È stato rivelato un nuovissimo
set LEGO basato su una location di Harry Potter e l’Ordine della Fenice, il
quinto capitolo dell’acclamato franchise cinematografico, e al suo
interno ci sono ben nove minifigure di personaggi. Basato sul
quinto volume scritto da J.K. Rowling, il film del 2007 ha ricevuto
recensioni generalmente positive. Il franchise LEGO Harry
Potter esiste dal 2001 e da allora ha generato molti set e
due videogiochi di successo.
Quindici anni dopo l’uscita del
film, il sito ufficiale LEGO ha svelato un nuovo set basato su
Grimmauld Place, che nel film fungeva da quartier
generale dell’Ordine della Fenice. Il set include nove minifigure
di personaggi: Harry Potter, Ron Weasley, Fred Weasley, George
Weasley, Molly Weasley, Sirius Black, l’elfo domestico Kreacher,
Kingsley Shacklebolt e Ninfadora Tonks – insieme a una figura
aggiuntiva del gatto di Hermoine, Grattastinchi. Il nuovo set
uscirà il 19 giugno.
Il set è alto più di 27 centimetri e
presenta l’edificio nel suo stato di “normale” (quindi i Babbani
non possono vederlo) e nel suo stato trasformato. Include anche la
stanza di Sirius Black, l’arazzo dell’albero genealogico dei Black
e il pianoforte dove Ron e Hermione si esercitano a suonare (scena
che si vede nel settimo film).
Come riportato dai giornalisti
Rob Keyes ed Erik Davis su
Twitter, Doctor Strange nel Multiverso della Follia non
sarà proiettato nella sua interezza fino alla premiere del film a
Los Angeles il 2 maggio.
Il film non sarà presentato in
anteprima prima per le interviste con la stampa, e così la
proiezione di Los Angeles sarà il primo evento in cui le persone
potranno vedere l’intero film. La Disney lo ha fatto per evitare
che trapelino spoiler e per mantenere nascoste le sorprese del film
fino al momento dell’uscita in sala.
Altri film che in passato hanno
subito lo stesso trattamento sono stati Avengers: Endgame e alcuni
capitoli della saga di Star
Wars.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).
Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier.
Doctor Strange nel Multiverso della
Follia arriverà al cinema il 4 maggio
2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e
avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel
dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio
di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste
alcuna conferma in merito.
Jaime King è una di
quelle attrici che ha contribuito a fare la storia del cinema
recente grazie alla sua intense interpretazioni e alla sua
versatilità. L’attrice, che fa questo lavoro da molti anni, è
riuscita ad entrare nel cuore degli spettatori sin da subito e
rimanendoci per tutti questi anni.
Ecco dieci cose da sapere su
Jaime King.
Jaime King: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film. La carriera cinematografica di Jaime King è iniziata
nel 2001, quando debutta sul grande schermo con Maial Campers –
Porcelloni al campeggio, per poi proseguire con Blow (2001), Pearl
Harbor (2001), Slackers (2002), Stella
solitaria (2002), Il monaco (2003) e White
Chicks (2004). In seguito, recita in Sin City (2005),
Rischio a due (2005), Il ritorno della scatenata
dozzina (2005), The Alibi (2006), They Wait
(2007), The Spirit (2008) e San Valentino di sangue
3D (2009). Tra i suoi ultimi film vi sono Waiting for
Forever (2010), Mother’s Day (2010), Silent
Night (2012), Sin City – Una donna per cui
uccidere (2014), Barely Lethal – 16 anni e spia
(2015), Escape Plan 2 – Ritorno
all’inferno (2018) e Escape Plan 3 – L’ultima
sfida (2019).
2. Ha lavorato molto sul
piccolo schermo. L’attrice non ha prestato la sua opera
solo per il cinema, lavorando in maniera attiva anche per diversi
progetti destinati al piccolo schermo. Infatti, l’attrice ha
partecipato alla serie Harry Green and Eugene nel 2004, per poi
proseguire con The O.C. (2005), Worst Week of My
Life (2006), Kitchen Confidential (2005-2006),
The Class – Amici per sempre (2006-2007), Provaci
ancora Gary (2008-2009) e Tit for Tat (2009). In
seguito, ha recitato in My Generation (2010), Love
Bites (2011), House Husbands (2012), Comedy Bang!
Bang! (2014), Love Advent (2014), Hart of
Dixie (2011-2015) e Black Summer (2019).
3. È anche doppiatrice,
produttrice, sceneggiatrice e regista. Nel corso della sua
carriera, l’attrice ha vestito spesso dei panni diversi da quelli
usuali. Infatti, ha indossato quelli di doppiatrice, prestando la
propria voce alle serie Spartacus: Blood and Sand – Motion
Comic (2010), Star
Wars: The Clone Wars (2009—2014), Robot Chicken
(2016) e Transformers: Power of the Primes (2018). In
quanto produttrice, invece, ha lavorato alla realizzazione della
serie Attention Deficit Theater (2016) e di un episodio
della serie Tit for Tat, che ha anche sceneggiato.
Inoltre, ha diretto prodotto e sceneggiato anche il corto Latch
Key (2012), mentre ha diretto il corto The Break In
(2011).
Jaime King è su Instagram
4. Ha un profilo
seguitissimo. L’attrice possiede un profilo Instagram
personale che è seguito da qualcosa come 1,4 milioni di persone. Il
suo profilo è un tripudio di foto che si suddividono tra quelle che
la vedono protagonista di momenti lavorativi e altre che la
ritraggono insieme alla sua famiglia e ai suoi amici. Seguendola si
può dunque rimanere aggiornati sulle sue attività.
Jaime King: il marito e i
figli
5. È sposata da molti
anni. L’attrice si è sposata il 23 novembre del 2007 con
il regista Kyle Newman dopo due anni di
fidanzamento. I due, che si erano conosciuti sul set
di Fanboys, si sono sposati a Los Angeles nello
stesso posto in cui lui le aveva chiesto la mano.
6. È madre di due
figli. Dall’unione con il marito, l’attrice è diventata
madre di due figli: James Knight (nato il 6
ottobre del 2013) e Leo Thames (nato il 16 luglio
del 2015). Inoltre, tra il primo ed il secondo figlio, l’attrice è
stata in cura per l’endometriosi e la sindrome dell’ovaio
policistico che le ha fatto avere cinque aborti spontanei ed una
gravidanza extrauterina.
Jaime King in Hart of
Dixie
7. È rimasta molto colpita
dal suo personaggio. L’attrice ha ammesso di aver trovato
il suo personaggio nella serie Hart of Dixie
meraviglioso: “Lei è così divertente ed è divertente essere
lei, è pazza. La cosa più divertente è la sua complessità”.
Ciò l’ha spinta ad accettare subito la parte, che l’ha poi resa
particolarmente celebre.
Jaime King in Sin City
8. Ha interpretato un noto
personaggio nel film. Nel celebre film Sin City,
l’attrice ha interpretato le gemelle Goldie e Wendy, le quali
compaiono nell’episodio Un duro addio, dove interagiscono
in particolare con Marv, interpretato da Mickey Rourke.
La King è poi una dei pochi membri del cast di questo film a
partecipare anche nel sequel Sin City – Una donna per cui
uccidere, dove interpreta nuovamente Goldie e Wendy.
Jaime King in Pearl
Harbor
9. È il film che l’ha resa
celebre. Prima di Sin City, l’attrice ha avuto un
ruolo nel film bellico Pearl Harbor, dove interpreta
l’infermiera Betty. Pur non essendo un ruolo primario, l’attrice ha
saputo farsi notare e da qui ha iniziato ad ottenere sempre più
popolarità, consolidatasi poi grazie ad alcuni ruoli di maggior
rilievo arrivati in seguito all’uscita di Pearl
Harbor.
Jaime King: età e altezza
10. Jaime King è nata il 23
aprile del 1979a Omaha, nel Nebraska. La
sua altezza complessiva corrisponde a 174 centimetri.
Nonostante la mancanza di notizie da
oltre un anno, il riavvio di Black
Superman è ancora in lavorazione e il progetto in seno
alla WB dovrebbe andare avanti presto. Negli ultimi anni, la Warner
Bros. ha viaggiato ad altezze varie con i personaggi della DC. A
seguito del clamoroso flop che è stato Justice League di Joss
Whedon, lo studio ha riorganizzato la sua strategia per le
sue IP DC andando avanti con i film. Il DCEU continua a vivere, con
franchise nuovi e consolidati che continuano ad esistere, inclusa
una diramazione televisiva su HBO Max.
Tuttavia, la Warner Bros. ha anche
iniziato a utilizzare le sue proprietà DC al di fuori del suo
universo condiviso in corso, con franchise indipendenti come
Joker e The
Batman. Un altro personaggio a cui lo studio sta
cercando di riservare allo stesso trattamento è Superman, che
dovrebbe
essere raccontato nuovamente sotto la guida della produzione
esecutiva di J.J. Abrams. Nel febbraio 2021,
lo sceneggiatore e autore Ta-Nehisi Coates è stato annunciato come
firma per la sceneggiatura per una nuova versione dell’ultimo
figlio di Krypton, che includeva le avventure di un Superman
nero.
Nonostante questo importante
aggiornamento nel 2021, nessuna nuova notizia in merito ci è stata
ancora data, fino a questo momento. In un nuovo report di
Jeff Sneider, leggiamo che Coates si sta preparando a
consegnare presto una bozza della sua sceneggiatura di Superman
alla Warner Bros., indicando che il progetto è ancora molto vivo.
Il riavvio sarebbe stato prodotto dalla società di produzione
Bad Robot di Abrams, con Hannah
Minghella come produttrice.
Manca poco all’annuncio ufficiale
del programma del Festival
di Cannes 2022, e
Variety ha realizzato una lista di quelli che potrebbero essere
i film presentati in anteprima mondiale alla 75 edizione della
kermesse francese che dopo due anni turbolenti si svolge di nuovo
nel suo periodo abituale, maggio, dal 17 al 28 maggio.
