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Seven: la spiegazione del finale del film di David Fincher

Seven: la spiegazione del finale del film di David Fincher

Quando si pensa al genere del thriller contemporaneo, uno dei primi nomi che vengono in mente è certamente quello di David Fincher. Oggi conosciuto per opere di grande prestigio come The Social Network e Il curioso caso di Benjamin Button, questi diede vita nel 1995 a quello che è ancora oggi considerato uno dei thriller per eccellenza. Si tratta di Seven, film che ha contribuito a riscrivere le regole del genere, gettando la base per numerose opere simili realizzate in seguito. Pur avendo una classica storia con uno psicopatico serial killer, un maligno gioco da questi orchestrato, e due detective a seguirne le tracce, il film presenta così tante originalità da essersi affermato da subito al di sopra della media.

L’idea nasce dall’esperienza di Andrew Kevin Walker, il quale agli inizi degli anni Novanta stava cercando di affermarsi come sceneggiatore a New York. Qui si imbatté nello squallore dei vizi capitali, decidendo così di costruire una storia a partire da questi. Il progetto venne poi proposto dalla New Line Cinema a Fincher, il quale era reduce dalla terribile esperienza di Alien³. Il regista vide in Seven la possibilità di realizzare un film più piccolo, attraverso il quale riscoprire la propria passione per quel mestiere. Attratto dall’intreccio, egli decise così da subito di iniziarne la lavorazione, componendo un cast di grandi attori.

Una volta arrivato in sala, il film si affermò come un successo assoluto. A fronte di un budget di soli 33 milioni di dollari, arrivò ad incassarne circa 327 in tutto il mondo. In Italia si classificò al quarto posto tra i film più visti della stagione cinematografica 1995/96. Seven fu un successo anche di critica, la quale elogiò l’atmosfera cupa e violenta, la sceneggiatura e le interpretazioni dei protagonisti. Particolarmente apprezzato, infine, fu anche il macabro finale. Tutto ciò, insieme anche a numerosi premi vinti, portò il film ad affermarsi come un cult, segnando un vero e proprio momento di transizione all’interno del genere thriller. Dopo Seven, questo non sarebbe più stato lo stesso di prima.

Seven cast
Brad Pitt and Morgan Freeman in Seven © 1995 – Warner Bros. Entertainment

La trama di Seven

Protagonista del film è il detective William Somerset, saggio e anziano, egli si ritrova ora a vivere una profonda disillusione nei confronti di un mondo sempre più violento e degradato. Ad una settimana dalla pensione, si ritrova poi affiancato dal giovane e impulsivo agente David Mills, il quale prenderà poi il suo posto. Somerset inizia così ad insegnare al giovane i trucchi del mestiere, anche se date le differenze caratteriali tra i due non scorre da subito buon sangue. I due si ritrovano però improvvisamente ad indagare su un particolare omicidio. Un obeso è infatti stato costretto a mangiare fino a morire. A tale episodio segue quello di un avvocato corrotto orrendamente mutilato. Sul cadavere di questo i due agenti ritrovano scritta la parola “avarizia”.

Somerset e Mills sospettano che dietro tali omicidi vi sia un unico serial killer, e che quanto da lui compiuto sia connesso da uno strano rapporto. Ben presto, con il susseguirsi di ulteriori omicidi, i due capiranno di trovarsi di fronte ad un pazzo che punisce con la morte persone colpevoli dei sette vizi capitali. Mentre cercano di prevedere le prossime mosse di questo, Somerset e Mills stringono una buona amicizia, e quest’ultimo arriva a presentare al collega la bella moglie Tracy. Nel momento in cui il killer farà però capire loro di sapere chi sono, la vita dei due agenti e di quanti a loro cari finirà con l’essere in pericolo.

Il cast del film

Il film ha come protagonista nei panni del detective Somerset il premio Oscar Morgan Freeman. Il giovane Mills è invece interpretato da Brad Pitt, qui alla sua prima collaborazione con Fincher. L’attore accettò il ruolo desideroso di togliersi di dosso l’etichetta da “sex symbol” ed evidenziò così gli aspetti meno affascinanti del personaggio. Nei panni di Tracy, moglie di Mills, vi è invece la premio Oscar Gwyneth Paltrow. Inizialmente non interessata, su consiglio di Pitt, all’epoca suo compagnò, decise infine di accettare. L’attore Kevin Spacey, infine, è Jon Doe, il killer della storia. Per mantenere un’aura di mistero a riguardo, egli chiese che il proprio nome non venisse pubblicizzato, così da far diventare una vera e propria sorpresa il suo ingresso in scena.

Kevin Spacey Seven
Kevin Spacey in Seven © 1995 – Warner Bros. Entertainment

La spiegazione del finale del film

Il finale di Seven è ormai uno dei più noti e scioccanti di sempre. È la perfetta conclusione di una storia cupa e senza apparente speranza. Proprio per via della sua grande drammaticità, i produttori del film non volevano che fosse questo il finale, e decisero dunque di cambiarlo. Fincher, però, si oppose fermamente a tale decisione e dalla sua parte si schierò anche Pitt, il quale si rifiutò di recitare nel film se il finale non fosse stato quello con la celebre scatola. Alla fine, i produttori dovettero cedere alle pressioni, permettendo così di realizzare un finale che ha poi effettivamente contribuito alla fama del film. Con questo, viene definitvamente alla luce il piano di Joe Doe, il quale sta sostanzialmente conducendo un gioco con il detective Mills, all’insaputa di quest’ultimo.

Sia Doe che Mills fanno infatti parte dei sette peccati capitali e l’assassino è pronto a dimostrarlo facendo sì che Mills getti via la sua maschera da persona per bene per soccombere al rabbia, uccidendo Doe. Così facendo, fa però il suo gioco, dimostrando dunque che non sembra esserci via di fuga dai sette peccati capitali. Nonostante ciò, il detective Sommerset chiude il film con quella che è divenuta una delle più grandi battute finali della storia del cinema: “Ernest Hemingway una volta scrisse: ‘Il mondo è un bel posto e vale la pena di lottare per esso’. Sono d’accordo con la seconda parte”. Questa citazione finale evidenzia in realtà un cambiamento significativo anche in Somerset.

Unita al fatto che egli assicura al suo capitano che “resterà in giro”, dimostra innanzitutto che non intende più ritirarsi come aveva fatto in precedenza. Ma è importante soprattutto perché dimostra ulteriormente che le azioni di John Doe hanno avuto l’effetto desiderato sui suoi avversari. Non solo è riuscito a manipolare Mills, ma ha anche scosso Somerset dalla sua stessa apatia, costringendo il detective più anziano a rivalutare la sua scelta di ritirarsi. I momenti finali di Seven sono lasciati relativamente aperti all’interpretazione, ma la citazione di Hemingway implica che Somerset ha deciso di combattere per il mondo, anche se non lo ritiene un bel posto. Anzi, forse è proprio nel tentativo di farcelo diventare che bisogna lottare con più forza.

Brad Pitt in Seven
Brad Pitt in Seven. Foto di Peter Sorel – © 1995 – New Line Cinema

Il finale di Seven è dunque particolarmente interessante perché non solo permette al suo cattivo di vincere, ma sembra giustificare alcune delle sue azioni nel processo. Manipolando il detective Mills affinché lo uccida e portando a compimento il suo piano, John Doe vince e dimostra che nessuno, anche la persona più ammirevole, è al di sopra del peccato. Ciò è ulteriormente dimostrato dalla decisione di Somerset di non ritirarsi, in quanto è sconvolto dalla sua apatia, a cui si fa riferimento in una scena precedente in cui discute con Mills le sue ragioni per ritirarsi. Questo dipinge John Doe come un personaggio “nel giusto”, poiché il finale convalida le sue intenzioni.

Il finale, inoltre, vede i sette peccati rappresentati in modo appropriato e consolida l’ambientazione del film come un luogo simile al purgatorio, con Somerset che rimane come detective per continuare a lottare contro il male che John Doe incarna. Per tutto il film, Mills è considerato il successore di Somerset e il fatto che Doe prenda di mira il giovane detective sembra essere un modo per costringere Somerset a fare un bilancio di se stesso. In realtà Somerset rappresenta l’ultimo (e ottavo) “peccato” di Se7en: l’apatia. Il piano di John Doe vede quindi Somerset continuare a svolgere il suo ruolo di detective, intrappolandolo di fatto nel purgatorio e rendendolo una vittima finale del film.

LEGGI ANCHE: David Fincher rivela cosa c’era davvero nella scatola di Seven

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

Per gli appassionati del film è possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Seven è infatti disponibile nel catalogo di Infinity+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale, avendo così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 8 marzo alle ore 21:00 sul canale Iris.

Lee Miller: la storia vera dietro al film con Kate Winslet

Lee Miller: la storia vera dietro al film con Kate Winslet

In Lee Miller di Ellen Kuras, Kate Winslet interpreta la fotografa di guerra che dà il titolo al film e che è passata alla storia come una delle più importanti figure del settore, una donna libera e determinata. Ma quanto c’è di vero nel film?

La storia vera di Lee Miller

Quando Antony Penrose era un ragazzino nell’Inghilterra del dopoguerra, sapeva che sua madre, Lee Miller, era una fotografa. Gli insegnò a usare la sua macchina fotografica Rolleiflex squadrata e lui la accompagnò quando visitò e fotografò altri artisti della sua cerchia, tra cui Pablo Picasso, Joan Miró e Man Ray. Ma c’erano delle lacune nella conoscenza di Penrose. Non ha mai saputo, ad esempio, che Miller era una leggendaria corrispondente di guerra per Vogue che era stata in prima linea durante la seconda guerra mondiale e aveva scattato alcune delle immagini più significative del conflitto.

Semplicemente, Lee non parlava mai di quel periodo della sua vita. Poco dopo la morte della madre nel 1977, Penrose e sua moglie, Suzanna, accolsero una figlia, Ami. Salirono nella soffitta di Miller e aprirono scatole chiuse da tempo per cercare foto di Penrose da bambino da confrontare con quelle del loro neonato. Invece di trovare foto del piccolo Anthony, inciamparono in una pila di pagine sottili contenenti un manoscritto intitolato “The Siege of St. Malo”.

Il “resoconto incredibilmente ravvicinato e personale di una battaglia orribile”, dice Penrose. “Aveva guardato i ragazzi, con cui aveva scherzato per qualche ora prima, essere falciati dal fuoco delle mitragliatrici”. Chiese a suo padre, l’artista e collezionista d’arte Roland Penrose, se l’autore di quello scritto fosse davvero lei. Roland ridacchiò e diede a suo figlio una copia dell’articolo di un vecchio numero di Vogue. Penrose aveva molto da imparare sulle molte vite di sua madre.

Le vite di Lee Miller

Anthony Penrose ha poi dedicato gran parte della sua vita adulta a custodire la straordinaria eredità di sua madre. È l’autore di una biografia del 1985, The Lives of Lee Miller, e il co-direttore (con la figlia, Ami Bouhassane) dei Lee Miller Archives, con sede nell’ex fattoria e casa della fotografa nell’East Sussex, in Inghilterra. L’ultimo tentativo di preservarne l’eredità è Lee Miller, il biopic con Kate Winslet nel ruolo del titolo, e basato proprio sul libro di Penrose.

Il film attinge al materiale conservato nei Lee Miller Archives, che hanno dato a Kuras un accesso senza precedenti ai documenti. In Lee Miller, Penrose, interpretato da Josh O’Connor di The Crown, si siede con la madre anziana e scontrosa per registrare una testimonianza e un flashback della sua vita, concentrandosi principalmente sugli anni della guerra. I ricordi sono in netto contrasto tra loro: in un primo momento, si rilassa con artisti nel sud della Francia prima della guerra. In un altro, scatta fotografie nelle città distrutte d’Europa sotto assedio.

Nella vita reale, Miller non ha mai parlato di quegli anni con Penrose. È più facile comprendere il suo silenzio a posteriori. “C’era una naturale modestia, una naturale umiltà”, dice Penrose. “Ma penso anche che ciò che nessuno di noi capì all’epoca era che soffriva acutamente di disturbo da stress post-traumatico”.

Afflitto da problemi di finanziamento e produzione, il film è stato in lavorazione per più di otto anni. A un certo punto, Winslet, che ha sostenuto la storia e coprodotto il film, ha pagato personalmente gli stipendi dell’intero cast e della troupe per due settimane quando i finanziamenti si sono bloccati. Lee Miller, nelle sale italiane dal 13 marzo con Vertice360, affronta l’eredità della donna, non solo come modella e musa, ma come partecipante attiva nei momenti decisivi del XX secolo; un’artista coraggiosa; e un essere umano imperfetto. Le molte vite di Miller hanno bisogno di pochi abbellimenti.

Modella, artista, musa

Nel 1927, il magnate delle riviste Condé Montrose Nast tirò fuori dal traffico di Manhattan una ragazza diciannovenne di Poughkeepsie, New York, e la trascinò nel mondo dell’alta moda. Da lì le cose si mossero rapidamente. Un disegno di Miller apparve sulla copertina del 15 marzo 1927 di una delle riviste di punta di Nast, Vogue. Con un cappello a cloche viola, uno sfondo urbano scuro oscurato dai suoi occhi azzurri e un ciondolo di perle al collo, Miller era ufficialmente una modella di New York City. Ma partì per Parigi solo due anni dopo, non soddisfatta di essere solo un’immagine statica sulle copertine delle riviste e nelle pubblicità di Kotex.

Elesse Man Ray, il fotografo dadaista e surrealista, a suo mentore e lavorarono insieme per sviluppare la tecnica della solarizzazione, in cui il tono di un’istantanea viene invertito. I due divennero anche amanti e, insieme, svolazzarono tra i circoli surrealisti dell’Europa tra le due guerre e di New York. Miller interpretò la protagonista femminile, una statua di marmo senza braccia, in The Blood of a Poet, un film d’avanguardia di Jean Cocteau. Le sue labbra e i suoi occhi divennero pezzi iconici dell’arte surrealista. Nel 1934, Miller sposò un uomo d’affari egiziano di nome Aziz Eloui Bey e si trasferì al Cairo, dove continuò a fotografare senza le pressioni finanziarie della sua precedente carriera. Ma l’elegante vita domestica la lasciò irrequieta, così tornò a rimbalzare in Europa—Parigi, i Balcani, l’Inghilterra rurale—questa volta con il padre di Penrose, Roland.

La guerra surreale di Lee Miller

Dopo aver concluso il suo primo matrimonio in termini amichevoli, Miller si stabilì con Roland in Inghilterra, arrivando più o meno all’epoca dello scoppio della seconda guerra mondiale. Nonostante il vuoto nel suo curriculum, Miller fece di nuovo domanda a Vogue, che la assunse come fotografa per sostituire gli uomini che ora combattevano in guerra. Il normale lavoro di moda riprese, presumibilmente una felice distrazione dalla cupezza del tempo di guerra, ma lasciò Miller insoddisfatta mentre le bombe tedesche cadevano sulla città intorno a lei. Sempre testarda, prese in mano la situazione, elaborando le sue straordinarie foto della Londra dilaniata dalla guerra negli uffici di Vogue e contribuendo con 22 immagini a Grim Glory, un libro sul Blitz.

Miller fu accreditata come fotografa dall’esercito americano nel 1942, ma si occupò principalmente del lavoro delle donne, non del combattimento. Fino all’assedio di St. Malo, una città costiera in Francia, nel 1944, si è limitata a scene con infermiere in una base a Oxford, in Inghilterra. Tuttavia, è riuscita a reinventare queste fotografie attraverso una lente surrealista: in un’istantanea, ad esempio, ha catturato un’infermiera che puliva guanti di gomma, che sporgevano dagli stendini come decine di mani senza corpo. “Ho spesso detto che ritengo che l’unica formazione significativa per essere un corrispondente di guerra sia prima di tutto essere un surrealista, perché allora niente è troppo insolito”, afferma Penrose.

Quando i redattori di Vogue hanno assegnato a Miller il compito di coprire la liberazione di St. Malo, hanno dato per scontato che la città fosse già stata liberata dagli Alleati. Ma i combattimenti erano appena iniziati. Sebbene non fosse accreditata per coprire i combattimenti, Miller era l’unica reporter incastrata con le truppe. Si è rifiutata di non coprire la storia. L’articolo che Miller scrisse in seguito per Vogue (lo stesso scoperto da Penrose nella soffitta di sua madre circa tre decenni dopo) è un resoconto vivido, franco e soggettivo dell’assedio, dai rumori degli spari alle lunghe attese nelle retrovie.

L’eredità di Lee Miller

Gli orrori della guerra in Europa continuarono, e così fece il lavoro di Miller per documentarli per i posteri. Lei e il suo caro compagno David E. Scherman, corrispondente della rivista Life, furono tra i primi membri della stampa a entrare nel campo di concentramento di Dachau appena liberato il 30 aprile 1945. Le scene che videro lì sfidavano la realtà. Insieme alle sue foto e all’articolo, Miller inviò al suo editore a Londra un telegramma: “TI IMPLORO DI CREDERE CHE QUESTO È VERO”. Vogue pubblicò le sue foto del campo, accostate alla banalità della vita tedesca nei villaggi vicini, e intitolò la diffusione “Believe It“.

Più tardi, il 30 aprile, Miller e Scherman andarono a Monaco e si accamparono nel vecchio appartamento di Adolf Hitler, che era stato trasformato in una base dell’esercito americano. Esaminarono le sue cose, che sembravano spaventosamente normali, e lei posò nella vasca da bagno di Hitler lo stesso giorno in cui il dittatore morì suicida dall’altra parte del paese, a Berlino.

Dopo la guerra, Miller lottò per trovare il suo posto nel mondo delle riviste e dell’arte in tempo di pace. Cercò di diventare fotografa dello staff di Vogue. Nel 1956 abbandonò definitivamente il giornalismo, decidendo invece di formarsi come cuoca gourmet e pubblicare ricette. Ma Miller continuò a lottare con la sua salute mentale. Penrose, nato nel 1947, descrive sua madre durante questo periodo come “alcolizzata” e “depressa”. Avevano una relazione “piuttosto terribile”. Fu allevato prevalentemente da una babysitter. Poi, all’inizio degli anni ’70, Penrose escogitò un piano per guidare in giro per il mondo in una Land Rover con suo cugino e un amico del villaggio vicino. Mentre si preparavano, ricorda, sua madre “divenne una persona diversa”, incoraggiata dalla prospettiva dell’avventura, e offrì ai ragazzi consigli pratici.

Quando Penrose tornò in Inghilterra, lui e sua madre divennero intimi come “due vecchi amici” per gli ultimi anni della sua vita. Ma Miller non raccontò ancora a Penrose della guerra. Quelle storie erano ancora un fascio di traumi, fotografie e pagine di manoscritti che lei portava con sé e lasciava in scatole intatte nella sua soffitta. Fu solo dopo la morte di Miller che Penrose scoprì e iniziò a condividere la sua straordinaria storia con il mondo.

Senza il suo lavoro, Miller sarebbe stata ricordata solo come musa e modella. Le sue molte altre vite non avrebbero mai ispirato gli altri.

Fonte

Ellen Pompeo rivela l’episodio di Grey’s Anatomy che ha fatto piangere la figlia maggiore

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La star di Grey’s Anatomy Ellen Pompeo ha recentemente parlato di quale episodio straziante abbia fatto piangere sua figlia maggiore. Dal suo debutto nel 2005, la serie è diventata uno dei drammi medici più longevi in televisione, famosa per le sue storie emozionanti e le uscite scioccanti dei personaggi. Anche se Meredith Grey si è trasferita a Boston nella diciannovesima stagione per fare ricerche sul morbo di Alzheimer, Ellen Pompeo continua ad apparire in diversi episodi con un ruolo ricorrente. Avendo interpretato la famosa chirurgo negli ultimi vent’anni, ha preso parte a innumerevoli trame devastanti, ma un episodio in particolare ha commosso fino alle lacrime la figlia maggiore.

In una recente intervista con People Magazine, la Pompeo ha raccontato che il momento “007” nel finale della quinta stagione, “Now or Never”, ha fatto piangere lei e sua figlia. Si riferisce al devastante episodio in cui George O’Malley (T.R. Knight) muore dopo essere stato investito da un autobus mentre salvava la vita di una donna. La star di Grey’s Anatomy ha ammesso di aver faticato a mantenere la calma durante le riprese, e sua figlia ha avuto una reazione simile mentre guardava l’episodio. Leggi il suo commento qui sotto:

007. Che, tra l’altro, mia figlia ha avuto la stessa reazione quando ha visto 007. Ha letteralmente pianto. Ho dovuto filmarlo e io stessa non sono riuscita a trattenermi.

