La
Snyder Cut di Justice
League non rappresenta soltanto la versione del film
come inizialmente concepito da Zack Snyder, ma è anche una totale rivitazione
della mediocre versione theatrical messa realizzata da
Joss Whedon.
Sicuramente, una delle principali
storyline del film, tanto nella versione theatrical quanto nella
Snyder
Cut, è la resurrezione di Superman. Nel taglio di Snyder abbiamo
finalmente visto il tanto agosto costume nero, che il regista ha
sempre inteso come vero simbolo di rinascita e unica
rappresentazione del suo viaggio emotivo.
In una recente intervista con
Screen Rant, i supervisore agli effetti visivi Anders Langlands
e Kevin Smith hanno parlato del processo dietro la realizzazione
del costume nero dell’eroe kryptoniano, rivelando che durante le
riprese
Henry Cavill non indossava un vero e proprio
costume nero: l’abito è stato infatti ricreato totalmente in
digitale, senza ricorrere alla color correction.
“Rendere l’abito nero è stato
relativamente facile con la correzione del colore. Ma rendere la S
color argento invece no, perché stava diventando sempre più
luminosa e riflettente”, ha spiegato Langlands. “Per
alcune riprese abbiamo usato il rotoscopio e abbiamo cambiato il
colore. C’era una scena nel trailer in cui Superman esce dalla nave
con indosso per la prima volta l’abito nero: lì abbiamo
semplicemente cambiato il colore. Per il resto abbiamo ricreato
tutto in digitale, perché alla fine era più facile ottenere il
risultato che volevamo. Ci ha permesso un maggiore controllo e ha
dato al costume un aspetto migliore.”
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky e
NOW TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
Sony ha ufficialmente messo in
sviluppo un film basato su Ghost of
Tsushima, che sarà diretto da Chad
Stahelski, regista della saga di
John Wick con
Keanu Reeves. Il celebre videogioco di successo creato da
Sucker Punch Productions per Playstation 4 è uscito a luglio 2020 e
ha venduto, in meno di un anno, oltre 6,5 milioni di copie.
Ghost of
Tsushima racconta la storia di Jin Sakai, un
samurai del XIII secolo proveniente dall’isola di Tsushima, che
combatte contro un esercito di invasori mongoli guidati da Khotun
Khan. Dopo una serie di attacchi iniziali, Jin intraprende una
missione per raccogliere forze e riprendersi la sua casa. Il gioco
è stato molto apprezzato al momento dell’uscita non solo per il suo
gameplay ma anche per l’elegante design visivo.
Ora, come riportato da
Deadline, Sony Pictures e PlayStation Productions hanno messo
in cantiere un adattamento del videogioco che sarà diretto da
Chad Stahelski della saga di
John Wick. Il regista ha figurerà anche in qualità di
produttore grazie alla sua 87Eleven Entertainment e ai suoi partner
Alex Young e Jason Spitz. La Sucher Punch figurerà in qualità di
produttore esecutivo. In merito al progetto, la casa sviluppatrice
di videogiochi statunitense ha dichiarato: “L’idea di trasporre
il nostro gioco in un nuovo mezzo è eccitante. Siamo incuriositi da
questa nuova possibilità.”
Il regista Zack Snyder ha rivelato che inizialmente la
Warner Bros. era contraria alla scena con Batman e Joker ambientata
nel Knightmare, presente nell’epilogo della
Snyder Cut di Justice
League, la versione del cinecomic ad opera del
controverso regista che è stata finalmente distribuita a partire
dallo scorso 18 marzo.
Non è un segreto che la produzione
di Justice
League sia stata una delle più complesse della storia
recente. Dopo la reazione di pubblico e critica a Batman v Superman, la Warner Bros. decise di
intervenire in prima persona nella realizzazione di Justice
League, influenzando il processo creativo di
Snyder, che alla fine, spinto dalla continue pressioni e stravolto
da una lutto familiare, decise di abbandonare il progetto e
lasciarlo nelle mani di Joss Whedon, che venne assunto dalla major per
ultimare il film (realizzando una serie di riprese aggiuntive e
travolgendo gran parte della sceneggiatura originale).
Fin dall’uscita della versione
theatrical di Justice
League, nel 2017, i fan hanno chiesto a gran voce la
realizzazione della versione originale del cinecomic, consapevoli
del fatto che quello arrivato nelle sale di tutto il mondo non era
affatto il film che Snyder aveva concepito. Tra le aggiunte più
importante della Snyder
Cut, non si può non menzionare la presenza del Joker di
Jared Leto apparso in Suicide Squad di David Ayer.
Il rapporto tra Batman e Joker
imprescindibile per la Snyder Cut di Justice League
In una recente intervista con
Yahoo!, Snyder ha rivelato che, inizialmente, WB non voleva che
il suo taglio includesse lo scambio di battute tra Batman e il
Clown Principe del Crimine nella sequenza ambientata nel
Knightmare. Tuttavia, per il regista era importante inserire quel
momento nella sua versione, tant’è che inizialmente sarebbe anche
stato disposto a girare la scena senza la loro autorizzazione.
“La relazione tra Batman e Joker
è davvero importante per entrambi i personaggi”, ha spiegato
il regista. “Se non avessi fatto un altro film DC, sentivo che
sarebbe stato scortese non avere quella scena con loro due.
All’inizio lo studio diceva: ‘Ora come ora non la vogliamo’. Ma io
insistevo: ‘La farò comunque!’. Volevo montare il screen green nel
mio giardino e girarla lì, ma alla fine non è stato
necessario.”
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky e
NOW TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
Del romanzo Piccole donne
di Louisa May Alcott esistono ben tre versioni
cinematografiche sonore, la più recente delle quali è uscita al
cinema nel 2019 per la regia di Greta Gerwig. Prima di
questa, però, nel 1994 era stata realizzata un’altra trasposizione
del libro altrettanto interessante. Diretto dalla regista
australiana Gillian Armstrong, nota anche per
titoli come Fuga d’inverno e Oscar e Lucinda, il
film Piccole donne fu particolarmente
importante per quegli anni, dimostrando che anche opere con
protagoniste femminili potevano riscuotere un grande successo e che
il pubblico, contrariamente a come molti produttori lo immaginano,
non è composto da soli uomini.
Per realizzare questo nuovo
adattamento del romanzo, infatti, ci vollero ben 12 anni. Secondo
la sceneggiatrice Robin Swicord, nessuno sembrava
interessato a finanziare un film dove le protagoniste erano
esclusivamente donne. Per molti si trattava infatti di un progetto
senza reali possibilità di incasso, poiché non avrebbe saputo
attrarre anche un pubblico maschile. Fortunatamente, la Columbia
Pictures si dimostrò di altre vedute, accettando di produrre il
film. Realizzato sotto l’ispirazione dei dipinti della seconda metà
dell’Ottocento, Piccole donne trattò per la prima volta
anche temi più attuali come la crescita e l’emancipazione
femminile.
Al momento della sua uscita in
sala, infine, Piccole donne smentì quanti non credevano
nel suo potenziale. A fronte di un budget di 15 milioni di dollari,
questo arrivò infatti a guadagnarne circa 50 in tutto il mondo,
ottenendo anche tre nomination ai premi Oscar. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori ed alle differenze tra il
libro e il film. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Piccole donne: la trama del
film
Ambientato nel 1961, il film ha per
protagoniste le quattro sorelle Joe,
Meg, Beth e Amy
March. La loro tranquilla vita viene improvvisamente
sconvolta dal richiamo alle armi di loro padre, il quale partendo
le lascia in una situazione economica particolarmente precaria.
Data questa situazione, le quattro ragazze si ritroveranno a dover
crescere più in fretta del previsto, badando a sé stesse e alla
casa. In particolare, Joe, desidera però poter raggiungere un
indipendenza tale che le permetta di coronare il suo sogno di
diventare scrittrice. Nel tentativo di riuscirci, si imbatterà in
storie d’amore turbolente e grandi sconvolgimenti emotivi, sino a
decidere di raccontare la storia della sua famiglia, delle loro
difficoltà e del grande affetto che lega tutti loro.
Piccole donne: il cast del
film
Ad interpretare il personaggio di
Joe March è l’attrice Winona Ryder.
Fu proprio il suo coinvolgimento nel film che permise di ottenere
l’interessamento di alcuni studios di produzione. Tra le più note
interpreti della sua generazione, la Ryder veniva infatti vista
come una buona possibilità di successo per il film. Questa si
dedicò poi molto allo studio del personaggio e per la sua
interpretazione ottenne una nomination al premio Oscar come miglior
attrice protagonista. Accanto a lei, nei ruoli dei suoi
spasimanti Friedrich Bhaer e Laurie Lawrence vi sono gli attori
Gabriel Byrne e
Christian Bale.
Quest’ultimo conobbe qui la sua futura moglie, Sibi Blazic,
all’epoca assistente personale della Ryder.
Ad interpretare le altre sorelle
March, Meg e Beth, vi sono invece le attrici Trini
Alvardo e Claire Danes.
Quest’ultima debuttò sul grande schermo proprio grazie a questo
film, per poi diventare celebre qualche anno dopo come Giulietta in
Romeo + Giulietta di William Shakespeare. Il casting più
complesso fu quello relativo al personaggio di Amy March. Questo
doveva essere infatti interpretato da due attrici, una più giovane
ed una più adulta. Ad ottenere il ruolo della versione di lei da
bambina fu l’attrice Kirsten Dunst,
mentre quella adulta ha il volto di Samantha
Mathis. L’attrice Susan Sarandon
interpreta invece la madre delle quattro sorelle. Un ruolo, questo,
a cui stava per rinunciare a causa dell’incompatibilità con alcuni
impegni famigliari.
Piccole donne: le differenze tra
il libro e il film
Nell’adattare l’amato e celebrato
romanzo, la regista e la sceneggiatrice si impegnarono quanto più
possibile nel rimanere fedeli a quanto in esso narrato. Nel film si
ritrovano tuttavia alcune differenze, attraverso cui si esaltano
determinati aspetti piuttosto di altri. Un primo cambiamento è
quello riguardante le motivazioni che spingono Jo March a
trasferirsi a New York. Nel romanzo, infatti, il personaggio si
reca nella grande città nel tentativo di dar vita ai propri sogni
da scrittrice. A spingerla, infatti, è unicamente tale desiderio.
Nel film, invece, Jo va a New York per porre una certa distanza tra
sé e Laurie, in seguito alla fallita proposta di matrimonio di
questi. Nella città, Jo avrà poi di perseguire i propri sogni.
Allo stesso modo, cambia il modo in
cui Bhaer si propone come marito alla protagonista. Nel film questo
avviene in seguito ad una corsa sotto la pioggia di Jo, la quale
desidera impedire all’uomo di partire. Questi, spinto dall’amore,
le chiederà di sposarlo, ottenendo risposta affermativa. Nel
romanzo, invece, il tutto avviene con più calma e moderazione.
Bhaer viene invitato a soggiornare per alcuni giorni preso la casa
dei March, così che Jo possa avere un’idea di come sarebbe la sua
vita con lui. A differire, infine, è anche il finale. Il film
termina infatti con la proposta di matrimonio di Bhaer e il suo
bacio con Joe. Il romanzo, al contrario, termina con i
festeggiamenti del compleanno di Marmee, evento che riunisce
l’intera famiglia, mostrando quanto questa sia cambiata dall’inizio
del racconto.
Piccole donne: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Piccole donne è infatti
disponibile nei cataloghi di Chili Cinema. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
giovedì 25 marzo alle ore 21:10
sul canale Paramount Channel.
Oggi, il Gruppo LEGO ha rivelato
tre nuovi set LEGO Star
Wars per i costruttori adulti, ricreando
alcuni dei design più iconici della galassia di Star Wars.
I nuovi set presenteranno
due incredibili aggiunte alla collezione di caschi
LEGO Star
Wars, rivelata per la prima volta lo scorso anno:
un busto ispirato a Darth Vader e uno con le
sembianze del fedele Scout Trooper. Inoltre, il
nuovo straordinario modello in onore dell’imponente
Imperial Probe Droid completa il trio.
Grazie a questi set pensati
per gli adulti e per i costruttori LEGO esperti con la passione per
il mondo di Star
Wars, i fan possono ora rendere omaggio all’Oscuro
Signore dei Sith affrontando queste nuove sfide di costruzione.
LEGO Star Wars Darth Vader Helmet (75304) –
cogli il fascino sinistro dell’icona di Star Wars, nonché
cattivo supremo, con questo modello da 834 pezzi.
Il set offre un’esperienza di costruzione coinvolgente, e l’elmo
finito diventa un impressionante pezzo da esposizione.
LEGO Star Wars Scout Trooper Helmet (75305) –
lo splendido casco da 471 pezzi è stato creato
come omaggio alle capacità di ricognizione e infiltrazione degli
Scout Troopers. Rispolvera la tua speeder bike, e divertiti a
ricreare ogni contorno e dettaglio con i mattoncini LEGO.
LEGO Star Wars Imperial Probe Droid (75306) –
i costruttori adulti possono ricreare le scene di Star Wars: l’impero colpisce ancora sul pianeta di
ghiaccio Hoth costruendo questo caratteristico droide. Il modello
da 683 pezzi è dotato di un’asta trasparente per
“sospendere” il droide sulla costruibile scena innevata.
Jens Kronvold Frederiksen,
Creative Director, LEGO Star Wars, afferma:
“Alcuni dei nostri personaggi preferiti di Star Wars
rappresentano le presenze più profonde e intimidatorie del grande
schermo, nonostante non si possano vedere le loro espressioni
facciali. Nel ricreare i sinistri caschi di Darth Vader e dello
Scout Trooper, era importante catturare i dettagli e le
caratteristiche essenziali che le persone di tutto il mondo
sicuramente riconosceranno, anche quelle che non hanno troppa
familiarità con la galassia di Star Wars. Penso che tutti e tre i
set da esposizione siano estremamente belli e spero che i fan si
divertano a costruirli, e siano entusiasti di esporli una volta
completati”.
Gli appassionati potranno godersi
un po’ di tempo per rilassarsi, mentre affrontano queste complesse
sfide creative, ricreando ogni autentico dettaglio in puro stile
LEGO. Una volta terminata la costruzione, i modelli
potranno essere esposti con una targa su misura che darà
il tocco finale e li renderà il perfetto ornamento da scrivania o
centrotavola per i fan di Star Wars.
Oprah Winfrey
intervista la più giovane poetessa nella storia ad aver recitato un
suo componimento alla cerimonia di inaugurazione del presidente
degli Stati Uniti. In questa stimolante conversazione, nel mese
dedicato della storia delle donne, si parla di come sia riuscita a
trasformare le sfide in punti di forza e delle donne che hanno
saputo ispirarla.
“Amanda Gorman è una giovane
donna che è entrata in un momento della Storia con enorme grazia e
dignità“, ha detto Oprah Winfrey. “Dal primo momento
in cui ci siamo incontrate sono rimasta affascinata dal suo spirito
e non vedevo l’ora di sentirla raccontare tutto ciò che le è
successo negli ultimi mesi.”
Classificatasi prima al National
Youth Poet Laureate, e una delle voci più influenti della sua
generazione, Gorman discute “The Hill We Climb”, la commovente
poesia che ha pronunciato alla storica inaugurazione del
presidente Joseph R. Biden e la vicepresidente Kamala Harris.
In questa straordinaria nuova
intervista, Gorman si unisce a Oprah per una conversazione sincera
che celebra i leggendari eroi letterari che ispirano il suo lavoro
e presenta agli spettatori sua madre e le altre donne importanti
della sua vita che hanno incoraggiato la sua passione per la
poesia.
Gorman rivela anche il processo
creativo dietro la poesia che ha affascinato il mondo intero e l’ha
catapultata nella fama e condivide il racconto del percorso di
formazione che l’ha portata fino a qui. Mentre riflette
sull’impatto del suo lavoro, rivolge lo sguardo al futuro, pieno di
speranze sia personali, che collettive.
The Oprah Conversation: cos’è
The Oprah
Conversation è una serie Apple Original in cui Oprah
conduce discussioni intime con i migliori giornalisti del momento,
leader carismatici e i grandi professionisti di oggi, in esclusiva
su AppleTV+.
Filmate da remoto, le conversazioni guidate da Oprah puntano a dare
nuova prospettiva a una serie di argomenti che danno forma al
nostro mondo, rivelando storie avvincenti di connessione umana.
La serie esplora argomenti
rilevanti e di grande impatto trattati con ospiti provenienti da
tutto il mondo regalandoci anche alcune conversazioni toccanti tra
Oprah e persone simbolo del cambiamento come Emmanuel Acho, ospite
della provocatoria serie web “Conversazioni scomode con un uomo
nero”, in un episodio diviso in due parti; Il professor Ibram X.
Kendi, autore di bestseller di “How to Be an Antiracist”; Bryan
Stevenson, fondatore della Equal Justice Initiative e autore di
bestseller del libro di memorie che ha ispirato l’acclamato film
“Just Mercy”; l’icona della musica mondiale Mariah Carey; l’attore
premio Oscar e attivista umanitario Matthew McConaughey; il leggendario vincitore
del Grammy Award Stevie Wonder; la cantautrice e narratrice per
antonomasia Dolly Parton; e il 44 ° presidente degli Stati Uniti,
Barack Obama.
