La trasformazione di Colin Farrell nel Pinguino
per The
Batman è davvero impressionante e, in una recente
intervista con Extra,
Farrell ha rivelato che suo figlio più piccolo è rimasto inorridito
la prima volta che ha visto il Pinguino apparire.
Secondo Farrell, suo figlio era
“completamente inorridito” e l’attore è stato persino in grado di
registrare la sua reazione con il telefonino, anche se ha
dichiarato che non condividerà mai il video. Farrell ha continuato
affermando che mentre suo figlio era inizialmente innervosito dal
trucco del Pinguino, alla fine ne era entusiasta anche se “gli ci è
voluto un minuto”.
“Era completamente inorridito –
ha detto Colin Farrell – Ce l’ho su iPhone. Era
inorridito ed eccitato, ma ci è voluto un minuto [per
abituarsi]”.
The Batman, il film
The
Batman diretto da Matt Reeves uscirà nelle sale
il 4 marzo distribuito da Warner Bros Italia. Protagonisti del film
insieme a Robert
Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno
anche Colin
Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe
Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul
Dano (Enigmista) e Andy
Serkis (Alfred). Infine, John
Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast
anche Peter
Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore
Distrettuale di Gotham.
Due anni trascorsi a pattugliare le
strade nei panni di Batman (Robert
Pattinson), incutendo timore nel cuore dei criminali,
hanno trascinato Bruce Wayne nel profondo delle tenebre di Gotham
City. Potendo contare su pochi fidati alleati – Alfred Pennyworth
(Andy
Serkis) e il tenente James Gordon (Jeffrey
Wright) – tra la rete corrotta di funzionari e figure
di alto profilo della città, il vigilante solitario si è affermato
come unica incarnazione della vendetta tra i suoi concittadini.
Quando un killer prende di mira l’élite di Gotham con una serie di
malvagi stratagemmi, una scia di indizi criptici spinge il più
grande detective del mondo a indagare nei bassifondi, incontrando
personaggi come Selina Kyle / alias Catwoman (Zoe
Kravitz), Oswald Cobblepot / alias il Pinguino
(Colin
Farrell), Carmine Falcone (John
Turturro) e Edward Nashton / alias l’Enigmista
(Paul
Dano). Mentre le prove iniziano a condurlo più vicino
alla soluzione e la portata dei piani del malfattore diventa
chiara, Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il
colpevole e rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione
che da tempo affliggono Gotham City.
Durante il fine settimana, Snyder ha
condiviso un fantastico video dietro le quinte della realizzazione
di Justice League. Si tratta di un breve filmato
di prova che ha girato mentre mostrava in anteprima come sarebbero
apparsi i poteri del Flash di Ezra
Miller in azione. Il primo piano al rallentatore dei piedi
in corsa di uno stuntman sembra molto bello, anche con gli schermi
verdi tutt’intorno. “Ho girato questo video con il mio telefono
come esempio di come sarebbe potuto essere… bei tempi”, ha
scritto Snyder.
Fresco di vittoria ai SAG Awards 2022 per la migliore
interpretazione maschile in una mini serie o un film per la tv per
Dopesick, Michael Keaton non si ferma un attimo e
anticipa il ritorno di Adrian Toomes, il
personaggio nasconde l’identità segreta di Avvoltoio e che abbiamo
visto in azione in Spider-Man: Homecoming.
Sappiamo che il personaggio tornerà
in Morbius,
con Jared Leto, con una presenza non ben precisata
in termini di importanza nella trama. Sappiamo però che la sua
presenza nel film collega una volta di più lo Spider-Verse della
SONY al MCU. Adesso, Keaton ha rivelato su
Instagram che ha recentemente registrato dei dialoghi per il
personaggio in questione.
Il post contiene una fotografia del
Sony Scoring Stage a Los Angeles e un breve testo
che spiega: piccolo giorno di lavoro come Toomes.
Sembra che non ci siano molti dubbi su ciò che è appena accaduto,
vero?
Uno dei personaggi più enigmatici e
tormentati della Marvel, l’antieroe
Michael Morbius, arriva sul grande schermo interpretato
dall’attore Premio Oscar® Jared Leto. Infetto da una rara e
pericolosa malattia del sangue, determinato a salvare chiunque sia
destinato a subire la sua stessa sorte, il
Dr. Morbius tenta una scommessa disperata. Quello che
inizialmente sembra essere un successo si rivela presto un rimedio
potenzialmente più pericoloso della malattia stessa.
Jared Leto è il protagonista dello
spin-off dedicato al personaggio dello Spider-Verse in produzione
alla Sony, Morbius.
Il premio Oscar interpreta il Dr. Michael Morbius, un biochimico
che tenta di curare una fatale malattia del sangue iniettandosi un
siero derivato da pipistrelli. Diventando Morbius, ha tutte le
qualità di un vampiro – incluso il gusto per il sangue umano.
Matt Smith, Tyrese
Gibson, Adria Arjona e Jared
Harris completano il cast del film, che uscirà nelle
sale italiane il 31 marzo 2022. La Arjona interpreterà Martine
Bancroft, l’interesse amoroso del protagonista Morbius: nei
fumetti, Martine diventa una potenziale vittima della sua sete di
sangue mentre è alle prese con la trasformazione che lo ha reso una
strana versione da laboratorio dei vampiri soprannaturali della
tradizione.
In un’intervista con
Collider, Matt Reeves parla di cosa lo ha
sorpreso e deliziato nelle risposte delle prime proiezioni del suo
The
Batman. Il film era ancora in fase di montaggio
quando si sono svolte le proiezioni, il che significa che non
esisteva ancora una versione definitiva dello stesso.
L’eccessiva complessità della trama
era ancora in discussione e Reeves non era sicuro che il pubblico
sarebbe stato ricettivo senza un montaggio più pulito e
chiarificatore. I risultati non sono stati quelli che si aspettava.
Ecco cosa ha dichiarato a Collider:
“La prima versione di questo
film che ho proiettato, il film ha una narrativa molto ambiziosa e
complessa. Quindi, quando siamo arrivati a un punto in cui
dovevamo iniziare a testare, non avevo ancora terminato il
montaggio del film. C’era così tanto del film ancora da sistemare
ed è stato davvero un processo lungo. Voglio dire, il film era più
lungo di quello che intendevo. Ero terrorizzato perché pensavo, oh
mio Dio, lo stiamo mostrando prima che sia pronto, a un pubblico e
in termini di film di Batman, è una narrativa poliziesca molto
complessa. Riusciranno a seguire qualcosa? Quello che ho scoperto
in realtà, il che è stato sorprendente, è stato quanto amassero
quell’aspetto. Questo è stato il sollievo più grande.”
The Batman, il film
The
Batman diretto da Matt Reeves uscirà nelle sale
il 4 marzo distribuito da Warner Bros Italia. Protagonisti del film
insieme a Robert
Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno
anche Colin
Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe
Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul
Dano (Enigmista) e Andy
Serkis (Alfred). Infine, John
Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast
anche Peter
Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore
Distrettuale di Gotham.
Due anni trascorsi a pattugliare le
strade nei panni di Batman (Robert
Pattinson), incutendo timore nel cuore dei criminali,
hanno trascinato Bruce Wayne nel profondo delle tenebre di Gotham
City. Potendo contare su pochi fidati alleati – Alfred Pennyworth
(Andy
Serkis) e il tenente James Gordon (Jeffrey
Wright) – tra la rete corrotta di funzionari e figure
di alto profilo della città, il vigilante solitario si è affermato
come unica incarnazione della vendetta tra i suoi concittadini.
Quando un killer prende di mira l’élite di Gotham con una serie di
malvagi stratagemmi, una scia di indizi criptici spinge il più
grande detective del mondo a indagare nei bassifondi, incontrando
personaggi come Selina Kyle / alias Catwoman (Zoe
Kravitz), Oswald Cobblepot / alias il Pinguino
(Colin
Farrell), Carmine Falcone (John
Turturro) e Edward Nashton / alias l’Enigmista
(Paul
Dano). Mentre le prove iniziano a condurlo più vicino
alla soluzione e la portata dei piani del malfattore diventa
chiara, Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il
colpevole e rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione
che da tempo affliggono Gotham City.
Kelly Macdonald è
un’attrice che si è fatta conoscere grazie ai suoi numerosi e
diversi ruoli, divisi tra cinema e serie tv che sono entrate
nell’immaginario collettivo. L’attrice ha iniziato a lavorare fin
da giovanissima e grazie ai suoi ruoli iconici è riuscita a farsi
conoscere ed apprezzare in tutto il mondo.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Kelly Macdonald.
Kelly Macdonald: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film. La carriera dell’attrice è iniziata nel 1996
debuttando in Trainspotting, per poi apparire nei film Stella
Does Tricks (1996), Elizabeth (1998),
La perdita dell’innocenza (1999), Gosford
Park (2001), Neverland – Un sogno per la
vita (2004) e Guida galattica per autostoppisti
(2005). In seguito, lavora in Tata Matilda (2005),
Non è un paese per
vecchi (2007), Soffocare (2008), In the
Electric Mist – L’occhio del ciclone (2009) e Harry Potter e i Doni della
Morte – Parte 2 (2011). Tra i suoi ultimi film vi sono
Anna Karenina (2012),
Special Correspondents
(2016), T2 Trainspotting
(2017), Okja (2017),
Vi presento Christopher Robin (2017), Holmes &
Watson (2018) e L’arma dell’inganno (2021).
2. Ha lavorato in alcune
serie tv ed è anche doppiatrice. Nel corso della sua
carriera, l’attrice non ha lavorato solo al cinema, ma si è
dedicata anche al piccolo schermo, apparendo in serie come
Screen Two (1996), State of Play (2003),
Alias (2005), Boardwalk Empire (2010-2014),
Black Mirror (2011-in
corso), The Victim (2019) e Giri / Haji (2019).
Nel 2020 ha poi recitato in alcuni episodi di Truth
Seekers, mentre nel 2021 ha preso parte alla
serie Line of Duty. Prossimamente reciterà invece
in Call My Agent. In quanto doppiatrice, invece, ha
prestato la propria voce per i film d’animazione Ribelle – The Brave
(2012) e Ralph spacca Internet
(2018).
Kelly Macdonald in
Trainspotting
3. Ha ottenuto la parte
quasi per caso. Grazie a del volantinaggio, la giovane
Kelly era venuta a conoscenza dell’audizione del film
Trainspotting. Quando Danny Boyle,
regista del film, l’ha vista per la prima volta, vestina e
pettinata in maniera semplice in mezzo ad altre ragazze che erano
l’opposto, ha subito capito che era la ragazza che stavano cercando
per il ruolo di Diane.
4. Ha debuttato quasi da
ubriaca. L’attrice ha dichiarato di aver bevuto più del
dovuto la sera prima delle sue prime riprese, tanto quasi da
ubriacarsi e rischiando di recitare in stato di ubriachezza. A
giustificazione di ciò, la Macdonald era estremamente nervosa per
quel suo primo ruolo da attrice, finendo così con il bere molto per
cercare di gestire l’ansia da prestazione.
Kelly Macdonald in Harry
Potter
5. Ha battuto Kate
Winslet. Inizialmente, il ruolo di Helena Corvonero era
stato offerto alla premio Oscar KateWinslet per il film Harry Potter e i Doni
della Morte – Parte 2. Tuttavia, il suo agente ha respinto
l’offerta, senza fornire particolari motivazioni, e così il ruolo è
stato poi assegnato alla Macdonald. Questa si è detta entusiasta di
poter recitare nella saga, anche se solo sottoforma di
fantasma.
