Dopo aver diretto l’acclamato
The Father, film che ha
trionfato agli Oscar nella categoria miglior attore aAnthonyHopkins e miglior sceneggiatura non originale,
il regista Florian Zeller è ora pronto a
svelare il suo nuovo film, The Son,
interpretato da Hugh Jackman e
Laura Dern, nel
quale si racconta ancora una volta un acceso dramma familiare. Il
trailer del film è finalmente stato caricato su Twitter proprio
dallo stesso Jackman, con un tweet in cui afferma di essere onorato
di presentarlo al grande pubblico.
Il trailer ci mostra Jackman nei
panni di Peter, un padre che deve adattarsi al fatto che suo figlio
Nicholas (interpretato da Zen McGrath) stia con
lui dopo essere stato lasciato da sua madre Kate (interpretata da
Laura Dern). Anche se all’inizio il soggiorno di
Nicholas presso il padre potrebbe non sembrare così male, la
tensione inizia lentamente a crescere tra i personaggi, e il
trailer ci anticipa un conflitto tra Nicholas e Beth, l’attuale
partner di Peter, interpretata da Vanessa Kirby.
Anche l’attore premio Oscar Anthony Hopkins, torna
a collaborare con il regista dopo The Father, appando in
questo trailer opposto a Peter, anche se il motivo rimane
sconosciuto.
Come noto, The Son sarà
presentato in anteprima al Festival Internazionale del Cinema di
Venezia di quest’anno il 7 settembre. Il film
uscirà poi con una distribuzione limitata nelle sale statunitensi
l’11 novembre, prima di espandersi poi in più sale. Non è ancora
nota invece la data di distribuzione nelle sale italiane, che
potrebbe però avvenire grossomodo in concomitanza con quella
americana. Nell’attesa, qui di seguito si può trovare il link al
tweet di Jackman con il trailer del film.
Netflix ha svelato una prima immagine e ha
annunciato la data di uscita del nuovo film del regista
Scott Cooper, The Pale Blue Eye, con
Christian Bale.
Un progetto che Cooper ha desiderato dirigere per più di un
decennio, è questo un “thriller gotico che ruota attorno a una
serie di omicidi immaginari che hanno avuto luogo nel 1830 presso
l’esercito degli Stati Uniti“.
Basato su un romanzo di Louis
Bayard, il film arriverà su Netflix il 6 gennaio,
dopo un’uscita limitata in sala il 23
dicembre, cosa che permetterà un’eventuale qualificazione
ai premi di stagione. La nuova immagine mostra un Bale barbuto che
cammina attraverso una nebbia piuttosto inquietante con una
lanterna in mano.
The Pale Blue Eye segna la
terza collaborazione di Bale con Cooper, dopo che i due avevano già
dato vita insieme al film drammatico del 2013 Il fuoco della vendetta
e il western Hostiles del 2017. Il
film più acclamato di Cooper rimane però il dramma musicale
Crazy Heart, che ha
fatto vincere a Jeff Bridges l’atteso Oscar come miglior attore.
Cooper è inoltre noto per aver diretto il film drammatico Black Mass – L’ultimo
gangster, interpretato da Johnny Depp e
che ha quasi incassato 100 milioni di dollari a livello globale nel
2015. L’ultimo film di Cooper è invece stato l’horror
soprannaturale Antlers.
Il suo nuovo film, oltre a Bale come
protagonista, include anche attori del calibro di Gillian
Anderson, Lucy Boynton,
Charlotte Gainsbourg, Toby Jones,
Harry Lawtey, Simon McBurney,
Timothy Spall, Hadley Robinson,
Joey Brooks, Brennan Cook,
Gideon Glick, Fred Hechinger and
Matt Helm.
Mentre il suo fantascientifico
Nope è
ancora nelle sale, il regista premio Oscar Jordan
Peele ha lasciato aperta la possibilità di realizzare uno
o più sequel di questo suo terzo lungometraggio. Nel corso di
un’intervista con il New York Times, infatti, Peele non ha voluto
rivelare troppo ma ha lasciato intendere che potrebbero esserci
altri racconti con protagonisti i fratelli OJ ed Emerald (nel film
interpretati da Daniel Kaluuya
e Keke Palmer).
In particolare, però, l’attenzione
del regista sembra concentrarsi su di un personaggio accreditato
semplicemente come “Nessuno” e interpretato dall’attore
Michael Bush. Presente brevemente in uno dei
trailer del film ma poi tagliato dal montaggio finale, questo
personaggio ha subito scatenato la curiosità dei fan, spingendo
Peele ad ammettere che “La storia di quel personaggio deve
ancora essere raccontata, ve lo posso garantire. Il che è un altro
modo frustrante per dire, sono contento che le persone prestino
attenzione. Penso che otterranno più risposte su alcune di queste
cose nel futuro. Non abbiamo finito di raccontare tutte queste
storie”.
Peele non ha dunque rivelato
minimamente il perché tale personaggio sia stato tagliato dal film,
lasciando intendere che ciò potrebbe essere stato primariamente per
dar vita ad un vero e proprio gioco con gli spettatori. Conoscendo
il regista, abituato a proporre enigmi particolarmente intelligenti
con i suoi film, si può ora prevedere che egli porti realmente il
suo pubblico ancora una volta nell’universo narrativo di
Nope, facendogli scoprire ulteriori misteri ancora
irrisolti.
Come anticipato, Nope,
interpretato da Daniel Kaluuya, Keke Palmer e Steven Yeun è
ancora in sala. Al centro del suo racconto vi è un misterioso
oggetto che si nasconde tra le nuvole, nel cielo. Una minaccia che
i due fratelli OJ ed Emerald decidono di smascherare, imbattendosi
però in qualcosa che va al di là di ogni loro immaginazione.
Dopo aver affermato che il dramma
del 2019 Honey
Boy è stato in gran parte ispirato dalla sua
stessa infanzia travagliata, in particolare dal suo teso rapporto
con il padre, l’attore Shia LaBeouf ha
ora ammesso di essersi preso importanti libertà creative sul
progetto, che ha anche scritto. Parlando con il suo co-protagonista
di FuryJon Bernthal
nel suo podcast Real Ones, LaBeouf ha detto di aver “offeso” suo
padre inventando dettagli cruciali sulla loro relazione.
LaBeouf ha infatti dichiarato che la
rappresentazione di suo padre Jeffrey Craig
LaBeouf in Honey Boy era “una maledetta
sciocchezza“. Ha inoltre rivelato che suo padre non è mai
stato violento nei suoi confronti nella vita reale. “Mio padre
è stato così amorevole con me per tutta la vita. Imperfetto, certo.
Disonesto, certo. Sbagliato, di sicuro. Ma mai non è stato
amorevole. Era sempre lì… e io ho fatto un tour mondiale per la
stampa su quanto fosse cattivo come uomo“, ha dichiarato
LaBeouf nel corso del podcast.
L’attore ha poi continuato
raccontando di come suo padre sia rimasto scioccato da quanto visto
nel film e che la sceneggiatura che gli era stata fatta leggere non
conteneva nulla di quanto poi inserito nel film sul suo conto.
LaBeouf ha dunque in quest’occasione ammesso i suoi errori,
cercando di chiedere scusa al genitore. Per lui si tratta di un
periodo piuttosto intenso questo, poiché è il protagonista del
nuovo film di Abel Ferrara dedicato alla figura di
Padre Pio, ma è stato anche al centro di alcune discussioni con la
regista Olivia Wilde
per via del film Don’t worry, darling.
Distribuito nei cinema di tutto il
mondo nel dicembre del 2017, il film Star Wars: Gli ultimi
Jedi ha portato avanti il racconto iniziato due anni prima
da Star Wars: Il risveglio della
Forza, diretto da J. J. Abrams.
Questo secondo capitolo della nuova trilogia ha non solo riproposto
in maniera più estesa il personaggio di Luke Skywalker, ma ha anche
apportato all’universo di Star
Wars numerose novità tematiche e narrative.
Il regista Ryan
Johnson era per questo stato duramente criticato da molti
fan della saga, i quali lo accusavano di aver snaturato quello che
era il racconto originale, banalizzando molte delle caratteristiche
da sempre più amate. A cinque anni dall’uscita in sala del film,
però, Johnson ha dichiarato di essere “più fiero che mai”
di quanto realizzato.
Intervistato recentemente da Empire,
Johnson ha affermato che il suo obiettivo era quello di comprendere
il nucleo del mito di Star Wars, che aveva catturato non
solo la sua immaginazione da bambino ma quella di un’intera
generazione. Egli Ha inoltre rivelato che Gli ultimi Jedi
non è solo un film di Star Wars, ma è un film su Star
Wars e cosa questo significa per i fan come lui.
“Penso che sia impossibile per
chiunque di noi avvicinarsi a Star Wars senza pensarlo come un mito
con cui siamo stati cresciuti e come quel mito, quella storia, si
sia insinuata in noi e ci ha influenzato. L’intento finale non era
quello di snaturarlo: l’intento era quello di arrivare al potere
fondamentale del mito. E alla fine spero che il film risulti come
un’affermazione del potere che il mito di Star Wars ha nelle nostre
vite.”
Il regista, dunque, ci ha tenuto a
ribadire come abbia voluto realizzare qualcosa che arrivasse al
cuore di ciò che Star Wars significa e di essere certo di
esserci riuscito. Per questo motivo oggi si dice più orgoglioso che
mai del film, il quale è poi stato compreso, rivalutato e
apprezzato anche da una buona parte dei fan della saga.
L’apertura della 19ª edizione è
affidata al regista franco-libanese Wissam Charaf che ci porta a
Beirut. Una storia d’amore tra due “angeli caduti” (con le
parole del regista). Dirty difficult
dangerous, opera seconda del regista e film
d’apertura del concorso nel calendario delle Giornate, è un
melodramma (con sfumature di commedia) nel quale due migranti si
incontrano nella Beirut odierna e trovano nella loro unione l’unica
forza possibile.
Ahmed è un rifugiato siriano, Mehdia è un’immigrata etiope.
Vivono un amore clandestino fatto di baci furtivi nelle strade
della capitale libanese. Come molte storie tra migranti – in
questo nostro tempo di incertezze – è una storia senza futuro tra
discriminazioni razziali e le costanti difficoltà suggerite dal
titolo.
“Il Libano delle cronache più recenti”,
dice Gaia Furrer, direttrice artistica delle
Giornate, “è quello di una società colpita duramente dalla
miseria. Dirty difficult dangerous racconta il
dramma delle discriminazioni – che sono persino interne alle stesse
comunità di migranti che popolano il paese – con la giusta distanza
della leggerezza e della poesia. Wissam Charaf riesce a
rappresentare i grandi drammi sociali con l’ironia e la tenerezza
degna dei grandi maestri. Cominciare da questo film significa per
noi aprire la strada all’umore di una selezione fatta di generi
cinematografici che – mescolandosi – riescono a rappresentare le
sfumature delle emozioni e arrivano a diffondere messaggi
urgenti”. L’appuntamento è alle 16.15 in Sala Perla.
L’altra città è Roma. Tutta un’altra storia, quella iniziata
proprio cento anni fa con la Marcia su Roma, l’avvenimento che
cambiò la politica e le sorti dell’Italia. A ripercorrere i fatti
di quel giorno di Ottobre del 1922 è Mark
Cousins che, attraverso il montaggio di preziosi
materiali d’archivio, ci offre una lettura dell’ascesa del fascismo
in Europa in relazione al successo delle destre ai giorni nostri.
Il film vede anche la partecipazione di Alba
Rohrwacher.
Marcia su Roma è al tempo stesso un film saggio e
un documento storico di Mark Cousins, regista e scrittore
irlandese-scozzese, autore di documentari sui grandi maestri del
cinema, da Ėjzenštejn a Welles, che ha lavorato in Iraq, a
Sarajevo durante l’assedio, in Iran, Messico, Asia, America ed
Europa. Cousins contestualizza la storia osservando il mondo
contemporaneo e mostra un paesaggio politico oggi caratterizzato da
una grande popolarità dell’estrema destra.
“Sono cresciuto nell’Irlanda del Nord degli anni Settanta, i
nostri anni di piombo”, afferma Mark
Cousins, “quelli dei disordini politici e
settari. Era un periodo di guerra a bassa intensità –
ribattezzata The Troubles – ed era anche un periodo in
cui il governo britannico operava in clandestinità con i
paramilitari di estrema destra per reprimere il movimento per i
diritti civili. Le insidie della destra, perciò, hanno sempre fatto
parte della mia vita.”The March on Rome,
presentato come Evento Speciale, apre la giornata di programmazione
alle 11.30 in Sala Perla.
Nella giornata inaugurale sarà inoltre presentata la
mostra “L’ONDA LUNGA. Storia extra-ordinaria di
un’associazione”, realizzata
da ANAC in collaborazione con le
Giornate degli Autori e Isola Edipo. La mostra, che ripercorre i 70
anni di attività dell’ANAC, sarà presentata nella conferenza stampa
mercoledì 31 agosto alle ore 15.00 presso l’Italian
Pavilion – Hotel Excelsior, e sarà visitabile
dall’inaugurazione del 1 settembre alle ore 11.00 fino al 9
settembre presso la Sala Laguna di Via Pietro Buratti, 1, Lido di
Venezia.
Oggi al via la 79esima
Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, ad aprire il
concorso sarà White
Noise di Noah Baumbach prodotto da
NBGG Pictures (Noah Baumbach), Heyday Films (David Heyman), Uri
Singer. Protagonisti del film Originale Netflix sono
Adam Driver, Greta
Gerwig,
Don Cheadle, Raffey Cassidy, Sam Nivola, May
Nivola, Jodie Turner-Smith, André L. Benjamin, Lars
Eidinger.
La trama
Esilarante e
terrificante, lirico e assurdo, semplice e apocalittico allo stesso
tempo, White Noise racconta i tentativi di una
famiglia americana contemporanea di affrontare i banali conflitti
della vita quotidiana, confrontandosi con i misteri universali
dell’amore, della morte e con la possibilità di essere felici in
un mondo incerto.
Il commento del regista
Ho letto il romanzo di Don DeLillo
all’università, alla fine degli anni Ottanta e mi è sembrato come
se fosse adesso, o meglio, l’adesso di allora. Il libro cattura
perfettamente l’assurdità, l’orrore e la follia dell’America di
quel periodo. L’ho riletto nei primi mesi del 2020 e mi è sembrato
come se fosse adesso. Ma l’adesso di oggi. Poche settimane dopo, il
mondo si è chiuso. Ho deciso di adattare il libro perché volevo
fare un film che fosse folle come il mondo mi appariva. Non è solo
il ritratto di un Paese, è anche la storia di una famiglia, del
caos che cerca di nascondere, dei disastri da cui vengono travolti,
del modo in cui fanno squadra e sopravvivono. Come scrive De Lillo,
“Traendola da un persistente senso di disastro su larga scala,
continuavamo a inventare la speranza”.
Rocío Muñoz Morales è arrivata al
lido e come di consueto si è concessa ai fotografi sulla spiaggia
dell’Excelcior del Lido di Venezia. L’attrice e conduttrice
condurrà le serate di apertura e di chiusura della 79.
Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica della Biennale di
Venezia, diretta da Alberto
Barbera.
