Disney+ ha diffuso il trailer e il poster di Once
Upon a Studio, il nuovo cortometraggio originale Walt
Disney Animation Studios che debutterà il 16 ottobre in esclusiva
sulla piattaforma streaming.
In Once Upon a Studio, gli
amatissimi personaggi dei Walt Disney Animation Studios si
ritrovano in una divertente ed emozionante reunion, per realizzare
una spettacolare foto di gruppo in occasione del 100° anniversario
Disney. Con 543 personaggi da oltre 85 lungometraggi e corti
Disney, il corto accoglie eroi e antagonisti, principi e
principesse, aiutanti e stregoni – in un nuovo stile che unisce
animazione tradizionale e computer grafica – per celebrare 10
decenni di storytelling, talento e successi tecnologici.
Il cortometraggio è scritto e
diretto da Dan Abraham e Trent
Correy e prodotto da Yvett Merino e
Bradford Simonsen.
È stato diffuso il Trailer Ufficiale
di Diabolik chi sei?, l’ultimo capitolo della
trilogia dedicata al Re del Terrore diretta dai Manetti
bros. Il film verrà presentato alla Festa
del Cinema di Roma nella sezione Grand Public (18 – 29
ottobre 2023) e uscirà nelle sale il 30
novembre distribuito da 01 Distribution.
Dietro la maschera del Re del
Terrore Giacomo Gianniotti, Miriam Leone è l’affascinante Eva Kant,
Valerio Mastandreal’instancabile
ispettore Ginko e Monica Bellucci la carismatica e
anticonvenzionale Altea.
A completare il ricco cast di questa
ultima avventura, tra gli altri, Pier Giorgio
Bellocchio, nel ruolo del sergente Palmer, Chiara
Martegiani, Massimiliano Rossi, Mario
Sgueglia, Francesco Turbanti, Emanuele
Linfatti, Michele Ragno, Amanda
Campana, Andrea Arru, Max
Gazzè, Carolina Crescentini, Paolo
Calabresi, Lorenzo Zurzolo, Barbara
Bouchet.
Con il soggetto dei Manetti
bros. e Mario Gomboli,
tratto dalla storia originale di Angela e Luciana Giussani, la
sceneggiatura scritta dai Manetti
bros. e Michelangelo
La Neve, Diabolik
chi sei?è una produzione Mompracem
con Rai Cinema,
prodotto da Carlo Macchitella, Manetti
bros. e Pier
Giorgio Bellocchio in
associazione con Astorina e
con Bleidwin,
con il sostegno dell’Emilia-Romagna
Film Commission e Friuli-Venezia
Giulia Film Commission con
il contributo di Calabria
Film Commission.
Il film uscirà nelle sale distribuito da 01
Distribution.
Diabolik chi sei? la trama
Catturati da una spietata banda di
criminali, Diabolik e Ginko si trovano faccia a faccia.
Rinchiusi in una cella, senza via di uscita e certi di andare
incontro a una morte inevitabile, Diabolik rivela all’ispettore il
suo misterioso passato. Intanto, Eva Kant e Altea sono alla
disperata ricerca dei loro uomini. Le strade delle due rivali si
incroceranno?
La nuova serie originale italiana
Disney+I
Leonidi Sicilia, la saga familiare
tratta dall’omonimo bestseller di Stefania Auci, sarà presentata in
anteprima alla diciottesima edizione della
Festa del Cinema di Roma. Disney+
ha inoltre diffuso il primo trailer della serie tv. I
Leonidi Sicilia debutterà il
25 ottobre in esclusiva sulla piattaforma
streaming con i primi quattro episodi, mentre i restanti quattro
saranno disponibili a partire dal 1° novembre.
Dal regista Paolo
Genovese, che ne è anche produttore creativo, la serie in
otto episodi è prodotta da Francesco e
Federico Scardamaglia per Compagnia Leone
Cinematografica e da Raffaella Leone e
Marco Belardi per Lotus Production, una società
Leone Film Group. I
Leonidi Sicilia è una serie
scritta da Ludovica Rampoldi e Stefano
Sardo.
I
Leonidi Sicilia è l’avvincente
storia della famiglia Florio. I fratelli Paolo e Ignazio sono due
piccoli commercianti di spezie fuggiti da una Calabria ancorata al
passato e in cerca di riscatto sociale. In Sicilia s’inventano un
futuro, dove a partire da una bottega malmessa danno vita a
un’attività florida che il giovane figlio di Paolo, Vincenzo, con
le sue idee rivoluzionarie, trasformerà poi in un impero. Tuttavia,
a travolgere la vita di Vincenzo, e quella di tutta la famiglia, è
l’arrivo dirompente di Giulia, una donna forte e intelligente, in
contrasto con le rigide regole della società del tempo. I
Leonidi Sicilia è un’epopea
fatta di amore, famiglia, successi, guerre e rivoluzioni, che si
svolge nella Sicilia dell’Ottocento fino all’Unità d’Italia del
1861.
La serie è interpretata da Michele Riondino nel ruolo di Vincenzo Florio,
Miriam Leone in quello di Giulia Portalupi,
Donatella Finocchiaro in quello di Giuseppina,
Vinicio Marchioni nei panni di Paolo Florio,
Eduardo Scarpetta nel ruolo di Ignazio Florio
(figlio di Vincenzo), Paolo Briguglia in quello di
Ignazio Florio, Ester Pantano nel ruolo di
Giuseppina giovane e Adele Cammarata in quello di
Giovanna D’Ondes.
Un efficace sistema di parental control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza di
visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre al “Profilo
Bambini” già presente sulla piattaforma, gli abbonati possono
impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un pubblico più
adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per garantire
massima tranquillità ai genitori.
Lo sceneggiatore di Taxi Driver Paul
Schrader esprime la propria opinione riguardo una teoria
riguardante il finale del film e la possibile morte di Travis
Bickle. Uscito nel 1976, il film diretto da Martin Scorsese
rimane una delle opere più acclamate del regista, in cui Robert De Niro
interpreta in modo memorabile il ruolo da protagonista di Bickle,
un veterano instabile con desideri sempre più violenti. Il climax
del film, come noto, vede Bickle ferito in una raccapricciante
sparatoria da lui provocata. Ora, in una risposta a una domanda su
Facebook, Schrader chiarisce le
sue intenzioni riguardo al finale di Taxi Driver.
Come noto, tale finale è
sorprendentemente violento. Travis, decidendo di salvare Iris
(Jodie Foster),
una prostituta adolescente, entra nel bordello dove lavora e uccide
il suo magnaccia e uno dei clienti di Iris, riportando diverse
ferite da arma da fuoco nel processo. Egli sembra però sopravvivere
a tale scontro a fuoco, venendo poi riconosciuto come un vero e
proprio salvatore, quando solo poche scene prima aveva cercato di
portare a termine un attentato alla vita di un politico. In ogni
caso, dopo la sparatoria Travis torna a fare il suo lavoro di
tassista, di fatto ritrovandosi in un certo senso di nuovo
intrappolato nella propria quotidianità.
Una teoria popolare che circola da
tempo, però, presuppone che Bickle in realtà muoia durante la
sparatoria culminante e che le scene finali del film siano in
realtà frutto della sua immaginazione, prima di spegnersi per
sempre. Schrader, tuttavia, afferma che non è così che vede il
finale. Il commento a cui ha replicato chiedeva infatti sé
“l’ultima sequenza è la fantasia morente di Travis”, al
quale Schrader ha dunque risposto con un “non era nostra
intenzione ma è un’interpretazione legittima“. Se dunque da
una parte Schrader afferma che non c’è niente di sbagliato nel
credere che Bickle muoia davvero, egli non condivide questa
possibilità, la quale negherebbe il senso ultimo del film.
È stata annunciata la selezione
ufficiale della Festa del
cinema di Roma 2023, che si svolgerà dal 18 al 29 ottobre
2023 all’Auditorium Parco della Musica Ennio
Morricone sotto la direzione artistica di
Paola Malanga insieme al Presidentedella Fondazione Cinema per
RomaGian Luca
Farinelli e a Francesca Via, Direttrice
Generale. Ad aprire la Festa, come già annunciato, sarà il
film C’è ancora
domani, diretto ed interpretato da Paola
Cortellesi. Per quanto riguarda invece i premi alla
carriera, alla Festa del Cinema di Roma quest’anno tali
riconoscimenti saranno assegnati all’attrice Isabella Rossellini e Shigeru
Umebayashi, compositore giapponese Shigeru Umebayashi è autore di
alcune fra le più iconiche colonne sonore della storia del cinema
mondiale.
Di seguito, ecco il
programma della 18esima edizione della Festa del Cinema di
Roma:
CONCORSO PROGRESSIVE CINEMA
– VISIONI PER IL MONDO DI DOMANI
Concorso internazionale senza distinzione tra film di finzione,
documentari e film in animazione.
UN AMOR di Isabel Coixet, Spagna, 2023,
128’
ASHIL (ACHILLES)
di Farhad Delaram, Iran, Germania, Francia, 2023, 116’ | Opera
prima |
AVANT QUE LES FLAMMES NE S’ETEIGNENT (AFTER THE
FIRE)
di Mehdi Fikri, Francia, 2023, 96’ | Opera prima |
BLACK BOX di Asli Özge, Germania, Belgio,
2023, 120’
Film di
apertura C’È ANCORA DOMANI di Paola Cortellesi, Italia,
2023, 118’ | Opera prima |
COMME UN FILS (LIKE A SON)
di Nicolas Boukhrief, Francia, 2023, 105’
EN DAG KOMMER ALLT DET HÄR BLI DITT (ONE DAY
ALL THIS WILL BE YOURS)
di Andreas Öhman, Svezia, 2023, 105’
LA ERECCION DE TORIBIO BARDELLI (THE ERECTION
OF TORIBIO BARDELLI)
di Adrián Saba, Perù, Brasile, 2023, 82’
FREMONT di Babak Jalali, Stati Uniti, 2023,
88’
HOLIDAY di Edoardo Gabbriellini, Italia,
2023, 102’
HYPNOSEN (THE HYPNOSIS)
di Ernst De Geer, Svezia, Norvegia, Francia, 2023, 98’ | Opera
prima |
MI FANNO MALE I CAPELLI di Roberta Torre,
Italia, 2023, 83’
THE MONK AND THE GUN di Pawo Choyning
Dorji, Bhutan, Stati Uniti, Francia, Taiwan, 2023, 107’
PEDÁGIO (TOLL)
di Carolina Markowicz, Brasile, Portogallo, 2023, 101’ | Opera
prima |
PELURI – KUOLEMA ON ELÄVIEN ONGELMA (LA MORTE È
UN PROBLEMA DEI VIVI)
di Teemu Nikki, Finlandia, Italia, 2023, 97’
UN SILENCE (A SILENCE)
di Joachim Lafosse, Belgio, Francia, Lussemburgo, 2023, 100’
SWEET SUE di Leo Leigh, Regno Unito, 2023,
97’ | Opera prima |
UROTCITE NA BLAGA (BLAGA’S LESSONS)
di Stephan Komandarev, Bulgaria, Germania, 2023, 114’
FREESTYLE
Sezione non competitiva composta da
titoli di formato e stile liberi.
FILM
ACCATTAROMA di Daniele Costantini, Italia,
2023, 85’
DISPARARON AL PIANISTA (THEY SHOT THE PIANO
PLAYER)
di Fernando Trueba, Javier Mariscal, Spagna, Francia, 2023, 103’ |
Animazione |
GLI IMMORTALI di Anne-Riitta Ciccone,
Italia, 2023, 128’
JE’VIDA di Katja Gauriloff, Finlandia,
2023, 99’
MOTHER, COUCH di Niclas Larsson, Stati
Uniti, Danimarca, Svezia, 2023, 96’ | Opera prima |
THE PERSIAN VERSION di Maryam Keshavarz,
Stati Uniti, 2023, 107’
À LA RECHERCHE di Giulio Base, Italia,
2023, 90’
SEGNALI DI VITA di Leandro Picarella,
Italia, Svizzera, 2023, 106’ | Doc |
TROPPO AZZURRO di Filippo Barbagallo,
Italia, 2023, 88’ | Opera prima |
WANTED di Fabrizio Ferraro, Italia, 2023,
90’
ARTS
ALLO LA FRANCE di Floriane Devigne,
Francia, Svizzera, 2023, 78’ | Doc |
AND THE KING SAID, WHAT A FANTASTIC MACHINE
di Axel Danielson, Maximilien Van Aertryck, Svezia, Danimarca,
2023, 85’ | Doc |
FELA, IL MIO DIO VIVENTE di Daniele Vicari,
Italia, 2023, 90’ | Doc |
GRANDMOTHER’S FOOTSTEPS di Lola Peploe,
Francia, 2023, 64’ | Doc |
IN BED WITH GONDRY di François Nemeta,
Francia, 2023, 52’ | Doc |
JEFF KOONS. UN RITRATTO PRIVATO di Pappi
Corsicato, Italia, 2023, 100’ | Doc |
KIM’S VIDEO di David Redmon, Ashley Sabin,
Stati Uniti, 2023, 88’ | Doc |
NINO MIGLIORI. LA FESTA CHE ROVESCIA IL MONDO PER
GIOCO di Elisabetta Sgarbi, Italia, 2023, 35’ | Doc
|
OBSESSED WITH LIGHT di Sabine Krayenbühl,
Zeva Oelbaum, Stati Uniti, Francia, Germania, 2023, 90’ | Doc |
LA PITTURESSA di Fabiana Sargentini,
Italia, 2023, 80’ | Doc |
SHAKESPEA RE DI NAPOLI di Ruggero
Cappuccio, Nadia Baldi, Italia, 2023, 90’
LA SOLITUDINE È QUESTA di Andrea Adriatico,
Italia, 2022, 98’ | Doc |
TAKING VENICE di Amei Wallach, Stati Uniti,
2023, 98’ | Doc |
TEHACHAPI di JR, Francia, 2023, 92’ | Doc
|
WHO TO LOVE di Giorgio Testi, Italia, 2023,
30’
SERIE
I LEONI DI SICILIA
di Paolo Genovese, Italia, 2023, 2 ep., 111’ | Serie |
In coproduzione con
Alice nella città MARE FUORI 4 di
Ivan Silvestrini, Italia, 2023, 2 ep., 100’ | Serie |
LA STORIA di Francesca Archibugi, Italia,
Francia, 2023, 1 puntata, 100’ | Serie |
SUBURRÆTERNA di Ciro D’Emilio, Alessandro
Tonda, Italia, 2023, 2 ep., 90’ | Serie |
GRAND PUBLIC
Sezione non competitiva dedicata al cinema per il grande
pubblico.
