Presentata Fuori
Concorso – Serie alla Mostra del Cinema di Venezia, Il
Mostro di Stefano Sollima arriva su Netflix dal 22
ottobre con il peso di una delle vicende più oscure della storia
italiana. Otto duplici omicidi, diciassette anni di terrore,
un’arma sempre uguale: la Beretta calibro 22. È
l’epopea nera del Mostro di Firenze, il primo e più brutale serial
killer italiano, un caso giudiziario che ancora oggi rimane
irrisolto e avvolto in un alone di mistero e ossessione
collettiva.
Il Mostro: una serie
senza risposte
Sollima affronta il
materiale con una scelta radicale: non offrire una verità, non
chiudere la vicenda dentro la cornice rassicurante di una soluzione
narrativa. L’intento dichiarato è quello di esplorare i “possibili
mostri”, seguendo le diverse piste investigative che nel corso
degli anni si sono moltiplicate, contraddette, sovrapposte.
Il risultato è una
narrazione a diagramma, che procede come una mappa complessa di
sospetti, ipotesi e teorie. Ogni episodio non si limita a
ricostruire l’indagine, ma si cala dentro le vite degli indiziati,
mostrando le loro fragilità, i contesti familiari, i rapporti con
la provincia toscana degli anni ’70 e ’80. In questo modo il
“mostro” smette di essere un’entità singola e diventa piuttosto uno
specchio frantumato, una possibilità inscritta in chiunque.
Sollima racconta
l’orrore ma non cade nella morbosità
Nelle note di regia,
Sollima parla di “confronto con l’orrore”, e la serie restituisce
esattamente questa sensazione. Ogni dettaglio pesa, ogni
ricostruzione ha il sapore della responsabilità. Non c’è
compiacimento nello sguardo, né gusto voyeuristico per il sangue o
per la spettacolarizzazione del crimine. Il Mostro
sceglie una via difficile: raccontare senza attenuare, ma anche
senza indulgere.
La messa in scena
bilancia rigore e inquietudine: i paesaggi rurali toscani, le
strade di campagna, le case isolate restituiscono un’Italia di
provincia che è insieme familiare e perturbante. È in questo
ambiente che la violenza si insinua, diventando parte integrante
del tessuto sociale, e non un evento estraneo o
incomprensibile.
Uno degli aspetti più
interessanti della serie è il suo sguardo sul contesto sociale e
culturale del Paese. La cronaca nera diventa la porta d’accesso per
raccontare le contraddizioni di un’Italia che si illudeva di essere
moderna e sicura, ma che in realtà nascondeva misoginia, violenze
domestiche, paure ataviche.
Attraverso i sospetti e i
loro mondi, Il Mostro mette in luce un contesto dove
la condizione femminile è segnata da sottomissioni e silenzi, dove
le famiglie diventano luoghi di oppressione, e dove il crimine non
appare come un’eccezione assoluta ma come l’estrema conseguenza di
un sistema culturale. È qui che la serie trova la sua dimensione
più contemporanea: un rimando, un legame tematico con i femminicidi
di oggi, che continuano a ricordarci quanto poco sia cambiato,
nonostante la distanza temporale.
(Credits Emanuela Scarpa Netflix)
L’ossessione di un
racconto
Il regista, insieme a
Leonardo Fasoli, ha dichiarato di aver divorato fascicoli
giudiziari e atti processuali fino a farne un’ossessione. Da questa
immersione nasce la decisione più coraggiosa: non semplificare, non
scegliere una tesi, ma accogliere tutte le piste e restituirle con
onestà narrativa. È un metodo che ricorda quello investigativo –
seguire l’arma, il modus operandi – ma applicato alla scrittura e
alla regia.
Sollima conferma la
sua capacità di unire rigore documentario e tensione
drammatica. Dopo aver raccontato la criminalità organizzata e
il potere politico, con Il Mostro si spinge nel territorio
più rischioso: quello in cui il male non ha volto, e proprio per
questo diventa universale.
Il Mostro
è un racconto inquieto, frammentario, volutamente aperto,
che non risolve ma rilancia le domande. La sua forza sta nel
trasformare un fatto di cronaca in un dispositivo di riflessione
sull’Italia, sulle sue paure, sulle sue colpe collettive.
Sollima evita il
sensazionalismo e firma una miniserie cupa e rigorosa, che non cede
alla facile tentazione del true crime come intrattenimento, ma
affronta l’orrore attraversandolo con rispetto. Non per spiegare,
forse neanche per capire, ma per ricordare. E per ricordarci che,
come suggerisce il titolo, il mostro potrebbe essere chiunque.
Alla 82ª
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è stata
presentata Il Mostro, la
nuova serie tv diretta da Stefano Sollima e prodotta da Netflix. L’opera, tra i titoli più attesi della
stagione, affronta con uno sguardo crudo e realistico uno dei
capitoli più controversi della cronaca nera italiana, ricostruendo
fatti e atmosfere che hanno segnato un’epoca.
In
occasione della presentazione al Lido, Cinefilos.it ha avuto l’opportunità di
incontrare il regista per un’intervista esclusiva a cura di
Chiara Guida.
Sollima ha parlato delle sfide creative dietro la serie, del lavoro
con il cast e della responsabilità di trasformare una vicenda tanto
delicata in un racconto audiovisivo.
«Raccontare Il Mostro
significava non solo rievocare una pagina oscura della nostra
storia recente, ma anche interrogarsi su come il linguaggio seriale
possa farsi strumento di memoria collettiva», ha spiegato il
regista.
La serie si inserisce nel percorso autoriale di Sollima, già
riconosciuto a livello internazionale per opere come Suburra, Sicario: Day of the
Soldado e ACAB – All
Cops Are Bastards. Con Il Mostro il regista conferma il suo interesse per
narrazioni potenti e controverse, capaci di fondere tensione
drammatica e realismo.
L’intervista completa è disponibile sul canale YouTube di
Cinefilos,
all’interno della copertura esclusiva di Venezia 82 con recensioni,
approfondimenti e incontri con i protagonisti del Festival.
Ecco una clip esclusiva tratta da
Quir, il film diretto da Nicola
Bellucci che arriverà al cinema con un’uscita speciale
l’8, 9 e 10 settembre con Wanted. Quir racconta
una delle comunità LGBTQIA+ più sorprendenti d’Italia, che vive nel
cuore pulsante di Palermo, con uno sguardo intimo, struggente e
necessario.
Quir: il film
Bellucci ritrae alcuni personaggi della comunità LGBTQI+
palermitana che ruotano attorno al QUIR, noto negozio di
pelletteria che negli anni è diventato un importante punto
d’incontro della scena LGBTQI+ locale. La telecamera entra nelle
loro case e ce ne fa respirare amore, difficoltà, momenti di lutto
e riflessioni esistenziali sul maschile e il femminile. Attraverso
le storie di Gino Campanella, Massimo Milani, Charly Abbadessa,
Vivian Bellina ed Ernesto Tomasini e i gesti della
loro quotidianità – che di fatto sono atti politici di lotta per i
propri diritti in una Sicilia e in un’Italia ancora dominata da una
cultura patriarcale – prende forma la rappresentazione di una città
viva, in continuo rinnovamento, sempre più multiforme e
multietnica, e viene mostrato quanto sia cambiata la condizione di
questa comunità negli ultimi quarant’anni, ma anche di quanto certi
aspetti restino immutati.
QUIR racconta una delle comunità LGBTQIA+ più
sorprendenti d’Italia, che vive nel cuore pulsante di Palermo, con
uno sguardo intimo, struggente e necessario.
Con
Nühai(Girl), Shu Qi (Millenium Mambo, The Assassin), firma un debutto registico intimo e
doloroso, in cui il legame tra madri e figlie diventa il prisma
attraverso cui osservare le ferite dell’infanzia e la trasmissione
dei traumi familiari. Ambientato a Taiwan alla
fine degli anni Ottanta, il film racconta la storia di
Hsiao-lee, una ragazza silenziosa e introversa che
cresce in una casa segnata dalla violenza del padre e dall’ombra di
una madre assente, inghiottita dalle proprie scelte sbagliate. Un
ambiente che non lascia spazio al dialogo, fatto di insulti,
frustrazioni e incomunicabilità, in cui anche i gesti più
quotidiani assumono un valore simbolico.
Un’eredità difficile da spezzare
Il
film si apre con una frase paterna che suona come una condanna:
«Non hai bisogno di studiare». Da lì in
avanti, tutto il percorso di Hsiao-lee diventa una lotta per
affermare un tempo e uno spazio propri. Corre, cammina veloce,
sembra avere una misura diversa da chi la circonda: «Perché vai
così veloce?», le chiedono, ma la velocità è l’unico modo per
non farsi intrappolare dal peso di una casa che soffoca. Si occupa
della sorella più piccola e tenta di sfuggire all’ira del padre
ubriacone, mentre la madre emerge come figura severa e opaca,
capace di ribaltare sulla figlia la frustrazione delle proprie
scelte (“Se non studi abbastanza farai la mia stessa
fine”). Nella vita di Hsiao-lee riaffiora anche
Li-li, coetanea vivace e libera, che diventa lo
specchio di ciò che lei stessa vorrebbe essere: un varco possibile
verso la luce, un antidoto alla malinconia che la perseguita.
La paura dei vivi, più che dei fantasmi
Shu Qi costruisce il film come un racconto di
ombre che pesano più delle presenze visibili. Non servono
apparizioni o spettri, perché come dice la protagonista «sono
le persone vive a fare più paura dei fantasmi». Il padre che
insulta e maltratta, la madre che riversa rancore, il clima
familiare fatto di rancori mai sanati: è in questo paesaggio di
dolore che Hsiao-lee rischia di riprodurre, a sua volta, i
comportamenti subiti. Una riflessione sul modo in cui i traumi
d’infanzia si sedimentano e si trasmettono, quasi in maniera
inconscia, di generazione in generazione.
Una regia tra poesia e rigore
Girato con uno sguardo sensibile, Nühai alterna momenti di
forte realismo a squarci lirici. Shu Qi lavora molto sui silenzi,
sui dettagli, sulla fisicità dei corpi: lo sguardo basso della
ragazza, le stanze che la madre purifica senza riuscire a cambiare
davvero la loro vita, il contrasto tra l’allegria luminosa di Li-li
e la sua malinconia costante. L’uso della natura e degli spazi
aperti – la corsa tra il fogliame, le avventure che sembrano
parentesi di libertà, un palloncino che sbuca fuori da uno zainetto
– si contrappone alla prigione domestica, segnalando una tensione
costante tra desiderio di fuga e condanna all’appartenenza.
Nühai (Girl) è un film imperfetto ma
sincero, un’opera prima che porta con sé tutta la fragilità e la
forza di una regista alle prese con una storia a lungo maturata.
Shu Qi non sempre riesce a bilanciare la densità simbolica con la
chiarezza narrativa, ma restituisce un ritratto toccante della
condizione femminile, sospesa tra eredità dolorose e voglia di
rinascita. Il risultato è un racconto cupo e vibrante, che fa della
corsa della sua protagonista una metafora struggente del bisogno di
liberarsi da un destino imposto.
L’assassino protettore degli
alveari interpretato da Jason Statham tornerà in The Beekeeper
2 e, secondo quanto riferito, sarà affiancato da un attore
chiave del film originale.
The
Beekeeper era un po’ John Wick e un po’ The Equalizer, con alcune discutibili sfumature
politiche per aggiungere un tocco in più. La ricetta si è rivelata
irresistibile per gli spettatori quando il film è uscito nel
gennaio 2024, portando il film d’azione di Statham a un incasso
mondiale di 162 milioni di dollari.
Questi guadagni finanziari
inaspettatamente enormi hanno automaticamente dato il via alla
produzione del sequel di The Beekeeper, che uscirà
probabilmente nel 2026, con Statham ancora una volta a guardia
dell’alveare umano grazie alle sue abilità di assassino altamente
sviluppate.
Il casting per Beekeeper 2 è
attualmente in corso e, secondo quanto riportato,
Jeremy Irons è stato aggiunto al cast come star di ritorno,
pronto a riprendere il ruolo dell’ex direttore della CIA Wallace
Westwyld (tramite Deadline).
Nel primo film Beekeeper,
Irons interpretava Westwyld, ex capo dei servizi segreti, ora
responsabile della sicurezza della Danforth Enterprises, un’azienda
tecnologica di proprietà del losco figlio del presidente degli
Stati Uniti. In qualità di ex membro del governo, Westwyld sa tutto
dei Beekeepers, il programma segreto che un tempo impiegava Adam
Clay, interpretato da Statham, e inoltre sa quanto Clay sia
pericoloso per chiunque incroci il suo cammino.
Il ritorno di Irons nei panni di
Westwyld potrebbe significare che Beekeeper 2 approfondirà
ulteriormente il retroscena di Adam Clay, interpretato da
Statham, dato che Westwyld è una delle poche persone a conoscenza
dei Beekeepers. Sarebbe naturale che il sequel approfondisse la
trama accennata solo nel primo film, forse svelando un universo
completo simile a quello di John Wick.
Il ritorno di Irons è positivo
anche per rafforzare il prestigio del cast di Beekeeper 2,
dato il suo status di vincitore di un Oscar, anche se in realtà
sono passati più di 30 anni da quando Irons ha vinto quell’Oscar e
negli ultimi anni ha probabilmente offuscato la sua reputazione
apparendo in molti film di scarsa qualità.
Il regista di Il club dei delitti del giovedì (The Thursday Murder
Club), Chris Columbus, condivide le sue
riflessioni sulla possibilità di realizzare Il club dei delitti
del giovedì 2 (The Thursday Murder Club 2). Basato
sull’omonimo romanzo di Richard Osman del 2020, il nuovo film
Netflix segue quattro pensionati che si riuniscono
per risolvere casi irrisolti e passare il tempo. Quando un caso
diventa scottante, il gruppo si ritrova coinvolto in un’indagine su
un omicidio.
Il cast di Il club dei delitti
del giovedì 2 (The Thursday Murder Club 2) vanta un
elenco impressionante di attori, tra cui Pierce
Brosnan nel ruolo di Ron, Helen Mirren nel ruolo di Elizabeth,
Ben Kingsley nel ruolo di Ibrahim, Celia
Imrie nel ruolo di Joyce e Naomie Ackie
nel ruolo di Donna. Il film ha rapidamente guadagnato popolarità
dopo la sua uscita il 28 agosto, sollevando domande su un possibile
sequel.
Durante una recente intervista con
Decider, Columbus ha espresso la sua opinione sulla
possibilità che Il club dei delitti del giovedì 2 (The Thursday
Murder Club 2) sia all’orizzonte. Anche se il regista
chiarisce che nulla è stato ancora confermato, sarebbe felice di
tornare a dirigere un sequel del franchise. Ecco il suo
commento:
È stato così divertente
realizzare questo film che, se il pubblico lo apprezzerà e avrà
abbastanza successo, mi piacerebbe sicuramente farlo. Non lo vedo
come un sequel, quanto piuttosto come la continuazione della storia
di questi personaggi, per vedere dove andranno a finire.
Cosa significa questo Il
club dei delitti del giovedì 2 (The Thursday Murder Club
2)
Dopo il successo del primo romanzo,
Osman ha lavorato duramente per ampliare la serie con ulteriori
capitoli. Attualmente ci sono quattro libri nella serie
Thursday Murder Club, e un quinto, The Impossible Fortune,
arriverà alla fine di questo mese.
Se Netflix volesse andare avanti
con un sequel, quindi, chiaramente non mancherebbe il materiale da
cui attingere. Ciò che conta, in definitiva, è la domanda del
pubblico, e un numero di spettatori forte e costante sarà
fondamentale per un seguito dopo la
fine di Il club dei delitti del giovedì (The Thursday Murder
Club). Come ha detto Columbus a The Mirror riguardo a un
sequel:
“Dipende da quante persone
vedranno questo film”.
Con un punteggio del 77% su
Rotten Tomatoes, The Thursday Murder Club ha ricevuto
recensioni generalmente positive dalla critica e il film rimane
uno dei più visti nella classifica dei 10 film più visti su
Netflix. Se questo successo continuerà, non c’è motivo di
credere che non ci sarà un sequel, soprattutto perché la Mirren ha
dichiarato a
Radio Times che sarebbe felice di tornare:
“Sarebbe fantastico se la
squadra si riunisse di nuovo. Ci siamo divertiti molto durante le
riprese. Quindi, onestamente,tutti noi coglieremmo al
volo l’occasione“.
Vale la pena notare, tuttavia, che
il film ha ottenuto solo il 54% di punteggio Popcornmeter su
Rotten Tomatoes, il che indica che il pubblico generale è meno
affascinato dal film Netflix rispetto ai critici. Questo
potrebbe essere un segno che il numero di spettatori diminuirà
prima del previsto, compromettendo le possibilità di un sequel. In
definitiva, è troppo presto per dirlo.
Il creatore e showrunner di Alien: Pianeta
Terra (qui
la nostra recensione), Noah
Hawley, ha spiegato perché il quinto episodio della
serie è un flashback. La serie, come noto, è incentrata su esseri
sintetici, nei quali sono state infuse le menti di persone morenti,
e su esseri umani alle prese con Xenomorfi e altre creature dopo
l’atterraggio di fortuna della USS Maginot. L’episodio 5 della
prima stagione, intitolato “Nello spazio nessuno…”, è
ambientato su quella nave.