Pompeo ha anche condiviso che, mentre sua figlia di mezzo ha raggiunto l’età in cui i suoi compagni di classe guardano la serie, lei è ancora titubante nel permettere ai suoi figli più piccoli di esplorare appieno lo show a causa dei suoi temi maturi. Questo è ciò che ha da dire:

Penso ancora che ci siano molte cose inappropriate che i bambini di 10 anni non dovrebbero vedere. Quindi non giudico gli altri genitori, ma semplicemente non voglio rispondere alle domande. Mi vengono poste domande strane perché ero nella scena. “Allora, perché hai le mutandine sulla bacheca?” Non voglio davvero parlarne in questo momento.

Cosa significa per l’eredità di Grey’s Anatomy

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Credit © ABC

Trasmesso per la prima volta nel 2009, il tragico finale di George O’Malley rimane uno dei momenti più strazianti di Grey’s Anatomy. Irriconoscibile a causa delle ferite riportate, George disegna “007” sulla mano di Meredith per farsi riconoscere. Il significato di “007” risale ai primi giorni di George al Seattle Grace, ora chiamato Grey-Sloan Memorial a causa di un’altra serie di morti devastanti in Grey’s Anatomy, dove era il suo soprannome tra i colleghi stagisti. L’aneddoto di Pompeo non solo rafforza il potere emotivo dello show, ma esemplifica anche come il pubblico più giovane, inclusa sua figlia, sia ancora profondamente colpito dalle sue trame più memorabili.

Questo dimostra la lunga eredità della serie, che ha saputo creare alcuni dei momenti più strazianti e indimenticabili della televisione. Con Grey’s Anatomy che va ancora forte dopo 20 anni, la sua capacità di catturare nuovi spettatori è innegabile. Le generazioni più giovani stanno ora scoprendo lo show attraverso le piattaforme di streaming e i social media, mantenendo viva e coinvolta la sua base di fan, forse alimentando il serbatoio per altre stagioni di Grey’s Anatomy. I suoi commenti riflettono anche come il mix di dramma medico, romanticismo e lotte personali dello show lo renda riconoscibile tra le generazioni.

Daredevil: Rinascita, cosa succede al Punitore? il MCU sta cercando di riconfigurare l’identità del vigilante Frank Castle?

Nonostante il ritorno di diversi personaggi chiave, Daredevil: Rinascita manca palesemente di un eroe fondamentale: il Punitore. Il Marvel Cinematic Universe ha ampliato il suo panorama televisivo e una delle aggiunte più attese è Daredevil: Rinascita (la nostra recensione). Questa serie segna non solo il ritorno di Matt Murdock, l’avvocato cieco di giorno e vigilante di notte, interpretato da Charlie Cox, ma anche di Kingpin, interpretato da Vincent D’Onofrio. La serie è il seguito della serie Daredevil di Netflix e, come tale, molti del cast originale sono tornati. Tuttavia, il Punitore è assente.

Frank Castle, alias il Punitore, ha fatto il suo debutto nell’MCU nella seconda stagione di Daredevil, interpretato da Jon Bernthal. Un ex marine diventato vigilante dopo il brutale omicidio della sua famiglia, Castle si è imbarcato in un’incessante ricerca di giustizia. Il suo debutto in Daredevil ha posto le basi per la sua serie autonoma, The Punisher, che ha ulteriormente esplorato la sua crociata contro la criminalità organizzata e le sue battaglie interiori.

Lo status canonico di questi show Netflix ha subito delle fluttuazioni in passato, ma da allora sono stati aggiunti alla linea temporale ufficiale dell’MCU e sono considerati parte del canone ufficiale dell’MCU.

Kingpin fa riferimento a The Punisher e ad altri vigilanti mascherati in Born Again

Daredevil: Rinascita stagione 1 Kingpin

Kingpin fa specificamente riferimento a The Punisher, Spider-Man e White Tiger

In Daredevil: Rinascita, Wilson Fisk esce dal carcere con ambizioni rinnovate, in particolare quella di candidarsi a sindaco di New York. Al centro della sua campagna c’è una posizione veemente contro i vigilanti mascherati, che egli ritiene responsabili dell’escalation di violenza e illegalità in città. La retorica di Fisk è strategicamente studiata per influenzare l’opinione pubblica, posizionandosi come il precursore dell’ordine in mezzo al caos.

Nel secondo episodio di Daredevil: Rinascita, Fisk mette in particolare The Punisher sullo stesso piano di altri vigilanti mascherati come Daredevil e Spider-Man. Sostiene che questi individui operano al di fuori della legge, minando l’autorità delle istituzioni consolidate e mettendo in pericolo i civili. Evidenziando le loro azioni extragiudiziali, Fisk mira a presentarsi come la forza legittima in grado di riportare la sicurezza e la legalità a New York City.

Ma il Punitore non è un vigilante mascherato, la sua identità è ben nota a New York

Daredevil: Rinascita
Charlie Cox in Daredevil: Rinascita

L’identità del Punitore è stata rivelata nella seconda stagione di Daredevil

La classificazione di Fisk di Punisher come vigilante mascherato solleva qualche perplessità, soprattutto considerando la storia di Frank Castle. A differenza di Daredevil o Spider-Man, che nascondono le loro identità dietro delle maschere, la trasformazione di Frank Castle in Punisher è stata un evento pubblico. Il suo arresto e il successivo processo sono stati ampiamente trattati dai media nella seconda stagione di Daredevil, consolidando la consapevolezza che Frank Castle e Punisher sono la stessa persona.

Inoltre, il modus operandi di Castle contrasta nettamente con quello dei tradizionali eroi mascherati. Lui opera senza travestimento, il suo abbigliamento con il teschio serve più come simbolo che come occultamento. Questa trasparenza nell’identità rende sconcertante il tentativo di Fisk di raggrupparlo con i vigilanti mascherati. Ci si chiede se Fisk stia deliberatamente distorcendo i fatti per i suoi scopi o se sia in atto un cambiamento narrativo più profondo.

Daredevil: Rinascita ha semplicemente modificato l’identità di Punisher? L’identità di Punisher è ancora nota?

Daredevil: Rinascita

L’identità di Punisher è ancora nota?

L’incoerenza nella rappresentazione di Fisk di Punisher porta a speculare su una possibile modifica in Daredevil: Rinascita. Una possibilità primaria è che la serie stia tentando di riscrivere o oscurare la conoscenza pubblica dell’identità di Frank Castle per meglio servire la sua narrativa. Questa potrebbe essere una mossa strategica per allineare il personaggio al tema più ampio del vigilantismo contro cui Fisk sta facendo una campagna. Dipingendo tutti i vigilanti con lo stesso pennello, indipendentemente dai loro personaggi pubblici, la narrativa potrebbe enfatizzare i pericoli della giustizia extralegale nel suo complesso.

I retcon sono strumenti narrativi comuni nei fumetti, utilizzati per alterare fatti precedentemente stabiliti all’interno di un universo immaginario, spesso per servire nuove direzioni della storia.

In alternativa, la retorica di Fisk potrebbe essere una manovra politica calcolata, che fa affidamento sulla memoria corta del pubblico o sull’apatia verso i dettagli dell’identità di ogni vigilante. Generalizzando la minaccia, semplifica il suo messaggio, rendendolo più appetibile per gli elettori che sono più interessati ai risultati che ai dettagli. Potrebbe anche semplicemente usare il termine vigilante “mascherato” per indicare qualcuno che opera al di fuori della legge, dato che in effetti Punisher è in minoranza tra coloro che scelgono di non indossare una maschera.

D’altra parte, includendo Punisher in questi discorsi, Fisk potrebbe tentare di dipingere tutti i vigilanti come brutali assassini. Frank Castle mette in atto una forma di giustizia sanguinosa e violenta che contrasta con gli eroi più virtuosi come Spider-Man.

Semmai, è proprio il tipo di vigilante di cui politici e legislatori dovrebbero preoccuparsi. Indicandolo come esempio, Kingpin è in grado di dipingere altri eroi sotto la stessa luce e quindi metterli tutti nello stesso paniere. Piuttosto che chiedersi perché Punisher sia incluso, forse la domanda è perché lo siano tutti gli altri?

Tuttavia, è uno sviluppo interessante, che suggerisce che il Punitore sia ancora attivo a New York. È quindi solo questione di tempo prima che riemerga come uno degli eroi più brutali e iconici della città. Naturalmente, questo presuppone che abbia continuato a combattere il crimine negli anni intermedi prima di Daredevil: Rinascita.

Dove si trova il Punitore durante Daredevil: Born Again?

Daredevil: Rinascita
Daredevil: Rinascita da DISNEY ITALIA

Mentre Daredevil: Rinascita si svolge, la presenza fisica di Frank Castle rimane vistosamente assente, ma la sua influenza è suggerita nella narrazione. Alla fine della seconda stagione di The Punisher, Castle aveva abbracciato pienamente il suo ruolo di vigilante, continuando la sua guerra personale contro il crimine. Nella scena finale, Castle indossa il suo nuovo giubbotto con il teschio e massacra un magazzino pieno di criminali di New York City armati di due fucili.

Sebbene non confermato dalla Marvel al momento della stesura di questo articolo, è probabile che Daredevil: Born Again sia ambientato tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027, escludendo l’apertura ambientata 12 mesi prima. La seconda stagione di The Punisher (2019) è ambientata nel 2018, il che suggerisce che ci sono stati tra gli otto e i nove anni in cui il Punitore presumibilmente è stato operativo. A differenza di Daredevil e Kingpin, che sono apparsi nell’MCU sin dall’era Netflix, il Punitore di Bernthal deve ancora riapparire, nonostante sia stato confermato nel cast di Daredevil: Rinascita.

I riferimenti di Wilson Fisk a The Punisher suggeriscono che Castle rimanga attivo nella malavita di New York, le sue azioni sono abbastanza significative da giustificare la menzione insieme a vigilanti attivi come White Tiger. Ciò implica che, nonostante la sua assenza dallo schermo, la crociata di Punisher contro il crimine persiste, mantenendo il suo status di figura controversa nel dibattito in corso sulla giustizia privata nella città. Indipendentemente da ciò, nonostante non sia apparso finora, la presenza di Punisher si fa già sentire in Daredevil: Rinascita.

The Batman – Parte 2: Robert Pattinson offre una vaga risposta sulla possibile presenza di Joker

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The Batman – Parte 2 sta a suo modo andando avanti, dopo i diversi ritardi che lo hanno e tutt’ora lo caratterizzano. Il più recente è quello che ha spostato la data di uscita dal 2026 all’ottobre 2027. Tuttavia, i fan sono in trepida attesa di sapere di cosa parlerà il sequel. Una teoria popolare prevede il ritorno del Joker di Barry Keoghan come antagonista principale, ma al momento non ci sono conferme né smentite di nessun tipo.

In una nuova intervista rilasciata a Technikart, l’interprete di Batman, Robert Pattinson ha parlato brevemente del film, ma è rimasto in gran parte silenzioso, poiché i dettagli della trama sono ancora avvolti nel segreto. Quando gli è stato però chiesto se il Joker di Keoghan potrebbe essere presente nel prossimo sequel, Pattinson ha dichiarato solo: “Sì, no, non lo so. Potenzialmente...”. L’inizio della produzione di The Batman – Parte 2 è previsto per la fine del 2025, come Pattinson ha confermato in un’intervista del mese scorso, a quel punto sarà magari possibile saperne di più.

Cosa la dichiarazione di Robert Pattinson può dirci sulla presenza di Joker in The Batman – Parte 2

Sebbene le dichiarazioni di Robert Pattinson sul Joker possano essere interpretate in diversi modi, è chiaro che, anche se fosse a conoscenza dello status del Joker di Keoghan, non gli sarebbe stato permesso di condividerlo. Quando si tratta di dettagli sulla trama di un grande film di supereroi come The Batman – Parte 2, spetta a Matt Reeves e ai DC Studios decidere quanto condividere con il pubblico. Dal momento che il sequel è ancora in fase di pre-produzione, condividere qualcosa sull’ipotetico ruolo di Joker sarebbe troppo prematuro, dal momento che il regista potrebbe essere ancora al lavoro per definire i dettagli definitivi su chi farà effettivamente parte del cast.

Ma è interessante notare quanto sia criptico persino Pattinson sul potenziale ruolo di Joker nel film, dato che anche Keoghan ha ventilato un suo possibile ritorno in The Batman – Parte 2. Data la loro interazione nel primo film, sarebbe incredibilmente affascinante vedere una storia più estesa tra Bruce Wayne e Joker nell’universo di The Batman che Reeves sta sviluppando. Con le molte possibilità che si possono dare alla rivalità tra Batman e Joker, si spera quindi che il Clown Principe del Crimine abbia almeno una parte nel sequel.

Tutto quello che sappiamo su The Batman – Parte 2

Come già sottolineato, The Batman – Parte 2 ha dovuto fare i conti con una serie di indiscrezioni sulla produzione. Di recente, James Gunn è dovuto intervenire per smentire le voci secondo cui Boyd Holbrook sarebbe stato scritturato per interpretare Harvey Dent/Due Facce. L’inizio delle riprese del sequel era previsto per il novembre 2023, con un’uscita prevista per l’ottobre 2025. Tuttavia, in seguito agli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA del 2023, The Batman – Parte 2 è stato rinviato prima all’ottobre 2026 e poi all’ottobre 2027. Le riprese del sequel inizieranno alla fine del 2025.

Reeves spera che il suo prossimo film su Batman abbia lo stesso successo del primo. The Batman del 2022 ha avuto un’ottima performance al botteghino, incassando oltre 772 milioni di dollari in tutto il mondo e ottenendo un ampio consenso da parte della critica. Queste recensioni entusiastiche sono state portate avanti nella stagione dei premi, visto che il film ha ottenuto quattro nomination agli Oscar.

In un’intervista pubblicata nel settembre 2024, il regista ha dichiarato alla rivista SFX di aver pianificato le riprese nel 2025, poiché stava “finendo la sceneggiatura adesso”. “Colin [Farrell] farà parte del film. Abbiamo condiviso [la sceneggiatura] man mano con la DC e lo studio e loro sono super eccitati”, ha dichiarato Reeves alla rivista. Reeves ha sottolineato che The Penguin, che vede Farrell nel ruolo del cattivo di Gotham City, è il “punto d’ingresso” del sequel di Batman ed è “assolutamente collegato a dove lasciamo le cose nella serie”.

Il regista ha aggiunto che The Batman – Parte 2scaverà nella storia epica della corruzione più profonda, e si addentrerà in luoghi che non ha potuto anticipare nel primo. I semi di dove si va a parare sono tutti nel primo film, e si espande in un modo che vi mostrerà aspetti del personaggio che non avete mai visto”. L’uscita di The Batman – Parte 2 è prevista per il 1 ottobre 2027. Nel cast, ad oggi, vi sono Robert PattinsonZoë KravitzJeffrey WrightAndy SerkisColin Farrell.

Jesse Plemons sarebbe in lizza per interpretare Bestia nel reboot del MCU

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Era stato dato per scontato che Kelsey Grammar sarebbe rimasto nel MCU nel ruolo di Hank McCoy alias Bestia dopo il suo cameo nella scena post-credits di The Marvels, ma sembra che i Marvel Studios potrebbero decidere di affidare a un nuovo attore il ruolo nel prossimo reboot degli X-Men. Secondo Jeff Sneider di The Hot Mic, Jesse Plemons (Civil War, Zero Day, Kind of Kindness) sarebbe in considerazione per interpretare Bestia nel film. Lo scooper non è però sicuro se abbia effettivamente incontrato la Marvel per il ruolo o se sia semplicemente negli interessi dello studios.

Il possibile cast degli X-Men del MCU

Voci precedenti hanno affermato che Harris Dickinson (Babygirl, The Iron Claw, Triangle of Sadness) e Jack Champion (Avatar, Scream 6) sono stati presi in considerazione per interpretare Ciclope, con la star di Stranger Things, Sadie Sink una probabile scelta per Jean Grey. Abbiamo anche sentito che Ayo Edebiri e DeWanda Wise sono sul radar dello studio per interpretare Tempesta. Si prevede che anche Kitty Pryde e Gambit (ma sarà Channing Tatum?) facciano parte del team.

Più di recente, si è vociferato che Hunter Schafer (Cuckoo, Euphoria) sia in lizza per Mystique, e si dice che Julia Butters (The Gray Man, The Fablemans) sia in trattativa per interpretare Pryde. Margaret Qualley (Kind of Kindness, The Substance) invece è stata indicata come possibile Rogue. La scorsa settimana, è stata riportata anche la voce secondo cui Denzel Washington potrebbe interpretare il cattivo, forse Magneto, anche se sembra improbabile dato il suo apparente coinvolgimento in Black Panther 3.

A questi rumor si è ora aggiunto anche quello secondo cui Jesse Plemons potrebbe interpretare Bestia. Intanto Michael Lesslie sta attualmente lavorando alla sceneggiatura. Se alcuni degli X-Men faranno il loro debutto nei prossimi film di Avengers (come si vocifera), c’è la possibilità che potremmo avere notizie ufficiali sul casting abbastanza presto. Per quanto riguarda quando potremmo finalmente vedere questo attesissimo reboot degli X-Men, si immagina che il “grande segreto taciuto di Hollywood” sia che il film uscirà 2-3 mesi dopo Avengers: Secret Wars nel 2027.

Non c’è ancora un regista legato al progetto, ma la quantità di voci di casting provenienti da varie fonti affidabili sembra indicare che lo studio stia assemblando in silenzio la sua nuova line-up. Si stanno dunque chiaramente facendo progressi nell’introduzione degli X-Men nel MCU, e il responsabile dello streaming dei Marvel Studios Brad Winderbaum ha recentemente confermato che il film è in fase di sviluppo attivo, rispondendo anche (o meglio, evitando) a una domanda sulla recente voce relativa alla serie X Academy/Academy X Disney+.

Penso che chiunque possa dire qualsiasi cosa online, e che questo arrivi al mulino delle voci e la gente si ecciti”, ha detto Winderbaum a Screen Rant. “Al momento stiamo ancora lavorando alla seconda stagione di X-Men 97. Sta venendo fuori in modo incredibile e le sceneggiature per la terza stagione sono pazzesche. Questo è sicuramente un modo per soddisfare la mia voglia di X-Men in televisione. E c’è un lungometraggio sugli X-Men in fase di sviluppo, quindi questo è il fulcro degli X-Men attualmente”.

Avatar: Fuoco e cenere, James Cameron conferma che sarà il film più lungo della saga

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I film di Avatar di James Cameron si sono dimostrati estremamente divisivi, ma a prescindere da come la si pensi sul fatto che abbia dedicato una parte così importante della sua carriera alla serie, vedere Pandora sul grande schermo rimane uno spettacolo unico. Dalle giungle lussureggianti ai cieli azzurri e, in Avatar: La via dell’acqua del 2022, ai vasti oceani, il pianeta è visivamente mozzafiato. Tuttavia, quando Avatar: Fuoco e cenere il regista ci porterà nella casa del Clan Mangkwan (alias Clan Cenere), ad esplorare il Villaggio Cenere, un luogo molto diverso da quello che siamo abituati a vedere in questi film.

Questo non significa però che ci lasceremo alle spalle gli oceani di Pandor, come dimostra una concept art appena rivelata da Empire che mostra Lo’ak in sella a un ilu. D’altra parte, forse c’era da aspettarselo. E parlando proprio con Empire Online, Cameron ha spiegato come Avatar: La via dell’acqua si è evoluto nella stanza degli sceneggiatori e ha confermato che molte delle idee che aveva per quel sequel sono state tenute in serbo per il terzo film.

In poche parole, avevamo troppe grandi idee racchiuse nel primo atto del secondo film”, ha spiegato il regista. “Il film si muoveva come un treno a massima velocità e non stavamo approfondendo abbastanza i personaggi. Così ho detto: ‘Ragazzi, dobbiamo dividere le cose’”. Di conseguenza, “Avatar: Fuoco e cenere sarà un po’ più lungo del secondo” (ricordiamo che La via dell’acqua ha una durata di 3 ore e 12 minuti).

