando è stato annunciato per la prima volta.
“Ci sono altre Lanterne Verdi sparse qua e là, ma questa è in
realtà una serie TV ambientata sulla Terra, quasi come True
Detective, con un paio di Lanterne Verdi che sono poliziotti
spaziali che sorvegliano Precinct Earth e scoprono un terrificante
mistero che si collega alla nostra più grande storia del DCU.”
Il creatore di Lost e
Watchmen, vincitore di un Emmy Award, Damon
Lindelof, sta lavorando alla sceneggiatura dell’episodio
pilota insieme allo showrunner di OzarkChris
Mundy e all’acclamato scrittore di fumetti Tom
King. Si dice che anche Justin
Britt-Gibson, Breannah Gibson e
Vanessa Baden Kelly siano a bordo (anche se la
notizia non è ancora stata confermata). La produzione di Lanterns
dovrebbe iniziare nel primo trimestre del 2025 nel Regno Unito, il
che potrebbe portare la serie a un’uscita nel 2026. Lanterns
non ha ancora una data di debutto confermata.
Presentato fuori concorso nel 2022
alla Festa del Cinema di Roma, il film Il principe
di Roma vede
Marco Giallini mattatore assoluto di una storia che si
muove tra ricostruzione storica e fantasia. Per questo film, il
regista Edoardo Falcone
(autore anche di Questione
di Karma e Io
sono Babbo Natale, l’ultimo film con Gigi
Proietti) ha dichiarato di essersi ispirato a
Nell’anno del Signore di Luigi Magni, che
vide da bambino in un’arena romana. Da quella visione nacque il suo
interesse per la Roma del Papa Re, periodo che ha dunque scelto per
ambientare la storia di questo progetto.
Il soggetto del film, tuttavia, trae
anche spunto in modo evidente dal celebre racconto di
Charles Dickens, Canto diNatale, seppur con qualche variazione sul tema da
parte di Falcone.Il principe di Roma è
infatti la sua personalissima trasposizione filmica di quell’amato
e iconico racconto, dove però l’odioso Scrooge si trasforma in un
avido romano arricchito che brama un titolo nobiliare, non vive
nella Londra dell’Ottocento ma nella Roma papale degli anni che
hanno preceduto l’unità nazionale.
Si configura così un film che, tra
commedia e fantastico mira – proprio come l’opera di Dickens – a
far riscoprire i veri valori della vita e le cose importanti che
abbiamo sotto gli occhi ma di cui spesso non ci accorgiamo. In
questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative a Il principe di Roma.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alle location dove si
sono svolte le riprese. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Denise Tantucci e Marco Giallini in Il principe di Roma. Cortesia
di Lucky Red
La trama di Il principe di Roma
Ambientato a Roma nel 1829, il film
racconta la storia di Bartolomeo, un uomo d’affari
benestante che ambisce ad ottenere un titolo nobiliare, ma averlo
non è così facile. È così che il nostro Bartolomeo cerca di
racimolare abbastanza denaro per stipulare un accordo clandestino
con il principe Accoramboni: se gli darà la cifra
richiesta, il nobile concederà all’uomo d’affari la mano di sua
figlia, permettendogli così di ottenere il bramato titolo.
Bartolomeo si mette così in viaggio a cavallo, ma non immagina che
lungo il percorso s’imbatterà in diversi compagni e che
l’itinerario lo porterà ad ottenere una nuova consapevolezza di se
stesso.
Il cast di attori e le location dove si sono svolte le
riprese
Ad interpretare Bartolomeo Proietti
vi è l’attore
Marco Giallini, mentre Giulia Bevilacqua
interpreta Teta, la governante innamorata di
Bartolomeo. Sergio
Rubini ricopre il ruolo del principe Accoramboni, un
aristocratico decaduto che cerca di risollevare la sua famiglia
promettendo la figlia in sposa a Bartolomeo. Andrea Sartoretti è Eugenio, un vecchio amico di
Bartolomeo ormai ridotto in povertà e piuttosto rancoroso.
Denise Tantucci interpreta invecee lo spirito di Beatrice
Cenci, che accompagna Bartolomeo nel suo viaggio nel passato,
mentre
Filippo Timi, nei panni di Giordano Bruno, gli mostra
le verità del presente.
Giuseppe Battiston è infine Papa Borgia, la guida che
gli rivela le conseguenze future delle sue azioni.
Marco Giallini e Giuseppe Battiston in Il principe di Roma.
Cortesia di Lucky Red.
Una delle location principali
di Il principe di Roma è il palazzo dove
abita il protagonista, che nella realtà è Villa Parisi di
Monte Porzio Catone. In Piazza lovatelli
è stata invece girata la scena dove Bartolomeo manda a quel paese
il frate che gli chiede l’elemosina. A Villa
Altieri sono invece state realizzate le scene ambientate
nell’orfanotrofio. Non tutte le scene del film sono però state
girate nella Capitale o nel Lazio. Diverse location le troviamo
infatti in Umbria, per la precisione a Orvieto, in
provincia di Terni, dove è stata girata la scena
in cui Bartolomeo incontra gli spiriti dei poeti Keats e Shelley,
ma anche quella in cui si festeggia l’istituzione della Repubblica
Romana.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di Il
principe di Roma grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV, Tim
Vision e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 9
ottobre alle ore 21:30 sul canale
Rai 1.
In Full Metal
Jacket, la narrazione finale e il canto della Marcia di
Topolino che l’accompagna possono sembrare alquanto imperscrutabili
senza un ulteriore contesto. Il film, come noto, è il penultimo
nella carriera di Stanley Kubrick –
seguito solo da Eyes
Wide Shut – e arrivo a ormai metà del ciclo di
film sulla guerra del Vietnam. Sebbene dopo Full Metal
Jacket siano usciti altri film su quel conflitto, come
Nato il quattro luglio e Hamburger Hill, il
contributo di Kubrick al sottogenere dei film sul Vietnam arrivò
dopo che Platoon e Apocalypse Now avevano già offerto ritratti
cinematografici definitivi, anche se molto diversi, dell’invasione.
Nonostante ciò, Full Metal Jacket fu un successo
di critica.
Il film di Kubrick sul Vietnam era
incentrato su giovani reclute che completavano un estenuante campo
di addestramento prima di partire per la battaglia. Per molti
versi, Full Metal Jacket fu l’anti-Top
Gun, poiché il film dissimulava sistematicamente
l’immagine romantica dell’addestramento militare vista nel
blockbuster dell’anno precedente. Le scene del campo di
addestramento erano una dura e intensa prova di resistenza, mentre
gli spettatori osservavano un istruttore spietato e compagni di
recluta poco attenti che torturavano psicologicamente Pyle, un
nuovo arrivato.
Dopo che questa disavventura si
conclude con una battuta da commedia nera, la seconda parte di
Full Metal Jacket ci porta in Vietnam. Lì la
storia si fa ancora più cupa, quando lo squadrone viene eliminato
uno alla volta da un cecchino metodico. In quello che potrebbe
sembrare un finale apparentemente semplice e “inconcludente”,
Kubrick inserisce in realtà una serie di elementi che – se ben
interpretati – lo rendono particolarmente straziante e
restituiscono tutta l’insensatezza e la brutalità di un conflitto
che è in realtà sempre uguale a sé stesso ogni volta che si
ripresenta.
Perché la squadra canta “La marcia
di Topolino” alla fine di Full Metal Jacket
Nelle scene finali di Full
Metal Jacket, la maggior parte dei protagonisti del film
viene rapidamente uccisa da un cecchino invisibile. Alla fine, le
reclute sopravvissute rintracciano il loro aggressore solo per
scoprire che si tratta di una bambina. In uno dei finali di
film di guerra più strazianti di tutti i tempi, il soldato
Joker, antieroe vagamente benintenzionato, spara alla bambina
mentre lei muore dissanguata. Persino il suo compagno sociopatico
Animal Mother trova scioccante l’insensibilità della sua decisione,
ma è il momento successivo che risalta agli occhi di molti
spettatori. Mentre i soldati se ne vanno, iniziano a cantare
all’unisono la Marcia di Topolino.
L’accostamento ironico tra l’estrema
violenza della scena precedente e questa canzone stranamente carina
è evidente, ma c’è un significato più profondo in questo momento.
Melodie giocose come queste venivano cantate dai soldati in Vietnam
e altrove per una serie di motivi, tra cui la nostalgia
dell’infanzia dopo il trauma subito e il desiderio di tornare a uno
stato mentale più innocente. Mentre la versione di Platoon
del Vietnam comprendeva una tragedia più lirica e una violenza più
spettacolare, c’è una banalità infantile nelle uccisioni di
Full Metal Jacket che viene sottolineata da questo
momento. Sebbene siano assassini, la maggior parte dei membri della
squadra ha solo pochi anni in più dei loro giovani aggressori.
I soldati americani che hanno
combattuto in Vietnam avrebbero avuto l’età giusta per essere
cresciuti con la Marcia di Topolino come un brano preferito
dell’infanzia, quindi ha senso che ne ricordino collettivamente il
testo. Anche la canzone è tecnicamente una marcia, anche se nello
spettacolo era più una marcia da parata. In questo senso, Topolino
è un simbolo della cultura americana e della rapida invasione del
Vietnam da parte del capitalismo. Anche il romanzo da cui è tratto
Full Metal Jacket, The Short-Timers,
includeva questo canto, anche se non nelle scene finali.
Il significato della battuta finale
di Joker sull’essere vivi in un mondo di merda
Il futuro cattivo di Stranger ThingsMatthew Modine ha iniziato una carriera di
interpretazioni di figure moralmente ambigue con la sua
interpretazione di Joker, e le motivazioni del personaggio non sono
mai state così chiare come nella narrazione finale di Full
Metal Jacket. Quando Joker dice di trovarsi in un mondo di
merda, uno spettatore ottimista potrebbe pensare che sia contento
di essere almeno vivo nonostante tutti i suoi guai. Tuttavia, la
maggior parte degli eventi del film indicherebbe l’interpretazione
opposta. Considerato tutto ciò che subisce in Full Metal
Jacket, è più probabile che Joker stia dicendo che
tecnicamente è vivo, ma che si tratta di una vittoria di Pirro
perché vive in un mondo di merda.
Le immagini del film fanno sembrare
le città bruciate del Vietnam un inferno, grazie ai muri di fumo e
fuoco di queste scene finali. In questo modo, Joker può essere
considerato più sfortunato dei morti, poiché è vivo ma deve
continuare a vivere in un mondo terribile, soffrendo per il trauma
della sua esperienza in Vietnam. Questa frase richiama ironicamente
quella pronunciata da Pyle prima di togliersi la vita, affermando
che lo fa perché anche lui si trova in un mondo di merda. A
differenza di Pyle e degli eroi dei successivi film sul Vietnam,
Joker non può però sfuggire al suo destino attraverso la morte.
Come Matthew Modine ha cambiato il
finale di Full Metal Jacket
Secondo l’intervista di IGN a Modine, l’inceppamento
dell’MI6 di Joker nel momento in cui prende la mira sul cecchino e
il fatto che il suo personaggio non muoia sono idee che l’attore ha
sottoposto a Kubrick. L’inceppamento del fucile nella scena
culminante è stata una scelta perfetta perché questo accadeva
spesso nella vita reale, dato che gli MI6 erano notoriamente
inaffidabili. Il momento, inoltre, riecheggiava ironicamente l’uso
del fucile come simbolo fallico nella prima parte del film. Dopo
che a Joker è stato detto che era inutile senza il suo fucile,
l’arma si è inceppata nel momento in cui è stato finalmente
chiamato a compiere il suo dovere. Nel frattempo, la mancata morte
di Joker ha permesso al film di dimostrare che anche i
sopravvissuti sono rimasti con cicatrici psicologiche profondamente
dannose.
Grande esperto di film di
fantascienza e di adattamenti cinematografici di videogiochi, il
regista Paul W. S.
Anderson è noto in particolare per i film dedicati
alla saga di Resident Evil. Durante una pausa da questi,
nel 2008, si è però dedicato all’esplosivo Death
Race, incentrato su una mortale gara di auto tra individui
che non hanno più nulla da perdere. Si tratta di un remake del film
del 1975 Anno 2000 – La corsa della morte, avente
tra i suoi protagonisti gli attori David Carradine
e Sylvester
Stallone. Nell’occuparsi del riadattamento di tale
opera, Anderson si è come suo solito cimentato non solo nella
regia, quanto anche nella sceneggiatura e nella produzione.
Egli ha però apportato diverse
modifiche rispetto al film originale, dando vita ad una storia
particolarmente dura e violenta, che si discosta anche da un punto
di vista dell’atmosfera. La parodistica corsa tra auto presente nel
titolo dell’75 è dunque qui sostituita dal una mortale gara fra
detenuti alla guida di veicoli particolarmente corazzati e
modificati. Un’altra delle fonti di ispirazioni fu il film
Rollerball, anch’esso incentrato su una società
allo sbando e uno sport d’intrattenimento estremamente violento. A
causa del basso budget, attestato intorno ai 45 milioni di dollari,
Anderson dovette però contenersi nell’ideare soluzioni
particolarmente articolate.
Avvalsosi di un cast di attori noti
per questo genere di film, Death Race riuscì ad
affermarsi come un discreto successo. Giunto in sala, riuscì
infatti a guadagnare un totale di circa 75 milioni di dollari.
Questo spinse i produttori a realizzare diversi sequel, ampliando
così il mondo narrativo qui presentato. In questo articolo,
approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a
Death Race. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e ai
suoi sequel. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Il film si svolge in un futuro
prossimo, dove tutte le nazioni cadono in una profonda crisi e la
disoccupazione e la criminalità crescono a livello esponenziale.
Con il collasso del sistema carcerario, il governo statunitense lo
affida a corporazioni private che tentanto di ricavarne il massimo
profitto, sfruttando la richiesta di spettacoli d’intrattenimento
sempre più estremi e violenti. Nascono così una serie di mortali
gare tra carcerati, trasmesse a pagamento sul web. La più famosa di
queste è la Death Race, consistente in una sfida a bordo di auto
corazzate e modificate per trasportare varie tipologie di armi. Le
regole sono semplici: dopo cinque vittorie, sei libero di lasciare
il carcere.
A trovarsi coinvolto in questa gara
è Jensen Ames, imprigionato per aver commesso un
brutale omicidio. Egli si trova così costretto a prendere una
decisione: prendere parte alla Death Race e sperare di ottenere la
libertà, oppure rimanere per sempre in quel luogo di morte.
Desideroso di riabbracciare l’amata figlia, Jensen decide di
mettersi al volante, addrestrandosi grazie ad un noto coach. Sul
suo percorso verso la vittoria dovrà però scontrarsi con
Machine Gun Joe, uno spietato rivale pronto a
tutto pur di ottenere la vittoria. Solo uno di loro potrà però
vincere, agli altri spetterà soltanto la morte.
Il cast di attori del film
Protagonista del film è l’attore
Jason Statham,
celebre per i suoi numerosi adrenalinici film d’azione. Egli dà qui
vita al personaggio di Jensen Ames, offerto inizialmente all’attore
Tom Cruise, il
quale però non apprezzò la sceneggiatura. Per prepararsi al ruolo,
Statham condusse diverse ricerche nel penitenziario di Corcoran, il
più duro istituto di correzione della California. Qui ebbe modo di
conoscere diversi detenuti, dai quali trasse ispirazione per la
personalità di Ames. Particolarmente impegnativo fu anche
l’allenamento fisico a cui si sottopose. Egli venne infatti
addestrato da un ex Navy SEAL, lo stesso che aveva curato la
preparazione degli interpreti del film 300. Statham passò
così in tre mesi dal 20% al 6% di grasso corporeo.
Accanto a lui nel film si ritrovano
altri noti attori. La candidata all’Oscar Joan
Allen interpreta il ruolo di Claire Hennessey, direttrice
del penitenziario che impone ad Ames di prendere parte alla gara.
L’attrice si dimostrò da subito molti interessata al ruolo,
desiderando prendere parte ad un progetto totalmente diverso dai
suoi soliti. Ian McShane, noto per la serie American
Gods, è invece Coach, l’addestratore del protagonista per la
Death Race. L’inarrestabile avversario di Ames, Machine Gun Joe, è
invece interpretato da Tyrese Gibson.
Natalie Martinez dà invece vita a Elizabeth Case,
che svuole il ruolo di navigatore per Ames. L’attore Max
Ryan è Pachenko, un altro dei piloti avversari del
protagonista. È infine presente anche l’attore Jason Clarke
nei panni di Ulrich.
