Piazza del Popolo,
Pesaro Film Festival:
un Carlo Verdone commosso saluta la folla pronta ad accoglierlo.
Attore, regista, sceneggiatore, comico, da 47 anni “verso i
contributi nel mondo dello spettacolo”. L’attore
racconta dei suoi
personaggi e della sua indole curiosa che lo ha portato a conoscere
persone stravaganti che poi ha fatto diventare i personaggi
caratterizzati dei suoi film. Per l’occasione parla anche dei suoi
progetti futuri che nel brevissimo periodo prevedono l’uscita della
seconda stagione di Vita da Carlo per
Paramount+, prevista dopo
l’estate.
Un
incontro con il popolo che lo accoglie in festa e che Carlo Verdone
ricambia raccontando aneddoti della sua vita lavorativa e privata.
Parla di Troisi, di
Cecchi Gori, e ricorda il suo grande amico Francesco
Nuti: “Lavorativamente
parlando, siamo nati insieme nel 1978. Insieme a lui, io e Troisi,
ma anche un po’ Benigni venivamo chiamati Nuovi Comici. Abbiamo
fatto chiudere i cinema luci rosse per portare una ventata nuova
nella commedia. Ci chiamavano I magnifici tre. Francesco era una
persona geniale, un amico. Gli vorrò sempre bene”.
Carlo Verdone e le sue mille sfaccettature e mille personaggi.
L’attore inizia la sua carriera portandoli in scena con
Bianco, Rosso e Verdone.
Poi arrivò
Borotalco: “Se non ci
fosse stato Borotalco e non avesse avuto il successo che ha avuto
non staremo qua a parlarne. Dopo un Un sacco bello e Bianco, Rosso
e Verdone, alcuni produttori tra cui Sergio Leone, si misero in
testa che avendo già dato fondo a tutti personaggi, non avrei avuto
la capacità di interpretare un personaggio unico, senza fronzoli, e
quindi si allontanarono”.
Borotalco e la carriera
universitaria
In
questo momento di sconforto che racconta Carlo
Verdone alla folla del
Pesaro Film Festival ci
porta indietro a quando iniziò a pensare a via alternativa al
cinema, la carriera da professore universitario: “Mia moglie
usciva per lavorare. Io sul divano. Mi diceva ‘Ma non vai a
lavorare? Sergio si è fatto sentire? I produttori? Rispondevo che
non si era fatto sentire più nessuno. Perché il cinema è una
stronzata. L’ho pensato veramente. Allora sono andato alla
scrivania e ho preso in mano la mia vecchia laurea di religione,
forse anche per questo mi vengono bene i preti nei miei film [ride,
ndr]”.
“Passa un mese e decido di andare in Sapienza
a parlare con il mio professore per cercare di intraprendere la
carriera accademica. Quando entro il bidello mi riconosce, ‘Che
carrierona’. Mi dice. Chiedo del professore mi guarda e dice: ‘Si è
ammazzato’. Forse ha indagato troppo sulla spiritualità e ha capito
non c’era niente”. Poi
arriva la svolta della sua carriera con la chiamata di Guidarini
che dopo tanti anni ricorda, imitando proprio quel momento:
‘Senti ho ricevuto una chiamata da Cecchi Gori, ti vuole parlare,
hai appuntamento alle quattro mi raccomando sii puntuale’, mi dice
Guidarini. Quando incontro Mario Cecchi Gori mi dice che vuole un
film con un solo personaggio ‘Io so che ce la puoi fare’. Allora iniziammo a scrivere
Borotalco”.
“Scrivevamo ogni giorno, fogli e fogli di
carta buttati così. Poi abbiamo avuto un’illuminazione: una storia
d’amore tra due mitomani, soprattutto lei, che si possa
rappresentare con la musica anni ’80 attraverso una commedia degli
equivoci. L’avevamo pensato così all’inizio. Piano piano è nato
Borotalco. Abbiamo messo su un bel mosaico di attori da Eleonora
Giorgi a Christian De Sica. È stato un film che mi ha dato tante
soddisfazioni e dove ho sentito che per la prima volta che avrei
potuto farcela senza dover fare mille personaggi”.
Il rapporto con le donne
Molte
interpreti femminili al fianco di Carlo Verdone
nella sua carriera cinematografica. L’attore ricorda
Claudia Gerini che esordì
proprio con
Viaggi di nozze e
anche Ornella
Muti che riuscì a
trasformare da femme fatale a ragazza della porta
accanto. “Nella mia vita ho
più amiche che amici. Ho sempre stimato di più le donne. Mi
ascoltano di più, sono psicologhe, sono più forti. L’uomo di oggi è
più infantile. Borotalco arriva dal femminismo, Giorgi in questo è
molto più svelta e dinamica, io sono molto più imbranato. Come
Troisi, abbiamo creato questi personaggi molto imbranati con le
donne a differenza di Gassman o Tognazzi che avevano tutte le donne
ai loro piedi”.
“Nelle mie
performance vengo sempre messo in difficoltà e chi meglio di una
donna può farlo? Ho lavorato con tante attrici alcune delle quali
ho lanciato io. Per cui quando vedo che vincono premi e hanno
riconoscimenti sono molto orgoglioso. È una soddisfazione maggiore.
Vorrei essere ricordato come uno che esaltava e amava le sue
attrici.”
Alberto Sordi: l’uomo dietro la
maschera
Un
rapporto davvero unico quello tra
Alberto Sordi e
Carlo Verdone, padre e figlio
anche al di fuori del grande schermo. Carlo Verdone ricorda i
momenti di condivisione sul set fino a un momento doloroso della
sua vita, la morte della madre e la forte vicinanza dell’attore
romano. “Sordi lo ricorderò sempre come una persona che mi ha
sempre voluto bene e io a lui, davvero. Non è facile essere amico
di Sordi. Perché c’è il Sordi pubblico, quello sempre sorridente, e
il Sordi privato, molto austero, geloso per sua privacy, forse per
proteggersi dalla folla”.
”Ricorderò per sempre questa cosa di lui: una
volta quando ero all’anteprima di In viaggio con papà. Io non avevo
visto il film e pensavo che avesse tagliato tutte le mie scene.
Invece, le mie c’erano tutte. Era lui che si era tagliato. Sono
andato a ringraziarlo, incredulo. Mi ha risposto ‘Mica sono scemo,
se vedo che una cosa funziona perché la devo
tagliare’.”
“Ricorderò per sempre, una cosa molto triste
ma molto bella: mia mamma morì nel luglio dell’84 fu un calvario
durato quattro anni. In un momento di lucidità disse: ‘Voglio
salutare Alberto Sordi, mi piacerebbe tanto’. Ma lei non era
cosciente sul suo stato. Vedere mia madre in quel momento è stato
duro da sopportare. Lui ha accettato, ma mi resi conto era in
difficoltà. Poco prima di andarsene mi abbracciò e mi disse ‘Fatti
coraggio, la vita va così’.”
“Ma ci sono tanti altri momenti, una cosa
bella, un altro gesto di vicinanza fu quando nacque mia figlia
Giulia. Ci vennero a trovare Sergio Leone e la moglie, Pippo Baudo
e la fidanzata e Sordi con una donna polacca alta 1,90m. Mi
portarono un’orchidea, e mi dissero ‘Piantatela bene che deve
vivere per sempre’. Ve lo giuro [ride, ndr] è ancora viva, dal
1986. Quando la guardo penso a Sordi”.
Carlo Verdone e l’incontro con Moana
Pozzi
“Cercavo casa per il personaggio di Giorgi in
Borotalco e i soldi non erano tantissimi. Quindi serviva un
appartamento vero. Ci indicarono una donna che affittava la sua
casa per il cinema, quindi con la troupe siamo andati a fare un
sopralluogo. Arriviamo ed effettivamente la casa era perfetta ma
mancava una stanza. Lei mi disse che in realtà una stanza c’era ma
era chiusa perché era occupata da una ragazza che stava ospitando.
Si apre la porta della stanza e ci accoglie questa donna, nuda, su
un letto e noi rimaniamo imbambolati. Era bellissima. Era Moana
Pozzi. Dissi, la stanza va bene, ma nessuno stava guardando la
stanza. [ride, ndr]”
“È passato diverso tempo, Troisi mi invita a
cena e chi ti trovo, Moana Pozzi. Li alla festa le chiesi se voleva
avere un piccolo ruolo nel film. Quando giravo a casa di Manuel
Fantoni, la ragazza che fa il bagno in piscina nuda, la compagna di
Angelo Fantoni, è lei”.