Il prossimo reboot di Harry
Potter della HBO deve ancora trovare alcuni ruoli
chiave, e intanto i set per la serie cominciano a essere costruiti.
Abbiamo visto Privet Drive e una versione ridotta del Binario 9¾, e
foto di quella che sembra la Sala Grande di Hogwarts sono state
pubblicate online. Non mostrano molto, ma tutto indica che si
tratta di un’interpretazione adeguatamente impressionante di un
luogo chiave nei libri… e nei film.
Superare ciò che abbiamo visto in
sala non sarà un’impresa facile, anche se questo vale per ogni
luogo che verrà ricreato in Harry Potter. La prova
più grande sarà quanto l’interpretazione che la serie offrirà di
questi luoghi si differenzierà da ciò che abbiamo già visto sullo
schermo nel corso degli anni.
Come prevedibile, nel Regno Unito
sono attualmente in corso lavori di costruzione enormi, e non si
può fare a meno di chiedersi se questi set diventeranno un’altra
attrazione turistica per la Warner Bros., in futuro. L’Harry Potter
Studio Tour è proprio dietro l’angolo e ospita molti dei set e dei
costumi presenti nella saga cinematografica.
Per Warner Bros. Discovery, il piano
sembra essere quello di continuare a monetizzare la saga,
presentandola al contempo a una nuova generazione di bambini.
Potete dare un’occhiata più da vicino ai primi lavori di
costruzione della Sala Grande di Harry Potter nel post X qui
sotto.
I ruoli in “Harry Potter” hanno
lanciato Daniel Radcliffe, Emma
Watson e Rupert Grint alla fama mondiale
nei primi anni 2000, e la serie HBO potrebbe fare lo stesso per
McLaughlin, Stanton e Stout, che sono in gran parte esordienti.
McLaughlin ha recitato in “Grow“, una commedia di
prossima uscita su Sky con Nick Frost e
Golda Rosheuvel, mentre Stanton ha interpretato
Matilda in “Matilda: The Musical” nel West End dal
2023 al 2024. “Harry Potter” sarà il primo ruolo
importante per Stout.
I tre giovani attori si uniscono
agli altri membri del cast John Lithgow
(“Conclave”, “The
Crown”) nel ruolo di Albus Silente, Janet
McTeer (“Mission: Impossible – Il giudizio finale”, “La
regina bianca”) in quello di Minerva McGranitt, Paapa
Essiedu (“I May Destroy You”, “Gangs of London”) in quello
di Severus Piton, Nick Frost (“L’alba dei morti
dementi”, “Hot Fuzz”) in quello di Rubeus Hagrid, Luke
Thallon (“Leopoldstadt” di Tom Stoppard, “Patriots” di
Rupert Goold) in quello di Quirinus Raptor e Paul
Whitehouse (“The Fast Show”, “Harry & Paul”) in quello di
Argus Filch.
La serie di “Harry Potter” è scritta
e prodotta esecutivamente da Gardiner, che è anche showrunner.
Mylod sarà produttore esecutivo e dirigerà diversi episodi della
serie per HBO in collaborazione con Brontë Film and TV e Warner
Bros. Television. La serie è prodotta esecutivamente dall’autrice
J.K. Rowling, Neil Blair e Ruth Kenley-Letts di Brontë Film and TV,
e da David Heyman di Heyday Films.
Il progetto iniziale di HBO prevede
una serie di sette stagioni, ognuna delle quali racconterà in 8/10
episodi la storia di un libro. Considerato che gli episodi
potrebbero essere lunghi circa un’ora, significa che lo show avrà
la possibilità di approfondire e raccontare in maniera molto più
dettagliata il mondo di JK Rowling rispetto a
quanto fatto dai film della Warner Bros.
Secondo Variety, il reboot di Scrubs è stato ufficialmente ordinato dalla ABC
come serie completa, e due membri del cast originale,
Donald Faison e Sarah Chalke, si uniranno al
collega Zach Braff nel nuovo show. La notizia
dell’ordine diretto per la serie è stata data oggi, con il reboot
della bizzarra commedia ospedaliera che punta alla stagione
2025-26.
Il creatore della serie originale
Bill Lawrence ha sottolineato che il reboot di Scrubs inizia
e finisce con JD e Turk, dicendo: “Scrubs significa molto per
me. Sono davvero entusiasta di poter riunire il gruppo”. In
effetti, la serie non avrebbe mai funzionato senza almeno Faison a
bordo, a giudicare dalla nuova logline appena pubblicata:
“JD (Braff) e Turk (Faison) tornano a lavorare insieme per la
prima volta dopo tanto tempo: la medicina è cambiata, gli stagisti
sono cambiati, ma la loro amicizia ha resistito alla prova del
tempo. Personaggi nuovi e vecchi navigano nelle acque del Sacred
Heart con risate, cuore e alcune sorprese lungo il
percorso”.
Cosa significa la notizia
del casting per il reboot di Scrubs
Aspettatevi il ritorno di
altri membri del cast originale
Non era ancora certo che i membri
del cast originale sarebbero tornati per il reboot di Scrubs, ma
era certamente improbabile che funzionasse senza di loro. In
particolare, è difficile immaginare lo show con il J.D. Dorian di
Braff senza il Turk di Faison al suo fianco (o immaginare Braff
senza Faison, punto). Elliot Reed di Sarah Chalke è altrettanto
importante, con il trio di giovani residenti diventati medici
veterani che fa da colonna portante dello show.
Secondo alcune fonti, altri membri
del cast originale di Scrubs sono attualmente in trattativa e
dovrebbero tornare. Il principale tra questi è probabilmente John
C. McGinley nel ruolo del Dr. Cox, il mentore sarcastico e cinico
di J.D., che è diventato una sorta di figura paterna per J.D. È
altrettanto difficile immaginare Scrubs senza di lui, data la sua
importanza per la serie.
Il reboot perderebbe gran parte del
suo tono unico senza le sue battute tipiche. Lo stesso vale per
l’infermiera Carla Espinosa interpretata da Judy Reyes, il
diabolico primario Dr. Kelso interpretato da Ken Jenkins e il
custode interpretato da Neil Richard Flynn. Speriamo che le
trattative con gli altri membri del cast procedano senza intoppi e
rapidamente.
Guy Ritchie ha
deciso di abbandonare la regia di Road
House2 (qui
la recensione del primo capitolo). Non è ancora
chiaro perché Ritchie abbia abbandonato il progetto di Amazon MGM,
che vede Jake Gyllenhaal riprendere il ruolo principale
di Dalton. La produzione del film dovrebbe iniziare a
settembre.
Will Beall (“Bad
Boys: Ride or Die”, “Beverly Hills Cop: Axel F”) sta scrivendo la
sceneggiatura di Road House 2. I dettagli della
trama rimangono riservati. Tra i produttori figurano
Charles Roven e Alex Gartner di
Atlas Entertainment, oltre a Gyllenhaal per la sua Nine Stories
Productions con Josh McLaughlin. Il cast si stava preparando ad
includere nuovi volti come Dave Bautista, ma non è
chiaro se il cambio di regia influirà sulla scaletta.
Road House del
2024, un reboot del classico del 1989 con Patrick
Swayze, vedeva Gyllenhaal nei panni di un ex lottatore UFC
che fatica a sopravvivere. Inizia a lavorare come buttafuori in un
bar delle Florida Keys, ritrovandosi coinvolto in una guerra tra
fuorilegge, motociclisti e un costruttore determinato a costruire
un lussuoso resort per ultra-ricchi.
Il film è stato considerato un
successo da Amazon MGM e lo studio ha annunciato che un sequel era
in fase di sviluppo la scorsa estate durante la sua presentazione
inaugurale degli Upfronts. Il film è stato lanciato su Prime Video lo scorso marzo e ha battuto i record
per la piattaforma di streaming, attirando quasi 80 milioni di
spettatori in tutto il mondo nelle sue prime otto settimane,
diventando “il debutto cinematografico più visto di sempre
dello studio a livello mondiale”, secondo l’allora capo dello
studio Jennifer Salke.
Tutto quello che c’è da sapere su
Road House
Il film ha come protagonista
Jake Gyllenhaal nei panni di Elwood Dalton, un
ex lottatore UFC che lotta per sbarcare il lunario. Dopo che la
proprietaria di un Roadhouse delle Florida Keys lo trova a dormire
nella sua auto, Elwood diventa il buttafuori del locale e si
ritrova coinvolto in una guerra tra fuorilegge e motociclisti (tra
cui l’attuale artista di arti marziali miste, diventato attore per
la prima volta, Conor McGregor) e un costruttore
deciso a costruire un sontuoso resort per “ricchi stronzi”
al posto di quel locale.
La star di Shrinking,Jessica Williams, che l’estate scorsa ha
confermato che si sarebbe unita al cast, interpreta la proprietaria
del Roadhouse. Completano il cast di Road
House gli attori Billy Magnussen
(No
Time To Die), Daniela Melchior (The
Suicide Squad), Gbemisola Ikumelo (A
League of Their Own), Lukas Gage (The
White Lotus), Hannah Love Lanier (A Black
Lady Sketch Show), Travis Van Winkle
(You), B. K. Cannon (Why Women
Kill), Arturo Castro (Broad City),
Dominique Columbus (Ray Donovan),
Beau Knapp (Seven Seconds) e Bob
Menery.
Doug Liman
(Edge
of Tomorrow) dirige Road House
da una sceneggiatura scritta da Anthony Bagarozzi
e Charles Mondry. Dopo aver prodotto il film
originale del 1989, Joel Silver torna a produrre
per la sua società Silver Pictures insieme a JJ
Hook, Alison Winter e Aaron
Auch, che fungono da produttori esecutivi. “Sono
entusiasta di dare un tocco personale all’eredità dell’amato ‘Road
House‘”, ha condiviso Liman in un comunicato. “E non vedo
l’ora di mostrare al pubblico quello che io e Jake faremo con
questo ruolo iconico“
Continuando a spingersi verso il
record di serie più lunga nella storia di Netflix, Virgin
Riverha raggiunto un altro importante
traguardo con il rinnovo per la settima stagione. Basata
sull’omonima serie di romanzi dell’autrice Robyn Carr, Virgin River racconta la storia di Mel
(Alexandra Breckenridge) che si trasferisce nell’omonima cittadina
della California settentrionale per lavorare come infermiera e dare
una svolta alla sua vita frenetica. Come ha imparato nelle sei
stagioni finora, la vita in una piccola città è tutt’altro che
facile, e Virgin River ha offerto colpi di scena sufficienti
a rivaleggiare con qualsiasi altro dramma romantico in TV.
Mantenendo un calendario di uscite
annuale dal 2019 (un’impresa straordinaria considerando i ritardi
della TV in streaming), la sesta stagione di Virgin River ha
offerto alcuni cambiamenti importanti. Il tira e molla tra Mel e
Jack è finalmente giunto alla conclusione definitiva con il
matrimonio della coppia, il culmine perfetto di anni di storia.
Tuttavia, il viaggio alla scoperta di sé stessa di Mel è lungi
dall’essere finito, e lei ha solo iniziato a scalfire la superficie
della storia della sua famiglia.
Il finale della sesta stagione di Virgin River è stato
pensato per stuzzicare la curiosità dei fan su una potenziale
settima stagione, e Netflix ha già tolto ogni suspense rinnovando
la serie.
Ultime notizie su Virgin River
– Stagione 7
Iniziano le riprese della
stagione 7
Poco dopo il debutto della sesta
stagione su Netflix, le ultime notizie confermano che
sono iniziate le riprese della settima stagione di Virgin
River. La notizia è stata data dalla star della serie
Martin Henderson, che ha pubblicato su Instagram un video di se
stesso nella sua roulotte in quello che ha definito “Giorno
1”. Mentre apriva un pacco di Netflix, Henderson ha
ringraziato i fan che hanno contribuito a rendere “accogliente e
sincero” questo show di grande successo. Con l’inizio delle
riprese, non è ancora chiaro quando finirà esattamente la
stagione.
La settima stagione di Virgin
River è confermata
La settima stagione è stata
confermata prima del debutto della sesta
Anche se altre serie
originali Netflix richiedono anni tra una stagione e l’altra
(Stranger Things, Wednesday, ETC), Virgin River è stato il successo
più costante della piattaforma.
A testimonianza della fiducia che
Netflix ripone in Virgin River, la piattaforma ha deciso di
rinnovare la serie per una settima stagione due mesi prima del
debutto della sesta. Nell’ottobre 2024, Netflix ha annunciato che
la settima stagione di Virgin River, che eguaglierà il
record della serie, sarebbe arrivata presto, anche se i dettagli
iniziali erano scarsi. Tuttavia, vista la storia della serie, che
conta già sei stagioni, Netflix spera probabilmente di lanciare
un’altra stagione nel 2025 per mantenere il calendario annuale.
Anche se altre serie originali Netflix richiedono anni tra una
stagione e l’altra (Stranger Things, Wednesday, ETC),
Virgin River è stato il successo più costante della
piattaforma.
Non è stata ancora annunciata una
tempistica di produzione per la settima stagione, ma dovrà seguire
il calendario degli anni precedenti se la serie dovrà essere
consegnata entro la fine del 2025. Ad eccezione delle stagioni 3 e
4, arrivate a luglio, tutte le stagioni di Virgin River sono
state trasmesse tra settembre e dicembre. Le riprese sono
iniziate il 12 marzo 2025 e probabilmente termineranno a metà
estate. Fino a quando non saranno disponibili ulteriori
informazioni, si prevede che la stagione 7 sarà trasmessa
nell’autunno del 2025.
Dettagli sul cast della settima
stagione di Virgin River
Mel e Jack torneranno nella
settima stagione
Per trasmettere la ricca e
complessa trama che caratterizza la città di Virgin River, la serie
si avvale di un vasto ensemble di personaggi. Anche se non si sa
molto sul cast della settima stagione, è lecito supporre che
torneranno tutti quelli che possono, soprattutto perché la sesta
stagione ha portato in primo piano le storie di alcuni personaggi.
Mel, interpretata da Alexandra Breckenridge, e Jack,
interpretato da Martin Henderson, sono una coppia sicura, e le
loro recenti nozze hanno aperto un nuovo capitolo nella loro lunga
e travagliata storia d’amore.
Altrove, il “Doc” Mullins di Tim
Matheson è balzato in primo piano con la sua attività
minacciata dal Grace Valley Hospital, e la trama avvincente di
Charmaine (Lauren Hammersley) si è riaccesa nel finale della sesta
stagione dopo la sua scomparsa. Sebbene non sia stato confermato
che sia lui il colpevole, il ritorno del malvagio Calvin (David
Cubitt) lo rende il principale sospettato della scomparsa di
Charmaine, e probabilmente tornerà anche nella settima stagione.
Anche la sorella di Jack, Brie (Zibby Allen), il suo caro amico
Mike (Marco Grazzini) e Dan Brady (Ben Hollingsworth) dovrebbero
tornare, dato che la loro storia d’amore non è ancora finita.
Dettagli sulla trama Virgin
River – Stagione 7
Una serie di drammi arriva in
città nella stagione 7
Non sorprende che la stagione 6 di
Virgin River sia stata ricca di colpi di scena che
influenzeranno la trama della prossima stagione 7. Il matrimonio di
Mel e Jack è stato un passo avanti soddisfacente per la coppia che
ha caratterizzato la serie sin dal primo episodio e, sebbene la
loro relazione sia solida, i drammi li circondano come un uragano.
Forse la questione più urgente della stagione 7 è il destino di
Charmaine (la vecchia fiamma di Jack). È tornata nella sua vita
dopo la debacle dei gemelli, ma lo stesso ha fatto il suo ex
fidanzato, Calvin.
Questo ha creato tensione nella
nuova unione, ma il comportamento strano di Charmaine ha messo Jack
sulle spine. Le cose sono peggiorate quando ha scoperto che la sua
casa era stata saccheggiata, facendo sembrare la sua assenza più un
caso di persona scomparsa. Anche se non è confermato che Calvin sia
dietro ai guai, è il colpevole più probabile considerando il suo
passato con Charmaine. Altrove, lo studio del “Doc” Mullins è
minacciato dall’espansione del Grace Valley Hospital, e i
burocrati dell’ospedale si sono già posizionati come potenziali
antagonisti della settima stagione.
Infine, Mike ha chiesto a Brie di
sposarlo nonostante sia a conoscenza del suo passato con Brady, e
la loro storia sta appena iniziando a diventare interessante. Anche
Muriel, vecchia amica-nemica di Hope, scopre di avere un tumore al
seno, una diagnosi che trasformerà la sua vita. Come se non
bastasse, Mel continua la sua ricerca di risposte sul passato
della sua famiglia, mentre la sua nuova relazione con il padre
biologico, Everett, continua a rivelare dettagli sconosciuti. La
settima stagione di Virgin River sarà importante per
una serie di motivi, non ultimo il gran numero di trame
avvincenti.
