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Cassandro: prima foto di Gael Garcia Bernal nel film Prime Video

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Cassandro: prima foto di Gael Garcia Bernal nel film Prime Video

Amazon Studios ha diffuso la prima foto ufficiale di Gael Garcia Bernal in Cassandro, l’annunciato film Prime Original che arriverà nel 2023 su Prime Video in tutto il mondo. 

Il film è scritto da  David Teague, Roger Ross Williams, e Julián Herbert  e Prodotto da Gerardo Gatica, Todd Black, David Bloomfield, Ted Hope, Julie Goldman. Saúl Armendáriz, un wrestler amatoriale gay di El Paso, diventa famoso a livello internazionale dopo aver creato il personaggio di Cassandro, il “Liberace della Lucha Libre”. In questo suo percorso, non mette sottosopra solo il mondo machista del wrestling, ma anche la sua vita.

Cassandro film 2023
GAEL GARCÍA BERNAL in CASSANDRO Foto: Courtesy of Prime Video © AMAZON CONTENT SERVICES LLC

At Midnight: le prime foto del nuovo film Paramount+

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At Midnight: le prime foto del nuovo film Paramount+

Paramount+ ha diffuso le prime immagini di At Midnight e ha annunciato che il film sarà disponibile da venerdì 10 febbraio in esclusiva su Paramount+ negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito, in Australia, in America Latina, in Brasile e in Italia.

Affascinante commedia romantica, At Midnight è incentrata su Alejandro (Diego Boneta, “Il padre della sposa”), un ambizioso direttore d’albergo, e Sophie (Monica Barbaro, “Top Gun: Maverick”), una star del cinema che si muove con scaltrezza nelle dinamiche di Hollywood. Lui è concentrato sull’apertura del suo hotel boutique. Lei cerca di concentrarsi sulle riprese del suo nuovo film di supereroi Super Society 3, nella speranza di ottenere un proprio spinoff, ma scopre che il suo co-protagonista (e fidanzato!) Adam (Anders Holm, “Workaholics”) la tradisce. Il destino colpisce quando le riprese li portano tutti nell’hotel di Alejandro in Messico. Nonostante le loro vite radicalmente diverse, Alejandro e Sophie iniziano a incontrarsi segretamente A mezzanotte

At Midnight è interpretato anche da Casey Thomas Brown (“Father Of The Bride”) nel ruolo di Chris, il talent manager e vecchio amico di Sophie; Catherine Cohen (“Netflix’s Catherine Cohen: The Twist…? She’s Gorgeous”) nel ruolo di Rachel, la fedele migliore amica di Sophie e spirito libero; Fernando Carsa (“Acapulco”) nel ruolo di Tachi, il migliore amico di Alejandro e barista dell’hotel; Whitney Cummings (“Good Mourning”) nel ruolo di Margot, una potente agente di Hollywood che rappresenta sia Sophie che Adam; e Maya Zapata (“Selena’s Secret”) nel ruolo di Aurelia, la direttrice dell’hotel e severo capo di Alejandro.

At Midnight per Paramount+ è prodotto dagli studi internazionali di Paramount e da Fred Berger (“La La Land”), David Bernon (“Hearts Beat Loud”), Brian Kavanaugh-Jones (“Loving”), Eréndira Núñez Larios (“Sundown”), Josh Glick e Diego Boneta attraverso la sua società di produzione Three Amigos. Tra i produttori esecutivi figurano Michel Franco, Gemma Levinson e Cory Crespo. AT MIDNIGHT è diretto da Jonah Feingold (“Dating & New York”) e scritto da Feingold, Maria Hinojos (“Cindy la Regia”) e Giovanni M. Porta. Porta, Hinojos e Natalia Boneta sono co-produttori esecutivi.

In viaggio con Eugene Levy, la serie Apple Original condotta dal vincitore dell’Emmy Eugene Levy

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Apple TV+ ha annunciato oggi che In viaggio con Eugene Levy, una nuova serie sui viaggi condotta e prodotta dal vincitore dell’Emmy Eugene Levy (“Schitt’s Creek”), farà il suo debutto il 24 febbraio. La serie, composta da otto episodi, segue Levy in viaggio verso alcune delle destinazioni più belle e spettacolari del mondo: Costa Rica, Finlandia, Italia, Giappone, Maldive, Portogallo, Sudafrica e Stati Uniti, alla scoperta di hotel straordinari e dei luoghi e le culture che li circondano.

Pur consapevole di non essere il tipico conduttore di programmi itineranti, di non avere solitamente uno spirito avventuroso, né di essere un esperto di viaggi in giro per il mondo, Eugene Levy è convinto che sia finalmente arrivato il momento di allargare i suoi orizzonti. Così prepara la valigia con una certa trepidazione e con la speranza che quest’esperienza possa aprire un capitolo completamente nuovo della sua vita, anche se ciò potrebbe comportare l’affrontare alcune delle sue paure più grandi. Unitevi a lui mentre si allaccia la cintura alla volta di avventure sorprendenti e illuminanti!

In viaggio con Eugene Levy è prodotto per Apple TV+ da Twofour e lo stesso Levy, oltre a essere protagonista, è produttore esecutivo insieme a David Brindley. La serie si aggiunge alla crescente gamma di docuserie acclamate dal pubblico e premiate dalla critica presenti su Apple TV+, tra cui la serie di documentari “The Big Conn”, che racconta la più grande frode previdenziale della storia; il pluripremiato documentario evento “Prehistoric Planet”, con la voce narrante del nominato agli Oscar Sir David Attenborough; “Make or Break”, la docuserie sulla World Surf League; la docuserie sull’home-design nominata agli Emmy “Home”; la docuserie sulla guerra moderna nominata agli Emmy “The Line”; la serie di documentari in quattro parti “They Call Me Magic”, che racconta la vita e la carriera del due volte NBA Hall of Famer e icona culturale Earvin “Magic” Johnson; la docuserie “Watch the Sound with Mark Ronson”, nominata agli Emmy; “Gutsy”, il documentario delle produttrici esecutive e conduttrici Hillary e Chelsea Clinton che è un viaggio intimo alla scoperta di alcune delle donne più straordinarie del mondo.

Apple TV+ offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di qualità, lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV+ è diventato il primo servizio di streaming completamente originale a essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in anteprima più successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di qualsiasi altro servizio di streaming. Ad oggi, i film, i documentari e le serie originali Apple sono stati premiati con 299 vittorie e 1.274 nomination ai premi, tra cui la commedia pluripremiata agli Emmy “Ted Lasso” e il vincitore dell’Oscar come Miglior film di quest’anno “CODA“.

Avatar – La via dell’acqua: recensione del film di James Cameron

Avatar – La via dell’acqua: recensione del film di James Cameron

Rivedere Avatar oggi, a 13 anni dalla sua uscita in sala, suscita ancora quelle emozioni viscerali che solo poche opere cinematografiche hanno la forza di evocare. Quanto da James Cameron ideato e prodotto ha resistito egregiamente al passare del tempo per presentarsi anche allo spettatore odierno come un’esperienza rara, a cui purtroppo si è sempre meno abituati. Il cinema degli ultimi anni è cambiamento profondamente, anche grazie allo stesso Avatar, e nonostante i progressi tecnologici siano stati enormi, i film-evento capaci di lasciare un segno significativo nella settima arte si contano sulle dita di una mano. C’era dunque grande attesa e curiosità nei confronti di Avatar – La via dell’acqua, il primo dei quattro sequel annunciati.

Ora che tale film è finalmente arrivato in sala (l’unico luogo possibile, stavolta più che mai, dove si può goderne per davvero al suo meglio), possiamo dirlo: James Cameron ha mantenuto ogni sua promessa, raggiungendo nuovi impressionanti traguardi artistici. Il ritorno su Pandora, quel meraviglioso e selvaggio mondo dove ogni creatura vive in profonda armonia e connessione con la natura circostante, si configura ancora una volta come un’esperienza cinematografica senza eguali, dove ogni elemento della mitologia ideata da Cameron è recuperato e fatto evolvere in nuove entusiasmanti forme.

Riguardo la trama, senza scendere troppo nei dettagli, basti sapere che Avatar – La via dell’acqua è ambientato più di un decennio dopo gli eventi del primo film e segue le vicende della famiglia Sully, composta da Jake (Sam Worthington), Neytiri (Zoe Saldana) e i loro quattro figli Neteyam, Lo’ak, Tuk e Kiri (Sigourney Weaver), nel loro incontro con nuove popolazioni e nella scoperta di nuovi straordinari habitat di Pandora, ma anche nello scontro con pericolosi nemici provenienti dal passato. Nel tentativo di proteggersi l’un l’altro, come ogni famiglia che si rispetti, i Sully capiranno ben presto di poter fare affidamento unicamente sull’amore che li lega l’un l’altro.

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Una scena subacquea dal fim Avatar – La via dell’acqua.

Avatar – La via dell’acqua e il potere delle immagini

Si può tranquillamente affermare che Avatar – La via dell’acqua sia il sequel più atteso dell’ultimo decennio. Questo perché il primo film rappresentò un significativo passo in avanti nell’uso della CGI e della tecnologia 3D, dando vita a nuovi livelli artistici a cui molti dei blockbuster arrivati sul grande schermo negli anni a venire non hanno potuto non ispirarsi, senza però eguagliare quei risultati. Con questo secondo capitolo Cameron aveva promesso ancora di più, sviluppando tecnologie che rendessero possibile concretizzare le sue ambiziosissime visioni e regalando un’esperienza di visione ancora superiore. In particolare, il regista premio Oscar aveva garantito che si sarebbe assistito alle scene subacquee più realistiche mai realizzate.

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(L-R): Kiri and Sigourney Weaver as Dr. Grace Augustine in 20th Century Studios’ AVATAR: THE WAY OF WATER. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2022 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Le scene del film che comprendono l’elemento dell’acqua e l’esplorazione degli abissi risultano effettivamente qualcosa di mai visto prima, offrendo una cura per i dettagli straordinaria. Il modo in cui la luce filtra attraverso l’acqua, il modo in cui questa bagna i corpi dei personaggi e si agita al loro muoversi è fonte di continuo stupore. Un senso della meraviglia raro che Cameron riesce a far emergere da ogni immagine di questo tipo, spingendo lo spettatore a chiedersi come sia stato possibile realizzare tutto ciò. Difficile non sentirsi letteralmente immersi a propria volta in tale ambiente, avvolti dalle immagini che grazie al 3D, anch’esso portato ad un nuovo livello di magnificenza e di cui Cameron si dimostra maestro indiscusso, acquistano una fluidità e un senso di realtà ancora maggiore.

Ciò che è altrettanto piacevole constatare è come Avatar – La via dell’acqua vada contro la logica di molti blockbuster e non sbatta prepotentemente in faccia allo spettatore ogni cosa possibile e immaginabile, con il rischio di frastornare e confondere, ma offra invece un’esperienza seducente, coinvolgente, che sa dosare i propri elementi e verso la quale si diventa sempre più ben disposti. Le scene d’azione, ad esempio, non risultano mai caotiche ma sempre precise nel mostrare ciò che realmente serve, vantando un dinamismo e soluzioni di messa in scena che propongono con egual peso intrattenimento e bellezza estetica, generando una sana tensione emotiva ed uno stupore che si rinnova scena dopo scena.

Difficile descrivere meglio quanto realizzato da Cameron e dal suo team, in quanto ogni immagine sembra chiedere di essere vissuta in modo diretto e personale. Dalla fotografia di Russell Carpenter, già premio Oscar per Titanic, all’avvolgente lavoro sul sonoro (specialmente relativo alle scene subacquee), Cameron ancora una volta ci ricorda del potere delle immagini e la sua fiducia in esse e nel loro valore comunicativo, concependo forme, colori e composizioni che risvegliano da anni di prodotti pigri o, peggio ancora, standardizzati, davanti ai quali si può facilmente diventare spettatori passivi.

James Cameron e l’arte del perfetto blockbuster

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Jake e Neytiri in una scena di Avatar – La via dell’acqua.

Non c’è dunque più alcun dubbio, se mai poteva essercene stato uno, che Avatar – La via dell’acqua sia il raggiungimento di un nuovo livello dell’esperienza cinematografica in sala. Maggiori interrogativi c’erano invece dal punto di vista narrativo, considerando anche quanto il primo Avatar sia stato sbrigativamente bollato come un “Pocahontas con gli alieni blu”. Quella che era una storia certamente semplice, basata su archetipi da sempre ricorrenti, si legava però in modo particolarmente stretto alla componente tecnologica, la quale se anche rubava la scena consentiva di portare lo spettatore in un territorio incontaminato e di mostrarne tutte le sue meraviglie, proponendosi dunque anche come racconto ecologista in anticipo di alcuni anni rispetto alle tendenze odierne.

