Disney+ ha annunciato che
Grey’s
Anatomy tornerà in Italia il 25 aprile sulla
piattaforma streaming per la sua attesissima ventesima stagione,
con nuovi episodi settimanali ogni giovedì. Le prime diciannove
stagioni sono già disponibili in streaming.
Grey’s
Anatomy è considerata una delle più grandi serie
televisive contemporanee. Il medical drama, giunto alla sua
ventesima stagione, segue un gruppo di medici del Grey Sloan
Memorial che si trovano quotidianamente ad affrontare decisioni di
vita o di morte. Cercano conforto l’uno nell’altro e, a volte, più
di una semplice amicizia. Insieme scoprono che nella medicina e
nelle relazioni non è tutto bianco o nero.
Grey’s
Anatomy vede protagonisti
Ellen Pompeo (Meredith Grey),
Chandra Wilson (Miranda Bailey), James Pickens Jr. (Richard Webber), Kevin McKidd (Owen Hunt), Caterina
Scorsone (Amelia Shepherd), Camilla
Luddington (Jo Wilson), Kim Raver (Teddy Altman), Jake
Borelli (Levi Schmitt), Chris Carmack (Atticus “Link” Lincoln),
Anthony Hill (Winston Ndugu), Alexis Floyd (Simone Griffith), Harry
Shum Jr. (Benson “Blue” Kwan), Adelaide Kane (Jules Millin), Midori
Francis (Mika Yasuda) e Niko Terho (Lucas Adams).
Le guest star della ventesima
stagione di Grey’s
Anatomy
Tra le prime guest star annunciate
per questa stagione ci saranno Jessica Capshaw che riprenderà il
suo ruolo nei panni di Arizona Robbins, mentre Alex Landi tornerà
nel ruolo del dottor Nico Kim. Nel frattempo, Natalie Morales
arriverà al Grey Sloan Memorial Hospital per interpretare Monica
Beltran, un chirurgo pediatrico il cui pragmatismo e la cui
lucidità l’hanno resa una delle migliori nel suo campo. La sua
volontà di spingersi oltre i limiti può essere ammirevole e
seccante, ma è sempre finalizzata a fornire cure di alta qualità ai
suoi pazienti. Freddy Miyares si unisce al cast con un ruolo
ricorrente nel ruolo di Dorian, un paziente intelligente,
affettuoso e simpatico che è stato coinvolto in un grave incidente
e sta lottando per il suo futuro.
Shonda Rhimes è
l’ideatrice e la produttrice esecutiva di Grey’s
Anatomy. Meg Marinis è showrunner e produttrice
esecutiva. Betsy Beers, Mark Gordon, Debbie Allen ed Ellen Pompeo
sono produttori esecutivi. La serie è prodotta da ABC Signature,
parte dei Disney Television Studios.
Paramount+ ha svelato il trailer
ufficiale la data della première della stagione finale della serie
originale EVIL,
amata dai fan e acclamata dalla critica.
La serie, che ha recentemente
iniziato la produzione a New York City dei quattro episodi bonus
precedentemente annunciati, sarà trasmessa in anteprima, dopo gli
Stati Uniti e il Canada, venerdì 24 maggio in Italia, Australia,
Francia, Germania, Svizzera e Austria.
La trama della quarta stagione di
EVIL
Nella nuova stagione, Kristen,
David e Ben continueranno a esaminare casi di sperimentazione
tecnologica, maiali posseduti, oppressione e infestazione
demoniaca, una musa danzante evocata da presunte streghe e una
reliquia malvagia. Nel frattempo, Leland tenta di convincere
Kristen a crescere un bambino anticristo concepito con il suo
ovulo. David viene reclutato dai servizi segreti del Vaticano per
la “visione remota”, una capacità paranormale di vedere
l’invisibile per individuare il male. Ben viene colpito da un
fascio di ioni che gli provoca visioni di un demone che lo deride,
finché non scopre una soluzione insolita per scacciarlo. Infine,
tutti e tre si rendono conto che restano solo poche settimane per
esaminare i casi, perché la parrocchia ha deciso di sciogliere la
squadra per mancanza di fondi. Il tutto culmina in un ultimo
confronto con Leland e le 60 famiglie che costituiscono il Male nel
mondo moderno.
La serie EVIL
è interpretata da Katja Herbers, Mike Colter, Aasif Mandvi, Michael
Emerson, Kurt Fuller, Andrea Martin, Christine Lahti, Brooklyn
Shuck, Skylar Gray, Maddy Crocco e Dalya Knapp. EVIL è
prodotto da CBS Studios in associazione con King Size Productions.
Robert King, Michelle King, Liz Glotzer, Rockne S. O’Bannon e Sam
Hoffman sono i produttori esecutivi. La serie è distribuita a
livello internazionale da Paramount Global Content
Distribution.
Il grande e visionario
regista Yeon Sang-ho (conosciuto per gli acclamati
film Train to Busan e
Peninsula, e la cupa serie Hellbound) torna
su Netflix con il primo
spin-off sudcoreano dell’iconico manga giapponese
Parasyte di Hitoshi Iwaaki, pubblicato da KODANSHA
Ltd nel 1989 e da cui è tratto anche l’anime Kiseiju –
L’ospite indesiderato. La miniserie – intitolata
Kiseiju – La zona grigia (titolo
originale Parasyte – The Grey) e costituita da 6
episodi di circa 50 min ciascuno – è un eccitante e
cruento body horror che rielabora la storia di Shinichi e
Miji in una chiave sudcoreana del tutto nuova e inaspettata. In
questa lotta tra parassiti e umani, infatti, il
protagonista non è più l’introverso Shinichi, bensì la giovane
sfortunata Jeong Su-in, interpretata dalla
talentuosa attrice Jeon So-nee, già nota per i
suoi ruoli in Encounter, When My Love Blooms e
Our Blooming Youth.
Kiseiju – La zona grigia, la trama
In seguito a un inspiegabile evento
cosmico, la vita sulla Terra è sconvolta dall’arrivo di
migliaia di misteriose larve aliene che, dopo
essere cadute dal cielo, si insinuano nei cervelli degli esseri
umani, nutrendosi di essi e prendendo possesso dei loro corpi. I
parassiti, privi di qualsiasi forma di coscienza, seguono
unicamente il loro istinto di sopravvivenza, diffondendo
morte e scompiglio ovunque vadano. Ed è proprio a causa di
questa tragica invasione che, dopo un violento attacco, si forma il
“Grey Team”, una task force militare guidata dalla
coraggiosa e determinata Jun-Kyung (interpretata
da Lee Jung-hyun,
Peninsula, Decision to Leave),
istituita con lo scopo di smascherare e sterminare definitivamente
i violenti parassiti.
Mentre i questi iniziano a
evolversi, creando piccole sanguinarie comunità, e Jun-Kyung è
impegnata in una guerra pericolosa e imprevedibile, un evento
ancora più straordinario accade alla giovane Jeong
Su-in (Jeon So-nee): svenuta e in fin di vita, diventa
l’ospite di un parassita che non riesce a prendere completamente il
controllo del suo cervello, possedendo quindi solo parzialmente il
suo corpo e per pochi minuti al giorno. È così che, proprio come il
dottor Jekyll e Mr Hyde, Su-in si trova presto a dover
condividere la propria esistenza con il (non poi così
malvagio) parassita “Heidi”.
“Se la popolazione umana si riducesse a un
centesimo,i veleni diminuirebbero nella stessa
misura?”
Fin dai primissimi istanti
dell’episodio 1, emerge chiaramente l’intenzione di Yeon Sang-ho di
creare un prodotto in gran parte diverso dalla fonte da cui
trae ispirazione. Kiseiju – La zona grigia,
infatti, si discosta dagli elementi tipici del romanzo di
formazione che caratterizzavano il malinconico racconto
dell’adolescente Shinischi e del suo parassita Migi, per
abbracciare un’atmosfera horror ancor più cupa, angosciante e con
un marcato taglio socio-politico. L’episodio 1 si apre con una
premessa che sottolinea una critica sociale e politica
intensa: se le azioni umane rappresentano la principale
fonte di dolore nel mondo, quale sarebbe l’effetto di una drastica
riduzione della popolazione? Saremmo capaci di ridurre le
sofferenze e le tragedie che affliggono il nostro
pianeta?
Ancora una volta, il maestro Yeon
Sang-ho cela dietro le sue oscure e spaventose creature
riflessioni profonde sull’autodistruzione umana. Che siano
zombie o alieni a minacciare e parassitare la Terra, poco conta.
L’opera di Yeon riesce magistralmente a mettere in evidenza come
la malvagità e l’imprudenza umana siano più
pericolose e dannose di qualsiasi altra forma mostruosa di male. A
questo doloroso e potente messaggio, il regista aggiunge –
attraverso i personaggi di Jeong Su-In e del furfante Koo
Kyo-hwan (interpretato dall’attore Seol
Kang-woo) – una speranza sincera e commovente: la chiave
per la sopravvivenza risiede nell’unione e nella fiducia
reciproca.
Al di là delle intense scene
d’azione, la trama avvincente e la critica socio-politica ben
definita, un altro aspetto distintivo della serie è la
straordinaria resilienza dei suoi personaggi principali,
partendo da quelli femminili. Attraverso pochi flashback, infatti,
il pubblico è immediatamente coinvolto nel vissuto delle
protagoniste Su-In e Jun-Kyung, generando una forte
empatia. Pur conoscendo ben poco sul loro passato, dunque,
il pubblico viene catapultato direttamente nei loro traumi, in quei
ricordi così tragici e dolorosi da aver segnato profondamente le
loro vite e loro stesse. La lotta contro i mostruosi e spietati
parassiti diventa così per entrambe un vero e proprio
percorso di guarigione, un’opportunità per imparare a
convivere con il proprio dolore e rinascere.
In particolare, il legame
tra Su-In e il suo parassita diventa sempre più
emblematico episodio dopo episodio, rivelando una profonda
interdipendenza, elemento che caratterizza anche l’opera nipponica
originale. Il parassita, nominato appunto Heidi, e Su-In sviluppano
una relazione che va al di là della mera
sopravvivenza. Mentre Heidi assiste Su-In nel processo di
elaborazione dell’abbandono della madre e delle violenze subite dal
padre; Su-In, a sua volta, instilla in Heidi l’importanza e il
coraggio necessari per affidarsi agli altri, compresi i suoi
simili.
In altre parole, Su-In non si limita
a dimostra a Heidi quanto gli esseri umani possano sentirsi fragili
e soli, ma anche e soprattutto quanto grande sia la forza
naturale dell’umanità quando confida nella comunità e
nella solidarietà reciproca. L’ambivalenza di questo personaggio
diventa quindi una metafora potente del concetto
che non si è soli su questa Terra, né tantomeno nell’universo, e
che anche nei momenti più bui, c’è sempre la possibilità di trovare
conforto e sostegno negli altri.
Un horror Netflix degno di Hitoshi Iwaaki
Con effetti speciali spettacolari,
una buona dose di splatter e sequenze di azione
coreografate in modo impeccabile grazie anche all’uso di rapidi
movimenti di macchina, l’opera di Yeon Sang-ho riesce in
pochi episodi a catturare l’attenzione del pubblico,
immergendolo completamente nella stessa angoscia,
repulsione e collera evocate dalla narrazione di Hitoshi
Iwaaki.
Nonostante alcune lacune
narrative e il ritmo precipitoso, Kiseiju non
solo offre uno spettacolo visivo coinvolgente e convincente, ma
arricchisce la narrazione con riflessioni che, seppur non del tutto
originali (come dimostra La Creatura di Gyeonseong), regalano al pubblico
un’esperienza televisiva cupa, intensa e decisa,
all’altezza dell’opera madre.
Scream
VII si preannuncia come un affare di famiglia. Sono
emersi nuovi dettagli sulla trama del sequel meta-slasher,
rivelando che la famiglia di Sidney Prescott sarà
l’obiettivo principale di Ghostface.
Secondo l’insider Daniel
Richtman (via X), “Stanno cercando di scegliere i due
figli di Sid. Sembra che il film si concentrerà sulla famiglia di
Sid poiché tutti e 4 (lei, suo marito e i 2 figli) sono elencati
come protagonisti.” Questi dettagli della trama sembrano
confermare che Scream
VII non presenterà nessuno dei personaggi
introdotti nei sequel Scream (2022) e
Scream
VI (2023), in particolare i Core Four. Invece, il
franchise si concentrerà nuovamente sulla protagonista originale,
Sidney Prescott, con Neve Campbell che tornerà nel
ruolo dopo che il personaggio era assente da Scream
VI.
Mentre Campbell è finora l’unico
nome ufficialmente collegato a Scream
VII, secondo quanto riferito, anche i veterani del
franchise Courteney Cox e Patrick
Dempsey sarebbero in trattative per tornare. La Cox, che è
l’unico attore oltre al doppiatore di GhostfaceRoger L. Jackson ad apparire in tutti e sei gli
episodi di Scream, riprenderebbe il ruolo della giornalista Gale
Weathers, mentre Dempsey tornerebbe nei panni del detective Mark
Kincaid, apparso in Scream 3 (2000). Nei due
precedenti film di Scream, è stato rivelato che Sidney aveva
ripreso la sua relazione con Mark fuori dallo schermo e che i due
erano ora sposati e con figli.
Tom Ripley è un
maestro della reinvenzione, ma le sue notevoli capacità possono
portarlo in là solo fino a un certo punto. Alla fine di
Ripley (la
recensione), l’elegante truffatore interpretato da
Andrew Scott è alle strette e la polizia
italiana è disperatamente sulle tracce dell’uomo che sospettano di
aver ucciso due persone, Freddie Miles (Eliot
Sumner) e lo stesso Ripley. Questo dà a
Ripley, che si è spacciato per Dickie Greenleaf
(Johnny Flynn), una perfetta via di fuga. Poiché è Dickie
che la polizia sospetta di omicidio – e Dickie di cui
Ripley ha usato l’identità (e il conto in banca) –
Ripley può tornare a un porto sicuro: il suo nome e il suo
passaporto.