6. Si è ritrovata sul set
con Emma Thompson. Inizialmente non era previsto che le
due attrici dovessero lavorare insieme. Eppure, la Thompson è
riuscita ad arrivare sul set de I Doni della Morte – Parte
2 appena dopo aver finito di girare Tata Matilda e il
grande botto (2010), proprio mentre la Macdonald è stata
l’ultima delle attrici ad essere scritturata. Le due avevano
lavorato al primo capitolo di Tata Matilda e si sono qui ritrovate
a sorpresa.
Kelly Macdonald in Boardwalk
Empire
7. Vede il suo personaggio
come femminista. Secondo l’attrice, Margaret, il
personaggio da lei interpretato nella celebre serie Boardwalk
Empire, è una femminista convinta, sempre pronta ad aiutare le
donne e cercando di essere un buon modello. La Macdonald si è
dunque impegnata affinché fuoriuscissero in modo questi aspetti e
queste convinzioni del suo personaggio da ogni gesto compiuto o
parola pronunciata.
Kelly Macdonald in Black
Mirror
8. È stata protagonista di
un episodio. Ormai celebre, l’attrice è stata chiamata a
ricoprire il ruolo della detective Karin Parke nell’episodio
Odio universale, sesto della terza stagione della celebre
serie distopica Black Mirror. Nel corso di questo, il
personaggio interpretato dalla Macdonald si trova ad indagare sulla
misteriosa morte della giornalista Jo Powers. Per loro ha così
inizio una lunga e complessa indagine, con l’attrice che ha in
seguito dichiarato di essere da subito stata stregata dalla storia
e dai temi qui raccontati.
Kelly Macdonald: chi è suo
marito
9. Ha un matrimonio alle
spalle. L’attrice si è sposata nel 2003 con il bassista
scozzese Dougie Payne. Il loro matrimonio è però
durato fino a settembre del 2017, quando hanno annunciato la
separazione (non hanno ancora divorziato e, perciò, rimangono
ancora sposati). Dalla loro unione sono nati due figli,
Freddie Peter (nato nel 2008) e Theodore
William (nato nel 2012).
Kelly Macdonald: età e altezza
10. Kelly Macdonald è nata
il 23 febbraio del 1976 a Glasgow, in Scozia. La sua
altezza complessiva corrisponde a 159 centimetri.
Se la Marvel sceglierà un secondo
personaggio per rappresentare gli X-Men in
Doctor Strange 2, questo dovrebbe essere Magik, non
Wolverine. Secondo alcuni rumors, Wolverine apparirà nel nuovo film
di Doctor Strange e sarà interpretato
presumibilmente da un altro attore, non da Hugh Jackman.
Sulla base di ciò che è stato
rivelato finora, il ritorno degli X-Men sul grande schermo si
avvicina. Invece di tenerli a riposo tutti insieme per un loro
film, sembra che i Marvel Studios includeranno nel film con
Benedict Cumberbatch un cameo per almeno un personaggio degli
X-Men. Sebbene la Marvel abbia evitato di confermarlo
direttamente, la voce di Patrick Stewart nel
trailer di
Doctor Strange nel Multiverso della Follia ha chiarito
che il Professor X si sta unendo al MCU attraverso il multiverso.
Presumibilmente, il fondatore degli X-Men sarà un membro di un
gruppo segreto che potrebbe essere quello degli Illuminati. E se la
voce su Wolverine è vera, il film potrebbe vantare una scena in cui
il Professor X di Stewart si consulta con un membro della sua
squadra.
Sebbene la presenza di Wolverine
sarebbe senza dubbio eccitante, non sarebbe la scelta migliore per
rappresentare gli X-Men in Doctor Strange 2.
Dal punto di vista narrativo, Magik sarebbe molto più adatta per un
cameo. Nei Marvel Comics, Magik è un membro fondatore dei
Nuovi Mutanti, un personaggio importante in diversi titoli degli
X-Men e la sorella minore di Colossus. Ha fatto il suo debutto dal
vivo nel film TheNew Mutants della Fox
quando è stata interpretata da Anya Taylor-Joy. Simile alla versione apparsa
in New Mutants, Ilyana Rasputin della Marvel ha profonde connessioni
mistiche. Armata con un’arma magica chiamata Soulsword, Magik ha la
capacità di viaggiare in un regno demoniaco noto come la Limbo
Dimension. Nelle sue storie, attraversa regolarmente mondi, usa la
magia e combatte potenti entità demoniache. Ha anche collaborato
con Doctor Strange.
Sebbene non sia così popolare come
Wolverine, Magik potrebbe adattarsi perfettamente a un film sulla
magia e il multiverso. Se il Professor X dovesse portare con sé uno
dei suoi quando incontra i suoi compagni membri degli Illuminati,
avrebbe perfettamente senso per lui scegliere Magik.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).
Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier.
Doctor Strange nel Multiverso della
Follia arriverà al cinema il 4 maggio
2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e
avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel
dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio
di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste
alcuna conferma in merito.
Ecco un nuovo Set LEGO dedicato a
Thor: Love and
Thunder in cui vediamo un mostro gigante attaccare
Nuova Asgard. Non a caso, il nome del set è “Attack on New
Asgard“! Cosa ci riserverà il nuovo film di Taika
Waititi?
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà
Jane Foster, interpretata di nuovo daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al
Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece al 6 maggio
2022.
Taika Waitititornerà alla regia di Thor: Love and
Thunder, un film dei Marvel
Studios dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. Nel cast anche Christian
Bale nei panni del villain Gorr il Macellatore di
Dei, e Russell
Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del progetto
arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la
perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Sebbene l’apparizione di Andrew Garfield in Spider-Man:
No Way Home abbia ravvivato molto interesse per
la sua iterazione del personaggio, sembra che un ritorno
dell’attore nei panni di Spider-Man non sia in programma, almeno da
quanto dice lui.
In una recente intervista ai
SAG Awards 2022, dove Andrew Garfield era nominato per la sua
interpretazione in Tick Tick Boom!, Variety ha chiesto
all’attore se il pubblico potesse aspettarsi di rivedere presto il
suo Peter Parker sullo schermo. Garfield ha rapidamente rivelato
che “non ha piani” per interpretare di nuovo Spider-Man.
“Nessun piano, questa è la
verità. Voglio dire, tutti mi chiameranno bugiardo per il resto
della mia vita. Sono il ragazzo che gridava al lupo, ora.” Ha
dichiarato Garfield che, ovviamente, si riferisce a tutte le volte
che ha negato di essere in No Way Home prima di
comparire poi ufficialmente sullo schermo.
Un terzo The Amazing Spider-Man non è
del tutto da escludersi, ma quello che è ancora più probabile è un
film del MCU in cui Peter 3 comparirà come
comprimario, dal momento che nel franchise Marvel, l’apertura del Multiverso
permetterebbe tutto questo, come lo ha già permesso in
Spider-Man:
No Way Home.
Intanto Andrew Garfield si gode questa stagione dei
premi che lo vede trai protagonisti per la sua straordinaria
performance musicale nel film di Lin Manuel Miranda che trovate su
Netflix, Tick Tick Boom!
Parlando con
Digital Spy prima dell’uscita di The
Batman, Andy
Serkis ha anticipato il nuovo aspetto di Alfred, il
maggiordomo di Bruce Wayne, che ha avuto modo di esplorare nel
film. Il film di Matt Reeves racconta il passato
di Alfred come quello di un soldato e, secondo Serkis, ciò ha
ridotto la sua capacità di essere un genitore.
“È un ex soldato. Ha lavorato
per i servizi segreti, ma una cosa non è, non è un padre, non
possiede la cassetta degli attrezzi emotiva per essere un padre.
Questo è davvero quello che lui è veramente nella nostra versione
della relazione tre Bruce e Alfred, si tratta davvero di una nuova
visione.”
Dopo l’energico Jeremy
Irons e l’effettivamente saggio e paterno Michael
Caine, il Signor Wayne avrà ancora un’altra versione di
maggiordomo, e promette di essere molto più duro e disincantato dei
precedenti, come d’altronde la figura di Batman in questo stesso
film.
The Batman, il film
The
Batman diretto da Matt Reeves uscirà nelle sale
il 4 marzo distribuito da Warner Bros Italia. Protagonisti del film
insieme a Robert
Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno
anche Colin
Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe
Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul
Dano (Enigmista) e Andy
Serkis (Alfred). Infine, John
Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast
anche Peter
Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore
Distrettuale di Gotham.
Due anni trascorsi a pattugliare le
strade nei panni di Batman (Robert
Pattinson), incutendo timore nel cuore dei criminali,
hanno trascinato Bruce Wayne nel profondo delle tenebre di Gotham
City. Potendo contare su pochi fidati alleati – Alfred Pennyworth
(Andy
Serkis) e il tenente James Gordon (Jeffrey
Wright) – tra la rete corrotta di funzionari e figure
di alto profilo della città, il vigilante solitario si è affermato
come unica incarnazione della vendetta tra i suoi concittadini.
Quando un killer prende di mira l’élite di Gotham con una serie di
malvagi stratagemmi, una scia di indizi criptici spinge il più
grande detective del mondo a indagare nei bassifondi, incontrando
personaggi come Selina Kyle / alias Catwoman (Zoe
Kravitz), Oswald Cobblepot / alias il Pinguino
(Colin
Farrell), Carmine Falcone (John
Turturro) e Edward Nashton / alias l’Enigmista
(Paul
Dano). Mentre le prove iniziano a condurlo più vicino
alla soluzione e la portata dei piani del malfattore diventa
chiara, Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il
colpevole e rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione
che da tempo affliggono Gotham City.
Frank Marshall,
storico produttore del franchise con Harrison Ford, ha dichiarato ufficialmente
concluse le riprese di Indiana
Jones 5. Lo ha annunciato con una foto su twitter che
raffigura un cappellino con il logo del film, gadget di produzione,
probabilmente:
James
Mangold(Logan –
The Wolverine) sarà il regista di Indiana
Jones 5 al posto di Steven
Spielberg, che invece aveva diretto tutti gli altri
capitoli precedenti della saga. A bordo del progetto torna
invece John Williams, già compositore
dell’iconica colonna sonora che accompagna il personaggio da 40
anni. Nel cast, oltre a Harrison
Ford, ci sarà anche Phoebe
Waller-Bridge. Le riprese dovrebbe partire in
primavera.
Prima dell’ingaggio di Mangold, la
sceneggiatura era stata affidata a David
Koepp, he ha poi lasciato il progetto
insieme a Spielberg. Prima di Koepp, anche Jonathan
Kasdan (figlio dello sceneggiatore de I
predatori dell’arca perduta, Lawrence Kasdan) aveva messo le
mani sullo script. L’uscita nelle sale del film è già stata
posticipata diverse volte: inizialmente previsto per il 19 Luglio
2019, il film è stato rinviato prima al 10 Luglio 2020, poi al 9
Luglio 2021 e infine al 29 Luglio 2022. L’ultima data d’uscita
utile del film è il 30 giugno 2023.
Un nuovo attore è entrato a far
parte del cast di Ironheart,
l’annunciata prossima serie tv Marvel Studios che andrà in onda sulla
piattaforma Disney+.
Lyric Ross, noto per il suo ruolo in This is Us ha
firmato per un ruolo in Ironheart,
la serie in uscita di Marvel e Disney+, ha darne conferma è
stato il noto sito americano Deadline.