Ecco i film che dovrebbero essere
presentati in anteprima mondiale nella selezione ufficiale di
quest’anno:
“Crimes of the
Future” di David Cronenberg con Léa
Seydoux,
Kristen Stewart,
Viggo Mortensen, “Elvis” di Baz Luhrmann con
Austin Butler,
Tom Hanks, Olivia DeJonge, Natasha Bassett, “Top
Gun: Maverick” di Joseph Kosinski con
Tom Cruise,
Jennifer Connelly, “Three Thousand Years of
Longing” di George Miller con
Tilda Swinton,
Idris Elba, “Showing Up” di Kelly Reichardt
con Michelle Williams, John Magaro, James Le Gros, il misterioso
film di David Lynch, “Lightyear” di Angus
MacLane con le voci di Taika Waititi,
Chris Evans, Keke Palmer, “L’immensità” di
Emanuele Crialese con
Penelope Cruz, “Scarlet” di Pietro
Marcello con
Louis Garrel, Noémie Lvovsky,
“Broker”
di Hirokazu Kore-eda con
Song Kang-ho (“Parasite”), Bae Doona (“Cloud Atlas,” “The Host”),
Gang Dong-won (“Peninsula,” “The
Priests”), “Love
Life”
di Koji Fukada con
Fumino Kimura,
“Decision to Leave”
di
Park Chan-wook,
“Holy Spider”
di Ali Abbasi, “Les
cinq Diable”
di Lea Mysius con
Adèle Exarchopoulos, Daphne Patakia, Noée
Abita,“Brother
and Sister”
di Arnaud Desplechin con
Marion Cotillard, Melvil Poupaud,
“Tori et Lokita”
di
Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne, “Tchaikovsky’s
Wife”
di Kirill Serebrennikov,
“Triangle of Sadness”
di Ruben Ostlund con
Woody Harrelson.
Will Ferrell si unisce al cast stellare del film
Barbie della Warner Bros, il film incentrato
sull’iconica linea di bambole con Margot Robbie e Ryan Gosling.
America Ferrera,
Kate McKinnon e Simu Liu sono a bordo
del progetto che sarà firmato alla regia da Greta Gerwig. Robbie
produrrà e interpreterà Barbie e Gosling sarà Ken. Non si sa quale
interpreterà
Will Ferrell.
Diretto e co-sceneggiato (insieme a Noah
Baumbach) dalla regista di Lady Bird Greta
Gerwig, il film live-action sarà incentrato sui giocattoli
per bambini Mattel, con Robbie nei panni di Barbie e
Gosling nei panni di Ken. L’adattamento cinematografico
live-action dell’amata bambola è in lavorazione da diversi anni,
con star come Amy Schumer e Anne
Hathaway che sono state considerate brevemente per il
ruolo della protagonista.
Margot Robbie seguirà il film anche come
produttrice, con la sua LuckyChap Entertainment, che è reduce dal
grande successo agli Oscar dello scorso anno per Una donna
promettente. I produttori di Barbie includono anche Tom Ackerley e
Josey McNamara di LuckyChap; Robbie Brenner e Ynon Kreiz di Mattel;
e David Heyman. Fanno parte del cast di Barbie Margot Robbie, Ryan Gosling,
America Ferrera,
Kate McKinnon,
Will Ferrell e
Alexandra Shipp.
I piani per adattare la storia di
Barbie
per il grande schermo hanno subìto alcune battute d’arresto negli
ultimi anni, ma quando Robbie, Gerwig e Baumbach si sono imbarcati
nel progetto rispettivamente nel 2018 e nel 2019, le cose sono
andate a gonfie vele. Secondo quanto riportato da Variety, Barbie
avrebbe dovuto iniziare la produzione all’inizio del 2022 presso i
Leavesden Studios di WB a Londra, con un’uscita nelle sale prevista
per il 2023.
In Futura,
documentario italiano presentato in anteprima nel 2021 alla
Quinzaine des Réalisateurs del Festival
di Cannes, tre registi sono andati in giro per
l’Italia a chiedere agli adolescenti come si vedevano nel futuro,
cosa immaginavano sarebbe successo nelle loro vite. Le risposte
sono state eclettiche: alcune molto corrette e professionali, altre
più eccentriche e rarefatte. E, anche se i registi non hanno
effettivamente preso parte alla trama del film, si può supporre che
l’esperienza di connettersi e conversare con i bambini sul loro
futuro deve aver permesso loro di vedere e comprendere
qualcosa anche su se stessi.
C’mon C’mon: ecco a voi Johnny e Jesse
Qualcosa del genere accade anche in
C’mon C’mon, il bellissimo, affascinante e
malinconico film del regista di Begginers,
Mike Mills, distribuito in Italia da Notorious
Pictures in cui Joaquin Phoenix interpreta
Johnny, un giornalista radiofonico di New York che
viaggia per gli Stati Uniti intervistando bambini e ragazzi di
diverse età, etnie, esperienze e classi sociali e chiedendo loro,
tra le altre cose, come immaginano il loro futuro.
L’ironia del caso è che lui, che ha più di quarant’anni, non sembra
avere un’immagine chiara del suo. Un giorno, Johnny viene chiamato
dalla sorella Viv, che non sentiva da tempo, per
aiutarla con suo figlio Jesse di 9 anni, mentre
lei deve prendersi cura del marito affetto da disturbo
bipolare.
Questa è l’avventura che
Mills racconta nei suoi semplici ma emotivamente
potenti 110 minuti di girato. E’ un bianco e nero meravigliosamente
espressivo quello che il DOP Robbie Ryan (un
frequente collaboratore della regista britannica Andrea
Arnold) imprime su ogni fotogramma urbano di cui si
compone la pellicola; Detroit, New
York, Los Angeles e New
Orleans, sono protagoniste del documentario di
Johnny quanto del film di Mike
Mills, che combina la storia di questa “coppia male
assortita” di zio e nipote alle prese con problemi pratici e
personali, racconto di complessità umane ma anche cittadine.
Mike Mills abbandona la cinepresa nelle mani del
piccolo Jesse, consapevole che il suo sguardo
fanciullesco e meravigliato, lo aiuteranno a cogliere al meglio le
sfumature di esistenze e di città altrimenti percepite da
Johnny come grigie, apatiche, uniformate.
Troviamo qui il profilo di
Joaquin Phoenix più vicino all’interpretazione di
Her, in un film paradossalmente
anti-tecnologico, ambientato ai giorni nostri, ma
che pretende di vivere nell’universo cinematografico di qualche
anno fa, quando la tecnologia attirava i bambini, non veniva
idolatrata, ma era percepita come ausilio di potenziamento
dell’immaginazione dei più piccoli, ai cui occhi si spalancava la
possibilità di conservare il divertimento, il gioco, la magia dei
suoni e rumori. Immortalare il presente per poter svoltare
il futuro, sembra suggerirci la schiera di adolescenti con
cui Johnny interagisce quotidianamente; ma la
comprensione dell’oggi è necessaria anche per gli adulti,
irrigiditi nell’operare per qualcuno o in virtù di qualcosa, che
hanno perso la concretezza tattile della città, quanto il furore
emotivo del sogno, dell’immaginazione.
C’mon C’mon: Che padre voglio essere?
Sono fratello, padre, o
zio?Johnny non riesce ad
auto-collocarsi, timoroso di incespicare ancora tra rapporti
frammentati, occasioni mancate, dialoghi spezzati. E’ stato un
figlio amato, un fratello invidiato, e un amante dimenticato, ma
non è ancora stato zio. Dall’altra parte, Jesse è figlio di una
mamma, che riconosce anche come papà, ma sembra essere stato
concepito dalla natura stessa, prima ancora di essere ricondotto a
un nucleo familiare specifico, che rivendica incessante la sua sete
imperitura di sopravvivenza. Il mondo infantile è vivo,
instancabile e curioso, come grida a gran voce la stessa
filmografia di Mills che, prima ancora di
riconnettere Joaquin Phoenix con le radici primordiali dei rapporti
umani in C’mon C’mon, aveva abilmente
scannerizzato la figura di Alicia Vikander nel cortometraggio I
Am Easy To Find, ricomponendola in un continuum filmico
che la vedeva potersi esibire liberamente in tutta la sua fluidità
di bambina, ragazza, donna.
Johnny e
Jesse non gettano mai la presa in C’mon
C’mon: vogliono conoscersi, ritrovarsi, amarsi. Il loro è
un percorso esplorativo che si muove tanto all’esterno, quanto
negli interni, suggellando la totale comprensività di ambienti,
suoni e colori di cui un rapporto ha bisogno per fiorire, e che
direzione dovrà prendere in futuro, tenendo conto dell’oggi, delle
circostanze in cui ci troviamo. Che padri vogliamo
essere, nei confronti dei nostri affetti e della nostra
Terra? E noi ragazzi, chi vogliamo ci accompagni in
questo percorso di crescita, tra le strade di una città che deve
ancora appartenerci, diventare pienamente nostra casa?
Mike Mills risponde
a tutti questi interrogativi ricordandoci l’importanza
della scelta: possiamo, e dobbiamo, discernere,
selezionare, anteporre, tanto per quanto riguarda i rapporti
interpersonali quanto aprendo lo sguardo all’ordinarietà mutevole
della città, che è casa non solo di esistenze comprovate e vissute,
ma anche di nuove vite. Determinare la propria posizione nel cinema
odierno significa produrre, incapsulare la veridicità della sfera
famigliare, colorare il bianco e nero routinario
scegliendosi, di giorno in giorno.
Dopo la prima stagione di Lol – chi ride è fuori su Amazon Prime Video, tutti conoscono
Michela Giraud. Un anno dopo, la comica romana,
diretta e irriverente, sbarca su una nuova piattaforma: con un’ora
di show tutto suo, Michela si racconta all’audience di
Netflix
in La verità, lo giuro!, portando sul palco sia la sua
ironia sia la sua storia personale.
La verità, lo giuro! by Michela
Giraud
È cresciuta nel quartiere romano di
Balduina, sentendosi sempre fuori luogo. Tra le ragazzine
perfettamente esili e aggraziate, Michela Giraud e
la sorella erano ”quelle strane”: una perché in carne,
l’altra perché disabile. La comica riprende il suo disagio
adolescenziale e ironizza su temi che, per lei come per molti, sono
profondamente sentiti: i canoni di bellezza, la disabilità, la
disparità di genere, la comunità LGBTQ+.