CENTO DOMENICHE di Antonio Albanese,
Italia, 2023, 94’
COTTONTAIL di Patrick Dickinson, Regno
Unito, Giappone, 2023, 94’ | Opera prima |
DALL’ALTO DI UNA FREDDA TORRE di Francesco
Frangipane, Italia, 2023, 90’ | Opera prima |
DIABOLIK CHI SEI? di Antonio Manetti, Marco
Manetti, Italia, 2023, 124’
DREAM SCENARIO di Kristoffer Borgli, Stati
Uniti, 2023, 101’
EILEEN di William Oldroyd, Stati Uniti,
2022, 97’
THE END WE START FROM di Mahalia Belo,
Regno Unito, 2023, 102’ | Opera prima |
ET LA FÊTE CONTINUE! di Robert Guédiguian,
Francia, Italia, 2023, 106’
FINGERNAILS di Christos Nikou, Stati Uniti,
2023, 113’
JULES di Marc Turtletaub, Stati Uniti,
2023, 87’
In coproduzione con
Alice nella città KIMITACHI WA DŌ IKIRU KA (IL RAGAZZO E L’AIRONE)
di Hayao Miyazaki, Giappone, 2023, 124’ | Animazione |
I LIMONI D’INVERNO di Caterina Carone,
Italia, Polonia, 2023, 110’
NUOVO OLIMPO di
Ferzan Ozpetek, Italia, 2023, 111’
PALAZZINA LAF di Michele Riondino, Italia,
2022, 99’ | Opera prima |
THE PERFORMANCE di Shira Piven, Stati
Uniti, 2023, 112’
THE ROYAL HOTEL di Kitty Green, Australia,
2023, 91’
Dopo una terza stagione
che aveva annacquato fin troppo il divertente e pruriginoso concept
iniziale, con un’ansia di rappresentazione che sovrastava il bene
del racconto, Sex Education torna con un quarto e ultimo
ciclo, disponibile su piattaforma dal 21 settembre. Lo fa con
un addio lungo otto episodi, una manciata di
personaggi nuovi, qualche dramma più o meno serio e tutte le
sfumature della sessualità che riescono ad entrare in otto ore di
serie tv targata Netflix.
Sex Education 4, la trama
Avevamo lasciato i
protagonisti del liceo di Moordale alle prese con la chiusura della
loro scuola. Una location simbolica nello show, che era stata
teatro di disagio adolescenziale, controversie e incomprensioni,
epidemie di clamidia, capre maltrattate e situazioni al limite
dell’inverosimile. Ora i giovani uomini, donne e non etichettabili
hanno compiuto il passo verso un territorio sconosciuto, il
Cavendish Sixth Form College, un campus con una rinomata
reputazione di progressismo, autogestito dagli studenti in
un’atmosfera irreale e variopinta in cui sembra esserci spazio per
chiunque. Ed è in effetti quello che Otis, Eric e gli altri si
trovano davanti: una scuola accogliente, attenta alle esigenze di
tutt*, senza barriere architettoniche, in cui la comunità queer è
non solo integrata, ma è il vero centro della vita scolastica, che
promuove la gentilezza come approccio alla vita. Un balzo in avanti
davvero notevole, ma allo stesso tempo destabilizzante, dal momento
che il Moordale, invece, era tutto ciò che poteva esistere di
grigio, gretto e chiuso. E mentre Maeve è partita per gli Stati
Uniti alla volta della prestigiosa Wallace University, inseguendo
il suo sogno di diventare scrittrice, a Moordale Otis sembra non
cavarsela altrettanto bene, con una vera e propria rivoluzione in
famiglia, l’arrivo della piccola Joy, e una nuova realtà in cui
trova occupato quello che pensava potesse essere il suo posto.
Sex Education
4 porta ancora con sé i segni di quella che era la prima
brillante stagione ideata daLaurie Nunn, ma da molto tempo
gli spettatori hanno potuto vedere come quella che era partita come
un’educazione sessuale si è poi trasformata in una educazione
sentimentale, sempre teneramente piccante, ma più incentrata sulle
relazioni e la loro gestione, che sulla natura sessuale dei
rapporti.
Fatta la pace con tale
assunto, questo ultimo ciclo decide di sconfinare sul piano
dell’assurdo, non solo mettendo in scena sogni premonitori e
visioni divine ma anche offrendo delle risoluzioni quasi sempre
conciliatorie e rassicuranti a molti dei suoi personaggi. Tutto il
parterre di rappresentazione che ha sfilato in maniera meccanica
nella terza stagione, viene adesso ulteriormente arricchito ed
esplorato con un risultato senza dubbio più credibile e
interessante. A raccogliere i maggiori benefici di questo lavoro di
scrittura è forse Eric (Ncuti Gatwa), il
personaggio con l’arco narrativo più completo.
Un’utopia in mezzo al mondo
reale
La serie propone uno
spazio utopico, sicuro, in cui l’esigenza di ascolto e l’effettivo
essere ascoltati vanno di pari passo e la diversità viene
effettivamente vista come una ricchezza da valorizzare. È un mondo
immaginario e difficilmente rintracciabile nella quotidianità,
tuttavia questo non deve essere per forza un limite: la serie offre
un punto di vista, un vero e proprio mondo immaginario che non
risparmia sofferenza e drammi ma che mantiene una sua coerenza e
una sua tendenza alla risoluzione dei conflitti, promuovendo il
culto della gentilezza. Un’isola felice in un mondo, quello reale,
dove la tolleranza sembra appartenere ancora e troppo a nicchie
circoscritte.
Tuttavia, per quanto sia
alta e nobile questa intenzione, Laurie Nunn si
conferma più attenta alle dichiarazioni di intenti che al suo
stesso racconto. Il processo di svilimento del personaggio di Otis
ne è l’esempio migliore. Da adolescente complessato ma saggio e
propositivo, con una cotta per la misteriosa Maeve, diventa un
maschietto che si sente minacciato nella sua “professione”, che
prova a tarpare le ali alla sua compagna, che sfrutta chi ha un
debole per lui, che trascura gli amici. Il povero Otis non sembra
avere più una collocazione, è l’unico personaggio che non fa nessun
passo avanti e il cui arco narrativo non ha nessuna spinta verso
una conclusione.
A differenza di quanto
invece succede a Maeve, a Ruby, e soprattutto al citato Eric.
Sembra che arrivati alla quarta stagione, gli showrunner non
sapessero esattamente cosa farsene di dell’unico etero normale
della storia (forse perché non rappresentante di una minoranza che
va valorizzata?), schiacciato tra le personalità del suo interesse
amoroso che ormai è una donna ambiziosa, con i suoi dolori e i suoi
sogni, una ex bulletta in cerca di redenzione e l’”amico gay” che
finalmente trova il coraggio di risolvere dentro di sé un conflitto
profondissimo che lo ha sempre definito come personaggio, ovvero
far conciliare il suo essere fieramente gay con il suo essere
devotamente cristiano, vivendo allo scoperto in una comunità che
mal sopporta i queer.
Quest’incapacità di servire il
racconto rispetto alla necessità di mettere in scena situazioni che
possano essere una rappresentazione della molteplicità degli
spettatori stessi è il principale problema di Sex Education
4, che, rispetto alla stagione 3 ha l’aggravante di
trapiantare i personaggi in un luogo che è tutt’altro che ostile al
loro percorso. E succede che in nome dell’inclusione e della
rappresentazione, entrambe sacrosante, si rinuncia a raccontare la
storia, il conflitto, che dovrebbe essere invece il motore degli
avvenimenti. Forse la naturale conclusione dello show era quella di
costruire un mondo dove la “sex education” non serve più, perché
utopisticamente sono tutti consapevoli, esperti, accettati e
felici di essere come sono. Alleluja! Purtroppo chi paga le
conseguenze di questa “felicità” è proprio il gusto per la
narrazione, che evita ogni curva e si fa percorso dritto,
obbligato.
SEX EDUCATION SEASON 4
Cosa resta di Sex Education
Nel corso degli anni,
Sex Education ha attraversato tante fasi,
mostrandosi di volta in volta come una commedia irriverente che
prometteva di rispondere a domande e curiosità sul sesso, un
teen drama dal sapore anni ’80, una riflessione sul
diventare adulti e fare delle scelte, una vetrina per la
rappresentazione della varietà umana intesa come ricchezza e
bellezza, con la conseguente e comprensibile difficoltà di stare al
mondo che l’essere queer comporta, una dramedy che non
risparmia sofferenze grandi e piccole ai suoi protagonisti.
Si chiude eliminando ogni
forma di conflitto, ogni ostacolo, offrendo ai suoi protagonisti
una strada spianata da percorrere, una realtà in cui le difficoltà
sono tutte superabili, i mondi tutti accessibili, insomma, uno
spirito estremamente contemporaneo in cui molti spettatori,
soprattutto i più giovani, si troveranno a proprio agio, capiti e
accolti. E se da una parte appare questa la direzione che le nuove
generazioni vogliono per un mondo nuovo, dall’altra l’arte del
racconto è la principale vittima di un mondo in cui il conflitto
non ha più nessun valore narrativo.
Ormai da mesi si vocifera che
l’atteso Deadpool
3 riporterà molti personaggi Marvel della Fox sul grande schermo
e per la prima volta nel MCU. Una nuova voce aggiunge ora
carburante a queste teorie e la voce è quella proprio del regista
del film, Shawn Levi. Parlando con Slash Film, Levy ha infatti
dichiarato che quanto realizzato nel corso del tempo dalla Fox con
alcuni personaggi Marvel (in particolare gli X-Men), influenzerà la
storia di Deadpool 3. Levy
afferma inoltre che solo perché Deadpool 3 è un film dell’MCU, ciò non
significa che “all’improvviso l’eredità di Fox non esista
più“, poiché “ha plasmato molto di ciò che ora conosciamo
come MCU“.
Levi termina poi evidenziando dunque
l’importanza di quell’eredità sul nuovo film del MCU, confermando
che: “certamente fa parte della nostra narrazione“. Alla
luce di queste dichiarazioni, i presunti cameo di molti degli X-Men
sino ad oggi visti sul grande schermo diventa molto più certi
all’interno di Deadpool 3. Non tutti quelli che ci si
aspetta di ritrovare nel film potrebbero però esserci realmente, in
quanto Levi ha aggiunto che “alcune di queste voci sono vere,
altre no“. Non resta a questo punto che aspettare maggiori
aggiornamenti sul film, attualmente in pausa per via degli
scioperi in corso ad Hollywood ma, stando a quanto riportato,
molto vicino all’essere completato.
Deadpool 3: quello che sappiamo sul film
Sebbene i dettagli ufficiali della
storia di Deadpool 3, con
protagonista Ryan Reynolds,
non siano infatti ancora stati rivelati, si presume che la trama
riguarderà il Multiverso. Il modo più semplice per i Marvel Studios di unire la
serie di film di Deadpool – l’unica parte del
franchise degli X-Men sopravvissuta all’acquisizione
della Fox da parte della Disney – è stabilire che i film di
Reynolds si siano svolti in un universo diverso. Ciò preserva i
film degli X-Men della Fox nel loro universo, consentendo al
contempo a Deadpool e Wolverine, di nuovo interpretato
da Hugh Jackman,
viaggiare nell’universo principale dell’MCU.
Nel film saranno poi presenti anche
personaggi presenti nei primi due film di Deadpool, come
Colossus e Testata Mutante Negasonica. Da tempo, però, si vocifera
che anche altri X-Men possano fare la loro
comparsa nel film, come anche alcuni altri supereroi della
Marvel comparsi sul
grande schermo nei primi anni Duemila, in particolare il Daredevil di Ben
Affleck. L’attrice Jennifer Garner
sarà presente nel film con il ruolo di Elektra, che riprende dunque
a quasi vent’anni di distanza dal film a lei dedicato.