Superman
di James
Gunn (la
nostra recensione), il primo film della DC Studios,
co-gestito dal regista con Peter Safran, sta per
incassare oltre 21 milioni di dollari in anteprime complessive,
secondo quanto riportato dalle fonti USA.
E il pubblico lo adora, con un 95%
di “freshness” su Rotten Tomatoes. Gunn, Safran e tutta la Warner
Bros. possono stare tranquilli dopo le critiche dei cinici al primo
trailer di dicembre. È il miglior punteggio di RT di sempre per un
film di Superman, persino migliore del
film originale del 1978 di Richard Donner (86%).
Prendetevela, troll.
L’anteprima di
Superman include gli incassi delle proiezioni di
martedì sera per gli abbonati Amazon Prime, pari a 2,8 milioni di
dollari, più gli incassi derivanti dagli spettacoli iniziati oggi
alle 14:00.
Molti record in circolazione per il
primo titolo della fase uno della DC “Gods and Monsters“:
innanzitutto, le anteprime di Superman
rappresentano un record per un film diretto da James
Gunn, superando Guardiani della Galassia Vol.
3 incassa 17,5 milioni di dollari (118,4 milioni di
dollari in 3 giorni) ed è anche la migliore anteprima che abbiamo
visto quest’anno, prima di Lilo & Stitch della
Disney (14,5 milioni di dollari, 146 milioni di dollari in 3
giorni) e Captain America: Brave New
World (12 milioni di dollari, 88,8 milioni di dollari
in 3 giorni).
Mentre la Warner sperava in un
incasso iniziale di 100 milioni di dollari in 3 giorni e le
proiezioni puntavano a 115-130 milioni di dollari,
Superman sembra voler sbaragliare tutte queste
previsioni. La proprietà intellettuale è stata riproposta diverse
volte nel corso della storia, non solo sul grande schermo, ma anche
in radio con diverse iterazioni in TV, tra cui la prima serie in
bianco e nero degli anni ’50 con George
Reeves.
Altri dati interessanti: il
Superman di James Gunn supera di
gran lunga il botteghino di anteprima di L’Uomo d’Acciaio di Zack
Snyder del 2013 (9 milioni di dollari, inizio alle 22:00,
anteprime in un’epoca diversa, che si è trasformato in un’apertura
di 116,6 milioni di dollari). C’è anche la possibilità che possa
superare The Batman di Matt
Reeves del 2022, che ha incassato 21,6 milioni di dollari
in anteprime complessive (inclusi 4 milioni di dollari per gli
spettacoli del martedì e gli spettacoli del giovedì con inizio alle
15:00; apertura di 134 milioni di dollari).
Superman di Gunn è vicino al sole per quanto
riguarda i record di anteprime per i film di Superman in
generale, ma non l’ha superato (e questo non è un male),
il che significa che Batman v. Superman del 2016
detiene il record per le migliori anteprime di sempre per un film
di Superman con 27,7 milioni di dollari (166
milioni di dollari in 3 giorni).
La società di analisi dei social
media RelishMix ha notato un passaparola positivo in vista
dell’uscita, con un enorme universo social su YouTube, TikTok, X,
Instagram e Facebook di 953,8 milioni, +20% della copertura dei
film di genere supereroistico prima della loro uscita. Questa
copertura supera quella di Guardiani della Galassia Vol. 3 (709,7
milioni), The Batman (631,7 milioni), Joker Folie à Deux (567
milioni) e non è lontana da Deadpool e Wolverine (1,15
miliardi).
La notte del
giudizio (il cui titolo originale è The
Purge), uscito nel 2013 e diretto da James DeMonaco, è un
thriller distopico che parte da un’idea semplice quanto
agghiacciante: in un futuro prossimo, il governo statunitense ha
istituito una notte all’anno in cui ogni crimine, compreso
l’omicidio, è legale per 12 ore. Il film prende così ispirazione da
riflessioni sociopolitiche sulla violenza, la disuguaglianza e il
controllo sociale, sviluppando una premessa provocatoria in stile
allegorico. L’influenza di classici come Arancia meccanica o 1984 si fa sentire, ma
viene declinata in un linguaggio più accessibile al pubblico
contemporaneo, attraverso elementi da home invasion e horror
urbano.
Con un budget contenuto e una
distribuzione modesta, La notte del giudizio
(qui
la recensione) ha sorpreso al botteghino, incassando oltre 80
milioni di dollari a fronte di un costo di produzione di appena 3
milioni. Il successo è dovuto anche alla capacità del film di
fondere tensione narrativa e critica sociale, riflettendo sulla
paura, sull’ipocrisia della società benestante e sulla fragilità
del concetto di giustizia. Il protagonista interpretato da Ethan Hawke incarna il conflitto tra
protezione familiare e complicità con un sistema inumano, mentre
l’atmosfera claustrofobica e le dinamiche morali creano un senso
costante di inquietudine.
Il forte impatto del film ha dato
vita a
un intero franchise, con quattro sequel cinematografici e una
serie televisiva che ampliano e approfondiscono l’universo
distopico della Purga. Ogni capitolo esplora aspetti diversi di
questa società deviata: dalla genesi del programma all’esplosione
della violenza incontrollata, fino al possibile collasso del
sistema stesso. Tuttavia, tutto ha inizio con il primo film, che
pone le basi morali e concettuali del racconto. Nel prosieguo
dell’articolo, analizzeremo il finale di La notte del
giudizio, spiegandone gli eventi principali e il
significato più profondo, tra critica sociale e domande etiche.
Il film narra una storia ambientata
in un futuro distopico. Siamo nel 2022: al fine di controllare il
crescente tasso di criminalità, il governo degli Stati Uniti ha
concesso ai cittadini la notte dello ‘Sfogo’, durante la quale è
concessa ogni azione più aberrante e malvagia senza conseguenze
legali. Il risultato è una considerevole crescita economica, oltre
che una società priva di senzatetto e deboli. In questo contesto
vive James Sandin (Ethan
Hawke), un uomo d’affari di successo che vende sistemi
di sicurezza per le abitazioni. Con lui vive la moglie
Mary (Lena
Headey) e i figli adolescenti Charlie
e Zoey.
Nel film, durante le dodici ore
dello ‘Sfogo’, James ha deciso di non partecipare all’evento, ma di
guardare un film con la famiglia nella loro bella casa di
periferia, chiusa ermeticamente da ogni aggressione esterna.
Tuttavia, quando il giovane Charlie vede dalla finestra un uomo
inseguito da un gruppo di assassini, mosso a compassione disattiva
il dispositivo di sicurezza e lascia entrare l’uomo in casa.
Sfortunatamente, la gang inseguitrice non ha intenzione di
rinunciare alla propria preda e danno un ultimatum a James: se non
gli consegna l’uomo, loro uccideranno tutta la sua famiglia.
La spiegazione del finale del
film
Nel terzo atto di La notte
del giudizio, la situazione esplode in tutta la sua
brutalità. Dopo aver dato rifugio all’uomo in fuga da un gruppo di
purgatori, James Sandin e la sua famiglia si ritrovano assediati
nella propria casa. I giovani mascherati, arroganti rappresentanti
della classe privilegiata, vogliono l’uomo indietro per poterlo
uccidere “legalmente” durante la Purga. James inizialmente tenta di
assecondare le regole del sistema pur mantenendo la sicurezza della
sua famiglia, ma quando realizza la totale disumanità di ciò che
sta accadendo, decide di difendere il rifugiato e affrontare i suoi
assalitori.
Lo scontro culmina inevitabilmente
in un massacro: James riesce a eliminare alcuni degli invasori, ma
viene mortalmente ferito. Poco dopo, i vicini della famiglia Sandin
— inizialmente creduti solidali — irrompono in casa con l’intento
di uccidere tutti e approfittare della notte per sfogare le proprie
frustrazioni. Sarà l’uomo salvato a intervenire per salvare la
moglie di James e i figli. La protagonista, Mary (Lena Headey),
impone la fine della violenza fino alla sirena che segna la
conclusione della Purga. Il film si chiude all’alba, in un silenzio
carico di dolore e consapevolezza, con la famiglia sopravvissuta ma
un Paese che resta prigioniero del suo sistema distorto.
Il finale di La notte del
giudizio mette dunque a nudo tutta la perversione di
un’ideologia che giustifica la violenza come strumento di ordine
sociale. La Purga non è un’idea nata per abbattere il crimine, ma
un rituale volto a mantenere l’equilibrio economico e a sfogare
l’aggressività sui più deboli, preservando i privilegi delle classi
alte. Il film mostra come anche chi trae vantaggio dal sistema —
come James — possa diventare vittima quando l’ordine crolla. Il
messaggio è chiaro: in un mondo che legittima l’odio, nessuno è
veramente al sicuro.
In chiave simbolica, il film
denuncia l’ipocrisia delle società occidentali, che parlano di
libertà e giustizia ma tollerano (o alimentano) disuguaglianze
profonde. I vicini della famiglia Sandin, apparentemente perbene,
si rivelano i più assetati di sangue. La notte del
giudizio costringe lo spettatore a interrogarsi: cosa
faremmo noi in una notte senza regole? E soprattutto, quali regole
seguiamo davvero nella nostra quotidianità? Il film suggerisce che
il vero orrore non è la violenza, ma la sua accettazione silenziosa
come parte del sistema. Una riflessione cruda, attuale e
disturbante, che va ben oltre l’intrattenimento.
Colpo di dadi,
diretto da Yves Attal e uscito nel 2023, è un film
drammatico che fonde suspense psicologica e riflessione morale
all’interno di una vicenda costruita su tensioni familiari, segreti
e scelte irreversibili. Ambientato in una provincia francese
elegante ma opprimente, il film ruota attorno ad un’amicizia messa
a dura prova e che si trasforma gradualmente in un confronto carico
di tensione emotiva e ambiguità etica, dove ogni parola è una
minaccia velata e ogni gesto può stravolgere il fragile equilibrio
tra i personaggi.
Yves Attal, dopo
aver diretto Quasi nemici e
L’accusa, costruisce un racconto raffinato e teso, che si
muove tra il dramma borghese e il thriller esistenziale. Con uno
stile sobrio ma ricercato, il regista gioca sulla costruzione della
tensione attraverso dialoghi affilati, silenzi prolungati e una
regia che indugia sui dettagli. La sua opera richiama alla memoria
film come Carnage di Roman Polanski o Il sospetto di Thomas Vinterberg, ma
con un’identità propria, che privilegia l’ambiguità e la
riflessione morale sul giudizio, la colpa e il perdono.
Nel prosieguo dell’articolo ci
soffermeremo su una domanda che molti spettatori si sono posti dopo
la visione: il film è tratto da una storia vera? La sua narrazione
realistica e il modo in cui affronta dinamiche umane profonde
potrebbero far pensare a un caso realmente accaduto. Analizzeremo
quindi se dietro la finzione cinematografica si cela un fatto di
cronaca o se Colpo di dadi è invece un’opera
completamente originale, costruita per esplorare i limiti della
coscienza e del libero arbitrio.
Yvan Attal in Colpo di dadi
La trama di Colpo di dadi
Il film segue la storia di
Mathieu e Vincent (Yvan
Attal e Guillaume Canet), due amici
fraterni inseparabili di lunga data e soci in affari, legati da un
passato complesso e da molte scelte condivise. Mathieu deve tutto a
Vincent, la casa in cui vive, il suo lavoro e persino la vita che
gli ha salvato dieci anni prima, in circostanze mai del tutto
chiarite. Insieme alle rispettive compagne formano un gruppo
affiatato che conduce una vita serena in Costa Azzurra, tra
abitudini consolidate e rapporti che sembrano in equilibrio. Ma
dietro questa apparente armonia si nasconde una verità più
oscura.
Vincent, spirito libero e seduttore
incallito, ha una giovane e bellissima amante che si chiama
Juliette (Marie-Josée Croze), con
cui intrattiene una relazione tormentata e altalenante. Quando sua
moglie comincia a sospettare qualcosa, chiede a Mathieu di indagare
e coprire se la sta tradendo. Lui, riluttante ma onesto, accetta,
finché nel tentativo di placare l’ennesima crisi sentimentale tra
Vincent e Juliette, non finisce per innamorarsi proprio della donna
dell’amico. Juliette, irresistibile e sfuggente, accende in Mathieu
un desiderio nuovo e pericoloso che l’uomo non riesce a
controllare.
Ma il suo sentimento non è
ricambiato, e il rifiuto, unito al senso di colpa, trasforma l’uomo
mite in una figura tormentata e imprevedibile, incapace di
ritrovare lucidità. Quando Juliette viene trovata misteriosamente
morta, l’equilibrio tra le due coppie si spezza definitivamente. Il
sospetto si insinua, le certezze crollano, e ciò che era solo una
passione nascosta si trasforma in una serie di bugie e di tensione.
Le maschere cadono, e tutti, in un modo o nell’altro, finiranno per
pagare il prezzo delle loro omissioni.
Guillaume Canet in Colpo di dadi
Il film è tratto da una storia vera?
Nonostante l’intensità realistica
della messa in scena e la profondità dei suoi dialoghi morali,
Colpo di dadi non è tratto da una storia vera. Il
film si basa invece sulla pièce teatrale Ball Trap
scritta da Éric Assous, autore francese noto per
le sue commedie nere e i drammi da camera incentrati sui rapporti
umani. La vicenda narrata nel film prende spunto dalla struttura
della pièce, che ruota attorno a due amici e a una confessione
sconvolgente: uno dei due ha infatti ucciso accidentalmente la
propria amante durante una battuta di caccia.
Ball Trap si
presenta come una commedia tesa e crudele, dove le dinamiche
relazionali e la complicità maschile vengono messe alla prova da un
errore irreparabile. I dialoghi serrati, le ambiguità morali e
l’ambientazione chiusa fanno del testo un perfetto esempio di
teatro da camera, con un tono più leggero e grottesco rispetto al
film. Yves Attal, nel portarlo sul grande schermo,
ha scelto di amplificare la componente drammatica, togliendo quasi
del tutto l’ironia presente nella pièce originale e trasformando la
vicenda in un thriller psicologico cupo, dove ogni personaggio
appare intrappolato nel proprio senso di colpa e nella paura del
giudizio.
Nel film, l’ambientazione viene
spostata in una villa isolata e la narrazione si concentra su un
confronto a quattro, accentuando i silenzi, i non detti e la
tensione emotiva. Le differenze principali risiedono nel tono e nel
peso etico della storia: dove la pièce giocava con i contrasti tra
verità e apparenza in chiave quasi farsesca, il film riflette con
maggiore gravità sul confine tra colpa e perdono. Colpo di
dadi non racconta dunque un fatto realmente accaduto, ma
trasforma un’opera teatrale in un’indagine morale intensa e
disturbante, dove ciò che conta non è la verità dei fatti, ma
quella delle coscienze.
Secondo le loro fonti, l’idea è
quella di adattare “Damnation”, una trama del 2018
incentrata sui Midnight Sons. Quella versione
della squadra era composta da Blade, Ghost
Rider, Elsa Bloodstone,
Man-Thing, Moon Knight e
Doctor Voodoo. Durante l’evento in 4 numeri,
Mefisto ha conquistato Las Vegas, creando l’inferno sulla Terra.
Così facendo, ha trasformato gli Avengers nei suoi schiavi
demoniaci, simili a Ghost Rider, costringendo Wong a riunire un
nuovo gruppo di Midnight Sons per fermare il cattivo prima che
conquistasse il mondo.
Mefisto viene infine sconfitto
quando Johnny Blaze/Ghost Rider si sacrifica, ma solo dopo aver
chiesto l’aiuto di un esercito di Ghost Rider multiversali. Sembra
che la Marvel Studios possa dunque avere intenzione di gettare le
basi per questa storia in diversi progetti imminenti, tra cui
Blade. La cattiva prevista per il film, a lungo
rimandato, Lilith interpretata da Mia Goth, è descritta come “una delle
potenziali rivali di Mefisto quando gli eventi di Damnation avranno
luogo”.
Il sito aggiunge: “Altri
progetti attualmente in fase di sviluppo all’interno della trama di
Midnight Sons includono un seguito di Werewolf by Night, con
l’obiettivo di riportare Jack Russell, Elsa Bloodstone e Man-Thing
nell’MCU; un sequel di Moon Knight in cui Marc Spector e Steven
Grant sarebbero costretti a risolvere un mistero che alla fine li
porterebbe faccia a faccia con la terza personalità, Jake
Lockley”.
“E una trama di Strange Academy
con Wong e America Chavez”, continua l’articolo, “insieme
ad altri personaggi mistici ancora da svelare, alcuni dei quali
abbiamo già incontrato in Ironheart, come Zelma Stanton e The Hood”.
Come ci si potrebbe aspettare, l’idea è che questa trama culmini in
un film sui Midnight Sons
di cui si parla da tempo. Prima di allora, però, se Strange
Academy vedrà la luce, secondo quanto riferito introdurrà i
personaggi di Runaways e Il vostro amichevole
Spider-Man di quartiere, Nico Minoru.