In La verità, lo giuro!Michela Giraud parla senza filtri e vuole
provocare un po’ tutti, dai paladini del politicamente corretto ai
maschilisti, dai romani ai milanesi. Tra battute graffianti,
freddure e citazioni di un certo spessore, Giraud
fa satira nel suo solito stile, tanto divertente quanto
chiassoso.
Chi è Michela Giraud
Fatto curioso:
Michela è la bisnipote di
Alfredo, vicepresidente del Savoia ed è nipote di
Raffaele, Michele e Giovanni, tre
promesse del calcio degli Anni 30. Michela
Giraud è nata nel 1987 ed è
cresciuta nei quartieri di Roma nord, tra famiglie benestanti
e piccolo borghesi. Dopo gli studi universitari,
Giraud si iscrive all’Accademia nazionale
d’arte drammatica Silvio D’Amico e nel 2015 entra nel cast di
Colorado, evento che le ”cambia la vita”. Con la
partecipazione alla prima edizione dello show di Prime VideoLOL – Chi ride è
fuori, Michela Giraud acquista ancora più
visibilità.
Dal vivo la comica ha recitato in
numerosi teatri e sale italiane, sia come stand-up comedian
sia con i suoi spettacoli, tra cui ricordiamo Michela
Giraud e altri animali. È attiva anche sul web:
su YouTube, ha preso parte a un episodio
della serie Vegan Chronicles, è stata al centro di
diversi video di Educazione Cinica e anche della webserie
MTVInvolontaria.
L’attrice è oggi tra le 100
donne più di successo secondo Forbes:
ha lavorato a teatro, in radio, in televisione (Comedy Central
News, LeIene, La TV delle
ragazze) al cinema (I babysitter, Maschile
singolare). È una comica pungente, che ama provocare il
pubblico e trattare anche i temi più caldi con
ironia: parla spesso di grassofobia e del
maschilismo ancora diffuso in Italia.
Come nasce La verità, lo
giuro!
Lo show che vediamo su Netflix
nasce dallo spettacolo che Michela Giraud porta in
giro per l’Italia nell’estate 2021, una stand-up comedy dal titolo
“La verità, nient’altro che la verità, lo giuro!“. Sulla
piattaforma è disponibile dal 6 aprile e
l’ora di show che vediamo è stata registrata presso il Vinile di
Roma.
Per tutti gli amanti dell’ironia
provocante, irriverente e dark, per chi critica gli estremi del
politicamente corretto, La verità, lo giuro! è lo
spettacolo giusto. Michela sa stare sul palco,
parla di sé e supera quelle che erano le sue insicurezze
adolescenziali con audacia attraverso una comicità tutta personale,
che a tratti può però risultare un po’ troppo rabbiosa.
Il 13 aprile uscirà
sulla piattaforma
Disney+ la serie tvLe fate ignoranti,
tratta proprio da quello che fu il film nell’anno 2001. Diretta
ovviamente da Ferzan Ozpetek, che ne ha anche
scritto la sceneggiatura insieme all’inseparabile Gianni
Romoli, Carlotta Corradi e
Massimo Bacchini, riprendendo sostanzialmente la
storia originaria ma cambiando tutto il cast, eccezion fatta per
l’iconica Serra Yilmaz.
La Disney ha iniziato a
scegliere di proporre nel proprio catalogo almeno la metà dei
contenuti che siano inerenti all’inclusività, e che quindi portino
alla luce minoranze di ogni sorta. Ed ecco dunque spalancarsi le
porte alla prima serie originale italiana Disney, che, tra l’altro,
sarà disponibile all’interno della sezione Star.
Uno dei principali
aspetti ad essere decisamente curiosi ad un primo sguardo alle
sequenze iniziali, è la differenza d’età dell’impatto di
determinati argomenti: a partire dal tradimento, fino ad arrivare
alle tematiche LGBT+. L’ampio respiro che poteva respirarsi nel
film del 2001, oggi ha una vaga aria cupa, quasi di un piccolo
microcosmo cristallizzato sulla terrazza di un quartiere soleggiato
a sud di Roma.
Le fate ignoranti, un microcosmo cristallizzato
Antonia
(Cristiana
Capotondi) è sposata con Massimo (Luca
Argentero), che un bel giorno incontra Michele
(Eduardo Scarpetta) che abita in un vivace
condominio la cui amministratrice è Serra (Yilmaz,
l’adorabile attrice feticcio di Ozpetek) e dove transitano tante
briose personalità, tra cui Annamaria e Roberta (Ambra
Angiolini e Anna Ferzetti), Mara
e Luisella (Lilith Primavera e
Paola Minaccioni) e Luciano e Riccardo
(Filippo Scicchitano e Edoardo
Purgatori). I due mondi s’incroceranno inevitabilmente ma,
soprattutto, per usare le stesse parole in voice over di
Luca Argentero: dopo ogni morte c’è una rinascita. E
qua ce ne saranno più di una, di rinascite, chiaramente.
Infatti, Le
fate ignoranti spalmato su otto
episodi, è innegabile che sia godibile e che in parte
rievochi la versione filmica di vent’anni fa, con quella leggerezza
che inaspettata giungeva dalle labbra di qualche personaggio
attinto dagli archivi di Pedro Almodovar. Ma è evidente che oggi tutto
assuma una debolezza congenita, se non, addirittura, una punta di
anacronismo.
Nel 2001 la rigidità
espressa da Margherita Buy veniva guidata con gradualità
all’interno di un’umanità nuova, e la novità era vissuta da ambo i
lati: da chi la scopriva e da chi si faceva scoprire. E nella
presentazione di ogni possibile sfaccettatura, la dolcezza e la
fragilità dei due universi diventava il linguaggio comune, che
lasciava parlare la sola cosa che contasse veramente in tutta la
storia: il bisogno di essere sinceramente amati.
Il
sottotesto del 2022 è molto diverso da quello del 2001
Nel 2022 è praticamente
cambiato tutto il sottotesto. Le relazioni si allacciano e
slacciano lasciando i personaggi implicati fissi nel proprio
individualismo, che godono sì dell’altro e ne desiderano follemente
la presenza, ma solo per abboffarsi il tempo necessario e poi
congedarsi velocemente. E nessuno ne soffre, piuttosto a far male è
il bisogno insoddisfatto, non la mancanza dell’altro in quanto
tale.
Ma è chiaro che il
problema non sia certo sulla forma, bensì nei contenuti. Per quanto
anche gli attori, talvolta, sembra che interpretino la propria
parte senza davvero entrare in relazione tra loro veramente,
persino nella recitazione. Il quartiere Ostiense a Roma, così caro
a Ferzan Ozpetek, ospita ancora creature umane
alla disperata ricerca di qualche stralcio d’amore, ma trovandole
tutte disperse, smarrite, e soprattutto ignare di ogni cosa: a
replicare una formula che era stata efficace un tempo, ma che oggi
non funziona più.
Dal punto di vista
estetico la
serieLe fate ignoranti racconta
un mondo visto e stravisto, nel quale il cinismo di Perfetti sconosciuti del 2016 di
Paolo Genovese, ad esempio, è già dato per
assunto. E, probabilmente, è proprio a partire da un maggiore
realismo relazionale che racconti del genere possono funzionare. Al
di là di ogni tema a favore dell’inclusività.
Enit e Netflix siglano un
protocollo d’intesa per rafforzare il legame tra la produzione
audiovisiva in Italia e la promozione turistica e presentano uno
studio sull’efficacia e l’incidenza di film e serie televisive
sulla percezione e la scelta dell’Italia come destinazione
turistica.
Il protocollo punta a
creare sinergie e mettere in campo azioni per la promozione del
sistema Paese, rafforzando la percezione positiva del brand Italia
ed ampliando la conoscenza della ricchezza e della diversità
culturale e del lifestyle del Paese. Si collaborerà alla
realizzazione di progetti per valorizzare le destinazioni
turistiche italiane, in particolare quelle meno conosciute, presso
il pubblico internazionale. Il protocollo d’intesa prevede anche la
costituzione di un team dedicato.
La ricerca internazionale
presentata oggi in Bit a Fieramilanocity e condotta da Basis per
conto di Netflix, dimostra che film e serie tv rappresentano
un volano per l’immagine dell’Italia nel mondo e hanno il
potenziale di attrarre turismo nel nostro Paese. Lo studio,
condotto su un campione rappresentativo della popolazione in 6
paesi tra cui Brasile, Francia, India, Regno Unito, Spagna e Stati
Uniti, rivela, infatti, che per le persone che hanno guardato
contenuti italiani, la probabilità di considerare l’Italia come la
propria prossima destinazione turistica è doppia rispetto a chi non
ha visto contenuti italiani. Un aspetto particolarmente rilevante è
che il risultato riguarda anche coloro che non hanno mai visitato
l’Italia: l’87% delle persone che hanno guardato contenuti italiani
hanno dichiarato il proprio interesse a visitare l’Italia – contro
un 67% di persone fra coloro che non hanno visto contenuti Made in
Italy. Gli aspetti dell’Italia maggiormente apprezzati da coloro
che hanno guardato contenuti italiani sono la storia, la cucina e
la cultura. La ricerca rivela anche che le persone che hanno
Netflix nei paesi
oggetto di misurazione hanno il 50% di possibilità in più di aver
visto contenuti italiani, rispetto a chi non ha Netflix.
“L’indagine conferma
il potere attrattivo ed empatico delle immagini e dei racconti per
promuovere il turismo ed incoraggia la collaborazione tra Netflix e
Enit, in uno spirito di reciproco rimando per contribuire ad una
nuova, esaltante scoperta dell’Italia” dichiara Tinny
Andreatta, Vice Presidente delle Serie Italiane di Netflix.
“Un accordo che consente già di assaporare la carica innovativa
che vorremmo imprimere al settore: lavorare con tutti i soggetti in
grado di mobilitare in modo positivo le risorse del nostro
brand” commenta l’Ad Enit Roberta Garibaldi. “Un progetto
work in progress di dialogo intergenerazionale e interculturale
attraverso uno strumento che accomuna tutti e declinato per sfere
di interesse” sostiene il Presidente Enit Giorgio
Palmucci.