“La gente ha un sacco di
preconcetti su Tom Ripley“, ha detto Andrew Scott a Netflix
in merito al personaggio creato da Patricia
Highsmith nel suo romanzo del 1955
Il talento di Mr. Ripley. “Quindi il mio lavoro, in un
certo senso, è ignorare tutto questo e cercare di creare la nostra
versione particolare“. È un lavoro simile a quello di Tom
Ripley, che mette insieme un’identità dai frammenti che ruba lungo
la strada. Continuate a leggere per conoscere l’identità in erba di
Tom e il destino delle sue vittime.
1Chi interpreta John Malkovich in
Ripley?
Il
candidato all’Oscar John Malkovich fa una breve ma cruciale
apparizione nell’ultimo episodio di Ripley, interpretando Reeves
Minot, un compagno di chiacchiere che condivide con Tom il gusto
per il vino e la buona compagnia (e il crimine). Ho pensato:
“Non sarebbe divertente se John Malkovich facesse questa
piccola parte?“. “, ricorda Zaillian. Con un divertente colpo
di scena,
Malkovich ha interpretato Ripley nel film del 2002
Ripley’s Game (tratto da uno dei romanzi preferiti
di Zaillian, la Highsmith). “Il personaggio non appare fino al
secondo libro di Ripley, ma ho pensato che sarebbe stato
interessante incontrarlo in questa prima storia e sono stato
felicissimo quando John ha accettato”, ha detto Zaillian a
Netflix.
Per
quanto riguarda i romanzi successivi: Come il suo materiale di
partenza, Ripley si conclude con una nota concisa, con Tom che
assume la nuova identità di Timothy Fanshaw. Ma se ne avesse
l’opportunità, Zaillian vorrebbe continuare ad adattare
l’affettuosamente soprannominata “Ripliade”. “Penso che gli
altri libri siano buoni e che vediamo Tom in molti modi diversi
mentre cresce“, dice Zaillian.
Per
Andrew Scott, questi diversi aspetti di Ripley
sono il fulcro della serie. “Si tratta di capire come ogni
essere umano abbia entrambi gli aspetti: si possono fare cose
terribili e si vuole fare del bene“, ha detto Scott.
“Penso che questo sia il motivo per cui Tom Ripley è così
affascinante. Io amo Tom“.
Lo sceneggiatore di MementoJonathan Nolan
ricorda le disastrose prime proiezioni del thriller psicologico. Il
regista Christopher Nolan ha vissuto una svolta
decisiva con il suo film del 2001, basato sul racconto di suo
fratello Jonathan, su un uomo con perdita di memoria a breve
termine che cerca tortuosamente di risolvere il caso dell’omicidio
di sua moglie. Realizzato per meno di 10 milioni di dollari, il
film ha utilizzato un approccio innovativo e non lineare simile
allo stile che Nolan avrebbe poi utilizzato per il suo cinema
successivo e anche per il blockbuster premio Oscar Oppenheimer.
Memento ha
incassato 40 milioni di dollari con un budget relativamente
piccolo, e ora è ampiamente acclamato, ma il film è stato
inizialmente accolto piuttosto freddamente dai potenziali
distributori, come ha rivelato di recente Jonathan
Nolan, ricordando le disastrose prime proiezioni del
film.
“Quindi l’abbiamo proiettato per
tutti, tutti nello stesso giorno, marzo del 2000. Ho portato Chris
fuori a mangiare una bistecca. Emma [Thomas] è andata a una
proiezione, [i produttori], le sorelle Todd, sono andate a
un’altra, Aaron Ryder, il nostro produttore, è andato a una terza,
e mi hanno chiamato sul mio vecchio cellulare Nokia. Chris ed io
aspettavamo le congratulazioni… arrivarono le chiamate e nessuno
voleva comprarlo.
Tutto è iniziato con Harvey
Weinstein e tutti gli altri… L’abbiamo proiettato per tutte queste
sale cinematografiche e siamo rimasti totalmente male. Nessuno lo
voleva e la risposta di tutti è stata: “Oh, pensavo fosse
fantastico”. “Va bene, quanto vuoi offrire?” Non avremmo preso
molti soldi. E la risposta è stata: “Lo capisco, ma il pubblico non
lo capirà”. E c’era un tale disprezzo per il pubblico.
Questo aspetto è davvero ciò che
ha motivato gran parte della mia carriera e gran parte del modo in
cui ho affrontato la mia carriera. C’è un tale disprezzo per il
pubblico, li considerano dei fottuti idioti. Quindi non lo
avrebbero capito. E ho pensato tra me: “Dio, ho incontrato alcuni
di questi dirigenti. Cosa ti fa pensare di essere molto più
intelligente del pubblico? Perché non lo sei.”
Il film d’animazione di David Lynch, Snootworld, non
verrà presentato su Netflix. Ora però conosciamo qualche dettaglio in più
rispetto al progetto. Parlando con Deadline, Lynch e
la co-creatrice Caroline Thompson hanno rivelato
che il loro film d’animazione Snootworld è stato
rifiutato da Netflix. Nonostante ciò, entrambi intendono comunque
trovare un modo per produrre il film. Il creatore di Twin
Peaks ha rivelato la sua intenzione di realizzare un film
per famiglie utilizzando la sua storia su “Snoots”, mentre Thompson
ha spiegato quale sarà la storia esatta del film pianificato.
David Lynch: Non so quando ho iniziato a
pensare a Snoots, ma facevo questi disegni di Snoots e così ha
iniziato ad emergere una storia. Mi sono incontrato con Caroline e
abbiamo lavorato su una sceneggiatura. Proprio di recente ho
pensato che qualcuno potesse essere interessato a sostenere questo
progetto, quindi l’ho presentato a Netflix negli ultimi mesi ma
l’hanno rifiutato. Snootworld è una specie di storia vecchio stile
e l’animazione oggi è più incentrata su battute superficiali. Le
favole vecchio stile sono considerate lamentose: a quanto pare la
gente non vuole vederle. Adesso è un mondo diverso ed è più facile
dire di no che dire di sì.
Caroline Thompson:
Mi toglie il fiato quanto sia stravagante. Gli Snoot sono
queste minuscole creature che hanno una transizione rituale all’età
di otto anni, momento in cui diventano più piccoli e vengono
mandati via per un anno in modo da essere protetti. Il mondo va nel
caos quando l’eroe Snoot della storia scompare nel tappeto e la sua
famiglia non riesce a trovarlo ed entra in un mondo pazzo e
magnifico.
Anche se il film per famiglie di
David Lynch non verrà presentato su Netflix,
questi nuovi dettagli da parte sua e di Thompson confermano che i
due vogliono ancora dare vita al film. Anche se non è chiaro se lo
stesso Lynch si occuperà della co-sceneggiatura e della regia del
film, la possibilità rimane aperta. Ha anche menzionato che sua
figlia, Jennifer Lynch, si occuperà del progetto,
ma anche questo rimane un dettaglio vago.
Megalopolis
di Francis Ford Coppola fatica a trovare un
distributore. Il film drammatico di fantascienza è stato per lungo
tempo un progetto di passione per il regista, che ha iniziato a
scriverlo già nel 1983, con il risultato che Coppola in persona ha
finanziato la produzione con 120 milioni di dollari di tasca
propria. Con un cast stellare che include
Adam Driver, Giancarlo Esposito e
Aubrey Plaza, la storia segue un architetto
idealista (Driver) che vuole ricostruire New York come megalopoli
dopo un disastro globale.
Secondo un report di The Hollywood
Reporter, il 28 marzo si è tenuta una proiezione di Megalopolis
per trovare la distribuzione. Erano presenti dirigenti di studi
cinematografici tra cui Warner Bros., Disney, Netflix e Paramount. Nonostante l’immensa curiosità
per il progetto, i potenziali distributori sono rimasti delusi e
disinteressati. A quanto pare, Megalopolis è
troppo di nicchia per riscuotere un successo commerciale, ma uno
studio più piccolo non sarà in grado di supportare un’ampia spinta
di marketing, insieme all’uscita IMAX. Cosa che Coppola aveva
previsto.
La riluttanza degli Studios ad
accettare di distribuire Megalopolis è
la manifestazione di un problema più ampio di Hollywood, ovvero la
riluttanza a distribuire progetti che non siano commercialmente
sicuri. Il fondatore di un’etichetta specializzata alla proiezione
di Megalopolis ha condiviso che “mi è piaciuto
enormemente” e che “è un film molto grande” che
“ha una vita reale”. …Come definisci commerciale un film?
Guardi film come Blade Runner, è diventato molto più commerciale
rispetto al fine settimana di apertura.”Blade
Runner non è andato bene al botteghino, ed è diventato un
film di fantascienza amato e acclamato.
Tuttavia, questa etichetta
specializzata non sceglierà Megalopolis,
anche se si tratta del prossimo Blade Runner. Un
altro partecipante alla proiezione ammette che Megalopolis
“vacilla, vaga, va dappertutto? Sì. Ma è davvero fantasioso e
dice qualcosa sul nostro tempo”. La produzione cinematografica
fantasiosa e l’attualità dei suoi temi rendono il progetto ancora
più intrigante, eppure viene ritenuto commercialmente
pericoloso.
Sebbene dal punto di vista
commerciale la posizione dei distributori è comprensibile, è
necessario che si ricrea a Hollywood lo spazio per film
“indipendenti”. È inoltre necessario che ci sia spazio per progetti
ad alto budget che siano originali e non facciano parte di un
franchising consolidato o di una proprietà intellettuale.
“Visto da vicino
nessuno è normale” e questo Flaminia,
trentenne “perfettibile” di Roma Nord, con una sorella con la
Sindrome di Asperger, ce lo mostra con grande onestà, mettendo a
confronto la presunta normalità con ciò che è diverso e “fuori
dagli schemi” previsti dall’ambiente sociale. È lei la
protagonista dell’esordio dietro alla macchina da presa di
Michela Giraud (qui
l’intervista), ed è pronta a rubare il cuore degli spettatori…
Ma facciamo un passo indietro.
La maggior parte del
pubblico italiano conosce Michela Giraud per il
suo “Mignottone pazzo”, hit nata durante la prima stagione
di LOL – chi ride è fuori, ma chi la segue anche
nei suoi spettacoli di stand-up comedy, sa molte più cose
di lei, che si evincono da quello che racconta nel corso dei suoi
show. Per questo, i suoi accoliti non rimarranno sorpresi dallo
scoprire che Flaminia, che Giraud scrive
dirige e interpreta, è tratto dalla sua storia
personale.
Flaminia, una storia personale. La
trama
Nel film, Flaminia De
Angelis è tutto quello che una ragazza di Roma Nord deve essere:
sorridente, ossessionata dalla forma fisica, sempre attenta
all’abbigliamento e ricca, o meglio arricchita. Subendo la
pressione del mondo in cui vive e soprattutto di sua madre
Francesca, la giovane donna sta per sposare Alberto, un buono a
nulla belloccio e con più di un vizio, ma figlio di un importante
diplomatico. Il matrimonio regalerà all’intera famiglia di borghesi
arricchiti la tanto agognata scalata sociale.
Tutto è pronto per il
grande evento quando nella vita patinata della protagonista (che
scopriremo molto presto essere tenuta insieme con fatica e
insoddisfazione) piomba Ludovica, la sua sorellastra, un uragano di
complessità. Trentenne nello spettro autistico, Ludovica irrompe
nei ritmi di Flaminia con la forza di un terremoto, mettendo a nudo
tutte le ipocrisie con cui la donna crede di convivere benissimo.
Questo scontro farà deflagrare l’ordine delle cose, spingendola a
rimettersi in discussione.
Smussare gli angoli per adattare il
linguaggio
La stand-up
comedy ha di un codice linguistico e soprattutto
contenutistico ben preciso. Su quei palchi, gli stand-up comedian hanno la licenza di dire tutto e con
grande cattiveria. La battuta scorretta, il doppio senso, il
commento pesante, si accetta tutto in quelle occasioni, è un patto
che lo spettatore sottoscrive tacitamente. Per il suo esordio alla
regia (e alla sceneggiatura) Michela Giraud ha
dovuto però aggiustare il tiro, limare quella cattiveria e
trasformare il suo linguaggio da stan-up in storia, sviluppo dei
personaggi e archi narrativi. A questa esigenza puramente tecnica
si è aggiunta anche la decisione, coraggiosa, di mettere in piazza
una parte di se stessa molto personale, e non con i toni sarcastici
e buffi con cui ne aveva già parlato nei
suoi show, ma drammatizzando gli avvenimenti e trasformandoli
in fiction.
Ludovica, il motore del
cambiamento
La storia di Flaminia prende il via
quando Ludovica entra in scena. La donna è uno “strumento” grazie
al quale la vicenda si mette in moto in una direzione ben precisa;
il suo irrompere nella vita dell’altra “figlia di suo
padre” genera una serie di reazioni che scuotono Flaminia
dal suo torpore e dalla sua routine. Per quanto assolutamente sopra
le righe, Ludovica è una donna che ha già fatto il suo percorso, è
compiuta e centrata, con tutte le sue difficoltà, e questo spaventa
anche più della diversità che manifesta. E Flaminia non può che
arrendersi di fronte alla sua purezza e onestà, mentre cerca di
arginare una personalità così consapevole anche nella sua
difficoltà.
Forse con un pizzico di
sorpresa, l’aspetto drammatico è quello che risulta meglio riuscito
e più autentico in Flaminia, che non è né un film
comico né una commedia vera e propria. Si distanzia dai primi
perché ha una storia articolata e non si risolve in una serie di
situazioni e sketch, ma si scosta anche dalla seconda perché i toni
che assume quando la storia di incupisce sono davvero seri, quasi
oscuri, molto (forse troppo?) distanti dalla comicità parodistica
dell’inizio del film. E allora viene il dubbio che, forse anche
comprensibilmente, il lavoro di Giraud sia stato pavido.
Abbandonando la sua “cattiveria” ed esponendosi così intimamente ha
giocato con cautela lì dove avrebbe potuto avventurarsi, forte di
doti drammatiche davvero notevoli.
I momenti più emozionanti
del film, che la vedono protagonista insieme alla splendida
Rita Abela, superba interprete di Ludovica, sono i
migliori, e anche in una scena in particolare che non sveliamo, in
cui Flaminia mostra la sua fragilità, Giraud è un’interprete
drammatica davvero notevole. Ed è in questi piccoli spazi di grande
espressione e interpretazione che si intuisce che forse il coraggio
di osare avrebbe reso il film un’opera più completa e
significativa.
L’acclamatissima protagonista di
Dune –
Parte DueZendaya è arrivata a Roma per presentare il
suo nuovo film da protagonista, ovvero Challengers
del regista italiano Luca Guadagnino. L’attrice ha presenziato sia
stamattina che questa sera alla premiere tenutasi al Cinema
Barberini di Roma. L’attrice era accompagnata dal regista Luca
Guadagnino e dai protagonisti Josh O’Connor e Mike
Faist.
Sposata con un fuoriclasse reduce
da una serie di sconfitte (Mike
Faist), la strategia di Tashi per la redenzione del marito
prende una piega sorprendente quando quest’ultimo deve affrontare
sul campo l’oramai rovinato Patrick (Josh
O’Connor), un tempo suo migliore amico ed ex fidanzato di
Tashi. Mentre il loro passato e il loro presente si scontrano e la
tensione sale, Tashi dovrà chiedersi quale è il prezzo della
vittoria. Ecco tutte le foto:
Ecco anche le foto del photocall di Challengers sullo sfondo di
Roma
1 di 15
Rome, Italy, April 8, 2024
- Zendaya attends at photocall for the movie "Challengers" in Hotel
Hassler in Rome. Credits: Luigi de Pompeis/Alamy Live News
Il candidato all’Oscar e al BAFTA
Luca Guadagnino (“Chiamami col tuo nome”, “Io sono
l’amore”), ha diretto il film da una sceneggiatura di
Justin Kuritzkes. I produttori di
Challengers sono Amy Pascal, Guadagnino,
Zendaya e Rachel O’Connor, con Bernard Bellew in veste
di produttore esecutivo. La vincitrice del Golden Globe,
Zendaya (i film “Dune”,
la serie TV “Euphoria”) recita al fianco del vincitore del Golden
Globe e del SAG Award e candidato ai BAFTA Josh
O’Connor (“The Crown”) e al candidato ai BAFTA
Mike Faist (“West Side Story”).
Il team creativo di Guadagnino
include collaboratori abituali come il direttore della fotografia
Sayonbhu Mukdeeprom, la scenografa Merissa Lombardo, il montatore
Marco Costa e il costumista Jonathan Anderson. La colonna sonora
del film è opera dei vincitori dei premi Oscar, Golden Globe e
BAFTA Trent Reznor e Atticus Ross (“Soul”, “The Social Network”,
“Bones and All”). Metro Goldwyn Mayer Pictures presenta una
produzione Why Are You Acting? / Frenesy Films / Pascal Pictures,
un film di Luca Guadagnino, “Challengers“.
Il film uscirà nelle sale italiane il 24 aprile 2024, e sarà
distribuito dalla Warner Bros. Pictures.
Gli ultimi anni di cinema ci hanno
dimostrato quanto i personaggi dei fumetti e le loro storie possano
essere fonte di grande fascino anche sul grande schermo. Al di là
dei supereroi della Marvel o della DC,
sono numerosi i casi di adattamenti di questo tipo, risalenti anche
a ben prima che i cosiddetti cinecomic diventassero una
solida realtà. Un brillante esempio, criticato alla sua uscita ma
divenuto con il tempo un cult, è il film del 1995
Dredd – La legge sono io. Nel 2012 è poi stato
realizzato un reboot, diretto da Pete Davis,
dal titolo Dredd – Il giudice dell’apocalisse, che
ha riportato il personaggio sul grande schermo.
Ambientato in un futuro distopico,
il film ha per protagonista il Giudice Dredd, personaggio dei
fumetti ideato nel 1977 da John Wagner e
Carlos Ezquerra. Questo nacque come satira della
società contemporanea e come denuncia al continuo aumento di potere
dei corpi di Polizia nello stato moderno democratico. Attraverso la
distopia e la fantascienza, dunque, si raccontavano risvolti
preoccupanti della società, elementi poi riprodotti fedelmente
anche nel primo film realizzato. Questo secondo, scritto
da Alex Garland (Ex
Machina,
Annientamento, Civil War),
si caratterizza invece per la presenza di toni più cupi, una
maggiore violenza, un approccio più realistico e il minor spazio
concesso alla satira.
Apprezzato da critica e pubblico,
Dredd – Il giudice dell’apocalisse è diventato
negli anni un film cult, con un nutrito seguito di fan che ancora
oggi sperano nella realizzazione di un sequel. Per gli amanti del
genere è dunque un film imperdibile, ma prima di intraprendere una
visione del film sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e al suo sequel. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Ambientato in un futuro
postapocalittico, nel quale gli Stati Uniti sono ridotti ad una
landa devastata e radioattiva, Mega City è un agglomerato urbano
abitato da circa 800 milioni di persone. La legge, in questo luogo
infernale, è rappresantata dai “Giudici”, un corpo di forze
speciali con l’autorità di poter ricercare i criminali ed emettere
la loro sentenza seduta stante. Tra i più temuti tra questi vi è
Joseph Dredd, un imperturbabile giudice che non si
fa scrupoli nel perseguire la giustizia. Data la sua esperienza, a
lui viene affidato il compito di valutare la recluta
Cassandra Anderson.
La ragazza non sembra soddisfare
tutti i requisiti necessari per far parte dell’Accademia che forma
i Giudici, ma a cui si è voluto comunque concedere un’opportunità.
Nel mentre, vengono ritrovati alcuni cadaveri contrassegnati dalla
firma di Madeline Madrigal, una spietata
assassina ancora a piede libero. Per Dredd e Cassandra ha dunque
inizio la caccia, durante la quale, però, emergeranno una serie di
verità inaspettate. Cassandra, infatti, è ben più che una semplice
umana e ben presto Dredd scoprirà di dover compiere delle scelte
estremamente difficili anche per un giudice come lui.
Il cast di attori del film
Ad interpretare il personaggio che
fu di Sylvester Stallone vi è
qui l’attore Karl Urban.
Egli è stato fin da subito affascinato da Dredd e dal fatto che
interpretarlo significava recitare costantemente con il volto
coperto dall’elmetto. Per lui fu dunque importante imparare a
trasmettere emozioni senza l’uso delle espressioni facciali.
Per poter dar vita ad una miglior
interpretazione del celebre personaggio dei fumetti, Urban ha
inoltre affermato di non essere mai uscito dal personaggio, neanche
nelle pause tra una ripresa e l’altra. Questa scelta lo ha pertanto
portato a mantenere una grande serietà e nessuno lo ha mai visto
sorridere sul set.
Accanto a lui, nei panni di
Cassandra, vi è l’attrice Olivia Thirlby. Per
interpretare il suo personaggio, l’attrice si è addestrata all’uso
di armi e al combattimento, così da poter essere fisicamente
credibile accanto a Dredd. Nel ruolo di Madeline Madrigal,
l’antagonista del film, vi è invece l’attrice Lena Headey.
Originariamente il personaggio era stato immaginato come una donna
anziana, ma l’attrice ha convinto lo sceneggiatore a riscriverlo
come una persona di mezz’età. I tatuaggi che Madeline sfoggia nel
film sono i veri tatuaggi dell’attrice, i quali sono però stati
ampliati dagli addetti al trucco. Nel film compare anche l’attore
Domhnall
Gleeson nei panni del tecnico informatico di
Madeline.
Dredd – Il giudice
dell’apocalisse: ci sarà un sequel?
Data la buona accoglienza di
pubblico e critica, lo sceneggiatore Alex Garland
confermò l’interesse a realizzare ulteriori due film dedicati al
personaggio. Il primo di questi due sequel avrebbe dovuto
concentrarsi sulle origini di Dredd e di Mega City, mentre il
secondo avrebbe visto il giudice scontrarsi con la sua nemesi più
celebre, ovvero Giudice Morte. Successivamente,
però, si ipotizzò di realizzare una serie televisiva piuttosto che
ulteriori film. I piani per realizzare tutto ciò subirono però una
battuta d’arresto e nonostante alcune petizioni e la volontà di
Urban di realizzare un sequel, ad oggi non sembrano esserci piani
concreti per riportare Dredd al cinema o in televisione.
Nel 2016, Urban aveva però
dichiarato che “sono in corso conversazioni” riguardo a
una continuazione di Dredd sui servizi di streaming
Netflix o Prime Video. In un’intervista del maggio
2016, Urban ha dichiarato che, sebbene la strategia di marketing
“mal gestita” del film e la “sfortunata”
performance al botteghino abbiano reso “problematico” il
tentativo di realizzare un sequel, “il successo che ha ottenuto
in tutti i media successivi alla proiezione ha sicuramente
rafforzato l’argomento a favore di un sequel”. Nel maggio 2017
è stato annunciato che una serie televisiva intitolata
Judge Dredd: Mega-City One è in fase di sviluppo
da parte di IM Global Television e Rebellion e che Urban è
discussione per recitare nella serie. Ad oggi, però, non sono stati
forniti aggiornamenti.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di Dredd
– Il giudice dell’apocalisse grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Google Play, Infinity+, Now, Amazon Prime Video e Tim
Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre
presente nel palinsesto televisivo di lunedì 8
aprile alle ore 21:00 sul canale
20 Mediaset.
Robert Downey Jr. ha interpretato per la prima
volta Tony Stark nel film Iron Man del
2008, dando un’impronta al supereroe che lo ha fatto emergere dalla
B-List e ha reso il Vendicatore corazzato forse il volto più amato
del Marvel Cinematic
Universe.
Continuano a circolare voci che
vedranno il premio Oscar tornare nei panni di una variante malvagia
di Iron Man in Avengers:
Secret Wars e Robert Downey Jr. dichiara ora a Esquire
di non aver chiuso la porta alla possibilità di interpretare
nuovamente Tony.
“Felicemente. È una parte
troppo integrante del mio DNA“, ha detto Robert Downey Jr. a proposito di un
possibile ritorno. “Quel ruolo mi ha scelto. E sentite, io dico
sempre: mai e poi mai scommettere contro Kevin Feige. È una scommessa persa. Lui è la
casa. Vincerà sempre“.
Kevin Feige ha dichiarato che l’Iron
Man morto in Avengers:
Endgame non tornerà a farsi vedere perché i
Marvel Studios “hanno intenzione di conservare quel momento e
di non toccarlo più“. Ha poi aggiunto: “Abbiamo lavorato
tutti duramente per molti anni per arrivare a quel momento, e non
vorremmo mai annullarlo magicamente in alcun modo“.
Questo però non esclude una
variante multiversale, vero?
In un’altra parte della copertina,
l’attrice di Pepper PottsGwyneth Paltrow ha riflettuto sulle
collaborazioni uniche tra lei e Downey nel MCU.
“C’era questo processo in cui
[il regista] Jon Favreau, Robert e io andavamo nella roulotte di
Jon la mattina e Robert diceva: ‘Non ho intenzione di dire queste
battute’ e le buttava via“, ha ricordato l’attrice.
“E poi improvvisavamo dal vivo
nella roulotte o sul set“. “Penso che per far sì che
qualcosa sia vivo per Robert, deve essere fresco, e lui lo rende
fresco facendolo sembrare appena inventato. Molte di quelle battute
famose sono state scritte dieci minuti prima che le
dicessimo“.
Gwyneth Paltrow ha anche detto che sarebbe
disposta a interpretare di nuovo Pepper, anche se non senza
Robert Downey Jr. al suo fianco. “Oh mio
Dio, smettila di urlarmi contro“, ha scherzato lo scorso
settembre. “Abbiamo smesso di farlo perché Iron Man è
morto. E che bisogno c’è di Pepper Potts senza Iron Man? Non lo so.
Chiamate la Marvel e sgridateli, non io. Io me ne sto seduto
qui“.
Il film sudcoreano del 2022
Special Delivery è un concentrato di adrenalina e
colpi di scena, con evidenti ispirazioni a film come Drive,
Baby Driver – Il genio della fuga o, ancor di più, la saga
di Transporter, con protagonista Jason Statham. Scritto e diretto da Dae-min
Park, qui al suo terzo lungometraggio, questo film
ripropone infatti la figura dell’autista di merci dalla dubbia
legalità, trasformando tuttavia il protagonista dal classico
antieroe maschile in una giovane ragazza dall’incredibile talento
al volante, che nulla ha da invidiare ai suoi simili dell’altro
sesso.
Il film trae poi ulteriore carattere
dal suo basarsi profondamente sulle caratteristiche culturali della
Corea del Sud, offrendo così qualcosa di completamente diverso dai
film americani poc’anzi citati, anziché essere una loro banale
copia. Girato nella capitale Seoul, Special
Delivery dimostra infatti di saper sfruttare ogni angolo e
contesto urbano della città a proprio vantaggio, così da rendere
ancor più avvincente gli inseguimenti che in essa si verificano.
Come spesso avviene nei film coreani, anche qui c’è l’occasione per
offrire attraverso un’opera di genere una riflessione sulle
differenti classi sociali e sul ruolo dei bambini.
Gli appassionati di questo genere,
dunque, potranno trovare qui tutto ciò che ci si aspetta da un film
di questo tipo. Grazie al suo passaggio televisivo, sarà dunque
possibile scoprirlo e lasciarsi incantare dalle sue tante qualità.
In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative a Special Delivery. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama, al cast di
attori e ai dettagli sul suo finale.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Special Delivery
Protagonista del film è
Eun-ha, una ragazza che all’apparenza lavora in
una rimessa al porto di Seoul. In realtà, ha una professione
segreta ben diversa: sotto la guida del signor
Baek e con la collaborazione del giovane
Asif, offre infatti un servizio di “consegne
speciali” alla guida di auto truccate, trasportando cose e persone
per conto di chi può pagare per le sue capacità tutt’altro che
comuni al volante. Una notte, però, le cose prendono una piega
inaspettata quando un uomo in fuga da un poliziotto corrotto le
affida il figlio Seo-won, assieme alla chiave di
sicurezza di un conto in banca pieno di soldi. Per lei sarà
l’inizio di un’avventura senza precedenti.
Il cast di attori del film
Ad interpretare la protagonista,
Eun-ha, vi è l’attrice Park So-dam, divenuta
celebre a livello internazionale per la sua interpretazione di Kim
Ki-jung nel film premiato agli Oscar Parasite.
Prima di girare questo film, tuttavia, Park So Dam aveva paura di
guidare a causa di un suo passato incidente d’auto. Per prepararsi
al ruolo, dunque, si è allenata tre mesi prima delle riprese due
volte alla settimana con un esperto di arti marziali e la sua
controfigura, con l’obiettivo di poter girare quante più scene
possibile lei stessa. A causa del particolare colore dei capelli
del suo personaggio, inoltre, la produzione ha dovuto affittare un
parrucchiere a Busan per tingere i capelli dell’attrice.
Accanto a lei, nel ruolo di Jo
Kyung-pil, l’investigatore che le dà la caccia, vi è invece
Song Sae-byeok, visto anche nel recente Broker – Le buone stelle. Kim
Eui-sung interpreta il ruolo di Baek Kang-cheol,
presidente della Baekgang Industries, una società di consegne
speciali, mentre Jung Hyeon-jun interpreta Kim
Seo-won. Quest’ultimo si è a sua volta distinto per il film
Parasite,
dove interpretava Da Song, e ritrova dunque qui la sua collega di
quel set, Park So-dam. Completano poi il cast Yeon
Woo-jin nel ruolo di Kim Doo-shik, il cliente speciale e
padre di Seo-won, Yeom Hye-ran in quello di Han
Mi-Young, inseguitrice di Eun-ha da parte del Servizio di
Intelligence Nazionale e Han Hyun-min nel ruolo di
Asif, esperto di riparazioni di veicoli express.
Il finale di Special
Delivery
Nel finale di Spiecial
Delivery, Eun-ha si ritrova dunque coinvolta in un
traffico di gioco d’azzardo illegale di cui l’ufficiale di polizia
corrotto Kyeong-pil è l’artefice. Egli sta inseguendo l’ex
giocatore di baseball Kim Doo-Sik, ma ancor di più il figlio
Seo-won, in quanto vuole recuperare la chiave di sicurezza del
conto bancario contenente 30 milioni di dollari, che è in possesso
di Seo-won. Ha così inizio un lungo inseguimento tra le strade di
Seoul che si risolve solo quando Eun-ha e Kyeong-pil arrivano allo
scontro diretto. Lei riesce ad accoltellarlo a morte, ma entrambi
finiscono in mare e sembrano annegare. Euh-ha, in realtà, finge la
propria morte così da poter sfuggire alla polizia che le dà la
caccia.
Il piccolo Seo-won si salva e viene
recuperato dalle autorità, venendo poi ammesso in un orfanotrofio e
a scuola, potendo così tornare a vivere una vita quanto più normale
possibile. Dopo la scuola, tuttavia, Seo-won rincontra finalmente
Eun-ha e i due si dirigono verso l’orfanotrofio di Seo-won. Eun-ha,
però, riceve un messaggio da un cliente e dice a Seo-won che devono
dirigersi verso un punto di raccolta. Questo risvolto finale ci
rivela che lei lavora ancora come addetta alle consegne speciali e
che dunque potrebbero esserci in serbo altre avventure nel suo
futuro. Questo finale, dunque, sembra lasciare aperta la porta per
un eventuale sequel, sul quale però al momento non si hanno
notizie.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di
Special Delivery grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 8
aprile alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Parlando con Josh Horowitz per
promuovere proprio Fallout,
Jonathan Nolan ha confermato di aver avuto delle
idee per l’Enigmista nel capitolo finale della trilogia.
Tuttavia, ha spiegato che
“sembrava che fosse abbastanza vicino allo spazio di ciò che
avevamo fatto con
Heath [Ledger] che era davvero necessario… spostarsi
lì“.
Jonathan Nolan ha
poi spiegato che volevano fare di The Dark Knight
Rises un film “post-apocalittico“, rendendo
Bane più adatto alla storia raccontata.
Dopo l’uscita de Il Cavaliere Oscuro, abbiamo iniziato a
sentire voci sulla possibilità che Leonardo DiCaprio interpretasse l’Enigmista,
cosa che David S. Goyer ha recentemente confermato
essere stata fortemente voluta dallo studio.
Questo potrebbe spiegare il motivo
per cui Jonathan ha iniziato a rimuginare sulle idee per il
cattivo.
In un’altra conversazione con
Dax Shepard, Jonathan Nolan ha
rivelato l’entità del suo coinvolgimento in
Batman Begins (l’unico film di questa trilogia per il
quale non ha ottenuto un credito di sceneggiatura) e ha confermato
che Chris non era inizialmente intenzionato a tornare per un
sequel.
“Ho lavorato a ‘Batman Begins’
in una posizione un po’ defilata, ma era l’unico fumetto che mio
fratello mi aveva regalato da bambino, ‘Batman: Anno Uno’, per il
mio quattordicesimo compleanno, e dieci anni dopo ero sul set a
lavorare con lui“.
“Chris era indeciso se farne un
altro“, continua. “Penso che non volesse diventare un
regista di film di supereroi. Era molto orgoglioso di ‘Batman
Begins’, ma per me era come se avessimo costruito questa fantastica
auto sportiva e io gli dissi: ‘Facciamoci un giro. Non vuoi farne
un’altra?“.
“Abbiamo passato un’ora a
raccontare la storia delle origini, ed è fantastico, ma è come se
ci chiedessimo: “Cosa possiamo fare di più con questo?”. Possiamo
prendere gli stessi personaggi e spostarci leggermente in un genere
diverso? Possiamo passare da un film d’avventura a un film
poliziesco, a un film sulla mafia, e portarci dentro quella
sensazione?“.
Jonathan Nolan says they did contemplate
using Riddler in their Batman trilogy.
Sono i molti i film dove uomini
qualunque decidono di farsi giustizia da sé, insoddisfatti da
quella offerta dalle autorità. Tra i titoli più recenti di questo
filone si ritrovano Il giustiziere della notte e Vendetta finale, ma prima di questi, nel 2009, è
arrivato al cinema il film Giustizia privata
(qui la recensione), diretto da
F. Gary Gray e
scritto da Kurt Wimmer. Attraverso la storia qui
narrata si esplora dunque la sfiducia nelle istituzioni, come anche
il senso di colpa che si genera da situazioni al limite come quella
qui raccontata. Il titolo originale, Law Abiding Citizen
(letteralmente: cittadino rispettoso della legge), risulta
particolarmente esplicito, e ironico, riguardo a tali
argomenti.
Pur se accolto in modo negativo
dalla critica, Giustizia privata si è affermato
come un buon successo a box office. Il film è infatti arrivato ad
un guadagno di circa 127 milioni di dollari a fronte di un budget
di 53. Girato nella città di Philadelphia, sfondo ideale per una
storia crime di questo tipo, il lungometraggio è poi stato
candidato come miglior film d’azione ai prestigiosi Saturn Awards,
perdendo però contro Bastardi senza gloria. Arricchito da un cast di grandi
attori, tra cui alcuni premi Oscar, Giustizia
privata è ancora oggi, a distanza di più di dieci anni,
uno dei film più ricercati dagli amanti di questo genere.
Particolarmente teso e dinamico,
questo riesce infatti a coinvolgere lo spettatore in una spirale di
violenza e vendetta, abbattendo la distinzione tra buoni e cattivi.
Ognuno dei personaggi presenti vanta infatti tante ragioni quanti
torti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Giustizia privata
Protagonista del film è l’ingegnere
Clyde Shelton, il quale conduce una tranquilla
esistenza nella città di Philadelphia, insieme alla moglie ed alla
figlia. Purtroppo per lui, tutto ciò viene irrimediabilmente
spezzato nel momento in cui durante una notte due criminali si
introducono nella sua abitazione. Si tratta di Clarence
Darby e Rupert Ames, i quali oltre a
rubare ciò che possono decidono di violentare e uccidere la moglie
e la figlia di Clyde sotto gli occhi di questi. I due vengono però
arrestati, e l’ingegnere spera di poter vedere giustizia fatta. A
causa di alcuni errori durante le indagini, però, non risultano
esserci abbastanza indizi per condannare entrambi gli
assassini.
L’avvocato Nick
Rice, che ha in mano il caso, decide allora di
patteggiare, convincendo Darby a testimoniare contro Rupert.
Quest’ultimo verrà dunque condannato alla pena capitale, mentre
l’altro viene rilasciato. Deluso e tradito dal sistema, Clyde cova
allora il desiderio di ottenere una vendetta personale. Cose
orribili iniziano infatti a capitare a quanti non hanno permesso
che la famiglia dell’uomo ottenesse giustizia. Ben presto, Rice
capisce di essere sulla lista dei condannati a morte e per poter
evitare di fare una brutta fine dovrà riuscire a riscattarsi delle
sue azioni, ottenendo il perdono di Clyde.
Il cast del film
Protagonisti del film,
rispettivamente nei ruoli dell’ingegnere Clyde Shelton e
dell’avvocato Nick Rice, sono gli attori Gerard Butler ed il
premio Oscar Jamie Foxx.
Originariamente, però, i due avrebbero dovuto interpretare l’uno il
ruolo dell’altro. A proporre lo scambio sembra essere stato Foxx,
più interessato ad interpretare il ruolo dell’avvocato. Butler,
entusiasta dell’idea, acconsentì subito. Accanto a loro, nei panni
del detective Dunningan vi è l’attore Colm Meaney,
celebre per aver interpretato il personaggio di Miles O’Brien nel
franchise di Star Trek. Il procuratore distrettuale Jonas Cantrell
ha invece il volto di Bruce McGill, attore noto
per i suoi ruoli da giudice o avvocato. L’attrice Leslie
Bibb interpreta invece Sarah Lowell, collega di Nick.
Ad interpretare i due criminali,
Clarence Darby e Rupert Ames, vi sono gli attori Christian
Stolte e Josh Stewart. Il primo è
principalmente noto per il ruolo di Randy “Mouch” McHolland in
Chicago Fire, mentre il secondo è ricordato per serie come
Squadra emergenza e Dirt. L’attrice
Regina Hall, celebre per il ruolo di Brenda la
migliore amica della protagonista della saga di Scary
Movie, dà vita al personaggio di Kelly Rice, la moglie
dell’avvocato Nick. Infine, la premio Oscar Viola Davis è
presente nei panni del sindaco della città. Originariamente tale
ruolo era stato offerto all’attrice Catherine Zeta-Jones, la quale ha però
rifiutato la parte.
Giustizia privata è tratto da una storia
vera?
In un’intervista, il regista ha
parlato di alcune decisioni prese durante le riprese del film e
delle ricerche effettuate. Uno dei commenti che si è più fatto
notare è stata la dichiarazione che Giustizia
privata non è “un documentario“. Con ciò il
regista voleva intendere di non aver preso spunto da nessuna storia
di vita reale a cui sentisse il bisogno di rimanere fedele.
Tuttavia, Gray ha portato avanti numerose ricerche con l’obiettivo
di rendere il film realistico. “Non ho mai visto un’esecuzione
in vita mia, ma ho fatto delle ricerche in video. Penso che tutte
le persone coinvolte abbiano fatto un buon lavoro nel creare quella
che penso sia un’esecuzione che sarebbe andata male“.
Nella stessa intervista, Gray ha
parlato delle armi utilizzate da Shelton, dicendo: “Ho fatto
molte ricerche con esperti di armi e persone del Dipartimento della
Difesa, e ho studiato molto gli strumenti della CIA. Quasi tutto è
possibile. È questa la parte spaventosa. È questo che rende il
personaggio così divertente e pericoloso“. Questo dimostra
che, pur non essendoci un episodio specifico da cui Gray ha tratto
i dettagli, la libertà creativa l’ha portato a cercare altre fonti
per sviluppare le sue idee. In ogni caso, si può stabilire
che Giustizia privata non è basato su una
storia vera.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
Per poter guardare e approfondire il
film e i suoi significati, è possibile fruirne grazie alla sua
presenza su una delle più popolari piattaforme streaming presenti
oggi in rete. Giustizia privata è infatti
disponibile nel catalogo di Prime Videoper il noleggio,
l’acquisto o la visione compresa nell’abbonamento alla piattaforma.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di lunedì 8 aprile alle ore 21:20
sul canale Italia 1.
Jonathan Majors è stato condannato a un anno di
consulenza per violenza domestica dopo essere stato giudicato
colpevole l’anno scorso dell’accusa di aver aggredito e molestato
la sua ex fidanzata, Grace Jabbari.
L’attore deve completare un
programma di riabilitazione per violenza domestica di 52 settimane
a Los Angeles, dove attualmente risiede. In futuro ci sarà la
possibilità che le sessioni siano in parte virtuali. Deve
continuare la terapia di salute mentale a cui è stato iscritto e
fornire aggiornamenti sui suoi progressi. Il giudice ha inoltre
emesso un ordine di protezione permanente contro qualsiasi contatto
tra Jabbari e Majors. Qualsiasi violazione o attività criminale
potrebbe portarlo ad affrontare il carcere.
La sentenza è stata pronunciata dal
giudice Michael Gaffey in un’aula di tribunale di Lower Manhattan,
quasi quattro mesi dopo che Majors è stato
giudicato colpevole di due reati minori di molestie e
aggressioni contro Jabbari. Dopo un processo durato due settimane,
la sua condanna sarebbe dovuta avvenire a gennaio, ma
la sentenza è stata posticipata ad aprile a causa delle istanze
ora respinte presentate dal suo team legale.
Jonathan Majors è arrivato in tribunale con la
sua attuale fidanzata, l’attrice Meagan Good. Ha
stretto la mano e abbracciato la sua famiglia e i suoi sostenitori
dalla sua parte dell’aula, poi si è seduto tra i suoi avvocati,
Priya Chaudhry e Seth Zuckerman.
Jabbari è entrata nella stanza poco dopo e ha rilasciato una
dichiarazione sull’impatto della vittima, dicendo che Majors
“non è dispiaciuto e non si è assunto la responsabilità”
dell’aggressione. “Lo farà di nuovo. Farà del male a un’altra
donna. Questo è un uomo che crede di essere al di sopra della
legge”, ha detto Jabbari. “Ho avuto una carriera, una vita
e un corpo, tutti danneggiati.” Ha anche definito
“abominevole” e “orribile” la tattica di Chaudhry
e Zuckerman di attribuire a lei la colpa durante il processo.
“Non mi fermerò finché non sarà più un pericolo. Si rifiuta di
riconoscere la colpa e di assumersi la responsabilità. Rimane un
pericolo per tutti coloro che lo circondano. Ho visto la sua rabbia
e non ha il controllo su di essa”, ha detto Jabbari.
Il giudice Gaffey ha spiegato che
l’assenza di precedenti penali e di precedenti arresti di Majors
hanno contribuito alla sua decisione di non dare all’attore il
carcere. Avrebbe rischiato fino a un anno di prigione. Jonathan Majors hanno mostrato poca reazione
nell’aula affollata del tribunale e hanno rifiutato di rilasciare
una dichiarazione.
Kevin Costner presenterà la prima parte di
Horizon: An American Saga in anteprima mondiale
al Festival di Cannes
2024, fuori concorso. Questo progetto in più episodi
sulla conquista del West americano è diretto dallo stesso Costner,
che è anche co-protagonista insieme a Sienna Miller. Kevin Costner, come già
riportato, ha sempre avuto l’obiettivo di dipingere un ritratto
dell’America: le sue origini, i suoi difetti e le sue leggende.
Come sappiamo da Balla coi lupi, il western è diventato il suo genere
preferito per esprimere il suo impegno politico a favore della
democrazia e dell’ambiente.
“Vorrei ringraziare il Festival
di Cannes per aver incluso il mio film Horizon, An American Saga
nella selezione di quest’anno“, ha affermato Kevin Costner.
“Erano 20 anni che non avevo il piacere di essere sulla
Croisette. Ho aspettato il momento giusto per tornare e sono
orgoglioso di dire che questo momento è arrivato.
Horizon: An American Saga è una storia iniziata 35
anni fa, e non riesco a pensare a un posto migliore di Cannes per
rivelare al mondo il risultato di un’avventura così meravigliosa. I
francesi hanno sempre sostenuto i film e hanno creduto
profondamente nella cinematografia. Così come io credo
profondamente nel mio film…“.
Dopo le incursioni nelle serie
Hatfields and McCoys e Yellowstone,
Costner torna dunque al genere che ha fatto la fortuna del cinema
americano per un progetto monumentale sul costo, in termini di
guerra e violenza, della costruzione e dell’espansione degli Stati
Uniti d’America. Il Festival di Cannes è dunque lieto di accogliere
Kevin Costner per presentare il suo nuovo film
Horizon, che sarà proiettato domenica 19 maggio
2024.
Quello che sappiamo su
Horizon: An American Saga
Secondo la sinossi ufficiale del
film, Horizon:
An American Saga esplorerà un periodo di 15 anni di espansione
nel West americano prima e dopo la guerra civile. Non è stato
ancora rivelato nulla sul personaggio di Costner o su nessuno dei
personaggi secondari, ma il film vanta un cast impressionante. Il
film è diviso in due parti e anche il Capitolo
2 dovrebbe debuttare nel 2024. Oltre a Costner, il cast, come
confermato dal
trailer, include Sienna Miller,
Sam
Worthington, Will Patton,
Thomas Haden Church, Luke Wilson,
Jena Malone, Dale Dickey,
Abbey Lee, Isabelle Fuhrman,
Jamie CampbellBower, Michael Rooker
e Giovanni Ribisi.
Parte la seconda edizione del
Premio Film Impresa, che avrà luogo il 9,
10 e 11 aprile alla Casa del Cinema di
Roma a Villa Borghese. Creatività e coraggio, territorio e
innovazione, radici nel passato e disegno del futuro:
questo e tanto altro nei cortometraggi e mediometraggi che
concorreranno a questa seconda edizione del Premio Film
Impresa diretto da Mario Sesti e
presieduto da Giampaolo Letta.
Si tratta di un cantiere di ricerca,
conoscenza, esplorazione di quelle opere che incrociano linguaggio
del cinema e dinamica imprenditoriale, l’universo di intensa
mediatizzazione in cui viviamo e l’immenso potere di trasformazione
delle nuove tecnologie.
Premio Film Impresa
è un’iniziativa ideata e realizzata da Unindustria
con il supporto di Confindustria, che mira a
valorizzare, esaltare e comunicare i valori dell’impresa di chi ci
lavora attraverso i film d’impresa che, sempre più spesso, le
aziende realizzano per raccontare la loro storia, il loro prodotto,
il lavoro delle persone, il rapporto con il territorio.
Nel corso delle tre giornate di
aprile le proiezioni dei film si alterneranno ad incontri e talk
tematici su sostenibilità, creatività, capitale umano e
formazione.
Martedì 9 aprile,
per l’apertura della manifestazione, è previsto il talk
“Comunicare l’impresa, l’impresa di
comunicare. Connessione, emozione,
narrazione: il valore del racconto” insieme a
Ferzan Özpetek, Giampaolo Letta e
Mario Sesti.
Per l’occasione interverranno anche
Angelo Camilli, presidente Unindustria,
Carlo Bonomi, presidente Confindustria,
Francesco Rutelli, presidente ANICA Associazione
Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali,
Monica Lucarelli, assessore alle Politiche della
Sicurezza, Attività Produttive e alle Pari Opportunità Roma
Capitale, Lorenza Lei, responsabile della
Struttura Autonoma Cinema della Regione Lazio, Alberto
Tripi, presidente Almaviva, Cristina
Parenti, direttore relazioni esterne e comunicazione
Edison, Luca Torchia, chief Gruppo Ferrovie dello
Stato Italiane, Maria Raffaella Caprioglio,
presidente Umana e Roberto Fiorini, chief
communication officer UniCredit.
Al termine del talk di apertura il
Presidente di Unindustria Angelo Camilli
consegnerà il Premio Speciale Film
Impresa al regista Ferzan
Özpetek.
Il programma di giornata proseguirà
con la visione di “Corti da Rai Teche – C’era ancora
domani|Flash. La donna che lavora – La fabbrica”, di
Ugo Zatterin e Giovanni Salvi,
1959.
A seguire spazio alle proiezioni delle opere in concorso e
all’evento speciale “C’era ancora domani: Libertà,
famiglia, impresa. Dalla parità sul lavoro all’innovazione del
brand” a cura di Caterina Taricano e
con gli interventi di Francesca Cadin, Customer
Service Enti, Istituzioni, Eventi Celebrativi di Rai Teche,
Maria Raffaella Caprioglio, presidente Umana,
eSara Gay – Head of Group Diversity, Equity and
Inclusion, Unicredit.
A conclusione della giornata di apertura si svolgerà l’evento
“Video essay: Gabriele Salvatores: il suo canto libero.
Lasciateci perdere: memoria, passione e cinema di un premio
Oscar”, seguito da una conversazione con
Gabriele Salvatores, Gloria Satta
e Mario Sesti.
Ad inaugurare la giornata di
mercoledì 10 aprile spazio all’evento
speciale “Streaming, web, serie: l’avventura continua.
La nuova serialità sbarca nella comunicazione
d’impresa”, al termine del quale si svolgerà il talk
“Nuova serialità, comunicazione imprenditoriale e la
generazione Zeta” con Andrea Minuz e
Mario Sesti che dialogheranno con gli studenti e
gli imprenditori presenti in sala.
A seguire, oltre alle proiezioni delle opere in concorso, è in
programma il talk “Il talento non ha genere. Nel
cinema, nello sport, in azienda. Equità di genere: un confronto su
coraggio, libertà, visione e possibili rivoluzioni”,
a cura di Gruppo Ferrovie dello Stato
Italiane e i seguenti eventi: “Corti da
Rai teche – C’era ancora domani|Flash. La stampa femminile (Casa e
lavoro)”, di Giulietta Vergombello,
1973; “C’era ancora domani|Flash. Si dice
donna”, di Tilde Capomazza, 1977;
“C’era ancora domani: il privato, il lavoro, la
libertà. Dal diritto all’occupazione all’autonomia dei
sentimenti”, dopo il quale seguirà una conversazione
con Sabrina De Filippis, AD Mercitalia Logistic –
Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Valeria
Sandei, AD Almawave – Gruppo Almaviva, Barbara
Terenghi, chief sustenibility officier Edison,
Roberto Bozzi, presidente di Confindustria
Romagna, Roy Menarini, direttore de La Settima
Arte Cinema e Industria e docente di Cinema e Industria Culturale
all’Università di Bologna e Francesca Cadin,
customer service Entrti, Istituzioni, Eventi Celebrativi di Rai
Teche.
“PFI FOCUS –
Innovazione, cura, formazione: il campus Biomedico”
sarà l’evento che chiuderà la seconda giornata della
manifestazione, con la proiezione di “Radici profonde e
sguardo al futuro – Trentesimo anniversario di Andrea
Pellizzer” prodotto dal Campus Biomedico di Roma, a
cui seguirà una conversazione con Carlo Tosti,
Presidente dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e della
Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico,
Giampaolo Letta, Mario Sesti e
con donne e uomini protagonisti del documentario.
L’ultima giornata del
Premio Film Impresa, in programma
l’11 aprile, prenderà il via con la proiezione dei
dieci video realizzati nell’ambito della masterclass
“Dall’impresa allo schermo. Videoracconti e storie in
forma breve”, ideata da Unindustria e Confindustria
con il suo Archivio Storico per La Sapienza Università di Roma, a
cui saranno presenti Luca Lucini, Presidente di
giuria, e le aziende partner.
A seguire si svolgerà l’evento
“Corti da Rai Teche – C’era ancora domani|Flash, Uomini
e affari (Gianola Nonino – la signora della grappa)”
di Marcella Gabbiano, 1989.
Il programma riprenderà con le
proiezioni delle opere in concorso e ci sarà spazio anche per gli
eventi “PFI Explore | Lazio terra dell’audiovisivo.
Sfide, esperienze, territori” e “PFI
Explorea cura di Würth. Sfide,
esperienze, territori” – seguito da una conversazione
con la direttrice del Museo Würth Valentina
Spagnuolo -, iniziative che apriranno le porte ad alcune
speciali produzioni fuori concorso.
A seguire ci sarà un’anticipata
dedicata alla stampa grazie alla quale sarà possibile visionare due
speciali inediti: “L’eroe e il mito” di
Ermanno Olmi e “M.A.D.E. Made in
Italy. Made with Bravery featuring Renzo Rosso – Ep. 8 di Francesco
di Giorgio”, una produzione Frame by
Frame per OTB.
Successivamente spazio al talk “Le porte aperte di una
città inclusiva e sostenibile, i grandi eventi che cambiano il
volto delle città” con la visione di “Il
cinema e l’anno giubilare”, alla quale seguirà una
conversazione con il sindaco di Roma Roberto
Gualtieriinsieme ad Angelo Camilli,
Giampaolo Letta e Mario
Sesti.
L’inedito fuori concorso
“L’eroe e il mito” di Ermanno
Olmi, prodotto dall’azienda Dainese e con
protagonista Valentino Rossi, verrà poi proiettato
anche a favore del pubblico presente all’evento e seguiranno gli
interventi di Guido Meda, Elisabetta
Olmi, Giampaolo Letta e Mario
Sesti.
A chiudere la seconda edizione del
Premio Film Impresa ci sarà l’attesissima
cerimonia di premiazione inaugurata dalla visione del video essay
“Scaraventare lo spettatore addosso agli attori:
l’occhio di Francesca”, in ricordo del maestro
Ermanno Olmi e seguita da una conversazione con
Francesca Archibugi insieme a Mario
Sesti e Francesca Magliulo, direttore
Fondazione EOS EDISON.
Una giuria d’onore d’eccezione,
presieduta dal regista premio Oscar Gabriele
Salvatores, assegnerà un premio alle opere in concorso in
ciascuna delle seguenti categorie: Miglior Film d’Impresa
Umana – Area Narrativa – Scrittura, immaginario, messa in
scena; Miglior Film D’Impresa UniCredit – Area
Documentaria – Storia, testimonianze, fatti e Percorsi,
testimonianze, fatti; Miglior Film Almaviva – Area
II&S: Innovative, Image & Sound – Ritmo, luce,
percezione.
La regista e sceneggiatrice Francesca Archibugi
riceverà il Premio Olmi, promosso dalla
Fondazione Eos – Edison Orizzonte Sociale ETS; il
Premio Speciale Gruppo Ferrovie dello Stato
Italiane verrà consegnato alla cantante e produttrice
discografica Caterina Caselli, che parteciperà
anche a una conversazione con Mario Sesti a
margine della visione del video essay “Caterina
Caselli: arte e impresa di una ragazza tutta
d’oro”.