L’episodio genera così una pausa
dalla narrazione tornando a quanto avvenuto prima degli eventi dei
precedenti episodi. “Sono abituato a raccontare storie lunghe
10 episodi, mentre questa ne ha otto, principalmente per questioni
di scala, budget e tutto il resto”, ha spiegato Hawley durante
un’intervista con Collider. “È stato interessante
crearla. È incredibile quanto lavoro richiedano quelle due ore e
quanto ti senti come se stessi preparando le cose per ottenere un
risultato”.
“Ti rendi conto che, quando ne
hai otto, in realtà non puoi ottenere lo stesso risultato. Non
torniamo davvero a Neverland fino alla metà della terza ora, e poi
rimangono solo cinque ore. Ma mi è sembrato che le ultime tre ore
fossero un viaggio che non si voleva interrompere”. “Non vuoi
iniziare la stagione sull’astronave, perché non è quello lo spirito
della serie”, aggiunge lo showrunner. “E devi mostrare alla
gente qual è lo spirito della serie. Quindi, dove lo
metti?”
“Beh, devi tornare a Neverland
abbastanza a lungo da coinvolgere davvero le persone in quella
storia e portarle a un momento di suspense in cui pensano: “Oh, non
vedo l’ora di vedere la prossima settimana”. Poi, quando tornano, e
la settimana successiva c’è questo episodio flashback, è meglio che
te lo guadagni, perché non è lì che vogliono essere in
origine”.
“C’è un motivo per cui iniziamo
con un’emergenza. C’è un motivo per cui l’episodio 5 è già nel bel
mezzo di essa. Perché poi, molto rapidamente, ti ritrovi a pensare:
“Oh, aspetta, questo è un film di Alien. Mi stanno dando un film di
Alien”. Era questa la mia speranza, che inserendolo lì… e poi
quando si passa all’ora successiva, ci sono molte cose che accadono
nell’episodio 6, che ora che conosci il retroscena, assumono un
significato completamente diverso”, conclude Hawley.
Cosa significa questo per
Alien: Pianeta Terra
La spiegazione che Noah
Hawley ha dato per l’episodio flashback di Alien: Pianeta
Terra rivela due informazioni fondamentali sulla
serie. In primo luogo, Hawley ha chiarito che inserire il flashback
dopo
la grande rivelazione dell’episodio 4 non era un tentativo di
mantenere la suspense per un’altra settimana. Hawley ha invece
chiarito che ci sono ragioni legate alla trama alla base di questa
decisione. In secondo luogo, Hawley ha affermato che i fan avranno
presto ulteriori episodi incredibile. Parlando del flashback
dell’episodio 5, Hawley ha commentato che gli ultimi tre episodi
della stagione saranno infatti un viaggio che non subirà
interruzioni.
Andy Serkis ha recentemente dichiarato al
quotidiano Metro che questo mese si recherà
in Nuova Zelanda per iniziare la pre-produzione di Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum,
il nuovo film della saga Il Signore degli Anelli che lo
vedrà protagonista e regista. La Warner Bros. ha già annunciato che
il film uscirà nelle sale il 17 dicembre 2027, divenendo così il
primo film live-action della saga dal 2014, dopo “Lo
Hobbit: La battaglia delle cinque armate”, diretto da
Peter Jackson.
“Sono molto emozionato all’idea
di tornare. Partirò per la Nuova Zelanda sabato 6 settembre”,
ha detto Serkis. “Andremo lì per iniziare i preparativi e
lavorare al film, perché sarò io a dirigerlo. Sono entusiasta di
tornare dalla famiglia con cui ho amato lavorare per molti anni e
da un personaggio da cui non posso sfuggire”. Con i preparati
sul film che stanno per entrare nel vivo, non resta che attendere
maggiori informazioni e conferme riguardo questo atteso
progetto.
La Warner Bros. ha annunciato per la
prima volta Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum
nell’estate del 2024 e inizialmente aveva dichiarato che sarebbe
stato pronto per le sale nel 2026. Il progetto è stato però poi
rinviato al dicembre 2027. Andy Serkis dirigerà il film e reciterà ancora
una volta nel ruolo del protagonista, che ha interpretato tramite
motion capture dal 2001. Peter Jackson, che ha diretto le trilogie
de “Il Signore degli Anelli” e “Lo Hobbit”,
produrrà il film con Fran Walsh e Philippa
Boyens, collaboratrici di lunga data della saga.
La Warner Bros. ha sottolineato,
nell’annunciare “Gollum”, che il trio “sarà coinvolto in ogni fase
del progetto”. Boyens ha precedentemente dichiarato alla rivista
Empire che Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum è
“una storia piuttosto intensa” che “si colloca dopo la
festa di compleanno di Bilbo e prima delle Miniere di Moria. È un
pezzo specifico di un’incredibile storia mai raccontata, narrata
attraverso la prospettiva di questa incredibile creatura“.
I membri del cast originale de
”Il Signore degli Anelli” come Ian McKellen (Gandalf), Orlando Bloom (Legolas) e Viggo Mortensen (Aragorn) hanno tutti espresso
interesse a tornare per il nuovo film, qualora la trama rendesse
sensata la presenza dei loro personaggi, anche se non è stato
confermato alcun casting aggiuntivo. McKellen ha poi rivelato
all’evento For Love of Fantasy di Londra ad agosto che Gandalf e
Frodo, interpretato da Elijah Wood, sarebbero tornati per il film. Al
momento non è chiaro in che veste appariranno i personaggi.
Il regista di Superman,
James Gunn ha annunciato oggi il titolo e la
data di uscita del prossimo capitolo della “Superman Saga” della DC
Studios, e ora emergono dei primi aggiornamenti tramite Nexus Point News. Secondo il
sito, infatti, Gunn scriverà (il regista ha recentemente confermato
di aver già completato una bozza) e dirigerà
Man of Tomorrow, e sarà anche produttore insieme al
co-CEO della DC Studios Peter Safran.
David Corenswet e Nicholas Hoult sono già confermati per
riprendere i rispettivi ruoli di Clark Kent/Superman e Lex Luthor,
e si dice che saranno i co-protagonisti del film. “Sebbene il
film continuerà la loro rivalità e vedrà Lex come antagonista,
alcune indiscrezioni suggeriscono che i due saranno costretti ad
unire le forze”. Poi, sebbene il sito sottolinei che si tratta
solo di voci, le loro fonti ritengono che appariranno numerosi
altri personaggi della DCU, tra cui Supergirl (Milly
Alcock), Lobo (Jason
Momoa) e Peacemaker (John
Cena).
Isabela Merced sembra aver confermato il suo
ritorno nei panni di Hawkgirl poco dopo la
diffusione della notizia. Possiamo poi aspettarci di rivedere
anche Guy Gardner (Nathan
Fillion) e Mr.
Terrific (Edi Gathegi). Inoltre,
sembra che anche la Lanterna Verde John
Stewart (Aaron Pierre)
potrebbe far parte del film. Se questa notizia fosse
accurata, potrebbe confermare che Man of Tomorrow
sarà più un film di squadra, con l’Uomo d’Acciaio che riunisce un gruppo (o
una lega) per affrontare una nuova potente minaccia (si ipotizza
Brainiac o The Authority).
Cosa sappiamo su Man
of Tomorrow, sequel di Superman
Tramite il proprio profilo Instagram
(qui si può
vedere il post), James Gunn ha infatti rivelato che il seguito
del suo film su Superman si intitolerà Man of
Tomorrow. Il film DC arriverà nelle sale il 9
luglio 2027. L’annuncio è stato accompagnato da una nuova
immagine DC di Lex Luthor con indosso la sua tuta da guerra viola e
verde dei fumetti, mentre Superman sorride al suo fianco.
Sia David Corenswet che Nicholas Hoult hanno confermato il loro
ritorno nel sequel del film su Superman,
condividendo anche dei post sui loro account Instagram (qui quello di Corenswet e qui quello di Hoult), anticipando così un nuovo
scontro tra i loro personaggi ma anche una potenziale alleanza.
Il nuovo film è stato in precedenza
descritto come un secondo capitolo della “Saga di Superman”. Ad
oggi non ci sono indizi di nessun tipo sulla trama, anche se alcune
speculazioni suggeriscono una storia che va da una collaborazione
tra Superman e Supergirl a una storia che coinvolge The
Authority.
Ad oggi, Gunn ha affermato
unicamente che “Superman conduce direttamente a Peacemaker; va
notato che questo è per adulti, non per bambini, ma Superman
conduce a questo show e poi abbiamo l’ambientazione di tutto il
resto della DCU nella seconda stagione di Peacemaker, è
incredibilmente importante”. Non resta dunque che attendere
maggiori informazioni su questo prossimo progetto.
Channing Tatum è finalmente entrato a far
parte del Marvel Cinematic Universe dopo aver
debuttato nei panni di Gambit in Deadpool &
Wolverine, ma a quanto pare aveva già provato ad entrare
nel mega franchise anni prima nei panni di Thor.
Nella sua ultima intervista sulla copertina di Variety, Tatum ha
infatti raccontato di aver sostenuto e fallito il provino per
interpretare il Dio del Tuono nel film sui supereroi di Kenneth Branagh del 2011.
“Non volevo davvero essere
Thor”, ha ammesso Tatum. “Ma volevo fare un’audizione
davanti a Kenneth Branagh”. L’audizione in sé non è però
andata bene. Come ha spiegato Tatum: “Dopo aver fatto una
ripresa, Branagh mi ha detto: ‘Non ti è permesso muoverti. Metti le
mani su questa sedia’. E io mi sono bloccato. Ha colpito nel segno.
Ho passato i cinque anni successivi cercando davvero di imparare a
stare fermo“.
Alla fine, come noto, Chris Hemsworth ha ottenuto la parte di Thor,
mentre Tatum è passato a sviluppare un film su Gambit alla 20th
Century Fox come parte del franchise “X-Men” dello studio.
Gambit è sempre stato la passione dell’attore quando si trattava di
supereroi. Il film ha però avuto diversi alti e bassi nel corso
degli anni. Una volta era prevista l’uscita nell’ottobre 2016, ma
una revisione della sceneggiatura ha ritardato il progetto.
Il progetto, alla fine, non è mai
decollato ed è stato accantonato quando la Disney ha acquistato la
Fox. Tatum ha dichiarato a Variety nel 2022 di essere rimasto
“traumatizzato” dopo aver trascorso anni a cercare di realizzare un
film su Gambit, solo per vedere il progetto cancellato,
aggiungendo: “Ho spento la mia macchina Marvel. Non sono
riuscito a vedere nessuno dei film. Amavo quel personaggio. È stato
troppo triste. È stato come perdere un amico, perché ero così
pronto a interpretarlo”.
Fortunatamente per lui, ha
finalmente avuto la possibilità di interpretare Gambit sul grande
schermo grazie al suo ruolo a sorpresa nel blockbuster Marvel dello
scorso anno Deadpool &
Wolverine. Tatum ha pubblicato sui social media, in
occasione dell’uscita del film, una dichiarazione commossa sul
fatto di aver finalmente avuto la possibilità di interpretare
Gambit ed ora riprenderà per una seconda volta il personaggio
apparendo in Avengers:
Doomsday, l’atteso primo film della “fase finale”
della Saga del Multiverso.
Secondo alcune indiscrezioni,
Lionsgate starebbe lavorando al remake del classico horror cult
Magic, con la partecipazione di alcuni maestri del
cinema horror. Magic è un film del 1978 con
Anthony Hopkins e Ann-Margret, che racconta la storia
di un ventriloquo tormentato dal suo pupazzo mentre cerca di
ricongiungersi con la sua fidanzata del liceo.
Magic ha ricevuto ottime
recensioni e attualmente ha un punteggio dell’87% su Rotten
Tomatoes. All’epoca, il critico cinematografico Gene Siskel gli
assegnò un punteggio di 4 su 4 e lo definì uno dei suoi film
preferiti di quell’anno. Il film non è mai stato riproposto.
Secondo Lionsgate, il
creatore di Evil Dead Sam Raimi e il produttore di
Weapons Roy Lee sono entrambi produttori del remake di
Magic. La sceneggiatura del nuovo film è stata scritta
da Mark Swift e Damian Shannon.
Cosa significa questo per
Magic
Quest’ultimo annuncio su
Magic suggerisce che il film potrebbe finalmente decollare.
Anche se la notizia non è stata diffusa ampiamente, Roy Lee ha
dichiarato nel 2022 nel podcast Post Mortem with Mick Garris
che Raimi era pronto a dirigere una nuova versione del classico
horror. Ovviamente, all’epoca non è diventato un film di Sam
Raimi.
Sebbene siano stati rivelati gli
sceneggiatori di Magic, è interessante notare che non è
ancora stato scelto alcun regista. È ancora possibile che Raimi sia
pronto a dirigere il film, ma solo il tempo lo dirà. In ogni caso,
una storia di cui Lee e Raimi sono chiaramente fan troverà
apparentemente la sua strada davanti a un nuovo pubblico.
In copertina: Sam Raimi e Gillian Greene alla prima mondiale di
“Il grande e potente Oz!” – Foto di Jean_Nelson via Depositphotos.com
Ci sono molti film DC
in uscita nel 2025 e oltre, con una vasta gamma di film in
varie fasi di sviluppo presso i nuovi DC Studios. Fondamentalmente,
il 2024 ha rappresentato un nuovo inizio per le produzioni
cinematografiche DC, poiché il palcoscenico ha iniziato a
prepararsi adeguatamente per l’inizio della rinascita di James
Gunn con Superman
del 2025. A questo si aggiunge, naturalmente, il Batman di Matt
Reeves con il prossimo The Batman Part II e il recente
Joker:
Folie à Deux.
Il programma dei film DC del 2023
ha chiuso la timeline dei film DCEU con la nuova DCU di James Gunn che si estende nel futuro. Per
il 2024, l’unico film DC live-action confermato è Joker: Folie à Deux di Todd Phillips, ma
dal 2025 in poi vedremo realizzarsi la visione di Gunn e Safran,
con Superman che darà il via al
nuovo DCU insieme a diversi progetti già annunciati per
rivitalizzare il successivo universo condiviso.
Superman – 11 luglio
2025
Cronologia principale
dell’universo DC
Dopo che Creature Commandos darà il via al
nuovo DC Universe di James Gunn e Peter Safran sul piccolo schermo,
il prossimo film DCU Superman sarà il primo
lungometraggio del nuovo franchise. In uscita l’11 luglio
2025, Superman sostituirà l’Uomo d’Acciaio di Henry Cavill nel DCEU con David Corenswet,
introducendo un nuovo Superman per il DCU reboot.
È fondamentale sottolineare che
Superman non sarà un remake della storia delle origini di
Superman. Questo potrebbe spiegare in parte perché il titolo del
film è stato cambiato dall’originale Superman: Legacy al
semplice Superman, poiché questo episodio si concentrerà
invece su Clark Kent che cerca di conciliare la sua eredità
kryptoniana con la sua educazione in Kansas, già al lavoro come
giornalista per il Daily Planet e avendo già incontrato personaggi
principali come Lois Lane. Il film è stato scritto e diretto dallo
stesso Gunn.
Accanto al nuovo Man of Steel
interpretato da David Corenswet, il cast del film Superman DCU sarà guidato da Rachel Brosnahan nel ruolo
di Lois Lane, dopo la sua interpretazione di successo in The
Marvelous Ms. Maisel. James Gunn ha promesso che il suo nuovo
Superman sarebbe arrivato in un mondo già popolato da supereroi, e
ha mantenuto subito la promessa con Green Lantern (Nathan Fillion nel ruolo di Guy Gardner),
Hawkgirl (Isabela Merced), Mister Terrific (Edi Gathegi) e
Metamorpho (Anthony Carrigan) tutti presenti in
Superman.
Il 19 dicembre 2025, la DC
Studios ha pubblicato il primo teaser trailer ufficiale di
Superman, offrendo ai fan un assaggio di ciò che li
aspetta nel prossimo film DCU. Il trailer è stato accolto
positivamente e
James Gunn ha confermato che è stato il trailer più visto e
discusso nella storia sia della DC che della WB, un buon segno
che c’è molta attesa per questa nuova iterazione dell’iconico
supereroe.
Ciò che spicca in particolare nel
trailer è la volontà di mostrare Superman sconfitto e distrutto,
che alla fine fischia a Krypto il supercane per aiutarlo a tornare
a casa, il momento più importante (e più tenero) del trailer. Nel
trailer compaiono anche Guy Gardner, Hawkgirl, Mr. Terrific e
Metamorpho. Oltre a Clark Kent e Superman interpretati da David
Corenswet, il trailer accenna alla sua relazione con Lois Lane e
mette in evidenza l’odio che Lex Luthor prova per il Grande Boy
Scout Blu. È un inizio forte per la campagna di marketing di
Superman.