(Im)perfetti Criminali, il
nuovo film Sky Original, prodotto Cinemaundici e Vision
Distribution è un imprevedibile comedy heist-movie che,
attraverso un improbabile piano criminale, racconta il valore
dell’amicizia e della possibilità del riscatto sociale.
Diretto da Alessio Maria
Federici e scritto da Ivano Fachin, Luca Federico,
Giovanni Galassi e Tommaso Matano, il film Sky Original sarà su Sky
Cinema dal 9 maggio e in streaming su NOW.
I protagonisti sono Filippo
Scicchiatano(Scialla! Stai sereno, Un giorno
speciale, Bianca come il latte, rossa come il sangue, Non è un
paese per giovani) che interpreta Riccardo, Fabio
Balsamo(Falla girare, 7
ore per farti innamorare, Addio fottuti musi
verdi) nel ruolo di Pietro, Guglielmo Poggi(School of
Mafia, Cops – Una banda di
poliziotti, Bentornato
Presidente!, Il
Tuttofare, Beata Ignoranza) è
Massimo, Babak Karimi(Una
Separazione, Caos Calmo, Tickets, Last Minute Marocco, Gli
Indesiderabili) è Amir. Con loro
Matteo Martari(Le ragazze non
piangono, Il giorno e la
notte, Fabrizio De André – Principe
Libero, Luisa
Spagnoli, I Medici), nel ruolo
di Gino Vianello, GREG (Lillo e Greg – The
movie!, Colpi di fulmine, Natale col boss,
D.N.A. – Decisamente non adatti) interpreta Meyer,
Anna Feretti(Tutti per 1 – 1 per
tutti, Domani è un altro
Giorno, Duisburg – Linea di
sangue) è Francesca, Massimiliano
Bruno(Ritorno al Crimine, Genitori vs Influencer,
Detective per caso, Non ci resta che il crimine, Boris – Il
film) è Walter, Sara Baccarini (Non ci
resta che il crimine) è Cinzia, Rocio Munoz
Morales (Tu mi nascondi qualcosa, They Talk,
Tutte le strade portano a Roma) è Luana. E con Pino
Insegno nel ruolo di Magalli e la criminologa
Roberta Bruzzone che interpreta sé stessa.
Trailer:
La trama
Riccardo, Amir, Pietro e Massimo,
quattro guardie giurate, non particolarmente brillanti né
coraggiose, sono legate da un’amicizia indissolubile. Quando Amir,
che ha una famiglia numerosa da mantenere, perde il lavoro, gli
altri tre si sentono chiamati ad aiutarlo ad ogni costo. Passando
da una pessima idea a un improvvisato piano criminale, i quattro
amici si troveranno in un vortice di incontri, avventure e insidie,
ma anche qualche sorpresa. Perché i nostri eroi hanno ancora più di
un asso nella manica…
Segreti, pareggiamento di conti,
rancori, inganni e recriminazioni sono, come ben sappiamo, la
materia prima delle trame di spionaggio internazionale al cinema.
E, altrettanto spesso, questi possono anche essere gli ingredienti
fondamentali per sviluppare storyline di intrecci amorosi, tanto
più drammatizzate quanto più complesse e rischiose si presentano le
circostanze e l’ambiente in cui i nostri protagonisti si muovono.
In questo senso, La Cena delle Spie non fa
eccezione: disponibile su Amazon Prime
Video dall’8 aprile, il film si presenta come un
thriller cerebrale condito dalla sensibilità elegante del regista
Janus Metz, con sceneggiatura di Olen
Steinhauer, autore dell’omonimo romanzo.
Chris Pine interpreta qui Henry
Pelham, un agente della CIA inviato a intervistare la sua
ex collega ed ex amante clandestina Celia Harrison
(Thandiwe
Newton), che si è lasciata alle spalle lo spionaggio
internazionale per mettere su famiglia nei dintorni lussuosi del
paese di Big
Little Lies nella California del Nord. I due si
ritroveranno, a distanza di sei anni, non solo a ricordare i vecchi
tempi passati assieme, ma soprattutto a tentare di ricostruire la
vicenda di un dirottamento aereo sfociato in una strage.
Due Spie eleganti che ricercano un
incontro mancato
Dopo aver realizzato in precedenza
l’ottimo psicodramma sul mondo del tennis Borg vs. McEnroe, questo nuovo progetto di
Metz segue per continuità narrativa il film del
2017, dato che il soggetto di La cena delle spie è
radicato nei continui tira e molla dei suoi due personaggi
principali. In questo senso, Pine e
Newton mostrano una chimica distintiva che rimane
contenuta e riservata, esplicitando il legame inscindibile tra due
persone addestrate a non rivelare mai troppo, ma con qualcosa di
avventatamente innegabile che li unisce.
I due attori eccellono nel rivelare
la misura in cui sia Henry che
Celia – oltre la loro facciata esteriore,
accuratamente custodita – sono perseguitati dal passato, e dal modo
repentino in cui il dirottamento ha fatto deragliare anche la loro
relazione in fiore. I loro rispettivi background aggiungono
sfumature ai profili dei personaggi, così come il dolore che ognuno
porta con sé per le cattive decisioni di quel giorno e il pesante
fardello delle vittime: sono le persistenti scintille di
connessione romantica tra di loro a complicare ulteriormente questi
forti sentimenti.
Una cena di ricordi nel
passato
Sono i flashback a determinare
l’andamento ritmico della trama, un dispositivo efficace sia per
far avanzare la storia che per aggiungere un’accurata dose di
tensione, di cui il film non sembra curarsi molto nella sfera del
presente. E’ nel passato, nel frangente temporale del non detto,
dell’incontro mancato, che i rapporti umani vengono messi in primo
piano, e il disappunto e la tristezza aleggiano sui volti dei
nostri protagonisti. Questo aspetto in particolare potrebbe non
incontrare il consenso degli spettatori che ricercano una pellicola
di suspense, in cui l’interesse principale e la posta in gioco
virano sul trovare la talpa; la verità è che qui è la vulnerabilità
dei due protagonisti ad essere esaltata.
E’ per questo che, probabilmente, il
formato più congeniale per dare pieno respiro a una trama da dramma
romantico solida e con due grandi interpreti, sarebbe stato la
miniserie. Si sarebbe così potuto convogliare parte del focus
narrativo anche sulla profondità di altri personaggi:
Jonathan Pryce avrebbe avuto sicuramente molto più
da offrire, per non parlare di un Laurence Fishburne che a malapena diventa
soggetto delle inquadrature nel film, dato che lo spettacolo visivo
ed emotivo di La cena delle Spie è completamente
dominato da Pine e Newton.
Forse è la prima volta che vediamo
Pine così assorbito da un disegno filmico e
disposto ad affidare completamente il suo volto alla cinepresa, per
poter tratteggiare al meglio questo percorso di vita riassunto in
una cena: il suo Henry invecchia e diventa
visibilmente più stanco nel corso del pasto, man mano che le
alternative – tanto nel passato, quanto nel presente – si
restringono, mentre Newton bilancia superbamente
il distacco professionale di Celia con le macerie
emotive sottostanti. Le attente negoziazioni di
Henry e Celia – riprese da
Christensen in primissimi piani servendosi di
un’illuminazione mutevole – sono una specie di gioco del gatto col
topo, ma in cui entrambi temono di avere la meglio.
La Cena delle Spie
soddisferà chi predilige film di spionaggio più sobri e riflessivi,
sulla scia dei romanzi dello scrittore britannico Le
Carré. La sceneggiatura soffre di una certa freddezza e di
alcune incongruenze nella storia ma, nel complesso, è un’opera
realizzata con cura ed eleganza, ma bisogna pagare il pedaggio di
essere pazientemente coinvolti nella storia e adattarsi al suo
ritmo. Tuttavia, il risultato è soddisfacente, e questo gioco di
spionaggio, bugie e romanticismo è dotato di un’interessante
malinconia oscura, assente dalla maggior parte delle pellicole
odierne ascrivibili al genere cinematografico.
Manca solo un mese all’uscita nelle
sale di Doctor Strange nel Multiverso della Follia, la
promozione sta aumentando e i creativi stanno lavorando al meglio
per promuovere il film. In una recente intervista con Fandango, a
Sam Raimi è stato chiesto di descrivere la
relazione tra America Chavez, interpretata da Xochitl
Gomez, e Doctor Strange nel film. Nello specifico,
Raimi ha parlato di ciò che Chavez aggiunge alla storia.
“Beh, aggiunge un eccitante
spirito di giovinezza. Ha i suoi poteri da poco ed è appena
arrivata nel nostro mondo. In realtà viene da un altro universo.
Penso che porti un senso di leggerezza e giovinezza. Il dottor
Strange di Benedict Cumberbatch può essere un personaggio molto
egoistico e soffocante, un sapientone. Lei semplicemente sorvola
quell’aspetto. All’inizio non ha davvero rispetto per lui. Guarda
dritto avanti, oltre alle regole che lui impone. È molto più
semplice e una di noi, e non accetta il suo atteggiamento. Non
credo che gli piaccia all’inizio. Quindi, crea un
contrasto”.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).
Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier.
Doctor Strange nel Multiverso della
Follia arriverà al cinema il 4 maggio
2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e
avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel
dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio
di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste
alcuna conferma in merito.
Michael Bay ha
dichiarato che continuerebbe a lavorare con Will
Smith anche dopo l’increscioso incidente agli
Oscar 2022. Le conseguenze
del gesto che Smith ha perpetrato ai danni di
Chris Rock dopo che il comico aveva fatto una battuta
su sua moglie, Jada Pinkett-Smith, continuano a
fare notizia e le ripercussioni dell’incidente hanno suscitato un
enorme clamore nel mondo e all’interno della comunità di
Hollywood.