È stato invece già stato ampiamente
riportato che Ghost Rider farà il suo debutto
nell’MCU in Avengers: Doomsday (anche se la
cosa non è ufficialmente confermata), e il sito afferma di aver
appreso che lo studio “si sta attualmente concentrando sulla
versione Johnny Blaze del personaggio, così come su altri demoni
degni di nota come il figlio di Mefisto, Blackheart e Chthon”.
Per quel che vale, lo scooper @MyTimeToShineH riferisce anche che
“Mefisto tornerà in 3 prossimi progetti MCU”.
Quindi, se tutto andrà come
previsto, si prospettano tempi entusiasmanti per l’angolo
soprannaturale dell’MCU. La Marvel Studios lo ha anticipato nella
Saga del Multiverso con Moon Knight,
Werewolf by Night, Agatha All Along e ora Ironheart,
ma abbracciare pienamente il concetto in futuro sembra una mossa
intelligente. D’altronde, Mefisto è un
personaggio troppo affascinante, pericoloso e potente per non
sfruttarlo al massimo del suo potenziale.
Non importa quanto i film d’azione
diventino surreali e cerebrali, ci sarà sempre un pubblico fedele
per i drammi d’azione viscerali, crudi e realistici, che preferisce
spendere i propri soldi per personaggi con cui identificarsi
piuttosto che per un’esperienza grandiosa. Il veterano coordinatore
degli stunt e regista esordiente Lin Oeding corteggia
dunque quella particolare fascia di spettatori con
Braven– Il coraggioso, un film
che non solo è molto consapevole dei propri limiti, ma li sfrutta
anche a modo suo per diventare un intrattenimento sano. Nel film,
Jason Momoa interpreta dunque Joe Braven, un
padre di famiglia che deve affrontare di petto circostanze
straordinarie per proteggere tutto ciò che gli è caro.
La trama di Braven – Il
coraggioso
Ambientato da qualche parte al
confine con il Canada, il film descrive Joe come un figlio
affettuoso nei confronti del padre Linden
(Stephen Lang), un marito premuroso nei confronti
della moglie Stephanie (Jill
Wagner) e un padre adorante nei confronti della figlia
Charlotte (Sasha Rossof). La
famiglia, molto unita, è stata costretta ad affrontare il
deterioramento della memoria di Linden da quando ha subito un grave
trauma cranico. Dopo l’ennesima rissa in un bar, scoppiata quando
Linden ha scambiato una donna per la sua defunta moglie, Joe e
Stephanie non hanno altra scelta che ammettere che devono prendere
in considerazione altre opzioni oltre a quella di tenerlo a
casa.
Su suggerimento della moglie, Joe
porta quindi Linden nella baita di famiglia nel bosco per avere una
conversazione sincera con lui sulla sua condizione. All’insaputa di
entrambi, però, uno dei dipendenti di Joe, il camionista
Weston (Brendan Fletcher), ha
iniziato a trafficare cocaina mentre trasportava tronchi per
l’azienda. Durante uno di questi viaggi, lui e il suo contatto
Hallett (Zahn McClarnon) hanno un
incidente e sono costretti a nascondere la droga nella baita di
Joe. Quando il capo di Hallett, Kassen
(Garret Dillahunt), viene a sapere dell’incidente,
si reca sul posto con alcuni dei suoi uomini per recuperare la
droga.
Ma a quel punto Joe e Linden sono
già arrivati e scoprono che Charlotte si è nascosta sul sedile
posteriore della loro auto per poterli accompagnare. Quando Joe e
Linden trovano poi la droga, capiscono che se la restituiscono
verranno uccisi all’istante. Senza alcun modo per contattare il
mondo esterno dalla loro remota posizione nella landa innevata, il
duo padre-figlio deve collaborare affinché loro e Charlotte possano
sopravvivere a questa terribile prova. Per sua fortuna, Joe conosce
bene quei luoghi e saprà sfruttarli a proprio vantaggio contro gli
aggressori.
La spiegazione del finale di
Braven – Il coraggioso
Nel corso del film, Charlotte riesce
a raggiungere la cima della montagna e contatta sua madre, che a
sua volta chiama la polizia. Ridley, uno degli
scagnozzi di Kassen, riesce però a raggiungere la ragazza, ma
Stephanie arriva proprio in quel momento e lo colpisce con una
freccia. Lei distrae la sua attenzione abbastanza a lungo da
permettere a Charlotte di fuggire. La ragazza viene poi raccolta
dallo sceriffo della città (Steve O’Connell) e dal
suo vice (Tye Alexander). Con Linden gravemente
ferito e incapace di muoversi, Joe non ha altra scelta che
continuare a combattere da solo.
Usa la baita come una gigantesca
trappola per attirarli e sbarazzarsi rapidamente del resto degli
scagnozzi di Kassen. Ma Kassen lo richiama fuori dopo aver preso
Linden in ostaggio. La giornata chiaramente non è andata come
Kassen voleva. Quella che pensava sarebbe stata un’operazione breve
e pulita si è trasformata in un vero e proprio disastro. Ha perso
quasi tutti i suoi uomini e non ha ancora recuperato tutta la
droga.
Le sue azioni successive sono
guidate dall’odio e dalla frustrazione. Il film stabilisce
abbastanza presto che si tratta di un uomo molto pericoloso, capace
di tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi. Ma lo fa sempre con
una freddezza caratteristica. Quella maschera si incrina quando si
trova di fronte Joe, che non cede di un millimetro senza
combattere. Quindi, quando mette le mani su Linden e Joe lo
supplica di lasciar andare suo padre, si gode quel trionfo
momentaneo prima di pugnalarlo.
Joe e suo padre
Come dice Joe all’inizio del film,
suo padre è stato l’uomo più forte che abbia mai conosciuto. Ma il
trauma cerebrale causato dalla ferita alla testa gli fa spesso
dimenticare cose su se stesso. Dopo la rissa al bar, dimentica per
un attimo chi è Charlotte. Le condizioni di suo padre terrorizzano
Joe, che non sa davvero come affrontarle. Non ha alcun desiderio di
mandare Linden in una casa di riposo, ma è consapevole che nemmeno
quello che stanno facendo attualmente funziona. Per Joe, il piano
iniziale era quello di andare alla baita con suo padre e avere una
conversazione onesta con lui.
Ma poi arrivano Kassen e i suoi
uomini, e Joe deve mettere tutto da parte e concentrarsi sul
pericolo immediato. La ferita da taglio inflitta da Kassen a Linden
si rivela fatale. Linden muore quindi tra le braccia di suo figlio.
E Joe non ha abbastanza tempo per piangere la morte di suo padre
perché arriva Ridley. Con l’aiuto di Stephanie, Joe riesce però ad
ucciderlo, prima di inseguire Kassen, che ha recuperato il resto
della droga e ha sparato allo sceriffo al collo prima di
fuggire.
La resa dei conti sulla scogliera
innevata
La famiglia di Joe vive in città da
generazioni. Probabilmente ha trascorso gran parte della sua
infanzia e della sua vita adulta nella baita e nei dintorni,
cacciando con suo padre. Al contrario, Kassen è un ragazzo di
città, come lui stesso si definisce. Mentre lo insegue, Joe lo
trova facilmente e lo precede per preparare una trappola elaborata.
Prende la borsa piena di cocaina dall’altro uomo e lo attira su una
scogliera, dove ha appena sistemato una trappola per orsi e l’ha
coperta di neve. Nella lotta che ne segue, Kassen sconfigge Joe e,
quando trova la trappola, è sia irritato che divertito, credendo
che fosse destinata a intrappolare i suoi piedi. Quello che non sa
è che Joe intendeva intrappolarvi il proprio piede mentre lo
spingeva giù dalla scogliera.
Mentre Kassen cade verso la morte,
Joe viene salvato dalla corda che tiene la trappola fissata a un
ceppo d’albero. Successivamente risale e si ricongiunge con sua
moglie e sua figlia. La cosa più notevole di Braven – Il
coraggioso è quanto sia normale e vulnerabile il suo
protagonista, nonostante sia interpretato da qualcuno come Momoa.
Joe Braven non è il classico protagonista di un film d’azione. Ogni
volta che affronta uno degli scagnozzi di Kassen, c’è un senso di
pericolo reale. È solo grazie alla sua acuta consapevolezza
dell’ambiente circostante e al suo disperato bisogno di proteggere
i restanti membri della sua famiglia che Joe riesce alla fine a
sorprendere e uccidere Kassen e a riportare la tranquillità.
Dopo aver combattuto contro i
vampiri in I Peccatori, Hailee Steinfeld ora punta alla medaglia d’oro
per il suo progetto successivo, poiché affiancherà Miles Teller nel film della Paramount
Winter Games. La regia è di Paul Downs
Colaizzo. La sceneggiatura è firmata da Pat Cunnane e
Colaizzo.
Il film ruota attorno ai Giochi
Olimpici Invernali, tra uno sciatore perennemente trascurato e
una leggenda dell’hockey autodistruttiva che si scontrano nei
momenti di maggiore difficoltà. La loro inaspettata connessione
minaccia le possibilità di lei di vincere una medaglia e la
possibilità di lui di tornare in pista, mentre affrontano
romanticismo e redenzione nel Villaggio Olimpico.
Hailee Steinfeld ha alle spalle uno dei più
grandi successi dell’anno, il thriller horror della Warner Bros.
I Peccatori, dove recita al fianco di
Michael B. Jordan. Il film non solo ha superato le
aspettative con 365 milioni di dollari al botteghino globale,
inclusi gli sbalorditivi 278 milioni di dollari al botteghino
nazionale, ma a luglio 2025 aveva incassato 365,7 milioni di
dollari a livello globale, diventando il film originale con il
maggiore incasso degli anni 2020, il film originale con il maggiore
incasso degli ultimi 15 anni e il quinto film horror con il
maggiore incasso di tutti i tempi. Dopo una pausa di quasi due
anni, Hailee Steinfeld ha fatto il suo attesissimo
ritorno alla musica con la colonna sonora del film con
“Dangerous”. Dopo la sua première, il brano ha totalizzato
oltre 4,7 milioni di streaming su Spotify nel suo primo mese.
Il film ha anche ricevuto recensioni
entusiastiche, mettendo sia il film che Steinfeld e i suoi
co-protagonisti in lizza per questa stagione dei premi. Nel 2023,
Steinfeld ha ripreso il ruolo di Spider-Gwen in Spider-Man:
Across The Spider-Verse. Il secondo film della popolare
trilogia ha incassato oltre 690 milioni di dollari a livello
globale e ha ricevuto recensioni entusiastiche da fan e critica. Il
primo film, Spider-Man: Un Nuovo Universo, ha
vinto l’Oscar come miglior film d’animazione nel 2019.
“Spider-Gwen” tornerà in Spider-Man: Beyond The
Spider-Verse il 4 giugno 2027.
Nel 2021, Hailee Steinfeld ha fatto il suo debutto
Marvel nel ruolo di Kate Bishop in
Hawkeye. Con Jeremy Renner,
l’attesissima serie ha debuttato su Disney+. È rappresentata da CAA e
Howard Fishman.
Apple
TV+ ha presentato il trailer di “Chief of
War”, il nuovo epic drama interpretato, scritto e prodotto
da
Jason Momoa. Ambientata tra i paesaggi mozzafiato
delle isole Hawaii e ispirata a fatti realmente accaduti, la serie
segue le gesta del guerriero Ka’iana, interpretato da Momoa, nel
suo tentativo di unificare le isole prima dell’arrivo dei
colonizzatori occidentali alla fine del XVIII secolo.
“Chief of War” farà il suo debutto su Apple TV+ il
1° agosto con i primi due episodi dei nove totali, seguiti da un
nuovo episodio ogni venerdì fino al 19 settembre.
Raccontata dal punto di vista
indigeno, “Chief of War” è un progetto profondamente personale per
i creatori Momoa e Thomas Pa‘a Sibbett, entrambi di origine
hawaiana. La serie presenta un cast prevalentemente polinesiano,
guidato da Momoa insieme a Luciane Buchanan, Temuera Morrison, Te
Ao o Hinepehinga, Cliff Curtis, la nuova promessa Kaina Makua,
Moses Goods, Siua Ikale‘o, Brandon Finn, James Udom, Mainei
Kinimaka, Te Kohe Tuhaka e Benjamin Hoetjes.
“Chief of War” è prodotta per Apple
TV+ da FIFTH SEASON e Chernin Entertainment. Momoa dirige
l’episodio finale della stagione e figura anche tra i produttori
esecutivi. Doug Jung è showrunner e produttore esecutivo, insieme a
Sibbett, Peter Chernin, Jenno Topping, Tracey Cook e Brian Andrew
Mendoza. Justin Chon dirige i primi due episodi ed è anch’egli
produttore esecutivo. Anders Engström, Jim Rowe, Molly Allen,
Francis Lawrence e Tim Van Patten completano il team dei produttori
esecutivi. Il vincitore di Grammy e Oscar® Hans Zimmer ha composto
la sigla della serie e co-prodotto la colonna sonora dei nove
episodi con il compositore James Everingham, durante la sua
collaborazione con Bleeding Fingers Music, il collettivo musicale
fondato da Zimmer nel 2013, vincitore di numerosi Emmy e candidato
ai BAFTA.
“Chief of War” segue il successo
della serie Apple Original “See”, con Jason Momoa, di cui tutti e tre i capitoli sono
disponibili in streaming su Apple TV+.
Te Kohe Tuhaka, Jason Momoa and Siua Ikale‘o in “Chief of War,”
premiering August 1, 2025 on Apple TV+
Il film targato 20th Century Studios
Operazione Vendetta arriverà
il 17 luglio in streaming su Disney+, dando ai fan dei thriller ad
alta tensione la possibilità di vivere l’adrenalina dello
spionaggio e gli straordinari effetti visivi su scala globale,
quando e dove vogliono.
Operazione Vendetta mostra
l’avvincente viaggio del decodificatore della CIA Charlie Heller
(Rami
Malek), che usa la sua intelligenza in una sfrenata
ricerca di giustizia dopo che sua moglie viene uccisa in un attacco
terroristico. Sotto la guida tattica del veterano agente della CIA
Henderson (Laurence Fishburne), Heller si
trasforma da analista in vendicatore in una storia appassionante di
amore, perdita e vendetta. Sullo sfondo di uno scenario
internazionale visivamente mozzafiato, Operazione Vendetta
è diretto dall’acclamato regista James Hawes ed è stato definito
“un avvincente thriller di spionaggio globale” da Pete Hammond di
Deadline.
Operazione
Vendetta arriverà il 17 luglio in streaming su
Disney+.
Greta Lee, star di
“Past
Lives” e “The Morning Show“, è pronta
a mettersi per la prima volta dietro la macchina da presa. Al suo
debutto alla regia, dirigerà e scriverà un adattamento di
“The Eyes Are the Best Part“, il romanzo
horror psicologico dell’autrice Monika Kim sulla
nascita di una serial killer, per Searchlight Pictures.
Descritta come una “storia
terrificante di misoginia, feticizzazione asiatica e
cannibalismo“, la storia segue una matricola universitaria in
difficoltà di nome Ji-won che sviluppa un’ossessione per mangiare
occhi umani. La recensione del New York Times ha elogiato “The
Eyes Are the Best Part” definendolo un “racconto
deliziosamente cruento“, “emozionante quanto
brutale“. Il cast non è ancora stato annunciato.
Tra i produttori figurano Matt
Jackson e Joanne Lee per Jackson Pictures, Lulu
Wang per Local Time e Dani Melia. Kim sarà la produttrice
esecutiva. Il vicepresidente senior della produzione di
Searchlight, Taylor Friedman, e il direttore creativo Daniel Yu
supervisioneranno il progetto per conto dello studio, riferendo ai
co-responsabili di produzione e sviluppo DanTram Nguyen e Katie
Goodson-Thomas. UTA ha negoziato l’accordo per conto di Kim e Lee
con Searchlight Pictures.
Prima di iniziare a lavorare a
“The Eyes Are the Best Part“, Greta Lee
apparirà sullo schermo nel prossimo “Tron:
Ares“, in “A
House of Dynamite” della regista Kathryn
Bigelow, nel dramma di Kent Jones “Late
Fame” al fianco di Willem Dafoe e nella
quarta stagione di “The Morning Show”.
Yura Borisov, che
ha ottenuto una nomination all’Oscar come miglior attore non
protagonista per la sua acclamata interpretazione al fianco di
Mikey Madison in Anora di Sean Baker, è stato ufficialmente scelto per
il prossimo film di Luca GuadagninoArtificial.
Il film, la cui produzione è
affidata ad Amazon MGM, è descritto come una “commedia
drammatica ambientata nel mondo dell’intelligenza
artificiale“. Simon Rich ha scritto la
sceneggiatura e produrrà il film insieme a David
Heyman e Jeffrey Clifford di
Heyday Films, oltre a Jennifer
Fox.