In attesa di ulteriori conferme,
sappiamo che Shawn
Levy dirigerà Deadpool 3,
mentre Rhett Reese e Paul
Wernick, che hanno già firmato i primi due film sul
Mercenario Chiacchierone, scriveranno la sceneggiatura basandosi
sui fumetti creati da Rob Liefeld,
confermandosi nella squadra creativa del progetto. Il presidente
dei Marvel Studios, Kevin
Feige, aveva precedentemente assicurato ai fan che rimarrà
un film con rating R, proprio come i primi due film, il che lo
renderebbe il primo film dello studio con tale classificazione
matura.
Il regista Guillermo del
Toro ha rivelato di cosa avrebbe parlato il suo film di
Star
Wars ormai scartato, insieme a nuovi dettagli su
cosa avrebbe comportato. Come noto, sono stati molti i film
appartenenti alla saga di Star Wars scartati nel recente
passato, in parte a causa dell’orientamento di Lucasfilm verso lo
streaming. del Toro era uno dei tanti pronti ad accettare di
dirigere un film della serie, ma anche il suo progetto non ha poi
mai preso vita. Ora, anni dopo il suo sviluppo iniziale, stanno
però emergendo dettagli sul tipo di film che il suo avrebbe dovuto
essere.
Parlando con Josh Horowitz,
lo sceneggiatore David Goyer ha infatto parlato
della scrittura del film di Star Wars che Toro avrebbe
dovuto dirigere, rivelando che non c’era solo una “bella
sceneggiatura“, ma anche dei “begli artwork” di
accompagnamento, rivelando fino a che punto l’idea è riuscita a
superare il processo prima di essere definitivamente scartata. Le
sue parole sono poi state confermate anche dallo stesso del Toro,
che ha condiviso ulteriori dettagli tramite il proprio account
Twitter, menzionando le lettere J e BB come indizi riguardo
l’oggetto del film. I fan della saga riconosceranno subito in tali
lettere il nome di Jabba the Hutt.
Questa non è la prima volta che Toro
afferma di voler portare Jabba sotto i riflettori. Già nel 2015
disse che avrebbe voluto realizzare un film su
Jabba the Hutt nello stile de Il Padrino, dando
all’iconico daimyo di Tatooine un aspetto completamente nuovo.
Secondo Goyer, tutto questo è accaduto nel 2019, in un periodo in
cui per la Lucasfilm, dopo il fallimento al botteghino di Solo: A Star Wars
Story, decise di abbandonare del tutto, almeno per il
momento, i film antologici, concentrandosi piuttosto sulle serie
per Disney+. Tuttavia, ora che nuovi film sono stati confermati per
la sala, non è impossibile che qualcuno dei progetti ad oggi
scartato venga ripescato e realizzato, magari proprio quello di
Goyer e del Toro.
A quasi dieci anni
dall’ultimo capitolo del franchise, tornano
Sylvester Stallone,
Jason Statham e i protagonisti del quarto
I mercen4ri – Expendables. Una nuova missione che
si stacca dalle precedenti e che arriva dopo le note turbolenze
produttive, poi superate, per la gioia dei fan del supergruppo
storicamente composto dagli eroi degli action movie moderni. Che
potranno assistere all’ennesimo salvataggio del mondo grazie alla
Vertice360, che dal 21 settembre distribuisce il film nei cinema di
tutta Italia, e scoprire la nuova generazione di “sangue fresco”
chiamata ad affiancare Barney, Lee, Gunnar (Dolph
Lundgren) e Toll Road (Randy
Couture).
I
mercen4ri salveranno il mondo
Che ritroviamo in Libia,
in un vecchio impianto di armi chimiche di Gheddafi, dove sono
nascosti dei pericolosi detonatori per missili nucleari obiettivo
delle mire dello spietato Suharato Rahmat e del suo
esercito privato, lì per conto del misterioso Ocelot. Una vecchia
conoscenza di Barney Ross decisa a mettere in pericolo il mondo e
la pace tra le superpotenze, a meno che non ci pensino i nostri
eroi. In formazione rinnovata, con una nuova guida dopo il
fallimento della missione in Libia e la perdita di una pedina
fondamentale, i mercenari “sacrificabili” inseguono Rahmat su una
nave che trasporta l’arma definitiva, dove avrà luogo lo scontro
finale e tutti i segreti verranno rivelati.
Un
poker poco (con)vincente
Intelligentemente, la
comunicazione del film ha scelto di puntare sull’entusiasmo dei
protagonisti – vecchi e nuovi – per presentare il quarto capitolo
di un franchise che dopo il 2014 sembrava esser stato seppellito
dalle beghe e discussioni tra le star. Una tensione e tanti
ripensamenti che devono aver condizionato non poco la produzione e
la scrittura di una storia piuttosto classica, ma carente proprio
in quelli che erano sempre stati i marchi di fabbrica degli
Expendables.
“Molto ben costruito,
intelligente, preciso e sempre con la giusta ironia e
sfacciataggine” lo definisce Andy Garcia, “un flm
fantastico, con un sacco di sorprese e grande intrattenimento”
Dolph Lundgren (comunque uno dei migliori e più in linea col
passato), ma pare più comprensibile il “una figata” di 50
Cent, tra le new entry della missione, che – mestamente – sembra
ormai buona – solo? – per “andare al cinema, bere
una coca e mangiarepopcorn“, rubando le parole al
regista Scott Waugh (Project
X-Traction, con Jackie Chan e
John Cena), che sicuramente le intendeva in senso
più positivo.
Megan Fox as Gina, Andy Garcia as Marsh and Jacob Scipio as Galan
in The Expendables 4. Photo Credit: Yana Blajeva
Un
B-movie incredibile
Purtroppo c’è anche lui
sul banco degli ‘imputati’ del fallimento di questo capitolo, che
anche considerato il peso dell’assenza dallo schermo di un colosso
come Sly avrebbe potuto trarre vantaggio da una diversa regia,
limitando l’eccesso di primi piani poco coerenti con la narrazione
e di effetti digitali da B-movie, che oltre a non migliorare la
messa in scena non fanno che aumentare la delusione per un action
troppo finto per essere almeno “incredibile” come ai bei tempi.
Con tutto il rispetto per
i nuovi, difficile competere con i cast di una volta, anche se con
una diversa caratterizzazione persino il figlio del Galgo di
Antonio Banderas avrebbe fatto miglior figura. Un esempio
emblematico di come anche loro risultino in definitiva ostaggi di
dialoghi poveri (a qualcuno il duetto ‘aereo’ tra Christmas e
Barney potrebbe ricordare i Piloti Tortora e Bertolino), di
una sequela di coreografie di combattimento e di acrobazie fini a
se stesse, colorate solo da uno splatter da videogioco che speriamo
non sia stato il motivo principale del divieto ai minori di 14 anni
che la censura italiana ha regalato al film.
Tentativi vani di
riempire il vuoto lasciato dagli ormai Expended (in questo
caso più “consumati” che – definitivamente –
“sacrificati“) e dall’assenza di un vero twist o di un vero
cattivo. E chissà se sfruttando diversamente l’accenno a una
rinnovata centralità della presenza femminile, rimasta poco più di
una citazione (e non solo per una Megan Fox sempre sopra le righe),
non si sarebbe evitata almeno la sensazione di star assistendo a
uno delle decine di film da seconda serata in tv con Jason
Statham novello Steven Seagal, contro
tutti.
“Still Up”
significa, letteralmente, “ancora su”, figurativamente è
un’espressione molto sintetica che in inglese indica l’essere
ancora svegli, anche a tarda ora. E quale miglior titolo potevano
trovare Steve Burge e Natalie
Walter per la loro nuova insolita commedia romantica che
racconta di una relazione tra due persone che soffrono di
insonnia?
Still Up, la trama
Danny e
Lisa sono due amici accomunati da un disturbo molto
fastidioso per quanto comune: entrambi sono insonni, per cui, ogni
volta che il mondo va a dormire, loro restano svegli, a parlare, a
raccontarsi, a farsi ridere molto e con grande frequenza. Una
relazione, la loro, che sembra essere l’amicizia perfetta: i due
sono leggeri, senza mai sottovalutare le paure e le incertezze
dell’altro, sono aperti e intimi, sono onesti, su tutto. Tranne in
merito a quello che provano l’uno per l’altra. E dopotutto non c’è
niente che possano dirsi, perché se Danny ha una fortissima paura
di uscire di casa causata da un trauma che ma mano si svelerà, Lisa
ha una relazione stabile e una figlia molto piccola. I due
condividono soltanto la notte, quel momento di disagio che deriva
dal non riuscire a riposare, ma che per loro diventa una finestra
sul mondo dell’altro, alla ricerca di una gioia, o forse di un
amore, che sembra impossibile.
Antonia
Thomas e Craig Roberts sono gli splendidi
protagonisti di Still Up, dal 22 settembre su Apple TV+ con i primi tre
episodi, seguiti da un episodio settimanale ogni venerdì, fino al
27 ottobre. La serie, ideata e scritta da Steve
Burge e Natalie Walter, nasce come
risposta al lockdown, un germe nato da quel momento che
unisce tutto il mondo in cui telefoni, chat e videochiamate
tenevano unito un mondo in isolamento. E sebbene proprio quel mondo
faccia di tutto per lasciarsi indietro quei mesi, le conseguenze di
quella chiusura forzata incidono ancora sulla psiche di molti.
L’insonnia come finestra su un
mondo possibile
E così l’insonnia, che
per chiunque è una condanna, per Danny e Lisa diventa un momento
quasi romantico di condivisione e di sfogo. Le puntate sono infatti
tutte ambientate di notte, nel corso di una telefonata trai due
protagonisti, e questa struttura consente di raccontare tre storie
contemporaneamente, rendendo molto ricco ogni minuto che si vede a
schermo. Da una parte abbia infatti due storie che si svolgono
contemporaneamente, ovvero quella che vive Lisa e quella che vive
Danny, ma allo stesso tempo abbiamo anche la storia che si
raccontano i due al telefono, e quindi si vede crescere, episodio
dopo episodio, questa relazione così insolita eppure così
intima.
Still Up parla infatti di relazioni, in
particolare di relazioni romantiche ma da un punto di vista
insolito e bizzarro che ha allo stesso tempo la caratteristica di
risultare anche confortevole e rassicurante. Nessuno dei due
protagonisti è un eroe romantico da manuale, ma entrambi compiono
il loro viaggio verso un mondo di possibilità. Quello che di questo
viaggio rimane nel cuore dello spettatore è l’umorismo, l’ironia,
ma anche il forte senso di solitudine che pervade queste due anime
isolate dal mondo che dorme, sveglie e vigili in una Londra
notturna in cui tutto sembra possibile.
Tra le saghe cinematografiche più
acclamate degli ultimi anni vi è senza ombra di dubbio quella di
Transformers, basata sugli omonimi
giocattoli e serie animate della Hasbro e Takara Tomy degli anni
’80. Con cinque film, questa ha ad oggi superato i 4 miliardi di
incasso a livello mondiale. Il primo film, uscito nel 2007 ha così
dato inizio a questa epica narrazione che vede contrapposta la
specie umana ai robotici alieni capaci di trasformarsi e adattarsi
ad ogni situazione, i quali non hanno però tutti intenzioni ostili.
Nel 2009 è poi uscito il primo sequel, intitolato
Transformers – La vendetta del caduto
(qui la recensione)
Anche questo secondo lungometraggio
è diretto da Michael Bay, esplosivo regista di
film come The Rock, Pearl Harbor e Armageddon.
Previsto già prima dell’uscita del primo capitolo, questo sequel si
è affermato come un successo altrettanto importante. Con un incasso
di oltre 400 milioni di dollari è infatti diventato il
quarantaquattresimo maggiore incasso nella storia del cinema. Il
film non ha però mancato di dividere critica e pubblico, ottenendo
numerosi pareri negativi e ben tre Razzie Awards come peggior film,
peggior regista e peggior sceneggiatura, oltre alle candidature per
gli interpreti protagonisti.
Nonostante ciò, il film è da vedersi
come un gigantesco giocattolone tutto effetti speciali ed
esplosioni, con sequenze d’azione entusiasmanti e ottime per una
visione spensierata in cui l’intrattenimento è tutto ciò che si
cerca. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e al
relativo videogioco. Infine, si elencheranno anche
le principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Transformers – La vendetta del
caduto: la trama del film
Questo secondo capitolo si apre nel
17000 a.C., quando i Sette Prime viaggiarono nell’universo per
creare l’Energon, un minerale che funge da energia primaria per
tutti i Transformers. Per crearlo usarono macchine, chiamate Sun
Harvester, in grado di assorbire le stelle distruggendole. Uno di
loro, The Fallen, sfidò però la regola di non
distruggere mai la stella di un pianeta con la vita, posizionando
una di quelle macchine sulla Terra. The Fallen venne dunque
affrontato dagli altri Prime che lo imprigionarono prima che
potesse innescare la macchina attraverso la Matrice del Comando. Il
resto dei Prime quindi si sacrificò per nascondere la Matrice in
una posizione sconosciuta.
