Nonostante il confronto con il
Deadshot di
Will Smith fosse in qualche modo inevitabile, alla fine il
personaggio di Robert Dubois/Bloodsport interpretato da
Idris
Elba in The Suicide
Squad si è rivelato uno dei migliori all’interno
del film diretto da James Gunn.
In seguito all’uscita del film, i
fan hanno subito iniziato a chiedersi quando avrebbero potuto
vedere di nuovo il mercenario esperto di tecnologia in azione.
Proprio per questo, c’è stata molta eccitazione quando, nelle
ultime ore,
è iniziata a circolare online una voce a proposito di un
progetto interamente dedicato a Bloodsport (il report, però, non ha
specificato se si sarebbe trattato di un film o di una serie
tv).
Sfortunatamente, non sembra esserci
alcuna verità in questa notizia, poiché il regista James Gunn ha prontamente smentito il rumor su
Twitter, anche se ha aggiunto che esiste una “possibilità
di vedere ancora di più a proposito Bloodsport in futuro.”
“Benvenuti all’inferno, ossia a
Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli
Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori
supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi
all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico
del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui
Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2, Savant,
King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita di
tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla
remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova
grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di
guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search
and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del
governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei
sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa
falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un
compagno di squadra o della stessa Waller).”
Arriva da
The Hollywood Reporter la notizia che i Walt Disney Studios
hanno ufficialmente dato il via libera al sequel di Jungle Cruise, il film basato sull’omonima
attrazione dei parchi Walt Disney, uscito nelle sale e in
contemporanea su Disney+ lo scorso luglio.
Dwayne Johnson e Emily Blunt torneranno a vestire i panni
rispettivamente di Frank Wolff e della dottoressa Lily Houghton.
Anche il regista del film Jaume Collet-Serra
(attualmente impegnato con la produzione dell’atteso Black
Adam, il cinecomic DC che vedrà “The Rock” nei panni
dell’anti-eroe eponimo), dovrebbe tornare dietro la macchina da
presa, così come il candidato all’Oscar Michael
Green, che dovrebbe occuparsi ancora una volta della
sceneggiatura.
Jungle Cruise ha di recente superato i 100
milioni di dollari al box office nazionale, portando gli incassi a
livello mondiale a circa 187 milioni. Inoltre, a soli tre giorni di
distanza dall’uscita su Disney+ con Accesso Vip, il film ha
guadagnato oltre 30 milioni di dollari, secondo i dati riportati
dalla multinazionale.
Sebbene in una situazione di
normalità questi numeri non sarebbero stati considerati
particolarmente entusiasmanti (ricordiamo che il budget del film è
stato di 200 milioni di dollari), data la situazione in cui viviamo
ora è probabile che la Disney abbia comunque ritenuto tali cifre
sufficienti per procedere con il sequel, incentivata probabilmente
anche dall’accoglienza positiva da parte del pubblico.
La sinossi ufficiale di Jungle Cruise
Da Londra, in Inghilterra, Lily
parte per la foresta amazzonica e recluta Frank per guidarla lungo
il corso del fiume con La Quila, la sua barca diroccata ma
affascinante. Lily è determinata a scoprire un antico albero con
straordinarie capacità curative, in grado di cambiare il futuro
della medicina. Durante questa epica ricerca, l’improbabile duo
incontra innumerevoli pericoli e forze soprannaturali, nascosti
nell’ingannevole bellezza della rigogliosa foresta pluviale. Ma
quando vengono svelati i segreti dell’albero perduto, la posta in
gioco per Lily e Frank diventa sempre più alta e il loro destino e
quello dell’umanità sono appesi a un filo.
Mastercard, main sponsor della
78.
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia (1-11 settembre), e orgoglioso sostenitore della magia
del cinema, dei nuovi talenti, delle diverse prospettive e delle
nuove avventure – invita gli amanti del cinema, gli studenti e gli
appassionati ad un’esclusiva serie di conversazioni, in
collaborazione con La Biennale di Venezia, con alcuni delle più
influenti personalità del cinema contemporaneo. Insieme scopriremo
come le storie raccontate dai grandi cineasti possano avere un
impatto duraturo, ben oltre il film stesso.
La passione per il cinema ci apre
gli occhi verso nuovi mondi, nuove realtà e nuove sfide. Coloro che
creano la magia del cinema sul grande schermo hanno la
straordinaria capacità di mostrarci la vita da una nuova
prospettiva, trascinandoci in un viaggio inaspettato o
permettendoci di rivivere luoghi a noi già familiari in una maniera
totalmente nuova. Come queste storie vengono colte cambia in
base alla lente creativa che dà inizio a questo viaggio, insieme
all’ambiente in cui vengono vissute.
Unisciti a Bong
Joon Ho,
Tim Roth, Susan Sarandon,
Marisa Tomei,
Paolo Virzì e
Robin Wright e ascoltali condividere i loro pensieri
su come il grande cinema possa dare vita a diverse correnti di
pensiero e prospettive, stimolare un’infinità di emozioni e
influenzare le nostre vite fin dal momento iniziale di ogni
film.
Nel nostro appuntamento “See
life through a different lens: contactless connections – Exploring
the power of cinema to connect us” esploreremo il ruolo del
regista, dell’attore e del cineasta e di tutti coloro che ruotano
attorno al mondo del cinema nel costruire storie che non solo ci
aiutano a cogliere le diverse sfumature di una realtà cangiante, ma
che ci permettono di connetterci a nuovi e diversi mondi, ricchi di
opportunità davveropriceless.
“Il cinema, a differenza di
tutte le altre forme d’arte, ci invita e ci dà la possibilità di
vedere la vita sotto una diversa prospettiva. E mentre ci
addentriamo in un momento di grandi cambiamenti , il cinema riveste
un ruolo ancora più importante. Siamo orgogliosi di poter, anche
quest’anno, rinnovare la nostra forte collaborazione con la
Biennale di Venezia, per aiutare le persone in tutto il mondo di
fare esperienza del potere trasformazionale del cinema. –
ha dichiarato Jeannette Liendo,Integrated Marketing and Communications, Mastercard
Europe– Ascoltando i contributi più recenti di
icone e leggende del mondo del cinema, vogliamo offrire agli amanti
della Settima Arte e agli studenti di cinema un’esperienza
coinvolgente e irripetibile, permettendogli di essere più vicini al
processo creativo di quest’arte che, per loro, è assolutamente
priceless.”
“Il cinema è una
finestra spalancata sul mondo. Ogni film, se di qualità, è in grado
di insegnarci qualcosa, di renderci consapevoli dei grandi
cambiamenti in atto nella società contemporanea, di influire sui
nostri pregiudizi e le nostre conoscenze. Con il cinema, si può
viaggiare a ritroso per riscoprire eventi dimenticati o deformati
dalle consuetudini, e arrivare là dove non siamo in grado di
giungere con i nostri mezzi limitati, che si tratti di Paesi
lontani o del futuro che ci attende. Nessuna forma d’arte più del
cinema è in grado di intrattenerci e istruirci nello stesso tempo,
contribuendo ad accrescere la nostra consapevolezza di individui e
di cittadini del mondo. Siamo lieti di poter contare sulla
collaborazione di Mastercard per rafforzare il nostro impegno a
sostegno del cinema e alla sua diffusione”, ha commentato
Alberto Barbera, Direttore artistico della Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
I PROTAGONISTI
Bong Joon Ho ha
debuttato con Barking Dogs Never Bite prima di raggiungere
la fama internazionale con Memorie di un assassino. I
successivi The Host e Mother riscuotono un grande
successo di pubblico e critica e numerosi premi. Ha fatto la sua
prima incursione nelle produzioni internazionali con
Snowpiercer, interpretato da Chris Evans, John Hurt, Tilda
Swinton, Ed Harris e Octavia Spencer, e Okja, sempre con
un cast stellare. Il suo ultimo film, Parasite, ha vinto
la Palma d’oro, il David di Donatello, il Golden Globe, il Critics
Choice Award, e il BAFTA per la miglior sceneggiatura e il miglior
film straniero, nonché l’Oscar per la migliore sceneggiatura
originale, per la migliore regia, come miglior film internazionale
e come miglior film.
Tim Roth è tra gli
attori più versatili e talentuosi del panorama cinematografico
mondiale. Protagonista per film di maestri quali Quentin Tarantino,
Francis Ford Coppola, Michael Haneke, Robert Altman, Werner Herzog,
Wim Wenders, si presta anche a progetti più popolari qualiThe
Incredible Hulk, a serie tv di successo per la Marvel / Disney +, senza
dimenticare il suo impegno per il teatro, che gli è valso numerosi
premi. Tra i suoi film più recenti Bergman Island di Mia
Hansen-Love e Sundown di Michael Franco.
Susan Sarandon,
considerata uno dei migliori talenti della sua generazione, ha
ricevuto cinque candidature al Premio Oscar per Atlantic
City, Thelma & Louise, L’olio di Lorenzo,
Il cliente e si è aggiudicata la statuetta per Dead
Man Walking. Nel corso della sua carriera è stata inoltre
premiata con un BAFTA e uno Screen Actors Guild Award, venendo
candidata nove volte ai Golden Globe e sei al Premio Emmy. Nella
sua lunga carriera ha lavorato con Billy Wilder, Jim Sharman, Louis
Malle, Tony Scott, Paul Schrader, Joel Schumacher, John Turturro,
Cameron Crowe, Paul Haggis. Nel 2010 è stata nominata
ambasciatrice di buona volontà dell’Organizzazione delle Nazioni
Unite per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite
(FAO).
Marisa Tomei,
premio Oscar per Mio cugino Vincenzo, viene candidata
altre due volte all’Oscar per In the Bedroom e per The
Wrestler. Si divide tra teatro
e ruoli da protagonista al cinema con Qualcuno da
amare,Cronisti d’assalto,Only
You – Amore a prima vista. Dopo il film di
denuncia Benvenuti a Sarajevo si mette in luce con due
ruoli comici in L’altra faccia di Beverly Hills e
in What Women Want – Quello che le donne vogliono.
Per Onora il padre e la madre ottiene una
candidatura agli Independent Spirit Awards. Viene scelta per
interpretare May Reilly nei film del Marvel
Cinematic Universe, compresi i film Spider-Man:
Homecoming, Spider-Man: Far from Home
e Spider-Man: No Way Home.
Paolo Virzì,
debutta nella regia nel 1994 a Venezia con La Bella Vita.
Passa dalla Livorno popolare di Ovosodo (Gran Premio della
Giuria alla 54ª Mostra di Venezia) e La Prima Cosa Bella
all’on the road lungo la East Coast USA con The Leisure
Seeker, in concorso alla 74ª Mostra di Venezia, con Donald
Sutherland e Helen Mirren (nominata ai Golden Globes come Miglior
Attrice). Notti Magiche è la sua ultima fatica. Ha vinto 7
David di Donatello e 8 Nastri d’Argento. È stato 2 volte nella
cinquina dell’EFA come Miglior Regista Europeo e per 2 volte ha
rappresentato l’Italia agli Oscar.
Robin Wright è
un’attrice pluripremiata e filantropa che ha marcato Hollywood
indelebilmente. Indimenticabile in House of Cards, durante
la sua lunga carriera, di gran successo, ha recitato con Denis
Villeneuve, Robert Redford, Robert Zemeckis, Nick Cassavetes,
Rodrigo Garcia, David Fincher, Bennett Miller, Rob Reiner, Barry
Levinson, Anthony Minghella, M. Night Shyamalan, Sean Penn, Peter
Kosminsky, Luis Mandoki. Nel 2014, Wright ha fondato Pour Les
Femmes, una linea di pigiami socialmente consapevole, con la
stilista Karen Fowler. Robin è anche una devota sostenitrice dei
diritti delle donne dell’Est Congo.