La sceneggiatrice Amanda Silver ha poi dichiarato al sito: “È stato spettacolare. Si parla di un personaggio in profondità per giorni e giorni, e all’improvviso eccolo lì. I personaggi avevano bisogno di respirare. Questi film sono molto di più di una trama propulsiva e di uno spettacolo meraviglioso. Sono personaggi veri”. “Questi personaggi sono un amalgama di noi, della nostra infanzia, del nostro ruolo di genitori, degli errori che abbiamo commesso e che probabilmente, in qualche misura, continuiamo a commettere come genitori”, ha aggiunto Cameron. “Voglio dire, Jake è una padre stronzo. È molto duro con i suoi figli. Beh, io sono così”. Qui sotto, il nuovo concept art del film:

Avatar: Fuoco e Cenere, quello che sappiamo sul film

Avatar: Fuoco e Cenere riprenderà subito dopo quegli eventi, quando Jake e Neytiri incontreranno il Popolo della Cenere, che Cameron ha lasciato intendere essere più attratto dalla violenza e dal potere rispetto agli altri clan. “Ci sono nuovi personaggi, uno in particolare penso che sarà amato, o amerete odiarlo”, ha detto Cameron.

Oona Chaplin (“Game of Thrones”) interpreta il leader del popolo della Cenere, Varang. Anche David Thewlis e Michelle Yeoh si uniscono al cast. Insieme a Worthington e Saldaña, il cast di ritorno include Sigourney Weaver, Stephen Lang, Kate Winslet, Cliff Curtis, Britain Dalton, Jack Champion, Trinity Jo-Li Bliss, Bailey Bass, Joel David Moore, Edie Falco e Dileep Rao.

Avatar: La via dell’acqua e Avatar: Fire and Ash sono entrambi scritti da Cameron, Rick Jaffa e Amanda Silver. In origine, dovevano essere un unico film, ma durante il processo di scrittura, Cameron ha deciso che c’era troppo materiale e ha diviso la storia in due parti. L’uscita del film in sala è attualmente prevista per il 19 dicembre 2025.

Cameron ha prodotto tutti i film di “Avatar” con il suo partner creativo di lunga data Jon Landau, morto di cancro a luglio a 63 anni. “La sua eredità non sono solo i film che ha prodotto, ma l’esempio personale che ha dato: indomito, premuroso, inclusivo, instancabile, perspicace e assolutamente unico”, ha affermato Cameron in una dichiarazione all’epoca. “Ha prodotto grandi film, non esercitando potere ma diffondendo calore e la gioia di fare cinema. Ci ha ispirato tutti a essere e a dare il meglio di noi, ogni giorno. Ho perso un caro amico e il mio più stretto collaboratore per 31 anni. Una parte di me è stata strappata via”.

Resident Evil: il nuovo film al cinema a settembre 2026

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Resident Evil: il nuovo film al cinema a settembre 2026

È ufficiale: la Sony distribuirà un nuovo capitolo di Resident Evil al cinema a partire dal 18 settembre 2026, stando a quanto riportato da Variety. Basato sul popolarissimo videogioco horror della Capcom, Zach Cregger ha scritto la sceneggiatura e si occuperà anche della regia, mentre Shay Hatten è co-sceneggiatore. Constantin Film produce e cofinanzia il film, mentre Robert Kulzer di Constantin, Roy Lee e Miri Yoon di Vertigo Entertainment e PlayStation Productions saranno a loro volta anche produttori.

Tra i crediti di Cregger come sceneggiatore e regista figurano “Miss March”, “The Civil War on Drugs” (entrambi con Trevor Moore) e, più recentemente, “Barbarian”. Ha anche prodotto il film del 2025 “Companion” e sta scrivendo, dirigendo e producendo il film horror “Weapons”, con protagonisti Josh Brolin e Julia Garner, per la Warner Bros, in uscita a gennaio 2026.

L’istinto di Cregger per la suspense è così efficace che è difficile credere che prima di ‘Barbarian’, il regista abbia lavorato soprattutto nella commedia (era un membro del team di sketch Whitest Kids U’Know). D’altra parte, ha un senso dell’umorismo deliziosamente contorto scorre sotto la superficie”, ha scritto Peter Debruge, critico cinematografico capo di Variety, nella sua recensione di ‘Barbarian’. Al momento non si hanno maggiori informazioni riguardo questo nuovo capitolo, la cui produzione dovrebbe però iniziare nel corso di quest’anno.

La storia di Resident Evil al cinema

L’originale videogioco è uscito come per PlayStation nel 1994, ma è stato poi portato su diverse console. Ci sono stati sei precedenti film tratti da questa saga, a partire da “Resident Evil” del 2002, con Milla Jovovich e Michelle Rodriguez. La Jovovich ha poi guidato i successivi “Apocalypse” (2004), “Extinction” (2007), “Afterlife” (2010) e “Resident Evil: Retribution” (2012) e “Resident Evil: The Final Chapter” (2017). Nel 2021, Johannes Roberts ha scritto e diretto il reboot del franchise “Resident Evil: Welcome to Raccoon City”. Il franchise ha incassato complessivamente oltre 1,2 miliardi di dollari al box office mondiale.

Gene Hackman è morto per cause naturali una settimana dopo la moglie Betsy Arakawa

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Stando a quanto riportato da Heather Jarrell, il medico legale capo dell’Ufficio dell’investigatore medico del New Mexico, Gene Hackman e sua moglie Betsy Arakawa sarebbero morti per cause naturali ad una settimana di distanza circa l’uno dall’altro. L’attore sarebbe infatti deceduto intorno al 17 febbraio per malattie cardiovascolari, con il morbo di Alzheimer come fattore significativo. La moglie, invece, intorno all’11 febbraiio per aver contratto l’hantavirus, un virus potenzialmente mortale trasmesso dai topi.

Gene Hackman e la moglie Betsy Arakawa trovati morti nella loro casa di Santa Fe

Hackman, 95 anni, e Arakawa, 65 anni, sono poi stati trovati morti il 26 febbraio. In quell’occasione le autorità avevano dichiarato di non sospettare un omicidio. In una conferenza stampa tenutasi venerdì, lo sceriffo di Santa Fe Adan Mendoza ha dichiarato che le telecamere di sorveglianza hanno mostrato che Arakawa ha fatto delle commissioni l’11 febbraio, visitando il mercato Sprouts e una farmacia CVS. Quel giorno si è anche messa in contatto con un massaggiatore via e-mail.

La sua auto è entrata nella zona recintata dove la coppia viveva intorno alle 17.15. Dopo quella data non sono state trovate attività o comunicazioni. Secondo Jarrell, Hackman aveva invece un’avanzata malattia di Alzheimer, oltre a una grave malattia cardiaca e a una storia di attacchi di cuore. È risultato negativo all’hantavirus. Erin Phipps, veterinario della sanità pubblica dello Stato, ha dichiarato durante la conferenza stampa che le infezioni da hantavirus sono molto rare. Su 136 infezioni nello Stato negli ultimi 50 anni, il 42% sarebbe stato fatale.

Il virus, come accennato, si trasmette tipicamente attraverso gli escrementi dei roditori. Phipps ha infatti aggiunto che c’erano segni di ingresso di roditori in alcuni edifici della proprietà, anche se il rischio nella casa principale era “basso”. Per quanto riguarda Hackman, il pacemaker dell’attore ha registrato attività cardiaca il 17 febbraio. Il 18 febbraio, invece, ha rilevato un ritmo anomalo, che è stato l’ultimo registrato, suggerendo che Hackman sia morto quel giorno.

La scorsa settimana le autorità avevano annunciato che l’autopsia ha rilevato che entrambi i corpi sono risultati negativi al monossido di carbonio. Anche la New Mexico Gas Company ha controllato a fondo la casa e non ha trovato perdite significative. Secondo un mandato di perquisizione, Arakawa è stata trovato morta sul pavimento del bagno, con alcune pillole sparse sul lavabo. Alla conferenza stampa, Jarrell ha dichiarato che le pillole in questione sono farmaci per la tiroide che venivano assunte come regolarmente prescritto.

Hackman è invece stato trovato in una stanza vicino alla cucina. Sembrava che entrambi fossero caduti a terra. Anche un cane morto è stato trovato in un armadio vicino al corpo di Arakawa, mentre altri due cani sani vagavano per la proprietà. L’esame necroscopico del cane deceduto è ancora in corso. Viene infine riportato che un addetto alla manutenzione ha chiamato le autorità dopo aver trovato la porta lasciata socchiusa. Gli agenti sono entrati e hanno scoperto i corpi. Le morti sono state considerate “abbastanza sospette” da giustificare ulteriori indagini, le quali hanno ora portato a questi nuovi risultati.

La città proibita, recensione del film di Gabriele Mainetti

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La città proibita, recensione del film di Gabriele Mainetti

Gabriele Mainetti torna al cinema con La città proibita, un’opera ambiziosa che mescola generi e suggestioni con la consueta consapevolezza, confermando la sua intenzione di portare avanti un’idea di cinema spettacolare e profondamente radicato nella contemporaneità. Dopo Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out, il regista romano ci accompagna in una Roma ibrida, viva, in perenne trasformazione, raccontando una storia di vendetta, amore e riscatto, vibrante di adrenalina

La trama de La Città Proibita

In un villaggio tra le montagne della Cina, due bambine si allenano con il padre che insegna loro delle mosse di kung fu. Molto anni dopo incontriamo Mei, una delle due ormai cresciuta, protagonista di una scena d’azione mozza fiato degna del miglior Bruce Lee, mentre si difende da un gruppo di malavitosi e cerca sua sorella. Sembra di essere in un qualsiasi localaccio di Shanghai, e invece siamo nel coloratissimo all’Esquilino, nel cuore di Roma. Mei incontra Marcello e, involontariamente, il loro destino si lega per quella che sarà l’avventura che cambierà per sempre le loro vite.

Il più grande pregio di la città Proibita è quello di trovare un buon equilibrio tra l’anima romanesca che il regista aveva già raccontato nei suoi film precedenti, così come le persone che vivono ai margini, e la sua grande passione per i film di kung fu e i revenge movie, elemento che costituisce poi il centro action del racconto.

La Città Proibita – Yaxi Liu – foto © Andrea Pirrello

Un equilibrio trai generi non sempre al servizio della storia

Il film ha la grande capacità di passare senza soluzione di continuità dalla commedia al dramma, dal melodramma al film di arti marziali, sempre con grande coerenza e senza mai risultare forzato. La scrittura, firmata da Mainetti stesso insieme a Stefano Bises e Davide Serino, diventa più sincera e lineare, rispetto ai film precedenti, anche se spesso si nota un compiacimento per la bellezza e l’adrenalina di alcune scene che però non servono la storia, sfociando nel risultato opposto di allontanare lo spettatore anziché tenerlo incollato allo schermo.

Le scene di combattimento, curate dal fight coordinator Liang Yang, elevano le scene d’azione a un livello tecnico competitivo con chi questi film li realizza continuamente, anche perché quando si tratta di azione, Mainetti sa il fatto suo: le scene in cui il protagonista è il kung fu sono fluide, creative e perfettamente integrate nella narrazione, anche se talvolta troppo lunghe e compiaciute.

Mei e Marcello protagonisti irresistibili

In questo crogiolo di riferimenti, sfumature e culture, Gabriele Mainetti sceglie due volti memorabili: Enrico Borello e Yaxi Liu, come eroi semi-romantici di questa storia. Lui, visto in molti altri progetti, tra cui Lovely Boy e il recente Familia, sorprende con una dolcezza e un incanto negli occhi che fanno tenerezza al primo sguardo, non si può non fare il tifo per il suo Marcello. Lei, letale e sottile, è stata la controfigura di Liu Yifei nel Mulan in live action della Disney e “mena come un fabbro”. Non solo, il suo viso pulito sono una rappresentazione perfetta della grinta e della dedizione che Mei, il suo personaggio, mette nel perseguimento dei suoi obbiettivi. Due opposti che trovano il modo di incontrarsi e incrociarsi, in mezzo a un inferno che nessuno dei due ha cercato. A completare il cast intervengono Sabrina Ferilli e Marco Giallini.

La Città Proibita – da sinistra Sabrina Ferilli e Marco Giallini – foto © Andrea Pirrello

Ma Roma nei film di Mainetti è sempre protagonista e così da quella multietnica dell’Esquilino a quella da cartolina dei Fori Imperiali, la Città Eterna fa bella mostra di sé, diventando lo scenario perfetto per questa narrazione. L’Esquilino, con le sue bancarelle, i ristoranti cinesi e le trattorie romane, diventa il palcoscenico perfetto per raccontare un mondo in continua evoluzione. E Mainetti non si limita a rappresentare questa realtà, ma la esalta, mostrandone la bellezza e la complessità.

La città proibita non è solo un film d’azione o una storia d’amore: è un manifesto di come Gabriele Mainetti intende il suo cinema. E nel bene e nel male è ormai una cifra stilistica distintiva, con la sua ricchezza di riferimenti ma anche l’autocompiacimento, lo stile impeccabile e la mancanza di umiltà per mettersi al servizio della storia. Il film si impone come uno dei più interessanti delle prossime settimane al cinema, dal 13 marzo in sala con PiperFilm con anteprime l’8 marzo in anteprima.

King Arthur: dal cast al finale, tutte le curiosità sul film con Keira Knightley

Il regista Antoine Fuqua si è affermato negli anni come uno dei registi più talentuosi per quanto riguarda i film d’azione a tinte crime. Tra i suoi titoli più celebri si annoverano Training Day, Brooklyn’s Finest, The Equalizer e I magnifici 7. Un altro dei suoi più apprezzati è King Arthur, rilettura storica del celebre racconto dedicato a re Artù e ad altri noti personaggi a lui associati. Il progetto nacque in seguito al rinnovato entusiasmo per i film di carattere storico, e in particolare dopo il successo de Il gladiatore. Il film, uscito nel 2004, si presenta però come una versione inusuale della storia, presentando una serie di notevoli differenze rispetto al mito originale.

La sceneggiatura, scritta da David Franzoni, non è infatti basata su fonti preesistenti, ma è interamente frutto di una invenzione originale. La maggior parte degli elementi tradizionali della leggenda arturiana vengono eliminati, come ad esempio il Santo Graal o il triangolo amoroso tra Artù, Lancillotto e Ginevra, qui solo accennato. Allo stesso modo, il film reinterpreta Artù come un ufficiale romano piuttosto che come il tipico cavaliere medievale. Il film sostituisce infine anche la celebre spada nella roccia con un retroscena più oscuro e tragico di come Artù ha rivendicato la sua lama, Excalibur.

Si tratta dunque di un film lungi dall’essere storicamente accurato e fedele al mito, ma che grazie alla solida regia di Fuqua ed alle interpretazioni dei protagonisti, riesce comunque ad essere un buon intrattenimento, raccontando di passioni universali e sempre attuali. In questo articolo approfondiamo alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Ioan Gruffudd e Keira Knightley in King Arthur
Ioan Gruffudd e Keira Knightley in King Arthur

La trama di King Arthur

Ambientato nel V secolo d.C., in Britannia, il film ha per protagonista il giovane Artù, il quale vanta origini romane grazie a suo padre. Egli è il comandante di un gruppo di sermanti, cavalieri condannati in seguito ad una sconfitta a servire per 15 anni l’Impero Romano. Ora che questo inizia però a ritirarsi dalle terre inglesi, anche per via delle insurrezioni guidate da Merlino, il gruppo di soldati si prepara a tornare a casa, ritrovando lì la propria libertà. Prima che ciò possa concretizzarsi, però, questi vengono raggiunti dal vescovo Germanius, il quale ordina loro di completare un’ultima missione: evacuare un’importante famiglia italiana dal Vallo di Adriano, salvandola dall’avanzata degli invasori Sassoni.

Artù guida dunque ancora una volta i suoi ruoli verso la battaglia. Lancillotto, Galvano, Galahad, Bors, Tristano e Dagonet non sono certo uomini che si tirano indietro, ma iniziano ad accusare la sottomissione per anni subita da parte del territorio romano. Ben presto, i loro animi entreranno in crisi, e spetterà ad Artù mantenere le redini del gruppo. Lungo il loro percorso, tuttavia, si imbatteranno in ulteriori elementi che faranno vacillare la loro fede verso l’Impero. L’incontro con la schiava Ginevra, appartenente alla popolazione Woad, sarà la miccia che segnerà l’esplosione di una feroce battaglia.

Il cast del film

Per il ruolo del protagonista, Artù, erano stati inizialmente considerati gli attori Hugh Jackman, Mel Gibson e Russell Crowe. Questi rifiutarono però l’offerta e Fuqua propose allora Daniel Craig, all’epoca poco noto. I produttori preferirono però affidare la parte a Clive Owen, convinti che questi sarebbe divenuto il nuovo James Bond, ruolo poi invece andato, per ironia, proprio a Craig. Nei panni di Ginevra, invece, vi è l’attrice Keira Knightley. Questa, divenuta popolare grazie ai film di Pirati dei Caraibi, si esercitò a lungo nell’uso dell’arco. Durante la pratica, però, rischiò quasi di colpire e uccidere un cavallo. Nonostante sia indicata come una dei protagonisti, l’attrice non compare prima di 53 minuti dall’inizio del film.

Nei panni di Lancillotto si ritrova invece Ioan Gruffudd, anche noto per essere stato Mr. Fantastic nei primi due film de I Fantastici 4. Si ritrovano poi noti attori come Ray Winstone nei panni di Bors, Hugh Darcy in quelli di Galahad e Ray Stevenson come Dagonet. Il celebre Tristano ha il volto di Mads Mikkelsen, mentre Joel Edgerton è Galvano. L’attore svedese Stellan Sakrsgård è invece Cedric, spietato leader dei Sassoni. Questi fu da sempre l’unico attore considerato per la parte, ma rifiutò il ruolo tre volte prima di convincersi ad accettarlo. Stephen Dillane compare invece nel ruolo di Merlino, mentre l’italiano Ivano Marescotti è il vescovo Germanius.

King Arthur cast

Il finale del film King Arthur

Il giorno della battaglia finale, Artù, dalla collina dietro il Vallo di Adriano, vede sventolare la bandiera bianca da Jols, un traditore romano dalla parte dei Sassoni, e così scende per incontrare Cerdic, giurando di ucciderlo. Presto viene raggiunto da Lancillotto e dai suoi compagni cavalieri, che decidono di combattere. Nella culminante battaglia di Badon Hill, i Woad e i cavalieri affrontano l’esercito sassone. Ginevra combatte Cynric, ma viene sopraffatta. Lancillotto la aiuta ed uccide Cynric, ma viene ferito a morte. Cerdic uccide Tristano prima di affrontare Artù, che uccide il comandante sassone, condannando gli invasori alla sconfitta.

Nel finale, Artù e Ginevra si sposano e Merlino proclama Artù re d’Inghilterra. Uniti dalla sconfitta dei Sassoni e dalla ritirata dei Romani, il nuovo re promette di guidare i britannici contro futuri invasori. Il film si chiude così su tre cavalli, che erano appartenuti a Tristano, Dagonet e Lancillotto, che corrono liberi attraverso il paesaggio, mentre il racconto di chiusura di Lancillotto descrive come i cavalieri caduti vivano nei racconti tramandati di generazione in generazione.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. King Arthur è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Infinity+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 7 marzo alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

The Apparition: la spiegazione del finale del film

The Apparition: la spiegazione del finale del film

Molto spesso i film di genere horror rielaborano eventi, leggende o teorie esistenti nella realtà per i propri racconti. Di particolare interesse di questo filone sono i lungometraggi incentrati su vicende paranormali, tra cui si annovera il recente The Apparition, film del 2012 scritto, diretto e prodotto da Todd Lincoln, qui al suo debutto cinematografico. Per l’occasione, egli si è cimentato nel dar vita ad un film che si anima a partire dal celebre e inquietante Philip Experiment, in cui si cercò di determinare la possibilità di comunicare con fantasmi immaginari attraverso alcuni elementi fittizzi su di essi.

Nonostante si ispiri a questo esprimento, il film finito ha dovuto affrontare pesanti accuse di plagio e di aver preso spunto da vari altri film horror, tra cui The Ring (1998), Pulse (2001), The Grudge (2002) e Paranormal Activity (2007), tutti basati sull’orrorifica manifestazione di fantasmi. In particolare, le numerose similitudini con Pulse, hanno spinto alcuni a ritenere che The Apparition potrebbe essere un remake non ufficiale e non dichiarato del celebre horror giapponese. Al di là di queste vicende, il film comunque non ottenne particolare fortuna al momento della sua uscita in sala.

Anzi, la ricezione inziale nei suoi confronti è stata piuttosto negativa. Nonostante i suoi difetti, però, negli anni è diventato un film particolarmente ricercato dagli amanti di questo filone, che ritrovano qui elementi horror di particolare fascino. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a The Apparition. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

LEGGI ANCHE: The Apparition: la vera storia dietro il film horror

The Apparition cast
Tom Felton, Sebastian Stan e Ashley Greene in The Apparition. Foto di Stefan Erhard – © 2012 Dark Castle Holdings, LLC.

La trama e il cast di The Apparition

Protagonisti del film The Apparition sono un gruppo di amici, Patrick, Lydia, Ben e Greg, con interessi particolarmente diversi rispetto a quelli dei loro coetanei. Sono infatti affascinati dagli esperimenti relativi alla comunicazione con i fantasmi o le creature dell’aldilà. Una sera, i quattro decidono di ridare vita ad un esperimento durante il quale evocare lo spirito di un defunto. Il gruppo segue attentamente le indicazioni, ma il risultato non è quello che immaginavano. Ben presto, infatti, una spaventosa serie di fenomeni paranormali inizia a verificarsi e i quattro amici scoprono con orrore di aver risvegliato un’oscura entità dormiente che inizia a perseguitarli senza pietà.

La spiegazione del finale

Nel corso del film, Ben e Kelly iniziano dunque a fare esperienza di strani fenomeni. Le cose si complicano quando Ben riceve 36 e-mail “urgenti” da Patrick che lo informano prima di un nuovo tentativo di esperimento Charles, poi di un avvertimento che “il contenimento è fallito” e infine “sei in pericolo”. Dopo aver assistito ad una nuova apparizione, la coppia terrorizzata si reca quindi in un hotel, ma viene attaccata anche lì. Mentre fuggono, ricevono una chiamata da Patrick e lo incontrano. Patrick spiega quindi che l’esperimento iniziale ha permesso a un’entità maligna di entrare nel loro mondo.

Patrick aggiunge però di aver costruito una stanza circondata da una corrente negativa che ritiene lo protegga da questa entità. Insieme, tornano a casa di Kelly e Ben per tentare quindi un nuovo esperimento e contenere la demoniaca presenza. Durante l’esperimento, la casa inizia a tremare e ad andare in frantumi per via della potenza di quanto stanno compiendo, fino a quando poi tutto si ferma bruscamente. Durante una pausa, mentre Kelly e Ben sono fuori, Patrick viene a quel punto trascinato nell’oscurità e scompare. Non riuscendo a trovarlo, i due decidono di fuggire nella camera di sicurezza da lui brevettata.

The Apparition film
Tom Felton, Sebastian Stan e Ashley Greene in The Apparition. Foto di Stefan Erhard – © 2012 Dark Castle Holdings, LLC.

All’interno della casa, sentono la registrazione del diario personale di Patrick, nel quale sono riportate le informazioni sui membri dell’esperimento originale. Dei sei originari, due sono morti, uno si è suicidato e gli altri tre sono scomparsi. Ben, dopo essere entrato nella camera di sicurezza, scompare subito senza lasciare traccia. Terrorizzata, Kelly esce dalla camera e si ritrova davanti al cadavere contorto di Ben. A quel punto, la registrazione di Patrick spiega che l’entità diventa più forte con ogni persona che riesce a fare sua e che logora le sue vittime finché queste non sono troppo deboli per resistere.

Kelly comprende – e gli spettatori con lei – che l’entità è dunque ora dotata di una forza spaventosa e potenzialmente inarrestabile. Nel tentativo di sfuggirle, Kelly vaga senza meta fino a quando non ed entra in un centro commerciale Costco vuoto. Sapendo di non avere scampo, entra nell’ipermercato e si dirige verso la sezione campeggio. Si introduce in una tenda e aspetta di essere uccisa dall’entità, avendo ormai completamente rinunciato a resistere. L’entità non tarda ad arrivare: alcune mani appaiono da dietro a Kelly e l’afferrano portandola nell’oscurità che chiude il film. Non è però noto se l’entità sparisca con la morte dell’ultima persona legata all’esperimento o si sposti altrove nella sua fame di vita umana.

Il trailer di The Apparition e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. The Apparition è infatti disponibile nel catalogo di Prime Video e Apple iTunes. Per vederlo, basterà noleggiare il singolo film, avendo così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 7 marzo alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Una donna promettente, la spiegazione del finale del film

Una donna promettente, la spiegazione del finale del film

Potreste amare il film con Carey Mulligan, Una donna promettente (qui la nostra recensione). Potreste odiarlo. Potreste esserne indifferenti. Ma una cosa sembra quasi certa: proverete forti emozioni per il suo finale. La maggior parte del film, diretto da Emerald Fennell, sembra un’abile rivisitazione dei film di exploitation, in cui qualcuno che ha subito un torto si vendica. Mulligan interpreta Cassie, la cui migliore amica, Nina, è stata violentata quando le due frequentavano la facoltà di medicina. Nonostante Nina abbia denunciato lo stupro e nonostante ci fossero delle prove video, nessuno a scuola ha preso sul serio le sue affermazioni e ha punito i colpevoli. Sia Nina che Cassie hanno poi lasciato la scuola e si lascia intendere che Nina sia morta suicida.

Ora, Cassie vendica abitualmente Nina andando nei bar e fingendo di essere ubriaca. Inevitabilmente, un uomo la porta a casa e inevitabilmente cerca di andare a letto con lei senza il suo chiaro consenso. Prima che lui possa farlo, però, lei rivela il suo stratagemma, parlandogli in modo convincente e terrorizzandolo al pensiero di quello che ha appena fatto. Il piano di Cassie prevede anche una vendetta più diretta nei confronti delle persone che ritiene responsabili della morte di Nina, tra cui un ex amico che le ha abbandonate, l’avvocato che ha difeso lo stupratore in tribunale e il preside del college. Ma la persona in cima alla lista di Cassie, come prevedibile, è lo stupratore di Nina, Al, il quale sta per dare luogo al suo addio al celibato.

Cassie ottiene dunque il luogo della festa di Al da Ryan, il ragazzo con cui esce per gran parte del film, finché non si rende conto che anche lui non ha fatto nulla per aiutare Nina mentre veniva violentata di fronte a numerose persone durante una festa. Così Cassie si traveste da spogliarellista e si presenta all’addio al celibato di Al, dove intende compiere il suo ultimo atto di vendetta: incidere il nome di Nina sulla pelle di Al dopo averlo ammanettato al letto. Ma le cose non vanno secondo i piani. Ed è qui che nel film accade un punto di svolta sorprendente.

Carey Mulligan in Una donna promettente
Carey Mulligan in Una donna promettente. Foto di Focus Features – © 2019 PROMISING WOMAN, LLC. ALL RIGHTS RESERVED.

La spiegazione del finale di Una donna promettente

Ecco cosa succede: Al si libera da una delle manette e riesce a soffocare Cassie con un cuscino fino a farla morire. Il film cambia a questo punto prospettiva per seguire Al e il suo amico Joe mentre cercano di coprire il loro crimine. Più tardi, al matrimonio di Al, l’atto finale del piano di Cassie si compie quando la polizia si presenta per arrestare Al per il suo omicidio. La donna aveva infatti inviato il luogo dell’addio al celibato all’avvocato pentito che aveva difeso Al nel caso di stupro, avvisandolo che aveva intenzione di essere presente, nel caso in cui fosse scomparsa. Lui ha così contattato la polizia e alla fine Al è finito in prigione.

Questi sviluppi racchiudono gli ultimi 15 minuti del film, anche se si accetta il fatto che Una donna promettente ha già fatto accadere molti altri punti di svolta ancor prima di arrivare al finale. Ma la morte di Cassie fa capire quale fosse l’obiettivo della sceneggiatrice/regista Emerald Fennell: costringendo lo spettatore a vedere quanto profondamente il punto di vista di ragazzi come Al abbia soffocato la nostra cultura pop. “L’addio al celibato va a rotoli quando muore la spogliarellista e/o la lavoratrice del sesso” è ormai un cliché, ma la maggior parte delle storie di questo tipo sono raccontate dal punto di vista dei partecipanti all’addio al celibato, non da quello della spogliarellista o della lavoratrice del sesso.

Poiché Una donna promettente è così profondamente incentrato su Cassie che l’improvviso passaggio a una trama che sembra appartenere a un altro film è incredibilmente stridente. Tuttavia, questa stridente qualità ha uno scopo: aiuta gli spettatori a capire che la versione più tipica di questo film trasformerebbe la spogliarellista in un cadavere usa e getta – non le permetterebbe mai di essere la protagonista. “Come appare questa storia dal punto di vista di uno dei personaggi minori?” è una domanda utile che ogni scrittore deve porsi riguardo a ciò che sta scrivendo. Ma ciò che Fennell ha fatto in Una Donna Promettente è stato concentrarsi su un intero tropo attraverso il punto di vista della persona più spesso trattata come un sacrificio necessario per portare avanti la trama.

Una donna promettente Max Greenfield
Max Greenfield in Una donna promettente. Courtesy of © Focus Features

In effetti, saremmo molto sorpresi se Una donna promettente non fosse un’opera inversa, solo un po’, da “che aspetto ha la storia della spogliarellista che muore all’addio al celibato se è raccontata dal punto di vista della spogliarellista?“. Ricordandoci forzatamente di chi sarebbe la storia – ovvero di Al e Joe – Una donna promettente spinge il pubblico a riconsiderare tutti i cadaveri di donne senza nome che abbiamo visto in altri film e show televisivi, quelli che danno il via a una storia sugli uomini nelle loro vaghe vicinanze, a volte gli uomini che hanno effettivamente ucciso quelle donne. Con questa scelta ci sfida anche a spostare la nostra empatia da Cassie ad Al o Joe.

Il pubblico ha la tendenza a dare un po’ di tregua a un protagonista, e una volta che Cassie è morta, a Una donna promettente manca del tutto un protagonista. Al potrebbe intervenire per riempire questo vuoto. Dopo tutto, nessuno di noi vorrebbe che una donna vendicativa incidesse il nome della sua migliore amica sulla propria pelle. Ecco perché il finale del film, in cui Cassie manda Al in prigione dall’oltretomba, è così importante. Senza di esso, il film non si concluderebbe solo con una nota negativa, ma comprometterebbe attivamente tutto ciò che è accaduto prima e rischierebbe di lasciare agli spettatori il ricordo primario di un altro uomo terribile che la fa franca per una cosa terribile.

La domanda su quale sia il genere a cui appartiene Una donna promettente è molto importante per il suo finale

Prima di diventare un film su un addio al celibato finito male, Una donna promettente passa agilmente tra tre generi molto diversi: la commedia romantica, il thriller d’exploitation e lo studio di un personaggio“. Il genere a cui appartiene più propriamente è l’ultimo, poiché l’azione del film è per lo più dedicata a cercare di capire cosa fa scattare Cassie. Ma per capirlo è necessario seguirla mentre terrorizza i ragazzi che la riaccompagnano a casa dal bar o affronta le persone che ritiene responsabili della morte di Nina (la trama del thriller d’exploitation del film). E poi bisogna anche vedere chi è Cassie nel contesto della sua relazione con Ryan (il suo lato da commedia sentimentale).

Ma nei momenti conclusivi di  Una donna promettente, quando il piano di Cassie fa cadere Al al suo stesso matrimonio, il film punta tutto sul thriller d’exploitation. La commedia sentimentale è finita, con Ryan che si è rivelato un infame. E poiché Cassie è morta, anche lo studio del personaggio è finito, perché non possiamo più approfondire la sua conoscenza. In effetti, se il film fosse stato un puro studio dei personaggi, Al e Joe l’avrebbero probabilmente fatta franca. Ma poiché Una donna promettente ha ancora una carta da thriller d’exploitation nella manica, mette in atto un ultimo trucco.

Carey Mulligan è Cassie in Una donna promettente
Carey Mulligan in Una donna promettente. Foto di Focus Features – © 2019 PROMISING WOMAN, LLC. ALL RIGHTS RESERVED.

I thriller di sfruttamento spesso coinvolgono persone tradizionalmente svantaggiate che affrontano chi detiene il potere. Cassie, per esempio, è una donna che lotta contro la cultura dello stupro e il patriarcato, quindi le persone che affronta sono degli ubriachi che si credono bravi ragazzi. I thriller di sfruttamento finiscono quasi sempre con una sorta di vittoria dell’eroe, per quanto donchisciottesca. Anche se l’eroe muore, sarà fatta giustizia. (Un altro esempio famoso, tratto da un altro film che utilizza le caratteristiche del thriller d’exploitation per i propri scopi: Kill Bill, che termina con la sua eroina che si gode la pace dopo aver ucciso tutti coloro che l’hanno usata, abusata e oppressa).

Il finale di un thriller d’exploitation è proprio il finale di Una donna promettente. Molti spettatori potrebbero essere contrariati dal fatto che molte cose devono andare per il verso giusto perché il piano di Cassie funzioni: deve sperare che l’avvocato faccia la cosa giusta, deve sperare che la polizia prenda sul serio un messaggio dall’oltretomba, deve persino programmare una serie di messaggi da inviare a Ryan (che sta partecipando al matrimonio di Al) proprio nel momento giusto per ottenere il massimo impatto drammatico. Nel contesto di un thriller d’exploitation, tutto questo è assolutamente ragionevole.

La sequenza finale a cascata di Una donna promettente non è più incredibile di quella di Cassie che va a casa con dozzine di uomini, li umilia e li spaventa, e poi non incontra alcun problema oltre a quello del loro arrabbiarsi con lei. All’interno di questo genere, le regole della realtà sono legittimamente un po’ più flessibili. Infine, la sua morte permette di mostrare quanto le donne siano usa e getta in un mondo gestito da uomini, un punto che il fiilm ha già sottolineato e sovvertito molte volte prima della morte della protagonista. La Fennell ha dunque distorto diversi eventi del suo film per arrivare alla scena finale, un approccio che sembra un imbroglio in uno studio sui personaggi, ma che risulta trionfante in un thriller d’exploitation.

The Immortal Man: Steven Knight aggiorna sull’uscita del film di Peaky Blinders

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I fan attendono con impazienza il prossimo film di Cillian Murphy, che lo riporterà al suo ruolo più iconico di Thomas Shelby dopo aver vinto un Oscar per Il discorso del re. Per ordine di Netflix, i fan stanno ricevendo il tanto atteso film Peaky Blinders The Immortal Man, che riunisce l’attore preferito dai fan con il collaboratore di lunga data Steven Knight e una sfilza di volti nuovi nel cast. Il film è al centro dell’attenzione e sembra che Netflix stia sfruttando al massimo l’hype dando a un lungometraggio un’uscita nelle sale.

Knight, che sta attualmente promuovendo il suo nuovo spettacolo A Thousand Blows, ha parlato con The Playlist e ha rivelato che l’uscita nelle sale è in programma per il prossimo film. Il regista ha riflettuto sulla popolarità del programma nei suoi primi giorni e su come ora voglia offrire ai fan un’esperienza di comunità nei cinema. “Non è mai stato promosso in modo massiccio, ma la gente lo ha semplicemente scoperto e se ne è parlata”.

Ha inoltre aggiunto che spera di offrire la giusta esperienza cinematografica ai fan: “E visto quanto sono appassionati, voglio davvero che guardino tutto questo insieme in un unico edificio perché la comunicazione è stata tutta virtuale, il che va bene. Ma voglio che questo sia nei cinema, in modo che le persone possano sedersi lì insieme e guardare ciò che accade”. Quando gli è stato chiesto se il film uscirà nelle sale, ha rivelato:

Sì. Beh, l’ho appena annunciato. Quindi sì.”

Chi recita in “Peaky Blinders”?

Il film ha aggiunto una serie di volti nuovi, tra cui Rebecca FergusonBarry KeoghanTim Roth e altri ancora. I fan hanno visto le prime immagini del set che li hanno entusiasti: “Abbiamo, credo, i migliori talenti della recitazione britannica tutti insieme”, ha detto Knight parlando di quella schiera di attori. Il cast di The Immortal Man è completato anche da Paul Anderson, Sophie Rundle, Ned Dennehy, Packy Lee, Ian Peckand e Stephen Graham. Il creatore ha anche rivelato di aver visto le prime montature e che le performance lo hanno impressionato: “È incredibilmente bello”.

Mentre la fine della sesta stagione della serie Peaky Blinders nell’aprile 2022 sembrava definitiva, il film in uscita è destinato a costituire un epilogo della serie. Vedremo la storia familiare spostarsi nella seconda guerra mondiale e delineare come una guerra globale può influenzare la scena del crimine clandestino.

Black Bag: il punteggio su Rotten Tomatoes preannuncia un ulteriore successo di spionaggio per Michael Fassbender

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Poche persone a Hollywood sono più impegnate quest’anno di David Koepp, che ha scritto la sceneggiatura di A proposito di Nightmare, che ha già terminato la sua corsa nelle sale, e ha altri due progetti in cantiere. Più avanti nel corso dell’anno, Koepp farà il suo trionfale ritorno al franchise di Jurassic Park con Jurassic World: Rebirth, dopo aver scritto il primo film di Jurassic Park diretto da Steven Spielberg, ma ha un altro film in uscita nelle sale la prossima settimana prima di tornare alla preistoria. Koepp si riunisce con il regista di A.I.Intelligenza Artificiale, Steven Soderbergh, per Black Bag, il thriller di spionaggio in uscita nelle sale il 14 marzo con Michael Fassbender e Cate Blanchett al fianco di Pierce Brosnan e Tom Burke. Black Bag è ancora a una settimana dalla sua prima mondiale, ma il film ha già ottenuto un ottimo 93% di punteggio dalla critica su Rotten Tomatoes, con 27 recensioni.

Il punteggio del 93% ottenuto da Black Bag dalla critica su Rotten Tomatoes è attualmente il quarto più alto nella carriera di Soderbergh, il più alto è Sex, Lies, and Videotape (96%), il film drammatico vietato ai minori del 1989 con James Spader. Gli unici altri film con un punteggio superiore a Black Bag sono Out of Sight e Behind the Candelabra, il primo è un film poliziesco con George Clooney e il secondo un film biografico musicale con Matt Damon. Steven Soderbergh è un regista vincitore di un Oscar per il suo lavoro in Traffic ed è anche una delle poche persone ad essere stata nominata due volte per lo stesso premio Oscar nello stesso anno. Mentre Soderbergh ha portato a casa il trofeo per Traffic nel 2001, è stato anche nominato per il suo lavoro come regista in Erin Brockovich, il dramma legale con Julia Roberts attualmente in streaming su Netflix.

La recente serie thriller di spionaggio di Michael Fassbender è già stata rinnovata

Fassbender è un veterano di X-Men e Alien, famoso per i ruoli di Erik Lensherr e David nelle serie di fantascienza, ma ultimamente si è avventurato nel mondo dello spionaggio internazionale, riscuotendo un grande successo. Fassbender ha recentemente recitato al fianco di Jeffrey Wright e Richard Gere in The Agency, la serie Showtime in streaming su Paramount+ che è stata rinnovata per la seconda stagione prima della conclusione della prima. The Agency ha ottenuto il 68% di voti positivi dalla critica e il 76% dal pubblico su Rotten Tomatoes, ma lo show ha avuto un forte seguito e tornerà con una seconda stagione nei prossimi anni.

Harry Potter: Janet McTeer vicina al ruolo di Minerva McGonagall

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Harry Potter: Janet McTeer vicina al ruolo di Minerva McGonagall

HBO si sta guadagnando pian piano altri due membri di alto profilo per il cast della serie adattamento dai romanzi di Harry Potter. L’attrice candidata all’Oscar e all’Emmy Janet McTeer è in trattative per interpretare la professoressa Minerva McGonagall, secondo quanto riferito da fonti a Deadline. Inoltre, il candidato all’Emmy Paapa Essiedu, uno dei primi attori identificati per la serie, sta chiudendo il suo accordo per interpretare il professor Severus Piton.

Sono pronti a unirsi a John Lithgow, che, come riportato in esclusiva da Deadline, interpreterà il professor Albus Silente. HBO ha rifiutato di commentare. “Sappiamo che una serie di così alto profilo susciterà molte voci e speculazioni”, ha affermato la rete in una dichiarazione. “Mentre procediamo nella pre-produzione, confermeremo i dettagli solo quando finalizzeremo gli accordi”.

Harry Potter serie tv

Cosa sappiamo della serie di Harry Potter?

Francesca Gardiner (Succession, His Dark Materials, Killing Eve) è a bordo come showrunner e produttore esecutivo, con Mark Mylod (Succession, Game of Thrones, The Last of Us) arruolato come produttore esecutivo e regista di numerosi episodi.

La sinossi ufficiale dello show recita: “La serie sarà un fedele adattamento dell’amata serie di libri di Harry Potter dell’autrice e produttrice esecutiva J.K. Rowling. La serie presenterà un nuovo cast per guidare una nuova generazione di fandom, ricca di fantastici dettagli e personaggi amatissimi che i fan di Harry Potter amano da oltre venticinque anni”.

“Ogni stagione porterà Harry Potter e queste incredibili avventure a nuovi pubblici in tutto il mondo, mentre i film originali, classici e amati rimarranno al centro del franchise e disponibili per la visione a livello globale”.