Supergirl: Woman Of Tomorrow –
26 giugno 2026
Cronologia principale
dell’universo DC
Supergirl:
Woman of Tomorrow è stato annunciato da James Gunn nel
gennaio 2023, con data di uscita fissata al 26 luglio 2026,
successivamente confermata insieme al regista Craig Gillespie. In
netto contrasto con Superman, Supergirl è cresciuta su Krypton e ha
assistito a eventi terribili per quattordici anni prima di arrivare
sulla Terra. Gunn ha promesso una versione molto diversa di
Supergirl, rendendola una forza molto più formidabile rispetto
alle precedenti iterazioni del personaggio. Il casting di Supergirl
per la DCU è stato confermato nel gennaio 2024, con Milly Alcock di
House of The Dragon nel ruolo di Kara
Zor-El.
L’adattamento cinematografico
diretto da Craig Gillespie e interpretato da Milly Alcock della
serie a fumetti di Tom King del 2022 Supergirl: Woman of
Tomorrow, illustrata da Bilquis Evely, è il secondo titolo
sotto la nuova DC Studios gestita da James Gunn e Peter Safran dopo
il film Superman del primo, che uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.
Ana Nogueira ha adattato il fumetto per il grande schermo.
Gunn ha descritto il film in questi
termini:
“Vediamo la differenza tra
Superman, che è stato mandato sulla Terra e cresciuto da genitori
amorevoli fin da quando era un neonato, e Supergirl, che è stata
cresciuta su una roccia, un frammento di Krypton, e ha visto tutti
quelli che la circondavano morire e essere uccisi in modi terribili
per i primi 14 anni della sua vita, per poi arrivare sulla Terra
quando era ancora una ragazzina. È molto più dura, non è
esattamente la Supergirl che siamo abituati a vedere”.
Con una scelta perfetta, Jason Momoa è stato confermato nel ruolo di Lobo
in Supergirl: Woman of Tomorrow, un ruolo che desiderava da
anni. Dato che Lobo non ha un ruolo nel romanzo grafico da cui è
tratto il film, non è ancora chiaro come si inserirà nella storia,
ma vista la fama di Momoa, è probabile che interpreterà Lobo in
altri progetti DCU. Anche se sembrava probabile, il fatto che Momoa
interpreti Lobo conferma praticamente che ha chiuso con Aquaman,
lasciando quella versione del personaggio nel DCEU.
Clayface – 11 settembre
2026
Cronologia principale
dell’universo DC
In quello che è uno dei progetti
più “azzardati” della DC Studios, è stato annunciato che un film su
Clayface uscirà l’11 settembre 2026 e sarà
ambientato nella DCU principale. Sebbene non si sappia molto sul
film in termini di trama o di dove si inserirà nella timeline, il
prolifico regista e sceneggiatore horror Mike Flanagan ha scritto
la sceneggiatura dopo aver proposto il film alla DC Studios. Non è
chiaro se Flanagan lo dirigerà, ma se così fosse, Clayface
potrebbe essere qualcosa di speciale.
Il lato Batman della DCU sta
iniziando a prendere forma lentamente, con un assaggio del
Cavaliere Oscuro nella visione di Circe durante Creature
Commandos e la comparsa dello stesso Clayface nella serie.
Clayface sarà un film horror a basso budget, proprio
nel genere di Mike Flanagan, e le voci secondo cui sarà ispirato a
The Fly fanno ben sperare per un film horror che non
assomiglia a nulla di simile né nell’MCU né nel DCU. Alan Tudyk ha
doppiato il personaggio in Creature Commandos, quindi è
possibile che riprenda il ruolo nel film.
Tra
i titoli più attesi spicca senza dubbio Man of Tomorrow (2025), il sequel diretto
di Superman con David
Corenswet nei panni dell’Uomo d’Acciaio.
Annunciato ufficialmente da DC Studios, il film porterà avanti
il nuovo corso dell’universo cinematografico DC guidato da
James Gunn e Peter Safran. La trama è ancora avvolta dal
riserbo, ma il titolo lascia intendere un approccio che guarda al
futuro del personaggio e al suo ruolo come simbolo di speranza.
Dopo l’ottima accoglienza riservata al reboot, Man of Tomorrow si prepara a consolidare la
rinascita di Superman sul grande schermo.
The Batman – Part II – 1
ottobre 2027
DC Elseworlds Project
The Batman di Matt Reeves
era destinato a dare il via a una nuova trilogia di progetti DC
indipendenti incentrati sul Cavaliere Oscuro, quindi la conferma di
un sequel era inevitabile. The Batman Part II uscirà il 1
ottobre 2027, dopo essere stato posticipato di un anno rispetto
alla data di uscita precedente, fissata per il 2 ottobre 2026.
Il film sarà unprogetto DC Elseworlds, che
continuerà la storia dell’originale del 2022 e di The Penguin,
uscito nel settembre 2024.
Robert Pattinson riprenderà il ruolo di
Bruce Wayne, alias Batman, anche se non si sa molto altro sul film.
Le speculazioni attuali suggeriscono che The Batman Part II
potrebbe adattare la trama di No Man’s Land della DC Comics,
che vede Gotham City diventare un campo di battaglia sulla scia di
un catastrofico terremoto. Reeves ha anche anticipato che la trama
esplorerà ulteriormente la corruzione al centro di Gotham City:
Abbiamo condiviso [la
sceneggiatura] con la DC man mano che procedeva la lavorazione, e
loro sono entusiasti. Il film approfondirà la storia epica della
corruzione più profonda e arriverà in luoghi che [Bruce Wayne] non
avrebbe potuto nemmeno immaginare nel primo film.
I semi di ciò che accadrà sono
tutti nel primo film e si espandono in un modo che vi mostrerà
aspetti del personaggio che non avete mai visto. Batman è
costantemente in lotta contro queste forze. Ma queste forze non
possono essere completamente esorcizzate. Quindi il prossimo film
approfondirà questo aspetto.
Con la sceneggiatura di The
Batman Part II quasi completata, sembra che le riprese del film
inizieranno nel 2025, il che darà tutto il tempo necessario per
rispettare la nuova data di uscita, cinque anni dopo l’arrivo nelle
sale di The Batman. Con il ritorno di Colin Farrell nei panni di Oz Cobb nel sequel,
è probabile che almeno una parte di The Batman Part II sarà
incentrata sugli eventi di The Penguin.
Dynamic Duo – 30 giugno
2028
Dynamic Duo film DC – da Instagram/James Gunn
Universo da definire
Dynamic Duo è stato
annunciato nell’autunno del 2024. Invece di seguire Batman e
Robin, questo film d’animazione seguirà due dei Robin più iconici,
Dick Grayson e Jason Todd, mentre cercano di affrontare i loro
futuri molto diversi. Dopo essere stato Robin, Dick Grayson è
diventato Nightwing, mentre Jason Todd si è trasformato in Red Hood
dopo la sua morte per mano del Joker. Non sono stati confermati
dettagli su quando la storia avrà luogo nelle loro vite, ma
potrebbe essere prima che trovino la loro strada.
Lo sceneggiatore di Coco
Matthew Aldrich sta scrivendo il film, mentre Swaybox Studios si
occuperà dell’animazione. Swaybox è una società relativamente nuova
sulla scena e utilizza un mix di marionette, live-action,
stop-motion e CGI per dare vita ai propri progetti. Il dinamico
duo che segue la stessa linea potrebbe far risaltare il progetto
rispetto alla maggior parte degli adattamenti dei fumetti. Il
co-fondatore di Swaybox, Arthur Mintz, dirigerà il film, che sarà
prodotto dai co-amministratori delegati della DC Studios, Peter
Safran e James Gunn. Dynamic Duo uscirà nelle sale il 30 giugno
2028.
Sgt. Rock – TBA
Cronologia principale
dell’universo DC
Da anni circolano voci su un film
dedicato a Sgt. Rock, ma sembra che ci sia davvero un momento
propizio per il film DCU, dato che
Deadline ha annunciato che Daniel Craig e il regista Luca Guadagnino si
stanno attualmente posizionando per un film su Sgt. Rock che
sarebbe ambientato nell’universo DC principale. Non è chiaro se
Daniel Craig interpreterà il personaggio principale o qualcun
altro, ma è probabile che lo farà.
Ciò è particolarmente interessante
dato che il Sergente Rock e il resto dei ragazzi della Easy Company
hanno fatto il loro debutto ufficiale nella DCU in Creature
Commandos, episodio 3, “Cheers to the Tin Man”. Con James Gunn
che ha dichiarato che il DCU funzionerà più come Star
Wars che come MCU, potrebbero comunque essere realizzati film
non direttamente legati alla trama principale, o addirittura non in
ordine cronologico, il che è perfetto per un film come Sgt. Rock,
che dovrebbe essere ambientato nella Seconda Guerra Mondiale. Anche
G.I. Robot potrebbe tornare nel DCU per il film, consolidando il
suo legame con Creature Commandos.
Batman Azteca: Choque De
Imperios (Clash Of Empires) – Data da definire
Film d’animazione
Elseworlds
Batman Azteca: Choque De
Imperios (alias Clash Of Empires) offre una nuova
interpretazione della saga del Cavaliere Oscuro ambientata
nell’Impero Azteco, seguendo la storia di Yohualli Coatl che
affronta i conquistadores spagnoli dopo che questi hanno ucciso i
suoi genitori. Sebbene sia stata rivelata la
prima immagine ufficiale del film d’animazione su Batman, la
data di uscita è ancora sconosciuta.
Batman ha visto molte meravigliose
rivisitazioni, con iterazioni che lo hanno visto genio steampunk,
intrappolato in versioni lovecraftiane di Gotham e,
occasionalmente, trasformato in un cyborg. Batman Azteca:
Choque De Imperios è destinato a seguire una delle tradizioni
più iconiche della DC, anche se arricchisce la saga con nuove
emozionanti vicende. Il film uscirà su Max, consentendo al pubblico
di vivere altre avventure del Cavaliere Oscuro al di fuori
dell’uscita di The Batman – Part II nel 2025 e The Brave
And The Bold.
The Authority – TBA
Cronologia principale
dell’universo DC
The
Authority è stato annunciato da James Gunn il 31 gennaio
2023 e, sebbene non abbia ancora una data di uscita, il film farà
parte del
Capitolo 1 della DCU, intitolato Gods and Monsters. The
Authority è un tipo di squadra di supereroi molto diverso per la
DC, poiché spesso ricorre a metodi estremi per portare a termine il
lavoro, quindi The Authority dovrebbe prendere ispirazione
da The Boys di Amazon Prime Video.
Sebbene non siano stati ancora
annunciati né lo sceneggiatore né il regista, Gunn ha confermato
che il team avrà dei legami con il nuovo Superman della DCU, che
debutterà nel 2025 in Superman. L’Ingegnere di Maria De Faria
debutterà in Superman, preparando il terreno per un ruolo più ampio
nella DCU e, presumibilmente, un ruolo chiave in The Authority.
The Brave And The Bold –
TBA
Cronologia principale
dell’universo DC
The
Brave and the Bold è destinato a rilanciare il Cavaliere
Oscuro per il DCU, con un nuovo attore nel ruolo di Bruce Wayne,
diverso da quello interpretato da Robert Pattinson. Sebbene non ci
sia ancora una data di uscita, The Brave and the Bold
introdurrà Damian Wayne, il figlio perduto di Bruce Wayne, nel DCU
come versione di Robin.
Il film sarà basato sulla serie
Batman pubblicata da Grant Morrison tra il 2006 e il 2013 per la DC
Comics, ma non ci sono state molte altre notizie sullo sviluppo
del progetto dopo l’annuncio iniziale di Gunn nel gennaio 2023.
Andy Muschietti, regista di The
Flash, è stato ingaggiato per dirigere il reboot di Batman,
ma la tempistica non è ancora chiara. THR ha recentemente osservato
che “mentre stanno sviluppando un film su Batman intitolato The
Brave and the Bold alla DC Studios, i due non si sono ancora
impegnati nel loro prossimo progetto”.
Teen Titans – TBA
Cronologia principale
dell’universo DC
Il
primo film annunciato dopo la presentazione iniziale del
programma DCU Chapter 1 è un film sui Teen Titans che sarà
ambientato nell’universo DC principale insieme a Superman e
The Brave and the Bold. Al momento non c’è ancora un regista
per il progetto, ma la sceneggiatrice di Supergirl: Woman of
Tomorrow, Ana Nogueira, è stata scelta per scrivere la
sceneggiatura.
Con The Brave and the Bold che
introdurrà Damien Wayne per la prima volta in un film live action,
è ragionevole supporre che apparirà anche in Teen Titans. Un altro
personaggio che potrebbe apparire è Blue Beetle di Xolo Maridueña,
che è stato ripreso dal precedente DCEU. Teen Titans è una mossa
forte per la DCU che potrebbe attrarre diverse generazioni di
fan.
Bane & Deathstroke –
TBA
Universo da definire
La DC ha una lunga tradizione nella
realizzazione di film e serie TV sui più famosi cattivi dei
fumetti. The Suicide Squad ha due film, il Joker ha
due film con Joaquin Phoenix, ovviamente, e sia Harley
Quinn che The Penguin hanno le loro serie TV. Secondo quanto
riportato da THR alla fine di settembre 2024, il prossimo progetto
di questo tipo sarà Bane & Deathstroke.
Interpretati più recentemente da
Tom
Hardy in The Dark Knight Rises e
Joe Mangianello nel DCEU, i cattivi saranno i protagonisti di un
film della DC Studios scritto da Matthew Orton (Captain America: Brave New
World). Non è ancora stato assegnato un regista al
progetto e il cast non è stato confermato.
Swamp Thing – TBA
Cronologia principale
dell’universo DC
Primo vero film horror della DC,
Swamp Thing fa parte del capitolo Gods and
Monsters del nuovo franchise DC. Sarà diretto da James Magold, che
ha promesso un film indipendente di ispirazione gotica.
Swamp Thing dovrebbe essere
un film horror autentico per la DCU, che esplora le origini oscure
del misterioso Swamp Thing, basato sulla trama di The Saga of
the Swamp Thing di Alan Moore del 1984 della DC Comics.
James Mangold, che aveva già espresso interesse a lavorare con
Gunn e Safran nella DCU, è stato rapidamente coinvolto nel progetto
come sceneggiatore e regista.
Nonostante sia più cupo, Swamp
Thing sarà comunque collegato al resto del DCU, dimostrando che
Gunn e Safran non hanno paura di giocare con i generi nello
sviluppo del loro nuovo franchise. Mangold ha offerto un piccolo
assaggio di ciò che i fan della DC possono aspettarsi dal nuovo
film:
“Sebbene sia certo che la DC
consideri ‘Swamp Thing’ un franchise, io lo vedrei come un film
horror gotico molto semplice e pulito su quest’uomo/mostro… Farò
semplicemente qualcosa di mio, un film a sé stante”.
Constantine 2
Sequel di DC
Elseworlds
Con grande sorpresa di molti, è
stato annunciato per il 2022 un sequel tardivo di
Constantine con Keanu Reeves, che tornerà nei panni di John
Constantine. Il film originale è uscito nel 2005 e, sebbene non
abbia riscosso un grande successo, è diventato un cult. L’interesse
per il personaggio è rimasto e, come ha detto lo stesso Reeves a
Stephen Colbert: “Il no ha iniziato a diventare un forse, che è
diventato un sì… e ora sto aspettando la sceneggiatura”.
Più recentemente, lo
sceneggiatore di Constantine 2, Akiva Goldsman, ha
dichiarato a Colliderche spera di avere presto pronta la
sceneggiatura del film. Oltre a questo, non si sa molto del
progetto, se non che in passato era stato pensato come una serie
TV.
Quali film DC fanno parte del
nuovo DCU?
James Gunn ha confermato cosa è
canonico
Da quando James Gunn ha annunciato
il nuovo DCU e che alcuni personaggi sarebbero stati ripresi dal
precedente DCEU, i fan si sono chiesti cosa fosse esattamente
canonico e cosa no, in particolare per quanto riguarda The
Suicide Squad e la prima stagione di Peacemaker. Sebbene abbia ripetutamente
chiarito cosa è canonico per il DCU, i suoi commenti più recenti al
riguardo lo hanno reso il più semplice possibile. Creature
Commandos è l’unico progetto puramente canonico pubblicato
finora nella DCU. La prima stagione di Peacemaker è per
lo più canonica, ad eccezione del cameo della Justice League, mentre The Suicide
Squad è “un ricordo imperfetto”.
Upcoming DC Movies and Continuity
Movie
Continuity
Superman
DCU
Supergirl: Woman of Tomorrow
DCU
Clayface
DCU
The Batman Part II
The Batman Epic Crime Saga / Elseworlds
Dynamic Duo
TBC
Sgt. Rock
DCU
Batman
Azteca: Choque De Imperios (Clash Of Empires)
Dopo gli eventi dell’episodio
4 di Alien: Pianeta
Terra (qui
la nostra recensione), che rivela che Wendy, il primo ibrido
mai creato dalla società Prodigy di Boy Kavalier, è in grado di
comunicare con gli xenomorfi, l’episodio 5 prende una pausa
dall’azione sull’isola di ricerca di Neverland. Gli eventi che si
svolgono nel corso dell’episodio 5 influenzeranno però il resto
della brillante serie, già definita un capolavoro di
fantascienza.
L’episodio 5, il cui titolo è tratto
dallo slogan del film originale del 1979, “Nello spazio nessuno
può sentirti urlare”, rivela anche che, nonostante sia un
cyborg, Morrow era un tempo un padre. Purtroppo, durante l’ottavo
anno di viaggio della Maginot, Morrow ha appreso che sua figlia era
morta in un incendio domestico all’età di 19 anni. Questo dettaglio
fondamentale della trama spiega perché abbia dedicato tutto se
stesso alla missione di riportare gli esemplari a Yutani, a
qualsiasi costo.
Il capo ingegnere Petrovich ha però
stretto un accordo con Boy Kavalier per far precipitare la
Maginot
Sebbene Morrow inizialmente
sospettasse che Rahim e il robot Teng fossero dei sabotatori a
bordo della Maginot, il vero cospiratore si è rivelato essere
l’ingegnere capo Petrovich. Anche se non era sua intenzione
liberare gli esemplari alieni, dato che sarebbe stato una preda
come il resto dell’equipaggio, l’incendio e l’esplosione che ha
provocato hanno liberato due xenomorfi. Gli altri alieni che sono
fuggiti, tuttavia, lo hanno fatto usando la loro intelligenza e le
loro abilità di sopravvivenza ingannevoli.
Teng disse a Morrow che solo perché
il computer “Madre” diceva che una capsula criogenica era piena,
non significava che lo fosse sempre. Ciò significa che Petrovich
fingeva di essere in criosonno, aveva lasciato la sua capsula e in
qualche modo aveva hackerato il computer per non essere scoperto.
Petrovich si nascose all’interno delle aree meccaniche della nave,
appiccò il fuoco e provocò l’esplosione. Sembra che Teng abbia
nascosto questa informazione e sapesse del sabotatore, ma abbia
scelto di tacere.
Petrovich ha fatto un buco nella
Maginot dopo aver dato fuoco ai comandi del motore della nave. Come
ha detto Atom Eins, queste battute d’arresto hanno trasformato la
Maginot da un veicolo spaziale a un missile e, in definitiva, a una
freccia puntata sulla Terra, poiché ha perso tutto il controllo di
navigazione. Morrow scopre che questo era esattamente ciò che
Petrovich aveva intenzione di fare, inscenando l’atterraggio di
fortuna con Boy Kavalier, che gli aveva promesso una ricompensa
enorme se la Maginot fosse atterrata nel regno di Boy Kavalier.
Attraverso una videochiamata
registrata nei registri digitali della Maginot, Petrovich ha
stretto un accordo con Boy Kavalier, che gli ha permesso di far
schiantare l’astronave su Prodigy City, sapendo che avrebbe ucciso
migliaia di persone. Petrovich ha raccontato a Boy Kavalier dei
campioni alieni alle spalle del suo equipaggio della
Weyland-Yutani. Far precipitare la nave nel regno di Boy Kavalier
era l’unico modo per garantire che i campioni cadessero nel suo
territorio. Petrovich ha espresso a Boy Kavalier la sua
frustrazione nei confronti dell’equipaggio, della missione e della
“burocrazia” come dipendente della Weyland-Yutani, ma le sue parole
sono cadute nel vuoto.
Era motivato principalmente dalla
fortuna che avrebbe acquisito sabotando la missione della Maginot e
portandola nel territorio di Prodigy. Petrovich voleva anche un
“nuovo corpo”, avendo apparentemente sentito parlare in qualche
modo dell’innovazione ibrida di Prodigy che aveva dato vita a Wendy
e agli altri Bimbi Sperduti. Alla fine, il tradimento di Petrovich
non ha portato a nulla, poiché Morrow lo uccide verso la fine
dell’episodio 5 di Alien: Pianeta Terra. Le sue
ultime parole, “Non puoi fermarlo. Vogliono i loro
mostri”, sono vaghe per Morrow, che non capisce ancora
l’intero complotto, ma si riferiscono chiaramente a Maginot, Boy
Kavalier e Yutani.
Il Capitano Zaveri nell’episodio 5 di Alien: Pianeta
Terra
Morrow non ha salvato il capitano
Zaveri per un motivo fondamentale
L’episodio 5 di Alien:
Pianeta Terra offre la scena di inseguimento dello
Xenomorfo più epica e classica della serie fino ad ora. Con la
maggior parte dell’equipaggio morto, il capitano Zaveri, sconvolta,
entra in modalità sopravvivenza e fugge da uno Xenomorfo adulto,
solo per finire uccisa da esso, come si vede nel primo episodio.
Dopo un’epica battaglia tra uno Xenomorfo e il campione di bulbo
oculare, viene riproposta la tragica scena della morte di Zaveri
dell’episodio 1. Mentre lei bussa alla porta di una capsula di
sicurezza, Morrow non la fa entrare.
Anzi, sigilla la porta, guadagnando
tempo per prepararsi all’impatto della Maginot con la Terra,
sapendo che tutto ciò che poteva fare era aggrapparsi alla vita.
Sebbene Morrow sia umanizzato come mai prima d’ora nella serie, la
sua decisione di usare Zaveri come esca per lo Xenomorfo è stata
calcolata e spietata. La sua missione era quella di preservare e
contenere gli esemplari, non di prendersi cura degli altri membri
dell’equipaggio. Anche se Morrow forse non voleva lasciare indietro
Zaveri, era suo dovere come ufficiale di sicurezza della Maginot
farlo.
In ogni caso, nella sala di impatto
c’era spazio solo per uno di loro, quindi cercare di salvare Zaveri
sarebbe stato inutile. Nei momenti finali dell’episodio 5, si
scopre anche che Morrow è profondamente fedele a Yutani perché sua
nonna lo ha generosamente accolto e gli ha dato un nuovo braccio,
sostituendo quello paralizzato e trasformandolo in un cyborg. Ha
anche giurato di uccidere Boy Kavalier, insistendo con Yutani sul
fatto che Prodigy non è affidabile. L’uso della forza sarà l’unico
modo per recuperare quei campioni, dando vita a un violento scontro
tra Prodigy e Weyland-Yutani guidato da un Morrow senza restrizioni
nei futuri episodi di Alien: Pianeta Terra.
La terza stagione di Mercoledìè stata ufficialmente rinnovata, continuando la
storia della ragazza gotica protagonista mentre lotta per risolvere
misteri e salvare le persone che ama. Guidata dal brillante autore
Tim
Burton, Mercoledì di Netflix è il mix perfetto di dramma adolescenziale,
mistero e horror.
La seconda stagione della serie ha
visto Mercoledì tornare alla Nevermore Academy per il
secondo anno, che è stato caotico quanto il primo. Ha dovuto
affrontare stalker, il ritorno del suo ex fidanzato Hyde e molti
segreti di famiglia.
Dopo il
finale culminante della seconda stagione di Mercoledì, parte
2, una terza stagione è assolutamente essenziale. Troppe trame
sono state lasciate in sospeso per fermarsi ora. Ecco tutte le
ultime notizie sulla terza stagione di Mercoledì, che
fortunatamente è già stata rinnovata.
Ultime notizie sulla terza
stagione di Mercoledì
Dopo l’uscita della seconda parte
della seconda stagione di Mercoledì, Miles Millar ha
accennato a Tudum che la scena di Ofelia avrà un ruolo più
importante nella prossima stagione. Ha detto: “Speriamo che
questa rivelazione sia un bel indizio che porti il pubblico a
interrogarsi sulla terza stagione e su quale sarà la nuova
avventura di Mercoledì.”
Al Gough ha concordato nella stessa
intervista e ha rivelato: “Il piano è sempre stato quello di
dare agli spettatori un assaggio di [Ophelia] alla fine della
stagione in un modo che non si aspettavano, e questo è poi il
motore della terza stagione”.
Conferma del rinnovo della
terza stagione di Mercoledì
Mercoledì è stata ufficialmente rinnovata da Netflix il
23 luglio, due settimane prima dell’uscita della prima parte della
seconda stagione. La decisione di rinnovare la serie in anticipo
non è sorprendente, considerando che la prima stagione è ancora la
serie in lingua inglese più vista di tutti i tempi, superando tutte
le stagioni di Bridgerton e Stranger Things.
Tuttavia, dimostra quanto lo
streamer fosse fiducioso che la seconda stagione sarebbe stata ben
accolta, nonostante i tre anni di intervallo tra la prima e la
seconda stagione.
I co-showrunner e co-creatori
Alfred Gough e Miles Millar torneranno nella serie. Al momento del
rinnovo hanno rilasciato questo messaggio a Variety:
È stato un piacere oscuro vedere
Mercoledì incantare il pubblico di tutto il mondo, una battuta
impassibile alla volta. Siamo entusiasti che tornerà a vagare per i
corridoi di Nevermore nella terza stagione. Questa volta, scoprirà
altri sinistri segreti della scuola e scenderà ancora più in
profondità nella cripta della famiglia Addams. O, come direbbe
Mercoledì: “Niente unisce una famiglia come una buona
esumazione”.
Il rinnovo è stato accompagnato da
una foto promozionale con Mercoledì Addams in piedi dietro Thing,
che tiene in mano una sfera di cristallo con all’interno il numero
3. La scritta sopra Mercoledì recita: “Le cose brutte arrivano
sempre in tre”.
Stato della produzione della
terza stagione di Mercoledì
Al momento dell’uscita della
seconda parte della seconda stagione di Mercoledì, la
produzione della terza stagione non era ancora iniziata. Tuttavia,
alla fine di luglio i creatori di Mercoledì hanno
fornito un aggiornamento promettente, affermando che stavano
facendo buoni progressi nella stesura delle sceneggiature per la
terza stagione.
Hanno però rivelato di aver fatto
una pausa per l’uscita della seconda stagione di Mercoledì.
Ora che la seconda stagione di Mercoledì è stata
pubblicata, possono concentrarsi completamente sul completamento
della fase di sviluppo.
Non sono state fornite informazioni
attendibili sulla tempistica delle riprese della terza stagione di
Mercoledì, ma potrebbero iniziare in qualsiasi momento ora
che la produzione del prossimo film di
Jenna Ortega, Ghostwriter, è terminata.
Sulla base dei precedenti commenti
dei creatori di Mercoledì sulla tempistica di
produzione, ci vogliono almeno diciotto mesi per portare la serie
Netflix dalla produzione alla messa in onda a causa del livello di
effetti speciali. Questo include nove mesi di riprese e nove mesi
di post-produzione. Con queste informazioni, è probabile che la
terza stagione di Mercoledì uscirà alla fine del
2027.
Dettagli sul cast della terza
stagione di Mercoledì
Al momento dell’annuncio della
terza stagione di Mercoledì da parte di Netflix, gli unici
personaggi garantiti, in base alla foto dell’annuncio, sono
Mercoledì di Jenna Ortega e Thing di Victor
Dorobantu. Tuttavia, è probabile che tornino anche gli altri membri
della famiglia Addams, tra cui Morticia Addams interpretata da
Catherine Zeta-Jones, Gomez Addams
interpretato da Luis Guzmán, lo zio Fester
interpretato da Fred Armisen, Pugsley Addams
interpretato da Isaac Ordonez e Lurch interpretato
da George Burcea.
Inoltre, Miles Millar ha promesso
che la terza stagione di Mercoledì introdurrà ancora più
membri della famiglia Addams e “[svelerà] altri segreti di
famiglia”.” Sulla base del finale della seconda parte della
seconda stagione di Mercoledì, Ophelia è essenzialmente una
presenza garantita, anche se non è chiaro chi la interpreterà.
Tuttavia, la famiglia Addams non ha carenza di opzioni.
Inoltre, il finale promette il
ritorno di Billie Piper nei panni di Isadora Capri e Hunter Doohan
nei panni di Tyler Galpin. La trama di Alpha prepara anche il
probabile ritorno di Emma Myers nei panni di Enid Sinclair. Se la
terza stagione di Mercoledì tornerà a Nevermore, altri
personaggi che probabilmente torneranno sono Agnes di Evie
Templeton, Bianca Barclay di Joy Sunday, Eugene Ottinger di Moosa
Mostafa e Ajax Petropolus di Georgie Farmer.
Dettagli sulla trama della
terza stagione di Mercoledì
I dettagli sulla terza stagione di
Mercoledì sono tenuti sotto stretto riserbo. Fortunatamente,
il finale della seconda parte della seconda stagione di
Mercoledì fornisce alcuni indizi sulla trama della prossima
stagione. La stagione sarà molto probabilmente incentrata su
Mercoledì che salva Enid e la aiuta a tornare umana. Dovranno
affrontare una corsa contro il tempo, poiché anche i lupi mannari
daranno la caccia a Enid.
Inoltre, Isadora Capri fa visita a
Tyler presso la tomba della sua famiglia, dove lo recluta per
guidare un branco di licantropi. La terza stagione di
Mercoledì probabilmente approfondirà il suo passato,
fornendo maggiori informazioni sul padre licantropo. Probabilmente
mostrerà anche come trovano altri licantropi per formare un
branco.
Infine, Morticia Addams dà a
Mercoledì il diario di Ofelia, che racchiude oscuri segreti.
Poi, la serie rivela che la figlia perduta è rinchiusa nella
cantina della nonna, dove sta scrivendo “Wednesday deve morire” con
il sangue sul muro. Dato che gli showrunner hanno promesso altri
segreti sulla famiglia Addams, questo sarà quasi sicuramente al
centro della terza stagione di Mercoledì.
La seconda parte della seconda
stagione di Mercoledì di
Netflix risponde ad alcune domande scottanti
sul destino di Mercoledì, ma alla fine getta anche le basi
per alcune trame importanti della
terza stagione, lasciandoci con ancora più domande. Nel corso
di quattro episodi, Mercoledì Addams (Jenna
Ortega) cerca di fare i conti con la morte
imminente di Enid, scopre segreti di famiglia scioccanti e affronta
nemici incredibilmente pericolosi. Alla fine, diventa chiaro che ci
sono alcune persone di cui può fidarsi ciecamente, mentre altre
potrebbero non essere così affidabili come sembravano inizialmente.
SPOILER IN ARRIVO.
La trama di Mercoledì –
Stagione 2, parte 2
Dopo la
caduta dalla finestra di Willow Hill, grazie a Tyler Galpin,
Mercoledì trascorre un periodo in coma dove incontra la
sua nuova guida spirituale, il defunto preside Weems. Si scopre che
sono parenti lontani, ma la domanda sul perché lui sia la sua guida
spirituale non è nulla in confronto alle sfide che l’attendono.
Mentre Mercoledì cerca di salvare Enid, si scopre che Enid
non è un lupo mannaro normale, ma un Alfa, il che comporta una
serie di sfide. Poi c’è Slurp, che sta lentamente tornando alla sua
vecchia identità mangiando un cervello dopo l’altro. Nel frattempo,
la prigioniera che Mercoledì ha salvato dalle segrete di Willow
Hill si rivela essere Francoise, la madre di Tyler, la cui morte è
stata anch’essa inscenata da Augustus Stonehearst.
Si ricongiunge con Tyler, che sta
lottando con le conseguenze dell’aver ucciso il suo padrone.
Inoltre, si scopre che Slurp, alias Isaac Night, è il fratello di
Francoise e ha un conto in sospeso con la famiglia Addams. A
peggiorare le cose per la scuola, si scopre che il preside Dort ha
forti legami con la setta Morning Song e ha lavorato segretamente
per truffare Hester Frump e sottrarle la sua fortuna. Mentre Ajax e
Bianca cercano di salvare sua madre, Gabrielle, Mercoledì
interviene per aiutarli, mentre i suoi problemi peggiorano di
minuto in minuto.
Françoise e Isaac sono morti?
Thing torna dagli Addams?
Il finale rivela che trent’anni fa
Isaac Night ha cercato di salvare sua sorella rimuovendo il suo
lato Hyde e trasformandola in una Normie. Ha costruito un
dispositivo nella Torre di Iago, ma per alimentarlo ha usato Gomez
Addams, che aveva gli stessi poteri di suo figlio. Quello che Isaac
non ha detto a Gomez è che avrebbe prosciugato tutto il suo potere
e forse lo avrebbe persino ucciso nel processo. Questo ha portato
Morticia Morticia (Catherine
Zeta-Jones) a tagliargli la mano, sabotando
l’esperimento e salvando la vita di Gomez, ma uccidendo Isaac nel
processo. Ora Isaac è tornato quello di un tempo ed è pronto a
ripetere l’esperimento. Questa volta intende usare Pugsley. Sa che
la famiglia Addams cercherà di fermarlo, quindi attira Mercoledì
nel bosco e la seppellisce viva sotto l’albero dei teschi.
Si scopre anche che Thing è la mano
di Isaac, che Morticia gli ha tagliato tanti anni fa, animata dai
poteri elettrici di Gomez. Ora, Isaac ricuce Thing al suo braccio,
il che non solo lo rende fisicamente integro, ma gli restituisce
anche i suoi poteri di controllo sulle cose. Mercoledì viene
salvata grazie a Enid, e anche i suoi genitori arrivano per
aiutare. Mentre Gomez viene mandato a chiamare la polizia, Morticia
e Mercoledì cercano di salvare Pugsley. Ciò che gioca a loro favore
è il tradimento che Tyler subisce. Egli credeva che la loro
missione fosse quella di rimuovere il lato Hyde di sua madre e
salvarla. Non ha mai voluto rimuovere il proprio, ma sembra che sua
madre avesse un’idea diversa. Lei e Isaac hanno cospirato per
mettere Tyler sul tavolo operatorio.
Questo lo fa arrabbiare, e
Mercoledì se ne accorge, motivo per cui, invece di ucciderlo, rompe
il suo legame, liberandolo. Tyler, arrabbiato, si trasforma in
Hyde, distraendo Francoise, che a sua volta si trasforma in Hyde
per combatterlo. La loro lotta li porta fuori dalla Torre e sul
tetto di altri edifici, con Francoise che alla fine rimane appesa
al cornicione. Mentre Tyler cerca di salvarla, lei si lascia
andare, cade sulla cima di una statua e viene trafitta a morte. Nel
frattempo, Mercoledì e Morticia liberano Pugsley, che è un po’
scosso, ma è vivo. Lo shock di aver perso sua sorella rende Isaac
ancora più arrabbiato, e lui attacca gli Addams. Mercoledì non
indietreggia, poiché intende tagliargli di nuovo la mano e liberare
Thing.
Tuttavia, i poteri di Isaac sono
troppo forti per essere contrastati e, alla fine, spetta a Thing
decidere se risparmiarla o ucciderla. Gli Addams chiamano Thing,
sapendo che non si è fuso nuovamente con Isaac, ma rimane un’entità
a sé stante. Mentre Isaac ride dei loro tentativi di parlare con la
sua mano, si rende presto conto di essersi sbagliato quando Thing
inizia ad agire di propria volontà. Attacca Isaac e alla fine gli
strappa il cuore meccanico dal petto, uccidendolo ancora una volta.
Questa volta in modo definitivo. Quando Isaac muore, la Cosa si
stacca dal suo corpo, spezzando i fili che la legavano al suo
proprietario originale, e torna dagli Addams, che sono la sua vera
famiglia.
La signorina Capri è una Hyde?
Cosa succede a Tyler?
All’inizio della stagione, Tyler
pensava di essere solo. Il suo padrone si era rivelato un malvagio
manipolatore, che lui aveva ucciso quando ne aveva avuto
l’occasione. Ma senza di lei, ora è senza scopo e anche il suo
corpo inizia a cedere. Le cose cambiano quando sua madre si
presenta e, sebbene non sia l’immagine perfetta di una madre
ideale, è tutto ciò che ha. Quando lei diventa la sua padrona, il
rischio di morire scompare, ma poi si scopre che sua madre non
vuole più che lui sia Hyde. Lei vede questa condizione, proprio
come gli altri. Mentre Tyler vede il potere nell’essere Hyde, sua
madre vede semplicemente un mostro. Alla fine, questo porta alla
lotta tra loro e, mentre lei cade verso la morte, Tyler non può
fare altro che guardare impotente.
Qualunque felicità abbia ottenuto
dopo essersi riunito con sua madre viene cancellata di nuovo e,
avendo perso entrambi i genitori e con l’intera città di Jericho
che lo odia e lo teme, non gli è rimasto nessuno. O almeno così
crede. Mentre visita la tomba dei suoi genitori, Tyler viene
accolto dalla signorina Isadora Capri. Lei gli dice che può
aiutarlo e, all’inizio, lui pensa che lei voglia diventare la sua
padrona, come tutti gli altri che volevano controllarlo e
costringerlo a fare ciò che volevano. Tuttavia, lei gli offre
qualcosa di molto meglio. Quando Tyler le chiede cosa ci guadagna,
soprattutto considerando che lei è un lupo mannaro, lei rivela che
suo padre era un Hyde. Questo significa che anche lei ha sangue
Hyde, il che la renderebbe una creatura piuttosto unica, poiché
potrebbe essere sia una Hyde che una licantropa.
Probabilmente, il suo lato Hyde non
è ancora stato sbloccato, motivo per cui Tyler non riusciva a
percepirlo. L’esatta natura della sua identità di Emarginata rimane
avvolta nel mistero, ma lei offre qualcosa di concreto a Tyler. Gli
offre un branco, una nuova famiglia in cui farà parte di qualcosa
di più grande senza avere un padrone. Queste persone saranno come
lui, avranno vissuto ciò che ha vissuto lui e non saranno
interessate a dominarlo e sfruttarlo. Non avendo più nulla da
perdere e nulla per lui a Jericho, Tyler decide di unirsi alla
signorina Capri e parte con lei verso un futuro più
promettente.
Per Enid si verifica un importante
sviluppo quando viene rivelato che lei è un’Alpha. Questo significa
che è più potente di quanto si immaginasse, ma comporta anche
alcuni svantaggi. Una regola importante che deve seguire è che, in
quanto Alpha, non può trasformarsi in un lupo mannaro durante la
luna piena. Se ciò accadesse, rimarrebbe bloccata nella sua forma
di lupo mannaro per sempre, o almeno così dicono le regole. Per
aiutarla, Miss Capri le dice di chiudersi in una gabbia per lupi e
di mantenere la calma per non trasformarsi. Ma poi Agnes arriva con
la notizia che Mercoledì è stata sepolta viva da Isaac, e
lei non ha altra scelta che aiutare la sua amica. Poiché
Mercoledì è sepolta in profondità, è impossibile per Agnes
ed Enid tirarla fuori con le loro mani.
Così, Enid si trasforma in un lupo
mannaro e scava rapidamente la tomba per salvare
Mercoledì. Tuttavia, lo fa in una notte di luna piena, il
che significa che ora non può tornare alla sua forma umana. Mentre
Mercoledì va a salvare Pugsley, manda Agnes dietro a Enid
per tenerla d’occhio. Quando tutto il caos con Isaac, Francoise e
Tyler è risolto, Agnes torna con notizie su Enid. Si scopre che è
fuggita verso nord, avendo apparentemente accettato il suo destino
di lupo solitario. È anche in pericolo a causa di altri lupi
mannari che cercheranno di ucciderla, quindi cercherà di rimanere
nascosta il più possibile.
Tuttavia, Mercoledì ha
promesso che l’avrebbe cercata, quindi invece di tornare a casa per
l’estate, si unisce allo zio Fester per seguire le sue tracce,
trovarla e aiutarla. Sebbene il destino di Enid sembri ormai
segnato, se c’è una persona in grado di riportarla alla sua forma
originale, quella persona è Mercoledì, determinata a
salvare la sua amica e a ripagare la sua gratitudine per il
sacrificio aiutandola. Resta da vedere quanto di Enid rimarrà nel
lupo mannaro quando Mercoledì finalmente la troverà. Enid
la riconoscerà come sua amica o il suo lato licantropo prenderà il
sopravvento trasformando Wednesday in un nemico o, peggio, in una
preda?
Mercoledì riacquista i
suoi poteri? Cosa è successo alla zia Ophelia?
Un grave problema si presenta per
Mercoledì quando perde i suoi poteri dopo averli usati
troppo, senza supervisione. Trascorre l’intera stagione tormentata
dalla sua ultima visione della morte di Enid e incapace di avere
altre visioni, soprattutto quando ne ha disperatamente bisogno.
Scopre di non essere la prima vittima di questa afflizione. Anche
la sorella di sua madre, Ophelia, aveva lo stesso problema e,
sebbene avrebbe potuto aiutare Mercoledì a comprendere i
suoi poteri, non si vede da circa un decennio, da quando è fuggita
da Willow Hill. Il problema delle visioni di Mercoledì
viene risolto alla fine, quando fa pace con sua madre e rimuove la
barriera emotiva che la tratteneva.
La sua guida spirituale, Weems,
l’aveva avvertita che il conflitto con sua madre le aveva creato un
blocco spirituale e le impediva di canalizzare i suoi poteri. Alla
fine, però, seppellisce l’ascia di guerra, soprattutto dopo che
Morticia le dà il diario di Ophelia nella speranza che la aiuti a
capire i suoi poteri. Mentre legge il libro, arriva a una parte in
cui Ophelia ha disegnato la sua immagine, e toccando quella pagina
ha una visione. Vede zia Ofelia in una prigione sotterranea, ma ciò
che non vede è che questa prigione si trova nella casa di sua
nonna, Hester Frump.
Si scopre che la nonna ha tenuto
prigioniera la figlia minore per tutto questo tempo e ha tenuto
segreta a tutti la verità sulla sua situazione. Tuttavia, sembra
che questo non abbia avuto alcun effetto sui poteri di Ophelia, il
che fa chiedere se la visione che Mercoledì ha avuto fosse
sua o se fosse Ophelia che usava i suoi poteri per mostrare alla
nipote dove si trovava. Ciò che rende la situazione ancora più
inquietante è che quando Hester apre la cella, Ophelia ha scritto
una frase con il proprio sangue sul muro. Dice: “Mercoledì
deve morire” e, considerando quanti pericoli attendono
Mercoledì, questa profezia non promette nulla di buono per
la protagonista.
Dopo il successo dei film Il
Signore degli Anelli e Lo Hobbit di
Peter Jackson, Prime Video ha debuttato con una serie
prequel, Il
Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, che ha
esplorato molto più a fondo la Terra di Mezzo, introducendo anche
versioni più giovani di personaggi iconici come Galadriel ed
Elrond. La serie ha debuttato nel 2022 registrando un numero record
di spettatori e un punteggio dell’84% su Rotten Tomatoes.
Due anni dopo, la seconda stagione è
stata rilasciata su Prime Video e ha ricevuto lo stesso punteggio
su Rotten Tomatoes, anche se il numero di spettatori è diminuito.
Entrambe le stagioni hanno poi ottenuto diverse nomination agli
Emmy Award. A luglio di quest’anno è poi
stato confermato che le riprese della terza stagione erano in corso
e ora una delle star della serie ha fornito un aggiornamento
rivelando quando termineranno.
Durante la promozione del suo nuovo
film I Swear, Robert Aramayo ha fornito
alcune informazioni sul programma di produzione della terza
stagione di Il Signore degli
Anelli: Gli Anelli del Potere. L’attore, che nella
serie interpreta Elrond, ha rivelato a Deadline che terminerà le
riprese nella zona di Londra alla fine del 2025, aggiungendo:
“Poi cercherò di trovare rapidamente un altro lavoro”.
Cosa significa questo aggiornamento
sulle riprese per la terza stagione di Il Signore degli
Anelli: Gli Anelli del Potere
In realtà, Aramayo non ha chiarito
se intendesse dire che solo il suo ruolo sarebbe stato completato
entro la fine del 2025 o se tutte le riprese della terza stagione
sarebbero terminate entro quella data. Sebbene possa sembrare che
girare da maggio a dicembre sia un periodo di tempo breve per una
serie così ambiziosa, in realtà questo è in linea con i tempi della
seconda stagione, che ha richiesto circa otto-nove mesi di
riprese.
Le riprese della prima stagione di
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere
hanno invece richiesto molto più tempo, situazione aggravata dal
fatto che la pandemia di COVID-19 ha mandato all’aria i piani
iniziali di Prime Video. La serie TV è stata inizialmente girata in
Nuova Zelanda, proprio come i film. Tuttavia, a partire dalla
seconda stagione, la produzione si è trasferita nel Regno Unito,
principalmente per motivi finanziari. Date queste tempistiche, si
può ipotizzare che la terza stagione arriverà tra la fine del 2026
e l’inizio del 2027.
Cosa aspettarsi da Sauron nella
Stagione 3 di Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del
Potere
Sauron non ha ancora raggiunto
l’apice della sua potenza in Il Signore degli Anelli: Gli
Anelli del Potere, ma questo video chiarisce una cosa: si
sta avvicinando sempre più al dominio sulla Terra di Mezzo. Questo
porterà a giorni bui per i protagonisti della serie. Sebbene gli
elfi siano ora allineati con l’obiettivo di Galadriel di
sconfiggere Sauron, alla fine dovranno unire tutta la Terra di
Mezzo per sconfiggerlo.
Ciò include i Nani, gli Harfoot e la
contesa isola di Númenor, tutti alle prese con le proprie
difficoltà. Tuttavia, la corona nel video è destinata a suscitare
entusiasmo, considerando che è una delle immagini più iconiche
associate al cattivo del Signore degli Anelli, e significa che la
serie è un passo più vicina al suo tragico ed epico finale.
Nella giornata di ieri James Gunn ha annunciato
il titolo e la data di uscita del prossimo capitolo della saga
di Superman della DC
Studios:
Man of Tomorrow, che arriverà nelle sale il 9 luglio
2027. Sebbene Gunn continui a sostenere che non si tratti di un
sequel diretto di Superman, il progetto sembra proprio esserlo, per
cui non è ancora chiaro in che modo questo ulteriore capitolo
potrebbe “discostarsi” dal primo visto quest’anno al cinema.
David Corenswet e Nicholas Hoult hanno confermato che
riprenderanno i rispettivi ruoli di Clark Kent/Superman e Lex
Luthor, e l’immagine ufficiale che accompagna l’annuncio potrebbe
indicare che questi acerrimi nemici metteranno da parte le loro
divergenze (almeno temporaneamente) per affrontare una minaccia
comune. Si ipotizza già che potrebbe trattarsi di Brainiac, dato
che si vociferava che il cattivo sarebbe apparso in
Superman prima che i piani cambiassero.
Gunn ha però già detto che questo
film vedrà la partecipazione di un “gruppo di personaggi che
abbiamo già incontrato”, e questo potrebbe includere anche la
Lanterna Verde di Aaron Pierre, che farà il
suo debutto nella DCU sul piccolo schermo il prossimo anno.
L’attore ha infatti commentato il post di Gunn con un “Yes,
indeed” (sì, infatti), lasciando intendere che potrebbe a
sua volta apparire nel film, il che sarebbe assolutamente logico
vista la sua imminente introduzione nel DCU con la
serie Lanterns.
Cosa sappiamo su Man
of Tomorrow, sequel di Superman
Tramite il proprio profilo
Instagram (qui
si può vedere il post), James Gunn ha infatti rivelato che il seguito
del suo film su Superman si intitolerà Man of
Tomorrow. Il film DC arriverà nelle sale il 9
luglio 2027. L’annuncio è stato accompagnato da una nuova
immagine DC di Lex Luthor con indosso la sua tuta da guerra viola e
verde dei fumetti, mentre Superman sorride al suo fianco.
Sia David Corenswet che Nicholas Hoult hanno confermato il loro
ritorno nel sequel del film su Superman,
condividendo anche dei post sui loro account Instagram (qui quello di Corenswet e qui quello di Hoult), anticipando così un nuovo
scontro tra i loro personaggi ma anche una potenziale alleanza.
Il nuovo film è stato in precedenza
descritto come un secondo capitolo della “Saga di Superman”. Ad
oggi non ci sono indizi di nessun tipo sulla trama, anche se alcune
speculazioni suggeriscono una storia che va da una collaborazione
tra Superman e Supergirl a una storia che coinvolge The
Authority.
Ad oggi, Gunn ha affermato
unicamente che “Superman conduce direttamente a Peacemaker; va notato che questo è per adulti, non
per bambini, ma Superman conduce a questo show e poi abbiamo
l’ambientazione di tutto il resto della DCU nella seconda stagione
di Peacemaker, è incredibilmente importante”. Non resta dunque
che attendere maggiori informazioni su questo prossimo
progetto.
Julia Garner è ancora in lizza per
interpretare Madonna nel film biografico ufficiale
sulla cantante. L’attrice, vista quest’estate in
I Fantastici Quattro: Gli Inizie in Weapons, ha
infatti confermato in una recente intervista che interpreterà la
“Material Girl” quando il film biografico vedrà la luce. “Non
posso dire molto al riguardo, ma sì, è un progetto ancora in fase
di realizzazione”, ha detto Garner a W Magazine.
Per quanto riguarda le canzoni
preferite di Madonna, l’attrice ha detto di averne tantissime,
aggiungendo: “Adoro ‘Borderline’, probabilmente è la mia
preferita. Adoro anche ‘Papa Don’t Preach’. Adoro ‘Burning Up’.
Adoro Confessions on a Dance Floor. Sono cresciuta con quell’album.
Ovviamente ‘Vogue’ e ‘Ray of Light’”.
“In pratica, quello che sto
cercando di dire è che amo tutto di Madonna”, ha continuato
Garner. “Ma sicuramente penso che ‘Borderline’ e ‘Papa Don’t
Preach’ siano probabilmente le mie due canzoni preferite di
Madonna. E adoro la voce di Madonna in ‘Papa Don’t Preach’. C’è
molta emozione in quella canzone e questo mi piace molto”.
Il provino di Julia Garner per il
ruolo di Madonna
Già il mese scorso,
l’attrice apparsa nel podcast SmartLess, dove aveva detto che
il film biografico “dovrebbe ancora essere realizzato”.
Durante la stessa intervista, Garner ha fornito alcune informazioni
sul processo di audizione che ha affrontato. “Volevo solo
vedere se ero in grado di farlo, perché non ero una ballerina professionista e dovevo imparare a
ballare, poi ballare davanti a lei e convincerla che sapevo
ballare, in sostanza, e cantare. E cantare con lei!”, ha
ricordato parlando del processo di audizione.
Per prepararsi all’audizione, la
Garner racconta di essersi detta: “Ok, cosa farebbe Madonna?
Che è convincerti che lei merita, sai, di essere in questa stanza,
e io l’ho fatto. Ero tipo: ‘Puoi prenderlo o lasciarlo, ma se lo
lasci, se me ne vado, allora è colpa tua’“.
Le novità sul biopic dedicato
a Madonna
Per quanto riguarda ciò che sappiamo
del progetto, nel gennaio 2023, è stato riferito che il film della
Universal Pictures era stato cancellato. Madonna
stessa avrebbe dovuto dirigere il film sulla sua vita e la sua
carriera, scrivendo la sceneggiatura con Diablo
Cody ed Erin Cressida Wilson.
Dopo che il film è stato sospeso, nel luglio 2024 Madonna ha
rivelato che era tornata a lavorare alla sceneggiatura del suo film
biografico.
All’inizio di quest’anno, Deadline
ha riportato in esclusiva che Madonna aveva stretto una partnership
con Netflix per raccontare la sua storia in una serie TV
sviluppata insieme a Shawn Levy, ma su questo progetto al momento
non ci sono novità e si ipotizza che potrebbe vedere la luce prima
il film con protagonista Julia Garner.
Alla 82ª
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è stato
presentato in concorso Duse, il nuovo film diretto da
Pietro Marcello,
uno dei cineasti italiani più apprezzati sulla scena
internazionale. La premiere è stata celebrata con un red carpet di
grande fascino, che ha visto sfilare regista e cast tra applausi e
flash dei fotografi.
Protagonista assoluta della serata è stata l’eleganza delle
interpreti e degli attori che hanno portato sul Lido la forza e la
modernità della figura di Eleonora Duse, icona immortale del teatro e del
cinema. Al fianco di Pietro Marcello hanno sfilato i membri
principali del cast, tra cui
Valeria Bruni Tedeschi, Noémie Merlant, Fanni Wrochna, Noémie
Merlant, Fausto Russo Alesi, Vincenzo Nemolato, Edoardo Sorgente,
Gaja Masciale, che hanno contribuito a dare vita a un
ritratto corale e potente della celebre attrice.
Le
foto dal red
carpet raccontano l’atmosfera della serata, tra abiti da
sogno, sorrisi e momenti di grande emozione condivisi con il
pubblico di Venezia. Una celebrazione che unisce glamour e cultura,
rendendo omaggio a una delle personalità più affascinanti della
storia dello spettacolo.
Duse si impone come uno
dei titoli italiani di punta di questa edizione, confermando il
talento di Pietro Marcello nel coniugare cinema d’autore e
riflessione storica. L’accoglienza al Lido, testimoniata anche
dalle immagini della premiere, ha sottolineato l’interesse e
l’attesa intorno a un film che vuole restituire al grande schermo
la potenza espressiva e la modernità di Eleonora Duse.
La
82ª
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha
ospitato la premiere mondiale di The Voice of Hind
Rajab, il nuovo film diretto da Kaouther Ben Hania, una delle voci più
autorevoli e riconosciute del cinema contemporaneo. Presentato in
concorso, il film ha attirato l’attenzione non solo per la forza
della sua storia, ma anche per la presenza sul red carpet di due
grandi star internazionali: Joaquin Phoenix e
Rooney Mara, produttori esecutivi del
progetto.
Sul tappeto rosso, immortalato dalle nostre foto dal red carpet, Joaquin Phoenix
e Rooney Mara hanno sfilato insieme a Kaouther Ben Hania, accolta
con calore e applausi. Le immagini raccontano l’eleganza e
l’intensità di una serata che ha unito glamour e impegno,
testimoniando il forte sostegno del cinema internazionale a una
storia che non lascia indifferenti.
L’opera porta sul grande schermo la vicenda di Hind Rajab, la
bambina palestinese la cui voce disperata, rimasta intrappolata
sotto i bombardamenti, ha commosso e scosso l’opinione pubblica
mondiale. Kaouther Ben Hania, già candidata all’Oscar con
The Man Who Sold His
Skin, affronta con grande sensibilità e rigore un racconto che
trascende la cronaca per trasformarsi in testimonianza universale
di innocenza violata e di resistenza.
The Voice of Hind Rajab
si è imposto come uno dei titoli più discussi di questa edizione
della Mostra, capace di intrecciare arte cinematografica e
attualità, emozione e riflessione politica. Un film che dal Lido
porta la sua voce ben oltre i confini del festival, accompagnato
dalle immagini suggestive della sua premiere veneziana.
Julian
Schnabel torna al Lido con In the Hand of
Dante, presentato fuori concorso a Venezia 82,
portando con sé un film che ha già acceso discussioni e ironie.
L’artista-regista, che nel 2018 aveva convinto la critica con
At Eternity’s Gate, la sua rilettura della vita di Van
Gogh interpretata da
Willem
Dafoe, sceglie questa volta di misurarsi con una sfida
ancora più ambiziosa: portare al cinema Dante
Alighieri. Non la sua opera in sé, ma un intreccio ardito
tra la vicenda umana del poeta trecentesco e una narrazione
contemporanea basata sul romanzo di Nick Tosches.
Il risultato è una sorta
di lettera d’amore confusa e sghemba al sommo poeta. Un film che
alterna sequenze grottesche e involontariamente comiche a momenti
di alto lirismo visivo, senza però trovare una vera compattezza
narrativa. È difficile stabilire se In the Hand of
Dante sia un pasticcio o un esperimento radicale:
probabilmente entrambe le cose, e proprio questa ambiguità ne fa un
oggetto curioso e, a tratti, persino affascinante.
In the Hand of
Dante: due epoche, due film
La struttura narrativa
procede su due binari paralleli. Da una parte, un segmento in
costume, girato con colori accesi e un gusto volutamente pacchiano,
che ricostruisce episodi della vita di Dante: il conflitto con
Bonifacio VIII, il matrimonio con Gemma Donati, la distanza
dall’amata Beatrice, le figure femminili che avrebbero ispirato la
Commedia. Questo blocco, apparentemente il più “alto”, risulta però
spesso artificioso, come una teatralità che non trova mai
equilibrio.
(Credits Alex Majoli)
In parallelo, Schnabel
mette in scena la vicenda contemporanea di Nick Tosches, scrittore
che entra in possesso di un presunto manoscritto originale della
Divina Commedia. Tentato di venderlo, Tosches si ritrova in
un percorso che lo porta a contatto con la mafia siciliana, un
assassino imprevedibile di nome Louie, e un’umanità di malviventi
senza scrupoli. Questo secondo filone è più movimentato, a tratti
persino divertente nella sua sfrontatezza pulp, anche se non meno
confuso.
Il regista giustifica
questo sdoppiamento con la sua visione filosofica del tempo: tutto
accade simultaneamente, e Dante stesso può reincarnarsi in uno
scrittore borderline del XXI secolo. L’idea, sulla carta, è
suggestiva; sullo schermo, diventa una giostra narrativa che spesso
gira a vuoto, ma non senza qualche lampo visivo di
potenza.
Ambizione, eccessi e
momenti felici
Ciò che salva
In the Hand of Dante dal naufragio totale è
proprio la mano visiva di Schnabel. L’artista trasforma la macchina
da presa in un pennello: colori saturi, inquadrature ardite,
improvvisi slanci di poesia. Ci sono momenti in cui il film sembra
davvero incarnare l’aspirazione del regista a “diventare la
poesia”, come lui stesso dichiara. Ma a queste folgorazioni fanno
da contraltare cadute clamorose, sequenze che scivolano nel
ridicolo involontario, e un tono che cambia continuamente registro
senza preavviso.
(Credits Alex Majoli)
Schnabel non è nuovo a
questo tipo di oscillazioni, ma se con la pittura – nel suo Van
Gogh – aveva trovato una corrispondenza tra forma e contenuto, con
la letteratura il discorso funziona meno. La
Commedia, con la sua struttura complessa e
stratificata, richiede una mano più rigorosa; il film invece si
disperde, incapace di domare la materia che vuole celebrare.
Eppure, nonostante i
difetti, In the Hand of Dante resta
un’opera di ricerca. Nella sua sgraziata ambizione,
rappresenta un tentativo radicale di far dialogare cinema e
letteratura. È un film che divide, che provoca ilarità e
fastidio, ma che regala anche momenti imprevisti di grazia. Non
sorprende che sia stato accolto con ironia e sarcasmo, ma chi ama
Dante troverà forse sprazzi di emozione autentica, persino nelle
sue goffaggini.
Un esperimento
imperfetto ma con un suo fascino
In the Hand of
Dante è un’opera che non lascia indifferenti, che
incarna fino in fondo lo spirito di una Mostra del Cinema come
luogo di sperimentazione.
Julian
Schnabel, con i suoi eccessi e le sue ingenuità, consegna
al pubblico un film che non funziona come racconto compiuto, ma che
resta come gesto artistico. Un’opera che cerca di toccare la poesia
e, pur non riuscendoci del tutto, ci ricorda che il cinema, come la
Commedia, è anche fatto di tentativi imperfetti e di fallimenti
luminosi.
È arrivato il teaser ufficiale di
Cime tempestose. Il prossimo adattamento
dell’iconico romanzo omonimo di Emily Brontë è
stato diretto dalla vincitrice dell’Oscar Emerald Fennell (Una
donna promettente, Satlburn)
e vede Margot Robbie (Barbie, Suicide Squad) nei panni di Catherine
Earnshaw e Jacob Elordi (Euphoria, Saltburn) in
quelli di Heathcliff.
Il trailer si apre con Catherine
seduta al tavolo, apparentemente immersa in una fantasia romantica
su Heathcliff, mentre sullo schermo vengono proiettate varie
immagini della loro infatuazione. Man mano che le immagini
diventano più intense, un remix di “Everything Is
Romantic” di Charli XCX domina la colonna sonora.
Il trailer, che include anche una
didascalia che rivela che il film conterrà brani originali di
Charli XCX, si conclude con un momento di
tranquillità tra Heathcliff e Catherine, in cui lui le chiede
“vuoi che mi fermi?” e lei sussurra con voce affannata
“No”. Come i
poster recentemente diffusi lasciavano intuire, questo nuovo
adattamento sembra concentrarsi sulle note più passionali del
romanzo, probabilmente anche oltre quanto presente sulla
pagina.
Il cast di Cime tempestose
Oltre a Margot
Robbie nei panni di Catherine Earnshaw e Jacob Elordi in quelli di Heathcliff,
l’adattamento del romanzo vede anche la partecipazione di
Shazad Latif nel ruolo di Edgar Linton,
Alison Oliver nel ruolo di Isabella Linton,
Hong Chau nel ruolo di Nelly Dean,
Charlotte Mellington nel ruolo della giovane
Catherine, Owen Cooper nel ruolo del giovane
Heathcliff e Vy Nguyen nel ruolo della giovane
Nelly.
L’uscita nelle sale è prevista per
il 13 febbraio 2026.
Il finale di Don’t Worry
Darling (qui la recensione) non risolve
tutti i nodi e i filoni narrativi, poiché il thriller lascia alcune
importanti domande senza risposta e misteri irrisolti. Il seguito
di La rivincita delle sfigate di Olivia Wilde è infatti incredibilmente diverso
dal film che l’ha fatta apparire come una delle migliori nuove
registe di Hollywood. Don’t Worry Darling è un
thriller psicologico con Florence Pugh nel ruolo di Alice, una
casalinga degli anni ’50 che si rende conto che c’è qualcosa di
strano nella sua vita a Victory e nel misterioso Progetto Victory
che sta dietro allo scopo e al leader della città. È solo
osservando più da vicino il mondo e ciò che la circonda che Alice
inizia a mettere in discussione la natura stessa della sua
realtà.
Don’t Worry Darling
si prende il tempo necessario per svelare la verità su ciò che sta
accadendo nella città utopica di Victory, situata nel deserto. Dopo
una serie di allucinazioni e dopo aver assistito al suicidio di un
vicino, cresce la convinzione che Alice stia perdendo la ragione.
Più lei cerca delle risposte, più si confonde. È solo più tardi che
Frank, interpretato da Chris Pine, la prende in giro per i suoi
sospetti e Alice scopre la verità. Si rende conto che Victory è
completamente falsa e inizia a ricordare frammenti della sua vita
originale nel mondo reale, compreso lo stato della sua relazione
con Jack, interpretato da Harry Styles.
Questa rivelazione porta a sviluppi
sorprendenti mentre Alice cerca di liberarsi dal programma Victory
Project. La ricerca della verità di Alice in Don’t Worry
Darling diventa ancora più confusa per lei e per il
pubblico grazie a una serie di sviluppi che si verificano. Anche se
il film risponde alla grande domanda su cosa sia il Victory
Project, ci sono molti altri misteri a cui il film di
Olivia Wilde non risponde direttamente. Al
contrario, lascia il pubblico nella necessità di decifrare cosa
fosse reale e come certi eventi abbiano o meno senso. Ecco allora
le più grandi domande senza risposta e i misteri del film.
L’incidente aereo era un’altra
allucinazione di Alice?
Uno dei più grandi misteri di
Don’t Worry Darling ruota attorno all’incidente
aereo a cui Alice assiste all’inizio del film. Lei è l’unica a
vedere l’aereo rosso volare nel cielo e presumibilmente schiantarsi
sulle montagne. Alice non trova mai il luogo dell’incidente per
confermare che l’aereo fosse reale, il che crea la possibilità che
fosse una delle sue allucinazioni. Il film stabilisce un sottile
collegamento tra l’aereo e l’aeroplano giocattolo rosso che
apparteneva al figlio di Margaret. In entrambi i casi, l’aereo ha
portato le donne a scoprire che c’era qualcosa che non andava con
Victory e il Victory Project. Il motivo per cui Alice ha avuto
questa allucinazione è ancora oggetto di dibattito. Tuttavia, non
avrebbe molto senso che l’aereo fosse reale, a meno che non
provenisse da una parte molto diversa del programma Victory
Project.
Cosa succede ad Alice dopo aver
lasciato il Victory Project?
Vale anche la pena discutere cosa
succede ad Alice dopo il finale di Don’t Worry
Darling. Riesce a lasciare il Victory Project, come
conferma il sussulto che si sente proprio all’inizio del titolo e
dei titoli di coda, quando Alice si sveglia. Tuttavia, è importante
ricordare che il suo personaggio si sveglia legata a un letto senza
alcun modo possibile per uscirne. Anche il suo defunto marito giace
proprio accanto a lei. Il film non rivela se lei riesca a liberarsi
dalle cinghie, ma questo è probabilmente molto importante. Tutti
sanno che Alice ha lasciato la simulazione simile a Matrix ed è
tornata nel mondo reale, dandole la possibilità di rivelare cosa
sta realmente accadendo e di farlo chiudere. Ciò potrebbe
significare che le persone coinvolte nel Progetto Victory la
cercheranno. Naturalmente, se non riuscirà a liberarsi dalle
cinghie e dai lucchetti, potrebbe morire di fame o di sete prima
che qualcuno arrivi.
Come mai il Progetto Victory uccide
gli uomini ma non le donne?
Il film sottolinea che se gli uomini
muoiono all’interno del Progetto Victory, muoiono anche nella vita
reale. Don’t Worry Darling indica anche che questo
non è possibile per le donne. Ciò solleva una domanda importante
sul perché il programma possa uccidere gli uomini ma non le donne.
La spiegazione più plausibile è che ciò sia legato alla
responsabilità che uomini si assumono per poter partecipare al
programma. Sembrerebbe che, oltre ad ottenere la tecnologia
necessaria per partecipare, ogni uomo potrebbe anche avere un
interruttore di emergenza. Questo sarebbe un modo per dare più
potere alle persone dietro al Victory Project, poiché incoraggia
gli uomini a fare ciò che viene loro detto e fornisce al programma
un sistema di sicurezza. Ma poiché le donne non partecipano
liberamente al progetto, gli uomini potrebbero non essere
qualificati per dare alle donne lo stesso interruttore di
emergenza.
Le persone invecchiano all’interno
del Victory Project?
Un altro dei misteri di
Don’t Worry Darling riguarda il fatto che il tempo
scorra nella simulazione e le persone invecchino. Poiché il film si
svolge in un breve lasso di tempo, non c’è modo di scoprirlo.
Tuttavia, la natura artificiale di questa realtà implica che le
persone non hanno bisogno di invecchiare all’interno del Victory
Project. Ciò potrebbe sollevare interrogativi nel corso del tempo
per le donne, ma è probabile che sollevare tale preoccupazione
porterebbe ad affermazioni secondo cui esse starebbero lottando
mentalmente. Il film offre un potenziale indizio sul fatto che i
partecipanti non invecchiano, poiché viene sottolineato che una
delle vicine di Alice è sempre incinta. Anche se potrebbe trattarsi
di una battuta di Bunny sulla crescita della famiglia, potrebbe
anche essere un dato di fatto, dato che lei conosce la verità sul
Victory Project.
Ma come fa Bunny a conoscere la
verità?
A proposito di Bunny, una delle
grandi domande senza risposta di Don’t Worry
Darling arriva nel finale, quando viene rivelato che il
personaggio di Olivia Wilde sa che la realtà del Victory
Project è falsa. Il film non spiega come lei conosca la verità o
quando abbia appreso questa preziosa informazione. È possibile che
Bunny sapesse fin dall’inizio che lei e suo marito erano
partecipanti al progetto. Dice ad Alice che il motivo per cui le
sta bene vivere in un mondo falso è perché in questo mondo ci sono
ancora i suoi figli. Anche se ciò rappresenterebbe una rottura con
quelle che sembrano essere le normali pratiche del programma, è
persino possibile che sia stata Bunny a dare il via alla
partecipazione sua e di suo marito come modo per riavere i loro
figli.
