I Marvel Studios sono tornati in possesso dei
diritti sui Fantastici
Quattro dopo l’acquisizione della Fox da parte
della Disney nel 2019. Al Comic-Con di San Diego dello stesso anno,
Kevin Feige, il presidente dei Marvel Studios, ha annunciato
ufficialmente un nuovo film dedicato alla prima grande famiglia
Marvel: in seguito, è stato
annunciato che sarebbe stato Jon Watts, regista di
tutti e tre i film di
Spider-Man ambientati nel MCU, ad occuparsi della regia.
In attesa di scoprire chi saranno i
protagonisti del nuovo reboot, facciamo un passo indietro. Tutti
ricorderanno che per lungo tempo Emily Blunt e John Krasinski sono stati proclamati dai fan
come la scelta migliori per i personaggi di Sue Storm e Reed
Richards, dal momento che entrambi gli attori erano stati collegati
al MCU in passato (Blunt era la prima
scelta dei Marvel Studios per il ruolo di
Vedova Nera prima di
Scarlett Johansson e Krasinski aveva sostenuto uno screen test
per il ruolo di
Captain America).
Ora, durante una recente apparizione
in occasione dello show di
Howard Stern, Emily Blunt è tornata a parlare di quei
rumor sui Fantastici
Quattro. L’attrice ha ovviamente negato la possibilità
di recitare nel nuovo adattamento della Marvel, ammettendo in realtà di non
essere mai stata una grande fan dei cinecomics: “Si tratta semplicemente di un
fantacasting”, ha sottolineato l’attrice. “Non ho mai
ricevuto una telefonata in merito. Sono soltanto persone che
dicono: ‘Non sarebbe fantastico?’. Non che sia al di sotto delle
mie possibilità. Amo Iron Man e quando mi hanno offerto il ruolo di
Vedova Nera ero ossessionata da Iron Man. Volevo lavorare con
Robert Downey Jr., sarebbe stato fantastico… ma non so se i film di
supereroi fanno per me. Non sono nelle mie corde. Non mi piacciono.
Davvero.”
Cosa sappiamo del reboot Marvel sui Fantastici Quattro
Il film dei Fantastici
Quattro ambientato nel MCU è stato ufficialmente
annunciato durante lo scorso Investor Day 2020 di Disney. Al
momento i dettagli sul film sono scarsi: sappiamo soltanto che la
pellicola sarà diretta da Jon Watts, regista
di Spider-Man:
Homecoming, Spider-Man:
Far From Home e di Spider-Man
3, attualmente in fase di produzione. Al momento non è
stato ancora designato chi si occuperà ufficialmente di scrivere il
reboot.
Sono stati assegnati i Premi
David di Donatello 2021, durante una serata di gala e
parzialmente in presenza che ha cercato di attenuare la difficoltà
di dover e voler celebrare il cinema anche in un anno di
pandemia.
Ecco tutti i vincitori dei Premi David di Donatello 2021
MIGLIOR FILM
Volevo
nascondermi prodotto da Carlo DEGLI ESPOSTI, Nicola SERRA, con
RAI CINEMA
per la regia di Giorgio DIRITTI
Il premio al miglior cortometraggio viene assegnato da una
giuria composta da Giada Calabria, Francesca Calvelli, Leonardo
Diberti, Paolo Fondato, Elisabetta Lodoli, Enrico Magrelli,
Lamberto Mancini, Mario Mazzetti, Paolo Mereghetti e presieduta da
Andrea Piersanti.
Il miglior cortometraggio Premio David di Donatello 2021 è: ANNE
di Domenico CROCE e Stefano MALCHIODI
***
Il Premio David Giovani viene assegnato da una giuria nazionale
di studenti degli ultimi due anni di corso delle scuole secondarie
di II grado.
Il mondo della cucina e dell’arte
culinaria ha sempre trovato terreno fertile al cinema, oggi più che
mai interessato a raccontare la vita e le ricette segrete di abili
chef. Che siano storie vere o inventate, queste suscitano da sempre
una certa attrazione, oltre ad un inevitabile languorino. Film come
Chef – La ricetta perfetta con Jon Favreau, Il segreto del successo con Bradley Cooper o anche il film d’animazione
della Pixar Ratatouille sono solo alcuni degli esempi più famosi
di questo filone. Particolarmente apprezzato è però anche un film
francese del 2012 dal titolo La cuoca del
presidente, diretto da Christian
Vincent.
A differenza degli altri titoli
poc’anzi citati, questo è ispirato ad una storia vera, quella di
Danièle Mazet-Delpeuch, la prima donna chef
personale del presidente di Francia François
Mitterrand. Si tratta di una storia non nota ai più, ma
che attraverso i toni della commedia si presenta come un delicato
racconto volto a dimostrare la forza che la buona cucina e il cibo
può avere nella vita e nei rapporti di tutti i giorni. Con la
brillantezza che contraddistingue le commedie francesi, La
cuoca del presidente è però anche il racconto di una donna
tenace mai arresasi ai ruoli che gli altri avrebbero voluto
imporle.
Tra emancipazione, rapporti tra i
sessi e rapporto con l’ambito culinario, questo si afferma così
come un delizioso film di buon successo. Acclamato da critica e
pubblico, è infatti diventato uno dei film francesi di maggior
successo del suo anno, ritrovando ancora oggi appassionati
spettatori in tutto il mondo. Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori ed alla storia vera dietro il
film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La cuoca del presidente: la trama
del film
Protagonista del film è la rinomata
cuoca Hortense Laborie, la quale con grande
passione svolge il suo lavoro in una sperduta stazione di ricerca
in Antartide. Da qui la donna inizia a raccontare la propria
storia, di quando quattro anni prima era stata scelta come cuoca
privata del Presidente della Repubblica Francese. Proprio a lei il
politico rivelerà di desiderare sulla propria tavola il meglio
della cucina francese, permettendo alla donna di sbizzarrirsi in
cucina. La sua attività, come anche il rapporto che intrattiene con
il Presidente, la fanno però ben presto diventare oggetto di
invidia. Ben presto, Hortense sarà costretta a misurarsi con una
serie di ostacoli particolarmente complessi.
La cuoca del presidente: il cast
del film
Ad interpretare la protagonista
Hortense Laborie vi è l’apprezzata attrice francese
Catherine Frot. Questa ha debuttato al cinema nel
1980 con il film Mio zio d’America, per poi distinguersi
anche in Aria di famiglia, La cena dei cretini e
Quello che so di lei. Ad oggi, quello in La cuoca del
presidente rimane uno dei suoi ruoli cinematografici più
famosi, che l’ha portata anche ad ottenere una nomination come
miglior attrice ai prestigiosi premi César. Per prepararsi al
ruolo, la Frot ha avuto modo di approfondire la vita e l’attività
della vera cuoca, cercando poi di ottenere una buona manualità
nella preparazione di alcune ricette classiche.
Accanto a lei, nei panni del
presidente francese, vi è lo scrittore Jean
d’Ormesson, la cui fama è prevalentemente dovuta alla sua
attività in ambito saggistico e giornalistico. All’età di 86 anni,
egli accettò di recitare per la prima volta in vita sua. Assunse
così i panni del capo del governo francese, ruolo che lo ha da
subito reso ulteriormente popolare. Nel film è poi presente
l’attore Hippolyte Girardot, recentemente visto in
I fantasmi d’Ismael e The French Dispatch, e che
in La cuoca del presidente interpreta David Azoulay.
Infine, l’attrice spagnola Arly Jover, nota per i
film Blade e L’impero dei lupi, dà qui volto a
Mary.
La cuoca del presidente: la vera
storia, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Pur cambiando nome alla
protagonista, qui chiamata Hortense Laborie, il film è
dichiaratamente ispirato alla vera storia di Danièle
Mazet-Delpeuch. Questa, dal 1988 al 1990, fu la
cuoca personale del presidente francese Mitterrand. Ella arrivò a
tale ruolo dopo essersi distinta come insegnante culinaria, venendo
notata da Joël Robuchon, tra i più rinomati chef
del Novecento. Egli la raccomandò per il ruolo, aiutandola ad
ottenere il posto di lavoro. Come cuoca del presidente, Danièle
ebbe l’occasione di cucinare per alcune delle più importanti
personalità politiche dell’epoca. Dal leader russo Mikhail
Gorbachev al primo ministro britannico Margaret
Thatcher. Non sopportando le etichette e i tanti
protocolli da seguire, Danièlle decise infine di lasciare il posto.
Andò poi a lavorare come cuoca in una base scientifica in
Antartide.
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. La cuoca del
presidente è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Tim
Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 11
maggio alle ore 21:15 sul canale
Cielo.
Ecco il trailer ufficiale di
The Green Knight, il nuovo film di A24
diretto da David Lowery e con Dev Patel,
Alicia Vikander e Joel Edgerton.
Il film che sarebbe dovuto uscire a
Febbraio 2020 e poi a Maggio 2020 con prima mondiale al SXSW Film
Festival, arriva adesso nel Luglio 2021 ed è senza dubbio uno dei
film più attesi della stagione estiva. Dev Patel interpreta Sir
Gawain, lo sconsiderato nipote di Re Artù, che intraprende una
missione per affrontare e sconfiggere lo sconosciuto Cavaliere
della Pelle Verde.
La sinossi ufficiale di The
Green Knight recita: “Un’epica avventura fantasy
basata sull’intramontabile leggenda arturiana, The Green Knight
racconta la storia di Sir Gawain (Dev Patel), lo sconsiderato e
testardo nipote di Re Artù, che si imbarca in un audace ricerca per
affrontare l’omonimo Cavaliere Verde, un gigantesco sconosciuto
dalla pelle color smeraldo. Gawain lotta con fantasmi, giganti,
ladri e intriganti in quello che diventa un viaggio più profondo
per definire il suo personaggio e dimostrare il suo valore agli
occhi della sua famiglia e del suo regno, affrontando lo sfidante
finale”.
Sarà disponibile dal 14 maggio su
Amazon Prime VideoThe Underground Railroad, la nuova serie
Amazon Original firmata dal premio Oscar Barry
Jenkins. Basato sull’omonimo romanzo premio Pulitzer
di Colson Whitehead, lo show si
distanzia dalla trama originale per accogliere svolte nuove e
impreviste, seguendo l’istinto del suo creatore ma rispettando lo
spirito di partenza.
Jenkins in persona ha raccontato
qual è stato il suo approccio alla realizzazione di questo
progetto, la sua prima volta a confronto con un modo diverso di
fare narrazione per immagini.
Che cosa speravi di
catturare nel raccontare la storia di Cora sullo
schermo?
Ho amato tanto il
libro di Colson Whitehead
e ho pensato che potesse essere un ottimo modo per
ricontrattualizzare la storia dei nostri antenati, concentrandoci
su questa giovane donna, Cora (Thuso Mbedu).
Guardi la serie e vedi che Cora cerca di sconfiggere la condizione
degli schiavi d’America, cercando allo stesso tempo di
riconciliarsi con l’abbandono della madre. Mi è sembrato un modo
molto bello per raccontare questa storia, presentata in maniera
autentica ma anche epica, dalla grande portata che alla fine
racconta la genitorialità ma anche il trovare una strada da soli.