The Oprah Conversation: dove
vederlo in streaming
The Oprah Conversation è ora
disponibile, insieme a “Oprah Talks COVID-19” e “Oprah’s Book Club”
su AppleTV+.
AppleTV+
ospita i pluripremiati titoli Apple Originals dei narratori più
creativi del momento. AppleTV+
offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di qualità,
lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini
e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi
preferiti. Dopo il suo lancio il 1 ° novembre 2019, Apple TV + è
diventato il primo servizio di streaming completamente originale a
essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in anteprima più
successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di
qualsiasi altro servizio di streaming. Apple Originals ha ottenuto
86 premi e 329 nomination in poco più di un anno, tra cui Golden
Globe Awards, Critics Choice Awards, Critics Choice Documentary
Awards, Daytime e Primetime Emmy Awards, un NAACP Image Award, un
Peabody Award e altro ancora.
Apple TV + è disponibile sull’app
Apple TV in oltre 100 paesi e regioni, su oltre 1 miliardo di
schermi, inclusi iPhone, iPad, Apple TV, iPod touch, Mac, smart TV
Samsung, LG, Sony e VIZIO selezionate, Amazon Fire TV e Dispositivi
Roku, Chromecast con console Google TV, PlayStation e Xbox e
su tv.apple.com, per € 4,99
al mese con una prova gratuita di sette giorni. Per un periodo di
tempo limitato, i clienti che acquistano un nuovo iPhone, iPad,
Apple TV, Mac o iPod touch possono usufruire gratuitamente di un
anno di Apple TV +. Questa offerta speciale è valida per tre mesi
dopo la prima attivazione del dispositivo idoneo.
In uno storage abbandonato di Los
Angeles viene ritrovata una scatola che porta alla luce una serie
di corrispondenze di un’epoca dimenticata: la scena drag
underground nella New York degli anni ’50. Questo è l’incipit dei
registi Michael Seilgman e Jennifer
Tiexiera che con il docu-film
P.S. Burn This Letter please, dal 26 marzo in
esclusiva su Discovery+, rivelano un mondo nascosto in un periodo
in cui essere gay era un tabù e esibirsi travestiti era una
vocazione potenzialmente pericolosa.
“Pensavamo di farlo per noi
stessi. Non avevamo idea di farlo per la prossima
generazione.” Miss Rita George, una delle protagoniste del
docu -film commenta così il suo modo di vivere negli anni 50.
Grazie a Miss Rita George, Daphne, Josephine, Di Di Laroux e
tutti gli individui che hanno vissuto quel periodo si sono potute
diffondere e conservare le storie LGBTQ con l’obiettivo di educare
e responsabilizzare i giovani LGBTQ, aiutare i
giovani a rischio che sono ancora alla ricerca della propria
identità e tutti coloro che si sforzano ogni giorno di condurre una
vita più integrata. Attraverso filmati in super 8, immagini di
repertorio e interviste alle “female performers” dell’epoca
si raccontano le storie più intime della comunità drag di
quegli anni, una comunità che il governo USA ha cercato di
distruggere e la storia ha cercato di cancellare. P.S. Burn
This Letter please è una commovente storia di amicizia e
perseveranza formata da persone che hanno superato rischi
insormontabili per perseguire le loro passioni. Chi ha conservato
questo archivio privato di lettere? Chi e’ il misterioso
destinatario? La vera identità del misterioso Reno verrà fuori e
sarà per tutti del tutto inaspettata.
Presentato con successo allo scorso
Tribeca Film Festival, P.S. Burn This Letter
please, che secondo Hollywood Reporter “ha
sottolineato gli aspetti più affascinanti della scena drag di New
York” ed ha contribuito ad abbattere certe barriere grazie
alle sfide che sono state combattute in quel periodo, sarà
disponibile su Discovery+ dal 26 marzo.
Il nuovo film del regista
Miguel Arteta ci presenta una coppia di genitori alle prese
con uno “yes day”, giorno in cui dovranno dire di si alle richieste
dei propri figli. Una commedia godibile per genitori e figli, che
unisce risate assicurate a momenti di sentita
riflessione.
Disponibile su Netflix ed ispirato all’omonimo romanzo di Amy
Krouse Rosenthal e illustrato da Tom Lichtenheld,
Yes
Day narra la storia di Allison (Jennifer
Garner) e Carlos Torres (Edgar
Ramirez) genitori di tre figli, Ellie (Everlee
Carganilla), Nando (Julian Lernen) e Katie
(Jenna Ortega). Katie è nella fase di preadolescenza,
vorrebbe avere più autonomia e indipendenza; Nando è un piccolo
genio della chimica, che si cimenta in esperimenti strampalati e un
po’ fuori dalle righe. Soprattutto questi mostrano espressamente il
loro malcontento nei confronti di un clima familiare che ritengono
troppo autoritario e rigido. L’incontro con Mr Deacon, il
consulente scolastico, suggerirà ai genitori di proporre in
famiglia uno “Yes day”, giorno del sì, in cui i genitori dovranno
accondiscendere alle richieste dei figli, stabilendo alcune regole
generali: le loro richieste non possono riguardare il futuro e non
potranno spostarsi oltre i 30 km da casa. Inizia cosi per la famiglia
Torres una giornata all’insegna dell’avventura, del sano svago
familiare che rinnoverà un legame ancora più forte tra i familiari.
Alla regia del film troviamo Miguel Arteta, conosciuto per “Chuck &
Buck” (2000), “The Good Girl” (2002) “Youth in Revolt” (2009) e la
commedia” Una fantastica e incredibile giornata da dimenticare”
(2014).
Yes Day: un “si”
simbolico per rafforzare l’unione familiare
Con “Yes Day” Miguel
Arteta riesce a confezionare un prodotto assolutamente godibile per
una visione familiare. Il regista mette in scena una storia di
pazze avventure, che consta di momenti comici esilaranti, che mette
in primo piano l’importanza dei rapporti familiari, la necessità di
ritagliarsi del tempo per poter evadere dalla monotonia quotidiana,
riscoprendosi come genitori e figli. Una gara a chi mangia più
gelato, un originale car-wash, indossare gli outfit più
stravaganti: sono i piccoli e grandi momenti di gioia condivisa che
vanno ad incorniciare una giornata all’insegna dell’unione
familiare. Un giorno in cui i genitori devono assecondare le
richieste dei figli, ma che aiuterà anche i figli a capire meglio
il difficile compito dell’essere genitore e gli farà constatare
che, a volte, non è poi così male avere delle regole da rispettare.
Colori sgargianti, un cast d’insieme molto affiato e una traccia
musicale che accompagna le peripezie di figli e genitori vanno a
confluire in una commedia brillante, che scalda il cuore di grandi
e piccini.
Yes Day: una giornata ormai
diventata ricorrenza Oltreoceano
Lo Yes
Day è diventato ormai una sorta di ricorrenza
celebrata da molte famiglie americane, che si è diffusa dopo la
pubblicazione del libro di Krouse e Lichtenheld. La stessa Jennifer
Garner ha dichiarato di organizzarlo ogni anno per i propri figli e
che questo ha aiutato a consolidare l’armonia familiare. Il film ci
dimostra infatti come lo “yes day” possa risultare non solo una
parentesi divertente per tutta la famiglia, ma anche, e
soprattutto, un’occasione di confronto e di crescita comune. Yes
Day è un inno alla condivisione, alla riscoperta della dimensione
ludica e del beneficio di trascorrere del tempo tra genitori e
figli. Una boccata di aria fresca in un anno segnato da numerosi
divieti a causa della pandemia, che ci fa riflettere su come
reinventare il tempo passato assieme in famiglia, distogliendo le
menti dalle fatiche quotidiane. Allison è infatti alla ricerca di
un impiego che fatica a trovare ed è molto rigida nei confronti dei
figli, Carlos è totalmente assorbito dal lavoro e di conseguenza
vive lo stare a casa come un momento in cui rilassarsi ed essere
meno ferreo. Lo Yes Day gioverà però sia a genitori che a figli; i
primi si si metteranno in discussione e mostreranno la parte più
scanzonata e gioiosa del loro carattere, taciuta da tempo, mentre i
secondi matureranno una coscienza maggiore e capiranno a non vivere
le regole come restrizioni imposte, quanto più come suggerimenti o
consigli da conservare preziosamente.
Yes Day: momenti
comici dalle risate assicurate
Yes
Day propone una serie di momenti comici assicurati,
come la scena al Gut Buster, dove la famiglia accoglie la sfida di
mangiare una coppa di gelato gigantesca per non doverla pagare a
prezzo pieno. Questa scena ha richiesto ben tre giorni di riprese e
gelati preparati senza latte e pochissimo zucchero, affinchè
nessuno si sentisse male sul set. In aggiunta, la sfida di
“Kablowey” (gioco inventato appositamente per il film) ha richiesto
una settimana di riprese circa e ben 55.000 palloncini pieni di
acqua colorata. Nel corso del film vediamo come la trama di Yes Day
si snoda tra location all’insegna del divertimento, ad esempio un
enorme parco giochi e il festival musicale che rinnoverà la fiducia
tra mamma e figlia, e il focolare domestico, perno dell’unione
familiare e posto sicuro a cui fare ritorno. Il ritmo e la regia
dinamica di Yes Day ne sottolineano la comicità e la leggerezza,
ritagliandosi però parentesi più intime per soffermarsi sul
significato intrinseco di una giornata straordinaria.
Dallo scorso 18 marzo, è finalmente
disponibile l’agognata
Snyder Cut di Justice
League. Ovviamente, il taglio del cinecomic ad opera
di Zack Snyder presenta tutta una serie di
differenze con la versione theatrical di Joss Whedon che definire sostanziali è usare
un mero eufemismo.
FandomWire ha messo a confronto i due film e ha scovato ben 35
differenze. Scopriamole insieme:
Il formato, la durata e le musiche
Aspect ratio
La versione theatrical di Joss
Whedon presenta il tradizionale widescreen 16:9. Per quanto
riguarda la Snyder Cut, invece, siamo in presenza di un
formato 4:3, decisamente insolito per un cinecomic. È importante
sottolineare che tale rapporto d’aspetto si mantiene costante per
tutta la durata del film.
Secondo Snyder, si tratta del
formato ideale per preservare non soltanto la sua visione, ma anche
la rappresentazione di questi eroi come figure stoiche di
ispirazione. La speranza, un giorno, è che la Snyder Cut
possa arrivare anche al cinema, in modo da poter godere a pieno
della bellezza del formato 4:3 in IMAX.
Colori e contrasto
Per alleggerire i toni del film,
Joss Whedon ha concepito delle inquadrature molto più colorate e
luminose. Al contrario, Zack Snyder ha impiegato un drago di colore
molto più sottile e ad alto contrasto, in modo da conferire al suo
film dei toni più levigati e naturali.
La durata
La Warner Bros. aveva specificato a
Whedon di mantenersi entro le 2 ore di durata. Proprio per questo,
la maggior parte delle scene realizzate da Snyder sono stato o
ridotte o eliminate. Inoltre, Whedon e Geoff Johns avrebbero
scritto scene extra che meglio si adattavano ad una versione da 120
minuti.
Fortunatamente, Snyder ci ha
regalato un taglio di quasi quattro ore (242 minuti per
l’esattezza) che ci ha permesso di godere al meglio di ogni
avvenimento e, soprattutto, di ogni storyline.
La divisone in capitoli
Aggiungendo una quantità notevole
di materiale al suo taglio, Snyder ha ben pensato di suddividere la
Snyder Cut in sei capitoli, seguiti da un epilogo che
anticipa ciò che – purtroppo – non vedremo mai raccontato sul
grande schermo. La suddivisione in capitoli permette agli
spettatori più svogliati di poter fruire della visione del film
come fosse una vera e propria serie tv.
La colonna sonora
Tom Holkenborg, meglio conosciuto
come Junkie XL, avrebbe dovuto occuparsi delle musiche di
Justice League. Tuttavia, nella versione
theatrical è stato sostituito da Danny Elfman quando Whedon è
subentrato al posto di Snyder.
Per la Snyder Cut, Junkie
XL ha composto una colonna sonora totalmente nuova, senza
utilizzare le composizione risalenti al suo primo coinvolgimento. È
inutile dire che i suoi contributi musicali hanno reso l’esperienza
della Snyder Cut ancora migliore.
Il rating, la sequenza iniziale e Steppenwolf
Il divieto ai minori
La Snyder Cut di
Justice League ha ottenuto un rating R, ossia un divieto
ai minori di 17 anni, a causa della presenza di linguaggio volgare
e scene di violenza.
Scene di combattimento più lunghe
Nella versione theatrical, Whedon
aveva ridotto anche le scene di combattimento per rientrare nei 120
minuti di durata. Nella Snyder Cut, invece, assistiamo a momenti di
battaglia che, oltre a durare di più, sono anche in grado di
regalare allo spettatore tutta l’adrenalina e l’emozione necessaria
di fronte a quello che ogni blockbuster ha come obiettivo
intrinseco: regalare un grande spettacolo.
Tra le migliori scene del film non
si può non menzionare la lunga battaglia di Steppenwolf contro le
Amazzoni, la lotta di Superman contro i membri della squadra e,
ovviamente la battaglia finale a Pozharnov.
La sequenza d’apertura
La versione theatrical di
Justice League si apre con una flashback in cui due
bambini si divertono a riprendere Superman (nella scena assistiamo
alla famigerata rimozione dei baffi di Henry Cavill).
La Snyder Cut, invece,
riprende le fila del discorso partendo dal finale di
Batman v Superman, quindi dalla morte dell’eroe kryptoniano per
mano di
Doomsday. Si tratta di una scena cruciale, in quanto è proprio
il grido di Superman a risvegliare le Scatole Madri e ad attirare
Steppenwolf.
Steppenwolf
Nella Snyder Cut è
possibile ammirare il design originale che Zack Snyder aveva
approvato per
Steppenwolf. Nella sua versione, il cattivo era molto più
imponente e aveva un aspetto decisamente più alieno. Per non
parlare dei dettagli relativi alla corporatura (scopriamo, infatti,
che ha sette dita per ciascuna mano).
Come confermato dalla stesso
Snyder, la Warner Bros. riteneva che il look del personaggio fosse
troppo spaventoso: ecco perché nella versione theatrical, il design
di
Steppenwolf è stato completamente stravolto, optando per un
aspetto meno minaccioso.
La sequenza “History Lesson”
Invece di Steppenwolf, nella
Snyder Cut scopriamo che l’antica battaglia della Terra
coinvolse in realtà
Darkseid. I Difensori della Terra hanno combattuto contro di
lui per impedire alle Scatole Madri di raggiungere il loro stato di
unità.
Darkseid, l’Anti-vita e i nuovi personaggi
Darkseid
Nella versione theatrical di
Justice League, il cattivo principale è Steppenwolf. Ecco
perché il personaggio è stato aggiunto da Whedon nella sequenza
“History Lesson”. Nella Snyder Cut, invece, fa finalmente
il suo debutto l’agognato Darkseid, concepito come il cattivo
finale del DCEU.
Scopriamo molto di più sulla
complicata relazione di sudditanza tra i due personaggi:
Steppenwolf vuole a tutti i costi pagare il suo debito nei
confronti del grande cattivo e tornare così a far parte dei suoi
ranghi.
Diana viene a conoscenza di Darkseid
Dopo aver visto la
freccia di Artemide, Diana esplora un tempio nascosto pieno di
pitture rupestri che spiegano la battaglia che ebbe luogo durante
la prima era.È così che impara a conoscere
Darkseid, le Scatole Madri e, probabilmente, anche l’Equazione
dell’Anti-vita.In seguito, trasmette tutta
la sua conoscenza a Bruce.Nella versione
theatrical, invece, viene a conoscenza della Scatole Madri dagli
appunti di
Lex Luthor.
L’Equazione dell’Anti-vita
Attraverso
Darkseid, nel suo taglio Zack Snyder introduce anche
l’Equazione dell’Anti-vita. Si tratta dell’arma definitiva che
permetterà al Titano di controllare tutta la vita in tutto il
Multiverso. L’Equazione, scolpita nella superficie della Terra,
mantiene in vita le persone, ma le priva del libero arbitrio. Tutto
ciò che esiste è sotto il suo controllo e, di conseguenza, sotto il
controllo di
Darkseid se riuscirà ad ottenerla.
Nuovi personaggi
Oltre a Darkseid, tra i nuovi
personaggi della Snyder Cut figurano anche DeSaad e Granny
Goodness, appartenenti ai Nuovi Dei. Il personaggio dello
scienziato Ryan Choi sarebbe poi dovuto diventare Atom nei sequel
mai realizzati di Justice League.
Ancora, Kiersey Clemons è presente
come Iris West (che ritroveremo in The
Flash), insieme a
Willem Dafoe che torna nei panni di Vulko dopo Aquaman e al generale Swanwick interpretato da
Harry Lennix che assume finalmente l’identità di Martian Manhunter.
Inoltre, nel film appare anche una Lanterna Verde (presumibilmente
Kilowog) e, naturalmente, il Joker di
Jared Leto che interagisce con Batman nell’epilogo (lo avevamo
già visto in Suicide
Squad di David Ayer).
Il mondo degli Atlantidei
La Snyder Cut non ci ha
permesso di trascorrere molto tempo ad Atlantide. Tuttavia, ha
comunque presentato abbastanza bene il regno sottomarino, oltre ad
aver adeguatamente impostato l’arco narrativo di re Orm. Gli
Atlantidei avevano un modo di parlare diverso rispetto ad Aquaman,
ma questa tradizione non è stata portata avanti nello standalone
del 2018.
Flash, Cyborg e il costume nero di Superman
Barry Allen/Flash
Barry Allen è stato una sorta di
intermezzo comico nella versione theatrical di Justice
League. In parte, lo continua ad essere anche nella Snyder
Cut, nonostante Snyder aggiungo molto più cuore al personaggio
e ancora più potenziale alla sua storia.
Nello specifico, la sua
introduzione è ben diversa da quanto visto nella versione di
Whedon. Scopriamo non solo le sue affinità con la razza canina, ma
assistiamo anche al suo primo incontro con Iris West (totalmente
assente nella versione cinematografica). Inoltre, anche la
relazione con suo padre, Henry Allen, acquisisce maggiore
significato, per non parlare del suo coinvolgimento nelle sequenze
d’azione, che lo rendono un elemento non solo funzionale ma anche
imprescindibile.
Victor Stone/Cyborg
Victor Stone/Cyborg è il vero cuore
pulsante della Snyder Cut, come aveva anticipato più e più
volte lo stesso regista prima dell’uscita del film. Nella versione
theatrical, il personaggio è stato completamente annullato. Snyder,
invece, lo ha trasformato in un dio dell’era digitale, regalandogli
un arco narrativo a dir poco magnifico.
Scopriamo chi era Victor Stone (un
grande giocatore di football e un essere umano ancora migliore) e
veniamo a conoscenza del fatto che all’inizio, dopo il tragico
incidente in cui perse la vita sua madre e che lo ridusse in fin di
vita, non era disposto ad accettare la sua nuova condizione e le
sue nuova capacità. Anche se Whedon ha modificato le sue origini,
Snyder è stato in grado di ripartire da quanto anticipato in
Batman v Superman. Alla fine, dopo aver accettato il
suo status, Cyborg riesce davvero a fare la differenza all’interno
del gruppo.
La resurrezione di Superman
Whedon ha
trasformato la decisione di resuscitare Superman in un momento di
conflitto tra i membri della squadra (prendendo ispirazione da
quanto visto nei suoi The Avengers e
Avengers: Age of Ultron).
Nella Snyder
Cut, invece, la decisione avviene con mutuo consenso, dopo che
Cyborg ha spiegato le capacità della Scatola Madre. A differenza
del taglio cinematografico, il team decide di portare avanti la sua
decisione all’interno del Wayne Aerospace Hangar, e non nella
Batcaverna.
Il miliardario e il bad-ass
La Snyder Cut ci mostra
che essere ricchi è realmente uno dei superpoteri di Bruce Wayne,
cosa a cui la versione di Whedon non ha prestato la minima
attenzione. Il taglio di Snyder ci mostra quanto bene abbia fatto
Bryce in qualità di leader della squadra e per quanto tempo ancora
continuerà ad agire in nome della giustizia (come dimostra anche
l’epilogo).
Il costume nero
Zack Snyder sa come sfruttare alla
perfezione le abilità di Superman non solo come eroe, ma anche come
personaggio. Sono molte le differenze che sussistono tra le due
versioni del film in merito all’eroe kryptoniano. La più eclatante
è sicuramente l’assenza dei famigerati baffi rimossi in CGI (che
all’epoca dei reshoot di Justice League generò un
quantitativo spropositato di ilarità sul web) e l’introduzione del
costume nero al posto del tradizionale abito rosso e blu.
L’inversione temporale, il Knightmare e Silas Stone
I camei
Zack Snyder è presente in un breve
cameo nella Snyder Cut: quando Lois Lane esce fuori da una
caffetteria, è possibile vedere il regista seduto ad uno dei
banconi. Anche il doppiatore di Darkseid, Ray Porter, è presente
durante la sequenza “History Lesson” nei panni di uno degli umani
chiamati a difendere la Terra.
Inoltre, nel film appare anche Marc
McClure che interpreta la parte di Jerry, l’agente di polizia a cui
Lois Lane porta sempre il caffé. Si tratta di un’apparizione
davvero speciale, dal momento che McClure ha interpretato Jimmy
Olsen nei film di Superman con Christopher Reeve.
L’inversione temporale
Joss Whedon ha tralasciato tutta la
parte relativa al viaggio nel tempo, mentre Snyder l’ha reso un
elemento essenziale del suo taglio. Barry spiega che quando
raggiunge la velocità, accadono cose inspiegabili al tempo. Nella
Snyder Cut, inverte il tempo durante la resurrezione di
Superman, poco prima di sovraccaricare la Scatola Madre.
Apparentemente, aveva perso la sua occasione, perché la Scatola
Madre aveva già toccato l’acqua. Ma proprio quando Barry si
avvicina, la Scatola Madre e la foto di Jonathan Kent iniziarono a
sollevarsi verso l’alto. Alla fine, Barry riesce a riportare
Superman in vita.
Lo stesso accade anche nella
battaglia finale. Ancora una volta, Barry aveva perso l’opportunità
di collegare Cyborg all’Unità, e Steppenwolf stava effettivamente
per avere la meglio. Tuttavia, Barry corre più veloce che mai e
riesce comunque ad invertire il tempo su una scala molto più ampia.
Si tratta di un’ottima anticipazione per quanto riguarda
l’evoluzione delle sue capacità e ciò che vedremo in The
Flash.
Knightmare
Snyder ha aggiunto un’intera
sequenza ambientata nel futuro impostato dal Knightmare. Tramite la
visione di Cyborg, veniamo a conoscenza del fatto che Darkseid
ucciderà Wonder Woman, Aquaman e anche Lois Lane.
Nell’epilogo ci vengono mostrate le
conseguenze dell’invasione di Darkseid, con Batman che ha reclutato
Flash, Cyborg, Mera, Deathstroke e il Joker per cercare di
ristabilire l’ordine universale. Naturalmente, il momento clou
dell’intera sequenza è lo scambio di battute tra Bruce Wayne e il
Clown Principe del Crimine. Inoltre, ci viene concesso anche uno
sguardo al Superman malvagio, totalmente soggiogato dall’Equazione
dell’Anti-vita.
Silas Stone
Silas è sopravvissuto al taglio di
Whedon, ma nella Snyder Cut gioca un ruolo molto più
cruciale. Si sacrifica per marcare la Scatola Madre. Inoltre, è la
sua voce che accompagna le immagini che vediamo scorrere
nell’epilogo finale.
Lois e Martha
Lois e Martha hanno avuto un paio
di bei momenti (anche se in una delle scene presenti nella Snyder
Cut, la Martha che vediamo è in realtà Martian Manhunter sotto
mentite spoglie). Inoltre, è stato davvero bello vedere Martha
ricongiungersi con Clark dopo il suo ritorno dall’aldilà.
Certamente ha aggiunto più valore emotivo al film.
Le battute, le scene originali e la gravidanza di Lois
Niente battute
Poiché proveniva dall’universo
Marvel, Joss Whedon ha aggiunto un
mucchio di battute che non si adattavano per nulla al tono
impostato da Snyder. Quel che è peggio è che alcune di quelle
battute erano state scritte per il personaggio di Batman! Al posto
di sciocche battute fini a sé stesse, il taglio di Snyder ha
aggiunto una buona dose umore, sempre autentico, calibrato e mai
fuori posto.
La famiglia russa
Oltre alle battute, Whedon ha
aggiunto anche una famiglia russa nella sequenza finale del suo
taglio, al fine di aumentare la posta in gioco. La verità è che la
posta in gioco del film era già alta, dal momento che le Scatole
Madri avrebbero dovuto raggiungere l’Unità. È buono che Chris
Terrio abbia trasformato Pozharnov in una landa desolata tossica,
poiché ciò è servito a spiegare perché la città venne abbandonata.
Inoltre, è un bene che la gara di velocità tra Superman e Flash sia
stata totalmente rimossa.
Ripristinare le scene originali
Whedon aveva sostituito tante delle
scene originali di Snyder. Proprio per questo, Snyder le ha
ripristinate tutte. Ci sono così tante scene restaurate o aggiunte
che elencarle tutte sarebbe impossibile. Dopotutto, stiamo sempre
parlando di un film di quattro ore!
La morte di Steppenwolf
Nella versione theatrical,
Steppenwolf viene sopraffatto dalla paura e attaccato dai suoi
stessi Parademoni prima di teletrasportarsi via. Nella Snyder
Cut, invece, viene sconfitto dopo aver combattuto, con Aquman
che lo impala con il suo tridente e Diana che lo decapita, facendo
rotolare il suo testone ai piedi di Darkseid.
Lois è incinta
Nell’epilogo della Snyder Cut, Lois
si prepara a tornare a lavoro e in un cassetto del suo appartamento
vediamo il kit per un test di gravidanza. Questo, insieme alla
cesta che tiene in mano più avanti, anticipano che Lois è incinta
del figlio di Superman. Anche il fatto che Bruce si complimenti con
Clark conferma che i due diventeranno presto genitori.
L’Unità, Deathstroke e Lex Luthor
Diana la Fashionista
Snyder ha davvero trasformato
Wonder Woman in una figura potente, mostrando una particolare
attenzione anche all’aspetto più glamour del personaggio. Diana è
sempre stata elegante, anche solo nel modo di agire e di
rapportarsi con gli altri, al di là dell’aspetto puramente
estetico.
Le Amazzoni
Insieme a Diana, Snyder ha gestito
in modo eccezionale anche le guerriere Amazzoni. Sono state
mostrate come delle combattenti senza paura che erano disposti a
sacrificarsi per il bene superiore.
L’Unità
Il design della scena in cui le
Scatole Madri formano l’Unità è abbastanza diverso nella Snyder
Cut. E grazie a Cyborg, riusciamo persino a fare un viaggio al
loro interno: quando il personaggio riesce a collegarsi all’Unità,
infatti, riesce a separare tre oscure figure che stavano provando a
sincronizzarsi.
Come tutti sapranno, il DCEU di
Snyder è fortemente radicato nella mitologia greca. Zeus, Ares e
tutti gli altri dei antichi sono stati evocati più e più volte.
Proprio per questo, le tre figure che vediamo all’interno
dell’Unità sono l’equivalente delle tre streghe della mitologia
greca note come Le Graie.
Alfred Pennyworth
Jeremy Irons è assolutamente
fantastico nei panni di Alfred Pennyworth. Quindi, il fatto che
abbiamo avuto modo di vedere più interazioni con lui è stato
davvero un piacere.
Deathstroke e Lex Luthor
Nella versione theatrical, la scena
post-credits con Lex Luthor e Deathstroke serviva ad anticipare
l’arrivo della Injustice League. Nella Snyder Cut, invece, vengono
ripristinati i dialoghi originali e scopriamo che Luthor rivela a
Slade Wilson che dietro l’identità di Batman si nasconde Bruce
Wayne.
Ciò avrebbe dovuto spianare la
strada al film su Batman mai realizzato da Ben Affleck, in cui
proprio Deathstroke si sarebbe impegnato a distruggere la vita del
miliardario.
Ecco la nostra intervista a
Malcolm Spellman, creatore di The Falcon And The Winter Soldier, la serie
Marvel/Disney che ha debuttato il
19 marzo su Disney+ e che ogni venerdì, per sei
settimane, è disponibile con un nuovo episodio.
Tutti gli occhi sono puntati sullo
scudo, mentre Sam Wilson, alias The Falcon, e Bucky Barnes, alias
The Winter Soldier (Il Soldato d’Inverno), a causa di una nuova
minaccia globale, si trovano coinvolti in una missione inaspettata
che potrebbe colpirli molto da vicino. Decidono così di fare
squadra, o meglio, di lavorare insieme.
Diretta da Kari Skogland con
Malcolm Spellman come capo sceneggiatore, la serie in sei episodi
vede protagonisti Anthony Mackie, Sebastian Stan, Wyatt Russell,
Emily VanCamp e Daniel Brühl. Nel cast anche Erin Kellyman, Georges
St. Pierre, Amy Aquino, Adepero Oduye e Danny Ramirez. The Falcon And The Winter Soldier debutta
venerdì 19 marzo 2021 su Disney+.
Arriva il 27 marzo
in prima tv alle 21. 15 su Sky Cinema Due e
in streaming su NOW, Cosa
Sarà. Grande prova attoriale per
Kim Rossi Stuart, protagonista del toccante racconto
autobiografico del regista Francesco Bruni
(Scialla! – Stai sereno). Bruno Salvati è un regista di commedie
che non hanno successo. Da poco si è separato dalla moglie, che ora
sembra frequentare una donna, e ha due figli, Adele e Tito. Nella
sua vita all’improvviso tutto cambia quando gli viene diagnosticata
una forma di leucemia: la mielodisplasia.
Cosa
Sarà, prodotto da Vision Distribution
e Palomar, in collaborazione con
Sky e Amazon Prime Video, sarà in
prima visioneTV e grazie a
extra, il programma fedeltà di Sky, i
clienti Sky da più di 3 anni e con Sky Cinema lo vedranno
prima di tutti on demand nella sezione extra.
Cosa Sarà, la trama
La vita di Bruno Salvati (Kim Rossi
Stuart) è in una fase di stallo. I suoi film non hanno mai avuto
successo e il suo produttore fatica a mettere in piedi il prossimo
progetto. Sua moglie Anna (Lorenza Indovina), dalla quale si è
recentemente separato, sembra già avere qualcun altro accanto. E
per i figli Adele e Tito, Bruno non riesce a essere il padre
presente e affidabile che vorrebbe. Un giorno Bruno scopre di
avere una forma di leucemia. Si affida immediatamente a
un’ematologa competente e tenace, che lo accompagna in quello che
sarà un vero e proprio percorso a ostacoli verso la guarigione. Il
primo obiettivo è trovare un donatore di cellule staminali
compatibile: dopo alcuni tentativi falliti, Bruno comincia ad avere
seriamente paura, Cosa sarà di lui? Suo padre Umberto, rivelandogli
un segreto del suo passato, accende in tutti una nuova
speranza. Bruno e la sua famiglia intraprendono un inatteso
percorso di rinascita, che cambierà i loro rapporti e insegnerà a
Bruno ad alzare gli occhi da sé stesso e a guardare gli altri.
Cosa
Sarà verrà trasmesso su Sky Cinema
Due il 27 marzo alle 21.15 e in streaming su
NOW e sarà disponibile on demand. Con
extra, il programma fedeltà di Sky, per i clienti
Sky da più di 3 anni e con Sky Cinema il film è già disponibile on
demand nella sezione extra.
Debutta oggi su NetflixSulla
stessa onda, il film italiano Originale Netfli di
Massimiliano Camaiti con Elvira Camarrone, Christian
Roberto, Donatella Finocchiaro, Corrado Invernizzi e con
Vincenzo Amato.
Sulla
stessa onda è un film NETFLIX in
associazione con MEDIASET una produzione
CINEMAUNDICI
La fine dell’estate, un’isola in
Sicilia, un corso di vela. Sara e Lorenzo s’incontrano e
s’innamorano immediatamente. Lui è il giovane istruttore, lei
l’alunna più testarda. Per entrambi è il primo amore, quello in cui
le emozioni viaggiano sempre più veloci. La magia sembra però
finire una volta tornati a casa, a Palermo. Sara diventa
inaspettatamente sfuggente e ogni tentativo di Lorenzo di
ricontattarla cade nel vuoto. Ma non è l’abituale fine di un amore
estivo, Sara nasconde un segreto. Un piccolo problema fisico al
campus, un forte crampo a Palermo e la notizia dell’aggravamento
della sua distrofia muscolare piomba nella vita della ragazza. Il
corso di vela è stato il suo ultimo momento di totale
spensieratezza… se tutto presto dovrà finire, che senso ha
continuare a vivere il suo amore per Lorenzo? In un viaggio pieno
di rischi, incoscienza e coraggio, Sara e Lorenzo saranno costretti
a crescere in fretta per rendere eterno ogni momento della loro
storia.
Note di regia
Una storia d’amore giovanile viene
travolta dalla notizia della malattia di uno dei due protagonisti.
Sulla stessa onda è senza dubbio un film di genere. Ma se un film
di genere racconta, ovviamente, tematiche comuni al genere di
appartenenza, le scelte stilistiche al suo interno possono
divergere e allontanare enormemente una storia dall’altra. Un film
di genere può diventare “unico” e personale.