In Russia, Yura
Borisov è considerato una vera e propria star, con oltre
50 film al suo attivo, tra cui “Il capitano Volkonogov è
fuggito” e “L’influenza di Petrov” di Kirill
Serebrennikov. Si è imposto alla ribalta del pubblico
occidentale come uno dei protagonisti di “Compartimento
numero 6“, vincitore del Gran Premio di Cannes, che gli è
valso una nomination come miglior attore agli European Film
Awards.
Ma è stata la sua interpretazione
pacata (e il suo primo ruolo in lingua inglese) nei panni di Igor,
uno scagnozzo riluttante dal cuore d’oro, nella commedia di Baker,
vincitrice di una Palma d’Oro e di numerosi premi Oscar, che lo ha
catapultato nei circoli di Hollywood, ottenendo nomination agli
Oscar, ai SAG, ai BAFTA, ai Golden Globe, ai Critic’s Choice e agli
Independent Spirit Award.
I prossimi progetti di Yura
Borisov includono il debutto alla regia di Emily Mortimer
“The Poet” per A24 e l’adattamento in lingua russa
di Anna Karenina di Netflix “Anna K.”
Artificial riunisce
Guadagnino e Amazon MGM Studios. Ha recentemente diretto
“After the Hunt“, con Julia Roberts, Andrew Garfield e Ayo
Edebiri, che lo studio distribuirà nelle sale il 10
ottobre, e “Challengers” dello scorso anno, con
Zendaya. Secondo le prime indiscrezioni,
oltre a Borisov, anche Garfield e Monica Barbaro
sarebbero in lizza per i ruoli principali in
Artificial.
Al Prime Video Presents Italia 2025,
tenutosi a Roma, Prime Video ha svelato nuovi
titoli, mostrando in esclusiva le prime immagini di film, serie e
show Original ed esclusivi italiani in arrivo, tra cui i film
Il Ministero dell’Amore e Ancora più Sexy, la
serie Italian Postcards, gli show Holiday Crush, Roast
in Peace, oltre ai rinnovi di stagione di Red Carpet – Vip
al tappeto S2 e LOL: Chi ride è fuori S6, che
quest’anno regalerà anche lo speciale Halloween. Il Prime Video
Presents è stato inoltre l’occasione per svelare tante novità,
mostrare le prime immagini esclusive del nuovo e attesissimo
reality show The Traitors Italia, la serie Gigolò per
caso – La sex guru e i film Non è un paese per
single, Love Me, Love Me – Cuori Magnetici e
Natale senza Babbo.
“La selezione di titoli
presentata oggi incarna l’essenza della nostra ambiziosa visione
per Prime Video in Italia”, ha affermato Viktoria
Wasilewski, Country Manager di Prime Video Italia. “Il
nostro impegno si concretizza attraverso un’offerta che spazia
dalle produzioni originali ai contenuti esclusivi, dagli eventi
sportivi in diretta ai canali aggiuntivi ed uno store ricco di
novità, creando un intrattenimento dinamico. Prime Video
ridefinisce il concetto stesso di servizio streaming, proponendosi
come un’esperienza di visione integrata dove lo spettatoreè al centro di un universo di contenuti curato per stimolare,
emozionare e sorprendere. La nostra missione è quella di innovare
costantemente per creare un intrattenimento personalizzabile, dove
le eccellenze narrative locali dialogano con le più prestigiose
produzioni internazionali”.
Nel corso dell’evento sono state
inoltre annunciate importanti novità riguardanti il live sport su
Prime Video: oltre alla UEFA Champions League, arriva l’NBA, al via
questo autunno.
Ancora una volta, Prime Video
continua ad arricchire la propria offerta attraverso produzioni
originali che uniscono narrazioni innovative a un fascino globale.
Collaborare con talenti emergenti e professionisti affermati, sia
davanti che dietro la macchina da presa, contribuisce a creare
contenuti che risuonano a livello locale pur raggiungendo un
pubblico internazionale. Un modello che si fonda su solide
collaborazioni con partner di primo piano, nazionali e
internazionali, e su una costante sperimentazione di nuovi approcci
produttivi.
Il risultato è un ricco catalogo di
film, serie e show italiani e internazionali a cui si aggiunge
anche lo sport in diretta, che oltre alla miglior partita del
mercoledì sera di UEFA Champions League, fino alla
stagione 2026/27, vedrà dal prossimo autunno l’arrivo dell’NBA,
grazie all’accordo globale sui diritti media della durata di 11
anni. Accanto a questa offerta si aggiungono anche il Prime Video
Store, che offre i film più recenti per acquisto o noleggio, fra
cui, in arrivo nel 2025, Wicked: For Good, Scream 7,
Cime Tempestose (Wuthering Heights),Spider-Man: Brand New
Day. Inoltre, gli iscritti a Prime possono
arricchire la già ampia selezione, inclusa nell’abbonamento Prime,
con i loro canali preferiti, come Infinity Selection,
Paramount+, MGM+, Apple
TV+, Discovery+ e LaB Channel, per un’esperienza di
intrattenimento completa e sempre più innovativa. Gli annunci di
oggi sono solo le ultime novità per i clienti Amazon Prime, che in
Italia beneficiano di spedizioni veloci, offerte esclusive e
intrattenimento, incluso Prime Video, con un solo abbonamento al
costo di €49,90/anno o €4,99/mese.
Amazon offre, inoltre, a tutti i
giovani tra i 18 e i 22 anni in Italia uno sconto del 50%
sull’abbonamento Prime, permettendo loro di accedere a tutti i
benefici di Amazon Prime a metà prezzo, tra cui consegne rapide e
convenienti, offerte esclusive, grandi opportunità di risparmio,
oltre a intrattenimento senza limiti con Prime Video. Il tutto per
soli 2,49€ al mese o 24,95€ all’anno, invece di 4,99€ al mese o
49,90€ all’anno.
Hanno partecipato all’evento
moltissimi volti familiari e new entries della home for talent di
Prime Video come Michela Andreozzi, Pepe Barroso Silva,
Fabio Balsamo, Amanda Campana, Giacomo Ciarrapico, Stefano Cipani,
Christian De Sica, Diana Del Bufalo, Mario Ermito, Gianluca Fru,
Matilde Gioli, Corrado Guzzanti, Felicia Kingsley, Roger Kumble,
Aurora Leone, Alessia Marcuzzi, Luca Melucci, Sebastiano Pigazzi,
Pif, Ciro Priello, Eros Puglielli, Pietro Sermonti, Stefania S.,
Luca Vendruscolo e Jessica Yu.
Lo showrunner
di Daredevil:
Rinascita (qui
la recensione della Stagione 1), Dario
Scardapane, ha confermato su Instagram che le riprese della seconda
stagione sono terminate. Sono sempre possibili delle riprese
aggiuntive, ma ora si passerà alla post-produzione. Quando la serie
è stata annunciata per la prima volta dalla Marvel Studios, era composta da 18
episodi. Ben presto è stata però suddivisa in due stagioni, anche
se in seguito abbiamo appreso che la seconda stagione sarà composta
da 8 episodi invece che da 9.
Per quanto riguarda una potenziale
terza stagione, al momento non se ne è parlato, ma è probabile che
non verrà confermata fino a quando Disney+ non vedrà come andrà la seconda
serie di episodi. Nel mentre, ecco cosa ha detto Scardapane sulla
conclusione delle riprese della seconda stagione di Daredevil: Born
Again:
“E questo è tutto per la seconda
stagione di Daredevil Born Again. Grazie a tutti coloro che hanno
reso questo progetto davvero speciale. Charlie Cox, Vincent
D’Onofrio, Deborah Ann Woll, Wilson Bethel, Matt Lillard, Lili
Taylor, Krysten Ritter, Michael Gandolfini, Margarita Levieva,
Ayelet Zurer, Nikki M. James, Arty Froushan, Clark Johnson, Gennaya
Walton, Zabryna Guevara, Sana Amanat, Brad Winderbaum, Eleena
Khamedoost e, naturalmente, Phil Silvera!“
“Un ringraziamento speciale a
Michael Shaw e all’intero reparto artistico per il lusinghiero (?)
bobblehead, Iain Macdonald, Justin Benson, Aaron Moorehead, Hilary
Spera, Jeff Waldron, Kevin Feige, Lou D’Esposito, Slick Naim, Angela
Barnes, Cedric Nairn-Smith, Melissa Lawson-Cheung, Stephanie Filo,
David Chambers, Derek Wimble, Dylan Hopkins, Vincent Casciani,
Chantelle Wells, Jesse Wigutow, Heather Bellson, Omar Najam, Gene e
John O’Neil e l’uomo al volante. Pete Leith. Il miglior cast di
sempre. La migliore troupe di sempre.“
Non resta a questo punto che
attendere novità sui prossimi step in attesa di poter vedere la
seconda stagione di Daredevil: Rinascita.
In Daredevil:
Rinascita della Marvel Television, Matt Murdock
(Charlie
Cox), un avvocato cieco con capacità straordinarie,
lotta per ottenere giustizia nel suo vivace studio legale, mentre
l’ex boss mafioso Wilson Fisk (Vincent
D’Onofrio) persegue le sue iniziative politiche a New
York. Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi
gli uomini si ritrovano inevitabilmente su una rotta di collisione.
Entrambi torneranno nella Stagione 2.
La serie vede la partecipazione
anche di Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson,
Zabryna Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark
Johnson, Michael Gandolfini, con Ayelet
Zurer e Jon Bernthal. Dario
Scardapane è lo showrunner.
Il finale di Brick,
nuoto thriller di Netflix, ruota attorno a
Tim e Liv, i quali sono nel pieno
di un matrimonio tumultuoso. Liv, addirittura, sta pianificando di
lasciare il marito nel cuore della notte e ricominciare la sua vita
altrove. Quando però i due si svegliano, scoprono che le porte e le
finestre del condominio in cui si trovano sono barricate da un muro
impenetrabile. Poiché le pareti e i pavimenti tra gli appartamenti
possono essere tagliati o sfondati con un martello, la coppia
contatta i vicini Marvin, Ana,
Yuri, Anton,
Lea e Oswalt.
E mentre tutti cercavano di trovare
un modo per decifrare il codice di questa strana trappola in cui si
trovano, Yuri sembra contrario all’idea di uscire, poiché crede che
quelle pareti li proteggano da qualcosa di catastrofico che
accaduto all’esterno. Così, uccide Anton per aver cercato di
abbattere quelle pareti, facendo poi altrettanto con Lea per aver
tentato di fare lo stesso. È inoltre pronto a uccidere anche gli
altri se necessario. Così, i membri sopravvissuti legano Yuri e
cominciano a lavorare alla loro fuga.
Qual è lo scopo del muro?
Brick non si è
concentrato molto sulla costruzione del mondo narrativo, poiché si
è dedicato più su ciò che il muro sta facendo alle persone che sono
intrappolate, evitando dunque di spiegare perché esista in primo
luogo. Nel corso del film, ad ogni modo, apprendiamo che Anton era
un programmatore senior presso una società chiamata Epsilon
Nanodefense. Questa società aveva sede a HafenCity, ad Amburgo, in
Germania. Sappiamo poi che ad HafenCity è scoppiato un incendio e,
secondo le notizie riportate nei momenti conclusivi del film, si
ipotizza che quell’incidente sia stato la causa dell’attivazione
della nanotecnologia e dell’avvolgimento di ogni singolo edificio
di Amburgo.
Le autorità non hanno rivelato se
l’incendio fosse il risultato di un incidente o se fosse stato
causato intenzionalmente, ma c’era una buona probabilità che
l’incendio avesse causato il malfunzionamento e l’attivazione dei
server che gestivano la nanotecnologia, anche se non era quello che
i suoi creatori volevano che facesse. Yuri, un teorico della
cospirazione, era dell’opinione che la Germania fosse stata
attaccata da qualcosa o qualcuno e che la nanotecnologia stesse
proteggendo la sua popolazione da qualunque cosa stesse accadendo
all’esterno. Pertanto, era contrario all’idea di fuggire
dall’edificio.
Il muro aveva privato gli abitanti
della possibilità di connettersi a Internet o guardare le notizie
sulla TV via cavo. Ecco perché nessuno sapeva se la Germania fosse
davvero in guerra. Tuttavia, persone come Yuri accettavano questa
forma aggressiva di tecnofascismo, che aveva trasformato ogni casa
in una prigione. La costante guerra dell’informazione e la paranoia
causate dai media mainstream e dagli esperti del “deep state” sui
social media avevano corrotto la mente di Yuri a tal punto che non
era in grado di chiedersi perché a un’azienda privata,
probabilmente con l’aiuto del governo, fosse stato permesso di
installare una tale tecnologia senza il consenso della
popolazione.
Yuri aveva semplicemente accettato
che quella fosse la loro vita ora. Gli abitanti dell’edificio non
avevano accesso all’acqua, al cibo o a qualsiasi forma di
comunicazione. Ma l’idea che persone più intelligenti della gente
comune stessero agendo per il bene dell’umanità, e non per secondi
fini, impediva a Yuri di capire che questo “sistema di difesa
avanzato” li avrebbe uccisi per disidratazione e fame se non fosse
stato violato. Per fortuna Tim e Liv non sono idioti come Yuri e
hanno osato usare gli strumenti a loro disposizione per scoprire la
verità.
Come i protagonisti infrangono il
muro
Per via di telecamere nascoste
installate nelle case di tutti dal pervertito Friedman,
l’amministratore del condominio, gli inquilini dell’edificio
scoprono che Yuri ha ucciso Anton per aver cercato di rompere il
muro. Oswalt è poi morto quando Marvin ha sparato al muro e i
proiettili sono rimbalzati. Lea è stata invece uccisa da Yuri dopo
aver capito che lui aveva ucciso Anton. A quel punto, Tim, Liv,
Marvin e Ana hanno capito che il muro può essere aperto perché
Anton lo aveva fatto. Legano Yuri perché è una minaccia e
analizzarono le riprese delle telecamere a circuito chiuso di Anton
che creava un’app che trattava i mattoni del muro come una
serratura a combinazione i cui “pulsanti” potevano essere premuti
tramite il flash sul retro del telefono.
Dato che Tim era un giocatore e
sapeva programmare, riesce a ricreare l’app di Anton. Tuttavia, il
loro primo tentativo è un fallimento colossale, poiché uccide Ana.
Dato che Yuri ride in modo beffardo, Marvin gli spara al petto e
poi si suicida perché non riesce a sopportare la perdita della sua
ragazza. Questo lascia Tim e Liv a lottare per la sopravvivenza da
soli. Ora, la coppia quasi separata aveva già attraversato molte
difficoltà anche prima che il muro venisse costruito. Liv aveva
avuto un aborto spontaneo e, invece di elaborarlo insieme, Tim
aveva costruito un muro metaforico intorno a sé stesso.
Pensava che, così facendo, non solo
avrebbe protetto Liv dalla miriade di emozioni che provava, ma
avrebbe anche protetto se stesso dal dolore per la morte del loro
primo figlio. Nonostante ciò, Liv aveva cercato di riaccendere la
loro relazione, ma Tim non le aveva mai permesso di riuscirci, ed
era per questo che Liv aveva deciso di lasciarlo e iniziare una
nuova vita. Se il muro non fosse stato costruito, è quello che
avrebbe fatto. La reclusione forzata in un certo senso è una
benedizione sotto mentite spoglie, perché permette a Tim di vedere
i propri errori e motiva Liv a dare a Tim un’altra possibilità.
Quindi, abbattere il muro
nanotecnologico è servito in qualche modo come metafora per la
coppia che ha infranto la barriera che aveva creato tra loro a
causa di un incidente che era al di fuori del loro controllo. Detto
questo, mentre cercavano di abbattere il muro nanotecnologico, Yuri
torna dal mondo dei morti, forse perché il proiettile aveva mancato
tutti gli organi vitali, e cerca di uccidere Tim e Liv. Per
fortuna, le lo mette fuori combattimento e la coppia finalmente
riusce a fuggire dall’appartamento. Prima che tutto questo accada,
Liv aveva proposto l’idea di usare la loro vecchia roulotte per
andare fino a Parigi e recuperare il rapporto.
Poiché tutta questa esperienza ha
insegnato loro, specialmente a Tim, a dare la priorità alla
famiglia rispetto al lavoro, alla fine di Brick
hanno apparentemente scelto di portare avanti il loro piano
originale invece di cercare di capire perché Amburgo fosse
ricoperta di mattoni nanotecnologici e come fosse possibile
invertire il processo, perché non avrebbero ottenuto nulla da ciò.
Recuperare il tempo perso sarebbe stato più fruttuoso per loro.