Ho pensato che fosse bello mettersi alla prova con una storia di
questa portata.
È il primo
approccio in tv di questa portata. Come mai era così importante
raccontare questa storia in questo formato?
Quando vai al
cinema, vivi un’esperienza che ti cattura, spegni il telefono e sei
immerso completamente. Data la portata di alcune di queste
immagini, io volevo che lo spettatore fosse in grado di mettere
pausa, riprende, saltare. Volevo che lo spettatore scegliesse come
guardarla, questo è un motivo per cui ho scelto di farne una serie.
Inoltre mi sembrava il modo migliore per dare a Cora la possibilità
di incontrare tutte le persone che incrocia sul suo cammino con
molta calma e spazio.
Perché si è
scelto il linguaggio della metafora per rappresentare alcune scene
della serie?
Credo che molto
dipenda dal gusto personale. La prima volta che ho sentito
l’espressione ‘underground railroad’ ho proprio visualizzato delle
persone su un treno, sottoterra, in maniera molto realistica, ed
era un’immagine infantile, ero piccolo. Così la prima cosa che ho
pensato è stata di realizzare un immaginario molto concreto, che si
rifacesse a quell’immaginario di bambino che avevo avuto.
In attesa di Fast
& Furious 9, nono capitolo della saga Fast and Furious
di Universal Pictures, che ha incassato oltre 5 miliardi di dollari
in tutto il mondo, un emozionante video dedicato alla magia del
cinema con Vin
Diesel ci invita a tornare in sala per vedere solo al
cinema il nuovo film.
“Ne è passato di tempo… le
strade erano vuote, i luoghi dove ci radunavamo silenziosi. Abbiamo
vissuto un anno che ci ha messi a dura prova. Ma iniziamo a vedere
la promessa di un nuovo giorno”. Comincia così il nuovo,
emozionante video in cui Vin Diesel descrive la magia del cinema,
inteso proprio come il luogo in cui, quando si spengono le luci e
si accende il proiettore, cominciamo a sognare.”
Nella giornata di ieri è arrivato il
primo trailer ufficiale di Venom: La furia di Carnage, l’attesissimo
sequel diretto da Andy Serkis che vedrà Tom Hardy di nuovo nei panni di Eddie Brock.
Screen Rant ha raccolto i 10 dettagli più curiosi presenti nel
trailer, in attesa dell’arrivo del film nelle sale previsto per il
prossimo autunno:
Schiacciare il ragno
Cletus Kasady sta parlando
con Eddie Brock nel trailer di
Venom: La furia di Carnage. Kasady spiega che uscirà di
prigione e creerà una carneficina. C’è un momento nel discorso in
cui Kasady schernisce Brock e dice “Aspettando nelle tenebre
quel salvatore che non arriva mai”.
In quel momento, Kasady schiaccia un
ragno, suggerendo chiaramente che Spider-Man è là fuori da qualche
parte, ma che non sarà qui per aiutare Venom. Questo potrebbe
essere la conferma che Spider-Man non apparirà ancora in un film
della Sony.
I Vendicatori hanno perso?
C’è un momento nel trailer
di Venom: La furia di Carnage in cui il detective
Mulligan sta leggendo un giornale, si arrabbia e lo getta via.
Mulligan è un detective della polizia che indaga sul legame tra
Eddie Brock e Cletus Kasady, mentre cerca di trovare tutte le
vittime di omicidio che Kasady ha ucciso e che sono ancora
sconosciute.
Mulligan accartoccia il giornale. Fermando il trailer al
secondo giusto, è possibile vedere una storia all’interno del
giornale. La pagina interna ha un titolo che presenta le parole
“Avengers” e “Nightmare”. Le prime due parole dovrebbero essere
“Avengers Lose”, ossia “i Vendicatori perdono”, mentre l’altra
parola è “Nightmare”, ossia “Incubo”. Questo è probabilmente solo
un divertente easter egg del MCU, poiché i rumor suggeriscono
che Incubo sarà il cattivo principale di Doctor Strange in the
Multiverse of Madness.
Il Daily Bugle
Ci sono due scene nel
trailer di Venom: La furia di Carnage che coinvolgono qualcuno
che legge un giornale. Nella prima, il detective Mulligan legge il
Daily Bugle che contiene l’easter egg degli Avengers. Nella
seconda, anche Eddie Brock guarda il Daily Bugle.
Ci sono due importanti cose da
notare qui. In primo luogo, il Daily Bugle non è un quotidiano nel
MCU, ma un tabloid online. In
secondo luogo, questo giornale assomiglia a quello dei film di Sam
Raimi su Spider-Man, facendo così sembrare che Venom non sia
ambientato nella stesso universo dello Spider-Man di Tom
Holland.
Istituto Ravencroft
Nel trailer è presente
anche un breve sguardo all’istituto Ravencroft. Nei fumetti,
Ravencroft è nella contea di Westchester, New York, e Norman Osborn
ne è il responsabile. È qui che finiscono i cattivi – per lo più i
cattivi di Spider-Man nei fumetti – quando vengono catturati.
In
Venom: La furia di Carnage, potrebbe essere la
versione West Coast del Raft visto nel MCU. Tuttavia, c’è anche la
possibilità che questa scena si svolga a New York, con il film che
tornerebbe in qualche modo alle origini di Eddie. Una scena
ambientata nel Ravencroft mostra una donna sdraiata: si tratta
dell’attrice Naomie Harris, che interpreta Shriek, un altro cattivo
simbionte…
Shriek
Shriek è scappata quando
Ravencroft è bruciata. Il trailer di Venom: La furia di Carnage non mostra quasi
nulla del suo personaggio. Shriek è il secondo cattivo del film, ma
il suo ruolo rimane un mistero.
Nei fumetti, era l’amante di
Carnage, anche se alla maniera di Joker/Harley Quinn. Ha avuto
un’infanzia traumatica ed è rimasta isolata per anni. Anche se
viene solo accennato nel trailer, Shriek potrebbe diventare
l’Harley Quinn di questo film, qualcuno che Carnage usa per i suoi
scopi, un personaggio davvero tragico.
C’è un altro simbionte?
Nella scena dell’incendio
del Ravencroft, vediamo Shriek abbandonare l’istituto insieme ad un
altro personaggio. Potrebbe essere Carnage, ma potrebbe anche
trattarsi di qualcun altro, qualcuno che Shriek conoscenza proprio
grazie all’istituto e che potrebbe rappresentare un’altra
minaccia.
I fan sperano che il franchise di
Venom, alla
fine, possa portare al grande crossover “Maximum Carnage”, in cui
viene raccontata una gigantesca battaglia che coinvolge Venom,
Spider-Man e altri eroi che combattono contro Carnage e il suo
esercito di simbionti. Questo film potrebbe introdurre altri
simbionti per anticipare tale possibilità? Questa seconda persona
che lascia Ravencroft potrebbe essere uno di loro?
Detective Mulligan
Parlando di simbionti
nell’Universo Marvel, il trailer di Venom: La furia di Carnage ci mostra anche il
Detective Mulligan. C’è una scena in cui Venom si comporta come se
volesse attaccare Mulligan, mostrando una sorta di relazione
antagonistica.
Se in futuro ci sarà un film basato
su “Maximum Carnage”, Mulligan potrebbe svolgere un ruolo
importante. Nei fumetti, Patrick Mulligan è un agente di polizia
che finisce per ospitare un simbionte. Tuttavia, quella fu la prova
che i simbionti assumono la natura dei loro ospiti, con Toxin che
alla fine diventò un eroe.
Knull?
Ci sono alcuni momenti nel
trailer di Venom: La furia di Carnage che sembrano
confermare che un fervore religioso sia cresciuto intorno ai
simbionti. C’è una vetrata del Culto di Carnage e ci sono anche
simboli in tutta la cella di Cletus Kasady.
Questo potrebbe portare al Dio dei
Simbionti, Knull. Un culto di Knull esisteva nei fumetti; questo
essere cosmico ha creato dei simbionti, ed è anche apparso nella
trama di “Black Marvel”. La domanda sorge
spontanea: il franchise di Venom potrebbe portare all’arrivo di
Knull?
Venom ama il cioccolato
Venom che vuole il
cioccolato alla fine del trailer di Venom: La furia di Carnage è un momento
sicuramente divertente. Tuttavia, proviene direttamente dai fumetti
e dà un significato all’intera scena. Quando Venom si rende conto
che la cioccolata non è disponibile, ammette che potrebbe mangiare
la signora Chen. Questo è più di un semplicemente momento
divertente, in realtà.
Nei fumetti originali, Eddie Brock ha
lavorato duramente per convincere Venom a smettere di mangiare le
persone. Ha provato a placare la sua fame con il cioccolato, e
questo ha funzionato. Senza cioccolato, ovviamente, ritorna la
voglia di carne umana…
I cameo di Stan Lee continuano
All’inizio del trailer di
Venom: La furia di Carnage, quando Eddie Brock
entra nel minimarket della signora Chen, quest’ultima saluta Eddie
e poi saluta Venom, che a sua volta ricambia.
È un momento divertente, ma qui c’è
anche un cameo di Stan Lee. Nella scena appare una rivista, sul
bancone anteriore accanto alla signora Chen; Stan Lee è sulla
copertina di quella rivista, a sottolineare quanto la sua influenza
sia ancora viva e vegeta.
Il 12 maggio 1921
nasceva a Krefeld in Germania Joseph Beuys,
l’uomo con il cappello che vedeva in ogni persona un
artista e nell’arte la possibilità di plasmare la società, il cui
messaggio, a più di trent’anni dalla morte, continua a essere
straordinariamente vitale. In occasione del centenario
della nascita, Sky Arte (canali 120 e 400 di
Sky) presenta Beuys – L’artista come
provocatore, il film di Andres Veyel, in onda
mercoledì 12 maggioalle 21.15,
disponibile anche on demand e in streaming su
NOW.
Beuys – L’artista come
provocatore, attraverso un sapiente montaggio di
fonti audio e video mai utilizzate prima,
ricostruisce un ritratto non convenzionale dell’artista, una
cronaca unica, uno sguardo intimo su un essere umano, la
sua arte, il suo mondo e le sue idee.
300 ore di video,
un materiale audio sconfinato di e
sull’artista, le collezioni di più di 50
fotografi internazionali, per un totale di oltre
20.000 scatti, più di 60 incontri
con testimoni dell’epoca e circa 20 interviste,
sono stati il punto di partenza di questo film, la cui lavorazione
è durata circa tre anni.
Con una narrazione aperta, il
documentario racconta l’artista attraverso alcuni punti
cardine della sua biografia e della sua carriera: il
trauma della guerra e del suo incidente aereo nel 1943, alcune
delle sue performance più famose – come Fettecke
(1982), I Like America and America Likes Me (1974),
7000 Oak Trees (1982) – la critica al sistema dell’arte,
l’insegnamento all’Accademia, l’impegno politico.
“Nel film, Beuys pone, in modo
persistente e sovversivo, temi che continuano a rimanere rilevanti
trent’anni dopo la sua morte, come la necessità di una
democratizzazione radicale che non tema i nuovi sistemi bancari e
monetari, o il bisogno pari opportunità in un mondo di crescente
disuguaglianza.” – Dice il regista Andres Veyel
–“Beuys insiste sulla possibilità che il mondo
possa essere cambiato, in base alle capacità di ogni singola
persona: Niente deve rimanere com’è“.