Rocío
Muñoz
Morales aprirà la 79. Mostra nella serata di
mercoledì 31 agosto 2022, sul palco della
Sala Grande (Palazzo del Cinema al Lido) in occasione
della cerimonia di inaugurazione, e guiderà
la cerimonia di
chiusura sabato 10 settembre,
in occasione della quale saranno annunciati i Leoni e gli altri
premi ufficiali della 79. Mostra. Ecco tutte le foto:
Rocío Muñoz
Morales nasce a Madrid nel 1988. È un’attrice,
conduttrice ed ex modella. Dopo aver mosso i primi passi nel mondo
dello spettacolo in giovane età come ballerina professionista,
studia per diventare attrice e debutta in alcune serie per la
televisione spagnola. Nel 2012 fa il suo debutto nel cinema
italiano nel film di Paolo Genovese Immaturi
– Il viaggio e dal 2013 è la protagonista femminile
della fortunata serie Un passo dal cielo in onda
su Rai1. Lo stesso anno affianca Carlo Conti nella conduzione del
65° Festival di Sanremo durante le cinque serate, e nel 2015 è la
protagonista del film Tango per la libertà di
Alberto Negrin in onda su Rai1. L’anno successivo è nel cast del
film internazionale All
Roads Lead To Rome con
Sarah Jessica Parker (2016). Tornata al cinema italiano, recita
nelle commedie Natale da chef di Neri Parenti
(2017) e Tu
mi nascondi qualcosa di Giuseppe Loconsole
(2018).
Rocío Muñoz
Morales alterna il suo lavoro di attrice in Italia a una
carriera che procede parallelamente in Spagna. Conduce per TVE1
l’edizione 2018 di Bailando con las estrellas e
nei due anni consecutivi è la presentatrice della lunga maratona
televisiva della notte di Capodanno, trasmesse sempre sul primo
canale spagnolo TVE1. Sono numerose le campagne pubblicitarie che
la vedono come testimonial in questi anni.
Nel 2017 avviene l’esordio teatrale
in Italia con lo spettacolo Certe notti, a cui sono
seguiti Dì che ti manda
Picone (2018), Love
Letters (2019), Sherlock Holmes e i delitti di
Jack lo Squartatore (2020), Parlami d’amore
Mariù (2021) e Fiori d’acciaio (2022).
Nel 2021 è al cinema nel film in lingua inglese They Talk
To Me uscito successivamente su Prime Video e nella commedia di Enrico
Vanzina Tre sorelle. A maggio 2022 sarà al centro
della serie tv Mediaset Giustizia per tutti di
Maurizio Zaccaro e nel film per Sky (Im)perfetti
criminali di Alessio Maria Federici. Prossimamente la
vedremo in due film di produzioni indipendenti: Uomini da
marciapiede di Francesco Albanese per RaiCinema
e Troppa famiglia di Pierluigi Di Lallo.
Volto amato dalla moda e dalla TV, Rocío è spesso ospite di
programmi di successo e ha anche condotto una delle puntate
di Le iene su Italia1. È un’attrice
naturalizzata italiana, amata non solo per la sua eleganza e per la
sua bellezza ma anche per la professionalità e l’amore con i quali
affronta ogni suo progetto.
Da sempre cinema e letteratura danno
vita a risultati particolarmente fortunati, in special modo quando
si tratta di portare sul grande schermo storie romantiche, ricche di
sentimenti e ostacoli da superare. Titoli come Le pagine della nostra vita,
La risposta è nelle stelle
o Vicino all’orizzonte
sono perfetti esempi di questo filone, in grado di emozionare
spettatori anche molto diversi tra loro. In questo filone si
colloca anche Per sempre la mia ragazza,
diretto nel 2018 da Bethany Ashton Wolf. Si tratta
di un film sentimentale in piena regola, con un amore separato dal
tempo ma destinato, in un modo o in un altro, a ricongiungersi.
Come i titoli citati, anche Per
sempre la mia ragazza trae la propria storia da un romanzo
omonimo. Si tratta di quello scritto da Heidi
McLaughlin, la quale ha raccontato di aver avuto
l’ispirazione per la storia semplicemente imbattendosi in una foto
su Facebook. Questa mostrava un uomo nell’intento di chiedere scusa
ad una ragazza. Nacque così il desiderio di dar vita ad una storia
incentrata sul tema del perdono, che trova nei due protagonisti
perfetta sintesi. Divenuto in breve un piccolo caso editoriale, il
libro ottenne diverse offerte da parte di studi cinematografici,
divenendo infine un film. Pur non ottenendo un’accoglienza critica
particolarmente favorevole, diversa fu la risposta del
pubblico.
Al box office, infatti, il film
arrivò a guadagnare circa 16 milioni di dollari a fronte di un
budget di soli 3. Per sempre la mia ragazza non ha però
potuto avvalersi di una distribuzione particolarmente estesa, e in
diversi Paesi è ancora inedito. Un motivo in più per recuperare
anche questo film, in grado come i suoi simili di scaldare il
cuore. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alle
differenze con il libro. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo
Per sempre la mia ragazza:
la trama del film
La vicenda qui proposta racconta la
storia di Josie, giovane ragazza della Lousiana, e
del suo fidanzato Liam, dalle grandi aspirazioni
in ambito musicale. Proprio per inseguire queste, il giovane lascia
Josie il giorno del loro matrimonio. Otto anni dopo è diventato un
cantante country di successo. Un giorno scopre però che
Mason, suo migliore amico, è morto in un incidente
d’auto. Così decide di fermare il tour e tornare a St. Augustine
per i funerali. Arrivato in città scopre che Josie ha una figlia di
7 anni e che lui è il padre. La ragazza aveva provato a contattarlo
lasciandogli anche un messaggio in segreteria ma Liam non aveva mai
risposto. L’uomo desidera ora imparare a conoscere la figlia
Billy e spinta dalla bambina Josie si convince a
dargli una nuova opportunità.
Per sempre la mia ragazza:
il cast del film
Ad interpretare l’ambizioso Liam si
ritrova l’attore Alex Roe, noto per aver recitato
in film come La quinta onda e
Hot Summer Nights. Al fine di farlo immedesimare quanto
più possibile con il personaggio, la regista lo ha portato a
diversi festival di musica country, facendogli incontrare i veri
cantanti di questo genere e permettendogli così di capire cosa vuol
dire vivere quella musica e quegli ambienti. Parlando con loro,
l’attore ebbe anche modo di affinare il proprio accento. Roe si
dedicò inoltre a prendere lezioni di canto e chitarra, al fine di
poter realmente eseguire i brani previsti per il suo personaggio.
Per sentirsi ancor più a suo agio, tenne inoltre dei piccoli
concerti per amici, al fine di prendere confidenza con il palco e
il pubblico.
Per il ruolo di Josie si era invece
inizialmente pensato alla supermodella Miranda
Kerr. Ad ottenere il ruolo è però infine stata
Jessica Rothe, vista in La La Land e
protagonista di Auguri per la tua
morte. Ad attrarla al personaggio di Josie vi è stato il
fatto che si tratta di una figura femminile forte e ricca di
indipendenza. Al fine di sviluppare una chimica tra di loro, Rothe
e Roe sono più volte usciti insieme al termine delle giornate di
set, stringendo un’ottima amicizia. La giovane Abby Ryder
Fortson, nota per essere la figlia del protagonista in
Ant-Man, interpreta qui la piccola Billy, figlia di Josie
e Liam. Peter Cambor è Sam, il manager di Liam,
mentre Travis Tritt è Walt. Tyler
Riggs interpreta Jake Swan, fratello di Josie, e
John Benjamin Hickey è Brian Page, padre di
Liam.
Per sempre la mia ragazza:
le differenze con il libro, il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
Nell’adattare un romanzo per il
grande schermo si rendono ovviamente necessarie alcune modifiche.
Queste permettono infatti alla storia di adeguarsi ai canoni
richiesti dal racconto cinematografico, e molto spesso tali
cambiamenti permettono di esaltare certi aspetti piuttosto di
altri. Il film Per sempre la mia ragazza segue in modo
piuttosto preciso il racconto scritto dalla McLaughlin, ma vi è un
significativo cambiamento. Nel libro i due protagonisti hanno
infatti un figlio, che nel libro è invece diventata una bambina.
Ciò è stato dovuto al desiderio di sviluppare un rapporto tra padre
e figlia che permettesse al protagonista di riavvicinarsi al
femminile, e di conseguenze anche all’ex fidanzata Josie.
Per scoprire se questa modifica
risulta vincente e per poter apprezzare il film in sé, è possibile
fruire di Per sempre la mia ragazza
grazie alla suo passaggio in televisione martedì 30
agosto alle ore 21:25 sul canale
Rai 1. Per chi non dovesse riuscire a vederlo in
diretta, il titolo sarà poi reso temporaneamente disponibile sulla
piattaforma Rai Play.
CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia sarà presente
alla 79.Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
della Biennale di Venezia con le seguenti iniziative che
coinvolgeranno le due aree principali della Fondazione CSC: la
Cineteca Nazionale e la Scuola Nazionale di
Cinema.
CSC – Cineteca Nazionale sarà presente nella sezione
Venezia Classici con tre restauri in anteprima
mondiale: “La voglia matta” di Luciano Salce, “La
marcia su Roma” di Dino Risi e“Teresa la ladra” di
Carlo Di Palma. I film saranno l’occasione per ricordare
Catherine Spaak, celebrare i centenari della nascita di
Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi e Luciano Salce
e rendere omaggio a Monica Vitti.
LA
VOGLIA MATTA di LUCIANO SALCE (Italia, 1962, 110’,
B/N)
Il
film è stato restaurato da CSC – Cineteca Nazionale in
collaborazione con Compass Film S.r.l. che ha messo a disposizione
i negativi scena e colonna. Sarà presentato sabato3
settembre, alle ore 16.45 in sala Corinto, alla
presenza di Emanuele Salce e Ricky Tognazzi.
Durante un fine settimana l’industriale
milanese Antonio Berlinghieri, quarantenne, sta andando con la sua
Alfa “spider” a Pisa per trovare suo figlio. Antonio si imbatte in
una (maliziosa) sedicenne, Francesca, che gli chiede un po’ di
benzina per gli amici rimasti in “panne”. Un po’ per scherzare, un
po’ perché interessato a Francesca, Antonio si lascia coinvolgere
nel gruppo dei ragazzi, che lo invitano a passare con loro la
domenica in uno “chalet” sul mare. Nello “chalet” cerca di colmare
in qualche modo le differenze di mentalità e di gusti che derivano
dall’età: trovandosi però sempre sull’orlo del ridicolo. Antonio ha
un fondo d’ipocrisia borghese, e stenta a capire la
spregiudicatezza di questi giovani, pur essendone nello stesso
tempo affascinato. D’altra parte, anche Francesca stenta a
prenderlo sul serio, incerta tra la compassione e la presa in giro:
il turbamento prodotto in Antonio la lusinga, ma preferisce i
coetanei. Concede all’uomo un momento di intimità, di notte, sulla
spiaggia. Poi, all’alba, riparte con gli amici. Rimasto solo,
stordito e col cuore pieno di amarezza, Antonio riprende il viaggio
verso Pisa.
LA
MARCIA SU ROMA di DINO RISI (Italia, 1962, 94’,
B/N)
Il
film è stato restaurato da CSC – Cineteca Nazionale in
collaborazione con la Filmauro di Aurelio De Laurentiis, a partire
dai negativi scena e colonna.
Sarà presentato domenica4
settembre, alle ore 17.00 in sala Corinto, alla
presenza di Jacopo Gassman, Diletta D’Andrea Gassman e Ricky
Tognazzi.
Domenico Rocchetti è un reduce della Prima
guerra mondiale che va in giro mostrando una falsa medaglia e
millantando grandi gesta per poter elemosinare qualche soldo dai
passanti. Un giorno incontra il suo vecchio capitano che lo
schiaffeggia per questo fingersi eroe di guerra e poi lo esorta ad
unirsi al neonato partito fascista che a suo dire ha a cuore le
sorti dei reduci. Durante un comizio in un paese di campagna, i
camerati vengono malmenati dai contadini della zona tutti
politicamente vicini al partito comunista. Fuggendo Rocchetti
incontra un suo vecchio commilitone Gavazza che, ospite della
famiglia della sorella e con poche prospettive, accetta di seguire
Rocchetti e i fascisti, allettato dal miraggio della
ridistribuzione delle terre. Durante gli scontri per lo sciopero
dei netturbini di Milano, a cui i fascisti si erano sostituiti,
Rocchetti e Gavazza vengono arrestati e condannati. Liberati da
un’azione dei fascisti, sono coinvolti nella marcia su Roma. I due,
dopo alcune disavventure, piano piano si rendono conto che le
speranze riposte nel partito sono illusorie e che l’unica arma
nelle mani dei camerati è la violenza e la sopraffazione. Dopo
l’ennesimo e più grave caso di aggressione fascista, i due si
defilano, guardando in mezzo alla folla il passaggio dei fascisti
per Roma.
TERESA LA LADRA di CARLO DI PALMA (Italia, 1973,
125’, colore)
Il
film è stato restaurato da CSC – Cineteca Nazionale a partire dai
negativi scena e colonna messi a disposizione dalla Minerva
Pictures Group S.r.l.
Sarà
presentato martedì6 settembre, alle ore 16.45
alla sala Corinto, alla presenza di Adriana Chiesa di Palma
e Valentina di Palma.
Teresa
Numa, nata ad Anzio da una famiglia numerosa, si trova costretta ad
abbandonare la casa paterna e a cercare lavoro. Lasciati dieci
posti in sette anni, finisce per fare la sguattera a casa del
capostazione, il cavalier Nardecchia, a Campo di Carne. Qui genera
un figlio ma riesce a sposare Sisto, padre della creatura, solo
diversi anni dopo. Poiché il marito, convinto fascista, muore nel
corso dello sbarco degli Alleati in Sicilia, Teresa si trasferisce
momentaneamente a Roma, dove incomincia a vivere di espedienti ed
entra nel giro di alcuni ladruncoli. Finita in prigione
nell’imminenza della Liberazione, quando ne esce tenta inutilmente
la fortuna a Livorno, a Genova e a Milano. Tornata di nuovo a Roma,
finisce prima in carcere e poi addirittura in manicomio e si lega
prima a Tonino Santità, autista di un ministro, e poi al ladruncolo
Ercoletto. Dimessa dal manicomio criminale, invecchiata e
semidistrutta, torna ad Anzio per riassaporare un po’ di illusoria
felicità nei campi fioriti che la videro bambina.
Nell’ambito della 37. Settimana Internazionale della Critica,
nella sezione SIC@SIC dedicata ai cortometraggi, saranno
presentati in concorso “Reginetta” di Federico
Russotto (in corsa per gli Student Academy Awards, i premi
Oscar dedicati agli studenti, con il precedente corto
“L’Avversario”) e “Resti” di Federico Fadiga.
“Reginetta”, interpretato da Chiara Ferrara e scritto da Mattia
Caprilli, Francesca Nozzolillo e dallo stesso Federico Russotto, è
un racconto di illusione e disincanto insieme. Una favola nera dove
la bellezza è benedizione e condanna. Reginetta è una giovane
contadina che si trova di fronte ad una reale possibilità di
scalata sociale. Ma questa, passa dal duro confronto con un canone
estetico immobile e apparentemente irraggiungibile. L’avvicinarsi a
quella perfezione è l’unica via di salvezza.
Il
film sarà presentato lunedì 5 settembre alle 14.00 in
sala Perla.
“Resti” è una riflessione sulla rimanenza, sui rapporti con le cose
e le persone che sono state. Un’indagine su una nostalgia
paradossale, che si manifesta in una stagione della vita
normalmente più orientata al futuro. Resti parla di un
ponte tra momenti distanti, che non si sfiorano più, ma che in
qualche modo si condizionano ancora, trasformandosi a volte in
voragini. E’ interpretato da Gabriele Monti , Giulia Battistini,
Niccolò Ferrero, Emma Valenti e Adriano Moretti, e scritto da
Federico Fadiga insieme a Veronica Penserini e Chiara Zago.La
proiezione ufficiale sarà mercoledì 7 settembre alle
14.00 in sala Perla.Entrambi i cortometraggi saranno
disponibili, prossimamente, su Rai Cinema Channel.