Con Dominique Thorne trai protagonisti, la serie tv è incentrato
sull’adolescente Riri Williams (Thorne), un geniale inventore, che
crea l’armatura più avanzata dai tempi di Iron Man. Alcune fonti
vicine alla notizia hanno affermato che Ross interpreterà il
migliore amico di Williams. Nei fumetti di “Ironheart“,
la migliore amica di Riri è una ragazza di nome Natalie
Washington, che è stata uccisa dopo essere rimasta coinvolta
nel fuoco incrociato di una sparatoria. Non è noto se Ross
interpreterà Natalie o un personaggio originale.
Ironheart
è l’annunciata serie tv Marvel Studios creata da e
sviluppata per debuttare su Disney+
nel 2024. Ispirata da Tony Stark e determinata a seguire
le sue orme eroiche, la super geniale quindicenne Riri Williams ha
costruito la propria armatura avanzata e ora conduce una vita di
avventura, lotta al crimine e umanitarismo nei panni del Supereroe
noto come Ironheart. Nei fumetti la Williams è guidata
da Pepper Potts, in modo simile a come Tony ha
guidato Peter Parker sotto la sua ala nel MCU, fornendole risorse e una tuta
AI. Protagonisti della serie tv sono Dominique
Thorne come Riri Williams, Lyric
Ross nei panni della migliore amica di Riri e Anthony
Ramos in un ruolo ancora non annunciato.
Il canale americano
HBO ha diffuso la featurette Inside “All My Life
My Heart Has Yearned for a Thing I Cannot Name” di Euphoria 2×08, l’ottavo episodio e finale
della seconda stagione di Euphoriacon
Zendaya.
Euphoria 2×08
Dopo essere stato lasciato da Jules
alla stazione dei treni e ricaduta, il primo episodio speciale
segue Rue (interpretata dalla vincitrice dell’Emmy
Zendaya) mentre celebra il Natale. Scritto e diretto dal
creatore della serie Sam Levinson, l’episodio, intitolato “Trouble
Don’t Last Always”, è interpretato anche da Colman Domingo, che è
apparso nella prima stagione. Il titolo e la data del secondo
episodio sono in arrivo. Entrambi gli episodi speciali sono stati
prodotti sotto Linee guida COVID-19.
Euphoria
ha ricevuto tre Primetime Emmy quest’anno, tra cui Miglior attrice
protagonista in una serie drammatica (Zendaya),
Miglior trucco contemporaneo (non protesico) e Musica e testi
originali eccezionali.
Euphoria
è stato creato e scritto da Sam Levinson, che è anche produttore
esecutivo; i produttori esecutivi Ravi Nandan, Kevin Turen,
Drake, Future the Prince, Hadas Mozes Lichtenstein, Ron Leshem,
Daphna Levin, Tmira Yardeni, Mirit Toovi, Yoram Mokady e Gary
Lennon; Will Greenfield è co-produttore
esecutivo. Prodotto in collaborazione con A24 e
basato sull’omonima serie israeliana, creata da Ron Leshem e Daphna
Levin, di HOT.
La 28a edizione dei
Screen Actors Guild Awards, i SAG
Awards, si è conclusa con la vittoria di un gruppo di
attori davvero inclusivo, specchio di un mondo del cinema e della
tv che negli ultimi pochi anni si è aperto a voci
differenti.
In ottemperanza ai protocolli COVID
della California, tutti i partecipanti ai SAG Awards dovevano
mostrare la prova della vaccinazione per partecipare alla
cerimonia. Di conseguenza.
Le categorie televisive hanno
trionfare Succession e Ted Lasso,
che hanno ottenuto entrambe cinque nomination nelle rispettive categorie dramma e
commedia, incluso il miglior ensemble. Il successo coreano
Squid
Game è entrato nella storia con la sua nomination
nella categoria ensemble come primo show non inglese ad essere
riconosciuto dalla Gilda.
Per quanto riguarda il grande
favorito agli Oscar, Il potere del Cane aveva ben
tre nomination singole, ma non quella per il miglior ensamble, a
differenza di House of Gucci che, invece ha
ottenuto la nomination per il miglior ensamble e due candidature
singole, a Lady Gaga e Jared
Leto. Inoltre, Troy Kotsur,
Daniel Durant e Marlee Matlin di
CODA sono i primi attori sordi ad essere
riconosciuti nella categoria degli ensemble cinematografici, e
Kotsur è il primo attore non udente ad ottenere una nomination come
attore individuale.
Durante la cerimonia, Kate
Winslet ha consegnato a Dame Helen Mirren
il SAG Lifetime AchievementAward. Di seguito, la lista completa dei
vincitori:
Disponibile dal 28
febbraio su Sky e in streaming su Now, arriva Hotel
Portofino, un sofisticato giallo inglese in costume
ambientato in Italia, in Liguria negli anni che videro l’ascesa al
potere di Benito Mussolini. Protagonista assoluta della serie è
Natasha McElhone, star di The Truman Show e
Californication, che qui interpreta Bella Ainsworth,
figlia di un ricco industriale inglese che si trasferirà nella
Riviera ligure di Levante per aprire un hotel in stile britannico a
Portofino.
La trama di Hotel Portofino
Italia, anni Venti del
Novecento. Mentre nel Belpaese è in atto la scalata politica di
Benito Mussolini, l’intraprendente Bella Ainsworth – figlia di un
ricco industriale britannico, Jack Livesey – si trasferisce a
Portofino per aprire un hotel in puro stile british. Con lei il
marito, Lord Cecil Ainsworth, appartenente a una famiglia ancora
nobile ma non più possidente. La sua speranza è quella di dare a se
stessa e alla sua famiglia un nuovo inizio dopo uno dei periodi più
oscuri degli ultimi decenni, la Grande Guerra, un conflitto che ha
lasciato un segno indelebile non solo nella Storia, ma anche nelle
storie personali di chi si è ritrovato più o meno direttamente
coinvolto. Oltre a ciò, Bella ha anche un altro obiettivo
altrettanto importante: raggiungere l’indipendenza economica. La
sua impresa avrà successo? Il sole della Riviera Ligure di Levante,
le prelibatezze della cucina del posto, il rapporto con i
dipendenti, con gli ospiti e con gli abitanti della zona basteranno
per fare di lei una donna nuova e per riportare un po’ di serenità
in famiglia? I problemi sembrano essere sempre dietro l’angolo…
Periodo drama con tocchi
di thriller, Hotel Portofino sembra un prodotto
fuori dal tempo, una soap opera in soli sei episodi destinato ad un
pubblico prevalentemente femminile e adulto. Nonostante questo,
riesce a evocare atmosfere affascinanti, grazie all’ambientazione
paesaggistica italiana inevitabilmente affascinante, associata ad
un contesto, quello di un albergo di lusso in stile inglese a
cavallo tra gli anni ’10 e gli anni ’20 del ‘900, che rievoca il
fascino del cinema britannico in costume, pur non condividendone la
ricchezza della messa in scena.
Il cast di Hotel Portofino
Il cast presenta una
felice mescolanza di attori internazionali e volti italiani molto
noti al pubblico televisivo, in particolare spiccano
Daniele Pecci (Cuori) e Lorenzo Richelmy (Marco Polo), che
saranno rispettivamente padre e figlio nei panni di due eleganti
nobili italiani; con loro anche Rocco Fasano (Skam
Italia), che interpreterà un giovane del luogo, attivista
antifascista, Pasquale Esposito e Carolina Gonelli. Completano il
cast Mark Umbers, nei panni del pericoloso marito
di Bella, Cecil Ainsworth, Anna Chancellor, Lily Frazer,
Oliver Dench e Adam James.
Natasha
McElhone non perde la luce che caratterizza il suo volto e
il suo sguardo, anche alle prese con una storia frivola, cosa che
non è un male in senso assoluto, dal momento che lo scopo di
Hotel Portofino è indirizzato esclusivamente
all’intrattenimento leggero e avvincente.
Channing Tatum, danzerino protagonista di
Magic Mike, sorprende il suo pubblico con il
suo esordio dietro alla macchina da presa, Dog.
Talvolta il metodo per giudicare la riuscita di un lungometraggio
deve essere quello di riconoscere l’intelligenza e la lucidità con
cui è stato realizzato. Per alcuni progetti questo conta
probabilmente anche più dell’originalità stessa.
Nel caso di attori
celebri passati dietro la macchina da presa tale tentativo ha
portato a risultati artistici in qualche caso addirittura
eccellenti: basta pensare agli esempi di Robert Redford (Gente comune, In mezzo
scorre il fiume, Quiz Show), Kevin Costner (Balla coi lupi, Terra
di confine), Mel Gibson (Braveheart) o
George Clooney (Good Night, and Good
Luck, In amore niente regole). La stessa prospettiva può
tranquillamente essere applicata a Dog, esordio di
Channing Tatum come co-regista insieme al suo
amico e storico produttore Reid Carolin.
Dog, la trama del film
La star si cuce addosso
con indubitabile lungimiranza il ruolo dell’ex-soldato Jackson
Briggs, dismesso a causa di una ferita alla testa in battaglia, il
quale non riesce a ricostruirsi una vita al di fuori di quella
militare. Una missione sul suolo americano però potrebbe riportarlo
al fronte: gli viene infatti ordinato di portare il “war dog” Lulu,
con cui ha passato molti momenti drammatici in missione, al
funerale del sergente Rodriguez, morto in azione. Il viaggio in
macchina servirà a Briggs non soltanto per riallacciare il rapporto
con l’animale anche lui traumatizzato, ma soprattutto per tentare
di rimettere insieme i pezzi di una vita al limite del
baratro.
Il pregio maggiore di
Dog è quello di non spingere mai eccessivamente
sul pedale del melodramma, anche se storia e personaggi messi in
scena rappresentano l’America messa ai margini, quella di coloro
che non hanno alcun vero futuro se non dentro la vita militare. Un
tema che l’industria dell’entertainment americano ha affrontato in
passato con notevole profondità, ma che negli ultimi tempi sembrava
aver “dimenticato”. Il film di Tatum al contrario dipinge un
ritratto umano complesso, costretto in una situazione
economico-sociale che non sembra realmente lasciargli alternative
se non quella di mettere in gioco la propria vita, in un modo o
nell’altro.
Un road-drama-movie
L’impalcatura narrativa
classica del road-movie viene dipanata dalla sceneggiatura grazie a
un equilibrio tra dramma umano e momenti più leggeri molto ben
concertato, che consente a Channing Tatum di esplorare molte delle
sfaccettature del protagonista con più che discreta adesione
psicofisica. E qui si nota, come scritto, l’acutezza con cui
l’attore-regista ha costruito il suo film in modo da non andare mai
a toccare corde capaci di esporre i limiti delle sue capacità di
interprete: flirtando con il faceto anche quando i momenti sono
invece più che seri, Tatum se la sbriga egregiamente attraverso una
delle performance più riuscite della sua carriera, se non
addirittura la migliore.
È ovviamente lui il cuore
pulsante di Dog, lungometraggio che senza tentare
di essere mai originale preferisce al contrario battere con
solidità e sicurezza strade già percorse. Non succede nulla che non
si possa prevedere con largo anticipo nel corso del film, ma questo
non allenta la presa emotiva sullo spettatore. Al contrario forse
proprio perché abbiamo visto tante volte al cinema una storia di
questo tipo, sappiamo riconoscere la fattura di un prodotto che sa
quali corde emotive toccare, e soprattutto comprende perfettamente
come farlo.