Joseph Beuys resta
per noi un visionario, molto più avanti dei suoi tempi. Se allora
già cercava di spiegare come “il denaro non dovrebbe essere una
merce“, consapevole che il commercio di denaro avrebbe minato
la democrazia, il suo concetto ampliato di arte lo
porta oggi nel bel mezzo di un discorso socialmente rilevante e
ancora più urgente.
Il regista Andres
Veyel è nato nel 1959 a Stoccarda e ha studiato psicologia
a Berlino. Ha poi frequentato seminari di regia e drammaturgia
presso l’Artist House Bethanien di Berlino dal 1985 al 1989. Da
allora, scrive sceneggiature per film e teatro e tiene conferenze
presso la Libera Università di Berlino. I suoi film includono:
A Winternight’s Dream (documentario, 1992),
Balagan (documentario, 1993) vincitore dell’IFFS Main
Prize e del German Film Award in Silver, The Survivors
(documentario, 1996) vincitore del Main Prize all’International
Documentary Film Festival di Monaco e dell’Adolf Grimme Award nel
1998, l’acclamato Black Box Germany(2001) per il quale ha
ricevuto il German Film Award come miglior documentario nel 2002 e
l’European Film Award, Die Spielwütigen (2004), The
Kick (2006) che ha vinto il Grand Prix Cinema du Reel e If
Not Us, Who(2011).
Il film Beuys – L’artista
come provocatore di Andres Veyel è stato prodotto da
Zero one film in co-produzione con Terz Filmproduktion, SWR/ARTE e
WDR.
Battuto il primo ciak per Django,
la serie originale Sky e CANAL+ che rilegge liberamente e in chiave
contemporanea l’omonimo classico western di Sergio Corbucci. Le
riprese sono in corso a Bucarest, in Romania, e dureranno 6 mesi,
girando anche a Racos e nell’area del Danubio. E le star
internazionali Noomi Rapace (Prometheus, Sherlock Holmes,
Seven Sisters) e Nicholas Pinnock
(For Life, Captain America, Top Boy) entrano a
far parte del cast principale, assieme alla giovane attrice tedesca
in ascesa Lisa Vicari (Dark), andando ad
affiancare Matthias Schoenaerts (The Danish Girl, Un
sapore di ruggine e ossa) già annunciato nei panni di
Django.
Noomi Rapace interpreterà Elizabeth, la
temibile e spietata nemica di John Ellis, il principale antagonista
di Django che verrà intepretato da Nicholas Pinnock. Lisa Vicari vestirà invece i panni di Sarah,
la figlia che Django credeva morta.
Con loro un grande cast
internazionale formato da giovani e talentuosi attori europei:
Jyuddah Jaymes (Criminal: UK, Sandition),
Eric Kole (Fifty Pence, Hold) e
Benny Opoku-Arthur (Get Lucky,
Alexanderplatz) nei panni dei tre figli di John Ellis,
Tom Austen (The Royals) nei panni di
Elijah e l’attrice e Youtuber Abigail Thorn in
quelli di Jess.
Django è
un’ambiziosa produzione in 10 episodi che offrirà un approccio
contemporaneo e psicologico al genere Western, attraverso una
storia avvincente e un’accurata rappresentazione del periodo
portato in scena.
Django
è prodotta da Cattleya, parte di ITV Studios, e Atlantique
Productions (Midnight Sun, The Eddy) e co-prodotta da Sky
e CANAL+, in collaborazione con Odeon Fiction e StudioCanal TV.
La trama
Selvaggio West, tra il 1860 e il
1870. Sarah e John hanno fondato New Babylon, una città di emarginati, piena di uomini e
donne di ogni estrazione, razza e credo, che accoglie tutti a
braccia aperte. Perseguitato dal ricordo dello sterminio della sua
famiglia otto anni prima, Django sta ancora cercando sua figlia,
credendo che possa essere sopravvissuta al massacro. Rimarrà
scioccato nel ritrovarla a New Babylon, in procinto di sposare
John. Ma Sarah, ora una donna adulta, vuole che Django se ne vada,
poiché teme che restando possa mettere a repentaglio New Babylon.
Tuttavia, Django crede che la città sia in pericolo e non è
assolutamente disposto a perdere sua figlia una seconda volta.
I primi episodi sono diretti da
Francesca Comencini (Gomorra – la Serie),
che è anche direttrice artistica della serie.
DJANGO è stata creata e scritta da
Leonardo Fasoli (Gomorra –
La Serie, ZeroZeroZero) eMaddalena
Ravagli (Gomorra – La Serie), entrambi
anche co-autori del soggetto di serie insieme
aFrancesco Cenni e Michele
Pellegrini. Due episodi sono stati scritti
da Max
Hurwitz(ZeroZeroZero, Manhunt).
Django sarà in prima
assoluta su Sky – e in streaming su NOW – in Italia, Regno Unito,
Irlanda, Germania, Austria e Svizzera e su CANAL+ in Francia,
Svizzera, Benelux e Africa.
Ecco la prima foto dal set di
Ancora più Bello, il
sequel di Sul più Bello, diretto da Claudio
Norza.
Nel cast ritroviamo Ludovica
Francesconi, Jozef Gjura, Gaja Masciale, Riccardo Niceforo e le new
entry Giancarlo Commare, Jenny De Nucci, Giuseppe Futia e Diego
Giangrasso.Ancora più Bello sarà nelle
sale a settembre 2021 – Diretto da Claudio Norza . Il
soggetto è di Roberto Proia e le
sceneggiatura è scritta da Roberto Proia e
Michela Straniero. I film è prodotto da
Eagle Pictures con il sostegno di Film Commission Torino
Piemonte.
SINOSSI
Sono passati esattamente 12 mesi e
proprio sul più bello, la storia tra Marta (Ludovica Francesconi) e
Arturo è finita. “In amore gli opposti si attraggono ma alla fine
si lasciano” si ripete Marta, che giura a se stessa di voler
rimanere da sola per un po’ e continua a convivere con ottimismo
con la malattia che da sempre l’accompagna. Ma quando arriva
Gabriele (Giancarlo Commare), un giovane disegnatore tanto dolce e
premuroso quanto buffo e insicuro, Marta riconosce che potrebbe
essere lui l’anima gemella che non riusciva a trovare in Arturo. Ma
prima di farsi coinvolgere del tutto in una nuova storia, è sempre
meglio aver chiuso definitivamente con quella precedente.
Approfittando di un temporaneo trasferimento di Gabriele a Parigi,
Marta cerca di schiarirsi le idee anche grazie all’aiuto dei suoi
amici di sempre Federica (Gaja Masciale) e Jacopo (Jozef Gjura).
Mentre ormai è sempre più convinta a lasciarsi andare alla storia
con Gabriele, il ragazzo in preda alla gelosia commette un errore
imperdonabile, che li farà separare. Quando tutto sembra andare
storto arriva però una telefonata dall’ospedale che cambia le
priorità di tutti: c’è un donatore compatibile per Marta.
“Un progetto molto complesso, viste
le restrizioni, ma irrinunciabile per chi, come noi, da quasi un
secolo documenta nel proprio Archivio gli avvenimenti più
importanti della Storia d’Italia. Una testimonianza che abbiamo
deciso di produrre perché dovuta al mondo del cinema, ai suoi
protagonisti, ai suoi luoghi”, dice Giancarlo Di
Gregorio, Direttore Comunicazione di Istituto Luce
Cinecittà. “Negli ultimi anni, sempre al Maxxi, abbiamo
ricordato il lavoro di Francesco Escalar, presentato all’Italia
l’opera imponente di Douglas Kirkland e reso omaggio al Re dei
Paparazzi, Rino Barillari. Di questo anno difficilissimo vogliamo
custodire i momenti privati, attraverso i volti e le situazioni
vissute da autori e registi nei quali potremo tutti
riconoscerci”.
Alberto Barbera,
direttore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di
Venezia che, insieme a Laura Delli Colli,
Presidente SNGCI e Presidente della Fondazione Cinema per Roma e al
giornalista Malcom Pagani, ha firmato una delle
introduzioni al catalogo omonimo pubblicato con
Skira, lo descrive così: “Nel tempo della
clausura imposta, ciascuno di noi si è affidato a un certo numero
di rituali per limitare l’angoscia, occupare il tempo, liberare la
mente dalle catene neanche troppo metaforiche che tenevano il corpo
imprigionato dentro le mura domestiche: darsi da fare ai fornelli,
rimpinzarsi di film e serie TV, cercare scampo nelle chat o nella
lettura, uscire a cantare sui balconi. Evasioni virtuali, fughe
ipotetiche, prove di libertà. Come quelle che
Riccardo Ghilardi ha documentato con la sua macchina fotografica,
fissando istanti emblematici nella vita di registi, attrici e
attori alle prese con le prove inedite non di un film, ma di pura e
semplice sopravvivenza. Il tempo sospeso della vita in pausa
forzata ha regalato al fotografo l’occasione di una complicità
senza precedenti, fornendo a questi scatti un’autenticità che
nessun ritratto posato – per quanto bello e riuscito – era forse
riuscito a conseguire in precedenza”.
Riccardo Ghilardi
spiega: “Era il 12 marzo quando attraversando le strade vuote
mi sono trovato a passare davanti alla casa di un amico caro, prima
che un attore meraviglioso. Non ho resistito a citofonargli per
salutarci a distanza e scambiarci emozioni. Ho scattato la prima
fotografa, diversa da tutti i ritratti “comodi” a cui ero stato
abituato nel mio percorso artistico. Così è nata l’idea di questo
lavoro. Un “manifesto” del cinema che attende con ansia, studia, si
prepara e non vede l’ora di ripartire”.
La mostra è organizzata da Camilla Cormanni per
Istituto Luce Cinecittà, curata da Martino
Crespi, realizzata con il sostegno di
Mastercard, il supporto della Direzione
Generale Cinema e Audiovisivo del MIC, partner culturale
Rai Cinema. Visibile gratuitamente dall’11
maggio al 6 giugno presso lo Spazio Extra del Maxxi –
Museo delle Arti del XXI secolo e a seguire nel percorso di
“Cinecittà si Mostra”, l’esposizione permanente negli Studi di
Cinecittà, fino al 31 luglio 2021 (salvo modifiche dovute alla
legislazione Covid vigente).
Riccardo Ghilardi nasce a Roma nel 1971. Dopo gli studi
intraprende diversi viaggi, nutrendosi di realtà sociali e
culturali diverse dalla sua, alimentando la crescente passione per
la fotografa e realizzando numerosi reportages per importanti
pubblicazioni.
Nel 2007 partecipa a Roma alla
Mostra Collettiva Internazionale FotoLeggendo con
“Pensieri nel silenzio”, un fotoreportage sulle
esperienze di una squadra operativa dei Vigili del Fuoco,
all’interno della quale Riccardo aveva prestato servizio per
diversi anni. Nel 2008 il suo focus artistico abbraccia anche il
mondo del cinema.
In occasione della V edizione
della Festa del Cinema di Roma, tenutasi all’Auditorium Parco della
Musica, presenta “Lo sguardo non mente. Tutta la verità in
1/125 di secondo attraverso gli occhi del cinema
italiano”, progetto fotografico che combina domande a
“bruciapelo” e ritratti d’espressione, che diventano così la
risposta pura dell’istinto dell’artista ripreso.
L’iniziativa diviene un viaggio in
progress, a cui fanno seguito diversi vernissage: – Il Teatro
Petruzzelli di Bari (2010), durante il BiFest (Bari International
Film Festival) – La Casa del Cinema di Roma (2011) – Il
Palazzo di Città di Cagliari (2011) – La Biennale di Venezia
(C. Zanardi), dove la mostra viene presentata insieme al libro
fotografico (Lo sguardo non mente, Edizioni Drago) come evento
ufficiale della 68. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
– Il Museo PAN di Napoli (2-22 ottobre 2012).
Nel 2013 presenta “Donne
in Luce” alla Casa del Cinema di Roma, ritratti di
cinquanta attrici italiane fotografate negli spazi abbandonati del
vecchio Istituto Luce e del Centro Sperimentale per la
Cinematografa. Nel 2015 all’EXPO di Milano Save The Children porta
in mostra i ritratti realizzati da Ghilardi con i testimonial per
la campagna “Every One”. Nel 2018 presenta “Three
Minutes”, un racconto fotografico di ritratti di artisti
realizzati durante i festival di cinema più importanti del mondo,
curato da Vincenzo Mollica, come mostra ufficiale della XIII
edizione della Festa del Cinema di Roma, in collaborazione con Rai
Cinema e Istituto Luce Cinecittà. Il volume fotografico
Three Minutes, edito da Skira,
vince il PX3 Prix de la Photographie Paris nel 2020.
Dall’agosto del 2011 Ghilardi
entra a far parte del team di ritrattisti dell’agenzia
internazionale Contour by Getty Images, con sede a New York, e
pubblica sui maggiori magazine italiani e internazionali, tra cui
“Time Magazine UK”, “Le Monde”, “Madame Figaro”, “AARP Magazine”,
“More Magazine”, “Vanity Fair”, “SETTE Corriere della Sera”, “D la
Repubblica”, “il Venerdì”, “IO Donna”, “Grazia”, “Elle”, “Figaro”,
“The Guardian”, ecc.
Seth Rogen ha rivelato di non aver intenzione
di continuare a lavorare con James Franco a causa delle accuse di molestie
ai danni del suo amico e collaboratore di lunga data. I due hanno
lavorato insieme ad una serie di progetti destinati sia al grande
che al piccolo schermo nel corso degli anni: in particolare, hanno
iniziato con lo show cult del 1999 Freaks and Geeks,
seguito dalle commedie Strafumati,
Facciamola finita e The
Disaster Artist. La loro ultima collaborazione risale al
2019, anno in cui è uscito Zeroville.
Durante questo periodo, contro
James Franco sono emerse un numero crescente
di accuse di abusi e molestie sessuali (accuse che sono state
prontamente negate dal diretto interessato). Nonostante queste
accuse, Rogen ha continuato a lavorare con Franco a vari progetti,
arrivando addirittura a ironizzare sull’accaduto (come successo, ad
esempio, durante uno sketch di una puntata del Saturday Night Live
nel 2014). Adesso, però, sembra che le cose siano totalmente
cambiate…
In una recente intervista con il
Sunday Times, Seth Rogen ha infatti spiegato di non essere
più intenzionato a lavorare con James Franco, offrendo alcuni dettagli in
merito all’evoluzione della loro amicizia e del loro rapporto
professionale: “Ripenso a quell’intervista del 2018 in cui ho
detto che avrei continuato a lavorare con James, ma la verità è che
non l’ho fatto e non ho intenzione di farlo adesso”, ha
spiegato l’attore, sceneggiatore e regista. “Non so se sono
capace di dare una definizione alla nostra amicizia ora come ora,
in questo preciso momento. Posso dire che quello che è successo ha
cambiato molte cose, tanto in relazione alla nostra amicizia quanto
in relazione al nostro sodalizio artistico.”
Nel corso della medesima intervista,
Rogen si è anche scusato per il monologo del Saturday Night Live in
cui ironizzava su un’accusa mossa ai danni di Franco nel 2014 da
parte di una ragazza di 17 anni che l’attore, via Instagram,
avrebbe invitato nel suo albergo (in base a quanto dichiarato dalla
stessa). “Mi pento molto di quelle battute”, ha commentato
Rogen. Di seguito il video del monologo.
Nella giornata di ieri è arrivato
online il primo trailer ufficiale di Venom: La
furia di Carnage, l’attesissimo sequel del cinecomic
con Tom Hardy che arriverà nelle sale in autunno.
Grazie al trailer abbiamo avuto modo di dare un primo sguardo ai
nuovi personaggi che vedremo nel film, tra cui Shriek di Naomie Harris.
Intervistato da
IGN, il regista Andy
Serkis ha avuto modo di parlare proprio di
questo nuovo personaggio e del modo in cui si adatterà alla più
ampia struttura della storia, elogiando il lavoro della
sceneggiatrice Kelly Marcel (che aveva già scritto
il primo film) per aver dato vita a personaggi ben delineati e
molto sfaccettati, totalmente credibili e veritieri secondo
Serkis.
“Shriek è un’anima compromessa e
ha davvero sofferto durante la sua infanzia. C’è una vulnerabilità
autentica in lei, proprio perché ha sofferto molto. Ha vissuto in
isolamento per anni e anni. Ad ogni modo, anche lei è pericolosa…
penso che abbia il suo senso della giustizia, e quando quella linea
viene oltrepassata, allora emerge il suo lato oscuro, che può
essere molto, molto pericoloso. Questo è ciò che volevamo
sottolineare del personaggio.”
Naturalmente, c’è ancora molta
incertezza su come il film introdurrà sia Shriek che Carnage,
ovvero se adatterà in maniera fedele la trama della serie a fumetti
“Maximum Carnage“, che comunque presenta diversi
personaggi di cui Sony non possiede i diritti. Tuttavia, sia dai
commenti di Serkis che dalle immagini viste nel trailer, sembra che
il team dietro La furia di
Carnage stia cercando di rimanere fedele all’arco
narrativo del personaggio nel crossover.
Quello che sappiamo su Venom: La
furia di Carnage
Tom Hardy ritorna sul grande schermo nel
ruolo del “protettore letale” Venom, uno dei personaggi Marvel più enigmatici e complessi.
In Venom: La
furia di Carnage assisteremo allo scontro tra il
simbionte e Cletus Kasady, aka Carnage, uno degli antagonisti più
celebri dei fumetti su Spider-Man, interpretato da Woody
Harrelson.
Nel cast del sequel
anche Michelle
Williams(Fosse/Verdon) nei panni
di Anne Weying, Naomie
Harris(No Time to Die) nei panni
di Shriek e l’attore inglese Stephen Graham.
Il film uscirà in autunno al cinema.
Con il progredire della sua
strepitosa carriera, Tom Cruise ha eseguito degli stunt sempre più
pericolosi, al punto che le sue imprese che sfidano la morte sono
ormai diventate un punto fermo quando si parla del franchise di
Mission Impossible.
Ora, in occasione della promozione
del settimo attesissimo capitolo della saga, l’attore ha parlato di
quello che potrebbe essere il suo stunt più pericoloso: guidare una
motocicletta dal bordo di una scogliera. “Se il vento fosse
stato troppo forte, mi avrebbe potuto spingere giù dalla
rampa”, ha rivelato l’attore a
Empire, spiegando quanto sia stato pericoloso girare la scena
anche dopo mesi e mesi di allenamento. “L’elicottero che
riprendeva è stato un problema durante la realizzazione, perché non
volevo sfrecciare su quella rampa alla massima velocità ed essere
colpito da un sasso”.
“Oppure, se fossi partito in un
modo strano, non sapevamo con esattezza cosa sarebbe potuto
succedere con la moto. Una volta uscito dalla rampa, ho avuto circa
sei secondi per aprire il paracadute. Non volevo rimanere
impigliato con la moto”, ha continuato l’attore. “Se fosse
accaduto, non sarebbe finita bene”. Di seguito una nuova
immagine ufficiale tratta dal backstage di Mission
Impossible 7 che riguarda proprio lo stunt descritto
da Cruise:
Le date di uscita di Mission
Impossible 7 e 8
Nei prossimi due capitoli della saga
di Mission Impossible, Tom
Cruise e Rebecca
Ferguson torneranno nei panni di Ethan Hunt e
Ilsa Faust. I due film vedranno coinvolti anche Shea
Whigham(Kong: Skull Island),Hayley
Atwell(Captain America: Il primo
vendicatore),Pom
Klementieff(Guardiani della
Galassia) e Esai
Morales(Ozark). Christopher
McQuarrie scriverà e dirigerà i film, che faranno il
loro debutto nelle sale americane rispettivamente il 19 novembre
2021 e il 4 novembre 2022.
Dopo essere apparsa come l’amante
del Joker in Suicide Squad del 2016 e aver affrontato Maschera Nera
in Birds
of Prey del 2020, la Harley Quinn di
Margot Robbie tornerà nuovamente sul grande
schermo nell’attesissimo The Suicide
Squad di James
Gunn, in arrivo quest’estate. Tuttavia, sembra che l’attrice
candidata all’Oscar stia già discutendo con la Warner Bros. in
merito al futuro del personaggio…
In una recente intervista con
Den of Geek, infatti, Robbie ha così commentato la possibilità
che la Mattacchiona appaia finalmente sul grande schermo al fianco
di Poison Ivy: “Fidatevi di me, sto
praticamente tartassando quelli della Warner Bros. Ormai devono
essere stufi di sentirmi parlare di Poison Ivy. Non faccio altro
che ripetere: ‘Poison Ivy, Poison Ivy. Dai, facciamolo!’. Non vedo
l’ora di vedere sullo schermo la loro relazione. Sarebbe davvero
divertente. Continuerò a tormentarli, non preoccupatevi.”
La regista di Birds of
Prey,Cathy Yan, aveva dichiarato in precedenza che
sarebbe stata interessata ad esplorare la relazione di Harley con
Poison Ivy in un eventuale sequel, ma considerata la tiepida
accoglienza del film al botteghino, è difficile credere che WB
voglia mettere in cantiere un sequel diretto.
La serie animata su Harley Quinn
disponibile attualmente su HBO Max utilizza la relazione tra Harley
e Poison Ivy come punto focale della storia, e ha riscosso molto
successo tanto a livello di critica quanto tra il pubblico. È
probabile che ciò darà la spinta necessaria allo studio per
introdurre nuovamente al cinema la versione live action di Pamela
Lillian Isley e raccontare, finalmente, la complicata relazione con
Harleen Frances Quinzel.
Il trailer di Morbius
conteneva una serie di piccoli ma abbastanza significativi
riferimenti a Spider-Man, oltre alla presenza di Adrian
Toomes/Avvoltoio, interpretato da Michael Keaton in
Spider-Man: Homecoming.
Anche il
primo trailer ufficiale di Venom: La
furia di Carnage, diffuso online nella giornata di
ieri, presenta un riferimento esplicito all’universo dell’Uomo
Ragno, con una copia del Daily Bugle che contiene anche
un’esplicita connessione agli Avengers: in una scena del trailer,
infatti, vediamo il detective Mulligan (interpretato da
Stephen Graham) sfogliare proprio il noto
quotidiano, e in una delle pagine è possibile leggere proprio il
nome Vendicatori (cosa che in un certo senso confermerebbe – il
condizionale è d’obbligo! – che gli Avengers sono attivi nella
timeline Marvel ad opera della Sony).
Ora, in una recente intervista con
IGN, il regista Andy Serkis ha commentato proprio la
possibilità che Spider-Man faccia parte dell’universo di Venom.
“Ovviamente, ci sono dei collegamenti tra Venom e Spider-Man e
tra l’Universo Marvel e la storia di
Spider-Man”, ha spiegato Serkis. “In questo caso, stiamo
trattando la storia di Venom come un mondo a parte. La storia di
Venom è la storia del suo mondo”.
Poi ha aggiunto: “Ovviamente ci
sono dei riferimenti, ci sono dei piccoli momenti, come la foto del
Daily Bugle, ma in generale né Eddie né gli altri sono a conoscenza
di personaggi come Spider-Man. È così che abbiamo scelto di gestire
questo sequel in particolare. Vedremo poi cosa si potrà fare in
futuro.”
Ovviamente i fa non non possono non
chiedersi se Morbius
e Venom:
La furia di Carnage sarebbe ambientati nello stesso
universo della trilogia di Spider-Man ambientata nel MCU. Tuttavia, è molto probabile
che sarà
Spider-Man: No Way Home a chiarire ulteriormente le
cose in tal senso.
Quello che sappiamo su Venom: La furia di Carnage
Tom Hardy ritorna sul grande schermo nel ruolo
del “protettore letale” Venom, uno dei personaggi Marvel più enigmatici e complessi.
In Venom: La
furia di Carnage assisteremo allo scontro tra il
simbionte e Cletus Kasady, aka Carnage, uno degli antagonisti più
celebri dei fumetti su Spider-Man, interpretato da Woody Harrelson.
Nel cast del sequel
anche Michelle
Williams(Fosse/Verdon) nei panni di
Anne Weying, Naomie Harris(No Time to
Die) nei panni di Shriek e l’attore
inglese Stephen Graham. Il film uscirà in
autunno al cinema.
David
Harbour, star dell’attesissimo Black Widow, ha lasciato
intendere che il film potrebbe introdurre la Guardia d’Inverno, la
versione russa degli Avengers. In maniera alquanto graduale, il
MCU sta rivelando che i superumani
hanno sempre fatto parte del mondo, come spiegato anche in The Falcon and the Winter Soldier attraverso
l’introduzione di Isaiah Bradley, un Captain America che ha
prestato servizio durante la guerra di Corea.
Ora, i dettagli emersi fino ad ora
in merito a Black Widow sembrano
confermare che anche il cinecomic con Scarlett
Johansson giocherà un ruolo chiave nella
revisione di particolari eventi legati alla storia del mondo. La
descrizione ufficiale del personaggio interpretato da Harbour,
ossia Guardiano Rosso, ha confermato che si tratta di un
supersoldato creato durante la Guerra Fredda, una sorta di risposta
russa a Captain America. Ciò suggerisce che, nel MCU, la Guerra Fredda è stata una
corsa agli armamenti supereroistica, in cui l’Unione Sovietica e
gli Stati Uniti hanno gareggiato per sviluppare campioni
sovrumani.
Ciò ha naturalmente portato alla
speculazione che Black Widow potrebbe
ulteriormente arricchire la storia della Guerra Fredda nel MCU, e persino introdurre altri
superumani che ne hanno fatto parte. Di recente David
Harbour ha gettato benzina sul fuoco attraverso
un nuovo post su Instagram,
dove ha condiviso il character poster ufficiale di Guardiano Rosso.
Nei fumetti, la Guardia d’Inverno è la risposta della Russia agli
Avengers, e la maggior parte dei personaggi che l’attore ha
nominato nella didascalia che ha accompagnato l’immagine sono stati
tutti associati a diverse incarnazioni della squadra nel corso
degli anni: Ursa Major, Yelena, Natasha, Dinamo Cremisi e
Sputnik.
Tra i nomi citati da Harbour, quello
più interessante è sicuramente Ursa Major, che nei fumetti è un
mutante che possiede la capacità di trasformarsi in un orso
gigante. Se Ursa Major apparirà davvero in Black Widow, allora si
tratterebbe del primo mutante identificabile del MCU.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor Rigby).
Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e su
Disney+ con Accesso Vip il 9
luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Zack Snyder ha parlato dello stato del
movimento #RestoreTheSnyderVerse a circa due mesi di
distanza dall’uscita della
Snyder Cut di Justice
League. Subito dopo la release del taglio del
cinecomic ad opera del controverso regista, è iniziata una nuova
campagna social da parte dei fan, che hanno chiesto questa volta la
continuazione della visione di Snyder per il DCEU.
Durante un’intervista con
Jake’s Takes in occasione della promozione di
Army of the Dead, al regista è stato proprio chiesto
quante speranze ci siano che lo SnyderVerse venga effettivamente
ripristinato. Dal canto suo il diretto interessato, che ha definito
la Warner Bros. “aggressivamente anti-Snyder”, spera che
lo studio si renda conto di quanto enorme sia il clamore nei
confronti della sua versione dell’universo condiviso.
“La Warner Bros. è stata
aggressivamente anti-Snyder, se proprio vogliamo dirlo”, ha
dichiarato Zack Snyder. “Cosa posso dire?
Chiaramente, non sono interessati alla mia visione. Ma all’inizio
non erano interessati neanche alla mia versione di Justice League. Sicuramente hanno preso
decisioni al riguardo.”
Poi ha aggiunto: “Amo quei
personaggi e amo quei mondi. Penso che si tratti di un posto
fantastico in cui ambientare un film. Si tratta di una proprietà
gloriosa. Non so cosa si potrebbe fare andando avanti… il movimento
dei fan è stato pazzesco, e le intenzioni dell’intera comunity sono
assolutamente pure. Ho un grandissimo rispetto per loro. Spero che
lo studio si renda conto che c’è questo enorme fandom che ne vuole
di più. Chissà cosa faranno…”
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
Johnson tornerà alla regia di
entrambi i sequel insieme a Daniel Craig, che vestirà ancora una volta i
panni del detective Benoît Blanc. Al momento non sappiamo quali
altri membri del cast del primo film torneranno per Knives Out
2 e Knives Out 3. Le riprese del primo sequel
partiranno il prossimo 28 giugno e si svolgeranno in Grecia. La
fonte specifica anche che il cast di entrambi i sequel sarà
composto da un ensemble di attori completamente nuovo.
Al momento i sequel di
Cena con delitto – Knives Out non hanno ancora una data di
uscita, ma stando ai piani della produzione, entrambi dovrebbe
debuttare sulla piattaforma di streaming già nel 2022. Il primo
film è stato un grande successo al botteghino: a fronte di un
budget di “soli” 40 milioni di dollari, ne ha incassati 294 milioni
a livello mondiale.
In Cena
con delitto – Knives OutHarlan
Thrombey (Christopher
Plummer) è un agiato romanziere che viene trovato
morto, in circostanze misteriose, nella sua proprietà la mattina
dopo la festa per il suo 85esimo compleanno. Il celebre detective
Benoit Blanc (Daniel
Craig), uomo di straordinario intuito e carisma, è
incaricato del caso, e sospetta si tratti di un omicidio.
In perfetto stile “crime”
la famiglia del defunto è numerosa, e tutti, nessuno escluso, sono
potenziali sospettati: ognuno di loro, infatti, avrebbe un motivo
più che valido per eliminare Harlan Thrombey, uomo che l’esperienza
e l’età hanno reso tanto lungimirante quanto sagace. Quando il
fatidico giorno della lettura del testamento si avvicina, l’avida e
disfunzionale famiglia di Harlan, si rivela essere molto più
complicata e conflittuale di quanto sembrasse all’inizio.
Un contesto familiare
costituito da personaggi variopinti, appartenenti a generazioni
contrapposte tra loro per età, obiettivi e stili di
vita. Quando Marta (Ana de
Armas), la giovane e bella infermiera sudamericana di
Thrombrey si ritrova implicata nel misterioso caso, appare chiaro
che nessun segreto è più al sicuro nella casa, neppure i suoi. Il
film non segue una struttura tradizionale e incanta con i suoi
continui colpi di scena lasciando lo spettatore con il fiato
sospeso dall’inizio alla fine.
Per protestare contro la
controversia in corso che circonda la mancanza di diversità
all’interno dei membri dell’HFPA, la Hollywood Foreign Press
Association, Tom Cruise ha restituito i tre Golden
Globe che ha vinto per Nato il quattro luglio
(miglior attore, dramma), Jerry Maguire (miglior
attore , commedia o musical) e Magnolia (miglior
attore non protagonista), come apprendiamo da
Variety.
È la presa di posizione di maggior
profilo ai danni della HFPA dopo che molte stelle di Hollywood si
sono fatte avanti e hanno chiesto all’industria di “fare un passo
indietro” rispetto ai Globes, almeno fino a quando non saranno
messe in atto riforme più sostanziali all’interno
dell’organizzazione. Netflix, Amazon e WarnerMedia hanno tutti annunciato
il boicottaggio dell’HFPA e NBCUniversal ha annunciato lunedì che
la NBC non manderà in onda i Globes nel 2022.
Il 3 maggio, l’HFPA ha annunciato
che mira ad aggiungere 20 nuovi membri nel 2021, con un focus sul
reclutamento di gruppi sottorappresentati. Quel piano è stato
approvato dai membri a pieno titolo – che sono meno di 90 persone –
tre giorni dopo, ma non è servito a sedare il crescente coro di
condanna della HFPA, che è stato esaminato per la prima volta dopo
che il Los Angeles Times ha riferito all’inizio di quest’anno che
l’associazione non presentava membri neri. L’ex presidente della
HFPA, Meher Tatna, ha anche detto a Variety che il gruppo non ha
mai avuto un membro nero almeno dal 2002.
AppleTV+ ha
diffuso la prima foto di
Killers of the Flower Moon, l’attesissimo film Apple
original di
Martin Scorsese con protagonista
Leonardo Di Caprio. Originaria del Montana, Lily
Gladstone discende dalla tribù dei Piedi Neri e Nasi Forati. Ha
fatto il suo debutto cinematografico in “Winter in the Blood” di
Alex e Andrew Smith ed è apparsa di recente in “Billions” della Showtime, così come nei film di
Kelly Reichardt “Certain Women” e “First Cow”.
Ideato da Apple Studios, diretto e
prodotto dal vincitore del premio Oscar
Martin Scorsese,
Killers of the Flower Moon è basato sul best-seller di
David Grann. Ambientato nell’Oklahoma degli anni ’20, il film
racconta la storia dell’assassinio di numerosi membri della Osage
Nation, una zona ricca di insediamenti petroliferi; una misteriosa
serie di crimini brutali che divennero noti come “il regno del
terrore di Osage”. Nel cast di anche Robert De Niro, Jesse
Plemons, Tantoo Cardinal, Cara Jade Myers, JaNae Collins, Jillian
Dion, William Belleau, Jason Isbell, Louis Cancelmi, Scott
Shepherd, Sturgill Simpson e molti altri.
Scorsese produce e dirige
Killers of the Flower Moon per Apple Studios, la
sceneggiatura è scritta da Eric Roth e dallo stesso Scorsese. I
produttori, insieme a Scorsese, sono Dan Friedkin e Bradley Thomas
di Imperative Entertainment, Leonardo DiCaprio e Appian Way
Productions.
Florence + The
Machine, artista multiplatino e pluripremiata a livello
mondiale, interpreta il brano originale “Call me Cruella” nel nuovo
film Disney live action Crudelia.
“Call me Cruella” sarà presente all’interno del film, nella colonna
sonora originale e nell’album con le musiche originali. Entrambi
gli album, di Walt Disney Records / Virgin Records – Universal
Music Italia, saranno disponibili dal 21 maggio. Crudelia
arriverà il 26 maggio nelle sale italiane (salvo disponibilità dei
cinema) e dal 28 maggio in streaming su Disney+ con Accesso VIP*.
In merito alla collaborazione per
“Call me Cruella”, Florence ha affermato: “Alcune delle prime
canzoni che ho imparato a cantare erano Disney. E i cattivi spesso
avevano i pezzi migliori. Quindi contribuire a creare e
interpretare un brano per Crudelia è la realizzazione di
un sogno d’infanzia. Sono davvero grata a Nicholas Britell e a
Disney per avermi concesso così tanta libertà creativa e per avermi
dato fiducia con la meravigliosa follia di Cruella”.
Welch è l’autrice e leader del
gruppo Florence + The Machine, nominata ai Grammy. I suoi quattro
album in studio acclamati dalla critica hanno venduto milioni di
copie in tutto il mondo, con 3 album nella top 10 negli Stati
Uniti. Oltre ad aver vinto il Brit Album of Year Award per il suo
album d’esordio Lungs nel 2009, How Big, How Blue, How
Beautiful del 2015 ha raggiunto la vetta delle classifiche nel
Regno Unito e negli Stati Uniti. Florence ha poi vinto l’Ivor
Novello International Achievement Award. Più recentemente, Florence
ha debuttato come attrice in una trasmissione teatrale-televisiva
in diretta per la serie HBO e Sky Atlantic The Third
Day.
Commentando il brano e la colonna
sonora strumentale, Britell ha dichiarato: “Sono un grande fan
di Florence, quindi è stata una vera gioia collaborare con lei per
‘Call me Cruella’. Con questa canzone e con le musiche di
Crudelia, l’obiettivo era quello di abbracciare davvero
l’estetica grezza del rock nella Londra degli anni Sessanta e
Settanta.Abbiamo registrato tutto usando l’intera
attrezzatura vintage e il nastro analogico agli Abbey Road e agli
AIR Studios di Londra, fondendo elementi orchestrali con chitarre e
bassi elettrici, organi, tastiere e batterie”.
Due volte candidato all’Academy
Award e vincitore dell’EMMY, il compositore e pianista Nicholas
Britell ha firmato la colonna sonora per alcuni dei progetti
cinematografici più acclamati della storia recente, tra cui Se
la strada potesse parlare, Vice – L’uomo nell’ombra,
Moonlight, La grande scommessa e, più
recentemente, Il re. Per la televisione, Britell ha
scritto la colonna sonora de La ferrovia sotterranea di
Jenkins e anche della serie HBO Succession, vincendo un Emmy® come
Outstanding Original Main Title Theme. Attualmente sta componendo
la colonna sonora della terza stagione di Succession e di
Don’t Look Up di Adam McKay.
La vincitrice dell’Academy Award
Emma Stone (La La Land) è la protagonista del
nuovo film Disney live action Crudelia, che racconta gli
esordi ribelli di una delle antagoniste più celebri, e alla moda,
del mondo del cinema: la leggendaria Cruella de Vil (Crudelia De
Mon). Ambientato durante la rivoluzione punk rock nella Londra
degli anni Settanta, Crudelia segue le vicende di una
giovane truffatrice di nome Estella, una ragazza intelligente e
creativa determinata a farsi un nome con le sue creazioni. Fa
amicizia con una coppia di giovani ladri che apprezzano la sua
inclinazione alla cattiveria e insieme riescono a costruirsi una
vita per le strade di Londra. Un giorno, il talento di Estella per
la moda cattura l’attenzione della Baronessa von Hellman, una
leggenda della moda incredibilmente chic e terribilmente raffinata,
interpretata dall’attrice due volte premio Oscar Emma Thompson
(Casa Howard, Ragione e sentimento). Ma la loro
relazione mette in moto una serie di eventi e rivelazioni che
portano Estella ad abbracciare il suo lato malvagio e a diventare
la prorompente, alla moda e vendicativa Cruella.
Crudelia è interpretato da
Emma Stone, Emma Thompson, Joel Fry, Paul Walter Hauser, Emily
Beecham, Kirby Howell-Baptiste and Mark Strong. Il film è diretto
da Craig Gillespie, da una sceneggiatura di Dana Fox e Tony
McNamara e da un soggetto di Aline Brosh McKenna e Kelly Marcel &
Steve Zissis, basato sul romanzo “La carica dei 101” di Dodie
Smith. Crudelia è prodotto da Andrew Gunn, Marc Platt e
Kristin Burr, p.g.a., mentre Emma Stone, Michelle Wright, Jared
LeBoff e Glenn Close sono i produttori esecutivi.
Un racconto innovativo e originale
con una struttura atipica per il nuovo progetto Alessandro
Cattelan: Una Semplice Domanda,il docu-show
Netflix
in 8 episodi, prodotto da
Fremantle, di cui Cattelan è autore e
protagonista. Le riprese sono attualmente in corso e il debutto è
previsto entro la fine del 2021
in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo.
L’idea di questo nuovo show nasce
in una sera d’estate da una riflessione di Alessandro
Cattelan in risposta ad una domanda, solo in apparenza
semplice, di sua figlia Nina:
Papà, come si fa a essere
felici?
Sai, essere felici…ero
convinto di sapere qualcosa sulla felicità. Ho una bella famiglia,
sono in salute, ho un bel lavoro, dovrei sapere cosa sia la
felicità. E allora perché mi ha messo in crisi quella che in fin
dei conti è solo Una Semplice Domanda?
Ed è proprio la ricerca della
risposta a questa domanda, “come si fa ad essere felici?”,
al centro di questo percorso alla scoperta degli elementi necessari
per ottenere la formula perfetta per la felicità. Per realizzare il
suo scopo Cattelan viaggerà, in Italia e all’estero, intervistando
e condividendo esperienze uniche con personaggi in grado di
aiutarlo in questa missione. Un tema diverso per ogni puntata.
Interviste, esperienze e riflessioni tenute insieme da un
linguaggio visivo che spazia nei generi, dal docu al filmico
passando per il real, dando un carattere identificativo ai diversi
approcci narrativi, con uno stile omogeneo ed unico.
Ecco il trailer ufficiale di
Venom: La furia di Carnage. Tom
Hardy ritorna sul grande schermo nel ruolo del “protettore
letale” Venom, uno dei personaggi Marvel più enigmatici e complessi.
Diretto da Andy Serkis, tra i protagonisti anche Michell, Naomie
Harris e Woody Harrelson, nel ruolo del villain Cletus
Kasady/Carnage.
In Venom: La
furia di Carnage assisteremo allo scontro tra il
simbionte e Cletus Kasady, aka Carnage, uno degli
antagonisti più celebri dei fumetti su Spider-Man. Nel cast del
sequel anche Michelle
Williams(Fosse/Verdon) nei panni di
Anne Weying, Woody
Harrelson(Zombieland: Doppio colpo) nei
panni di Cletus Kasady/Carnage, Naomie
Harris(No Time to Die) nei panni di Shriek
e l’attore inglese Stephen Graham.
Nel frattempo è stato
ufficializzato anche il nome di Robert
Richardson in qualità di direttore della fotografia.
“Ciò che era rimasto inesplorato nel primo film esploderà nel
secondo, soprattutto grazie al personaggio centrale” ha
dichiarato Richardson, “Ma ora abbiamo Woody Harrelson, che
ovviamente farà la sua grande entrata, vedremo cos’altro accadrà
con la collaborazione tra Sony e Marvel.”
Vi ricordiamo
che Tom
Hardy tornerà a interpretare Eddie Brock anche
nel sequel di Venom, progetto già in sviluppo dopo
l’inaspettato successo al box office, e a confermarlo è stata la
produttrice Amy Pascal.
Arriva il 14 maggio su
Sky e NOW Domina, la nuova serie Sky Original con
protagonista Kasia Smutniak mei panni di
Livia Drusilla, terza moglie di Gaio. La sua
incredibile storia ridefinì completamente le aspirazioni che a quel
tempo una donna poteva perseguire, finendo per segnare per sempre
le sorti dell’Impero Romano. Domina racconta per la prima volta dal punto
di vista delle donne le lotte per il potere durante il principato
di Gaio Ottaviano, il celebre Cesare Augusto, primo imperatore
romano.
A parlare della serie è
intervenuta Kasia Smutniak, che interpreta la
protagonista da adulta, mentre nelle prime due puntate è la
giovanissima Nadia Parkes a dare volto a questa figura storica
sconosciuta eppure importantissima.
“La cosa che mi ha
affascinata di più di questo progetto è che ruotava intorno ad una
figura storica di una donna fondamentale per la sua epoca e allo
stesso tempo così poco conosciuta – ha detto Smutniak –
Poterla raccontare mi è sembrato importante in questo momento nel
quale stiamo vivendo. Abbiamo bisogno di storie come questa, dove
si raccontano donne forti e allo stesso tempo fragili, che hanno
lasciato un grande impatto. Poterla mostrare così, in un progetto
che mira a raccontare la storia dal punto di vista femminile è
inedito, soprattutto perché l’intento della produzione era quello
di raccontare la verità dei fatti. Spesso, in drammi storici, si
romanzano le vicende, per dare più gusto alla storia, ma in questo
caso Simon Burke ha dovuto tagliare dei fatti storici, perché non
c’entravano nel racconto principale, non c’era abbastanza tempo,
nonostante si tratti di una serie. Il fatto che sia un progetto
internazionale interamente girato a Roma, a Cinecittà, per Sky lo
ha reso ancora più speciale.”
In un momento storico in
cui si discute molto la figura femminile, la storia di Livia
Drusilla sembra essere arrivata con un tempismo perfetto:
“Questo progetto è arrivato in un momento giusto per me. Credo
che ogni donna, quando cresce, si guarda indietro e osserva il
percorso e la fatica che ha fatto per arrivare dove si trova.
Quando parlo di fatica, intendo il lavoro svolto per rimanere se
stessa. Credo che serva un po’ di maturità per raccontare queste
donne come Livia, delle donne dell’epoca. Quando poi si parla di
diritti delle donne, dobbiamo renderci conto che in moltissimi
posti nel mondo, le donne non hanno ancora diritti e vengono date
in sposa senza il loro consenso, siamo indietro anni luce rispetto
ad una situazione di parità. Questa storia ci ammonisce anche di un
fatto: sapere che duemila anni fa certe cose sono state fatte da
donne e che poi sono state cancellate dalla storia ci deve mettere
in guardia. Credo che Livia Drusilla sia la prima vera femminista,
ha avuto il potere di creare leggi che mirassero alla libertà delle
donne, alla tutela dei figli, al diritto al divorzio senza dover
rinunciare a tutto. Una volta le donne erano oggetto di
riproduzione, quello che stiamo raggiungendo adesso in forma di
diritti e uguaglianza va protetto, altrimenti può essere
cancellato.”
Quando si parla di
potere, si implica spesso una concezione negativa dello stesso e
per lo più associata a uomini. Quello che fa Livia invece è
esercitare una forma di potere differente: “Il potere nella
nostra serie è quello di una donna che ne ha bisogno per
sopravvivere, non perché lo desidera fine a se stesso. Ha a che
fare con la sopravvivenza, quando hai la possibilità di scegliere
per te hai potere. Livia Drusilla indossava pochissimi ori e
orpelli, a differenza di quello che ci viene mostrato nel poster
della serie, lì si ostenta il potere della ricchezza, ma il suo
vero potere è inteso con la libertà, che è sempre potere, anche
oggi.”
Ma a che scopo
raccontare questa storia oggi? “La figura storica di donna che
è diventata davvero famosa è Cleopatra, perché di lei è stato
raccontato al cinema. È diventata una figura pop. L’intento di
questa serie è quello di portare il mito di Livia alla luce. Quello
che è importante nel nostro racconto è il punto di vista delle
donne che la storia non ha tramandato.”
Accanto a Kasia
Smutniak un grande cast internazionale: Matthew
McNulty (Misfits) nei panni di Gaio Ottaviano; Claire
Forlani (Vi presento Joe Black) interpreta Ottavia,
sorella di Gaio; Christine Bottomley (The End of the
F***ing World) sarà Scribonia; Colette Dalal Tchantcho
(The
Witcher) nei panni di Antigone; Ben Batt (Captain
America: Il primo vendicatore) interpreta Agrippa. Insieme
a loro, una star internazionale come Liam Cunningham
(Il Trono di
Spade) nel ruolo di Livio, padre di Livia Drusilla, e
un’icona della cinematografia mondiale, Isabella Rossellini
(Velluto Blu, La morte ti fa bella), che nella serie
interpreterà la matrona Balbina.
Domina è una serie Sky Original prodotta da
Sky Studios, Fifty Fathoms e Tiger Aspect Productions, con Cattleya
nel ruolo di executive production service. Produttori esecutivi
sono Patrick Spence, Marcus Wilson, Faye Dorn, Simon Burke
e Claire McCarthy, insieme a John
Phillips. La distribuzione internazionale è affidata
a NBCUniversal Global Distribution. Disponibile con tutti e otto
gli episodi su Sky e NOW a partire dal 14 maggio.
L’apparenza delle
cose, disponibile dal 29 Aprile su Netflix, basato su un romanzo di Elizabeth
Brundage intitolato “All Things Cease to
Appear”, è l’ultimo film della coppia Robert Pulcini
e Shari Springer Berman. La pellicola si propone come
thriller-horror ed effettivamente si appropria di molteplici clichè
endemici al genere, con motivazioni poco eccitanti e largamente
prevedibili dei personaggi, alla base di una trama illogica e in
cui prevale il disinteresse dello spettatore.
L’apparenza delle cose: la
trama
Amanda Seyfried e James
Norton sono Catherine e George Claire,
una coppia di New York che si trasferisce a metà degli anni ’80 con
la loro giovane figlia Franny (Ana Sophia
Heger) in una una vecchia fattoria nella Hudson Valley.
George ha recentemente ottenuto una proposta di lavoro allettante
da parte di un college di arti liberali, grazie alla sua
dissertazione sui pittori della Hudson River School. Catherine
lascia la sua carriera di restauratrice d’arte per seguirlo; lei è
fragile, sola e con tanto tempo a disposizione nella nuova dimora,
oltretutto ostacolata da un disturbo alimentare, il che rende
George ancora più indifferente al benessere della moglie quando
inizia immediatamente a frequentare la ragazza della stalla locale
(Natalia Dyer, alias Nancy di
Stranger Things), e ancora più un evidente
colpevole delle teatralità psicodrammatiche che infangano il resto
della trama.
Un miscuglio di cliché del genere
ai limiti del prevedibile
La storia si mischia poi all’opera
del teologo e filosofo svedese Emanuel Swedenborg
(Heaven And Its Wonders And Hell From Things Heard And
Seen); attinge al misticismo del XVIII secolo, ai paesaggi
del XIX secolo e appunto al romanzo moderno di Elizabeth
Brundage. L’apparenza delle cose cerca di
mescolare la storia di una casa stregata con un mistero di
omicidio, incursioni in relazioni tossiche, abuso emotivo, sedute
spiritiche e dedica la maggior parte del suo tempo a costruire una
storia di fantasmi piuttosto sbiadita partendo da un dramma
relazionale del tutto convenzionale.
Diretto da Shari Springer
Berman e Robert Pulcini – la coppia di
registi che ha iniziato con il classico indie degli anni ’50
American Splendor prima di provare ogni altro
genere in corso – L’apparenza delle cose sembra
un’opportunità persa. La vera nota di merito è la fotografia di
Larry Smith, lo stesso direttore della fotografia che ha
incorniciato Only God Forgives e Eyes Wide
Shut.
Fantasmi, sedie, libri e mobili
ronzanti: L’apparenza delle cose si sforza di
abbracciare quanti più clichè possibili dell’horror. Il crescendo
tensivo prende forma troppo velocemente, la suspense è rilasciata
troppo presto, regalandoci una storia di fantasmi, segreti
inconfessabili e crepe interne a una coppia, che però non cattura
mai. La pellicola fa leva su una intricata storia di omicidio e un
dramma relazionale sulla mascolinità tossica e la sfiducia; non è
mai del tutto chiara la funzione degli elementi horror, che
accumulano sviolinate superflue all’interno di una sceneggiatura
piuttosto debole. Poco dopo il loro arrivo, Catherine inizia a
sentire e vedere cose. Una vecchia Bibbia appare su uno scaffale.
Il pianoforte inizia a suonare da solo. La luce notturna di Franny
si comporta in modo strano e una donna spettrale si nasconde
nell’ombra della sua stanza. C’è anche l’odore dei gas di scarico
delle auto nel cuore della notte.
La casa, si scopre, era stata
precedentemente teatro di infelicità coniugale e possibile
omicidio, sia nell’Ottocento che più recentemente. Mentre George si
rivela un imbroglione, un benzinaio e un sociopatico a tutto tondo,
anche Catherine inizia a manifestare segnali di un disagio
incontrollabile, le cui motivazioni dovrebbero essere più
interessanti di quello che appaiono. Come dovrebbe esserlo
l’ambientazione della città universitaria, che è un alveare di
segreti mal tenuti e lussuria appena controllata, con una
popolazione che include alcuni attori caratteristici molto
raffinati (Rhea Seehorn, James Urbaniak e Karen Allen oltre ad
Abraham). Ci sono anche due bersagli attraenti per gli occhi
vagabondi di Claires: Alex Neustaedter, come un tuttofare robusto,
e Natalia Dyer, come uno studente della Cornell che si prende un
periodo di aspettativa per addestrare i cavalli.
L’apparenza delle cose parte da una sceneggiatura troppo
derivativa e superficiale
La storia va in direzioni piuttosto esagerate mentre le
rivelazioni inaspettate si accumulano, fondendo in maniera poco
omogenea una storia dell’orrore soprannaturale con un triste dramma
coniugale. Seyfried conferisce al personaggio una certa presenza e
fascino, ma non ha mai molta libertà d’azione. Catherine inizia
infatti sconfitta da fattori che non vengono mai completamente
spiegati: il suo disturbo alimentare è inteso come un indizio dello
stress a cui è stata sottoposta nella sua relazione, o vorrebbe
causare la sua mancanza di energia e concentrazione? Ci sono
ragioni concrete per cui ha paura di resistere a George o la sua
obbedienza deriva dalla sua storia familiare o dalla sua
personalità? Chi è lei, davvero? Man mano che le risposte possibili
iniziano a venire a fuoco, e mentre impara di più su chi è
veramente George, intraprende sempre meno azioni, ritirandosi in
una passività petulante e non avvincente, che allunga inutilmente
la narrazione in modo che George possa farla franca ancora di
più.
Le incongruenze narrative sono
molteplici, gli alibi inesistenti, indagini approssimative e
rivelazioni che hanno poco del sorprendente. L’approccio registico
cerca di soffermarsi sui turbamenti causati da un matrimonio
sbagliato, con una sfumatura femminista: l’uomo è rappresentato
come predatore e traditore e la donna configurata come vittima
ipotetica di un percorso ambiguo. Le emozioni vengono a mancare
anche per via di un cast che si rivela più anonimo del solito. Lo
sguardo insofferente di Amanda Seyfried caratterizza tutti i primi
piani, mentre James Norton è una figura priva di carisma e tratti
caratteriali peculiari, involontario protagonista di un epilogo
dantesco che, al posto di risultare visionario come si proporrebbe,
finisce per essere una conclusione poco efficace.
Il film cerca di confondere e al
contempo risolvere la dualità tra mondo reale e mondo spirituale,
senza tuttavia approfondirlo adeguatamente e dando vita a finale ai
limiti del prevedibile e del kitsch. La superficialità del titolo
si riflette nella materia filmica: la pellicola è infatti
configurata metaforicamente come la proiezione di una diapositiva
automatica, non un dipinto ammirato dal vivo.
Mickey Rourke ha interpretato Ivan
Vanko/Whiplash in
Iron Man 2, ma a quanto pare i rapporti con i Marvel Studios non sarebbero stati
particolarmente idilliaci, dal momento che l’attore ha più volte
accusato lo studio di aver eliminato dal film gran parte delle sue
scene.
Prima dell’inizio delle riprese, si
vociferava che Rouke avesse trascorso del tempo in una vera
prigione per meglio prepararsi al ruolo. Tuttavia, Whiplash non è
stato molto apprezzato dai fan, ma ad oggi è impossibile dire se le
scene che sono state tagliate dal film avrebbe potuto restituire un
ritratto diverso del personaggio e, di conseguenza, far apparire la
performance di Rourke sotto un’altra luce.
Indipendentemente da ciò, negli anni
l’attore candidato agli Oscar per The Wrestler non ha mai
perso occasione per lanciare qualche frecciatina (neanche troppo
velata) ai Marvel Studios. Negli ultimi
giorni, pare che l’attore abbia trascorso molto tempo a guardare la
serie tv Law & Order – Unità vittime speciali e in un
lungo post su Instagram
ne ha “approfittato” per scagliarsi ancora una volta contro la Casa
delle Idee.
Nell’elogiare la popolare serie tv,
Rourke ha scritto: “Rispetto per tutti voi. Il lavoro che fate
è vera recitazione, non come quella m***a della Marvel”. Il post di Rourke è
stato condiviso lo scorso 8 maggio, solo un giorno dopo
l’undicesimo anniversario dell’uscita di
Iron Man 2.
Inutile dire che Rourke non tornerà
mai più a recitare nel MCU nei panni di Whiplash,
ed è improbabile che voglia
affrontare un altro ruolo in un film di supereroi…
Arriverà al cinema il 23
settembre Tre
piani, il nuovo film di Nanni
Moretti con Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Alba
Rohrwacher, Adriano Giannini, Elena Lietti, Alessandro Sperduti,
Denise Tantucci, Nanni Moretti, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi,
Stefano Dionisi, Tommaso Ragno.
Prodotto da Sacher Film e Fandango
con Rai Cinema, e Le Pacte, Tre piani sarà distribuito in
Italia da 01 Distribution.
«E’ stato difficile in
tutti questi mesi vedere lì fermo un film di cui si è tanto
convinti e contenti» – dichiara Domenico
Procacci, produttore per Fandango – «Finalmente
Tre piani potrà incontrare, non virtualmente ma fisicamente, il
suo pubblico».
Continua Paolo Del
Brocco, Amministratore Delegato di Rai Cinema: «Siamo
felici di poter finalmente annunciare l’uscita di Tre piani
di Nanni Moretti, uno dei film più attesi dell’anno di un
grande autore del nostro cinema. Siamo certi che la sua uscita
rappresenti un segnale forte per la piena ripresa della stagione
autunnale e per la ricostruzione del rapporto di fiducia tra il
pubblico e il cinema italiano».
Scritto da Nanni Moretti,
Federica Pontremoli e Valia Santella, Tre
piani è tratto dall’omonimo romanzo di Eshkol
Nevo.
È vero, il MCU ruota attorno all’idea
che gli Avengers siano persone straordinarie in
grado di salvare sempre la situazione, ma bisogna riconoscere che
non sempre i Vendicartori si sono comportati in maniera eroica.
Screen
Rant ha raccolto le 10 peggiori cose gli eroi più potenti della
Terra hanno fatto:
Il funerale di Vedova Nera
Questo “errore” riflette un
grosso problema all’interno del franchise. Anche dopo anni in cui i
Vendicatori hanno lavorato insieme, spesso si ritrovano ancora a
combattere tra di loro o a non riconoscersi come colleghi.
Anche se Natasha ha combattuto con i
Vendicatori per molti anni, Tony Stark, ad esempio, non sapeva
nulla della sua famiglia. Per di più, non le è stato nemmeno
concesso un funerale adeguato.
Tony Stark ha lasciato gli Avengers in difficoltà
Dopo Avengers:
Infinity War, i diversi personaggi affrontano il loro
dolore a modo loro. Tuttavia, mentre la maggior parte degli eroi
sembrano restare in contatto l’uno con l’altro, altri rinunciano
totalmente alla volontà di sistemare le cose.
Tony Stark si concentra sulla sua
famiglia e, sebbene come scelta ha senso, risulta anche egoista il
fatto che non si preoccupasse nemmeno di verificare come stessero i
suoi amici. Inoltre, quando gli chiedono aiuto, all’inizio esita a
fare qualsiasi cosa. Dato lo stato del mondo e date le numerose
risorse a sua disposizione, Tony avrebbe potuto agire anche
diversamente…
Al di sopra della legge
Uno dei più grandi difetti
degli Avengers, in generale, è che spesso hanno creduto di essere
al di sopra delle leggi. Anche se spesso hanno infranto leggi per
un bene superiore, è anche vero che spesso hanno anche agito in
modo fin troppo sconsiderato.
Sia Steve che Tony si sono resi
colpevoli di ciò, in modi diversi, durante Captain
America: Civil War. Ma, nel complesso, tutti i Vendicatori
hanno troppe volte creduto di sapere cosa fosse la decisione più
giusta da prendere.
L’incapacità di controllare Hulk
Questo punto è alquanto
complicato perché lo stesso Bruce Banner non ha mai voluto ferire
nessuno o causare danni in maniera consapevole. Ha dovuto fare i
conti con un immenso senso di colpa per la sua incapacità di
controllarsi come Hulk.
Tuttavia, dal punto di vista delle
conseguenze, Hulk ha causato molti danni al MCU, con Bruce che ha ferito molte
persone quando si trovava nei panni del Gigante di Giada.
Un’assassina e una spia
Molti dei Vendicatori hanno
dei retroscena complicati. Come Natasha e Wanda, alcuni sono stati
anche cattivi, mentre altri, come Tony Stark, aveva soltanto una
dubbia moralità.
Sebbene il MCU non sia entrato troppo nel
dettaglio del passato di Vedova Nera, poiché il suo film da solista
non è ancora arrivato nelle sale, tutti sanno che era una spia e
anche un’assassina. È stata addestrata per essere un’assassina fin
dall’infanzia, quindi in un certo senso è stata anche una vittima,
ma ha comunque fatto cose piuttosto brutte.
Pasticciare con la timeline
Il MCU fatica ancora a raccontare una
storia coerente sui viaggi nel tempo, con molti buchi nella trama e
domande che rimangono senza una risposta. Ora, con la serie Loki
ormai in dirittura d’arrivo, la questione dei viaggio nel tempo è
ormai prioritaria per tantissimi fan.
Mentre Loki viene mostrato come un cattivo per essersi
intromesso nelle varie timeline, Steve è stato invece mostrato come
un eroe. Tuttavia, l’ex Cap ha anche infranto le regole relative ai
viaggi nel tempo, e lo ha fatto per un motivo puramente egoistico,
e cioè voler stare con una donna con cui, in realtà, non è mai
stato ufficialmente.
Danni collaterali a Sokovia e Lagos
I Vendicatori sono responsabili di una grande quantità di
danni collaterali, inclusa la perdita di molte vite innocenti. Da
un lato, spesso combattevano i cattivi e cercavano di proteggere
gli innocenti, quindi non avevano altra scelta che intervenire, dal
momento che molte altre persone sarebbero morte senza di
loro.
Dall’altro, potrebbero essere stati abbastanza spericolati.
Mentre Iron Man è colpevole di aver creato Ultron, altri
Vendicatori come Steve e Wanda spesso non hanno avuto un grande
controllo sulle loro azioni, col risultato che a volte persone
innocenti hanno perso la vita a causa loro.
Un vigilante problematico
Anche se le azioni di Occhio di Falco dopo il Blip hanno
trovato una giustificazione in Avengers: Endgame, probabilmente non
avrebbe dovuto essere così.
Clint
diventa un vigilante piuttosto tormentato che si prende la
responsabilità di uccidere i criminali nei paesi asiatici, e molti
fan sono rimasti sconvolti da questo. Il fatto che andasse in altri
paesi per farsi giustizia da solo non è una cosa così eccezionale.
Tuttavia, nessuno degli altri Vendicatori ha mai messo in dubbio
quello che stava facendo.
Un’intera cittadina sotto il suo controllo
Insieme a Tony Stark, Wanda
potrebbe essere l’Avenger più moralmente discutibile dell’intero
MCU. Anche se la sua versione a
fumetti potrebbe essere diversa, nel MCU ha debuttato come una cattiva,
lavorando sia con l’HYDRA che per Ultron.
In WandaVision schiavizza un’intera città di persone per
vivere la sua vita ideale con Visione. I fan si rendono conto
durante la serie che la gente di Westview stava veramente soffrendo
per colpa sua, e questo la rendere, purtroppo, davvero cattiva…
anche se era accecata dal dolore.
Creare armi e dare vita a cattivi
Senza dubbio, uno dei Vendicatori meno perfetti di tutti è
Tony Stark. È un miliardario molto privilegiato la cui fortuna
deriva in gran parte dalla vendita di armi e, a causa della sua
ricchezza e del suo status, può fondamentalmente agire al di fuori
della legge… e lo fa tante volte.Si preoccupa davvero della vendita di armi Stark solo quando
finisce per soffrire personalmente a causa loro. Quindi, continua a
fare cose discutibili, come creare Ultron e ad agire senza pensare
a come tratta gli altri.
Mentre cerca di usare la sua ricchezza per migliorare le cose
e sistemare i pasticci dei Vendicatori, è spesso anche ipocrita,
poiché non ha mai voluto davvero seguire la sorveglianza stabilita
negli Accordi.
Carlo Conti conduce la 66ª edizione dei
Premi David di Donatello in diretta
martedì 11 maggio su Rai 1 dalle ore 21.25, con la
regia di Maurizio Pagnussat. La
cerimonia, che si svolgerà alla presenza dei candidati di tutte le
categorie, sarà trasmessa dagli storici studi televisivi “Fabrizio
Frizzi” e dal prestigioso Teatro dell’Opera di Roma.
Nel corso della serata Laura Pausini canterà dal Teatro
dell’Opera di Roma una versione esclusiva del brano ‘Io si’, il
singolo premiato agli ultimi Golden Globes come migliore canzone
originale, tratto dal film La vita davanti a
sé di Edoardo Ponti con Sophia Loren. La cantante,
nominata ai Premi Oscar® 2021, è stata inoltre protagonista della
novantatreesima edizione degli Academy Awards con un’esibizione del
brano.
Durante la cerimonia di premiazione saranno
consegnati venticinque David di Donatello, un
David alla Carriera, due David Speciali e tre targhe
denominate David 2021 – Riconoscimento d’Onore.
Il David alla Carriera 2021 andrà a Sandra Milo, straordinaria
interprete per registi come Antonio Pietrangeli e Federico Fellini,
Roberto Rossellini e Gabriele Salvatores, Gabriele Muccino e Pupi
Avati, Jean Renoir e Claude Sautet.
Due i David Speciali assegnati nel corso di questa edizione: a
Monica Bellucci, una delle attrici più conosciute e apprezzate a
livello globale, e a Diego Abatantuono, fra le voci più originali e
poliedriche dello spettacolo in Italia. Tolo Tolo scritto, diretto e interpretato
da Luca Medici, è il film vincitore del David dello
Spettatore.
Nel corso della serata, i professionisti sanitari Silvia Angeletti,
Ivanna Legkar e Stefano Marongiu riceveranno tre targhe denominate
David 2021 – Riconoscimento d’Onore per l’importante contributo
alla ripresa in sicurezza delle attività delle produzioni
cinematografiche e audiovisive a Roma e in Italia durante la crisi
COVID-19.
I Premi David di Donatello sono organizzati dalla Fondazione
Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello e dalla
RAI: Piera Detassis è il Presidente e Direttore Artistico
dell’Accademia, il Consiglio Direttivo è composto da Francesco
Rutelli, Carlo Fontana, Nicola Borrelli, Francesca Cima, Luigi
Lonigro, Mario Lorini, Domenico Dinoia, Edoardo De Angelis,
Francesco Ranieri Martinotti, Giancarlo Leone. La 66ᵃ edizione
della manifestazione si svolge sotto l’Alto Patronato del
Presidente della Repubblica, con il contributo del MiC Ministero
della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, d’intesa
con AGIS e ANICA e con la partecipazione, in qualità di Soci
Fondatori Sostenitori, di SIAE e Nuovo IMAIE.