CSC – Centro Sperimentale di
Cinematografia sarà presente, per il secondo anno, alla XIX
edizione delle Giornate degli Autori –sezione
autonoma promossa da ANAC e 100autori – con alcune nuove
iniziative.
Saranno organizzate tre
masterclass che metteranno al centro la condivisione del
processo creativo di storie per il cinema; momenti di dialogo e di
confronto ai quali saranno coinvolte alcune classi del CSC – Scuola
Nazionale di Cinema, anche nell’ottica di importanti progetti di
formazione in corso d’opera per il Centro Sperimentale di
Cinematografia.
Gli
insegnanti d’eccezione saranno la regista e sceneggiatrice
francese Céline Sciamma, lo sceneggiatore
Alessandro Camon, padovano che vive e lavora a Los Angeles
e il regista tedesco Edgar Reitz.
La
masterclass con Céline Sciamma si terrà in Sala Laguna
il 7 settembre alle ore 12.00. L’8
settembre doppio appuntamento, sempre in Sala Laguna:
Alessandro Camon alle ore 12.00 e Edgar Reitz
alle ore 16.00 con, a seguire dell’incontro, la proiezione
di Heimat 2, Episodio 1 – Hermaned Episodio
2 – Juan.
“Siamo particolarmente felici” dichiara Marta
Donzelli, Presidente della Fondazione Centro Sperimentale di
Cinematografia, “della riconferma della collaborazione con
le Giornate, che rappresenta un’altra importante tappa per la
Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia nel percorso di
ampliamento dell’offerta formativa e di rafforzamento dei rapporti
internazionali della Scuola Nazionale di Cinema, luogo di
eccellenza per il cinema italiano a venire. Le Masterclass
offriranno una prospettiva molto concreta sull’opera dei grandi
professionisti invitati, attraverso esempi pratici e ricordi di
lavorazione. Le registrazioni delle Masterclass andranno a nutrire
nuovi strumenti di e-learning attualmente in fase di
progettazione.”
Inoltre, la collaborazione tra il CSC – Scuola Nazionale di Cinema
e le Giornate degli Autori è triangolata da un’iniziativa promossa
da BNL BNP Paribas. Si tratta di BNL x Cinema del
futuro, sostegno del valore di 3.000 euro assegnato a un’opera
prima o seconda individuata tra i film di finzione del Concorso
delle Giornate. Saranno infatti 5 studenti
del CSC a comporre la giuria che assegnerà questo
riconoscimento – venerdì 9 settembre – a un’opera capace di
distinguersi per coraggio e innovazione.
Il decennio degli anni
Sessanta ricopre un’importanza fondamentale nella storia del
cinema statunitense. Le grandi major (MGM, Warner Bros.,
United Artist, Paramount, 20th Century Fox, Columbia, Disney e
Universal) controllavano in modo ferreo l’intera industria, dando
vita in quegli anni a numerosi nuovi film campioni d’incasso.
Eppure, nonostante ciò, nel corso del decennio questi studios
andarono incontro ad una forte crisi finanziaria, dovuta in parte
da sempre maggiori azzardi che non sempre si rivelavano vincenti. I
grandi kolossal non erano infatti sempre sinonimo di guadagno e
complici i cambiamenti culturali in atto, Hollywood dovette
iniziare ad orientare anche altrove il proprio
sguardo.
Ciò portò ad una vera e propria
rivoluzione culturale, durante la quale i registi ebbero maggior
controllo sui loro film, potendo così portare al cinema storie e
tematiche nuove, lasciandosi ispirare dalle novità artistiche
provenienti dall’Europa e introducendo anche elementi sino ad
allora proibiti come la violenza, la sessualità e molte altre idee
non ortodosse. Il cinema statunitense cambiò profondamente volto,
dando vita a quella che è oggi chiama la New Hollywood.
Gli anni Sessanta del cinema statunitense sono dunque un periodo
estremamente fervido e ricco di capolavori celebrati ancora oggi.
Per scoprire o riscoprire alcuni dei titoli più importanti, ecco un
elenco dei migliori film americani anni 60:
Migliori film americani anni
60
Come anticipato, il cinema
statunitense degli anni Sessanta si è caratterizzato per produzioni
e stili molto diversi tra loro. Nel corso di quegli anni sono
infatti arrivati sul grande schermo grandi kolossal o film più
sperimentali e riflessivi della società dell’epoca. Tra i
migliori film americani anni 60 qui di seguito
proposti si possono infatti ritrovare opere di ogni genere, dirette
da importanti registi e interpretate da altrettanto celebri
attori.
Lawrence d’Arabia, di David Lean (1962).
Thomas Edmund Lawrence, interpretato da Peter
O’Toole, è un ufficiale inglese dal temperamento singolare
e poco conforme ai tradizionali codici militari. Durante la Prima
guerra mondiale, trasforma in guerriglia la rivolta degli arabi
contro i turchi, guidando i beduini alla conquista di Damasco. Uno
dei più grandi kolossal di sempre, Lawrence d’Arabia ha
vinto ben sette premi Oscar, tra cui quello per il miglior
film.
Tutti insieme
appassionatamente, di Robert Wise (1965). La Madre
Superiora del monastero di Salzburg mette alla prova la vocazione
di una postulante, la bella e giovane Maria, interpretata da
Julie
Andrew, facendola lavorare come
governante in casa della famiglia Von Trapp, i cui figli vivono
sotto un severo regime disciplinare impartito dal padre, un
ammiraglio rimasto vedovo. Altro grande classico degli anni
Sessanta, questo film vincitore di 5 Oscar è ricordato in
particolare per la sua bellissima colonna sonora.
Gangster Story, di Arthur Penn (1967). Clyde
Barrow, un piccolo truffatore, cerca di rubare una macchina ed
incappa nella figlia del proprietario, un’insoddisfatta ragazza di
provincia, Bonnie Parker. La loro carriera criminale si evolve
rapidamente, da piccoli furti ad una rapina in banca, ma le
tensioni tra la coppia e gli altri membri del loro gruppo, possono
però portare seri problemi. La storia di Bonnie e Clyde raccontata
da Penn, in un film ricco di violenza, erotismo e libertà è tra i
film più celebri degli anni Sessanta.
Un uomo da marciapiede, di John Schlesinger
(1969). Joe Buck è un giovane cowboy texano che arriva a New York
convinto che con il suo aspetto possa fare una vita da gigolo.
Presto scopre che il mondo non è come aveva immaginato, e che è
rimasto senza soldi e amici. Interpretato da Jon
Voight e Dustin Hoffman,
questo film ha portato sul grande schermo temi fino a quel momento
ritenuti inammissibili in un film, proponendo un volto inedito e
reale degli Stati Uniti.
Easy Rider, di
Dennis Hopper (1969). Due giovani ribelli decidono di intraprendere
un viaggio in motocicletta attraverso gli Stati Uniti. La loro
ricerca della libertà è destinata a scontrarsi con i pregiudizi e
con l’intolleranza della società americana. Simbolo della New
Hollywood, Easy Rider portò sul grande schermo quella
cultura di controtendenza tipica della fine degli anni Sessanta, ed
ha inoltre il merito di aver lanciato la carriera di Jack
Nicholson.
2001: Odissea nello
spazio, di Stanley Kubrick (1968). il dottor Bowman
viene inviato nello spazio con altri astronauti a studiare un
monolite nero. Durante il viaggio, HAL, il computer di bordo
dell’astronave, comincia a disobbedire agli ordini e ciò porta alla
resa dei conti tra uomo e macchina. Uno dei capolavori di Kubrick è
anche uno dei film che più hanno ridefinito il genere fantascienza.
Semplicemente un classico imprescindibile.
Psycho, di
Alfred Hitchcock (1960). Una donna, in fuga dopo aver rubato una
grossa somma di denaro, si ferma ad un solitario motel, gestito dal
giovane e inquietante Norman Bates. Tra i più celebri film
realizzati dal maestro del brivido Hitchcock, Psycho offre
nuove forme narrative, unite ad una storia di ossessione e follia
che ancora oggi fa scuola.
La grande fuga, di John Sturges (1963). 1944.
Un gruppo di soldati inglesi e americani, prigionieri in un campo
di concentramento tedesco di massima sicurezza durante la Seconda
Guerra Mondiale, progettano un elaborato piano di fuga. Altro
grande classico degli anni Sessanta, questo film con Steve McQueen è
un inno alla libertà e all’avventura, citato e omaggiato
innumerevoli volte.
Rosemary’s Baby, di Roman Polanski (1968).
Dopo essersi trasferita a Parigi, Rosemary rimane incinta, ma il
futuro nascituro è stato preso di mira da una presenza diabolica.
Primo film realizzato da Polański negli Stati Uniti, è considerato
una pietra miliare del cinema, soprattutto per la tensione
psicologica enfatizzata da una regia naturalistica e per il
trattamento del tema del satanismo, all’epoca ancora un tabù.
Cleopatra, di Joseph L. Mankiewicz (1963). Il
vittorioso generale Giulio Cesare va in visita in Egitto con
l’intenzione di evitare la guerra civile, visti i rapporti tesi fra
Cleopatra e suo fratello. L’uomo rimane affascinato dalla bellezza
ed intelligenza della donna e la proclama immediatamente regina. Ma
il destino della loro storia d’amore è contraddistinto da tragedie
e tradimenti. Indicato come il film più costoso della storia,
questo kolossal è un tripudio di scenografie monumentali, scene di
massa e una storia ricca di emozioni forti, con Elizabeth
Taylor nei panni della celebre regina.
Film americani anni 60
romantici
Per il cinema sentimentale, gli
anni Sessanta sono stati un decennio particolarmente importante. In
quegli anni hanno infatti preso vita alcuni dei più celebri film di
sempre. Che fossero grandi produzioni vincitrici di Oscar o film di
stampo più autoriale e indipendente, i sentimenti sono sempre stati
i grandi protagonisti. Ecco alcuni dei migliori film
americani anni 60 romantici:
L’appartamento, di Billy Wilder (1960). Bud
Baxter, impiegato in una grande compagnia di assicurazioni, fa una
rapida carriera, non per i suoi meriti personali ma perché, avendo
un appartamento da scapolo, ne concede l’uso ai superiori che vi
incontrano le loro amichette. Ben presto, però, anche lui troverà
l’amore. Non solo uno dei migliori film romantici di sempre, ma
anche uno dei film con quella che è definita una delle
sceneggiature più magnificamente scritte della storia del cinema.
Semplicemente un classico.
A piedi nudi nel
parco, di Gene Saks (1967). Poco dopo il loro
matrimonio con l’avvocato Paul, la vivace Corie è alla ricerca di
un compagno per la madre e cerca di coinvolgere il vicino di casa
Victor. L’organizzazione di un appuntamento tra i due, però, mette
a rischio la coppia di neosposini. Interpretato da Robert Redford
e Jane Fonda,
questo film è un altro grande classico del cinema romantico
statunitense degli anni Sessanta.
My Fair Lady, di George Cukor (1964). Un
pomposo professore di Henry Higgins, è così sicuro delle proprie
abilità che si assume il compito di trasformare una ragazza della
classe operaia in qualcuno che può passare per un membro colto
dell’alta società. Con protagonista Audrey Hepburn,
questo titolo vincitore dell’Oscar al miglior film è una commedia
sentimentale assolutamente imperdibile.
West Side Story, di Jerome Robbins e Robert
Wise (1961). Sullo sfondo di guerriglie tra due band rivali, i Jets
di New York e gli Sharks di Porto Rico, nasce una storia d’amore
tra due dei loro componenti. Una rivisitazione del celebre Romeo e
Giulietta sottoforma di musical e premiata con ben dieci premi
Oscar. Tanto è grande la sua popolarità, che nel 2021 il regista
Steven Spielberg ne ha realizzato
un remake altrettanto magnifico, anch’esso dal titolo West Side Story.
Il laureato, di
Mike Nichols (1967). Benjamin Braddock, rampollo di una ricca
famiglia americana, torna a casa dopo il conseguimento della
laurea. I suoi genitori gli presentano una ragazza nella speranza
che i due possano fidanzarsi, ma Benjamin si innamora invece della
madre di lei. Interpretato da Dustin Hoffman,
Il laureato è uno dei migliori film degli anni Sessanta,
una storia d’amore che è anche lo specchio di anni complessi,
segnati dalle rivoluzioni giovanili e da una forte incertezza nei
confronti del futuro.
Film americani anni 60
commedie
Non meno significative sono state
le commedie statunitensi degli anni 60, nelle quali si possono
ritrovare non solo brillanti gag o interpretazioni ma anche
profonde riflessioni sulla società dell’epoca. Ancora una volta le
commedie sono infatti state il mezzo per trasmettere ben più che
semplici risate. Ecco alcune dei migliori film americani
anni 60 commedie:
Hollywood Party, di Blake Edwards (1966). Nel
semplice tentativo di allacciarsi le scarpe, un attore figurante di
nome Hrundi fa esplodere l’intero set di un film di guerra. Il
regista infuriato ordina a Fred Clutterbuck di licenziarlo
immediatamente ma per una serie di circostanze fortuite, l’uomo
viene invece invitato ad una festa esclusiva dove, naturalmente,
non manca di seminare il panico. Questo film con protagonista
Peter Sellers è semplicemente una delle commedie
più spassose degli anni Sessanta.
Colazione da
Tiffany, di Blake Edwards (1960). In un condominio di
Manhattan si incontrano lo squattrinato scrittore Paul e
l’affascinante Holly, che è alla continua ricerca di un uomo
facoltoso da sposare. In questa brillante commedia Audrey
Hepburn sfoggia tutto il suo talento, affermandosi come
una delle migliori attrici di sempre e vincendo poi un Oscar per la
sua interpretazione.
Le folli notti del dottor Jerryll, di Jerry
Lewis (1963). Stanco di essere deriso dagli studenti, l’eccentrico
professore di chimica Julius Kelp scopre una soluzione vitaminica
che lo trasforma in un disinvolto conquistatore. Diretto e
interpretato da Jerry Lewis, uno dei più grandi
mattatori della commedia americana, questo film è un concentrato di
demenzialità, situazioni esilaranti e invenzioni
cinematografiche.
Mary Poppins, di Robert Stevenson (1964).
Quando una famiglia di Londra assume Mary Poppins come badante, non
si aspetta quel che lei porterà. Nonostante la severità ed il
rigore della donna, i due bambini rimangono incantati dalle sue
doti, dai suoi amici e dai segreti nascosti nella sua borsa senza
fondo. Mary cambia la vita non solo a loro, ma alla famiglia
intera. Mary Poppins è un film che ha fatto epoca, tanto
per le sue canzoni quanto per le tecniche utilizzate nel
realizzarlo.
Indovina chi viene a cena?, di Stanley Kramer
(1967). Una coppia di liberali bianchi deve affrontare il proprio
razzismo latente quando la figlia presenta loro il fidanzato di
colore. Con attori del calibro di Spencer Tracy,
Sidney Poitier e Katherine
Hepburn, il film è una brillante commedia che riflette
sulle tensioni razziali particolarmente accese in quegli anni negli
Stati Uniti.
Film americani anni 60
western
Gli anni Sessanta sono stati per il
genere western un decennio particolarmente importante, segnato da
nuovi racconti, personaggi, temi e riflessioni sull’identità degli
Stati Uniti. I film western di questo periodo si caratterizzano
inoltre per una maggior brutalità, specchio di un’America sempre
più dilaniata dall’interno. Ecco i migliori film americani
anni 60 di genere western da vedere:
I magnifici
sette, di John Sturges (1960). I contadini di un
villaggio messicano, stanchi dei soprusi di una banda di
fuorilegge, si rivolgono a un pistolero texano per ottenere la sua
protezione. Quest’ultimo giunge sul posto insieme a sei uomini,
dando inizio agli scontri. Uno dei più celebri film western di
sempre, con attori quali Yul Brynner,
Charles Bronson e Steve McQueen e
portatore sul grande schermo di nuovi temi e stili.