Cosa ha causato i terremoti di
Victory?
Un mistero ricorrente in
Don’t Worry Darling è cosa causi i terremoti che
scuotono ripetutamente Victory. I terremoti del film si verificano
durante tutta la trama, ma vengono sempre interpretati come un
segno di ciò che il Progetto Victory sta tramando e come qualcosa
che non riguarda la città. Comprensibilmente, questo porta a
ipotizzare che gli uomini stiano lavorando alla creazione di armi.
Ciò non corrisponde a quanto rivelato sul progetto, il che
significa che i terremoti devono essere qualcos’altro. Una
possibile spiegazione è che si tratti di un effetto collaterale
dell’entrata o dell’uscita di qualcuno dal programma. I terremoti
non si verificano mai quando i ragazzi sono presenti e, dato che le
ragazze ci sono così abituate, l’idea che siano un evento di
routine ha senso.
Perché Shelley uccide Frank? Cosa
farà con il Progetto Victory?
Probabilmente ci saranno anche
domande sul perché Shelley uccida Frank nel finale. Il film non fa
molto per far capire che il personaggio di Gemma Chan sia infelice di questa vita,
poiché sembra invece che lei sia molto compiacente del suo ruolo
nel Victory Project. Il suo voltafaccia nei confronti di Frank dopo
che Alice ha capito la verità segna una svolta sorprendente per
Shelley, ma è possibile che solo ora lei abbia aperto gli occhi
sulla realtà. C’è anche la possibilità che l’uccisione di Frank da
parte di Shelley sia legata alle sue aspirazioni personali per il
programma. Dopo aver pugnalato il marito, lei osserva che ora è il
suo turno di prendere il comando, indicando che ha dei piani per il
futuro del Victory Project. Non è chiaro cosa ciò comporti, ma dare
il potere alle donne avrebbe senso.
Perché i lampioni hanno iniziato a
esplodere?
Un’altra domanda senza risposta di
Don’t Worry Darling potrebbe venire in mente agli
spettatori quando i lampioni iniziano a esplodere a Victory. Questo
accade dopo che Alice scopre la verità e potenzialmente inizia a
connettersi con le altre donne e a far loro conoscere la verità
senza alcuna comunicazione verbale. La spiegazione migliore per
l’esplosione delle luci è che si tratta di un segno della rottura
del programma del Progetto Victory. In tal caso, l’esplosione delle
luci potrebbe simboleggiare l’illuminazione delle donne su ciò che
sta realmente accadendo.
Chi sono gli uomini in abito
rosso?
Il film indica che tutti i membri
del Victory Project sono persone reali, ma non viene mai fornita
alcuna spiegazione per gli uomini in tuta rossa. Non è chiaro se
gli uomini in tuta rossa siano persone reali che fanno parte del
Victory Project e sono state assunte per servire come protettori
del mondo o se potrebbero essere programmi artificiali, simili agli
agenti di Matrix. Ogni volta che qualcosa va storto a
Victory, uomini misteriosi che indossano tute rosse appaiono dal
nulla e cercano di risolvere il problema. Appaiono per la prima
volta dopo la morte di Margaret e tornano dopo che Alice uccide
Jack. Questo è davvero un argomento di discussione per gli
spettatori.
Cosa è successo davvero a Margaret
e a suo figlio?
Altre domande senza risposta in
Don’t Worry Darling riguardano Margaret e suo
figlio e cosa è successo loro. Il film spiega che i bambini non
sono reali nel Victory Project, ma che Margaret ha perso il suo nel
deserto. Questo ha portato all’inizio delle sue domande sulla
natura della sua realtà. Non viene rivelato dove sia andato suo
figlio o perché non sia mai tornato, poiché non ha molto senso che
sia stato improvvisamente allontanato dal programma. Inoltre,
Don’t Worry Darling lascia il destino di Margaret
avvolto nel mistero. È chiaro che lei muore nel Victory Project, ma
il film non dà l’impressione che le donne possano morire
all’interno della realtà fittizia. Dato che lei e suo marito hanno
lasciato il quartiere e il programma, non viene mai chiarito se
Margaret sia morta anche nella vita reale o se sia ancora viva dopo
gli eventi del film.
L’allettante adattamento
cinematografico del classico romanzo di Emily
Brontë, Cime tempestose, realizzato da
Emerald Fennell (Una
donna promettente, Satlburn)
e con Margot Robbie nel ruolo di Catherine Earnshaw
e Jacob Elordi in quello di Heathcliff, arriverà
nelle sale il prossimo anno a San Valentino. In attesa del trailer
che verrà rilasciato domani, sono oggi stati diffuti dei primi
teaser poster del film, seguiti poi dal poster ufficiale.
Queste nuove immagini sembrano
confermare quanto già in precedenza emerso riguardo al
film. Di recente, infatti il direttore del casting del film ha
avvertito all’inizio di quest’anno che il film non sarebbe stato
del tutto fedele al libro. Una sensuale prima immagine di Cime
tempestose, rivelata a febbraio, suggeriva fortemente che
il film approfondirà i temi del desiderio e ora anche i teaser
poster stanno seguendo questa strategia di marketing.
I nuovi poster riportano funque le
frasi “drive me mad” (fammi impazzire) e “come undone” (perdere il
controllo emotivo o la compostezza), senza rivelare i volti dei
personaggi, concentrandosi spesso sulle loro mani. Il poster
ufficiale – che si può ritrovare qui di seguito – vede invece i due
protagonisti in procinto di scambiarsi un appassionato
bacio.
Le reazioni contrastanti al film
Cime tempestose, di per sé, così come le polemiche
che circondano la scelta di Elordi per il ruolo di Heathcliff, il
cui personaggio è ampiamente interpretato come di origini rom,
potrebbero rendere difficile la sua distribuzione nelle sale. Si
prospetta un’accoglienza difficile, soprattutto perché il film sarà
inevitabilmente in competizione con altri adattamenti del
romanzo.
Il progetto di Fennell sulle sorelle
Brontë ha ancora un forte potenziale pubblicitario, data la sua
fama consolidata grazie ai film precedenti, così come quella dei
popolari attori Robbie ed Elordi. Elordi, in particolare, potrebbe
guadagnare ulteriore popolarità tra i fan quest’anno, dato che le
prime recensioni di Frankenstein definiscono la sua
interpretazione eccellente.
Nonostante le critiche iniziali, la
Warner Bros. continua, com’era prevedibile, a promuovere
Cime tempestose come un nuovo adattamento di alto
profilo di un classico della letteratura, con alcuni dei nomi più
importanti del momento. Il team di marketing sta anche
pubblicizzando ampiamente l’approccio di Fennell alla storia, che
abbraccia una sessualità più moderna.
Diretto dal regista australiano
Andrew Traucki, The Reef –
Intrappolate, con Teressa Liane, è il
sequel spirituale del precedente film di Traucki del 2010,
The Reef. Anche questo suo nuovo lungometraggio è
un
thriller di sopravvivenza con un attacco di squali come
premessa di base. Dopo la morte della sorella Nic, Annie parte per
una gita in kayak con i suoi amici, che prende una brutta piega
quando un grande squalo bianco li attacca.
La storia esplora gli effetti della
perdita e del dolore e come questi cambiano il rapporto tra le due
sorelle, utilizzando il genere classico come allegoria della
violenza domestica. Allo stesso tempo, la trama intrattiene gli
spettatori con scene ricche di suspense e personaggi interessanti.
Se siete curiosi di sapere cosa succede a questi personaggi e come
riescono a uscire dalle acque infestate dagli squali, ecco la
spiegazione del finale di The Reef –
Intrappolate.
La trama di The Reef –
Intrappolate
Il film si apre con un gruppo di
subacquei in mare. Durante il viaggio di ritorno, il marito di una
delle subacquee, Cath, sorella di
Nic, si presenta per accompagnarla a casa. Nic
nota un’atmosfera di tensione tra la coppia e cerca di contattare
Cath, ma la sua chiamata viene trasferita alla segreteria
telefonica. Più tardi, riceve un messaggio da sua sorella che le
chiede aiuto. Quando Nic arriva a casa sua, è troppo tardi e trova
Cath morta nella vasca da bagno, uccisa dal marito.
Devastata e affranta dal dolore, Nic
lascia il Paese poco dopo. Così facendo, abbandona la sua famiglia
e la sorella minore, Annie. Quando poi Nic torna
nel suo Paese alcuni mesi dopo, è per intraprendere un viaggio in
kayak con le sue amiche subacquee Jodie e
Lisa. Lì si ricongiunge con Annie e scopre che,
durante la sua assenza, anche la sorella minore aveva iniziato a
praticare immersioni. Il giorno dopo il gruppo parte con i kayak,
fermandosi per fare immersioni ogni volta che ne hanno voglia.
Tuttavia, presto un grande squalo bianco attacca il kayak di
Annie.
Annie riesce a sfuggire a una morte
orribile, ma alla fine perde Lisa, vittima dello squalo. Mentre le
tre donne cercano di uscire dall’acqua, notano dei bambini che
nuotano nell’oceano vicino alla riva. Jodie cerca di avvertirli, ma
lo squalo raggiunge uno dei bambini prima di lei. Sebbene la
ragazzina, Demi, riesca a salvarsi, rimane
gravemente ferita e ha bisogno di cure mediche. L’isola non ha
cellulari, ricezione o internet, ma solo una vecchia barchetta
vulnerabile. L’unico modo per ottenere aiuto è raggiungere l’isola
vicina, e l’unica cosa che si frappone tra loro e la salvezza è un
grande squalo bianco, che sembra assetato di sangue.
La spiegazione del finale: Annie
muore?
Inizialmente, Nic è contraria
all’idea di aiutare la ragazzina. Sta ancora soffrendo per la
perdita di una delle sue sorelle e non è disposta a vederne morire
un’altra. Mentre Nic pensa che l’unica barca a motore disponibile
sull’isola sia troppo instabile e pericolosa, Annie crede che non
ci siano alternative. Come soluzione, Annie lega due dei loro kayak
ai lati della barca per stabilizzarla e, sebbene Nic continui a
pensare che sia una cattiva idea, lascia l’isola con Annie e
Jodie.
Le preoccupazioni di Nic si avverano
presto: la vecchia barca traballante inizia a imbarcare acqua e il
motore smette di funzionare. Questo porta a un confronto emotivo
tra le due sorelle. Annie incolpa Nic di aver abbandonato lei e i
suoi genitori dopo la morte di Cath e la accusa di non conoscere
veramente né Cath né Annie. Nic è sulla difensiva, ma le
frecciatine della sorella la colpiscono visibilmente. Prima che la
discussione possa concludersi, lo squalo attacca di nuovo la loro
barca.
Dopo che Jodie e Nic salvano Annie
dall’essere trascinata via dallo squalo, si rendono conto che lo
squalo le sta deliberatamente dando la caccia. L’unico modo per
sbarazzarsi dello squalo è ucciderlo. Elaborano un piano, ma le
cose non vanno come previsto e Annie finisce intrappolata in una
rete da pesca insieme allo squalo. Nic le salta dietro con un
machete in mano e, con le immagini della morte di Cath che le
balenano davanti agli occhi, pugnala lo squalo e lo uccide prima
che possa sbranare la sorella. Dopo il loro ultimo incontro con lo
squalo, Jodie, Nic e Annie ne escono quindi tutte vive.
Per quanto riguarda la ragazzina,
Demi, lei rimane sull’isola con la sua famiglia, che cerca di
mantenerla in condizioni stabili mentre Nic, Annie e Jodie vanno a
cercare soccorsi. La sua guarigione non viene mai mostrata
esplicitamente nel film. Tuttavia, alla fine, quando le tre
protagoniste stanno andando a rendere omaggio a Lisa e Cath, Demi
le chiama in videochiamata e sembra felice e al sicuro. Dopo
l’ultimo scontro con lo squalo, il trio si è dunque recato
sull’altra isola e ha ottenuto assistenza medica per Demi, che da
quel momento sembra essere diventata loro amica.
All’inizio del film, Nic assiste
alla morte della sorella, annegata nella vasca da bagno. Cath era
stata uccisa dal marito violento, Greg e Cath non
aveva mai raccontato a nessuno delle violenze domestiche di cui era
vittima. Ma poco prima di morire, aveva cercato aiuto da Nic.
Tuttavia, lei non era riuscita ad arrivare in tempo. Dopo la morte
di Cath, Nic inizia quindi a incolpare se stessa per non essere
riuscita a impedire l’omicidio della sorella. Si sente in colpa per
non aver notato prima i segni della sofferenza di Cath. Alla fine,
il senso di colpa diventa troppo forte per lei, così fugge
dall’Australia.
La volta successiva che vediamo Nic,
la sua personalità è cambiata significativamente dopo la morte
della sorella. Nic diventa più ansiosa e diffidente. Smette di fare
immersioni, che erano la sua passione, e ora è visibilmente a
disagio in acqua perché le ricorda la morte della sorella. Durante
tutto il film, ha delle visioni della morte della sorella. Questi
pensieri sono scatenati dallo stress, in particolare dallo stress
causato dal pericolo in cui si trova Annie. Nella mente di Nic,
Annie e lo squalo rappresentano una situazione quasi identica a
quella che ha vissuto Cath. Lo squalo è un pericolo per Annie e la
ucciderà se Nic non lo ferma.
Nel film, Nic soffre di un evento
profondamente traumatico che la sommerge emotivamente di senso di
colpa. Inizialmente, cerca di fuggire da quei sentimenti scappando,
ma anche dopo il ritorno dall’India è riluttante ad affrontare
quelle emozioni. L’attacco dello squalo le fa rivivere quei ricordi
traumatici e la loro influenza su di lei. È solo dopo la
discussione con Annie che affronta il suo trauma e lo affronta
apertamente. Questi sono tutti segni di disturbo da stress
post-traumatico. Sebbene The Reef – Intrappolate
sia un classico film sugli squali ricco di suspense, utilizza
quindi gli elementi del genere per affrontare i temi del disturbo
da stress post-traumatico attraverso il personaggio di Nic.
Altri film simili a The Reef –
Intrappolate con gli squali
Costruire una vita insieme richiede compromessi, sacrifici e un
intero ecosistema di sforzi che ogni relazione a lungo termine
richiede. Ma l’amore non si sceglie: o c’è o non c’è. Anzi, in una
relazione senza amore, che senso ha impegnarsi? E se c’è amore ma
manca l’impegno, anche quell’emozione difficilmente resiste nel
tempo. Il
film romanticoOne True Loves segue più o meno
questa filosofia: mostra come l’amore possa rimanere costante,
anche quando le persone si allontanano, affrontando sfide che
mettono alla prova i legami più profondi.
Fino alla fine, la protagonista Emma
(Philippa Soo) continua ad amare
Jesse (Luke Bracey), ma ha
imparato a volersi bene nella sua nuova vita, così come
Sam (Simu Liu) ha imparato ad
accettare e amare ogni parte di lei. L’amore è ovunque, ma la
scelta finale si basa su chi abbia più da perdere. Questo tema
guida l’intero film, e lo esploreremo qui nel dettaglio attraverso
il riassunto della trama, l’analisi dei personaggi principali e la
spiegazione del finale del film.
La storia d’amore di Jesse ed Emma
La
storia d’amore tra Jesse ed Emma inizia al liceo, in maniera quasi
fortuita. Tutto comincia a una festa, dove Emma osserva Jesse
uscire dalla piscina: forse lui se ne accorge, e questa scintilla
iniziale gli dà la sicurezza di avvicinarla. È una di quelle scene
che sembrano casuali ma che segnano l’inizio di qualcosa di
duraturo. Quando la polizia irrompe alla festa, Jesse afferra la
mano di Emma e insieme finiscono bloccati nella stazione di polizia
perché non avevano superato il test dell’etilometro. Questa piccola
avventura, che oggi può sembrare banale, diventa un momento
simbolico della loro unione, il primo episodio di fiducia reciproca
e complicità.
Emma lo desiderava da tempo, e Jesse ricambia subito: si creano le
basi per un legame profondo e autentico. Nei mesi successivi, la
loro relazione cresce, tra piccole avventure quotidiane e momenti
condivisi che cementano il loro affetto. Emma intraprende la
carriera di scrittrice per riviste di viaggi e gestisce un blog
personale, mentre Jesse sogna di diventare un documentarista di
successo, immortalando il mondo con la sua macchina fotografica. La
loro unione è caratterizzata da sogni condivisi e sostegno
reciproco. Si sposano giovani, con l’entusiasmo e la spensieratezza
tipici di chi crede di avere tutto il tempo davanti a sé.
Philippa Soo e Luke Bracey in One True Loves
Ma
al primo anniversario, Jesse deve partire per l’Alaska per girare
un film, e qui la storia prende una piega drammatica: l’aereo su
cui viaggia precipita. I due piloti sono trovati morti, mentre
Jesse scompare. La famiglia e gli amici credono che sia deceduto, e
Emma resta sola, devastata, ma incredibilmente convinta che lui
tornerà. Nonostante il dolore, la speranza continua a vivere in
lei, alimentata dalla convinzione che il legame con Jesse non possa
essere spezzato, neanche dalla distanza o dalla morte apparente. La
sorella di Emma, Marie, interviene allora nella sua vita: la invita
a tornare a casa, a ricostruire una routine e a ricominciare,
insegnandole a vivere anche senza Jesse, almeno per il momento.