Ogni volta che
Dog rischia di scivolare nel melodrammatico,
sceneggiatura e regia sanno condire gli eventi con un pizzico di
realtà che li rende ancor più verosimili, tangibili e quindi
emozionanti. A suo modo Dog è un film trattenuto,
e per questo capace di scavare in profondità. Una sorpresa più che
lieta che rilancia a nostro avviso la figura artistica di Channing Tatum dopo qualche anno di
leggero appannamento.
Fino a dove è disposto
ad arrivare un padre per salvare la vita del figlio? Questa domanda
semplice e allo stesso tempo capace di smuovere forze primordiali
si trova alla base di Vostro Onore, la nuova serie co-prodotta da
Rai Fiction e Indiana Production
con protagonista Stefano Accorsi.
La trama di Vostro Onore
Dopo l’originale
Kvodo, israeliana, e l’americana, Your Honor con Bryan
Cranston, arriva anche la versione italiana di
questa serie che ha un concept semplice ma che si presta bene a
diversi adattamenti. La storia è quella di un giudice integerrimo,
Vittorio Pagani, che ha costruito la sua carriera
su un’incrollabile fede nella legge e sulla rettitudine del suo
comportamento dentro e fuori dal Palazzo di Giustizia, si trova di
fronte a una situazione in cui la vita di suo figlio è in pericolo.
Il ragazzo, reduce da un’esame di guida andato male, investe con
l’automobile (mentre era senza patente, quindi) un ragazzo in moto,
lasciandolo sul ciglio della strada morente.
Quando a casa, in preda
allo shock, confessa tutto al padre, lui prende subito la decisione
“giusta”: lo accompagna in questura per farlo costituire. Arrivato
nella struttura, scopre però che il ragazzo investito da suo
figlio, e attualmente in coma, è il figlio del leader di una gang,
che certamente non si affiderà alla giustizia, una volta conosciuta
l’identità del pirata che ha investito suo figlio. Di fronte
all’ineluttabile condanna a morte che aspetta suo figlio, qualora
dovesse costituirsi e pagare, come sarebbe giusto, per il suo atto,
Vittorio decide di fare qualcosa che non aveva mai fatto prima:
scappare, e insabbiare tutto.
Dalla parte dei colpevoli
Nessuna delle scelte che
compiamo è senza conseguenze, e Vostro Onore
sembra tenere ben presente questo rapporto di causa ed effetto,
tanto che vi fonda la sua dinamica ad altissima tensione. Perché se
da una parte la serie diretta da Alessandro Casale è a tutti gli effetti un
dramma familiare, abbraccia anche i toni del thriller,
dell’assedio, della continua procrastinazione della scoperta di
qualcosa che lo spettatore già conosce. Il lavoro di Accorsi, e del
giovane Matteo Oscar Giuggioli, è strutturato
proprio in questo senso: sono loro ad aver commesso un illecito, ma
la storia è raccontata in modo tale da rendere loro le “vittime”,
così che lo spettatore starà dalla loro parte, sperando, ad ogni
colpo di scena (e ce ne sono molti), che il giudice e suo figlio
possano riuscire a farla franca.
Il lavoro di adattamento
per il nostro paese, rispetto al format americano e ancora di più
rispetto all’originale israeliano ha ovviamente tenuto conto della
città, dell’ambientazione, delle forze chiamate in causa e di tutta
una serie di elementi che hanno permesso a Vostro Onore di
risultare credibile come storia ambientata in Italia, a Milano. Si
tratta di elementi fondamentali per trasportare la stessa storia,
la stessa dinamica, lo stesso quesito filosofico alla base della
storia che rimane universale, in contesti che sono storicamente e
geograficamente differenti, e che sostengono una scala di valori
diversa.
Stefano Accorsi – foto di Francesca Cassaro
Stefano Accorsi è il protagonista assoluto
Impietoso potrebbe
essere il confronto diretto tra Bryan Cranston e
Stefano Accorsi se non fosse che tale confronto
non avrebbe alcun senso. I due interpreti sono protagonisti di
situazioni e contesti differenti, scritture diverse, modalità
produttive diverse che generano la messa in scena di personaggi
diversi. Oltretutto è anche inutile, in questo caso ma anche in
generale, idolatrare interpreti internazionali “ai danni” di attori
italiani che magari hanno un pubblico geograficamente più
ristretto.
Anche perché
Stefano Accorsi, come più volte ha dimostrato
soprattutto negli ultimi anni della sua carriera, è un attore
sempre a fuoco, al servizio del ruolo, sempre perfettamente in
grado di consegnare al suo pubblico, che sia cinematografico o
televisivo, un lavoro eccellente. Dopotutto stiamo parlando di un
professionista, così come lo sono gli altri membri del cast, dal
giovane ma già esperto Giuggioli, a Barbara Ronchi, Remo
Girone, Francesco Colella, Camilla Semino Favro,
insieme al gruppo di ispanici esordienti che, fuggendo da ogni
macchietta e luogo comune, rappresentano una novità nella
televisione italiana, senza dubbio un ampliamento
dell’orizzonte.
Vostro
Onore è una storia che chiama in causa tutti, che
coinvolge più generazioni e contesti socialità e che non trascura
l’aspetto dell’intrattenimento, dal momento che è ricco di colpi di
scena e svolte impreviste che arricchiscono la storia e la portano
in luoghi imprevedibili. Dal 28 febbraio, Vostro Onore arriva su
RaiUno, per quattro serate, in prima tv assoluta.
Anni prima che il Marvel Cinematic Universe
diventasse la potenza cinematografica che è oggi, alcuni dei suoi
supereroi più celebri già calcavano autonomamente il grande schermo
con film a loro dedicati. È questo il caso di
Spider-Man, arrivato per la prima volta
sul grande schermo nel 2002 grazie al regista Sam
Raimi, già celebre per la trilogia de La casa.
Basato sui fumetti dedicati al celebre personaggio, il film è
ancora oggi considerato uno dei migliori del suo genere, da lui
significativamente forgiato con una serie di caratteristiche su cui
si sarebbero poi fondati i suoi successori.
L’intenzione di portare il
personaggio, uno dei più amati della Marvel, al cinema era nata già
qualche anno prima. Il regista James Cameron
aveva infatti realizzato una prima
sceneggiatura, poi non approvata dai produttori. Fu a quel
punto che Raimi entrò a far parte del progetto, rielaborandolo
affinché si avvicinasse alle sue corde. In breve, egli riuscì a dar
vita ad un film ricco di pathos ed energia, con effetti speciali
straordinari e un cast di attori ancora oggi considerati i migliori
tra coloro che negli anni hanno dato vita ai personaggi
protagonisti delle vicende dell’Uomo Ragno.
Accolto in modo estremamente
positivo dalla critica e dal pubblico, Spider-Man divenne
il terzo maggior incasso del suo anno dopo Il Signore degli Anelli – Le due
torri e Harry Potter e la camera dei
segreti. A fronte di un budget di 139 milioni di dollari
arrivò infatti ad incassarne ben 825 in tutto il mondo. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori, agli effetti
speciali e ai costumi. Infine,
si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Spider-Man: la trama del
film
Protagonista del film è il giovane
Peter Parker, ragazzo impacciato e timido, il
quale vive una tranquilla vita divisa tra l’affetto degli zii
Ben e May Parker, e l’ambiente
scolastico. Qui cerca in tutti i modi di conquistare la bella
Mary Jane Watson, senza però trovare il coraggio
di dichiararsi davvero. Per sua fortuna, a sostenerlo c’è l’amico
di una vita, Harry Osborn. L’esistenza di Peter
viene però sconvolta in seguito al morso ricevuto da un ragno
geneticamente modificato, che gli conferisce poteri straordinari,
come lanciare ragnatele e arrampicarsi sui muri. Peter assume così
l’identità di Spider-Man, ma ben presto inizierà a
trovarsi dinanzi i primi ostacoli. Un misterioso criminale, di nome
Green Goblin, sta infatti terrorizzando sempre di
più la città. Il ragazzo imparerà allora che da grandi poteri
derivano grandi responsabilità.
Spider-Man: il cast del
film
La prima scelta di Raimi per il
ruolo di Peter Parker fu Tobey Maguire,
e proprio lui ottenne la parte, nonostante non avesse mai letto
nessuno dei fumetti sul personaggio. L’attore riuscì a convincere
tutti sfoggiando una buona preparazione atletica e la giusta
goffaggine richiesta per il personaggio. Per calarsi il più
possibile nei panni di Spider-Man Maguire studiò anche le movenze
tipiche dei ragni, e continuò a tenersi in allenamento praticando
regolarmente esercizi e arti marziali. Kirsten Dunst è
invece la bella Mary Jane Watson. Questa rivelò in seguito che
l’unico motivo che la spinse ad accettare la parte era la presenza
di Maguire. Sostenuto il provino, ottenne la parte a solo un mese
dall’inizio delle riprese.
Willem Dafoe è
ancora oggi ricordato per il ruolo di Norman Osborn, alias Green
Goblin. Questi rimase particolarmente affascinato dalla complessità
del personaggio, e decise di interpretarlo senza ricorrere a
controfigure. Egli si allenò infatti per poter eseguire quasi tutte
le spericolate acrobazie previste, donando a Goblin un particolare
linguaggio del corpo. James Franco,
all’epoca ancora poco noto, aveva inizialmente sostenuto il provino
per la parte di Peter Parker, ma Raimi decise di affidargli quella
di Harry Osborn. Nel film sono poi presenti gli attori
Rosemary Harris nei panni di May Parker, e il
premio Oscar Cliff Robertson in quelli dello zio
Ben. J. K. Simmons
ha qui per la prima volta dato vita all’iconico J. Jonah Jameson,
tra i suoi personaggi più celebri. Joe Manganiello ricopre
invece il ruolo del bullo Flash.
Spider-Man: gli effetti
speciali e il design dei costumi
Di particolare importanza, al
momento di dar vita al film, era la realizzazione dei costumi di
Spider-Man e di Green Goblin. Per il primo, si decise di applicare
una sostanza aderente al corpo di Maguire, da cui poi modellare il
costume. Ciò ha permesso di ottenere che questo esaltasse la
muscolatura dell’attore. Per la maschera facciale, invece, vennero
utilizzate delle particolari lenti dall’effetto riflettente e
lievemente opaco. Furono realizzate diverse copie di tale costume,
e molte di queste vennero rubate salvo essere poi fortunatamente
ritrovate. Per Goblin, invece, fu lo stesso Dafoe a decidere il
design del costume, ricercandone uno che gli permettesse di essere
atletico e snello. La scelta ricadde infine sull’armatura infine
effettivamente usata per il film
Per quanto riguarda gli effetti
speciali, invece, la prima scelta ricadde sul far emettere le
ragnatele direttamente dai polsi di Spider-Man, rinunciando dunque
al lanciaragnatele artificiale. Ancor di più, però, si dovette
ricorrere agli effetti speciali per tutte le acrobazie compiute dal
protagonista, impossibili da eseguire anche per il più esperto
degli stuntman. Tra le più complesse da riprodurre al computer vi
furono naturalmente le sequenze in cui Spider-Man si destreggia tra
gli edifici della città. A causa dei contrasti cromatici, infine,
Spider-Man e Goblin vennero ripresi separatamente nel corso della
pellicola, in quanto Spider-Man, col costume blu, aveva bisogno del
green-screen mentre viceversa Goblin, col costume verde, girava col
blu-screen
Spider-Man: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Spider-Man grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple iTunes, Netflix, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
sabato 26 febbraio alle ore 21:30
sul canale TV8.