Il mucchio selvaggio, di Sam Peckinpah (1969).
Un gruppo di ex galeotti, capeggiati da Dick Thornton, spara a Pike
Bishop che con la sua banda ha appena assalito un ufficio postale.
Ne conseguirà un’accesa faida. Altra pietra miliare del western
statunitense degli anni Sessanta, il film riflette tanto sul suo
genere di riferimento quanto sugli Stati Uniti di quel tempo.
L’uomo che uccise Liberty Valance, di John
Ford (1962). Ai primi del 1900, il senatore Ramson Stoddard torna
al paese dove aveva avuto inizio la sua carriera politica, per
assistere al funerale di Tom Doniphon, uno sconosciuto cowboy. Lo
ricorderà raccontando la sua storia e le cause della morte. Uno
degli ultimi film di Ford è anche uno dei più importanti nella
carriera del leggendario regista. Un’opera diversa da quelle per
cui è noto, che non manca però di offrire uno sguardo inedito sui
personaggi e sull’ambiente che li circonda.
Butch Cassidy, di George Roy Hill (1969). La
storia della celebre coppia di rapinatori del west, Butch Cassidy,
intelligente ma spendaccione e Sundance Kid, pistolero
impareggiabile. Rapinano banche e vagoni postali senza mai uccidere
e sognano il Sudamerica per poter vivere felici. Interpretato da
Paul Newman e
Robert Redford, il film è considerato uno degli
ultimi grandi western, un’opera crepuscolare ricca di sentimento e
malinconia.
La conquista del West, di John Ford, Henry
Hathaway, George Marshall e Richard Thorpe (1962). Tre generazioni
di una famiglia si muovono verso ovest, seguendo l’avanzare della
frontiera tra mille ostacoli e difficoltà. Film diviso in cinque
episodi, La conquista del West è un lungo racconto che
copre circa cinquant’anni di storia americana nell’Ottocento, con
tutto il progresso e i cambiamenti che ne hanno sconvolto
l’identità.
Film americani anni 60 su
YouTube
Sempre più su YouTube si possono
ritrovare gratuitamente numerosi film completi, in particolare di
anni ormai lontani, potendo così riscoprire opere difficili da
reperire. Qui di seguito si indicano in particolare tre brillanti
filmamericani anni 60 su
YouTube:
L’erba del vicino è sempre più verde, di
Stanley Donen (1960). Victor e Hilary Rhyall, una coppia di nobili
inglesi un tempo benestanti, sono obbligati ad aprire al pubblico
il loro castello e a organizzarvi visite guidate, al fine di
sostentare le proprie finanze. Fra i visitatori capita un giorno il
milionario americano Charles Delacro, che s’innamora all’istante
della padrona di casa. Interpretata da Cary Grant,
questa brillante commedia è un titolo poco apprezzato al momento
della sua uscita, ma che ha poi goduto di un successo tardivo.
Una sposa per due, di Henry Levin (1962). Una
giovane moglie decide di seguire i consigli della madre per rendere
il marito più attento e geloso. Un’altra brillante commedia che
ancora nel pieno delle regole del cinema classico diverte e
affascina, in particolare per le interpretazioni dei
protagonisti.
Angeli con la pistola, di Frank Capra (1961).
Apple Annie è una mendicante che sta per ricevere la visita
dell’amata figlia. La donna però è impaurita da come la giovane,
accompagnata dal fidanzato aristocratico, possa reagire vedendola
ridotta in povertà, soprattutto dopo averle mentito per anni
dicendole di essere una figura importante in società. Capra dirige
un’altra commedia di successo con Bette Davis e
Peter Falk.
L’attrice Tessa Thompson,
recentemente vista in Thor: Love and Thunder, e
l’attore Joseph
Gordon-Levitt saranno i protagonisti del thriller di
fantascienza Ash di Flying
Lotus, il produttore/musicista/regista il cui vero nome è
Steven Ellison. Nel 2017, infatti, egli aveva
esordito alla regia con Kuso, una commedia horror
surrealista ad episodi. Questo suo secondo lungometraggio sarà
inoltre prodotto dal regista sudafricano di fantascienza
Niell Blomkamp (District 9), il che
permetterà a Lotus di poter contare su di una maggiore visibilità.
Con il casting dei due attori, il regista ha ora dichiarato che si
tratta di “un sogno assoluto che si avvera poter collaborare
con alcuni degli attori più talentuosi là fuori!“.
Nel film la Thompson interpreterà
una donna che si sveglia su un pianeta alieno e scopre che
l’equipaggio della sua stazione spaziale è stato massacrato, mentre
Gordon-Levitt interpreta l’uomo che la salva da quella situazione.
Tuttavia, apparentemente, non tutto è come sembra e la donna
potrebbe non essere del tutto certa di potersi fidarsi del suo
soccorritore, mentre lui inizierà a sospettare che lei potrebbe
essere coinvolta nelle orribili morti del suo equipaggio. La loro
indagine innescherà una catena di eventi da incubo a cui entrambi
dovranno riuscire a sopravvivere.
Ash sarà prodotto dallo
studio indipendente americano XYZ Films e dalla
società di produzione neozelandese GFC Films di
Auckland. Blomkamp e la società di produzione
americana Echo Lake Entertainment, invece, saranno
come anticipato i produttori esecutivi del film. La sceneggiatura
originale è di Jonni Remmler, mentre, oltre alla
regia, Flying Lotus si occuperà anche di comporre la colonna sonora
del film. Ash entrerà in produzione in Nuova Zelanda il prossimo
anno, con un’uscita prevista dunque non prima della fine del
2023.
Nel marzo del 2021, dopo una
campagna social senza precedenti promossa dai fan, la Warner Bros.
ha deciso di rilasciare la Zack Snyder’s
JusticeLeague (qui la recensione),
la versione del film così come concepita da Snyder prima di dover
abbandonare il progetto per motivi famigliari. Con una durata di
circa 4 ore, il film è stato dunque rilasciato su HBO Max,
ottenendo ampi consensi. Il film è infatti diventato il quarto
titolo più visto in streaming sulla piattaforma nel corso di
quell’anno, ed è stato ampiamente considerato superiore alla
versione cinematografica del 2017, ricevendo elogi per la regia, la
colonna sonora, le sequenze d’azione e le interpretazioni.
Ad un anno di distanza, però, la
Warner Bros. non sarebbe poi tanto contenta di aver ceduto alle
richieste di completare e distribuire il film. Sebbene i fan del
regista siano stati più che felici di vedere la “Snyder
Cut“, la sua uscita ha tutt’altro che placato i loro animi, ma
al contrario li ha resi ancora più irremovibili sul fatto che i
piani originari per lo “SnyderVerse” dovrebbe essere completamente
ripristinati.
Proprio a causa di ciò alcuni
dirigenti della Warner Bros. avrebbero affermato che la
Zack Snyder’s Justice
League non avrebbe mai dovuto vedere la luce e il fatto
che ciò sia avvenuto è visto come un grave errore. Ciò ha infatti
contribuito a rafforzare ulteriormente il potere dei fan nei
confronti di quello dello studios, rendendo più difficile
organizzare i progetti futuri senza tenere in considerazione la
volontà di questa fanbase.
La recente cancellazione del film
Batgirl, l’incerto
destino di The Flash e i numerosi
progetti futuri ancora non meglio definiti hanno poi reso ancor più
precaria la posizione della Warner Bros., proprio ora che sarebbe
intenzionata a dar vita ad un progetto di universo cinematografico
condiviso a lungo termine simile a quello dei Marvel Studios. La Zack Snyder’s Justice
League, dunque, a più di un anno di distanza dalla sua uscita,
ha assunto le sembianze di un grande monito per la Warner Bros.,
decisa a prestare maggior attenzione alle proprie mosse future.
Nel corso di una sua recente
esibizione pubblica, l’attore Chris Rock ha
affermato che gli è stato chiesto di condurre la cerimonia degli
Oscar nel 2023. Rock ha però anche aggiunto di aver rifiutato
l’offerta, non avendo alcun desiderio di tornare agli Oscar nel
prossimo futuro. Ciò è dovuto, come noto, a quanto accaduto nel
corso dell’edizione del 2022, quando WillSmith, candidato come miglior attore per il
film King Richard – Una famiglia
vincente, è salito sul palco per dare uno
schiaffo a Rock, dopo che questi aveva fatto battuta nei
confronti di Jada
Pinket-Smith, moglie di Will.
Le ricadute di questo evento si
protraggono ancora oggi per entrambe le parti, soprattutto dopo che
Smith ha ricevuto un divieto di 10 anni dalla partecipazione agli
Oscar. Sebbene Smith abbia chiesto scusa in modo formale a
Rock, il comico ha detto molto poco
sull’incidente, offrendo principalmente il suo punto di vista
in varie apparizioni in piedi. Anche nel caso della sua ultima
apparizione, dove ha dichiarato di non voler tornare agli Oscar,
Rock ha affermato che farlo sarebbe un po’ come tornare sulla scena
del crimine. Rock ha anche rivelato che una grande azienda gli
aveva chiesto di partecipare a uno spot del Super Bowl, ma che ha
rifiutato anche quell’opportunità.
L’attore sembra dunque deciso a
mantenere un profilo basso per i tempi a venire, rifiutando quel
ruolo di conduttore degli Oscar che tanto brillantemente aveva
ricoperto già nel 2005 e nel 2016. Per l’Academy sorge dunque ora
il problema di trovare un nuovo conduttore. Dopo due anni in cui la
cerimonia si era svolta senza, nel 2002 anno sono state le attrici
Amy Schumer, Wanda Sykes e
Regina Hall a gestire la cerimonia. Il fatto che
gli Oscar stiano cercando un conduttore anche per la prossima
edizione sembra indicare un ritorno a pieno regime a questa
formula. Tutto sta nel vedere a chi, a seguito del rifiuto di Rock,
verrà proposto tale onore.
Con l’annuncio di una “proiezione funebre” riservata ai
soli addetti ai lavori del film Batgirl,
il destino del lungometraggio diretto per la Warner Bros. da
Adil El Arbi e Bilall Fallah sembra non prevedere
altro se non l’archiviazione e il definitivo oblio. Di recente,
inoltre, è stato reso noto che lo studios intende rimuovere il
costo del film, pari a circa 90 milioni, dalle proprie tasse e ciò
renderebbe illegale la sua uscita per scopi economici. Tale
decisione potrebbe però non essere irreversibile. La speranza di un
futuro per Batgirl è racchiusa in quanto sta accadendo
all’altro film recentemente cancellato dalla Warner Bros., ovvero
Scoob!: Holiday Haunt, il nuovo film d’animazione dedicato
a Scooby-Doo.
Anche questo titolo, infatti, è
stato cancellato a ormai pochissimo dalla sua ultimazione. Prima di
rimuovere anche i costi di questo film, pari a circa 35 milioni,
dalle proprie tasse e archiviarlo, la Warner Bros. sembra però
intenzionata a finanziare il suo completamento, così da poterlo
eventualmente distribuire in futuro qualora si cambiasse idea sul
suo destino. Lo studios può infatti tranquillamente decidere di
rimborsare le agevolazioni fiscali e avere dunque di nuovo
l’autorizzazione a rilasciare il prodotto in questione.
Proprio nel momento in cui il suo
destino sembra complicarsi ulteriormente, anche per
Batgirl sembra poterci essere ancora qualche
speranza, specialmente considerando che la Warner Bros. potrebbe
decidere di riadattare il film in formati nuovi, come ad esempio
per farlo diventare una serie televisiva per il servizio di
streaming HBO Max. L’ipotesi più probabile, qualora si decida di
riprendere in mano il progetto, è che la sua distribuzione avvenga
in modo differente da quanto inizialmente previsto, cosa che
sarebbe ad ogni modo un netto passo avanti rispetto a non essere
distribuito affatto.
Come noto, Batgirl vanta un
cast di tutto rispetto, composto da Leslie Grace
nei panni di Barbara Gordone, alias Batgirl, e
JK Simmons in quelli del padre di Barbara, il
commissario Jim Gordon. Il film avrebbe inoltre dovuto segnare
anche il ritorno di
Michael Keaton nel ruolo di Batman (come farà anche in
“The
Flash”).
Brendan Fraser, invece, era stato chiamato a ricoprire
la parte del cattivo, Firefly.
Inutile nascondersi, a
prescindere da trailer e lanci promozionali per un film come
DCLeague of Super-Pets
sarebbe impossibile farlo, e tra centinaia di titoli che promettono
sorprese o colpi di scena quello di Jared Stern – al cinema da
giovedì 1 settembre, distribuito da Warner Bros. Pictures – è
sicuramente uno dei più classici film per tutta la famiglia in
circolazione. Ovviamente, preferibilmente per famiglie nelle quali
i genitori abbiano avviato i figli alla passione per i fumetti, e
si abbia un minimo di dimestichezza con i cinecomic di Marvel e DC Comics.
Per famiglie
appassionate di Marvel e DC Comics
La scelta di campo tra le
due è dichiarata, esplicitamente, sin dal titolo, ma i riferimenti
alla concorrenza – da Iron Man ai Fantastici 4 e Thor – non
mancano. Sempre con leggerezza e con il sorriso, che accompagna gli
spettatori in questa avventura edificante e parodistica nella quale
i più grandi faranno fatica (ma non troppa) a riconoscere le voci
di Maccio Capatonda (scelto come doppiatore di Asso, il “Bavoso”
ribattezzato “Bat-Segugio” per incoraggiare all’affiliazione con
Batman) e Lillo, per il supercane protagonista, Krypto.
Che vediamo in una
profonda crisi di fiducia, dopo un inizio idilliaco che ci racconta
del rapporto speciale stretto con il suo celebre padrone, Superman.
Li vediamo condividere gli stessi superpoteri e combattere fianco a
fianco il crimine nella città di Metropolis. Almeno fino a che
qualcosa li divide… Più che il rapporto con Lois Lane, è
sicuramente il rapimento del kriptoniano e della Justice League a spingere Krypto a convincere
un improvvisato gruppo di animali domestici – composto dal suddetto
Asso, la maialina MP, Merton la tartaruga e lo scoiattolo Chip – a
mettere a frutto gli strani superpoteri che il piano della perfida
Lulu gli ha imprevedibilmente regalato.
Una Origin Story che guarda
al futuro
Un brevissimo accenno
alle origini (rivisitate) della presenza di Krypto al fianco del
piccolo Kal-El, che rimanda visivamente – e non solo – al
Superman originale di Richard Donner del 1978, pone le
premesse per una incongruenza successiva, figlia della scelta di
dare una storia ‘Super’ anche al quadrupede eroe protagonista.
Niente di grave, per quanto sarebbe stato evitabile, soprattutto
per l’esistenza di una ampia letteratura sul personaggio e di una
Origin Story che si è voluto cambiare. Probabilmente per coerenza
con la moderna sensibilità e con la centralità del discorso contro
la sperimentazione animale.
Filologia a parte, senza
insistere sull’opportunità di aderire a un canone forzato di
apparentamento tra Super Pets e supereroi, per altro quelli della
già non troppo fortunata Justice League, ed evitando di
sottolineare l’inevitabile “l’unione fa la forza”, sono
naturalmente i temi più ‘animalisti’ (abbandono ed egoismo umano
inclusi) a colorare questo insolito e divertente team-up. Da un
lato, costruito per i più piccoli e popolato da personaggi a loro
dedicati, dall’altro, capace di offrire – cosa rara nei film ‘dei
grandi’ – un convincente scontro One on One e poi un equilibrato
conflitto finale, pur affollato come forse solo nel franchise degli
X-men.
In questo senso, quello
che approderà anche su piattaforma con il VG “DC
League of Super-Pets: Le avventure di Krypto e Asso” è un
vero film di supereroi, anche se resta la curiosità di cosa
potrebbe riservarci uno sfruttamento maggiore di un personaggio
fino a ora relegato ai singoli camei nella Titans di
Netflix, nella quarta stagione di Smallville o
nelle animazioni come Superman/Batman: Apocalypse e
Justice League Action. O migliore, come – vogliamo credere –
avremmo potuto vedere nello script di Kevin Smith per il
Superman diretto da Tim Burton.
Il Premio degli spettatori – Armani
beauty sarà attribuito con una votazione a cui avranno diritto
tutti gli spettatori dei nove film della sezione Orizzonti Extra,
ovvero chi compererà il singolo biglietto, chi sarà abbonato
all’intera sezione, e tutti gli accreditati che avranno richiesto
un biglietto per i film della sezione stessa, limitatamente alla
proiezione ufficiale di ciascun film in programma in Sala Giardino
alle ore 21.00.
Ogni spettatore con diritto al voto
riceverà una mail con un link individuale per esprimere la propria
preferenza. Si potrà esprimere un voto da 1 a 10. Il link potrà
essere utilizzato una sola volta, dopodiché non sarà più valido. Lo
spettatore che riceverà il link di votazione, dovrà esprimere il
proprio giudizio entro le ore 20.00 del giorno successivo alla
proiezione ufficiale del film. Nel caso dell’ultimo film, in
programma venerdì 9 settembre, la votazione dovrà essere effettuata
entro le ore 13.00 di sabato 10 settembre.
Il Premio degli spettatori – Armani
beauty sarà attribuito al film che avrà ottenuto la media più alta
dei voti espressi. La consegna avrà luogo nel corso della cerimonia
di premiazione finale, sabato 10 settembre in Sala Grande (Palazzo
del Cinema, Lido di Venezia).
La sezione Orizzonti Extra, inserita
nella Mostra a partire dall’anno scorso, si configura come
un’estensione di Orizzonti, la sezione competitiva rivolta alle
nuove tendenze del cinema mondiale, che nel corso degli anni ha
contribuito a far conoscere e a lanciare autori oggi ampiamente
affermati. Meno legata a criteri di formato e durata, Orizzonti
Extra propone una selezione di opere senza vincoli di genere,
durata e destinazione, purché superiori ai 60 minuti, con
particolare attenzione per i film che si misurano con i generi e la
produzione corrente, caratterizzati da intenti d’innovazione e di
originalità creativa nel rapporto con il pubblico cui sono
rivolti.
Le proiezioni dei film di Orizzonti
Extra sono seguite da incontri del pubblico con i registi, autori e
interpreti, condotti dalla scrittrice e autrice Chiara
Tagliaferri.
La terza e ultima data del 2022 per
presentare la domanda per accedere al contributo a fondo
perduto, stanziato dalla Trentino Film
Commission, è fissata al 20 settembre
2022. Il Film Fund è destinato al finanziamento di opere
cinematografiche, di fiction, di serie, programmi per la
televisione e progetti di documentario, sia nazionali sia
internazionali.
I soggetti beneficiari che possono
presentare domanda sono le società di produzione
cinematografica, televisiva e di
documentari; i progetti saranno esaminati da un
Comitato tecnico-scientifico che stilerà la graduatoria dei
soggetti idonei, valutandone la qualità, le
credenziali della produzione e degli interpreti, la ricaduta
economica sul territorio, la capacità di promuovere il territorio,
le prospettive di distribuzione, gli accordi di co-produzione e
infine l’eventuale certificazione di sostenibilità dell’opera.
Grande novità di quest’anno è
l’aumento della dotazione finanziaria per l’anno 2022, che sale a
2 milioni di euro; i lungometraggi,
cortometraggio, serie televisive, fiction televisive e di
animazione possono ricevere un contributo massimo di importo pari a
€ 400.000,00 purché una parte delle riprese sia
effettuata in Trentino, venga speso sul territorio un importo pari
ad almeno il 150% del contributo e che almeno il 20% della troupe
sia composta da professionisti locali durante il periodo di riprese
in Trentino.
I documentari e le
opere multimediali potranno invece ricevere un
contributo massimo di importo pari a € 40.000 e
anche in questo caso parte delle riprese devono essere effettuate
in Trentino, deve essere speso sul territorio un importo pari ad
almeno il 120% del contributo e almeno due membri del cast tecnico
devono essere professionisti locali; in alternativa contratto di
co-produzione con una Produzione locale.
La domanda di contributo deve essere
presentata prima dell’avvio dei lavori relativi al progetto
presentato.
Sarà presentato a Venezia 79 De
Sica, Io e Il giardino dei Finzi Contini, il diario inedito di
Lino Capolicchio, attore, sceneggiatore e regista
italiano, mancato lo scorso maggio, edito da Bietti ed. in
collaborazione con Cinecittà. Il testo, curato da Nicole
Bianchi, è accompagnato da un’intervista di Bianchi
stessa, che può considerarsi a tutti gli effetti l’ultima
dichiarazione ufficiale dell’attore.
La presentazione si svolgerà il 7
settembre e verrà moderata da Andrea Purgatori,
che ha conosciuto e lavorato con Capolicchio; tra gli ospiti, si aspettano:
Alessio Boni, diretto da Capolicchio nel film
“Diario di Matilde Manzoni” (2002); la regista Ra Di
Martino, che ci concede un estratto recente
dell’intervista all’attore, dal suo doc “Il giardino che non c’è”
(2021). Tra gli ospiti presenti anche Ilaria
Floreano per Bietti ed. e Francesca
Golino, la vedova Capolicchio. E infine Nicole
Bianchi, che ha curato l’intero volume.
Dall’introduzione di Nicole
Bianchi al volume: “Il diario di Capolicchio è uno
scritto intimo, spontaneo, espressione della vivacità cerebrale
dell’artista, laddove il Cinema – la sua sacralità, il suo potere
d’intrattenimento – è il filo rosso che non si rarefà mai. Lino
Capolicchio ha in sé anche il pregio di celebrare spesso la Settima
arte non in riferimento al proprio talento, alle opere che gli
hanno dato luce, ma con l’ammirazione, la critica, lo stupore, la
franchezza dell’attento spettatore, che è affamato di guardare i
grandi titoli, italiani e non, della Storia del Cinema: qua e là ci
sono,infatti, vere e proprie piccole recensioni, non nate
come tali, ma che alla lettura assumono un valore interessante per
il punto di vista peculiare, mai banale.”
Thriller francese del 2005,
L’impero dei lupi è diretto da
Chris Nahon, noto per i suoi film d’azione come
Kiss of the Dragon e The Last Vampire. Qui al suo
secondo lungometraggi, il regista dirige una storia ricca di
suspence, omicidi e indizi da seguire in vista della risoluzione
finale. Con un cast che vanta il popolare attore Jean
Reno e l’italiana Laura
Morante, il titolo ha negli anni acquistato un sempre
maggior fascino. Motivo di ciò sono la sua atmosfera e l’intrigo
della trama.
L’opera è tratta dall’omonimo
romanzo dello scrittore e sceneggiatore francese
Jean-Christophe Grangé, già noto per il libro
I fiumi di porpora, da cui è a sua volta stato tratto un
film. Grangé ha in quest’occasione collaborato anche alla scrittura
del film, assicurandosi che questo rispettasse i principali eventi
e risvolti del libro. Pur tralasciando alcuni aspetti, infatti, lo
scrittore ha affermato che si è in tutti i modi cercato di rimanere
il più fedeli possibile al testo letterario da lui pubblicato nel
2003.
Le riprese si sono poi svolte in un
diverse location, tra cui la regione asiatica della Cappadocia, a
Istanbul e a Parigi, dove si svolgono i principali eventi del film.
Con un budget attestato intorno ai 27 milioni di euro, il film non
si è poi rivelato il successo economico sperato. Il suo incasso
complessivo, infatti, sembra ammontare soltanto intorno agli 11
milioni. Con il tempo però, il film è diventato particolarmente
ricercato dai fan del genere, e non manca di essere riproposto
anche in televisione, ottenendo buoni ascolti.
L’impero dei lupi: la
trama del film
La trama del film ruota intorno ad
Anna Heymes, una benestante parigina di circa
trent’anni. La sua occupazione principale è quella di essere moglie
e donna di casa. L’equilibrio della sua vita perfetta inizia ad
entrare in crisi nel momento in cui la donna si trova ad avere una
serie di inquietanti incubi relativi ad una serie di brutali
omicidi. Incerta su cosa quelle visioni vogliano dire, la donna
inizia a rivolgersi ad una psichiatra, la quale cerca di aiutarla
nella comprensione di ciò che le sta accadendo. Anna, infatti,
sospetta un male al cervello, che potrebbe essere la causa dei suoi
dolori come anche della momentanea perdita di memoria.
Parallelamente alla sua storia, si
svolge quella dei poliziotti Schiffer e
Nerteaux. Il primo particolarmente non ortodosso
nei modi, il secondo più ligio al suo ruolo di autorità. I due si
trovano a dover risolvere una serie di misteriosi omicidi, che
sembrano avere molto in comune con quelli di cui Anna ha fatto
esperienza. Le loro strade finiranno presto con l’incrociarsi, e la
donna capirà di essere finita al centro di una cospirazione più
grande. Lei è l’unica a poter salvare sé stessa, trovando però
aiuto nei due poliziotti, che intanto hanno iniziato a prendere
sempre più a cuore la sua disperata condizione.
L’impero dei lupi: il cast
del film
Per dar vita ai personaggi
protagonisti del film, il regista ha scelto di affidarsi ad un cast
composto da attori internazionali. Questi avrebbero infatti potuto
portare sul set le loro esperienze diverse. A ricoprire il ruolo
della protagonista Anna è infatti l’attrice spagnola Arly
Jover, nota per aver recitato anche in Millennium – Uomini
che odiano le donne e Il cecchino di Michele
Placido. Per lei quello di Anna è stato il primo ruolo
importante della sua carriera, e per prepararsi al meglio l’attrice
ha condotto diverse ricerche sulle instabilità mentali, come anche
sul peso che gli incubi possono avere nella vita di tutti i
giorni.
Di particolare prestigio è poi la
presenza dell’attore francese Jean Reno.
Protagonista di numerosi celebri lungometraggi a livello
internazionale, l’interprete non era nuovo al genere crime.
L’attore aveva infatti già recitato nel film I fiumi di
porpora, tratto dallo stesso autore di L’impero dei
lupi. Per dar vita al suo controverso poliziotto, Reno si è
preparato lavorando molto sulla sua fisicità, come anche sul suo
look. In particolare, l’attore ha affermato di aver ricercato il
giusto equilibrio in un personaggio che vive continuamente sul
confine tra moralità e immoralità.
Completano poi il cast principale
l’attrice e regista italiana Laura Morante, nota
in particolare per i film La stanza del figlio e
Assolo. Non nuova a recitare per il cinema francese,
l’interprete si distingue qui nel ruolo della psichiatra che tenta
di aiutare Anna nella sua ricerca. Ne sono poi conseguiti diversi
apprezzamenti per la sua performance. Infine, nel film è presente
il compianto attore Jocelyn Quivrin, noto per aver
recitato anche nel film Syriana con George
Clooney, e tristemente scomparso nel 2009 in seguito
ad un incidente d’auto. Nel film in questione, Quivrin ha
interpretato il poliziotto Nerteaux, impegnato insieme al collega
nelle indagini sui misteriosi omicidi.
L’impero dei lupi: le differenze tra il film e il
libro
Come è norma, l’adattamento
cinematografico di un libro presenta inevitabilmente una serie di
differenze, più o meno significative. La necessità è infatti quella
di condensare un racconto particolarmente lungo e dettagliato
all’interno di un lungometraggio della durata media di circa due
ore. Pur avendo partecipato alla scrittura della sceneggiatura, e
aver assicurato la maggior fedeltà possibile al testo letterario,
Grangé è inevitabilmente dovuto venire a patti con una serie di
modifiche. Queste, in realtà, si ritrovano principalmente sul
finale del film.
Oltre ad una generale
semplificazione psicologica dei personaggi, si è infatti scelto di
rivedere le modalità in cui la storia si conclude. Con temi come la
perdita dell’identità, la vendetta e il potere del denaro, il libro
si conclude infatti in modo decisamente cupo e pessimistico. Per
non rischiare di scontentare il pubblico, invece, per il film si è
ricorso ad un lieto fine. I protagonisti finiscono con il risolvere
l’enigma e avere salva la vita. Ciò ha permesso così di assegnare
alla protagonista un finale che le rendesse giustizia, e
accontentasse quanti volevano per lei un risultato positivo alla
sua ricerca.
L’impero dei lupi: il
trailer e dove vedere il film in streaming
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, L’impero dei
lupi sarà trasmesso in televisione lunedì
29agosto , alle ore
21:00 sul canale
Iris. Il film però è disponibile
anche in alcune delle principali piattaforme streaming oggi
disponibili. È infatti presente nei cataloghi di Chili
Cinema e Infinity. In base alla
piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo
sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio
della qualità video.
Nessuno nasce buono o cattivo, a
decidere a quale dei due valori si finirà con l’appartenere sono
molto spesso le circostanze e l’ambiente in cui si cresce. È questa
l’idea alla base di Bullet Head, thriller
del 2017 scritto e diretto da Paul Solet e
co-prodotto tra Stati Uniti e Bulgaria. Il film, ambientato quasi
interamente in un unico ambiente, si configura come un racconto
adrenalinisco sullo stile di titoli come il cult Le iene,
ma presenta al suo interno una serie di dinamiche che lo rendono
non solo coinvolgente da vedere, ma anche capace di attivare una
serie di riflessioni.
Oltre a riflettere sui concetti di
bene e male e su come questi definiscano o meno le creature
viventi, il film è anche un aperto atto di denuncia verso la
crudeltà contro gli animali, qui rappresentata dalle lotte
clandestine tra cani. Situazioni brutali che finiscono per far
passare il messaggio che certe specie siano cattive di natura,
quando invece sono proprio eventi come questi che influenzano il
comportamento e il carattere. Bullet Head, di cui parte
degli incassi è stata devoluta alle associazioni che contrastano
chi organizza tali lotte, ricorda dunque scena dopo scena di come è
solo il male a generare altro male.
Si tratta inoltre di un’opera poco
nota ma che merita di essere riscoperta. Questa può infatti essere
vista e apprezzata su più livelli, tanto come una forte critica
sociale quanto come un teso thriller che non annoia e intrattiene
per tutti i suoi novanta minuti di durata. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Bullet Head: la trama del film
Protagonisti del film sono tre
criminali, Stacy, Gace e
Walker, i quali dopo una rapina finita male si
ritrovano a dover sfuggire dalla polizia che li insegue. In cerca
di un luogo dove potersi nascondere temporaneamente, si ritrovano
ad entrare in un magazzino in disuso. Qui, tuttavia, si
ritroveranno bloccati senza possibilità di uscita. Per loro
fortuna, riescono a risalire al proprietario del locale e
contattandolo gli chiedono di venirli a tirare fuori. L’uomo, però,
non potrà essere lì prima del giorno successivo. I tre criminali si
trovano dunque a dover spendere la notte in quel luogo lugubre,
inconsapevoli dei pericoli che corrono.
Perlustrando la zona, infatti, i tre
si imbattono ben presto in un pericoloso cane da combattimento a
piede libero. L’animale, incattivito dalle violenze subite dagli
umani, ha sviluppato un profondo odio verso di questi, che
considera ora tutti suoi nemici. Stacy, Gage e Walker, si
troveranno allora a dover fuggire attraverso i vari piani
dell’edificio per scampare alla sete di sangue del pericoloso
pittbull assassino, nel tentativo di sopravvivere fino al giorno
successivo. L’arrivo di Blue, il misterioso
organizzatore degli incontri clandestini e proprietario del cane,
però non farà che rendere il tutto più complesso.
Bullet Head: il cast e il cane del film
Nel ruolo del protagonista, il
criminale Stacy, vi è l’attore premio Oscar Adrien Brody,
celebre per film come Il pianista e King Kong.
John Malkovich
interpreta invece Walker, mentre Rory Culkin
(fratello minore del più celebre Macaulay Culkin,
l’attore di Mamma ho perso l’aereo) è infine il terzo
criminale del gruppo, Gace. Alexandra Dinu,
attrice nota in Italia per aver recitato in diverse fiction di
successo come Provaci ancora prof!, Distretto di polizia,
Carabinieri e Capri, è invece qui presente nel ruolo
di Grace, l’ex fidanzata di Stacy. In ultimo, compare anche il
celebre attore spagnolo Antonio
Banderas nel ruolo di Blue, il proprietario del cane
protagonista del film.
Per interpretare il cane presente
nel film, sono stati usati tre diversi cani della razza dogo
canario. Curly, Ademar e
Han Solo, questi i loro
nomi, avevano ciascuno un compito diverso a seconda delle scene.
Nel film appare anche un cucciolo della stessa razza. Alla fine
delle riprese è stato regalato al capo degli stabilimenti
cinematografici bulgari, dove il film è stato girato in gran parte.
Al cucciolo è stato dato il nome di De Niro, ovvio
riferimento al celebre attore. Il regista, inoltre, ha chiesto che
nei titoli di coda i nomi degli animali venissero elencati prima di
quelli degli attori umani.
Bullet Head: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Bullet
Head è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple iTunes e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È
bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite
temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente
nel palinsesto televisivo di lunedì 29agosto alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Warner Bros Italia
ha diffuso il trailer de L’Immensità,
nuovo film di Emanuele Crialese con Penélope Cruz
che verrà presentato in concorso alla 79. Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica di Venezia e dal 15 SETTEMBRE AL CINEMA.
L’Immensità è
un film diretto da Emanuele Crialese, soggetto
Emanuele Crialese, sceneggiatura Emanuele
Crialese, Francesca Manieri,
Vittorio Moroni, fotografia Gergely
Pohárnok, montaggio Clelio Benevento,
aiuto regia Ciro Scognamiglio, musiche
Rauelsson, scenografia Dimitri
Capuani, arredamento Alessia Anfuso,
costumi Massimo Cantini Parrini, casting
Chiara Polizzi, Davide Zurolo,
fonico Pierre-Yves Lavoué, production supervisor
Saverio Guarascio, Mandella
Quilici, colorist Red.
Prodotto da Mario
Gianani e Lorenzo Gangarossa, coprodotto
da Dimitri Rassam, Ardavan
Safaee, produttore esecutivo Olivia
Sleiter, organizzatore generale Erik
Paoletti.Una produzione Wildside (una società del
gruppo Fremantle), Warner Bros. Entertainment
Italia, Chapter 2,
Pathé, France 3 Cinema, con la
partecipazione di Canal+,
Ciné+, France Televisions.
Distribuzione italiana Warner Bros. Pictures.
Vendite internazionali Pathé
Roma, anni 70: un mondo sospeso tra
quartieri in costruzione e varietà ancora in bianco e nero,
conquiste sociali e modelli di famiglia ormai superati. Clara e
Felice si sono appena trasferiti in un nuovo appartamento. Il loro
matrimonio è finito: non si amano più, ma non riescono a lasciarsi.
A tenerli uniti, soltanto i figli su cui Clara riversa tutto il suo
desiderio di libertà.
Adriana, la più grande, ha appena
compiuto 12 anni ed è la testimone attentissima degli stati d’animo
di Clara e delle tensioni crescenti tra i genitori. Adriana rifiuta
il suo nome, la sua identità, vuole convincere tutti di essere un
maschio e questa sua ostinazione porta il già fragile equilibrio
familiare ad un punto di rottura. Mentre i bambini aspettano un
segno che li guidi, che sia una voce dall’alto o una canzone in tv,
intorno e dentro di loro tutto cambia.
Il commento del regista
Come tutti i miei lavori,
anche L’immensità è prima di tutto un film sulla famiglia:
sull’innocenza dei figli, e sulla loro relazione con una madre che
poteva prendere vita solo nell’incontro, artistico e umano, con
Penélope Cruz, la sua sensibilità, la sua straordinaria capacità di
interazione con tre giovanissimi non attori. Luana, Patrizio e
Maria Chiara sono rimasti bambini sempre e, come tali, sempre
intensamente e immensamente veri.Emanuele
Crialese
Il film esplora
l’intricata e avventurosa esistenza di Michelangelo Merisi, in arte
Caravaggio, già una popstar al suo tempo, raccontato nelle sue
profonde contraddizioni e nelle oscurità del suo impenetrabile
tormento. Ribelle e inquieto, devoto e scandaloso, indipendente e
trasgressivo, il Caravaggio che Placido mette in scena è un artista
maledetto dal talento assoluto, ma soprattutto una rockstar ante
litteram, un rebel without a cause costretto ad affrontare gli
inquietanti risvolti di una vita spericolata – con le sue donne e i
suoi demoni – in cui genio e sregolatezza convivono per regalarci
un personaggio fuori dal tempo e un’icona affascinante e
universale.
Le Giornate degli Autori spiegano
le vele della 19ª edizione. Trentadue film per raccontare il mondo
di oggi, conversazioni e confronti tra pubblico e ospiti
suggeriranno la società e la creatività di domani. Un’edizione
all’insegna dell’impegno politico e sociale, che elogia la
coesione per arrivare ad un obiettivo, le alleanze tra persone per
la crescita mutua, l’emancipazione attraverso l’unione in una
ritrovata idea di comunità. Succede nelle trame dei film, come
nelle sinergie di un programma pieno di co-regie, alleanza per
eccellenza nella nascita delle storie per il cinema. Sono ben
sei: The last
queen, Stonewalling, Las
leonas, Se fate i
bravi, Siamo qui per
provare, Un nemico
invisibile.
Succede con un tradizionale alleato delle Giornate: il
Premio BookCiak, Azione! che vede
protagonista l’attivista, operatrice umanitaria e
giornalista Cecilia Strada, una donna che
dell’impegno ha fatto la sua bandiera. Ad allargare gli
orizzonti la programmazione online su MYmovies,
streaming partner delle Giornate, e il legame
con Laguna Sud – il cinema fuori dal palazzo,
l’appuntamento di fine estate sull’altra sponda della laguna veneta
che presenta al Lido un corto, risultato del laboratorio di
cinema del reale A piedi sull’acqua.
Dopo il regista Daniele Vicari, il cantautore Mannarino e il
fumettista Zerocalcare nelle scorse edizioni, la presidenza
della giuria del premio Bookciak, Azione!
2022 – ideato e diretto da Gabriella
Gallozzi, è affidata a Cecilia
Strada. Insieme a lei ci sono i giurati
permanenti Wilma Labate, Teresa
Marchesi e Gianluca Arcopinto. A loro quattro il
compito annunciare i bookciak vincitori: corti di massimo
tre minuti ispirati a romanzi, racconti e graphic novel che saranno
premiati al Lido di Venezia il 30 agosto alle 20.30 presso la Casa
degli Autori, evento di pre-apertura delle Giornate degli
Autori, in collaborazione
con SNGCI e Spi-CGIL.
I corti vincitori andranno in tour tutto l’anno
attraverso un circuito di festival italiani ed internazionali,
dal Premio Solinas alla Festa di Cinema del Reale, passando
per il Pesaro Film Festival e per la rassegna letteraria
Festival Vo-Vf Traduire le monde di Parigi e molti altri.
Oltre che nelle tradizionali sale del Lido, molti dei film delle
Giornate saranno visibili da tutta Italia grazie alla rinnovata
collaborazione con la sala virtuale
di MYmovies. Una partnership che – proprio
con lo spirito sinergico che le Giornate vogliono trasmettere
– darà la possibilità a tutti gli spettatori
di fruire parte della programmazione da tutto il territorio
nazionale. Dirty Difficult
Dangerous, Alone, Casa
Susanna, Il paese delle persone integre, Pablo di
Neanderthal, Siamo qui per provare, Spaccaossa, Le favolose, Un
nemico invisibile, Se fate i bravi i titoli che saranno
disponibili online per 72 ore su abbonamento
su Mymovies.it
Dall’altra parte della laguna si è invece appena conclusa la
rassegna ideata e diretta da Andrea
Segre e Giorgio
Gosetti: Laguna Sud – Il cinema fuori dal
palazzo che per l’ottava edizione ha portato il meglio
del cinema indipendente a Chioggia, con uno straordinario successo
di pubblico. Realizzato con il contributo della Regione del
Veneto, in collaborazione con ZaLab, Giornate degli
Autori, Comune di Chioggia, Pro Loco Chioggia
Sottomarina, Fondazione Clodiense, Laguna Sud ha ancora una
volta sostenuto la creatività di giovani autori grazie
alla Residenza Artistica 2022 – A piedi
sull’Acqua da cui arriva alle Giornate il corto
vincitore Nettuno di Giulio
Gobbetti, storia della giovane erede di una famiglia di
albergatori di Sottomarina di Chioggia, arrivato in finale
con Amo’ di Attilio Tamburini,
che racconta le vicende di Amos, venditore del mercato ittico del
mercato di Chioggia. Il corto Nettuno, selezionato da
una giuria popolare tra quelli realizzati nel corso del
laboratorio, sarà proiettato alle Giornate degli Autori il 9
Settembre alle 21.30 in Sala Laguna.
ATTENZIONE: L’articolo contiene spoiler
del secondo episodio diHouse of the Dragon
Con il secondo
episodio, House
of the Dragonsi immerge ancora di più dentro il
mondo de Il trono di
Spade. Se il primo capitolo è
servito a collocare il prequel sulla timeline, il secondo inizia ad
approfondire la storia di alcuni personaggi particolarmente
rilevanti. Per fare ciò, la serie non può prescindere dal mondo di
Game Of Thrones. In un universo così ampio come
quello di House of the
Dragon è facile inserire Easter egg ed
elementi già noti ai fan. Che si tratti di draghi, della storia di
Casa
Targaryen, o più in generale del Continente
Occidentale, scopriamo tutte le reference di questo
secondo episodio.
La morte del mitico Ser Ryam
Redwyne
L’episodio
2 di
House of the Dragon si apre con la morte del
Lord Comandante della Guardia Reale, ser Ryam
Redwyne. Nelle Cronache del ghiaccio e del
fuoco il personaggio viene citato più volte. Da
bambino, Jon Snow fingeva di essere Ryam.
Inoltre, Bran sogna di essere un cavaliere come lui e
personaggi come Jaime Lannister a Varys parlano
di Ryam come di un cavaliere esemplare.
Le Silent Sisters si occupano del corpo di
Ryam
Nella serie, viene detto
che le Silent Sisters stanno preparando il corpo di
ser Ryam per il suo funerale. Le Silent Sisters
si vedono più volte in Game of Thrones. Sono un ordine
legato alla Fede dei Sette, e sono addette alla
medicazione dei cadaveri. Si sono occupate del corpo di Jon
Arryn e hanno sorvegliato quello di Joffrey Baratheon
dopo la sua morte.
Le Stepstones
Nel secondo episodio di
House of the Dragon si scatena una guerra
nelle Stepstones in cui Daemon Targaryen e
Corlys Velaryon si alleano contro Crab
Feeder. Le Stepstones non sono importanti solo
per Corlys, ma per la storia di tutto il Continente
Occidentale. Stando al mito, un tempo il Continente
Occidentale e il Continente Orientale erano
uniti da un ponte di terra, il braccio di Dorne.
Il braccio di Dorne è
servito ai primi uomini per la loro invasione. Si narra che in
seguito i bambini della foresta hanno usato la magia per rompere il
ponte, lasciando soltanto delle piccole isole di terra, le
Stepstones appunto.
Le città libere di Game of Thrones
tornano in House of the Dragon
In House of the
Dragon, il potere e la ricchezza delle città libere
sono una minaccia per Re Viserys. Le città libere
del Continente Orientale sono ben note ai fan de
Il trono di Spade e includono: Braavos,
Lorath, Lys, Myr, Norvos,
Pentos, Qohor, Tyrosh, e
Volantis. Tre di queste città si possono vedere in
Game of Thrones. Pentos appare già dal
primo episodio ma Braavos è forse quella più
importante e più citata. Inoltre, nella quinta
stagioneVarys e Tyrion
Lannister visitano Volantis.
Altre casate di Game of Thrones
in House of the Dragon
In House of the
Dragon, un ”Ser Mallister” viene citato tra i cavalieri
che vogliono un posto nella Guardia Reale. Casa
Mallister è già stata menzionata un paio di volte in Game
of Thrones. Si tratta di una casa delle
Riverlands fedele ai Tullys. Nella serie
originale è apparso il cadavere di ser Jaremy
Mallister, ucciso con altri prigionieri a Harrenthal
da Gregor Clegane. Inoltre, spesso ne Il Trono di
Spade si parla di Seagard, la sede di
Casa Mallister.
In House of the
Dragon viene anche fatta menzione di Casa
Dondarrion, che è in Game of Thrones è rappresentata da
Beric Dondarrion. Nella scena delle selezioni per la
Guardia Reale si vedono anche altre casata: i
Tarly, i Corbray e un sigillo che potrebbe
appartenere ai Marbrand o ai Rowan (entrambe le
famiglie svolgono un ruolo essenziale nella Danza dei Draghi).
Casa Crakehall e la battuta di Tyrion
Lannister
Quando
Rhaenyra e Otto Hightower discutono
sulla scelta di ser CristonCole, viene
detto che i Mallister e i Crakehall sono
alleati chiave della corona. Nella scena, si può vedere
nell’estremo lato destra della stanza un simbolo che allude al
sigillo di casa Crakehall (nella storia originale il
sigillo è un cinghiale bianco e nero su sfondo marrone, ma potrebbe
essere stato cambiato per House of the
Dragon).
In Game of Thrones non ci
sono troppi riferimenti a Casa Crakehall, ma c’è una
celebre battuta di Tyrion Lannister sul capo della casa
dell’epoca, Lord Desmond Crakehall. Tyrion
dice: “Chiunque si chiami Desmond Crakehall deve
essere un pervertito.”
Le Paludi Dorniane prima dei Sette
Regni
Ser Criston Cole
dice in House of the Dragon di aver
combattuto per un anno nelle Paludi Dorniane,
un’area di terra tra Dorne, le Stormlands e
Reach. Sappiamo da Il trono di
Spade che Dorne non è mai stata conquistata
da Aegon. Inoltre, nella linea temporale del prequel
mancano i Sette Regni del Continente
Occidentale. Detto ciò, le Paludi Dorniane possono
facilmente essere usate come campi di battaglia.
I maghi del sangue
La menzione dei “maghi del
sangue” in House of the Dragon è una
Easter egg che fa riferimento a Daenerys
Targaryen. I maghi di sangue di Valyria sono
incredibilmente potenti e praticano le forme più oscure di
stregoneria. Gran parte di loro si estingue con il Disastro di
Valyria, eppure, la magia del sangue rimane una pratica
diffusa. Ad esempio, Mirri Maz Duur – il
responsabile della morte del figlio di Daenerys e dello
stato vegetativo di Khal Drogo – sfrutta a suo vantaggio
le conoscenze apprese da un mago del sangue.
1000 draghi a Valyria
Nel secondo episodio
di House of the Dragon, il re
Viserys dice che, all’apice del suo potere, la Libera
Fortezzadi Valyria poteva ospitare fino a 1.000
draghi. Questa è un’affermazione sorprendente, dato che in
House of the Dragon appariranno in tutto 17
draghi e che Aegon ne ha usati soltanto tre per
conquistare il Continente Occidentale. Eppure,
l’affermazione è plausibile. Al tempo c’erano 40 case nobiliari, la
maggior parte delle quali era proprietaria di draghi. Inoltre,
sembra che durante le Rhoynish Wars i
Valyriani abbiano inviato circa 300 draghi. Facendo un
rapido calcolo, i conti tornano.
Vhagar è l’ultimo drago della
conquista di Aegon
Un Easter egg del
secondo episodio di House of the Dragon allude ad
un drago che vedremo prossimamente nello show:
Vhagar. Insieme a Balerion il Terrore Nero e a
Meraxes, Vhagar è uno dei tre draghi usati dai
Targaryen durante la conquista di Aegon. In
particolare, Vhagar era cavalcato da
Visenya.
Ai tempi dello show,
Vhagar è l’ultimo sopravvissuto di quel trio ed è il
più grande drago rimasto nel Continente Occidentale.
In House of the
Dragon si usano gli stessi metodi di GOT
Le cose tra Re
Viserys e Daemon Targaryen hanno raggiunto
il punto di rottura, ma Viserys non sa come
comportarsi. Tra le opzioni impossibili, c’è la possibilità di
mandare Daemon alla Barriera o di
mettere la sua testa su un picco. Entrambi i metodi sono stati già
usati in Game of Thrones: Jon Snow e tanti altri
personaggi sono stati mandati alla Barriera e, per
quanto riguarda le teste sui picchi, non possiamo dimenticare
le sorti di Ned Stark.
Dreamfyre e Daenerys
Targaryen
L’uovo di drago che nel secondo
episodio di House of the Dragon causa il
conflitto tra Daemon e Rhaenyra appartiene a
Dreamfyre. Il personaggio è importante sia per
gli eventi passati che per quelli futuri. In precedenza,
Dreamfyre apparteneva a Rhanea Targaryen,
nipote di
Aegon il Conquistatore. Inoltre, all’inizio di
Game of Thrones viene detto che Elissa
Farman ha rubato tre uova di Dreamfyre per
darle a Daenerys. I collegamenti sono vari e confusi
ma una cosa è certa: Dreamfyre svolge un ruolo importante
nella storia di House of the Dragon.
House of the Dragon ritorna
a Roccia del Drago
Il secondo episodio di
House of the Dragon riporta gli spettatori a
Roccia del Drago. L’ultima volta che si è visto il luogo è
stato nella stagione 8 di Game of Thrones,
quando Daenerys ha deciso di attaccare
Approdo del Re. Inoltre, l’ambientazione della lunga
passerella che guida al castello ricorda quella
della stagione
7dove Jon Snow ha incontrato
Tyrion Lannister prima di avere udienza con
Daenerys. Sicuramente, facendo un balzo nel passato, in
House of the Dragon potremo vedere Roccia
del Drago al tempo del suo splendore.
Otto paragona Daemon a Cersei
Nell’episodio 2 di
House of the Dragon c’è un Easter egg che
allude ad una celebre frase detta da Cersei Lannister
in
Game Of Thrones, Nella stagione 6,
Cersei dice al Credo Militante che lei
“sceglie la violenza.” Otto Hightower
afferma qualcosa di simile, ma cambia intonazione. Allarmato
da Daemon, dice che quest’ultimo “sceglierebbe
la violenza.” Da questa frase si deduce che Daemon è uno
dei personaggi più complicati e potenti di House of the
Dragon.
Corlys & Daemon Are The Realm’s
“Second Sons” (Like Stannis)
Corlys dice a
Daemon che loro sono “i secondi figli del regno”. La frase
crea un paio di connessioni con Game Of Thrones. “Second Sons”, oltre ad essere
il nome della compagnia guidata da Daario Naharis, è il
titolo dell’episodio
8 della terza stagione di Game of Thrones. In esso, Tyrion
Lannister (un secondogenito) sposa Sansa Stark. Le
parole di Corlys ricordano anche un altro secondo
figlio, Stannis Baratheon: come Daemon,
anche Stannis era fratello di un re e, se il
riferimento è premonitore, la storia di Daemon non
finirà bene.
Per il quinto anno consecutivo,
Campari – in qualità di Main Sponsor –
torna protagonista della
79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia, con una serie di eventi esclusivi in
programma per tutta la durata della kermesse, dal
31 agosto al 10 settembre. Due le spettacolari location
che prenderanno vita e attorno alle quali ruoteranno le iniziative
organizzate dal brand simbolo dell’aperitivo italiano per
eccellenza, dove gli appuntamenti si susseguiranno tra
Passione e Creatività, elementi
imprescindibili per la realizzazione di un’opera e fil
rouge nel dialogo tra i volti ormai affermati del Grande
Schermo e i giovani talenti emergenti.
Uno dei due luoghi sarà la
Campari Lounge– situatapresso la
Terrazza Biennale, proprio di fronte al Palazzo del Casinò –,
icona di avanguardia e continua ricerca tecnologica, che si
trasformerà in un vero e proprio palcoscenico per l’occasione, dove
gli ospiti Campari si cimenteranno in una serie di performance, con
appassionanti monologhi accomunati da un protagonista fondamentale:
la Passione. Qui, venerdì 2
settembre, aprirà la scena l’attrice Rocío Muñoz
Morales, madrina di questa edizione della Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica – La Biennale di Venezia.
Le esibizioni proseguiranno
sabato 3 settembre con il noto volto del panorama
cinematografico italiano Claudio Santamaria, che, insieme alla moglie
Francesca Barra, giornalista, scrittrice e
conduttrice, incontrerà all’interno della Campari Lounge venti
giovanissimi talenti del Grande Schermo, parte del progetto
DO di Mymovies. Seguiranno le performance dei
giovani attori Giancarlo Commare e Benedetta Porcaroli, rispettivamente
domenica 4 e lunedì 5, e infine
Federica Sabatini, che venerdì 9 settembre
accompagnerà gli ospiti nella chiusura del sipario. Come ogni anno,
la Campari Lounge ospiterà anche gli incontri con i protagonisti di
Orizzonti, il concorso internazionale di Biennale Cinema 2022
dedicato ai film rappresentativi di nuove tendenze estetiche ed
espressive.
Inoltre, il 6 e
l’8 settembre, tornerà a grande richiesta
l’emozionante Campari Boat-In Cinema, quest’anno
in uno spazio completamente rinnovato. Qui, all’interno della
suggestiva cornice dell’Arsenale di Venezia, gli ospiti potranno
godere di spettacolari performance e contenuti esclusivi,
all’interno di vere e proprie lounge che affiorano dall’acqua della
laguna, la cui forma richiama quella dei bicchieri del famoso
aperitivo Campari. A fare da padrone di casa e presentatore
ufficiale delle due serate sarà Nicolò De
Devitiis, conduttore televisivo e Iena.
Martedì 6
settembre salirà sul palco del Campari Boat-In Cinema
l’affermato e poliedrico attore Stefano Accorsi, che si esibirà in un
monologo, dove la Passione sarà ancora una volta al centro della
scena. A seguire, il maxischermo allestito sulla banchina
dell’Arsenale ospiterà la proiezione di Amanda,
pellicola diretta da Carolina Cavalli, con un cast
composto, tra gli altri, da Benedetta Porcaroli e Galatéa
Bellugi.
Si proseguirà anche giovedì
8 settembre, con la presentazione dei cortometraggi
realizzati dai talentuosi ragazzi del Centro Sperimentale
di Cinematografia. Una serie composta da sei brevi episodi
creati nell’ambito di Campari Lab, il progetto
volto a scoprire, valorizzare e formare i nuovi talenti in tutte le
professioni che contribuiscono ad alimentare l’arte
cinematografica. Per l’occasione, insieme ai ragazzi, salirà sul
palco anche l’attrice Federica Sabatini, nel ruolo
di madrina del progetto e mentore.
Infine, come consuetudine,
lunedì 5 settembre – presso il Palazzo del Cinema
– verrà assegnato il Campari Passion for
FilmAward, premio nato
dalla collaborazione tra Campari e la Direzione Artistica della
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, con l’obiettivo di
valorizzare il prezioso lavoro delle figure che, accanto al
regista, contribuiscono alla realizzazione del progetto artistico
rappresentato da ciascuna opera cinematografica. Vincitrice di
questa edizione è la costumista statunitense Arianne
Phillips, artista visionaria e all’avanguardia che, con il
suo gusto unico, unito al talento e alla passione, ha arricchito
tanto il mondo del cinema, quanto quello della moda e della
musica.
Mancano solo pochi giorni alla
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di
Venezia e il programma ufficiale della 79ª
edizione si preannuncia ricchissimo. In totale saranno 23
i film in gara per aggiudicarsi il Leone d’Oro, che comprendono
alcuni dei più grandi nomi dell’industria hollywoodiana: da
Timothée Chalamet, protagonista di
Bones and
All, a Hugh Jackman in The
Son, da Cate Blanchett che reciterà in Tár ad
Ana de Armas nei panni di Marilyn
Monroe in Blonde,
passando per il fuori concorso con Don’t
Worry Darling di Olivia Wilde, diamo
uno sguardo approfondito ad alcuni dei film più attesi presentati
quest’anno alla Mostra del Cinema di Venezia.
Blonde
Scritto e diretto da
Andrew Dominick, che ha diretto
L’assassinio di Jesse James da parte del codardo Robert
Ford e Killing Them Softly, Blonde
– uno dei film più attesi a Venezia 79 – vedrà
Ana de Armas interpretare la diva delle dive:
Marilyn Monroe. Tratto dal romanzo di successo di
Joyce Carol Oates, Blonde
ripercorre audacemente la vita di una delle icone intramontabili di
Hollywood, Marilyn Monroe. Dalla sua infanzia
precaria come Norma Jeane, fino alla sua ascesa alla fama e agli
intrecci sentimentali, Blonde confonde i confini
tra realtà e finzione per esplorare la crescente divisione tra il
suo io pubblico e quello privato.
“Marilyn Monroe una volta
disse: “Quando si è famosi, ci si imbatte sempre nell’inconscio
delle persone”. Come si pone una bambina indesiderata di fronte
all’essere diventata la donna più desiderata del mondo? Deve
dividersi a metà? Proporre un’immagine sfolgorante al mondo,
mentre l’io indesiderato soffoca all’interno. E non è forse il
cinema stesso una macchina del desiderio? L’abbiamo in qualche modo
uccisa noi stessi con il nostro sguardo?“, ecco una prima
riflessione sul film proposta da Andrew
Dominick.
Bones and All
Dopo l’acclamato Chiamami col tuo nome del 2017, Timothée Chalamet si unisce nuovamente al
regista Luca Guadagnino in Bones and
All, film tratto dall’omonimo romanzo di
Camille DeAngelis e in concorso a Venezia
79. La storia di questo coming-of-age è incentrata su
due giovani, Lee e Maren,
interpretati rispettivamente da Chalamet e
Taylor Russell, che si innamorano e viaggiano per
il paese, mentre vivono ai margini della società come
cannibali.
“Mi piace pensare che Bones and
All sia un film estremamente romantico, che affronta il
romanticismo che c’è in noi e nelle relazioni in generale. […]
Certo, c’è l’aspetto letterale di un film sugli amanti cannibali,
che è estremo sotto molti aspetti, ma credo che in realtà ancora
più estrema nel film sia l’intensità dei sentimenti che queste
persone attraversano – l’impossibilità dell’amore“, ha
affermato Guadagnino.
The Whale
Darren
Aronofsky affronta il tema dell’obesità patologica in
The
Whale, basato sull’opera teatrale di Samuel D.
Hunter. Il film sarà interpretato da Brendan Fraser,
Sadie Sink e Samantha Morton. La
storia segue la vita di un insegnante di inglese (Fraser) che
soffre di una grave obesità e che cerca di riallacciare i rapporti
con la figlia, interpretata da
Sadie Sink.
In un’intervista rilasciata a
Unilad, Fraser ha dichiarato: “Questo film è
sicuramente molto lontano da qualsiasi cosa io abbia mai fatto, ma
per non essere timido, so che lascerà un segno duraturo“.
White Noise
Adattamento dell’omonimo
romanzo di Don DeLillo, White
Noise è diretto da Noah Baumbach e avrà come
protagonisti Adam Driver e Greta
Gerwig. White Noise, che sarà il film di apertura di
Venezia 79, racconta la vita di una famiglia americana alle prese
con i conflitti della vita quotidiana e crisi esistenziali. Driver
è un professore di studi hitleriani nel Midwest, la cui vita viene
stravolta dopo che un incidente porta a un “evento tossico
aereo”.
“Ho letto il romanzo di Don
DeLillo all’università, alla fine degli anni Ottanta e mi è
sembrato come se fosse adesso, o meglio, l’adesso di allora. Il
libro cattura perfettamente l’assurdità, l’orrore e la follia
dell’America di quel periodo. L’ho riletto nei primi mesi del 2020
e mi è sembrato come se fosse adesso. Ma l’adesso di oggi. Poche
settimane dopo, il mondo si è chiuso. Ho deciso di adattare il
libro perché volevo fare un film che fosse folle come il mondo mi
appariva. Non è solo il ritratto di un Paese, è anche la storia
di una famiglia, del caos che cerca di nascondere, dei disastri da
cui vengono travolti, del modo in cui fanno squadra e
sopravvivono”, ha dichiarato Noah Baumbach.
Don’t Worry Darling
Don’t
Worry Darling è diretto dalla regista di
BooksmartOlivia Wilde e scritto da
KatieSilberman, Carey
Van Dyke e Shane Van Dyke. Il cast
comprende Florence Pugh, Harry Styles,
Chris Pine, Wilde, Gemma Chan e Nick Kroll. Il
film sarà presentato fuori concorso e si prospetta come un thriller
psicologico altalmente inquietante.
La trama del film è incentrata su
Alice e Jack Chambers (Pugh e
Styles), una giovane coppia felice che vive
nell’apparentemente perfetta città aziendale di Victory negli anni
Cinquanta, creata e pagata dalla misteriosa società per cui Jack
lavora. La curiosità sulla natura del lavoro del marito nel
progetto segreto Victory inizia a consumare Alice e a sollevare
tensioni all’interno della comunità durante le sue indagini sul
progetto.
Bardo, falsa crónica de unas
cuantas verdades
Bardo,
diretto dall’acclamato regista Alejandro G Iñárritu, seguirà la vita di un
famoso giornalista e documentarista messicano che fa ritorno a casa
e si trova a dover affrontare diversi problemi personali, le sue
relazioni e la sua vita passata in Messico. Con Ximena
Lamadrid e Daniel Giménez Cacho
protagonisti, nell’aprile 2022 è stato annunciato che sarà Netflix a distribuire
Bardo.
Bardo sarà il primo film di
Iñárritu dopo The Revenant, per il quale Leonardo
DiCaprio ha vinto il suo primo Oscar e che ha segnato
anche il secondo Oscar del regista alla miglior regia dopo
Birdman.
The Banshees of Inisherin
Il regista e premio Oscar
Martin McDonagh riunisce finalmente agli attori
Colin Farrell e Brendan Gleeson, dopo
In Bruges, uscito nel 2009. La storia segue le
conseguenze di due amici di una vita, Pádraic
(Farrell) e Colm (Gleeson), dopo che quest’ultimo
decide di porre fine alla loro amicizia, senza un’apparente
spiegazione.
Situato nella fittizia isola
irlandese di Inisherin, il film si svolge nel 1923 e
McDonagh promette, ancora una volta, di sfumare i
confini tra commedia e tragedia. Ha dichiarato: “Volevo
raccontare una storia di rottura. Si tratta di cose che peggiorano
inesorabilmente da un punto di partenza semplice e triste […]
Volevo puntare alla bellezza delle immagini e al cinema
introspettivo. Perché se si raffigurasse solo una storia di due
ragazzi che brontolano l’uno contro l’altro, e non ci fosse il tipo
di bellezza finemente ricercata e dalla portata epica, potrebbe
diventare un po’ stancante da seguire“.
Master Gardener
La creatività dello
sceneggiatore e regista Paul Schrader è decisamente senza limiti. Non
solo riceverà il
Leone d’Oro onorario alla Mostra del Cinema di Venezia, ma
presenterà in anteprima fuori concorso il suo nuovo film,
Master Gardener. Narvel Roth
(Joel
Edgerton) è il meticoloso orticoltore di Gracewood
Gardens. La devozione per i terreni della bella e storica dimora è
pari al tentativo di compiacere la sua datrice di lavoro, la ricca
vedova Mrs. Norma Haverhill (Sigourney
Weaver). Quando la donna gli chiede di assumere la sua
capricciosa e inquieta pronipote Maya
(Quintessa Swindel)come apprendista, il caos entra
nella spartana esistenza di Narvel.
“Sono stato fortunato, perché
ho vissuto in una bolla di libertà creativa, ricchezza, tempo
libero, pace e buona salute. Il mio ultimo film si concentra su
Narvel Roth, un uomo solo seduto in una stanza, con una maschera in
volto – che è il suo lavoro di orticoltore – in attesa che accada
qualcosa. E poi qualcosa accade“, commenta
Schrader.
Siccità
Foto di Greta De Lazzaris
Siccità segna il
ritorno di Paolo Virzì al Lido con un film
post-apocalittico condito da un cast all-star:
Monica Bellucci, Sara Serraiocco, Silvio
Orlando, Valerio
Mastandrea, Elena Lietti, Claudia
Pandolfi, Tommaso Ragno, Vinicio
Marchioni, Diego Ribon, Max Tortora, Emanuela Fanelli, Gabriel
Montesi, Beatrice Schiros, Francesca Turrini, Emma
Fasano.
Siccità è
ambientato in una Roma in cui non piove da tre anni e la mancanza
d’acqua stravolge regole e abitudini. Nella città che muore di sete
e di divieti si muove un coro di personaggi, giovani e vecchi,
emarginati e di successo, vittime e approfittatori. Le loro
esistenze sono legate in un unico disegno beffardo e tragico,
mentre cercano ognuno la propria redenzione.
Pearl
Prequel di X- A sexy Horror Story, Pearl
– che sarà presentato fuori concorso a Venezia 79
– ede Mia Goth avventurarsi nell’inquietante
backstory della villain del film di Ti West.
Intrappolata nella fattoria isolata della sua famiglia,
Pearl deve prendersi cura del padre malato sotto
l’occhio amaro e prepotente della madre devota. Desiderosa di una
vita glamour come quella dei film, le ambizioni, le tentazioni e le
repressioni di Pearl si scontrano nella splendida storia delle
origini, ispirata al technicolor, dell’iconica villain di X.
Il commento di Ti
West sul film: “Pearl è la storia di una giovane donna
che desiderava disperatamente una vita diversa. Una vita più simile
a quella che vedeva nei film. Una vita priva di tragedie,
isolamento, repressione e malattie… Una vita appagata da
opportunità illimitate, dallo sfarzo e dal glamour del mondo dello
spettacolo e, soprattutto… l’amore. Questo film è nato durante una
pandemia globale e, mentre torniamo insieme nei cinema, spero che
l’esperienza teatrale comune offra a tutti noi un temporaneo
sollievo dalla follia. Un ritorno a un tempo in cui le percezioni
meravigliose e infantili del mondo potevano ancora essere le
nostre. Per quanto demenziali possano essere“.
Susanna
Nicchiarelli torna al Lido di Venezia con
Chiara, basato sulla vita di Santa Chiara
D’Assisi. Nel cast, Margherita
Mazzucco, Andrea
Carpenzano, Carlotta Natoli,
PaolaTiziana Cruciani,
Flaminia Mancin, Valentino
Campitelli, Paolo Briguglia e con la
partecipazione di Luigi
Lo Cascio. Il film, ambientato ad Assisi nel 1211, ci racconta
la vita di Chiara che, a diciotto anni, una notte
scappa di casa per raggiungere il suo amico
Francesco: da quel momento la sua vita cambia per
sempre. La storia di una santa, la storia di una ragazza e del suo
sogno di libertà.
“La storia di Chiara e
Francesco è entusiasmante. Riscoprire la dimensione politica, oltre
che spirituale, della “radicalità” delle loro vite – la povertà; la
scelta di condurre un’esistenza sempre dalla parte degli ultimi, ai
margini di una società ingiusta; il sogno di una vita di comunità
senza gerarchie e meccanismi di potere – significa riflettere
sull’impatto che il francescanesimo ha avuto sul pensiero laico,
interrogandosi con rispetto sul mistero della trascendenza. La vita
di Chiara, meno conosciuta di quella di Francesco, ci restituisce
l’energia del rinnovamento, l’entusiasmo contagioso della gioventù,
ma anche la drammaticità che qualunque rivoluzione degna di questo
nome porta con sé“, commenta la regista.
The Son
Lo scrittore e regista
francese Florian Zeller approderà a Venezia 79 con
un secondo adattamento di una sua opera teatrale, The
Son, interpretato da Hugh Jackman, Vanessa Kirby, Laura Dern e Anthony Hopkins,
che segnerà la loro seconda collaborazione insieme dopo il successo
di The Father, per il quale
Hopkins ha vinto un Oscar nel 2021. The
Son segue la vita frenetica di Peter
(Jackman) e Beth
(Kirby) e del loro bambino, che viene sconvolta
dal ricongiungimento con l’ex moglie di Peter,
Kate (Dern), con il loro figlio
adolescente.
“The Son è una storia
profondamente umana che, credo, ci connetterà tutti; spero che il
pubblico sarà profondamente commosso dal viaggio di questa
famiglia. Sia Hugh che Laura trasmettono naturalmente grande
calore, compassione e vulnerabilità… invitando il nostro pubblico
ad abbracciare e vivere ogni momento”. La storia è ambientata in
una New York vibrante e molto viva, una città che è un personaggio
importante nel film. The Son dovrebbe indurci a chiamare la
famiglia e gli amici per dire loro che li amiamo e che non sono
soli“, ha commentato Zeller.
Dead for a Dollar
Lo scrittore e regista
Walter Hill (Streets of Fire) , presenterà fuori
concorso a Venezia 79 Dead for a Dollar, con cast
stellare che include Christoph Waltz, Willem Dafoe e Rachel
Brosnahan (tutti confermati alla Mostra del Cinema di
Venezia del 2022). Il film è un western e racconta la storia
di un famoso cacciatore di taglie che si imbatte nel suo nemico
giurato, un giocatore d’azzardo professionista e fuorilegge che
aveva mandato in prigione anni prima.
“Dead For A
Dollar è un racconto schietto e semplice, che prova però
a dare valore a molti elementi del western tradizionale: la
nobiltà primitiva, i combattimenti come prove d’onore, la
nostalgia del passato e l’antica, dura legge del coraggio. Allo
stesso tempo, è un tentativo di parlare di razzismo e di questioni
di genere, problemi contro cui lottiamo oggi. Scrivere e dirigere
il film è stato un colpo di fortuna. Ottenere i finanziamenti, un
miracolo. Lavorare con un simile cast, pura gioia“, ha
raccontato Walter Hill.
Tár
Tár
segna il grande ritorno al cinema del regista Todd
Field, a 15 anni dal suo ultimo film, Little
Children. Nella pellicola, Cate Blanchett interpreterà Lydia
Tár, personaggio fittizio considerata una delle migliori
compositrici nonché prima donna direttrice di una rinomata
orchestra tedesca. Cate Blanchett ha spiegato in
un’intervista a The Film Comment Podcast: “Tár tratta di una
sorta di caduta dalla grazia, di un momento di ritorno a Dio, del
processo creativo e del potere, quindi è davvero
interessante“.
Riget Exodus – Lars Von Trier
Menzione d’onore e aggiunta
attesissima a Venezia 79 per Riget Exodus, che segna il ritorno
dello sceneggiatore e regista Lars Von Trier al
Lido dopo Nymphomaniac, questa volta concludendo la sua
serie The Kingdom con una stagione finale. Questa
stagione è incentrata su una sonnambula che è fortemente
influenzata dalle ombre che si nascondono nel Regno del titolo, che
cerca nel frattempo di rispondere alle sue domande irrisolte per
salvare l’ospedale dalla rovina. La porta del Regno si sta aprendo
ancora una volta e noi siamo in attesa di questa autentica
rivelazione.
L’Hollywood
Reporterha rivelato che il regista Matt
Shakman non dirigerà più Star Trek
4 per la Paramount
Pictures. Venerdì è
stata diffusa la notizia che il regista
di WandaVisionè
in trattative per prendere in carico i Fantastici
Quattroper i Marvel Studios e, visto che il film uscirà
meno di un anno dopo il prossimo filmdi Star
Trek,questa notizia non è poi così inaspettata.
Star Trek
4 rimane una priorità per lo studio,
ma sembra che la prospettiva di riportare la Prima Famiglia della
Marvel sul grande schermo fosse più
allettante per Matt Shakman piuttosto
che lavorare con l’equipaggio dell’Enterprise!
“Matt Shakman è un regista incredibilmente talentuoso
e ci dispiace che i tempi non siano stati allineati per lui per
dirigere il nostro prossimo film di Star
Trek”, ha detto la Paramount
Pictures in una nota. “Siamo grati per i
suoi numerosi contributi, siamo entusiasti della visione creativa
di questo prossimo capitolo e non vediamo l’ora di portarlo al
pubblico di tutto il mondo”.
Il prossimo film di Star Trek
Star Trek
4 è rimasto intrappolato nell’inferno dello sviluppo
per anni, facendosi strada attraverso numerosi scrittori e registi.
La Paramount spera ancora di riportare quel cast
di riavvio completo, anche se non è chiaro se anche la star
di Thor:
Love and ThunderChris
Hemsworth farà parte del progetto dopo essere stato
precedentemente in trattative per tornare nei panni del padre di
James T. Kirk.
Quentin
Tarantino e Noah Hawley sono stati
entrambi presi in considerazione per possibili film
di Star Trekprima che lo
studio si impegnasse in una quarta puntata con Shakman al
timone. La versione più recente della
sceneggiatura è di Josh Friedman e Cameron
Squires, che lavorano su una bozza di Lindsey Beer
e Geneva Robertson-Dworet. La ricerca di un nuovo
regista è già iniziata, anche se non è chiaro se Star Trek
4 sarà in grado di rispettare la
data di uscita prevista per il 22 dicembre 2023. A meno che lo
studio non si muova velocemente, immaginiamo che questa data è
destinata a cambiare.
Prime Video USA ha diffuso il primo
trailer dell’annunciato film Amazon Studios, My Best
Friend’s Exorcism, l’horror comedy che arriverà in
esclusiva su Prime
Video sabato 30 settembre. Basata sull’omonimo romanzo
bestseller del 2016 di Grady Hendrix, la commedia horror vede come
protagonisti Elsie Fisher (Texas
Chainsaw Massacre, Eighth Grade) e Amiah
Miller (The Water Man,
War For the Planet of the Apes) nei panni delle
migliori amiche Abby e Gretchen che si trovano con un
problema da “far girare la testa” quando quest’ultimo è posseduto
da una forza demoniaca dopo essere scomparso nel bosco.
“Il film è incentrato su
Abby e Gretchen, che sono migliori amiche, e durante una notte
nella baita dei genitori di un amico, escono a fare una
passeggiata e finiscono in uno strano edificio nel bosco”,
ha rivelato il regista Damon Thomas a EW. “Succede
qualcosa di brutto e Gretchen da quel momento in poi inizia a
comportarsi in modo strano”. Abby viene informata che la
sua amica potrebbe richiedere un esorcismo da parte di un
cristiano evangelico interpretato da Christopher
Lowell di GLOW , e la coppia
inizia a raccogliere gli oggetti benedetti necessari per eseguire
il rituale.
La trama del film
“ L’anno è il 1988. Le studentesse
del secondo anno delle superiori Abby e Gretchen sono migliori
amiche dalla quarta elementare. Ma dopo che una serata di
immersione in magro è andata disastrosamente storta, Gretchen
inizia a comportarsi… in modo diverso. È lunatica. È
irritabile. E bizzarri incidenti continuano a succedere ogni
volta che è nelle vicinanze. L’indagine di Abby la porta ad
alcune scoperte sorprendenti e quando la loro storia raggiunge la
sua terrificante conclusione, il destino di Abby e Gretchen sarà
determinato da un’unica domanda: la loro amicizia è abbastanza
potente da sconfiggere il diavolo?
Quando Christian Bale ha rivelato di aver girato
scene per Thor: Love and
Thunder con Jeff Goldblum (The Grandmaster) e Peter Dinklage (Eitri), i fan hanno
immediatamente iniziato a chiedersi perché i Marvel Studios avrebbero tagliato quelle che
sembravano due enormi interazioni per Gorr the God Butcher. Né The
Grandmaster né Eitri sono stati infine inclusi nel film, anche se
questo ultimo lotto di concept art mostra il primo benvenuto a
Thor, The Mighty Thor e Valkyrie sulla “Luna della
vergogna”. L’ antagonista di Thor:
Ragnarok sembra avere un corpo completamente
robotico e sembra vivere sulla luna incolore dove i nostri eroi
alla fine hanno affrontato Gorr.
È
chiaro che questa non è una semplice scena eliminata e suggerisce
che i Marvel Studios, in effetti, hanno
tagliato un’intera sottotrama che ruota attorno al personaggio.
Supponiamo che il Gran Maestro sia stato brutalmente attaccato da
Gorr quando il cattivo è andato sul sentiero di guerra, salvandosi
con un corpo robotico. Da lì, gli eroi di Thor: Love and
Thunder lo avrebbero poi trovato su quella
luna, probabilmente scoprendo sempre di più sul piano di Gorr in
evoluzione.
Thor: Love and
Thunder alla fine è arrivato con una durata
inferiore alle due ore e ha ricevuto recensioni mediocri. Il
giudizio che andava per la maggiore era che la storia fosse
affrettata e il regista Taika Waititi ha chiarito
che non vorrebbe che queste scene eliminate fossero pubblicate
(probabilmente questo spiega perché non si trovano da nessuna parte
nelle
prossime edizioni Blu-ray annunciata).Dai un’occhiata a questa
nuova concept art di seguito:
Thor: Love and Thunder è il
quarto capitolo sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà Jane
Foster, interpretata di nuovo daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il panel
dei Marvel Studios al
Comic-Con. Il film è uscito il 6 Luglio 2022.
Il film segue Thor
(Chris
Hemsworth) in un viaggio diverso da quelli affrontati
fino ad ora, alla ricerca della pace interiore. Ma il suo riposo è
interrotto da un killer galattico conosciuto come Gorr il
Macellatore di Dei (Christian
Bale), che cerca l’estinzione degli dei. Per
combattere la minaccia, Thor si affida all’aiuto di Valchiria
(Tessa
Thompson), Korg (Taika Waititi) e
dell’ex fidanzata Jane Foster (Natalie
Portman) che, con stupore di Thor, brandisce
inspiegabilmente il suo martello magico, Mjolnir, come Mighty Thor.
Insieme, intraprendono una sconvolgente avventura cosmica per
scoprire il mistero della vendetta di Gorr il macellatore di dei e
fermarlo prima che sia troppo tardi.
Taika Waititi tornerà alla regia di Thor: Love and Thunder, un
film dei Marvel Studios
dopo
Thor: Ragnarok, così come Chris
Hemsworth e Tessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e
Valchiria dopo l’ultima apparizione in
Avengers: Endgame. Nel cast anche
Christian Bale nei panni del villain Gorr il
Macellatore di Dei, e
Russell Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del
progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi
come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.