Da Death Race
2 a Death Race – Anarchia, I
sequel del film
Con il buon successo del film, sono
poi stati realizzati ulteriori film della saga, tutti pensati però
per il solo mercato home video. Il primo di questi, uscito nel
2011, è Death Race 2, il quale si configura però
come un prequel, andando ad esplorare le origini della celebre gara
e del personaggio di Frankenstein. Interpreti di questo film sono
gli attori Luke Goss, Lauren Cohan e Sean Bean. Nel
2012 è invece uscito Death Race 3 – Inferno, il
quale porta avanti quanto narrato nel precedente film. Con un cast
parzialmente diverso ha infine preso vita, nel 2018, Death
Race – Anarchia, film che va a concludere la storia del
personaggio di Frankenstein. È in seguito agli eventi di
quest’ultimo che si svolge poi la storia del film del 2008.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
Prima di vedere tali sequel/prequel,
è possibile fruire del film del 2008 grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete.Death Race è infatti disponibile
nel catalogo di Apple
TV+ e Prime Video. Per vederlo, basterà
semplicemente iscriversi, in modo del tutto gratuito alla
piattaforma. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale
comodità e al meglio della qualità video. Il film sarà inoltre
trasmesso in televisione il giorno sabato 16
settembre alle ore 21:00 sul canale
20 Mediaset.
Aaron Pierre è
ufficialmente entrato a far parte della serie di Lanterns della
HBO, secondo quanto riportato da Variety.
Pierre interpreterà John Stewart
nella serie, intitolata Lanterns.
In precedenza era stato riferito che
Kyle Chandler era in trattative per il ruolo di Hal Jordan.
Secondo le fonti, per il ruolo di Stewart sono stati presi in
considerazione diversi attori, tra cui Stephan James e Damson
Idris.
Lo show è prodotto dalla HBO in
associazione con la Warner Bros. Television e i DC Studios ed è
basato sui fumetti di “Lanterna Verde” della DC.
Lo show è stato scelto per otto
episodi dalla HBO a giugno. Originariamente previsto come originale
Max, lo show è passato alla HBO come parte di un
nuovo piano di delineazione dei contenuti.
Secondo il titolo ufficiale, la
serie segue “la nuova recluta John Stewart e la leggenda delle
Lanterne Hal Jordan, due poliziotti intergalattici coinvolti in un
oscuro mistero terrestre mentre indagano su un omicidio nel cuore
dell’America”.
Pierre ha recentemente recitato nel
film di successo di Netflix “Rebel
Ridge”. Il film ha debuttato su Netflix il 6 settembre e da
allora è sempre stato nella classifica dei 10 film in lingua
inglese dello streamer, con tre settimane al primo posto. Tra gli
altri suoi crediti televisivi figurano il ruolo di Malcolm X nella
serie di Nat Geo “Genius: MLK/X” e la partecipazione alla serie
limitata di Barry Jenkins ‘The Underground Railroad’. In precedenza
è apparso anche nella serie DC “Krypton” nel ruolo di Dev-Em.
Pierre ha partecipato anche a film come “Foe”, “Brother” e “Old”.
Dovrebbe anche interpretare Mufasa nel prossimo film prequel del
“Re Leone” di Jenkins per la Disney.
Lanterns
è co-scritto da Chris Mundy, Damon Lindelof e Tom King. Tutti e tre
sono produttori esecutivi insieme a James Hawes, che ha anche
diretto i primi due episodi.
Lanterns è la storia di una
coppia di Lanterne Verdi
La produzione di Lanterns è
attualmente programmata per iniziare nel primo trimestre del 2025
nel Regno Unito, potenzialmente mettendo lo show sulla buona strada
per un’uscita nel 2026. Guy Gardner di Nathan
Fillion, che farà il suo debutto nel reboot di
Superman di James Gunn, dovrebbe
avere un ruolo di supporto nella serie.
Hal Jordan è stato precedentemente
interpretato da Ryan Reynolds nel famigerato film
del 2011 Lanterna Verde.
“Questa è la storia di una
coppia di Lanterne Verdi John Stewart e Hal Jordan”, ha detto
Gunn del progetto quando è stato annunciato per la prima volta.
“Ci sono altre Lanterne Verdi sparse qua e là, ma questa è in
realtà una serie TV ambientata sulla Terra, quasi come True
Detective, con un paio di Lanterne Verdi che sono poliziotti
spaziali che sorvegliano Precinct Earth e scoprono un terrificante
mistero che si collega alla nostra più grande storia del DCU.”
Christopher Nolan tornerà a lavorare con
Universal per il suo prossimo film. Matt Damon, già presente in “Interstellar” e
“Oppenheimer”, è in trattative per diventare il protagonista. Nolan
scriverà e produrrà insieme a Emma Thomas sotto la loro insegna
Syncopy.
Dopo il successo di
“Oppenheimer”,
che ha vinto sette premi Oscar e ha incassato 958 milioni di
dollari in tutto il mondo, non sorprende che Nolan voglia
collaborare nuovamente con lo studio.
Secondo le fonti di
Variety, la Universal sta pianificando un’uscita Imax per
il titolo il 17 luglio 2026. I dettagli della trama del progetto
non sono stati resi noti. La Universal non ha rilasciato
commenti.
“Oppenheimer” è il primo film di Nolan al di fuori della Warner
Bros. dopo quasi 20 anni. Per lo studio ha diretto la trilogia del
“Cavaliere Oscuro” e altri successi come “Dunkirk” e
“Inception”.
Le cose sono cambiate nel 2020,
quando il capo di WarnerMedia Jason Kilar ha deciso di trasmettere
in anteprima un anno di film su HBO Max. Sebbene Nolan non avesse
un film in uscita durante questo periodo, all’epoca rilasciò una
dichiarazione in cui criticava la strategia: “Alcuni dei più
grandi registi e delle più importanti star del cinema del nostro
settore sono andati a letto la sera prima pensando di lavorare per
il più grande studio cinematografico e si sono svegliati scoprendo
di lavorare per il peggior servizio di streaming”.
Ha portato “Oppenheimer” alla
Universal, e il film ha finito per aprire un testa a testa con un
altro progetto della Warner Bros: “Barbie”. Nella sua storia di
copertina di Variety del 2023, Nolan ha dichiarato che
qualsiasi faida con la Warner Bros. è ormai “acqua passata”.
Deadline ha riportato per primo la notizia del prossimo film di
Nolan.
Mentre le recensioni della
Mostra del Cinema di Venezia del mese scorso sono state
contrastanti, Joker:Folie à
Deux si è classificato solo cinque o sei punti
percentuali dietro a Joker del 2019 su Rotten Tomatoes. Le
cose sono cambiate quando altri critici – e fan – hanno potuto
vedere il film la scorsa settimana.
È apparso subito chiaro che non si
trattava di un seguito gradito ai fan e che il passaparola negativo
delle proiezioni IMAX di lunedì avrebbe avuto un impatto negativo
sugli incassi. Ora, il sequel di un successo da 1 miliardo di
dollari, vincitore di un Oscar, è un flop critico e
commerciale.
Dove è andato tutto storto? Al di là
delle recensioni negative, Joker:Folie à Deux prima della sua uscita e, soprattutto,
con il film stesso. Sono questi che hanno condannato il sequel dal
titolo pretenzioso e, in questo articolo, vi spieghiamo perché. Per
saperne di più sui difetti del film, cliccate sui pulsanti “Avanti”
qui sotto.
Quando abbiamo saputo per la prima volta che
Joker:Folie à Deux sarebbe
stato un “musical jukebox”, la cosa ha sicuramente fatto alzare
qualche sopracciglio. Tuttavia, l’idea di esplorare la contorta
storia d’amore tra Joker e Harley Quinn ad Arkham attraverso le
canzoni aveva un certo fascino.
Il problema, però, è che si tratta di un pessimo musical.
Joaquin Phoenix non è esattamente un piacere
da ascoltare, mentre a
Lady Gaga è stato chiaramente chiesto di trattenersi
per amore del realismo, lasciandoci con due cantanti mediocri che
si esibiscono in una serie di brani ampiamente dimenticabili.
Il film non ha nulla di nuovo da dire
Che si ami o si odi Joker:Folie à
Deux, è difficile negare che si tratti di un film
vuoto che non ha quasi nulla di nuovo da dire. Il primo film era
un’affascinante disamina della discesa di un uomo disturbato verso
la follia vera e propria, ma cosa succede qui?
Una storia fin troppo familiare di una superfan che si innamora
di uno psicopatico, un debole dramma giudiziario sul fatto che
“Arthur Fleck” e “Joker” siano due personaggi distinti e un
promemoria che ci ricorda che il mondo è terribile e che tutti i
suoi abitanti sono terribili.
È tutto a livello superficiale e, sebbene alcuni abbiano cercato
di vendere il sequel come una storia complessa su come idolatrare
qualcuno come Joker possa ritorcersi contro, se è questo
l’obiettivo dei registi… beh, non hanno fatto un lavoro abbastanza
buono.
Dopo l’uscita di Joker, si è
parlato molto di un possibile sequel. Forse il seguito potrebbe
ruotare attorno a un Bruce Wayne scapestrato e vendicativo che dà
la caccia ad Arthur Fleck? Todd Phillips ha detto
che non se ne farà nulla e Joaquin Phoenix non ha mai girato un sequel,
quindi la cosa è finita lì.