A parte lo schiaffo stesso, molte
celebrità hanno condannato vari aspetti di ciò che è accaduto in
seguito, dal permesso a Smith di rimanere alla cerimonia dopo aver
commesso violenza alla
standing ovation che l’attore ha ricevuto dopo aver ritirato il
premio, fino al suo discorso criptico di accettazione del premio
stesso.
Da allora Smith si è dimesso
dall’Academy e, dopo una revisione formale, gli è stato vietato di
partecipare alle cerimonie future per il
prossimo decennio. Successivamente, i prossimi progetti con
protagonisti di Smith
hanno subito ripercussioni, con film come Fast and
Loose e Bad Boys 4 sospesi, mentre il
thriller d’azione Emancipation su Apple
TV+, la cui premiere è prevista per la fine dell’anno, non
ancora una data di uscita annunciata. Sebbene Smith abbia ricevuto
critiche schiaccianti, molti hanno mostrato supporto per lui,
incluso il regista Michael Bay, che ha diretto
Smith nei primi due film di Bad Boys.
Bay ora esprime i suoi pensieri in
merito a quanto accaduto in un’intervista con EW, durante la
promozione del suo ultimo film, il thriller d’azione Ambulance, con Jake Gyllenhaal.
Rispetto all’idea di lavorare di
nuovo con lui, Bay ha risposto: “Assolutamente, al 100
percento. È un ragazzo molto equilibrato. Molto equilibrato.”
Ha poi proseguito:
“All’inizio, ho pensato
immediatamente a qualcosa che poteva anche non essere successa, poi
ho sentito le urla di Will. Un vero e proprio grido di Will. Will è
un combattente straordinario. Ha studiato boxe. Prima di tutto, è
stato sbagliato farlo, non importa cosa lo abbia provocato. Ma
quando la gente ha detto: “Oh, avrebbe potuto ucciderlo”. No, uno
schiaffo è diverso. Un pugno? Sì, puoi uccidere qualcuno con un
pungo. Will gli ha dato uno schiaffo.
Sto pensando, tutti ne parlano,
ma sai una cosa? Inizi a pensare alla vita in una prospettiva
diversa, perché sono stato molto colpito da questa guerra ucraina
in questo momento. Sono amico dei fratelli Klitschko. Sono stato a
Kiev, ho incontrato il sindaco. E sono tipo, sai una cosa? Ci sono
centinaia di bambini che vengono fatti saltare in aria in questo
momento e la gente è così preoccupata per questo. Non lo so. Per me
è finita. Va bene, è successa una cosa drammatica, ma penso solo
che dobbiamo chiarire le nostre priorità”.
Ecco un video incredibile in cui
vengono riprese tutte le prodezze atletiche e acrobatiche che
Tom
Holland è in grado di compiere, cosa che fa di
lui il perfetto interprete per Spider-Man.
L’uscita dei nuovi materiali
promozionali per Doctor Strange nel Multiverso della Follia
aveva messo il marketing italiano nel film in
condizione di dover modificare il poster originale del film. Nella
versione americana del poster, infatti,
Benedict Cumberbatch fa il gesto delle corna con la
mano, gesto sostituito nella versione italiana del poster
stesso.
Per noi italiani è comprensibile, il
gesto delle corna non è proprio una cosa gradevole nella nostra
cultura, ma la cosa davvero divertente è che per questo motivo,
l’Italia è finita su Reddit e su tutti i magazine internazionali.
Quando si dice che per noi italiani i gesti sono importanti!
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).
Nel cast è stato confermato anche Patrick Stewart nel ruolo di Charles Xavier.
Doctor Strange nel Multiverso della
Follia arriverà al cinema il 4 maggio
2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e
avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel
dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio
di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste
alcuna conferma in merito.
Che persona sarebbe diventata
Laura Pausini se non avesse vinto Sanremo a
diciott’anni? La celebre cantante italiana riflette sulla vita che
ha vissuto e su quella che avrebbe potuto vivere nel documentario
Laura Pausini – Piacere di conoscerti. Il film di
Ivan Cotroneo (A casa nostra,
La Kryptonite nella borsa) è una
produzione Amazon Original e dal 7 aprile è
disponibile su Prime Video.
Laura Pausini – Piacere di
conoscer(si)
Cresciuta in Romagna, tra Faenza e
la piccola Solarolo, Laura da sempre mastica
la musica. Il babbo Fabrizio è un cantante di pianobar e
la Pausini fin da ragazzina lo affianca nelle
serate. A diciassette anni partecipa al Festival di
Castrocaro e, da lì in poi, è tutta un’ascesa per lei: nel
1993, a soli diciotto anni, Laura Pausini vince il
Festival di Sanremo con La solitudine.
Improvvisamente, diventa famosa: non solo in Italia, la cantante
piace in tutta Europa: Svezia, Olanda, Francia, Spagna. Quasi
trent’anni dopo quella vittoria, oggi Pausini
è una star internazionale, amatissima soprattuto in America
Latina. È la donna italiana che ha ricevuto più premi: dal
Grammy (2006)
al Satellite Awards, fino al
successo di Io sì, brano del film
La vita davanti a sé. La canzone, dopo un Nastro
d’Argento e un Golden Globe, si è aggiudicato anche
la
candidatura agli Oscar. Laura ha ottenuto una carriera da
panico.
Laura Pausini – Piacere di
conoscerti è un racconto riflessivo in cui la cantautrice
ripercorre i momenti pubblici e privati più rilevanti della sua
vita fino ad oggi e, contemporaneamente, immagina un’esistenza
parallela senza il successo. Cosa sarebbe successo se non avesse
vinto Sanremo?
Laura Pausini: l’antidiva più
celebre d’Italia
Dalle parole che guidano il racconto
di Piacere di Conoscerti, si coglie la genuinità e
l’autenticità del personaggio protagonista. È difficile
pensare ad un’altra cantautrice italiana che ha ottenuto un
successo grande come quello di Laura Pausini. Tour
europei e mondiali, riconoscimenti internazionali, brani tradotti
in inglese e spagnolo: la cantante ha conquistato tutto il pianeta,
ma soprattutto il mondo latino. Come lei stessa racconta, è passata
da essere una giovane studentessa della scuola d’arte, cantante per
passione, ad essere una star. Prima del successo, dice ”Io ero
già felice così”: fare piano bar con il suo babbo le piaceva,
come anche studiare arte. ”Dopo aver vinto Sanremo, mi
sono chiesta: Cosa si fa quando si diventa famosi?”
Le origini, la famiglia, la Romagna,
sono ancora oggi parti essenziali della cantautrice: in una certa
misura, Laura Pausini si sente ancora quella
ragazzina di Solarolo, piccola donna in una piccola realtà.
Nonostante il successo, la cantante non riesce ad apparire come
tanti divi internazionali: è semplice, cordiale, grata per tutto
l’affetto che ha ricevuto e che continua a ricevere.
Laura incontra l’altra Laura
All’interno del documentario si
uniscono realtà e finzione. Da un lato, ci sono i video autentici
che ripercorrono la carriera di Laura e
mostrano le persone che realmente fanno parte della sua vita: i
genitori, il marito e collega Paolo Carta, la
figlia, gli amici. Dall’altro, in Piacere di
conoscerti la cantante interpreta una Laura
Pausini più ordinaria, una madre single che non ha vinto
Sanremo ma che ha un negozio di ceramiche e continua a
cantare. Ad unire le due parti c’è la narrazione della
protagonista.
Il racconto documentario della vita
vera di Pausini è potente e commovente, fatto di
riflessioni personali e pause introspettive su ciò che si annida
dietro ogni successo. Non si può dire lo stesso delle parti
recitate. Le scenette appaiono finte e costruite, la recitazione di
Laura e degli altri personaggi è poco credibile e
la storia non è abbastanza profonda da essere coinvolgente. Le due
metà di Piacere di conoscerti non sono ben
amalgamate e provocano sentimenti contrastanti, empatia verso la
storia vera e allontanamento dalla finzione.
Il cantautorato e la celebrazione
della musica delle emozioni
In Piacere di
conoscerti la musica domina la scena. In particolare,
viene fatto un elogio alla voce di Laura Pausini,
riconoscibile, profonda, forte. Le canzoni, dietetiche ed
extradiegetiche, sono inserite con criterio all’interno del
racconto e si legano molto bene all’emotività dei vari momenti
narrati.
Piacere di
conoscerti è un documentario che coglie e trasmette
la profondità dell’artista. La scelta di far parlare la
protagonista dei propri sentimenti è efficace: dalla solitudine
all’incontro dell’amore, dal dolore per la perdita delle persone
care alla gioia per la nascita di un figlio. Laura
Pausini è una cantautrice. Dalla prima canzone, dedicata
all’amore adolescenziale, fino ai più recenti successi mette sé
stessa e le proprie emozioni nella sua arte.
Jake Gyllenhaal
ricorda il tempo trascorso a lavorare con Heath
Ledger in I segreti di Brokeback Mountain, definendo la
loro relazione “profonda”. Il dramma romantico del 2005 diretto da
Ang
Lee vede Gyllenhaal e Ledger nei panni di due
cowboy americani che iniziano una relazione romantica tra le
montagne del Wyoming. Il film ha ricevuto il plauso universale al
momento dell’uscita con la critica che ne ha elogiato la direzione,
la sceneggiatura e le interpretazioni. I segreti di
Brokeback Mountain è stato anche un successo commerciale,
incassando oltre 178 milioni di dollari in tutto il mondo al
botteghino.
Sebbene il film sia stato un enorme
successo, è stato oggetto di numerose controversie, come la
sconfitta durante la 78° edizione degli Oscar, contro Crash
– Contatto Fisico, nella corsa a Miglior Film. Per quanto
riguarda l’argomento LGBT del film, ha ricevuto anche una serie di
critiche da parte dei media conservatori ed è stato soggetto a
un’intensa censura in diversi paesi. Tuttavia, I segreti di Brokeback Mountain è ricordato
come un punto di riferimento nel cinema LGBT e un punto di svolta
per l’avanzamento del cinema queer nel mainstream. Uno dei motivi
per cui il film è così amato sono le potenti interpretazioni di
Jake Gyllenhaal e Heath Ledger,
che sembravano aver sviluppato una loro relazione durante la
realizzazione del film.