Durante la scrittura di questo film
ho stampato e attaccato al muro due fotografie: una di Luigi Ghirri
e una di Massimo Vitali. Nella foto di Ghirri, come quasi sempre,
non c’è nessuno: solo una passerella posata sulla sabbia che
taglia in due l’inquadratura e va dritta verso l’acqua; in quella
di Vitali, una moltitudine di persone sono assiepate, una sopra
l’altra, in riva al mare. Le due foto sono state la mia nota visiva
per non abbandonare mai la voglia di raccontare una storia dove due
solitudini, dopo essersi incontrate, cercano di allontanarsi dalla
folla che li circonda alla ricerca dell’intimità necessaria per
vivere pienamente il loro amore.
Quali erano quindi la distanza e la
prospettiva da utilizzare per raccontare visivamente queste
emozioni? Con il d.o.p., Michele Paradisi, abbiamo cercato di
catturare l’atmosfera dentro la quale far muovere i nostri
personaggi effettuando le scelte stilistiche che più ci
permettessero di supportare la storia. La luce che riflette sulla
sabbia, sul mare, sulle maioliche dei pavimenti delle case, che
rimbalza per terra per poi tornare su ad illuminare i volti dal
basso. Le linee verticali, orizzontali e oblique che tagliano
spesso il fotogramma. I totali, a volte dei campi lunghissimi, che
si aprono a fine scena posizionando i personaggi all’interno di un
contesto più vasto, come a voler “ricollocare” le problematiche
dei nostri protagonisti. Infine, l’apporto della Sicilia che con le
sue spiagge, i suoi monti, i suoi palazzi malridotti, porta la
storia in una
dimensione quasi atemporale.
L’aspetto décalé di tutto quello che troviamo su quest’isola
aiuta, a mio giudizio, ad assottigliare eventuali barriere
generazionali e dona al film un sapore nostalgico per un pubblico
anche più maturo.
I protagonisti del film si
ritrovano ad affrontare la loro prima storia sentimentale e allo
stesso tempo una malattia spaventosa: la distrofia muscolare.
Prendendo la malattia in una fase non ancora acuta, avevo la
possibilità di concentrare le mie attenzioni sulle ricadute
psicologiche più che sui problemi fisici. Avevo più spazio per
raccontare relazione fra i due ragazzi.
Esiste qualcosa emozionalmente più
forte dell’amore?
L’emotività del film doveva venire dalla risposta a questa
domanda.
In questo contesto, era importante
che i due attori avessero realmente l’età dei protagonisti in modo
che l’ingenuità e la purezza di un primo amore fossero credibili.
Ma una volta scelti, Elvira e Christian, durante la preparazione
del film, recitano senza riuscire ad entrare nei personaggi. La
situazione non migliora con l’avvicinarsi delle riprese. Tanto che
l’organizzatore mi consiglia, per la prima settimana, di girare con
due macchine per avere più ciak possibili. A tre giorni
dall’inizio del film, lascio i ragazzi da soli nella sala prove.
Quando torno, li trovo contentissimi, commossi.
Dal bar accanto, hanno passato un
pezzo che li ha totalmente sbloccati. In mia assenza hanno provato
una scena che, secondo loro, è venuta benissimo. Li guardo
dubbioso, la rifanno, sorrido contento. Quel pezzo, Promise di Ben
Howard, è stato sempre ascoltato sul set prima delle scene emotive
ed oggi è diventato il brano di punta della nostra colonna
sonora.
L’uomo d’acciaio del 2013 aveva presentato il Clark
Kent/Superman di
Henry Cavillcome un kryptoniano
piovuto dal cielo (letteralmente!) che deve trovare il suo posto
nel mondo, e decidere se diventare o meno un simbolo di giustizia e
protezione. Lo SnyderVerse ipotizzato in origine da Zack Snyder avrebbe dovuto esplorare
ulteriormente l’arco narrativo di Superman, nei confronti del quale
si è riacceso un vivo interesse dopo quanto visto nel finale della
Snyder Cut di Justice
League.
Tutti sappiamo che, in origine,
Snyder aveva pianificato ben cinque film del DCEU (oltre a
L’uomo d’acciaio e
Batman v Superman, il regista aveva pensato ad una vera
trilogia per Justice
League). Ora, in una recente intervista con
Screen Rant, Snyder è tornato a parlare dei suoi piani
originali per il personaggio, rivelando che sarebbe necessario più
tempo per esplorare in profondità la storia dell’eroe che aveva in
mente di raccontare.
“Ha completato l’apprendistato
in termini di umanità e ora è come se avesse laurea magistrale. Per
me è di questo che si tratta. So che sembra una cosa folle,
considerata la durata della Snyder Cut… ma onestamente, neanche
quel film è bastato ad esplorare davvero tutta la storia che avevo
intenzione di raccontare. Se ci fossero stati altri due film,
l’ultimo sarebbe sicuramente stato un film dedicato interamente a
Superman. Al 100%.”
Superman: un’epopea troppo grande…
persino per la Snyder Cut!
In entrambe le versioni di Justice
League, Lois Lane aiuta Superman a
riconquistare la sua umanità dopo essere tornato dal regno dei
morti. Come accennato nell’epilogo ambientato nel Knightmare, i due
sequel si sarebbero concentrati sull’invasione della Terra da parte
di Darkseid, sulla morte di Lois e sulle conseguenze di quel
tragico evento sulla vita di Superman, che avrebbe poi ceduto
all’Equazione dell’Anti-vita, diventando una seria minaccia per
l’umanità.
Nel futuro apocalittico impostato
dal Knightmare, Batman, Cyborg e Flash (tra gli altri) agiscono
insieme per inviare quest’ultimo indietro nel tempo e cercare di
impedire la morte di Lois e convincere Superman a guidare gli
eserciti della Terra contro Darkseid e il suo esercito. Clark non
solo avrebbe riconciliato i suoi due mondi, ma ovviamente avrebbe
ribadito la sua decisione di proteggere la Terra. È palese, dunque,
quanto un solo film non fosse assolutamente sufficiente per
contenere tutta l’incredibile epopea che Snyder aveva in mente di
raccontare.
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky e
NOW TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
Dopo un viaggio lungo sessantasei
anni, la nuova edizione del Taormina Film Fest si
apre al territorio nel segno dell’inclusione, della condivisione e
del sostegno all’industria cinematografica. Per la prima volta
nella sua lunga storia, il Festival vivrà in contemporanea nel
suggestivo Teatro Antico e nei cinema siciliani in cui verranno
proiettati in diretta alcuni dei film in concorso, i gala e le
cerimonie di apertura e di chiusura. Il pubblico nelle sale
siciliane potrà anche assistere ai momenti di spettacolo e
informazione che precederanno le proiezioni al Teatro Antico.
Un evento organizzato in
collaborazione con ANEC SICILIA, Associazione Nazionale Esercenti
Cinema regionale, che ha coinvolto una serie di cinema nei
capoluoghi di provincia e in altre località per favorire una
circolarità e una condivisione live dei momenti più
significativi del Festival e per consentire al pubblico siciliano
di rivivere la magia del cinema dopo una lunga pausa.
L’iniziativa nasce dalla volontà di
coinvolgimento del territorio ma anche dall’urgenza di
rivitalizzare sale ed esercenti nel corso di una stagione
difficile, nello spirito di partecipazione, sostegno e rinascita
della Direzione Artistica del Taormina Film Fest.
“Nei momenti critici, anche sotto il
profilo culturale, non bisogna guardare all’oggi, ma immaginare il
domani. Il nostro avvenire – dichiarano Francesco Alò, Alessandra
De Luca e Federico Pontiggia – dura già da più di un secolo: è la
sala, è la culla del cinema. Portare il Teatro Antico nei cinema
siciliani è portare la settima arte nel luogo cui appartiene, al
pubblico cui si destina: siamo orgogliosi di questa iniziativa,
siamo felici di collaborare con Anec. E di ritornare al
futuro.”
Una soddisfazione condivisa dal vice
Presidente Anec Sicilia, Sino Accursio Caracappa:
“L’ANEC Sicilia, l’Associazione Nazionale Esercenti
Cinema siciliana, saluta con entusiasmo il raggiungimento di
un accordo con il Taormina Film Fest che in questa fase di
rilancio del settore costituisce un nodo importante per il
rafforzamento del rapporto con il pubblico. Sviluppare un’offerta
valida che dal Festival arriva in contemporanea alle sale siciliane
garantisce visibilità ed incremento di valore ai film che non
possono prescindere dalla specificità della sala e del grande
schermo luogo di condivisione e socialità.”
Prodotto e organizzato da Videobank
Spa nell’ambito di un mandato triennale – su concessione della
Fondazione Taormina Arte Sicilia e con il patrocinio
dell’Assessorato del Turismo dello Sport e dello Spettacolo della
Regione Sicilia, della Sicilia Film Commission, del Comune di
Taormina e del MIBACT – il Festival accenderà i riflettori del
Teatro Antico sul grande cinema dal 27 Giugno al 3 Luglio 2021.
Stephen Lang ha anticipato alcuni dettagli in
merito all’arco narrativo del personaggio di Miles Quaritch negli
attesissimi sequel di Avatar. Quaritch è stato l’antagonista
principale del primo film uscito nel 2009, il cui obiettivo
principale era quello di entrare in possesso dell’abbondante
ricchezza delle risorse naturali di Pandora.
Sono passati più di 11 anni da
quando il primo Avatar è arrivato sugli schermi di tutto il mondo e da
allora i fan non hanno mai smesso di chiedersi cosa fosse successo
davvero al personaggio del Colonnello. Durante la battaglia finale
del film, Quaritch si scaglia contro Jake adoperando un
esoscheletro da combattimento e ha la meglio, ma appena prima di
ucciderlo viene trafitto da due frecce scagliate da Neytiri.
Come rivelato da Stephen Lang in un’intervista con
ComingSoon.net, il personaggio di Miles Quaritch non solo
tornerà nei sequel, ma dovrà affrontare tanto una “crescita”
quanto una “regressione” nel corso dei prossimi quattro
film del franchise. “Non dirò che sarà assolutamente lo
stesso”, ha spiegato Lang. “Penso che sia un personaggio
incredibilmente affascinante e non tornerebbe se anche James
Cameron non fosse affascinato da lui e deciso a vedere qual è il
suo destino. Dove lo spinge quel personaggio in quanto regista e
sceneggiatore? E dove mi spinge quel personaggio in quanto attore?
Affronterà un percorso di crescita, ma anche di regressione nel
corso dei prossimi quattro film. L’importante è dare vita ad un
viaggio che sia interessante. Questo è quello che stiamo cercando
di fare.”
Quando le riprese dei sequel di
Avatar sono iniziate nel 2017, James Cameron aveva già confermato che il
personaggio di Lang sarebbe rimasto l’antagonista principale del
franchise. Naturalmente, i fan non vedono l’ora di scoprire in che
modo il personaggio verrà riportato in vita e, soprattutto, quali
saranno le sfide che sarà costretto ad affrontare, considerando che
quando lo ritroveremo, quasi certamente sarà più assetato di
vendetta che mai.
Avatar
2debutterà
il 16 dicembre 2022, seguito dal terzo
capitolo il 20 dicembre 2024. Per il quarto e
quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche
anno: 18 dicembre 2026 e 22 dicembre
2028.
Il cast della serie di film è
formato da Kate
Winslet, Edie
Falco, Michelle Yeoh, Vin
Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia Sam
Worthington, Zoe
Saldana, Stephen
Lang, Sigourney
Weaver, Joel David
Moore, Dileep
Rao e Matt Gerald.
Netflix ha diffuso il trailer ufficiale di
Estraneo
a bordo, il nuovo film Originale
Netflix di fantascienza diretto da Joe
Penna e con
Anna Kendrick, Daniel Dae Kim, Shamier Anderson e
Toni Collette. Estraneo a bordo
uscirà su Netflix dal 22 aprile.
In Estraneo
a bordo durante una missione su Marte, un clandestino
finito a bordo per caso provoca involontariamente danni ingenti ai
sistemi di supporto vitale dell’astronave. Con risorse in rapido
declino e lo spettro della fine che incombe, l’equipaggio è
costretto a prendere una decisione impossibile.
Dopo i primi premi della stagione
assegnati a Nomadland
di Chloé Zhao, anche i PGA Awards
2021 hanno confermato la supremazia della pellicola che
aveva già trionfato alla Mostra di Venezia del 2020. Di seguito,
tutti i vincitori dei premi assegnati dalla gilda dei produttori di
Hollywood, per cinema e televisione.
Darryl F. Zanuck Award for Outstanding Producer of Theatrical
Motion Pictures
“Bridgerton” – (Netflix) – Season 1
Producers: eligibility determination pending
“The
Crown” (Netflix) – Season 4 – WINNER Producers: Peter Morgan, Suzanne Mackie, Stephen Daldry,
Andy Harries, Benjamin Caron, Matthew Byam Shaw, Robert Fox,
Michael Casey, Andy Stebbing, Martin Harrison, Oona
O’Beirn
“The Mandalorian” (Disney Plus) – Season 2
Producers: Jon Favreau, Dave Filoni, Kathleen Kennedy, Colin
Wilson, Karen Gilchrist, John Bartnicki, Carrie Beck
“Ozark” (Netflix) – Season 3
Producers: Jason Bateman, Chris Mundy, Bill Dubuque, Mark Williams,
Patrick Markey, John Shiban, Miki Johnson, Matthew Spiegel, Erin
Mitchell, Martin Zimmerman, Peter Thorell
Danny Thomas Award for Outstanding Producer of Episodic
Television – Comedy
“Curb Your Enthusiasm” (HBO) – Season 10
Producers: eligibility determination pending
“The Flight Attendant” (HBO Max) – Season 1
Producers: Greg Berlanti, Kaley Cuoco, Steve Yockey, Meredith
Lavender, Marcie Ullin, Sarah Schechter, Suzanne McCormack, Jess
Meyer, Raymond Quinlan, Jennifer Lence, Erika Kennair
“Schitt’s Creek” (Pop TV) – Season 6 Producers: Eugene Levy, Daniel Levy, Andrew Barnsley, Fred
Levy, David West Read, Ben Feigin, Michael Short, Kurt Smeaton,
Kosta Orfanidis – WINNER
“Ted Lasso” (Apple TV Plus) – Season 1
Producers: Bill Lawrence, Jason Sudeikis, Jeff Ingold, Bill Wrubel,
Liza Katzer, Jane Becker, Jamie Lee, Kip Kroeger, Brendan Hunt,
Tina Pawlik, Joe Kelly
“What We Do in the Shadows” (FX) – Season 2
Producers: Jemaine Clement, Taika Waititi, Paul Simms, Scott Rudin,
Garrett Basch, Eli Bush, Stefani Robinson, Sam Johnson, Marika
Sawyer, Derek S. Rappaport
David L. Wolper Award for Outstanding Producer of Limited
Series Television
“I May Destroy You” (HBO)
Producers: eligibility determination pending
“Normal People” (Hulu)
Producers: Lenny Abrahamson, Sally Rooney, Ed Guiney, Andrew Lowe,
Emma Norton, Anna Ferguson, Catherine Magee
“The
Queen’s Gambit” (Netflix) – WINNER Producers: William Horberg, Allan Scott, Scott Frank,
Marcus Loges, Mick Aniceto
“The Undoing” (HBO)
Producers: Susanne Bier, David E. Kelley, Per Saari, Nicole Kidman,
Bruna Papandrea, Stephen Garrett, Celia Costas, Deb Dyer
“Unorthodox” (Netflix)
Producers: Anna Winger, Henning Kamm, Alexa Karolinksi
Outstanding Producer of Televised or Streamed Motion
Pictures
“Bad Education” (HBO)
Producers: Fred Berger, Eddie Vaisman
“Dolly Parton’s Christmas on the Square“
Producers: eligibility determination pending
Il finale di Avengers:
Endgame ha segnato l’ultima apparizione di Chris Evans sul grande schermo nei panni di
Captain America. Di recente si è parlato molto di un possibile
ritorno dell’attore nei panni dell’amatissimo supereroe del
MCU, ma ad oggi non esiste ancora
una conferma ufficiale in merito.
Evans ha debuttato nei panni di
Steve Rogers in Captain America: Il primo Vendicatore del 2011,
ricoprendo l’iconico ruolo per quasi un decennio. Ora è Sam
Wilson/Falcon (Anthony
Mackie) che dovrà prendere il suo posto, come
anticipato nel finale del cinecomic campione d’incassi di Anthony e Joe Russo e come
vedremo all’interno della serie The Falcon and the Winter Soldier, il cui
primo episodio ha debuttato su Disney+ lo scorso 19 marzo.
Al pari di quello di Steve, anche
l’arco narrativo di Tony Stark nel MCU è ufficialmente giunto al
termine. Tuttavia, a differenza del Super Soldato che è
sopravvissuto alla lotta contro Thanos e ha deciso di tornare nel
passato per poter finalmente vivere la sua vita insieme all’amata
Peggy Carter, il genio miliardario si è sacrificato per un bene
superiore, sfruttando tutto il potere delle Gemme dell’Infinito per
sconfiggere il Titano Pazzo.
Chris Evans: “Iron Man è Robert
Downey Jr., punto.”
Durante una recente intervista
ACE Universe, a Chris Evans è stato chiesto se ci fosse
qualche altro membro degli Avenger che gli sarebbe piaciuto
interpretare al posto di Captain America. Senza doversi pensare
troppo, l’attore ha risposto subito Iron Man, che dal suo punto di
vista, oltre ad essere il vero motore della narrazione all’interno
del MCU, è anche il personaggio più
divertente. Tuttavia, Evans è convinto che Robert Downey Jr. sia nato per interpretare
quel ruolo e che nessuno avrebbe potuto svolgere un lavoro migliore
del suo.
“Credo che scegliere… Iron Man.
E non è una questione di stipendio. Si tratta del ruolo… è così
divertente. E poi Iron Man è il vero motore di tutto. È vita. Ad
ogni modo, sarebbe una partita persa in partenza, perché non credo
che ci sia qualcuno su questo pianeta che potrebbe fare meglio di
quanto fatto da Downey. Capite cosa intendo? Non è un ruolo come
James
Bond, Superman o Batman, con cui abbiamo visto cimentarsi tanti
attori. Si tratta di Iron Man e Iron Man è Robert, punto.”
Zack Snyder è tornato a parlare di
Batman v Superman: Dawn of Justice, il secondo film
del DCEU da lui diretto per conto di Warner Bros. Quando Snyder si
impegnò nella costruzione dell’universo condiviso, aveva in mente
la realizzazione di ben cinque film: oltre a L’uomo
d’acciaio e
Batman v Superman, infatti, il controverso regista aveva
ipotizzato una trilogia dedicata alla Justice
League.
Sebbene nel corso degli anni sia
stato ampiamente rivalutato, all’epoca dell’uscita in sala Batman v Superman si rivelò incredibilmente
polarizzante. Il film è stato un successo al botteghino (con 873
milioni di dollari raccolti in tutto il mondo), ma divise
letteralmente sia la critica che il pubblico. Secondo le
indiscrezioni che si susseguirono all’epoca, furono proprio le
reazioni al film che spinsero la Warner Bros. ad intervenire
durante la produzione di Suicide Squad di David Ayer, ordinando una serie di riprese
aggiuntive al fine di smorzare i toni del cinecomic e rendere la
storia meno cupa e più leggera.
Naturalmente, l’arrivo della
Snyder Cut di Justice
League ha rappresentato per Zack Snyder un’occasione per riflettere non
solo sulla sua ultima fatica, ma anche sul suo passato con il DCEU.
Intervistato da SFX (via
GamesRadar), il regista ha ricordato che durante le riprese
iniziali di Justice
League, WB era entusiasta all’idea di poter separare
il film da Batman v Superman. Secondo il regista, è stato
in quel momento che sono emersi tutti i pregiudizi della major nei
confronti del film.
“Sentivo come se lo studio
nutrisse un odio nei confronti di Batman v Superman. Avevano su di
me tantissima pressione, perché volevano che Batman v Superman e
Justice League fossero due cose distinte e
separate, cosa che non volevo fare e che, alla fine, non ho fatto.
Onestamente, quei tre film rappresentano una trilogia, perché in
qualche modo portano avanti la stessa storia. La narrazione è
influenzata da ciò che è accaduto in precedenza e solo così si è
potuto giungere a quel mondo in cui è stata possibile l’invasione
di Darkseid… ovviamente mi sto riferendo ai piani iniziali, quando
avevo pensato a cinque film.”
In arrivo una nuova versione IMAX
rimasterizzata di Batman v Superman
A proposito di Batman
v Superman, di recente Zack Snyder ha confermato di essere a
lavoro su una nuova
versione IMAX rimasterizzata del film, che arriverà
direttamente in home video. Non è chiaro se questa nuova versione
includerà filmati inediti, ma una cosa è certa: non ci saranno
riprese aggiuntive, al contrario di quanto avvenuto con il suo
taglio di Justice
League (disponibile in Italia dallo scorso 18 marzo su Sky
e NOW), che ha potuto contare su un budget – senza precedenti per
dei reshoot – di 70 milioni di dollari.
Il cast di Black
Adam si arricchisce della presenza di un volto
molto amato del panorama di Hollywood. Apprendiamo grazie a The
Hollywood Reporter, infatti, che Pierce Brosnan si è unito ufficialmente al
cast del cinecomic DC nei panni di Dottor Fate. Per l’ex interprete
di James
Bond si tratta della primissima incursione nell’universo dei
cinecomic.
Il casting di Brosnan completa,
dunque, la formazione della Justice Society of
America, uno degli aspetti di Black Adam
che destano maggiore curiosità. Nel film, insieme all’antico
antieroe egiziano del titolo che sarà interpretato da Dwayne
Johnson e al personaggio di Brosnan vedremo anche
Atom Smasher (Noah
Centineo), Cyclone (Quintessa
Swindell) e Hawkman (Aldis
Hodge).
Kent Nelson, alter ego di Doctor
Fate, è uno dei più antichi supereroi della DC. Il personaggio è
apparso per la prima volta nel 1940 quando Gardner Fox e Howard
Sherman lo inserirono in “More Fun Comics #55”. Kent ha acquisito i
suoi poteri magici dopo aver scoperto un antico essere noto come
Nabu. Lo spirito di Nabu guida Kent nelle sue avventure: questi è
incapace di provare emozioni mentre indossa il classico elmo d’oro
del personaggio. Dottor Fate è anche uno dei membri fondatori della
Justice Society nei fumetti e sembra che sarà lo statista più
anziano della squadra che vedremo in Black
Adam.
Ad oggi non sappiamo ancora
quando Black
Adam arriverà nelle sale. Inizialmente, il film
sarebbe dovuto arrivare nelle sale il 22 dicembre 2021. Tuttavia, a
causa dello scoppio della pandemia, la data di uscita è stata
posticipata in maniera indefinita. È probabile che il film arrivi
nelle sale per Natale 2022, ma considerato che WB e DC hanno già
tre cinecomic in uscita quell’anno (The
Flash, The
BatmaneAquaman 2), è
probabile che alla fine Black
Adam slitti direttamente agli inizi del 2023.
Tutto quello che sappiamo su Black
Adam
Black
Adam, è stato affidato alla regia
di Jaume Collet-Serra(Orphan,
Paradise Beach – Dentro l’incubo). Il progetto
originale della Warner Bros. su Shazam!aveva
previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua
nemesi, Black Adam, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura
per dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla
sua origin story. E come annunciato nei mesi
scorsi, i piani per portare al cinema uno standalone
con Dwayne
Johnson sono ancora vivi, e a quanto pare il film
dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei primi
anni duemila.
“Questo progetto ha comportato
dei rischi, ed è stato una sfida. Anni fa volevamo introdurre due
origin story in un’unica sceneggiatura, e chi conosce i fumetti e
la mitologia dei fumetti saprà che Shazam! è
collegato a Black
Adam“, aveva raccontato l’attore in un
video. “Questo personaggio è un antieroe, o villain, e non
vedo l’ora di interpretarlo. Stiamo sviluppando il progetto che è
nel mio DNA da oltre dieci anni. Dovremmo iniziare a girare in un
anno e non potrei essere più eccitato all’idea.”
Ci sono storie spesso sconosciute
ai più che hanno però influenzato eventi su larga scala, e più
queste risultano incredibili più sono vere. Quella raccontata in
Barry Seal – Una storiaamericana appartiene proprio a questo genere
di racconti. Diretto nel 2017 da Doug Liman,
regista affermatosi grazie a film come The Bourne Identity ed
Edge of Tomorrow, il
film in questione racconta infatti una storia realmente avvenuta
tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta. Questa comprende un
apparentemente innocuo pilota di aerei, il pericolosissimo cartello
della droga di Medellin, operazioni di narcotraffico e le
inevitabili indagini della DEA, la celebre agenzia federale
antidroga.
Risulta quasi incredibile che
quella di Barry Seal sia una storia quasi dimenticata, eppure così
era per molti fino a quando lo sceneggiatore Gary
Spinelli non vi si imbatté. Alla ricerca di una vicenda
reale, con cui poter dar vita ad una storia di gangster ispirata ad
opere come Quei bravi ragazzi, questi entrò a contatto con
la figura di Seal, rimanendone estremamente affascinato. La sua
sceneggiatura divenne in breve tra le più apprezzate di Hollywood,
trovando infine nell’attore Tom Cruise il suo
principale interessato. Con il coinvolgimento di questi, il
progetto riuscì in breve a prendere vita con un budget di circa 50
milioni di dollari.
Arrivato in sala, Barry Seal –
Una storia americana venne accolto in modo positivo dalla
critica, mentre al box office arrivò a guadagnare circa 135 milioni
di dollari a livello globale. Un successo che permise ad una storia
sconosciuta, ma particolarmente influente, di trovare nuova vita
presso il grande pubblico. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori ed alla sua storia vera. Infine,
si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Barry Seal – Una storia americana:
la trama del film
La vicenda del film si svolge a
cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, quando
Barry Seal, un pilota della TWA, viene reclutato
dalla CIA per perlustrare alcune zone dell’America centrale e fare
rapporto sulla fiorente minaccia comunista. Quella che sembrava
essere una missione semplice, diventa quanto mai pericolosa nel
momento in cui si ritrova a capo di una delle più grandi operazioni
segrete della CIA nella storia degli Stati Uniti. Il suo compito,
infatti, è quello di entrare a far parte del pericoloso cartello di
Medellin, in Colombia, svolgendo ruoli di contrabbandiere di armi e
trafficante di droga. Una volta arrestato, diverrà un collaboratore
della DEA, a cui racconterà tutta la sua storia anche a costo di
morire.
Barry Seal – Una storia americana: il cast del film
Come anticipato, protagonista
assoluto del film è l’attore Tom Cruise, che
interpreta il pilota contrabbandiere Barry Seal. Essendo egli
realmente capace di pilotare differenti tipi di velivoli, Cruise si
offrì come suo solito di interpretare personalmente tali scene,
senza accettare di dover ricorrere all’utilizzo di controfigure.
L’attore, inoltre, imparò anche come riuscire ad atterrare facendo
schiantare brutalmente il mezzo pilotato. Dopo un lungo
addestramento pratico, che gli permise di comprendere cosa si prova
in quelle situazioni, egli pilotò con grande maestria lo schianto
che si può vedere nel film. Per lui si è trattato inoltre della
terza volta in cui ha interpretato un personaggio realmente
esistito. Gli altri due film sono Nato il quattro luglio e
Operazione Valchiria.
Accanto a lui, nei panni della
giovane moglie Lucy, vi è l’attrice Sarah Wright.
Questa, che, come i due coniugi, presenta realmente una differenza
d’età di circa vent’anni con Cruise, si era affermata negli anni
precedenti con i film Un compleanno da leoni e Una
notte in giallo. Il celebre attore Domhnall
Gleeson è invece presente nei panni dell’agente della
CIA Monty Schafer, mentre Caleb Landry Jones, visto in Get
Out e Tre manifesti a Ebbing,
Missouri, interpreta JB, il fratello di Lucy.
Jesse Plemons, noto per i suoi ruoli in
Breaking Bad e The Irishman, è invece
lo sceriffo Joe Downing, mentre sua moglie Judy ha il volto di
Lola Kirke. Nel film, infine, vi sono anche gli
attori Connor Trinneer nei panni di George W. Bush
e Mauricio Mejia in quelli di Pablo Escobar.
Barry Seal – Una storia americana:
la vera storia dietro al film
La vicenda di Barry Seal è
quantomai avventurosa. Questi aveva iniziato la propria carriera di
pilota nel 1964, lavorando per la Trans World Airlines, divenendo
uno dei più giovani operanti sulla linea aerea. Tuttavia, nel
luglio del 1972 si ritrova licenziato poiché apparentemente
coinvolto in un traffico di esplosivo con il Messico. In cerca di
una nuova fonte di reddito, Seal iniziò dunque ad operare nel
contrabbando di marijuana, spostandosi poi sul più redditizio
mercato della cocaina. A partire dal 1980 questi ha iniziato a
collaborare anche con il celebre cartello di Medellin, pilotando
aerei carichi di droga in partenza dalla Colombia. Arrestato nel
1984, questi si disse disposto a collaborare con la DEA per fornire
loro informazioni preziose.
La sua testimonianza permise la
condanna di numerosi narcotrafficanti, e segno un duro colpo
nell’attività del cartello. Grazie alla sua collaborazione, Seal
venne affidato a lavori socialmente utili presso l’Esercito della
Salvezza. Qui, tuttavia, viene assassinato il 19 febbraio del 1986
da alcuni sicari colombiani, assunti dai noti fratelli Ochoa,
membri del cartello di Medellin. Nel raccontare la sua storia, il
film gioca su un equilibrio tra ciò che è realmente avvenuto e la
rielaborazione di alcuni eventi. Principalmente, ad essere
modificati, sono stati gli ordini di alcuni eventi. Il vero Seal,
infatti, sembrerebbe aver iniziato la propria attività nel 1975,
ovvero cinque anni prima rispetto a quanto dichiarato nel film.
Barry Seal – Una storia americana:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema,
Google Play, Infinity, Apple iTunes, Netflix, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 24
marzo alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
È bastato un decennio all’attore
Steven Yeun per diventare uno degli attori più
popolari e riconosciuti del panorama cinematografico e televisivo.
Grazie ai suoi ruoli sia per il piccolo che per il grande schermo,
infatti, ha avuto modo di guadagnare sempre maggiori attenzioni. La
sua capacità di passare con naturalezza da un genere ad un altro
non è passata inosservata, portando Yeun a dar sfoggio di tutto il
suo talento tanto in opere horror quanto in altre di puro stampo
drammatico. Ad oggi ha ricevuto onori rari, raggiungendo traguardi
e primati estremamente importanti e che lasciano presagire un
futuro altrettanto brillante.
Ecco 10 cose che non sai di
Steven Yeun.
Steven Yeun: i suoi film e le
serie TV
1. Ha recitato in diversi
celebri film. L’attore, ancora agli inizi della propria
carriera, debutta sul grande schermo recitando nei film My Name
Is Jerry (2009) e A Moment of Youth (2011). Tornerà
al cinema nel 2014, recitando nel film fantascientifico I,
Origins, accanto all’attore Michael Pitt.
Dati i suoi impegni televisivi, fino al 2017 non vi sono altre sue
partecipazioni a lungometraggi. A partire da quell’anno però
comincia a concentrarsi principalmente nella recitazione per il
cinema, apparendo in popolari film come Okja (2017), di
BongJoon-Ho e Sorry to Bother You (2018),
con Tessa Thompson.
Una decisiva svolta alla sua carriera è poi rappresentata dal film
Burning – L’amore brucia
(2018), dove è protagonista. Nel 2020 recita invece nell’acclamato
Minari, grazie a cui si consacra.
2. È noto per alcune serie
televisive. A rendere estremamente popolare Yeun in tutto
il mondo è stata la serie The Walking Dead, dove ha
recitato dal 2010 al 2016 nel ruolo di Glenn Rhee, accanto ad
attori come Andrew Lincoln e
Lauren Cohan.
Nel mentre, però, Yeun ha avuto modo di partecipare anche ad alcuni
episodi di serie quali The Big Bang Theory (2010), con
Jim
Parsons, Law & Order:
LA (2011), Drunk
History (2014), Weird City (2019)
e The Twilight Zone (2019). Dopo aver lasciato
la serie a tema zombie, si è poi dedicato prevalentemente nel
costruire una carriera per il cinema.
3. Ha doppiato numerose
serie d’animazione. Oltre a recitare in carne ed ossa al
cinema o in televisione, Yeun si è distinto negli anni anche per la
sua prolifica carriera come doppiatore. Egli ha infatti iniziato
con il prestare la propria voce al personaggio di Wan in La
leggenda di Korra (2013), per poi ottenere ulteriore
popolarità grazie alla serie Trollhunters: I racconti di
Arcadia (2016-2018), dove dà voce al personaggio di Steve
Palchuck. Riprenderà poi a doppiare il personaggio anche per
le serie 3 in mezzo a noi: I racconti di Arcadia
(2018-2019) e I Maghi: I racconti di Arcadia (2020). Nel
2019, invece, è Speckles nella serie NetflixTuca & Bertie.
Steven Yeun in The Walking
Dead
4. Si è identificato molto
con il suo personaggio. Nella serie a tema zombie The
Walking Dead Yeun ha interpretato il ruolo di Glenn dalla
prima alla sesta stagione. Il personaggio si è sempre distinto per
il suo coraggio e per la sua volontà di aiutare e fare la cosa
giusta. Qualità, queste, in cui Yeun si è sempre riconosciuto.
L’attore ha infatti in più occasioni affermato di non aver mai
avuto problemi a comprendere la mentalità del personaggio, ma anzi
di avervi messo molto di sé. Con l’evolvere del suo ruolo nella
serie, lo stesso Yeun ha raccontato di sentirsi crescere
emotivamente.
5. Ha accettato il destino
del suo personaggio. Come ormai noto, nel primo episodio
della settima stagione Glenn viene brutalmente ucciso dal perfido
Negan, interpretato da Jeffrey Dean
Morgan. Yeun, a distanza di anni, ha rivelato di
essere stato d’accordo con quell’esito e di non aver opposto
resistenza a riguardo. Nonostante amasse profondamente il
personaggio di Glenn, l’attore considerava ormai concluso il suo
percorso nella serie. Il desiderio di potersi dedicare ad altri
progetti, inoltre, ha favorito la sua uscita di scena dalla serie.
Un momento che i fan ricordano ancora oggi con dolore.
Steven Yeun in The Big Bang
Theory
6. Ha avuto una parte nella
celebre serie comedy. Poco prima di ottenere il ruolo di
uno dei protagonisti della serie The Walking Dead, Yeun
era apparso nell’episodio 22 della terza stagione della celebre
The Big Bang Theory. Questi interpreta Sebastian, il quale
pur apparendo soltanto per un breve tempo si rende particolarmente
memorabile. Il personaggio è infatti stato il coinquilino del
protagonista Sheldon Cooper prima dell’arrivo di Leonard
Hofstadter. Nell’episodio questi viene visto abbandonare
l’appartamento non tollerando più i comportamenti stravaganti di
Sheldon. Prima di uscire di scena, però, incontrando Leonard gli
suggerirà di scappare da quel luogo.
Steven Yeun in Minari
7. Ha stabilito un primato
storico. Nel 2020 Yeun è stato protagonista del film
Minari, dove interpreta Jacob Yi, il quale decide di
trasferirsi nell’Arkansas per inseguire il proprio sogno
lavorativo, salvo mettere a rischio la situazione finanziaria
dell’intera famiglia. Grazie alla sua struggente interpretazione,
Yeun è stato candidato al premio Oscar come miglior attore
protagonista. Tale nomination lo ha portato ad essere il primo
attore di origini coreane ad essere candidato in tale categoria. Si
tratta di una conquista particolarmente importante tanto per lui
quanto per un intera categoria di attori, che iniziano finalmente
ad ottenere le giuste attenzioni.
Steven Yeun e Joana Pak
8. È sposato con una
fotografa. Da sempre molto riservato circa la propria vita
sentimentale, l’attore non ha però mancato di far sapere del suo
matrimonio avvenuto nel dicembre del 2016 con la fidanzata di lunga
data Joana Pak, di professione fotografa. Non sono
note le circostanza in cui i due si sono conosciuti, ma da quel
momento si sono affermati come una coppia particolarmente
inseparabile. Nel 2017, inoltre, è nato il loro primo figlio. Nel
2019, invece, è arrivato il loro secondo bambino.
Steven Yeun è su Instagram
9. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un profilo personale verificato, attualmente seguito
da ben 3,4 milioni di persone. All’interno di questo, però, Yeun ha
ad oggi pubblicato solamente 12 post. Questi sono principalmente
dedicati al film Minari, di cui è protagonista, promosso
attraverso alcuni dietro le quinte e altre curiosità ad esso
legate. Yeun sembra dunque più interessato ad utilizzare il social
network per condividere notizie e informazioni sul proprio lavoro
che non sulla propria vita privata.
Steven Yeun: il nome coreano,
l’età e l’altezza dell’attore
10. Steven
Yeun è nato il 21 dicembre del 1983 a
Seul, capitale della Corea del
Sud, con il nome di Yeun Sang-yeop. L’attore è alto
complessivamente 175 centimetri.
SAG-AFTRA non assegnerà il
SAG alla carriera quest’anno, è la prima volta in
40 anni. La decisione deriva dal fatto che la pandemia e lo spazio
ridotto per la cerimonia hanno imposto al sindacato delle
decisioni, ed è stato così deciso di tagliare quel momento,
rimandando all’anno prossimo, dal vivo, la cerimonia.
La 27° edizione dei SAG Awards
doveva durare circa due ore, ma come si legge dalla home page del
sito, quest’anno lo spettacolo sarà di un’ora, sarà pre-registrato
(comprese le 13 premiazioni) e andrà in onda il 4 aprile su TNT e
TBS.
Il SAG Life Achievement Award, il
premio alla carriera appunto, è l’onore più prestigioso del
sindacato, assegnato per “risultati eccezionali nel promuovere i
migliori ideali della professione di attore”. L’ultima volta
che il premio non è stato consegnato è stato nel 1981. Quell’anno,
il Comitato Onori e Tributi del SAG, che seleziona il destinatario
del Premio alla Carriera, scelse Ronald Reagan, l’ex presidente del
SAG che era stato recentemente eletto presidente degli Stati Uniti.
I dirigenti della SAG, tuttavia, annullarono la premiazione a
Reagan in solidarietà con il PATCO, il sindacato dei controllori
del traffico aereo, che Reagan aveva decertificato dopo che questi
avevano dichiarato uno sciopero, vietato per motivi di sicurezza
pubblica dal loro contratto.
I 57 vincitori del SAG alla carriera
sono: Stan Laurel, Bob Hope, Barbara Stanwyck, William
Gargan, Jimmy Stewart, Edward G. Robinson, Gregory Peck, Frank
Sinatra, Martha Raye, Rosalind Russell, Pearl Bailey, Edgar Bergen,
Katharine Hepburn, Danny Kaye, Ralph Bellamy, Iggie Wolfington,
Paul Newman & Joanne Woodward, Nanette Fabray, Red Skelton, Gene
Kelly, Jack Lemmon, Brock Peters, Burt Lancaster, Audrey Hepburn,
Ricardo Montalban, George Burns, Robert Redford, Angela Lansbury,
Elizabeth Taylor, Kirk Douglas, Sidney Poitier, Ossie Davis & Ruby
Dee, Clint Eastwood, Karl Malden, James Garner,
Shirley Temple, Julie Andrews, Charles Durning, James Earl Jones,
Betty White, Ernest Borgnine, Mary Tyler Moore, Dick Van Dyke, Rita
Moreno, Debbie Reynolds, Carol Burnett, Lily Tomlin, Morgan
Freeman, Alan Alda, Robert De Niro, e gli ex presidenti
della gilda James Cagney, Walter Pidgeon, Leon Ames,
Charlton Heston e Ed Asner.
“Dolente Bellezza” è un
cortometraggio d’animazione dedicato a Dante Alighieri scritto e
diretto da Roberto Recchioni. Prodotto da
Direct2Brain, il progetto nasce dalla volontà del
MAECI di rilanciare la cultura italiana nel mondo attraverso le
diverse forme espressive ed è inserito nel percorso dei “corti
d’autore”. Sarà fruibile dal 25 marzo su ITALIANA (italiana.esteri.it), il
nuovo portale della Farnesina per la promozione della lingua, della
cultura e della creatività italiana nel mondo.
«Il nostro approccio al mondo
dell’animazione è iniziato molti anni fa con la famosa particella
di sodio che inserimmo in uno spot pubblicitario dell’acqua
minerale – spiega la produttrice ManuelaCacciamani – fu l’esperienza in cui comprendemmo
che questa forma espressiva è fra le modalità più immediate per
veicolare concetti articolati in modo semplice. Nel caso
particolare di Dolente Bellezza avevamo l’obiettivo di raccontare
l’opera simbolo di Dante Alighieri con uno storytelling digitale
contemporaneo, un linguaggio fruibile anche dai ragazzi e con un
appeal visivo affascinante per gli adulti. Per questo motivo il
progetto è stato diretto da un’artista come Roberto Recchioni che è
riuscito a coniugare la visual art del fumetto con la tradizione
dell’opera letteraria italiana e il linguaggio moderno
dell’animazione sperimentale conosciuto dai più giovani».
«Fra gli scopi del cortometraggio –
sostiene Roberto Recchioni – c’è anche quello di
raccontare e promuovere la grande esperienza fumettistica e di
animazione della scuola italiana, legandola alla forza e alla
tradizione della nostra cultura. Questo progetto nasce in un
momento difficilissimo, quello della pandemia, ed è stato
sviluppato quasi totalmente da remoto. La tecnologia – conclude il
direttore editoriale di Dylan Dog – è stata perciò un aspetto
fondamentale e imprescindibile per consentirci di completare un
lavoro di gruppo con i professionisti del settore se pure distanti
fisicamente».
«Questa produzione, dal valore
innovativo per via di una tecnica di animazione sperimentale, ci
rende particolarmente orgogliosi – spiega Gennaro
Coppola, CEO di Direct2Brain – ci auguriamo che l’utilizzo
di queste nuove strategie, da parte del MAECI, possa rappresentare
un’ispirazione per le Istituzioni ad inaugurare una comunicazione
strategica e digitale all’avanguardia».
«La scelta artistica che abbiamo
adottato per la realizzazione di questo corto – racconta
EmanueleSabetta, direttore
artistico e creativo di D2B – è certamente quella di fondere
un’illustrazione classica, quella tradizionale del fumetto con
tecniche di animazione digitale. Una delle tecniche maggiormente
utilizzate è quella del parallax – spiega – che consiste nel
sovrapporre in maniera distanziata più livelli di illustrazione e
spostando il punto di vista della camera digitale, ottenendo così
un risultato di scivolamento e profondità».
Oltre che alle terzine della Divina
Commedia, “Dolente Bellezza” si richiama a un altro caposaldo della
letteratura italiana: “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi.
Una similitudine inusuale che, con uno sguardo lucido e
neorealista, ci conduce in un viaggio catartico agli inferi, a cui
segue una sorta di rinascita. Il riferimento è ovviamente
all’attuale condizione del territorio italiano, unico e
irriproducibile pur nella sua martoriata bellezza.
Ecco un estratto dell’incontro con
il cast di Sulla
stessa onda, il nuovo film Netflix, disponibile sulla piattaforma dal 25 marzo.
Sulla
stessa onda è scritto e diretto da Massimiliano
Camaiti, al suo esordio come regista in un lungometraggio, e vede
come protagonisti principali Elvira Camarrone, Christian
Roberto, Donatella Finocchiaro, Corrado Invernizzi e
Vincenzo Amato.
Il film è stato girato interamente
in Sicilia, a Palermo e San Vito Lo Capo, per 6 settimane di
riprese.
Ispirata a un esperimento reale che ha
scioccato il mondo e all’omonimo e acclamato film tedesco, la serie
“L’onda” segue un gruppo di adolescenti ribelli. Sognando un futuro
migliore, creano una comunità che presto si trasforma in un
fenomeno di massa. Ma quella che all’inizio sembrava una ribellione
giocosa e idealistica nei confronti dell’ordine costituito prende
rapidamente una piega terrificante… “L’onda” diventa ben presto una
potenza inarrestabile.
Sono venticinque anni che
Matthew McConaughey affascina il mondo intero con la sua
parlata un po’ strascicata, il suo fascino da canaglia, e il suo
talento incredibile. Un attore particolarmente versatile, ha
interpretato tantissimi ruoli diversi: da un uomo d’affari di night
club, ad un investigatore scontroso, ad un padre di famiglia che
viaggia nello spazio. E noi continuiamo a seguirlo. Ha un carisma
innegabile ed è stato paragonato a Paul Newman per il suo fascino
classico. Cosa non sapete su di lui? Ecco dieci curiosità su
Matthew McConaughey.
Matthew McConaughey: film e
programmi televisivi
1. Matthew McConaughey:
scoperto per caso. Non aveva esperienza come attore, quando
fece la conoscenza di un direttore di casting in un bar alle tre e
mezza del mattino. Questi gli chiese di vedersi sul set alle nove e
mezza. Sei ore dopo l’incontro, la sua carriera era stata lanciata
da La vita è un sogno. A quanto pare, infatti, quando il
direttore del casting Don Philips e il regista Richard Linklater
arrivarono ad Austin con il cast, uno degli attori principali
(Shawn Andrews) non andava particolarmente d’accordo con gli altri.
Matthew McConaughey studiava film all’Università del Texas e aveva
ventitré anni, quando il barista gli disse di Philips. Lui gli si
avvicinò con della vodka, e i due si misero a parlare.
Inizialmente, Philips aveva paura che lui fosse troppo bello per il
ruolo, ma le prove lo convinsero delle sue capacità, e il ruolo fu
modificato per lui, e fu aggiunto parecchio dialogo per sopperire
all’assenza di Andrews.
2. Matthew McConaughey: film e
programmi televisivi. Dopo essersi trasferito a Los Angeles,
Matthew McConaughey lavorò in un film dopo l’altro. Dopo Non
aprite quella porta IV (1995), ci fu (Stella solitaria
(1996), Il momento di uccidere (1996), Contact
(1997), Amistad (1997), The Newton Boys (1998),
Edtv (1999), U-571 (2000). Gli anni Duemila, poi,
furono gli anni in cui Matthew McConaughey recitò in film romantici
e commedie, tra cui Prima o poi mi sposo (2001), Come
farsi lasciare in 10 giorni (2003), A casa con i suoi
(2006), We Are Marshall (2006). Ci furono poi, tra i
film con Matthew McConaughey di quegli anni, Il regno del
fuoco (2002), Tutti Pazzi per l’oro (2008), La
rivolta delle ex (2009). Nel 2010, poi, l’attore lasciò le
commedie romantiche, e si prese una piccola pausa. Il cambiamento
arrivò poi nel 2011, quando riprese a recitare. Matthew
McConaughey recitò quindi in una serie di ruoli iconici in
film come: The Lincoln Lawyer (2011=, Bernie (2011),
Killer Joe (2011), Mud (2012), The Paperboy (2012),
Magic Mike (2012), Dallas Buyers Club (2013), The Wolf of Wall Street (2013). Il
2014, poi, fu l’anno di True
Detective e
Interstellar.
Matthew McConaughey: filmografia
recente
3. Matthew McConaughey:
filmografia recente. Tanti titoli si sono susseguiti nella sua
carriera in seguito al 2014, e la filmografia di Matthew
McConaughey continua ad allungarsi senza sosta. Tra i film recenti,
ci sono La foresta dei
sogni (2015), Free State of
Jones (2016), Kubo e la spada magica (2016), Sing
(2016), Gold – La grande
truffa (2016), La torre nera
(2018). Sempre nel 2018 è protagonista di
Cocaine – La vera storia di White Boy Rick (2018),
mentre nel 2019 interpreta Baker Dill in Serenity
(2018), Moondog in The Beach Bum (2019). In
quell’anno appare in un cammeo come se stesso in Between Two Ferns:
Il film. Nel 2020 arriva con qualche ritardo dovuto alla PANDEMIA
l’atteso The Gentlemen di Guy Ritchie nel quale
interpreta Michael Pearson. Nel 2020 ha interpretato Hank
nell’attesa serie di prossima uscita Hank the Cowdog. Mentre
nel 2021Matthew McConaughey presterà la
voce a Buster Moon nell’annunciato sequel Sing 2.
Matthew McConaughey: altezza e
fisico
4. Matthew McConaughey: altezza
e fisico.Matthew McConaughey è alto 182
centimetri, e pesa all’incirca 85 chilogrammi. Ha 48 anni, ed è
nato in Texas il 4 novembre 1969.
5. Matthew McConaughey fu preso
in considerazione per due ruoli in Titanic. Sembra che,
durante il casting del film, Matthew McConaughey fu preso in
considerazione insieme a Chris O’Donnel,
Billy Crudup, Stephen Dorff e
Jared Leto per il ruolo di Jack Dawson.
L’attore, però, ha negato che tale ruolo gli sia mai stato offerto:
“Non mi è stato offerto il ruolo di protagonista in Titanic, come si dice in giro” ha raccontato
nel 2014, per poi rivolgersi scherzando al proprio agente, “Non mi
è stato offerto, giusto? Perché se mi è stato offerto, dobbiamo
parlare”.
Matthew McConaughey dimagrito per
Dallas Buyers Club
6. Per Dallas Buyers
Club, Matthew McConaughey è dimagrito di più di 21 chili.
Per interpretare il ruolo di Ron Woodroof, elettricista malato di
AIDS protagonista di Dallas Buyers Club, McConaughey è dimagrito
parecchio, non soltanto mangiando di meno. Infatti, ha cercato di
allontanarsi dalle varie attività legate al cibo. Anziché mangiare,
pensare al cibo, o preparasi da mangiare, ha passato il suo tempo
leggendo e facendo ricerche, diventando quasi un eremita. Ha smetto
di incontrare persone al ristorante: chiunque volesse incontrarlo,
doveva entrare nel suo ambiente così strettamente controllato.
Matthew McConaughey: moglie
7. Matthew McConaughey: la
moglie e altre storie. Nel corso degli anni, Matthew ha
frequentato ed è apparso pubblicamente con una serie di donne e
fidanzate. A metà degli anni Novanta, sembra frequentasse
Ashley Judd. Nel 2002, a quanto pare, ha avuto una
breve storia con Janet Jackson, conosciuta ai Grammy. Nel 2005,
poi, Matthew conobbe Penelope Cruz sul set del film Sahara,
e i due si frequentarono per più di un anno. Voci, poi, dicono che
in seguito l’attore abbia frequentato Cassandra Hepburn. Nel 2012,
poi, Matthew si è sposato con la modella e designer brasiliana
Camila Alves, dopo essere stati insieme per ben sei anni.
Matthew McConaughey, con la moglie, ha avuto tre
figli: Levi, Vida e Livingston.
8. Matthew McConaughey è un uomo
impegnato, e per tantissime cause. Matthew McConaughey e la
moglie Camila hanno raccolto parecchi fondi e fondato la JKL
Foundation, per supportare e creare programmi di esercizio per
comunità che ne hanno particolarmente bisogno. Ma non solo: per
aiutare l’Oprah Angel Network Hurricane Katrina and Rita Relief,
l’attore ha messo all’asta la propria Chevy Corvette Stingray del
1971 su eBay, per poi donare tutto il ricavato. Nel 2006, sembra
che abbia incrociato due giovani delinquenti in procinto di dare
fuoco ad un gatto coperto di lacca per capelli, e che abbia salvato
l’animale. Matthew McConaughey ama gli animali, e
ha autografato un osso di legno venduto all’asta per aiutare la
Mississipi Animal Rescue League. Ma l’attore ha supportato
tantissime cause nel corso degli anni: gioventù a rischio, cancro,
violenze, dipendenza, aiuto ai cittadini anziani, educazione,
animali, salute mentale, e povertà.
Matthew McConaughey: l’Oscar
9. Matthew McConaughey: l’Oscar
perDallas Buyers Club. Vinse l’oscar nel
2014 per il ruolo di Ron Woodroof, ma i suoi premi e le sue
nomination non si fermano lì. Infatti, l’attore ne ha ricevuti
diversi nel corso degli anni, tra cui un Academy Award, un Golden
Globe, un Screen Actors Guild Award, due Critics’ Choice Awards, un
MTV Movie Award e un People Choice Award. Inoltre è stato nominato
per cinque Teen Choice Awards e due Emmy.
10. Gli eroi di Matthew
McConaughey. L’attore ha raccontato più volte dei suoi eroi,
quelli dell’infanzia e quelli della vita reale. Da piccolo, era fan
di Evel Knievel, e ha espresso il proprio interesse nei confronti
di un film su di lui. Quando gli è stato chiesto quale supereroe
gli piacerebbe interpretare, ha detto di invidiare molto coloro ai
quali è stata offerta la possibilità di interpretare Hulk. Nel
2014, agli Oscar, gli è stato chiesto chi sia il suo eroe, e la
risposta è stata: “Me stesso tra dieci anni. Ogni giorno, ogni
settimana, ogni mese e ogni anno della mia vita, il mio eroe è
sempre me stesso tra dieci anni. Sono sarò mai il mio eroe. Non ci
arriverò. So di non esserlo, e va bene così, perché mi dà qualcuno
da cercare di raggiungere”.
Gwendoline Christie è famosa
per essere bellissima, altissima, e tosta. I personaggi che
interpreta sono sempre pieni di forza non solo fisica ma anche
morale: complessi e nuovi, le hanno garantito una carriera
eccezionale, all’interno di alcuni dei maggiori franchise degli
ultimi anni. La conosciamo per Game of Thrones, Hunger Games e
Star
Wars, ma cosa non sapete su di lei?
Ecco dieci curiosità su
Gwendoline Christie:
Gwendoline Christie: film e
carriera
1. Un inizio da ballerina e
ginnasta per Gwendoline Christie. Gwendoline Christie è nata in
Inghilterra e, nei primi anni della sua vita, ha studiato danza e
ginnastica artistica, ed è diventata una ginnasta
semi-professionista. Il motivo per cui dovette abbandonare quella
carriera, però, fu una lesione spinale che la costrinse a fermarsi
per un po’, e le impedì poi di tornare. Inoltre, sembra che, ad un
certo punto, Gwendoline Christie volesse diventare una suora. Ha
studiato poi recitazione, laureandosi nel 2005: il suo primo ruolo
è stato in una produzione di Great Expectations della Royal
Shakespeare company, nell’autunno che seguì la sua laurea.
2. Gwendoline Christie: i
film. Nel corso degli anni poi, Gwendoline ha recitato in una
serie di piccoli ruoli, finché si è conquistata il ruolo di Brianne
in Il trono di
spade nel 2011, che l’ha resa famosa in tutto il mondo. in
seguito, è diventata la regina dei franchise, e ha interpretato
Lyme in Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 2 (2015) e
Phasma in Star Wars: Il risveglio della Forza (2015), e ha
interpretato se stessa in Absoloutely Fabulous: The Movie
(2016). Ora, ha due progetti in arrivo, Benvenuti a Marwen e
In Fabric. Inoltre, Gwendoline fa la modella, ed è stata il
volto della campagna autunno/inverno di Vivienne Westweed nel 2015.
Nel 2019 ha ripreso il ruolo di Brienne of Tarth nell’ultima
stagione di Game of Thrones. Nello stesso anno ha interpretato
Jane Murdstone in
La vita straordinaria di David Copperfield, Teresa in
Our Friend e Hippolyta, Queen of the Amazons / Titania, Queen of
the Fairies in a Midsummer Night’s Dream. Nel 2020 ha prestato la
voce nei panni di Evie nella miniserie Dirty Diana. Nel
2021 Gwendoline Christie interpreterà
il ruolo di Lucifer nell’attesissima serie
The
Sandman.
Le foto di Gwendoline Christie di
Polly Borland
3. Foto di Gwendoline Christie,
scattate da Polly Borland in una collaborazione. Mentre
l’attrice era in tour e al West End di Londra con Great
Expectations, attirò l’attenzione di una fotografa, Polly
Borland, con la quale decise di collaborare per una serie di
fotografie, chiamata Bunny. Affascinata dall’altezza
dell’attrice, la fotografa ha realizzato delle foto di Gwendoline
Christie con le quali esplora il suo corpo attraverso diverse
prospettive, per catturare un particolare senso di bellezza. In
alcune fotografie, indossa una maschera da coniglio fatta con della
calzamaglia rosa, esplorando le immagini normalmente associate alla
bellezza femminile.
4. Gwendoline Christie è alta
1.91 metri. E crede che l’altezza sia un ottimo modo per
trovare un buon compagno: se è capace di superare la cosa, allora
ha del coraggio. Ma ci sono stati momenti in cui essere troppo alta
è stato un po’ difficile: “Ci sono stati momenti della mia vita nei
quali sono stata in difficoltà — con i quali altri milioni di
persone hanno avuto difficoltà — nel sentirmi isolata, sentirmi
brutta, e sentirmi di dover superare il fatto di avere un aspetto
diverso da quello delle altre persone.
Gwendoline Christie in Hunger
Games
5. Gwendoline Christie e Hunger
Games: donne eroiche. Gwendoline Christie sceglie con cura i
propri ruoli, ed è orgogliosa di far parte di un gruppo di eroine
di Hollywood che combattono gli stereotipi. Gwenoline
Christie, su
Hunger Games, ha raccontato parecchie cose che hanno a che fare
con le donne ha Hollywood (insieme a
Jennifer Lawrence e
Natalie Dormer), anche in relazione alla propria altezza: “Non
mi avrebbero scelta spesso, anzi non mi avrebbero scelta per niente
alla fine del secolo scorso. Ma ora, grazie ai film incentrati su
donne eroiche, la conseguenza è che vengo scelta, come amica del
personaggio principale, o come antagonista”. Ha raccontato poi di
come sia inaccettabile per un uomo essere più basso della propria
controparte femminile, e di come abbia a che fare con l’idea che
l’uomo, nella nostra società, debba mettersi un po’ più in alto,
debba essere un po’ più forte (al cinema così come nella vita
reale), e ha detto “Se posso aiutare a cambiare questo, allora sarà
un risultato del quale essere orgogliosa. Nessuno dovrebbe essere
giudicato, per prima cosa, per la propria altezza”.
Game of Thrones e Gwendoline
Christie
6. Gwendoline Christie e Game
of Thrones: il ruolo se lo è andato a cercare. All’epoca,
aveva recitato in Parnassus –
L’uomo che voleva ingannare il diavolo, quando i fan dei
libri, a conoscenza del fatto che fosse cominciata la produzione
della serie, cominciarono a suggerirla per il ruolo di Brienne
all’interno dei forum. Un amico di lei venne a sapere della cosa, e
lo raccontò a Gwendoline, la quale si incuriosì e cominciò a
leggere i libri. Si innamorò del personaggio, e cominciò a
trasformarsi in Brienne: lentamente, mostrando i propri progressi
sui social, cercando di attirare l’attenzione del casting: si
tagliò i capelli, si vestì a tema, e guadagnò 6 chili tutti di
muscoli. Il direttore del casting la vide poi mentre recitava in
Great Expectations, e il resto è storia.
7.Gwendoline Christie:
l’interesse per Game of Thrones. È stato il ruolo che ha
lanciato la sua carriera, quello di Brianne, e l’attrice lo ama per
un motivo ben particolare, e che le sta a cuore: “Fare parte di
qualcosa che davvero mette in discussione gli stereotipi di genere
è quello che ho sempre voluto. Non devo preoccuparmi del fatto di
essere attraente. Brienne ha l’aspetto di un sacco di sterco — è il
personaggio, e va bene così — quindi posso concentrarmi su altre
cose.
Facebook, Gwendoline Christie e la
femminilità
8. La volta in cui Facebook ha
commentato la femminilità di Gwendoline Christie in Star
Wars. Non si sa molto su Phasma, ma è già uno dei
personaggi più interessanti della nuova trilogia di Star Wars: un ruolo
femminile che non è quello di una damigella in pericolo o una
ragazzaccia sfacciata, ma semplicemente quello di una macchina da
guerra. Qualche tempo fa, un utente di Facebook, su Gwendoline
Christie in Star Wars ha avuto qualcosa da dire, commentando
sulla pagina del film: l’armatura di Phasma non è “femminile”. Il
commento in questione, diceva “Non per essere sessista, ma è
davvero difficile capire che quella è un’armatura femminile per
me”. La pagina ha risposto con prontezza: “È un’armatura. Su una
donna. Non deve apparire femminile”.
Gwendoline Christie: età e data di
nascita
9. Sembra che Gwendoline
Christie, sulla propria età e data di nascita, non sia proprio
sicura. Stando a quanto dice IMDb, la data di nascita di
Gwendoline Christie sia il 28 ottobre 1978 (e l’età sarebbe quindi
di 39 anni). Ma sembra anche, stando a quanto raccontato da lei
durante un’intervista con Radio Times, che Gwendoline
Christie, della propria età, non sia proprio sicura: ha rivelato di
aver “perso il conto” dei propri anni e della propria età, e così
la madre.
10. Gwendoline Christie è
impegnata con un famoso designer di moda. Si chiama Giles
Deacon, e su di lui l’attrice ha detto a Elle UK: “Tutto
quello che voglio dire è che penso che Giles Deacon sia un uomo
eccezionale e dal talento eccezionale, e una persona davvero
brillante. Tutto qui”.
Emilia Clarke è la
bellissima Madre dei Draghi, un’attrice di talento e dal successo
incredibile, e una persona con uno spiccato senso dell’umorismo.
Amata dai fan di Trono di
Spade e non solo, è senza dubbio una delle star più
famose della sua generazione. Cosa non sapete su di lei? Ecco
dieci curiosità su Emilia Clarke:
Emilia Clarke: film e
carriera
1. Emilia Clarke: la
carriera. È nata a Londra ed è cresciuta in Inghilterra, e sa
di voler fare l’attrice da quando aveva tre anni. Durante la
scuola, ha recitato in diverse commedie scolastiche, per poi
studiare alla prestigiosa Chang-Ren Nian, per poi apparire in
televisione nella soap per Doctors. Nel 2010, dopo essersi
diplomata, ha ottenuto il primo ruolo al cinema, nel film
Triassic Attack – Il ritorno dei dinosauri. Il ruolo che
l’ha resa famosa è arrivato poco dopo, nel 2011, quando ha
sostituito Tamzin Merchant nel ruolo di Daenerys ne Il trono di
spade. Da lì, la sua carriera è decollata. Tra i film con
Emilia Clarke, ci sono Dom Hemingway (2013), Terminator Genysis (2015),
Voice from the Stone (2017), Io prima di te e
Solo: A Star Wars Story
(2018). Nel 2019 è tornata a vestire i panni di Daenerys Targaryen
nell’ottava
e ultima stagione di Games of Thrones. Sempre nello stesso anno
ha interpretato il ruolo di Susan Smith in Above
Suspicion e quello di Kate nella commedia natalizia
Last Christmas. Nel 2020 invece ha interpretato Malu
nel film Murder Manuel. Nel 2021 Emilia Clarke
presterà la voce a Malicia in The Amazing Maurice.
2. Emilia Clarke ha rifiutato il
ruolo di Anastasia in Cinquanta sfumature. Tante attrici
di Hollywood avrebbero dato qualsiasi cosa per interpretare la
protagonista di
Cinquanta sfumature di grigio, ma sembra che Emilia
non sia una di queste. Infatti, sembra che il ruolo le sia stato
effettivamente offerto, ma che lei lo abbia rifiutato. Infatti,
l’attrice non voleva essere caratterizzata a causa delle scene di
nudo del film: “Non dirò mai ‘Non farò mai del nudo’, perché l’ho
già fatto. Ma potrei finire incastrata in una cosa dalla quale ho
già fatto fatica ad uscire”.
Emilia Clarke: Game of
Thrones
3. Emilia Clarke, per Game of
Thrones, non ha avuto molto tempo per prepararsi. Emilia
Clarke, per Game of
Thrones, ha avuto solamente ventiquattr’ore per prepararsi
all’audizione. Per riuscire a presentarsi, si è data malata al
lavoro e ha fatto tantissime ricerche su Wikipedia. Due giorni dopo
il colloquio, ha scoperto che sarebbe diventata la Daenerys
Targaryen di Game of
Thrones. Una volta, ha raccontato a Jimmy Fallon cosa è
successo durante l’audizione: tra le altre cose, David Benioff le
ha chiesto di fare una danza. Lei ha fatto il pollo che si
trasforma in un robot.
4. La vodka ha aiutato Emilia
Clarke in Game of Thrones: per le scene di nudo. Emilia Clarke
di Game of Thrones è conosciuta per delle famosissime scene
di nudo, ma non vuol dire che queste le riescano facili. In fatti,
a quanto pare, l’attrice si è affidata all’amica vodka per calmarsi
prima di girare le scene in questione. La vodka e delle buone luci,
ha detto, è tutto quello di cui ha bisogno.
Emilia Clarke: fidanzato
5. E ora, Emilia Clarke ha un
fidanzato? Al momento, sembra che Emilia sia single. Nel corso
degli anni, però, ha avuto dei fidanzati famosi (no, non Kit
Harington). Nel 2012, ad esempio, Emilia Clarke aveva un fidanzato
di nome Seth McFarlane. I due avevano cominciato a frequentarsi nel
2012, e si sono poi lasciati nel 2013. Emilia Clarke ha parlato del
fidanzato, raccontando la difficoltà del frequentarsi quando si è
personaggi pubblici: “Bene, uno dei contro è che ci sono degli
sconosciuti che ti danno consigli sulla tua vita sentimentali, del
tipo ‘Sono un grande fan dello show, e non sono bene sicuro di cosa
tu stia facendo con quel tizio’, ai quali non ho reagito molto
bene. È successo a New York, quando io e Seth stavamo insieme”.
Emilia Clarke: fisico
6. Emilia è stata nominata
la donna più sexy del mondo. Lo sappiamo tutti che Emilia è
incredibilmente attraente, grazie ad un’incredibile combinazione di
aspetto fisico e carisma dei personaggi che sa interpretare. Ma è
stata acclamata per la propria bellezza da molte riviste, tra la
quale Ask Men, che l’ha nominata la donna più desiderabile
del mondo. O Esquire, che l’ha nominata donna
vivente più sexy del 2015.
Emilia Clarke figli
Emilia Clarke è un’attrice molto riservata,
quindi è spesso difficile riuscire a capire se ha qualche interesse
amoroso o meno. Inolte non ha ancora figli anche se ha dichiarato
che in futuro ne vorrebbe.
7. Emilia ha un tatuaggio.
Ne ha uno, e ne vuole di più. Per ora, ha un piccolo tatuaggio di
un’ape sul mignolo, fatto dallo stesso tatuatore che si è occupato
del rapper canadese Drake. Durante un’intervista con
Glamour, Emilia ha raccontato le sue idee per il suo
prossimo tatuaggio: vorrebbe un drago, “uno metaforico”.
8. Emilia Clarke su Instagram:
l’addio a Game of Thrones. Emilia ha detto addio a
Daenerys un anno prima di tutti noi, con un post sentimentale su
Instagram che è un tributo alla serie. “Sono salita su una barca
diretta su un’isola per dire addio alla terra che è stata casa
lontano da casa per quasi un decennio,” ha scritto.
Emilia Clarke: altezza e
fisico
9. Emilia Clarke, la sua altezza
e il suo fisico. Emilia Clarke è alta 157 centimetri, e pesa 52
chilogrammi.
Emilia Clarke e Kit Harington
10. Emilia Clarke e Kit
Harington sono ottimi amici. Le voci su una presunta relazione
tra Emilia Clarke e Kit Harington sono circolate
costantemente e a più riprese, ma in realtà i due sono solamente
ottimi amici. I due si sono incontrati, a quanto pare, prima
dell’inizio della prima stagione di GOT. Harington ha
raccontato di essere stato sorpreso “da questa bellissima, piccola
ragazza con un incredibile senso dell’umorismo. Siamo diventati
amici molto velocemente”. E, riguardo ai pettegolezzi sulla loro
presunta relazione, Emilia Clarke ha detto: “Letteralmente, mi fa
venire da piangere, tanto è lontano dalla verità”.
Nonostante Zack Snyder e la stessa
WarnerMedia abbiano confermato che non ci sono piani per un
prosieguo dopo
Zack Snyder’s Justice League, è innegabile quanto
l’epilogo del film lasci diverse porte aperte ad un eventuale
sequel o a future storie che potrebbero essere raccontate nel DCEU.
ComicBookMovie ha raccolto 10 modi in cui il film ha, di fatto,
gettato le basi per un nuove eccitanti avventure…
La gravidanza di
Lois Lane
Ci sono diversi indizi
disseminati in tutta la
Snyder Cut che lasciano intendere che Lois Lane è incinta
del figlio di Superman, dettaglio che è stata poi confermata dallo
stesso Snyder. Inutile dire che si tratta di un grosso problema e,
al tempo stesso, di qualcosa che il regista aveva pianificato di
esplorare in profondità nei prossimi due capitoli della sua
trilogia mai realizzata di Justice
League.
Questa rivelazione
lascia una porta aperta sul futuro del personaggio di Superman, e
potrebbe spiegare meglio perché l’eroe, alla fine, cade sotto il
controllo di Darkseid. Sempre grazie a Snyder sappiamo che il
figlio senza poteri di Superman un giorno sarebbe diventato il
nuovo Batman.
La missione di Darkseid
Steppenwolf
viene sconfitto dalla Lega e ora che Darkseid sa che l’Equazione
dell’Anti-vita risiede sulla Terra, nulla gli impedirà di tentare
di conquistarla. Alla fine del film, decide di radunare le forze di
Apokolips per un’altra invasione su vasta scala, quindi è chiaro
che questa battaglia contro Steppenwolf e i suoi Parademoni è stata
soo la punta dell’iceberg.
Alla fine, sappiamo
che Darkseid ne sarebbe uscito vittorioso, come dimostrato
dall’esistenza della linea temporale del Knightmare e dall’epilogo
della
Snyder Cut. Tuttavia, ci sono parecchi
riferimenti al Multiverso in tutto il film, quindi non possiamo
fare a meno di chiederci se il regista avesse dei piani ancora più
ambiziosi per esplorare, nei sequel, cosa significasse davvero
quell’universo parallelo.
Lex Luthor rivela
la vera identità di Batman
La seconda scena
post-credits inclusa nella versione theatrical del 2017, sempre con
Lex Luthor e Deathstroke, aveva anticipato l’arrivo della Injustice
League. La scena originale, invece, quella che poi è stata
riutilizzata per la
Snyder Cut, doveva gettare le basi per il
Batman mai realizzato di Ben Affleck.
In cerca di vendetta dopo essere
stato rinchiuso ad Arkham, Lex Luthor rivela a Slade Wilson che
dietro il costume di Batman si nasconde il miliardario Bruce Wayne.
Il viaggio di Deathstroke alla ricerca del vigilante sarebbe dovuto
essere al centro del film immaginato da Affleck, e forse è qualcosa
che potrebbe ancora diventare realtà in qualche forma. Dopotutto,
l’attore tornerà nei panni del Cavaliere Oscuro in
The Flash…
La Forza della velocità
La versione di Barry Allen
presente nella versione theatrical di Justice
League è molto diversa da quella che abbiamo visto
nella
Snyder Cut, dove la storia e i poteri del
personaggio hanno finalmente ricevuto lo spazio che meritavano.
Dopo aver sfruttato la Forza della velocità per invertire il tempo
e salvare i suoi compagni eroi, il Velocista Scarlatto diventa
sempre più consapevole dei suoi poteri.
Alla fine del film, è chiaramente in
grado di attingere in modo più efficace alle sue straordinarie
capacità rispetto a quando lo incontriamo la prima volta. Ciò
include anche la possibilità di viaggiare nel tempo, vero punto di
svolta per qualsiasi universo raccontato nei fumetti. Sapevo che
già la versione di
The Flash ad opera di Rick Famuyiwa doveva
ispirarsi alla serie “Flashpoint”: la speranza è che anche il film
di Andy Muschietti si ispiri a questa iterazione.
Il ritorno di Clark Kent
Sappiamo che Clark Kent è
morto durante l’attacco di Doomsday, ma a quanto pare Kal-El è
tornato ad assumere l’identità segreta di Superman, come mostrato
nell’epilogo della Snyder
Cut. Anche nella versione del 2017 avevano
visto il personaggio fare ritorno a Metropolis, ma nel taglio di
Snyder vediamo che l’Uomo d’Acciaio ha scelto di continuare ad
indossare il costume nero. Ciò è sicuramente degno di nota,
poiché Superman potrebbe essere tornato al tradizionale costume
rosso e blu dopo essere caduto sotto il controllo di Darkseid.
Quello che non sappiamo è come Clark
sia stato di grado di tornare dal mondo dei morti senza
compromettere la sua identità segreta di Superman. Tuttavia, Snyder
ha rivelato che aveva pianificato di esplorare le lotte interne
dell’eroe che cercava di tornare in contatto con il suo lato umano
nei sequel mai realizzati. Quindi, anche se quella scena
dell’epilogo della
Snyder Cut sembra un classico momento “usa e
getta”, in realtà è un chiaro riferimento al fatto che ci fosse
ancora altro da raccontare…
Gli ultimi eroi sopravvissuti
La visione di Cyborg ci dà
un’idea di cosa succederà dopo gli eventi narrati nella
Snyder Cut, anche se la scena ambientata
nel Knightmare e contenuta nell’epilogo ci lascia molto su cui
riflettere. Chiaramente, Batman ha bisogno dell’aiuto del Joker per
trovare qualcosa che consentirà a Flash di tornare indietro nel
tempo, salvare Lois Lane e sistemare le cose. Tuttavia, pare sia
stata proprio l’inazione di Bruce che apparentemente ha causato la
sua scomparsa (qualcosa che il Joker sottolinea con grande
gioia).
Deathstroke, Mera e Cyborg sono gli
unici eroi rimasti, a disposizione per cercare di ristabilire
l’ordine, ma le cose sembra vadano male quando arriva il Superman
soggiogato da Darkseid. Non è chiaro se questo avvenga prima o dopo
la scena del Knightmare vista in Batman v Superman: Dawn of Justice, ma possiamo
tranquillamente presumere che non tutti riescano a uscire vivi da
questo confronto.
L’aumento dei poteri di Cyborg
L’arco narrativo di Cyborg
nella Snyder
Cut è senza dubbio il più interessante: dopo aver
perso suo padre, alla fine l’eroe accetta il suo nuovo status quo,
superando dolore e rabbia. Il piano originale era che Victor Stone
prendesse parte al film
The Flash, ma ora sappiamo con certezza che non
accadrà.
Avrebbe dovuto avere anche il suo
film da solista, ma è probabile che la
Snyder Cut sia l’ultima volta che vedremo Ray
Fisher interpretare il personaggio (a meno che Snyder non ritorni
al comando del DCEU!). È emozionante pensare a dove potrebbe andare
questo Cyborg potenziato: Snyder immaginava che la sua storia
finisse con Victor che padroneggiava i suoi poteri al punto da
poter ritornare ad essere umano.
Il ritorno a casa di Wonder Woman
Wonder
Woman 1984 non è stato accolto benissimo e purtroppo non
abbiamo ancora vista Diana Prince entrare in azione ai giorni
nostri. Si spera che questo sia il piano per il threequel, ma
Snyder sembra aver anticipato qualcosa di diverso per la sua
versione del personaggio alla fine della
Snyder Cut.
Mentre Wonder Woman guarda tristemente in lontananza, è
chiaro che sta pensando a Themyscira. Sappiamo da quello sguardo al
futuro che alla fine è venuta a patti con i suoi tormenti, anche se
Darkseid alla fine la uccide e dà fuoco al suo corpo di fronte alle
altre guerriere Amazzoni. Una volta Snyder sperava di usare Doctor
Poison per spazzare via Themyscira dopo che Diana era tornata a
casa. Tuttavia questa sequenza – che è stata aggiunta insieme alla
scena ambientata nel Kightmare – è piuttosto indicativa del destino
nefando che attende l’eroina.
La Sala della Giustizia
Bruce Wayne
aveva deciso di convertire Villa Wayne nella Sala di Giustizia
anche nella versione theatrical, ma nella
Snyder Cut la decisione assume un significato ancora
più importante (soprattutto perché mostra Batman che esce
dall’ombra). Grazie ad uno sguardo al futuro, sappiamo che il
Cavaliere Oscuro alla fine è riuscito a creare la base operativa
per la squadra, ma a causa del Superman controllato da Darkseid, la
cosa non dura a lungo.
A un certo punto
viene mostrato mentre si libra sui resti della Sala di Giustizia
con Kilowog morto ai suoi piedi e il cappuccio di Batman in mano. È
un’immagine sorprendente e al tempo stesso memorabile. La speranza
è che sia un’idea che possa essere elaborata da Snyder in un futuro
non troppo lontano…
Il messaggio di Martian Manhunter
Nei piani
originali di Zack Snyder, in questa scena ci doveva essere Lanterna
Verde/John Stewart. Tuttavia, a causa dei piani sul personaggio, la
Warner Bros. ha chiesto di non usare l’eroe. Martian Manhunter
arriva quindi per aiutare la Lega. Ciò potrebbe in qualche modo
assicurare che il futuro desolato e devastante, quello in cui
Darkseid controlla Superman e la Terra, non si verifichi: l’eroe
sarebbe quindi la chiave nella battaglia contro il temibile
villain.
Si tratta di una
conversazione molto interessante, seppur breve, tra Bruce Wayne e
Martian Manhunter, anche se a quanto pare quest’ultimo non faceva
parte dei piani originali di Snyder. Tuttavia, sarebbe interesse
vedere come un sequel userebbe sia lui che Lanterna
Verde.
Pretty Little Liars è finito da un po’, ma tutti amiamo
ancora Ashley Benson: solare, bellissima, e una delle
attrici più amate della serie, è una di quelle attrici che i fan
non abbandoneranno mai. Ha una carriera lunghissima, piena di
piccole apparizioni in show che tutti conosciamo benissimo, è stata
Hanna in
Pretty Little Liars, e sembra che ami particolarmente i
cuccioli.
Cosa non sapete su di lei? Ecco
dieci curiosità su Ashley Benson.
Ashley Benson: film e serie
tv
1. Ashley Benson ha cominciato
con le soap opera. Ashley Benson è nata a Anaheim, in
California. Ha cominciato a fare la modella già prima di compiere
dieci anni, comparendo in cataloghi di danza e nelle pubblicità
stampate della Ford. Ha cominciato a recitare, con piccoli ruoli in
show famosissimi come
Zoey 101, West Wing – Tutti gli uomini del Presidente, Settimo
cielo,
The O.C., in film come 30 anni in 1 secondo e in
video musicali. All’età di quindici anni, poi, ha firmato un
contratto di tre anni per Il tempo della nostra vita. Dato
che si giravano dai due ai tre episodi al giorno, era sempre sul
set. Nel 2007, però Ashley Benson ha deciso di lasciare lo show per
privilegiare i film.
2. Ashley Benson: i film e la
carriera. Dopo lo show, Ashley Benson è stata in film come
Bart Got a Room, alcuni corti, e alcuni film per la TV, tra
cui Cheerleader Scandal e Cupido a Natale. Tra il
2008 e il 2010, è apparsa in un episodio di CSI Miami e uno
di Supernatural, per poi recitare in 12 episodi di
Eastwick. È diventata famosissima, poi, per il ruolo di
Hanna Marin in Pretty Little Liars, interpretato a partire
dal 2010. Da allora, è apparsa in Sping Breakers – Una vacanza
da sballo (2012), Time Warrior (2012), How I Met Your
Mother, I Griffin, Ravenswood, Ratter:
Ossessione in rete (2015), Pixels (2015), Chronically
Metropolitan (2016). Nel 2018 ha interpretato Roxie
Rotten nel film Her Smell.
Ashley Benson nel 2021
Nel 2021 Ashley
Benson interpreterà il ruolo da protagonista di
Charlie Miller nell’annunciata serie tv Sorry Charlie
Miller. Sono in post- produzione invece i film The
Birthday Cake nel quale interpreta Tracey e Lapham
Rising, in un ruolo ancora non rivelato.
3. È stata l’unica delle star di
Pretty Little Liars a essere scelta. “Allora, volevamo
che una delle quattro Liars Originali, esclusa Alison, fosse
bionda” ha raccontato l’autrice I. Marlene King a
Cosmopolitan, “Non trovavamo nessuna che fosse giusta.
Ashley era in uno show di nome Eastwick, che fu cancellato
alle 8 di mattina di un lunedì. La mattina dopo, l’avevamo nei
nostri uffici del casting. Letteralmente, stava piangendo perché il
suo show era appena stato cancellato. Sa come usare quegli
‘occhioni da PLL’, come li chiamo io. Sapevamo di avere la
nostra Hanna”.
4. Ashley Benson, Instagram e
l’amore per i cuccioli. Ashley si è auto-dichiarata una
fanatica dei cani. Per chi la segue sui social media, avrà visto i
cuccioli di Ashley Benson su Instagram. Se li porta dappertutto, e
posta spesso loro fotografie. È anche sponsor per degli integratori
per cani!
5. Ashley Benson eShay Mitchellsono migliori
amiche. Le due sono conosciute dai fan come ButtahBenzo, e sono
tra le coppie di amiche che tutti vorrebbero essere. Quando Tra
selfie hot e video esilaranti su Snapchat, le due hanno un rapporto
speciale, del quale i fan non riescono a fare a meno. A quanto
pare, Ashley Benson ha detto che si farebbe “tatuare il nome
dell’amica su tutto il corpo”. È amore.
6. Ashley Benson è stata vittima
di body shaming. Ashley Benson è hot, bellissima e sexy, e dal
corpo a dir poco invidiabile. Nel 2016, però, ha raccontato di
essere stata vittima di body shaming: “Semplicemente, mi è
stato detto che ero troppo grassa per una parte (…) Ho pianto per
trenta minuti, ma poi devi scrollartelo dalle spalle, o ti causa
dei problemi di alimentazione seri. Tante persone in questo
ambiente dicono che hanno bisogno di perdere più peso di quel che
dovrebbero”.
Tyler Blackburn e Ashley
Benson
7.
Tyler Blackburn e Ashley Benson in PLL: le lacrime per la fine
della storia. Quando ha scoperto che Hanna e Caleb si sarebbero
lasciati, Ashley ha pianto veramente: la relazione tra i due
personaggi era la sua preferita di PLL e l’ha distrutta
sapere che non sarebbe continuata. Fortunatamente, i due si sono
rimessi insieme nella stagione finale.
8. Tyler Blackburn e Ashley
Benson non stanno insieme. Hannah e Caleb sono fantastici sul
piccolo schermo e
Tyler Blackburn e Ashley Benson sono ottimi amici nella vita
reale, ma senza scintille: non c’è niente di romantico tra i due, e
Ashley ha messo a tacere i pettegolezzi a riguardo. Infatti,
l’attrice ha detto che non lo frequenterebbe: “Non credo sarei
capace di frequentare un attore di alto profilo come ha fatto
Angelina Jolie”, ha detto inoltre.
9. Ashley Benson hair:
preferisce essere mora. Se seguite Ashley Benson, saprete che
cambia in continuazione il colore di capelli. Da bionda a bruna,
indossa regolarmente anche delle extension, per lavoro. Ma come ha
raccontato a Cosmopolitan, preferisce essere mora piuttosto
che bionda: “I capelli castani mi fanno sentire più me stessa. In
quanto bionda, vengo messa nella categoria della ragazza popolare e
cattiva, per quanto riguarda i ruoli, mentre io voglio solo essere
la ragazza normale”.
10. Ashley Benson è ossessionata
Taylor Swift. Ashley Benson è ossessionata dalla cantante (a
detta sua, “la vita è troppo breve per non essere ossessionati da
Taylor Swift”). Tra le due ci sono curiose somiglianza: prima di
tutto d’aspetto: si somigliano parecchio. Non solo: hanno quasi
esattamente la stessa età: Ashley è nata il 18 dicembre 1989,
mentre Taylor è nata il 13 dicembre dello stesso anno. Ah, anche
Ashley canta sin da piccola.