In questo sequel, la storia scritta da Cameron insieme a Rick Jaffa e Amanda Silver (autori anche di L’alba del pianeta delle scimmie e Heart of the Sea) si configura sì come maggiormente strutturata, incentrata fortemente sul desiderio di protezione e vendetta, ma ugualmente come un pretesto per raccontare primariamente attraverso le immagini. Cameron si concede lunghe digressioni durante le quali può dar vita a sempre nuove occasioni per mostrare tutta la bellezza degli inediti ambienti di Pandora. Queste “pause narrative”, che potrebbero urtare la pazienza di alcuni, risultano in realtà funzionali a far entrare in connessione con quanto viene mostrato, riflettendo su o anticipando quelli che sono i principali temi del film. Oltre alla cura della natura e allo spiritualismo che lega i personaggi ad essa, subentra qui in modo forte l’elemento della famiglia.

Famiglia declinata in più sfumature, da quella comprendente i legami di sangue fino a quella meno tradizionale, che si trasforma e rinnova continuamente. C’è quindi un fortissimo bisogno da parte di tutti i personaggi di sentirsi accettati e riconosciuti per il proprio valore. Avatar – La via dell’acqua rielabora allora i grandi temi del suo predecessore per parlarci nuovamente di connessioni, dove la collettività deve prevalere sull’ego e dove i legami tra padri, madri e figli sono realmente fonte di speranza per il futuro, di Pandora come del nostro mondo. Cameron rompe il suo silenzio cinematografico durato 13 anni per portare nei cinema di tutto il mondo un film che è il perfetto esempio di tutto ciò che un blockbuster dovrebbe essere, rifuggendo da ogni facile soluzione per offrire sano intrattenimento, suscitare stupore ed emozioni pure e offrire nuove riletture del nostro contemporaneo.

Spider-Man: Accross the Spider-verse, i concept dei nuovi personaggi, c’è anche la figlia di Peter B. Parker

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I produttori Phil Lord e Chris Miller rivelano i concept art per i nuovi personaggi di Spider-Man: Across the Spider-Verse. Sony e Marvel hanno avuto successo con l’uscita di Spider-Man: Into the Spider-Verse, che ha preso il famoso eroe Miles Morales (Shameik Moore) e lo ha inserito nell’animazione per un’avventura super stilizzata. Il trailer di Spider-Man: Across the Spider-Verse ha recentemente svelato personaggi come Spider-Man 2099 (Oscar Isaac) e Spider-Woman (Issa Rae). Oltre ai protagonisti, ci sono diversi cameo sfuggenti che senza dubbio popoleranno il nuovo film ed entusiasmeranno il pubblico.

Dopo l’uscita del trailer, Sony Pictures Entertainment ha tenuto un aftershow per i membri di YouTube Premium con i produttori Lord e Miller, oltre alla voce di Gwen Stacy, Hailee Steinfeld, e ha discusso di cosa accadrà per Spider-Man: Across the Spider-Verse. L’aftershow ha offerto il primo sguardo a tre personaggi unici: Mayday Parker, la figlia neonata di Peter B. Parker (Jake Johnson) e Mary Jane Watson (Zoë Kravitz); Hobie Brown (Daniel Kaluuya), un supereroe britannico noto come Spider-Punk; e Spider-Man India, una variante del personaggio che proviene da Mumbattan, una combinazione di Mumbai e Manhattan.

Guarda i concept di Spider-Man: Accross the Spider-verse

Sinossi: Miles Morales torna nel nuovo capitolo della saga Spider-Verse, vincitrice di un premio Oscar, Spider-Man: Accross the Spider-verse. Dopo essersi riunito con Gwen Stacy, l’amichevole Spider-Man di quartiere di Brooklyn viene catapultato nel Multiverso, dove incontra una squadra di “Spider-Eroi” incaricata di proteggerne l’esistenza. Ma quando gli eroi si scontrano su come affrontare una nuova minaccia, Miles si ritrova contro gli altri “Ragni” e dovrà ridefinire cosa significa essere un eroe per poter salvare le persone che ama di più.

Spider-Man: Accross the Spider-verse arriverà il 2 giugno 2023 al cinema negli USA.

Sony Pictures Animation ha ingaggiato Joaquim Dos Santos (Voltron: Legendary Defender, La leggenda di Korra), il candidato all’Oscar Kemp Powers (Soul) e Justin K. Thompson (Piovono polpette) per dirigere il film, utilizzando una sceneggiatura scritta da Phil Lord e Chris Miller (che tornano anche come produttori insieme a Amy Pascal, Avi Arad e Christina Steinberg) in collaborazione con David Callaham (Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci AnelliWonder Woman 1984).

Non è stato ancora confermato, ma sia Shameik Moore che la candidata all’Oscar Hailee Steinfeld dovrebbe tornare a doppiare rispettivamente Miles Morales e Gwen Stacy. Nel sequel dovrebbero ritornare anche gran parte degli attori che hanno prestato le loro voci nel primo film, tra cui Jake Johnson, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Luna Lauren Velez, Zoë Kravitz, John Mulaney, Oscar Isaac e Kimiko Glenn. La voce del villain sarà, in originale, doppiata da Jason Schwartzman.

Maid: recensione della serie Netflix con Margaret Qualley

Maid: recensione della serie Netflix con Margaret Qualley

Dopo essere stata apprezzata largamente negli Stati Uniti, la serie Netflix Maid ha finalmente ottenuto il successo meritato anche in Italia. Il veterano della TV John Wells (ER, Southland) si è messo al lavoro con un team di produzione di tutto rilievo, che include Molly Smith Metzler e Margot Robbie, per adattare il bestseller Maid: Hard Work, Low Pay and a Mother’s Will to Survive di Stephanie Land. L’adattamento di un libro di memorie è riuscito a conferire a Maid la credibilità, mai spettacolarizzata, che molti progetti simili non riescono a raggiungere, filtrando la verità di Land attraverso l’interpretazione delicatamente esplosiva della giovane Margaret Qualley.

Maid: la concretezza visiva della storia di Alex

Alex (Qualley), è una giovane madre che decide di lasciare il marito violento Sean (Nick Robinson) nel mezzo della notte. Con solo 18 dollari nel portafoglio, lotterà di giorno in giorno cercando si racimolare abbastanza soldi per un alloggio, cibo e sicurezza per lei e sua figlia. Il suo viaggio la porterà a trovare lavoro come “maid”, presso un’agenzia gestita da Yolanda (Tracy Vilar) e trovarsi a che fare con la madre bipolare Paula (Andie MacDowell, che è la vera madre di Qualley, il che aggiunge un ulteriore livello di realismo) assieme a quella del padre alienato Hank (un efficace Billy Burke). Si incrocerà anche con un’altolocata padrona di casa di nome Regina (un’incredibile Anika Noni Rose), che finisce per essere molto più di una semplice estranea.

L’incredibile successo di Maid, che è rientrato quasi immediatamente tra i titoli in tendenza su Netflix, risiede nel fatto che la serie non ha mai la pretesa di parlare per nessuno, tranne che per la propria protagonista; la storyline è talmente tanto incorporata nella prospettiva personale di Alex che l’esperienza soggettiva oltrepassa la realtà oggettiva, dimostrando che Maid non è alla ricerca di uno studio socio-culturale, bensì mira a dare concretezza visiva ai pensieri di chi avrebbe sempre sperato di trasferire la sua storia in parola scritta. La penna di Alex è sensibile, ma incisiva, fiorente di un’interpretazione superba, che trova l’umanità anche nel più freddo dei giorni, quando la rete di sicurezza sociale e un rifugio tanto anelato sono ormai inafferrabili.

MAID MARGARET QUALLEY
Cr. RICARDO HUBBS/NETFLIX © 2021

Il diario di Alex diviene libro aperto per lo spettatore: è il volto dell’attrice a sancire l’arco narrativo della protagonista, che combatte cercando di mantenere la compostezza di fronte a una pressione psicofisica insopportabile, e convoglia le traversie tramite gesti apparentemente impercettibili, che assumono però valenza simbolica: un labbro che si contrae, sbattere le ciglia, alzare il mento. Alex dovrà imparare un nuovo linguaggio, corporalmente disagevole, per far fronte a una cerchia di individui i cui rapporti sono già da tempo disarticolati: Paula entra ed esce dalla vita di Alex con il caos irresistibile di un tornado, un bipolarismo aggravante e un passato da rivalutare; Robinson interpreta la dualità minacciosa insita nel carattere di Sean, la cui storia dolorosa spiega, ma non scusa, il dolore che lui stesso infligge nel presente.

È il legame madre-figlia – e la tensione – a brillare di più per tutto l’arco narrativo della serie. Qualley e MacDowell sono indubbiamente le migliori partner di scena l’una per l’altra, con la giovane attrice che conferisce alla produzione realismo emotivo e la veterana dello schermo che probabilmente fa il lavoro più impressionante della sua carriera, fluttuando repentinamente attraverso pensieri e stati d’animo, come sfogliando le pagine di un libro.

MAID serie tv 2021Maid: il libro di Alex filtrato dagli occhi di Margaret Qualley

Maid è un avvincente racconto di guarigione e scoperta di sé, come non se ne vedevano da tempo sulla piattaforma. “Non sono davvero sicura di quello che mi è successo“, dice Alex al suo gruppo di terapia. Nonostante abbia frequentato sei scuole superiori durante un’infanzia in cui sua madre nomade è passata da un uomo all’altro, è stata accettata al college ma non ci è andata. Quando sua figlia dorme, scrive del suo nuovo lavoro e di quello che vede nelle case mentre curiosa in giro, il che fornisce una gradita struttura episodica allo show, così come la serie di situazioni abitative e sistemazioni di fortuna che deve costantemente cercare per avere un posto dove dormire la notte, che scandiscono un ritmo narrativo specchio del disinganno routinario di Alex.

È la vivida immaginazione di Alex che cerca di far fronte alla disillusione quotidiana, rifugiandosi in un mondo tutto mentale, ricordo di ciò che non è potuto essere e che è rimasto inspiegato, e prospetto immaginifico di una dimensione di supporto che è sempre mancata nella vita della giovane.

Maid conserva l’elemento più importante della scrittura di Land, ovvero una conoscenza duramente conquistata della nostra fragile rete di sicurezza sociale e dei suoi inghippi, radicata nell’esperienza di prima mano dell’autrice; la sceneggiatura non si dimentica comunque mai di cosa significhi essere una giovane donna, con ambizioni e voglia di riscatto, che ha reso lo studio e l’esperienza acquisita funzionale a un escapismo mentale, per garantirsi un ruolo nel libro della vita. Tutto è stato tolto ad Alex, ma non la sua fantasia creativa, centro propulsivo di un ancoramento al bene e all’affetto che non può dimenticarsi di ritagliare per sé stessa.

In dieci episodi Maid, o meglio il diario di Alex, offre uno sguardo spietato su ciò che significa essere una giovane donna, ritrovatasi improvvisamente in una condizione di povertà dilagante, senza appigli o affetto alcuni su cui fare affidamento. Maid è la storia individuale di un insieme sovrapposto di problemi strutturali, che mostra come la spirale della mobilità verso il basso è solo accelerata da fattori come il genere, la paternità e la salute mentale.

Qualsiasi descrizione di Maid rischia di suonare incessantemente cupa, ma non lo è. Nei momenti di gioia che affiorano, le piccole vittorie, le inaspettate dimostrazioni di sostegno, cementano il vero messaggio di Maid: ognuno di quei piccoli atti di gentilezza è davvero ciò che può far andare avanti Alex. E, realmente, ognuno di noi.

Ballerina: Norman Reedus si unisce al franchisae di John Wick

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Ballerina: Norman Reedus si unisce al franchisae di John Wick

La star di The Walking Dead Norman Reedus si è unita al franchise di John Wick e farà parte del cast del prossimo film Ballerina. Il franchise è una serie thriller d’azione neo-noir che è iniziata con il primo film, John Wick, nel 2014. Ha come protagonista Keanu Reeves nel ruolo del protagonista, un leggendario sicario in pensione che viene riportato negli inferi criminali.

La quarta puntata della serie, John Wick: Chapter 4, dovrebbe essere presentata in anteprima il 24 marzo 2023. Ad aprile, Lionsgate ha annunciato che ci sarebbe stato un film spin-off nell’universo di John Wick intitolato Ballerina. Il film vedrà Ana de Armas nei panni di Rooney, una ballerina e assassina introdotta per la prima volta in John Wick: Capitolo 3 – Parabellum, quando il ruolo era interpretato da Unity Phelan.