Parlando con Vanity Fair,
Jake
Gyllenhaal ricorda la sua relazione con Ledger
durante la realizzazione del film. Spiegando che la relazione tra i
due attori era “basata su un profondo amore”, Gyllenhaal
racconta quanto seriamente Ledger abbia preso il film.
“Il rapporto tra me e Heath
mentre stavamo girando questo film era basato su un profondo amore
per molte persone che conoscevamo e da cui siamo stati cresciuti
nelle nostre vite. Un profondo rispetto per il loro amore e la loro
relazione.
Ci sono state molte battute sul
film, o prese in giro, cose del genere. E la consumata devozione
[di Ledger] per quanto fosse seria e importante la relazione tra
questi due personaggi, mi ha mostrato quanto fosse devoto come
attore e quanto fossimo entrambi devoti alla storia e al
film”.
Nel cast del film anche due giovani
Anne Hathaway e
Michelle
Williams. Il film vinse tre premi Oscar, per la
Colonna Sonora, per la Sceneggiatura adattata e per la Regia ad
Ang Lee.
Ecco la prima immagine della nuova
Justice League che vedremo
nell’attesissimo
DC League of Super-Pets, il nuovo film d’animazione
DC/Warner Bros. La foto viene da uno dei tanti gadget e prodotti di
merchandise che si stanno producendo per il film in arrivo a
maggio.
Il film, diretto da Jared
Stern, anche autore della sceneggiatura insieme a John
Whittington, presenta nella sua versione originale un cast di voci
eccezionale guidato da Dwayne Johnson nel ruolo del protagonista
Krypto il Super Cane. Il film sarà nelle sale italiane a partire da
maggio 2022 distribuito da Warner Bros. Pictures.
Nella versione originale del film
fanno parte del cast di doppiatori anche Kevin Hart (i film “Jumanji” e “Pets: Vita da
animali”),
Kate McKinnon (“Saturday Night Live”, “Il magico
scuolabus riparte”, “Ferdinand”),
John Krasinski (i film “A Quiet Place – Un posto
tranquillo”, “Free Guy – Eroe per gioco”), Vanessa
Bayer (“Saturday Night Live,” “La festa prima delle
feste,” “Un disastro di ragazza”), Natasha Lyonne
(“Show Dogs – Entriamo in scena”, “Ballmastrz: 9009”),
Diego Luna (“Rogue One: A Star Wars Story,”
“Maya e i tre guerrieri”), Marc Maron (“Joker,”
“GLOW”), Thomas Middleditch (“Godzilla II: King of the Monsters,” “Capitan Mutanda
– Il film ”), Ben Schwartz (“Sonic the Hedgehog,”
“Duck Tales – Avventure di paperi”), e Keanu
Reeves (la saga “Matrix” e i film “John Wick”).
In
DC League of Super-Pets, gli insperabili migliori
amici Krypto il Super Cane e Superman condividono gli stessi
superpoteri e combattono fianco a fianco il crimine nella città di
Metropolis. Quando Superman e il resto della Justice League vengono
rapiti, Krypto deve convincere un improvvisato gruppo di animali
domestici composto da Asso il segugio, MP la panciuta maialina,
Merton la tartaruga e Chip lo scoiattolo, a gestire i loro poteri
appena scoperti ed aiutarlo a salvare i supereroi.
Del team creativo di Stern fanno
parte anche lo scenografo Kim Taylor (“LEGO® Ninjago –
Il film”) e i montatori David Egan (“Game Night – Indovina chi
muore stasera?”, “Come ti rovino le vacanze”) e Jhoanne Reyes
(“Teen Titans GO!”, “Young Justice”). Le musiche sono di
Steve Jablonsky (I film “Transformers”).
Warner Bros. Pictures presenta
DC League of Super-Pets, una produzione Seven Bucks
Production. Il film sarà distribuito da Warner Bros. Pictures in
tutto il mondo dal 18 maggio 2022 ed in Nord America dal 20 maggio
2022.
Arrivaa dalThe Hollywood
Reporterla notizia che l’attore inglese Cary
Elwes (Robin Hood: Men in Tights) si è unito
al cast del prossimo film di fantascienza d’azione di
NetflixRebel
Moon, che sarà diretto dal regista di
Army of the DeadZack
Snyder. La star di Princess
Brideinterpreterà il re dell’impero
galattico nel film, quindi aspettiamoci una performance da
leader.
Inoltre, il sito annuncia
anche che il candidato al Golden Globe Corey Stoll (House of
Cards) si è aggiunto al cast in un ruolo non reso noto.
L’attore è noto anche perAnt-Man nel quale ha
interpretato Darren Cross/Yellowjacket nel Marvel Cinematic Universe
e per Michael Prince nella serie di successoBillions. Nel
film di fantascienza di Zack Snyder si sono uniti
anche gli attori Michiel Huisman e Alfonso Herrera. La produzione
dovrebbe iniziare a fine mese.
Rebel Moon, il film
Rebel Moon ruota attorno a una piccola colonia
ai margini di una galassia sul punto di essere sopraffatta da un
tiranno di nome Belisario e dai suoi eserciti. Nella speranza di
salvare la loro galassia, le persone di questa colonia inviano
giovani donne su altri pianeti per trovare chi le assisterà. Snyder
ha co-scritto la storia di Rebel Moon, insieme a Shay
Hatten e Kurt Johnstad. Sofia Boutella è stata la prima a unirsi al
cast nei panni della giovane guerriera inviata dalla piccola
colonia per ottenere l’aiuto degli altri.
Rebel Moon sarà il nuovo film originale
Netflix diretto da Zack Snyder e avrà protagonisti
Sofia Boutella,
Charlie Hunnam,
Djimon Hounsou, Doona Bae e Ray Fisher, Jena
Malone, Staz Nair, E. Duffy, Charlotte Maggi e Sky
Yang.
Il ritorno di Tobey Maguire e Willem Dafoe ai ruoli di Spider-Man/Peter
Parker e Norman Osborn/Goblin in Spider-Man:
No Way Home ha riscritto un Guinness dei primati
per gli attori del MCU che per più tempo hanno
interpretato lo stesso personaggio. Sin dal concepimento del
MCU, molti attori hanno avuto una
lunga carriera in quell’universo, con archi narrativi durati anche
più di 10 anni, ma Maguire e Dafoe detengono ora un recordo
importante.
Tobey Maguire ha interpretato il personaggio
per Sam Raimi dal 2002 al 2007, mentre Willem Dafoe è apparso solo nel primo film del
2002 e in un breve cameo in Spider-man 2.
Tuttavia, tornando nei rispettivi personaggio dopo tanto tempo, i
due hanno stabilito il Guinness dei primati che prima dello scorso
anno apparteneva a Hugh Jackman e Patrick Stewart per Wolverine e Charles Xavier
nel franchise degli X-Men. Se Jackman e Stewart
detenevano un record di 16 anni e 232 giorni nei rispettivi ruoli
Marvel, Maguire e Dafoe hanno
sbriciolato quel record con 19 anni e 225 giorni.
MCU: ecco gli attori che potrebberp battere il record di Tobey
Maguire e Willem Dafoe
Ora, l’unico attore che potrebbe
infrangere quel record sembra Samuel L. Jackson che ha partecipato al
MCU a partire dalla scena post
credits di Iron Man. Era il 2008, e da allora
Jackson ha partecipato a 12 tra film e serie del MCU, per un totale di 13 anni e 176
giorni. Dal momento che Jackson è atteso in Secret Invasion con un ruolo
importante e che le sue declinazioni nell’universo condiviso
Marvel possono essere molteplici
ancora per tanto tempo, l’attore potrebbe superare quel record di
quasi 20 anni nei panni dello stesso personaggio.
La Warner Bros. Pictures ha
rilasciato una nuova featurette sui personaggi per il suo prossimo
film fantasy Animali
fantastici – I segreti di Silente, che
arriverà nelle sale il 15 aprile.Il video accende i
riflettori sulla nuova arrivata in franchising Jessica
Williams mentre interpreta il ruolo della professoressa di
Incantesimi Lally Hicks. Il contributo video evidenzia le
interazioni del nuovo personaggio con Newt, Teseo e Jacob, nonché
la sua amicizia con
Albus Silente. Prende in giro anche le scene piene di
azione che mostrano le abilità magiche di Lally.
Animali fantastici – I segreti di Silente, il
film
Animali
fantastici – I segreti di Silente della Warner Bros.
Pictures è la nuova avventura del Wizarding World creato da
J.K. Rowling. Animali
fantastici – I segreti di Silente presenta un cast
guidato dal premio Oscar
Eddie Redmayne (“La teoria del tutto”), il due volte
candidato all’Oscar Jude Law (“Ritorno a Cold Mountain”, “Il
talento di Mr. Ripley”), con Ezra Miller, Dan Fogler,
Alison Sudol, Callum Turner,
Jessica Williams,
Katherine WaterstoneMads Mikkelsen.David Yates
ha diretto Animali fantastici – I segreti di
Silente, un film scritto da J.K. Rowling
e Steve Kloves, basato su una sceneggiatura di
J.K. Rowling. I produttori del film sono
David Heyman, J.K. Rowling, Steve Kloves, Lionel
Wigram e Tim Lewis, mentre Neil
Blair, Danny Cohen, Josh
Berger, Courtenay Valenti e
Michael Sharp sono i produttori esecutivi.
In Animali
fantastici – I segreti di Silente Il professor Albus
Silente (Jude Law) sa che il potente mago oscuro Gellert
Grindelwald (Mads Mikkelsen) è intenzionato a prendere il controllo
del mondo magico. Non essendo in grado di fermarlo da solo, Silente
affida al magizoologo Newt Scamander (Eddie Redmayne) il compito di
guidare un’intrepida squadra di maghi, streghe e un coraggioso
Babbano pasticcere in una pericolosa missione, dove incontrano
vecchie e nuove creature e si scontrano con la crescente legione di
seguaci di Grindelwald. Con una posta in gioco così alta, quanto a
lungo Silente potrà restare in disparte?