Finché non lo è stato. Mentre gli appassionati di cinema troppo
spesso dicono che certi film non “hanno bisogno” di un sequel,
Joker è stato l’esempio perfetto di un film che avrebbe
dovuto essere lasciato in pace. Era un perfetto racconto autonomo
e, al di là delle sciocche teorie dei fan, nessuno voleva davvero
un secondo capitolo.
Questo spiega perché, al di là delle recensioni negative e dello
scarso passaparola, Joker:Folie à Deux ha
fallito. La gente ha bisogno di un buon motivo per andare al cinema
al giorno d’oggi e questo film non ha mai offerto un argomento
convincente.
Non è mai una buona idea mandare gli spettatori a casa con
l’amaro in bocca, ma questo è esattamente ciò che fa
Joker:Folie à Deux. Nei momenti
finali, Arthur Fleck viene rispedito ad Arkham e pugnalato a
morte da un detenuto a caso che poi gli incide un sorriso sul
volto.
L’idea è che possa essere il Joker, ma il primo film lo
aveva già stabilito quando abbiamo visto come le azioni di Arthur
hanno influenzato i cittadini più poveri e arrabbiati di Gotham
City. Il film ripropone lo stesso messaggio, anche se in modo
pigro.
Si dice che una prima versione prevedeva che Lee uccidesse Arthur;
anche se questo avrebbe diviso le opinioni, almeno ha più senso che
“Harley Quinn” elimini Joker, prendendo il suo messaggio e
facendolo completamente suo come qualcuno che causerà allegramente
il caos a Gotham.
Già prima che Joker uscisse nel 2019, era chiaro che il
film non era esattamente accurato per i fumetti.
Todd Phillips non si è mai prefissato di adattare il materiale
di partenza, ma lo ha usato come base per una storia che ha dato
un’impronta solida e convincente al Clown Principe del Crimine.
Anche se c’è chi idolatra sempre un cattivo, la maggior parte ha
lasciato Joker fin troppo consapevole che Arthur Fleck non era un
eroe. Tuttavia, il Joker di Joaquin Phoenix ha
aggiunto una nuova ed entusiasmante versione del personaggio al
canone della DC ed è quindi diventato iconico.
Dire a questi fan che questo “Joker” era solo un pazzo rende il
personaggio privo di valore. Anche per un film a fumetti come
questo, avere i fanboy dalla propria parte è d’obbligo. Invece,
loro hanno rifiutato completamente il sequel, uccidendo il
passaparola.
È un progetto di vanità
Si dice che Joker sia stato realizzato per circa 70
milioni di dollari. Al contrario, Joker:Folie à
Deux è costato ben 200 milioni di dollari prima del marketing,
di cui almeno un quarto è andato a Todd Phillips, Joaquin
Phoenix e Lady Gaga. Quindi, sì, hanno
incassato alla grande.
A conti fatti, il film è stato un progetto di vanità per
Phillips e Phoenix. Una volta avevano discusso di portare
Joker a Broadway; invece di farlo, hanno convinto la
Warner Bros. Discovery a pagare loro un’enorme somma di denaro per
divertirsi sul set di una continuazione del grande schermo.
Per Phillips, questa è stata anche un’opportunità per rispondere
a coloro che credevano che avesse fatto un film nel 2019 per gli
incel. Il regista è talmente insicuro che gran parte di
Joker:Folie à Deux è dedicato a rendere Arthur
il più patetico possibile e a far capire che non è una brava
persona. Non è vero!
Se Spider-Man 4 di
Sam Raimi fosse stato realizzato, avremmo visto il
Peter Parker di Tobey Maguire combattere con l’Avvoltoio di
John Malkovich. Invece, quando i Marvel Studios hanno riavviato
l’uomo-ragnatela, è stato l’ex Batman
Michael Keaton a indossare le ali del cattivo in
Spider-Man: Homecoming.
Invece di tornare in
Spider-Man: No Way Home, come previsto
inizialmente, Keaton ha ripreso il ruolo dell’Avvoltoio in
Morbius. Dopo essere stato inviato per
errore in quel mondo, un Toomes sorprendentemente calmo è stato
liberato dalla prigione e in seguito ha tentato di reclutare il
Vampiro Vivente in una sorta di squadra.
Rimane una delle peggiori scene
post-credits dei film a fumetti di sempre, ma l’attore potrebbe
tornare a vestire i panni di Adrian Toomes nel prossimo
Spider-Man 4?
“Oh, wow.È un personaggio interessante, quel ragazzo”, ha
risposto Keaton quando
Screen Rant gli ha posto la domanda. “In realtà, ci
sono stato per un minuto nel secondo film.È stata
un’esperienza davvero divertente, ma non ho parlato con nessuno di
nulla.[Cerco di non parlare con nessuno.Non mi piace proprio la gente”.
Non è chiaro cosa Keaton intenda
con “il secondo”, anche se potrebbe riferirsi a
Spider-Man: Far From Home o Spider-Man:
No Way Home. In ogni caso, non ci aspettiamo
necessariamente che ci sia spazio per l’Avvoltoio sulla base di ciò
che sappiamo su Spider-Man 4.
In una prima versione di
Spider-Man: No Way Home, Peter avrebbe
visitato la casa di Toomes con Doctor Octopus, Green Goblin ed
Electro al seguito. I concept art hanno mostrato Spidey che sembra
fare squadra con il cattivo, mentre abbiamo anche visto
alcune versioni diverse della sua tuta di volo
aggiornata.
All’inizio dell’anno, John
Leguizamo ha raccontato di essere stato sostituito
all’ultimo momento da Keaton nel ruolo dell’Avvoltoio. Come si può
immaginare, l’attore non era esattamente felicissimo di essere
stato estromesso dal film.
“Non avevo firmato un
contratto, ma eravamo d’accordo.Credo che questi
siano termini accettabili”, ha ricordato. “Il capo
dello studio mi ha chiamato e mi ha detto: ‘È terribile.Mi sento orribile, vuoi rinunciare?”.E io
l’ho fatto”, ha continuato.“Mi sentivo come se,
se lei non mi volesse, nemmeno io volessi essere lì, capisce cosa
intendo?”.
Mia nonna diceva: “Se non
ti vogliono a una festa, non andarci”.Allora ho
detto: ‘Non mi volete alla festa’.Non voglio
esserci.Mi sono sentita sminuita e sminuita,
quindi non ho voluto partecipare”. Vi piacerebbe vedere di
più l’Avvoltoio di Keaton nel MCU?
Alcune persone coinvolte nella
realizzazione di
Daredevil:Born
Again hanno promesso che la prossima serie
Disney+ sarà altrettanto cupa
e violenta – se non di più – dell’ormai defunto show di Netflix, e il
responsabile di Streaming, Televisione e Animazione dei Marvel Studios, Brad Winderbaum, ha
ribadito quanto sarà grintoso l’atteso ritorno dell’Uomo senza
Paura durante un’intervista inedita al D23.
Durante un’apparizione sul palco di
On The Red Carpet Storytellers Spotlight della ABC, Winderbaum ha condiviso aggiornamenti su
diversi progetti per il piccolo schermo e ha paragonato Born
Again al notoriamente brutale
Game of Thrones della HBO.
“Immaginate se New York
City fosse intricata, problematica e spaventosa come il mondo di
Game of Thrones ”, ha detto. “Tutte queste forze
si contendono il controllo, e può essere molto speranzoso a volte,
e molto violento a volte, e oscuro – ma c’è anche la luce alla fine
del tunnel se si può combattere per essa”.
La serie di Netflix non era
esattamente quello che si definirebbe un bagno di sangue, ma era
certamente più violenta di qualsiasi altra cosa vista all’epoca nel
MCU, con alcuni momenti piuttosto scioccanti nel corso delle sue
tre stagioni.
Quando è stato annunciato che i
Marvel Studios avevano intenzione di riportare l’Uomo senza Paura
per Daredevil:Born Again, c’era il timore che il
“reboot” (anche se ora sappiamo che si tratterà più di una
continuazione) potesse perdere un po’ di smalto rispetto allo show
di Netflix, ma non sembra proprio che sarà così.
Cosa ha detto invece su
Eyes of Wakanda
Winderbaum ha anche condiviso
alcuni nuovi dettagli sulla serie animata Eyes of Wakanda.
“Incontriamo diversi War
Dogs in diversi momenti, in diversi eventi storici in cui devono
entrare e fare il loro lavoro”, ha detto. “Ma
spesso si tratta di un’azione che tocca i loro limiti etici e le
loro corde del cuore”.
Quello che sappiamo di
Daredevil: Born Again
Lo sceneggiatore di The
Punisher, Dario Scardapane, è salito a bordo come nuovo
showrunner della serie Daredevil:
Born Again, le cui riprese sono concluse da poco. I
dettagli specifici della trama sono ancora nascosti, ma sappiamo
che Daredevil:
Born Again vedrà Matt Murdock/Daredevil
(Charlie
Cox) confrontarsi con la sua vecchia nemesi
Kingpin (Vincent
D’Onofrio), che abbiamo visto tornare di corsa a New
York nel finale di stagione di Echo. È
probabile che Fisk sia in corsa per la carica di sindaco di New
York o che sia già stato nominato a tale carica quando la storia
prenderà il via.
I dettagli specifici della trama di
Daredevil:
Born Again non sono stati rivelati, ma possiamo
mettere insieme un’idea approssimativa dalle foto dal set e dalle
fughe di notizie sulla trama. Matt Murdock difenderà White Tiger in
tribunale, The Kingpin è il sindaco di New York City (e reprime i
vigilantes che odia così tanto), e The Punisher prende di mira i
poliziotti corrotti che hanno cooptato il suo logo.
Entrambi i personaggi hanno
debuttato nel Marvel Cinematic
Universe nel 2021. Kingpin è stato guest-star nella serie
Disney+Hawkeye e
Matt Murdock è apparso brevemente in Spider-Man: No Way Home. Cox è stato anche
guest-star in due episodi di
She-Hulk: Attorney at Law, dove ha mostrato un
lato più leggero dell’eroe. Kingpin, invece, è stato tra i
protagonisti della recente serie Echo. È
stato recentemente confermato che Daredevil: Born
Again sarà presentato in anteprima su Disney+ il prossimo
marzo.
Il periodo di Scarlett Johansson nei panni di Natasha Romanoff si è concluso in Avengers:Endgame, quando l’eroe si è
sacrificato per salvare l’universo. Tuttavia, in una svolta
piuttosto perplessa degli eventi, due anni dopo è stato realizzato
un film sulla Vedova Nera.
Purtroppo, queste lacune non erano
necessariamente quelle che i fan volevano vedere esplorate sullo
schermo. Parlando con
MTV UK dell’uscita di Transformers
One, la Johansson ha ammesso che anche lei
avrebbe voluto esplorare meglio il passato comune di Vedova Nera e
Occhio di Falco.
“Probabilmente sarei andata
più indietro nella storia di Vedova Nera”, dice l’attore
nel player qui sotto. “Mi sarebbe piaciuto vedere l’Occhio
di Falco, la Vedova Nera, alcune di quelle cose.Si vedono le prime parti della sua vita [non quelle
origini]”.
Il film sulla Black
Widow è uscito nelle poche sale ancora aperte durante la
pandemia e sul servizio Premier Access di Disney+. Insoddisfatta dell’impatto sui
bonus al botteghino che le erano stati garantiti dal contratto, la
Johansson ha fatto causa alla Casa del Topo e alla fine ha
raggiunto un accordo che l’ha vista anche accettare di produrre un
nuovo progetto per i Marvel Studios. Da allora abbiamo saputo che
si tratta di Thunderbolts*,
anche se non ci aspettiamo certo un ritorno a sorpresa della
Johansson.
“Sì, sono triste,
ovviamente”, ha detto all’inizio di quest’anno a proposito
dell’addio alla Vedova Nera. “Ho assolutamente amato ogni
esperienza di ripresa che ho avuto, lavorando 10 anni con la Marvel
e con quel cast incredibile, e amo il personaggio di
Natasha.Ho molta empatia per lei, ed è stato
incredibile costruire quel personaggio per un periodo di tempo così
lungo”.“Sono anche molto contenta che la sua
storia si concluda ”, ha aggiunto la Johansson.
“Penso che abbia molta dignità nella sua
eredità”.
Se non ci fossero stati gli
scioperi della WGA e della SAG-AFTRA dell’anno scorso,
probabilmente Spider-Man 4 sarebbe
stato pronto ad arrivare nelle sale l’anno prossimo. È anche molto
probabile che avremmo già visto
Daredevil:Born Again
stagione 1, con la seconda serie di episodi proprio dietro
l’angolo.
Perché ve lo ricordiamo? Perché, a
quanto si dice, il piano prevedeva che avremmo avuto uno
Spider-Man 4 ambientato sulle strade, che
avrebbe messo il Wall-Crawler e Daredevil contro il sindaco Wilson
Fisk, alias il
Kingpin del crimine.
Allo stato attuale, il film
dovrebbe uscire proprio tra Avengers:Doomsday e
Avengers:Secret Wars.
Ciò significa che la Sony ha avuto la meglio e che avremo
un’avventura multiversale con gli altri Spider-Men e Venom… se le
ultime indiscrezioni sono credibili.
Secondo Daniel
Richtman, il piano prevede che Spider-Man
4 inizi le riprese nel Regno Unito il 25 maggio 2025.
Le riprese termineranno poi a ottobre e Tom Holland girerà il suo ruolo in
Avengers:Doomsday all’inizio
dell’anno.
In una notizia correlata, lo
scooper @MyTimeToShineH
sostiene che i Marvel Studios hanno cercato di inserire Spidey in
Daredevil:Born Again. Si dice che
la Sony abbia rifiutato perché permetterà a Peter Parker di
apparire solo nei film degli Avengers (sono quelli che ci
guadagnano di più, perché aumentano l’interesse per l’eroe e
probabilmente c’è anche una componente finanziaria).
Tuttavia, si dice che Spider-Man
verrà almeno menzionato in Daredevil:Born Again;
non aspettatevi però che appaia nella seconda stagione, la cui
produzione inizierà il mese prossimo.
Il lato positivo è che
vedremo i personaggi condividere lo schermo in
Your Friendly Neighborhood Spider-Man
della Marvel Animation. Charlie Cox riprenderà il suo ruolo di Uomo
senza paura nella serie.
“Sono andato in studio e ho
fatto un po’ di doppiaggio per questo film molto tempo fa
”, ha detto l’attore all’inizio di quest’anno. “Anni fa,
durante le riprese di She-Hulk, quindi credo che fosse il
2021.Ho visto solo un paio di scene che ho
doppiato.E non ho nemmeno visto le scene, ho solo
visto i primi disegni.È tutto quello che
so”.
“Non ho visto nulla, non ho
idea di quale sia la storia, ma è forte.È bello
che [Daredevil] ne faccia parte.Sono
entusiasta”.
Cosa sappiamo fino ad oggi su
Spider-Man 4?
Destin Daniel Cretton dirigerà
Spider-Man 4, mentre gli sceneggiatori di Spider-Man:
No Way Home Chris McKenna ed Erik Sommers torneranno a
scrivere la sceneggiatura. Non è stata annunciata una data di
uscita del film, ma ci aspettiamo che arrivi nelle sale il 24
luglio 2026.
I DC Studios
stanno mettendo insieme un cast impressionante per
Lanterns, con Kyle Chandler che è stato scelto per
interpretare Hal Jordan e Stephan James che è il favorito per
vestire i panni di John Stewart.
Ora, @MyTimeToShineH riporta la
notizia che a Kelly MacDonald (Brave, Boardwalk
Empire, The Radleys) è stata offerta una delle due
protagoniste femminili della prossima serie HBO.
La notizia è stata confermata da
Nexus
Point News, che aggiunge: “L’attrice dovrebbe
interpretare lo sceriffo della città e l’interesse amoroso di Hal
Jordan.Non si sa se il ruolo sia di un
personaggio originale o di Carol Ferris”.
Chi potrebbe interpretare Kelly
MacDonald in Lanterns?
Se si tratta di Carol, allora il
personaggio è stato drasticamente reinventato perché, nei fumetti,
la sua famiglia possiede la Ferris Aircraft Company, dove lei
agisce come dirigente e talvolta come pilota. In seguito è
diventata Star Sapphire, che combatte per l’amore in tutto
l’universo come parte dello Star Sapphire Corps.
Tenendo conto di ciò, azzardiamo
l’ipotesi che la MacDonald non interpreti Carol. Tuttavia, il fatto
che Hal si innamori dello sceriffo della città in questo giallo
suggerisce che lui e il suo interesse amoroso abituale non stiano
più insieme. Il fatto che Hal abbia tra i 50 e i 60 anni potrebbe
anche indicare che Carol è morta o che i suoi giorni da supereroe
sono ormai lontani.
Kelly MacDonald sarebbe comunque un’aggiunta
entusiasmante al DCU, e sembra che avremo una storia molto umana
nonostante il background cosmico del Corpo delle Lanterne
Verdi.
Finora, Lanterns
si sta rivelando uno dei progetti più intriganti dei DC Studios e,
dato che è stato ampiamente riportato che l’Hal di Chandler sarà un
personaggio unico per questa serie, il suo posto nel più ampio DCU
promette di essere tenuto d’occhio.
Lanterns è la storia di una
coppia di Lanterne Verdi
La produzione di Lanterns è
attualmente programmata per iniziare nel primo trimestre del 2025
nel Regno Unito, potenzialmente mettendo lo show sulla buona strada
per un’uscita nel 2026. Guy Gardner di Nathan
Fillion, che farà il suo debutto nel reboot di
Superman di James Gunn, dovrebbe
avere un ruolo di supporto nella serie.
Hal Jordan è stato precedentemente
interpretato da Ryan Reynolds nel famigerato film
del 2011 Lanterna Verde.
“Questa è la storia di una
coppia di Lanterne Verdi John Stewart e Hal Jordan”, ha detto
Gunn del progetto quando è stato annunciato per la prima volta.
“Ci sono altre Lanterne Verdi sparse qua e là, ma questa è in
realtà una serie TV ambientata sulla Terra, quasi come True
Detective, con un paio di Lanterne Verdi che sono poliziotti
spaziali che sorvegliano Precinct Earth e scoprono un terrificante
mistero che si collega alla nostra più grande storia del
DCU.”
Arriva in sala dal 10
ottobre con Universal Pictures International Italy Il Robot
Selvaggio, la nuova produzione della DreamWorks Animation che vanta la firma, alla
regia e alla sceneggiatura, di Chris Sanders, vero
e proprio guru dell’animazione che ha firmato negli anni, tra gli
altri, Lilo & Stitch e Dragon Trainer. Adattando il best seller
omonimo di Peter Brown, Sanders si lancia in
un’opera ambiziosa, sia per stile che per contenuti, che potrebbe
essere uno di quei titoli d’animazione, ormai rari, che mantengono
alta l’attenzione sia dei piccoli che degli spettatori più grandi e
smaliziati.
La storia de Il Robot
Selvaggio
Siamo in un futuro non
meglio precisato, che fine abbia fatto l’uomo, lo scopriremo solo
molto avanti nel film (come era già accaduto in Wall-E). La storia
ha infatti per protagonista Roz, un robot della serie ROZZUM,
creato per aiutare l’uomo in ogni tipo di faccenda casalinga, che
però finisce per errore su un’isola abbandonata, dove a farla da
padrona è la natura selvaggia: foreste incontaminate, animali
grandi e piccoli, niente che possa effettivamente dargli un compito
da svolgere. Fino a che il suo cammino non si incrocia con quello
di una piccola oca rimasta orfana del suo branco. Roz decide che il
suo compito è quello di accompagnare l’uovo all’età adulta,
insegnargli a mangiare, camminare e infine volare, solo in quel
momento il suo compito sarà concluso. Ad aiutare Roz in questo
compito improbabile si unisce alla coppia anche Fink, una volpe
solitaria e affamata, che in qualche modo trova il modo di
convivere con un robot e un’oca.
(from left) Brightbill (Kit Connor) and Roz (Lupita N’yongo) in
DreamWorks Animation’s Wild Robot, directed by Chris
Sanders.
Abbondanza di temi
Il Robot
Selvaggio è un’ottimo film d’animazione che però pecca di
“ingordigia” potremmo dire, dal momento che sembra voler dire tutto
contemporaneamente, facendosi portatore di tantissimi temi
edificanti e sui quali certamente vale la pena di riflettere anche
tramite le metafore che la narrazione per bambini offre, tuttavia
sembra voler far troppo, come uno studente troppo volenteroso di
far bene che rischia di risultare pedante. Ma andiamo con
ordine.
Adattarsi per sopravvivere e
scoprire la propria vera natura
Il primo blocco
narrativo del film è un piccolo gioiellino d’animazione: in questa
fase seguiamo Roz che impara ad accudire il
piccolo di oca, battezzato Becco Lustro. Così come
lei (un robot dovrebbe essere asessuato, ma il doppiaggio lo rende
inequivocabilmente femmina!) Impara a fare da madre al piccolo
Becco Lustro, Fink la volpe impara a diventare una
specie di fratello maggiore e amico per l’animaletto in difficoltà.
Insomma, tutta la prima parte del film racconta una fiaba di
adattamento e di istinto, in cui tre entità sole e uniche nel loro
genere imparano a formare una famiglia, andando oltre la loro
“programmazione”. Roz impara ad adattare il suo programma
all’essere madre a tutti gli effetti, con tutto l’amore, la
responsabilità e la paura che ne consegue; Fink dal canto suo
supera l’istinto di mangiare l’uovo di oca e trova un posto in cui
stare da chiamare casa, altre creature (un pennuto e un robot) con
cui condividere un concetto nuovo di famiglia; Becco Lustro dal
canto suo, che cresce in questa coppia di fatto, scoprirà solo dopo
di essere un’eccezione e il suo viaggio consisterà nell’imparare a
gestire e a difendere questa sua particolarità, pur inserendola in
un contesto sociale.
(from left) Roz (Lupita Nyong’o) and Brightbill (Kit Connor) in
DreamWorks Animation’s The Wild Robot, directed by Chris
Sanders.
Una storia trasformista
A questo racconto
toccante e allo stesso tempo molto divertente in cui si riflette
con una certa profondità sulla genitorialità e sull’identità
personale, segue una seconda parte della storia in cui si perde il
fuoco narrativo e mentre la storia procede con un ritmo decisamente
diverso e più sincopato rispetto alla chiarezza e alla solidità
della prima parte, Il Robot Selvaggio diventa di volta in volta
qualcosa di diverso, toccando temi quali l’ecologia, l’importanza
della gentilezza come metodo per sopravvivere in un mondo avverso,
la cooperazione, l’amore come motore del mondo. Tutto proposto in
rapidissimi cambi di scenario che riescono a trovare una quadra nel
finale ma che allontanano il film da quel nucleo narrativo che si
sviluppa per tre quarti di storia e riesce davvero con grazia e
efficacia a coinvolgere e a far sciogliere di tenerezza il
pubblico.
Complice un’animazione
formidabile e una sottile ironia appannaggio dei più grandi,
Il Robot Selvaggio è davvero un’esperienza di
condivisione per tutte le età, da gustare rigorosamente in sala.
Dal 10 ottobre.
DreamWorks Animation’s The Wild Robot, directed by Chris
Sanders.
Sono ufficialmente iniziate a Roma le riprese di CINQUE
SECONDI, il nuovo film di Paolo Virzì,
che ha come protagonisti Valerio Mastandrea nel ruolo di Adriano
Sereni, Galatea Bellugi nei panni di Matilde,
Valeria Bruni Tedeschi in quelli di Giuliana e
Ilaria Spada che interpreterà Letizia.
Scritto da Paolo Virzì, Francesco Bruni e
Carlo Virzì,CINQUE SECONDI è
prodotto daGreenboo Production, Indiana Production,
Motorino Amaranto e Vision Distribution in collaborazione con
Sky. La distribuzione sarà curata in Italia da
Vision Distribution. In Francia, la
distribuzione sarà gestita da PAN Distribution,
mentre le vendite internazionali saranno affidate a Playtime.
PAN Distribution, Playtime e Indiana Production
fanno parte del nuovo studio Pan Europeo
Vuelta.
La trama del film Cinque secondi
Chi è quel tipo dall’aria trascurata che vive da solo nelle
stalle ristrutturate di Villa Guelfi, una dimora disabitata e in
rovina? Passa le giornate a non far nulla, fumando il suo
mezzo-toscano ed evitando il contatto con tutti. E quando si
accorge che nella villa si è stabilita abusivamente una comunità di
ragazze e ragazzi che si dedicano a curare quella campagna e i
vigneti abbandonati, si innervosisce e vorrebbe cacciarli. Sono
studenti, neolaureati, agronomi, e tra loro c’è Matilde, che è nata
in quel posto e da bambina lavorava la vigna con il nonno Conte
Guelfo Guelfi. Anche loro sono incuriositi da quel signore
misantropo dal passato misterioso: perché sta lì da solo e non
vuole avere contatti con nessuno? Mentre avanzano le stagioni,
arriva la primavera, poi l’estate e maturano i grappoli, il
conflitto con quella comunità di ragazze e ragazzi si trasforma in
convivenza, fino a diventare un’alleanza. E Adriano si troverà ad
accudire nel suo modo brusco la contessina Matilde, che è incinta
di uno di quei ragazzi…
Tra le giovani promesse del cinema
italiano vi è l’attrice Matilda De Angelis,
scoperta grazie al film Veloce come il vento. In breve
tempo l’interprete bolognese è diventata tra le più richieste,
partecipando tanto a serie televisive quanto a film per il cinema.
La De Angelis ha inoltre diversi progetti in programma per il
futuro, con i quali avrà modo di mettere alla prova la propria
versatilità e il proprio talento.
2. Ha preso parte a progetti
seriali. La De Angelis è nota anche per aver ricoperto il
ruolo di Ambra nella popolare serie Tutto può succedere
(2015-2018). Nel 2019 è invece protagonista del film televisivo
I ragazzi dello Zecchino d’oro. Nel 2020 è tra i
protagonisti della serie statunitense The Undoing – Le
verità non dette, accanto a Nicole Kidman e Hugh Grant.
Ha poi preso parte alla serie Leonardo,
dove interpreta Caterina Da Cremona. Nel 2023 è la protagonista
della serie Netflix La legge di Lidia Poët, di cui è ora in arrivo la
seconda stagione, mentre nel 2024 è protagonista di Citadel: Diana (qui
la nostra intervista all’attrice).
Le canzoni di Matilda De
Angelis
3. Ha composto diversi
brani. Grande appassionata di musica, l’attrice pratica
sin da giovanissima gli strumenti chitarra e violino, iniziando a
comporre le proprie canzoni all’età di 13 anni. A 16 anni debutta
come cantante del gruppo Rumba de Bodas, con cui incide l’album
Karnaval Fou. L’attrice ha inoltre composto il brano
Seventeen per il film Veloce
come il vento, ottenendo una candidatura ai David di
Donatello per la miglior canzone originale.
4. Ha preso parte a
videoclip musicali di celebri gruppi. La De Angelis ha in
più occasioni recitato anche in alcuni videoclip per celebri gruppi
italiani. Tra questi si annoverano quello per il brano Tutto
qui accade, dei Negramaro, dove condivide la
scena con Alessandro
Borghi e quello per la canzone Felicità
puttana, dei Thegiornalisti. Nel 2022 ha
invece recitato nel videoclip di Litoranea, brano di
Elisa a cui partecipa anche come cantante.
Matilda De Angelis doveva recitare
in Pinocchio
5. Avrebbe dovuto ricoprire
un ruolo di rilievo. L’attrice era inizialmente prevista
all’interno del film Pinocchio di
Matteo
Garrone per il ruolo della Fata Turchina. Per via di
altri impegni, tuttavia, la De Angelis ha dovuto rinunciare al
ruolo, che venne poi affidato all’attrice francese Marine
Vacth.
Matilda De Angelis protagonista di
Citadel: Diana
6. Il suo è un personaggio
in cerca d’amore. Parlando di Diana, la protagonista che
interpreta nella nuova serie di Prime Video, l’attrice ha affermato che, dovendo
trovare un motre che muove il personaggio, questo è “l’amore,
il concetto di famiglia in generale, che torna molto spesso e i più
grandi drammi e le più grandi storie si consumano in famiglia e
questo diventa un motore propulsivo per ciascuno di noi. Per Diana
è all’inizio è anche la ricerca della verità, ma una volta
cresciuta il suo modore diventa il liberarsi dalle costrizioni
interne ed esterne”.
Matilda De Angelis ha un fratello attore
7. Non è l’unica attrice in
famiglia. Come noto agli ammiratori di Matilda, non c’è
solo lei come De Angelis interprete di cinema e televisione. Anche
suo fratello minore, Tobia De Angelis, sta
portando avanti una carriera nel mondo della recitazione e i due
hanno anche avuto modo di condividere progetti come Tutto può
succedere e La legge di Lidia Poët, dove Tobia ha recitato nel
primo episodio.
Citadel: Diana – Matilda De Angelis – Prime Video – Credit By Marco
Ghidelli
Matilda De Angelis, l’ex fidanzato
Nayt e il fidanzato Alessandro De Santis
8. È fidanzata con un noto
cantante. L’attrice è stata fidanzata per alcuni anni con
l’attore Andrea Arcangeli. I due si sono
presentati insieme a diversi eventi di gala, come il red carpet
della Mostra di Venezia. La coppia però si è lasciata dopo alcuni
anni e in seguito ha avuto una breve relazione il rapper
Nayt con Pietro Castellitto, nata sul set di Rapiniamo
il Duce. Ad oggi, l’attrice è fidanzata con
Alessandro De Santis, il cantante dei Santi
Francesi, conosciuto tramite Instagram.
Matilda De Angelis è su Instagram
9. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo, seguito da 785 mila persone.
All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie
scattate in momenti di svago, ma non mancano anche immagini
promozionali dei suoi progetti da interprete. Numerose sono anche
le foto scattate dietro le quinte dei set a cui ha preso parte.
Matilda De Angelis: età e
altezza
10. Matilda De Angelis è
nata a Bologna,Italia, l’11 settembre
1995. L’altezza complessiva dell’attrice è di 166
centimetri.
Ad Halloween il
cinema festeggia il 15° anniversario
dell’acclamata epopea in stop-motion CORALINE E LA PORTA
MAGICA, il film di animazione di HENRY
SELICK, regista di Nightmare Before
Christmas, che sin dalla sua uscita nel 2009 ha
incantato i fan di tutto il mondo sbaragliando il box office.
Combinando l’immaginazione visionaria di NEIL
GAIMAN, autore del libro
best seller illustrato da DAVE MCKEAN, e la
creatività dello studio cinematografico LAIKA,CORALINE E LA PORTA MAGICA è un’avventura
meravigliosa dalla narrativa avvincente, divertente e piena di
suspense per grandi e piccini.
Buon compleanno Coraline!
Nominato agli
Oscar® 2010 nella categoria “miglior film d’animazione”, è stato il
primo film d’animazione ad essere concepito e realizzato in
vero 3D stereoscopico e a 15 anni dalla prima uscita è
tornato quest’estate a sorpresa nelle sale internazionali
raccogliendo oltre 50 milioni di dollari. Ora, dal 31
ottobre al 3 novembre, in onore del suo 15°
anniversario,CORALINE riapre la porta
magica e torna anche nelle sale italiane, in 2D e in 3D in sale
selezionate (elenco a breve su nexostudios.it e prevendite aperte
dall’11 ottobre), in una nuova edizione rimasterizzata che offre
un’esperienza immersiva senza precedenti,
riportando invita l’atmosfera oscura e fiabesca
che ha reso Coraline un classico moderno. Grazie
all’esclusivo contenuto speciale che arricchisce il film, i fan
potranno inoltre sbirciare per laprima volta dietro le
quinte per osservare il pluripremiato team LAIKA che
costruisce le nuovissime versioni dei pupazzi di Coraline, partendo
da zero. I membri del team – molti dei quali hanno contribuito alla
costruzione dell’originale Coraline – rivisiteranno il design
dell’iconico pupazzo per applicare nuove tecnologie all’avanguardia
sviluppate dallo studio per i 4 film usciti dopo il 2009.
Quella di Coraline
è una storia che ha saputo conquistare ragazzi e adulti. La nostra
protagonista scova e attraversa una porta segreta nella sua nuova
casa e scopre una versione alternativa della sua vita.
All’apparenza, questa realtà parallela è molto simile alla sua vita
reale, solo molto più bella. Ma quando questa avventura fantastica
e meravigliosamente fuori dagli schemi diventa pericolosa e i suoi
genitori “contraffatti” cercano di trattenerla per sempre, Coraline
potrà contare solo sulla sua intraprendenza, determinazione e
coraggio per salvare la sua famiglia e tornare a casa.
Ricordato ancora oggi come il più
celebre interprete di
Superman al cinema, Christopher Reeve
deve il suo successo proprio a quel mitico personaggio, grazie a
cui ha potuto affermarsi all’interno dell’industria. Qui ha svolto
molteplici ruoli, non mancando di sfruttare la propria celebrità
per sostenere cause umanitarie in tutto il mondo. Ancora oggi viene
ricordato per la sua bontà d’animo e per la sua grande resistenza
alle avversità.
Ecco 10 cose che non sai di
Christopher Reeve.
I suoi film per il cinema, la TV e
il documentario Super/Man – TheChristopher Reeve Story
1. Ha interpretato un
celebre supereroe. Nel 1978 l’attore, ancora alle prime
armi, viene scelto per dar vita al
personaggio di Superman al cinema. Reeve debutta in
tali panni nel 1978, con il film Superman,
recitando accanto a Marlon
Brando e Gene Hackman. Riprenderà poi il ruolo anche
per i sequel Superman II
(1980), Superman III
(1983) e Superman IV
(1987). Il successo ottenuto grazie a questi film, come anche tutto
il resto della sua vita fino alla triste scomparsa sono ora stati
raccontati in una documentario dal titolo Super/Man – The Christopher Reeve Story (2024).