”Ci sono quelli che obbediscono
e quelli che dicono No”. Con Il male non
esiste, il regista iraniano Mohammad
Rasoulof ha voluto porre l’accento su un fardello che
ancora oggi opprime il suo paese: la pena di morte. Il tema è
affrontato non dal punto di vista dei condannati, ma da quello
degli esecutori. Un grosso interrogatorio di carattere etico sta
alla base del lungometraggio: chi, in un regime dispotico, è
veramente libero di scegliere?
Il film conquista la critica
internazionale: nel 2020 è premiato a Berlino con
l’Orso d’Oro. Scopriamo insieme perché Il
male non esiste merita di essere visto.
Il male non esiste
racconta quattro storie e quattro dilemmi morali
Il male non esiste
è un film diviso in quattro capitoli che ruotano attorno al
medesimo tema: l’esecuzione capitale. Ogni storia mostra la vita di
un uomo che, costretto dal governo iraniano ad uccidere i
condannati a morte, si è trova costretto a scegliere se obbedire o
meno, influenzando inevitabilmente la propria vita.
Heshmat è un marito e un
padre buono e dedito alla famiglia, ma adombrato per il lavoro che
deve eseguire ogni notte. Puoya è un ragazzo che deve
svolgere il servizio militare. È tormentato da un ordine dei
superiori che mette a dura prova la sua morale.
Anche Javad sta svolgendo il servizio militare. Per
avere tre giorni di permesso – vuole andare a trovare la propria
fidanzata per il suo compleanno, deve svolgere un compito
tutt’altro che semplice. Bharam invece è un medico
interdetto che da vent’anni vive isolato dal mondo e conserva un
segreto enorme.
Nessuna reale possibilità di
scelta
Tutti e quattro i personaggi si
trovano a dover affrontare le conseguenze delle proprie azioni: c’è
chi ha scelto di uccidere e chi ha rifiutato, ma per tutti la vita
è diventata un inferno.
Chi ha obbedito, o continua ad
obbedire, vive dilaniato dai sensi di colpa che, inevitabilmente,
invadono tutto il bello che li circonda. Heshmat ad
esempio, sembra un uomo così buono, con i vicini di casa, la
moglie, la madre malata, la figlia: vive di giorno un’esistenza
lodevole, quasi per depurarsi dal gesto che è costretto a ripetere
tutte le notti. In ogni caso, la catarsi non funziona granché:
un’ombra lo accompagna giorno e notte, rendendolo cupo e distante
in ogni situazione, anche le più gioiose.
Tra chi ha detto ”No” c’è
Bharam. Era all’università, studiava medicina e aveva una
fidanzata. Da quando ha fatto la sua scelta, il governo iraniano
gli ha reso la vita impossibile: Bharam ha perso la
sua famiglia e la sua professione ed è costretto a vivere come un
clandestino. Non può nemmeno ottenere la patente o le cure di cui
ha bisogno.
Per il modo in cui vengono
affrontate le singole storie, Il male non esiste
riesce a toccare profondamente anche chi non è inserito nella
società iraniana. Il dilemma morale è ben esplicitato, in tutta la
sua complessità. Il racconto quasi didascalico delle vite dei
personaggi permette di osservare le conseguenze delle scelte di
ognuno. Mohammad Rasoulof affronta il dilemma in
modo documentaristico: non esprime un giudizio sulle scelte dei
protagonisti, ma espone semplicemente quattro possibili, e
plausibili, storie.
Delicatezza e brutalità sono forze
che coesistono ne Il male non esiste
C’è tanta delicatezza nel modo di
raccontare scelto da Mohammad Rasoulof. Le musiche
di Amir Molookpuor sono incantevoli e suggestive.
Ricordano vagamente le sinfonie di Ennio Morricone nei film di Tornatore o di Sergio Leone, struggenti e orecchiabili allo
stesso tempo, ma soprattutto perfettamente allineate all’intensità
emotiva di ogni scena.
Il regista de Il male non
esiste lavora tantissimo con le emozioni. I dialoghi sono
semplici e sinceri, come anche le scene di vita rappresentate. La
finzione è impercettibile: il lavoro svolto con la costruzione del
mondo finzionale è così precisa che non si riesce a cogliere, se
non nella bellezza delle immagini. Gli scenari mostrati sono
variegati, ma tutti ci dicono qualcosa dell’Iran: ne vediamo le
città caotiche, i carceri, l’entroterra rigoglioso ed edenico e le
colline più aride.
Alcune inquadrature sono di una
potenza espressiva rara: il montaggio parallelo è denso di
significati simbolici, necessari per dare il senso di una storia
che si affida molto poco ai dialoghi. In
sostanza, Mohammad Rasoulof, da abile
regista, si affida alle immagini e alle emozioni per raccontare
qualcosa di estremamente sentito per lui e per il suo paese.
Inutile dire che il risultato è eccezionale.
La pena di morte in Iran
Il male non esiste
mostra una piaga sociale dell’Iran. Il paese è il primo stato al
mondo per il numero di esecuzioni capitali: sono oltre 250 quelle
avvenute nel 2021. Probabilmente i numeri sono più alti: non tutte
le esecuzioni vengono comunicate ufficialmente. I condannati sono
tendenzialmente detenuti incolpati di omicidio o di reati di droga,
ma negli ultimi anni le esecuzioni hanno coinvolto anche attivisti
politici ed esponenti delle minoranze etniche. Chi viene ucciso è
spesso torturato per confessare i reati commessi. Inoltre, i
processi sono frettolosi e coinvolgono anche i minorenni.
In una società in cui i diritti
umani sono totalmente trascurati, ad andare al patibolo non sono
solo i condannati a morte, ma anche i cittadini costretti a
svolgere le uccisioni a nome del governo. Con Il male non
esiste si è invitati a toccare con mano un problema ancora
sentito in alcuni paesi del mondo: il film mette a dura prova la
morale e l’etica di chi vive in un paese libero.
Benvenuti in casa
Esposito è il nuovo film del regista Gianluca
Ansanelli che, dopo aver diretto i due lungometraggi
All’ultima spiaggia (2012) e Troppo
Napoletano (2016) e con una lunga carriera da
sceneggiatore alle spalle (Si
accettano miracoli, Omicidio all’italiana e Chi ha incastrato Babbo Natale?, tra gli
altri) ritorna in cabina di regia ispirandosi direttamente
all’omonimo romanzo di Pino Imperatore, che
racconta le avventure tragicomiche di una famiglia camorrista. Il
film è attualmente disponibile su Amazon Prime Video; nel
cast Giovanni Esposito, Antonia Truppo, Francesco
Di Leva, Nunzia Schiano, Salvatore
Misticone.
Un racconto umoristico che si apre alla speranza
Tonino non è
credibile nei panni del boss camorrista e non riesce a farsi
rispettare, né dalla sua famiglia né da quelli sui quali dovrebbe
comandare. Così alla morte di suo padre l’eredità di capozona del
rione Sanità non passa a lui ma a don Pietro De
Luca, che cerca di tenerlo alla larga il più possibile dai
suoi affari. La vicenda si complica quando la figlia di Tonino si
innamora del figlio di un magistrato, incaricato di indagare
proprio sui traffici illeciti di don Pietro.
Proponendosi come uno spaccato
umoristico e al contempo crudele della Napoli contemporanea,
Benvenuti in Casa Esposito riesce a mettere in
risalto le mille contraddizioni dell’ambiente urbano, senza mai
chiudere la porta alla speranza di un futuro migliore.
La sceneggiatura del film riesce a
cogliere la fluidità di scrittura di Imperatore,
confezionando un’atmosfera da tarantella napoletana che vive di
ironia arguta e mai banale, giocando con i luoghi comuni tipici
dell'”essere simpaticamente napoletani”. Benvenuti in casa
Esposito non pretende mai di infarcire il filo narrativo
con sottotrame o messaggi impliciti: lo scopo primario è il
beffarsi della quotidianità, efficace proprio perché resa da una
prospettiva parziale, lucida, tangibile.
Pur notandosi ingenuità rispetto
alla scrittura di Imperatore, e prendendosi qualche licenza nel
trattamento della storia principale, Benvenuti in casa
Esposito risulta un prodotto di intrattenimento che fa
della grande comicità napoletana il proprio fine. Si ride di gusto
delle vicende bizzarre che accompagnano quotidianamente i membri
della famiglia, ci si emoziona assecondando un messaggio di
speranza per una città che non è mai rispecchiata veramente dai
cliché delle fiction nostrani, dall’imperversare delle brutte
notizie, da chi vuole controllare la città ma non la sta realmente
abitando.
Benvenuti in casa Esposito: le sfaccettature di una famiglia e
dell’ambiente urbano
Con qualche strizzatina d’occhio a
Totò e Troisi, è difficile
rimanere indifferenti di fronte alla bravura di Giovanni
Esposito, vero e proprio mattatore, ingenuo
sciosciammocca, un boss totalmente inadeguato.
Giovanni Esposito è
sicuramente una scelta di antieroe atipico per il cinema, con alle
spalle una carriera di personaggi fortemente caratterizzati e di
ruoli da non protagonista; questa prova attoriale, nello specifico,
è da considerarsi il vero punto di luce del film, che riesce a
convogliare la tenerezza e la goffaggine insite al personaggio,
assieme all’intuizione che lo differenzia all’interno del nucleo
familiare: Tonino scopre improvvisamente che c’è un’altra strada
che nessuno gli aveva mostrato prima. Gli avevano dato un binocolo
che mostrava solo la strada impervia della camorra e della
criminalità, ma si accorge invece che c’è un posto in cui c’è
spazio per la bontà del suo animo.
Il conflitto non è mai uniforme in
Benvenuti in casa Esposito, così come non lo è la
cosiddetta “buona famiglia”, al cui interno emergono differenti
psicologie. Abbiamo la figlia di Tonino che mira a una precisa
direzione, verso cui l’istruzione riveste una funzione salvifica e,
dall’altra parte, ci sono i suoceri che, come molti napoletani,
vivono la condizione di gente comune assuefatta a una situazione
che devono (o vogliono) accettare così com’è. Il resto della
famiglia sta nel mezzo: la moglie Patrizia, la
suocera Assunta e il marito sono indolenti,
accettano la vita così com’è, dato che è
Tonino quello che porta i soldi a casa; non
sono criminali, ma non sono neanche buoni fino in fondo. Le
divergenze si creano all’interno della stessa famiglia e sarà
proprio questa commistione a condurre ad una scelta: alla fine,
quello che conta è che il livello di istruzione della ragazza e la
sua capacità di andare oltre sono così forti da portare anche il
padre lontano.
E’ da questo comico e improbabile
sodalizio che nascono gli episodi più esilaranti del film, per
mettere alla berlina gli aspetti più cafoni e ridicoli della
criminalità. Benvenuti in casa Esposito non riesce
mai effettivamente a porsi sullo stesso livello del romanzo da cui
è tratto, che è stato un vero e proprio caso letterario, scalando
le classifiche grazie al passaparola e all’entusiasmo dei lettori
di tutta Italia, nonché adottato da scuole, istituzioni pubbliche,
associazioni antimafia, comitati civici e gruppi che si battono per
la Legalità. L’intento della pellicola è altresì quello di
divertire, consolidare un ulteriore tassello della commedia
all’italiane, di quelle che riempiono le sale per le feste
natalizie, con le imbranataggini e le avventure tragicomiche di
Tonino Esposito.
Woody Harrelson è
uno di quegli attori che ha fatto la storia del cinema moderno con
le sue innumerevoli ed iconiche rappresentazioni. Grazie al suo
talento e alle sue capacità recitative, l’attore è riuscito a farsi
apprezzare da diverse fasce di pubblico di tutto il mondo.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Woody Harrelson.
2. È anche doppiatore,
produttore e regista. L’attore non ha mai svolto solamente
questa professione nel corso della sua carriera, ma anche
sperimentato, ad esempio, il doppiaggio, prestando la propria voce
per film come Free Jimmy (2006) e Free Birds –
Tacchini in fuga (2013). In quanto produttore, invece, ha
lavorato alla realizzazione del film Highwaymen – L’ultima
imboscata (2019) e della serie True Detective
(2014-2019). Inoltre, egli ha scritto, diretto, prodotto ed
interpretato Lost in London (2017).
Woody Harrelson in Hunger
Games
3. Sono state introdotte
delle accortezze. L’attore è notoriamente vegano e, quando
viene mostrato Haymitch, il suo personaggio, intento a mangiare,
egli è sempre inquadrato con dessert o verdure, oppure mentre beve.
Ciò ha permesso all’attore di non dover venire meno alle sue regole
etiche e allo stesso tempo di non dover rinunciare ad alcune scene
importanti per la storia.
Woody Harrelson è Carnage in Venom
4. Non voleva doppiare il
personaggio. Inizialmente Harrelson era riluttante a dare
la voce a Carnage stesso, poiché era nervoso per come sarebbe stato
percepito da fan e dai critici. L’attore aveva dunque suggerito al
regista Andy Serkis,
noto per i personaggi di Gollum e Cesare, di essere lui la voce
della creatura, poiché particolarmente più esperto con questo tipo
di personaggi. Serkis, tuttavia, era convinto che Harrelson avrebbe
potuto svolgere un ottimo lavoro e lo spinse a sperimentare,
convincendolo a dare lui voce a Carnage.
5. Ha personalmente curato
il look del suo personaggio. Woody Harrelson ha avuto un
grande potere decisionale circa il guardaroba del suo personaggio.
Ha anche insistito sul fatto che i suoi capelli dovessero essere
più realistici, poiché aveva particolarmente odiato la parrucca che
gli era stata fatta indossare nella scena post-credits del primo
film. Ai suoi occhi, infatti, questa risultava troppo stravagante e
“un po’ amatoriale“.
Woody Harrelson e Matthew
McConaughey
6. Ha accolto True Detective
con entusiasmo. Quando gli è stato offerto il ruolo di
Marty Hart, l’attore non ci ha pensato due volte ad accettare, sia
perché sapeva come lavora la HBO, sia per il fatto che ci fosse il
suo collega e grande amico Matthew
McConaughey. I due, infatti, avevano già lavorato
insieme in film EdTV e Surfer, Dude. Anche per
True Detective i due si sono trovati in perfetta sintonia,
costruendo insieme i loro rispettivi personaggi. Ancora oggi i fan
lodano in particolare la chimica che c’è tra loro come una delle
cose migliori della prima stagione.
Woody Harrelson e il padre
7. Non ha saputo chi fosse
veramente il padre fino all’adolescenza. Charles
Harrelson, padre dell’attore, aveva abbandonato la
famiglia quando Woody aveva appena sette anni. Tuttavia, cominciò a
farsi un’idea di chi fosse suo padre a dodici anni, nel 1973,
quando venne rivelato alla radio della sua condanna per l’omicidio
di Sam Degelia. Woody scoprì così che il padre era
un killer professionista.
8. Ha voluto stabilire un
rapporto con suo padre. Dopo l’accusa per l’omicidio del
giudice John H. Wood nel 1981, l’attore decise di
andare a trovare suo padre in carcere, ristabilendo un rapporto
padre-figlio che andava oltre gli omicidi da lui commessi e
presunti (si vociferava anche che potesse essere stato lui ad
uccidere John F. Kennedy nell’attentato a Dallas). I due
continuarono a frequentarsi anche dopo il suo tentativo di evasione
di Charles nel 1995 e fino alla sua morte, sopraggiunta in carcere
nel 2007.
Woody Harrelson: chi è sua
moglie
9. È sposato e ha un
divorzio alle spalle. Alla fine di giugno del 1985,
l’attore si era sposato con Nancy Simon, figlia di
Neil Simon. Sebbene i due si siano sposati in
Messico più per gioco che per vero amore, alla fine rimasero
legalmente sposati fino all’anno successivo, per poi,
inevitabilmente, divorziare. Nel 1987, invece, ha conosciuto
Laura Louie, allora sua assistente: i due sono
insieme da quell’anno e si sono sposati nel 2008. Dall’unione con
la sua attuale seconda moglie, sono nate tre figlie: Deni
Montana (nata il 5 marzo 1994), Zoe
Giordano (nata il 22 settembre 1996) e Makani
Ravello (nata il 3 giugno 2006).
Woody Harrelson: età e altezza
10. Woody Harrelson è nato
il 23 luglio del 1961a Midland, nel
Texas. La sua altezza complessiva corrisponde a 177
centimetri.
“Sono molto orgoglioso de
Il Padrino, che ha certamente definito la prima
parte della mia vita creativa”, ha detto Francis Ford
Coppola. “In questo tributo per il
50° anniversario, è gratificante celebrare questa pietra
miliare con la Paramount insieme ai meravigliosi fan che lo hanno
amato per decenni, alle giovani generazioni che lo trovano ancora
attuale e a coloro che lo scopriranno per la prima volta.”
Il trailer de Il Padrino in versione restaurata
Il magistrale adattamento
cinematografico di Coppola del romanzo di Mario Puzo racconta
l’ascesa e la caduta della famiglia Corleone e la trilogia
cinematografica è giustamente considerata come una delle più grandi
della storia del cinema. In preparazione del 50° anniversario
dell’uscita originale del primo film, il 24 marzo 1972, la
Paramount e la casa di produzione di Coppola, la American Zoetrope,
hanno intrapreso un restauro scrupoloso di tutti e tre i film nel
corso di tre anni.
Ogni sforzo è stato fatto per creare
la migliore presentazione possibile per il pubblico di oggi, che
può guardare i film usando una tecnologia che è progredita
enormemente dal 2007, quando l’ultimo restauro è stato completato
dall’eminente storico del cinema e conservatore Robert Harris.
Usando quel lavoro come modello, il team ha speso migliaia di
ore per assicurarsi che ogni fotogramma fosse valutato per creare
la presentazione più incontaminata rimanendo fedele all’aspetto
originale dei film.
“Ci siamo sentiti privilegiati nel
restaurare questi film e un po’ in soggezione ogni giorno che ci
abbiamo lavorato”, ha detto Andrea Kalas, Vicepresidente Senior
della Paramount Archives.
DETTAGLI DEL RESTAURO
– Oltre 300 cartoni di pellicola sono stati esaminati per trovare
la migliore risoluzione possibile per ogni fotogramma di tutti e
tre i film.
– Più di 4.000 ore sono state spese per riparare macchie di
pellicola, strappi e altre anomalie nei negativi.
– Oltre 1.000 ore sono state spese per una rigorosa correzione del
colore per assicurare che gli strumenti ad alta gamma dinamica
fossero rispettosi della visione originale di Coppola e del
direttore della fotografia Gordon Willis.
– Oltre all’audio 5.1 approvato da Walter Murch nel 2007, le tracce
mono originali de Il padrino e Il padrino: Parte II sono state
restaurate.
– Tutto il lavoro è stato supervisionato da Coppola.
Cinefilos.it offre
la possibilità di vedere al cinema, gratis, Il
Legionario, il nuovo film di Hleb Papou
con protagonisti Germano Gentile e Maurizio
Bousso.
MILANO – Anteo Palazzo del
Cinema – domenica 27 febbraio (5 biglietti x2)
I biglietti saranno validi per
domenica 27 febbraio e potranno essere richiesti, fino ad
esaurimento, inviando una email a [email protected]in cui andrà specificato
che si stachiedendo l’invito via CINEFILOS.
Gli orari delle proiezioni andranno consultati direttamente sui
siti dei cinema.
I biglietti vengono distribuiti da una hostess all’ingresso del
cinema a partire dalle 19,00, presentando la email di conferma
ricevuta unitamente ad un documento di identità ed al Green
Pass.
Dopo il recente successi di Luca, il cui percorso
nella stagione dei premi è tutt’altro che concluso, la
Pixar torna ora a proporre un nuovo lungometraggio
che, similmente a quello appena citato, è incentrato sull’atto di
crescere ed entrare in una nuova fase della propria vita. Il film è
Red (il cui titolo originale è
Turning Red, letteralmente “diventare rossi”) e
la sua regista è Domee Shi, qui
al suo primo lungometraggio ma già celebre per il cortometraggio
Bao. Disponibile
direttamente sulla piattaforma Disney+ a partire
dall’11 marzo, la pellicola ha per protagonista la
giovane Meilin Lee.
Meilin è una tredicenne sicura di sé
e un po’ maldestra, con un solido gruppo di amiche, ottimi voti a
scuola e un rapporto con la sua famiglia migliore rispetto alla
media. Soprannominata Mei dalle sue amiche, la ragazza ha dunque
tutte le ragioni per aspettarsi un roseo futuro nella sua carriera
come studentessa delle medie e in generale nella vita. Ciò che non
sa, però, è che qualcosa in lei sta per cambiare. Nel momento in
cui un’antica maledizione (originariamente considerata una
benedizione) di famiglia la travolgerà, Meilin si vedrà
letteralmente trasformare, con conseguenze imprevedibili.
Red: la conferenza stampa del film
Ad aprire la conferenza stampa di
presentazione del film, a Roma, è proprio la regista. “Mi sono
sempre piaciute le storie di trasformazioni, da La metamorfosi di
Kafka a Dr. Jekyll e Mr. Hyde. Tutte le mie storie hanno per
protagoniste ragazze alle prese con il processo di crescita, –
racconta Shi – ma quella di Red ha sempre
avuto un posto più speciale delle altre nel mio cuore. È così che
mi sono presentata alla Pixar per proporla. Pensavo che dopo
l’Oscar vinto per Bao sarebbe stato facile, invece ho comunque
dovuto dar prova della forza della storia e dei suoi personaggi. È
stato solo dopo un faticosissimo incontro che sono riuscita ad
avere il via libero per realizzare il mio primo film”.
“Ho riportato nel film molte
delle mie esperienze più imbarazzanti di me e della mia crescita.
– continua poi la regista – Intorno ai tredici anni, come
tutti, stavo vivendo una serie di cambiamenti. Il mio corpo
cambiava, le mie emozioni cambiavano, cambiavano anche i miei
rapporti con gli altri. È stato molto spaventoso all’epoca, ma poi
comprendi che non tutti i cambiamenti portano cose negative. Ho
riflettuto sul quel periodo e Red è stato il risultato di queste
riflessioni”.
Per un film tanto ricco di colori e
trovate visive, inevitabile è la domanda sulle influenze in ambito
registico che la Shi avverte come più importanti. “Tra le mie
principali influenze come registi, – dichiara la regista –
ci sono Edgar Wright, per il suo combinare in
modo meraviglioso elementi visivi provenienti da culture diverse,
ma anche Wes Anderson, per il suo uso dei colori,
della composizione delle inquadrature. In Red c’è molto di
loro.”
Guardando il film viene inoltre
inevitabile chiedersi come mai sia stato scelto proprio il panda
rosso come animale in cui la protagonista si trasforma. “Perché
il panda rosso? – risponde la regista – Il loro rosso li
rende perfetti come metafora per la pubertà. Si sposa sia con
l’imbarazzo che con la rabbia e l’amore, tutti sentimenti che si
esaltano nel momento in cui si entra in questa fase della crescita.
E poi perché sono dolcissimi e non si sono mai visti spesso al
cinema e in TV!”.
Infine, è da sottolineare come
Red sia il primo lungometraggio della Pixar interamente ed
esclusivamente diretto da una donna. Chiamata a commentare la cosa,
la regista afferma che “i motivi forse sono quelli che ormai
conosciamo tutti. Troppo spesso si dà poco credito alle idee di
cineaste che, invece, avrebbero tanto da dire. Però ora alla Pixar
ci sono molti film diretti da donne in fase sviluppo, quindi per
fortuna il cambiamento sta arrivando”.
Halo,
l’attesissima serie originale Paramount+, sarà disponibile dal 24
marzo in streaming su NOW e on demand su
Sky (in versione originale sottotitolata), prima
del lancio di Paramount+ in Italia. Il 28 marzo partirà su
Sky Atlantic nella versione in italiano.
Ambientata nell’universo narrativo
creato per la prima volta nel 2001 con il lancio del primo
“Halo”
per Xbox, la serie mette in scena un epico conflitto del 26° secolo
tra l’umanità e una minaccia aliena nota come Covenant.
La serie vede come protagonisti
Pablo Schreiber (“American Gods”) nel ruolo del
super soldato Master Chief; Natascha McElhone
(“Californication”, “Hotel Portofino”, “Designated Survivor”) nei
panni della dottoressa Halsey, brillante, tormentata e
imperscrutabile creatrice dei super soldati Spartan; e Jen
Taylor (serie di videogiochi “Halo“,
RWBY) nei panni di Cortana, l’IA più avanzata nella storia umana e
potenzialmente la chiave per la sopravvivenza della razza
umana.
Nel cast anche Bokeem Woodbine
(“Fargo”), Shabana Azmi (“Fire”), Natasha Culzac (“The
Witcher”), Olive Grey (“Half Moon Investigations”), Yerin Ha
(“Reef Break”), Bentley Kalu (“Avengers: Age of Ultron”), Kate
Kennedy (“Catastrophe”), Charlie Murphy (“Peaky Blinders”) e Danny
Sapani (“Penny Dreadful”). Si uniscono al cast nei panni di
personaggi originali della serie anche Ryan McParland (“6Degrees”),
Burn Gorman (“The Expanse”) e Fiona O’Shaughnessy (“Nina
Forever”).
Halo è
uno dei videogiochi più di successo di sempre ed è diventato un
fenomeno di intrattenimento globale, con all’attivo più di 82
milioni di copie vendute in tutto il mondo e più di 6 miliardi di
dollari di fatturato complessivo.
La serie è stata già rinnovata per
una seconda stagione prima ancora del debutto della prima.
Halo è
prodotta da SHOWTIME® in associazione con 343 Industries, insieme a
Amblin Television di Steven Spielberg. Produttore esecutivo è
Steven Kane, assieme a Steven Spielberg, Darryl Frank e Justin
Falvey per Amblin Television in collaborazione con 343 Industries,
il regista Otto Bathurst e Toby Leslie per One Big Picture, e Kyle
Killen e Scott Pennington per Chapter Eleven. Kiki Wolfkill, Frank
O’Connor e Bonnie Ross sono i produttori esecutivi lato 343
Industries. La distribuzione internazionale della serie è affidata
a Paramount Global Distribution Group.
Nella notte tra il 27 e il 28 marzo
ci sarà la cerimonia di premiazione degli Oscar
2022 al Dolby Theatre di Hollywood, Los Angeles. Vediamo
quali sono i film nominati e quale il possibile vincitore.
Grande attesa per la notte
degli Oscar 2022, l’evento più amato da tutti gli
appassionati di cinema del mondo. Il film con più nomination (12 in
tutto) è Il potere del cane di Jane Campion (dato per possibile
vincitore) mentre l’Italia è presente nella cinquina per il miglior
film straniero con Paolo Sorrentino e il suo
È stata la mano di Dio. Molte
nomination anche per
Dune,
West Side Story,
Belfast e King Richard (che racconta, con
grande empatia e epicità, la storia di Richard Williams e delle sue
figlie, Venus e Serena, le famose tenniste, le prime grandi
campionesse di colore in uno sport privilegiato come il
tennis).
Le scommesse sugli
Oscar, fanno parte di quel settore di scommesse
speciali che piacciono tanto agli appassionati. Infatti tantissimi
giocatori puntano su questo o quel film proprio in concomitanza con
quello che è l’evento più atteso della stagione cinematografica.
Gli Oscar sono assegnati dall’Academy of Motion Pictures, Arts and
Science (che ha più di 10mila membri) dal 1927. I migliori film
candidati sono 10 mentre per le altre categorie abbiamo 5
possibilità di scelta.
Drive my car, film
giapponese, così come capitò a Benigni con La vita è bella, è
nominato sia come “miglior film” che come “miglior film
straniero”.
Il potere del cane: sensibilità e
inadeguatezza nel profondo West
Jane Campion è una
regista di grande sensibilità. Il successo del suo Lezioni di piano
(film del 1993) è solo un esempio di quanto lei sia in grado di
tirare fuori dalle sceneggiature e dagli attori che lavorano con
lei. In questo caso parliamo di un film non facile, un dramma
ambientato nel 1925 in un Montana di mandrie e di uomini duri. Due
fratelli, uno straordinario Benedict Cumberbatch e il sensibile
Jesse Plemons, devono gestire un ranch in Montana, tra vacche,
pelli e antrace con cui combattere. Tutto cambia con l’arrivo di
una donna e del suo unico figlio, introverso e sensibile.
Qui la trama si capovolge e ciò che
sembrava essere chiaro fin dall’inizio si trasforma in tutt’altro.
Il fratello più scorbutico mostrerà tutta la sua
sensibilità e quel senso di inadeguatezza che lo
ha portato a mascherare le sue fragilità nell’idea del macho. Il
ragazzino, invece, che sembrava tanto impaurito e debole, tirerà
fuori un lato spigoloso e psicologicamente potente. Ma fermiamoci
qui.
Sorrentino: la sua Napoli
conquista gli americani
Paolo Sorrentino
racconta parte della sua vita e conquista gli americani,
in un amarcord che raccoglie sensazioni di una Napoli anni
Ottanta inebriata dall’arrivo di Maradona in città, visto già come
un Dio. La pellicola racconta, in maniera romanzata, un dramma
della vita del regista: i suoi genitori, infatti, hanno perso la
vita in una banale fuga di gas nella casa in montagna. Una tragedia
inaspettata che ha cambiato il corso degli eventi e ha,
completamente, trasformato la routine di vita di Sorrentino.
Maradona, come un vero deus ex
machina, rappresenta, in pieno, il destino: il giovanissimo
regista non si trovò con i genitori nel momento della morte perché
era a vedere Diego allo stadio.
Da qui, da questo aneddoto potente
e tragico, nasce l’idea di questa pellicola autobiografica in cui
la sensibilità drammatica del giovane alter ego del
regista si trova a raccontare la sua pazza famiglia e la
sua crescita personale, tra tanti dubbi e tanta energia
inaspettata. Napoli, poi, è da sempre luogo di storie e narrazioni
fantastiche. Con i suoi misteri, gli occhi della sua gente, la sua
musica, la sua allegria, la sua malinconia è, da sempre, una
location perfetta per “raccontare”, ammaliando con una poesia
difficilmente riscontrabile in altri luoghi in Italia. Così,
Sorrentino dopo aver vinto un Oscar con la bellezza di Roma ci
riprova con un omaggio a Napoli e alla sua vita che non è stata
facile ma che è, da sempre, piena di fantasia e di personaggi fuori
dal comune.
Basato sull’omonimo
romanzo di Taylor Adams, No Exit
è
la nuova produzione Hulu, per Starz, disponibile sulla
piattaforma di Disney+ dal 25 febbraio 2022. Si tratta
di un thriller ad alto tasso di adrenalina, ambientato
completamente in un rifugio di montagna, in balia di una tempesta
di neve. I colpi di scena sono assicurati.
No Exit, la trama
Darby è una ragazza che
sembra avere dei problemi e che si mette in viaggio per raggiungere
la madre malata in ospedale. Durante il percorso, però, viene
costretta da una bufera di neve a fermarsi per la notte in un
rifugio di montagna, dove passerà le ore di buio insieme ad altre
persone, sconosciuti che, come lei, sono stati bloccati dal mal
tempo. Cominciando a familiarizzare e a conoscersi, il gruppo di
sconosciuti comincia ad esporsi e i vari personaggi cominciano a
prendere forma sotto gli occhi di Darby, che è il nostro punto di
vista e la nostra guida nella storia. Mistero, suspence e colpi di
scena renderanno questa notte più movimentata di quanto la ragazza
non avrebbe mai potuto immaginare.
Come lo stesso regista
Damien Power ha avuto modo di dichiarare,
l’adattamento da Adams mantiene già in fase di sceneggiatura i
punti cardine del romanzo e soprattutto i tempi e il ritmo ad alta
tensione. Questo si traduce in una pellicola che riesce a tenere
l’attenzione dello spettatore, merito anche degli ottimi interpreti
che portano a casa un discreto risultato per una storia così
basica.
La tensione costante è ottenuta
anche grazie all’unità di tempo e spazio della storia, che si
svolge tutta nel corso di una notte in un luogo isolato. Come
sempre accade quando si ricostruiscono situazioni del genere, le
dinamiche trai personaggi vengono forzate, per cui è più semplice
che si diventi amici, avversari, amanti, ovvero che tra due o più
personaggi si sviluppino sentimenti forti e polarizzati, tali da
sostenere i toni della narrazione.
La storia semplice e i
personaggi complicati
Non c’è sicuramente nulla
di male nel mettere in scena una storia semplice, quello che invece
No Exit fa bene è proprio mettere in scena
questa storia semplice con un alto grado di coinvolgimento da parte
dello spettatore, cadenzando sapientemente i colpi di scena e le
rivelazioni che piano piano compongono un puzzle in cui l’essere
umano non fa certo bella figura e in cui sembra spiccare, alla
fine, soltanto la nostra eroina, Darby, al netto delle sue
difficoltà e del suo percorso turbolento.
Uno dei personaggi più
importanti del film è l’ambiente, la neve, la tempesta, la natura
ostile che si fa teatro della vicenda, che la complica, la
racconta, le consente di andare avanti e svilupparsi in maniera
avvincente, il tutto sotto gli occhi attenti ma spaventati di
Darby.
No Exit è un buon esempio di thriller che
racchiude in sé elementi molto cari al genere, sia su carta che su
pellicola, e riesce a rendersi anche indipendente dal romanzo di
cui è adattamento consapevole.
A distanza di 10 anni dall’uscita di
Dracula 3D, il Maestro del BrividoDario Argento torna a occupare le sale
cinematografiche con il suo Occhiali Neri.
Presentato in anteprima al festival di Berlino, il film vede come
protagonisti Ilenia Pastorelli, Asia
Argento e il giovanissimo Xinyu
Zhang.
Occhiali neri: il ritorno di
Argento a una tradizione più tenera
Un assassino seriale di prostitute
colpisce a Roma strangolando le sue vittime con una corda per
violoncello. Quando il killer attacca Diana
(Ilenia Pastorelli), prostituta di lusso,
l’omicidio fallisce ma la donna si ritrova a subire un incidente
che la priverà della vista per sempre. Rita
(Asia Argento), una volontaria conosciuta presso
una comunità di non vedenti, la aiuta ad ambientarsi nella sua
nuova vita. Nel frattempo, la polizia indaga per fermare
l’assassino.
Con Occhiali Neri,
Dario Argento torna a proporre nelle sale italiane
un thriller all’italiana, caratterizzato da specificità registiche
e impostazioni narrative a cui lo spettatore odierno non è più
abituato: una trama semplice e che avanza logicamente, secondo la
risoluzione di indizi ben individuabili ma incorniciati da una
traccia sonora penetrante, che cerca di sovrastare l’impianto
caricaturale della recitazione.
Secondo tecniche attoriali ben
affinate nella scuola horror anni ’70/’80, il fulcro di un giallo
vecchio stampo è da ricercare nella presenza attoriale, che ben
distingue i personaggi principali dai comprimari; Ilenia Pastorelli
è abile nell’inquadrare l’esuberanza di una donna abituata ad
abitare gli spazi in maniera maestosa ed accattivante, e che ora
dovrà imparare nuovamente a vivere, sorretta dall’affetto e astuzia
di una figura fondamentale: il piccolo Chin. Vittima quasi
inconsapevole ed intonsa dello stesso incidente che ha avuto
conseguenze nefaste per Diana, l’innocenza e la tenerezza del
bambino si riveleranno carte fondamentali per l’apertura narrativa
del Maestro a sottotrame mai da lui esplorate: la risolutezza di un
duo improbabile diviene linfa vitale nell’ottica di uno sviluppo
narrativo ancorato a una grammatica della macchina da presa che,
altrimenti, faticherebbe non poco a procedere col minutaggio.
Occhiali neri: un eclissi di
modernità ma dalle intenzioni chiare
Dove Occhiali Neri
dà il meglio di sé è nella messa in scena delle oscure atmosfere
urbane che Dario Argento ha sempre saputo ritrarre
perfettamente: il regista cattura egregiamente le sembianze di una
Roma minacciosa, vuota e in parziale rovina, in attesa che un altro
corpo cada a terra. La città viene sovrastata da un’eclissi
perenne, vittima degli occhi di Diana che non vedono più allo
stesso modo, o forse non hanno mai visto realmente, oscurati da un
distanziamento individuale che la protagonista assume nella prima
parte del girato.
Siamo di fronte a un’idea di giallo
horror più minimalista e conflittuale piuttosto che formalmente
feticista, che non mira tanto ad adattarsi alla contemporaneità del
genere, piuttosto ad offrire un taglio inedito all’ultima parte di
filmografia del Maestro, aperto a uno sguardo forse più indulgente
nei confronti della complessità psicologica dell’essere umano (come
dovrebbe confermare la prossima prova attoriale del regista nel
nuovo film di Gaspar Noè,
Vortex). Questo non si traduce nel tipo di regia
goffa e impacciata che in tanti temevano, e che è spesso
preponderante nelle “ultime opere” dei registi maestri: non siamo
di fronte a una regia particolarmente notevole che, tuttavia,
mostra qualche guizzo specialmente durante le scene d’azione e
uccisione, piuttosto raccapriccianti.
Per scelta narrativa e stilistica,
la mano di Dario Argento va in Occhiali
Neri a toccare il cuore di una tenere ma poderosa
alleanza: l’orrore risiede nel contrasto tra la gentilezza casuale
ma significativa di Diana e del suo nuovo amico, contrapposta
all’impulso distruttivo di un killer stereotipato, retaggio di una
sincerità registica ormai obsoleta, che vive dei contrasti
dicotomici tra i personaggio. Prevedibile nel suo svolgimento e nel
trattamento delle sue pedine-personaggio, la posta in gioco è tanto
più intimamente sentita quanto più la cinepresa si contorce attorno
a Diana e a Chin, avviluppandoli nei meandri di una mente registica
che forse ha perso la veracità di una volta, ma vuole continuare a
fare cinema.
E’ la colonna sonora di
Arnaud Rebotini a sancire ogni passaggio
fondamentale della trama di Occhiali Neri, sempre
nell’ottica di rimodellamento del thriller all’italiana tra le mani
di Dario Argento, per non lasciare sfuggire
personaggi e azioni dal controllo registico. Accettando
implicitamente lo schema maestro-burattini, pur con maggior
parvenza di autonomia in quest’ultimo film del Maestro, lo sguardo
dello spettatore dovrà fluire assieme alle sonorità lugubri e
affilate di Rebotini, alla scrittura innocua e logica di Argento e
agli occhi di Daria, attrice di un dramma mai veramente
scandagliato nella sua interiorità e che si sostanzia nella
tradizione.
In prossimità dell’uscita di
The
Batman, ecco una nuova clip dal film con Robert Pattinson nei panni del
Cavaliere Oscuro. Nella clip vediamo finalmente il
volto di Paul
Dano, che interpreta il main villain del
film, l’Enigmista.
The
Batman diretto da Matt Reeves uscirà nelle sale
il 4 marzo distribuito da Warner Bros Italia. Protagonisti del film
insieme a Robert
Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno
anche Colin
Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe
Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul
Dano (Enigmista) e Andy
Serkis (Alfred). Infine, John
Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast
anche Peter
Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore
Distrettuale di Gotham.
Due anni trascorsi a pattugliare le
strade nei panni di Batman (Robert
Pattinson), incutendo timore nel cuore dei criminali,
hanno trascinato Bruce Wayne nel profondo delle tenebre di Gotham
City. Potendo contare su pochi fidati alleati – Alfred Pennyworth
(Andy
Serkis) e il tenente James Gordon (Jeffrey
Wright) – tra la rete corrotta di funzionari e figure
di alto profilo della città, il vigilante solitario si è affermato
come unica incarnazione della vendetta tra i suoi concittadini.
Quando un killer prende di mira l’élite di Gotham con una serie di
malvagi stratagemmi, una scia di indizi criptici spinge il più
grande detective del mondo a indagare nei bassifondi, incontrando
personaggi come Selina Kyle / alias Catwoman (Zoe
Kravitz), Oswald Cobblepot / alias il Pinguino
(Colin
Farrell), Carmine Falcone (John
Turturro) e Edward Nashton / alias l’Enigmista
(Paul
Dano). Mentre le prove iniziano a condurlo più vicino
alla soluzione e la portata dei piani del malfattore diventa
chiara, Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il
colpevole e rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione
che da tempo affliggono Gotham City.
Michael Keaton,
impegnato sul set di Batgirl in cui tornerà a
interpretare Batman, ha pubblicato una
bella foto sul suo account Instagram in cui è protagonista la
sua ombra in costume, con le inconfondibili orecchie a punta.
L’attore ha espresso grande gioia nel tornare nei panni del
personaggio e lo ha già fatto per The
Flash di
Andy Muschietti, in cui comparirà accanto a
Ben Affleck. Ecco la foto:
Batgirl doveva
essere diretto da Joss Whedon, regista
di The
Avengers e Avengers:
Age of Ultron, nonché della versione cinematografica
di Justice
League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di
abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a
“decifrare la storia”. Il film è diretto da Adil El
Arbi e Bilall Fallah.
Si terrà dal 12 al 13 marzo al
PalaCinema di Locarno la nona edizione di L’immagine e la
parola, l’evento primaverile del Locarno Film
Festival. L’iniziativa quest’anno sarà dedicata al futuro
delle immagini in movimento e ai territori di frontiera
dell’audiovisivo. Per l’occasione, Michelangelo
Frammartino presenterà in anteprima svizzera il suo ultimo
lavoro, Il
buco (2021), con la fotografia di Renato Berta.
Alberto Barbera,
direttore della Mostra internazionale d’arte cinematografica di
Venezia, il professor Kevin B. Lee, lo scrittore e autore Bepi
Vigna e il regista Stefano Knuchel, di cui sarà
proposto Hugo in Argentina (2021), saranno gli
altri ospiti con cui ci si interrogherà sulle nuove frontiere del
cinema e della creazione. Il programma sarà arricchito da proposte
formative rivolte alle giovani generazioni, con le attività di
Locarno Kids e la Spring Academy.
Alla sua nona edizione, L’immagine e la parola si prepara a
guardare avanti, riscoprendosi evento completamente dal vivo, in
cui il pubblico potrà tornare a essere protagonista nella casa
ticinese della settima arte, il PalaCinema di
Locarno. Marzo sarà anche il mese che il Locarno Film
Festival intende dedicare al futuro, e dunque il consueto
appuntamento sarà arricchito da nuove iniziative legate alla
riflessione sull’avvenire dell’audiovisivo e il coinvolgimento
delle giovani generazioni.
Sabato 12 marzo alle ore 14.00 il “Locarno
Film Festival Professor for the Future of Cinema and Audiovisual
Arts” all’Università della Svizzera italiana
(USI), Kevin B. Lee, terrà una masterclass
dedicata al cinema all’ epoca di Netflix, seguita dalla proiezione del film di
animazione Bombay Rose di Gitanjali Rao
(2019), distribuito proprio dalla popolare piattaforma.
Alle 18.30 il direttore artistico del Locarno Film
Festival Giona A. Nazzaro si confronterà
sul futuro dei festival cinematografici con un ospite
d’eccezione, Alberto Barbera, direttore della
Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
All’incontro seguirà la proiezione, in anteprima svizzera, di uno
dei titoli più entusiasmanti visti in laguna nel
2021: Il bucodi Michelangelo
Frammartino, vincitore del Premio speciale della giuria,
fotografato dal maestro della luce bellinzonese Renato Berta.
L’opera, capace di sondare i limiti dell’immagine cinematografica,
a partire dal racconto della più grande impresa speleologica
italiana di tutti i tempi, sarà presentata dal regista e dalla
co-autrice Giovanna Giuliani. All’insegna
delle scoperte avventurose sarà anche il programma
di domenica 13 marzo, con il
film Sasha e il Polo Nord (Tout en
haut du monde, di Rémi Chayé, 2015), presentato
nell’ambito dei Locarno Kids Screenings in collaborazione
con Cinemagia, e, alle 10.30, con la
masterclass di Michelangelo Frammartino, in
collaborazione con il CISA e moderata dal direttore della
fotografia de Il buco,Renato Berta.
Alle 16.00, con il regista Stefano
Knuchel ci si addentrerà nel linguaggio del fumetto,
in un incontro con il creatore di Nathan
NeverBepi Vigna dal titolo “La
formazione di un artista”. Seguirà la proiezione del documentario
di Knuchel Hugo in Argentina, nuova
tappa di un meraviglioso viaggio cinematografico sulle tracce di
Hugo Pratt, di cui Vigna ha raccontato la biografia nel
volume La ballata di Hugo (2021).
Le modalità di accesso all’intero programma saranno in linea con
le disposizioni federali in merito alle sale cinematografiche e
agli eventi al chiuso al momento della manifestazione.