Il team creativo che ha lavorato
dietro le quinte include il direttore della fotografia George
Richmond (Rocketman, Kingsman: Il cerchio d’oro), lo
scenografo vincitore di tre Oscar Stuart Craig (Il paziente
inglese, Le relazioni pericolose, Gandhi, i film di Harry
Potter e Animali fantastici) e lo scenografo Neil
Lamont (Solo: A Star Wars Story, Rogue One: A Star Wars
Story), la costumista vincitrice di quattro Oscar Colleen
Atwood (Chicago, Memorie di una geisha, Alice in Wonderland,
Animali fantastici e dove
trovarli) e il montatore che da tempo collabora con Yates,
Mark Day (Animali
fantastici: i crimini di Grindelwald, gli ultimi quattro film
di Harry Potter). La musica è del nove volte candidato
all’Oscar James Newton Howard (Notizie dal mondo, Animali
fantastici: i crimini di Grindelwald, Defiance – I giorni del
coraggio, Michael Clayton, i film di Hunger Games).
La Warner Bros. Pictures presenta
una produzione Heyday Films, un film di David Yates, Animali
fantastici – I segreti di Silente. Il film sarà
distribuito in tutto il mondo dalla Warner Bros. Pictures, e
l’uscita nelle sale italiane è prevista per il 13 Aprile
2022.
In weekend all’insegna della caduta
di Morbius che cede il primato alla new entry
Sonic 2 – Il Film (SONIC THE HEDGEHOG 2). Nel
weekend che precede la pasqua, con le prime soleggiate davvero
calde la tenuta del box office Italia sembra competere con le
attività all’aperto. Infatti, anche se siamo lontani dalle
performance pre pandemia, i titoli nelle prime 4 posizioni
registrano discreti incassi, con l’italiano
Corro da te con due assi del cinema italiano (Pierfrancesco
Favino e
Miriam Leone) , che si conferma un discreto successo.
Arriva dai giocattoli il primo
sguardo non ufficiale a Gorr il Macellatore di Dei, quello che
dovrebbe essere il villain di Thor: Love and
Thunder e che avrà le fattezze di Christian Bale.
Sappiamo ancora molto poco del film,
ma l’arrivo di Bale nel cast e la promessa di Taika
Waititi di conservare i toni scanzonati ed epici di
Ragnarok fanno pensare a questo nuovo film del MCU come ad un’esperienza unica.
Ecco di seguito le immagini che mostrano le action figure dei
protagonisti del film:
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà
Jane Foster, interpretata di nuovo daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al
Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece al 6 maggio
2022.
Taika Waitititornerà alla regia di Thor: Love and
Thunder, un film dei Marvel
Studios dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. Nel cast anche Christian
Bale nei panni del villain Gorr il Macellatore di
Dei, e Russell
Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del progetto
arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la
perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Arriva direttamente dalla selezione
ufficiale del Festival
di Cannes 2021 Storia di mia
moglie, della regista e sceneggiatrice ungherese
Ildikó Enyedi, già vincitrice della Camera
d’Oro nel 1989 con il suo esordio, Il mio XX
secolo. Premiata anche a Berlino con
l‘Orso d’oro nel 2017 per Corpo e
anima, la regista sceglie qui di raccontare una
storia d’amore intensa quanto travagliata, inquinata dal dubbio e
da un rapporto di coppia perverso tra due figure molto diverse, che
però, non possono che attrarsi.
La storia di Lizzy e
Jacob
Jacob Störr, Gijs
Naber, è un capitano di marina olandese solitario e
taciturno, sempre in giro per il mondo sulle sue navi. Tuttavia, ha
la sensazione che alla sua vita manchi qualcosa. Finchè un giorno,
un po’ per gioco, scommette col suo amico Kodor, Sergio Rubini, che sposerà la prima donna che
entra nel bar dove i due stanno facendo colazione. Il caso,
fortunato, vuole che si tratti della bella e spregiudicata
Lizzy, Léa
Seydoux , che accetta senza porsi problemi la proposta
di matrimonio del capitano. Ha inizio così una storia d’amore
dominata dall’ossessione di lui per un possibile tradimento da
parte di Lizzy, donna affascinante e libera. Storia contraddistinta
da continui litigi e rappacificazioni. Un amore che li tiene
legati, ma spesso lontani anni luce e comunque diversi. Questo
amore sopravviverà alla gelosia? Il capitano Störr, gigante buono e
uomo tutto d’un pezzo all’apparenza, in realtà fragile e disilluso,
riuscirà a capire cosa vuole davvero?
Cinema e letteratura in
Storia di mia moglie
È la prima volta che Ildikó
Enyedi prende spunto da un’opera letteraria per un suo
lavoro. Si tratta del romanzo La storia di mia moglie di
Milán Füst, scritto nel 1942. Se il romanzo segue
gli andirivieni della mente del protagonista, non si possono non
ricordare, mentre si assiste alla visione del film, i capolavori
che hanno rinnovato la narrativa del Novecento. Difficile non
cogliere riferimenti letterari a Joyce e al suo Ulisse. In
primis, Jacob è un capitano di marina, un navigante, come l’eroe
omerico, che fa ritorno a casa, dove lo aspetta la sua donna. Ma
Lizzy, più che una moderna Penelope, sembra una moderna Molly
Bloom, moglie del protagonista dell’opera Joyciana, che forse
tradisce il marito Leopold, ma dalla quale lui, finisce sempre per
tornare. Non per nulla, il proprietario della casa che Jacob e
Lizzy affittano ad Amburgo, interpretato da Josef
Hader, si chiama proprio Leopold Bloome. Tra gli echi di
Joyce, poi, troverà posto anche un’epiphany,
un’apparizione.
Bravura dei protagonisti
e cura della messa in scena in un’aura troppo
enigmatica
Storia di mia
moglie è senza dubbio un lavoro molto curato
esteticamente, che a tratti ricorda perfino dei dipinti, grazie
alla fotografia di Marcell Rév, ma anche ai
costumi di Andrea Flesch
e alla scenografia di Imola
Láng, che contribuiscono a creare un’ambientazione
elegante e ricostruiscono benissimo epoca e luoghi – Parigi,
Amburgo. Il protagonista ha la solidità rassicurante che ci
si aspetta da un capitano di marina: robusto, coraggioso e buono,
quanto fragile nel rapporto con Lizzy. Lei è una perfetta dama anni
’20, estroversa, esuberante e libera. La vicenda è centrata sul
rapporto malato tra i due, che diventa per Jacob ossessione del
tradimento in sua assenza, ansia di non riuscire ad afferrare
l’essenza di questa donna, pagando il peccato originale di averla
sposata senza conoscerla. All’interno di questa ossessione si
snodano corsi e ricorsi di una storia ciclica, allontanamenti e
riavvicinamenti, in un gioco in cui, appena la coppia sembra aver
trovato un equilibrio, tutto torna al punto di partenza. La regista
sa rendere bene la perversione del legame, ma il film soffre della
mancata evoluzione dei personaggi. Al suo posto, una eterna
circolarità.
Per quel che riguarda le
interpretazioni, Gijs Naber è molto espressivo,
riesce a trasmettere al pubblico sensazioni ed emozioni, pur sotto
la dura scorza del suo personaggio, c’è in lui della verità.
Léa
Seydoux si trova qui a proporre un personaggio che,
visto dagli occhi di Jacob, appare come una mantide, una creatura
felina, sfuggente e intrigante, che però riesce sempre a ricondurlo
a sé. Tuttavia, questo tipo di personaggi che non le sono nuovi,
risultano un po’ troppo affettati, di maniera, come è accaduto di
recente con il personaggio di Madeleine, compagna di Bond
nell’ultimo No time to die. Manca un po’
quell’autenticità che porta al coinvolgimento e che l’attrice certo
ha nelle sue corde. Vi sono poi diverse partecipazioni di rilievo,
anche italiane. Accanto a un bravissimo Sergio Rubini, perfetto nel ruolo dell’amico
Kodor, faccendiere intrallazzone, troviamo Jasmine Trinca nei panni di Madame
Cobbet. Ad interpretare Dedin, l’amante – o presunto tale – di
Lizzy, troviamo Louis Garrel che ben caratterizza un
personaggio doppio e infido.
Pur potendo contare su un
cast e interpretazioni di tutto rispetto, il film soffre però di
molti non detti, cenni che non vengono chiariti, allusioni. Se
all’inizio questi alimentano la curiosità dello spettatore e lo
fanno entrare nei panni del protagonista – che quasi nulla sa della
donna che ha sposato e tutto vorrebbe scoprire – poi restano
irrisolti, lasciando dubbi e più di qualche buco narrativo.
Storia di mia
moglie è un lavoro esteticamente pregevole, da vedere
al cinema, godendo di tutte le potenzialità del grande schermo. È
adatto a chi ama le storie in costume – con un’ambientazione anni
Venti. È ricco di riferimenti interessanti e tenta un viaggio
intrigante nella mente dei due protagonisti, soprattutto di Jacob,
alla ricerca di un equilibrio difficilissimo in un amore contorto e
malato. Forse, però, come il Leopold Bloom di Joyce, il film si
perde un po’ nel suo peregrinare, in un dipanarsi lungo e
ricorsivo, infine statico, come il suo protagonista, che sembra
tornare al punto di partenza, senza una nuova consapevolezza di
sé.
Storia di mia
moglie è una co-produzione ungherese, italiana e
tedesca. Prodotto da Inforg M&M Film,
National film institute Hungary, Palosanto
Films con Rai Cinema, Komplizen
Film, in associazione con Pyramide
Productions e distribuito da Altre
Storie, è visibile solo al cinema dal 14 aprile.
Quand’è che gli attori diventano
iconici? Ad esempio, se si dice Daniel Radcliffe, non si può non pensare a
Harry Potter. L’attore è il volto che si associa ad uno
dei personaggi cinematografici più iconici di tutti i tempi.
Radcliffe deve il suo successo alla saga
del mago di Hogwarts. Nonostante ciò, ad un certo punto della
sua carriera Radcliffe ha deciso di staccarsi dal suo
personaggio-simbolo: in un’intervista con il New York
Times, ha chiaramente respinto la possibilità di tornare
ad interpretare il ruolo.