Il Premio Speciale Film
Impresa-Unindustriaalla creatività verrà
consegnato all’imprenditore Renzo Rosso, che a
conclusione della terza giornata sarà protagonista di una
conversazione con Giampaolo Letta.
Durante la ricca tre-giorni di
aprile ci sarà spazio anche per due segnalazioni collaterali:
quella popolare della platea competente per il film più amato dal
pubblico e quello dell’Ente dello Spettacolo – Rivista del
Cinematografo che premierà un film che sarà poi proiettato
al Lecco Film Festival.
È possibile seguire le tre giornate
del Premio Film Impresa in streaming sui canali
ufficiali della manifestazione. La manifestazione è patrocinata da
Roma Capitale, Camera di Commercio di
Roma e Rai Teche, in collaborazione con
Confindustria e Regione Lazio,
ANICA, UNA e Casa del
Cinema di Roma.
L’iniziativa ha visto per il secondo
anno consecutivo il contributo di Almaviva,
Edison,Fondazione Eos – Edison Orizzonte Sociale
ETS, Gruppo Ferrovie dello Stato
Italiane, Umana e
UniCredit, ai quali si sono aggiunti nel 2024
Università Campus Bio-Medicodi
Roma, Fondazione Policlinico Universitario Campus
Bio-Medico, Würth, ITS
Meccatronico del Lazio. Adnkronos è media
partner.
È il 9 aprile del 1979 quando il
pubblico italiano “incontra” per la prima volta uno dei personaggi
più iconici dell’intera animazione giapponese in una serie tv
divenuta leggendaria. 45 anni dopo, il pirata
dello spazio creato dalla fantasia del geniale Leiji
Matsumoto torna al cinema con Capitan Harlock.
L’arcadia della mia giovinezza, l’anime che narra la
giovinezza del celebre corsaro. L’evento speciale
sarà la più grande reunion al cinema dei fan di Capitan
Harlock, pensata per festeggiare
l’anniversario in compagnia dei personaggi storici della
serie (da Tochiro a Emeraldas passando per Mayu). L’appuntamento
nelle sale è fissato per il 20, 21, 22
maggiograzie alla Stagione degli Anime al Cinema
2024, un progetto esclusivo di Nexo Digital
distribuito in collaborazione con Yamato Video.
Spietato, idealista, leale e
incorruttibile, Capitan Harlock è il pirata
spaziale più famoso dell’animazione giapponese. Benda nera a
coprire un occhio, cicatrice che gli attraversa il volto, un lungo
mantello nero, stivali che anticipano il suo arrivo con passo
leggero ma autoritario. Capitan Harlock è prima di tutto un
personaggio nato a fumetti nel 1977 per mano di Leiji Matsumoto,
che al corsaro dello spazio aveva in realtà dedicato più di
un’opera, quelle dove il protagonista è conosciuto come il
“proto-Harlock”. In un manga del 1972, Gun Frontier, ambientato nel
vecchio West, Harlock fa per esempio la conoscenza con il
giapponese Tochiro: colui che diventerà nella fenomenologia della
serie il suo migliore amico, nonché il costruttore geniale della
nave Arcadia.
Il pirata diventa una star
nel 1978 quando Toei dà vita alla
celeberrima serie animata in 42 episodi diretta da
Rintarō. Nell’anime l’Arcadia cambia colore rispetto al fumetto, un
colore blu notte. Inoltre, per accentuare il tono drammatico e
nostalgico della trama viene creato il personaggio di Mayu: la
piccola è molto affezionata a Harlock e in più di un’occasione
giocherà un ruolo centrale nell’affetto e nelle decisioni del
pirata. Se in Giappone il corsaro spaziale occupa le pagine dei
principali mensili specializzati in animazione e viene omaggiato da
numerosi libri illustrati, in Italia la popolarità della serie si
fa registrare anche grazie al successo della sigla cantata da
La banda dei bucanieri (Fonit Cetra), scritta da Luigi
Albertelli con Vince Tempera.
La trama di Capitan
Harlock. L’arcadia della mia giovinezza
In Capitan Harlock.
L’arcadia della mia giovinezza la guerra contro gli
Illumidiani é perduta, la libertà una chimera. Un valoroso
guerriero torna, stanco ma indomito, sul suo pianeta occupato: il
suo nome è Harlock. Le città sono in rovina e i governanti
corrotti non hanno esitato a vendersi all’invasore. Ma c’è ancora
qualcuno che combatte per la libertà: Maya, la “voce” della
resistenza; Zoll, il mercenario di Tokarga deciso a vendicare il
suo popolo; Emeraldas, una piratessa spaziale. E infine Tochiro,
legato ad Harlock da un’amicizia che si trasmette da generazioni,
il geniale costruttore di una possente astronave che porta il nome
di un’utopia: Arcadia. La battaglia per la libertà sta per
iniziare.
Dopo Capitan Harlock.
L’arcadia della mia giovinezza l’appuntamento della
Stagione degli Anime al cinema proseguirà
con Lupin III. La pietra della
saggezza (1978).
Completano il cast Nick
Dillenburg, Anna Garcia, Jim Rash, Noah Robbins, Colin Woodell,
Christian Zuber, Donald Elise Watkins con Ray Romano e
Woody Harrelson. Fly Me to the Moon – Le due facce della
Luna sarà al cinema dall’11 luglio distribuito da Eagle
Pictures.
La trama di Fly Me to
the Moon – Le due facce della Luna
Interpretato da Scarlett Johansson e
Channing Tatum, Fly Me to the Moon – Le due facce della Luna è
un’intelligente ed emozionante commedia drammatica, ambientata nel
contesto dello storico allunaggio NASA dell’Apollo 11. Assunta per
rilanciare l’immagine pubblica della NASA, Kelly Jones (Johansson),
ragazza prodigio del marketing, si scontrerà con Cole Davis
(Tatum), direttore del programma di lancio, creando
scompiglio nel suo già difficile compito. Quando la Casa Bianca
ritiene che la missione sia troppo importante per fallire, Kelly
Jones viene incaricata di inscenare un finto sbarco sulla Luna come
piano di riserva. A quel punto il conto alla rovescia inizia
davvero.
La star di Superman,
David
Corenswet, ha fatto un’apparizione a sorpresa alla
proiezione del suo nuovo film, The
Greatest Hits, ieri sera, e ha risposto a un paio di
domande sul prossimo reboot del DCU.
Come ci si aspetterebbe, l’attore
non è sceso nei dettagli, ma ha rivelato alcune delle serie di
fumetti a cui si è ispirato lo sceneggiatore/regista James Gunn, pur
sottolineando che il film è “una cosa tutta sua”.
David Corenswet
cita All-Star Superman (che
conoscevamo) e Superman for all Seasons, la serie
limitata in 4 numeri di Jeph Loeb e Tim Sale.
Pubblicata nel 1998, la storia
racconta le origini dell’Uomo d’Acciaio attraverso la narrazione di
quattro delle persone a lui più vicine, Jonathan Kent, Lois
Lane, Lex Luthor e Lana Lang. Qui di
seguito potete vedere un breve video del discorso di Corenswet.
“(James
Gunn) the director, is a wonderful guy, wrote it as well. He
has a great love of music and of LA where the film is set, where we
shot it”
Superman, tutto
quello che sappiamo sul film di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel
casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi,
Anthony Carrigan,
Nicholas Hoult e Nathan Fillion.
Il film è stato anche descritto
come una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman
è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei
personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei
film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn
durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Il film uscirà nelle sale l’11 luglio
2025.
Il regista di Independence
Day, Roland Emmerich, ha presentato un
nuovo teaser della serie Those
About To Die (Quelli che stanno per morire), che
introduce il complesso e corrotto mondo dei combattimenti
gladiatori nell’Antica Roma, con un piccolo aiuto da parte
dell’imperatore romano Vespasiano, interpretato dal due volte
premio Oscar Sir Anthony Hopkins. Come si conviene, tutti i 10
episodi della serie usciranno su Peacock giovedì 18 luglio negli
USA, poco più di una settimana prima dell’inizio dei Giochi
Olimpici estivi di Parigi, il 26 luglio.
Sviluppato da Robert Rodat e diretto
da Emmerich e Marco Kreuzpaintner, Those
About To Die (Quelli che stanno per morire)
esplora lo squallido ventre della competizione gladiatoria, dove si
intrecciano intrattenimento per le masse, manovre politiche e
dinastie romane. L’obiettivo esteriore è dare al pubblico il sangue
e lo sport che desidera con ogni mezzo necessario. Sotto lo
spettacolo, tuttavia, ogni sorta di personaggio proveniente da
tutto l’Impero usa il Colosseo come luogo per perseguire i propri
scopi. La serie promette un alto livello di pericolo e di
eccitazione: i gladiatori si scontrano e il sangue scorre in questo
mondo di corruzione e morte, mentre la lotta per la successione
all’imperatore invecchiato infuria.
Il teaser è narrato da Anthony Hopkins, che prepara il terreno per lo
spettacolo di sangue che verrà. Mentre passano flash di guerrieri
con spade, scudi e archi, racconta come le battaglie nell’arena
facciano parte della storia della guerra tanto quanto gli scontri
sul campo e le dispute verbali e i sotterfugi a porte chiuse.
Sebbene sembri che si stia rivolgendo al popolo di Roma per
l’inizio dei giochi, le sue parole riflettono anche gli intrighi
politici che si svolgono dietro le quinte. L’azione non mancherà
comunque nella serie di Emmerich e Rodat, visto che un’inquadratura
finale mostra cavalli e carri che attraversano l’arena mentre i
guerrieri combattono con furia e grazia.
La descrizione del personaggio di
Vespasian descrive il personaggio come “provato in battaglia,
un novellino rurale che ha reclamato il suo trono dopo aver vinto
una sanguinosa guerra civile durata dieci anni. Sta
invecchiando ed è disprezzato dai Patrizi che lottano per una
posizione nell’Impero e cercano di soppiantare i suoi eredi al
trono alla prima occasione che ne hanno.”
Those
About To Die sarà prodotto esecutivamente e
diretto da Emmerich attraverso la sua società Centropolis
Entertainment e lo sceneggiatore di Salvate il soldato
Ryan Robert Rodat, scriverà la sceneggiatura basata
sull’omonimo libro di saggistica di Daniel Mannix. La
produzione dovrebbe iniziare quest’anno in Italia. “È un dramma
epico ambientato nel mondo complesso e corrotto della competizione
tra gladiatori guidata dallo spettacolo“, recita la
sinossi. “La serie introduce un insieme di personaggi
diversi provenienti da tutte le parti della società romana che si
scontrano all’incrocio tra sport, politica e dinastie del mondo
antico.“
Those
About To Die segna il primo progetto televisivo
di Roland Emmerich in un decennio dal suo debutto alla regia
televisiva nel 2012 con Dark Horse. È meglio
conosciuto per aver diretto film di sopravvivenza ai disastri
come Universal Soldier, Independence
Day, Godzilla , The Day After
Tomorrow, 2012 e Moonfall.
Altri produttori esecutivi sono Gianni Nunnari, Harald
Kloser, Herbert G. Kloiber, Oliver Berben, Martin Moszkowicz,
Stuart Ford, Lourdes Diaz e Jonas Bauer. È una
produzione di AGC Studios, con la produzione di Centropolis
Entertainment, Hollywood Gang Productions e Street
Entertainment.
Nel 2020, prima di produrre Scoop,
il film sulla storia vera dell’intervista che la BBC fece al
Principe Andrea in merito al suo legame con Jeffrey
Epstein,Netflix
aveva pubblicato Jeffrey Epstein: Filthy Rich, uno
sguardo approfondito sullo scandalo del traffico sessuale di
Jeffrey Epstein e su come ha usato il suo potere e
la sua ricchezza per coprire i propri crimini. La docuserie
approfondisce il ruolo di Epstein e Guylaine
Maxwell nel reclutamento di donne (anche minorenni) che in
seguito si sono fatte avanti come vittime di uno “schema
piramidale” di molestie.
Sebbene la docu serie originale di
Netflix
abbia fornito una panoramica di ciò che è accaduto a porte chiuse
nel processo penale contro il finanziere, non ha approfondito uno
dei personaggi legati a questa operazione. La famiglia reale
britannica è negli ultimi tempi al centro dell’interessa dei media,
da Meghan Marklee il
Principe Harry che si sono dimessi dai loro doveri
reali, fino alle recenti ossessioni per lo stato di salute di
re Carlo III e Kate
Middleton, con quest’ultima costretta a dover fare un
annuncio pubblico sulla sua battaglia contro il cancro.
Tuttavia, la notizia del legame del
Principe Andrea con Epstein e delle accuse di
violenza sessuale nei suoi confronti è stata probabilmente la più
controversa di tutte. Dopo aver lasciato i suoi doveri reali e aver
visto la sua reputazione macchiata, il Duca di York ha accettato di
rilasciare un’intervista esclusiva alla BBC nel 2019 con la
speranza di chiarire la sua relazione con il finanziere. Questa
storia di vita reale è al centro dell’ultimo film Netflix, Scoop
(qui
la recensione), interamente incentrata sulla
preparazione della famigerata intervista a
Newsnight e sulle sue ripercussioni.
Il principe Andrea e Jeffrey
Epstein erano vicini dagli anni ’90
Come viene riportato da Scoop
(qui
la recensione) nell’intervista del Principe Andrea (Rufus
Sewell) a Emily Maitlis (Gillian
Anderson), egli incontrò Jeffrey Epstein per la prima
volta nel 1999 per tramite di Guylaine Maxwell. Lui e la Maxwell si
conoscevano da quando lei era una studentessa universitaria a
Oxford. Secondo il Daily Mail, il Duca di York ha trascorso una
vacanza sull’isola privata di Epstein nei Caraibi nel 1999, la
prima di molte interazioni che hanno avuto nel corso degli anni.