2. Ha recitato anche in
altri film. Al di là della saga di Superman, l’attore è
comparso in altri noti film tra gli anni Settanta e Novanta. Il suo
debutto sul grande schermo avviene con Salvate il Gray
Lady (1978), per poi recitare anche in Ovunque nel
tempo (1980), Trappola mortale (1982), con Michael
Caine, I bostoniani (1984), Street Smart
– Per le strade di New York (1987), Cambio marito
(1988), Rumori fuori scena (1992), Quel che resta del
giorno (1993), con Anthony
Hopkins, e Villaggio dei dannati (1995).
3. Ha preso parte a
produzioni televisive. Nel corso della sua carriera Reeve
è comparso anche in titoli per il piccolo schermo, come i
film Anna Karenina (1985), La rosa e lo
sciacallo (1990), Cercate quel bambino (1991),
Incontri dal passato (1992) e La finestra sul
cortile (1998), remake dell’omonimo film. Ha poi recitato
anche nelle serie Love of Life (1975), La strada per
Avonlea (1992), con Christopher
Lloyd. Nel 2003 è invece stato il dottor Virgil Swann
in Smallville.
4. Sposò con una cantante e
attrice. Dopo aver avuto due figli, nati nel 1979 e nel
1982, da una precedente relazione, nel 1992 Reeve sposa
Dana Morosini, attrice e cantante. Particolarmente
riservati, i due raramente rilasciarono notizie sulla propria vita
privata. Un’eccezione venne fatta per comunicare la nascita di un
figlio di nome Will. La coppia visse insieme fino alla scomparsa di
Reeve, avvenuta nel 2004.
Christopher Reeve e Robin
Williams
5. Era un grande amico del
noto attore. All’interno del mondo di Hollywood, Reeve
poteva vantare alcune solide amicizie. Una delle più note era
quella con l’attore Robin
Williams. Quando Reeve era ricoverato in ospedale in
seguito al suo terribile incidente, Williams si recò a trovarlo
vestito da chirurgo, allietando la sua permanenza e aiutandolo a
ritrovare il sorriso.
Christopher Reeve è Superman
6. È stato allenato da un
celebre attore e culturista. Al momento di dover
interpretare Superman nel 1978, l’attore per risultare credibile
aveva bisogno di acquisire una notevole massa muscolare. Per
riuscirvi, chiese l’aiuto di DavidProwse, noto culturista e attore. Questi aveva
infatti dato corpo al personaggio di Darth Vader nella trilogia
originale. Grazie al suo aiuto, Reeve riuscì ad essere in perfetta
forma per il ruolo.
7. Si ispirò al volo degli
alianti. Per le scene dove Superman viene ripreso mentre
si libra in aria grazie alla sua capacità di volare, l’attore
decise di ispirarsi al movimento degli alianti. Reeve, che aveva
guidato diverse volte tale mezzo, cercò infatti di riprodurne le
movenze per rendere più credibile il volare del personaggio.
8. Il rapper ha reso omaggio
a suo modo all’attore. Eminem, si sa, ha un talento non
solo per il rap ma anche per attirare su di sé feroci critiche
parlando senza troppi filtri di argomenti spesso tabù. Negli anni,
il rapper ha fatto sapere di aver scritto una canzone dedicata a
Reeve che doveva far parte dell’album Encore, ma che venne
rimossa per via della concomitante morte dell’attore. Il brano è
però stato ora inserito, con il titolo Brand New Dance
nell’album The Death of Slim Shady (Coup de Grâce). Eminem
ha fatto sapere che, sebbene in esso si prenda gioco dell’attore, è
il suo modo di omaggiare lui e la sua coraggiosa vita.
L’incidente a cavallo e le cause
della morte
9. È stato vittima di un
terribile incidente. Il 27 maggio 1995, nel corso di una
gara a cavallo a Charlottesville, nel parco equestre Commonwealth a
Culpeper, in Virginia, Reeve cadde rovinosamente da cavallo,
riportando una lesione del midollo spinale cervicale. Reeve subì
una paralisi permanente dal collo in giù, perdendo l’uso degli arti
e anche la capacità di respirare autonomamente. Da quel momento ha
vissuto la sua vita su una sedia a rotelle, collegato a un
respiratore artificiale. Negli anni a seguire continuò come
possibile a recitare, divenendo anche un attivista nella tutela dei
disabili e della ricerca sulle cellule staminali.
10. Morì molto
giovane. Nato il 28 settembre del 1952, Reeve morì
d’infarto il 10 ottobre 2004, a 52 anni, al Norther Westchester
Medical Center di New York, dove era stato ricoverato 12 ore
prima a causa di un attacco cardiaco, conseguente a una grave
infezione provocata da una lesione da pressione.
La quarta stagione di
Superman and
Lois di The CW ha debuttato ieri sera con un
doppio episodio, riprendendo proprio da dove si era interrotto il
finale della terza stagione, con l’Uomo d’Acciaio e Doomsday
impegnati in un brutale combattimento.
Il fatto che avremmo assistito alla
morte di Superman non sarà stata una sorpresa per nessuno, e il
primo episodio si è concluso con il mostruoso Doomsday che gettava
il corpo senza vita di Clark Kent ai piedi della sua famiglia. Ma
mentre questo accadeva, vediamo Amanda McCoy avvicinarsi a Lex
Luthor e consegnargli un dispositivo.
“Non è un granché, ma
Milton mi ha assicurato che funzionerà ”, dice.
“Ha fatto bene ”, risponde Lex, ispezionando il
dispositivo. “Che ne dici di tenerlo tra noi?”.
McCoy continua. “L’ultima cosa di cui quel cervellone ha
bisogno è che questo gli dia alla testa”.
Questo sembra essere un cenno a
Milton Fine, introdotto in Adventures of
Superman #438 del 1988 come mentalista controllato da
Vril Dox, alias Brainiac. Resta da vedere se questo significa che
vedremo effettivamente il cattivo in questa stagione finale.
Non si parla di Milton
nell’episodio 2, che affronta le conseguenze della morte di
Superman mentre Jordan e Jonathan cercano di recuperare il cuore
del padre da Luthor. Naturalmente, sottovalutano molto il cattivo,
che distrugge l’organo davanti a Jordan.
Lois e i ragazzi visitano la
Fortezza della Solitudine per dare l’addio a una registrazione
fatta da Clark in caso di morte, ma dubitiamo fortemente che questa
sia l’ultima volta che vedremo l’Uomo d’Acciaio.
Cosa c’è da sapere sulla quarta
stagione di SUPERMAN & LOIS
La quarta stagione di Superman
and Lois riprende proprio da dove si era
interrotta la precedente: con Superman (Tyler
Hoechlin) e il mostro di Luthor impegnati in una
feroce battaglia che distrugge la luna, mentre Clark (Tyler
Hoechlin) lotta per la sua vita contro la creatura apparentemente
inarrestabile. Tornato a terra, il Generale Lane (guest star Dylan
Walsh) lotta per rimanere in vita dopo essere stato rapito dagli
scagnozzi di Luthor, mentre Lois (Elizabeth Tulloch), Jordan (Alex
Garfin) e Jonathan (Michael Bishop) fanno una corsa contro il tempo
per salvarlo.
Ma ad ostacolarli c’è Lex Luthor
(Michael Cudlitz) in persona, che si è trasferito definitivamente a
Smallville come prossimo passo del suo piano malvagio per
distruggere Lois Lane. Nel frattempo, Lana Lang (la guest star
Emanuelle Chriqui) usa la sua posizione di sindaco per contrastare
i piani di Luthor, una mossa che la mette nel mirino dell’uomo più
pericoloso del mondo e minaccia tutto ciò che le è caro. Questo
include la sua relazione con John Henry Irons (guest star Wolé
Parks), che deve mettere da parte i suoi progetti alla Ironworks e
rientrare nel Dipartimento della Difesa, ora che il Generale Lane è
scomparso. Ma non sono l’unica coppia in difficoltà: Chrissy Beppo
(guest star Sofia Hasmik) e Kyle Cushing (guest star Eric Valdez)
devono affrontare una battaglia in salita, con innumerevoli
ostacoli che minacciano di rovinare il loro futuro insieme.
In mezzo al caos, anche Sarah
Cortez (guest star Inde Navarette) e Natalie Irons (guest star
Tayler Buck) si uniscono alla lotta contro Luthor, mentre entrambe
si trovano ad affrontare decisioni impossibili sul loro percorso di
vita. E mentre la battaglia di Clark contro il terrificante mostro
continua, Lois, i suoi ragazzi e il mondo intero devono affrontare
una possibilità impensabile: e se Superman non tornasse mai
più?