La serie non ha ancora una data di uscita ufficiale, ma dovrebbe arrivare nel 2026.

Nella tana dei lupi, la spiegazione del finale: cosa è successo ai soldi

Diretto da Christian Gudegast, il finale di Nella tana dei lupi, del 2018, ha spiegato un importante colpo di scena che ha rivelato la vera mente criminale del film. Il finale non spiega necessariamente perché un gruppo di criminali abbia tradito i propri alleati o come sia riuscito a fuggire con milioni di dollari. La chiave per capire il finale di Nella tana dei lupi (Den of Thieves) è prestare molta attenzione. Sebbene Nella tana dei lupi abbia ricevuto un’accoglienza tiepida dalla critica, sembra aver colpito il pubblico più del previsto, diventando un successo a sorpresa al botteghino.

Gran parte di ciò che sembra essere piaciuto al pubblico nel film è stato il colpo di scena finale. È il tipo di rivelazione che cambia tutto ciò che il pubblico pensava di sapere e lo spinge a rivederlo per vedere se riesce a individuare gli indizi. Mentre i critici non l’hanno accettato, il punteggio del pubblico del 63% positivo dimostra che il finale potrebbe essere stato abbastanza creativo da far desiderare di più agli spettatori. In effetti, ci sono molti passaggi che hanno portato a quell’inaspettato finale di Nella tana dei lupi che il pubblico può esplorare in dettaglio.

Cosa succede in Nella tana dei lupi (un breve riassunto)

All’inizio Nella tana dei lupi sembra sovvertire la premessa dei buoni contro i cattivi. Gerard Butler interpreta il detective Nicholas “Big Nick” O’Brien, che arriva sulla scena di un crimine a Los Angeles e offre una forte dose di mascolinità tossica. Certo, ai suoi conoscenti non piace molto. Tuttavia, la sua cerchia ristretta di “regolatori” è ferocemente leale, come dimostra una sequenza di una festa in cui rapiscono e interrogano un barista locale di nome Donnie Wilson (O’Shea Jackson Jr.).

Big Nick afferma che lui e la sua banda sono i veri cattivi, costringendo Donnie a fornire informazioni sul suo socio criminale Ray Merrimen (Pablo Schreiber). Il conflitto principale in Nella tana dei lupi coinvolge Big Nick che cerca di capire la portata della prossima rapina di Merrimen. A quanto pare, la filiale di Los Angeles della Federal Reserve è il prossimo obiettivo della banda. In particolare, Merrimen ha intenzione di rubare 30 milioni di dollari di denaro “non idoneo” (moneta senza numeri di serie) prima che venga distrutto.

La banda di Merrimen, Nella tana dei lupi, è composta da Donnie, Levi (50 Cent), Bosco (Evan Jones) e Mack (Cooper Andrews). Fondamentalmente, Merrimen non spiega perché sa così tanto del funzionamento interno della Federal Reserve. Tuttavia, tutti si fidano di lui grazie ai loro contatti militari e sportivi (che Big Nick identifica durante le sue indagini). Nel frattempo, Merrimen usa la sua ragazza e Donnie per fornire a Big Nick informazioni su un obiettivo pianificato a Montebello, ma questa è solo una parte di un piano più ampio.

Cosa succede nel finale di Nella tana dei lupi

Nella tana dei lupi trama
50 Cent e O’Shea Jackson Jr. in Nella tana dei lupi. Foto di Daniel McFadden/Photo courtesy of STX Entertainment – © Motion Picture Artwork © 2017 STX Financing, LLC. All Rights Reserved.

Alla Pico Rivera Savings & Loan, Big Nick si aspetta di arrestare la banda di Merrimen, ma si rende subito conto che c’è qualcosa di diverso in questa rapina. Per prima cosa, la banda minaccia di uccidere dei civili, cosa che non rientra nelle loro normali procedure operative. Tuttavia, Big Nick aspetta che Merrimen faccia saltare in aria il caveau della banca, mentre aspetta che le sue richieste vengano soddisfatte. Big Nick si rende conto che la banda è scappata e che è stato ingannato.

Successivamente, la banda di Merrimen mette a segno la rapina alla Federal Reserve per la quale si stava preparando. Ma dopo la fuga, Donnie viene catturato da Big Nick e rivela il punto di ritrovo. Nel frattempo, Merrimen interrompe le comunicazioni con Mack dopo aver saputo della detenzione di Donnie e tenta di fuggire con Bosco e Levi. Il culmine di Nella tana dei lupi si sviluppa in una massiccia sparatoria durante un ingorgo, che culmina con la morte di Merrimen, Bosco e Levi.

Nella tana dei lupi si conclude con la scoperta di Big Nick che il denaro rubato alla Federal Reserve è stato tutto distrutto. Si rende anche conto che Donnie è riuscito in qualche modo a scappare. Big Nick fa quindi visita a Ziggy’s Hafbrau, il “luogo neutrale” dove ha affrontato Donnie all’inizio del film. Dopo aver dato un’occhiata in giro e aver riflettuto sulle conversazioni passate, Big Nick si rende conto che Donnie era davvero la vera mente.

Un breve montaggio rivela che Donnie aveva raccolto informazioni su tovaglioli per un lungo periodo di tempo, e poi si era avvicinato al suo ex amico marine, Merrimen di Pablo Schreiber, con un piano di rapina. Gli ultimi secondi del finale di Nella tana dei lupi spiegano che Donnie ora lavora a Londra e apparentemente sta tramando di rapinare una vicina borsa dei diamanti.

Il piano di rapina alla Federal Reserve di Merrimen

Nella tana dei lupi cast
Gerard Butler e Maurice Compte in Nella tana dei lupi. Foto di Daniel McFadden/Photo courtesy of STX Entertainment – © Motion Picture Artwork 2017 STX Financing, LLC. All Rights Reserved.

In apparenza, la rapina di Merrimen alla Federal Reserve va secondo i piani. Crea un diversivo alla Pico Rivera Savings & Loan e riesce a fuggire attraverso un sistema fognario. Merrimen e Levi ottengono quindi l’accesso al “centro nevralgico” della Federal Reserve travestendosi e fingendo una consegna di denaro, utilizzando il veicolo blindato rubato all’inizio del film e il denaro di una rapina a un rave.

Da lì, Merrimen e Levi scaricano una vasca di denaro contenente Donnie, che riesce ad accedere alla stanza dei conti dopo che Bosco ha tagliato la corrente. Donnie individua quindi il denaro non idoneo prima che venga distrutto e si assicura di lasciare la borsa in un camion della spazzatura che lascerà l’edificio.

Grazie alle informazioni fornite da Mack (Cooper Andrews), Donnie dà il via al colpo di mano del suo piano. Dopo essere riuscito a fuggire, trova un pasto in scatola che aveva nascosto in precedenza mentre effettuava una consegna di fast food. Ora fingendo di essere un fattorino, Donnie riesce a superare la sicurezza all’uscita prima di essere fermato da Big Nick. Nel frattempo, Merrimen raggiunge il punto di ritrovo della discarica mentre Bosco dirotta un camion della spazzatura che trasporta il denaro (si scopre che l’autista è uno degli amici di Donnie).

In Nella tana dei lupi, Merrimen vive essenzialmente di armi e muore per mano di un’arma. Rimane fedele a un codice di condotta specifico, ma non prevede che Donnie lo tradirà manipolando il piano a suo vantaggio. In termini di narrazione, Merrimen e Big Nick condividono qualità simili: sono due uomini mascolini che credono ciecamente nelle proprie capacità. In fin dei conti, sono solo pedine del gioco, il che teoricamente pone le basi per Nella tana dei lupi 2.

Come Donnie finisce con i soldi in Nella tana dei lupi

Nella tana dei lupi storia vera
Gerard Butler in Nella tana dei lupi. Foto di Photo courtesy of STX Entertainment – © Motion Picture Artwork © 2017 STX Financing, LLC. All Rights Reserved.

In Nella tana dei lupi, il piano di Merrimen è in realtà il piano di Donnie. Come dimostra il montaggio finale, Donnie ha orchestrato l’intera rapina alla Federal Reserve raccogliendo informazioni mentre faceva il barista allo Ziggy’s Hofbrau. Naturalmente, non poteva eseguire il piano da solo, quindi ha contattato un conoscente militare, Merrimen, mentre complottava segretamente con i suoi vecchi compagni di sport: Mack, Alexi (Oleg Taktarov) e Bas (Max Holloway).

Una volta che Donnie riesce ad accedere alla sala dei conti della Federal Reserve, tiene il denaro per sé in una borsa segreta. Alla fine si scopre che Bas era l’autista che ha lasciato la Federal Reserve con diverse borse di denaro e che Alexi ha fatto spedire a Panama il denaro del colpo, non idoneo e non tracciabile. All’inizio di Nella tana dei lupi, Donnie fa una dichiarazione significativa mentre fa il barista a due passi dalla Federal Reserve:

“Ho il controllo completo del mio ambiente e la gente non lo sa nemmeno.”

La scena finale di Nella tana dei lupi mostra Mack, Alexi e Bas che bevono in un pub di Londra mentre Donnie fa il barista e pianifica il prossimo colpo, che presumibilmente potrebbe ispirare la storia di Nella tana dei lupi 2.

Cosa Nella tana dei lupi fa bene riguardo alle vere rapine in banca

Nella tana dei lupi può sembrare a volte incredibile, ma Gudegast ha davvero cercato di renderlo autentico. Come consulente tecnico, avrebbe assunto l’esperto di rapine di Los Angeles Bill Rehder, autore di Where The Money Is, e avrebbe anche utilizzato fonti della polizia di Los Angeles, dell’esercito e di un ex leader degli Hell’s Angels [via Bustle. La trama del film può essere facilmente smontata dai critici che hanno visto Den of Thieves come una copia di Heat.

Tuttavia, il mix di realtà e fantasia è ciò che rende Den of Thieves così intrigante e popolare tra il grande pubblico. Secondo il regista di Den of Thieves, Christian Gudegast, “La verità non è solo più strana della finzione, è molto più affascinante della finzione”.

La canzone finale di Nella tana dei lupi

Per valutare appieno il finale di Nella tana dei lupi , vale anche la pena di prendere nota della canzone utilizzata alla fine del film: “Legendary” dei Welshly Arms. Considerando quanto bene la canzone si adatti agli eventi finali del film, è facile chiedersi se “Legendary” sia stata composta appositamente per Nella tana dei lupi. Tuttavia, la canzone è uscita due anni prima dell’uscita del film. Non solo la canzone dà il tono giusto, ma il testo aiuta anche a sottolineare alcuni dei temi più importanti di Nella tana dei lupi.

In particolare, le frasi “Ho sognato la ricompensa/Attraverso le lotte e i compromessi/Lottando con le unghie e con i denti per arrivare in alto” sono in linea con le motivazioni dei ladri, mentre “Alla fine sapranno chi ha ragione/Per prendere posizione, devi vincere la lotta” e “Devi vivere senza compromessi” riassumono il personaggio del film hardboiled interpretato da Gerard Butler. Una tale sincronia è difficile da trovare, ma “Legendary” conclude Nella tana dei lupi con una nota di sfida.

Il vero significato del finale di Nella tana dei lupi

Il grande colpo di scena alla fine è stato un tradimento e nessuno avrebbe dovuto cascarci nel film. Big Nick è un poliziotto che si concentra esclusivamente sulla cattura dei cattivi. Sa di non fidarsi di nessuno, eppure è così concentrato su Merrimen che non considera nemmeno che qualcuno come Donnie possa essere una minaccia. Nel frattempo, Merrimen vive secondo un codice di condotta da ladro e non considera nemmeno che i suoi stessi uomini potrebbero tradirlo per ottenere una fetta più grande per sé.

Le due parti sono così concentrate sui loro obiettivi iper-focalizzati (fermare Merrimen, portare a termine la rapina) che nessuna delle due vede l’uomo che sta davvero muovendo i fili

Questo lascia le due parti così concentrate sui loro obiettivi iper-focalizzati (fermare Merriment, portare a termine la rapina) che nessuna delle due vede l’uomo che sta davvero muovendo i fili. Biografia Nick perde completamente la testa quando non riesce a vedere Donnie come una minaccia, considerandolo per lo più un seguace di bassa lega. Merrimen è così impegnato a portare a termine la rapina con “onore” che non riesce a vedere gli uomini della sua cerchia che complottano contro di lui. Donnie li mette l’uno contro l’altro e alla fine ne esce vincitore.

Dove andrà a finire la storia di Nella tana dei lupi 2

Nella tana dei lupi 2: Pantera

Nella tana dei lupi 2: Pantera

Visto il successo del primo film e la fine del trailer di Nella tana dei lupi, è in arrivo un sequel. Gerard Butler torna per il sequel Nella tana dei lupi 2: Pantera insieme a O’Shea Jackson Jr. nel ruolo di Donnie. Come previsto, il film ruoterà attorno a Donnie che diventa la mente criminale principale con Big Nick alle calcagna, anche se questa volta l’azione si svolgerà in Europa.

Parlando del sequel (tramite il sito Inverse), Butler ha spiegato che la storia segue Big Nick che monitora la carriera di Donnie in Europa e si rifiuta di “stare con le mani in mano a Los Angeles e lasciare che questo tizio vada a conquistare l’Europa. Quindi vado a dargli la caccia”. Butler suggerisce che il film è più divertente di Nella tana dei lupi, forse giocando sul talento di Donnie come maestro stratega piuttosto che come ladro spietato.

Finalmente c’è un trailer del nuovo film, visto che l’uscita è prevista per il 2025. Donnie vede quello che potrebbe essere il più grande colpo di diamanti della sua vita, e non si aspetta che Big Nick si ripresenti per mettersi in mezzo. Tuttavia, non è quello che succede nel trailer, perché Nick si presenta, dice di essere stato licenziato e di essere al verde, e ammette di essere stanco di essere il cacciatore, e ora vuole far parte della banda. Il trailer fa sembrare che Nick stia incastrando Donnie, ma se funziona come Nella tana dei lupi, nulla è come sembra.

Picture This, la spiegazione del finale: cosa succede allo studio di ritratti di Pia

Picture This di Prime Video ha regalato a Pia il lieto fine riunendo i temi centrali della commedia romantica, lasciando trasparire il cuore del film mentre la vita professionale, romantica e familiare di Pia prospera alla fine. Un confronto e la loro inevitabile riconciliazione spiegano finalmente la storia di Simone Ashley nei panni di Pia e di Hero Fiennes Tiffin nei panni di Charlie, lasciando che i due parlino dell’evento chiave che li ha allontanati, nonostante entrambi pensino ancora l’uno all’altra e si considerino come la persona che se n’è andata. Mentre il ricongiungimento di Pia e Charlie è al centro del finale di Picture This, anche la famiglia di Pia è al centro della scena.

In effetti, le dinamiche familiari di Pia erano al centro di Picture This, con il conflitto centrale creato dalla sua attenzione per il suo studio di ritratti contro il desiderio di Laxmi e Sonal che trovasse un partner romantico. Il finale di Picture This rivela per fortuna che le loro differenze non sono inconciliabili, permettendo a Pia e Sonal di sistemare le cose prima del matrimonio della sorella minore, ma svelando anche un dettaglio esilarante e commovente sul lieto fine di Laxmi. Con lo studio Ninth Mandala che viene salvato grazie a un discorso appassionato e a un aiuto esterno tempestivo, la commedia romantica di Amazon Prime Video risolve efficacemente tutti i problemi più urgenti di Pia entro la fine di Picture This.

Come Pia salva il suo studio di ritratti e cosa significa per la fine di Picture This

Lo studio di ritrattistica Ninth Mandala di Pia e Jay era sull’orlo della chiusura fin dall’inizio di Picture This, e Pia che riceveva l’avviso di sfratto subito dopo la sua invettiva contro Laxmi e Sonal era la ciliegina sulla torta di tutto ciò che stava andando terribilmente male. Il fatto che la concentrazione e la passione che Pia metteva nel Ninth Mandala non fossero ripagate da un reddito costante minacciava effettivamente tutto ciò per cui aveva lavorato, rendendo impossibile che il finale di Picture This fosse felice senza che il suo studio di ritrattistica fosse salvato.

Il finale di Picture This ha sapientemente mostrato il modo migliore per salvare il Ninth Mandala, includendo l’appassionato discorso di Pia su ciò che rende la fotografia ritrattistica diversa dal semplice scatto di foto per il passaporto, ribadendo la sua opposizione a quest’ultimo e sottolineando l’importanza degli elementi necessari per realizzare un ritratto di successo. I giovani clienti che hanno filmato il suo discorso e l’hanno reso virale hanno fatto da deus ex machina per Pia e Jay, assicurando loro clienti e un futuro per il Ninth Mandala, ma il cuore della passione di Pia per la fotografia è stato innegabilmente presente anche nella salvezza dello studio.

Perché la storia d’amore adolescenziale di Pia e Charlie è finita e come si sono riconciliati

Simone Ashley in Picture This (2025)
Foto di Courtesy of Prime – © Amazon

Anche se era stato evidente fin dal momento in cui era stato menzionato il nome di Charlie che qualcosa di importante aveva causato la rottura tra lui e Pia, la verità dietro il fatto che sia Pia che Charlie si sentissero in diritto di essere arrabbiati per come erano finite le cose è stata rivelata solo verso la fine di Picture This. Lo scontro tra le vocazioni di Charlie e Pia – il suo desiderio di essere presente per il ristorante di famiglia e la sua motivazione a studiare arte e fare della fotografia la sua professione – fu in parte ciò che li portò a lasciarsi dopo aver finito la scuola, e Prime Video Picture This rivelò solo più tardi i veri sentimenti di Pia e Charlie al riguardo.

Due facce della stessa medaglia, sia Pia che Charlie continuavano a pensare a cosa fosse andato storto nella loro storia d’amore, e mentre Pia incolpava Charlie per essere apparentemente andato avanti con facilità, Charlie incolpava Pia per non essere rimasta fedele alla sua promessa di incontrarsi di nuovo a Welwyn a 21 anni, dopo la laurea di Pia. Il fatto che fossero ossessionati dai loro sentimenti reciproci, insieme alla dedizione di Charlie nel realizzare la visione di Pia con le bomboniere e nel fare tutto il lavoro dopo la lite tra Pia e Sonal, riunì inevitabilmente Pia e Charlie, poiché era chiaro che non avevano mai smesso di amarsi.

Come la lite tra Pia e Sonal ha messo in luce ciò che contava davvero

Hero Fiennes Tiffin and Simone Ashley in Picture This (2025)
Foto di Courtesy of Prime – © Amazon

Picture This ha mostrato fin dall’inizio come Pia e Sonal non avrebbero potuto essere più diverse, ma questo non ha impedito loro di essere vicine, e come prendessero in giro con amore le citazioni cinematografiche della madre Laxmi lo hanno sottolineato. L’insistenza di Laxmi affinché Pia trovasse l’amore e si sposasse coinvolse comunque Sonal, e i loro commenti sui presunti difetti di Pia nella sua incapacità di trovare un compagno alla fine portarono Pia a esplodere e, cosa ancora più sfortunata, a farlo durante la cerimonia dell’henné di Sonal, portando Sonal alla straziante decisione di escludere Pia dal suo matrimonio.

Sebbene Pia si sentisse attaccata da più parti, sia lei che Sonal erano in parte colpevoli, la prima per essere stata dura con Laxmi e Sonal durante la cerimonia, la seconda per aver continuato a assecondare l’idea di felicità di Laxmi.

La lite tra Sonal e Pia ha mostrato che Pia aveva toccato il fondo in Picture This proprio perché il loro legame era una delle poche cose su cui poteva contare. Mentre Pia si sentiva attaccata da più parti, sia Pia che Sonal erano in parte colpevoli, la prima per essere stata dura con Laxmi e Sonal alla cerimonia, e la seconda per aver continuato a assecondare l’idea di felicità di Laxmi legata al matrimonio. La riconciliazione tra Sonal e Pia è stata il lieto fine più grande nel film originale Amazon Prime Video, perché le ha riunite e le ha ispirate a essere più aperte.

Il vero significato degli appuntamenti e come hanno fatto a riconnettere Pia con la sua famiglia

A parte il quarto appuntamento di Pia con il suo migliore amico Jay, che l’ha effettivamente tirata su di morale dopo il momento più basso in Picture This, tutti gli altri appuntamenti sono stati terribili. Tuttavia, la loro funzione era più importante del semplice far incontrare Pia con qualcuno con cui avrebbe potuto potenzialmente uscire. Infatti, il suo primo appuntamento con Sid ha mostrato l’interesse mal riposto di Mukul nel proteggere gli affari di Pia, poiché ha effettivamente proposto a Pia di uscire con qualcuno con cui non avrebbe mai potuto andare d’accordo, ma che avrebbe potuto aiutare il Nono Mandala a decollare se Pia avesse affrontato la questione come un affare d’affari.

Allo stesso modo, l’appuntamento con Akshay ha permesso a Pia di conoscere meglio sua madre, che poteva vedere solo nel suo ruolo, mentre Akshay le ha aperto gli occhi su quanto ci fosse di più in Laxmi. Infine, l’appuntamento con Milo ha spinto Pia a fare qualcosa di completamente inaspettato che le ha fatto sentire sicura di sé, e alla fine ha anche spinto Pia e Charlie a parlare onestamente di ciò che non andava nella loro relazione. Ogni appuntamento di Pia l’ha aiutata a ritrovare se stessa o i suoi cari, dimostrando quanto possa essere importante e gratificante essere aperta e onesta con la propria famiglia.

Il vero significato del finale di Picture This

Tutto ciò che è accaduto in Picture This ha fatto emergere la versione migliore di Pia in ogni aspetto della sua vita. Se all’inizio del film poteva essere chiusa romanticamente, alla fine affrontare quanto fosse stata ferita dal modo in cui le cose erano finite tra Pia e Charlie ha dato un’altra possibilità alla loro storia d’amore e ha fatto capire a Pia che non avrebbe dovuto stare da sola solo per dimostrare che poteva contare su se stessa, sulla sua visione e sulla sua indipendenza. Il finale di Picture This ha permesso a Pia di aprirsi alla possibilità di essere felice in diversi aspetti della sua vita.

La proporzione cataclismica della lite tra Pia e Sonal ha anche migliorato la loro famiglia nel suo insieme. Se all’inizio di Picture This Pia vedeva Laxmi solo come la madre che voleva che si sposasse, il finale le ha avvicinate, poiché entrambe hanno potuto capirsi meglio e gioire veramente di dove le loro vite le avevano portate. Infine, Picture This ha ricompensato ogni sacrificio di Pia per creare arte e rendere redditizio il Nono Mandala, rendendo il suo finale un successo clamoroso per Pia e altrettanto felice per tutti i personaggi della commedia romantica.

Scissione – Stagione 2, Episodio 8, la spiegazione del finale: Harmony Cobel sta cercando di distruggere Lumon?

L’ottavo episodio della seconda stagione di Scissione non è come gli altri episodi della serie Apple TV+, in quanto si concentra esclusivamente su Harmony Cobel, sul suo passato e sui suoi piani futuri per abbattere Lumon. Anche se Cobel è stata ritratta come uno dei personaggi chiave nella prima stagione della serie di fantascienza di Apple TV+, dopo i primi episodi della seconda stagione ha avuto pochissimo tempo sullo schermo. Dopo non essere stata autorizzata a gestire nuovamente il piano reciso, Cobel si è rivoltata contro l’azienda che aveva lealmente adorato ed è scomparsa prima che qualcuno potesse rintracciarla.

Anche se la seconda stagione inizialmente accennava al fatto che si stava dirigendo verso un luogo chiamato Salt’s Neck, non rivelava mai perché Cobel si stava dirigendo lì e cosa aveva intenzione di fare dopo la sua partenza da Lumon. Dopo aver mantenuto un’aria di ambiguità sulla sorte di Cobel, la seconda stagione di Scissione le dedica un intero episodio, rivelando tutto, dalla sua storia in Lumon al vero motivo per cui si sentiva tradita dall’azienda. Una grande rivelazione sul passato di Harmony Cobel in Lumon cambia tutto ciò che si sapeva su di lei e sul suo contributo all’azienda.

Perché Cobel accetta di incontrare Mark nel finale dell’ottavo episodio della seconda stagione di Scissione

Cobel è rimasta devastata quando Lumon l’ha licenziata nel finale della prima stagione di Scissione. Nonostante fosse stata licenziata, mantenne la sua lealtà e aiutò Lumon a contenere il caos causato dalla contingenza degli straordinari che ne seguì nell’arco finale della prima stagione. Con suo sgomento, anche dopo aver dimostrato la sua dedizione al servizio dell’azienda, Helena non accettò di averla a bordo come responsabile del piano licenziata e le offrì solo un profilo di lavoro alternativo in azienda.

Questo creò un senso di dissonanza nella mente di Helena, che si rese conto di come avesse sprecato tutta la sua vita rimanendo fedele a un’azienda che l’aveva buttata fuori come uno strumento scartato. Con questo, Cobel poteva finalmente vedere quanto fosse malvagia Lumon, spingendola a scappare a Salt’s Neck, la piccola città in cui era cresciuta. Dopo aver ottenuto ciò che voleva dalla sua casa d’infanzia, si allontana da Salt’s Neck e riceve una chiamata da Devon. Invece di ignorare Devon e Mark e rimanere fedele a Lumon, Cobel non si trattiene dall’aiutarli.

Nella scena finale dell’episodio 8 della seconda stagione di Scissione si rende conto di essere stata programmata per credere nella visione di Lumon per tutta la vita. Tuttavia, come i lavoratori tagliati fuori, anche lei era un burattino che l’azienda sfruttava a proprio vantaggio. Questa consapevolezza le fa odiare Lumon e la incoraggia a collaborare con coloro che sono determinati a distruggerla.

Chi arriva a casa di Sissy Cobel nel finale dell’ottavo episodio della seconda stagione di Scissione

Dopo essere arrivata a Salt’s Neck nell’ottavo episodio della seconda stagione di Scissione, Cobel teme di essere seguita. Inoltre, teme che Sissy non la faccia entrare in casa se vede la sua auto parcheggiata fuori. Pertanto, chiede aiuto a Hampton e gli chiede di lasciarla in silenzio a casa di Sissy. Verso la fine dell’episodio, Cobel trova finalmente ciò che stava cercando, ma Hampton vede da lontano un’auto che si avvicina alla casa di Sissy. Anche se l’episodio non rivela chi è arrivato a casa di Sissy, sembra ovvio che si trattasse di qualcuno della Lumon.

Sissy Cobel aveva precedentemente rivelato che dopo che Harmony aveva lasciato Lumon, Drummond l’aveva chiamata per raccontarle della sfida di Harmony. Mentre Harmony trascorre del tempo nella stanza di sua madre e ricorda la sua tragica scomparsa, Sissy sembra tradirla informando le autorità di Lumon del suo arrivo a casa sua. Questo spiegherebbe come Lumon sia venuta a conoscenza di dove si trovasse Cobel. Poiché anche Hampton sembra aver avuto una storia traumatica con Lumon, esprime il suo odio verso l’azienda dicendo “Venite a domare questi temperamenti, stronzi”, mentre l’auto di Lumon si avvicina alla casa di Sissy.

Cosa cerca Harmony nella casa di Sissy Cobel

Harmony cerca in particolare un taccuino nella casa di Sissy che apparentemente contiene intricati disegni di qualcosa che ha creato lei. Dopo aver cercato in tutta la sua stanza e in quella di sua madre, Cobel si rende conto che Sissy non avrebbe mai buttato via le sue cose. Con questo, si rende conto che Sissy potrebbe aver conservato le sue cose in cantina. Quando va in cantina, trova finalmente il taccuino che stava cercando, che contiene intricati disegni di tutti i protocolli e le procedure di override che Lumon utilizza per creare le barriere di separazione nei cervelli dei propri dipendenti.

I disegni nel taccuino di Cobel spiegati: perché James Eagan li ha rubati?

I progetti nel taccuino di Cobel rivelano che la procedura di separazione e le sue numerose componenti erano frutto del suo ingegno. Era la mente dietro tutte le procedure che Lumon utilizza sui suoi lavoratori. Tuttavia, non le è mai stato dato il merito che meritava per il suo lavoro. Invece, Jame Eagan ha rivendicato come sue le sue invenzioni e si è preso tutto il merito per i suoi contributi a Lumon. La storia di Cobel e Jame Eagan ricorda la leggenda che circonda Thomas Edison e Nikola Tesla.

La rivelazione di Cobel spiega perché Harmony si sentì così distrutta dopo che Lumon la allontanò dal piano di separazione. Era orgogliosa di aver contribuito alla crescita di Lumon inventando e studiando la procedura di separazione, ma l’azienda glielo portò via.

È opinione diffusa che Thomas Edison abbia brevettato le invenzioni di Tesla solo a suo nome e le abbia presentate agli azionisti senza dare a Tesla il giusto merito per i suoi contributi. Anche se non ci sono prove che Edison abbia rubato a Tesla, il retroscena di Cobel mette in evidenza come le potenti forze dietro Lumon gestiscano l’azienda come una setta. Manipolano lavoratori come Cobel facendogli credere che il loro unico scopo è servire Kier, mettendo a tacere qualsiasi riconoscimento dei loro contributi individuali.

La spiegazione della storia di Harmony Cobel alla Lumon

L’ottavo episodio della seconda stagione di Scissione non solo rivela la verità sui contributi di Harmony Cobel alla Lumon, ma svela anche come è stata assunta dall’azienda quando era solo una bambina. Come la signorina Huang, anche Cobel era minorenne quando fu assunta dall’azienda come stagista. Come la Huang, anche lei partecipò al prestigioso programma Wintertide Fellowship di Lumon e fu ritenuta meritevole di tale borsa di studio solo dopo aver dimostrato quanto fosse laboriosa durante il suo periodo di lavoro in una fabbrica Lumon.

Sebbene l’episodio non approfondisca i dettagli del viaggio di Cobel a Wintertide, suggerisce che anche Hampton abbia lavorato con lei nella fabbrica Lumon. Hampton continua a sottolineare come Lumon li abbia costretti a lavorare come bambini, rivelando la triste verità sulla storia di sfruttamento di giovani menti impressionabili da parte dell’azienda. Quando Cobel e Hampton si drogano, Cobel ricorda anche di aver fumato etere per la prima volta quando aveva solo nove anni. Questo suggerisce che Cobel e Hampton erano costantemente esposte all’etere e ai suoi effetti inebrianti quando lavoravano nelle fabbriche di etere della Lumon da bambine.

la spiegazioen del ruolo di Celestine “Sissy” Cobel nella Lumon 

Anche se l’episodio 8 della seconda stagione di The Divide non menziona esplicitamente il ruolo di Sissy Cobel in Lumon, mette in evidenza come anche lei sia accecata dalla sua devozione all’azienda. Per alcuni secondi, l’episodio mostra anche una foto di una targa su una delle pareti della casa di Sissy, che rivela che lei era la “Maestra apprendista dei giovani”. Mostra anche che era stata etichettata come la “Quarterly Striver” nel “4th Quarter”, suggerendo che aveva legami profondi con l’azienda come sua dipendente per un bel po’ di tempo.

Cosa è successo alla madre di Harmony Cobel

L’episodio 8 della seconda stagione di Scissione rivela che la madre di Cobel aveva una malattia terminale. Cobel accettò di lavorare per Lumon in giovane età perché credeva che l’azienda l’avrebbe aiutata a pagare le cure per sua madre. Tuttavia, mentre era via per lavoro per Lumon, sua madre morì. Come si vede nell’episodio di Scissione – stagione 2, Cobel rimane traumatizzata dalla morte di sua madre e porta persino con sé il suo tubo per la respirazione.

La stagione 2 di Scissione dovrebbe avere un totale di 10 episodi, con l’ultimo episodio in uscita il 21 marzo 2025.

Cobel cerca di incolpare Celestine per la morte di sua madre sostenendo che non si è presa cura di lei. Tuttavia, con grande sorpresa di Harmony, Celestine sostiene che sua madre è morta dopo che lei stessa ha scollegato il tubo di respirazione dal suo macchinario di supporto vitale. Sebbene Harmony si rifiuti di credere alle affermazioni di Sissy Cobel, la rivelazione la sconvolge profondamente.

L’impatto e l’influenza di Lumon su Salt Neck spiegati

Anche se l’ottavo episodio della seconda stagione di Scissione non approfondisce l’influenza di Lumon su Salt’s Neck, accenna a come l’azienda abbia distrutto la città. Molti cittadini sembrano soffrire di gravi problemi di salute e utilizzare tubi per respirare, il che suggerisce che Lumon abbia fortemente inquinato l’aria e l’acqua. Per fare spazio alla sua crescita, l’azienda sembra anche aver costretto molte persone a trasferirsi, mentre quelle rimaste sono state costrette a lavorare per Lumon.

Outlander: spiegato perché Claire ha visto le ali nella stagione 7

Claire ha ripetutamente avuto una visione di ali che sbattono nel finale della settima stagione di Outlander, ma cosa significava veramente? Questo episodio più recente ha seguito Claire mentre si riprendeva dalla ferita d’arma da fuoco e ha visto una serie di cose mentre si avvicinava alla morte. Tra le ali blu e la misteriosa visita del Maestro Raymond al suo capezzale, Claire ha sviluppato la teoria che la sua prima figlia, Faith, fosse in qualche modo sopravvissuta all’infanzia. Anche se è ancora un po’ azzardato, i dettagli della nascita di Faith nella seconda stagione di Outlander hanno tutto a che fare con le visioni di Claire nella settima stagione.

In Outlander non è ancora chiaro se le visioni di Claire fossero reali o semplicemente il risultato della sua ferita. Indipendentemente da ciò, ciò che vide fece emergere qualcosa dentro di lei e Claire non riuscì a togliersi dalla mente la piccola Faith. Quando il Maestro Raymond apparve al suo capezzale, si scusò per qualcosa che le aveva fatto, anche se non volle rivelare di cosa si trattasse. Fu durante questo sogno che Claire vide l’immagine delle enormi ali blu che portavano in volo un uccello. Poi, Claire vide di nuovo la stessa cosa in Outlander quando Fanny cantò “I Do Like to Be Beside the Seaside”, ma perché?

Claire ha visto le ali di un airone blu dopo l’aborto nella seconda stagione di Outlander

Le ali che Claire continua a vedere nel finale della settima stagione di Outlander sono quelle di un “grande airone blu”, che era un elemento significativo della seconda stagione di Outlander, episodio 7, “Fede”. Durante la scena iniziale dell’episodio, Claire e una piccola Brianna guardano insieme un libro sugli uccelli nel XX secolo. Brianna indica l’immagine dell’airone azzurro e chiede a sua madre se ne ha mai visto uno prima d’ora. Claire risponde di sì, dicendo che una volta aveva visto questo uccello in Scozia. Il pensiero la rende chiaramente malinconica e questa scena di Outlander ritorna rapidamente all’aborto spontaneo di Claire nella Francia del XVIII secolo.

La prima figlia di Claire, Faith, nacque morta nella seconda stagione di Outlander, episodio 7, e anche la stessa Claire rischiò di morire quando un pezzo di placenta rimase a marcire nel suo utero. Sopravvisse solo perché il Maestro Raymond apparve al suo capezzale e la guarì. Le mise le mani sul viso e sul corpo e disse a Claire di chiudere gli occhi e di dirgli cosa vedeva. Quando Claire obbedì, vide quelle stesse ali blu che battevano. Questa visione ritorna a Claire nella settima stagione di Outlander, quando il Maestro Raymond appare nel suo sogno e quando Fanny canta, e c’è un’ottima ragione.

Il Maestro Raymond disse a Claire che le ali blu avrebbero portato via il suo dolore

Quando Claire raccontò al Maestro Raymond delle ali blu che aveva visto nella seconda stagione di Outlander, lui le disse che il blu era il colore della guarigione. Continuò spiegando che le ali avrebbero portato via il dolore di Claire, ma solo se lei glielo avesse permesso. Il Maestro Raymond guarì Claire, ma è implicito che fosse in grado di farlo solo perché Claire aveva rinunciato al controllo del suo dolore. Aveva permesso a quelle ali blu di fare il loro lavoro, partecipando al processo di guarigione con il suo stesso potere misterioso.

Dopo che Claire fu guarita, il Maestro Raymond spiegò inoltre che la chiamava “Madonna” perché aveva un’aura blu, la stessa della Vergine Maria e di lui stesso.

Dopo che Claire fu guarita, il Maestro Raymond spiegò inoltre che la chiamava “Madonna” perché aveva un’aura blu, la stessa della Vergine Maria e di lui stesso. Ogni persona in Outlander ha un’aura colorata e il Maestro Raymond è tra coloro che possono vederla. Le persone con un’aura blu sono guaritrici naturali, quindi il fatto che Claire possieda questa qualità spiega perché è un’infermiera e un medico così appassionato. Non è solo la sua esperienza a renderla una guaritrice efficace, ma un aspetto naturale del suo stesso essere. Il Maestro Raymond è esattamente lo stesso.

Il fatto che Claire e il Maestro Raymond abbiano un’aura blu in Outlander dimostra che questi personaggi possiedono la stessa abilità magica di guarire. La magia che Raymond ha usato per scacciare l’infezione di Claire è qualcosa che la stessa protagonista di Outlander potrebbe padroneggiare se lo volesse. Naturalmente sono passati decenni da quando questo potere è stato usato per salvare la vita di Claire, e lei non ha più esercitato la sua abilità. Tuttavia, la visione delle ali dell’airone azzurro nella settima stagione di Outlander e la sua teoria che Faith potrebbe essere sopravvissuta potrebbero motivare Claire a farlo.

Perché l’airone azzurro è significativo per il personaggio di Claire in Outlander

La visione dell’airone azzurro da parte di Claire è strettamente legata al Maestro Raymond, quindi questo animale potrebbe rappresentare questo strano uomo in Outlander. Tuttavia, sembra più probabile che questo elegante uccello sia un riflesso del carattere di Claire e un simbolo di guarigione. Ha detto a Brianna di aver visto degli aironi blu in Scozia, che è chiaramente un luogo importante nella storia di Claire. È qui che ha viaggiato per la prima volta nel tempo e dove ha incontrato Jamie Fraser, la sua anima gemella. Tuttavia, è interessante notare che le grandi aironi blu non sono originarie della Scozia, proprio come la Scozia non è veramente la casa di Claire.

Le grandi aironi blu sono originarie del Nord America e non sembra una coincidenza che sia qui che Jamie e Claire si sono stabiliti in Outlander. La Scozia occupa un posto speciale nei loro cuori, ma i Fraser hanno fatto della Carolina del Nord la loro casa. Sembra che l’airone blu di Claire fosse un indizio che questa località sarebbe stata fondamentale per il suo futuro, ma potrebbe andare anche oltre. Claire ha visto l’airone blu quando ha perso sua figlia e ora lo ha visto di nuovo dopo aver incontrato Fanny Pocock, che è potenzialmente la figlia di Faith. L’airone blu potrebbe essere stato un segno che il Nord America è il luogo in cui Claire si riunirà con il suo sangue.

Cosa significano le ali dell’airone azzurro per la stagione 8 di Outlander

L’ultima volta che abbiamo visto l’airone azzurro di Claire nella stagione 7 di Outlander, Fanny Pocock aveva appena cantato “I Do Like to Be Beside the Seaside”. Questo è il numero del XX secolo che Claire aveva cantato alla piccola Faith nella seconda stagione, e questo particolare dettaglio ha ispirato la teoria che la bambina fosse sopravvissuta in qualche modo. La stagione 8 di Outlander dovrà rivelare se questo è vero o no. Indipendentemente da ciò, si può presumere che l’aura blu di Claire e la sua capacità di guarigione saranno una caratteristica chiave dei prossimi episodi. Ciò significa che il grande airone blu entrerà di nuovo in gioco.

Dovrebbe diventare più evidente nella stagione 8 di Outlander cosa rappresenti l’airone blu per Claire. L’uccello potrebbe essere la rappresentazione fisica del potere di Claire, oppure potrebbe essere un segno dell’universo su dove possa scoprire il suo destino. L’airone potrebbe essere legato direttamente a Master Raymond, oppure l’anima di Faith Fraser potrebbe essere rappresentata da questo uccello. In un modo o nell’altro, in Outlander è chiaro che queste bellissime ali sono essenziali per la storia di Claire. Hanno portato via il suo dolore e la porteranno anche verso la sua fine.

Yellowjackets – stagione 3, episodio 5, la spiegazione del finale

La stagione 3, episodio 5, di Yellowjackets si conclude con Shauna Shipman (Sophie Nélisse) che prende una decisione brutale nei confronti del coach Ben Scott (Steven Krueger). Durante il periodo trascorso nella natura selvaggia, Shauna ha subito un trauma significativo, compresa la perdita del suo bambino, e ha scelto di diventare sempre più spietata per sopravvivere. Nella terza stagione di Yellowjackets, nel finale dell’episodio 4, la natura spietata di Shauna la porta a fare pressione sui suoi compagni affinché votino per la colpevolezza del coach Ben. Mentre il gruppo decide quale dovrebbe essere il suo destino ora, nell’episodio 5 Shauna suggerisce addirittura che dovrebbe essere dato alle fiamme.

Nella Yellowjackets attuale linea temporale, l’episodio 5 si concentra in gran parte sulle conseguenze della morte di Lottie Matthews (Simone Kessell). Misty Quigley (Christina Ricci), la Shauna adulta (Melanie Lynskey) e Walter Tattersall (Elijah Wood) indagano e scoprono parti del passato di Lottie che non conoscevano. Van Palmer (Lauren Ambrose) è sconvolta dalla notizia della morte di Lottie e si preoccupa che a Taissa Turner (Tawny Cypress) non sembri dare troppo fastidio.

Perché Shauna fa pugnalare il piede dell’allenatore Ben a Melissa

Mentre la colonna sonora delle Yellowjackets suona “Rid of Me” di PJ Harvey, l’adolescente Shauna fa pugnalare il piede rimasto all’allenatore Ben a Melissa (Jenna Burgess). La decisione di impedire all’allenatore Ben di camminare di nuovo viene presa dal gruppo dopo aver deciso di non ucciderlo. Credono di aver ancora bisogno dell’allenatore Ben vivo, ma vogliono anche prendere misure per assicurarsi che non possa scappare. Mentre questa decisione viene presa come gruppo, Shauna ha le sue ragioni personali per volere che sia Melissa a pugnalargli il piede.

A Shauna piace sentirsi potente e gode del potere che ha su Melissa, che include convincerla a pugnalare Coach Ben. Dice a Melissa che non dovrebbe aver paura delle sue “parti cattive”, il che fa eco a ciò che Melissa dice all’inizio dell’episodio sul fatto che è per questo che le piace Shauna. Oltre al potere, vedere Melissa fare questo all’allenatore Ben fa sentire Shauna più vicina a lei, il che la porta a tenere la mano insanguinata di Melissa davanti al resto del gruppo in seguito, rendendoli consapevoli di questa relazione.

La visione di Akilah e come salva l’allenatore Ben

Akilah (Nia Sondaya) ritorna nella caverna dove ha avuto una visione nella terza stagione, episodio 3, di Yellowjackets. Questa volta, la visione di Akilah la vede su una scogliera, e sotto di lei c’è una versione gigante dell’allenatore Ben sospesa in aria. Fa da ponte che permette ad Akilah di attraversare in sicurezza la voragine sotto di lei e raggiungere l’altro lato, dove ci sono i rumori del traffico, lo scorcio di una città, e lei sente la speranza. Akilah crede che questa visione dimostri che l’allenatore Ben è la chiave per far trovare la strada di casa ai Yellowjackets.

Mentre l’adolescente Taissa (Jasmin Savoy Brown) si prepara a sparare e uccidere Coach Ben, Lottie (Courtney Eaton) e Travis Martinez (Kevin Alves) intervengono e gli salvano la vita. Se Coach Ben è davvero la chiave per permettere ai Yellowjackets di fuggire dalla giungla, non possono ancora ucciderlo, perché hanno bisogno di lui vivo, affinché la visione di Akilah possa avverarsi. Con questo atto di pietà seguito dal resto del piede di Coach Ben che viene pugnalato, forse sarebbe stato meglio per lui essere colpito rapidamente e in modo pulito da Taissa, ma questa non è più un’opzione per lui.

Cosa sta succedendo alla Taissa adulta?

Alla fine dell’episodio, la Taissa adulta è turbata e vuole cambiare aria, ma all’inizio dell’episodio si sente spensierata, anche dopo aver saputo della morte di Lottie. Il cambiamento di atteggiamento di Taissa avviene dopo che ha avuto la prima opportunità dopo tanto tempo di vedere suo figlio, Sammy (Aiden Stoxx), che le chiede: “Non sei più la mia mamma?” prima di allontanarsi da lei. Questi momenti suggeriscono che la parte più sinistra di Taissa ha il controllo su di lei.

Sammy ha visto entrambi i lati di sua madre e sembra avere una capacità unica di identificare quale lato ha il controllo. In apparenza, Taissa potrebbe non rendersi conto che il suo lato mangia-sporco ha preso il sopravvento e che è diventato abile nel mascherarlo. La morte di Lottie potrebbe non turbare Taissa perché è stata l’altra metà a ucciderla. Se così fosse, per Van sarà un tradimento devastante scoprire che la sua rinnovata relazione con Taissa è stata costruita su una bugia nella terza stagione di Yellowjackets.

Chicago Fire Stagione 13, Episodio 16, trailer: il capo Pascal è in crisi dopo una grave perdita

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L’ultimo trailer della tredicesima stagione di Chicago Fire, episodio 16, rivela il comandante Dom Pascal (Dermot Mulroney) in preda a una spirale di depressione dopo la devastante perdita della moglie. Assumendo il posto del capo Boden come leader della caserma 51, il capo Pascal è stato una presenza costante nella serie procedurale dei primi soccorritori. Tuttavia, il recente episodio, intitolato “Too Close”, ha inferto un colpo straziante sia al capo che all’intera squadra. Monica (KaDee Strickland), che era stata presentata all’inizio della stagione 13 di Chicago Fire, è morta in un incidente d’auto mentre si recava alla celebrazione del loro anniversario.

Ora, la NBC ha svelato un teaser per il prossimo episodio di Chicago Fire, in cui il capo Pascal sembra essere in difficoltà sotto il peso del suo profondo dolore (tramite TV Promos). Nel trailer, Violet Mikami (Hanako Greensmith) avverte un altro membro della squadra che sta “diventando un po’ ossessivo”, mentre il capo inizia ad accusare una coppia di aver ucciso sua moglie e mette in pericolo se stesso alla stazione. La tredicesima stagione di Chicago Fire, episodio 16, andrà in onda su NBC il 26 marzo. Guarda il trailer qui sotto:

Cosa significa per Chicago Fire

Mentre il comandante Pascal è sconvolto dalla tragica morte della moglie nella tredicesima stagione di Chicago Fire, l’ultimo trailer mostra Violet, Kelly Severide, Chris Herrmann e il resto della caserma 51 sempre più preoccupati per il benessere del loro nuovo comandante. In difficoltà, Pascal inizia a perdere la concentrazione sul lavoro, a scagliarsi contro gli altri e persino a incolparli per l’incidente di Monica: “Avete ucciso mia moglie! Non la passerete liscia!Il suo comportamento irregolare minaccia di destabilizzare la caserma, lasciando la sua squadra incerta su come aiutarlo.

One Chicago ha perso diversi personaggi nel corso degli anni, ma le morti importanti come quella di Monica sono sempre difficili da elaborare per la squadra. Al di là del danno personale subito da Pascal, questa tragedia crea anche una sfida più grande per i primi soccorritori. Anche se la squadra si è adattata all’assenza del capo Boden, Pascal deve ancora affermarsi pienamente come loro leader. Il suo dolore costringerà Severide e il resto della squadra a stringersi intorno a lui, rafforzando potenzialmente il loro legame nel processo.

SWAT cancellato dalla CBS ancora una volta, lo showrunner risponde alla “notizia straziante”

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S.W.A.T. è stata cancellata per la terza volta dalla CBS. Basato sulla serie televisiva del 1975 e sull’adattamento cinematografico del 2003 con lo stesso titolo, il dramma poliziesco della CBS era stato originariamente cancellato nel 2023 dopo la sesta stagione. Tuttavia, il network ha successivamente annullato la decisione pochi giorni dopo il primo annuncio, rivelando infine che lo show sarebbe tornato per una settima e ultima stagione. Anche questa decisione è stata ribaltata nel maggio dello scorso anno, quando la CBS ha rinnovato a sorpresa l’ottava stagione di S.W.A.T..

Come riportato da Deadline Hollywood, la CBS ha ora cancellato S.W.A.T. per la terza volta, subito dopo che anche FBI: Most Wanted e FBI: International sono stati cancellati. Lo showrunner della serie, Andrew Dettmann, ha definito la notizia “straziante” e ha elogiato il cast e la troupe dello show, con cui ha lavorato nelle ultime otto stagioni. Ecco i suoi commenti:

È una notizia straziante, soprattutto perché è stato un immenso piacere lavorare con questo cast e questa troupe per realizzare uno show di cui siamo sempre stati orgogliosi. Sono davvero un gruppo di persone straordinarie che hanno lavorato così duramente e sono state così dedite per tutte queste otto stagioni, superando innumerevoli sfide. Non posso che lodarli. Mi sento così privilegiato di aver fatto parte della famiglia S.W.A.T.

Cosa significa l’ultima cancellazione di S.W.A.T. per il longevo poliziesco

Nonostante abbia sfidato le probabilità e sia tornata in onda due volte dopo la cancellazione, il rapporto originale di Deadline suggerisce che questo ultimo annuncio significhi che l’ottava stagione di S.W.A.T. sarà l’ultima della serie. Ciò suggerisce che, mentre la decisione di invertire le precedenti cancellazioni di S.W.A.T. è stata il risultato dell’offerta di incentivi finanziari più favorevoli da parte di Sony Pictures Television alla CBS, questa volta la CBS avrebbe deciso di non impegnarsi affatto in trattative di rinnovo.

Pertanto, il pubblico probabilmente non dovrebbe aspettarsi che S.W.A.T. riceva lo stesso tipo di grazia dell’ultimo minuto che ha già ricevuto più di una volta negli anni passati. Inoltre, la CBS è attualmente nella posizione di dover fare spazio nel suo palinsesto per gli spin-off precedentemente annunciati di Fire Country e Blue Bloods, Sheriff Country e Boston Blue. Il network sembra stia spostando la sua attenzione, il che non lascia spazio alla nona stagione di S.W.A.T..

Beauty In Black – Parte 2, la spiegazione del finale: Horace e Kimmie si sposeranno davvero?

Beauty in Black ha pubblicato il resto della prima stagione e il finale della seconda parte ha portato alcune delle più grandi sorprese del dramma di Tyler Perry. La prima parte di Beauty in Black si è conclusa con un finale scioccante in cui Horace ha sventato un furto in casa sua, Rain è finita in ospedale con un destino incerto e la sorella minore di Kimmie, Sylvie, è stata rapita. La seconda parte riprende subito dopo questo finale da brivido, con Kimmie che si mette in viaggio per trovare Sylvie e farla pagare ai suoi rapitori (naturalmente, facendosi molti nemici pericolosi lungo la strada).

Nei primi otto episodi, Beauty in Black ha lasciato molte domande senza risposta da esplorare nei successivi otto. La seconda parte della prima stagione di Beauty in Black – parte 2 è uscita su Netflix il 6 marzo e si tuffa a capofitto in quelle domande. Il finale è emozionante: l’episodio 16, “Now Make It Thunder”, in cui un Horace malato fa un ultimo gioco di potere contro la sua famiglia doppia. Kimmie riceve una proposta inaspettata, Olivia fa una mossa spietata contro Lena e il palcoscenico è pronto per una seconda stagione emozionante.

Perché Horace vuole sposare Kimmie nel finale di Beauty in Black – parte 2

All’inizio del finale di Beauty in Black – parte 2, Kimmie va a trovare Horace in ospedale, dove lui le dice che sta morendo e che vuole sposarla. Ma non vuole sposarla perché è innamorato di lei o perché non vuole morire da solo; ha un motivo molto più pratico. Quando morirà, Horace vuole assicurarsi che la sua fortuna, guadagnata con fatica, non vada ai suoi figli fannulloni, che sono “fottuti perdenti,” per usare le sue parole, e l’unico modo per farlo è sposarsi.

Beauty in Black è la prima serie drammatica di Tyler Perry per Netflix.

Horace è coinvolto in un intenso braccio di ferro finanziario con la sua famiglia e non vuole perdere, nemmeno nella morte. È disposto a sposare una parente lontana per tenere i suoi soldi fuori dalle loro mani. Kimmie non accetterà di sposare Horace se non scopre perché odia così tanto i suoi figli, e lui le spiega che non hanno mai lavorato un giorno in vita loro, quindi non pensa che meritino di diventare ricchi per caso. Kimmie chiede di quanti soldi stiano parlando e Horace risponde in modo criptico: “Abbastanza da non dover mai più lavorare in vita tua”.

Perché Kimmie accetta davvero la proposta di Horace

kimmie in beauty-in-black

Kimmie non accetta subito la proposta di Horace, ci pensa un po’ su, ma alla fine accetta di sposarlo. Quando racconta della proposta alla sua amica Rain, questa si mette subito a cercare su Google il patrimonio netto di Horace e scopre che vale ben 376 milioni di dollari. Questo di certo rende la proposta più allettante, e Kimmie ci pensa su, perché sarà più che sufficiente per pagare i suoi debiti e liberarsi delle persone pericolose che le danno la caccia. Ma non è l’unico motivo per cui Kimmie accetta di sposare Horace.

Quando Kimmie sposerà Horace, diventerà una Bellarie, che, nel mondo di Beauty in Black, è come essere una Kennedy o una Vanderbilt. Potrà ottenere tutto ciò che vuole semplicemente abbandonando il proprio cognome da sposata. Quando un’infermiera entra nella stanza d’ospedale di Sylvie in fondo al corridoio e tenta di cacciarla e trasferirla in un ospedale meno prestigioso, Kimmie le dice che è fidanzata con un Bellarie e l’infermiera cambia immediatamente atteggiamento e lascia che Sylvie rimanga. Questo matrimonio porterà alcuni vantaggi piacevoli.

Il piano di ricatto di Olivia contro Lena spiegato

Fin dalla prima parte, l’avvocato Lena ha costruito un caso contro l’impero dei prodotti per capelli Bellarie. Nel finale, finalmente consegna alla matriarca Bellarie Olivia una citazione in giudizio per iniziare il procedimento giudiziario. Tuttavia, Olivia ricatta rapidamente Lena affinché lasci cadere il caso. Provoca Lena a schiaffeggiarla, lo filma e minaccia di pubblicare il video se continua con la causa collettiva. Per provocarla, Olivia schiaffeggia Lena ripetutamente, ma poiché Olivia è così potente, l’unico testimone chiude un occhio. Questo è un interessante commento su come lo stato di diritto non si applica ai super-ricchi.

Perché i Bellaries si oppongono così tanto al matrimonio

Non appena i Bellaries vengono a sapere del matrimonio, cercano disperatamente di impedirlo. Mallory corre in ospedale per creare scompiglio, Olivia chiede a Roy e Charles di raggiungerla e anche Jules si unisce a loro. Horace lo aveva previsto, quindi ha chiesto alla sicurezza dell’ospedale di isolare il suo reparto e di tenere i Bellaries confinati nell’atrio. Alla fine, i Bellaries si coalizzano contro la guardia di sicurezza e la spingono per entrare nel padiglione e vedere Horace. Ma quando arrivano lì, è troppo tardi; il matrimonio è già avvenuto.

Ci sono un paio di ragioni per cui i Bellaries sono così irremovibili nel non voler che Horace sposi Kimmie.

Per cominciare, non vogliono che il denaro esca dalla famiglia e finisca nelle mani di una persona che non sia un Bellarie. Come per la maggior parte delle persone ricche, non è mai abbastanza, e vogliono tenersi ogni singolo centesimo a cui sentono di avere diritto. E soprattutto non vogliono che il denaro vada a Kimmie, una delle loro nemiche di lunga data, che da 16 episodi causa loro problemi.

Perché l’avvocato di Horace ha convinto Kimmie a lasciare la sua stanza d’ospedale

Mentre Horace sta facendo il test cognitivo necessario per il matrimonio, il suo avvocato porta Kimmie nel corridoio per rispondere a tutte le sue domande. Ma lui inizia subito a comportarsi in modo sospetto. Inventa ogni tipo di scusa per portare Kimmie nell’atrio, e Kimmie capisce subito l’inganno.

L’avvocato voleva attirare Kimmie nell’atrio, dove erano tenuti prigionieri i Bellary, per poterla affrontare. Ma ciò che rende Kimmie la migliore Beauty in Black è che non si fa facilmente ingannare da trucchi come questo.

Il vero significato del finale della seconda parte di Beauty in Black

Beauty in Black - parte 2 finale

Beauty in Black è stata una soap opera sul classismo fin dall’inizio e il finale mette in evidenza la banalità del divario di classe. Esplora l’idea che alcune persone che lavorano sodo, come Kimmie, trascorrono la vita sommerse dai debiti, mentre altre che non hanno mai alzato un dito, come i figli di Horace, sono nate in una situazione di sicurezza finanziaria e possono godere di lussi che non si sono guadagnati. Si tocca l’idea che “non si può portare con sé”, quando alla fine della sua vita Horace cerca di mettere la sua fortuna nelle mani giuste, dopo averla accumulata per anni.

Yellowjackets, la spiegazione della linea temporale: quanto tempo passa nella serie tv?

La cronologia delle Yellowjackets è molto vaga, rendendo difficile per gli spettatori capire da quanto tempo le ragazze sono disperse, ma alcuni indizi durante lo show forniscono qualche informazione in più. Yellowjackets segue la squadra di calcio di una scuola superiore che lotta per sopravvivere dopo che il loro aereo diretto alle nazionali si è schiantato nella natura canadese. Lo show, che alterna le ragazze da adolescenti nel 1996 nel bosco a donne adulte ai giorni nostri, rivela che le Yellowjackets sono rimaste bloccate per 19 mesi. Tuttavia, finora è stata mostrata solo una parte di quel periodo, lasciando il pubblico con domande senza risposta.

Descritta come una versione più cupa e tutta al femminile de Il signore delle mosche, la scena di apertura di Yellowjackets mostra le ragazze che alla fine ricorrono al cannibalismo, che dà i suoi frutti quando la linea temporale di Yellowjackets raggiunge la seconda stagione e Jackie e Javi vengono mangiate. La raccapricciante tattica di sopravvivenza sembrava essere molto lontana nella linea temporale, ma un inverno rigido durante i due mesi che separano le stagioni li ha costretti a farlo. Senza date esplicite, è difficile determinare per quanto tempo i sopravvissuti del volo 2525 sono rimasti nei boschi. Tuttavia, alcuni indizi contestuali possono essere raccolti per stabilire una linea temporale approssimativa di Yellowjackets.

Cronologia della prima stagione di Yellowjackets: 5-6 mesi

Yellowjackets - stagione 1

Ci sono indizi e riferimenti nascosti in tutta la prima stagione di Yellowjackets, che aiutano il pubblico a sviluppare teorie e servono come indizi contestuali per la cronologia di Yellowjackets. Il pubblico sa che i Yellowjackets hanno saltato il ballo di fine anno per andare alle nazionali, quindi è probabile che l’aereo sia precipitato nel maggio 1996. Anche la gravidanza di Shauna (Sophie Nélisse) è uno dei maggiori indicatori di quanto tempo sia passato, poiché la serie lascia intendere che sia rimasta incinta la notte prima dell’incidente aereo.

Durante il finale, la sua pancia ha iniziato a diventare più prominente, al punto che fatica a entrare nel suo vestito da “fine del mondo”. Anche se è difficile stabilire a che punto della gravidanza si trovi, è molto probabile che sia al secondo trimestre, il che suggerisce che gli eventi del finale si svolgano almeno tre mesi dopo l’incidente aereo. Altri indizi della linea temporale di Yellowjackets sono i cambiamenti del tempo e diversi commenti improvvisi dei personaggi.

All’indomani dell’incidente, le Yellowjackets possono dormire tranquillamente all’aperto, ma il tentativo di Jackie di farlo nel finale ha conseguenze mortali. I personaggi riconoscono ripetutamente che la sopravvivenza diventa più difficile quanto più fa freddo fuori, e l’improvvisa nevicata nel finale indica che hanno iniziato a entrare nell’inverno. Le ragazze organizzano la loro festa di “doomcoming” in sostituzione del ballo di fine anno, un evento che si svolge a settembre/ottobre, e Jackie dice che si sarebbero preparate per la “rush week” se l’aereo non si fosse schiantato.

Le Yellowjackets sono rimaste bloccate per 5 o 6 mesi.

Prima dell’incidente, gli studenti più grandi si stanno preparando per l’università, e la giocatrice Allie si lamenta del fatto che il viaggio alle nazionali le farà perdere il ballo di fine anno, che di solito si tiene a maggio. Questi indizi combinati forniscono una risposta approssimativa, in quanto suggeriscono che l’aereo si è schiantato a maggio o all’inizio di giugno, e gli eventi del finale si svolgono a fine ottobre o inizio novembre, il che significa che le Yellowjackets sono rimaste bloccate per 5-6 mesi.

Cronologia della seconda stagione di Yellowjackets: 4-5 mesi

Yellowjackets 2 stagione

Il secondo capitolo copre un periodo leggermente più breve

La cronologia di Yellowjackets si accorcia per la seconda stagione, ma è più ricca di azione rispetto alla prima puntata. La seconda stagione di Yellowjackets si apre con la rivelazione che sono passati due mesi dal finale della prima stagione. Pertanto, si può intuire che, contando il salto temporale di due mesi, gli eventi del secondo episodio si svolgono nel corso di 4-5 mesi, concludendo la stagione al più presto a febbraio e al più tardi ad aprile. Durante l’intera stagione, la natura selvaggia è coperta di neve, con una tempesta torrenziale alla vigilia del travaglio di Shauna.

La neve inizia a sciogliersi a marzo o aprile, ma può rimanere più a lungo, a seconda della zona. Quattro cose indicano quanto tempo passa nella linea temporale di Yellowjackets: il tempo, il cibo, la gravidanza di Shauna e il dialogo. Il salto temporale di due mesi è stato stabilito quando Taissa osserva che Shauna ha conversato con il corpo di Jackie per due mesi e, sebbene non si stia decomponendo così velocemente come farebbe normalmente a causa del freddo, le cade l’orecchio.

All’inizio della puntata, la carne dell’orso ucciso da Lottie nella prima stagione è diventata sottilissima, e non consumano più animali, riempiendo invece le loro pance di carne umana, fino a quando gli uccelli morti cadono sulla capanna nell’episodio 3, “Digestif”. Shauna ha anche avuto il suo bambino selvaggio nell’episodio 6, “Qui”. Quando è iniziato il travaglio, nessuno ha fatto menzione del fatto che il bambino sarebbe nato troppo presto, e il team si era preparato per il parto attraverso le meditazioni mattutine di Lottie.

Il team è rimasto bloccato per nove mesi in totale.

Pertanto, si può supporre che, a metà della pausa stagionale nella cronologia delle Yellowjackets, la squadra sia rimasta bloccata per nove mesi in totale. Dopo che Shauna è costretta a seppellire il suo bambino, accadono molte cose, come l’istituzione del rituale e il passaggio della leadership da Lottie a Natalie. Tuttavia, c’è ancora neve a terra, il che significa che è probabile che l’ultima serie di episodi della seconda stagione delle Yellowjackets si svolga nell’arco di un mese.

Le Yellowjackets rimangono bloccate per 19 mesi in totale

Yellowjackets - stagione 2

Si suggerisce che il team rimarrà nella natura selvaggia per un anno e mezzo

Anche se la cronologia di Yellowjackets non è stata stabilita esplicitamente nel 1996, è possibile calcolare esattamente per quanto tempo la squadra è rimasta bloccata nella natura selvaggia. È stato rivelato che le Yellowjackets sono rimaste bloccate per 19 mesi, circa un anno e mezzo. Se la cronologia di Yellowjackets seguisse le stime elencate, è probabile che la serie abbia finora coperto un periodo di tempo compreso tra i 9 e gli 11 mesi.

Ciò significa che mancano circa 8-10 mesi prima che venga mostrato come le ragazze vengono salvate. Tuttavia, i creatori della serie hanno suggerito che una terza linea temporale potrebbe entrare in gioco. Solo il tempo lo dirà, mentre Yellowjackets continua con la terza stagione.

La linea temporale degli adulti di Yellowjackets

Yellowjackets

Il segmento del 2021 copre molto meno

Sebbene la maggior parte delle domande sulla linea temporale di Yellowjackets si concentri sul periodo del 1996 e su quanto a lungo i sopravvissuti del volo 2525 siano stati abbandonati a se stessi nella natura selvaggia, questo non è l’unico punto della storia dei personaggi trattato dalla serie. Yellowjackets si concentra anche sul presente dei suoi personaggi, esplorando l’impatto di ciò che è accaduto nella natura selvaggia e l’impatto che ha avuto sulle loro vite 25 anni dopo.

Le parti di Yellowjackets ambientate nella natura selvaggia si svolgono tra il 1996 (l’incidente) e il 1998 (quando le ragazze vengono salvate). La narrazione poi riempie retroattivamente gli spazi vuoti man mano che rivela altro del mistero. La linea temporale attuale, d’altra parte, viene esplorata in modo lineare. Tuttavia, l’arco temporale degli eventi del 2021 in Yellowjackets è molto più breve. Mentre la parte degli anni ’90 della serie copre circa un anno e mezzo, finora la linea temporale degli adulti in Yellowjackets copre poco più di un mese o due.

Il ritmo degli eventi nella linea temporale attuale di Yellowjackets è molto più compatto. Questo vale sia per la prima e la seconda stagione di Yellowjackets, sia per il tempo che intercorre tra di esse. Nella linea temporale degli anni ’90, tra la prima e la seconda stagione di Yellowjackets passano due mesi. Tuttavia, per quanto riguarda la vita adulta dei sopravvissuti nel 2021, ci sono solo pochi giorni tra gli eventi del finale della prima stagione e la prima della seconda.

È probabile che la terza stagione di Yellowjackets si espanderà maggiormente sulla linea temporale degli adulti, ed è anche possibile che ci possa essere un salto temporale che estenda ulteriormente l’arco temporale della parte odierna della storia.

Quanto tempo è probabile che passi nella terza stagione

Le prime due stagioni di Yellowjackets sembrano essere durate tra i 10 e i 12 mesi. Si suggerisce anche che le ragazze siano rimaste intrappolate nella natura selvaggia per 19 mesi, ovvero per poco meno di due anni. I co-creatori Ashley Lyle e Bart Nickerson hanno dichiarato di avere un piano di cinque stagioni per la serie (tramite THR), e poiché intendono passare dalle ragazze bloccate alle situazioni attuali, la terza stagione non dovrebbe durare più di tre o quattro mesi, a meno che la serie non arrivi completamente ai giorni nostri alla fine.

Naturalmente, tutto questo potrebbe cambiare se ci fosse una terza linea temporale, quindi tutto è possibile.

Lost è un buon esempio di serie che ha dato una scossa con flash-forward piuttosto che flashback, quindi se ciò accadesse, la terza stagione potrebbe essere simile per durata alle prime due e portare quasi al loro salvataggio prima che i creatori scuotano le cose per i personaggi. Con il primo sguardo alle ragazze che iniziano a diventare più animalesche quando si tratta di cannibalismo, Yellowjackets potrebbe essere pronta per una terza stagione molto traumatizzante su Showtime.

Biancaneve: annunciate le voci italiane del prossimo live-action Disney

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Disney Italia ha annunciato le voci italiane di Biancaneve, la rivisitazione in chiave live-action della classica fiaba Disney del 1937. La magica avventura che ripercorre la storia senza tempo con Rachel Zegler nel ruolo della protagonista e Gal Gadot nei panni della matrigna, la Regina Cattiva, arriverà nelle sale italiane il 20 marzo 2025.

La versione italiana di Biancaneve vede le voci di:

Arianna Vignoli (Biancaneve dialoghi) ed Eleonora Segaluscio (Biancaneve canzoni)
Chiara Gioncardi (Regina Cattiva dialoghi) e Serena Rossi (Regina Cattiva canzoni)
Alessandro Campaiola (Jonathan)
Gabriele Patriarca (Cucciolo)
Andrea Lavagnino (Mammolo dialoghi) e Daniele Grammaldo (Mammolo canzoni)
Alberto Bognanni (Brontolo dialoghi) e Giovanni Guarino (Brontolo canzoni)
Dario Oppido (Eolo)
Alex Polidori (Gongolo)
Enrico Di Troia (Dotto dialoghi) e Marco Manca (Dotto canzoni)
Francesco De Francesco (Pisolo)
Edoardo Stoppacciaro (Cacciatore)
Antonino Saccone (Specchio Magico)
Nanni Baldini (Quigg)
Direttore del doppiaggio e dialoghi italiani: Marco Mete
Direzione musicale: Virginia Brancucci e Marco Manca
Testi italiani canzoni: Lorena Brancucci e PERTITAS

Disponibile il contenuto video che collega passato e presente: il classico di animazione Disney del 1937 con la rivisitazione in chiave live-action.

“Sono davvero entusiasta che il pubblico e i fan di tutto il mondo possano vedere questo speciale contenuto video e ritrovare il magico mondo di Biancaneve”, afferma il regista Marc Webb. “Il nostro obiettivo è sempre stato quello di onorare il film d’animazione originale e siamo estremamente grati a tutto il team composto da straordinari artisti delle varie divisioni creative, per aver portato in vita questi personaggi magici e affascinanti”.

Disponibile inoltre lo special look con il brano “Aspetto un desiderio”, da oggi disponibile su tutte le piattaforme di musica digitale, dell’acclamato duo musicale Benj Pasek e Justin Paul e interpretato nella versione italiana da Eleonora Segaluscio.

Il film Disney Biancaneve è diretto da Marc Webb, scritto da Erin Cressida Wilson e prodotto da Marc Platt, p.g.a., e Jared LeBoff, p.g.a., con Callum McDougall come produttore esecutivo. La colonna sonora originale è composta da Jeff Morrow e include nuove canzoni originali di Benj Pasek e Justin Paul.

Hans Zimmer sul perché abbia smesso di lavorare con i supereroi: “Volete che faccia personaggi minori?”

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Il primo progetto da compositore di Hans Zimmer è stato Rain Main del 1988, ma è salito alla ribalta agli occhi dei fan dei fumetti per aver firmato la colonna sonora della trilogia del Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan, a partire da Batman Begins del 2005. La loro collaborazione è continuata con diversi blockbuster e Zimmer ha infine partecipato ad alcuni altri film di supereroi. Tra questi, L’Uomo d’Acciaio, Wonder Woman e persino The Amazing Spider-Man 2, anche se i suoi crediti si estendono anche a progetti che vanno da Il Re Leone a Il Gladiatore.

Nel corso di una recente intervista con Josh Horowitz, a Zimmer è stato chiesto se i Marvel Studios l’avessero mai chiamato nel tentativo di portare Zimmer nel MCU. “L’hanno fatto, ma è sempre stato… il momento non era dei migliori”, ha spiegato. “E davvero, onestamente, sto cercando altre cose in questo momento. Sentite, ho fatto la tripletta – ho fatto Batman, Superman, Spider-Man e Wonder Woman! Voglio dire, cosa vuoi che faccia, qualche personaggio minore?”. “È stato molto arrogante da parte mia dirlo, ma in realtà Kevin Feige mi ha detto: “Hans, di cosa ti lamenti?””.

I fan andrebbero indubbiamente fuori di testa se Hans Zimmer salisse a bordo di Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars, ad esempio. Il più grande gruppo di supereroi sarebbe certamente un modo per superare personaggi del calibro di Batman e Superman. I progetti recenti di Zimmer includono The Creator, Dune – Parte Due, Kung Fu Panda 4 e Blitz. Guardando al futuro, potremo ascoltare le sue colonne sonore nel film di F1 di quest’estate e, quando finalmente accadrà, in Dune – Parte Tre di Denis Villeneuve.

Il compositore ha poi rivelato se ha mai preso in considerazione l’idea di dirigersi verso la galassia lontana lontana di Star Wars. “Penso che per quanto riguarda Star Wars, Ludwig [Göransson] stia facendo cose molto interessanti”, ha detto Zimmer, riferendosi al compositore di The Mandalorian e Black Panther dei Marvel Studios. “Quante cose interessanti vuoi inserire in questa cosa prima che cada a pezzi e non sia più Star Wars?”, ha osservato. “Perché l’unico modo in cui mi vedrei è se potessi reinventarlo”.

Jennifer’s Body: Amanda Seyfried stuzzica i fan su un possibile sequel

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Tra i classici cult delle commedie horror, spicca Jennifer’s Body, interpretato da Megan Fox e Amanda Seyfried. Il film, diretto da Karyn Kusama su sceneggiatura di Diablo Cody, ha avuto un primo riscontro negativo, ma col tempo si è imposto come un classico di culto, raccogliendo fan in tutto il mondo, che spesso hanno mostrato interesse per un sequel a distanza di oltre un decennio. Il film era molto insolito per l’epoca e parlava dei temi dell’emancipazione femminile ed esplorava le complesse relazioni tra donne.

Sebbene non vi sia alcun annuncio ufficiale o conversazione sul revival del film, Amanda Seyfried ha recentemente dato ai fan un insolito aggiornamento. In occasione di una proiezione a Toronto del suo nuovo film Seven Veils, la Seyfried ha infatti stuzzicato i fan lasciando intendere che un sequel potrebbe essere in corso. “Penso che ne faremo un altro”, ha detto ai fan in un nuovo video. Quando poi le è stata chiesta una conferma, ha detto con un occhiolino: “Non l’ho confermato! Ho detto “credo”. Ci stiamo lavorando”.

Cosa sappiamo del sequel di “Jennifer’s Body”?

Per i fan del film e della Seyfried, l’ammiccamento è una conferma sufficiente che potrebbero ricevere un aggiornamento positivo a tempo debito. Tuttavia, i commenti di Amanda Seyfried sono in sintonia con quelli della sceneggiatrice originale, dato che anche lei, in passato, ha mostrato interesse a scrivere un sequel e la volontà di collaborare con il team giusto per realizzarlo. Aveva infatti rivelato: “Non ho finito con Jennifer’s Body. Devo solo trovare… devo collaborare con persone che ci credano quanto me e questo non è ancora successo. Ho bisogno di qualcuno che ci creda e che abbia un miliardo di dollari”.

Il film originale segue Jennifer (Megan Fox), che viene posseduta e si trasforma in una succube dopo essere stata sacrificata a Satana. Quando la sua migliore amica Anita (Amanda Seyfried) lo viene a sapere, deve fermare Jennifer prima che attacchi il suo amante Chip. Nonostante non sia stato un grande successo in termini economici, il film si è poi conquistato un posto nel cuore dei fan. Come disse Diablo Cody: “È stato un fallimento critico e commerciale. Ero piuttosto umiliata, ad essere del tutto onesto con voi”. Con il passaparola, però, la sua popolarità è poi cresciuta.

Vertigo: Steven Knight fornisce promettenti aggiornamenti sul remake

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Nel 2023 è stato annunciato un progetto molto interessante su cui tutti gli occhi si sono puntati. La Paramount Pictures aveva infatti ordinato un remake dell’iconico film di Alfred Hitchcock, Vertigo (anche noto in Italia come La donna che visse due volte) con Robert Downey Jr. nel ruolo del protagonista e Steven Knight, uno degli sceneggiatori più popolari del momento, incaricato di scrivere l’adattamento. Poiché sia Downey Jr. che Knight hanno avuto numerosi progetti di alto profilo in lavorazione o in uscita negli ultimi tempi, i dettagli sul film Vertigo sono stati ad oggi scarsi.

Ma ora sembrano esserci aggiornamenti. In una recente intervista, Knight ha parlato del suo processo e dello stato del progetto. “Mi gira in testa mentre parliamo”, ha detto a proposito dello sviluppo del film. Vertigo è uno dei migliori film di Hitchcock e ha influenzato una generazione di registi e il loro linguaggio visivo. “Ho dei flashback di circa un’ora fa mentre scrivevo”, ha detto Knight del suo processo, rivelando inoltre: ”È un film interessante… Voglio dire, ovviamente, la gente lo considera il miglior film mai realizzato. Quindi dovresti essere un idiota per adattarlo, e così è quello che sono”.

Knight, il creatore di Peaky Blinders, Taboo, Redemption e altri titoli ancora, comprende la necessità di intraprendere un compito erculeo come il remake di un film di Hitchcock e le aspettative dei fan che ne derivano. Ha infatti dichiarato: “Ma, sapete, mi piacciono cose del genere. Mi piace. È così strano provare a farlo e a provarci. Smantellare quella trama è come disinnescare una bomba a orologeria della seconda guerra mondiale. È tutto finito. È molto complesso, ma è ciò che occupa le mie ore di veglia”.

Cosa aspettarsi dal remake di Vertigo?

Il film originale seguiva un ex detective della polizia che era stato costretto a ritirarsi dopo un trauma subito in servizio che lo aveva lasciato con una paura paralizzante delle altezze e un caso di vertigini. Dopo il pensionamento, viene assunto da un amico per pedinare la moglie dell’uomo, a causa del suo comportamento irregolare che desta preoccupazione. Sebbene il film sia in una fase iniziale di sviluppo, è difficile immaginare quali cambiamenti possano essere apportati all’avvincente trama originale.

Tuttavia, Robert Downey Jr. riprenderà l’iconico ruolo interpretato da James Stewart nel film originale. Come noto, l’attore premio Oscar ha in cantiere numerosi di progetti interessanti, tra cui spicca il suo ritorno nel MCU come Dottor Destino. Per quanto riguarda Knight, è al momento impegnato nella realizzazione del film Peaky Blinders e la seconda stagione di A Thousand Blows. Al momento, dunque, non ci sono certezze dai tempi entro cui potrebbe essere realizzato il film. Si prevede, in ogni caso, non a breve.

L’orto americano: recensione del film di Pupi Avati

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L’orto americano: recensione del film di Pupi Avati

Dopo il sincero omaggio a Dante Alighieri e il malinconico La quattordicesima domenica del tempo ordinario, Pupi Avati torna a confrontarsi con il genere che ha segnato la sua carriera: l’horror gotico. Con L’orto americano, tratto dall’omonimo romanzo da lui stesso scritto, il regista bolognese confeziona un’opera densa di riferimenti letterari e cinematografici, in bilico tra la memoria storica e il perturbante.

La trama di L’orto americano

La storia segue un giovane aspirante scrittore bolognese (interpretato da Filippo Scotti) che, poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, si innamora perdutamente di una giovane infermiera americana incontrata per caso in una bottega di barbiere. Il loro fugace incontro segna l’inizio di un’ossessione amorosa che lo porterà fino in Iowa, dove il protagonista si trasferisce per scrivere il suo romanzo. Lì, accanto alla casa della ragazza, si trova uno strano orto abbandonato, nel quale rinviene una teca di vetro contenente i genitali di una donna e una criptica citazione del poeta greco Bacchilide. Da quel momento, il giovane si troverà invischiato in un inquietante mistero che lo costringerà a fare ritorno in Italia, dove l’orrore troverà la sua compiutezza.

L’orto americano riprende molte delle tematiche care ad Avati: la follia come varco tra il reale e il soprannaturale, la memoria storica come terreno fertile per l’orrore, il gotico padano come cifra stilistica inconfondibile. Il protagonista, segnato da un ricovero in un istituto psichiatrico perché sosteneva di parlare con i defunti, incarna un’umanità fragile e tormentata ma comunque aperta alla meraviglia e al richiamo dello extra-ordinario, anche lui porta d’accesso verso un mondo in cui si può trovare la pace solo nelle “vie di mezzo”, “tra l’acqua dolce del Po e il mare”. Un personaggio delicato e sfumato che Scotti ritrae con grande sensibilità.

L’orto Americano – Filippo Scotti e Francesca De Martini – FOTO Elen Rizzoni

Il bianco e nero: narrazione e esperimento

Visivamente, Avati compie una scelta audace adottando il bianco e nero, che conferisce al film un’estetica espressionista e sospesa nel tempo. Le atmosfere oniriche e inquietanti, arricchite da un sapiente uso delle ombre e delle inquadrature, rimandano ai maestri del gotico, da Mario Bava a Carl Theodor Dreyer e la scelta fotografica, un unicum nella carriera di Avati, segnala non solo un’esigenza legata al racconto ma anche una volontà di sperimentare viva e propositiva. La fotografia diventa fondamentale per amplificare il senso di straniamento e la tensione narrativa, sostenendo il costante contrasto tra lirismo e brutalità.

Uno degli aspetti più interessanti di L’orto americano è la sua natura metaforica che ripercorre una discesa agli inferi, un percorso di discesa nel lato oscuro dell’animo umano che richiama la tradizione dantesca (un ritorno!). Il protagonista si muove tra l’amore idealizzato e la crudele realtà della morte, tra il Midwest americano e la Bassa Padana, tra il mito dei testi classici e la cronaca nera. Un continuo ossimoro che trova un equilibrio perfetto in un racconto avvincente, oltre che ammaliante.

L’orto Americano – Filippo Scotti e Roberto De Francesco – FOTO Elen Rizzoni

Con L’orto americano, Pupi Avati rappresenta ancora una volta quanto sia importante raccontare l’inspiegabile, firmando un film che si impone come uno dei suoi migliori lavori in assoluto. Un’esperienza cinematografica sospesa tra sogno e allucinazione, come quegli incubi confusi, che si dissipano al mattino, ma che lasciano un segno di sé sul cuore.

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