Dai 40 anni di Andrew ai 18 anni della Principessa Beatrice, i due
sono stati fotografati insieme in diverse occasioni, anche dopo che
il finanziere è stato condannato al carcere nel 2008.
Quando Maitlis ha chiesto
nell’intervista a Newsnight del suo incontro con Epstein a Central
Park nel 2010, il principe ha detto che quel giorno si erano
incontrati per rompere i legami a causa delle accuse. Tuttavia,
Andrew è rimasto a casa di Epstein per alcuni giorni dopo questa
conversazione, rendendo meno credibili le sue affermazioni sulla
rottura dell’amicizia. Soprattutto perché ha negato l’affermazione
di essere stato un ospite d’onore a una festa di quattro giorni,
presumibilmente per celebrare la scarcerazione di Epstein. Secondo
un’intervista rilasciata nel 2019 alla BBC, il Duca di York ha
dichiarato che non si trattava di una festa, ma piuttosto di un
piccolo incontro con solo otto o dieci persone presenti.
Il principe Andrea fu accusato di
aver abusato di Virginia Roberts Giuffre, una delle vittime di
Epstein
Oltre al suo legame con un
trafficante di sesso condannato, il Principe Andrea è stato citato
anche nel caso giudiziario di Epstein del 2015. La menzione non era
dovuta solo alla sua relazione con il finanziere, ma piuttosto al
legame del reale con Virginia Roberts Giuffre, una delle vittime di
Epstein. La Giuffre ha avuto un’infanzia difficile, avendo subito
abusi e la mancanza di una vera famiglia prima di incontrare
Maxwell ed Epstein per quello che credeva fosse un colloquio di
lavoro per diventare una massaggiatrice. Dopo essere stata abusata
dallo stesso finanziere, ha accusato il principe Andrea di violenza
sessuale dopo il loro incontro a Londra nel 2001.
All’epoca la ragazza aveva solo 17
anni e da allora è circolata su Internet una fotografia scattata
quella notte, che mostra il Duca di York con il braccio intorno
alla vita di lei. Non è stata l’unica volta che la Giuffre ha
accusato il reale di cattiva condotta sessuale. Nella sua causa
civile, la donna ha raccontato che Epstein ha abusato di lei altre
due volte, nelle proprietà di Epstein a Manhattan e a Little St.
Nell’intervista rilasciata a Newsnight, il Principe Andrea ha
dichiarato di non ricordare di aver incontrato la Giuffre e ha
negato di aver avuto rapporti sessuali con lei.
Scoop si concentra sul modo in cui
i giornalisti della BBC si sono assicurati un’intervista con il
principe Andrea in mezzo allo scandalo
Sebbene il film Scoop
di Netflix tratti delle accuse e dell’amicizia tra
il principe Andrea e Epstein (principalmente attraverso la
conversazione con la BBC), la pellicola si concentra anche su le
donne che hanno assicurato l’intervista al canale britannico. La
protagonista è Sam McAlister (Billie Piper), l’ex
produttrice di Newsnight che convinse il principe
reale e la sua segretaria privata di allora Amanda Thirsk
(Keeley Hawes) a dare il via libera
all’intervista. In un colloquio con Esquire, la McAlister in carne
e ossa ha raccontato come ha usato la brutale onestà per convincere
il principe e il suo team:
“Il lavoro si basava sulla
connessione e sull’integrità. Le persone dovevano fidarsi di te e
di ciò che dicevi. E così ho dimostrato la mia fiducia alle persone
essendo onesta e diretta con loro. In quel momento eravamo circa a
metà della trattativa, quindi eravamo lì da un’ora, quindi non è
così schietto come sembra, ma abbiamo creato un vero e proprio
rapporto. Sapevo che si fidava delle mie parole“.
Dopo che McAlister ha organizzato
l’intervista (un processo che ha richiesto circa 13 mesi in totale,
con la principessa Beatrice che si è presentata durante la
negoziazione), è stato il momento per Emily Maitlis e la
produttrice Esme Wren (Romala Garai) di preparare e orchestrare
l’intervista. In un’intervista a Vanity Fair, la Maitlis ha
raccontato di essere stata molto ansiosa durante questo periodo di
preparazione e fin troppo consapevole di dover realizzare
“un’intervista che potesse reggere in tribunale“.
Una volta terminata l’intervista,
McAlister ha dichiarato che il Principe Andrea e il suo team erano
molto ottimisti, mentre la BBC non riusciva a credere che
l’intervista sarebbe arrivata alla luce del sole. Dopo la messa in
onda, al Principe Andrea sono stati tolti i titoli militari e il
diritto di essere chiamato “Sua Altezza Reale“. Ha anche
patteggiato la causa per violenza sessuale e ha pagato una somma
non rivelata a Giuffre. Quanto alla McAlister, ha scritto il libro
di memorie che ha ispirato il film di Netflix,
Scoops: Inside theBBC’s Most Shocking Interviews from
Prince Andrew to Steven Seagal. Come la McAlister, anche
Maitlis ha lasciato la BBC e ora conduce The News
Agents su LBC Radio.
Ecco il trailer di
Girasoli, l’opera prima di Catrinel
Marlon che, dopo essere stato presentato Fuori Concorso al
41.mo Festival di Torino esce al cinema il prossimo 23 maggio
distribuito da Masi Film. Nel cast del film Gaia Girace (L’amica
Geniale,
The Good Mothers) al suo esordio in un lungometraggio,
Mariarosaria Mingione, Monica
Guerritore, Pietro Ragusa.
Il film, ispirato a
una storia vera, racconta dei “bimbi sperduti” che
abitavano i manicomi fino agli anni ’70 in Italia, cercando di
restare bambini il più a lungo possibile in un luogo senza gioia,
per non venire trasferiti nei reparti degli adulti. Attraverso una
storia d’amore e di solidarietà femminile, i tre personaggi
principali Lucia (una giovane
paziente), Anna(un’infermiera alle prime
armi) e la dottoressa Marie (pioniera
delle successive teorie di Basaglia) mostrano un periodo storico di
cambiamento della disciplina psichiatrica. Un film corale, in cui
l’immaginazione dei ragazzi dimenticati è centrale.
Arriva al cinema dal 1°
maggio, Sei Fratelli, il nuovo film di
Simone Godano, prodotto da
Grøenlandia con Rai Cinema, e
distribuito da 01 Distribution. Ecco il
trailer.
Simone Godano, che
firma anche la sceneggiatura insieme a Luca
Infascelli, dirige un cast corale composto da
Riccardo Scamarcio,
Adriano Giannini, Gabriel Montesi, Valentina Bellè, Claire
Romain, Mati Galey,
Linda Caridi, Judith El Zein, Imma Villa, Antonella Ponziani,
Camilla Barbieri e con Gioele Dix.
Sei Fratelli, la trama
Marco, Guido, Leo, Luisa, Gaelle e
Mattia hanno madri diverse, non sono tutti figli biologici dello
stesso padre ma hanno un’unica vera figura paterna di riferimento:
Manfredi Alicante. Quando quest’ultimo viene a mancare, si
ritrovano per la prima volta tutti insieme nella casa paterna a
Bordeaux, vivendo l’illusione di poter diventare una famiglia
unita. Ma ormai ognuno di loro porta con sé una storia, un’identità
e tornare indietro non sarà facile.
È stato diffuso il primo trailer di
MaXXXine, il nuovo film di Ti
West che chiude la trilogia che compone con X
– A Sexy Horror Story e Pearl.
Torna protagonista Mia Goth nei panni dell’anti-eroina del
titolo.
Dopo il successo di X
– A Sexy Horror Story e del suo prequel Pearl, Ti West è al lavoro su
MaXXXine, sequel diretto di X
e che vede protagonista ancora Mia Goth. Oltre a lei, che torna nel ruolo che
ha già interpretato, il film è impreziosito da una serie di nomi
che sono stati annunciati da poche ore.
Elizabeth Debicki (Tenet), Moses
Sumney (Creed), Michelle Monaghan (Mission: Impossible –
Fallout), Bobby Cannavale (The
Watcher), Lily Collins (Emily in Paris),
Halsey (Sing 2), Giancarlo
Esposito (Breaking Bad), e Kevin Bacon (City on a Hill) si uniscono a
Goth, il che rende il film ancora più interessante e ne fa un
prodotto abbastanza insolito, in quanto sarà un film horror a basso
budget ma con un cast stellare.
Ancora una volta, Ti
West scrive e dirige la storia, il che significa che a
questo punto il franchise è in ottime mani. E il pubblico risponde
abbastanza bene: i primi due film sono costati solo 2 milioni di
dollari e hanno incassato oltre 22 milioni di dollari in tutto il
mondo. Potrebbe non sembrare molto, ma questi numeri suggeriscono
che il franchise è abbastanza popolare da andare avanti e che un
moderato ritorno al botteghino non mette troppa pressione su A24,
che a sua volta potrebbe ancora garantire il controllo creativo di
West sul film.
Il talento di Mr.
Ripley è una delle pellicole che ha portato maggiore
popolarità nel grande pubblico a attori all’epoca emergenti come
l’affascinante Jude
Law e un brillante
Matt Damon, già noto per il suo
Good Will Hunting. Il regista e sceneggiatore
Steven Zaillian (Schindler’s
list) ha dato vita a un nuovo adattamento della storia:
Ripley, è un adattamento del romanzo Il
talento di mr. Ripley di Patricia Highsmith, formata da una
sola stagione di 8 episodi da circa 45 minuti ciascuno. Il ruolo
del protagonista Tom Ripley, interpretato da Damon nella versione
cinematografica, è qui ricoperto dall’attore irlandese
Andrew Scott (il prete in Fleabag,
Estranei). Nel cast si ritrovano anche Johnny
Flynn (One life,
Emma) e
Dakota Fanning rispettivamente nei panni di Dicky
Greenleaf e di Marge Sherwood.
Ripley: un’estate ad Atrani
La serie si apre in una cupa notte
romana, tutto sembra fermo e silenzioso; finché un uomo, Tom
Ripley, si ritrova a trascinare un cadavere giù dalle scale del
palazzo, dinanzi ai soli occhi vigili del gatto Lucio. Sei mesi
prima Ripley non era altro che un falsario, un ladro di identità
che viveva di assegni rubati. L’uomo viene un giorno intercettato
da un investigatore privato che gli offre un lavoro per conto del
ricco signor Greenleaf: partire per Atrani e riportare Dicky, suo
figlio e conoscente di Tom al college, indietro negli Stati
Uniti.
Da questo momento iniziano le
avventure di Dicky, Tom e Marge, compagna di Dicky, insieme ad
Atrani. Per quanto la ragazza si mostri fin da subito diffidente
nei confronti di Ripley, il giovane Greenleaf crea con lui un forte
rapporto. La presenza insistente e ingombrante di Tom però finirà
per infastidire anche lo stesso Dicky. I comportamenti di Tom si
riveleranno avere uno scopo ben diverso dall’amicizia: diventare
Dicky Greenleaf.
Un thriller dai toni gravi
Nel guardare Ripley
viene naturale il confronto con la sua precedente versione
cinematografica: il film diretto da Anthony Minghella sembra
presentare le vicende in maniera più leggera, concentrandosi
maggiormente sull’amicizia tra Tom e Dicky, sul tempo passato ad
Atrani. A rendere Il talento di mr Ripley più leggero è anche la
presenza di diverse figure molto note della commedia italiana, come
Rosario e Giuseppe Fiorello.
Al contrario la serie risulta essere più seriosa e con un
ritmo più lento: sviluppandosi in otto episodi, permette allo
spettatore di notare tanti piccoli particolari della storia che
sono tutt’altro che scontati.
Ripley sembra
presentare le vicende con dei toni più dark, senza esaltare troppo
la quieta e spensierata vita di Atrani. Ad accentuare questa
atmosfera contribuisce sicuramente la scelta del B/N: l’assenza di
colori accentua questo clima di suspense e tensione. Ciò si nota
specialmente nelle scene in cui è visibile del sangue: questo
risulta sullo schermo di un nero tale da sembrare pece, così da
accentuare l’orrore degli assassini.
È doveroso anche un confronto tra le
interpretazioni di
Matt Damon e Jude
Law da un lato, e di
Andrew Scott e Johnny Flynn
dall’altro. Il ruolo del vero protagonista della storia, Tom
Ripley, sembra essere molto complicato: si tratta di una persona di
base fortemente problematica, ma anche calcolatrice. Ripley riesce
a abbracciare totalmente dell’identità di Dicky, usando i suoi
vestiti e tutte le sue cose, ascoltando la sua stessa musica e
iniziando a dipingere. In ogni albergo in cui alloggia si premura
sempre di posare nella stessa posizione gli oggetti di Dicky,
scrive lettere ai signori Greenleaf in America come anche a Marge
una volta lasciata Atrani.
Ebbene, anche la rappresentazione di
Tom nella serie sembra essere un po’ più sinistra rispetto alla
versione di Damon: il signor Ripley della serie si mantiene educato
e affabile, ma più riservato e schivo, mentre il Tom de Il talento
di mr. Ripley viene presentato, specialmente all’inizio, come una
persona più insicura. Nella serie si tende anche ad esaltare
maggiormente la perenne crisi di identità che Ripley vive: dal
momento in cui si stabilisce a Roma come Richard Greenleaf inizia
ad avere visioni e poi vere e proprie conversazioni con il vecchio
amico di cui ora utilizza il nome. A ciò si aggiungono però le
continue rassicurazioni fatte nelle varie lettere sulla bontà delle
azioni di Ripley, quindi di sé stesso.
A non reggere il paragone con il
film è Johnny Flynn nel ruolo di Dicky: per quanto
nella serie vengano ben imitati gli atteggiamenti e l’aspetto
ricollegabili al personaggio, il fascino e la bellezza di
Jude
Law nei panni del giovane Greenleaf sono
ineguagliabili.
Lo scenario italiano
Ad emergere è certamente anche
l’attenzione con cui in Ripley è stata
rappresentata l’Italia. Il passaggio dalla sporca e malfamata New
York vissuta da Tom alla tranquilla e soleggiata Atrani sembra
essere molto marcato.
La cura vera però si trova nei
particolari: il sottofondo musicale costellato di capolavori senza
tempo della musica italiana come Il cielo in una stanza e
Quando, quando, quando e la presenza quasi ossessiva del
Caravaggio. Nelle riprese sono stati ampiamente valorizzati anche i
singoli particolari delle opere dell’artista, ma l’attenzione non è
venuta a mancare anche riguardo altre opere e monumenti della
capitale e delle altre città visitate da Tom/Richard.
A rendere l’atmosfera ancora più
italiana è la presenza di parte del cast italiano: la nota attrice
Margherita Buy qui interpreta la portiera del palazzo
romano in cui si trova l’appartamento di Tom, mentre Maurizio
Lombardi qui è nel ruolo dell’ispettore Ravini.
Ripley presenta una storia effettivamente già
molto nota: la possibilità di cadere in una banale emulazione era
alta, ma non è certamente questo il caso. Ripley è
una rappresentazione innovativa e originale, pronta a sorprendere
sempre lo spettatore.
È insolito, in un mondo
dell’intrattenimento stravolto di “tratto da” e “basato su”,
trovare nel panorama della serialità italiana un prodotto
originale, eppure Il Clandestino, nuova fiction
Rai con Edoardo Leo (qui
la nostra intervista), spicca proprio per questo elemento di
originalità. La serie, creata da Renato Sannio e
Ugo Ripamonti e diretta da Rolando
Ravello, si inserisce nel genere noir, e, in sostanza, è
una detective story in cui seguiamo le vicende di Luca
Travaglia, un ex ispettore dell’antiterrorismo che lascia la
polizia e… si mette in proprio.
Il Clandestino, la storia di Luca Travaglia
La storia de Il
Clandestino parte con antefatto: Travaglia
(Leo), in servizio sotto copertura, viene
coinvolto in un attentato in cui perde la vita la sua compagna.
Questo evento (anche per dettagli specifici che non riveleremo in
questa sede) lo convince a cambiare vita. Lascia la polizia e si
trasferisce a Milano, reinventandosi come buttafuori e andando a
occupare il retro di un’officina di soccorso stradale gestita da
Palitha (Hassani Shapi), un simpatico e
intraprendente cingalese che, spinto dalla possibilità di guadagno
ma anche da una innegabile simpatia per Luca, lo convince a mettere
su una specie di agenzia investigativa. Così, la vita di Travaglia,
avviata inesorabilmente verso la disgregazione e l’autodistruzione,
sembra assumere nuovamente un senso. Tuttavia, il suo tormentato
passato non esita a fargli visita, di tanto in tanto.
Milano multietnica luogo/personaggio
Pur essendo chiaramente
una storia derivativa, Il Clandestino riesce a
innestare su un concept abbastanza familiare delle
peculiarità che ne costituiscono l’aspetto vincente.
L’ambientazione milanese della vicenda è uno degli angoli più
interessanti della serie: non la “Milano da bere” già
cantata e raccontata da molti, ma quella multietnica, sfaccettata,
da una parte violenta, dall’altra ricca di storie e di culture. E
Ravello riesce a raccontarlo con il dono della sintesi e
dell’efficacia, imponendo a tutto lo show il suo stile asciutto e
privo di fronzoli, ma denso di fatti, che rifiuta il melodramma e
si focalizza sull’azione, principale veicolo di emozioni e
approfondimento psicologico. Travaglia non ci viene (troppo)
mostrano mentre rimugina e si strugge sul suo passato, ma
apprendiamo molto del suo modo di essere da come si approccia agli
amici, al lavoro, alle varie umanità che incrocia nella Milano
insolita ma autentica che la serie ha per ambiente/personaggio.
ph – Loris T. Zambelli
Ogni episodio (dodici in
tutto, per sei serate su RaiUno) propone una trama
verticale in cui Travaglia è coinvolto in una nuova indagine,
mentre la trama orizzontale volta a raccontare i traumi del
protagonista si dipana un pezzetto alla volta, affondando sempre di
più dentro al suo passato e dentro alle ragioni che lo hanno
portato lì, dove si trova adesso. Questa formula permette dunque
all’azione di essere sempre interessante e di mantenere alta
l’attenzione dello spettatore che, mentre segue le vicende dei
personaggi di volta in volta chiamati in causa, si affeziona pian
piano a Luca, scoprendone il passato e il suo grande dilemma.
Un linguaggio “da fiction”
Con un approccio molto
pratico, Il Clandestino riesce a distinguersi per
originalità e onestà di rappresentazione, anche se fatica a
distaccarsi da un certo linguaggio da fiction che, in scambi di
dialogo banalizzati dal classico parlato televisivo “finto” e
alcune dinamiche di scena, inciampa clamorosamente, svelando la sua
natura più nazional popolare, rivendicata poi dalla sua
destinazione d’uso, la prima serata di RaiUno. Niente che però
possa minarne la popolarità o il successo agli occhi del pubblico
di riferimento, abituato e confortato da quello stesso
linguaggio.
La storia della Monarchia del Regno
Unito è tanto lunga quanto – a dir poco – vivace. Scavando nel suo
passato, ci si può infatti imbattere in personalità d’ogni tipo:
dai monarchi più spietati a quelli più facilmente soggiogabili, dai
frequentatori di corte più devoti a quelli più depravati, fino a
quelli più arrivisti. Grandi sogni, passioni, inganni, tradimenti,
complotti, intorno alla Corona inglese è avvenuto tutto e di più.
Non sorprende dunque che la sua storia continui ad essere oggetto
di adattamenti cinematografici e televisivi, l’ultimo dei quali è
la miniserie con la premio Oscar Julianne Moore, Mary &
George, ideata da D. C. Moore e tratta dal saggio di
Benjamin Woolley, The King’s
Assassin.
Siamo lontani dalla contemporaneità
tanto brillantemente raccontata nella serie The
Crown, per tornare invece a cavallo del Cinquecento e del
Seicento. Il regno di Elisabetta I (raccontato in
Elizabeth ed Elizabeth – The Golden Age) è terminato e a lei,
regina senza figli, è succeduto suo cugino Giacomo
I, figlio di Mary Stuart (raccontata, tra
gli altri, in Maria regina di Scozia). È dunque presso la corte di
questi – personalità colta e amante dell’arte ma incapace di
gestire le problematiche politiche del regno – che si sviluppa il
racconto di Mary & George, incentrato sulla
madre e il figlio che hanno tramato, sedotto e ucciso per
conquistare la corte d’Inghilterra e il letto del suo re.
La trama di Mary & George: serpi nel
palazzo
Mary & George è
infatti ispirato alla controversa storia vera di Mary
Villiers (Julianne
Moore), che a partire dal 1592 plasmò il suo
bellissimo e carismatico figlio George
(Nicholas Galitzine) per sedurre il
Re Giacomo I (Tony
Curran), entrando nella sua corte e ottenere così un
potere immenso. Partendo da umili origini, la coppia raggiunge
infatti ben presto ricchezze, titoli e un’enorme influenza sulla
corte inglese attraverso intrighi scandalosi e giochi pericolosi.
Ma il posto dell’Inghilterra sulla scena mondiale è minacciato da
un’invasione spagnola e con il popolo pronto a ribellarsi al re,
tutti i sogni di Mary e George potrebbero crollare da un momento
all’altro.
Il racconto proposto da Mary
& George potrebbe vagamente ricordare quello del
film La
favorita, dove la Abigail Hill di Emma Stone si insinua nelle grazie della
regina Anna interpretata da Olivia Colman, spodestando la precedente
favorita, la Sarah Churchill di Rachel Weisz. Questa vicenda, a sua volta
realmente avvenuta tra il 1708 e il 1714, presenta in modo
evidente diverse similitudini, a riprova di quanto la corte inglese
sia stata teatro di inganni e tradimenti. È lecito immaginare che,
consapevole di questa somiglianza, Moore abbia stabilito con la sua
miniserie di allontanarsi dai toni grotteschi di quel film, per
concentrarsi invece su un’atmosfera molto più cupa, ma anche sul
rapporto morboso tra i due protagonisti del titolo.
Mary & George,
infatti, stabilisce da subito la natura del legame vigente tra
madre e figlio, con una scena d’apertura che vede la donna esporre
al neonato il difficile futuro che lo attende, ritardando il taglio
del cordone ombellicale come a voler prolungare la dipendenza di
lui nei suoi confronti. Caratterizzata dalla semioscurità, questa
scena offre già un’idea chiara di ciò che verrà dopo, tra forti
elementi di oscurità (dell’animo) e ricorrenti desideri di
possessione, che naturalmente anche George finirà con l’ereditare.
È dunque in questi personaggi e nei non detti delle loro azioni,
più che nelle tappe storiche del racconto, che va ricercato il
cuore della miniserie.
Il potere corrompe chi lo desidera
Così facendo, Moore riesce a
conferire alla miniserie una serie di riflessioni che si staccano
dal periodo storico che ci viene raccontato per arrivare fino a
noi. Gli intrighi di palazzo, la scalata sociale dei protagonisti,
il desiderio di potere, sono tutti temi eterni che ritroviamo anche
nella nostra contemporaneità, camuffatisi con le vesti di moda nei
nostri giorni. Non più solo corti e palazzi, ma anche luoghi
virtuali, dove insinuarsi e da cui operare più o meno velatamente
un controllo su quanti al di sotto. Mary & George
sembra ragionare proprio sul ripresentarsi nel tempo di queste
pulsioni nell’animo umano, sul marcio che causano tanto in chi li
nutre quanto in ciò che viene toccato dal loro agire.
Questa recensione – è bene
precisarlo – si basa unicamente sui primi due episodi (di 7) di
Mary & George, ma questi bastano per poter trarre
un primo giudizio sulla miniserie di Moore. Al di là delle
ricostruzioni scenografiche e nei costumi, verso i quali c’è in
generale una crescente attenzione e cura dei dettagli, ciò che
rende appassionante il racconto è il suo non perdersi in superflue
lungagini, riducendo al minimo le sottotrame per portare sempre
avanti il racconto principale. Ciò Moore lo ottiene anche e
soprattutto donando le giuste attenzioni ai suoi personaggi, con i
due protagonisti e re Giacomo I che risultano ricchi di sfumature e
apparentemente pronti ad evolvere episodio dopo episodio.
Il merito è naturalmente anche di
interpreti particolarmente generosi nei confronti di questi
personaggi. C’erano pochi dubbi sul fatto che Julianne Moore avrebbe rubato la scena a
quanti presenti accanto a lei. Impeccabile nel raccontare le
pulsioni che la spingono verso il potere come anche i moti del suo
cuore di madre nei confronti dei figli. Accanto a lei, si distingue
Nicholas Galitzine nei panni del figlio George, al
quale l’attore riesce a conferire una personalità sempre più
complessa mano mano che si addentra nell’inganno nei confronti del
re. Anche solo per le loro interpretazioni, e per i risvolti che i
loro personaggi potrebbero mostrare nei prossimi episodi, la
miniserie merita la nostra attenzione.
All’inizio della settimana si è
diffusa la notizia che Daredevil:
Born Again ha terminato le riprese. Le riprese
erano iniziate lo scorso anno, per poi essere interrotte quando i
Marvel Studios avevano deciso di
licenziare il team creativo e di rivedere una serie che
apparentemente non funzionava.
Alcune riprese e idee saranno
inserite nella nuova versione, anche se è improbabile che sapremo
mai come era la versione precedente di questo seguito di
Daredevil.
Tuttavia, in base a ciò che abbiamo
sentito, Foggy Nelson, Karen Page e Bullseye erano
assenti, così come il costume dell’Uomo senza Paura per gran parte
del revival.
Negli ultimi mesi abbiamo avuto
modo di vedere molte foto e filmati sul set, che mostrano tutti i
personaggi, dalla Tigre Bianca al Punitore in azione.
È probabile che all’orizzonte ce ne
siano altre, visto che Daredevil:
Born Again, il coordinatore degli stunt Philip J.
Silvera ha confermato che le riprese sono terminate per gli episodi
da 1 a 9 e non per l’intera serie di 18 episodi.
Questo sembra confermare le voci
secondo cui la serie verrà divisa in due stagioni separate e
corrisponde a ciò che abbiamo sentito. Al momento si prevede
che Daredevil:
Born Again “stagione 1” risolverà le questioni in
sospeso di Daredevil prima che la “stagione 2”
racconti la propria storia, che potrebbe sfociare direttamente in
Spider-Man 4 (ancora da
decidere). Sono state pubblicate anche altre foto dell’ultimo
giorno di riprese:
Charlie Cox and Jon Bernthal on set of
‘DAREDEVIL: BORN AGAIN’.
Lo sceneggiatore di The Punisher,
Dario Scardapane, è salito a bordo come nuovo showrunner della
serie Daredevil:
Born Again, le cui riprese sono concluse da poco.
I dettagli specifici della trama
sono ancora nascosti, ma sappiamo che Daredevil:
Born Again vedrà Matt Murdock/Daredevil
(Charlie
Cox) confrontarsi con la sua vecchia nemesi
Kingpin (Vincent
D’Onofrio), che abbiamo visto tornare di corsa a New
York nel finale di stagione di Echo. È probabile che Fisk sia in corsa per
la carica di sindaco di New York o che sia già stato nominato a
tale carica quando la storia prenderà il via.
Non è previsto che la serie
Daredevil:
Born Again si protragga per i 18 episodi inizialmente
annunciati. Secondo una recente indiscrezione, la serie dovrebbe
andare in onda per 9 (forse 6)
episodi prima di fare una pausa a metà stagione. Daredevil:
Born Again non ha ancora una data di uscita
ufficiale, ma è ancora inserita nel calendario aggiornato della
Disney per il 2024.