Il caso di
Radcliffe, per quanto sorprendente, non rimane
isolato: sono diversi gli attori che, dopo aver raggiunto il
successo grazie ad un personaggio, hanno preferito abbandonarlo. I
motivi possono essere diversi: contrattuali, di sceneggiatura,
artistici o addirittura etici. Vediamo dieci interpreti che hanno
fatto questa (discutibile) scelta.
Linda Hamilton (Sarah Connor)
Terminator è la saga che per eccellenza si lega
a Arnold Schwarzenegger. Nel terzo
capitolo, Le macchine ribelli, l’attore riesce a dare
il meglio di sè. Nel film manca però una parte essenziale:
Linda Hamilton nei panni di Sarah Connor.
La co-protagonista dei primi due film di Terminator, ha
scelto di non entrare a far parte del cast per il numero 3.
Prima che la bozza finale del film
fosse approvata, nel trattamento originale di Terminator
3 compariva Linda Hamilton per il
ruolo di Sarah Connor. L’attrice ha però rifiutato perché
è rimasta “poco impressionata” dalla parte di Sarah:
secondo Hamilton, la storia del suo personaggio si
è conclusa perfettamente con
Terminator 2: Il giorno del giudizio.
Richard Dreyfuss (Matt Hooper)
Ne Lo squalo, Matt Hooper (Richard
Dreyfuss) è un membro essenziale dell’equipaggio. Spesso
viene messo in secondo piano rispetto a personalità come
Brody o Quint, ma il biologo marino è uno dei
personaggi più divertenti ed energici.
Hooper sarebbe dovuto
tornare nel cast dello Lo
Squalo 2. I produttori e la sceneggiatura puntavano su di
lui, ma Dreyfuss aveva altri piani: il motivo per
cui l’attore ha scelto di non riprendere il ruolo è da ricercarsi
nell’assenza di Steven Spielberg come regista.
Robert Duvall (Tom Hagen)
I motivi principali che spingono gli
attori ad abbandonare un ruolo iconico sono due: i conflitti con la
produzione o i negoziati contrattuali. Quest’ultimo caso riguarda
l’attore Robert Duvall e il suo non-ritorno ne
Il Padrino – Parte III.
Tom Hagen, consigliere e
fratellastro di Micheal Corleone (Al
Pacino) manca nel terzo film de Il Padrino perché il suo interprete
Duvall ha rifiutato il basso compenso proposto
perché riprendesse il suo ruolo. All’attore infatti è stato
promesso solo un quinto dello stipendio di Al
Pacino.
Katie Holmes (Rachel Dawes)
Le teorie che gravitano attorno
all’assenza di Katie Holmes nel sequel di
Batman Begins sono numerose. Sembrava inizialmente che
il regista Christopher Nolan avesse
scelto di non inserirla in The Dark Knight, ma in realtà
Nolan avrebbe voluto collaborare ancora con
l’interprete di Rachel Dawes nel primo film.
Il motivo dell’assenza dell’attrice
non è una storia così avvincente: come accade a molti
attori, Holmes ha scelto di recitare nel film
del 2008 3 donne al verde (Mad Money) invece che
in The Dark Knight. Purtroppo, non è stata una decisione
saggia: la commedia si è dimostrata un flop al botteghino.
Will Ferrell (Elf)
Elf è uno dei film
natalizi più amati di tutti i tempi: migliaia di adulti,
bambini e ragazzi l’hanno visto e rivisto innumerevoli volte.
Sicuramente, c’è chi apprezzerebbe un sequel.
Secondo The Hollywood
Reporter, esiste una sceneggiatura di Elf 2, ma
il progetto di un secondo film non è andato in
porto. All’attore protagonista Will Ferrell è stato offerto un compenso di 29
milioni di dollari per riprendere il suo ruolo iconico. Nonostante
ciò, Ferrell ha scelto di non accettare: non vuole
fare un film che potrebbe risultare una brutta copia
dell’originale. In aggiunta, va detto che i rapporti tra lui e il
regista Jon Favreau non sono dei migliori: sicuramente
la possibilità che il sequel avesse lo stesso director di Elf 1 non ha invogliato l’attore.
Jodie Foster (Clarice
Starling)
Il film cult Il silenzio degli innocentiè un capolavoro anche
(e soprattutto) per i suoi attori principali: Anthony Hopkins nei panni di Hannibal
Lecter e Jodie Foster come la giovane agente Clarice
Starling. Il lungometraggio è uno degli unici tre film di
sempre ad aver vinto tutti e cinque i principali Academy
Awards: tra i premi c’è anche quello a Jodie
Foster come migliore attrice.
Un successo del genere difficilmente
può essere replicato. Proprio per questo motivo,
Foster ha scelto di non tornare nel cast per il
sequel Hannibal: secondo The Guardian, la decisione è
dipesa dalla sceneggiatura, non abbastanza avvincente per
l’attrice. In Hannibal abbiamo quindi una nuova
Clarice,Julienne Moore, un’interprete comunque
lodevole.
Jim Carrey (Bruce)
Una settimana da Dio è una
delle commedie più famose e divertenti degli anni Duemila e non
sarebbe la stessa senza i suoi grandi attori: Jim
Carrey in primis, ma anche Morgan
Freeman, Steve
Carrell e Jennifer
Aniston. Visto il successo del film, si è pensato
subito ad un sequel.
Inizialmente, il
sequel prevedeva di nuovo Jim Carrey come protagonista. L’attore ha però
rifiutato la parte, dicendo che non ama ripetere più volte lo
stesso ruolo (cosa che in realtà ha fatto per altri film). Visto
l’abbandono di Carrey, Un’impresa da Dio
si è trasformato in uno spin-off con protagonista l’antagonista del
capitolo uno: Steve
Carrell. Anche senza Carrey, il film
è stato un successo clamoroso.
Keanu Reeves (Jack Traven)
I ruoli iconici di Keanu Reeves sono innumerevoli, soprattutto
quelli degli anni Novanta. In confronto ad altri, forse Jack
Traven non è il primo che viene in mente, ma il personaggio di
Speed è uno di quelli che ha contribuito a costruire il
nome di Reeves.
Nonostante l’attore non abbia avuto
problemi a riprendere altri ruoli – come quello di Neo
nella saga di Matrix o quello di Ted in Bill & Ted Face
the Music – Reeves ha scelto di non tornare
nei panni di Jack Traven. L’attore ha rifiutato 12
milioni di dollari offerti per lavorare in Speed 2: non
era affatto interessato alla sceneggiatura.
Marlon Brando (Vito Corleone)
Duvall non è né il
primo né l’unico attore ad aver abbandonato il cast de Il
Padrino. L’attore Marlon Brando, interprete di Vito Corleone
nella Parte I, ha scelto di non recitare nel secondo
capitolo.
Anche se Vito muore nel
primo film, Il Padrino – Parte II presenta numerose sequenze che
riguardano il personaggio da giovane. Ad interpretare il
personaggio al posto di Brando c’è un altro grande
attore: Robert De Niro. Non ci si può lamentare,
ma un cameo di Brando, magari nel finale del
film, sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Pare che l’attore
abbia scelto di non apparire perché riteneva che la
Paramount lo avesse trattato malamente durante la
produzione del primo film.
L’attore protagonista, il volto
dietro ad Harry PotterDaniel Radcliffe,
ha però scelto di mettere da parte la magia: egli non appare in
Animali Fantastici e nemmeno nell’opera teatrale.
Radcliffe ha rivelato che non ha alcun interesse a
ritornare ad essere un mago, almeno non ora. Nell’intervista al New
York Times sopracitata, l’attore ha paragonato il suo ruolo ai
personaggi iconici di Star
Wars: “Non dirò mai ‘mai’, ma gli attori di Star
Wars hanno aspettato una cosa come 30 o 40 anni prima di fare
ritorno.”
Dopo una serie di rinvii, finalmente
si avvicina l’uscita di House of the Dragon. L’idea
dello show nasce nel 2017: per due anni, Bryan
Cogman lavora ad uno spin-off dello show HBO pluripremiato
Il Trono di Spade. Nell’aprile del 2019, il progetto però
si arena. Dopo qualche mese però, HBO
annuncia l’arrivo del prequel di Game Of Thrones: si tratta di House of the
Dragon, una serie di 10 episodi incentrata sulla dinastia
dei Targaryen.
Realizzato da
Martin e Ryan J. Condal, lo show
è ambientato centinaia di anni prima di Game of Thrones, tempi drasticamente diversi nel
Continente Occidentale. Se nel Trono di
SpadeDaenerys è
l’ultima Targaryen rimasta in tutto il mondo,
House of the Dragon è basato esclusivamente su
questa casata e sui suoi tempi gloriosi. Il prequel crea quindi le
basi per quella guerra civile conosciuta come La Danza dei
Draghi. Per compiere l’impresa, House of the
Dragon deve introdurre molti personaggi interessanti.
Scopriamoli!
Paddy Considine è
Viserys I Targaryen
Un personaggio chiave della prima
stagione di House of the Dragon
sarà Viserys I Targaryen, il nipote di
Jaehaerys della casata Targaryen destinato a
prendere il posto dell’antico sovrano. Poiché
Jaehaerys ha l’onore di essere uno dei più grandi re
che Westeros abbia mai visto, non è un compito semplice
per Viserys esserne il successore. Tuttavia, il nuovo re
sembra all’altezza: è proprio il Grande Consiglio a
scegliere Viserys.
Ad interpretare il ruolo sarà
l’attore britannico Paddy Considine. I fan conoscono
Considine da film di successo come Dead Man’s
Shoes, Hot Fuzz, Journeyman e The
Outsider. Il primo teaser di House of the
Dragon non riesce a darci troppe informazioni
su Viserys, ma il piccolo assaggio di lui con una
spada in mano è già abbastanza: l’arma in questione sembra essere
Blackfyre, la spada d’acciaio di Valyria che
porta con sé una lunga storia.
Emma D’Arcy è
Rhaenyra Targaryen
Dopo
la morte di Baelon, il secondogenito maschio di
Viserys, Rhaenyra, primogenita ma donna, diviene
l’erede ufficiale al trono. