La nuova serie spin-off/prequel di
My Hero Academia, My Hero Academia:
Vigilantes, ha appena pubblicato un nuovo video promozionale,
che questa volta mostra il suo primo grande cattivo. I fan
potrebbero rimanere sorpresi quando la vedranno bene, perché questo
cattivo non è All for One o Overhaul.
My Hero Academia Vigilantes
ha rilasciato nuove anteprime con una certa regolarità, dato che la
prima della serie è ormai a meno di un mese. Diversi personaggi
sono già stati sotto i riflettori, come l’originale Ingenium, e ora
è il turno del cattivo della serie. La cattiva in questione è una
ragazza conosciuta come “Kuin Hachisuka”, che sembra stia
iniettando a persone a caso una droga che potenzia la Stranezza
(Trigger) usando una massiccia nuvola di api. Naturalmente, le
motivazioni e gli obiettivi di Kuin rimangono un mistero a questo
punto, e dovranno essere svelati lentamente nel corso dello
show.
Il nuovo cattivo di My Hero
Academia Vigilantes ha un potere terrificante
Kuin Hachisuka può essere vista nel
video, che è stato condiviso dall’account
ufficiale My Hero Academia Vigilantes X (ex Twitter). Il suo
Quirk sembra permetterle di schierare e controllare un’orda di api,
e non si tratta di api qualsiasi. In un primo piano, si può vedere
che le api hanno corpi simili a siringhe, che permettono loro di
assorbire una sostanza e iniettarla praticamente a chiunque. Usando
il farmaco che potenzia i suoi Quirk, Trigger, Kuin è in grado di
trasformare persone normali in cattivi, facendo sì che i loro Quirk
si scatenino, diventando un pericolo per chi li circonda.
È un potere molto insolito, ma
anche piuttosto potente. Se volesse, Kuin potrebbe facilmente
uccidere chiunque iniettandogli del veleno, o anche semplicemente
pungendolo con molte api contemporaneamente. Ciò suggerisce che
Kuin abbia motivazioni che vanno oltre il semplice caos, anche se
quali siano queste motivazioni rimarranno da scoprire. Potrebbe
essere in combutta con un cattivo già noto ai fan o agire in modo
completamente indipendente?
My Hero Academia Vigilantes ha
un’atmosfera decisamente diversa
Da questo video è chiaro che
Vigilantes non sarà semplicemente un’altra serie.
Vigilantes opera su una scala diversa rispetto
alla serie principale, concentrandosi su un quartiere particolare,
che richiama davvero l’influenza di Spider-Man che è
presente in My Hero Academia. Molte scene sono
ambientate di notte, dando una sensazione molto simile ai classici
fumetti western, dove molti eroi come Batman lavorano
prevalentemente di notte.
Con personaggi più vecchi,
un’ambientazione molto particolare e un nuovo cattivo con poteri
terrificanti, My Hero Academia Vigilantes sta già lavorando
sodo per distinguersi. Si spera che Vigilantes riesca a
trovare il perfetto equilibrio tra il mantenimento del feeling di
My Hero Academia e la creazione di una propria nicchia
unica. My Hero AcademiaVigilantes ha tutto
ciò che serve per diventare un classico a pieno titolo, quindi i
fan hanno tutte le ragioni per essere fiduciosi per la premiere
della serie il 7 aprile.
La première in due episodi di
Daredevil:
Rinascita (qui
la nostra recensione) si è rivelata molto popolare tra gli
spettatori, dando a Disney+ il suo più
grande debutto in streaming dell’anno finora (anche se siamo solo a
marzo).
Secondo Variety, la serie
revival di Marvel Television ha ottenuto 7,5
milioni di visualizzazioni nei suoi primi cinque giorni di
disponibilità sullo streamer, con una visualizzazione definita come
tempo di streaming totale diviso per runtime.
Per fare un confronto, il dramma
fantascientifico Paradise ha ottenuto 7 milioni di
visualizzazioni nei suoi primi nove giorni di streaming su Hulu e
Disney+ all’inizio di quest’anno,
mentre la precedente serie MCUDisney+, Agatha All Along, ha ottenuto tra 3
e 5 milioni di visualizzazioni in diversi punti della sua messa in
onda alla fine dell’anno scorso.
Il terzo episodio di domani riprende
dopo gli eventi di “Optics”, mentre Matt Murdock (Charlie
Cox) continua la sua difesa di Hector Ayala
(Kamar de los Reyes), che è stato accusato di aver
ucciso un agente della polizia di New York. Murdock è riuscito a
tenere fuori dal processo l’identità segreta di Ayala, il vigilante
in costume noto come Tigre Bianca, ma qualcosa ci dice che il
brutale pestaggio di Matt ai due poliziotti corrotti alla fine
dell’episodio avrà delle ripercussioni.
Matt Murdock (Charlie
Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per
la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex
boss della mafia Wilson Fisk (Vincent
D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York.
Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli
uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.
La serie Daredevil:
Rinascita vede la partecipazione anche di
Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna
Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson,
Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e
Jon Bernthal. Dario Scardapane è
lo showrunner.
Gli episodi sono diretti da
Justin Benson e Aaron Moorhead,
Michael Cuesta, Jeffrey
Nachmanoff e David Boyd; e i produttori
esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad
Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher
Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron
Moorhead.
Ecco il nuovo trailer ufficiale di
You5, stagione che concluderà la celebre serie
Netflixsulle “avventure”
di Joe Goldberg, ancora una volta con il
volto di Penn Badgley.
A marzo 2023 è stato annunciato che
You si
sarebbe
conclusa con la quinta stagione. In quel momento, è stato anche
rivelato che i produttori esecutivi della serie Michael
Foley e Justin Lo avrebbero assunto il ruolo di showrunner
per la stagione finale, con Sera Gamble che è
rimasta a bordo come produttrice esecutiva.
Tutto quello che c’è da sapere su You
You è stato
sviluppato da Sera Gamble e Greg Berlanti, con Gamble come
showrunner. La serie è prodotta da Berlanti Productions, Man Sewing
Dinosaur e Alloy Entertainment in associazione con Warner Horizon
Scripted Television. Berlanti, Gamble, Sarah Schechter, Leslie
Morgenstein, Gina Girolamo e Marcos Siega sono i produttori
esecutivi.
Nell’ottobre 2021, prima della
premiere della terza stagione, la serie è stata rinnovata per una
quarta stagione , che è stata rilasciata in due parti il 9
febbraio e il 9 marzo 2023. La stagione è interpretata anche da
Charlotte Ritchie , Tilly Keeper , Amy-Leigh Hickman , Ed
Speleers e Lukas Gage. Nel marzo 2023, la serie è stata
rinnovata per una quinta e ultima stagione.
Tratta dal bestseller di Caroline
Kepnes “Tu”. “Cosa faresti per amore?” Quando il brillante gestore
di una libreria incontra un’aspirante scrittrice, la sua risposta è
chiara: per amore farebbe di tutto. Usando Internet e i social
media come strumenti per raccogliere i dettagli più intimi della
ragazza e avvicinarsi a lei, la sua cotta irresistibile e goffa
diventa un’ossessione e lentamente decide di rimuovere qualsiasi
ostacolo, e persona, tra lui e il suo oggetto del desiderio. Nella
quarta stagione, Joe Goldberg, fingendosi “Johnathan Moore”, ora
risiede a Londra, lavora come professore di inglese presso un
istituto rispettato e conduce un’esistenza tranquilla. Ha
anche seguito Marienne in giro per l’Europa nel tentativo di
localizzarla. La sua nuova vita di solitudine, tuttavia, viene
interrotta quando inizia a legare con una cerchia di ricchi
socialiti, che iniziano a morire uno per uno mentre un serial
killer inizia a prendere di mira il loro gruppo d’élite.
Verso la fine dell’anno scorso, uno
dei segreti peggio custoditi del casting di Hollywood è stato
finalmente confermato quando è uscita la notizia che Jason Momoa avrebbe vestito i panni di
Lobo nel DCU dopo aver interpretato Aquaman nell’ormai defunto “DCEU” della
Warner Bros, e sarebbe apparso in
Supergirl: Woman of Tomorrow.
L’attore che ha fatto il suo
ufficiale debutto nello star system con Game of
Thrones ha accennato all’annuncio sui social media,
seguito subito dopo dai media che hanno confermato la notizia.
Ora, per celebrare l’anniversario
della prima apparizione del personaggio sulla pagina,
James
Gunn ha condiviso il messaggio di testo che ha
ricevuto da Momoa la mattina in cui è stato annunciato che avrebbe
diretto i DC Studios insieme a Peter Safran.
Sembra che abbiano iniziato a discutere della possibilità che
l’attore indossasse i panni di Lobo quasi subito dopo.
“In occasione dell’anniversario
di Lobo, non posso fare a meno di pensare a un messaggio che ho
ricevuto da Jason Momoa la mattina in cui è stato annunciato che
Peter e io eravamo i capi dei DC Studios, il giorno in cui Jason e
io abbiamo discusso per la prima volta del suo ingresso nel
DCU come Lobo”.
Tutto quello che sappiamo su
Supergirl: Woman of Tomorrow
Supergirl: Woman of
Tomorrow è un adattamento dell’omonima miniserie in
otto numeri di Tom King e Bilquis
Evely, che vede l’eroina titolare impegnata in un’odissea
nello spazio insieme a una giovane aliena, Ruthye, che vuole
vendicare la morte della sua famiglia per mano del guerriero Krem
delle Colline Gialle. Milly Alcock di House of the Dragon
indosserà il costume rosso e blu della cugina di Superman, Kara
Zor-El, mentre Eve Ridley (3 Body
Problem) interpreterà Ruthye e Matthias Schoenaerts (The Old
Guard) interpreterà Krem.
A mettere i bastoni tra le ruote a
tutta la faccenda c’è il cacciatore di taglie alieno Lobo, che sarà interpretato
dall’ex star di Aquaman,Jason Momoa. David
Krumholtz ed Emily Beecham
interpreteranno i genitori della Ragazza d’Acciaio, anche se non è
specificato se saranno i genitori biologici o quelli adottivi sulla
terra. Il film sarà diretto da Craig
Gillespie di I, Tonya, da una sceneggiatura
dell’attore e scrittore Ana Nogueira. Le riprese
del progetto sarebbero iniziate questa settimana a Londra, in
Inghilterra.
Supergirl: Woman of
Tomorrow uscirà al cinema il 26 giugno
2026.
Il finale di Wonder
Woman 1984 (qui
la recensione) vede Diana Prince sconfiggere
Maxwell Lord e Cheetah, ma forse
non come i lettori dei fumetti si sarebbero aspettati. Anche se ha
affrontato la sua parte di cattivi, come impedire un omicidio
colposo e salvare i bambini dai rapinatori nel centro commerciale
locale, nessuno di loro era stato un vero e proprio cattivo che
voleva dominare il mondo (con i poteri degli dei, per giunta), fino
a quando non è arrivato Maxwell Lord.
Quando si tratta di film e storie di
supereroi, a volte gli eroi non devono preoccuparsi del grande
personaggio cattivo che sta pianificando di spazzare via la
galassia. Il più delle volte, l’universo DC tende a mettere contro
l’umanità uomini d’affari, magnati e leader industriali, anche se
non necessariamente leader mondiali. Presidenti, primi ministri e
monarchi non possono facilmente diventare cattivi in queste storie,
perché ciò costringerebbe gli eroi a scontrarsi con le persone
sbagliate.
In Wonder Woman 1984, gli spettatori
possono quindi vedere le origini umili e relazionabili di un
aspirante supercattivo, che viene abbattuto non grazie alla forza
fisica, ma grazie all’amore, alla speranza e alla verità. È questo
che rende Wonder Woman così speciale come
personaggio, ed è tutto in mostra nel finale. Sebbene la storia di
Wonder Woman sia rimasta tutt’altro che conclusa nel DCEU, c’è un
senso di conclusione in una parte del suo arco narrativo nel
sequel, che è ambientato decenni dopo il film del 2017 di Patty Jenkins, Wonder
Woman, sempre con Gal Gadot nei panni dell’omonima
supereroina.
Partiamo dal ritorno di
Steve Trevor. Nel film, la Pietra del
Sogno funge da Macguffin. È un antico oggetto che
esaudisce il possessore di un desiderio – qualsiasi desiderio – ma
in cambio gli sottrae quello che forse è il suo bene più prezioso.
Il primo a provarla è il collega di Diana e Barbara
Minerva allo Smithsonian, Roger, che
desidera una tazza di caffè, che riceve pochi istanti dopo. Diana
fa poi un tentativo con la Pietra del Sogno e desidera il ritorno
di Steve Trevor e anche se lui non appare davanti a lei in quel
momento, ritorna effettivamente quella notte. Quando si
ricongiungono, dice a Diana che ha sempre continuato ad osservarla.
Dopo aver trascorso decenni a nascondersi dalla società, Diana è
ora felicissima di avere finalmente “l’unica cosa” che ha sempre
desiderato: Steve.
Tuttavia, tutto ha un prezzo e il
ritorno di Steve Trevor (nel corpo di un’altra persona, per giunta)
significa che i suoi poteri divini le vengono sottratti. Questo
viene accennato quando fatica a rompere la serratura del garage
della sede della società di Maxwell Lord, ma
diventa evidente quando la scorta di Lord le spara e il proiettile
le perfora la pelle, facendola sanguinare per la prima volta da
un’arma mortale. L’unico modo per riacquistare i suoi poteri è
rinunciare al suo desiderio. Anche se lasciare andare Steve –
volontariamente – è la cosa più difficile che abbia mai fatto,
capisce che il mondo sarebbe distrutto se non fermasse Lord. La
Pietra del Sogno, infatti, è passata di civiltà in civiltà per
secoli, finendo sempre con la fine della civiltà che ha
toccato.
La spiegazione dei poteri e dei
piani di Maxwell Lord
La prima storia di Wonder Woman nel
DCEU si è conclusa con l’eliminazione di Ares, il Dio della Guerra,
il che rende incredibilmente interessante la scelta di far sì che
Maxwell Lord, un umano, riesca quasi a fare ciò che Ares ha
fallito. Come rivelato attraverso i flashback in Wonder
Woman 1984, Maxwell Lord proviene da una famiglia violenta
e ha avuto umili origini come uomo d’affari, cercando di dare a suo
figlio, Alistair, tutto ciò che non ha mai avuto.
Inoltre, vuole essere la persona migliore e più potente del mondo,
qualcuno contro cui nessuno oserebbe mettersi. Ma il suo obiettivo
finale è quello di non essere un perdente, prima di ogni altra
cosa. Per raggiungere questo obiettivo, Maxwell Lord aggira la
regola dell’unico desiderio della Pietra del Sogno desiderando di
diventare la Pietra del Sogno stessa.
Maxwell Lord, quindi, ottiene i
poteri della Pietra del Sogno, ma non diventa un dio. Non ottiene
superforza, invincibilità o longevità. Il suo unico potere è quello
di esaudire i desideri. Tuttavia, proprio come la Pietra del Sogno
fa con Diana e Barbara quando esprimono i loro desideri, egli
prende ciò che “vuole in cambio”: potere e salute. Il potere gli
serve per raggiungere il suo obiettivo, ma la salute gli serve per
assicurarsi di poter vivere, visto che la Pietra del Sogno corrompe
il suo corpo e prosciuga la sua vita. Il modo più semplice e veloce
per ottenere ciò che gli serve è utilizzare il programma segreto
del governo degli Stati Uniti che consiste nel dirottare i segnali
di trasmissione di tutti gli schermi del mondo.
Poiché il segnale di trasmissione è
una forma d’onda in grado di “toccare” le persone in tutto il mondo
(il requisito per esaudire i desideri di una persona), Maxwell Lord
lo usa per far sì che le persone esprimano i loro desideri da
qualsiasi luogo si trovino. Poi esaudisce i loro desideri tutti in
una volta, facendo crollare la società (come è successo alle
civiltà precedenti) e prendendo contemporaneamente la loro salute e
tutto ciò che hanno. Ecco perché inizia a guarire immediatamente.
Tutto sommato, il piano di Maxwell Lord funziona perfettamente, ma
come per tutti gli altri, il suo desiderio di diventare la Pietra
dei Sogni comporta una buona dose di conseguenze, in particolare la
perdita del figlio.
La nascita di Cheetah
A differenza di tutti gli altri,
Barbara è l’unica ad ottenere due desideri. Lei e Diana usano
entrambe la Pietra del Sogno prima che Maxwell Lord ci metta le
mani sopra e diventi letteralmente la Pietra del Sogno. In seguito,
Diana comprende le conseguenze delle sue scelte e rifiuta di
desiderare di nuovo il ritorno di Steve Trevor quando Maxwell Lord
le dice che può farlo nel sistema di comunicazione. Barbara,
tuttavia, ha accettato di buon grado la sua offerta e ha espresso
un secondo desiderio: diventare un predatore apicale, diverso da
qualsiasi cosa si sia mai vista prima. È per questo che diventa un
ghepardo; forse pensava inconsciamente ai ghepardi, visto che ce
n’è uno esposto nel suo ufficio. La chiave è che il primo desiderio
di Barbara proviene dalla prima Pietra dei Sogni quando è ancora
nella sua forma originale, non nella nuova versione occupata da
Maxwell Lord.
Utilizzando l’armatura dell’Aquila
d’Oro appartenuta alla guerriera amazzone Asteria,
che salvò le Amazzoni dagli umani migliaia di anni fa, Wonder Woman
combatte e sconfigge Cheetah fuori dal sistema di
comunicazione. Dato che le due sembrano essere alla pari, l’unico
modo per Diana di battere Cheetah senza ucciderla è quello di
inabilitarla con un cavo elettrico mentre sono in acqua. Anche se
le due sono quasi altrettanto forti, l’elettricità non danneggia
necessariamente Diana, quindi indebolisce solo Cheetah, quanto
basta per metterla fuori gioco. Purtroppo per Barbara, anche i
predatori supremi hanno dei punti deboli. Diana punta quindi poi a
fermare Maxwell Lord.
Wonder Woman usa dunque il Lazo
della Verità per abbatterlo. Come dice lei stessa all’inizio del
film, il Lazo non solo costringe qualcuno a dire la verità, ma può
anche rivelare la verità, ed è questo che usa contro Maxwell Lord.
Afferrandolo alla caviglia, Wonder Woman è in grado di mostrare la
verità al mondo intero utilizzando i poteri di Lord e il sistema di
trasmissione del governo, facendo contemporaneamente appello alla
parte migliore di sé. Considerando che il sistema di trasmissione è
in grado di “toccare” persone in tutto il mondo, è logico che il
Lazo sia in grado di fare la stessa cosa mentre è legato a Maxwell
Lord. È in quel momento che le persone iniziano a rinunciare ai
loro desideri, compreso Lord, che teme di perdere suo figlio.
Quando capisce che suo figlio è in
pericolo, Lord rinuncia dunque al suo potere. Sebbene non sia stato
espressamente confermato dal film, tutte le prove indicano che ogni
desiderio viene annullato una volta che Lord rinuncia al suo, il
che gli toglie i poteri della pietra. Indipendentemente dal fatto
che la Pietra del Sogno ritorni o meno alla sua forma originaria di
cristallo, essa viene effettivamente distrutta una volta che Lord
torna alla normalità. In questo modo, attraverso un effetto domino,
tutti coloro che hanno avuto un desiderio esaudito da lui vedono i
risultati di tali desideri portati via, compresa Barbara, che
appare di nuovo umana poco dopo che Lord lascia il centro
comunicazioni.
Le cene finali di Wonder
Woman 1984 e il destino di Maxwell Lord
Dopo che Diana ha sconfitto Maxwell
Lord e salvato il mondo dalla distruzione, Wonder Woman
1984 si conclude in modo simile al primo film. Diana si
trova in mezzo a una folla in festa – in questo caso, persone che
si godono le festività natalizie – prima di spiccare il volo con la
sua armatura. Nel primo film, il pubblico vedeva Diana in mezzo a
una folla che festeggiava la fine della Prima Guerra Mondiale,
prima di arrivare ai giorni nostri, salire sul tetto del museo e
spiccare il volo. Questa volta, però, non si limita a saltare, ma
vola. La cosa interessante è che, prima di fare ciò, vede il
“Belloccio” (come viene chiamato nei titoli di coda) il cui corpo è
stato posseduto da Steve Trevor, che indossa i vestiti che Diana
aveva detto a Steve di non indossare.
Quando Diana lascia Steve per
salvare il mondo, si sforza di essere forte in quel momento, ma è
alla fine – circa cinque mesi dopo – che sembra venire a patti con
quello che è successo. Accetta le sue scelte e il suo dovere e
presumibilmente continua a combattere l’ingiustizia negli anni tra
il sequel e Batman V Superman: Dawn of Justice, quando
riemerge dall’ombra. E può farlo senza essere scoperta perché il
mondo ha visto la verità (attraverso il Lazo della Verità) solo
durante il suo monologo, non lei, nello specifico. Hanno sentito la
sua voce ma non hanno visto il suo volto, un punto cruciale per
mantenere la sua identità segreta. Ma forse la domanda più
importante riguarda il destino di Maxwell Lord. Egli rinuncia al
suo desiderio e, sebbene non venga mai confermato, si ipotizza che
si sia ritirato a vita privata per fare da padre a tempo pieno.
Grazie alle sue interpretazioni in
numerosi film d’azione che sono diventati dei veri e propri cult,
l’attore Steven Seagal si è dimostrato uno dei più
grandi esponenti di questo genere, accanto a nomi come Arnold Schwarzenegger, Sylvester Stallone, Jean-Claude Van Damme e Bruce Willis. Grazie a film come Nico,Duro da uccideree Trappola
in fondo al mare, Seagal ha cementificato la sua
popolarità come interprete del cinema action. Un altro suo popolare
film, uscito nel 2005, è Into the Sun, diretto da
Christopher
Morrison e sempre appartenente al genere action ma con
in più un tocco di cultura orientale.
Inizialmente l’intenzione era
infatti quella di un remake del film Yakuza del regista
Sydney Pollack – in cui si narra di un uomo che fa
ritorno in Giappone dopo diversi anni al fine di salvare la figlia
rapita del suo amico -, ma la casa di produzione Warner Bros. negò
i diritti per il rifacimento. La sceneggiatura è a quel punto stata
rielaborata da Joe Halpin, un ex detective della
narcotici sotto copertura che ha lavorato con il dipartimento dello
sceriffo della contea di Los Angeles e con la Drug Enforcement
Administration.
Il regista ha poi dichiarato che,
nonostante i cambiamenti, il film – che è stato girato in Giappone
– è stato progettato per sembrare autenticamente giapponese invece
di essere semplicemente un film americano ambientato in Giappone.
In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative a Into the Sun. Proseguendo qui
nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla descrizione del finale.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Steven Seagal in Into the Sun
La trama di Into the
Sun
Il sindaco giapponese della città di
Tokyo, Takayama viene ucciso in un attentato della
Yakuza e ad indagare sull’omicidio interviene la CIA che invia gli
agenti Sean Mac e Travis Hunter.
Sulle tracce dell’organizzazione criminale, i due agenti scoprono
l’esistenza di un’enorme traffico illegale di droga che si estende
dal Giappone alla Cina, controllato da uno dei leader della Yakuza,
Kuroda, e dal boss della mafia cinese
Chen. Ricostruendo alcuni fatti accaduti,
capiscono che è in atto una guerra tra gli antichi capi delle mafie
e i nuovi e ambiziosi boss come Kuroda e Chen, che senza scrupoli
né esitazioni intendono rimpiazzarli e prendere il comando delle
organizzazioni e dei loro lucrosi traffici clandestini.
Travis, fratellastro del governatore
assassinato, si trova coinvolto personalmente nei misteriosi
intrighi tanto da diventare il nuovo obiettivo da eliminare, ma
rimane deciso a trovare i colpevoli dell’omicidio per fare
finalmente luce sulle vicende e riportare la giustizia. Al suo
fianco interverranno l’agente CIA Jewel e
Fudomyo-o, un tatuatore professionista
intenzionato a vendicarsi di Kuroda, autore dell’omicidio di sua
moglie e dei suoi figli.
Il cast di attori
Come anticipato, nel ruolo
dell’agente CIA Travis Hunter vi è l’attore Steven
Seagal. In molte scene si può sentire l’attore parlare
giapponese. Avendo vissuto in Giappone durante gli anni della
giovinezza, egli è infatti in grado di parlarlo fluentemente.
Inoltre, Seagal, si è occupato anche di scrivere e interpretare
alcune delle canzoni della colonna sonora. Contrariamente a quanto
spesso accaduto sui set dei film di Seagal, su quello di
Into the Sun non sembrerebbero esservi stati
alcuni conflitti tra l’attore e gli altri presenti.
Il regista ha infatti dichiarato che
la sua “esperienza con Steven è stata fantastica”.
“Stavo lavorando a un progetto che gli stava molto a cuore,
poiché era ambientato a Tokyo e Steven aveva vissuto lì per anni.
Le uniche difficoltà sono state quelle di dover allungare il budget
e il programma per lavorare a Tokyo e in Tailandia con un cast che
parlava più lingue. Gli sono comunquemolto grato per
avermi dato la possibilità di lavorare con lui su un progetto così
personale”.
Steven Seagal nel film Into the Sun
Nel film recitano poi
Matthew Davis nel ruolo dell’agente FBI Sean
Mack, Takao Osawa nel ruolo di Kuroda,
Eddie George nel ruolo dell’agente Jones della
CIA, William Atherton nel ruolo dell’agente senior
della CIA Block, Juliette Marquis nel ruolo di
Jewel e Ken Lo in quello di Chen. Completano il
cast Kosuke Toyohara nel ruolo di Fudomyo-o,
Akira Terao in quello di Oyabun Matsuda,
Eve Masatoh in quello di Kojima e Pace
Wu in quello di Mei Ling. Infine, Chiaki
Kuriyama interpreta Ayako, mentre Kanako
Yamaguchi è Nayako.
Il finale di Into the
Sun
Nel finale,
Fudomyo-o e Hunter arrivano al
tempio che l’assassino usa come nascondiglio. Uno alla volta
affrontano tutti i membri del gruppo di Kuroda con
la katana. Mei Ling, ex allieva di Hunter e figlia
del suo sifu, ucciso da Chen, arriva poi appena in tempo per
salvare Fudomyo-o e si allea con i due uomini. Dopo che il
tatuatore è sopravvissuto a un colpo di pistola durante un
confronto con Kuroda, Hunter appare e combatte ferocemente contro
il criminale, uccidendolo alla fine con un fendente al petto.
Insieme, possono dunque lasciare vittoriosi il tempio. Il giorno
dopo, Mei Ling, Fudomyo-o e Hunter organizzano una cerimonia
commemorativa per rendere omaggio a Nayako.
Allo stesso tempo, si tiene una
cerimonia yakuza per nominare formalmente Kojima
come leader successore. Jewel e la sua “squadra di
pulizia professionale” della CIA arrivano al nascondiglio di Kuroda
e ricoprono rapidamente quasi tutto con una sostanza blu
appiccicosa. Sostanza che rende poi impossibile alle autorità
locali di raccogliere le impronte digitali. Vengono però recuperati
i corpi di Kuroda e dei suoi scagnozzi per l’autopsia. Ora che la
vicenda si è risolta, nell’ultima scena Hunter torna al parco dove
lui e Nayako erano soliti frequentarsi per elaborare il lutto e
ricordarla con affetto.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di Into
the Sun grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Tim Visio,
Infinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 10
marzo alle ore 21:00 sul canale
20 Mediaset.
Al leggendario pistolero
Wyatt Earp e alle sue gesta sono stati dedicati
numerosi film nel corso della storia, da Sfida infernale
(1946) di John Ford fino al Wyatt Earp
(1994) con Kevin Costner come protagonista. Uno dei più
celebri, però, rimane Tombstone, realizzato nel
1993 dal regista greco George Pan Cosmatos e incentrato
sulla celebre sparatoria all’O.K. Corral, evento che ricopre grande
importanza nella vita di Earp. Si tratta di una vicenda già narrata
nel già citato Sfida infernale ma anche nel film di
John SturgesSfida all’O. K. Corral
(1957). Cosmatos ripropone questa vicenda con una forte attenzione
alla fedeltà storica, riproposta attraverso i costumi e l’estetica
dei protagonisti.
Per il regista, inoltre, era
importante evidenziare come la celebre sparatoria non fosse la fine
di un qualcosa, bensì l’inizio di una nuova storia, che segnerà i
coinvolti fino alla fine dei loro giorni. Ci sono in realtà diverse
voci contrastanti su chi sia il vero regista del film. Diverse
personalità che lavorarono al film riportano infatti che Cosmatos
fu poco più che un prestanome e che a dirigere il film sarebbe
stato l’attore Kurt Russell, anche protagonista del film. C’è
però chi smentisce tali affermazioni, riconferendo a Cosmatos il
ruolo per cui è accreditato. Qualunque che sia la verità,
Tombstone resta uno dei più apprezzati film
western dei sempre, grande successo di critica e pubblico.
Per gli appassionati del genere,
dunque, si tratta di un film da non perdere che non solo ripropone
in pieno l’epica dei film western, ma offre anche un nuovo sguardo
ad una delle più celebri vicende del vecchio west. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla storia vera di cui
si narra. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di Tombstone
Protagonista del film è
Wyatt Earp, il famoso sceriffo federale di Dodge
City, che ha deciso di mettersi in affari con i suoi due fratelli,
Virgil e Morgan nella cittadina
di Tombstone. Al loro arrivo nella località, vi trovano però
l’anarchia, in quanto una banda di fuorilegge, i Cow-boys,
impongono la loro di “legge”. Ben presto, le strade di Wyatt e i
suoi fratelli si incroceranno con quelle del temuto gruppo, nel
tentativo di ristabilire l’ordine. Ma anche quando tutto sembra
destinato a risolversi nel migliore dei modi, per Wyatt e la sua
famiglia le cose prenderanno una piega inaspettata, che costringerà
il celebre pistolero a portare a termine la propria giustizia.
Ad interpretare Wyatt Earp vi è
l’attore Kurt Russell, mentre i suoi fratelli Virgil e
Morgan sono interpretati da Sam Elliott e Bill Paxton.
Val Kilmer, invece, ricopre il ruolo di Doc
Holliday, a cui è data grande importanza nel film. Recitano poi in
Tombstone Paul Malcomson nel ruolo di Allie
Earp, Lisa Collins in quello di Louisa Earp e
Dana Wheeler-Nicholson come Mattie Earp.
L’attore Jon Tenney interpreta lo sceriffo John
Behan, mentre Stephen Lang è Ike Clanton e
Michael Biehn è Johnny Ringo. Thomas Haden
Church è Billy Clanton, mentre il noto attore
Charlton Heston interpreta il ricco
allevatore Henry Hooker.
La storia vera dietro Tombstone
Come anticipato, quella narrata in
Tombstone è una vicenda liberamente ispirata ad un
vero fatto storico, quello della sparatoria all’O.K.
Corral, il 26 ottobre 1881 nei pressi di
Tombstone, Arizona. Una cittadina
fondata nel 1878 che in quegli anni contava già tremila abitanti,
oltre ad una pista da bowling, quattro chiese, una ghiacciaia, una
scuola, due banche, tre giornali, una gelateria, 110 saloon, 14
sale per giochi d’azzardo e numerose sale da ballo, teatro e
bordelli. Una simile espansione era stata favorita dal fatto che la
città era stata fondata nei pressi di una vena d’argento. Sotto la
superficie di vivace normalità covavano però tensioni che si
trasformavano spesso in conflitti mortali.
I capitalisti minerari e i comuni
abitanti erano originari in gran parte repubblicani degli stati del
Nord, ma gli allevatori erano simpatizzanti confederati e
democratici. La cittadina in forte espansione era a soli 48 km dal
confine tra Stati Uniti e Messico ed era un mercato aperto per il
bestiame rubato dai ranch di Sonora, in Messico, da una banda
organizzata di fuorilegge conosciuta come The
Cowboys. In questo contesto, i fratelli Earp svolgevano a
vario titolo il ruolo di funzionario locale di polizia. Quando
giunsero in città nel 1880 Wyatt e
Morgan vennero assunti dalla Wells Fargo come
scorta armata delle diligenze della compagnia, mentre
Virgil, il più anziano, era uno U.S Marshal.
Wyatt in seguito riuscì a farsi
nominare vice-sceriffo, mentre Morgan divenne il vice di Virgil. Lo
scontro tra gli Earp e i The Cowboys venne anticipato da un
tentativo di assalto ad una diligenza il 15 marzo 1881, nel quale
persero la vita due persone. Wyatt Earp, in quel momento in corsa
per diventare sceriffo della Contea di Cochise promise di
acciuffare il gruppo convinto che la cosa avrebbe favorito la sua
elezione. Ike Clanton, uno dei Cowboys, si rifiutò
di collaborare con Wyatt Earp per trovare i responsabili della
rapina. Al posto di Wyatt venne poi eletto Johnny Bean, appoggiato
dai Cowboys. Il 25 ottobre notte, Clanton e gli Earp ebbero degli
accesi scontri verbali, che portarono alla sparatoria il giorno
seguente.
Questa si svolse il 26 ottobre 1881,
poco dopo le 14.30, in una stretta striscia di terreno non ancora
assegnata nota come “lotto 2”. I fratelli Wyatt
Earp, Morgan Earp e Virgil
Earp con Doc Holliday duellarono contro
Billy Claiborne, Frank McLaury,
Tom McLaury, Billy Clanton e
Ike Clanton. In trenta secondi furono sparati una
trentina di colpi di pistola. I due McLaury vennero uccisi, così
come Billy Clanton, mentre Billy Claiborne e Ike Clanton fuggirono
perché disarmati. Sull’altro fronte, Morgan Earp, Virgil Earp e Doc
Holliday rimasero feriti, ma sopravvissero. Sebbene abbia causato
un numero relativamente basso di vittime, questo scontro a fuoco
viene generalmente indicato come il più celebre del Far West.
La vicenda non si concluse però lì,
ma sfociò poi in quella che è nota come la Vendetta degli
Earp. Questa coprì un arco di tre settimane, dal 20 marzo
al 15 aprile 1882 ed ebbe come episodio scatenante l’omicidio del
vice-sceriffo Morgan Earp, freddato in una sala da biliardo di
Tombstone, il 18 marzo 1882. Alcuni mesi prima, il fratello
maggiore di Morgan, lo sceriffo Virgil Earp, era stato a sua volta
oggetto di un tentativo di omicidio, a cui era scampato ma dovendo
subire l’amputazione di un braccio. Le due fazioni non arrivarono
però mai ad uno scontro diretto, ma dopo una serie di piccole
sparatorie il tutto terminò il 15 aprile, quando la banda degli
Earp preferì lasciare l’Arizona e trovare riparò in Colorado.
Il trailer di
Tombstone e dove vedere il film in streaming e in
TV
Sfortunatamente il film non è
presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive
in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 10 marzo alle ore 21:10
sul canale Rai Movie. Di conseguenza, per un
limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma
Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche
oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla
piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far
partire la visione.
Dopo un periodo di inattività,
l’attrice Renée Zellweger è tornata da
protagonista al cinema nel film Judy, con un ruolo che le ha permesso di ottenere
importanti riconoscimenti da parte della critica. Già vincitrice di
un Oscar nel 2003, la Zellweger è conosciuta in particolare per il
personaggio di Bridget Jones.
Ecco 10 cose che forse non
sai di Renée Zellweger.
I film di Renée Zellweger
1. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice ha debuttato al cinema con il
film La vita è un sogno (1993), per poi recitare in
celebri film degli anni Novanta come Giovani, carini e
disoccupati (1994), Jerry Maguire (1996), La voce
dell’amore (1998), per poi acquisire ulteriore notorietà con
Io, me & Irene (2000) e
Il diario di Bridget Jones (2001). Con quest’ultimo in
particolare consacra la sua carriera. L’attrice recita poi in
celebri film come Chicago (2002), Ritorno a Cold
Mountain (2003), Che pasticcio, Bridget Jones! (2004), Cinderella
Man – Una ragione per lottare (2005), Miss
Potter (2006), In amore niente regole (2008),
Appaloosa (2008), New in Town (2009), Bridget Jone’s
Baby (2016) e Judy (2019).
2. È stata protagonista di
una serie TV. La Zellweger è stata protagonista, nel 2019,
anche della serie NetflixWhat/If. Qui interpreta il
personaggio di Anne Montgomery, misteriosa e ricca benefattrice che
concede ad una coppia di sposi in difficoltà, cambiando tuttavia
per sempre le loro vite. Nel 2022 è poi tornata sul piccolo schermo
con la miniserie The Thing About Pam.
3. È stata anche
produttrice. L’attrice ha ricoperto il ruolo di
produttrice per il film Miss Potter, di cui è anche
interprete. Veste nuovamente tale ruolo per i film televisivi
Living Proof (2008) Cinnamon Girl (2013). Ha poi
prodotto la miniserie The Thing About Pam (2022) e il film
Bridget Jones – Un amore di ragazzo (2025).
4. Ha vinto due
Oscar. L’attrice ha ricevuto nella sua carriera quattro
nomination ai premi Oscar per tre anni consecutivi. La prima
candidatura arriva nel 2002 per il film
Il diario di Bridget Jones, poi nel 2003 con
Chicago e nel 2004 come miglior attrice non protagonista
per il film Ritorno a Cold Mountain. Grazie alla sua
interpretazione in quest’ultimo film vince infine il premio. Nel
2020 ha poi vinto il suo secondo Oscar come Miglior attrice per
Judy.
Renée Zellweger in Il diario di Bridget Jones
5. Ha convinto tutti con la
sua interpretazione. Per interpretare Bridget Jones
furono prese in considerazione attrici come Kate Winslet e Helena Bonham Carter, ma ad ottenere il ruolo
fu l’americana Renee
Zellwegger. La cosa suscitò parecchie lamentele, in
quanto veniva tradita la natura profondamente inglese del
personaggio. La Zellwegger però studiò a lungo per dar vita ad un
convincente accento inglese, lavorò presso una casa editrice e mise
su circa 12 chili, dando dunque vita ad una perfetta versione di
Bridget Jones. Il suo impegno e la sua interpretazione furono poi
lodati ampiamente
Renée Zellweger in Chicago
6. Ha sostenuto due
“battaglie” per il film. Charlize
Theron si era inizialmente assicurata il ruolo di
Roxie Hart, mentre Nicholas Hytner era stato
scelto come regista. Quando Hytner si è però ritirato ed è
subentrato Rob Marshall, la Theron ha dovuto
sostenere un nuovo provino e ha perso il ruolo principale a favore
della Zellweger. Una volta dentro il progetto, l’attrice ha portato
avanti una lunga battaglia con il suo agente e quello di Catherine Zeta-Jones per il nome in primo
piano sulla locandina del film. Alla fine si è optato per scritta
in diagonale, in quanto, così che seconda della lettura (dall’alto
verso il basso o da sinistra verso destra), entrambe le attrici
appaiono in prima posizione.
Renée Zellweger in Judy
7. Si è allenata a lungo per
il ruolo. Nel film Judy l’attrice interpreta la celebre cantante Judy
Garland. Per prepararsi al meglio alla parte, l’attrice ha
trascorso un anno di allenamento con il vocal coach Eric
Vetro prima di iniziare le riprese, per poi provare con il
direttore musicale Matt Dunkley per quattro mesi
per padroneggiare la sua voce. A livello estetico, invece, è stata
accentuata la punta del suo naso ed ha dovuto utilizzare lenti a
contatto grigio scuro e una parrucca castano-noce per assomigliare
ancora di più alla Garland.
Renée Zellweger in Judy
Renée Zellweger prima e dopo la chirurgia
8. Si è dovuta difendere da
alcune critiche. Dopo che la Zellweger ha partecipato
alla 21esima edizione degli Elle Women in Hollywood Awards
nell’ottobre 2014, i media e i social hanno commentato che non era
quasi più riconoscibile, facendo nascere l’ipotesi che si fosse
sottoposta a un massiccio intervento di chirurgia estetica. La
Zellweger ha poi risposto: “Forse sembro diversa. Chi non lo
sembra invecchiando?! Ah. Ma sono diversa. Sono felice”.
Ancora oggi l’aspetto dell’attrice suscita dibattito, al quale la
diretta interessata non è però interessata a partecipare.
Il marito di Renée Zellweger
9. Ha avuto un fugace
matrimonio e diverse relazioni. Dal 1999 al 2000, la
Zellweger è stata fidanzata con Jim Carrey, mentre el 2003 ha avuto una breve
relazione con il musicista Jack White. Nel maggio
2005, la Zellweger ha sposato il cantante Kenny
Chesney ma quattro mesi dopo ha ottenuto l’annullamento
del matrimonio per motivi non resi noti. L’attrice ha poi avuto una
relazione con l’attore Bradley
Cooper durata dal 2009 al 2011 e poi con il musicista
Doyle Bramhall II. Nel giugno 2021, la Zellweger
ha iniziato a frequentare il presentatore televisivo inglese
Ant Anstead, conosciuto durante le riprese di
Celebrity IOU: Joyride.
Renée Zellweger non ha figli
Nonostante abbia alle spalle il
breve matrimonio con Kenny Chesney e diverse relazioni, l’attrice
non ha mai avuto figli. La Zellweger ha più volte affermato di non
sentirsi per questo incompleta, ribadendo che non sono i figli a
denifire una donna.
L’età e l’altezza di Renée
Zellweger
10. Renée Zellweger è nata a
Katy, in Texas, Stati Uniti, il 25 aprile 1969. L’attrice
è alta complessivamente 1,60 metri.
Mentre le reazioni (positive e
negative) alle presunte proiezioni di prova continuano a dominare
la conversazione online, il regista di SupermanJames Gunn ha
appena condiviso un nuovo sguardo a Lois Lane (Rachel
Brosnahan) e Mr. Terrific (Edi
Gathegi) del DCU.
Non ci dice molto su cosa aspettarci
da questi personaggi. Tuttavia, sembra essere la stessa scena del
trailer in cui Terrific è stato mostrato mentre protegge Lois da
una squadra di quelli che sembravano essere i soldati vestiti di
verde e viola di Lex Luthor.
Lo scorso dicembre, Gunn ha detto
che Mr. Terrific è il “personaggio principale di quei
personaggi [supereroi di supporto]” e ha aggiunto: “Penso
che fosse proprio quello che volevo davvero, onestamente. Amo Mr.
Terrific. Questi personaggi hanno tutti il loro momento di
gloria. Hanno tutti i loro momenti. Non sono solo cameo, questi
sono i personaggi”.“Sono un cast di supporto, ma Mr.
Terrific è il personaggio principale di quei personaggi. In realtà
ha una parte importante nella trama. E quindi è stato
divertente”.
Nella stessa conversazione con la
stampa, il regista ha anche affrontato il casting di Guy
Gardner e Hawkgirl. “E naturalmente,
lavorare con Nathan [Fillion] è sempre qualcosa, e metterlo in un
look stupido, e poi Isabela [Merced] è grandiosa. Sono un suo fan
da molto tempo. Ma si trattava di equilibrio”.
Superman, tutto
quello che sappiamo sul film di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel
casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi,
Anthony Carrigan,
Nicholas Hoult e Nathan Fillion.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
Con la sua solita cifra stilistica,
James Gunn
trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della
DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e
sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e
dall’innato convincimento nel bene del genere umano.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una
parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi
preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film
precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante
l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio
2025.
Il 13 marzo arriva nelle
sale Lee Miller, il film dedicato alla
straordinaria fotografa americana interpretata da
Kate Winslet, qui anche in veste di produttrice. Per
la sua performance intensa e coinvolgente, l’attrice ha ottenuto
una candidatura ai Golden Globes come Miglior Attrice
drammatica (il
premio è andato poi a Fernanda Torres).
Diretto da Ellen Kuras, alla sua prima regia
cinematografica dopo una lunga carriera come direttrice della
fotografia, il film trae ispirazione dall’opera Le molte vite di
Lee Miller di Antony Penrose, figlio della
fotografa e del surrealista Roland Penrose.
Il film ripercorre la
vita di Miller, una donna che ha rifiutato ogni etichetta: da
modella di successo a fotografa d’avanguardia, fino a diventare
corrispondente di guerra per Vogue durante la Seconda Guerra
Mondiale. Unica fotografa donna a documentare la liberazione dei
campi di concentramento di Dachau e Buchenwald, ha lasciato un
segno indelebile nella storia con le sue immagini di straordinaria
potenza. Intorno a Winslet, ruota un cast di supporto che vanta
nomi del calibro di
Alexander Skarsgård,
Marion Cotillard,
Andrea Riseborough,
Josh O’Connor,
Noémie Merlant ma anche Andy Samberg alla sua prima
performance drammatica (molto riuscita).
Kate Winslet e Andy Samberg in Lee Miller (film, 2024)
La trama di Lee
Miller
La narrazione inizia nel
1977 con un’intervista tra Lee e un giovane giornalista (Josh
O’Connor), che desidera conoscere la verità dietro le sue
fotografie. O almeno è quello che sembra all’inizio del film.
Questo espediente narrativo introduce la lunga retrospettiva sulla
vita della Miller, dal suo lavoro come modella e artista
surrealista fino alla sua esperienza sul fronte di guerra.
Tuttavia, il film fatica a mantenere un equilibrio tra il ritratto
intimo della protagonista e la sua carriera professionale,
risultando a tratti distaccato. Il finale si apre all’emozionante
rivelazione della vera identità di quel giornalista,
offrendo un interessante omaggio a quello che è veramente successo
dopo la morte di Lee, tuttavia è troppo tardi per sentire anche
il pur minimo gancio emotivo con i protagonisti.
Kate Winslet
regala una delle sue interpretazioni più intense, riuscendo a
restituire la determinazione e il coraggio di Miller. Tuttavia, la
sceneggiatura non offre un ritratto completamente sfaccettato del
personaggio e il film si concentra più sul suo lavoro come
fotografa di guerra, lasciando in secondo piano la sua vita
personale e le sue fragilità. Le relazioni con il partner Roland
Penrose (Alexander Skarsgård), l’amicizia con David Scherman
(Andy Samberg) e il rapporto con la direttrice di
Vogue Audrey Withers (Andrea Riseborough) vengono
accennate senza un vero approfondimento, facendo sì che molti
personaggi appaiano come semplici comparse o sponde su cui Lee
rimbalza.
Kate Winslet e Andy Samberg in Lee Miller (film, 2024)
Regia realistica e
fotografia spenta
Dal punto di vista
registico, Kuras adotta un approccio visivo potente, sfruttando il
contrasto cromatico tra il mondo vibrante e saturo del pre-guerra e
le tonalità spente e cupe del periodo bellico. La scelta di
integrare le fotografie reali di Miller nel film conferisce
autenticità alla narrazione, restituendo con forza il peso delle
immagini chela donna ha catturato e consegnato alla Storia.
Uno degli aspetti più
riusciti del film è la capacità di mostrare la Miller come una
testimone della storia, capace di cogliere dettagli che i suoi
colleghi uomini spesso trascuravano. La sua sensibilità nel
ritrarre la sofferenza e l’umanità dietro il conflitto è un
elemento centrale del film, ben interpretato da Winslet. Tuttavia,
il film manca di quel pathos che avrebbe potuto renderlo
memorabile, risultando a tratti troppo schematico, un biopic che
non sfrutta le potenzialità del materiale originale.
Un biopic innocuo anche
se visivamente affascinante
Nel complesso, Lee
Miller è un’opera visivamente affascinante e impreziosita da
una grande interpretazione di
Kate Winslet, ma che non riesce a scavare a fondo
nella complessità della sua protagonista risultando quindi innocuo.
Il film si limita a raccontare la sua carriera senza esplorare
appieno le sue contraddizioni e le sue battaglie interiori,
rendendo il racconto più informativo che emozionale.
Officine UBU è lieta di rilasciare
la clip “La macabra scoperta” tratta dall’audace Le
donne al balcone – The Balconettes (Les femmes au
balcon), diretto e interpretato da Noémie Merlant
(Ritratto della giovane in fiamme, Tàr,
L’innocente) con Souheila Yacoub (Dune
Parte 2, Climax), Sanda Codreanu (Mi Iubita
Mon Amour) e Lucas Bravo (Emily in Paris), scritto in collaborazione
con la regista e sceneggiatrice di culto Céline Sciamma, in
arrivo al cinema dal 20 marzo.
Presentato al 77°
Festival
di Cannes e in anteprima nazionale italiana lo scorso ottobre
nella sezione Best of alla Festa del cinema di Roma,
LE DONNE AL BALCONE – The Balconettes è
un esuberante mix di generi che affonda unghie e denti nel cinema
di Almodóvar e Tarantino, unendo commedia,
thriller,horror e
surreale a temi attuali come la violenza di genere
e il sessismo.
In una torrida
notte estiva, tre amiche che condividono lo stesso appartamento a
Marsiglia sono invitate a prendere un drink dal loro attraente
vicino di casa (Lucas Bravo). Capitanate
dall’irruenza di Ruby, (Souheila Yacoub), una
camgirl libera e ribelle, Nicole (Sanda Codreanu),
una scrittrice timida e sognatrice, e Élise (Noémie
Merlant), un’attrice insicura e ansiosa, non esitano ad
accettare l’invito. Sembra una serata come tante altre: tra un
bicchiere e l’altro si fa tardi, e Nicole ed Élise tornano a casa.
Ma la mattina Ruby si presenta alla porta in stato di shock. È
l’inizio di una vicenda folle e surreale, di cui non vengono
risparmiati i dettagli più crudi. Quando le ragazze intuiscono
quello che è successo a Ruby e tornano nell’appartamento del
vicino, davanti ai loro occhi appare una scena da incubo… Per
risvegliarsi sarà necessario rimboccarsi le maniche e affrontare i
fantasmi del passato e del presente.
“La prima parte del
film è più morbida, colorata e gioiosa, come se ci stessimo
addentrando in una commedia romantica ispirata al cinema di
Almodóvar – afferma Noémie Merlant – Un mix
esplosivo di colore, eccesso e vitalità che permette alle
protagoniste di atteggiarsi anche con volgarità e, così facendo,
trovare il loro spazio. Questa “sana volgarità” imponeva anche di
filmare le donne in momenti di rilassatezza, per evitare la
sessualizzazione dei corpi. Mi piacciono questi personaggi
colorati, donne molto caratterizzate, che parlano ad alta voce. A
volte sono quasi caricature dei personaggi dei fumetti. Nella
seconda parte, quando andiamo a casa del vicino, volevo che il film
virasse verso il thriller, il
fantasy, il gore. Volevo una fotografia
che virasse verso il verde, per esprimere angoscia, pur mantenendo
la linea della comicità e dell’assurdo. Avevo in mente lo stile dei
thriller coreani e giapponesi, come The
Wailing o The Chaser di Na
Hong-jin o Ichi the Killer di Takashi
Miike. Infine, Tarantino e Grindhouse – A prova di
morte o tutti i film cruenti che guardavo da piccola
con mia sorella, i film di fantasmi che mescolano i generi,
soprattutto con molto umorismo”.
Durante una torrida estate a
Marsiglia, tre giovani inquiline di un vivace condominio spiano dal
balcone del loro appartamento la vita di un attraente vicino di
casa. Ma quando l’uomo le invita a casa sua per un drink a tarda
notte, le conseguenze saranno terrificanti e deliranti e le tre
amiche dovranno escogitare una soluzione rocambolesca per uscire
dai guai e rivendicare la loro libertà.
Il thriller di NetflixUn solo sguardo, basato sull’omonimo romanzo bestseller di
Harlan Coben, ha debuttato il 5 marzo 2025. La
serie segue la storia di Greta Remiewska (interpretata da
Maria Debska), che scopre una vecchia foto di suo
marito insieme ad altre persone, scattata 15 anni prima. Questo
ritrovamento dà il via a una serie di eventi misteriosi e riporta
alla luce un trauma del passato.
Dopo una vacanza in famiglia, Greta
sviluppa alcune fotografie e ne trova una che non riconosce.
Nell’immagine, suo marito Jacek (Cezary
Lukaszevicz) è ritratto accanto a una ragazza il cui volto
è stato cancellato e ad altri sconosciuti. La foto riporta alla
mente le bugie di Jacek e i ricordi di Greta legati a un concerto
avvenuto 15 anni prima, in cui molte persone persero la vita a
causa di un incendio e di una fuga di massa. Greta è sopravvissuta,
ma ha sempre represso quel trauma.
Dopo aver visto la foto, Jacek
scompare. Greta inizia così a indagare sulla sua sparizione e
scopre numerosi segreti, tra cui la vera identità di suo marito e
chi si cela dietro questi eventi tragici.
Un solo sguardo:
chi ha rapito Jacek e qual è la sua vera identità?
Man mano che Greta approfondisce il
mistero legato alla fotografia, la prima grande sorpresa riguarda
la vera identità di Jacek. L’immagine suggerisce che tutti i
misteri collegati all’indagine attuale siano legati a un concerto
del 2009, a cui parteciparono tutte le persone ritratte nella foto,
inclusa Greta.
Si scopre che Jacek, Alex, la
ragazza nella foto e Szymon facevano parte di una band chiamata
LAAD. Durante quel concerto, Jacek ebbe una violenta
discussione con il cantante del gruppo, Jimmy, accusandolo di
avergli rubato la canzone Un solo sguardo. Durante la
rissa, Jacek viene colpito con un oggetto appuntito e muore sul
colpo.
Per poter riscuotere i diritti
d’autore del brano, sua sorella Sandra chiede a Szymon di fingersi
Jacek. Così, per 15 anni, Szymon vive con una falsa identità.
Tuttavia, quando trova la fotografia, decide di confessare tutto a
sua moglie Greta. Prima che possa farlo, però, viene rapito e
picchiato dagli uomini di Sandra, che non vuole che il segreto
venga rivelato.
Un solo sguardo: Sandra è
la mente dietro tutto
Alla fine si scopre che Sandra, la
sorella di Jacek, che inizialmente si era spacciata per
un’avvocatessa, è la vera responsabile di tutto. Dopo la morte del
fratello, che lei stessa ha provocato per ottenere i diritti della
canzone, Sandra organizza l’incendio doloso durante il concerto,
causando la fuga disperata della folla e la morte di numerose
persone.
È anche lei a orchestrare il
rapimento di Szymon, quando quest’ultimo decide di dire la verità a
Greta. I suoi uomini lo picchiano brutalmente, e Szymon muore in
ospedale a causa di un arresto cardiaco. Alla fine, Sandra viene
incriminata per tutti i crimini commessi nel tentativo di
impossessarsi del denaro del fratello e viene arrestata.
Altre rivelazioni in
Un solo sguardo
Alla fine della serie, il
procuratore Borys Gajewicz, padre di Alex, rivela di essere stato
lui a mettere la fotografia nella busta di Greta. Il suo scopo era
scoprire chi avesse ucciso sua figlia.
In precedenza, aveva contattato
Greta dicendole di aver ricevuto la stessa foto e di essere
convinto che sua figlia fosse stata assassinata. Le sue
supposizioni vengono confermate quando un sicario di nome Marek lo
chiama e confessa di aver ucciso Alex.
Dopo che tutti i misteri vengono
risolti e Greta riesce a ricordare il trauma che aveva represso, le
torna in mente un ultimo dettaglio cruciale: è stata lei a scattare
la fotografia che ritrae Jacek, Alex, Szymon e gli altri.
Jason Isaacs parla del drammatico futuro di
Timothy nella terza stagione di The
White Lotus. Timothy è il patriarca della famiglia
Ratliff e dalla terza stagione di The White Lotus, episodio 1, è chiaro che si è cacciato
nei guai. È in vacanza con sua moglie Victoria (Parker Posey), sua
figlia Piper (Sarah Catherine Hook) e i suoi figli Lochlan (Sam
Nivola) e Saxon (Patrick Schwarzenegger). Con i loro accenti tipici
della Carolina del Nord e le loro strane relazioni, i membri della
famiglia Ratliff sono stati tra i personaggi più chiacchierati
della terza stagione.
Parlando con Entertainment Weekly, Jason Isaacs ha discusso del futuro del suo
personaggio nella terza stagione di The White Lotus dopo i drammatici eventi
dell’episodio 4. Isaacs ha iniziato giustificando il motivo per cui
Timothy ha iniziato a prendere pillole, dicendo che “tutta la
sua vita sta andando a rotoli e [lui] sta cercando di capire cosa
fare al riguardo”. L’arco narrativo in cui Timothy alla fine si
ritrova, dice Isaacs, è “roba da tragedia shakespeariana”.
Ha ricordato di aver pensato “Devo fare le cose in grande, o si
va in scena o si va a casa” quando si trattava di dare una
buona interpretazione di White Lotus. Guarda la citazione
completa di Isaacs qui sotto:
Si droga fino allo stordimento
per cercare di non pensare al fatto che la sua intera vita sta
andando in pezzi e per cercare di capire cosa fare al riguardo. In
realtà è stata una bella sfida: ricordo che mentre leggevo i
copioni pensavo: “Wow, devo tenere le polveri per cinque o sei
episodi, e poi questa merda inizia davvero”.
Non hai visto altre cose che
stanno arrivando, ma ricordo di aver pensato: “Sarà meglio che mi
impegni a fondo e produca qualcosa qui”, perché ci sono molte parti
che puoi affrontare e raccontare una storia molto drammatica senza
che il tuo personaggio passi attraverso qualcosa di estremo. Ma ci
sono grandi e vecchie interpretazioni in arrivo.
[L’arco di Timothy è] roba da
tragedia shakespeariana. Si è tenuto tutto dentro per molto
tempo.Arriva un momento in cui se ne vanno, se ce la fanno
e sono vivi, perché chi lo sa, ma sarà inevitabile, il grande
segreto che ha custodito.
Non so come ho fatto, il
pubblico vedrà se ce l’ho fatta o no. Sta a loro giudicare, ma
ricordo solo di aver pensato: “Devo fare le cose in grande, o vai
alla grande o vai a casa”.E poi quando succedono cose di
cui non posso parlare in particolare, deve entrare in gioco
qualcos’altro, e c’è una mania e un terrore a cui devi accedere.
Devi arrivarci. Voglio dire, devi essere il più reale possibile. E
sì, ci sono stati alcuni cambi di marcia interiori
necessari.
Cosa significa per il resto
della terza stagione di White Lotus
Timothy è in una situazione
piuttosto difficile dopo la fine dell’episodio 4 della terza
stagione di The White Lotus. Dopo aver
recuperato il telefono, che aveva finalmente abbandonato durante il
terzo episodio, riceve una telefonata e scopre che i suoi problemi
legali con gli affari loschi a casa potrebbero portarlo in prigione
e/o fargli perdere la casa. Dice che preferirebbe letteralmente
morire piuttosto che andare in prigione. Verso la fine
dell’episodio, il personaggio è visto mentre sbircia nell’ufficio
di Gaitok, dove c’è una pistola in una scatola. La pistola in
seguito scompare, e si dà molto per scontato che Timothy l’abbia
presa.
L’ultima volta che il pubblico ha
visto Timothy, il personaggio era vivo. La citazione di Isaacs
implica in realtà che il patriarca dei Ratliff sopravviverà per
diversi episodi, poiché menziona il fatto di dover “tenere la
polvere da sparo asciutta per cinque o sei episodi” prima che
la sua storia si concluda completamente. Dato che l’attore non
vuole rovinare la sorpresa al pubblico, è possibile che Timothy si
spari ancora nell’episodio 5 o 6, ma il modo in cui Isaacs inquadra
le cose suggerisce che arriverà all’episodio 8, anche se il
personaggio non riuscirà a lasciare l’isola vivo.
La serie originale colombiana di
Netflix,
Medusa, racconta la storia di Bárbara Hidalgo, la nuova
CEO del conglomerato colombiano Medusa. Poco dopo aver assunto la
carica, Bárbara rischia di morire quando il suo yacht esplode in
mare. Viene salvata da un guaritore locale, che la rimanda dalla
sua famiglia affinché possa scoprire chi ha cercato di ucciderla.
Ben presto, Bárbara si rende conto di essersi fatta molti nemici e,
con l’aiuto del detective Danger e del fidato collega Gabriel,
dovrà portare alla luce tutti i segreti oscuri della sua
famiglia.
La serie, composta da 12 episodi, si
rivela piuttosto prevedibile e, nel finale di Medusa,
diventa chiaro chi ha tentato di uccidere Bárbara e perché—una
trama che, francamente, non colpisce per originalità. Nell’ultimo
episodio, Bárbara viene ingannata e portata a credere che Tatiana,
l’amante di suo marito, abbia organizzato l’attentato contro di
lei. Tuttavia, questa non è affatto la verità e nulla può essere
confermato, dato che Tatiana è già morta. Riuscirà Bárbara a
scoprire chi ha veramente cercato di ucciderla? O sarà di nuovo
inghiottita dal mare? Scopriamolo insieme.
Come la famiglia si ribella a
Damián
Nel finale di Medusa,
Bárbara scopre che sua madre non li ha mai abbandonati per un altro
uomo, ma che in realtà è stato suo padre, Damián, a costringerla a
stare lontana dai figli, facendola internare. Ora, Bárbara porta il
fratello minore, Christian, a rivedere la madre, e la famiglia
ritrova un equilibrio, almeno in parte.
Nel frattempo, emerge un’altra
verità sconvolgente: Damián costringeva le dipendenti della Medusa
a concedergli favori sessuali, mentre la madre di Bárbara voleva
solo smascherarlo e proteggere quelle donne. Inoltre, Bárbara
scopre che suo zio Camilo è un pedofilo e che aveva avuto rapporti
con Diego, un uomo che accetta di denunciarlo, quando quest’ultimo
aveva solo 14 anni. Bárbara usa queste informazioni per mettere il
cugino contro lo zio e, successivamente, espone pubblicamente anche
il padre. Questo porta la famiglia a voltargli le spalle e alla sua
espulsione dall’azienda.
Alla fine, Bárbara, che ora ha
deciso di essere una persona migliore, accetta di lasciare la
presidenza della compagnia al fratello minore, mentre lei
continuerà a gestire le operazioni dietro le quinte.
Chi ha cercato di uccidere
Bárbara e perché?
La verità è che il colpevole è
proprio colui che sembrava il suo alleato: Gabriel. Tutto diventa
chiaro quando Gabriel dice a Bárbara che una sua vecchia amante è
tornata, riferendosi proprio a lei. Nonostante abbia recuperato
gran parte dei suoi ricordi per risolvere il mistero, Bárbara non
ricorda affatto chi fosse Gabriel, né il fatto che lui le avesse
confessato il suo amore dopo aver lavorato segretamente al suo
fianco per mesi.
È la classica storia di un uomo
frustrato che si innamora di una donna forte e indipendente, già
impegnata, e che decide di distruggerla quando capisce che non
potrà mai averla. Gabriel pianifica tutto, ma quando Bárbara
sopravvive, vede nella sua resurrezione una seconda possibilità. Si
insinua di nuovo nella sua vita, cercando di sostenerla in ogni
modo, fino a quando non viene ostacolato da Danger, che finisce per
conquistare il cuore di Bárbara.
Un dettaglio che rimane poco chiaro
è chi fossero le persone che hanno tagliato il dito di Bárbara
mentre era in mare. Questo non è opera di Gabriel, quindi
potrebbero essere stati semplici ladri, ma la serie non
approfondisce questo aspetto, nonostante avrebbe potuto aggiungere
un interessante sviluppo alla trama.
Danger ottiene la sua
vendetta?
Un’altra grande linea narrativa
della serie riguarda Danger, che si sente responsabile per la morte
del suo partner Saul, ucciso durante una sparatoria. Danger è
convinto di dover eliminare Ciclope, il sicario del cartello che ha
ucciso il suo amico. Nell’episodio finale, durante un appostamento,
Danger riesce a picchiare Ciclope fino a renderlo inoffensivo, ma
l’uomo riesce comunque a estrarre una pistola per sparargli.
Fortunatamente, un collega di Danger interviene e uccide Ciclope,
dando a Danger la chiusura che cercava.
Gabriel si è davvero
suicidato?
Dato che Medusa esplora il
tema della guarigione spirituale, si potrebbe interpretare la morte
di Gabriel come una sorta di karma. Dopo aver ucciso Tatiana e aver
simulato il suo suicidio per scaricare la colpa su di lei, finisce
lui stesso morto in circostanze simili. Ma ha davvero scelto di
togliersi la vita?
Gabriel si è fatto molti nemici
nella famiglia Hidalgo quando ha deciso di schierarsi con Bárbara.
Chiunque potrebbe averlo eliminato. Il sospetto principale è
Damián, che, dopo essere stato estromesso dall’azienda e aver visto
la sua ex moglie riacquistare potere, potrebbe aver cercato
vendetta. Anche Jacob potrebbe essere un candidato, visto che la
rivelazione dei crimini di suo padre ha portato alla paralisi della
madre, vittima dell’odio sociale.
Oppure potrebbe essere stata la
stessa Bárbara?
Nel frattempo, la Medusa lancia una
nuova linea di funghi allucinogeni per favorire la connessione
spirituale, guidata da Eluney, ex amante e amico di Bárbara.
Finalmente, Bárbara mantiene la promessa di restituire qualcosa
alla comunità, e le mangrovie vengono protette.
Nel finale di Medusa,
Gabriel viene trovato morto nella sua cella dopo aver dato segni di
squilibrio mentale per un mese. Prima di morire, lascia un
messaggio in codice che si traduce in: “Se mi uccidono qui,
sarà il demone Hidalgo.”
Questo lascia aperta la possibilità
di una seconda stagione, in cui Bárbara e Danger potrebbero
indagare su chi sia veramente questo “demone”. Per ora, però, non
ci resta che aspettare. E voi, avete teorie su chi abbia davvero
ucciso Gabriel?
Nel film Delicious di
Netflix,
il concetto della frase “mangia i ricchi” viene portato a un
livello completamente nuovo da una donna di nome Teodora e dal suo
gruppo, che prendono di mira una famiglia di quattro persone.
La storia ha inizio con una coppia
tedesca, John ed Esther, che arriva nel sud della Francia con i
loro figli, Philipp e Alba, per trascorrere una vacanza nella villa
di famiglia appartenente al padre di Esther. Tuttavia, sin dal
primo giorno emergono tensioni all’interno del nucleo familiare, in
particolare tra i due coniugi. Nonostante sia in vacanza, Esther è
costantemente al telefono per motivi di lavoro, mentre John evita
le chiamate che potrebbero compromettere la sua carriera e la sua
vita personale.
Durante la loro prima sera fuori, la
famiglia cena in un ristorante, attirando l’attenzione di un gruppo
di persone. Al ritorno a casa, una ragazza si ferma davanti alla
loro macchina. Non è gravemente ferita, ma il graffio che mostra
(all’insaputa della famiglia) è autoinflitto. Invece di portarla in
ospedale o avvisare la polizia, John ed Esther decidono di curarla
a casa e poi liquidarla con del denaro, sperando di non rivederla
più. Il mattino seguente, la ragazza scompare, dando alla coppia
l’illusione di aver evitato un problema. Tuttavia, poco dopo, lei
ritorna con una proposta.
La giovane, di nome Teodora,
sostiene di aver perso il lavoro a causa dell’incidente e chiede di
essere assunta come domestica. Nonostante le perplessità di John,
Esther accetta. Gradualmente, Teodora si insinua nella loro vita,
manipolandoli e isolandoli l’uno dall’altro. Tuttavia, il suo
comportamento non è dettato dal semplice piacere della
manipolazione: dietro le sue azioni si cela un piano ben più
oscuro.
Il colpo di scena finale di
Delicious
L’ultima mezz’ora del film rivela
una scioccante verità: Teodora e il suo gruppo sono cannibali.
L’incidente con l’auto e il lavoro come domestica erano solo un
pretesto per entrare nella famiglia tedesca e renderne i membri
vulnerabili. John ed Esther pagano con la vita la loro ingenuità,
ma i loro figli hanno una sorte diversa.
Philipp, ad esempio, ignora il
destino dei genitori fino alla mattina successiva. Dopo un giro in
bicicletta, torna a casa e trova Alba che dorme accanto a Teodora a
bordo piscina. Affamato, entra in cucina e mangia un pezzo di carne
da un piatto. Solo quando sente qualcosa di strano in bocca si
accorge di aver morso un anello, che si rivela appartenere a sua
madre. Senza ancora comprendere appieno la situazione, Philipp
potrebbe pensare che l’anello sia caduto accidentalmente nel cibo
preparato dalla madre. Tuttavia, essendo la carne cucinata di
recente e considerando che Esther era sparita da giorni, la verità
inizia a delinearsi: senza saperlo, ha appena mangiato la carne
della propria madre.
Perché Teodora lascia Philipp in
vita?
@Netflix
Considerata la brutalità con cui
John, Esther e persino la loro amica Cora vengono eliminati, è
lecito chiedersi perché Philipp venga risparmiato. Nonostante il
rischio che lui possa identificarli, Teodora e il suo gruppo non
sembrano minimamente preoccupati. Ciò suggerisce che abbiano già
compiuto crimini simili senza mai essere scoperti.
Dall’inizio del film emerge il loro
profondo disprezzo per i ricchi, evidenziato in una scena in cui
uno dei membri del gruppo, Lucien, urina in una bottiglia di vino
destinata agli ospiti dell’hotel. Identificano John ed Esther come
bersagli facili non appena arrivano e sanno che la loro villa
isolata li rende vulnerabili. Inoltre, la cameriera dell’hotel,
complice del gruppo, suggerisce loro di bere un bicchierino prima
di andarsene, garantendo che abbiano abbastanza alcol nel sangue da
non reagire immediatamente dopo l’incidente con Teodora.
Tuttavia, quando si tratta dei
bambini, Teodora sembra meno spietata. È possibile che, nonostante
sia una cannibale, segua un proprio codice morale che le impedisce
di uccidere i più piccoli. Inoltre, Philipp e Alba sviluppano un
rapporto con lei che va oltre quello di semplice servitù domestica.
Philipp, in particolare, è affascinato da lei, e Teodora sfrutta
questa attrazione a suo vantaggio. Ma tra loro non c’è mai l’odio
che nutre verso i genitori.
Perché Teodora porta via Alba?
@Netflix
Se già la scoperta del destino dei
genitori sarebbe stata traumatica per Philipp, il fatto che Teodora
porti via anche Alba rende la situazione ancora più inquietante.
Mentre il fratello rimane solo, Alba viene trascinata nel mondo del
gruppo di cannibali.
Fin dall’inizio, Teodora sembra
avere un legame speciale con Alba, forse riconoscendo in lei
un’anima affine. Nel corso del film, alimenta il distacco della
bambina dalla sua famiglia, insinuando che sua madre non si fidi di
lei e manipolandola fino a farla sentire più vicina a lei che ai
propri genitori. Alla fine, invece di lasciarla al fratello, decide
di portarla via, probabilmente con l’intento di farla entrare nel
gruppo.
Non è chiaro se Alba sia consapevole
della verità sulla sorte dei suoi genitori. Potrebbe essere stata
protetta dallo shock o, peggio, Teodora potrebbe averla manipolata
per farle credere che i suoi genitori meritassero la loro fine. Se
la polizia non li ferma, c’è una forte possibilità che Alba diventi
una di loro e, potenzialmente, una futura cannibale.
Cosa succede a John e Cora?
@Netflix
Una delle scene più agghiaccianti
del film è quella in cui Esther scopre la verità. Dopo essersi
allontanata per un po’ con Lucien, si insospettisce trovando carne
dall’odore strano nel frigorifero del giovane. Il suo sospetto
diventa terrore quando sente sangue sgorgare dal rubinetto e vede
uno degli amici di Teodora mangiare un uomo. Prova a fuggire, ma
viene catturata e, poco dopo, brutalmente uccisa e divorata dal
gruppo.
John subisce un destino simile. Dopo
che Cora cerca invano di allontanare Teodora e il suo gruppo dalla
villa, decide di andarsene da sola. Tuttavia, più tardi, la sua
auto viene ritrovata abbandonata davanti al cancello, segno che non
è mai riuscita a fuggire. Anche lei è stata eliminata.
John, intanto, viene assalito dal
gruppo con una sbarra di ferro. Sebbene la scena non mostri
esplicitamente la sua morte, il destino è chiaro: anche lui è stato
trasformato in cibo. Considerando che i membri del gruppo erano
ancora sazi dalla cena precedente, è probabile che la sua carne sia
stata conservata, proprio come le riserve trovate nel frigorifero
di Lucien.
Conclusione
Delicious offre una critica
feroce alle disparità sociali, trasformando la lotta di classe in
una metafora letterale di cannibalismo. La storia si chiude con un
finale inquietante: mentre Philipp scopre la scioccante verità,
Alba è già stata assimilata nel mondo di Teodora. Con un mix di
orrore e satira sociale, il film lascia il pubblico con una domanda
angosciante: la vera mostruosità risiede solo nei cannibali o anche
nel mondo che li ha creati?
Si è tenuta oggi la conferenza
stampa di presentazione del programma della 16ma edizione
del BIF&ST–
Bari International Film&Tv Festival, diretto dal
giornalista e critico cinematografico Oscar
Iarussi, in programma dal 22 al 29 marzo
2025.
Eccoci al Bif&st
2025, in programma dal 22 al 29 marzo a
Bari, con le sue numerose sezioni nei teatri e nei cinema
consuetudinari o ritrovati, il suo affezionato pubblico di sempre
e, siamo certi, gli spettatori più giovani o giovanissimi. Parliamo
della cosiddetta Generazione Z o giù di lì, che – secondo recenti
ricerche – sebbene sia cresciuta con lo streaming (e la pandemia)
sta scoprendo la vertigine della sala, le visioni “live” e
collettive, il piacere del confronto con i registi e gli
interpreti, i quali, dal canto loro, sempre più spesso accompagnano
i film in uscita di città in città. Nel 2024 da poco alle nostre
spalle oltre il 40 per cento degli spettatori è da annoverarsi
nella fascia under 24, in barba a chi continua a descrivere i
giovani apatici e indifferenti a tutto.
Il Bif&st 2025 prevede circa 140
appuntamenti e 125 film in proiezione
unica (non ci sono repliche) tra anteprime mondiali,
europee e italiane. Sapete già della
importante RETROSPETTIVA dedicata a NANNI
MORETTI per i suoi cinquant’anni di cinema,
arricchita da un incontro con
l’Autore domenica mattina 23 marzo al Petruzzelli. E
sapete del FOCUS A24, il primo omaggio organico che l’Italia
rende all’innovativa esperienza della casa di produzione e
distribuzione statunitense di tanti recenti successi candidati
all’Oscar (Everything Everywhere All at Once, The Whale, La
zona d’interesse) fondata nel 2012 da Daniel Katz, David
Fenkel e John Hodges. Tra l’altro, leggenda vuole che A24 debba il
suo nome all’omonima autostrada italiana Roma-Teramo, lungo la
quale Katz avrebbe avuto la folgorazione di chiamarla così. Come
dire? On the road again.
Sezioni, film, incontri, ospiti, conduttori e premi vengono
elencati nelle pagine a seguire. Sono numeri importanti. Tuttavia,
essi non ambiscono né alludono a un malinteso gigantismo, anzi,
scandiscono un’edizione di passaggio mossa piuttosto dal bisogno di
essere inclusivi, ovvero di stabilire o rinforzare legami e
corrispondenze internazionali, sempre nel segno della ricerca della
qualità. Il Bif&st 2025 è stato di fatto realizzato in pochi
mesi, avvertendo la responsabilità di custodire il grande lavoro
compiuto fin qui da Felice Laudadio, assai apprezzato dal pubblico,
ma anche di cominciare a esplorare un nuovo orizzonte. Abbiamo
aderito subito all’idea delle “tre M” indicata dalla Regione Puglia
a mo’ di guida del nuovo progetto artistico culturale del Festival,
«assumendo il Meridione, il Mare e il Mediterraneo quali ambiti e
paesaggi culturali di riferimento», con l’intento di «esprimere i
valori storico-culturali propri della Puglia, nonché utilizzare il
linguaggio universale della Cultura e del cinema per costruire
ponti, relazioni, cooperazione tra i popoli e tra le comunità».
Ecco quindi il concorso internazionale
MERIDIANA le cui proiezioni si terranno a ingresso
libero nel Kursaal Santalucia di Bari, lo storico teatro con vista
mare ormai da tempo di proprietà regionale. Da domenica 23 a sabato
29, verranno proiettati in anteprima per l’Italia due titoli ogni
pomeriggio, quattordici in tutto, inclusa una coppia di film fuori
concorso, provenienti dai Paesi dell’area mediterranea intesa in
senso largo, cioè geopolitico e culturale. Le singole produzioni, a
ben vedere i titoli di testa, sono a loro volta una testimonianza
del Melting pot mediterraneo, che da sempre
vibra di scambi economici, di relazioni culturali, talora della
nostalgia degli esuli (senza esilio non c’è patria, come noi
italiani sappiamo grazie a Foscolo, Garibaldi,
Silone…). Sicché, per fare solo l’esempio del film di
apertura di MERIDIANA, Yunan (2025), il regista
Ameer Fakher Eldin è siriano, laddove la produzione si avvale di
apporti da Germania, Canada, Italia, Palestina, Qatar, Giordania e
Arabia Saudita. Il film spagnolo della giovane Gala
Gracia, Lo que queda de ti (2025), batte
bandiera iberica-portoghese-italiana, ma il produttore spagnolo
Carlo D’Ursi è nato a Bari. Idem per il film
lusitano Sempre (2024, fuori concorso), che è
concepito dall’artista e regista barese Luciana Fina, da molti anni
trasferitasi a Lisbona, scovando e rivisitando preziosi materiali
d’archivio sulla Rivoluzione dei garofani del 1974. Di certo, gli
autori e le produzioni coprono uno spettro larghissimo: Spagna,
Palestina, Algeria, Siria, Israele, Macedonia, Portogallo, Albania,
Germania, Italia, Belgio, Francia, Marocco, Egitto, Grecia…
A valutare i film di MERIDIANA sarà
una giuria parimenti mediterranea, presieduta dallo scrittore e
artista di fama mondiale Tahar Ben Jelloun,
francese nato in Marocco, e composta dalla
regista Soudade Kaadan, siriana nata in
Francia e residente a Londra, dalla comparatista e
italianista Nadine Wassef dell’Ain Shams
University del Cairo, dal regista
italo-albanese Roland Sejko che dirige
la redazione editoriale dell’Archivio Storico Luce a Roma, e dalla
sceneggiatrice e critica cinematografica Antonella
Gaeta. Grazie a MERIDIANA il pubblico del Bif&st
tasterà il polso delle contraddizioni e delle tragedie, ma anche
delle opportunità e delle promesse insite nello scenario
mediterraneo. Trascurato o dimenticato per molti anni dall’Unione
europea col suo baricentro franco-tedesco, il Mediterraneo resta un
possibile antidoto agli opposti fondamentalismi che imperversano e
alla delirante smisuratezza “oceanica”, come ci ha insegnato Franco
Cassano, il filosofo del Pensiero meridiano, cui,
d’intesa con la sua famiglia, abbiamo voluto intitolare il premio
per il miglior film di MERIDIANA. Senza il Mediterraneo, senza
Gerusalemme e Atene, per evocare un classico novecentesco di Leo
Strauss, non vi sarebbe l’idea stessa di Europa. In effetti,
l’Europa non c’è o quanto meno è fragile e afasica nello scontro o
nell’ambiguo abbraccio tra le superpotenze Cina, USA e Russia.
L’altro concorso del Bif&st 2025 rinverdisce un marchio
“storico” del festival barese, PER IL CINEMA
ITALIANO, e comprende lungometraggi, mediometraggi, film
di finzione e documentari tutti almeno in anteprima italiana, senza
distinzioni di genere o produzione, sotto il segno della libertà
creativa e dell’indipendenza produttiva. Formati e linguaggi
differenti, dal film storico al fantasy, dalla
ricostruzione d’epoca alla biografia televisiva di qualità,
dal documentario di viaggio all’azzardo sperimentale… Nel solco
della vocazione “comunitaria” del Bif&st, le opere saranno
valutate da una giuria popolare coordinata dalla
regista Costanza Quatriglio, a sua volta una
delle autrici più “mediterranee” del nostro cinema
(da L’isola a Terramatta), con
l’ausilio del direttore del festival “Vicoli corti” di
Massafra, Vincenzo Madaro. In palio il premio
per il miglior film e altri riconoscimenti a disposizione dei
trenta giurati, scelti tra centinaia di candidati che hanno aderito
prontamente alla chiamata del festival, che prevedeva una minima
riserva di cinque giurati su trenta destinata agli studenti del
DAMS di Bari (grazie a tutti e in primis agli esclusi dalla giuria…
Appuntamento alla prossima!). Le proiezioni di PER IL CINEMA
ITALIANO si terranno da domenica 23 marzo a venerdì 28 ogni
pomeriggio nelle sale del Galleria, a ingresso libero.
Per entrambe le
competizioni non abbiamo previsto le conferenze stampa, come dire,
“omnibus”, ovvero insieme ad altri protagonisti delle giornate. È
una scelta dettata dalla volontà di “proteggere” e valorizzare gli
autori che verranno a Bari, i quali potranno confrontarsi con i
giornalisti e con il pubblico subito dopo ogni singola proiezione,
al Kursaal Santalucia o al Multicinema Galleria, in un dialogo
tanto più utile perché “a ragione veduta”, alla luce cioè del film
appena proiettato (è la formula del “Q & A” collaudata nei festival
internazionali, Question and Answer, domanda e
risposta). Lo stesso vale per l’altra neonata
sezione A SUD, all’AncheCinema, con proposte
che spaziano dal nostro Meridione fino all’America Latina, e per
ulteriori EVENTI SPECIALI che
punteggiano il programma.
Le anteprime di ROSSO DI SERA al
Petruzzelli. Dopo l’attesissima apertura con Le
assaggiatrici di Silvio Soldini dall’omonimo romanzo di
Rosella Postorino tradotto in oltre quaranta lingue, tre sono i
film italiani in cartellone. Si tratta di Un passo alla
volta di Francesco Cordio, il racconto di tre voci
amatissime (Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè), di una
lunga feconda amicizia e del loro impegno in favore della
solidarietà; di Una figlia diretto da un autore
affermato qual è Ivano De Matteo e dell’esordio nella regia
dell’attrice Greta Scarano con La vita da grandi. Un
trittico di film che guardano alla società e cercano di indagarla
con approcci acuti e originali. Il titolo statunitense di ROSSO DI
SERA è Opus di Mark Anthony Green, un thriller
grottesco, musicale e a suo modo politico sul fenomeno delle sette,
a coronamento del FOCUS A24. Due i film francesi tra i più vivaci e
interessanti della nuova stagione (Auction di Pascal
Bonitzer e L’Amour ouf diretto da Gilles
Lellouche, con l’intrigante enigma del titolo: scopritelo!). Infine
ROSSO DI SERA presenta un evento esclusivo coprodotto dal
Bif&st e dalla Fondazione Petruzzelli: l’esecuzione dal vivo,
diretta da Pietro Mianiti, della colonna sonora di Ennio Morricone
che accompagnerà la proiezione sul grande schermo di Per
un pugno di dollari di Sergio Leone. Un classico
riproposto nella formula del film-concerto che sta prendendo piede
da Parigi a New York, per la prima volta concepita per un festival
in Italia.
Tutti gli appuntamenti di ROSSO DI SERA saranno preceduti dalla
consegna del Premio Bif&st “Arte del
Cinema” per l’eccellenza creativa nella continuità
dell’opera, destinati a protagonisti tra i più
prestigiosi della scena contemporanea, gli stessi
degli INCONTRI DI CINEMA mattutini
sempre di scena al Petruzzelli. Il premio Bif&st “Arte del
Cinema” andrà, nell’ordine, a Nanni Moretti che sarà presente
domenica mattina 23 marzo, a Monica Guerritore,
Francesca Comencini, Sergio Rubini, Alberto Barbera, Isabella
Ferrari e Carlo Verdone, il
quale, con l’intervento di Claudia Gerini,
sabato 29 marzo festeggerà a Bari i trent’anni di Viaggi
di nozze. Ma ci è sembrato giusto assegnare nella serata
inaugurale di sabato 22 marzo il primo dei premi Bif&st “Arte
del Cinema” a Felice Laudadio, instancabile
organizzatore culturale e direttore di festival da Taormina a
Venezia, prima di ideare e dirigere il Bif&st stesso.
Le contaminazioni fra le arti e i linguaggi, cui guardiamo da
sempre con interesse e passione, trovano riscontro anche nella
sezione DOPPIO TESTO, curata con la
scrittrice Chiara Tagliaferri (autrice di Strega comanda
colore e, con Michela Murgia, dei libri della
serie Morgana), la quale animerà al Galleria i
confronti tra cinema e letteratura con Michele
Placido e Giancarlo De
Cataldo, Alice
Urciuolo e Stefano
Mordini, Maurizio De
Giovanni e Lino Guanciale.
Inoltre Tagliaferri introdurrà un’altra anteprima assoluta del
Bif&st 2025, Il Maestro e Margherita di
Michael Lockshin, film-evento in Russia dove ha goduto di un
vastissimo consenso popolare ma anche di un qualche ostracismo,
tratto dal classico di Michail Bulgakov, la cui prima traduzione
italiana fu fatta a Bari nel 1967 grazie all’editore Diego De
Donato. Sul versante cine-letterario abbiamo, tra
l’altro, La casa degli sguardi di Luca
Zingaretti dall’omonimo romanzo di Danielle Mencarelli,
e Fuochi d’artificio di Susanna Nicchiarelli da
quello di Andrea Bouchard. Da segnalare anche Le Lezioni
della Storia. Canfora e Laterza da Bari in poi, un
documentario sul grande storico e filologo e la sua relazione con
la casa editrice barese.
Il Bif&st 2025 è insomma una fitta trama di incontri, di
classici e di restauri, di lavori innovativi,
di FRONTIERE espressive e geopolitiche
del cinema d’oggi con opere sui Balcani, a trent’anni esatti dal
massacro di Srebrenica, sui Paesi Baschi, la Cina, la Corsica…
Senza dimenticare il LABORATORIO DI
SCRITTURA di film e serie affidato quest’anno alla
sceneggiatrice e produttrice Laura Paolucci (Gomorra, L’amica
geniale, Il colibrì) e i cortometraggi (SARO’
BREVE) che abbiamo voluto collocare simbolicamente nella
mattinata di inizio festival sabato 22 marzo. V’è poi una magnifica
incursione nel grande cinema di ieri e di sempre, la mostra
fotografica IL MOMENTO PERFETTO di Sergio
Strizzi allestita nella Camera di Commercio di Bari.
Uno scatto di Strizzi, Monica Vitti e Alain Delon sul set
di L’eclisse di Antonioni (1962) è l’immagine
simbolo del Bif&st 2025, omaggio alla Vitti, legata a Bari
dalle memorie di Polvere di stelle di Alberto
Sordi (1973) e al grande interprete francese venuto meno l’estate
scorsa, che per noi resterà sempre Rocco Parondi, l’emigrante
meridionale a Milano con i suoi fratelli nel capolavoro di
Visconti. Per cominciare, in pre-apertura del festival, nel
pomeriggio di sabato 22 un altro tributo: Cuore
selvaggio di David Lynch, scomparso poco fa, riportato in
sala da Lucky Red. Al pari di Scorsese, Coppola e Spielberg, Lynch
era profondamente americano eppure radicalmente innamorato del
cinema italiano, di Fellini, Tonino Delli Colli, Dino De Laurentiis
e naturalmente della sua ex compagna e musa Isabella Rossellini,
nel ruolo di Perdita Durango in Cuore Selvaggio,
Palma d’oro a Cannes 1990 conferitagli da una giuria presieduta da
Bernardo Bertolucci. Altri classici del cinema saranno introdotti
da critici come Paolo Mereghetti ed Enrico Magrelli.
Il caos, il sogno, la realtà, la guerra, l’amore, le terre, il
mare, l’arte. Un festival è solo un festival, in un mondo che certe
mattine al risveglio ci sembra impazzito o distopico, per dirla con
un termine drammaticamente di voga. Può essere però un tentativo di
capirlo meglio, il mondo che ci è dato.
Infine i ringraziamenti non di rito alla Regione Puglia e al
presidente Michele Emiliano, alla Fondazione Apulia Film Commission
e alla presidente Anna Maria Tosto, al CdA della Fondazione, al
direttore Antonio Parente e al RUP Cristina Piscitelli, al
Ministero della Cultura, al sindaco Vito Leccese e al Comune di
Bari che ha preparato un articolato programma del Fuori Bif&st,
alla SIAE Società Italiana Autori ed Editori e al suo presidente
Salvatore Nastasi, nuovo sostenitore del festival insieme a vari
altri enti, e alle aziende e alle banche pugliesi che hanno deciso
di sponsorizzare il Bif&st 2025 con contributi mai tanto
numerosi e generosi. Il mio grazie di cuore, ultimo ma non meno
importante, al comitato di selezione e alla squadra del Bif&st
2025 e della AFC per l’impegno inesausto e la passione che stanno
mettendo in gioco.
Alla fine della Seconda guerra
mondiale, mentre il suo impero d’oltremare iniziava a sfaldarsi, la
Gran Bretagna imboccava la via accidentata della ricostruzione e
della rinascita nazionale. L’ampia panoramica dedicata al cinema
britannico di quel periodo, organizzata in collaborazione con il
BFI National Archive, la Cinémathèque suisse e con il supporto di
STUDIOCANAL, mostra la risposta culturale e il tentativo da parte
di cineasti, scrittori, produttori, performer e studios nazionali
di leggere le trasformazioni di quella nuova e turbolenta fase.
Con proposte che spaziano dai
classici più amati di registi leggendari come David Lean, Carol
Reed o Powell e Pressburger (questi ultimi già al centro di due
grandi retrospettive, allestite rispettivamente a
Locarno nel 1982 e dal BFI nel 2023), per arrivare a perle di
genere firmate da artisti meno noti come Seth Holt o Lance Comfort,
il programma omaggia i registi dei grandi studios attivi tra il
1945 e il 1960, prima dei grandi cambiamenti del decennio
successivo. La panoramica del Festival riserverà uno spazio di
primo piano anche all’importante ruolo svolto dalle registe coeve,
con film diretti da Muriel Box, Wendy Toye, Margaret Tait e Jill
Craigie, e dai registi americani esiliati per effetto della lista
nera anticomunista, come Joseph Losey, Cy Endfield e Edward
Dmytryk.
Il programma comprenderà pellicole
restaurate in digitale e copie provenienti dalla collezione del BFI
National Archive – che quest’anno festeggia il suo 90esimo
anniversario –, grazie alle quali le produzioni degli anni
1945-1960 torneranno a dialogare con il presente. L’iniziativa sarà
accompagnata da una pubblicazione in inglese edita da Les Éditions
de l’Œil e a cura di Ehsan Khoshbakht, con contributi di firme
internazionali. Al termine di Locarno78 la retrospettiva inizierà
inoltre il suo viaggio lungo i circuiti esteri, facendo tappa, tra
il mese di agosto e settembre, alla Cinémathèque suisse.
Ehsan Khoshbakht, curatore della
retrospettiva: «È difficile credere che la produzione di una delle
industrie cinematografiche europee più raffinate e di qualità, che
ha regalato a Hollywood tra i suoi artisti e tecnici di maggior
spicco, sia ancora così poco esplorata al di fuori dei suoi confini
nazionali. Il cinema britannico degli studios è riuscito a fondere
l’intrattenimento di massa con forme stilistiche estremamente
innovative e a elevarsi a forma d’arte. Concentrandoci
esclusivamente sui film contemporanei (e omettendo film di
ambientazione storica, fantasy e di guerra), abbiamo deciso di
raccontare la storia di una nazione in cerca della propria
identità: in modalità ora cupa e assorta, ora, come nella migliore
tradizione della commedia brillante inglese, ilare e mordace. È il
ritratto di un paese in più di 40 film».
Giona A. Nazzaro, direttore
artistico del Locarno Film Festival: «Amato e difeso da un cineasta
come Martin Scorsese, il cinema britannico sarà esplorato in
maniera sistematica dalla nostra retrospettiva in un periodo
cruciale della sua storia: dalla fine della Seconda guerra mondiale
all’avvento del Free Cinema – un periodo fertile e vitale che ha
influenzato profondamente l’evoluzione del cinema britannico e non
solo».
James Bell, senior curator del BFI
National Archive: «Quello compreso tra la fine della guerra e le
rivoluzioni culturali degli anni Sessanta è stato per la Gran
Bretagna un periodo turbolento. Sfide interne e la messa in
discussione dello status internazionale del paese hanno fruttato al
cinema britannico un bottino ricco e troppo spesso mal compreso. Il
BFI National Archive è felice di collaborare con il Locarno Film
Festival alla presentazione di questo programma, che propone molte
copie di rari film d’archivio conservati dal BFI. Siamo entusiasti
all’idea di mostrarli a un nuovo pubblico internazionale e di
gettare nuova luce su titoli affascinanti e figure chiave che hanno
operato davanti e dietro la macchina da presa. Ci aspettano volti
familiari, ma anche molte bellissime scoperte».
La 78esima edizione del Locarno Film
Festival si svolgerà dal 6 al 16 agosto 2025.
La parte migliore del biopic
Lee
Miller è senza dubbio l’interpretazione di
Kate Winslet, estremamente convincente e degna di
lode. Adattato dalla biografia di Anthony Penrose
intitolata The Lives of Lee Miller, il film racconta
alcune parti della vita avventurosa di Lee Miller,
che passò dall’essere modella a fotografa quando l’Europa fu
devastata dalla seconda guerra mondiale. Nel complesso, il film è
sicuramente interessante da guardare, soprattutto per coloro che
hanno un minimo di interesse per la storia, ma di cosa parla il
film?
Lee
Miller inizia con un’inquadratura di una donna
che corre per le strade di una città europea colpita dalla guerra
intorno al 1945, con una macchina fotografica appesa al collo.
Mentre individua un soggetto interessante, uno stivale da soldato
che giace sulla strada con una serie di proiettili che ne
fuoriescono, e ne scatta una foto, si verifica un’esplosione molto
vicina, che la fa sbalzare all’indietro e la ricopre di polvere e
fumo. Mentre il film si sposta in avanti di molti anni, fino al
1977, vediamo la stessa donna, Lee Miller, da
anziana, che si versa un drink nella sua casa in Inghilterra. Viene
intervistata da un giovane, ma Lee è chiaramente un po’ riluttante
a rispondere alle sue domande, soprattutto perché trova tali
interviste inutili.
Crede fermamente che le interviste
siano solo una forma più gentile di interrogatorio e apparentemente
non desidera rivelare troppo sulla sua vita e sulle sue opere. Il
giovane intervistatore inizia con il piede sbagliato, insinuando
che Lee avesse fatto cose nella sua vita solo per fama e
riconoscimento, ipotesi che lei rifiuta con fermezza. Tuttavia,
mentre la donna inizia gradualmente a parlare con il suo
intervistatore, diventa lentamente evidente che la sua vita è stata
piena di avventure pericolose e dimostrazioni di spavalderia che
meritano sicuramente di essere documentate.
Veniamo riportati di nuovo al
passato, nel 1938, questa volta attraverso la narrazione di Lee,
mentre descrive la sua vita spensierata all’epoca. Dopo aver
lavorato come modella e musa per vari fotografi, tra cui
Man Ray, Lee era in vacanza a Mougins, in Francia,
quando incontrò per la prima volta un inglese di nome
Roland Penrose. L’ascesa di Adolf Hitler era già
oggetto di discussione all’epoca, ma nessuno degli artisti
conoscenti di Lee poteva prevedere cosa sarebbe successo nei mesi
successivi. Mentre Lee e Roland iniziavano una vorticosa storia
d’amore, Hitler ottenne il potere in Europa e mosse guerra al resto
del continente.
Kate Winslet e Marion Cotillard in Lee Miller (film,
2024)
Fu sia per allontanarsi da Parigi,
che stava diventando un focolaio di instabilità politica, sia per
andare a vivere con Roland, che Lee si trasferì a Londra. Era
sempre stata interessata alla fotografia e ora che meno persone la
volevano come soggetto delle loro fotografie, poiché le donne
trentenni erano già considerate troppo vecchie per fare le modelle,
mostrò interesse nel perseguire l’arte dall’altro lato della
macchina fotografica. Così, Lee incontrò una giornalista di nome
Audrey Withers e iniziò a lavorare per la rivista
Vogue England. Con il cambiamento dei tempi, Vogue, che era stata
una rivista di moda, voleva raccontare anche storie dal fronte di
guerra e Lee si candidò per fotografare gli eventi, senza sapere
che quelle esperienze le avrebbero cambiato la vita per sempre.
Quali furono le prime esperienze di
Lee Miller come fotografa di guerra?
La carriera di fotografa di
Lee Miller iniziò scattando scene dalle strade di
Londra in rapido cambiamento, dove sempre più uomini venivano
inviati a combattere nel conflitto globale. Come la maggior parte
delle persone, anche lei era scioccata e arrabbiata per la
situazione che si stava sviluppando in Europa e Lee era determinata
a fare qualcosa al riguardo. Molti dei suoi amici intimi erano
bloccati a Parigi, che era già stata invasa e occupata dai nazisti,
e questo la lasciò in uno stato di ansia impotente. La prima
interazione diretta di Lee con individui legati alla guerra fu
quando fotografò le donne che prestavano servizio nell’Auxiliary
Territorial Service, o ATS, che era fondamentalmente il ramo
femminile dell’esercito britannico all’epoca. Alla fine iniziò a
fare richieste per essere inviata sul campo di battaglia per
riferire sulla situazione e, sebbene Audrey Withers continuasse a
ricordarle le regole e le convenzioni, Lee non si arrese. Dopo
alcuni tentativi, Vogue le disse che la Gran Bretagna aveva regole
severe sul non inviare nessuna giornalista donna al fronte di
guerra, rovinando temporaneamente i suoi piani.
Poiché Lee era in realtà una
cittadina americana, tornò rapidamente negli Stati Uniti e fece
domanda per lo stesso ruolo presso la rivista Vogue nel paese.
Poiché gli Stati Uniti non avevano regole per quanto riguarda le
giornaliste donne, le fu permesso di andare in Francia e
fotografare la situazione lì, dando finalmente inizio alla carriera
di Lee come fotografa di guerra. Sulla base di quanto mostrato nel
film, l’argomento più importante nelle sue opere era la condizione
delle donne in guerra, e le sue migliori fotografie riguardavano
senza dubbio le donne sul campo di battaglia. A partire dagli
operai dell’ATS schierati per controllare i riflettori utilizzati
per tracciare i bombardieri tedeschi che attaccavano l’Inghilterra
dall’alto, fino ai numerosi piloti e dottori che Lee fotografò
durante il suo periodo sul campo di battaglia, la condizione delle
donne era il suo soggetto preferito. Come donna che viveva e
lavorava negli anni ’40, la stessa Lee Miller
dovette affrontare molto sessismo e un generale disprezzo da parte
degli uomini.
Kate Winslet e Andy Samberg in Lee Miller (film, 2024)
Come ha fatto Lee a scoprire gli
orrori dei campi di concentramento?
Mentre Lee lavorava come fotografa
di guerra, si imbatté in un altro fotoreporter di nome
David E. Scherman, un giornalista che lavorava per
la rivista “Life”. Sebbene ammettesse di aver trovato molto
difficile lavorare con gli altri, Lee non dovette fare quasi
nessuno sforzo per diventare amica di David e i due continuarono ad
accompagnarsi a vicenda sul campo set ogni volta che potevano. Dopo
la liberazione di Parigi, incontrò una vecchia amica,
Solange d’Ayen, e apprese che suo marito, Jean,
era stato portato via dai nazisti e da allora non c’era più traccia
di lui. All’epoca, il mondo esterno non aveva idea del tipo di
atrocità a cui migliaia di persone erano state sottoposte per mano
dei nazisti all’interno di campi costruiti appositamente per
torturare e uccidere. Mentre parlava con più persone, Lee si rese
conto che centinaia e migliaia di persone erano improvvisamente
scomparse da varie parti del continente e nessuno sapeva cosa fosse
successo loro.
Cercò persino di convincere Audrey
Withers a occuparsi della questione come approfondimento di Vogue,
ma quest’ultima non poteva farci quasi nulla. Alla fine, quando i
nazisti iniziarono a perdere la guerra, la stampa venne a
conoscenza di vari treni che erano stati utilizzati dai nazisti per
trasportare orde di prigionieri in diverse parti d’Europa, e poi
Lee e David furono lasciati entrare in un campo di concentramento
subito dopo la sua liberazione. Nonostante l’estremo costo fisico e
mentale dell’esperienza, i fotografi scattarono immagini delle pile
di cadaveri trovati all’interno dei campi e anche delle carrozze
dei treni. Le foto di Lee divennero alcuni dei primi scatti
pubblicati a livello mondiale per informare le persone
dell’orribile genocidio che i nazisti avevano segretamente
compiuto. Questa esperienza ebbe sicuramente un impatto negativo
duraturo sulla mente di Lee, e lo shock e lo stress che affrontò
durante il suo periodo come fotografa di guerra continuarono a
perseguitarla. Più avanti nella vita dovette persino ricorrere
all’alcol e alla droga, una dipendenza iniziata quando lavorava, e
che è anche accennata nel film.
Kate Winslet in Lee Miller (film, 2024)
Cosa rivelò Lee Miller del suo
passato?
Nel finale di Lee
Miller, la protagonista del titolo rivela
finalmente qualcosa di personale alla sua cara amica Audrey dopo
che questa si è infuriata con Vogue per non aver pubblicato gran
parte del suo lavoro. Mentre ha un crollo emotivo, Lee rivela di
essere stata violentata da un amico di suo padre quando era
adolescente e che l’orribile esperienza ha continuato a
perseguitarla fino ad oggi. Infatti, questo è il motivo per cui Lee
è vista essere estremamente protettiva nei confronti di qualsiasi
donna che ritiene in pericolo, a partire da quando vede un giovane
soldato britannico che si impone a una donna francese dopo la
liberazione di Parigi. È sempre rimasta consapevole del fatto che
essere una donna in tempo di guerra era ancora più difficile,
poiché non solo doveva temere gli avversari sul campo di battaglia,
ma anche rimanere cauta con gli uomini e la società in
generale.
Cosa significa l’ultima scena del
film?
Nel finale di Lee
Miller, il film ci riporta alla scena del 1977,
dove un giovane uomo intervista Lee. Dopo aver sentito parlare
della vita incredibilmente avventurosa e della carriera
appassionata della donna, l’uomo stranamente cambia argomento di
discussione e passa alla maternità, e Lee ammette di non essere
riuscita a essere una brava madre. Viene poi rivelato che il
giovane uomo che la intervista è suo figlio, Anthony Penrose.
Alcune scene dopo, viene persino chiarito che la sessione di
interviste non era reale, ma solo qualcosa inventato
dall’immaginazione di Anthony, che aveva trovato foto e scritti di
sua madre e aveva creato un dialogo immaginario con lei a
riguardo.
In realtà, sebbene Lee Miller abbia
vissuto con suo marito e suo figlio fino alla sua morte nel 1977,
non aveva mai parlato ad Anthony della sua professione di fotografa
di guerra. Anche se suo figlio sapeva cosa faceva da giovane, non
aveva sicuramente idea della vasta portata della spavalderia e
dell’esperienza lavorativa di sua madre.
Fu solo dopo la sua morte che trovò fotografie scattate da lei
e alcuni appunti che aveva scritto, dai quali ebbe modo di
apprendere un lato completamente nuovo dell’identità di sua madre.
Alla fine, Anthony Penrose non solo scrisse una biografia
dettagliata sulla vita e le opere di Lee, ma la onorò anche nel
miglior modo possibile diventando lui stesso un fotografo.
“Se vogliamo che tutto rimanga
com’è, bisogna che tutto cambi”, diceva il Tancredi di
Alain Delon ne Il
Gattopardo di
Luchino Visconti. Era il 1963, un periodo florido per il cinema
italiano, e il film del regista fu presto definito il capolavoro di
un kolossal che voleva raccontare la decadenza e la progressione.
Qui, Tancredi, nella villa Salina, pronuncia una frase che diventa
simbolo e rappresentazione di ciò che è il nucleo del romanzo di
Lampedusa.
Nella nuova serie Netflix
(qui la nostra
recensione), prodotta da Fabrizio Donvito, Daniel Campos
Pavoncelli, Marco Cohen, Benedetto Habib e Alessandro Mascheroni
per Indiana Production, e da Will Gould e Frith Tiplady per Moonage
Pictures, il Tancredi di Saul Nanni pronuncia le
stesse parole allo “zione”, ma mentre è a cavallo, con una Sicilia
baciata da un caldo sole che si staglia all’orizzonte. E qualcosa,
in fondo, nella mini-serie è cambiato rispetto alla sua versione
filmica.
Se infatti Il Gattopardo di
Visconti è risultato essere uno degli adattamenti più fedeli della
sua carriera da regista, quello diretto da Tom Shankland,
affiancato da Giuseppe Capotondi e Laura Luchetti, ha uno
sguardo molto più moderno, dando il fianco a
quelli che sono, ad oggi, i temi più sentiti dal pubblico,
accogliendo così un nuovo punto di vista.
Tra la Concetta di Benedetta
Porcaroli e quella di Lucilla Morlacchi
Poche battute, poche scene, pochi
sguardi. Visconti non si sofferma mai realmente sulla figlia del
Principe di Salina. Un personaggio marginale, che si muove quasi
inosservato, se non per quei pochi dialoghi e atteggiamenti — come
la cena a Donnafugata — in cui cerca di guadagnarsi una posizione.
La Concetta del 1963 non è essenziale, perché la storia vira verso
altre acque, quelle più storiche e politiche, e gli occhi e i
pensieri sono quelli di Don Fabrizio.
Ben diversa è la Concetta del 2025,
che si appropria molto più spesso dello schermo,
emergendo. La sua vuole dirla a tutti i costi, non importa se con
un comportamento deciso — come tornare in convento — o con dure
parole nei confronti del padre. La Concetta di Benedetta
Porcaroli diventa uno dei perni centrali de Il
Gattopardo. Con lei c’è tutto quello che ci è caro oggi:
l’emancipazione, il bisogno di lasciarsi andare ai
piaceri del corpo, la necessità di vivere di luce propria e non
all’ombra di un uomo e, soprattutto, affermarsi. Facendo così
diventare la storia uno strumento che parla in presa diretta con le
generazioni di oggi, dichiarando apertamente il suo stile fresco e
la sua capacità di intercettare lo spirito dei tempi.
Benedetta Porcaroli ne Il Gattopardo – Credits: Netflix/Lucia Iuorio
Don Fabrizio Corbera: due facce
della stessa medaglia
La decadenza della classe
aristocratica e l’immobilismo nel tentativo di mantenere il proprio
potere, sono invece incarnati dal Principe di Salina, che nel film
e nella serie TV assorbono le trasformazioni della Sicilia e
dell’Italia in modi differenti. Burt Lancaster non
era la prima scelta di Visconti. A puntare il dito sul divo di
Hollywood è Goffredo Lombardo, fondatore della Titanus, sotto il
giudizio poco favorevole del regista. Lancaster, però, dà
al protagonista un carattere molto energico, con una verve
e un fuoco dentro tipici di un siciliano, che funzionano
nell’ottica di avere la politica e la Storia al centro della
narrazione. In più, a dare ancora più forza a Don Fabrizio è il
doppiaggio italiano — soluzione necessaria essendo Lancaster di
lingua inglese, ma anche logica, dovendo rappresentare un uomo
vissuto in quella terra da sempre.
La sua controparte seriale,
interpretata da Kim Rossi Stuart, poteva invece contare su uno
sforzo linguistico proprio. Pur non avendo acquisito una vera e
propria cadenza siciliana, in questo caso risulta meno evidente.
Questo perché il Principe dell’attore romano è un Principe molto
più misurato e solenne. Preda di un dualismo che oscilla tra
l’amore e la rigidità, e che scaturisce da una fiamma meno intensa,
Kim Rossi Stuart ha offerto al pubblico una versione diversa del
protagonista. Qui sono l’equilibrio e la compostezza a
prevalere, conferendo a Don Fabrizio una regalità un po’
più accentuata.
Kim Rossi Stuart ne Il Gattopardo – Credits: Netflix/Lucia
Iuorio
Dal margine alla centralità:
Tancredi e Angelica
Un discorso simile si può applicare
alla coppia Tancredi e Angelica. La bellezza e il carisma di
Claudia Cardinale e Alain Delon sono
impareggiabili. Ma è pur vero che rispetto a
Saul Nanni e Deva Cassel hanno
molto meno spazio per emergere. Nel nuovo Il Gattopardo
c’è più modo di esplorare quelle che sono le loro passioni, ma
anche le loro ambizioni. E sono proprio i nuovi Tancredi e Angelica
a essere portatori di un altro tema cardine: il sacrificio in nome
del successo sociale e politico.
Impossibile fare confronti, è
chiaro, perché bisogna ammettere che gli attori di Visconti hanno
il fascino e la bravura necessari per i ruoli affidatigli, ma va
apprezzato l’impegno dei giovani della serie Netflix, che hanno
dovuto comunque superare più di una barriera nel confronto continuo
con loro. Qui diventa chiaro il rapporto fra i due, non condito
solo di amore e sfarzo, ma anche di compromessi, di bocche chiuse e
sguardi bassi. Di verità nascoste e indicibili, impregnate solo del
desiderio di arrivare lontano, a qualsiasi costo, e non importa con
quali strumenti.
Colonna sonora e costumi
Sul lato puramente
tecnico-artistico, invece, c’è un filo diretto fra Il
Gattopardo del 1963 e quello del 2025. A realizzare tutti i
costumi del film di Visconti c’è Piero Tosi
(candidato l’anno successivo agli Oscar nella categoria Miglior
costumi), uno dei più grandi costumisti del cinema italiano, che
per la sua produzione studiò minuziosamente e nel dettaglio la moda
dell’Ottocento, utilizzando tessuti d’epoca per dare alla pellicola
la maggiore autenticità possibile.
La Sartoria Tirelli
fu quella che si impegnò a realizzare la maggior parte dei costumi
di scena al fianco di Tosi, e per la serie Netflix torna a dare il
suo contributo insieme alla sartoria Costumi d’Arte. Sia per le
figurazioni che per i protagonisti, ogni costume di scena è stato
curato da Edoardo Russo e Carlo Poggioli, entrambi ispirandosi a
ciò che ritengono il grande maestro: Tosi.
La Titanus, Netflix e il tax
credit
Ma la differenza più rilevante che
c’è fra Il Gattopardo del ‘63 e la mini-serie, sta nella
sua produzione. La realizzazione del film di Visconti, infatti,
provocò un’enorme crisi alla Titanus, la casa di produzione e
distribuzione cinematografica che deteneva i diritti di Lampedusa.
Quel che gravò sulla Titanus furono gli elevati
costi, dal cast internazionale agli attori teatrali
scelti, fino alle scenografie elaborate e ai costumi storici. Non
dimentichiamo che Visconti, così attento a ogni minimo dettaglio e
perfezione nella scena, si faceva mandare ogni giorno fiori freschi
da Sanremo per abbellire i suoi set. Il problema principale fu che,
nonostante la vittoria della Palma d’Oro a Cannes e il David di
Donatello assegnato a Lombardo, la Titanus non riuscì a coprire i
costi sostenuti, con il risultato di dover fare un passo indietro
nell’industria per alcuni anni.
Deva Cassel ne Il Gattopardo – Credits: Netflix/Lucia
Iuorio
Per Il Gattopardo di Netflix,
invece, le cose sono andate diversamente. Netflix ha
investito più di 40 milioni per permettere al progetto di
vedere la luce, ma l’aiuto sostanzioso è arrivato dal tax credit,
come ha voluto sottolineare Eleonora Andreatta —
Vice Presidente per i contenuti italiani di Netflix — al Teatro
dell’Opera di Roma, dove il 3 marzo si è tenuta la premiere della
mini-serie con il cast, ringraziando per di più il Ministro della
Cultura, presente in platea.
Sono da poco
iniziate le riprese della nuova produzione internazionale
No Place Like Rome, scritta e diretta da
Cecilia Miniucchi, l’unica e prima regista
italiana che ha iniziato e continua a fare oggi film a Hollywood e
che torna a girare nel suo paese d’origine una commedia romantica
americana con un cast d’eccezione:
Cristiana Capotondi, Stephen Dorff e Radha Mitchell. Il film è
una co-produzione italo-americana, prodotto da Jeffrey Coulter,
Carl F. Berg (che hanno già collaborato con la regista nei
precedenti film), e con Claudio Bucci e Angelo Frezza produttori
esecutivi.
No
Place Like Rome è una rom-com confezionata con gli
elementi e il setting che piacciono con il pubblico americano e che
fa leva su uno dei meccanismi più funzionanti degli story-telling
romantici, quello degli opposti che si attraggono e che al primo
incontro si trovano perfettamente incompatibili. Ma complici le
atmosfere natalizie e la bellezza di Roma l’amore troverà il modo
di sboccare comunque.
Protagonisti
principali sono Cristiana Capotondi, l’attore statunitense di
cinema e televisione Stephen Dorff e l’australiana
Rhada Mitchell, che già aveva recitato nel
precedente film di Cecilia Miniucchi Life Upside Down. Nel
cast anche Elisabetta De Palo, Edoardo Natoli, Sebastiano
Pigazzi e Martina Iacomelli.
Cecilia
Miniucchi è un esempio di eccellenza italiana al femminile
esportata o forse “trapiantata” nel più importante mercato
cinematografico al mondo, dove si è formata e dove da decenni
lavora. I suoi film hanno preso parte ai Festival internazionali
più prestigiosi come Cannes, Venezia, Sundance e London. Cecilia e’
stata inoltre nominata alla Camera d’Or. Il suo ultimo film
Life Upside Down e stato realizzato in modo un po’
insolito e innovativo, durante l’inizio del lockdown a Los Angeles,
dirigendo da remoto gli attori ciascuno recluso nella propria
abitazione e isolato dal resto del mondo.
Le riprese di
No Place Like Rome dureranno cinque
settimane e si snoderanno tra Roma, alla ricerca dei luoghi più
nascosti e iconici, e l’Umbria.
La trama di No Place
Like Rome
Connor è un
noto fotografo di una rivista di New York, in Italia per lavoro,
emotivamente chiuso, con una ex-moglie di cui fa fatica a liberarsi
e un figlio adolescente che sta per raggiungerlo per le vacanze
natalizie. Ma quando il figlio cambia programma, Connor decide di
rimanere a Roma durante le festività per fotografare una Roma
diversa, accompagnato da Scintilla, un’attraente e estroversa
curatrice museale. Insieme scopriranno aspetti nascosti della città
Eterna e forse troveranno anche qualcosa di più.
La
Federazione Italiana Cinema d’Essai, l’Associazione Nazionale
Esercenti Cinema, Rai Cinema ed Alice nella Città, in
collaborazione con l’Italian Short Film Association, con il
sostegno della Direzione generale Cinema e audiovisivo del MIC e di
Deluxe Digital, lancianoCorto che
Passione!
Sonopiù di 100 i cinema di tutta
Italiache
programmeranno,ogni secondo martedì del
mese, per un anno, unaselezione continuamente rinnovatadi cortometraggi, con la possibilità di
vederesu grande schermo, nella stessa serata, circa 70
minuti di proposte stimolanti e diversificate.
L’iniziativa coinvolge i principali player del
settore cinematografico e godrà della collaborazione
dell’Associazione U.N.I.T.A.(Unione
Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) e delCollettivo under 35(100autori, WGI, Anac) che aiuteranno
avalorizzare l’iniziativa, partecipando anche con la
loro presenza in sala, al fine di sostenere i giovani talentiefar conoscere il
“formato breve” al grande pubblico delle sale
cinematografiche.
La
selezione dei cortometraggi dimartedì 11 marzomette in evidenza i titoli degli
anni recenti che hanno brillato sia per la conquista dipremi di prestigio(2
vincitori del David di Donatello, i Nastri d’Argento) che per la
partecipazione aifestival cinematografici tra i più
importanti.
A
guidare la selezione anche ladiversità dei
generi: la commedia, il dramma,
l’animazione, senza trascurare i film brevi conattoridi grande
rilievo.
Questa la prima cinquina di cortometraggi, al
cinema l’11 Marzo:
BELLISSIMAdiAlessandro Capitani(Vincitore del David di Donatello) con Giusy
Lodi, Antonio Orefice, Gennaro Cuomo
Sinossi: Durante una festa in discoteca Veronica
subisce lo scherno di un ragazzo che la prende in giro per il suo
aspetto fisico. Disperata, si nasconde nei bagni della discoteca
convinta che fra le mura chiuse di quel posto nessuno possa vederla
e giudicarla. Il destino però ha in serbo una piacevole sorpresa
per lei…
INVERNOdiGiulio Mastromauro(Vincitore
del David di Donatello) con Christian Petaroscia, Giulio Beranek,
Babak Karimi, Elisabetta De Vito
Sinossi: Timo, il più piccolo di una
comunità greca di giostrai, si trova ad affrontare insieme ai suoi
cari l’inverno più duro.
SI SOSPETTA IL MOVENTE PASSIONALE CON L’AGGRAVANTE DEI
FUTILI MOTIVIdiCosimo Alemà(Evento speciale
-Settimana della Critica di Venezia) con Irene Ferri, Pilar
Fogliati, Anna Ferraioli Ravel, Antonia Fotaras, Marco Giuliani,
Marco Giallini
Sinossi: Giulia si prepara a trascorrere un week-end
con Lucio. Tuttavia, ad aspettarla nella villa in cui si sono dati
appuntamento non trova lui, ma tre sconosciute. Sono le altre
amanti di Lucio che, come lei, hanno ricevuto lo stesso messaggio
due giorni prima.
THE DELAYdiMattia Napolicon Vincenzo
Nemolato, Federica Sandrini, Riccardo Leto (Vincitore di
Cortinametraggio)
Sinossi: Arturo è un bravo interprete, una persona
solitaria, metodica e regolare. Da qualche tempo sta avendo
problemi a svolgere il suo lavoro: è andato fuori sincrono. I suoni
arrivano in ritardo rispetto a ciò che vede. La sua malattia è
degenerativa: il ritardo cresce giorno dopo giorno.
CARAMELLEdiMatteo Panebarco, film
d’animazione (Vincitore delPulcinella Award e dell’European independent
film festival di Parigi)
Sinossi: Un legame affettivo fortissimo che unisce tre
generazioni: padre/nonno, figlia/madre, nipote/figlio. Una
relazione talmente forte da superare i confini tra la vita e la
morte, il mondo terreno e l’aldilà, in un’atmosfera di affascinante
realismo magico.
Giuliana Fantoni,Presidente FICE: “Siamo molto soddisfatti del lavoro creativo
e sinergico di tutte le realtà coinvolte nel progetto: l’adesione
convinta delle sale cinematografiche di tutta Italia, l’impulso
determinante di ANEC, Rai Cinema e Alice nella Città; la
collaborazione di realtà consolidate come Italian Short Film
Association nel dare spazio a talenti giovani ed emergenti del
nostro cinema, oltre alle realtà autoriali che supporteranno le
proiezioni nelle sale”.
Nicola Claudio,Presidente Rai
Cinema: “Dopo aver tracciato un
percorso di valorizzazione dei corti, con questa iniziativa
rafforziamo ulteriormente il legame tra il pubblico e il cinema
breve, portandolo nella sua sede naturale: il grande schermo. Rai
Cinema è orgogliosa di essere parte di questo progetto, capace di
dar voce a nuovi autori e idee innovative, che si inserisce
perfettamente nella mission di servizio pubblico della
Rai”.
In La Città Proibita Mei, una
misteriosa ragazza cinese, arriva a Roma in cerca della sorella
scomparsa. Il cuoco Marcello e la mamma Lorena portano avanti il
ristorante di famiglia tra i debiti del padre Alfredo, che li ha
abbandonati per fuggire con un’altra donna. Quando i loro destini
si incrociano, Mei e Marcello combattono antichi pregiudizi
culturali e nemici spietati, in una battaglia in cui la vendetta
non si può scindere dall’amore.
Soggetto e sceneggiatura di STEFANO
BISES, GABRIELE MAINETTI, DAVIDE SERINO. Prodotto da SONIA ROVAI
prodotto da MARIO GIANANI e LORENZO GANGAROSSA. Una produzione
WILDSIDE, UNA SOCIETÀ DEL GRUPPO FREMANTLE, PIPERFILM E
GOON FILMS.
Prime Video ha svelato oggi il trailer e il
poster ufficiali della
quinta stagione di LOL: Chi ride è
fuori, il comedy show Original dei record
prodotto in Italia. La nuova stagione del comedy show in 6 episodi
è prodotta da Endemol Shine Italy per Amazon MGM Studios e sarà
disponibile su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo
dal 27 marzo 2025 con i primi 5 episodi, e dal 3 aprile con
l’ultimo.
Federico Basso, Enrico Brignano, Flora Canto, Tommaso Cassissa,
Raul Cremona, Geppi Cucciari, Valeria Graci, Andrea Pisani, Marta
Zoboli e Alessandro Ciacci, vincitore della seconda stagione
dello show Original LOL Talent Show: Chi fa ridere è
dentro, si sfideranno a rimanere seri per sei ore consecutive
provando, contemporaneamente, a far ridere i loro avversari, per
aggiudicarsi un premio finale di 100.000 euro a favore di un ente
benefico scelto da chi vincerà. Ad osservare l’esilarante gara
comica dalla control room nelle vesti di arbitri e conduttori, due
nuovi co-host d’eccezione: Alessandro Siani e Angelo
Pintus.
Dopo lo straordinario successo delle
prime quattro stagioni, LOL: Chi ride è fuori torna per
una nuova sorprendente stagione con l’esilarante sfida a colpi di
battute fra i dieci professionisti della risata impegnati nel
tentativo di strappare un sorriso agli altri partecipanti senza mai
cedere alla comicità degli avversari, in una battaglia di sketch
senza esclusione di colpi che mostra diversi stili comici: dalla
stand-up, all’improvvisazione, fino alla commedia fisica e a tanto
altro. Alla prima risata di uno dei partecipanti, dalla control
room scatterà un cartellino giallo di ammonizione, seguito alla
successiva dal temuto cartellino rosso di espulsione dal gioco.
L’ultimo sfidante che riuscirà a resistere rimanendo serio per
tutte le sei ore di gioco sarà il vincitore, e potrà donare 100.000
euro a un ente benefico di sua scelta.
Il cast di LOL: Chi ride è fuori 5 – Cortesia Prime
Video
LOL: Chi ride è fuori è un
adattamento del popolare show giapponese Original, HITOSHI
MATSUMOTO Presents Documental, prodotto e interpretato da
Hitoshi Matsumoto. Un format replicato con grande successo su Prime
Video in quindici Paesi nel mondo, inclusi Messico, Australia,
Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Svezia, Nigeria, India,
Canada, Argentina, Colombia e Brasile, oltre alla versione
giapponese e a quella italiana. Le prime quattro stagioni di
LOL: Chi ride è fuori sono disponibili in esclusiva su
Prime Video.
È stato annunciato che gli ospiti di
Disneyland potranno incontrare la Prima Famiglia Marvel protagonista di
I
Fantastici Quattro: Gli Inizi, questa estate a
Tomorrowland. Mister Fantastic, La Donna Invisibile, La Torcia
Umana e La Cosa dovrebbero tutti incontrare il pubblico, ma non
saranno soli (mi dispiace, fan di Galactus, non è lui).
Un robot
H.E.R.B.I.E. è in lavorazione agli Imagineers, anche se
non è chiaro se sarà pronto entro la fine dell’estate. Per quanto
riguarda il modo in cui La Cosa verrà portata in vita, immaginiamo
che sarà simile a Hulk che indossa la tuta quantica e che
occasionalmente ha vagato per i parchi Disney. Tornando a
H.E.R.B.I.E., è descritto come “un computer analogico
completamente funzionante [che] assiste i Fantastici Quattro nella
loro missione per proteggere la Terra”.
Ad accompagnare le notizie di oggi
c’è un concept art ufficiale per I Fantastici
Quattro: Gli Inizi. Che mostra la realtà alternativa
del film, New York e il suo Baxter Building, entrambi ispirati a
ciò che Walt Disney ha sognato con Tomorrowland. Ci aspettiamo di
visitare questa Terra solo nel prossimo reboot, poiché, dopo
Avengers: Secret Wars, ci si
aspetta che il team faccia della Sacra Linea Temporale la sua nuova
casa.
Il film I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il
25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul
Walter Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre
comparire nel film.
Annunciati tutti i
vincitori dei Nastri d’Argento Documentari 2025.
La tragedia di Cutro, con il naufragio dei migranti, quel 6
febbraio 2023 sulla spiaggia dove fu girato il
Vangelo pasoliniano, in Cutro,
Calabria, Italia di Mimmo Calopresti,
Il cassetto segretodi
Costanza Quatriglioviaggio
nella memoria che intreccia il rapporto intimo di una figlia
alla scoperta del padre e l’esperienza straordinaria di un
giornalista e inviato speciale, come pochi del suo tempo, aperto al
racconto di mondi lontani, e
ancoralastraordinaria,
gloriosa avventura dello Sci nazionale negli anni ‘70
ne La valanga azzurra di
Giovanni Veronesi, candidato nella ‘cinquina’ speciale dedicata
allo Sport, sono i tre titoli vincitori dei Nastri d’Argento 2025.
Miglior docufilm Controluce di
Tony Saccucci, la storia di Adolfo Porry-Pastorel,
l’intraprendente “fotografo di Mussolini”, giornalista,
giovanissimo pioniere dei fotoreporter italiani.
I premi
speciali
Tra i Premi
speciali assegnati quest’anno con i Nastri d’Argento
l’omaggio alla senatrice Liliana Segre con un
riconoscimento di affettuosa stima dai Giornalisti Cinematografici
Italiani per il racconto della sua vita consegnato al film di
Ruggero Gabbai Liliana,
un ritratto in cui per la prima volta Liliana Segre
ripercorre gli anni delle leggi razziali e del campo di
concentramento alternando alle emozioni private e al racconto della
sua dolorosa esperienza il ritorno nei luoghi importanti nel suo
vissuto, ieri e oggi, soprattutto tra due città che hanno avuto per
lei un significato speciale come Milano dove oggi vive e Pesaro.
Dalla senatrice ai Nastri d’Argento un grazie per il premio in un
messaggio che sottolinea il valore
di Liliana come
“l’espressione di pace di una donna di pace”. Liliana
Segre ricorda di averlo girato “alla vigilia di fatti terribili
come quelli del 7 e 8 ottobre che hanno cambiato la vita di molti”
dice “e la mia in particolare”. E aggiunge: “nei miei
confronti sono aumentati i messaggi di odio anche
seper fortuna moltissime persone mi onorano ogni
giorno di messaggi d’amore e questa vorrei fosse la cifra per
ricordare questo documentario”.
A Duse, the Greatest di Sonia
Bergamasco il Premio per la migliore opera
prima dell’anno, un riconoscimento per la sua grande
passione, quasi la sua ‘magnifica ossessione’ da quando al Piccolo
di Milano si è avvicinata al mondo del teatro, che ha guidato tra
curiosità e venerazione il suo viaggio discreto nel mondo di
un’attrice di cui ricostruisce le emozioni anche più segrete usando
come filo conduttore le sue stesse lettere che interpreta
fuori campo, con pudore e discrezione, preferendo dare più spazio
alle poche tracce visive della Duse, tra foto, ritagli, le
riprese del funerale, gli spezzoni
di Cenere, l’unico film da lei interpretato.
Per lo sport sul
podio anche Eroici! 100 anni di passione e di
racconti di sport diretto da Giuseppe Marco
Albano, scritto da Shadi Cioffi. Un film che ripercorre un secolo
di sport attraverso il centenario del Corriere dello
Sport nato il 20 ottobre 1924 per iniziativa di un gruppo di
giovani appassionati guidati dall’ex calciatore Alberto Masprone e
dal giovane Enzo Ferrari: una testata destinata a diventare un
pilastro per lo sport italiano e storico punto di riferimento per
generazioni di lettori e tifosi che ha celebrato il suo centenario
proprio il 20 ottobre scorso e in questo documentario festeggia i
più amati campioni di molte stagioni di successo.
Alla star degli
anni ‘70 Luc Merenda va il Premio
‘Protagonista dell’anno’ per il viaggio nella sua biografia
artistica e nella sua vita che, proprio in Italia, fu di grande
successo nei cult di genere che riaffiorano
in Pretendo l’inferno di Eugenio
Ercolani. è il film della sua vita, ma non solo, nato da
un soggetto di Steve Della Casa e dello stesso Luc, ormai italiano
(e romano) di adozione. Un percorso attraverso il suo quotidiano in
quegli anni tra cinema, violenza, impegno politico e un racconto di
sé, delle sue scelte, della sua vita vissuta al massimo, senza
ipocrisia e senza omissioni, che diventano lo spunto per un
viaggio che diverte e coinvolge e ci riporta ai film di
genere che sono stati un successo di quei Settanta.
La Menzione
speciale dei Nastri d’Argento Documentari 2025 è
andata infine al documentario di Luca Verdone Il
critico viaggiatore dedicato al padre Mario,
eclettico intellettuale, poeta, selezionatore della Mostra di
Venezia, critico, insegnante al Centro Sperimentale, grande esperto
del cinema di avanguardia, del futurismo e anche del
circo. è un omaggio affettuoso a un protagonista del
Novecento che è stato anche particolarmente vicino ai Giornalisti
Cinematografici Italiani.
I Nastri per i Documentari
2025
IL DOCUMENTARIO
DELL’ANNO
CIAO MARCELLO – MASTROIANNI
L’ANTIDIVO di Fabrizio CORALLO
CINEMA DEL REALE
CUTRO, CALABRIA,
ITALIA di Mimmo CALOPRESTI
CINEMA, CULTURA,
SPETTACOLO
IL CASSETTO SEGRETO
di Costanza QUATRIGLIO
IL RACCONTO DELLO
SPORT
‘Cinquina’ speciale –LA VALANGA AZZURRA di Giovanni VERONESI
MIGLIOR DOCUFILM
CONTROLUCE di Tony
SACCUCCI
I PREMI
SPECIALI
Omaggio alla sen. Liliana
SEGRE –LILIANA di Ruggero
GABBAI
Miglior opera prima –DUSE, THE GREATEST di Sonia BERGAMASCO –
EROICI! 100 ANNI DI PASSIONE E RACCONTI DI
SPORT di Giuseppe Marco ALBANO
Il ‘Protagonista dell’anno’
–Luc MERENDA –PRETENDO
L’INFERNOdi Eugenio ERCOLANI
Menzione speciale –IL CRITICO VIAGGIATORE di Luca VERDONE
Nonostante le prestazioni inferiori
alle speranze, Captain America: Brave New World è
rimasto comodamente al primo posto al botteghino nordamericano
dall’uscita il 14 febbraio, fino a questo fine settimana quando
Mickey 17 di Bong Joon Ho lo ha
spodestato.
La commedia fantascientifica con
Robert Pattinson ha guadagnato un totale di 7,7
milioni di dollari dalle proiezioni in anteprima del
giovedì/venerdì per un weekend di apertura previsto di 18-20
milioni di dollari. È un inizio lento, soprattutto con un budget di
produzione di 118 milioni di dollari. Sulla base di questi numeri,
è improbabile che la redditività sia elevata per il primo di
diversi costosi titoli originali che la Warner Bros. prevede di
distribuire quest’anno.
Mickey 17 ha il 79% su Rotten Tomatoes ma è stato
valutato più in basso dagli spettatori con il 73%. Ha anche
ricevuto un “B” CinemaScore, il che suggerisce che qualcosa non è
andato a buon fine (ci sono state anche lamentele sui social media
su un personaggio, interpretato da Mark Ruffalo,
che sembra essere un pastiche di Donald Trump).
Per quanto riguarda Captain America: Brave New World, ha
guadagnato $ 2,1 milioni venerdì e ora si attesta a $ 170,1
milioni. Le proiezioni sono da definire, ma è probabile che
guadagni cifre alte (stiamo sentendo qualcosa come $ 8,5
milioni).
Entro lunedì, supererà
Captain America: il Primo Vendicatore del 2011,
che ha incassato $ 176,7 milioni negli Stati Uniti. Tuttavia, non è
il miglior paragone da fare. Sì, sono entrambe storie sulle origini
del personaggio di Captain America, ma sono anche state distribuite
in tempi molto diversi per l’MCU.
Quando tutto sarà detto e fatto,
Captain America: Brave New World probabilmente
concluderà la sua corsa nazionale a circa $ 200 milioni.
Attualmente si attesta a $ 194,2 milioni all’estero per un totale
mondiale di $ 370,8 milioni; a livello mondiale, finirà da qualche
parte nella bassa fascia dei 400.
Oltreoceano, il film non ha avuto un
grande impatto in Cina ed è stato facilmente battuto nel Regno
Unito da Bridget Jones: Un amore di ragazzo. È
probabile che i Marvel Studios subiscano una perdita su
Brave New World, ma dovrebbero riprendersi con
Thunderbolts* e
I
Fantastici Quattro: Gli Inizi, due prossime uscite che
stanno generando un sacco di clamore positivo.
Ieri, al SXSW, è stato confermato
che i droidi BDX di Walt Disney Imagineering non
si limiteranno a vagare per Galaxy’s Edge a Disneyland e Disney
World, ma faranno il loro debutto (conferma via SFFGazette.com) sul grande
schermo in
The Mandalorian & Grogu l’anno prossimo!
Non è chiaro quale ruolo avranno
nella storia, ma quattro nuove immagini ufficiali li mostrano sul
set. Questa non sarà la prima volta che vediamo un droide BDX in
The Mandalorian: BD-72 ha aiutato Peli Motto
e Din Djarin nella costruzione del caccia stellare N-1 di
quest’ultimo.
Naturalmente, molti di voi
conosceranno meglio BD-1, il fedele droide di Cal Kestis che lo
accompagna in battaglia nei franchise di videogiochi di Star
Wars Jedi. In notizie correlate su Mando, Disney Parks ha anche
confermato che l’attrazione di Galaxy’s Edge “Millennium Falcon:
Smuggler’s Run” verrà revisionata a tema
The Mandalorian & Grogu.
Il concept art offre un primo
sguardo al Millennium Falcon che vola in varie località, tra cui
Bespin da L’Impero colpisce ancora, una fortezza
strisciante di Jawa e persino i resti di una Morte Nera, insieme a
Din e Grogu nel Razor Crest. La nuova attrazione debutterà lo
stesso giorno in cui
The Mandalorian & Grogu uscirà nei cinema il 22
maggio 2026.
Secondo il regista Jon
Favreau, questo non si limita a “raccontare di nuovo
ciò che accade nel film, è più come partecipare a qualcosa che sta
accadendo fuori campo rispetto a ciò che vedi nel
film”. Se ciò significhi che vedremo Han Solo nel film resta da vedere,
anche se sembra che succederà qualcosa che metterà Din e Grogu in
contatto con alcuni volti noti del più ampio franchise di Star
Wars.
“Come nell’MCU, la Disney scoprirà come unire
tutti questi personaggi in un film o una serie TV davvero
grandiosi”, ha recentemente condiviso l’attore di Moff Gideon,
Giancarlo Esposito. “Questa è la mia idea
di dove andrà a parare.” “Dave Filoni e Jon Favreau hanno una nuova
visione, quella di proseguire con un film ‘Mandalorian'”, ha
continuato. “La mia idea è che tutto convergerà prima o poi e
avremo un’altra serie di [una] trilogia, o più, di film.”
The Mandalorian &
Grogu, tutto quello che sappiamo sul film
Jon Favreau sta
producendo e dirigendo il film insieme alla presidente della
Lucasfilm Kathleen Kennedy
e DaveFiloni, CCO
della Lucasfilm ed ex direttore supervisore dell’amata serie
animata Star Wars: The Clone Wars. “Ho amato
raccontare storie ambientate nel ricco mondo creato da George
Lucas”, ha detto in precedenza Favreau. “La prospettiva di
portare il mandaloriano e il suo apprendista Grogu sul grande
schermo è estremamente emozionante”.
La serie di tre stagioni
The
Mandalorian è stata generalmente ben accolta da fan e
critici. Una quarta stagione è già in fase di sviluppo presso
Lucasfilm, con l’obiettivo di riallacciarsi agli eventi di
Ahsoka e di altri show Disney+ di Star
Wars.
Si sa molto poco del film, incluso
il suo posizionamento nella cronologia di The
Mandalorian e chi altro dovrebbe recitare oltre a
Pedro Pascal. Sappiamo che star di
AlienSigourney
Weaversarà nel film, anche se i dettagli sul suo
personaggio sono ancora segreti, mentre Jeremy Allen White di The Bear è
stato recentemente scritturato per interpretare il “buffo” Rotta
the Hutt.
I dettagli sulla trama di The
Mandalorian & Grogu sono stati difficili da ottenere,
quindi il casting di Jeremy Allen White come figlio di Jabba
fornisce il primo vero assaggio di ciò che potrebbe essere in serbo
per il cacciatore di taglie titolare e il suo adorabile figlio
adottivo.
La serie Disney+The
Mandalorianè ambientata negli anni successivi agli
eventi di Star Wars: Il ritorno dello Jedi del 1983, in cui
la Principessa Leia (Carrie Fisher) strangola a
morte Jabba. La recente serie spin-off
The Book of Boba Fettha rivelato che l’assenza di
Jabba ha lasciato un vuoto di potere tra i boss del crimine
organizzato su Tatooine; due cugini di Jabba si giocano il suo
territorio, ma vengono sconfitti da Boba Fett (Temuera
Morrison), che prende il sopravvento. Sembra probabile
che, con il figlio di Jabba in qualche modo coinvolto nel nuovo
film, anche Boba Fett e il suo vice Fennec Shand (Ming-Na
Wen) saranno coinvolti.
Mentre un reboot degli
X-Men è (finalmente) in fase di sviluppo, i
Marvel Studios hanno già riportato al cinema e
in tv diversi attori del franchise ormai defunto della 20th Century
Fox nei rispettivi ruoli nell’MCU. Di recente, Hugh
Jackman è tornato per Deadpool &
Wolverine, e abbiamo anche visto Sir Patrick
Stewart nei panni del Professor Charles Xavier in
Doctor Strange nel Multiverso della Follia, e
Kelsey Grammer nei panni di Bestia nella scena
post-credits di The
Marvels.
In quel film non troppo fortunato
dal punto di vista del box office, Monica Rambeau (Teyonah
Parris) si sveglia in un laboratorio medico dopo essere
rimasta intrappolata in una realtà alternativa dopo la sua
battaglia con Dar-Benn per trovare la sua defunta madre, Maria
(Lashana Lynch), al suo fianco. Rambeau è
sopraffatta dalla gioia, ma Maria, che in realtà è la Binary di
questo mondo, non ha idea di chi sia.
Mentre la confusione di Monica
aumenta, una voce familiare chiede “come sta il nostro
paziente” e un Hank McCoy, alias Bestia, completamente CGI e
fedele all’originale, entra nella stanza.
Secondo una voce di corridoio, lo
studio sta pianificando di scegliere un nuovo attore per
interpretare Bestia nel reboot (si dice che Jesse Plemons sia in
lizza per interpretare il personaggio), ma questo non significa
che abbiamo visto Kelsey Grammer per l’ultima
volta nel ruolo.
Kelsey Grammer tornerà nel suo ruolo da
X-Men?
Secondo Daniel
Richtman, la star di Fraiser tornerà come
Dottor McCoy per uno dei prossimi film di Avengers
(non sappiamo se sarà Doomsday o Secret
Wars). “Non c’è niente di cui possa parlare”,
ha detto l’attore a ComicBook.com alla fine dell’anno
scorso “Quello che so è che c’è stata una specie di enorme
esplosione quando mi sono presentato alla fine di The
Marvels, credo. La risposta è stata davvero quasi… non
è stata inaspettata. Ci sarebbe stata una certa risposta, ma è
stata piuttosto travolgente, quindi ci sono alcune
conversazioni”.
Sebbene i piani siano sempre
soggetti a cambiamenti nel MCU, è altamente improbabile che la
Marvel avrebbe reintrodotto la
Bestia per una sola scena se non avessero avuto intenzione di
riportarlo indietro a un certo punto. Si dava generalmente per
scontato che sarebbe rimasto come Hank McCoy del MCU, ma questo ovviamente non sarà
il caso di un nuovo attore, che sia Plemons o qualcun altro, che è
stato cercato.
Plemons è solo l’ultimo attore ad
essere menzionato in relazione a uno dei principali ruoli mutanti
nel film. Harris Dickinson (Babygirl, The Iron Claw,
Triangle of Sadness) e Jack Champion (Avatar,
Scream 6) sarebbero stati presi di mira per interpretare
Ciclope, con Sadie Sink di Stranger Things, una probabile scelta per
Jean Grey. Abbiamo anche sentito che Ayo Edebiri e
DeWanda Wise sono nel mirino dello studio per
interpretare Tempesta. Si prevede che anche Kitty Pryde e Gambit
saranno nel team.
Più di recente, si vocifera che
Hunter Schafer (Cuckoo, Euphoria) sia in lizza per Mystique, si dice che
Julia Butters (The Gray Man, The Fablemans) sia in
trattative per interpretare Pryde e
Margaret Qualley potrebbe essere nel mirino dello
studio per Rogue.
Bokween Woodbine ha
interpretato un ruolo di supporto in Spider-Man: Homecoming come cattivo
secondario, Herman Schultz/Shocker, ma non abbiamo visto il
personaggio da quando è stato sconfitto dall’arrampicamuri di
Tom Holland (con un piccolo aiuto da Ned
Leeds).
Non ci aspettavamo che Shocker si
presentasse di nuovo nel MCU, ma Woodbine ha ora accennato
al suo ritorno in un progetto futuro. Mentre parlava con The
Direct alla première di Government Cheese al
SXSW, all’attore è stato chiesto cosa ne è stato
di Schultz dopo gli eventi di Homecoming. “È un’ottima domanda.
Me lo sto chiedendo anch’io. Ma ho la sensazione che potrebbe non
essere stata l’ultima volta che vedremo Shocker”.
A Woodbine è stato anche chiesto se
si fosse mai parlato dell’eventualità che lui indossasse un costume
più fedele ai fumetti. “Ne abbiamo discusso”, rivela.
“Non era giusto o appropriato per quella prima volta. Ma
chissà, in futuro, [potremo] avvicinarci un po’ di più al costume
originale. Non abbiamo mai voluto coprirgli il volto perché l’ho
chiesto espressamente. E loro hanno risposto, ‘No, reciti con il
tuo volto. Quindi vogliamo essere in grado di vederti.'”
Non siamo sicuri di quando o dove
Shocker potrebbe riapparire, ma una voce recente ha affermato che
sia Shocker che Scorpion (Michael Mando) sono
apparsi nella sceneggiatura di Spider-Man 4 prima
di quella riscrittura segnalata, quindi c’è una possibilità che
possano ancora esserci.
Un’altra voce recente indicava che
Spider-Man 4 è in
fase di sviluppo come “un sequel diretto” di Avengers: Doomsday che colmerà il
divario tra il film del 2026 e Avengers: Secret Wars del
2027. Abbiamo sentito che Peter Parker di Holland avrà un ruolo
importante in Doomsday, quindi se Spider-Man 4
dovesse fungere da seguito (almeno in una certa misura) avrebbe
senso.
Precedenti indiscrezioni hanno
affermato che Tom Rothman della Sony e
Kevin Feige, capo dei Marvel Studios,
hanno avuto dei disaccordi per quanto riguarda la storia di
Spider-Man 4, con quest’ultimo che sperava di
ridimensionare il Multiverso per un’avventura più piccola. Rothman,
invece, si dice che voglia capitalizzare il successo di No
Way Home riportando Tobey Maguire e
Andrew Garfield nei rispettivi ruoli di Peter
Parker.
Più di recente, abbiamo sentito che entrambi gli studios si sono
accordati su una storia prevalentemente terrestre con alcuni
elementi multiversali, anche se il film viene ancora descritto come
un “evento
di livello Avengers”.
Oltre aTom Holland, Zendaya
dovrebbe riprendere il suo ruolo di MJ. Si dice inoltre cheSydney Sweeney
potrebbe interpretare
Black Cat,
mentre è stato ampiamente riportato – ma non confermato –
che Charlie
Cox, Vincent
D’Onofrio ePaul Rudd
potrebbero a loro volta apparire come
Daredevil, The Kingpin e Ant-Man.
Si ritiene però che Holland sia
“sempre più diffidente” nei confronti del ruolo dell’iconico eroe,
per cui questa potrebbe essere la sua ultima uscita da solista nei
panni del wall-crawler – anche se quasi certamente avrà un ruolo in
uno o entrambi i prossimi film degli Avengers. Gli sceneggiatori di
No
Way Home, Chris McKenna e Erik
Sommers, stanno scrivendo la sceneggiatura. Mentre a
dirigere il progetto vi sarà Destin Daniel
Cretton, già regista di Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli.
Jon Bernthal ha interpretato per la prima volta Frank
Castle nella seconda stagione di Daredevil e,
nonostante la storia delle origini del suo personaggio fosse un po’
contorta, l’interpretazione di The Punisher da
parte dell’ex attore di The Walking Dead ha
riscosso un grande successo tra i fan.
Seguì uno spin-off, che durò solo due stagioni prima che il lancio
di Disney+ vedesse Netflix staccare la spina a questa e a tutte le altre
serie Marvel Television che
ospitava. Da allora, Jon Bernthal ha
ripreso quello che probabilmente è il suo ruolo più iconico in
Daredevil:
Rinascita (la
nostra recensione). Sebbene si preveda che apparirà solo in
alcuni episodi, l’attore avrà probabilmente più cose da fare quando
arriverà la seconda stagione l’anno prossimo e ha confermato di
essere al centro della scena in una presentazione speciale che sta
scrivendo con il regista Reinaldo Marcus
Green.
Secondo The Hollywood
Reporter, questo show andrà in onda nel 2026 insieme a
Daredevil:
Rinascita e, alla première SXSW del suo nuovo film The Accountant 2,
Jon Bernthal ha condiviso alcune intuizioni su cosa
possono aspettarsi i fan.
“Tengo molto a Frank, sono
davvero grato di avere l’opportunità di raccontare la storia che
penso i fan meritino”, ha detto. “Stiamo dando il massimo
e stiamo cercando di raccontare una storia di Frank Castle che
volterà le spalle al pubblico: non sarà facile, non sarà leggera e
penso che sia la versione che questo personaggio merita e sono più
che onorato e grato di avere questa opportunità”.
Alla domanda su come lo speciale
autonomo si confronterà con la serie Netflix, Bernthal ha
anticipato: “Sarà dark; Frank non ha alcun interesse a far
emergere l’oscurità. Non sarà facile. Non so se questo è il tono di
Netflix, allora sarà così. Non sarà un Punisher edulcorato, te lo
prometto”.
Sembra che Bernthal si stia
preparando a offrire un’interpretazione ancora più autentica di
Frank Castle rispetto a quella che abbiamo visto su Netflix, e ciò
significa che sarà violenta e, a giudicare da queste osservazioni,
anche piuttosto stimolante. Prima di arrivare a questo, The
Punisher avrà un ruolo chiave da svolgere in
Daredevil:
Rinascita.
I dettagli su
Daredevil: Rinascita
Matt Murdock (Charlie
Cox), un avvocato cieco con abilità elevate, lotta per
la giustizia attraverso il suo vivace studio legale, mentre l’ex
boss della mafia Wilson Fisk (Vincent
D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York.
Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli
uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.
La serie Daredevil:
Rinascita vede la partecipazione anche di
Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna
Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson,
Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e
Jon Bernthal. Dario Scardapane è
lo showrunner.
Gli episodi sono diretti da
Justin Benson e Aaron Moorhead,
Michael Cuesta, Jeffrey
Nachmanoff e David Boyd; e i produttori
esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad
Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher
Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron
Moorhead.