Il vero significato del
film Brick
Nel finale di
Brick, un notiziario di emergenza conferma poi che
l’incendio menzionato all’inizio del film è avvenuto all’interno
della struttura Epsilon Nanodefense. L’incendio avrebbe attivato il
sistema di difesa basato sulla nanotecnologia, causandone la
diffusione in tutta Amburgo durante la notte e intrappolando tutti
all’interno dei propri edifici. Non è chiaro se l’incendio sia
stato causato da un incidente o se qualcuno abbia cercato di
sabotare il progetto segreto. Oltre a questo, non abbiamo appreso
nulla su Epsilon Nanodefense o su cosa intendessero fare con quel
“sistema di difesa segreto”.
Anche se il regista Philip
Koch ha concluso la vicenda di questo film in modo
piuttosto definitivo, non è azzardato affermare che abbia lasciato
la porta aperta per futuri sequel. Per cominciare, Epsilon è un
enorme punto interrogativo. Perché stavano realizzando questo
sistema di difesa nanotecnologico? Come hanno sviluppato questo
tipo di tecnologia? Era una metafora della pandemia di COVID-19? È
stata creata con l’intenzione di proteggere le persone? Proteggerle
da cosa? Oppure il CEO di Epsilon e il governo stavano
semplicemente usando la scusa di una potenziale guerra per
trasformare ogni edificio in una prigione?
Nel film Brick,
emerge dunque una riflessione potente sul desiderio di controllo da
parte delle autorità: chi detiene il potere tende a usarlo per
soggiogare, reprimere le opinioni e mantenere la popolazione in uno
stato di passività. Un simbolo ricorrente è la mosca intrappolata
da Tim: inizialmente imprigionata, torna indietro quando viene
liberata, finché — solo al momento giusto — riesce davvero a volare
via. Questa scena rappresenta metaforicamente la condizione degli
esseri umani, costretti in un sistema oppressivo ma comunque spinti
da un impulso innato verso la libertà.
Tim diventa così una figura
speculare agli oppressori, mentre la mosca simboleggia chi lotta
per autodeterminarsi. In questo contesto, il sistema di difesa
nanotecnologico creato da Epsilon appare come un mezzo per
instaurare un nuovo regime di controllo, che unisce tecnologia e
autoritarismo, annullando i valori conquistati dal dopoguerra in
avanti. Il viaggio di Tim e Liv simboleggia la resistenza
individuale contro un sistema disumano. È probabile che
l’attivazione del muro nanotecnologico sia stata causata da un
dipendente dissidente, deciso a rivelare la vera natura del
progetto.
In alternativa, potrebbe trattarsi
di un test deliberato, un’operazione pianificata per valutare il
funzionamento del sistema, con totale disprezzo per le vite umane.
Il film suggerisce che, per Epsilon e il governo, poche vittime non
contano di fronte all’obiettivo finale: costruire un “muro” che non
possa essere abbattuto, a differenza di quello del 1989. Una volta
spenti clamore e dissenso, il progetto riprenderà indisturbato.
Tuttavia, il percorso dei protagonisti mostra che finché c’è
volontà di vivere e di ribellarsi, nessun sistema di sorveglianza
può davvero spegnere lo spirito umano. La libertà resta fragile, ma
possibile, se c’è chi è disposto a rischiare per essa.
La città proibita
(qui
la recensione), nuovo film di Gabriele
Mainetti, si inserisce come ulteriore tassello nella
filmografia visionaria e stilisticamente ibrida del regista romano,
già autore di Lo
chiamavano Jeeg Robot e Freaks
Out. Dopo aver rielaborato il cinecomic urbano e lo
spettacolo circense in chiave umana e politica, Mainetti firma con
questo suo terzo lungomatraggio un’opera che affonda ancora una
volta le radici nel linguaggio del genere, ma lo rimescola con
audacia, spingendosi verso nuovi territori narrativi e visivi.
Ambientato in una metropoli
distopica che richiama tanto le atmosfere cyberpunk quanto il noir
orientale, il film è una favola nera sul potere, la memoria e
l’identità. Come nei suoi lavori precedenti, anche qui Mainetti
gioca con la commistione di generi: mescola azione, melodramma,
arti marziali e richiami al cinema orientale anni ’90, omaggiando
registi come Wong Kar-wai e Tsui
Hark. Il film rappresenta quindi un passo avanti nella
ricerca autoriale di Mainetti, più ambizioso sul piano tematico e
più sperimentale sul piano formale.
I personaggi sono tratteggiati con
maggiore ambiguità morale, e il cuore emotivo del racconto si
costruisce gradualmente, fino a esplodere in un finale denso di
simboli, colpi di scena e significati nascosti. Proprio il
finale – ricco di spunti interpretativi – sarà oggetto di questo
approfondimento, in cui cercheremo di spiegarne il senso e i
possibili livelli di lettura. Prima però, qualche dettaglio in più
sulla trama e gli attori che compongono il cast del film.
Yaxi Liu ed Enrico Borriello in La città proibita
La trama e il cast di La città proibita
Il film segue la storia
di Marcello (Enrico
Borriello), giovane cuoco romano che lotta per tenere in
piedi il ristorante di famiglia, sommerso dai debiti dopo la
misteriosa scomparsa del padre Alfredo (Luca
Zingaretti). Accanto a lui ci sono sua madre
Lorena (Sabrina
Ferilli) e Annibale (Marco
Giallini), un uomo dai metodi discutibili che non
nasconde il suo disprezzo per la comunità cinese del quartiere
romano dell’Esquilino. L’equilibrio precario della vita di Marcello
viene sconvolto dall’arrivo di Mei (Yaxi
Liu), una ragazza cinese esperta di arti marziali, giunta
a Roma per cercare la sorella Yun, finita nel giro
della prostituzione e scomparsa misteriosamente.
Determinata a scoprire la verità,
Mei non si ferma davanti a nulla, mettendo sottosopra il ristorante
La Città Proibita, gestito dall’enigmatico Wang,
l’uomo che ha portato Yun in Italia. Il destino di Mei e Marcello
si intreccia quando scoprono che Yun e Alfredo sono stati uccisi e
sepolti nella periferia romana. Ma chi c’è dietro il delitto? La
mafia cinese o qualcuno di ancora più vicino? Mentre affrontano
insieme la pericolosa criminalità capitolina, tra loro cresce la
tensione, alimentata dalle differenze culturali e dai pregiudizi.
Ma in un mondo spietato, l’unico modo per sopravvivere è imparare a
fidarsi l’uno dell’altra.
La spiegazione del finale
Nel corso della vicenda, Mei riesce
a catturare uno degli uomini di fiducia del boss Wang e, attraverso
di lui, viene dunque a sapere dell’assassinio di Alfredo e della
propria sorella Yun. Sconvolta dalla notizia e determinata a
vendicarsi, Mei si reca al locale di Wang con l’intento di
affrontarlo direttamente. Tuttavia, sopraffatta dai suoi scagnozzi,
è costretta alla fuga e trova riparo nella trattoria di Marcello.
Dopo un iniziale muro di diffidenza, tra i due nasce una
complicità: attraversano Roma in Vespa, si conoscono meglio e,
infine, si scambiano un bacio.
Durante questo avvicinamento, Mei
confida a Marcello la propria storia: essendo nata sotto la rigida
politica del figlio unico in Cina, la sua esistenza era stata
tenuta nascosta. Yun, sua sorella maggiore, era emigrata in Italia
per raccogliere il denaro necessario a legalizzare l’identità di
Mei e permetterle così di avere una vita pienamente riconosciuta.
Ma ora tutto ciò è crollato. Mei ha un solo scopo: vendicare la
morte di Yun. Questo la conduce a uno scontro diretto con Wang, in
un combattimento visivamente intenso che si conclude con la
vittoria della giovane donna sul boss della malavita.
Yaxi Liu in La città proibita
Una volta sconfitto, Wang rivela a
Mei l’intera verità: Yun avrebbe dovuto scappare con Alfredo, che
era pronto a vendere la trattoria a Wang pur di liberarla dal suo
dominio. Ma Annibale, il vecchio titolare del ristorante e figura
paterna per Marcello, non poteva accettare che il locale passasse
al nemico e, accecato dall’orgoglio, sparò ad Alfredo. Vedendo
fallire il piano e considerando Yun compromessa, Wang la uccise
senza esitazione. Questo porta al confronto finale tra Marcello e
Annibale, in un momento carico di dolore e resa dei conti:
sopraffatto dal rimorso, Annibale sceglie di togliersi la vita.
Nel commiato del film, uno sguardo
al futuro ci mostra un’epilogo di pace: Marcello e Mei vivono ora
in Cina, circondati dai loro figli, tra profumi di cucina e
allenamenti di arti marziali. La violenza e il passato traumatico
sono alle spalle, e ciò che resta è un equilibrio fatto di amore,
identità ritrovata e fusione tra due culture un tempo lontanissime.
Il finale de La città proibita assume così un significato
simbolico e riconciliante: la fuga in Cina e la vita condivisa tra
cucina e arti marziali rappresentano non solo un lieto fine
sentimentale, ma soprattutto l’integrazione tra mondi
opposti, tra Oriente e Occidente, tra tradizione e
riscatto personale.
Marcello e Mei, reduci da un passato
segnato da violenza e perdita, trovano nell’unione e nella
quotidianità un nuovo equilibrio. La scelta di lasciare Roma non è
fuga, ma rinascita: la loro famiglia mista incarna un futuro
possibile, in cui identità, amore e memoria possono convivere senza
più conflitto. Il gesto quotidiano della cucina e la disciplina
delle arti marziali diventano allora pratiche di cura e resistenza.
In questo nuovo orizzonte, il trauma si trasforma in radice per una
vita condivisa e finalmente libera.
Il cast di I
Fantastici Quattro: Gli Inizi sta facendo il giro del
mondo per promuovere l’arrivo del film in sala e recentemente i fan
e i critici brasiliani hanno potuto assistere a un’anteprima di 30
minuti. Composto da scene del primo e del secondo atto, l’anteprima
aveva lo scopo di dare agli spettatori un assaggio di ciò che li
aspetta nel prossimo film dell’MCU.
Quindi, per essere chiari, non si
tratta del film completo. Tuttavia, alcune prime reazioni hanno
iniziato a circolare sui social media e sono state estremamente
positive. @mpmorales ha definito
“incredibile” la costruzione del mondo del regista
Matt Shakman e ha dichiarato che ciò che è stato
mostrato è stata “una bella introduzione al quartetto, ai loro
poteri e alla minaccia incombente di Silver Surfer”.
Un altro utente di X, @GoodNerd23, ha detto che I
Fantastici Quattro: Gli Inizi “potrebbe essere il
miglior film Marvel dopo Endgame”. Ha aggiunto:
“Assomiglia molto a Gli Incredibili, è super divertente,
colorato e diverso dagli altri film Marvel. Silver Surfer ruba la
scena!”.
L’account @4FantasticoBRA ha invece
pubblicato un lungo resoconto di ciò che ha visto: “Ciò che è
stato mostrato non solo mi ha sorpreso… ma mi ha davvero commosso.
L’intera ambientazione di questo universo è unica. È un grande
regalo per i fan. Tutto inizia con un’intimità che non siamo
abituati a vedere in questo tipo di film. È come incontrare una
vera famiglia, con le sue vulnerabilità, il suo umorismo, il suo
affetto e i suoi obiettivi“.
Si continua poi affermando che
“La dinamica tra Reed e Sue è uno dei punti salienti. Abbiamo
visto molte scene dei due insieme, e Vanessa e Pedro sono in
perfetta sintonia, trasmettendo davvero la sensazione di una coppia
che sta insieme da molto tempo. La loro relazione dimostra, fin
dall’inizio, che questo film va ben oltre la semplice esibizione di
superpoteri”.
Infine: “Anche Ben e Johnny
brillano. Ognuno di loro ha una personalità ben definita e
l’alchimia tra loro funziona fin dal primo momento. Le battute
arrivano al momento giusto, e si sa com’è: Johnny è Johnny! La
trama ha un tono orientato alla famiglia, e questo diventa chiaro
con l’arrivo del piccolo Franklin. Questo è puro Fantastici
Quattro! Non stanno solo affrontando una grave minaccia: i legami
familiari sono al centro della storia.
“La sequenza finale
dell’anteprima che ho visto è di quelle che fanno trattenere il
fiato a tutta la sala. La CGI? Impeccabile. E l’accumularsi del
pericolo sembra reale: si percepisce il peso della posta in
gioco.”, conclude l’utente. Ripetiamo però che si tratta
di pareri espressi sulla base di alcuni frammenti del film e non
del lungometraggio nella sua totalità. Per avere indicazioni più
precise in merito, non resta che attendere le anteprime ufficiali
del film.
La trama e il cast di I Fantastici Quattro: Gli
Inizi
Il film Marvel StudiosI
Fantastici Quattro: Gli Inizi introduce la prima
famiglia Marvel composta da Reed Richards/Mister Fantastic
(Pedro
Pascal), Sue Storm/Donna Invisibile (Vanessa
Kirby), Johnny Storm/Torcia Umana (Joseph
Quinn) e Ben Grimm/la Cosa (Ebon
Moss-Bachrach) alle prese con la sfida più difficile
mai affrontata. Costretti a bilanciare il loro ruolo di eroi con la
forza del loro legame familiare, i protagonisti devono difendere la
Terra da una vorace divinità spaziale chiamata Galactus
(Ralph Ineson) e dal suo enigmatico Araldo, Silver
Surfer (Julia Garner).
E se il piano di Galactus di
divorare l’intero pianeta e tutti i suoi abitanti non fosse già
abbastanza terribile, la situazione diventa all’improvviso una
questione molto personale. Il film è interpretato anche da
Paul Walter Hauser,
John Malkovich,
Natasha Lyonne e Sarah Niles.
I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è diretto da
Matt Shakman e prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Grant
Curtis e Tim Lewis sono gli executive producer. Il film sarà al
cinema dal 23 luglio.
Era passato così tanto tempo
dall’ultimo aggiornamento sul reboot di Red
Sonja che molti fan avevano perso le speranze di
vedere il film, ma a marzo abbiamo saputo che il progetto aveva
trovato un distributore statunitense nella Samuel Goldwyn Films e
ora è stato finalmente pubblicato il primo trailer ufficiale. Il
teaser mostra la She-Devil with a Sword (la star di
Revenge,Matilda Lutz) catturata dallo
spietato Dragan (Robert Sheehan)
e costretta a combattere in un’arena in stile gladiatorio.
Sonja riesce a fuggire e si unisce a
un gruppo di compagni guerrieri per vendicarsi di Dragan e di sua
moglie, Dark Annisia (Wallis
Day). Il film sembra ricco di scene d’azione sanguinose,
creature fantastiche (realizzate con effetti speciali
sorprendentemente ben fatti) e persino il famigerato bikini di
maglia metallica di Sonja fa la sua comparsa, anche se non
indossato da lei.
La sinossi ufficiale recita:
“Catturata. Incatenata. Costretta a lottare per sopravvivere.
Red Sonja deve farsi strada combattendo attraverso le fosse
insanguinate dell’impero di un tiranno e radunare un esercito di
emarginati per riconquistare la sua libertà e sconfiggere Dragan e
la sua spietata sposa, Dark Annisia”. Il film ha inoltre
ricevuto una classificazione R per “violenza forte e
sanguinosa”.
È stato inoltre rilasciato anche un
primo poster ufficiale, che si può vedere nel post qui sotto:
Dopo oltre un decennio di tentativi
di portare avanti il progetto con diversi scrittori e registi in
varie fasi, Millennium è finalmente riuscita a mettere in
produzione il suo reboot di Red
Sonja nel 2022, con il regista di Solomon
Kane,M.J. Bassett al timone e Lutz che
prende il posto dell’attrice di Ant-Man and the Wasp e
Thunderbolts*Hannah John
Kamen nel ruolo della temibile guerriera del titolo.
Il primo trailer è stato proiettato
per i presenti al San Diego Comic-Con lo scorso anno, ma ad oggi
non abbiamo ancora visto alcun filmato ufficiale. Speriamo che
questa nuova foto BTS sia il segnale che a breve potranno esserci
aggiornamenti sul film, come un primo teaser. Parlando del film a
Collider lo scorso anno, il produttore Les Weldon
ha promesso che “i fan potranno vederlo presto”.
“Abbiamo appena finito il
montaggio. Il film è molto radicato e molto reale, se vogliamo, ma
ci sono un paio di sequenze in cui dobbiamo mettere a punto la CGI
in modo che non si guardi e si dica: ‘Oh, quella creatura non c’era
proprio’”. Abbiamo quindi terminato il film e siamo pronti a
passare alla fase successiva di post-produzione”.
Nel corso di un’intervista del 2022,
invece, Bassett ha rivelato di aver deciso di modificare un aspetto
chiave della storia di Sonja: il suo brutale stupro da parte dei
nemici predoni. “Non mi interessano le donne di fantasia che
usano [lo stupro] come motore di motivazione”, ha detto.
“Non è una motivazione forte. È solo un essere umano nel mondo
della femminilità”.
Insieme a Lutz nel cast troviamo
anche Robert Sheehan (The
Umbrella Academy), Wallis Day(Krypton), Michael Bisping (xXx:
Return of Xander Cage), Martyn
Ford (F9: The Fast Saga), Eliza
Matengu (Thor: Love and Thunder),
Manal El-Feitury (Code Red) e
Katrina Durden (Doctor
Strange).
Arctic, del 2018, è
un intenso film di sopravvivenza diretto da Joe
Penna e interpretato da un magistrale Mads Mikkelsen, unico protagonista in scena
per gran parte della pellicola. Il film racconta la storia di un
uomo disperso nell’Artico dopo un incidente aereo, costretto a
sfidare le condizioni estreme del gelo polare per tentare di
salvarsi e salvare una giovane donna ferita. In un’ambientazione
spoglia e inospitale, il film costruisce la sua tensione attraverso
il silenzio, la fatica, e la lotta quotidiana per la sopravvivenza.
È un racconto asciutto, essenziale, quasi privo di dialoghi, che
lascia spazio solo all’istinto e all’umanità.
Il film si inserisce a pieno titolo
nel genere del “survival movie”, accanto a titoli come
The
Revenant con Leonardo DiCaprio, All Is Lost con Robert Redford, o
127 ore con James Franco. A differenza di molti di questi
film, però, Arctic rinuncia al flashback e al
melodramma, scegliendo una narrazione lineare, cruda e quasi
documentaristica. La regia, fredda e rigorosa, accompagna lo
spettatore nell’isolamento assoluto del protagonista, sottolineando
quanto ogni piccola scelta possa fare la differenza tra la vita e
la morte. Il minimalismo della messa in scena è controbilanciato
dalla performance fisica e carismatica di Mikkelsen, vero cuore del
film.
Proprio per il suo stile asciutto e
realistico, Arctic ha spinto molti spettatori a
chiedersi se la storia raccontata sia ispirata a eventi
realmente accaduti. Il film, infatti, evita ogni
concessione all’eroismo spettacolare, privilegiando la
verosimiglianza e la tensione drammatica quotidiana. Nel prosieguo
dell’articolo, risponderemo proprio a questa domanda: quella di
Overgård è una storia vera? E se no, a quali fatti o immaginari
collettivi si ispira? E, in generale, quanto è plausibile ciò che
vediamo nel film?
La trama
di Arctic
Protagonista della vicenda è l’uomo
noto come Overgård, del quale non vengono forniti
dettagli su chi sia o come sia arrivato dove si trovi. Egli è
infatti bloccato nel circolo polare artico, in attesa di soccorsi
che potrebbero non arrivare mai. Nel frattempo, la sua routine
quotidiana consiste nel controllare le lenze da pesca, mappare
l’ambiente circostante e far funzionare un segnale di soccorso
alimentato da una dinamo a manovella. Il più delle volte è inoltre
costretto a doversi confrontare con la durezza dell’ambiente
circostante, in particolare proteggendosi dagli attacchi di orsi
polari in cerca di cibo.
La sua sorte sembra cambiare nel
momento in cui un elicottero riceve la sua richiesta di soccorso.
Nell’atterraggio, però, il velivolo si schianta uccidendo il pilota
e ferendo gravemente l’altra passeggera. Overgård si prende cura di
questa portandola nel suo rifugio, cercando di medicarle la ferita.
Il fatto di parlare lingue diverse, inoltre, non aiuta a risolvere
la situazione. Entrato in possesso di una mappa, questa rivela
all’uomo la presenza di un altro rifugio non molto distante.
Arrivare lì e cercare ulteriore soccorso sarà dunque la sola
possibilità per entrambi di avere salva la vita. Per riuscirci,
però, dovranno affrontare numerosi pericoli lungo il percorso.
La storia vera dietro il film
Nonostante il suo stile realistico e
il tono asciutto, la storia raccontata in Arctic
non è tratta da eventi realmente accaduti. Il film,
scritto da Joe Penna e Ryan Morrison, è una sceneggiatura originale
che nasce dall’intento di raccontare una vicenda di sopravvivenza
essenziale, quasi archetipica, in un contesto estremo.
L’ambientazione glaciale, l’assenza quasi totale di dialoghi e la
lotta contro la natura riportano immediatamente a una dimensione
universale, in cui l’eroe non ha nome né passato esplicito: è un
simbolo della resilienza umana, più che un ritratto biografico.
Detto questo, esistono numerose
storie vere che richiamano per intensità e contesto quella narrata
in Arctic. Una delle più celebri è la vicenda di
Leonid Rogozov, medico sovietico che nel 1961,
durante una spedizione in Antartide, fu costretto ad auto-operarsi
per un’appendicite in condizioni estreme. Oppure il caso del pilota
di aerei Art Scholl, scomparso durante un volo di
addestramento in condizioni proibitive, anche se meno noto. Più in
linea con il film è la tragica spedizione di
Franklin nel XIX secolo, in cui due navi inglesi
scomparvero tra i ghiacci canadesi e i superstiti tentarono
disperatamente di salvarsi a piedi.
Infine, la vera fonte d’ispirazione
di Arctic sembra essere l’immaginario collettivo del
“sopravvivere all’inospitale”, alimentato da
cronache di naufragi, incidenti aerei in territori remoti e
racconti di isolamento estremo. L’Artico, come luogo reale e
mitico, incarna perfettamente questa idea: è una soglia tra il
mondo e il nulla, tra la vita e la sua assenza.
Arctic si inserisce dunque in questa tradizione,
non per documentare un fatto preciso, ma per evocare una condizione
umana senza tempo: quella di chi, da solo, deve scegliere ogni
giorno di resistere.
“Il nucleo della storia che
volevamo raccontare è rimasto lo stesso nel corso delle
riscritture, e può essere ambientato ovunque, nell’Artico o in un
deserto. Basta cambiare le meccaniche delle sue sfide, tutto
qui”, ha detto Penna nel corso di un’intervista. Penna ha quindi
spiegato che il film approfondisce la natura della psiche umana. La
narrazione non fornisce alcun retroscena ai suoi personaggi,
aggiungendo valore al tema universale della storia e consentendo
un’esplorazione approfondita dell’umanità.
Nonostante sia un’opera di finzione,
Arctic è però sorprendentemente realistico nella
rappresentazione delle tecniche di sopravvivenza in condizioni di
questo genere. Secondo esperti del settore, il protagonista compie
infatti scelte credibili e fondate: si ripara all’interno del
relitto dell’aereo, raziona con attenzione le scorte di cibo,
stabilisce segnali visibili per eventuali soccorritori e tenta la
traversata solo quando le condizioni lo impongono. Anche l’uso del
rampino per la pesca, la costruzione di una slitta e la gestione
della ferita della donna ferita sono azioni coerenti con le
conoscenze basilari di sopravvivenza polare.
Naturalmente, sono presenti alcune
“concessioni cinematografiche”. La resistenza fisica del
protagonista è leggermente idealizzata, soprattutto nel mantenere
lucidità e forze per giorni interi sotto temperature estreme. A
parte questo, Arctic evita gli eccessi
spettacolari tipici di molti survival movie, scegliendo
una rappresentazione sobria, priva di eroismi forzati. Questo
approccio ha reso il film credibile anche per esperti di spedizioni
e ambienti estremi, che lo hanno elogiato come uno dei film più
accurati del genere. La coerenza con la realtà non è totale, ma
altamente plausibile.
Match Point
rappresenta una delle svolte più significative nella carriera di
Woody
Allen, segnando un momentaneo allontanamento dalle
ambientazioni newyorkesi che da sempre caratterizzavano il suo
cinema. Ambientato nella Londra dell’alta borghesia, il film adotta
un tono cupo e drammatico, esplorando temi come il caso, la
fortuna, la colpa, l’ambizione e la morale con una freddezza
inedita rispetto alla vena più ironica e intellettuale dei suoi
lavori precedenti. Allen abbandona la narrazione autobiografica e
il personaggio nevrotico che lo ha spesso rappresentato, per
concentrarsi su una storia tragica e crudele in cui la sorte si
sostituisce alla giustizia.
Dal punto di vista stilistico e
tematico, Match Point si configura dunque come un
thriller esistenziale che guarda esplicitamente alla narrativa di
FedorDostoevskij, in particolare
a Delitto e castigo, ma anche al cinema di Ingmar
Bergman e all’estetica del noir. Gli elementi di novità
sono molteplici: la regia più sobria e controllata, l’assenza di
umorismo, una fotografia elegante ma priva di calore, e un
protagonista — interpretato da Jonathan Rhys Meyers — cinico e calcolatore,
lontanissimo dagli antieroi romantici alleniani. Il successo fu
immediato: questo divenno uno dei film più apprezzati di Allen
dai tempi di Crimini e Misfatti (1989), ricevendo anche
una nomination all’Oscar per la miglior sceneggiatura
originale.
Proprio la freddezza della
narrazione e l’ambiguità morale dei personaggi hanno spinto molti
spettatori a interrogarsi sul senso profondo del film, e in
particolare sul suo finale scioccante. Nel prosieguo dell’articolo,
analizzeremo gli ultimi snodi della trama, i simboli ricorrenti e
il significato della “punto decisivo” evocato nel titolo, cercando
di comprendere cosa Match Point abbia davvero da
dire sul ruolo del caso nella vita umana e sull’illusione della
giustizia.
Protagonista della vicenda è il
giovane e affascinante Chris Wilton, insegnante di
tennis convinto che la fortuna sia il vero valore da perseguire.
Sul campo da gioco fa la conoscenza di Tom,
appartenente alla nobile famiglia degli Hewett.
Data la loro comune passione per la lirica, Tom decide di
introdurre Chris ai suoi genitori e alla sorella
Chloe. È proprio con quest’ultima che il giovane
intreccia una relazione sentimentale, benvista dai parenti. Sotto
la loro protezione, Chris intraprende quindi una vita borghese
fatta di lussi e successi lavorativi.
L’equilibrio si spezza però nel
momento in cui egli fa la conoscenza di Nola Rice,
giovane ed attraente attrice americana. Sfortunatamente per lui, la
donna è la fidanzata di Tom. Egli cercherà allora di allontanare
ogni desiderio per lei, ma il destino non lo aiuterà. Tempo dopo,
ormai sposato con Chloe, per la quale tuttavia non prova veri
sentimenti, Chris rincontra Nola. Questa gli confessa di non essere
più legata a Tom, e tra i due inizia una torbida e segreta
relazione. La vita di Chris comincia però a sgretolarsi, diviso tra
la paura di essere scoperto e la necessità di mantenere il suo
status.
La spiegazione del finale del film
Nel terzo atto di Match
Point, la tensione accumulata esplode con lucida crudeltà.
Chris si trova ad un punto di non ritorno: Nola è rimasta incinta e
minaccia di rivelare tutto a sua moglie, scombinando l’equilibrio
sociale e materiale che Chris ha faticosamente conquistato.
Incapace di affrontare le conseguenze delle sue azioni e deciso a
non rinunciare alla sicurezza offerta dal matrimonio, Chris
architetta un piano brutale: uccide la vicina di casa di Nola per
simulare una rapina, e poi uccide la stessa Nola, facendo sembrare
il tutto un caso collaterale.
Il crimine sembra perfetto: Chris
elimina ogni traccia, gestisce con sangue freddo le indagini e
riesce a mantenere una facciata di normalità. Chris tenta poi di
disfarsi dei gioielli della signora Eastby gettandoli nel Tamigi,
ma un anello rimbalza sulla balaustra e, senza che lui se ne
accorga, come in uno sfortunato colpo del tennis che sbatte sul
nastro e torna indietro, ricade sul marciapiede. Nonostante il
presentimento del detective Mike Banner, che ricostruisce alla
perfezione l’accaduto, le accuse dell’omicidio ricadono su uno
spacciatore, trovato morto per strada con l’anello della signora
Eastby in tasca.
Il rimbalzo dell’anello sulla
balaustra, apparentemente sfavorevole a Chris, ne ha invece
favorito di fatto l’impunità. Il film si chiude così con una scena
apparentemente tranquilla: Chris è con la moglie e la sua famiglia,
il loro figlio è nato, e tutto sembra tornato alla normalità. Ma lo
spettatore sa che la serenità è stata costruita sul sangue e
sull’inganno. Il film si chiude poi con un’inquadratura sullo
sguardo di Chris, perso nel vuoto e senza espressione, conscio del
fatto che la sua vita non sarà mai più come prima.
Il finale di Match
Point è volutamente disturbante perché sovverte le attese
morali dello spettatore: il colpevole non solo non viene punito, ma
viene “premiato” con la stabilità familiare e sociale che
desiderava. Allen costruisce un universo narrativo in cui la
fortuna ha più peso della giustizia, e il crimine può restare
impunito se sorretto da circostanze favorevoli. Il titolo stesso,
“Match Point”, richiama non solo il tennis ma il momento
in cui una decisione può far pendere l’esito in un senso o
nell’altro: il caso, non la morale, è l’arbitro finale.
Allen riprende qui una delle sue
ossessioni centrali, già presente nel già citato Crimini e
Misfatti: l’idea che l’universo sia amorale, privo di un
ordine superiore che premi i giusti e punisca i colpevoli. In un
mondo retto dal caso, l’etica diventa una costruzione fragile e
soggettiva. Chris non è semplicemente un villain, ma un uomo che ha
scelto la via della sopravvivenza sociale e del successo personale,
sacrificando tutto ciò che era fragile, vero o scomodo.
L’assassinio, per quanto orrendo, viene reso possibile e
accettabile dal contesto che lo protegge.
Il film, dunque, non racconta solo
un delitto, ma un’intera visione del mondo: un universo in cui
contano le opportunità, la dissimulazione e la fortuna. Chris è il
vincitore non perché è intelligente o meritevole, ma perché
l’anello — simbolo del caso — cade dalla parte “giusta”. Allen ci
lascia con una domanda amara e inquietante: quante volte nella vita
reale i colpevoli escono impuniti solo perché il destino, o la
casualità, hanno fatto loro un favore? La sua risposta è implicita
e spietata: spesso. E non c’è lezione morale da trarre, se non
quella che il caso governa più di quanto vorremmo ammettere.
Una ragazza e il suo
sogno (il cui titolo originale è What a Girl
Wants), uscito nel 2003 e diretto da Dennie Gordon, è una
commedia romantica per famiglie che mescola il tono brillante del
teen movie con l’eleganza del racconto fiabesco moderno.
Protagonista è la giovane Amanda Bynes nei panni
di Daphne, un’adolescente americana che decide di volare a Londra
per incontrare il padre che non ha mai conosciuto, scoprendo che si
tratta di un aristocratico britannico. Il film sviluppa il classico
tema dello scontro culturale tra mondi opposti — la spontaneità
americana e il rigore inglese — dando vita a una narrazione
leggera, romantica e piena di momenti divertenti.
Il film si inserisce perfettamente
nel solco delle commedie per ragazzi dei primi anni 2000,
rivolgendosi a un pubblico giovane ma capace di coinvolgere anche
spettatori adulti grazie al tono scanzonato e alla presenza di
attori noti. A contribuire al successo del film furono soprattutto
la performance brillante di Amanda Bynes, già
allora un volto molto amato dal pubblico teen, e quella
ironicamente misurata di Colin Firth, reduce da ruoli iconici in film
come Il diario di Bridget Jones. La somiglianza con
apprezzati titoli come Il diario di una
principessa o Un principe tutto mio ha
contribuito al successo del film.
La pellicola ha poi ottenuto un buon
riscontro al botteghino ed è tuttora ricordata con affetto dai fan
del genere. Nel prosieguo dell’articolo, scopriremo alcune delle
principali curiosità legate al film, dagli attori che
compongono il cast, passando per le canzoni della
colonna sonora e fino alle differenze tra il film
e l’opera teatrale da cui è tratto. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Il film racconta la storia di
Daphne, una diciassettenne di New York, che non ha
mai conosciuto suo padre. Un giorno decide però di salire su un
aereo, decisa a coronare il uso sogno: andare a Londra così da
incontrarlo e a conoscerlo. Durante il volo la ragazza conosce un
giovane musicista, Ian, dal quale apprende che suo
padre è candidato come Primo Ministro ed è prossimo alle nozze.
Henry, infatti, è il rampollo di una nobile
famiglia, che aveva conosciuto Libbie, la madre di
Daphne, in un viaggio in Marocco. I due si erano innamorati, ma a
causa della loro diversa condizione socio-economca, vengono
costretti a separarsi.
Quando Daphne giunge a Londra
irrompe quindi nella vita del padre, sconvolgendola con il suo
energico modo di fare e le sue abitudini, così lontane da quelle
dell’aristocrazia inglese. L’unica che sembra accoglierla bene è
sua nonna Jocely, la madre di Henry, al contrario
di Glynnis, la promessa sposa del padre, e sua
figlia Clarissa. Nonostante la sua grande capacità
nel mettersi nei guai, Henry non è irritato dal comportamento di
Daphne, fino a quando non si rende conto che la sua presenza
potrebbe andare a ledere le prossime elezioni.
Il cast del film
Il cast di Una ragazza e il
suo sogno è guidato da Amanda Bynes, che
interpreta la protagonista Daphne Reynolds, un’adolescente
americana piena di energia e spontaneità. Già star della TV per
ragazzi grazie a The Amanda Show, Bynes ha dovuto imparare
rapidamente alcune espressioni britanniche per rendere più
credibile il contrasto culturale. Accanto a lei troviamo Colin Firth nel ruolo di Henry Dashwood, il
padre aristocratico che scopre tardi di avere una figlia. Il ruolo,
insieme ad altri simili in quel periodo, fu una parentesi più
leggera nella sua carriera, e l’attore ha raccontato in interviste
di essersi divertito particolarmente durante le riprese.
Tra i protagonisti troviamo poi
Kelly Preston (compianta moglie di John Travolta) nel ruolo di Libby, la
madre di Daphne, e Anna Chancellor nei panni della
fredda e ambiziosa Glynnis, che tenta di ostacolare il
ricongiungimento familiare. Completano il cast Oliver
James nel ruolo di Ian Wallace, interesse amoroso di
Daphne, Anna Chancellor in quello di Glynnis
Payne, madre di Henry, Christina Cole in quello di
Clarissa e Jonathan Pryce nel ruolo di Alistair
Payne, subdolo consigliere di Henry. Il mix tra attori britannici
di scuola classica e talenti americani giovani contribuisce
all’efficacia del tono ironico e sentimentale del film.
La colonna sonora di Una
ragazza e il suo sogno accompagna perfettamente il tono
vivace, romantico e giovanile del film, con brani pop-rock che
riflettono l’animo libero e ribelle della protagonista. Accanto
alle musiche originali di Rupert Gregson-Williams,
troviamo dunque una selezione di canzoni che copre diversi stili e
atmosfere. Il film si apre con brani pop-rock brillanti come
“Who Invited You”
delle Donnas e “London Calling” dei The Clash, che
segnano il tono ribelle della protagonista e il suo arrivo nella
rigida società inglese.
Non mancano sonorità più sensuali ed
energiche, come “What’s
Your Flava?” di Craig David e
“Kiss Kiss” di
Holly Valance, né il pop-rock acceso di
“Hey Baby” dei
No Doubt. Le emozioni più intime sono affidate a
canzoni come “Half-Life” di Duncan Sheik,
“Ride of Your
Life” di John Gregory e
“Out of Place”
di Gavin Thorpe, insieme ai brani interpretati
da Kelly Preston e Oliver James. Tutte le scelte
musicali risultano così coerenti e ben inserite nel racconto,
sostenendo efficacemente sia i momenti comici che quelli più
riflessivi.
Le differenze tra il film e l’opera
teatrale da cui è tratto
Come anticipato, Una ragazza
e il suo sogno è una rivisitazione moderna e americana
della commedia teatrale The Reluctant Debutante di
William Douglas-Home, già portata al cinema nel
1958 con il titolo Come sposare una figlia.
Rispetto all’originale, il film del 2003 ribalta però il punto di
vista, concentrandosi sulla figura della figlia adolescente anziché
sui genitori, e sposta l’ambientazione nella contemporaneità,
inserendo elementi giovanili e romantici più marcati. Se l’opera
teatrale e il film classico puntavano sulla satira sociale
dell’alta borghesia inglese, la versione moderna privilegia invece
il confronto culturale tra spontaneità americana e rigidezza
aristocratica, accentuando il tono da favola moderna.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di Una
ragazza e il suo sogno grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple
iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 9 luglio alle ore
21:20 sul canale Italia 1.
Denis Villeneuve ha
svelato una prima immagine relativa a Dune –
Parte Tre per annunciare ufficialmente l’inizio
delle riprese. Dopo il successo di critica e pubblico ottenuto con
il suo adattamento in due parti del romanzo di Frank
Herbert del 1965, Dune, il visionario regista sta
ora adattando Messia di Dune, il secondo romanzo della
serie, che continua la storia di Paul Atreides (Timothée
Chalamet).
Tornando alla post condivisa, sui
social l’account ufficiale di Dune ha
dunque condiviso un post in cui si annuncia l’inizio della
produzione, riportando una foto del deserto di Arrakis, scattata
dallo stesso Villeneuve, e una citazione da Messia di
Dune: “… in un viaggio in quella terra dove camminiamo
senza lasciare impronte”. Qui di seguito, il post
condiviso:
L’inizio della produzione di
Dune: Parte Tre significa che tutto sta procedendo
secondo i piani, dato che le riprese eranno annunciate per l’estate
del 2025. Se dureranno circa cinque mesi, come è successo per
Dune – Parte Due, dovrebbero terminare intorno a novembre
e non dovrebbero esserci problemi a rispettare la data di uscita
prevista un anno dopo, nel dicembre 2026.
La citazione “un viaggio in
quella terra dove camminiamo senza lasciare impronte” è tratta
dal libro Messia di Dune ed è usata per descrivere la
trasformazione spirituale di Paul Atreides e la sua ascesa a uno
stato quasi profetico. Significa uno stato al di là della presenza
fisica, dove le azioni e l’influenza di una persona trascendono i
limiti del mondo materiale e non lasciano tracce fisiche
riconoscibili.
La foto di Arrakis è stata
probabilmente scattata da Villeneuve nel deserto del Wadi
Rum in Giordania o nell’oasi di
Liwa ad Abu Dhabi, dove sono
state girate le scene desertiche di Dune – Parte Due.
Secondo alcune fonti, le riprese di Dune – Parte
Tre sarebbero in realtà iniziate pochi giorni fa presso
gli Origo Film Studios di Budapest.
In precedenza, parlando con la
rivista Time, Villeneuve ha confermato che Dune 3
sarà basato sul secondo romanzo della serie di Frank Herbert,
“Messia di Dune“. Il regista ha diviso il primo romanzo in
due metà per adattarlo in due film. Ma il terzo film coprirà
Messia di Dune nella sua interezza.
In Dune – Parte
Tre, tratto dal romanzo Messia di Dune di Frank
Herbert, possiamo aspettarci una narrazione molto più intima e
politica rispetto all’epica espansiva di Parte Due. Dopo
aver conquistato Arrakis e assunto il ruolo di Imperatore, Paul
Atreides dovrà affrontare le conseguenze del jihad scatenato in suo
nome e il peso del potere assoluto. Il film esplorerà la
disillusione di Paul, i suoi dubbi morali e le macchinazioni di chi
vuole distruggerlo dall’interno. La storia si muoverà dunque tra
intrighi religiosi, crisi identitarie e visioni profetiche, aprendo
un nuovo capitolo più cupo e riflessivo nell’universo di
Dune.
Leggi anche tutti gli
approfondimenti sul secondo capitolo:
La 20th Century Studios sta
ufficialmente lavorando a un reboot di Una notte al
museo, con la 21 Laps Entertainment che ha ingaggiato
Tripper Clancy per scrivere la sceneggiatura. Tra
i precedenti lavori di Clancy come sceneggiatore figurano “Stuber
– Autista d’assalto”, la serie “I
Am Not Okay With This”, “Die Hart” e “Die
Hart 2: Die Harter”. Al momento, come riportato da Variety, i dettagli della
trama sono ancora segreti, ma si dice che il film racconterà una
nuova storia ambientata nel museo con nuovi personaggi.
Nessuna notizia, per ora, su chi
dirigerà il film, né sugli attori che potrebbero far parte del
progetto. Tuttavia, se la 20th Century Studios deciderà di
procedere spedita con il progetto, è possibile che il processo di
casting non si farà attendere troppo. Al momento, oltre a quello di
Clancy, gli unici altri nomi legati al reboot sono quelli di
Shawn Levy (già regista dei primi tre film) e
Dan Levine sono i produttori per la 21 Laps,
mentre Emily Morris supervisiona il progetto per
conto della società.
Di cosa parla Una notte al museo?
La serie Una notte al
museo, iniziata nel 2006 con il film omonimo, ha dato vita
a tre sequel: “Una notte al museo 2 – La fuga” (2009),
“Una
notte al museo 3 – Il segreto del faraone” (2014) e il
film d’animazione “Una notte al museo 4: La vendetta di
Kahmunrah” (2022). Ben
Stiller ha recitato nei primi tre film nel ruolo di
Larry Daley, guardia notturna del museo, che scopre che i reperti
storici del suo posto di lavoro prendono vita durante la notte. Nel
corso della trilogia hanno recitato anche Robin Williams, Owen Wilson, Ricky Gervais, Mickey Rooney,
Brad Garrett, Dick Van Dyke e
Rami Malek.
La trilogia di Una notte al
museo ha conquistato un’enorme popolarità fin dal primo
capitolo, uscito nel 2006, grazie al suo mix di comicità, avventura
e magia. La saga ha saputo intrattenere sia adulti che bambini,
trasformando l’ambiente museale in un luogo di meraviglia e azione.
Il successo al botteghino e l’affetto del pubblico hanno reso i tre
film dei veri e propri classici del cinema family degli anni 2000.
Non sorprende dunque che si voglia ora in qualche modo rilanciare
quella storia, aggiornandola per una nuova generazione di
spettatori.
Da oltre vent’anni, una squadra
speciale di agenti di polizia messicani opera in silenzio lungo il
confine settentrionale per rintracciare e deportare i fuggitivi
stranieri che attraversano il Messico per sfuggire alle accuse
penali nei loro paesi d’origine. Conosciuta ufficiosamente come
The Gringo Hunters, la squadra opera da Tijuana ed
è specializzata nel localizzare e rimuovere questi fuggitivi, per
lo più americani, che entrano in Messico nella speranza di sfuggire
al sistema giudiziario statunitense. Ufficialmente, si chiama Unità
di collegamento internazionale della polizia dello Stato della
Bassa California.
Le loro operazioni reali hanno ora
ispirato la nuova serie Netflix,
The Gringo Hunters (Los Gringo Hunters),
sulla piattaforma dal 9 luglio. Il dramma è basato su un articolo
del Washington Post del 2022 che offriva uno sguardo più articolato
su come l’unità rintraccia, arresta e espelle i fuggitivi con
rapidità e discrezione. Si tratta dunque di una storia che merita
indubbiamente un maggior approfondimento, al fine di comprendere
meglio il contesto in cui tali dinamiche avvengono e le dinamiche
con cui si svolgono.
Un’unità di cui pochi al di fuori
del Messico avevano mai sentito parlare
Sin dalla sua fondazione nel 2002, l’unità ha espulso ad oggi
più di 1.600 fuggitivi, per lo più uomini americani ricercati per
reati gravi come omicidio, rapimento, reati sessuali e traffico di
droga. In media effettuano circa 13 arresti al mese e tra i
catturati ci sono fuggitivi presenti nella lista dei dieci
ricercati dall’FBI, serial killer e miliardari accusati di frode
finanziaria. Per portare avanti le loro operazioni,
i cacciatori di gringos lavorano in borghese, guidano veicoli
senza contrassegni e si affidano alle informazioni fornite da
agenzie statunitensi come l’FBI, il Dipartimento della Sicurezza
Interna e gli U.S. Marshals.
Sono addestrati sia sul sistema
legale messicano che su quello statunitense e si concentrano
esclusivamente su casi di grande impatto. Parte della loro
formazione consiste inoltre nell’osservare le persone che si
distinguono nelle comunità messicane, un’abilità essenziale quando
si cercano sospetti che spesso cercano di mimetizzarsi. Ad esempio,
i fuggitivi indossano spesso pantaloncini e infradito più dei
locali e parlano poco spagnolo. Gli agenti prestano attenzione
anche a comportamenti irregolari e caratteristiche fisiche come
tatuaggi o cicatrici documentati nelle banche dati criminali
statunitensi.
Invece di seguire lunghe procedure
di estradizione, l’unità utilizza le violazioni delle leggi
sull’immigrazione per espellere rapidamente i sospetti. La maggior
parte degli arresti viene completata in poche ore. Poiché gli
agenti statunitensi non possono operare in modo indipendente in
Messico, si affidano dunque alla polizia messicana per effettuare
gli arresti. Non si tratta quindi di un’estradizione formale, che
richiede un processo giudiziario. Tecnicamente, i fuggitivi vengono
espulsi per aver violato la legge messicana sull’immigrazione.
Il caso che ha rivelato l’unità al
mondo
Fino al 2022, l’unità era in gran
parte sconosciuta al di fuori degli ambienti delle forze
dell’ordine. La situazione è però cambiata quando Kevin
Sieff, corrispondente investigativo internazionale del
Washington Post, si è unito alla squadra mentre si preparava ad
arrestare Damion Salinas, un americano di 21 anni
accusato di omicidio in California. L’articolo di Sieff descrive in
dettaglio come gli agenti hanno rintracciato Salinas a Ensenada,
confermato la sua identità e coordinato l’operazione con i Marshals
statunitensi.
Harold Torres in The Gringo Hunters. Foto cortesia di
Netflix
L’arresto è avvenuto sul ciglio
della strada ed è durato in tutto pochi secondi. Salinas è poi
stato espulso quasi immediatamente. L’articolo ha dunque offerto
una rara panoramica sulle tattiche quotidiane dell’unità e sul suo
approccio discreto. Con l’articolo di Sieff, l’unità The
Gringo Hunters ha dunque guadagnato maggiore popolarità,
cosa che non necessariamente è un bene per loro, intenzionati ad
operare senza destare sospetti. Ad ogni modo, la notorietà di cui
sono stati investiti li ha portati ad essere oggi oggetto della
serie TV disponibile su Netflix.
La silenziosa riscrittura di una
narrazione di confine
Il soprannome
dell’unità, The Gringo Hunters, è emerso
informalmente tra la popolazione locale come abbreviazione della
loro missione: trovare e arrestare i fuggitivi stranieri che
credono che attraversare il confine con il Messico li metta al
riparo dalla giustizia. Anche se la squadra non ha adottato
ufficialmente questo nome, esso riflette un ribaltamento della
tradizionale narrazione di confine. Invece dei messicani che
fuggono verso nord, sono gli americani a nascondersi a sud del
confine e ad essere rintracciati dalle forze dell’ordine
messicane.
L serie Netflix The Gringo
Hunters drammatizza ovviamente molto la loro storia e non
si basi direttamente su precisi eventi. Piuttosto, si è voluto
ricostruire il contesto in cui operano e le sfide con cui si
trovano a confrontarsi quotidianamente. Ancora oggi, i veri
agenti operano in modo silenzioso ed efficiente. Arrestano i
fuggitivi e li riportano rapidamente davanti alla giustizia, spesso
senza l’attenzione del pubblico o clamore. Il loro lavoro richiede
dunque grande pazienza, precisione e stretta collaborazione con le
forze dell’ordine statunitensi.
La seconda stagione della serie
NetflixThe
Sandman amplia la famiglia degli Eterni introducendo
gli altri fratelli. Il più importante di loro è Delirio, la più
giovane, che svolge un ruolo fondamentale nel destino di Sogno. In
una delle conversazioni, viene rivelato che
Delirio era
Delizia, ma alcune circostanze l’hanno
portata a cambiare. La serie non rivela mai com’era quando era
Delizia, ma solleva la questione della sua trasformazione.
SPOILER IN ARRIVO.
La trasformazione di
Delizia rimane un grande mistero
nell’universo di Sandman
La vastità dell’universo di “The
Sandman” significa che ci sono molte informazioni su molti
personaggi, ma alcune cose non vengono mai realmente risolte. Il
cambiamento di Delizia in Delirio è una di queste. Per cominciare,
è chiaro che questo cambiamento è avvenuto molto tempo fa. Una
delle scene flashback dei fumetti suggerisce che sia avvenuto in
epoca preistorica. Ciò significa che, mentre gli eventi di “The
Sandman” si svolgono, Delizia è Delirio da molto tempo. Anche nella
serie, l’unica volta che la vediamo come Delizia è nel ritratto che
Destino usa per convocarla alla riunione di famiglia.
Le prove suggeriscono anche che i
suoi fratelli potrebbero non essere realmente consapevoli del
motivo di questo cambiamento. Lei lo usa per far notare a Destiny
che, anche se lui dovrebbe sapere tutto ciò che accadrà nella
storia dell’universo, ci sono percorsi al di fuori del suo giardino
di cui non è a conoscenza e ci sono cose che non sono scritte nel
suo libro. Ciò significa che, sebbene i suoi fratelli abbiano
assistito alla sua trasformazione, potrebbero non essere realmente
consapevoli della sua causa.
Sebbene né i fumetti né la serie
rivelino cosa sia successo a Delizia per trasformarla in Delirio, i
fan hanno raccolto alcuni indizi disseminati finora. Ad esempio, a
un certo punto, Delirio rivela che stava per sposarsi, ma che il
matrimonio non è mai stato celebrato. Potrebbe essere stato questo
l’evento che ha causato il suo cambiamento, o forse la rottura è
stata una conseguenza del suo cambiamento piuttosto che la causa?
Ci sono anche teorie secondo cui sarebbe sopravvissuta a una
violenza sessuale, ma non c’è nulla che provi che abbia subito un
trauma del genere. Esiste invece una teoria molto diversa, secondo
cui la trasformazione di Delirium non è ancora completa.
Delirio è destinata a trasformarsi
in qualcos’altro
Parlando del cambiamento di Delizia
in Delirio, il creatore di “The Sandman”
Neil Gaiman ha detto una volta che il personaggio
doveva essere sempre in uno stato di cambiamento. Questo significa
che il suo cambiamento da Delizia a Delirio non è permanente, ma
una fase che alla fine lascerà spazio a qualcosa di diverso. Non
viene rivelato in cosa si trasformerà esattamente, ma l’autore ha
lasciato alcuni indizi su questo imminente stato di cose nei
fumetti. In “Brief Lives”, quando Delirio e Sogno finalmente
trovano Distruzione, che si è autoesiliato, lui fa una
chiacchierata con i suoi fratelli prima di ripartire.
Mentre saluta, dice a Delirio che
spera che il suo prossimo cambiamento sia più facile per lei.
Questo suggerisce che lei sta ancora cambiando e che potrebbe
trasformarsi in qualcos’altro tra un po’. Ma questo non risponde
ancora alla domanda su cosa la stia facendo cambiare. Un modo per
interpretare questo cambiamento è non vederlo come un degrado, ma
come un’evoluzione. Si potrebbe dire che, rispetto alla natura
pacifica e ordinata di Delizia, il caos e la turbolenza di Delirio
sembrano un passo indietro. Ma non è necessariamente così.
Gli
Eterni sono stati creati all’alba dell’universo e ognuno di
loro è nato nel momento in cui le cose hanno iniziato a formarsi.
Ad esempio, prima che nascesse la prima cosa, Morte era lì ad
accoglierla; e prima che il primo essere si svegliasse, Sogno era
lì ad accoglierlo nel Reame dei Sogni. Delizia, sebbene sia nato
per ultimo, è comunque arrivato più o meno nello stesso momento. Se
si confronta questo con la nascita dell’universo, allora bisogna
notare che le cose sono passate dall’ordine al caos nel corso del
tempo. Una regola generale suggerisce che l’entropia (e in un certo
senso il caos) dell’universo è in costante aumento e continuerà ad
aumentare fino al punto in cui arriverà un altro cambiamento.
Forse Delizia/Delirio rappresenta
questo cambiamento. Lei è destinata a cambiare con l’universo,
motivo per cui questa trasformazione è fuori dal suo controllo.
Diventa ogni giorno più caotica e ogni volta che cerca di imporsi
un po’ di ordine (come costringere i suoi occhi ad avere lo stesso
colore), prova un dolore fisico. È destinata a questo caos e quando
arriverà il momento in cui l’universo farà il passo successivo,
anche lei si evolverà in qualcos’altro.
La prossima serie sequel di
Dexter,
Dexter: Resurrection, vedrà il ritorno di diversi
personaggi della serie originale e di New Blood, oltre
all’aggiunta di un nuovo personaggio di prim’ordine. Annunciata
durante il panel dedicato a Dexter: Original Sin al San Diego Comic-Con 2024,
Dexter: Resurrection è la seconda serie sequel del
franchise, dopo la controversa conclusione di Dexter
(2006-2013) dopo otto stagioni. La serie sarà creata da Clyde
Phillips, showrunner di
New Blood e
Original Sin, e dovrebbe essere distribuita su Paramount+ con Showtime nell’estate del 2025.
La notizia che Uma Thurman si unirà al cast di Dexter:
Resurrection è stata diffusa per la prima volta il 21 gennaio
2025 (tramite
Deadline). Il personaggio di Charley interpretato dalla Thurman
è il primo personaggio completamente nuovo ad essere aggiunto al
sequel della serie Dexter del 2025.
Per ora, tuttavia, sono stati
confermati solo pochi potenziali personaggi di Dexter:
Resurrection. Michael C. Hall è tornato come voce narrante in
Dexter: Original Sin, con un cast completamente nuovo che
interpreterà molti personaggi familiari. Resurrection riprenderà da
dove New Blood era terminato, dopo che Original Sin ha rivelato che
Dexter è sopravvissuto al colpo di pistola di Harrison.
Michael C. Hall nei panni di
Dexter Morgan
Attore: Michael C. Hall, 53 anni, è un attore
cinematografico e televisivo statunitense originario di Raleigh,
nella Carolina del Nord. Famoso soprattutto per la sua acclamata
interpretazione del simpatico serial killer Dexter Morgan, che gli
è valsa una nomination agli Emmy, Hall ha debuttato in televisione
nel 1999 in un episodio della soap opera As the World Turns.
È diventato famoso interpretando David Fisher nella serie
drammatica della HBO Six Feet Under, acclamata dalla critica
e vincitrice di nove Emmy durante le cinque stagioni in cui è
andata in onda, dal 2001 al 2005.
Al di fuori dell’universo di
Dexter, Hall ha recitato in diversi film come Gamer (2009), Kill
Your Darlings (2013), Christine (2016), Game Night (2018) e Lazarus
(2018). Tra le sue altre opere televisive degne di nota figurano
The
Crown (2017), Safe (2018) e The Defeated (2020).
Attrice: Uma Thurman, 54
anni, è un’attrice di fama mondiale candidata all’Oscar, originaria
di Boston, Massachusetts. Nota soprattutto per i suoi ruoli nei
classici film di Quentin Tarantino come Kill Bill: Vol. 1
(2003), Kill Bill: Vol. 2 (2004) e Pulp Fiction
(1994), Thurman ha iniziato la sua carriera di attrice nel 1984
come voce di Kushana nel celebre film d’animazione dello Studio
Ghibli Nausicaä della Valle del Vento.
Thurman è diventata famosa come
attrice di Hollywood grazie alle sue interpretazioni in film come
Le relazioni pericolose (1988) e Pulp Fiction (1994),
dove ha interpretato l’iconica Mia Wallace. Tra i lavori più
recenti di Thurman figurano Red, White & Royal Blue (2023) di
Prime Video, Super Pumped (2022) di Showtime e
Imposters (2017-2018) di Bravo.
Personaggio: Thurman entrerà
a far parte dell’universo di Dexter nei panni di Charley, un ex
ufficiale delle forze speciali e capo della sicurezza del
miliardario Leon Prater.
James Remar nel ruolo di Harry
Morgan
Attore: James Remar, 71
anni, è un celebre attore di Boston, Massachusetts. Con oltre 180
film e serie televisive al suo attivo, Remar ha debuttato sul
grande schermo nel 1978 con On the Yard. Ha recitato in
numerosi film di successo negli anni ’80 e ’90, tra cui
Cruising (1980) al fianco di Al Pacino, The Cotton
Club (1984) con Richard Gere, White Fang (1991) con
Ethan Hawke e Miracle on 34th Street (1994).
Remar è apparso anche in diversi
film d’azione dei primi anni 2000, come 2 Fast 2 Furious
(2003) e Blade: Trinity (2004). Tra i suoi lavori più
recenti figurano Transformers One (2024), Megalopolis
(2024), Oppenheimer (2023) e City on a Hill
(2019).Opere degne di nota:Film/Serie TVPersonaggioDexter
(2006-2013)Harry MorganOppenheimer (2023)Henry StimsonCity on a
Hill
Personaggio: Remar
riprenderà il ruolo che aveva nella serie originale Dexter,
quello del fantasma di Harry Morgan, il padre adottivo di Dexter
Morgan morto prima degli eventi della serie.
David Zayas nel ruolo di Angel
Batista
Attore: David Zayas, 62
anni, è nato a Ponce, in Porto Rico. Con oltre 100 film e serie TV
al suo attivo, Zayas ha debuttato nel 1996 in un episodio della
serie poliziesca New York Undercover. Zayas è salito alla
ribalta a Hollywood dopo aver recitato in due film di successo del
1998, Return to Paradise e Rounders.
Zayas ha continuato a recitare in
diversi film dei primi anni 2000, come Washington Heights (2002) e
A Gentleman’s Game (2002), prima di ottenere il successo nella
celebre serie HBO Oz, interpretando Enrique Morales dal 2000 al
2003. Zayas ha continuato a recitare nei film Michael
Clayton (2007), The Expendables (2010) e Annie
(2014) e nelle serie TV Gotham (2014-2015), Bloodline
(2016-2017), Blue Bloods (2017-2024) e The
Bear stagione 3 (2024).
Personaggio: Zayas
riprenderà il suo ruolo iconico di Angel Batista in Dexter e
Dexter: New Blood.
Jack Alcott nel ruolo di
Harrison Morgan
Attore: Jack Alcott, 25
anni, è un attore americano di Franklin, Tennessee. Giovane attore
emergente, Alcott ha attualmente all’attivo solo pochi film e serie
televisive. Dopo aver recitato in una serie di cortometraggi
durante gli anni 2010, Alcott ha debuttato in televisione in un
episodio di When the Streetlights Go On nel 2017, prima di
diventare famoso in un episodio del 2020 di The
Blacklist.
Questo ha portato Alcott ad
apparire nella miniserie western della Showtime The Good Lord
Bird nel 2020 e ad ottenere il ruolo di Harrison Morgan in
Dexter: New Blood l’anno successivo. Recentemente ha
recitato in un episodio della serie Peacock di Rian Johnson
Poker Face (2023) e apparirà nei prossimi progetti Lone
Rider e Killing Faith.
Personaggio: Alcott
riprenderà il ruolo di Harrison Morgan, figlio di Dexter, in
Dexter: Resurrection.
Ziam
di Netflix è un film horror thailandese che
ruota attorno a un’inaspettata epidemia di zombie all’interno di un
ospedale, che porta al caos totale tra il personale e i pazienti.
La narrazione segue un ex combattente professionista di Muay Thai
di nome Singh, che ha deciso di appendere i guantoni al chiodo dopo
una carriera di successo. Fino ad ora, la sua vita era piena di
combattimenti e competizioni, ma ora vuole condurre una vita
tranquilla e serena con l’amore della sua vita, Rin, una
dottoressa. I suoi piani per un futuro sereno vengono distrutti
quando scoppia un’epidemia di zombie nell’ospedale dove lavora
Rin.
Con zombie assetati di sangue che
invadono la struttura sanitaria, Singh si assume la responsabilità
di salvare la sua ragazza utilizzando la sua esperienza e le sue
abilità di combattente. Nel caos, incontra anche un ragazzino di
nome Buddy, che protegge dagli attacchi degli zombie. L’istinto di
combattimento di Singh, unito al suo coraggio e alla sua grinta,
gli permettono di respingere l’orda di zombie, ma per quanto tempo?
Diretto da Kulp Kaljareuk, il thriller vede un cast di talento
composto da Mark Prin, Nychaa Nuttanicha e Vayla Wanvayla. La
tensione atmosferica e la claustrofobia sono mantenute per tutta la
narrazione, soprattutto grazie all’ambientazione tetra
dell’ospedale dove si svolge la maggior parte della storia.
Le location dove è stato girato
Ziam
Secondo quanto riferito, “Ziam” è
stato girato in Thailandia, in diversi luoghi che sono stati
trasformati per rappresentare in modo realistico l’apocalisse
zombie. Sebbene non ci siano informazioni sulle date delle riprese,
l’attore protagonista, Mark-Prin Suparat, ha parlato del processo
che ha seguito per rendere giustizia al personaggio di Singh. Ha
dichiarato: “Ho dovuto mettermi in forma fisicamente.
Mi sono iscritto a un corso di Muay
Thai e ci ho trascorso circa quattro o cinque ore al giorno.
L’allenamento iniziava con il riscaldamento, il salto con la corda,
il pugilato ombra, la pratica delle tecniche con il mio allenatore,
l’apprendimento dei contrattacchi e le prove delle coreografie dei
combattimenti per il film”.
Secondo quanto riportato, l’intero
film di arti marziali e zombie è stato girato in Thailandia, dove
la troupe ha allestito un campo in uno studio cinematografico
dotato di numerosi servizi moderni e di un ampio spazio all’aperto.
L’ospedale in cui scoppia l’epidemia di zombie in “Ziam” è un
ospedale reale o è stato costruito appositamente in uno studio
cinematografico per poter riprendere tutte le complessità legate
alle riprese in spazi ristretti. È molto probabile che sia stato
utilizzato uno studio cinematografico nella città di Bangkok per
dare vita a questo thriller ricco di azione.
Per creare un senso di tensione e
orrore, i membri della troupe hanno costruito corridoi e interni
angusti, replicando gli ospedali moderni. Questa configurazione ha
permesso ai realizzatori di riprendere gli attacchi degli zombie da
vicino e di offrire al pubblico un’esperienza coinvolgente. Grazie
agli studi e alle strutture all’avanguardia di Bangkok, la città è
stata scelta come location per diversi progetti, tra cui “Jurassic
World: Rebirth”, “Home Sweet Home: Rebirth”, “Operation Blood Hunt”
e “School Tales the Series”.
In Ziam di
Netflix, l’umanità è spinta al limite a
causa degli effetti del riscaldamento globale. Lo scioglimento
delle calotte polari ha liberato nuovi tipi di virus che si sono
diffusi tra le creature marine, trasformando le persone che le
mangiano in zombie. Il film inizia nel Giorno Zero, quando il virus
contagia le persone all’interno di un grande ospedale di Bangkok,
in Thailandia. Quando un ex lottatore di Muay Thai si rende conto
che sua moglie si trova nello stesso ospedale, combatte contro
l’orda di mostri mangia-carne per salvarla. Nel corso di circa
novanta minuti, il film offre un’esperienza ricca di azione con
situazioni estremamente emozionanti e spaventose, e alla fine il
titolo rivela il suo grave significato per la trama. SPOILER IN
ARRIVO.
Ziam combina due temi principali
del film
Il paese che oggi conosciamo come
Thailandia un tempo si chiamava Siam. Questo era il suo nome
ufficiale fino al 24 giugno 1939, quando, in un consapevole sforzo
di unire il popolo del paese, il nome fu ufficialmente cambiato.
Tuttavia, “Siam” è rimasto nel linguaggio locale, come si evince
anche dalla premessa del film Netflix. Al posto di Thailandia, per
indicare il Paese viene usato Siam, suggerendo che l’impatto
devastante del riscaldamento globale ha riportato il Paese e la sua
popolazione a un’epoca in cui le cose non erano così stabili come
lo sono oggi nel mondo reale.
Il titolo “Ziam” presenta una
variazione del nome precedente, in cui la S è sostituita dalla Z, a
simboleggiare lo scoppio del virus zombie nel Paese. È stato un
modo intelligente per comunicare al pubblico cosa aspettarsi dal
film, ma allo stesso tempo allude anche a una svolta più oscura per
il Paese e la sua popolazione. Nella scena iniziale del film, ci
viene detto che le creature marine sono state le prime ad essere
colpite da un misterioso virus rilasciato dopo milioni di anni di
scioglimento delle calotte polari e dei ghiacciai a causa del
riscaldamento globale. A causa di questo virus, le creature marine
muoiono e quelle che sopravvivono diventano immangiabili per gli
esseri umani.
Il titolo preannuncia un destino
oscuro per il Paese
Quando la storia si sposta in
Thailandia, scopriamo che nel Paese c’è una grave carenza di cibo e
che il pesce è praticamente vietato, cosa che presumibilmente è
avvenuta anche in altre parti del mondo. Questa è la situazione da
alcuni anni, ma un uomo d’affari di nome Vasu presenta
un’alternativa che consentirebbe di reintrodurre il pesce sul
mercato e servirlo alla popolazione, risolvendo così la crisi
alimentare.
Purtroppo, questo pesce si rivela
contaminato e provoca l’epidemia del virus, che si diffonde
rapidamente nell’ospedale, causando la morte di quasi tutte le
persone all’interno dell’edificio. L’esercito cerca di contenerlo
distruggendo l’edificio. Tuttavia, la scena finale rivela che
l’operazione non ha avuto successo. Gli zombie sono sopravvissuti e
continueranno il loro regno di terrore diffondendosi in tutta la
città, e questa volta le vittime saranno molte di più rispetto alla
tragedia dell’ospedale.
Poiché Bangkok è la città più
grande della Thailandia, la sua caduta sarebbe devastante per il
Paese e significherebbe anche che il virus continuerebbe a
diffondersi in tutta la nazione, se non lo ha già fatto. Con
questo, il Siam si trasforma tecnicamente in Ziam, un paese con più
zombie che persone. Il finale del film è all’altezza del titolo,
aggiungendo un altro livello alla storia e prefigurando un destino
più oscuro per i personaggi e i loro cari.