Come fa Emma ad andare avanti con la sua vita?
Per quasi tre anni dopo la scomparsa di Jesse, Emma vive sospesa
tra speranza e realtà. Inizialmente, ogni giorno è scandito dal
pensiero di lui, e le ricerche continuano a nutrire una speranza
fragile ma costante. Quando diventa chiaro che Jesse non tornerà,
la famiglia interviene per sostenerla e per convincerla a
ricominciare. Il primo passo verso la nuova vita è rappresentato da
alcuni libri che le vengono dati: racconti e personaggi con cui può
identificarsi, che inizialmente Emma aveva sempre evitato. La
lettura diventa una lente attraverso cui osservare il mondo e sé
stessa, aiutandola a comprendere che può costruire un’esistenza
piena anche senza Jesse al suo fianco.
È
un percorso lento, fatto di piccoli successi quotidiani, di
riscoperta dei rapporti familiari e di accettazione dei propri
limiti e desideri. Tornare a casa, immergersi nella lettura e
imparare a convivere con la sua famiglia le insegna che ha un posto
nel mondo, indipendentemente da Jesse. In questo periodo, Emma
incontra Sam, un uomo che le fa riscoprire il piacere di
condividere la vita con qualcuno che la accetta per ciò che è.
Nasce un sentimento genuino e duraturo, che non cerca di sostituire
Jesse, ma che la aiuta a vivere nel presente.
Quando Sam le propone di sposarlo, le promette di aspettare tutto
il tempo necessario: un gesto che le consente di prendere la
decisione senza pressioni, confermando la profondità del loro
legame. Emma ha ormai trovato una felicità concreta, una nuova
stabilità emotiva. Scrive una lettera a Jesse, che non verrà mai
spedita, dove saluta i ricordi e si prepara a lasciarlo andare. Con
questa scelta, conclude simbolicamente il suo passato e si prepara
a costruire una vita con Sam, accettando finalmente il
cambiamento.
Luke Bracey in One True Loves
Cosa succede quando Jesse torna?
Il
ritorno di Jesse sconvolge completamente la nuova vita di Emma.
L’uomo è rimasto bloccato su un’isola per quattro anni prima di
essere finalmente trovato e riportato a casa, e il suo ritorno
porta con sé emozioni contrastanti: gioia, confusione e incertezza.
Quando Emma lo incontra, gli comunica subito che è fidanzata e che
deve capire cosa desidera veramente. Sam, pur innamorato, le chiede
lo stesso: di riflettere con calma prima di prendere decisioni,
riconoscendo che il suo cuore appartiene a due mondi differenti.
Emma decide di trasferirsi da sua sorella per poter valutare con
lucidità e senza pressioni esterne. Ben presto, Jesse la invita a
trascorrere del tempo nella sua baita nel Maine, e lei accetta,
iniziando un confronto emotivo intenso, in cui passato e presente
si intrecciano e si sfidano.
La spiegazione del finale di One True Loves:
perché Emma ha scelto Sam
Durante il viaggio con Jesse, egli nota tutti i cambiamenti di
Emma: la sua nuova routine, l’abitudine alla lettura, la
consapevolezza del corpo e della salute, e persino il desiderio di
avere figli. Quello che inizia come un incontro spensierato e quasi
giocoso si trasforma presto in un confronto più profondo e acceso:
Jesse è furioso perché Emma non lo ha aspettato, ma lentamente
comprende che la sua forza interiore, maturata sull’isola, le ha
permesso di progredire nella vita e affrontare le sfide senza di
lui. Quando legge la lettera di Emma, prende coscienza del percorso
che lei ha compiuto: non è più la ragazza di cui si era innamorato,
ma una donna completa, capace di scegliere per sé e per il proprio
futuro.
Questo momento di comprensione porta Jesse ad accettare la realtà
dei fatti. Alla fine, Emma sceglie Sam: la decisione non annulla il
suo amore per Jesse, ma riconosce che la crescita personale e il
legame affettivo con Sam le permettono di costruire un futuro più
stabile. Il film si chiude con il matrimonio tra Emma e Sam, due
anni dopo la fine della vicenda, con Emma incinta e felice nella
sua libreria, mentre Jesse inizia a ricostruire la propria vita e a
superare le paure legate all’acqua e al passato. L’amore, insieme
alle giuste scelte e alle intenzioni sincere, trionfa ancora una
volta, offrendo un finale che bilancia romanticismo, crescita
personale e realismo emotivo.
Come riportato in precedenza,
Phoebe Waller-Bridge sarà la creatrice,
sceneggiatrice e produttrice esecutiva della serie. Ma ora
Chad Hodge è entrato a far parte dello show come
produttore esecutivo e co-showrunner insieme a Waller-Bridge.
Jonathan van Tulleken sarà il regista e produttore
esecutivo. Turner è l’ultima attrice di alto profilo ad assumere il
ruolo di Croft. L’avventuriera giramondo è stata precedentemente
interpretata sullo schermo in
due film da Angelina Jolie e in
un altro da Alicia Vikander.
“Sono davvero entusiasta di
annunciare che la formidabile Sophie Turner interpreterà Lara
insieme a questo fenomenale team creativo”, ha dichiarato
Waller-Bridge. “Non capita spesso di poter realizzare una serie
di questa portata con un personaggio che ami fin da piccola. Tutti
i membri del team sono appassionati di Lara e sono tutti
stravaganti, coraggiosi e divertenti proprio come lei. Preparate i
vostri artefatti… Croft sta arrivando…”
“Sono incredibilmente entusiasta
di interpretare Lara Croft”, ha aggiunto Turner. “È un
personaggio così iconico, che significa così tanto per così tante
persone, e io sto dando tutto quello che ho. È difficile seguire le
orme di Angelina e Alicia con le loro interpretazioni potenti, ma
con Phoebe al timone, noi (e Lara) siamo tutti in ottime mani. Non
vedo l’ora che tutti voi vediate cosa abbiamo in serbo”.
“Lara Croft è uno dei personaggi
dei videogiochi più riconoscibili e iconici di tutti i tempi”,
ha dichiarato Vernon Sanders, responsabile della
televisione globale di Prime Video & Amazon MGM Studios. “Siamo
entusiasti che la talentuosa Sophie Turner dia vita a questo
personaggio caratterizzato dal coraggio, dalla forza e dalla
determinazione incrollabile. Guidata dalla brillante Phoebe
Waller-Bridge, questa serie renderà omaggio all’amata eredità di
‘Tomb Raider’, offrendo al contempo nuove avventure ai fan di tutto
il mondo”.
Dopo Superman, arriva
Man of Tomorrow! Il nuovo DC
Universe ha visto il suo primo film, Superman,
diventare il film di supereroi con il maggior incasso del 2025. Ha
infatti stabilito molti record al botteghino nazionale, con un
incasso globale di ben 612,2 milioni di dollari al momento della
stesura di questo articolo. Questo supera il punto di pareggio del
film, garantendo che il DCU inizi con un’uscita redditizia.
I futuri film della DC potrebbero
anche migliorare le prestazioni di Superman, con
il film che mostra la strada da seguire per il franchise. David Corenswet, Nicholas Hoult, Rachel Brosnahan e il cast del film nel suo
complesso hanno ricevuto solo elogi per il film. Con James Gunn che ha rivelato di aver già scritto
la sceneggiatura per una sorta di sequel, è arrivato ora un
importante aggiornamento che conferma che il sequel arriverà presto
nelle sale.
Su Instagram (qui si può vedere il
post), James
Gunn ha infatti rivelato che il seguito del suo film
su Superman si intitolerà Man of Tomorrow. Il film
DC arriverà nelle sale il 9 luglio 2027.
L’annuncio è stato accompagnato da una nuova immagine DC di Lex
Luthor con indosso la sua tuta da guerra viola e verde dei fumetti,
mentre Superman sorride al suo fianco. Sia David Corenswet che Nicholas Hoult hanno confermato il loro
ritorno nel sequel del film su Superman,
condividendo anche dei post sui loro account Instagram (qui quello di Corenswet e qui quello di Hoult), anticipando così un nuovo
scontro tra i loro personaggi.
Con Four
Daughters – candidato all’Oscar come miglior
documentario – Kaouther Ben Hania aveva (dis)unito
i confini tra realtà e finzione per ricongiungere spiritualmente
quattro sorelle e la loro madre, raccontando le piaghe di un
sistema socio-familiare profondamente radicato nella storia della
Tunisia. La sparizione delle due figlie più grandi diventava
l’occasione per rileggere la storia dell’intero nucleo tramite uno
strumento di indagine estremamente originale. Assoldando tre
attrici, chiamate a interpretare la madre e le sorelle scomparse,
cercava di ricucire le fila di una famiglia distrutta e,
contemporaneamente, interrogarsi sul ruolo dell’immagine
cinematografica in questo gioco di specchi e ruoli.
Ora, la regista tunisina porta a
Venezia l’attesissimo The Voice of Hind
Rajab, il documento audiovisivo che immortala
incontrovertibilmente il genocidio che si sta consumando sulla
striscia di Gaza e la pulizia etnica del popolo palestinese.
Recuperando la straziante telefonata alla Mezzaluna Rossa di una
bambina di 6 anni morta nella macchina in cui si trovava con la sua
famiglia, crivellata da 300 e passa colpi di fucile, Ben Hania si
conferma la regista donna più coraggiosa del mondo arabo, in grado
di fare un cinema politico che non può nè deve più essere
ignorato.
La zona di interesse
Il 29 gennaio 2024, nel quartiere di
Tel al-Hawa, a Gaza, la bambina di sei anni Hind Rajab rimane
intrappolata in un’auto sotto il fuoco. A 83 chilometri di
distanza, presso la sede della Mezzaluna Rossa palestinese, le
chiamate di emergenza provenienti da Gaza vengono deviate a causa
dei bombardamenti. È qui che la voce di Hind arriva nelle cuffie
dei volontari: Rana (Saja Kilani) cerca di tenerla in linea, mentre
Omar (Motaz Malhees) è consumato dal senso di impotenza.
«Venite a prendermi, non c’è tempo», implora la bambina.
Ma l’esercito israeliano sta bloccando ogni passaggio, e il capo
della squadra rifiuta di mandare in missione l’unica ambulanza
rimasta nel nord senza prima ottenere un corridoio sicuro. In quel
dialogo sospeso tra paura, urgenza e impotenza, prende forma uno
dei momenti più devastanti della tragedia di Gaza.
Non si può più tacere
Nel corso degli 86 serratissimi
minuti che compongono The Voice of Hind
Rajab, emerge tutta la fatica degli operatori nel
tentativo di dialogare con una bambina avvolta dalla morte;
l’impotenza dell’aiuto a fronte di una tragedia umanitaria ancora
in corso; l’incomprensibilità di settanta minuti di
telefonata in cui si consuma una vita ancora inesplosa. Omar vuole
coordinare, non può limitarsi all’ascolto impotente. Rana partirà
truccata, spronando Omar a fare il suo lavoro, ma il suo viso
finirà per confondersi con il bianco del suo completo. Mehdi tenta
di restare vigile, la psicologa Clara di offrire il supporto
necessario a una situazione totalmente disumana. Il controcampo
uditivo è quello della totale confusione della piccola Hanood, che
risponde continuamente di “no“, che pensa che gli altri
stiano dormendo, che afferma che non le piace niente, che sa che
non c’è tempo. Proprio questa corsa
contro gli istanti che fuggono annienta i volontari della
Mezzaluna, interpretati da attori professionisti che hanno avuto
accesso alle registrazioni autentiche di Hind solo una volta sul
set.
Camera a mano, primi piani
ravvicinati, Ben Hania orchestra un ritratto
grezzo di presa diretta, che vive dell’urgenza di racconto. La
sperimentazione stilistica e formale di Four Daughters qui
cede il passo alla documentazione incandescente di un reale in cui
si consuma una tragedia indicibile. C’è un vetro – come in
Woman and Child – su cui viene tenuta traccia delle
estenuanti tappe di questo tentativo di salvataggio: dai minuti che
scorrono al telefono al tragitto che dovrebbe fare l’ambulanza, un
vetro che assorbe le impronte di una tragedia troppo difficile da
verbalizzare.
È l’ora di un Leone d’oro storico
C’è sempre sovrapposizione di realtà
e messa in scena in Ben Hania, perchè in fondo questi confini si
annullano, è impossibile rinchiudersi nelle futili etichette
tecniche quando è irrinunciabile fermarsi nel racconto.
The Voice of Hind Rajab è la storia di
una voce, quella di un popolo obbligato al silenzio, degli oltre
18.000 bambini mai usciti dalla classe delle farfalle, dei 50.000 e
più tra morti e feriti, e centinaia di migliaia senza famiglia e
costretti alla fame. Una voce scomparsa ma che, grazie a questo
documento audiovisivo, potrebbe portare a un Leone d’oro
storico.
Con
Duse, presentato in
Concorso a Venezia 82, Pietro Marcello
affronta un’impresa delicata: restituire sullo schermo l’anima di
Eleonora Duse, l’attrice più celebrata del teatro
italiano, senza poter contare su immagini o registrazioni della sua
arte. Il suo talento viveva solo nell’istante teatrale, consumato
tra palco e pubblico. Marcello, invece di cedere alla tentazione
della biografia tradizionale, costruisce un ritratto libero, che
appartiene tanto a lui quanto alla sua interprete, Valeria Bruni Tedeschi.
La storia si concentra
sugli ultimi anni di vita della Duse, quando, dopo oltre un
decennio di lontananza dalle scene, sente il bisogno di tornare al
teatro. Ma il tempo non perdona: la salute è fragile, il pubblico è
cambiato, l’Italia è scossa dal dopoguerra e dal montare del
fascismo. Il ritorno sulle tavole non è dunque solo un atto
artistico, ma una battaglia per riaffermare la propria identità in
un mondo che sembra non avere più spazio per lei.
Valeria Bruni
Tedeschi e la sua “Duse”
Il cuore pulsante del
film è l’interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi.
L’attrice, amatissima in tutta Europa, affronta la sfida con una
misura sorprendente. Non si lascia sedurre dall’idea di imitare la
“divina” e nemmeno dall’enfasi teatrale: la sua Duse è fragile e
austera, quasi monacale, ma al tempo stesso animata da una volontà
incrollabile. Ogni sguardo e ogni pausa parlano di un’arte che non
è più solo un mestiere, ma una missione esistenziale.
La regia di Marcello
sostiene questa costruzione attraverso una costante contaminazione
visiva: immagini di fiction si intrecciano a materiali d’archivio,
autentici o reinventati, creando un flusso sospeso tra realtà e
invenzione. È un dispositivo che restituisce la natura stessa della
Duse: una leggenda senza volto filmato, che rivive soltanto nel
racconto e nella memoria.
Un ruolo importante,
anche se laterale, lo ha la figura di Gabriele D’Annunzio. Per la
Duse interpretata da Bruni Tedeschi, il poeta non è più il celebre
amante, ma un’assenza ingombrante, una ferita che continua a
esercitare il suo peso. Non è il ricordo di una relazione a
dominare, ma il racconto di una mancanza, di un vuoto che non
smette di bruciare.
Tra realismo magico e
limiti narrativi
Come già in altri suoi
lavori, Marcello non si limita a raccontare la Storia, ma la
attraversa con uno sguardo visionario. Anche Duse subisce
l’influsso del realismo magico di Marcello: la precisione della
ricerca storica si intreccia a invenzioni poetiche, creando
un’atmosfera sospesa. Fotografia, costumi e luci non puntano a una
ricostruzione calligrafica, ma evocano un’epoca che sembra
galleggiare tra il reale e l’immaginario.
Tuttavia, non tutto
funziona con la stessa forza. La seconda parte del film si
appesantisce: la durata rischia di farsi eccessiva, e la
recitazione di Bruni Tedeschi, fin lì impeccabilmente controllata,
cede talvolta a un eccesso espressivo che smorza la potenza del
ritratto. Il risultato è un film che conserva momenti di rara
intensità ma che avrebbe guadagnato da un montaggio più
asciutto.
L’opera rimane
affascinante: non è un biopic canonico, ma una riflessione
sull’essenza stessa dell’arte, sul rapporto tra l’artista e il
tempo, tra la creazione e il potere. La Duse di Marcello non è solo
una donna che torna a recitare, ma una figura che si erge come
simbolo di resistenza, anche di fronte alla malattia e all’avanzata
della Storia.
Nel contesto della
Mostra, Duse difficilmente sposterà gli equilibri del
concorso, troppo imperfetto per imporsi come titolo di punta. Ma
l’interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi potrebbe fare la
differenza: la sua prova, intensa e internazionale, ha tutte le
carte per attrarre le simpatie della giuria.
Pietro Marcello, ancora
una volta, conferma la sua unicità: un autore che cerca di
restituire l’essenza delle vite che racconta attraverso immagini
che oscillano tra memoria e sogno.