Ora, la Lionsgate ha annunciato che Reedus si è unito ufficialmente al cast di Ballerina. Il suo ruolo non è stato ancora rivelato, ma reciterà nel film insieme agli attori confermati Ian McShane, Lance Reddick e Anjelica Huston. La produttrice del film, Erica Lee, afferma che “Siamo grandi fan di Norman e siamo fiduciosi che i fan saranno entusiasti quanto noi che si unisca all’universo di Wick. Sarà un’aggiunta incredibile a Ballerina”.

Len Wiseman (Underworld ; Lucifer) dirigerà Ballerina, da una sceneggiatura di Shay Hatten (John Wick: Capitolo 3 – ParabellumArmy of the Dead).  John Wick: Chapter 4 uscirà nei cinema il 23 marzo 2023; Ballerina dovrebbe arrivare TBD 2023/2024. Nel cast sono per ora confermati Ana de Armas , Anjelica Huston, Ian McShane, Lance Reddick e Norman Reedus.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania, una nuova foto mostra Scott e Cassie nel Regno Quantico

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Una nuova immagine di Ant-Man and the Wasp: Quantumania mostra Scott e Cassie Lang bloccati nel Regno Quantico. Nella sua prima apparizione da Avengers: Endgame, il terzo film di Ant-Man vede Scott Lang di Paul Rudd trascinato nel Regno Quantico insieme a Hope van Dyne aka Wasp (Evangeline Lilly), i suoi genitori Hank Pym (Michael Douglas) e Janet van Dyne (Michelle Pfeiffer) e sua figlia Cassie. Il personaggio è stato precedentemente interpretato da bambina da Abby Ryder Fortson nei precedenti film di Ant-Man, da adolescente da Emma Fuhrmann in Avengers: Endgame, e ora sarà interpretato da Kathryn Newton nota per la sua partecipazione a Big Little Lies.

Ora, l’ultimo sguardo al film è arrivato per gentile concessione di Total Film (tramite GamesRadar). La nuova immagine mostra Scott e Cassie intrappolati nel Regno Quantico mentre guardano minacciosamente in lontananza. Scott indossa il suo costume da Ant-Man, ma Cassie deve ancora ricevere un suo costume speciale. Ciò potrebbe significare che questa immagine è dall’inizio del film.

Guarda la foto di Ant-Man and the Wasp: Quantumania

Ant-Man and the Wasp: Quantumania sarà diretto ancora una volta da Peyton Reed, che già aveva diretto i primi due film. Nel cast tornano Paul RuddEvangeline LillyMichael Douglas Michelle Pfeiffer. In più Kathryn Newton sarà Cassie Lang e Jonathan Majors sarà Kang il Conquistatore. 

Mercoledì di Netflix infrange un altro record!

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Mercoledì di Netflix infrange un altro record!

La serie di successo di Netflix Mercoledì continua a scalare la lista delle serie più viste di tutti i tempi trai prodotti della piattaforma di streaming. Mercoledì è una serie spin-off della famiglia Addams che segue la primogenita della strampalata famiglia mentre viene mandata in un collegio chiamato Nevermore Academy. Qui, deve fare i conti con nuovi poteri psichici e una follia omicida che affligge la scuola e la città vicina. Con quattro episodi diretti da Tim Burton e Jenna Ortega nel ruolo principale, la serie ha rapidamente raccolto un ampio seguito e un forte numero di streaming.

Dopo la settimana dal 5 all’11 dicembre, ComicBook.com ha riferito che Mercoledì ha aggiunto altri 269 milioni di ore di streaming. Ciò pone la serie, al momento della stesura di questo articolo, a ben 1,022 miliardi di ore di streaming dall’uscita, conquistando il secondo posto nella lista delle serie TV in lingua inglese di Netflix più viste di tutti i tempi e scalzando Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story. L’unica serie che rimane imbattuta in vetta, al momento, è la stagione 4 di Stranger Things.

The Witcher 2: recensione della serie Netflix con Henry Cavill

The Witcher 2: recensione della serie Netflix con Henry Cavill

Gli elfi, i mostri e i bardi di The Witcher sono tornati! D’altronde, c’è ancora molto da narrare per immagini della Saga di Geralt di Rivia, la raccolta di romanzi e racconti dell’autore polacco Andrzej Sapkowski. Non senza differenze dalla prima stagione, The Witcher 2 riprende i personaggi già noti e li organizza in un nuovo capitolo, più ordinato e, sicuramente, più sentimentale.

The Witcher 2: dove eravamo rimasti

Il primo degli otto episodi di The Witcher 2 si apre al termine della battaglia di Sodden, proprio dove si era conclusa la prima stagione (ecco un breve video-riassunto degli episodi precedenti). Nilfgard ha perso il combattimento, ma la guerra è ancora in corso. Lo strigo Geralt di Rivia (Henry Cavill) è convinto che la maga Yennefer di Vengerberg (Anya Chalotra) sia morta sacrificandosi in battaglia. Nonostante lo sconforto per la perdita dell’amica – e amata – Yennefer, Geralt decide di portare la principessa Cirilla (Freya Allan) a Kaer Morhen, luogo in cui è cresciuto e ha imparato ad essere un witcher, un cacciatore di mostri. Lì tutti gli strighi passano l’inverno, riposandosi e preparandosi ad una nuova stagione di combattimenti. Ciri si trova a dover vivere con Vesemir (Kim Bodnia), lo strigo più anziano ed esperto, e un gruppo di witcher scorbutici.

Geralt ha il compito di proteggere Cirilla: la addestra in modo che sappia difendersi, non senza difficoltà. La giovane principessa possiede un potere indomabile e sconosciuto, che può mettere in pericolo lei stessa e l’intero mondo esterno. Nel frattempo re elfi e umani, mostri e demoni si fanno la guerra per la supremazia del continente. In tutto ciò, Ciri sembra essere la chiave, difficilmente interpretabile, per l’ordine.

The Witcher 2 Henry Cavill
Foto di Susie Allnut

Storie destinate ad incrociarsi

Rispetto alla prima stagione, The Witcher 2 è più ordinato. Nonostante la moltitudine di luoghi e personaggi mostrati, questa volta lo schema d’azione dei personaggi è più chiaro allo spettatore. C’è linearità nella narrazione: le vicende di ogni protagonista, o gruppo, sono incastrate in un montaggio alternato che abilmente porta tutte le linee a congiungersi in diversi momenti. Geralt e Ciri, Yennefer, Ranuncolo, sono soli e si rincontrano, per poi dividersi nuovamente, in un gioco che tiene in sospeso lo spettatore. Ogni personaggio ha solo una parte di informazioni necessaria a comprendere l’intero corso degli eventi e, solo grazie ai momenti di ricongiungimento è possibile dare senso a cosa accade.

Senza dubbio c’è un ordine maggiore, per buona parte della serie, ma, in ogni caso, non mancano i momenti di caos totale, eccessivo e demotivante per chi guarda. L’attenzione richiesta nella serie è a tratti impossibile. È necessario fare un grande sforzo per dare senso a eventi che, né per chi è sulla scena, né per la storia stessa, sembrano avere una logica razionale. Specialmente negli ultimi episodi, regna la confusione. Va bene il fiato sospeso, ma il cliffhanger estremo, senza chiudere mai un capitolo aperto, è spaesante.

La vera magia è nei luoghi di The Witcher

Un mondo magico perfettamente ricreato. Non si può dire nulla delle ambientazioni di The Witcher, incantano tutti, non solo gli amanti del genere fantasy. Boschi imbiancati dalla neve e dominati da piante umanizzate, castelli adornati da drappeggi e coperte in velluto, laboratori magici pieni di utensili scintillanti. L’utilizzo del CGI è magistrale, complice anche il budget più alto rispetto alla prima stagione.

The Witcher non vuole sembrare reale, ma preferisce dare vita ad un mondo tanto immaginario quanto assurdo, mai troppo vivido e, proprio per questo motivo, da sogno. Spesso la confusione che regna nella serie rimanda alla dimensione onirica: i sogni dei personaggi sono una parte essenziale nell’universo magico di The Witcher. Un sogno può essere premonitore e può scatenare forze e poteri non controllabili razionalmente.

The Witcher 2
Foto di Jay Maidment

Un mondo variegato

Il lungo sogno che è The Witcher comporta scenari e personaggi paradisiaci ma anche attimi da incubo. Sia i luoghi che i protagonisti creano varietà: ci sono scene che esaltano la bellezza, la purezza e la pace, avverse a sequenze in cui dominano l’orrido, il terrore, la rabbia. In pochi istanti, lo scenario può cambiare e spesso è lo stesso soggetto a mutare.

I volti che adornano The Witcher sono qualcosa di incantevole. La scelta di includere così tanti tratti somatici, colori, fisicità va apprezzata. Buona parte del valore dei personaggi di The Witcher è data dal loro aspetto. Forse l’apparenza vale più della recitazione, che risulta spesso enfatizzata, o dei dialoghi, mai troppo rivelatori e banalmente ironici e volgari. Il fisico imponente di Geralt, i capelli sinuosi e bionissimi di Ciri, tratti tipicamente nordici, si mescolano a quelli di personaggi dai colori più mediterranei, africani o asiatici, esaltati dagli abiti e dalle acconciature. Alla bellezza dei re e dei nobili, in una tipica visione del mondo medievale, vengono contrapposte le brutture e le deformità dei poveri e dei sudditi. In tutto ciò, c’è un ulteriore livello di orrido: quello dei mostri e degli stregoni che, per quanto sporchi e mal messi, risultano sempre affascinanti.

The Witcher 2 fa più attenzione all’interiorità e ai sentimenti

Non mancano nuovi personaggi in The Witcher 2, ma sicuramente la seconda stagione dà modo di esplorare in profondità i volti già noti del capitolo uno. Geralt è diventato molto più emotivo: la bontà prende il sopravvento sull’atteggiamento scorbutico iniziale. Per l’intera stagione è una figura paterna e protettiva per Ciri e mostra apertamente l’amore nei confronti di Yennefer. Anche la strega è vulnerabile, meno arroccata ed egoista. Il bardo Ranuncolo resta il volto gioioso e solare della prima stagione, l’amico fidato.

The Witcher 2 è disponibile su Netflix

In conclusione, The Witcher 2 è non solo il conseguimento, ma anche il miglioramento di una prima stagione un po’ deludente. Sicuramente sarà apprezzata da chi ha amato il primo capitolo, o comunque da chi è fan del genere fantasy. Le migliorie sono notevoli e vanno riconosciute, ma non sono sufficienti a rendere The Witcher un capolavoro della serialità.

Intanto è già prevista per il 2022 una nuova miniserie Netflix legata alla saga: The Witcher – Blood Origin.

Patty Jenkins rompe il silenzio su Wonder Woman 3: “Non me ne sono mai andata”

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Patty Jenkins ha rotto il silenzio sulla notizia che ha riportato il suo allontanamento dalla Warner Bros. e dal sequel di Wonder Woman 1984 del 2020. “Non me ne sono mai andata”, ha condiviso Jenkins in un post su Twitter. “Ero aperta a prendere in considerazione qualsiasi cosa mi venisse richiesta. Avevo capito che non c’era niente che potessi fare per andare avanti in questo momento. La DC è ovviamente sepolta nei cambiamenti che devono apportare, quindi capisco che queste decisioni siano difficili in questo momento.”

La dichiarazione di Jenkins arriva quasi una settimana dopo la prima notizia che la leadership della Warner Bros. aveva rifiutato il suo trattamento per un terzo film di Wonder Woman, che ha scatenato un torrente di speculazioni su ciò che le notizie potrebbero indicare sul futuro della DC. Ha anche suscitato titoli che suggerivano che Jenkins avesse respinto gli sforzi per rimodellare il film necessario per adattarlo ai piani nascenti per i DC Studios dei capi appena nominati James Gunn e Peter Safran.

Nella sua dichiarazione, Jenkins ha affermato che la storia è “semplicemente falsa”: “Non sono una che parla di questioni di carriera privata, ma non permetterò che le inesattezze continuino”. Circa un’ora dopo che Jenkins ha pubblicato la sua dichiarazione, Gunn l’ha supportata su Twitter, rispondendo: “Posso attestare che tutte le interazioni di Peter e le mie interazioni con te sono state solo piacevoli e professionali”.

Nella sua dichiarazione, Jenkins ha anche affermato che mentre rimane attiva nello sviluppo del film Star Wars, Rogue Squadron, aveva inizialmente abbandonato il progetto dopo aver realizzato che lavorare al film avrebbe ritardato un terzo film di Wonder Woman.

“Quando l’ho fatto, la Lucasfilm mi ha chiesto di prendere in considerazione l’idea di tornare a [Rogue Squadron] dopo [Wonder Woman 3], cosa che sono stata onorata di fare, quindi ho accettato”, ha scritto Patty Jenkins. “Hanno fatto un nuovo accordo con me. In effetti, ci sto ancora lavorando e da allora quel progetto è stato in attivo sviluppo. Non so se accadrà o meno. Non lo faremo mai finché il processo di sviluppo non sarà completato, ma non vedo l’ora che arrivi il suo potenziale”.

Lucasfilm e Jenkins hanno annunciato Rogue Squadron nel dicembre 2020; all’epoca, doveva essere il primo lungometraggio Star Wars della Lucasfilm dopo Star Wars: L’ascesa di Skywalker del 2019, ed era stato programmato per uscire in sala nel 2023. Ma la Disney ha ufficialmente ritirato il film dal suo programma in Settembre.

Il tono di speranza di Patty Jenkins su Rogue Squadron, tuttavia, è in contrasto con il resto della sua dichiarazione, che si legge come un addio al franchise di Wonder Woman. “Non voglio che quello che è stato un bellissimo viaggio con WW finisca con una nota negativa”, ha scritto Jenkins. “Ho adorato e sono stata così onorata di essere la persona che ha avuto modo di realizzare questi ultimi due film di Wonder Woman. È un personaggio incredibile”.

Insieme ai fan del film e alla sua troupe cinematografica, Jenkins ha reso omaggio all’attrice Lynda Carter, che ha interpretato il supereroe in TV alla fine degli anni ’70 e ha avuto un cameo in Wonder Woman 1984, e alla sua star, Gal Gadot: “Dove comincio anche io? Gal è il regalo più grande che ho ricevuto in tutto questo viaggio. Una cara amica, ispirazione e sorella.”

LEGGI TUTTA LA DICHIARAZIONE DI PATTY JENKINS

Bridgerton 2: recensione della serie Netflix

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Bridgerton 2: recensione della serie Netflix

Dopo un’uscita natalizia con una prima stagione travolgente, Bridgerton 2 si accinge a sbarcare su Netflix il 25 marzo, all’inizio della Primavera, dello sbocciare dei fiori, della nascita di nuovi amori, proprio quando inizia la nuova stagione in quel di Londra, quella in cui donne e uomini della piccola e media nobiltà britannica, durante questa Utopica era della reggenza, partecipano a balli e feste per cercare il compagno o la compagna ideale.

La trama di Bridgerton 2

Se nella prima stagione era stata Daphne Bridgerton a dover cercare marito, missione poi brillantemente portata a termine con un felice matrimonio con il Duca Simon Bassett, nel secondo ciclo è Anthony Bridgerton, primogenito della famiglia molto in vista nell’alta società, a decidere di trovare la donna giusta che possa diventare la sua viscontessa. Data l’importanza del suo titolo e la pesante responsabilità che sente, dovendo occuparsi di una madre e sei fratelli e sorelle più piccoli, Anthony decide che cercherà di conquistare qualunque dama la Regina nominerà “diamante della stagione”. La scelta della sovrana ricade sulla dolce e graziosa Edwina Sharma, che quindi diventa immediatamente l’obiettivo di Anthony. Ma la giovane ha una custode particolarmente attenta, sua sorella maggiore Kate. Per lei la felicità della sorellina è una priorità, e farà di tutto per scoraggiare i pretendenti che non le sembrano adatti. Tra lei e Anthony nascerà da subito un rapporto conflittuale, di grande competizione, che li metterà alla prova fino a farli riconoscere nell’altro. Su tutto e tutti però aleggia Lady Whistledown, impenitente commentatrice della stagione romantica della nobiltà inglese.

Anthony e Daphne: due pesi e due misure

Pur partendo dallo stesso punto di partenza e giungendo allo stesso punto d’arrivo, Chris Van Dusen, creatore di Bridgerton e in forze a Shonda Rhimes e a Shondaland, riesce a costruire una storia che ha i suoi tratti caratteristici e i suoi ostacoli, messi davanti ai protagonisti. E proprio qui c’è la prima criticità, che non è per forza un difetto ma vale la pena di essere sottolineata: l’ostacolo di Daphne, nella prima stagione, era non conoscenza di come nascessero i bambini, un impedimento che non le forniva gli strumenti per affrontare il problema. In questo caso, la costrizione di Anthony è autoimposta, proprio come lo era per il Duca, la sua è una questione di responsabilità e convinzioni, non di “ignoranza”, e questa disparità di trattamento se da una parte è ingiusta nei confronti di Daphne, è effettivamente plausibile, considerati i ruoli che avevano gli uomini e le donne, anche in una società utopica come quella di Bridgerton.

L’omaggio a Jane Austen

Per quanto riguarda invece le ispirazioni di questa seconda stagione, Jane Austen e il suo Orgoglio e Pregiudizio sono dietro l’angolo a ogni piè sospinto e questo tipo di suggestione non solo diventa citazione e omaggio, come nella scena in cui il visconte cade in acqua e ne esce completamente zuppo in camicia bianca, ma è anche lo stile di corteggiamento della coppia principale, le caratteristiche dei due coinvolti, i concetti che vengono espressi nei momenti delle dichiarazioni. Austen è cucita dentro i risvolti di Bridgerton 2 con cura e precisione, un regalo a chi ama la scrittrice e gli adattamenti dei suoi romanzi.

La relazione principale però non esaurisce i discorsi e i racconti intorno ai personaggi, che vengono più o meno approfonditi e che trovano il loro spazio, in preparazione delle prossime stagioni che vedranno protagonisti gli altri rampolli della famiglia Bridgerton. Interessante però il percorso che sembra stia prendendo il personaggio di Eloise, che quest’anno viene presentata in società, ma che sembra non volerne proprio sapere di seguire le orme della sorella e il cammino che è stato previsto per lei.

Un cambiamento di linguaggio rispetto alla prima stagione

Proprio per la natura austeniana dei due protagonisti principali, lo stile della scrittura e della regia si trasforma, rispetto alla prima stagione, che invece era molto più diretta ed esplicita. In Bridgerton 2 il corteggiamento diventa una gara, una danza, un percorso davvero spinoso che mantiene altissima la tensione della narrazione, fino alla liberazione nel finale. Certo, non si può parlare di colpo di scena, dal momento che l’esito della vicenda è scontato, ma è interessante che si siano fatti degli sforzi, anche con un prodotto che ormai ha un audience garantito, per arricchire lo stile del racconto e offrire al pubblico una storia emozionante e romantica.

Di4ri: recensione della nuova serie Netflix

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Di4ri: recensione della nuova serie Netflix

In un panorama cinematografico e televisivo saturo, in cui la scelta di “cosa guardare stasera” diventa sempre più difficile, con Di4ri Netflix propone la prima serie italiana per ragazzi, affidando la regia a Alessandro Celli (Mondocane) e andando a riempire un vuoto e quindi ad accontentare una fetta di pubblico, quello dei ragazzi sulla soglia della pubertà, che fino a questo momento non poteva ancora dirsi rappresentato.

Di4ri è una serie corale

In Di4ri, seguiamo le avventure di Pietro (Andrea Arru), Livia (Flavia Leone), Isabel (Sofia Nicolini), Daniele (Biagio Venditti), Monica (Federica Franzellitti), Giulio (Liam Nicolosi), Mirko (Pietro Sparvoli) e Arianna (Francesca La Cava), i ragazzi della 2°D della scuola media di Marina Piccola, giovani protagonisti di drammi, amicizie, confessioni, difficoltà, compiti e sfide sul campo di basket che si consumano nei corridoi della scuola, tra sospiri e incomprensioni, in quegli anni formativi fondamentali per i giovani adulti che questi ragazzi diventeranno.

La serie, prodotta da Stand By Me e che debutta il 18 maggio in Italia e dal 26 luglio in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo, è divisa in 15 episodi che rappresentano, come da titolo, il diario personale di ognuno dei protagonisti. In ogni puntata si assume infatti il punto di vista di uno dei ragazzi, cosa che crea non solo un racconto realmente corale, ma che evita la figura superiore del narratore, dal momento che con sguardo in macchina e battute e domande rivolte agli spettatori stessi, sono proprio i protagonisti a raccontarsi e a spiegarsi, trovando la loro voce personale tra le vicende, più o meno importanti, che accadono loro.

I temi toccati dalla serie sono molteplici, dalla scoperta della propria sessualità, alle ricadute che una separazione può avere su un figlio, passando per le troppe pressioni da parte della famiglia, ma anche la dislessia, l’ansia di crescere, la solitudine, le prime mestruazioni e l’accettazione di sé.

di4riLa cura con cui Di4ri è realizzato indica una grande attenzione al racconto, alle location, alla ricercatezza con cui si mettono in scena le situazioni e a come si sviluppano gli eventi,.

La forza del singolo è nel gruppo

Quello in cui la serie eccelle è la rappresentazione di come, a quell’età, la cosa più importante per ogni ragazzo sia l’amicizia, e come proprio attraverso questo legame ognuno dei protagonisti trova la forza per risolvere la sua difficoltà, per riconoscerla e per poter così progredire. In questo modo, i vari protagonisti, nel corso dell’intera stagione, arrivano ad essere un gruppo e tutti si scoprono in debito con quell’entità sociale che li ha aiutati, sorretti, protetti e riconosciuti in quanto se stessi.

Di4ri si avvale anche della partecipazione di Fortunato Cerlino, nel ruolo del collaboratore scolastico Paolo, una figura marginale per le vicende, ma comunque di riferimento per i nostri giovani protagonisti. Paolo è infatti un riassunto di tutti gli aspetti positivi che un adulto possiede agli occhi di un ragazzino: è saggio e dà consiglio, è sempre disposto ad ascoltare i suoi ragazzi e qualche volta si fa aiutare da loro, allo stesso tempo è loro amico e complice, senza mai perdere quel ruolo di autorevolezza che gli permette di essere un riferimento e una guida. La serie si impreziosisce anche del cameo di Larissa Iapichino, campionessa juniores di salto in lungo, e di Tancredi, che presta il suo nuovo singolo, “Isole”, alla sigla della serie e che compare in due episodi.

Quando Dio imparò a scrivere: recensione del film Netflix

Quando Dio imparò a scrivere: recensione del film Netflix

Il regista Oriol Paulo porta su Netflix un film angosciante e vorticoso. Quando Dio imparò a scrivere è la storia anni Ottanta di una malattia mentale più presunta che assodata. Con un cast tutto spagnolo – Bárbara LennieEduard FernándezLoreto MauleónJavier BeltránPablo Derqui – nel thriller si parla di schizofrenia, manicomi, psichiatri corrotti e malasanità.

La trama di Quando Dio imparò a scrivere

quando dio imparò a scrivere

Negli anni Ottanta, Alice (Bárbara Lennie) dice di essere una detective. Con l’intento di risolvere un caso di presunto omicidio, corrompe il marito e la sanità per farsi ricoverare all’interno di un ospedale psichiatrico. Spacciandosi per una donna schizofrenica capace di avvelenare il marito, Alice inizia a indagare tra gli archivi dell’ospedale, portando a galla diversi casi di malasanità. Non appena i suoi sospetti sembrano concretizzarsi, la diagnosi da lei inventata le si ritorce contro. Come chi grida ‘al lupo, al lupo’, Alice prima si è spacciata per pazza e ora non viene creduta più da nessuno. La donna finisce così in un vortice all’interno del quale è impossibile comprendere dove si trovi la verità.

Gli anni Ottanta e gli ospedali psichiatrici

Sicuramente il regista di Quando Dio imparò a scrivere ha bene in mente il cult che più di ogni altro ha denunciato la gestione della sanità: Qualcuno volò sul nido del cuculo (One Flew Over the Cuckoo’s Nest) di Miloš Forman. Il setting temporale, e di conseguenza le strutture, sono molto simili. Il film del 2022 è ambientano nel 1979, mentre quello di Forman è del 1975Alice è un po’ come McMurphy (Jack Nicholson ), un paziente difficilmente domabile che entra nella struttura e frantuma l’equilibrio esile con cui viene domata – o sedata – la follia. Entrambi interpretano un individuo pressoché sano di mente che, una volta finito in un ospedale psichiatrico, non viene curato ma finisce per impazzire. Il centro del discorso è lo stesso per entrambi i film e il citazionismo di Paulo è parecchio spinto.

Anche se il paragone a livello narrativo e recitativo non regge, è piacevole cogliere i riferimenti e le assonanze tra le due opere. In realtà, gli anni Ottanta non emergono troppo nelle immagini di Quando Dio imparò a scrivere e, anche le ambientazioni sono abbastanza edulcorate. Mancano nel film i classici stanzoni degli ospedali psichiatrici, le camicie di forza, i pazienti malmessi e tutti quegli aspetti inquietanti ma apprezzati dagli amanti del genere.

Indagini ai limiti della follia

Quando Dio imparò a scrivere aggiunge al discorso sulla sanità mentale la questione thriller e investigativa. Inizialmente, c’è ‘solo’ un caso di omicidio da risolvere ma, più ci si addentra nella storia, più gli aspetti indagabili aumentano. Dal direttore dell’ospedale psichiatrico, alquanto sospetto, ad altre morti non dichiarate, il centro medico ben presto si trasforma in un teatro degli orrori. Il luogo è ideale per l’Alice detective, ma non per l’Alice paziente. Tra le rappresentazioni, contorte anche a livello fotografico, i flashback, le anticipazioni e le molteplici linee narrative, Quando Dio imparò a scrivere risulta un film troppo arzigogolato che crea una matassa più grande minuto dopo minuto.

In conclusione, il film è adatto a chi, in questo periodo dell’anno, cerca un prodotto Netflix diverso dalla classica commedia natalizia spensierata. Nonostante ciò, il film non arriva alle vette di coinvolgimento che, scegliendo un tema simile, si era sicuramente preposto.

Danni collaterali: trama, cast e curiosità sul film con Arnold Schwarzenegger

Regista di acclamati thriller come Il fuggitivo e Reazione a catena, Andrew Davis firma nel 2002 un nuovo esplosivo film dal titolo Danni collaterali. Protagonista di questo è un temerario vigile del fuoco in cerca di vendetta contro un gruppo di terroristi colombiani. Si tratta di un opera perfettamente inserita nel contesto post 11 settembre 2001, data che tanto sconvolse il mondo e gli Stati Uniti in particolare. La minaccia rappresentata dal terrorismo divenne in breve uno dei temi maggiormente ricorrenti del cinema americano, dando però sempre la speranza di una vittoria del bene.

Proprio a causa dell’evento dell’11 settembre, il film subì forti ritardi e modifiche. Originariamente, infatti, i terroristi del film avrebbero dovuto essere arabi, ma ciò venne cambiato in favore della Colombia, località meno utilizzata al cinema. Curiosamente, inoltre, tale film era stato realizzato prima del traumatico attentato, e la sua data di uscita originale era fissata all’ottobre del 2001. Dopo l’attacco alle Torri Gemelle, i produttori decisero però di spostare all’anno dopo la distribuzione in sala, in attesa di un momento di maggior quiete. Nonostante ciò, il film arrivò a guadagnare solo 78 milioni di dollari a fronte di un budget di 85.

Con il tempo, Danni collaterali è però riuscito ad ottenere l’attenzione di numerosi spettatori, affermando come un godibile film d’azione e di intrattenimento. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Danni collaterali: la trama del film

Protagonista del film è Gordon Brewer, esperto vigile del fuoco di Los Angeles e amorevole padre di famiglia. La sua tranquillità viene bruscamente spezzata da un improvviso attentato terroristico, nel quale rimangono coinvolti la moglie e il figlio. Loro sono i “danni collaterali” di un attacco indirizzato a individui delle forze dell’ordine. L’evento viene ricollegato ad un gruppo di criminali colombiani guidati dal misterioso El Lobo, che si è posto come obiettivo quello di rompere i rapporti tra gli Stati Uniti e la Colombia. A causa dei nuovi contrasti tra i due paesi, il terrorista non verrà neanche ricercato, e pertanto lo stesso Gordon decide di mettersi sulle sue tracce in cerca di vendetta.

Per lui ha così inizio un pericoloso viaggio nella giungla colombiana, durante il quale conoscerà corruzione, narcotraffico e incomprensibili strategie governative. Ben presto, però, Gordon si troverà a fronteggiare aspetti inaspettati di quella complessa storia, incontrando nuovi alleati e nemici. Ad un passo da El Lobo, egli dovrà riuscire a fermarlo una volta per tutte prima che questi possa dar vita ad un nuovo attacco. Come la sua famiglia, molte altre persone rischiano di perdere la vita senza avere colpe, e la possibilità di fermare tutto ciò sarà riposta solo nella forza di volontà di Brewer.

Danni collaterali cast

Danni collaterali: il cast del film

A dar volto e corpo al vendicativo Gordon Brewer vi è l’attore Arnold Schwarzenegger, in uno dei suoi ultimi film prima di essere eletto Governatore della California. Per prendere parte al film, egli si è come suo solito dedicato ad un periodo di costante addestramento fisico, così da risultare in ottima forma per interpretare personalmente anche le scene più complesse del film. Egli si avvalse inoltre di alcune consulenze di veri militari, dai quali poter apprendere le principali tecniche di battaglia. Accanto a lui, nei panni dello spietato criminale noto come El Lobo, vi è l’attore Cliff Curtis, celebre per titoli come Blow e Colombiana. Di origini neozelandesi, questi si dedicò molto ad approfondire la psicologia del suo personaggio, così da poterlo rendere il più credibile possibile.

L’attrice italiana Francesca Neri interpreta invece Selena Perrini, compagna del criminale colombiano e poi alleata del protagonista. Grazie a questo film, la Neri ha avuto modo di ottenere ulteriore popolarità anche all’estero. Elias Koteas è invece Peter Brandt, capo della base CIA in Colombia, mentre John Leguizamo, celebre caratterista, dà vita a Felix Ramirez, manager della distribuzione di cocaina. Altri attori presenti nel film sono Lindsay Frost, nei panni della moglie di Gordon, e Raymond Cruz, collega del protagonista. Nei panni del figlio adottato da Selena vi è un giovanissimo Tyler Perry, attore poi divenuto noto grazie alla serie Teen Wolf. Infine, si ritrovano l’attrice Jane Lynch, nota per la serie Glee, nei panni dell’agente Russo, e John Turturro in quelli di Sean Armstrong, un meccanico canadese.

Danni collaterali: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Danni collaterali è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten Tv, Chili Cinema, Google Play, Infinity e Amazon Prime Video. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così questo a disposizione per un determinato limite temporale entro cui effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno martedì 13 dicembre alle ore 23:55 sul canale Rete 4.

Fonte: IMDb

L’insulto: trama, cast e curiosità sul film

L’insulto: trama, cast e curiosità sul film

Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2017, L’insulto (qui la recensione) è attualmente l’ultimo lungometraggio realizzato dal regista libanese Ziad Doueiri. Da lui anche scritto insieme a Joelle Touma, il film è un potente dramma giudiziario dove i due uomini che si contrappongono diventano rappresentanti dei due schiaramenti diversi della guerra civile che da tempo dilania il Libano. Il film riflette dunque non solo sulla storia ma anche sull’attuale situazione del paese, con uno spaccamento della società sempre più drammatico e violento.

L’idea per questo racconto nasce a partire da un’esperienza reale vissuta dal regista, in cui un semplice diverbio stava per dar vita ad una lite culturalmente e storicamente molto più profonda del previsto. In particolare, in L’insulto, si fanno poi riferimenti ad eventi come il massacro di Damour e al Settembre nero della guerra civile in Giordania. In generale, lo scontro tra libanesi e palestinesi rimane l’elemento su cui il film maggiormente si concentra, dimostrando come questo possa trovare ogni pretesto per riportare alla luce vecchi traumi.

Candidato anche al premio Oscar come miglior film straniero, L’insulto è però anche un film profondamente umano e ricco di speranza, mostrando come alternativa al conflitto sia sempre il perdono. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

L’insulto: la trama del film

Protagonisti del film sono Tony Hanna, cristiano libanese, e Yasser Abdallah Salameh, rifuggiato palestinese. Quest’ultimo, capo cantiere, si trova con la sua squadra ad eseguire una serie di lavori sotto la casa di Tony. Un tubo di scarico dell’acqua illegale di quest’ultimo riversa continuamente sugli operai, spingendo Yasser ad offrirsi per sistemarlo. Tony si rifiuta, ma l’uomo dedice ugualmente di riparare il tubo. Quando Tony lo scopre, rompe immediatamente quanto fatto dal capo cantiere, ricevendo da quest’ultimo l’insulto di “cane”. Riconoscendo in Yasser un rifugiato palestinese per via del suo accento, e fermamente convinto che tutti quelli come lui dovrebbero essere cacciati, Tony decide di non far passare impunita la cosa.

Inizialmente egli chiede delle scuse ufficiali dal capo cantiere, ma quando neanche queste possono sopperire all’odio vigente tra libanesi e palestinesi, i due si vedono costretti a ricorrere ad un tribunale. Questo nonostante la moglie incinta di Tony, Shirine, cerchi continuamente di farlo desistere. La semplice questione privata tra i due si trasforma ben presto in un conflitto di proporzioni incredibili, diventando a poco a poco un caso nazionale, un regolamento di conti tra culture e religioni diverse con colpi di scena inaspettati. Al processo, oltre agli avvocati e ai familiari, si schierano con loro due fazioni opposte di un paese che riscopre in quell’occasione ferite mai curate e rivelazioni scioccanti, facendo riaffiorare così un passato che è sempre presente.

L'insulto cast

L’insulto: il cast del film

Ad interpretare il personaggio del libanese Tony Hanna vi è l’attore Adel Karam. Nel corso della sua carriera questi ha recitato principalmente in televisione, spaziando dalla commedia al dramma. Al cinema ha invece recitato nei film Caramel, E ora dove andiamo? e One Day I’ll Leave. La moglie di Tony, Shirine, è invece interpretata da Rita Hayek, ad oggi nota a livello internazionale proprio grazie a questo ruolo. Kamel El Basha è invece l’interprete di Yasser. Per la sua struggente e intensa interpretazione egli ha poi vinto la Coppa Volpi come miglior attore a Venezia. Nei ruoli degli avvocati che rappresentano i due uomini vi sono invece Camille Salameh per Wajdi Wehbe e Diamand Bou Abboud per Nadine Wehbe. Rifaat Torbey interpreta infine Samir Geagea, guerrigliero e politico libanese.

L’insulto: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. L’insulto è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple iTunes e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 13 dicembre alle ore 21:15 sul canale Rai 5.

Fonte: IMDb

Yado: trama, cast e curiosità sul film con Arnold Schwarzenegger

Yado: trama, cast e curiosità sul film con Arnold Schwarzenegger

Nel corso degli anni Ottanta l’attore Arnold Schwarzenegger si è consacrato a livello mondiale grazie a film come Conan il barbaro, Conan il distruttore e Terminator. Dopo questi titoli, egli recitò in Yado, pellicola di genere fantasy d’avventura diretta nel 1985 da Richard Fleischer (già regista del secondo Conan). Il titolo inglese del film, in realtà, è Red Sonja e si riferisce all’omonima eroina ideata da Roy Thomas e Barry Windsor, i quali per costruire il personaggio si rifecero a loro volta al romanzo The Shadow of the Vulture, pubblicato nel 1934 e scritto da Robert E. Howard.

Howard è meglio noto per essere stato lo scrittore che ideò il personaggio di Conan, da cui poi sono stati tratti i due film poc’anzi citati. Dando vita a Yado, dunque, si cercò di portare al cinema una specie di sequel spirituale di quei titoli. L’ambientazione, infatti, è la stessa, ovvero quell’era hyboriana in cui sono ambientati i racconti di genere sword and sorcery scritti da Howard. Per la versione italiana, però, si cercò di puntare tutto sulla presenza nel film di Schwarzenegger, e ciò portò al cambio di titolo, il quale si riferisce al personaggio interpretato dall’attore austriaco (anche se in lingua originale il personaggio è chiamato Lord Kalidor).

La volontà di sfruttare nuovamente un genere in quegli anni molto popolare non portò però ai risultati sperati. Yado venne infatti duramente criticato e si affermò come un cocente flop al box office. Ad oggi, rimane comunque uno scult anni Ottanta che gli appassionati del genere continuano a riscoprire e apprezzare, nonostante i suoi difetti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al remake. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Yado: il riassunto della trama

La storia del film ha inizio con la malvagia regina Gedren intenta a conquistare ogni regno possibile. La sovrana, in particolare, aspira ad ottenere un antico e potentissimo talismano, che deve necessariamente essere custodito nelle viscere della terra altrimenti altererebbe l’equilibrio di quest’ultima distruggendo ogni cosa. Per impossessarsene, Gedren invia i suoi guerrieri a massacrare il gruppo di donne che lo custodivano. La sacerdotessa capo, prima di morire, assegna dunque alla sorella di Red Sonja il compito di riportare la pace sul mondo. La guerriera intraprende così un viaggio, seguita dal valoroso Yado, per fermare Gedren una volta per tutte.

Yado: il cast del film

Per il ruolo della protagonista, la guerriera Red Sonja, si era inizialmente pensato all’attrice Sandahl Bergman, già comparsa in Conan il barbaro nei panni di Valeria. L’attrice, però, non volendo interpretare nuovamente un ruolo da eroina, preferì assumere i panni della regina Gedren. Ad ottenere il ruolo della protagonista, dopo oltre un anno di ricerche, fu infine la modella danese Brigitte Nielsen, all’epoca ventunenne. Questa venne notata dal produttore Dino De Laurentiis su una rivista di moda e fu giudicata adatta alla parte per via dei suoi tratti androgini. Per lei, recitare in Yado rappresentò il suo debutto cinematografico.

Come anticipato, nel ruolo del guerriero Yado vi è invece Arnold Schwarzenegger. Egli, inizialmente, firmò per il film unicamente per fare un favore a De Laurentiis, convinto inoltre di comparire per poco più che un cameo. Schwarzenegger finì però con il rimanere sul set per quattro settimane e il suo personaggio venne espanso a co-protagonista. In seguito a ciò, egli decise di interrompere il suo contratto con il produttore. Ancora oggi, Schwarzenegger considera questo come il peggior film della sua carriera. Nel film vi sono poi anche Ernie Reyes, Jr. nel ruolo del principe bambino Tarn e il suo fedele scudiero Falkon, interpretato da Paul L. Smith.

Yado cast

Yado: il remake, il trailer e dove vedere il film completo in streaming e in TV

Da anni ormai si cerca di riportare al cinema il personaggio di Red Sonja. Nel 2008 sembrava che la cosa dovesse concretizzarsi con un film diretto da Robert Rodriguez e con Rose McGowan nei panni della guerriera. Il progetto tuttavia naufragò dopo poco. Si dovette a quel punto attendere il 2017 per un nuovo tentativo di realizzare il film, alla regia del quale era stato confermato il regista Bryan Singer, celebre per i film sugli X-Men. Singer venne però rimosso dal progetto in seguito alle accuse di molestie sessuali nei suoi confronti. Al suo posto, nel 2019, è stata assunta Joey Soloway, ideatrice della serie Transparent. Nel maggio del 2021, infine, è stato confermato che il film è ancora in fase di sviluppo e che ad interpretare la protagonista vi sarà Hannah John-Kamen, attrice vista nella serie Killjoys e nel film Ant-Man and the Wasp.

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Yado è infatti disponibile nei cataloghi di Chili, Google Play e Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 13 dicembre alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Fonte: IMDb

Troll, recensione del film di Roar Uthaug

Troll, recensione del film di Roar Uthaug

Troll è un monster disaster movie norvegese nato dalla mente del regista Roar Uthaug e attualmente disponibile su Netflix. Analogamente a King Kong, Godzilla e al T-Rex di Jurassic Park (pellicole accuratamente citate nel corso della narrazione), Troll ha come protagonista una creatura folkloristica che prende vita e libera la sua forza bruta in un’area popolata, con risultati volutamente catastrofici. Il film è interpretato da un ensemble di alcuni dei più importanti attori norvegesi, tra cui Ine Marie Wilmann, Kim Falck, Mads Sjøgård Pettersen, e c’è anche un breve cameo del candidato ai Golden Globe Billy Campbell (The Killing).

La trama di Troll

Qualcosa sul monte Dovre in Norvegia si sta svegliando: dalle sue profondità più oscure è pronta a riemergere una creatura gigantesca, che vi è rimasta intrappolata per migliaia di anni. Distruggendo tutto ciò che incontra sul suo cammino, uno spaventoso troll si avvicina rapidamente alla capitale della Norvegia, dove gli abitanti lotteranno per fermare qualcosa che pensavano potesse esistere solo nel folklore norvegese. Protagonista del film è la paleontologa Nora Tidemann (Wilman) che, da bambina, discuteva di folklore magico con suo padre mentre si dedicavano all’arrampicata: ora è un’accademica di successo e passa le sue giornate a scavare e studiare resti fossili, soprattutto di dinosauri.

Dopo che la misteriosa creatura è emersa dalla montagna di Dovre, il governo del Paese convoca Nora lontano dal suo attuale progetto in corso. Nella struttura governativa sotterranea top-secret, Nora fa la conoscenza del Primo Ministro norvegese (Anneke von der Lippe) e del suo principale consigliere, Andreas (Falck). Nora e Andreas si recano dunque sul monte per indagare ulteriormente sulla gigantesca creatura con l’aiuto del soldato Kris (Mads Sjøgård Pettersen). All’inizio, il gruppo non è sicuro del tipo di creatura che sta cercando. Provoca caos e distruzione ovunque vada, lascia orme giganti e i suoni che emette sono ultraterreni: una coppia di anziani si è salvata per un pelo dopo che l’essere gigantesco ha letteralmente calpestato la loro casa. Alla fine, Nora si rende conto che c’è solo una persona a cui può chiedere aiuto: l’eccentrico padre Tobias (Gard B. Eidsvold). I due si erano precedentemente allontanati a causa della convinzione di Tobias che i troll fossero reali e non solo mistici prodotti della mitologia norrena.

Un'immagine di Troll

Un conflitto poco chiaro

Troll unisce i tropi del disaster movie alla Roland Emmerich con lo stile dei vecchi film kaiju giapponesi, stabilendo le coordinate della sua narrazione in Norvegia. In patria, il regista Roar Uthaug ha realizzato uno slasher movie, un film natalizio per bambini e un thriller storico, ma è probabilmente più conosciuto per The Wave, un disaster movie su larga scala, e per il reboot di Tomb Raider con Alicia Vikander. In generale, si è cimentato in diversi tentativi di intrattenimento in stile hollywoodiano, in patria e all’estero. Troll, come The Wave, sembra la versione ridotta del Godzilla di Emmerich del 1998, riadattata per la fruizione immediata da piattaforma che, oggigiorno, è la scelta prediletta per la visione di un film.

La mancanza di un obiettivo chiaro nella “caccia al troll” inficia irrimediabilmente lo slancio drammatico di Troll. È difficile essere coinvolti nel conflitto che ci propone, che vorrebbe allo stesso tempo porsi su più livelli e analizzare i contrasti tra uomo e creatura, forze dell’ordine e cittadini, contesto urbano e selvaggio. La verità è che nessun personaggio sembra avere un’opinione su cosa sia meglio fare in questa situazione, o anche solo su quali siano le opzioni. Uccidere il troll, cercare di “fare amicizia” o studiarlo: questo è il dilemma. Peccato che qualsiasi scelta sia per il troll indifferente, dato che la creatura si comporterà alla stessa maniera indipendentemente dal trattamento riservatogli, mantenendo salda la sua appartenenza al regno delle favole divenute per un attimo realtà.

Troll: un B-Movie senza pretese

Anche presentando una storia volutamente prevedibile, Troll non cerca in alcun modo di sorprendere lo spettatore con intuizioni originali, che rimangono semplicemente accennate. Ad esempio, veniamo a conoscenza di un lato “umano” del Troll, nella sequenza in cui salva una bambina da morte certa, eppure non riusciamo a scoprirne nulla di più. Ci viene mostrata una fossa comune piena di scheletri dei Troll, addirittura il teschio del Re dei Troll, ma non ci viene spiegato molto su questo clan e le sue dinamiche. Ancora più deludente è il fatto che la stessa figura di Tobias – il personaggio più esperto, quello che inizialmente deduce che la “creatura misteriosa” sia proprio un Troll, viene approfondito pochissimo.

In ogni caso, non è difficile comprendere il clamore generato da Troll su Netflix: gli effetti speciali discreti sono abbastanza credibili da riuscire a catturare l’attenzione dello spettatore e il mostro ha un’impressionante potenza distruttiva che viene rappresentata come se i troll fossero animali irritanti piuttosto che cattivi dispettosi. Roar Uthaug non è un regista che sembra destinato a epopee più grandiose, e questa è sicuramente una delle sue migliori qualità: realizza consapevolmente film di serie B senza illusioni di grandezza da serie A.

Spider-Man: Across The Spider-Verse, il trailer

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Spider-Man: Across The Spider-Verse, il trailer

Miles Morales e Gwen Stacy ritornano nel trailer di Spider-Man: Accross the Spider-verse, l’attesissimo film di animazione Sony Pictures e secondo capitolo della pellicola premiata con il premio Oscar® Spider-Man: Un nuovo universo. Il film è diretto da Joaquim Dos Santos (La leggenda di Korra), Kemp Powers (Soul) e Justin K. Thompson (Star Wars: Clone Wars, Spider-Man: Un nuovo universo) e sarà solo al cinema dal 1 giugno, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

Sinossi: Miles Morales torna nel nuovo capitolo della saga Spider-Verse, vincitrice di un premio Oscar®, Spider-Man: Accross the Spider-verse. Dopo essersi riunito con Gwen Stacy, l’amichevole Spider-Man di quartiere di Brooklyn viene catapultato nel Multiverso, dove incontra una squadra di “Spider-Eroi” incaricata di proteggerne l’esistenza. Ma quando gli eroi si scontrano su come affrontare una nuova minaccia, Miles si ritrova contro gli altri “Ragni” e dovrà ridefinire cosa significa essere un eroe per poter salvare le persone che ama di più.

Spider-Man: Accross the Spider-verse arriverà il 2 giugno 2023 al cinema negli USA.

Sony Pictures Animation ha ingaggiato Joaquim Dos Santos (Voltron: Legendary Defender, La leggenda di Korra), il candidato all’Oscar Kemp Powers (Soul) e Justin K. Thompson (Piovono polpette) per dirigere il film, utilizzando una sceneggiatura scritta da Phil Lord e Chris Miller (che tornano anche come produttori insieme a Amy Pascal, Avi Arad e Christina Steinberg) in collaborazione con David Callaham (Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci AnelliWonder Woman 1984).

Non è stato ancora confermato, ma sia Shameik Moore che la candidata all’Oscar Hailee Steinfeld dovrebbe tornare a doppiare rispettivamente Miles Morales e Gwen Stacy. Nel sequel dovrebbero ritornare anche gran parte degli attori che hanno prestato le loro voci nel primo film, tra cui Jake Johnson, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Luna Lauren Velez, Zoë Kravitz, John Mulaney, Oscar Isaac e Kimiko Glenn. La voce del villain sarà, in originale, doppiata da Jason Schwartzman.

Vision 2030, annunciati tutti i vincitori

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Vision 2030, annunciati tutti i vincitori

Grande Successo per la prima edizione di Vision 2030, premio cinematografico dedicato alla tutela dell’ambiente che si è tenuto nel meraviglioso Teatro Tina Di Lorenzo di Noto (Sr) sotto la direzione artistica di Giulia Morello la quale dichiara: “Il mondo dell’arte e della cultura ha il compito e la responsabilità di proporre nuovi immaginari e scenari e Vision 2030 vuole dimostrare che un altro modo di “fare cultura” è non solo possibile ma urgente. Il mondo del cinema, e della cultura in generale, è un’industria che, come tutte le altre, inquina e consuma ed è chiamata oggi a fare la sua parte e a ripensare il processo produttivo per diminuire la propria impronta ambientale per contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite”. 

Tre giorni di incontri e proiezioni condotti da Ilenia Petracalvina e la serata conclusiva, seguitissima sui canali social, da Beatrice Schiaffino. Il pubblico è stato coinvolto direttamente in attività organizzate da Vision2030, quali la pulizia della costa con Legambiente e Virtual Reality in collaborazione con Rai Cinema Channel; mentre, all’interno del prestigioso Palazzo Nicolaci, il pubblico ha potuto assistere, attraverso cuffie wireless, alle attività finanziate da Yourban2030, ovvero: Hidden Sounds (performance sonora) realizzata da Alessio Mosti con il supporto di SilentSystem. A seguire, Multiverso, performance audio-video dell’artista romano Filippo Scorcucchi. Inoltre, Yourban2030, in collaborazione con Graffiti for Smart City, ha anche inaugurato IRAE – Ultimate Landscapes presso i muri della stazione di Noto: un mosaico digitale in bioresina che racconta una storia, quella dello scioglimento dei ghiacciai, attraverso i suoni di Alessio Mosti e le immagini di Claudio Orlandi. Un vero e proprio muro multimediale e sostenibile, una tela digitale che attraverso la tecnologia di prossimità offre al pubblico una “performance” permanente che tra suoni e immagini, immerge il visitatore in una narrazione di piena attualità, quella dello scioglimento dei ghiacciai.

Prodotta da Smile Vision, la manifestazione è promossa dal Ministero della Cultura, Comune di Noto Patrimonio Dell’Umanità con il supporto di BBC Pachino e  Unioncamere, con il Patrocinio di Asvis, con la partecipazione di World Food Programme Italia e in collaborazione con Dire Fare Cambiare, Tadàn Produzioni e Siamo in diretta.

I vincitori:

– Miglior documentario a Fort Apache di Ilaria Galanti e Simone Spampinato.

– Menzione Speciale Miglior Documentario a The whale eye – Balearen, regia di Cesare Maglioni.

– Miglior documentario inedito a Dr Vaje di Carmelo Raneri.

Premio collaterale aeroporto di Catania: Vince il premio Dream of glass di Andrea Bancone.

Premio collaterale UnionCamere Sicilia: La lunga rotta di Roberto Lo Monaco.

Premio Isola del Cinema: Sulla via dei Padri di Bruno Palma;

Premio Collaterale Unpli: Sulla via dei padri di Bruno Palma

Premio Collaterale Yourban2030: Meta di Cristina D’Eredità e Dario Mattia

Buone pratiche al comune di Noto: Smile Vision assegna il premio “Buone Pratiche” all”Amministrazione di Noto.

Media partner dell’evento sono: Rai per il Sociale (Rai per la sostenibilità), Rai Cinema, e Comingsoon.it; come partner istituzionali Cumo Noto Ente Fauna Siciliana, partner culturali Cinema sostenibileYourban2030Isola del Cinema, Kano sartoria sociale, Moscerine Film Festival,; inoltre, UNPLI (Unione nazionale pro loco d’Italia), Proloco Noto, Premiere FilmAssociazione Diplomatici, Legambiente Noto, Aereoporto di Catania e GB Oil.  Infine i partner tecnici: Pic Event Solution e Cleverage – Web & Digital Agency, Graffiti For Smart City e SilentSystem.

In giuria l’attrice Valentina LodoviniSaverio Pesapane, Manuela Rima, Fabia Bettini,  Mohammed Hossameldin, Marco Martinelli, Maurizio Menicucci. Presente anche la Giuria UNPLI composta da Pippo Bernardo, Beppe Manno e Antonio La Spina. Tra gli ospiti:  Corrado Figura, il Sindaco di Noto, il quale firma in diretta il protocollo di intesa con WFP Italia che sancisce l’accordo tra le due realtà al fine di contribuire attivamente al cambiamento.

Il Presidente Prof. Vincenzo Sanasi D’arpe (WFP), Domenico Coco (Console Onorario dell’Azerbaigian), Giuseppe D’arrigo (BBC Pachino), Dott.ssa Tuccio (Liceo Sturzi), Dott.ssa Alfo (Proloco), Urbano Pannuzzo (Direttore Teatro Tina di Lorenzo) e Vincenzo Belfiore (Legambiente). Inoltre, l’attore Gianni Rosato, i registi Simone Spampinato, Lorenzo Mannino, Andrea Bancone e Carmelo Raneri. I premi sono stati realizzati dall’artista siciliana Alice Valenti e per l’occasione con materiali sostenibili. L’evento è stato prodotto da Giovanni Stella, la direzione marketing è di Federica Alderighi e l’organizzazione è di Carlo Aragona.

Ernest e Celestine – L’avventura delle 7 note, il trailer

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Ernest e Celestine – L’avventura delle 7 note, il trailer

I Wonder Pictures è lieta di rilasciare il trailer italiano del film di animazione che segna il ritorno di due grandi protagonisti dell’intrattenimento per tutta la famiglia. Ernest e Celestine, l’orso e la topina nati dalla tavolozza della pittrice belga Gabrielle Vincent, sono diventati in pochi anni un classico internazionale.

Dopo il successo del primo lungometraggio di animazione, con la sceneggiatura di Daniel Pennac, candidato all’Oscar, Ernest e Celestine tornano al cinema con L’avventura delle 7 note, un viaggio nella terra natale di Ernest per poter riparare il suo violino Stradivorso. Ostrogallia è la patria dei più grandi musicisti del mondo e le note non smettono mai di suonare tra le strade di questa esotica destinazione. O meglio: era così una volta. Arrivati a Ostrogallia, Ernest e Celestine scoprono che la musica è stata bandita. Ma una vita senza musica è impensabile e quindi i nostri eroi faranno tutto il possibile per far tornare la gioia nel paese.

Presentato in anteprima come evento speciale al Festival di Annecy 2022, Ernest e Celestine – L’avventura delle 7 note di Jean-Christophe Roger e Julien Chheng sarà nei cinema italiani dal 22 dicembre con le voci italiane di Alba Rohrwacher e Claudio Bisio, distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

Da martedì 13 dicembre arriverà in libreria anche l’albo illustrato tratto dal film. Il libro è pubblicato da Gallucci, editore in esclusiva delle opere dell’artista Gabrielle Vincent, creatrice dei personaggi di Ernest e Celestine.

Koala Man, dal 9 gennaio la serie animata su Disney+

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Koala Man, dal 9 gennaio la serie animata su Disney+

Disney+ ha annunciato che la serie originale animata Koala Man debutterà lunedì 9 gennaio su Disney+ in Italia.

Koala Man segue Kevin, padre di mezza età, e la sua identità non tanto segreta, il cui unico superpotere è quello di avere una passione bruciante per il rispetto delle regole e l’eliminazione della piccola criminalità nella città di Dapto. Sebbene possa sembrare un sobborgo australiano qualsiasi, le forze del male, sia cosmiche che create dall’uomo, sono in agguato per colpire gli ignari abitanti di Dapto. Nel tentativo di ripulire la sua città natale e spesso coinvolgendo nelle sue avventure la sua famiglia infelice, Koala Man è pronto a tutto. Farà tutto il necessario per sconfiggere menti malvagie, orrori soprannaturali o peggio: gli idioti che non portano fuori i bidoni della spazzatura nei giorni giusti.

Koala Man è prodotto dal creatore/animatore australiano Michael Cusack (YOLO: Crystal Fantasy, Smiling Friends), mentre il co-creatore di Solar Opposites Justin Roiland, e gli autori di Pokemon: Detective Pikachu, Dan Hernandez e Benji Samit, sono gli executive producer. Anche Michael Cowap è executive producer. Koala Man è prodotto da 20th Television Animation.

Un efficace sistema di parental control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza di visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre al “Profilo Bambini” già presente sulla piattaforma, gli abbonati possono impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un pubblico più adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per garantire massima tranquillità ai genitori.

Le Vele Scarlatte, il poster del nuovo film di Pietro Marcello

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Le Vele Scarlatte, il poster del nuovo film di Pietro Marcello

Ecco il poster di Le Vele Scarlatte, il prossimo film di Pietro Marcello, con JULIETTE JOUAN, RAPHAËL THIÉRY, NOÉMIE LVOVSKY con la partecipazione speciale di LOUIS GARREL e con YOLANDE MOREAU. Al cinema dal 12 gennaio.

Le Vele Scarlatte, il poster

Le Vele Scarlatte, la trama

Da qualche parte nel nord della Francia, Juliette, giovane orfana di madre, vive con il padre, Raphaël, un soldato sopravvissuto alla prima guerra mondiale. Appassionata di musica e di canto, Juliette ha uno spirito solitario. Un giorno, lungo la riva di un fiume, incontra una maga che le predice che delle vele scarlatte arriveranno per portarla via dal suo villaggio. Juliette non smetterà mai di credere nella profezia. Liberamente ispirato a Le vele scarlatte di Aleksandr Grin, scrittore russo pacifista del XX secolo, il film di Pietro Marcello è un racconto popolare, musicale e storico, al confine con il realismo magico.

DC Comics conferma che SUPERMAN di Christopher Reeve e BATMAN di Michael Keaton fanno parte dello stesso universo

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Superman: The Movie è stato rilasciato nel 1978, seguito da Batman di Tim Burton nel 1989. Entrambi i film hanno ricevuto sequel (di varia qualità) ma sono giustamente considerati dei.  dai fan i due classici per eccellenza. Sono anche considerati i primi passi più importanti compiuti dall’industria cinematografica nel genere, con entrambi i film e Batman Returns, che hanno poi influenzato i successivi adattamenti che abbiamo poi visto sul grande schermo. Mentre entrambi i mondi sono stati recentemente rivisitati nei sequel dei fumetti, Michael Keaton come sappiamo riprenderà il ruolo di Bruce Wayne nel film The Flash il prossimo anno.

Ebbene oggi abbiamo nuove importanti notizie che oltre alla recente notizia che l’attore avrebbe dovuto continuare la sua rappresentazione dopo Batman Returns con un terzo film firmato da Tim Burton dal titolo Batman Beyond. Questa notizia di oggi non farà altro che accrescere il dispiacere rispetto a quel terzo film, dato che oggi un nuovo one-shot della DC Comics, Dark Crisis: Big Bang, ha rivelato che nel fumetto  Barry Allen ha preso appunti su più Terre in tutto il Multiverso, inclusa la Terra-789. In quella realtà, “Superman e Supergirl sono gli unici eroi potenziati della Terra; i genitori di Batman uccisi dal Joker. (Superman ’78, Batman ’89).”

Questo conferma che Superman di Christopher Reeve, Batman di Keaton e Supergirl di Helen Slater condividono la stessa realtà, dunque una rivelazione rivoluzionaria. Anche se con ogni probabilità questa cosa non verrà mai esplorato sullo schermo, è un dettaglio che ovviamente ci entusiasma e probabilmente ad un certo punto questo verrà  affrontato almeno sulle sulla pagine del fumetto. Per molti, vedere questi eroi incrociarsi in qualche modo è un sogno assoluto che diventa realtà. Tuttavia, non possiamo fare a meno di chiederci se nel prossimo film di The Flash che vedrà il Caped Crusader di Keaton magari il personaggio potrà menzionare un incontro passato con l’Uomo d’Acciaio del suo mondo. 

Star Wars e The Avengers se fossero diretti da Wes Anderson, le immagini

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Adam Hall, sui social noto come @digiguru, ha realizzato una serie di immagini, avvalendosi della AI, per dare una forma ad un eventuale film di Star Wars o degli Avengers, diretto però da Wes Anderson. Il risultato è davvero impressionante e, crediamo, simile a quanto possa esistere in una realtà in cui Anderson è interessato a dirigere uno dei due franchise.

Poco dopo l’uscita della sua nuova commedia, The French Dispatch, nel 2021, Wes Anderson ha iniziato la produzione del suo prossimo progetto, Asteroid City. Ambientato nel 1955, il film sarà incentrato su una città immaginaria in un deserto americano che ospita una convention di Junior Stargazer. Studenti, genitori e insegnanti di tutto il paese si riuniscono all’evento, portando a conflitti, commedie, drammi e romanticismo.

Justice League Dark Universe: James Gunn dice la sua

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Justice League Dark Universe: James Gunn dice la sua

James Gunn ha un ricco rapporto con fan e efollower sui suoi social. Spesso risponde a domande, critiche e provocazioni con il solito atteggiamento ironico e sornione, a maggior ragione ora che ha in mano le redini del DCU insieme a Safran. Interrogato sulla Justice League Dark, a Gunn è stato chiesto se gli piace l’idea di un universo per quei personaggi, di una trilogia su di loro e di un racconto che potesse approfondire e mettere a frutto le grandi storie a fumetti per il cinema.

James Gunn ha replicato semplicemente “Perché no?”. Questo non significa naturalmente che alla Warner è in produzione un film sulla JLD, né che il commento abbia dato uno spunto a Gunn, ma mostra l’atteggiamento politicamente corretto e educato di un autore che si rende perfettamente conto di avere tra le mani non solo una responsabilità economica e produttiva importantissima, ma anche i sogni e le speranze di tantissimi fan dei personaggio DC Comics.

https://twitter.com/adambarnhardt/status/1601773257568702464?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1601773871413088256%7Ctwgr%5E5169804c3e155dc425cf1adffb61070f6798862c%7Ctwcon%5Es2_&ref_url=https%3A%2F%2Fscreenrant.com%2Fjustice-league-dark-universe-dcu-james-gunn-reaction%2F

Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One, un’anteprima speciale IMAX insieme Avatar 2

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La Paramount ha decido di diffondere una speciale anteprima dietro le quinte di 4 minuti sull’attesissimo Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One, allegata alle copie al cinema negli USA di Avatar: La via dell’Acqua Mentre nessuno sa cosa mostreranno, il teaser di 15 secondi appena rilasciato presenta Tom Cruise e il regista Christopher McQuarrie che mostrano in anteprima una delle acrobazie più selvagge del franchise:

Inoltre, non saremmo sorpresi se il nuovo filmato finisse con un trailer aggiornato o potenzialmente una versione rinnovata del teaser che abbiamo visto all’inizio di quest’anno con Top Gun: Maverick. Dai un’occhiata al nuovo teaser qui sotto:

Il settimo capitolo di MI si intitolerà Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One, mentre l’ottavo, Mission: Impossible – Dead Reckoning Part Two.

Nei prossimi due capitoli della saga di Mission ImpossibleTom Cruise e Rebecca Ferguson torneranno nei panni di Ethan Hunt e Ilsa Faust. I due film vedranno coinvolti anche Shea Whigham (Kong: Skull Island), Hayley Atwell (Captain America: Il primo vendicatore), Pom Klementieff (Guardiani della Galassia) e Esai Morales (Ozark). Christopher McQuarrie scriverà e dirigerà i film, che faranno il loro debutto nelle sale americane rispettivamente il 30 settembre 2022 e il 7 luglio 2023.

The Walking Dead: Dead City, un nuovo sguardo sull’inaspettata collaborazione tra Negan e Maggie

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The Walking Dead si è concluso con la sua undicesima stagione il mese scorso, ma mentre la serie principale è finita, il franchise stesso è tutt’altro che morto. Numerosi spin-off si stanno dirigendo verso il pubblico, inclusi spettacoli che ruotano attorno a personaggi amattissimi come Rick Grimes e Michonne, Daryl, Negan e Maggie. Quest’ultimo è intitolato The Walking Dead: Dead City e le riprese sono terminate a ottobre. Ora, la serie di sei episodi dovrebbe essere presentata in anteprima su AMC il prossimo aprile.

In questi fotogrammi appena rivelati, vediamo Maggie (Lauren Cohan) e Negan (Jeffrey Dean Morgan) riunirsi dopo alcuni anni di distanza. Mentre sono riusciti a mettere da parte le loro divergenze negli episodi finali di The Walking Dead, qui non sembrano eccessivamente amichevoli dato che Maggie può essere vista mentre tiene un coltello alla gola del cattivo riformato!

Durante una recente intervista con Entertainment Weekly, Morgan ha suggerito che la personalità abrasiva di Negan continuerà a essere un problema anche nella Grande Mela. “Negan è un po’ un disastro. È solo quel ragazzo che vuoi prendere a schiaffi”, dice. “È un ragazzo da prendere a pugni, e lo capisco, essendo il ragazzo che dice le cose che escono dalla sua bocca.” “A volte voglio prenderlo a pugni”, continua Morgan. “Senti, sappiamo che sta per scappare a New York City. Sono lui e Maggie, e non c’è molta gente con lui. Quindi, se faccio i conti, sarà nei guai. Sta andando essere una cattiva combinazione per lui.”

 

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The Walking Dead: Dead City trova Maggie e Negan che viaggiano in una Manhattan post-apocalittica molto tempo fa tagliata fuori dalla terraferma. La città fatiscente è piena di morti e abitanti che hanno fatto di New York City il proprio mondo pieno di anarchia, pericolo, bellezza e terrore. Il cast include anche Gaius Charles come Perlie Armstrong, Željko Ivanek come The Croat, Jonathan Higginbotham come Tommaso, Mahina Napoleon come Ginny, Trey Santiago-Hudson come Jano e Karine Ortiz come Amaia.

Piccolo Corpo: recensione del film di Laura Samani

Piccolo Corpo: recensione del film di Laura Samani

Fresco di vittoria agli European Film Awards 2022 – dove si è aggiudicato il premio Discovery – Fipresci come rivelazione per il film d’esordio, Piccolo Corpo di Laura Samani mette in scena il miracoloso viaggio di una giovane donna in cerca di una riconnessione spirituale con una parte di sè che sembra aver perduto per sempre. Sospeso tra la ricercatezza visiva del fantasy e quella storica, che indaga il folklore del Friuli Venezia Giulia, il film di Samani si è anche aggiudicato il David di Donatello 2022 alla miglior regia esordiente.

Piccolo Corpo, la trama: il santuario della speranza

Nell’Italia nord-orientale, all’inizio del XX secolo, una giovane donna di nome Agata (Celeste Cescutti) è sotto shock dopo che la sua primogenita è nata morta. Il sacerdote le dice che la bambina è destinata a vagare nel Limbo per l’eternità, senza speranza alcuna di raggiungere il Paradiso, poiché è morta prima di essere stata battezzata.

Nonostante ciò, Agata scopre che c’è una chiesa da qualche parte a nord dove una sacerdotessa dai poteri soprannaturali può riportare in vita un bambino morto per un solo respiro, sufficiente a battezzarlo e ad elevare la sua anima. Agata dissotterra il bambino con il favore delle tenebre e parte con il piccolo scrigno legato sulla schiena, come una pellegrina; nella foresta fa amicizia con la figura ferina di Lince (Ondina Quadri), che sarà la sua unica amica durante il viaggio disperatamente faticoso e pericoloso di Piccolo Corpo.

La voce del Mare

Agata parla attraverso la voce del mare: le sonorità di una distesa infinita di acqua salata sono linfa per le sue corde vocali, si raggruppano per dare vita a un nuovo codice linguistico. È l’idioma dell’amore, quello indissolubile, che permea ogni boscaglia e tratto di percorso che Agata attraversa. La figlia di Agata, secondo le credenze dell’epoca, non ha nome, dunque, non appartiene: è condannata a restare in un tempo e in uno spazio indefinito, del blu scuro della profondità oceanica. Tuttavia, il piccolo corpo del titolo è di dimensioni tali solo nella fattualità, non dal punto di vista del suo significato. È corpo arboreo, marittimo, terrestre, che unisce le due linee su cui viaggia il concetto di femminilità nel film – quelle di “madre” e di “figlia” – proprio nella sua appartenenza alla natura. Dalla natura proviene e a questa ritornerà: lo scopo del viaggio salvifico di questa creatura si associa immediatamente alla certificazione della sua identità, all’atto di nominare e sancire la sua afferenza ai paesaggi del Friuli Venezia Giulia di inizio XX secolo.

Una scena di Piccolo Corpo

Naturalismo umano

In Piccolo Corpo, Laura Samani sceglie di abbracciare le tradizioni più spirituali della sua regione, rifacendosi alla storia del santuario di Trava, tutt’ora esistente e dove, originariamente, si svolgevano proprio riti per far tornare in vita i bambini nati morti, giusto il tempo di un respiro, quello necessario a battezzarli per evitare la permanenza nel Limbo. In questo modo, la talentuosa regista elabora il modus operandi perfetto per fare grandi film di genere in Italia – similmente a La terra dei figli (2021) di Claudio Cupellini: ripartire dalle nostre radici, quelle misconosciute ai più, ma che si incastrano perfettamente con l’immaginazione. Serve una mano registica vivace, che segue il ritmo della brezza tra gli alberi su cui Agata e Lince lasciano la loro impronta per tracciare un racconto in cui ogni tema si collega al suo opposto – la morte diventa rinascita, i monti diventano mare, il ghiaccio diventa acqua – fortificando l’idea di una connessione assoluta tra corpo e spirito, uomo e natura.

Lince diventa la spalla perfetta per accompagnare Agata nel suo viaggio; questa figura androgina, variazione del lupo cattivo del bosco ma che assume pian piano connotati quasi fatati, interpretata da Ondina Quadri in maniera semplicemente sublime. In un passaggio di testimone inedito, in cui la forza materna ha a che fare più con lo spirito che con l’atto stesso del partorire, Lince diviene un personaggio fondamentale, che rinnova ancor di più l’unione col paesaggio naturale dei personaggi di Piccolo Corpo. Arriva a legarsi con la natura altra, il mare che un montanaro come lui non ha mai conosciuto ma a cui sente irrimediabilmente di appartenere: è basato un respiro a farglielo capire.

MCU: la classifica dei film più rilevanti della Fase 5

MCU: la classifica dei film più rilevanti della Fase 5

Black Panther: Wakanda Forever e The Guardians of the Galaxy Holiday Special hanno chiuso definitivamente la Fase 4 dell’MCU. La Fase 5 inizierà l’anno prossimo con Ant-Man and the Wasp: Quantumania, film che introdurrà il nuovo grande cattivo MCU Kang in Conquistatore.

Alcuni titoli della nuova fase si presentano come più rilevanti di altri per il funzionamento del franchise: tra questi ci sono sicuramente The MarvelsCaptain America: New World Order, Blade e Thunderbolts.

Blademahershala ali marvel blade

Il riavvio MCU di Blade vedrà Mahershala Ali nei panni dell’assassino di vampiri protagonista. Nel film potrebbero comparire i Figli della Mezzanotte o altri personaggi Marvel carichi di sfumature horror come Moon Knight e Werewolf By Night. Nonostante tutti i possibili collegamenti, probabilmente Blade sarà un prodotto indipendente della Fase 5 e non avrà un grande impatto sugli archi narrativi dei Vendicatori.

Per quanto riguarda il cast e la regia, Blade è stato già vittima di diverse difficolta e ha subito parecchi cambidietro le quinte. Stando all’Hollywood Reporter, Yann Demange dovrebbe essere il regista, mentre Michael Starrbury sta già riscrivendo la sceneggiatura. Il film dovrebbe arrivare nel 2024.

Thunderbolts

mcu thunderbolts

Dopo varie supposizioni, nella Fase 5 MCU finalmente si riunirà la squadra di super criminali dei Thunderbolts. Il film dei Thunderbolts è essenzialmente la risposta della Marvel alla Suicide Squad. Il lungometraggiointrodurrà una nuova squadra di supereroi ma, a differenza degli Avengers, questa sarà una squadra composta da criminali riabilitati e da antieroi moralmente grigi.

Thunderbolts si presenta come una voce fuori dal coro MCU, un film divertente e sovversivo. Non è ancora chiaro quanto i Thunderbolts influiranno sullalinea principale dei Vendicatori e sui loro conflitti, tuttavia il gruppo contestualizza l’arrivo della Contessa Valentina Allegra de la Fontaine (Julia Louis-Dreyfus) nell’MCU.

The Marvels

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Il prossimo film con protagonista Capitan Marvel è in realtà un film di squadra. In The Marvels di Nia Dacosta, Carol Danvers sarà affiancata dalla sua più grande fan Kamala Khan e dalla figlia del suo migliore amico Monica Rambeau. Supportata da Sam Wilson e Stephen Strange, Carol condurrà i Vendicatori nella battaglia contro Kang.

Non è ancora chiaro quale sarà il ruolo di Danvers nella lotta, ma probabilmente si scoprirà nel corso della Fase 5. The Marvels vedrà anche Samuel L. Jackson riprendere il ruolo di Nick Fury poco prima della sua comparsa in Secret Invasion. Con un Avengers onnipotente alla guida di un manipolo di eroi, The Marvels potrebbe essere un trampolino di lancio cruciale per le storie future dell’MCU.

Guardiani della Galassia Vol. 3

guardiani della galassia mcu 5

Il capitolo conclusivo di Guardiani della Galassia è previsto per il prossimo anno. Anche per questo motivo, Guardiani della Galassia Vol. 3 rappresenta un passo piuttosto importante nelle trame MCU. Probabilmente, in questo ultimo film troveranno la morte personaggi rilevanti come Rocket o Drax.

Inoltre, il debutto di Warlock nell’MCU sarà sicuramente un evento memorabile, dato che il personaggio possiede poteri paragonabili a quelli di Thanos e Capitan Marvel. Warlock – e quindi tutto Guardiani della Galassia Vol. 3 – potrebbe rimodellare le gerarchie di potere all’interno dell’MCU.

Capitan America: New World Order

sam wilson captain america

Dal momento che Sam Wilson ha ereditato da Steve Rogers il mantello di Capitan America in The Falcon and the Winter Soldier, serve ora un film da solista per il nuovo Cap. E infatti, eccolo in arrivo: nel 2024 uscirà Captain America: New World Order. Il film probabilmente ruoterà attorno ai tentativi di Sam di riunire i Vendicatori contro la minaccia di Thanos.

Nel lungometraggio tornerà Tim Blake Nelson come leader e, per il ruolo del generale Thaddeus “Thunderbolt” Ross, il defunto William Hurt sarà sostituito da Harrison Ford. Girano un sacco di voci su chi potrebbe apparire in New World Order. Da She-Hulk all’Hulk Rosso, le carte per fare un buon film MCU ci sono tutte.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania

fase 5 mcuNon sarebbe sorprendente se il film più significativo della Fase 5 MCU fosse proprio il primo, Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Atteso nelle sale già per il prossimo febbraio, il lungometraggio segue la terza avventura da solista di Scott Lang mentre lui e i suoi cari vengono portati nel Regno Quantico e si scontrano con Kang il Conquistatore.

Jonathan Majors ha giocato una variante di Kang nel finale di Loki, ma in Quantumania il personaggio assumerà un peso molto maggiore e diventerà un cattivo MCU delle dimensioni di Thanos.  Mettere il prossimo più grande cattivo della Marvel contro il Vendicatore più piccolo è alquanto ironico. Probabilmente, nel film Kang mostrerà il suo potere uccidendo proprio Ant-Man.

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