Nel presente, due anni dopo la
battaglia di Mission City, gli Autobot e le forze armate
statunitensi hanno formato una task force internazionale per
eliminare i Decepticon sopravvissuti. Nel frattempo, Sam
Witwicky si sta preparando a frequentare il college
lontano dalla sua ragazza Mikaela Banes e dal suo
guardiano Bumblebee. La sua ricerca di
tranquillità viene però stravolta dal ritorno di
Megatron, il quale riunitosi con The Fallen
intende ora scatenare la potenza del Sun Harvester. Il ragazzo,
insieme al leader dei Prime Optimus si troverà
dunque a dover nuovamente salvare l’intero pianeta e la donna
amata.
Transformers – La vendetta del
caduto: il cast del film
Ancora una volta ad interpretare il
protagonista umano, Sam Witwicky, è l’attore Shia LaBeouf.
Prima del primo film, Bay pensava che egli fosse troppo adulto per
interpretare il ruolo di un teenager. LaBeouf, però, lo convinse
presentandosi al provino truccato in modo tale da sembrare più
giovane. Per prepararsi al suo ruolo, inoltre, l’attore si è
allenato per tre mesi, guadagnando diversi chili di muscoli, solo
per scoprire poi che il regista voleva un personaggio più agile che
forte. Accanto a lui, nei panni di Mikaela Banes vi è ancora una
volta Megan Fox.
Anche lei si è allenata al fine di ottenere il fisico necessario
per poter dar vita alle complesse sequenze d’azione del film.
Nel film sono poi presenti gli
attori Josh Duhamel
nei panni del capitano Lennox, Ramon
Rodriguez come Leo Spitz e Tyrese Gibson
come Epps. Kevin Dunn interpreta Ron Witwicky,
padre di Sam, mentre John Turturro è
l’agente Simmons. A dare voce al transformers Optimus Prime vi è
Peter Cullen, il quale aveva già doppiato il
personaggio nella serie animata degli anni Ottanta. La voce del
villain Megatron era stata nel primo film quella di Hugo Weaving,
celebre per le trilogie di Matrix e Il Signore degli
anelli. Tony Todd dà qui voce
a The Fallen, mentre Mark Ryan è infine la
voce originale di Bumblebee.
Transformers – La vendetta del
caduto: il videogioco, il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
Parallelamente al film, è stato
pubblicato anche anche l’omonimo videogioco basato sugli eventi del
lungometraggio. Questo è stato reso disponibile per le console
Xbox 360, PlayStation 3, Wii, Nintendo DS e
PC Microsoft Windows. Ognuna di queste versioni
segue però in modo piuttosto libero la trama della propria
controparte cinematografica, in quanto diversi sono stati gli
sviluppatori occupatisi della cosa. Come per Transformers: The
Game, La vendetta del caduto dispone di due campagne
distinte, la prima che riproduce le azioni del Autobot, mentre la
seconda quelle dei Decepticon. Il gioco, ben accolto, aggiunge poi
nuove missioni e personaggi.
È possibile fruire di
Transformes – La vendetta del caduto
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple
iTunes, Sky, Infinity+, Paramount+, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 21 settembre alle ore
21:00 sul canale 20 Mediaset.
Il regista premio
Oscar Robert Zemeckis ha nel corso della sua
carriera realizzato film di vario genere, dal fantascientifico
Ritorno al futuro al
drammatico Forrest Gump,
dall’horror Le verità nascoste al
biografico TheWalk. Uno dei suoi titoli più
bizzarri e ancora oggi più apprezzati è anche La morte
ti fa bella, da lui diretto nel 1992 e scritto da
Martin Donovan e David Koepp. Il
film è in particolare ricordato per la sua trama grottesca, in cui
si mescolano commedia e fantasia, ma anche per i suoi sbalorditivi
effetti speciali, premiati poi con l’Oscar.
Il film si presentava infatti come
tecnologicamente complesso da realizzare e ha rappresentato un
importante progresso nell’uso degli effetti generati dal computer,
sotto la direzione pionieristica della Industrial Light and Magic.
Ad esempio, è stato il primo film in cui è stata utilizzata una
trama della pelle generata al computer. Nonostante la grande
presenza di effetti speciali e il coinvolgimento di celebri
interpreti di Hollywood, La morte ti fa bella riuscì ad
avere un budget contenuto di soli 55 milioni di dollari. L’incasso
globale di 150 portò dunque il film ad affermarsi come un buon
successo, con personaggi e scene ancora oggi iconiche.
Negli anni la pellicola ha poi
guadagnato lo status di cult, come anche un significativo numero di
fan, specialmente all’interno della comunità LGBT. Si tratta dunque
di un film imperdibile, sorprendente sotto più punti di vista e
sempre divertente nella sua follia. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama di La morte ti fa bella
La storia di La morte ti fa
bella vede Helen Sharp, ambiziosa
aspirante scrittrice, sconvolta dal tradimento del suo fidanzato
Ernest Melville con la seducente attrice
Madeline Ashton, ex compagna di classe di Helen.
Vent’anni dopo, Helen sembra aver finalmente superato i propri
traumi, curando sé stessa e divenendo la scrittrice che desiderava
essere. Al contrario, la rivale Madeline ha perso tutta la sua
bellezza nonché popolarità, vivendo ora una crisi matrimoniale con
Ernest. Per paura che il marito possa decidere di lasciarla per
tornare con Helen, Madeline decide di rivolgersi ad una misteriosa
clinica dove l’affascinante Lisle le fa acquistare
un elisi di lunga vita. Da quel momento, la vita di lei, di Helen e
del pover Ernest diventerà quantomai ricca di imprevisti.
La morte ti fa bella: il cast del film
Ad interpretare il ruolo della
scrittrice Helen Sharp vi è l’attrice premio Oscar Goldie
Hawn, mentre il ruolo di Madeline Ashton è interpretato
dalla tre volte premio Oscar Meryl Streep.
Entrambe hanno dichiarato di aver trovato i personaggi talmente
originali da non poter perdere l’occasione di darvi vita. La
Streep, però, ha anche affermato di aver trovato frustrante
l’esperienza di doversi relazionare con i tanti effetti speciali
nel film, al punto tale da non voler più prendere parte ad un film
simile. Nel corso delle riprese si è anche verificato uno
spiacevole incidente quando durante la scena di lotta tra le due
donne la Streep ha realmente ferito al volto la collega.
Nel ruolo di Ernest Menville si
ritrova l’attore Bruce Willis,
il quale ha sostituito Kevin Kline dopo che questi
chiese un compenso troppo elevato. L’attrice italiana Isabella
Rossellini, invece, interpreta la misteriosa Isle.
Poiché per tale personaggio era prevista una scena di nudo, la
Rossellini richiese una controfigura, non volendo lei recitare
senza indumenti. In totale, l’attrice, pur essendo indicata come
una delle interpreti primarie del film, compare soltanto per 12
minuti complessivi all’interno del film. Nel ruolo di uno dei
dottori presenti nel corso della storia, inoltre, vi è il celebre
regista premio Oscar Sydney Pollack, che compare
con un cameo non accreditato.
La morte ti fa bella: il finale alternativo del
film
Originariamente il film aveva un
finale differente rispetto a quello oggi ufficiale. In questo, dopo
essere fuggito dalla casa di Lisle, Ernest trovava rifugio nel bar
dove lavorava Toni, una ragazza con cui aveva
stretto amicizia interpretata da Tracey Ullman.
Con lei l’uomo riusciva a inscenare la sua morte e a scappare via.
Ventisette anni dopo, in Europa, Madeline ed Helen, ormai ridotte a
manichini grotteschi, sono in viaggio per sfuggire alla noia di
quella “vita forzata”. Per caso si imbattono in un’anziana coppia
che si tiene per mano su una panchina, e se ne prendono gioco. I
due anziani si rivelano poi essere proprio Ernest e Toni.
Tale finale fu però tagliato e
sostituito dopo che una prima proiezione di prova aveva fatto
riscuotere pareri negativi. In generale, lo si era ritenuto troppo
sdolcinato e poco in linea con il resto del film. Per questo il
personaggio di Toni venne interamente rimosso, portando a
riscrivere interamente le sorti del personaggio di Enerst. La
sceneggiatura originale, contenente tale finale, nonché le riprese
fatte di questo, sono oggi disponibili online e per i fan si tratta
di materiale particolarmente interessante, specialmente per poter
guardare il film con altri occhi.
La morte ti fa bella: il
trailer e dove vedere il film completo in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete.La morte ti fa
bella è infatti disponibile nei cataloghi di
Google Play, Apple iTunes, Amazon Prime Video e
Now. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma
di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere
un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui
guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di giovedì 21settembre alle ore 21:10 sul
canale TwentySeven.
Quanto costa l’essere onesti? Qual è
lo scotto da pagare per averci almeno voluto provare? A questa
domanda potrebbe rispondere Franco Amore, che nei suoi 35 anni di
rispettabile carriera nell’arma si è sempre distinto per essere un
uomo integerrimo, pulito, giusto. Fra i motivi d’orgoglio è il non
aver mai sparato un colpo a nessuno, come se questa fosse quasi
stata la sua missione fin dall’inizio. Lo affermano anche i
suoi colleghi, poco prima che lui depositi tesserino e pistola
andando in pensione. Eppure, come ci vuole dimostrare
Andrea di Stefano con L’ultima notte
di Amore,
terzo lavoro che lo vede in forma smagliante in cabina di
regia, basta poco per far vacillare certe convinzioni o, potremmo
anche dire, obiettivi. In poche ore, l’intera esistenza di Amore
sarà rimessa in prospettiva, cambierà traiettoria, allontanata da
quella placida tranquillità in cui il poliziotto viveva, per
catapultarsi in una notte gelida e buia che lo stringerà in una
forte morsa. Il film è stato presentato alla 73esima
edizione del Festival di Berlino, nella sezione Berlinale
Special Gala, ed è ora nella Top Ten di NOW,
disponibile per lo streaming.
L’ultima notte di Amore, la
trama
Franco Amore (Pierfrancesco
Favino) è un poliziotto onesto, ligio al dovere,
integro. Nei suoi 35 anni di onorata carriera può vantare il non
aver mai usato la pistola per sparare un colpo a qualcuno e questo
lo mostra un po’ debole agli occhi di qualcuno che vuol credersi un
pezzo grosso. Mancano pochi giorni alla pensione, Amore sta
finalmente per riposarsi, quando va a fare visita a un imprenditore
cinese, il quale gli offre una somma consistente di denaro per
fargli svolgere un’attività di security. In un primo momento, il
poliziotto è combattuto: accettare o no? Non vuole che qualcosa
vada storto poco prima di essere congedato dall’arma. Ma i soldi
servono, ha una famiglia da mantenere, vive a Milano ma è un
emigrato calabrese. Per cui acconsente, dovrà portare un carico, ma
alle sue condizioni: nessuno dovrà avere armi o droghe. Eppure,
quello che sta per fare, ha il sapore dell’illegalità. La notte in
cui dovrà effettuare la consegna, la vita di Franco Amore cambierà
per sempre, e un incidente che si trasformerà in tragedia metterà a
rischio la sua onestà.
Il debutto italiano di Andrea Di
Stefano
L’ultima notte di
Amore si inscrive in un genere ibrido, come molti
hanno già potuto notare. È, prima di ogni cosa, un noir fiero della
sua natura oscura, che sottolinea però la sua sottotraccia
poliziesca. In Francia si chiama polar, e Di
Stefano per il suo debutto italiano (i precedenti sono entrambi
produzioni internazionali) vuole davvero rendere
l’esperienza una galleria di emozioni e stati d’animo
tensivi, sfruttando al meglio l’uso delle immagini. Perché
in L’ultima notte di Amore sono le
inquadrature ad esprimersi, a parlare, a raccontare un uomo diviso,
in bilico: da una parte c’è luce, dall’altra il buio più totale.
Amore cammina su un filo sottile, rischiando di cadere
costantemente. Il suo pensionamento dopo quest’ultima notte
infuocata è a rischio, ma in quel tratto di strada, dove si è
consumata la morte del suo caro amico Dino per colpa sua, niente
potrebbe avere più importanza.
Cosa accadrà? Cosa ne sarà del suo
domani? Ma, soprattutto, chi lo ha incastrato? Il regista induce a
domandarselo costruendo la tensione, come dicevamo, per immagini,
con un film puramente di regia. Una regia solida, nitida, corposa.
Che incastra nella sua architettura narrativa ogni dubbio, problema
e inquietudine dapprima con un ritmo dinamico, che nel climax
centrale cede poi il passo a una lentezza quasi estenuante, tale da
far rimanere con il fiato sospeso. A enfatizzare il
racconto, una Milano torva e livida, immersa in
un’atmosfera evocativa nella quale la colonna sonora incalzante
(come accade nel piano sequenza aereo iniziale) gioca un ruolo
fondamentale.
Franco Amore
È chiaro però, e lo è sin dalle
prime scene, che L’ultima notte di Amore
si erge interamente sulle spalle di un magistrale
Pierfrancesco Favino, la cui espressività facciale sembra
sempre prestarsi bene a questo tipo di performance strutturate.
Favino ci consente di accedere ai chiaroscuri esistenziali di un
uomo che, in qualche maniera, si è lasciato alla fine tentare, per
poi venire braccato su tre fronti: dalla legge e dallo Stato, che
ha fatto rispettare e che ha servito, dai colleghi corrotti e
infine dalla criminalità. È l’affresco di un essere umano
al confine: da una parte la giustizia dall’altra
l’inganno. I dubbi, le turbolenze emotive, il senso di oppressione,
Favino ce li restituisce tutti senza alcuna sbavatura,
confermandosi uno degli attori più bravi nel panorama
cinematografico italiano. L’ultima notte di
Amore è Franco Amore. È Pierfrancesco Favino che si
lascia completamente scivolare in un personaggio che, alla fine,
scopriamo non essere poi così davvero onesto. Perché in fondo, e
purtroppo, siamo tutti corruttibili. In un modo o nell’altro.
Il due volte premio Oscar Michael Caine
si è espresso riguardo l’essere un attore a 90 anni, spiegando di
trovarsi ora sostanzialmente in pensione. Dopo oltre 70 anni
passati nel mondo dello spettacolo, Caine ha detto che ora è
“in un certo senso” in pensione dalla recitazione,
spiegando come è arrivato a questa decisione in un’intervista con
The Telegraph, dove ha affermato
che “non riesco a camminare correttamente e tutto il
resto“. Ha però poi aggiunto di non aver paura di morire in
quanto “alla fine, tutti si uniranno a me. Nessuno dirà “Mi
dispiace tanto che stai per morire, vorrei che rimanessi come me e
non stessi per morire”. Tutti muoiono, ma almeno sono arrivato fino
ai fottuti 90 anni“.
“Ho avuto la migliore vita
possibile a cui avrei potuto pensare. La migliore moglie possibile
e la migliore famiglia possibile. Potrebbero non essere una
famiglia che gli altri direbbero essere la migliore famiglia
possibile, ma per me è la migliore famiglia possibile”. Quando
gli è stato chiesto per cosa volesse essere ricordato, Caine ha poi
affermato: “per il fatto che sono rimasto un attore per tutta
la vita e non mi sono mai dedicato a nient’altro. Non me ne sono
mai andato, non ho mai voluto andarmene”. Se Caine si fosse
realmente ritirato dalla recitazione, il suo ultimo film sarà
l’imminente The Great Escaper, diretto da
Oliver Parker.
Il film, con Glenda
Jackson, è basato sulla storia vera di Bernard “Bernie”
Jordan, un veterano della Royal Navy scomparso dalla sua casa di
riposo all’età di 89 anni per recarsi in Francia per poter
partecipare al 70° anniversario del D-Day. Caine ha detto di aver
usato un “ottimo bastone da passeggio” nel film, mentre
Parker e il team dietro al film drammatico franco-britannico si
sono assicurati che l’attore non lavorasse troppo. Distribuito da
Warner Bros. Pictures UK, il film ha una data
d’uscita prevista per il 6 ottobre nel Regno Unito, mentre non si
hanno ancora notizie riguardo una data d’uscita nelle sale
italiane.
L’ultima luna
di settembre è il film d’esordio dell’attore mongolo
Amarsaikhan Baljinnyam che, oltre ad aver scritto
la sceneggiatura, ha anche ricoperto il ruolo da protagonista.
Durante la sua carriera, vissuta prevalentemente nel suo Paese, si
era già sperimentato nella scrittura di lungometraggi con
Under the turquoise sky del 2021, ma questa volta
sceglie di spostarsi dietro la macchina da presa per il profondo
legame con la sua terra e il bisogno di raccontarlo. La storia è
tratta da un romanzo breve scritto da T. Bum-Erden intitolato
Tuntuulei, che è il nome dell’altro giovane
protagonista, interpretato dal piccolo e talentuoso Tenuun-Erdene
Garamkhand. Il regista è venuto a conoscenza del libro quasi dieci
anni fa mentre collaborava con lo scrittore ad alcune produzioni.
Interrogandosi su come mettere in scena certe tematiche, si è
trovato il romanzo tra le mani ed è stato amore a prima
lettura.
Amarsaikhan
Baljinnyam, noto anche per la sua interpretazione del
personaggio Ariq Boke nella serie NetflixMarco Polo del 2014, decide così di
rielaborare il testo di Tuntuulei e trasformarlo ne
L’ultima luna di settembre con lo scopo di
mostrare la Mongolia al mondo occidentale o, meglio, raccontare
l’incursione dell’uno attraverso l’altra.
L’ultima luna di
settembre, la trama
Tulga (Amarsaikhan
Baljinnyam) è quasi un uomo di mezza età che vive in città e lavora
come capo chef in un hotel a cinque stelle. Viene contattato da un
conoscente del padre che lo avvisa essere in fin di vita e di
affrettarsi a raggiungerlo.
Si spalanca così uno
scenario che non abbandonerà la macchina da presa nemmeno per un
momento. Un mondo fatto di praterie sconfinate, poche capanne,
pascoli a perdita d’occhio, mandrie. Un luogo fuori dal tempo, con
suoni e ritmi impensabili, dove il cellulare non prende se non
sopra una montagna, e comunque tenendolo su un’asta stando in
bilico sulla sella di un cavallo.
È geniale l’uso di brevi
e asciutti elementi che narrano l’invadenza della produttività e
della modernità, perché è evidente che siano mostrate da un autore
che ha vissuto in prima persona la dilatazione di quegli spazi la
durata delle giornate, ad oggi inconcepibile.
L’uomo è ospitato
dalla natura
Ne L’ultima
luna di settembre è descritto un mondo rurale del
quale l’uomo è ospite che, pur non essendo né selvaggio né
inospitale, lo fa adeguare a una vita fatta di agricoltura e
allevamento e, più di tutto, ogni azione non è finalizzata
all’accumulo, bensì alla semplice sussistenza.
Ciò in cui riesce
impeccabilmente il regista, considerando l’aspetto contenutistico
del film, è far calare perfettamente lo spettatore nella logica di
quel tipo di vita che è, di fatto, più simile alle inclinazioni
esistenziali, mostrando parallelamente e con chiarezza il
disorientamento di un uomo che ha imparato a preferire la
città.
Lontano dalla retorica
industrializzata pentita
Tulga viene a salutare il
padre e s’impegna per qualche settimana a falciare un prato per
mettere da parte del fieno destinato al bestiame. In quei giorni
farà la conoscenza del piccolo pastore Tuntuulei e dei suoi nonni e
tante cose si scioglieranno nel suo cuore. L’ultima luna
di settembre è lontanissimo dalle retoriche di uno
sguardo industrializzato pentito sulla natura selvaggia, non ha
nulla di rievocazioni hippie on the road. È una battuta d’arresto
di fronte al silenzio tombale di un paesaggio sterminato rotto solo
dal ronzio di qualche insetto, ma è soprattutto l’angoscia
dell’uomo moderno disperso e infantilizzato che fugge con
immaturità da qualunque cosa lo faccia stare davanti a se stesso,
soprattutto la semplicità di un ragazzino che ha ben presente ciò
che conti nella vita: costruire relazioni autentiche.
Per alcuni aspetti è
straziante il film di Amarsaikhan Baljinnyam, ma
riesce a consegnare risposte molto lineari allo spettatore,
palesando l’impronta di un autore che sa intimamente ciò che sta
facendo vedere attraverso le immagini che sceglie.
A 63 anni sembrano
decisamente lontani i tempi del Belfagor – Il fantasma del
Louvre del 2001 con cui la maggior parte del pubblico italiano
fece la conoscenza del parigino Jean Paul Salomè (La
padrina). Che ritroviamo come regista del La
verità secondo Maureen K., presentato in concorso nella
Sezione Orizzonti di Venezia 2022 e finalmente distribuito nei
cinema italiani, dal 21 settembre da I WONDER PICTURES in
collaborazione con Unipol Biografilm Collection. Un dramma molto
quotidiano – ispirato alla vera storia di Maureen Kearney
raccontata nel libro “La Syndicaliste” di Caroline
Michel-Aguirre – che grazie a una contenuta Isabelle Huppert riesce a raccontare una violenza, non
solo fisica, con uno stile originale, tra crime, legale e denuncia
sociale.
Maureen Kearney, sola contro tutti
È lei la protagonista,
rappresentante sindacale della centrale nucleare di una
multinazionale francese in difficoltà per l’arrivo di un nuovo
responsabile. Con lui emergono trame segrete che potrebbero
cambiare i rapporti di forza dell’intero settore e mettere a
rischio 50.000 posti di lavoro, eventualità che la donna denuncia
ritrovandosi sola contro tutti. Una storia vera, quella di Maureen
Kearney, aggredita nella propria casa da uno sconosciuto che le
incide una A (come Areva, la società nella quale lavora)
sulla pancia e la lascia sconvolta. È solo l’inizio di una odissea
legale nella quale è la vittima della violenza, sessuale e non
solo, a essere messa sotto accusa dalle indagini, a non essere
creduta, a essere sospettata.
Una
inquietante storia vera, fin troppo credibile
Più che in altri casi, il
termine di Odissea si sposa bene con il viaggio faticoso, lungo e
disseminato di ostacoli sempre nuovi della protagonista, ché la
definizione di “thriller paranoico avvincente e
contemporaneo” sembra riduttiva per quella che sappiamo essere
una storia realmente accaduta. Soprattutto considerando lo stress
emotivo vissuto, le umiliazioni subite, la frustrazione per
l’impotenza patita che il film rende alla perfezione nel suo
svolgersi.
Via via che emergono
nuovi elementi, infatti, e che si affaccia l’ipotesi che la donna
sia una mitomane pronta a tutto per raggiungere i propri scopi
politici e professionali, il resto inizia a perdere di consistenza.
Ovviamente con la complicità di inquirenti e polizia, in questo
caso non servi del potere, ma – ancor più drammaticamente –
abituati a schemi mentali e pregiudizi che Salomè mette a nudo,
senza sottolinearli, rendendoli talmente evidenti da non sentirne
il bisogno.
Il
ritorno della Lettera Scarlatta
Al pubblico, la sua
capacità di empatizzare con la “pessima” vittima che si rivela
essere Maureen, la
sua sensibilità o abitudine a vedere il femminile in un certo modo,
la possibilità di decodificare i tanti messaggi che una storia –
vera, ricordiamolo – del genere porta con sé. Maschilismo
strisciante, complottismo, critica sociale e gap generazionale sono
ovunque, ma più che l’insistito e onnipresente tema del
rovesciamento di vittima in imputata è interessante il concetto di
“Buona vittima” al quale si fa riferimento a più riprese. Quella
ineccepibile, per la quale addolorarsi oltre ogni possibile e
ragionevole dubbio, o scrupolo di coscienza, ma anche la “Sitting
Duck” del titolo inglese, un “bersaglio facile” diremmo noi…
Ed è ancora una
‘lettera scarlatta‘ a marchiare la protagonista di questo
surreale, a tratti kafkiano, spy movie per il quale il regista
ammette di aver pensato a Tutti gli uomini del presidente e
Una squillo per l’ispettore Klute. Thriller politici nei
quali – inevitabilmente, per cronologia – non si avvertiva così
forte la disparità di genere. E tutto quel che spesso ne consegue,
dalla tendenza a screditare l’altra (tirando fuori il classico
Burnout, versione moderna di quel po’ di stress che non si
nega a nessuno da decenni) ad accuse ancora più infamanti e
gratuite. Alle quali si spera che sempre più donne, come la Hupper
insegna, riusciranno a reagire con il desiderio di lottare per
ripristinare una propria verità.
Searchlight
Pictures ha rilasciato il trailer dell’atteso
All of Us Strangers, il nuovo film di
Andrew Haigh (45 anni,Lean on Pete) con
protagonisti gli attori Andrew Scott
(Fleabag) ePaul Mescal
(Aftersun). Nel film,
stando a quanto riportato dalla sinossi, Scott interpreta
Adam, il quale intraprende una relazione con un
misterioso vicino di casa, Harry (interpretato da
Mescal). Mentre il loro rapporto diviene sempre
più profondo, i ricordi trascinano Adam fino alla sua cittadina
natale, dove i suoi defunti genitori (Claire Foy e
Jamie Bell) sembrano vivere ancora con la stessa
età di quando sono morti, 30 anni prima.
Come si può intuire da questa
sinossi e dal trailer ora disponibile, il film promette un racconto
ricco di emozioni, andando a sfidare le leggi della logica per
proporre una situazione in cui il tempo e le emozioni sembrano
essersi congelati, così da poter essere osservati da più
angolazioni diverse. Non è volutamente chiaro quale sia l’artificio
che consente al protagonista di ritrovare i suoi genitori, per i
quali il tempo non è mai passato, ma sembra chiaro che quel trauma
e la sua eventuale risoluzione saranno strettamenti legati al
presente di Adam, nel quale si trova a vivere un’intensa storia
d’amore.
La sceneggiatura, firmata dello
stesso Andrew Haigh, è liberamente ispirata al
romanzo Strangers di Taichi
Yamada. All of Us Strangers è
già stato presentato lo scorso 31 agosto a
Telluride, mentre verrà presentato al
London Film Festival e al New York Film
Festival ad ottobre. La sua uscita nelle sale statunitensi
è attualmente fissata al 22 dicembre, mentre non
si hanno ancora indicazioni riguardo una sua distribuzione
italiana. Considerando il cast, è però molto probabile che il film
troverà un proprio spazio nella stagione cinematografica del nostro
Paese, specialmente considerando che potrebbe diventare uno dei
principali film in corsa per gli Oscar.
Uno dei film che più ha fatto
parlare di sé della scorsa stagione del cinema italiano è
Una femmina, l’esordio alla regia di un
lungometraggio di Francesco Costabile, studente di
regia al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove ha realizzato
i corti L’armadio e Dentro Roma, quest’ultimo
vincitore del Nastro d’argento al miglior cortometraggio e
candidato al David di Donatello come miglior cortometraggio
italiano. Con Una femmina egli porta sullo schermo una
storia molto dolorosa, purtroppo all’ordine del giorno, che pone in
primo piano la forza di una donna che si oppone alla
‘Ndrangheta.
Il film nasce da un’idea del regista
Edoardo De Angelis (Il vizio della speranza,
Comandante) e Lirio
Abbate ed è tratto dal libro inchiesta Fimmine
ribelli, scritto da Abbate, sulle donne vittime di violenza
all’interno dell’organizzazione mafiosa. La protagonista di
Costabile diventa dunque l’emblema di tutt quelle donne, madri,
mogli e figlie che si sono opposte a quella che è considerata
l’organizzazione criminale più arretrata d’Italia, guidata da soli
uomini, che perpetua regole antiquate che vanno dal matrimonio
forzato alla totale sottomissione della donna, pena la morte.
Il film viene presentato in
anteprima internazionale nella sezione ufficiale di “Panorama” al
Festival di Berlino 2022, oltre a riceve poi due candidature ai
David di Donatello 2022 come miglior regista esordiente e miglior
sceneggiatura adattata, affermandosi dunque come uno dei titoli
italiani più importanti del suo anno. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di Una femmina
La storia è quella di
Rosa, giovane dal carattere ribelle, che vive
insieme alla nonna e allo zio in un paesino della Calabria. La sua
quotidianità viene improvvisamente stravolta da qualcosa che emerge
dal suo passato, un trauma che la lega indissolubilmente alla
misteriosa morte di sua madre, di cui Rosa conserva pochi ricordi e
dietro la cui morte vige la più assoluta omertà da parte della sua
stessa famiglia. Grazie all’incontro con Gianni,
giovane guardiano del cimitero del paese, decide di scoprire la
verità e riscattare la memoria di sua madre. Deciderà dunque di
tradire la sua famiglia e cercare la propria vendetta di sangue, ma
quando questa famiglia è la ‘Ndrangheta ogni passo può rivelarsi
fatale.
Ad interpretare Rosa vi è
l’esordiente Lina Siciliano, dal
regista incontrata in una casa famiglia nella
quale era giunta dopo aver vissuto una giovinezza particolarmente
difficile. La giovane, anche per via del suo vissuto, ha dunque
saputo restituire a Rosa un’intensità e una verità genuine,
ricevendo molte lodi per la sua interpretazione. Accanto a lei, nel
ruolo di Gianni, vi è l’attore Mario Russo, mentre
Fabrizio Ferracane, visto di recente anche in
Ariaferma, interpreta
Salvatore. Francesca Ritrovato interpreta Cetta,
madre di Rosa, mentre Anna Maria De Luca è la
nonna Berta. Luca Natale, infine, interpreta il
cugino Natale.
Una femmina, la storia vera dietro il film
Come anticipato, quella di Una
femmina è una storia basata su alcuni eventi reali e ispirata
alle vere donne che si opposero alla ‘Ndrangheta. In particolar
modo, gli sceneggiatori hanno costruito il racconto a partire dalle
vicende di Maria Concetta Cacciola e
Giuseppina Pesce. La prima di queste, nata
all’interno di una potente famiglia calabrese appartenente alla
‘Ndrangheta e costretta all’età di tredici anni a sposare Salvatore
Figliuzzi, il quale ambiva ad entrare nel clan. La sua vita,
condotta perennemente sotto il controllo del marito, del padre e
del fratello, si apre ad una svolta inaspettata l’11 maggio 2011 è
convocata presso la Tenenza dei Carabinieri di Rosarno, per
l’arresto del figlio maggiore per guida senza patente.
Con l’occasione ne approfitta per
rivelare quanto sa della sua famiglia e delle sue azioni per
sfuggire a quel tipo di vita e per dare ai suoi figli un futuro
migliore, correndo però il rischio di essere uccisa nel caso in cui
fosse stata scoperta. Nella notte tra il 29 e il 30 maggio dello
stesso anno, diventa ufficialmente testimone di giustizia, inserita
nel programma di protezione e trasferita di nascosto prima a
Cassano all’Ionio, poi a Bolzano e infine a Genova, senza poter
avere più contatti con la sua famiglia. I genitori cercano però di
ricattarla usando i figli per farsi rivelare ciò che ha confessato
alle autorità. Il 12 agosto accetta di vedere gli avvocati del
clan, che la costringono a firmare una ritrattazione.
Maria si pentirà poi di questo
gesto, ma a quel punto non può più scappare. Due giorni dopo il suo
ultimo contatto con la polizia, il 20 agosto 2011, viene trovata
morente in bagno dopo aver ingerito dell’acido cloridrico che le ha
bruciato la bocca. Tuttavia le autorità non credono alla storia del
suicidio, ed ha così inizio un processo che si conclude con la
condanna della madre a tre anni di arresti domiciliari, del padre a
sei anni e sei mesi di reclusione e del fratello a cinque anni e
otto mesi. Parzialmente diversa è invece la storia
di Giuseppina Pesce, la quale pur vivendo
inizialmente una situazione simile a quella della Cacciola, quando
nel 2010 finisce in carcere con l’accusa di essere la ‘postina’ del
clan.
Inizia a questo punto a collaborare
con il pubblico ministero della Dda di Reggio Calabria, svelando i
crimini della propria famiglia e ottenendo protezione per sé e i
suoi tre figli. La sua vicenda come testimone non è stata priva di
momenti di incertezza su ciò che stava facendo, ma è stata la
consapevolezza che ritrattare tutto l’avrebbe condotta a morte
certa a farle proseguire quel percorso. Oggi Giuseppina Pesce
continua a vivere in una località protetta con i suoi figli. Per il
coraggio dimostrato, è riconosciuta come un’eroina, anche se
purtroppo una delle poche ancora in vita. La sua storia, come anche
quella della Cacciola e di Lea Garofalo, altra
vittima della ‘Ndrangheta, sono raccontate anche nella serie
The Good Mothers,
disponibile su Disney+.
Il trailer di Una femmina
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Una femmina grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di
Infinity+, Prime Video
e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.
Nuove insidie sono in
agguato per mettere a repentaglio i piani di Livia Drusilla per la
restaurazione della Repubblica. Gli scontri per la successione e il
potere continuano a incombere sulle vite dei protagonisti della
serie Sky Original DOMINA – SECONDA
STAGIONE, da domani venerdì 22 settembre con due nuovi
episodi (quinto e sesto, disponibili anche on demand) in esclusiva
su Sky e in streaming solo su NOW.
Mentre Gaio (Matthew
McNulty), è lontano da Roma, Livia (Kasia
Smutniak) e Agrippa (Ben Batt) si trovano ad essere
sempre più uniti nelle loro battaglie. Per Drusilla le prove
difficili non sono finite e quando verrà a conoscenza dei piani di
Gaio per la successione si troverà, ancora una volta, a
fronteggiare non solo nemici terreni ma anche l’ira degli dei. Nel
frattempo Roma è scossa da una notizia inaspettata che sconvolge
l’intero popolo. Gaio, stanco e affaticato dai continui scontri,
prende una decisione che rischia di mandare all’aria i piani di
Livia per la Repubblica. Intanto un altro imprevedibile pericolo è
in agguato.
Kasia Smutniak guida un grande cast
internazionale formato, fra gli altri, da Matthew McNulty (Misfits)
nel ruolo di Gaio, l’imperatore Augusto, marito e complice di
Livia, che mai come ora si renderà conto dell’importanza della
presenza e del supporto di sua moglie. Claire
Forlani (Vi presento Joe Black) è invece Ottavia, la
sorella di Gaio, una donna in cerca di vendetta per la morte del
figlio Marcello, di cui ritiene responsabile Livia; Christine
Bottomley (The End of the F***ing World) è Scribonia, seconda
moglie di Gaio, madre di Giulia e nemica mortale di Livia, contro
cui prova ad escogitare un piano di rivalsa per preservare
l’eredità che le spetta. Ben Batt(Captain America: The First
Avenger) veste i panni di Agrippa, amico d’infanzia di Gaio e
marito della sua unica figlia Giulia, nonché generale e
successivamente console. Un rapporto, il loro, che però verrà messo
a rischio a causa di inaspettati risvolti che porteranno Agrippa a
dover prendere decisioni difficili.
Eccellenze italiane di
rilievo internazionale nel cast tecnico, a partire dal Premio
Oscar® Gabriella Pescucci, che ha curato i costumi della serie,
Luca Tranchino (Prison Break) alla scenografia, Katia Sisto (Penny
Dreadful) al make-up e Claudia Catini (Trust: Il rapimento Getty)
all’hair design.
La serie è creata da
Simon Burke (Fortitude, Strike Back). Produttori esecutivi sono
Simon Burke, Lucy Bedford, Muirinn Lane Kelly e Carmel Maloney. Una
produzione Tiger Aspect Productions, in associazione con EPIX
Studios. Banijay Rights è il distributore internazionale
Mentre Gaio è lontano da
Roma, Livia e Agrippa sono sempre più uniti. Quando scopre i piani
di Gaio per la successione, Livia si trova costretta ad affrontare
un vecchio nemico e a rischiare di scontentare gli dèi. L’onore
militare di Gaio nei confronti di Druso preoccupa Tiberio per la
sicurezza del fratello. Nel frattempo, Domizio e Iullo elaborano il
proprio piano per la successione.
Una notizia scioccante
scatena l’instabilità a Roma. Un Gaio indebolito prende una
decisione sgradita alla successione e Livia dovrà affrontare un
violento cammino per garantire il successo propri piani per la
Repubblica. Il pericolo è in agguato per Livia quando un altro
membro della sua famiglia lavora per distruggerla.
Griselda
debutterà su Netflix il 25 gennaio 2024 in tutti i Paesi in cui il
servizio è attivo. Netflix
rilascia oggi il primo teaser della nuova miniserie con
protagonista
Sofía Vergara dai creatori e produttori di
NARCOS e NARCOS: MESSICO, Eric Newman e Andrés Baiz
(anche regista di tutti gli episodi).
La serie
Griselda è composta da 6 episodi e mostra Sofía
Vergara nel suo primo ruolo drammatico, come non si è mai vista
prima. Oltre a interpretare la protagonista, Vergara è anche
produttrice esecutiva dello show. Nel cast insieme a lei Alberto
Guerra (Dario Sepúlveda), Christian Tappan (Arturo Mesa), Martín
Rodríguez (Rivi Ayala), Juliana Aidén Martinez (June Hawkins),
Vanessa Ferlito (Carmen Gutiérrez).
La trama di
Griselda
Griselda
è ispirata alla vita della scaltra e ambiziosa imprenditrice
colombiana Griselda Blanco, una madre affettuosa che ha creato uno
dei cartelli della droga più redditizi della storia. Con un mix
letale di insospettabile ferocia e fascino, Blanco è riuscita a
tenere in pugno business e famiglia, guadagnandosi il soprannome di
“Madrina”.
Stando ad alcuni rumor, ad ora non
confermati da fonti ufficiali, Ian McKellen
potrebbe tornare ad interpretare Magneto in Avengers: Secret
Wars, film conclusivo della Multiverse
Saga. Secondo lo scooper MyTimeToShineHello, McKellen
tornerà infatti, apparentemente nei panni del cattivo degli X-Men,
nel prossimo film crossover di supereroi. Si tratta di un rumor che
arriva diversi mesi dopo che il co-protagonista di McKellen in
X-Men, Patrick Stewart
(ovvero il professor Charles Xavier), ha lasciato intendere che i
due si erano riuniti per un progetto Marvel segreto.
Stewart ha infatti rivelato nel
febbraio 2023 che McKellen gli aveva offerto alcuni feedback dopo
aver assistito al suo cameo di Doctor Strange nel Multiverso
della Follia. “In realtà, è andata molto bene. Ha
detto qualcosa del tipo ‘Ehi, l’avrei fatto anche io!’, sì, è vero.
Ma non abbiamo finito, Sir Ian e io“, ha detto Stewart.
“Siamo… abbiamo dei piani.” Alla luce di ciò, prima ancora
di Avengers: Secret Wars, si dice che
Magneto e il Professor X potrebbero apparire entrambi in
Deadpool 3, titolo in uscita del Marvel
Cinematic Universe che con gli X-Men ha molto a che fare.
Questo loro coinvolgimento al momento non è però confermato.
Per quanto riguarda invece Avengers: Secret Wars,
i dettagli della trama sono ancora un mistero più totale.
Michael Waldron è stato originariamente assunto
per scrivere la sceneggiatura del film, ma a partire dall’agosto
2023, secondo quanto riferito, non sarebbe più coinvolto nel film
in uscita. Ma anche questa voce è ancora priva di conferme
ufficiali, dato che al momento Waldron non può rilasciare
dichiarazioni per via dello sciopero degli sceneggiatori
attualmente in corso. Attualmente, l’uscitaa di Avengers:
Secret Wars è prevista per il 7 maggio 2027.
Se McKellen dovesse realmente comparire nei panni di Magneto, per i
fan sarebbe certamente una grande gioia.
Foto di Paul Deetman:
https://www.pexels.com/it-it/foto/segno-di-hollywood-2695679/
Lo sciopero della Writers Guild of
America, in corso da maggio, sembra essere più che mai vicino
ad una risoluzione. I negoziatori della WGA si sono incontrati
mercoledì con i capi degli studi
cinematografici, con i due gruppi che hanno rilasciato una
dichiarazione congiunta dopo il loro primo giorno di lavoro al
tavolo. Ora, un nuovo rapporto afferma che un primo accordo tra le
due parti potrebbe arrivare già nella giornata di giovedì e si
tratterebbe del più grande passo in avanti compiuto da entrambe le
parti fino ad oggi.
L’ultima arriva dalla CNBC, dove il giornalista
David Faber riferisce che entrambe le parti
sperano di raggiungere un accordo proprio giovedì. In caso
contrario, riferisce Faber, è quasi certo che lo sciopero durerà
per il resto dell’anno. “Dopo l’incontro faccia a faccia di
oggi, scrittori e produttori sono vicini a un accordo per porre
fine allo sciopero della WGA“, ha twittato Faber mercoledì
sera. “Ci siamo incontrati oggi e si spera di concludere
l’accordo domani, secondo persone vicine ai negoziati, che, pur
essendo ottimiste, avvertono che senza accordo domani lo sciopero
probabilmente continuerà fino alla fine dell’anno.“
La dichiarazione congiunta
rilasciata da WGA e AMPTP, tuttavia, è stata molto sintetica e
fredda e non rivela nulla in termini di tempistiche a parte il
fatto che i gruppi avrebbero ripreso i negoziati, come già
riportato, giovedì 21. “Dichiarazione congiunta di WGA e AMPTP:
WGA e AMPTP si sono incontrate per la contrattazione oggi e si
incontreranno di nuovo domani“, è quanto twittato dalla WGA
mercoledì pomeriggio. Bisognerà dunque attendere questa seconda
giornata di contrattazioni per sapere come realmente stanno andando
le cose. La speranza è che lo sciopero possa risolversi in tempi
brevi con quanto richiesto dagli sceneggiatori, ma il rischio che
il blocco prosegua ancora sembra non essere escluso.
Quali sono i motivi dello sciopero del WGA?
Gran parte della posizione della WGA
è imperniata sulle nuove normative relative alle royalties di
streaming e all’uso dell’intelligenza artificiale nei processi di
scrittura e sviluppo. “Sebbene abbiamo negoziato l’intenzione
di concludere un accordo equo – e sebbene il vostro voto in
sciopero ci abbia dato la leva per ottenere qualche vantaggio – le
risposte degli studios alle nostre proposte sono state del tutto
insufficienti, data la crisi esistenziale che gli scrittori stanno
affrontando“, ha affermato la WGA in una dichiarazione il 1
maggio. “Dobbiamo ora esercitare la massima influenza possibile
per ottenere un contratto giusto trattenendo il nostro
lavoro“. La WGA è in sciopero da 142 giorni al momento della
stesura di questo articolo.
L’anno scorso, a Quentin
Tarantino è stato chiesto un proprio parere riguardo
l’atteggiamento di alcuni dei suoi colleghi registi nei confronti
dei film Marvel o sui supereroi in generale.
Nonostante il regista di Pulp Fictionabbia
ammesso di apprezzare alcuni film tratti dai fumetti (si è detto un
grande fan di Thor: Ragnarök), ha anche delineato quello
che secondo lui è il problema principale con ciò che ha descritto
come la “Marvelizzazione di Hollywood“. “Ci sono tutti
questi attori che sono diventati famosi interpretando questi
personaggi. Ma non sono star del cinema. Giusto? Capitan America è
la star. Oppure Thor è la stella. Voglio dire, non sono la prima
persona a dirlo. Penso che sia stato detto un’infinità di volte… ma
è come se fossero questi personaggi del franchise a diventare una
star”.
Anche se c’è sicuramente un elemento
di verità in questo (il personaggio tende a diventare più
importante dell’attore), qualcuno potrebbe davvero sostenere che
Chris Evans, ad
esempio, non dovrebbe essere considerato una star del cinema perché
ha interpretato Capitan America? A quanto pare, però, lo stesso
Evans è in realtà è d’accordo con Tarantino, almeno in una certa
misura. “Questa è stata la bellezza di lavorare sui film
Marvel. Non hai mai dovuto essere in prima linea né al centro del
progetto“, ha detto Chris Evans durante un’intervista con la
rivista GQ. “Quentin Tarantino lo ha
detto di recente e io ho pensato, sai, ha ragione. Il personaggio è
la stella. Ci sei dentro, ma non ne senti il peso”.
A non essere d’accordo è però il
presidente dei Marvel Studios Kevin Feige, il
quale non vede le cose allo stesso modo del suo ex collaboratore.
“Penso che sia qualcosa che [Chris Evans] stava dicendo a se
stesso, e penso che sia qualcosa che molti dei Vendicatori, incluso
Robert, si direbbero, il che in realtà è stato molto utile per il
processo. Ma in alcuni casi, compreso quello di Chris, non è del
tutto vero”. Come si evince, è questo ancora una discussione
particolarmente attiva, sulla quale si era espresso anche Samuel
L.Jackson, frequente collaboratore
di Tarantino, affermando che “Ci vuole un attore per essere
quei personaggi particolari, qual è sempre stato il segno della
celebrità nel cinema? Molti culi sulle poltrone dei cinema? Di cosa
stiamo parlando allora?”.
In questa terza settimana di
Prossime uscite al cinema è la volta del
ritorno dei Mercenari di
Stallone ma anche di molti film d’autore. Intanto da ieri 20
settembre è già in sala
Gran Turismo – La storia di un sogno impossibile la
trasposizione omonima del celebre videogioco di corse
automobilistiche. Questo film racconta la storia di Jann
Mardenborough, un giocatore del videogame cult che applica le
abilità apprese alla console in varie competizioni
automobilistiche, per diventare un pilota professionista. Nel cast
oltre al giovanissimo protagonista interpretato da Archie
Madekwe anche volti noti come quelli di
David Harbour e
Orlando Bloom.
Vediamo insieme tutte le
Prossime uscite al cinema dal 21 al 28 Settembre
2023
Bersaglio d’amore
Bersaglio d’amore, in originale Eismayer, è stato
presentato alla Settimana Internazionale della Critica a
Venezia 2022 ed è il debutto alla regia dell’austriaco
David Wagner. Questo film è tratto da una storia
vera dell’amore di Charles Eismayer e Mario Falak, due uomini che
si sono incontrati in un mondo in cui tutto era contro di loro cioè
quello dell’esercito. Il cast è composto da Gerhard
Liebmann, Luka Dimic, Julia Koschitz, Anton Noori, Karl
Fischer, Christopher Schärf, Lion Tatzber, Lukas Johne, Matthias
Hack, Harry Lampl.
Felicità è l’unico film italiano presente in queste prossime
uscite al cinema e che ha partecipato, poche settimane, alla
80esima
Mostra d’arte cinematografica di Venezia nella sezione
Orizzonti Extra. Questa pellicola, esordio alla
regia di
Micaela Ramazzotti, è la storia Desirè, interpretata dalla
regista stessa, una giovane donna della periferia romana che lavora
come acconciatrice nel mondo del cinema. La sua vita è un caos, non
riesce a trovare un equilibrio con sé stessa e con il compagno
Bruno, l’attore Sergio Rubini, un professore universitario
completamente diverso da lei. I veri problemi della sua esistenza
però sono soprattutto con i suoi genitori, interpretati da
Max Tortora e Anna Galiena, che assomigliano
più a dei mostri che a degli esseri umani.
I Mercenari 4 – Expendables
Questa saga cinematografica,
iniziata nel 2010, ha conquistato milioni di fan in tutto il mondo
grazie alla sua formula vincente: un mix di azione e acrobazie con
le più grandi icone e star del grande schermo degli anni ’80 e ’90.
I mercenari 4 – Expendables, è nelle presente nelle
prossime uscite al cinema dopo ben 9 anni dal terzo capitolo uscito
in sala nel lontano 2014.
Sylvester Stallone torna a vestire i panni del veterano
mercenario Barney Ross che con la sua squadra stellare, composta
dagli uomini più tosti, affronta una nuova sfida in una trama fitta
da togliere il fiato. Nel cast
Jason Statham, Dolph Lundgren, Randy Couture e
si uniscono per la prima volta Curtis “50 Cent”
Jackson,
Megan Fox, Tony Jaa, Iko Iwais, Jacob Scipio, Levy
Tran e
Andy Garcia.
Il Caftano Blu
Il Caftano Blu è il
secondo lungometraggio di
Maryam Touzani ed è stato presentato in anteprima l’anno scorso
al
Festival di Cannes 2022, dove ha vinto il premio
FIPRESCI Un Certain Regard. La pellicola racconta
di Halim, sarto di talento, con una bottega nella medina di Salé,
dove vive in compagnia della moglie Mina che lo aiuta anche in
negozio. Il loro rapporto è stretto e affettuoso, benché debba
sopportare tanto una malattia che affligge la donna quanto
l’omosessualità nascosta di Halim. L’arrivo di Youssef, un giovane
apprendista molto attento a studiare le tecniche, porta novità
nella routine della coppia, in un periodo scandito dalla cucitura
di un bellissimo caftano blu per una cliente molto esigente.
La verità secondo Maureen K.
La verità secondo Maureen K., titolo originale La Syndicaliste
, di
Jean Paul Salomè, dopo il passaggio nella sezione
Orizzonti l’anno scorso al Festival di Venezia è
presente nelle prossime uscite al cinema. Tratto dall’omonimo libro
è la vera storia di Maureen Kearney, aggredita e umiliata in casa
sua. Sconvolta, Maureen viene inizialmente ascoltata e protetta ma
le indagini si svolgono sotto pressione e nella mente degli
inquirenti iniziano a crescere i dubbi e la donna si ritrova a
essere la prima sospettata. La protagonista di questo thriller
paranoico e contemporaneo è interpretata da una sempre perfetta e
bravissima
Isabelle Huppert.
L’ultima luna di settembre
Questo film è l’adattamento del
romanzo breve Tuntuulei di T. Bum-Erden ed è stato
presentato dalla Mongolia nella corsa agli Oscar. L’ultima
luna di settembre è la storia di Tulgaa che da anni vive
in città ma, dopo un po’, è costretto a tornare al villaggio natale
sulle remote colline per assistere il padre ammalato. Poco dopo il
suo arrivo l’anziano genitore verrà a mancare ma il giovane, come
preso dai ricordi del passato, decide di restare a vivere nella
iurta di famiglia per portare a termine il raccolto che l’uomo
aveva promesso di completare prima dell’ultima luna piena di
settembre.
Strange Way of Life
Strange Way of Life
Presentato in anteprima al
Festival del Cinema di Cannes del 2023, questo è il secondo
cortometraggio in lingua inglese del regista spagnolo
Pedro Almodóvar.
Strange Way Of Life vede per protagonisti
Ethan Hawke e
Pedro Pascal nei panni di due cowboy, pistoleri ed ex amanti
che, si rivedono dopo ben venticinque anni. Questo film di soli 31
minuti dopo il passaggio in sala in Italia sarà disponibile sulla
piattaforma streaming di MUBI.
La regista di The Marvels,
Nia DaCosta, è tornata a parlare del film in
arrivo nelle sale il 10 novembre, spiegando
di essere stata pienamente consapevole sin da subito di
quanta influenza e controllo avrebbe avuto sul progetto il
presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige.
Mentre alcuni registi, come James Gunn, ricevono
un controllo creativo quasi completo per i loro progetti nel Marvel
Cinematic Universe, DaCosta ha detto a Vanity Fair di aver riconosciuto
di dover rispondere a Feige, che gestisce l’intero MCU sin dal suo
inizio. “È una produzione di Kevin Feige, è il suo film“,
ha quindi affermato la regista.
Anche se non ha avuto il pieno
controllo creativo, DaCosta ha comunque co-scritto la sceneggiatura
di The Marvels insieme a
Megan McDonnell, che ha lavorato sia su
WandaVision che sul suo prossimo spin-off, Agatha:
Darkhold Diaries. Parlando della storia del film, DaCosta ha
poi dichiarato di essere sempre stata entusiasta di esplorare la
relazione tra sorelle tra Carol Danvers/Captain Marvel (Brie Larson) e
Monica Rambeau (Teyonah Parris). La regista ha
anticipato che ci sarà cattivo sangue tra i due personaggi poiché
Carol non era presente quando la madre di Monica, Maria Rambeau, è
morta.
“Ho pensato che sarebbe stato
bello mappare su di loro una storia familiare atipica e una storia
di sorelle“, ha detto. “Carol è la più grande, la prodiga,
poi c’è la sorella di mezzo Monica, che Carol conosceva da bambina
e le aveva promesso che sarebbe tornata, ma poi non l’ha mai fatto.
Sono molti gli elementi interessanti del racconto, ma la cosa a cui
tengo davvero è il modo in cui questi due personaggi cerchino una
strada per la riconciliazione”. DaCosta potrà dunque non aver
avuto il pieno controllo sul progetto, ma sembra dunque in ogni
caso essere riuscita ad infondere un po’ dei propri interessi nel
film.
The Marvels, la trama
Nel film Marvel StudiosThe
Marvels, Carol Danvers alias Captain
Marvel deve farsi
carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi
compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un
rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della
sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli
della nipote di Carol, il capitano Monica Rambeau, diventata ora
un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve
fare squadra e imparare a lavorare in sinergia per salvare
l’universo come “The Marvels”.
Tutto ciò che sappiamo su The Marvels
The
Marvels, il sequel del cinecomic Captain Marvel con
protagonista il premio Oscar Brie
Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al
box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell,
sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel,
infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman.
Nel cast ci saranno
anche Iman Vellani(Ms.
Marvel, che vedremo
anche nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+)
e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già
apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del
quale però non è ancora stata rivelata l’identità. Il film, salvo
modifiche, arriverà in sala il 10 novembre
2023.
Prime
Video ha svelato il trailer ufficiale del film di
fantascienza Original spagnolo Awareness,
diretto da Daniel Benmayor (Xtremo, Tracers,
Bruc) e interpretato da Carlos Scholz
(Toy Boy, Feria – La luce più scura), Pedro
Alonso (La casa di carta, El ministerio del
tiempo), María Pedraza (Toy Boy, Élite),
Óscar Jaenada (Operación Marea Negra,
Hernán) e Lela Loren (American Gods,
Altered Carbon). Awareness sarà presentato al Sitges
Film Festival e sarà disponible su Prime Video dall’11 ottobre in oltre 240 Paesi e
territori nel mondo. Awareness è l’ultima novità per i
clienti Amazon Prime, che in Italia beneficiano di spedizioni
veloci, offerte esclusive e intrattenimento, incluso Prime Video,
con un solo abbonamento al costo di €49,90/anno o €4,99/mese.
Ian, un adolescente ribelle che
vive ai margini della società, può manipolare le menti grazie alla
sua capacità di generare illusioni visive. Utilizza questo potere
per sopravvivere, organizzando piccole truffe. Quando uno dei suoi
imbrogli va storto, Ian perde il controllo delle sue capacità in
pubblico e diventa il bersaglio di due organizzazioni rivali,
ognuna delle quali cerca di sfruttare i suoi poteri.
Awareness
è stato girato in Catalogna, a Madrid e in Castilla y León, ed è
prodotto da Federation Spain, con la guida di Juan Solá e Nacho
Manubens, con Mark Albela nel ruolo di executive producer e
Daniel Benmayor nel ruolo di producer e regista.
Benmayor è anche sceneggiatore al fianco di Iván Ledesma.
Denis
Villeneuve e Paul Thomas
Anderson si sono meravigliati del fatto che
Oppenheimer di
Christopher Nolan abbia superato la soglia dei
900 milioni di dollari al botteghino mondiale, rendendo il film
della Universal Pictures, il film biografico con il maggior incasso
della storia. In un’intervista con l’Associated Press,
Villeneuve ha detto di sapere che Oppenheimer era un “capolavoro” alla prima
visione, ma non avrebbe mai pensato che avrebbe raggiunto il
miliardo di dollari al botteghino globale.
“Il punto in cui si trova adesso ha
fatto saltare il tetto della mia proiezione“, ha detto
Villeneuve. “È un film di tre ore su persone che parlano
di fisica nucleare.” “Quando fai un film, speri di entrare
in contatto con il pubblico in un modo o nell’altro“,
ha detto ad AP la produttrice e
moglie di lunga data di Nolan, Emma Thomas. “Ma,
soprattutto con un film di tre ore che tratta un argomento serio ed
è impegnativo sotto molti aspetti, questo tipo di successo va oltre
le nostre più rosee aspettative”.
Ecco quello che pensa
Denis Villeneuve di Oppenheimer
Secondo AP, il film ha guadagnato oltre 179
milioni di dollari in incassi IMAX. L’esperienza del grande
formato è stata molto apprezzata da Denis
Villeneuve , che ha girato le scene di entrambi i
film “Dune”
utilizzando le fotocamere IMAX. “Il futuro del cinema è l’IMAX
e i grandi formati“, ha affermato Villeneuve. “Il
pubblico vuole vedere qualcosa che non può avere a casa, che non
può avere in streaming. Vogliono vivere un evento”.
“C’è questa convinzione che i film, nella mente di alcune
persone, siano diventati contenuti invece che una forma
d’arte. Odio la parola ‘contenuto‘”, ha
aggiunto. “Il fatto che film come ‘Oppenheimer’ escano sul
grande schermo e diventino un evento riporta alla luce l’idea che
si tratta di una forma d’arte straordinaria che deve essere vissuta
nei cinema.”
Paul Thomas Anderson ha
anche attribuito a “Oppenheimer”
il merito di aver rafforzato l’interesse per i formati da 70
mm. Secondo AP: “A livello nazionale, i 25 schermi IMAX da 70 mm
[per ‘Oppenheimer‘]
hanno incassato circa 20 milioni di dollari; le posizioni standard
da 70 mm hanno rappresentato oltre 14 milioni di
dollari. “Quando un regista forte come
Chris ti punta il dito contro e ti dice dove andare… tu
ascolti… e il pubblico è stato ricompensato per questo“, ha
detto Anderson. “Conosco alcuni appassionati di cinema che
hanno guidato da El Paso a Dallas per vedere bene il
film. Sono circa 18 ore andata e ritorno.” “Non penso
che ci sia qualcuno che potrebbe non essere d’accordo: vedere
‘Oppenheimer‘
nel film è superiore sotto ogni aspetto“, ha
aggiunto. “Per non parlare del fatto che le persone sono
stanche di chiedersi: ‘Perché dovrei andare al cinema a guardare la
TV?’ Bella domanda… non è più necessario… direi che questo è
il modo di guarire della natura.”
Mark Wahlberg ha
dichiarato in un’intervista con la rivistaCigar Aficionadoche uno
dei motivi per cui ha deciso di produrre è stato perché è diventato
chiaro nel suo lavoro di recitazione che sarebbe sempre stato in
secondo piano rispetto ad altre mega star come
Tom Cruise,
Brad Pitt e
Leonardo DiCaprio. A partire da “The
Fighter” nel 2010, Wahlberg è diventato produttore o
produttore esecutivo di quasi tutte le sue principali
uscite.“Ho iniziato a diventare un produttore per
necessità“, ha detto Mark Wahlberg. “Non volevo sedermi ad
aspettare che Brad Pitt o Tom Cruise o chiunque fosse già affermato
prima di me ed erano i ragazzi dell’epoca, e Leo [DiCaprio],
andassero a passare un film finché non avessi potuto mettere le
mani su su di essa. Sono sempre stato proattivo nel cercare di
trovare materiale e cose che avrei potuto produrre, che sapevo
fossero giuste per me, per creare il mio destino”.
Mark Wahlberg ha aggiunto che con i crediti di
produzione e recitazione al suo attivo, quello che vuole fare dopo
è cimentarsi nella regia e “lavorare con alcuni degli altri
grandi talenti. Lavorare con il prossimo gruppo di grandi
talenti.” L’attore notato che il futuro della sua carriera
includerà probabilmente un rallentamento nella recitazione dopo
diversi anni in cui ha pubblicato diversi nuovi film.“Beh, sto sicuramente lavorando più duramente che
mai”, ha detto. “Certe attività, in un certo senso le
costruisci, le trasmetti o esci. Spero che i miei figli
vedremo quali sono i loro interessi, ma non credo che reciterò
ancora per molto al ritmo che ho
adesso. Certamente. Perché questa è la cosa più
difficile”.
Mark Wahlberg non è apparso in un film
quest’anno, ma ha avuto un 2022 impegnativo con film come “Uncharted“,
“Me Time” e “Father Stu“. Le sue
prossime uscite includono il film originale Apple “The
Family Plan”, con Michelle Monaghan, e il film d’azione
“Our Man From Jersey”, con Halle
Berry.
I film il cui fulcro tematico è
l‘apocalisse o ciò che ne consegue sono senza
dubbio fra quelli che, a livello emozionale, riescono a scuotere
maggiormente il pubblico. Uno stato d’animo irrequieto e pieno di
tensione può però scaturire molto di più se ci si trova davanti a
storie dall’aspetto realistico, in grado quindi di creare un ponte
empatico più solido fra i personaggi e la narrazione e colui che
fruisce del contenuto. Sono quelli che, volente o nolente, tendono
ad agitarlo di più e, combinando azione, realismo e impatto emotivo
ne stimolano una totale immedesimazione. Ma quali sono i
migliori e più realistici film sull’apocalisse?
Quelli per cui, alla fine, sarà difficile dormire? Nonostante si
muovano spesso nei territori del genere fantascientifico, alcuni
film presentano infatti storie e dettagli perfettamente calati
nella realtà. Scopriamo quali sono.
1The Road
Concludiamo con The Road, uno dei
film sull’apocalisse più sconcertanti e pesanti della categoria.
Diretto da John Hillcoat, il racconto segue il
viaggio in un mondo post-apocalittico di un padre e un figlio, i
quali non hanno un nome, ma vengono chiamati con “uomo” e “ragazzo”
per rappresentare la totalità dell’umanità che combatte in un
paesaggio inquietante, rendendo il tutto ancora più realistico. Nel
loro cammino, il padre dovrà sempre stare in guardia per proteggere
il bambino da attacchi di cannibali che li minacciano lungo la
strada, e il sud, dove li dovrebbe accogliere un ambiente ospitale
in cui vivere, sembra davvero difficile da raggiungere. The
Road è tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy, il quale vinse
proprio con quest’opera il Premio Pulitzer nel 2007.
Steven DeKnight, showrunner
della prima stagione di “Daredevil”
di Netflix,
si è recentemente rivolto ai social media per criticare la
Disney per aver organizzato una truffa con la sua
prossima serie reboot “Daredevil:
Born Again” via tramite Entertainment
Weekly ). La serie di 18 episodi presenterà il
ritorno di
Charlie Cox,
Vincent D’Onofrio e Jon Bernthal, che hanno recitato nella serie
originale Netflix
rispettivamente nei panni di Daredevil, Kingpin e
Punisher. “È una vecchia truffa Disney in cui rinominano
leggermente una serie per riportare i termini contrattuali alla
prima stagione“, ha scritto DeKnight su
X/Twitter. “Deve essere affrontato da tutte le
gilde/sindacati e schiacciato!. Da quello che ho capito,
non vedrò un centesimo da ‘Daredevil:
Born Again‘ perché hanno aggiunto ‘Born Again’ e posso
affermare che è uno spettacolo completamente diverso“, ha
spiegato. “Sai, con gli stessi identici due attori
principali (che adoro!) che interpretano Daredevil e
Fisk.”
DeKnight ha sottolineato di essere
entusiasta di guardare “Born
Again”, ma continua a pensare che sia sbagliato che la
Disney possa semplicemente dare allo show un nuovo
nome in modo che, contrattualmente, non sia una continuazione della
serie Netflix nonostante condivida gli stessi
personaggi. “Per essere chiari, non vedo l’ora di vedere
Charlie Cox e lo straordinario Vincent D’Onofrio riprendere i loro
ruoli iconici“, ha scritto DeKnight. “Ma affermare
che questo è un riavvio completo e che non devi pagare i creativi
originali è a dir poco un imbroglio aziendale.” Di seguito i
suoi post originali:
He does. It’s an old Disney scam where they
slightly rename a series to reset contract terms back to first
season. Needs to be addressed by all the guilds/unions and crushed!
https://t.co/Ttj4A3tnE4
Oh it’s a sure thing. From what I
understand, I’m not going to see a penny from Daredevil: Born Again
because they added the “Born Again” and can claim it’s a completely
different show. You know, with the exact same two lead actors (who
I love!) playing Daredevil and Fisk. https://t.co/hEKxwgbocz
To be clear, I can’t wait to see Charlie Cox
and the amazing @vincentdonofrio
reprise their iconic rolls. But to claim this is a complete reboot
and you don’t have to pay the original creatives is some corporate
shenanigans, to say the least. https://t.co/jYVZx6L1pA
Daredevil:
Born Again avrebbe dovuto debuttare su
Disney+ nella primavera del
2024, ma la produzione dello show è stata sospesa a tempo
indeterminato a giugno a causa dello sciopero della
WGA. Lo spettacolo è rimasto fuori produzione a causa degli
scioperi della SAG-AFTRA. Entrambi gli scioperi rimangono in
corso a Hollywood. Matt Corman e Chris Ord saranno gli
showrunner della nuova serie.