Le Conversation Series di
“See life through a different lens” saranno disponibili
sul canale Youtube di Mastercard, su priceless.com e labiennale.org
con il seguente calendario :
Dal primo all’11 settembre 2021 al
Lido di Venezia, nell’anno delle celebrazioni dei 1600 anni della
fondazione della città, prende il via la
78 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica,
organizzata dalla Biennale di Venezia e diretta da Alberto Barbera:
la Mostra vuole favorire la conoscenza e la diffusione del cinema
internazionale in tutte le sue forme di arte, di spettacolo e di
industria, in uno spirito di libertà e di dialogo.
La prima Esposizione Internazionale
d’Arte Cinematografica risale al 1932 nell’ambito della
diciottesima Biennale di Venezia. Il festival, denominato “1ª
Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica”, nacque da
un’idea del presidente della Biennale di allora, il conte Giuseppe
Volpi, dello scultore Antonio Maraini, segretario generale, e di
Luciano De Feo, segretario generale de L’Unione Cinematografica
Educativa (emanazione della Società delle Nazioni con sede a Roma),
concorde sull’idea di svolgere la rassegna nella città lagunare e
primo direttore-selezionatore.
L’edizione 1932 si svolse dal 6 al
21 agosto 1932 e fu la prima manifestazione internazionale di
questo tipo: si svolse interamente sulla terrazza dell’Hotel
Excelsior al Lido di Venezia e, anche se non era una rassegna
competitiva, nel cartellone c’erano titoli che fecero la storia del
cinema. Tra questi, vale la pena di ricordare Probito del grande
regista statunitense Frank Capra, Grand Hotel di
Edmund Goulding, Il Campione di King Vidor, il
primo e inimitabile Frankestein di James Whale.
Alla serate erano presenti gli attori protagonisti dei film che
fecero arrivare al Lido oltre 25mila spettatori: si parla dei
maggiori divi internazionali dell’epoca come Greta Garbo,
Clark Gable, Fredric March, Loretta Young, John Barrymore, Joan
Crawford, senza dimenticare l’idolo italiano Vittorio De
Sica e il grande Boris Karloff, passato alla storia per il suo
ruolo del mostro nel primo Frankestein. Il primo film della storia
della Mostra, che venne proiettato la sera del 6 agosto 1932, fu Il
dottor Jekyll (Dr. Jekyll and Mr. Hyde) di Rouben Mamoulian. Il
primo film italiano, Gli uomini, che mascalzoni… di Camerini, venne
presentato invece la sera dell’11 agosto 1932.
In mancanza di una giuria e
dell’assegnazione di premi ufficiali, introdotti solamente più
tardi, un referendum indetto dal comitato organizzatore, presieduto
da Attilio Fontana dell’Ice (Istituto del Commercio Estero), svolto
tra il pubblico accorso alla rassegna, decretò come miglior regista
il sovietico Nikolaj Ekk per il film Il cammino verso la vita,
mentre il film di René Clair A me la libertà venne eletto come il
più divertente. Come migliore attrice fu premiata Helen Hayes, come
miglior attore Fredric March; il film “più commovente” risultò
essere la pellicola americana Il fallo di Madelon Claudet di Edgar
Selwyn.
La seconda edizione si svolse due
anni dopo, nel 1934, e fu la prima rassegna competitiva: i Paesi
rappresentati erano 19 e i giornalisti accreditati più di 300. Dal
1935 la Mostra diventò annuale, segno evidente del successo
internazionale della manifestazione. In quello stesso anno venne
istituita la Coppa Mussolini per il miglior film straniero e
italiano, ma non esisteva una vera giuria. Era la presidenza della
Biennale che decretava i vincitori dei premi. Oltre alla Coppa
Mussolini, vennero distribuite le Grandi Medaglie d’oro
dell’Associazione nazionale fascista dello spettacolo, inoltre i
premi per le migliori interpretazioni e giovani registi alla loro
opera prima.
Con il crescere della notorietà e
del prestigio della rassegna, crebbe anche il numero di opere e dei
Paesi partecipanti in concorso. A partire da questa edizione, però,
e fino al Dopoguerra, alla Mostra non parteciparono più i film
sovietici, mentre il prestigioso premio per gli attori assunse la
denominazione di Coppa Volpi, dal cognome del conte Giuseppe Volpi,
padre della rassegna.
Di edizione in edizione, molte
furono le innovazioni della Mostra: nel 1937 venne inaugurato il
nuovo Palazzo del Cinema, opera dell’architetto Luigi Quagliata,
costruito a tempo di record secondo i dettami del Modernismo,
diffusosi all’epoca e mai più abbandonato nella storia della
rassegna, tranne che tra il 1940 ed il 1948.
Gli anni Quaranta rappresentarono
uno dei momenti più difficili della rassegna a causa delle guerre
in corso: le edizioni del 1940, 1941 e 1942 si svolsero a Venezia,
ma lontano dal Lido. Pochi furono i Paesi partecipanti. La mostra
riprese a pieno regime nel 1946 a seguito della conclusione della
guerra, ma le proiezioni si svolsero stavolta al cinema San Marco,
a causa della requisizione del Palazzo del Cinema da parte degli
Alleati.
L’edizione del 1946 per la prima
volta si svolse nel mese di settembre, a seguito dell’accordo con
il neonato Festival di Cannes, che proprio nella primavera del ‘46
aveva organizzato la sua prima rassegna. Nel 1947 la mostra si
tenne al Palazzo Ducale, in una splendida e unica cornice,
raggiungendo un record di novantamila presenze. Il 1947 vide anche
ripristinata la Giuria internazionale per assegnare il Gran premio
internazionale di Venezia.
La crescita della Mostra e la sua
importanza sempre maggiore portò a un richiesta di maggiori spazi:
tra il 2000 e il 2001 la direzione si concentrò su un forte
rafforzamento delle infrastrutture, affiancando ai palazzi storici
nuove ampie sedi, ristrutturate o create appositamente per il
festival, migliorando i collegamenti tra le diverse zone e portando
lo spazio totale a disposizione della rassegna ad oltre 11.000
metri quadrati.
Trieste
Science+Fiction Festival, il più importante evento
italiano dedicato ai mondi della fantascienza e delle meraviglie
del possibile in programma dal 27 ottobre al 3 novembre 2021 nel
capoluogo giuliano, svela il poster dell’edizione 2021: un disegno
originale realizzato dal talento dell’illustrazione italiana
Alessandro Pautasso, in arte Kaneda, che vanta importanti
riconoscimenti e collaborazioni tra cui il New York Times, Disney,
NBA, Warner Bros, Sony, Universal e Greenpeace.
L’immagine vuole
rappresentare l’ingresso nel mondo del cinema di fantascienza con i
viaggi nello spazio e le fantastiche incognite del futuro: uno
sguardo colorato pieno di stupore che invita all’immaginazione e
alla meraviglia. “Con quest’opera, ho desiderato interpretare la
fantascienza attraverso l’immaginario sci-fi classico visto con gli
occhi di un bambino” – spiega Kaneda – “Ecco dunque le astronavi, i
viaggi spaziali e l’incontro con l’ignoto.”
Alessandro Kaneda
Pautasso è un illustratore torinese con uno stile fortemente
caratterizzato da energici colori al neon e da forme geometriche
astratte. Nato nel 1982, dopo essersi innamorato di un libro di
illustrazioni dei Beatles di Alan Aldridge, ha iniziato a disegnare
quasi ogni giorno. Attratto dalle arti visive, decide di
intraprendere una carriera nel campo della grafica pubblicitaria e
dell’illustrazione e contemporaneamente si concentra sull’arte
digitale. I lavori di Kaneda sono stati presentati su prestigiosi
giornali e riviste internazionali come il New York Times, il
Washington Post, il Los Angeles Times, il Seattle Times e Wired UK;
ha curato illustrazioni per Adobe, NBA TV, Juventus FC, Adidas
China, Sunglass Hut, Warner Bros Italy, Remy Martin, Futurebrand
Paris, Lowe China, Sony Music Italy, Universal Records, Greenpeace;
key-arts, copertine di cd e libri, tra cui Disney Books e la cover
dell’album di Mika “Songbook vol. 1.”.
La 21° edizione del TS+FF
è progettata per svolgersi con formula ibrida, in presenza a
Trieste e on-line, con il ritorno del pubblico in presenza nelle
sedi tradizionali del festival ma aperto anche alla partecipazione
su web, dopo l’esperienza virtuale dell’anno scorso su MYmovies che
ha portato a un sensibile allargamento del pubblico su scala
nazionale.
“Un festival per il
21esimo secolo, disegnato secondo un modello “smart”, – ha
dichiarato Daniele Terzoli, presidente de La Cappella Underground –
immaginato in funzione della nuova quotidianità e del mondo
digitale, costruito su un’idea di sostenibilità e pensato per
andare incontro alle esigenze di tutti gli spettatori.”
Il Trieste
Science+Fiction Festival, con la conferma della partnership con
MYmovies, si svolgerà infatti anche quest’anno in un’edizione
ibrida, con modalità di partecipazione online e dal vivo in quattro
diverse sale: la sala del Politeama Rossetti (con una platea da 960
posti), il Teatro Miela e il Cinema Ariston di Trieste, e la
sala virtuale di MYmovies, sito leader in Italia nell’informazione
cinematografica.
Fondato a Trieste
nell’anno 2000, Trieste Science+Fiction Festival ha raccolto
l’eredità dello storico Festival Internazionale del Film di
Fantascienza di Trieste svoltosi dal 1963 al 1982, la prima
manifestazione dedicata al cinema di genere in Italia e tra le
primissime in Europa, divenendo il più importante evento italiano
dedicato ai mondi della fantascienza e del fantastico. Cinema,
televisione, new media, letteratura, fumetti, musica, arti visive e
performative compongono l’esplorazione delle meraviglie del
possibile.
Tra i grandi ospiti
internazionali presenti al Trieste Science+Fiction Festival dal
2000 a oggi si ricordano i nomi di Neil Gaiman, Pupi Avati,
Dario Argento, Jimmy Sangster, John Landis, Lamberto Bava, Terry
Gilliam, Enki Bilal, Joe Dante, Jean “Moebius” Giraud, Ray
Harryhausen, Christopher Lee, Roger Corman, George Romero, Alfredo
Castelli, Gabriele Salvatores, Alejandro Jodorowsky, Bruce
Sterling, Rutger Hauer, Sergio Martino, Douglas Trumbull, Phil
Tippett e Brian Yuzna.
Trieste Science+Fiction
Festival è organizzato dal centro ricerche e sperimentazioni
cinematografiche e audiovisive La Cappella Underground con la
collaborazione e il sostegno di: MIC – Direzione Generale Cinema e
Audiovisivo, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, PromoTurismo
FVG, Comune di Trieste, Università degli Studi di Trieste,
Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali.
Trieste Science+Fiction
Festival è membro ufficiale del board della Méliès International
Festivals Federation, fa parte di AFIC – Associazione Festival
Italiani di Cinema e partecipa ad EURASF, rete europea di festival
con focus sul film scientifico.
Il Festival è
riconosciuto dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia tra i
progetti triennali di rilevanza regionale di interesse
internazionale in campo cinematografico. La manifestazione si
avvale del patrocinio dei principali enti scientifici del
territorio: AREA Science Park, ICGEB, ICTP, INAF – Osservatorio
Astronomico di Trieste, IS Immaginario Scientifico – Science
Centre, OGS, SISSA.
La sede principale della
manifestazione, grazie alla collaborazione del Comune di Trieste e
del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, sarà il Politeama
Rossetti. Il palazzo della Casa del Cinema di Trieste, sede delle
maggiori associazioni di cultura cinematografica del territorio, è
il quartier generale della manifestazione e con la collaborazione
del Teatro Miela ospiterà le sezioni collaterali del festival,
mentre altre iniziative e programmi speciali sono previsti nella
sala d’essai del Cinema Ariston.
Figli del
sole (Khorshid) di Majid Majidi, in arrivo nelle sale
italiane dal 2 settembre 2021 grazie a Europictures. Il candidato
al Premio Oscar Majid Majidi, già in nomination per “I ragazzi del
paradiso”, torna dietro la macchina da presa per raccontare una
nuova ed emozionante storia di bambini. Il film “Figli del sole” è
stato presentato in concorso alla 77ª
Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove
il giovane protagonista Rouhollah Zamani è stato insignito del
Premio Marcello Mastroianni 2020, ed è stato selezionato per
rappresentare l’Iran nella categoria Miglior Film Internazionale
agli Oscar 2021.
Al centro della trama di
Figli del sole l’appassionante storia del
dodicenne Ali e dei suoi tre amici che per trovare un antico tesoro
dovranno… tornare a scuola! Tra lavoretti e piccoli furti, il
gruppo di ragazzini cerca di sbarcare il lunario nelle periferie di
Teheran. Con un colpo di scena quasi miracoloso, ad Ali viene
affidato il compito di recuperare un tesoro nascosto sottoterra. Il
ragazzo recluta così la sua banda, ma per ottenere l’accesso al
tunnel i bambini dovranno iscriversi alla Sun School, un istituto
di beneficenza volto a formare ragazzi di strada e bambini
lavoratori, situato in prossimità del tesoro nascosto. Un
film acclamato dalla critica internazionale, che parla di amicizia
e avventura, speranza e voglia di riscatto, affrontando tematiche
di grande attualità.
“Sono sempre stato
entusiasta del sorprendente mondo dei bambini” – spiega il regista
Majid Majidi – “Come regista, sono
autenticamente attratto dai giovani, sono la mia ispirazione: la
loro passione, originalità, immaginazione e la libertà, che gli
permette di imbarcarsi nelle loro avventure. (…) Non volevo fare
una polemica seria sul lavoro minorile. Volevo fare un film
divertente, energico, gioioso, pieno di avventura e coraggio, che
mostrasse quanto siano capaci, pieni di risorse e resilienti questi
bambini. Per affrontare temi cupi come il lavoro minorile, serve
empatia e umorismo, per questo ho deciso di creare un’avventura
pericolosa alla ricerca di un tesoro. La parola “tesoro” emoziona
tutti e significa qualcosa di diverso per tutti, perché è una
speranza inaspettata di trovare qualcosa di speciale, di
magico.”
La trama
Il dodicenne Ali e i suoi
tre amici lavorano sodo per sopravvivere e sostenere le proprie
famiglie, tra lavoretti in garage e piccoli reati. Con un colpo di
scena quasi miracoloso, ad Ali viene affidata la responsabilità di
recuperare un tesoro nascosto sottoterra. Il giovane quindi recluta
la sua banda, ma per ottenere l’accesso al tunnel i bambini
dovranno prima iscriversi alla Sun School, un istituto di
beneficenza volto a formare ragazzi di strada e bambini lavoratori,
situato vicino al tesoro nascosto.
Qual è stato il tuo processo per il casting
dei giovani, in particolare Rouhollah (Ali) e Shamila
(Zahra)?
In tutti i miei film, il
casting è la parte che richiede più tempo in fase di
pre-produzione. È un processo difficile e complicato. Il processo
di eliminazione è molto doloroso e straziante, richiede molto tatto
ed empatia, specialmente con i bambini, per non infrangere i loro
sogni. È una grande responsabilità. Nel corso di quattro mesi
abbiamo fatto oltre 3.000 provini, prima di trovare i nostri
attori. Alcuni sono veri bambini di strada, come Shamila (Zahra) e
suo fratello Aboulfazl. Sono immigrati afghani sia sullo schermo,
sia nella vita reale. Vivono con i genitori e, proprio come nel
film, passano le giornate lavorando sulla strada o in metropolitana
e frequentando una scuola per bambini lavoratori. Un anno fa ho
visitato la loro scuola. Shamila era come una luce, sicura di sé,
con un carisma naturale. Poi ho incontrato suo fratello minore e
gli ho chiesto di discutere nella loro lingua. Erano così naturali
e perfetti che gli abbiamo chiesto di venire al casting. La loro
forza nella recitazione proviene proprio dal loro vissuto. Quanto a
Rouhollah (Ali), anche lui non aveva mai recitato. Era puro, con
un’energia grezza, determinato a dare più del previsto. Scegliere
il personaggio principale era il compito più difficile. Ma
Rouhollah ha superato tutti, perché aveva una tale intensità e un
tale desiderio di ottenere il ruolo di protagonista… Proprio come
il personaggio che interpreta, determinato a trovare il tesoro e
salvare sua madre.
Note di regia
FIGLI DEL SOLE parla di
bambini costretti a lavorare per sostenere le proprie famiglie. Ad
oggi, sono 152 milioni i bambini in questa situazione. Le
organizzazioni internazionali portano avanti una lotta disperata
per sostenere questi giovani vittime di abusi, privati anche del
loro diritto umano all’istruzione. Il messaggio di FIGLI DEL SOLE è
che siamo tutti responsabili nei confronti di questi bambini, molti
dei quali sono estremamente talentuosi e tutti preziosi.
Semplicemente, non è tollerabile che il loro status sociale ed
economico li consegni a un futuro di opportunità limitate e scarse
prospettive. FIGLI DEL SOLE vuole dimostrare le capacità e
l’umanità di questi bambini. I nostri giovani attori protagonisti
erano tutti bambini lavoratori e si sono rivelati tutti performer
sorprendenti ed estremamente intelligenti.
Abbiamo aspettato quella che
sembrava un’eternità per il primo trailer di
Spider-Man: No Way Home, ma dire che vogliamo vederne
e saperne di più a proposito del film sarebbe un mero
eufemismo!
La speranza è che la campagna
marketing entri nel vivo nei prossimi mesi, in attesa della data di
uscita fissata per il 17 dicembre. Tuttavia, è molto probabile che
a proposito del film non verrà rivelato più nulla nelle prossime
settimane. Eppure, un piccolo aggiornamento a proposito dell’atteso
blockbuster è stato diramato nelle ultime ore, anche se al momento
manca una conferma ufficiale.
Sul sito web della catena di cinema
britannica
Cineworld (via
CBM), viene specificato che
Spider-Man: No Way Home durerà ben 150 minuti. È molto
probabile, tuttavia, che questo sia solo un placeholder. Ad ogni
modo, è importante sottolineare che il sito aveva già “anticipato”
la durata di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli: in
precedenza, infatti, il sito aveva segnalato che il film sarebbe
durato 130 minuti; di fatto, la durata effettiva di Shang-Chi è di 132 minuti.
Se la durata di 150 minuti (o giù di
lì) dovesse essere confermata da Sony Pictures, allora Spider-Man:
No Way Home sarà ufficialmente il film dedicato
all’iconico personaggio più lungo mai realizzato da Sony e Marvel. Non ci resta, dunque, che
attendere una conferma ufficiale.
Il film è diretto
da Jon Watts (già regista
di Homecoming e Far
From Home) e prodotto da Kevin
Feige per i Marvel Studios e da Amy
Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà
nelle sale americane il 17 dicembre 2021.
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli potrebbe
cambiare drasticamente il MCU, dal momento che il film introdurrà
quasi certamente nel franchise molti nuovi elementi provenienti
direttamente dai fumetti originali. L’eroe asiatico occupa uno
spazio unico nell’Universo Marvel ed ha profondi legami con
molti altri importanti eroi e squadre dei fumetti.
1Ospite della Forza della
Fenice
Nei
fumetti sugli Avengers più recenti, Shang-Chi è diventato uno dei
tanti ospiti dell’onnipotente Forza della Fenica, che torna sulla
Terra alla ricerca di un nuovo ospite e procede a fare un’audizione
a ciascuno dei Vendicatori, incluso Shang-Chi. Questa audizione ha
preso la forma di un Duello di Dio.
Sebbene Shang-Chi fosse particolarmente adatto
a vincere questo torneo, fu incoraggiato da Capitan America a
“sconfiggerlo”, poiché Steve Rogers credeva che Shang-Chi
possedesse le giuste qualità per essere l’ospite del potere
cosmico. Tuttavia, la Forza della Fenice ha reso Shang-Chi più
arrabbiato e spericolato, costringendo l’eroe a rifiutare di
usarla.
Sfortunatamente, la performance al
box office di The Suicide
Squad di James Gunn non è stata quella che la Warner
Bros. si aspettava. Nonostante l’accoglienza estremamente positiva
da parte della critica, il riavvio delle avventure della Task Force
X sul grande schermo ha incassato lo scorso fine settimana soltanto
4,6 milioni di dollari, facendo salire gli incassi del film, a
livello internazionale, a quota 101,8 milioni.
Soltanto in Nord America, il film è
riuscito a portare a casa 52 milioni di dollari, cifra che ha fatto
salire gli incassi globali a quota 154, 6 milioni. Si stima che,
prima della fine della sua corsa nelle sale, il film arrivi ad una
cifra che dovrebbe oscillare tra i 175 e i 200 milioni di dollari.
Un risultato di certo deludente, considerando che il budget
impiegato per il film è stato di circa 185 milioni.
Tuttavia, le cose per
The
Suicide Squad sono andate decisamente meglio su HBO
Max. Secondo
Samba TV, organizzazione che si occupa di raccogliere e
analizzare i dati relativi alle visualizzazioni, il film di
James Gunn è stato visto da 4,7 milioni di
utenti statunitensi durante i primi tre weekend a seguito
dell’uscita, superando Wonder
Woman 1984 (3,9 milioni) e
Zack Snyder’s Justice League (3,2 milioni), diventando
così il cinecomic DC più visto sulla piattaforma di streaming.
Tuttavia, il film non è riuscito a
raggiungere le cifre di altri titoli della Warner Bros. usciti in
contemporanea sia nelle sale che su HBO Max, come Mortal
Kombat (5,5 milioni) e Godzilla
vs. Kong (5,1 milioni). Ricordiamo che The Suicide
Squad è stato reso disponibile per tutti gli abbonati
alla piattaforma di streaming senza costi aggiuntivi.
“Benvenuti all’inferno, ossia a
Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli
Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori
supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi
all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico
del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui
Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2, Savant,
King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita di
tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla
remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova
grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di
guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search
and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del
governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei
sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa
falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un
compagno di squadra o della stessa Waller).”
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli sarà il primo
cinecomic dei Marvel Studios con al centro della
storia un eroe asiatico. Ad interpretare l’eponimo protagonista
sarà Simu Liu, attore cinese noto agli appassionati
di serie tv per Kim’s Convenience, ma di fatto sconosciuto
al grande pubblico.
In una recente intervista con
The Hollywood Reporter, Liu ha raccontato del momento esatto in
cui ha ricevuto la telefonata da parte di Kevin Feige che lo informava che era stato
scelto per il ruolo di Shang-Chi nell’omonimo film. “Ricordo
quella telefonata come se fosse ieri”, ha spiegato l’attore.
“Era il 16 luglio 2019. Erano le 18:30 circa. Mi ero appena
svegliato, avevo fatto un pisolino. Ero in mutante e stavo
mangiando dei cracker ai gamberetti. Anche il mio cane stava
riposando e all’improvviso ricevo questa chiamata da un numero
sconosciuto di Burbank, in California. Dall’altra parte, la voce
squillante di Kevin Feige che mi diceva che la mia vita sarebbe
cambiata per sempre. È stato un momento parecchio
memorabile.”
Liu ha anche ironizzato sulla
speranza di essere stato scelto per il suo talento di attore e non
per un tweet che aveva condiviso nel 2018. Prima del suo casting,
infatti, l’attore aveva scritto alla Marvel su Twitter, dicendo che
voleva interpretare Shang-Chi nel MCU. Naturalmente, Liu non
avrebbe mai potuto immaginare che circa sette mesi dopo da quel
tweet il suo sogno si sarebbe realizzato. Ovviamente, quel tweet è
riemerso dopo l’annuncio del suo casting e ora Liu ha spiegato a
THR come il tutto sia stato una coincidenza assolutamente
divertente.
“Non riesco a immaginare che
Kevin Feige controlli costantemente chi gestisse l’account Twitter
dei Marvel Studios. Quindi spero di non essere stato scelto per il
tweet”, ha detto l’attore. “Spero di essere stato scelto
per la mia capacità di recitazione o per qualsiasi altro
motivo.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di
Netflix Kim’s Convenience. Insieme a lui, nel cast,
figureranno anche Tony Leung nei panni
del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
In una recente intervista con il
Los Angeles Times, Kumail Nanjiani ha parlato del suo personaggio
nell’attesissimo Eternals,
il film Marvel diretto dalla regista premio
Oscar Chloé Zhao che arriverà nelle sale a
novembre.
Nel film l’attore pakistano
interpreterà Kingo, un personaggio che a quanto pare si prepara a
sovvertire numerosi stereotipi. Secondo Nanjiani, infatti, i film
di Hollywood tendono a rappresentare i pakistani o come dei “nerd”
o come dei “terroristi”. Al contrario, Kingo sarà un personaggio
davvero “figo” e pieno di gioia secondo l’attore.
“Kingo è un Eterno, quindi
esiste da migliaia di anni. Ha diversi super poteri ed è diventato
una star del cinema di Bollywood”, ha spiegato Nanjiani.
“Tutti gli Eterni hanno fatto parte della società umana in modi
diversi, ma lui si è davvero immerso nella loro cultura,
innamorandosi delle trappole della modernità. Adora essere ricco.
Adora essere famoso. Adora essere un Eterno.”
“Lavoro in quest’ambiente da
circa un decennio e conosco ormai quali sono le opportunità che
vengono date agli attori pakistani. Ci trasformano in dei nerd.
Volevo che Kingo fosse l’esatto opposto. Volevo che fosse un figo.
Spesso le persone associano nerd alla parola ‘debole’, invece
volevo che Kingo fosse l’esatto opposto, anche fisicamente. Oppure
diventiamo terroristi, e io volevo che fosse il contrario. Volevo
che fosse questo personaggio pieno di gioia”, ha aggiunto
l’attore. “Lavorando con Chloé, abbiamo preso ogni singola cosa
che non avevo avuto modo di fare e abbiamo creato un personaggio
che è l’esatto opposto di come molta cultura pop americana vede le
persone del Pakistan o del Medio Oriente.”
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
La carriera di Kevin Feige alla Marvel è iniziata nel 2000, quando
è stato assunto dallo studio per lavorare al primo capitolo della
saga di X-Men ad opera della Fox in qualità di produttore
associato. Impressionato dalla sua conoscenza dell’universo Marvel
e dal successo del film, circa sette anni dopo l’allora
amministratore delegato Avi Arad ha promosso Feige a direttore di
produzione dei Marvel Studios. Il resto è storia.
“Sai, non mi sembra che le cose
siano cambiate poi tanto”, ha spiegato Feige in merito
all’evoluzione dei primi film tratti dai fumetti Marvel rispetto
all’odierno MCU. “In quei primi film di Spider-Man diretti da
Sam Raimi, ero lì a guardare e imparare da un gruppo di persone che
stavano cercando di superare ogni aspettativa e di realizzare non
solo i propri sogni d’infanzia, ma anche quelli di tutti i fan di
questi personaggi. So che il panorama oggi è diverso, ma essendo
coinvolto dall’inizio, posso dire che è praticamente quello che
abbiamo fatto anche noi con ogni singolo film e serie tv. In questo
senso, è esattamente come allora.”
Kevin Feige sulla rinnovata
collaborazione con Sam Raimi dopo la trilogia di Spider-Man
“Da un punto di vista
estremamente personale, tornare a lavorare con Sam, con cui ho
lavorato durante i primissimi anni della mia carriera alla Marvel,
è stato surreale ma al tempo stesso un sogno che diventa
realtà”, ha aggiunto Feige a proposito del coinvolgimento di
Sam Raimi nel sequel di Doctor
Strange. “Mi sono reso conto, nel vederlo di nuovo
all’opera, nel vedere di nuovo i suoi manierismi, di aver assorbito
e imparato da lui più di quanto pensassi. Il fatto che sia di nuovo
tornato alla regia e che ora sia in sala di montaggio a lavorare su
un film di Doctor Strange è un sogno che si realizza ma anche la
chiusura di un cerchio.”
In una recente intervista con
Collider, Braham ha anticipato che il film non sarà il classico
cinecomic, sottolineando che sarà un film dalla portata gigantesca
e dalla storia estremamente complessa. “I lavori su The Flash
procedono alla grande”, ha detto il direttore della
fotografia. “È un film complesso, un fantastico concept da
portare nelle generazioni che sono cresciute con questi tipi di
fumetti. Anche se, non è propriamente un cinecomic. Non è basato
sulla realtà, ma è molto più complesso dal punto di vista tecnico:
penso che tutti i registi siano davvero entusiasti quando la
complessità tecnica della narrazione non ostacola la realizzazione
di un film di buona qualità.”
“Spero che non verrà mai visto
unicamente come un film di supereroi”, ha aggiunto. “Spero
che verrà accolto come un film e basta, perché è quello che è.
Penso che queste cose debbano andare così. Bisogna realizzare
grandi film che abbiano come protagonisti supereroi dietro cui si
celano personaggi veritieri, con tutti i pregi e i difetti che sono
alla base di ogni essere umano.”
Confermata anche la presenza
di Michael
Keaton e Ben
Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di
Batman. Kiersey Clemons tornerà nei
panni di Irish West dopo essere apparsa in Zack
Snyder’s Justice League (il personaggio era stato
tagliato dalla versione theatrical). Nel cast ci saranno anche
l’attrice spagnola Maribel Verdú (Il
labirinto del fauno), che interpreterà Nora Allen (la
madre di Barry) e l’attrice statunitense Sasha
Calle(Febbre d’amore) che interpreterà
Supergirl.
Non ci sarà
invece Billy Crudup, che aveva interpretato
Henry Allen (il padre di Barry) in Justice
League: l’attore verrà sostituito nella parte
da Ron Livingston. Il film dovrebbe essere
ispirato alla serie a fumetti “Flashpoint” del 2011, scritta da
Geoff Johns e disegnata da Andy Kubert.
La piattaforma HBO MAX ha diffuso
la featurette che presenta “Red Hood” in Titans
3 il nuovo personaggio in arrivo nell’annunciata
terza stagione della serie Titans.
Titans 3
Titans 3 sarà la
terza stagione della serie Titans
prodotta dalla DC Entertainmet
e creata da Akiva Goldsman, Geoff Johns, e Greg
Berlanti. Titans vede come produttori
esecutivi Akiva Goldsman, Geoff Johns, Greg Berlanti e
Sarah Schechter.
In Titans 3 protagonisti sonon Brenton Thwaites nei panni di Richard “Dick”
Grayson / Robin, Anna Diop come Koriand’r /
Starfire,
Teagan Croft nei panni di Rachel Roth / Raven e
Ryan Potter nei panni di Garfield “Gar” Logan /
Beast Boy. Nei ruoli ricorrenti ci sono Alan
Ritchson nei panni di Hank Hall / Hawk, Minka
Kelly come Dawn Granger / Dove, Lindsey
Gort nei panni di Amy Rohrbach e Bruno
Bichir come Niles Caulder / Chief, Joshua
Orpin nei panni di Superboy e Esai
Morales come Slade Wilson aka Deathstroke.
Nella serie tv Dick Grayson emerge
dall’ombra per diventare il leader di una band senza paura di nuovi
eroi, tra cui Starfire, Raven e molti altri. I fan possono
aspettarsi che Titans sia una serie d’avventura a tinte drammatiche
che esploreranno e celebreranno uno dei più famosi gruppi di
fumetti di sempre. La prima stagione Titans
ha debuttato nel 2018 sul nuovo servizio digitale per la DC
Universe, gestito da Warner Bros. Digital
Networks.
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli sembra
destinato a diventare un successo al botteghino. Il film uscirà
nelle sale italiane il 1 settembre e in quelle americane il 3, e
ovviamente i fan non vedono l’ora di scoprire dove la storia
condurrà il personaggio del titolo, dal momento che tutto nel
MCU – come ben sappiamo – è
collegato.
Coloro che hanno già avuto modo di
vedere il film hanno anticipato che ci saranno diversi suggerimenti
in merito al futuro dell’eroe nell’universo condiviso
(probabilmente nelle ormai tradizionali scene post-credits), ma
durante una recente intervista con
The Hollywood Reporter è stata proprio la star del film,
Simu Liu, a parlare del suo viaggio
all’interno del MCU.
L’attore non ha potuto anticipare
nulla in merito alla trama del film, ma ha quanto pare ha già le
idee chiare su quale direzione dovrebbe intraprendere la storia di
Shang-Chi. “Per quanto riguarda ciò che verrà dopo, so che
quello che ho in mente è la stessa cosa a cui pensano anche tutti
gli altri. Tutti speriamo che ci sia un nuovo film degli Avengers,
in futuro”, ha detto l’attore. “Ovviamente, non ne so
nulla, ma essendo un grande fan dell’intero franchise, so che quel
film è considerato la punta di diamante. Tutta la frenesia dei
media che circonda questi progetti può essere considerato una cosa
a sé stante, quindi è certamente quello che spero”.
Quando la fonte ha poi insistito per
ulteriori dettagli, Liu ha aggiunto: “Davvero, non ne so nulla.
Assolutamente nulla. Penso che ora siano concentrati sul nostro
film, sul farlo conoscere e apprezzare al mondo e sulla speranza
che la gente vada al cinema. La speranza è davvero che il pubblico
vada al cinema per godere dell’azione strabiliante e
dell’incredibile storia che sono alla base di questo
film.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di
Netflix Kim’s Convenience. Insieme a lui, nel cast,
figureranno anche Tony Leung nei panni
del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
La prima cosa che viene
in mente
durante la visione di The White Lotus è una
parafrasi di un celebre titolo almodovariano: ricchibianchi sull’orlo di una crisi di nervi. E proseguendo con
la visione (abbiamo visto i primi quattro episodi di sei in
anteprima) l’impressione iniziale è confermata. The White
Lotus, serie ideata e diretta interamente da Mike
White (Enlightened), racconta la vita in un resort di lusso
alle Hawaii, mentre al centro della vicenda ci sono da una parte
gruppi assortiti di turisti, tutti bianchi e ricchissimi, e
dall’altra i componenti dello staff alle prese con le loro
richieste sempre più assurde, ma dopotutto “il cliente ha sempre
ragione!”.
The White Lotus, la trama
C’è una top manager –
Connie Britton (Nashville, American Horror
Story) – accompagnata da un marito di non altrettanto successo
(Steve Zahn, The Good Lord Bird), dai loro
figli adolescenti (Sydney Sweeney e Fred Echinger) e
dalla migliore amica della figlia (Brittany O’Grady), la
coppia in luna di miele (Alexandra
Daddario e Jake Lacy), una donna in lutto per la
morte della madre (Jennifer Coolidge), in cerca di un
tanto agognato relax a cinque stelle in quello che è un vero e
proprio paradiso terrestre – la serie è stata girata per intero
sull’isola di Maui, nell’arcipelago hawaiano. I vacanzieri vengono
accolti dal manager e dalla responsabile dei servizi della spa
della struttura, che presto si troveranno a dover provvedere a
qualunque capriccio dei loro ospiti, mentre si destreggeranno con i
fattori di stress delle loro vite. Mentre dinamiche sempre più dark
emergeranno di giorno in giorno, la miniserie rivelerà gradualmente
le complesse verità di viaggiatori dalle vite solo in apparenza
perfette, dei cerimoniosi dipendenti e dell’idilliaco luogo di
vacanza.
Un gruppo che alla
condivisione di ceto sociale (non viene detto chiaramente, ma
potendosi permettere una vacanza in quel posto è implicito)
contrappone una serie di prospettive e approcci diversi alla vita e
alla società, tutti immersi in una contemporaneità che sembra
ricalcare per la prima volta in maniera fedele gli ultimi anni e la
rivoluzione sociale che è ancora in atto in tutto il mondo, tra
movimento di Black Lives Matter, alla parità di genere sul posto di
lavoro che ha fatto seguito al movimento Me Too, fino
all’attenzione e all’inclusività nella società e sul posto di
lavoro.
Ricchibianchi sull’orlo di una crisi di
nervi
The White
Lotus riesce con grande naturalezza a fotografare uno
spaccato di vita “altrove”, una vita in vacanza in cui si sospende
la routine (chi ci riesce, almeno) e si prova a ritrovare se
stessi. Scopriremo presto che per alcuni è più facile che per altri
e che non tutti sono pronti ad affrontare i propri mostri.
Quello che però tiene
incollati a The White Lotus, oltre alla sempre
accattivante dinamica da soap opera, è una “promessa” che ci viene
fatta nei primissimi minuti dell’episodio di apertura, l’attesa di
qualcosa di terribile. Il meccanismo narrativo è semplice ed
efficace: all’inizio della serie ci viene detto che accadrà
qualcosa di brutto, e per tutto lo show (almeno per i primi quattro
episodi) aspettiamo che quella “promessa” venga mantenuta. Nel
corso di questa spasmodica attesa, i personaggi e le loro vite si
srotolano davanti agli occhi dello spettatore, con uno stile che
dietro all’apparente classicità nasconde una costruzione minuziosa
della suspance, una tensione crescente che continua a salire da
episodio a episodio e che è perfettamente rappresentata, dopo la
metà della serie da un contrappunto musicale quasi straniante che
si ripropone in ogni scena dal ritmo più sostenuto rispetto alla
normalità della serie. Un tema musicale che è lo stesso dei titoli
di testa e di coda e che con grande facilità detta il ritmo
“scomodo” di una storia che dice molto di più di quanto non
sembri.
A pochi giorni
dall’uscita di Nine Perfect Strangers, The White
Lotus ci fa ritornare in un posto lussuosissimo dove, in
un modo o nell’altro, i fortunati ospiti si confrontano con le loro
stesse paure, in cui si trovano faccia a faccia con se stessi, e in
cui sono ignorati del fatto che qualcosa di terribile sta per
abbattersi su di loro. Un’esperienza da fare tutta d’un fiato.
Ecco la nostra intervista a
Brian Mendoza, regista di SweetGirl, il film con Jason Momoa
disponibile su Netflix.
Sweet girl, film
diretto da Brian Andrew Mendoza, racconta la storia
di Ray Cooper (Jason
Momoa), un uomo rimasto da poco vedovo, dopo che sua
moglie (Adria Arjona) è morta di cancro.
Intenzionato a vendicare la morte della donna, Ray accusa una
compagnia farmaceutica, che produceva un farmaco potenzialmente
salvavita, di averlo ritirato dal mercato, favorendo così
l’aggravasi di sua moglie e la sua successiva dipartita.
La sua sete di giustizia e il suo desiderio di scoprire la verità
sul perché il farmaco non sia più in commercio, lo portano a un
incontro mortale con qualcuno che è pronto a farlo tacere per
sempre, pur di portare a galla cosa si nasconde dietro quella
scelta farmco-aziendale. È così che la missione di Ray non è più
giustizia e vendetta, ma proteggere l’unico familiare che gli è
rimasto, sua figlia.
Annette, ritorno
sul grande schermo del regista Leos Carax,
premiato a Cannes per la miglior regia, è uscito
nelle sale internazionali il 7 Agosto 2021 ed è disponibile su
Amazon Prime Video dal 20
Agosto 2021 (per le sale italiane, invece, l’uscita è prevista per
Dicembre).
Annette e l’epopea del naufragio contemporaneo
“So may we start?”, “Possiamo,
quindi, cominciare?”, chiede Leos Carax in
persona ai protagonisti del suo nuovo film,
Annette, che esce a distanza di nove anni dal
mirabolante Holy Motors (2012). Il prologo di
Annette si presenta come una dichiarazione di
intenti da parte di chi tiene le redini dell’intera opera visiva e
concettuale: non solo il regista, che sfoglierà man mano i capitoli
della storia di Annette, ma anche il duo rock
SPARKS, corpus musicale della pellicola, che ci
avverte su come le tracce musicali andranno a permeare l’intera
opera, dando voce a personaggi grotteschi e anomici, che devono
necessariamente esprimersi attraverso un canale comunicativo a sé
stante.
Henry Mc Henry (un
Adam Driver totalizzante) è conosciuto come Ape of
God, comico sornione e sovvertivo, innamoratosi
dell’eterea e fiabesca cantante lirica Ann
Defrasnoux (Marion
Cotillard). L’unione tra i due artisti viene sancita dalla
nascita della figlia Annette, figura cristologica
ma immateriale, inconsistente e usurata dagli altri, resa
visivamente come un burattino. Inizia così un’Odissea
contemporanea, spogliata da qualsiasi fardello di mistificazione
narrativo, in cui Ulisse è un eroe tramortito e
depotenziato, Telemaco una figura scarnificata che
tenta in tutti i modi di esistere, e Penelope un
simbolo di maternità sfasciato.
Annette è un canto
pessimista che si serve dei mezzi da sempre padroneggiati da Carax
quali uno spettro visivo immaginifico e una sinestesia di voci e
suoni che assurgono ad emblema metodico di un cinema irrazionale ma
profondamente vero, emotivo e passionale. E’ caricatura visiva,
simulacro di ciò che trova nel fuori controllo dell’assurdità
narrativa il canale più puro per raccontare la storia di percezioni
distorte della realtà. Annette si configura come
un musical infernale (ma necessariamente purgatoriale) la cui unica
chiave di interpretazione è l’immersione in un abisso di desideri
irrecuperabili, condizioni psicologiche precarie e ostinazione di
un stato dell’essere falsato e obsoleto.
La coppia formata da Henry ed Ann è
una rielaborazione dolorosa delle figure di Adamo
ed Eva, alla ricerca di un Eden illusorio e
contaminato, che vive delle loro antinomie, di un disequilibrio
relazionale assoluto, in cui poco importa se si
distrugge il pubblico attraverso la
commedia, o lo si salva tramite l’opera:
il risultato è comunque lo sprofondare in un abisso vorticoso,
provocatorio e disarmante.
E’ chiaro che la poetica di Carax
verta sul consegnare allo spettatore un elaborato
film-mondo, interiorizzato e assieme
dissacrato, la cui decodifica parte dagli elementi del profilmico,
quali tonalità cromatiche ricorrenti e simbologiche, una direzione
attoriale perfettamente delineata verso l’esorbitanza e la
caricatura (Driver) e verso un fiabesco intonso e inafferrabile
(Cotillard). La cornice da musical anticonvenzionale mette in luce
non solo il talento di Ann e lo sberleffo comico di Henry, ma anche
la drammaturgia sinfonica di una piccola anima calpestata, la cui
voce fanciullesca non è indirizzata all’essere speciale per i
genitori, nella simbologia della prima parola pronunciata da un
neonato, quanto piuttosto è condannata ad essere voce
per gli altri.
Ad interpretare la funzione di
cantastorie è in Annette un Simon Helberg
fenomenale, nei panni di un direttore d’orchestra, un
Conductor senza nome, tra la mischia di nomi
propri estremamente profanati. E’ lui a stabilire l’andamento
melodico della narrazione, che tenta di “ripulire” a sprazzi, con
un accenno di purezza dei sentimenti da lui provati. I personaggi
di Annette tentano di sopravvivere all’autore, di
coglierlo in fallo ed ergersi a immanenza storica, eppure Carax
agisce come forza provvidenziale, che risistema i suoi “burattini”
all’interno di uno schema prestabilito, in cui i rapporti di forza
si sovvertono, per dar spazio a una marea emotiva
irrefrenabile.
Annette: il fascino distruttivo del prodigio profanato
Lo stand-up comedian Henry è
rappresentazione di un machismo sovrabbondante, tronfio di
supponenza mitopoietica, i cui accordi disarmonici cozzano con la
sensibilità sofisticata di Ann, che muore sul palcoscenico come
un’Ofelia disarmata, sperduta tra foreste che rimarcano
continuamente la condizione di equilibrio precario e soffocato che
la soggioga
L’impianto teatrale di
Annette è continuamente potenziato da inquadrature
concepite come tableaux vivants, tracce di un saliscendi
introspettivo che va a naufragare necessariamente in brani musicali
prorompenti, esasperati canti che sfidano il confine tra realtà e
finzione, andando a recuperare una dimensione favolistica
inquietante, i cui richiami visivi sono evidenti nella
fotografia.
Opera lirica dissacrata, spazio
comico perturbato, Annette abita dimensioni
variegate, che non possono essere ricondotte a un ordine
prestabilito senza entrare pienamente in contatto con la poetica di
Carax: divisiva, senza ombra di dubbio, ma qui al pieno delle sue
potenzialità. La visionarietà magnetica del suo estro creativo
trova piena conformazione se confrontatasi con una realtà
menzognera e subdola, in cui il pastiche e la caricatura plasmano
l’essere umano, incapace di evadere perfino nella dimensione
artistica e a cui non resta che abitare l’abisso: voragine
relazionale, sociale, induttiva e collaterale.
Annette è maschera
aberrante della tossicità inattesa ma costituiva, dello
spogliamento di valore dei simboli e delle immagini, dell’invidia
connaturata a ciò che non siamo e che abbiamo perso. I personaggi
di Annette sono spiriti fallaci traghettati da una
provvidenza castigatrice, che ambisce a riportare ordine dove la
forza umana non può più agire, prigionieri irascibili dell’immagine
cinematografica.
Se un attore è in grado di far
ridere, allora saprà anche mettere in scena tutte le altre
emozioni, perché riuscire a fare breccia nel cuore degli spettatori
e strappargli una risata è davvero un’arte complicata. Alla luce di
questa verità non sorprende affatto che la reginetta della sit-com
americana, Kaley Cuoco, abbia finalmente raggiunto
l’interesse di Golden Globes e Emmy grazie al suo ruolo ne
L’assistente di volo – The Flight Attendant.
L’attrice, nota per il ruolo di Penny in The
Big Bang Theory, ha seguito una vera e propria palestra
fattoriale, per dodici anni, dieci stagioni dello show, al fianco
di colleghi preparatissimi, trovandosi spes-so a recitare davanti
ad un pubblico live, e affinando così tanto le sue doti che,
arrivata la parte complessa e drammatica di Cassandra Bowen nello
show HBO
Max, tutto quello che ha dovuto fare è stato indossare il
completo da assisten-te di volo e imbarcarsi per questa avventura
che l’ha resa protagonista della stagione televisiva di quest’anno.
E mentre possiamo vedere tutta la serie su su Sky e in streaming su
NOW, ecco di
seguito i momenti più divertenti che Kaley Cuoco ha messo in scena nei panni
di Penny!
L’assistente di volo – The Flight Attendant è
disponibile suNOWe anche on demand su Sky.Iscriviti a soli 3
europer il primo mese e guarda
il film e molto altro.
1L’ossessione per i Giochi di
Ruolo
Quando Penny ha imparato a giocare a Age of
Conan, si accorge che il gioco di ruolo è più divertente di quanto
si aspettasse. Con l’aiuto di Sheldon, migliora rapidamente e
questa passione impressiona
Sheldon, ma gli altri si rendono conto che la ragazza comincia
a sviluppare una dipendenza, un’ossessione. Dopo aver svegliato
Sheldon nel cuore della notte per chiedergli aiuto in una
situazione di gioco difficile e aver perso il lavoro solo per
rimanere a giocare, Penny è diventata un vero e proprio mostro. Non
si lava più, resta in pigiama, non va al lavoro e passa ogni
singolo momento di veglia a giocare. E proprio quando sembra che
nulla la possa distrarre dal gioco, Penny si rende conto che è
andata fuori di testa quando accetta di uscire, nel gioco, con il
personaggio giocato da Howard. L’idea di uscire, anche solo
virtualmente, con Howard è stata un deterrente sufficiente!
Ovviamente questo momento è accompagnato dalle impagabili
espressioni comiche di Kaley Cuoco, che ha poi messo al servizio
della sua Cassandra in L’assistente di volo – The Flight
Attendant, disponibile su su Sky e in streaming su
NOW.
Nel panorama televisivo
contemporaneo, saturo di storie e show che si moltiplicano anche
grazie al proliferare delle piattaforme, è difficile trovare una
serie tv che lascia il segno, difficile ma non impossibile se
pensiamo al “caso” de I Luminari – Il destino nelle
stelle (The Luminaries).
La nuova serie, basata sul romanzo
di Eleanor Catton, vincitrice del Man Booker Prize 2013, è una vera
e propria sorpresa, con la sua messa in scena curata, i suoi
protagonisti incredibili e la storia avvincente. Nessun elemento
dello show è particolarmente originale, me tutti insieme creano un
prodotto notevole che sicuramente cattura l’attenzione. Disponibile
dal 7 luglio su Sky e in streaming su NOW, la
serie si impreziosisce con la presenza di
Eva Green, in un ruolo misterioso e accattivante, ma
la storia in sei puntate racchiude molti segreti e curiosità. Ecco
cosa c’è da sapere su I Luminari – Il destino nelle
stelle (The Luminaries).
I Luminari – Il destino nelle stelle è
disponibile suNOWe anche on demand su Sky.Iscriviti a soli 3
europer il primo mese e guarda
il film e molto altro.
1Dove è stato girato I Luminari
– Il destino nelle stelle (The
Luminaries)
La
serie è ambientata in Nuova Zelanda, e proprio in quelle terre
magnifiche e selvagge è stato girato. Sempre Himesh Patel ha
raccontato: “Abbiamo trascorso cinque mesi in Nuova Zelanda per
girare. Un paese così bello in così tanti modi, mi sono divertito
davvero tantissimo.” La Nuova Zelanda, che si trova agli antipodi
dell’Italia, è un paese che il cinema ha raccontato diverse volte,
ma che ha trovato “la fama” mondiale grazie a
Peter Jackson, che ha scelto la sua natura incontaminata per le
riprese de
Il Signore degli Anelli. Sicuramente qualche scenario della
serie in onda su Sky ricorderà le lande della Terra di
Mezzo.
Dove vedere I Luminari – Il destino
nelle stelle (The Luminaries)
La
serie, che nel mondo è già andata in onda su Starz e su BBC, è
disponibile su Sky e in streaming su NOW.
I
Luminari – Il destino nelle stelle è disponibile suNOWe anche on demand su Sky.Iscriviti a soli 3
europer il primo mese e guarda
il film e molto altro.
Il cinema si è sempre legato, in
modo più o meno stretto, al racconto politico quale strumento per
approfondire importanti cambiamente sociali e storici. Dai
capolavori degli anni Settanta si è giunti, negli ultimi anni, a
titoli come L’uomo dell’anno e Le idi di marzo, i
quali hanno affrontato sotto punti di vista diversi la politica
statunitense, trattandola tanto nei suoi punti di maggior pregio
quanto in quelli più oscuri. Un altro brillante film di questo
filone è The Front Runner – Il vizio del
potere (qui la recensione), diretto nel
2018 da Jason Reitman (regista anche di
Juno e Tra le nuvole), che si
concentra sul raccontare uno scandalo degli anni Ottanta che
sconvolse il mondo della politica.
La sceneggiatura, scrita da Reitman
insieme a Matt Bai e Jay Carson,
è l’adattamento del romanzo All the Truth is Out, scritto
dallo stesso Bai nel 2014. All’interno di questo si ripercorre la
vicenda del senatore Gary Hart, della sua ascesa e
del suo declino. Il racconto si concentra così sull’abuso di
potere, tanto per ottenere ciò che si desidera quanto per
nascondere ciò che non si vuole divenga di dominio pubblico.
Interpretato da un cast di celebri attori hollywoodiani, The
Front Runner è poi stato presentato al Telluride Film Festival
e al Toronto Internationational Film Festival, ottenendo buoni
pareri di critica e pubblico.
Indicato come uno dei titoli più
interessanti del suo anno, in particolare per le tematiche e le
riflessioni che il film lascia emergere, The Front Runner
ha dimostrato una volta di più come cinema e politica possano
essere un binomio particolarmente vincente. Prima di intraprendere
una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire
alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama, al cast di
attori e alla vera storia dietro il film.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
The Front Runner – Il vizio del
potere: la trama del film
La storia del film segue l’ascesa e
la caduta del senatore Gary Hart, capace di
catturare l’immaginazione dei giovani votanti e considerato il
favorito tra i democratici alle elezioni del 1988. La sua campagna
passa però in secondo piano a causa della relazione extraconiugale
che intrattiene con Donna Rice, una giovane e
attraente modella. Quando la vita privata si mescola con quella
politica, il senatore Hart si vede costretto a dover affrontare uno
scandalo a sole tre settimane dalle elezioni. Diviso tra gli
invasivi media e il dolore della moglie Lee,
Hart dovrà prendere decisioni particolarmente difficili, che
avranno un impatto durevole e profondo nella politica americana ma
anche in quella mondiale.
The Front Runner – Il vizio del
potere: il cast del film
Protagonista del film, con il ruolo
del senatore Gary Hart, è l’attore Hugh Jackman, qui alle
prese con una nuova intensa interpretazione che gli ha fatto
guadagnare numerose lodi. Per prepararsi al ruolo, egli ebbe
l’occasione di incontrare il vero Hart, il quale lo invitò
addirittura a passare alcuni giorni a casa sua. Jackman poté così
confrontarsi da vicino con il politico, studiandolo nei modo di
fare e apprendendo da lui molti retroscena. L’attore, inoltre, ebbe
modo di dormire nel letto di Hart, mentre questi si trovava in
un’altra stanza. Nel ruolo di Lee Hart, la moglie del senatore, si
ritrova l’attrice Vera Farmiga, oggi
celebre per la trilogia di The Conjuring. Kaitlyn
Dever è invece Andrea Hart, la figlia dei due.
Il premio Oscar J. K. Simmons
interpreta invece Bill Dixon, amico di vecchia data di Hart e suo
manager per la campagna elettorale. L’attrice Sara
Paxton, nota per i film Sleepover e Ritorno
ad Halloweentown, interpreta Donna Rice, la modella per cui
Hart è finito nei guai. La vera Donna Rice ha poi pubblicamente
lodato l’interpretazione dell’attrice, definendola sincera e priva
di giudizio. Alfred Molina interpreta invece il
giornalista Ben Bradlee, del Washington Post. Bradlee è
stato poi protagonista nello stesso periodo anche del film The
Post, dove è interpretato da Tom Hanks.
Mamoudou Athie, invece, è A. J. Parker,
giornalista del Washington Post, ma si tratta di un
personaggio inventato per il film e non realmente esistito.
The Front Runner – Il vizio del
potere: la vera storia dietro il film e il libro
Quella raccontata in The Front
Runner è una storia svoltasi tra il 1987 e il 1988. In
quell’anno Gary Hart, esponente del Partito Democratico e senatore
del Colorado dal 1975 al 1987, si candidò per le primarie del suo
partito al fine di partecipare alle presidenziali del 1988. In
breve, però, emerge uno scandalo che lo porta a doversi ritirare
dalla campagna elettorale. Nelle settimane precedenti al voto per
le primarie, delle fonti anonime hanno infatti informato il
giornale Miami Herald che Hart era impegnato in una
relazione extraconiugale con una donna di nome Donna Rice. Il
giornale fece dunque pedinare i due da investigatori privati,
arrivando ad ottenere una serie di foto che sembravano incriminare
la coppia.
Sia Hart che la Rice hanno più volte
negato la loro presunta relazione sessuale, ma l’invasività dei
media e i tanti articoli scritti da numerosi giornali, come il
Washington Post, rovinarono definitivamente la sua
reputazione e la sua campagna elettorale. Per gli Stati Uniti si
trattò di una delle prime volte in cui la vita privata di un
candidato politico veniva indagata e resa nota in quel modo, una
pratica da allora divenuta piuttosto frequente. Il giornalista e
scrittore Matt Bai nel 2003 si occupò di scrivere un breve profilo
storico di Hart per il The New York Times. Egli si
interessò molto alla vicenda, raccontandola poi nei minimi dettagli
in All the Truth is Out, libro da cui è stato tratto il
film di Reitman.
The Front Runner – Il vizio del
potere: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. The Front Runner
– Il vizio del potere è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Chili, Google Play, Tim Vision e
Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 28
agosto alle ore 21:20 sul canale
Rai 3.
Debutterà dal 30 agosto alle 21.15
in prima visione su Sky Atlantic e in streaming su NOW (doppio
episodio a settimana) The White
Lotuscreata, scritta e diretta da
Mike White (Enlightened),
The White Lotus, che è stata appena rinnovata
per una seconda stagione, è una tagliente satira sociale sulle
vicende di vari membri dello staff e di alcuni clienti
dell’esclusivo resort che dà il titolo alla serie, seguiti durante
una tumultuosa settimana in paradiso che cambierà per sempre le
loro vite.
Un affiatatissimo cast corale,
ricco di volti noti del piccolo e del grande schermo e guidato da
Murray Bartlett (Looking) nei panni del
manager del lussureggiante The White
Lotus, è fra i punti di forza di questa comedy in
sei episodi “sull’orlo di una crisi di nervi”, a tinte decisamente
black, che spinge molto sui lati più oscuri e nascosti dei suoi
protagonisti e che non si lascia sfuggire alcuni momenti di intensa
– e spesso esilarante – critica sociale e culturale, che assieme
alle performance di tutti i protagonisti sono al centro di alcune
delle più lusinghiere recensioni che la serie ha ricevuto: “la
tragicommedia di Mike White è una delle migliori serie dell’anno”
per il New Yorker, “la serie da vedere quest’estate” scrive il
Time, “assolutamente meraviglioso” secondo Indiewire.
Al check-in della prestigiosa
struttura una giovane coppia in luna di miele (Alexandra
Daddario e Jake Lacy), una donna
in lutto per la morte della madre (Jennifer
Coolidge, La rivincita delle bionde, Una donna
promettente, American Pie), una top manager –Connie
Britton (Nashville, American Horror
Story) – accompagnata da un marito di non altrettanto successo
(Steve Zahn, The Good Lord Bird), dai
loro figli adolescenti (Sydney Sweeney e
Fred Echinger) e dalla migliore amica della figlia
(Brittany O’Grady). In cerca di un tanto agognato
relax a cinque stelle in quello che è un vero e proprio paradiso
terrestre – la serie è stata girata per intero sull’isola di Maui,
nell’arcipelago hawaiano – i vacanzieri vengono accolti dal resort
manager e dalla responsabile dei servizi della spa della struttura,
che presto si troveranno a dover provvedere a qualunque capriccio
dei loro ospiti – non conta quanto irragionevole – mentre si
destreggeranno con i fattori di stress delle loro vite. Mentre
dinamiche sempre più dark emergeranno di giorno in giorno, la
miniserie rivelerà gradualmente le complesse verità di viaggiatori
dalle vite solo in apparenza perfette, dei cerimoniosi dipendenti e
dell’idilliaco luogo di vacanza.
The White
Lotus vede come produttori esecutivi lo stesso
White insieme a David Bernad (Enlightened) e Nick Hall
(We Are Who We Are). Mark Kamine è co-produttore
esecutivo.
Nel cast di Chicago
Fire 10 ritorneranno i personaggi Matthew
Casey (stagione 1-in corso), interpretato da Jesse
Spencer, Tenente del Camion 81. Kelly Severide
(stagione 1-in corso), interpretato da Taylor
Kinney, tenente della Squadra di Soccorso 3. Ha
vissuto insieme a Leslie Shay, sua migliore amica. È un “don
Giovanni”. Gabriela Dawson (stagione 1-in corso), interpretata da
Monica Raymund, paramedico nell’Ambulanza 61 e
amica di Leslie Shay. Successivamente seguirà il corso per
diventare vigile del fuoco.
Comandante Wallace Boden (stagione
1-in corso), interpretato da Eamonn Walker, è
il Comandante della Caserma 51. Christopher Herrmann (stagione 1-in
corso), interpretato da David Eigenberg,
Vigile del fuoco del Camion 81. È sposato e ha 5 figli. Insieme a
Dawson e Otis ha un locale, il Molly’s. Brian “Otis” Zvonecek
(stagione 1-in corso), interpretato da Yuri
Sardarov Vigile del fuoco del Camion 81. Ha avuto una
relazione con la sorellastra di Kelly Severide. Joe Cruz (stagione
1-in corso), interpretato da Joe Minoso, Vigile
del fuoco del Camion 81. È coinquilino di Otis e ha avuto una
relazione con Sylvie Brett. Randy “Mouch” McHolland (stagione 1-in
corso), interpretato da Christian
Stolte, Vigile del fuoco del Camion 81. Si sposerà
con il sergente Trudy Platt di Chicago P.D..
Netflix ha diffuso il teaser
trailer di Il
potere del cane, l’atteso film Originale Netflix
diretto da Jane Campion che sarà presentato alla
78° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Protagonisti del film
sono
Benedict Cumberbatch,
Kirsten Dunst, Jesse Plemons, Thomasin McKenzie, Kodi
Smit-McPhee e Frances Conroy.
Nel film Il potere
del cane (The Power of the Dog) il carismatico allevatore Phil
Burbank incute paura e rispetto. Quando il fratello porta la nuova
moglie e il figlio di lei a vivere al ranch di famiglia, Phil li
tormenta finché non si ritrova vulnerabile alla possibilità di
innamorarsi.
Fondata nel 1981 da Steven
Spielberg, Kathleen Kennedy e
Frank Marshall, la compagnia di produzione
Amblin Entertainment ha nel corso degli anni
Ottanta dato vita a film divenuti iconici dei generi fantasy e
fantascienza come Gremlins, I Goonies e Ritorno al futuro. Tra
questi si annovera poi anche Miracolo sull’8ª
strada (titolo italiano di *batteries not
included), diretto nel 1987 da Matthew
Robbins, il quale ne ha anche curato la sceneggiatura
insieme a Brent Maddock, S. S.
Wilson e Brad Bird (quest’ultimo noto per
aver diretto i film Pixar Gli incredibili e
Ratatouille). Tra
fantasia, magia e anche tanto umorismo, il film è una deliziosa
storia incredibile.
Non a caso, originariamente, l’idea
per questo racconto era stata pensata per diventare un episodio di
Storie incredibili, popolare serie televisiva andata in
onda dal 1985 al 1987 e strutturata in modo antologico, con episodi
a sé che rispondevano in modo diverso a generi come fantascienza,
fantasy, thriller e horror. Quando Spielberg, ideatore della serie,
lesse però la sceneggiatura di Miracolo sull’8ª strada,
apprezzò così tanto la storia da chiedere ai suoi autori di
ampliarla per poterne fare un lungometraggio per il cinema. Nacque
così il film, particolarmente apprezzato da critica e pubblico e
vincitore di importanti premi per gli effetti speciali.
La commistione tra fantascienza e
umorismo, l’atmosfera ricca di mistero e suspence, insieme anche
alle interpretazioni dei protagonisti, hanno fatto di questo film
un cult degli anni Ottanta, ancora oggi riscoperto con piacere
dagli appassionati del genere. Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Miracolo sull’8ª strada: la trama del film
Protagonisti del film sono
Frank e Faye Riley, una coppia di
anziani gestori di un condominio e di una tavola calda nell’East
Village di New York. La pacifica esistenza dei due viene
bruscamente minacciata dal desiderio di un cinico industriale di
costruire dei nuovissimi grattacieli proprio in quell’area. Per
tentare un approccio il meno brusco possibile, l’uomo invia sul
campo il criminale Carlos Chavez, con il compito
di convincere gli abitanti del palazzo a lasciare le proprie
abitazioni in cambio di un inconguo risarcimento. In breve, il
vecchio palazzo dei Riley rimane l’unico edificio rimasto,
intralciando dunque i piani dell’industriale.
Oltre ai due anziani coniugi, vi
sono anche altri abitanti che non intendo lasciare le proprie case.
Questi sono Harry Noble, un anziano pugile di
colore, Mason Baylor, un artista, e Marisa
Esteval, una giovane ispanica incinta. Davanti alla loro
resistenza, Carlos decide di passare alle maniere forti, mettendo
in atto una serie di intimidazioni. Proprio quando le cose sembrano
andare per il peggio, appaiono misteriosamente alcuni piccoli
esseri extraterrestri, che riparano rapidamente i danni fatti al
palazzo. Quando Carlos nota la cosa, sospetta che siano stati i
residenti ad eseguire le riparazioni e decide di spingersi oltre
nel desiderio di distruzione. I piccoli alieni, però, sono pronti a
difendere quel palazzo con ogni mezzo.
Miracolo sull’8ª strada: il cast del film
Ad interpretare il ruolo
dell’anziano Frank Riley vi è l’attore Hume
Cronyn, noto grazie a film come L’ombra del dubbio, La
settima croce e Cocoon – L’energia dell’universo. Nel
ruolo di sua moglie Faye vi è invece JessicaTandy, la più anziana attrice premio Oscar,
vincitrice del premio per A spasso con Daisy. Nella
realtà, Cronyn e la Tandy sono realmente stati sposati dal 1942 al
1994, anno della scomparsa di lei, ed hanno avuto due figli. Per i
due attori non si è trattato della prima volta che recitavano nello
stesso film, e anche dopo Miracolo sull’8ª strada hanno
recitato insieme altretre volte.
Nel ruolo dell’anziano pugile di
colore Harry Noble, invece, vi è l’attore Frank
McRae, il quale prima di entrare nel mondo del cinema era
in realtà stato un giocatore di football. Egli è noto per aver
recitato anche in Last Action Hero.
Elizabeth Peña è invece Marisa Esteval, mentre
Dennis Boutsikaris è l’artista Mason Baylor.
L’attore Michael Carmine interpreta il criminale
Carlos, in quello che è stato uno dei suoi ruoli più importanti
prima della scomparsa avvenuta nel 1989, a soli 30 anni. Infine,
Michael Green è Lacey, lo spregiudicato
industriale. Sul finale del film, inoltre, si può ritrovare anche
un giovane Luis Guzman, celebre caratterista noto
per film come Carlito’s Way, Ubriaco d’amore e
Il collezionista di
ossa.
Miracolo sull’8ª strada: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Miracolo
sull’8ª strada è infatti disponibile
nei cataloghi di Google Play e Apple iTunes. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 27 agosto alle
ore 23:20 sul canale Iris.
Rilasciate oggi le prime immagini
dal set di Django,
la serie originale Sky e CANAL+ che rilegge liberamente e in chiave
contemporanea l’omonimo classico western, le cui riprese sono in
corso in Romania. Matthias Schoenaerts interpreta
l’iconico personaggio del titolo, accanto a Nicholas
Pinnock nei panni di John Ellis, antagonista di Django,
Noomi Rapace nel ruolo della potente e spietata
nemica di Ellis, Elizabeth, e a Lisa Vicari, che nella serie è invece Sarah,
la figlia di Django.
Il premiato attore Matthias Schoenaerts è acclamato in tutto il
mondo per film come The Danish Girl, The Mustang,
Bullhead – La vincente ascesa di Jacky, Un sapore di
ruggine e ossa; Noomi Rapace, attrice vincitrice di numerosi
premi, è molto conosciuta per i suoi ruoli nei film
Prometheus, Uomini che odiano le donne e
Seven Sisters, così come per i film indipendenti Daisy
Diamond e Lamb; mentre l’attore e fondatore della
Silver Milk Productions Nicholas Pinnock, che è
apparso sul grande schermo nei film The Last Tree e
Dark Encounter, è conosciuto in TV per le famose serie TV
Counterpart, Top Boy, Fortitude,
Marcella e, più di recente,For Life; la
talentuosa attrice in ascesa Lisa Vicari è invece conosciuta per le sue
performances nel film Luna e, più di recente, nella
popolare serie TV Dark.
Matthias Schoenaerts è Django
Noomi Rapace interpreta Elizabeth
Liberamente ispirata al classico di
Sergio Corbucci, l’attesissima Django
è prestigiosa serie TV completamente girata in inglese, in dieci
episodi da sessanta minuti, prodotta per Sky Studios e Canal + da
Cattleya e Atlantique Productions (parte di Mediawan) e co-prodotta
da Sky Studios e CANAL+, in collaborazione con Odeon Fiction e
StudioCanal TV. I primi episodi sono diretti
da Francesca Comencini (Gomorra – la
Serie), che è anche direttrice artistica della serie, mentre i
seguenti episodi sono diretti da David Evans
(Downton Abbey) e da Enrico Maria Artale
(Romulus).
Django è
stata creata e scritta da Leonardo Fasoli
(Gomorra – La Serie, ZeroZeroZero)
e Maddalena Ravagli (Gomorra – La
Serie), entrambi anche co-autori del soggetto di serie
insieme a Francesco Cenni e Michele
Pellegrini. Due episodi sono stati scritti
da Max Hurwitz
(ZeroZeroZero, Manhunt). Realizzate
col supporto del Governo della Romania, le riprese della serie sono
attualmente in corso tra Racos, Bucharest e l’area del Danubio.
DJANGO
è un’ambiziosa produzione che offrirà un approccio contemporaneo e
psicologico al genere Western, attraverso una storia avvincente e
un’accurata rappresentazione del periodo portato in scena.
Django sarà in prima assoluta su Sky – e in streaming su
NOW – in Italia, Regno Unito, Irlanda, Germania, Austria e Svizzera
e sui canali di CANAL+ in Francia, Svizzera, Benelux e Africa. La
distribuzione internazionale è di STUDIOCANAL.
“La nostalgia non passa mai di
moda”, sono queste le parole con cui il protagonista di
Frammenti dal passato – Reminiscence
sintetizza il tema del film stesso. Opera prima scritta e diretta
da Lisa Joy, co-creatrice della
serie Westworld, la pellicola è uno struggente racconto
che fa dei ricordi il suo elemento primario, intorno a cui si
costruiscono e definiscono tanto i personaggi quanto gli eventi.
Concepito dalla regista tra la scomparsa di suo nonno e la nascita
del primo figlio, il film tenta di offrire una nuova risposta
all’umano desiderio di poter rivivere ancora e ancora i propri
ricordi più belli, evitando dunque che questi si perdano
nell’oceano della memoria.
Nasce da qui la storia di
Nick Bannister (Hugh
Jackman), un investigatore privato
della mente, che riesce a scavare nel mondo oscuro e affascinante
del passato dei suoi clienti, aiutandoli ad accedere ai ricordi
perduti. Vivendo ai margini della costa sommersa di Miami, la sua
vita cambia per sempre quando incontra una nuova cliente,
Mae (Rebecca
Ferguson), che lo contatta per una semplice questione:
lo smarrimento di un oggetto. Da quel momento, tutto si trasforma
per Nick in una pericolosa ossessione. Mentre lotta per indagare
sulla scomparsa di Mae, egli si ritrova coinvolto in una complessa
cospirazione, che lo porterà a chiedersi fino a che punto ci si può
spingere per tenere strette le persone che amiamo.
“Siamo noi a tormentare il passato”
Ambientato in un futuro non lontano,
Frammenti dal passato –Reminiscence si apre su
una Miami sommersa dall’innalzamento del livello del mare e
pertanto estremamente simile ad una Venezia. Le temperature in
continua crescita hanno inoltre portato la popolazione a
stravolgere i propri ritmi, dormendo di giorno per uscire con il
favore del fresco notturno. In un contesto tanto affascinante da
meritare un racconto a sé, si svolge una vicenda dalle tinte
noir, comprensiva di investigazione su un potente magnate
e di letale femme fatale. A distinguere il film dai suoi
simili, oltre al già citato ambiente, vi è però l’elemento del
ricordo.
In un mondo che per via dei
cambiamenti climatici è sempre più diviso in classi sociali, e dove
il meglio sembra ormai essere alle spalle di tutti, i ricordi sono
l’unico luogo salvifico possibile. Nick Bannister, consapevole del
potere della nostalgia, si definisce pertanto come i remi che
conducono i suoi clienti ai loro ricordi più dolci. Attraverso il
suo macchinario Reminiscence, egli permette poi anche a noi
spettatori di vedere questi rappresentati tridimensionalmente.
Tutti questi elementi conferiscono al film un fascino estetico a
cui è un piacere abbandonarsi.
Allo stesso tempo, è proprio
nell’utilizzo della tecnologia Reminiscence che il film racconta
gli aspetti migliori di sé. Che la tendenza alla nostalgia sia in
questi ultimi anni più forti che mai è riscontrabile ovunque
e il film della Joy rielabora tale tendenza aggiornandola
alle contemporanee modalità di fruizione, quale in questo caso la
realtà virtuale. Così facendo racconta di come il desiderio del
passato si trasformi in un’ossessione e ribalta il punto di vista
secondo cui sarebbero i ricordi a tormentare l’essere umano.
Frammenti dal passato –
Reminiscence: la recensione del film
Nei suoi significati più metaforici
e nei suoi aspetti più estetici, il film della Joy è dunque
un’opera particolarmente apprezzabile. Tutto ciò, come anticipato,
è poi sostenuto da una classica storia noir, forse fin troppo
classica (tanto da ricordare in certi momenti il capolavoro del
1974 di Roman Polanski, Chinatown) per il
potenziale che le idee iniziali del film offrivano. La Joy è
certamente attenta nel costruire l’intrigo e nel disseminare indizi
lungo il percorso, riuscendo anche in un paio di occasioni a far
immaginare conclusioni poi rivelatesi errate. Eppure, si avverte la
presenza di numerose scene che poco aggiungono sia al racconto sia
all’arco dei personaggi.
La forza dell’intero film è dunque
frenata da una serie di scelte poco felici (tra cui spicca anche
una voice over onnipresente), che portano il film a concentrarsi su
alcuni aspetti meno interessanti di altri, tra cui l’indagine in
sé. Se è vero che a guidare Nick nella sua ricerca sono una serie
di ricordi mai chiariti, ribadendo dunque l’idea che siamo noi a
tormentare il nostro passato, allo stesso tempo lo svolgimento
sembra non sostenere le ambizioni di un film incentrato sulla
memoria. Il risultato è un finale sbrigativo, certamente
struggente, ma nettamente al di sotto delle aspettative.
Solo: A Star Wars Story è stato afflitto da numerosi
problemi di produzione, con i registi originali Phil
Lord e Chris Miller che alla fine sono
stati sostituiti da Ron Howard. Sebbene il film
sia stato accolto da recensioni per lo più positive, si è comunque
rivelato un enorme delusione al box office.
Nel film
Thandie Newton ha interpretato Val Beckett, scrivendo
la storia del franchise nei panni del primo personaggio femminile
nero in un ruolo da protagonista. Sfortunatamente, Val è stata
uccisa in tempi relativamente brevi, ma a quanto pare non era
questi i piani originali.
Parlando con
Inverse, Newton ha confermato che Val aveva un destino diverso
nella sceneggiatura che le era stata consegnata inizialmente, ma
che le cose sono cambiate a causa di una riduzione sostanziale del
budget di produzione. “Mi sono sentita delusa da Star
Wars per il fatto che il mio personaggio sia stato
ucciso”, ha spiegato l’attrice. “E, in realtà, nella
sceneggiatura originale, non doveva morire. È successo durante le
riprese. Era molto più facile farmi morire piuttosto che farmi
cadere nel vuoto dello spazio, in modo da potermi permettere di
tornare prima o poi.”
“In origine doveva andare così:
c’era l’esplosione, ma lei cadeva e nessuno sapeva dove fosse
finita”, ha aggiunto Newton. “Quindi, sarei potuta tornare
ad un certo punto. Quando siamo arrivati sul set e abbiamo iniziato
a girare, si sono resi conto, da quello che so, che quel set era
troppo complicato da ricreare, così mi hanno semplicemente fatta
esplodere, mettendo fine al mio personaggio.”
“All’epoca pensai che fosse
stato un grandissimo errore”, ha concluso l’attrice. “E
non per me o perché volessi tornare a tutti i costi. Ma perché mi
sembrava assurdo uccidere la prima donna nera ad avere un ruolo di
rilievo in un film di Star Wars. Ricordo che pensai: ‘Stiamo
scherzando?’. Inutile dire che la Lucasfilm ha commesso un grosso
sbaglio.”
Le info su Solo: A Star Wars Story
Solo: A Star Wars Story è un film del 2018
diretto da Ron
Howard con Alden
Ehrenreich, Woody
Harrelson, Emilia
Clarke, Donald
Glovere Thandie
Newton. Attraverso una serie di audaci bravate nel
profondo di un mondo criminale oscuro e pericoloso, Han Solo fa
amicizia con il suo futuro possente copilota Chewbacca e incontra
il famigerato giocatore d’azzardo Lando Calrissian, in un viaggio
che determinerà il futuro di uno degli eroi più improbabili della
saga di Star Wars.
La serie What If… ? ha ufficialmente introdotto ai fan
del MCU il personaggio
dell’Osservatore, doppiato nella versione originale da Jeffrey Wright. Essendo la prima volta che il
pubblico fa la conoscenza dell’essere cosmico, ci sono alcune cose
sul personaggio che probabilmente ignora. Ecco, quindi, 10 cose che
forse solo i fan dei fumetti conoscono su colui che ha il compito
di osservare gli eventi più importanti nella storia dei molteplici
universi.
1Può desiderare di tornare in
vita
Anche se Nick Fury ha ucciso l’Osservatore,
resta il fatto che nessun Osservatore può morire e restare davvero
morto. Gli Osservatori, infatti, hanno il potere di risorgere a
loro piacimento. Questo è ciò che ha fatto anche Uatu, che è
tornato quando Nick Fury, nei panni dell’Invisibile, ha raccolto
molte armi. A quel punto, Uatu ha capito che era ora di tornare e
privare Fury dei suoi poteri.
Gli
Osservatori usavano i raggi delta per estendere i limiti delle loro
forze vitali. Secondo Il manuale ufficiale del Marvel
Universe, gli Osservatori possono creare tutto ciò che
vogliono semplicemente desiderandolo. Possono morire scegliendo di
farlo e poi tornare in vita quando non vogliono più “essere
morti”.
Sulla scia del debutto delle prime
immagini di Mission: Impossible 7, la Paramount, sempre in
occasione del CinemaCon, ha anche mostrato i primi tredici minuti
di un altro attesissimo titolo con protagonista Tom Cruise, ossia Top
Gun: Maverick, il sequel della pellicola cult di Tony
Scott del 1986.
Insieme ai primi minuti del film, è
stato mostrato anche un nuovo trailer ufficiale, che probabilmente
debutterà online nelle prossime settimane. Per quanto riguarda
invece l’opening sequence, invece, è probabile che
bisognerà attendere soltanto l’uscita nel film nelle sale.
Tuttavia, grazie a
Deadline, ecco una descrizione di ciò che è stato mostrato ai
presenti durante la nota convention di Las Vegas.
“Pete “Maverick” Mitchell (Tom
Cruise) viene informato che il programma Top Gun verrà chiuso.
Decide, quindi, di sfidare l’Ammiraglio (Ed Harris), prendendo la
decisione di volare alla velocità Mach 10. Maverick pilota il jet
al tramonto, nel mezzo del deserto. Viene avvertito: “Sai cosa
succede se vai fino in fondo”. Ma non gli importa: “So cosa
succederà a tutti gli altri se non lo faccio”, dice.
L’aereo sfreccia proprio sulla
testa del personaggio di Harris, quasi distruggendo la guardiola al
suo fianco. L’Ammiraglio entra nella sala di controllo,
visibilmente nervoso. Nel frattempo, Maverick sta correndo verso la
velocità Mach 10, in cielo. “È l’uomo più veloce al mondo”, dice il
tecnico della cabina di controllo, mentre Maverick arriva a Mach 9.
L’intera stanza è in soggezione, mentre in sottofondo parte una
musica sinfonica paradisiaca di Lorne Balfe.
Poi, quando Maverick arriva a
9,8, sembra che il motore stia per esplodere, ma alla fine supera
Mach 10 e la sala di controllo impazzisce. A questo punto, Maverick
si spinge oltre 10.1, prima che i motori si spezzino e lo schermo
nella sala di controllo si oscuri. Sembra che l’aereo sia esploso a
mezz’aria. Maverick è sopravvissuto. Lo vediamo camminare nel mezzo
di una tavola calda, in aperta campagna. I proprietari del locale
rimangono scioccati dall’ingresso del pilota. ‘Dove sono?’, chiede.
‘Sulla Terra’, risponde un ragazzino al bancone della tavola
calda.”
Tutto quello che sappiamo su Top
Gun: Maverick
Dopo più di trent’anni di servizio
come aviatore della Marina, Pete “Maverick” Mitchell
(Tom
Cruise) è nel posto che gli appartiene, spingendo
l’acceleratore nelle vesti di un coraggioso pilota collaudatore,
mentre ha schivato l’avanzamento di grado che lo avrebbe radicato
nel corpo. Quando si ritrova ad addestrare un distaccamento dei
diplomati di Top Gun per una missione specializzata che nessun
pilota vivente ha mai visto, Maverick incontra il tenente Bradley
Bradshaw (Miles
Teller), segnale di chiamata: “Rooster”, il figlio del
defunto amico di Maverick e ufficiale di intercettazione radar Ten.
Nick Bradshaw, alias “Goose”. Di fronte a un futuro incerto e
confrontandosi con i fantasmi del suo passato, Maverick viene
coinvolto in uno scontro con le sue paure più profonde, che culmina
in una missione che richiede il massimo sacrificio a coloro che
saranno scelti per volarci incontro.
Tom Cruise e Val
Kilmer torneranno nei rispettivi ruoli del capitolo
originale, ovvero Pete “Maverick” Mitchell e Tom
“Iceman” Kazinsky. Insieme a loro anche Jennifer
Connelly, Jon
Hamme Miles
Teller. Il film arriverà al cinema il 2 luglio
2021.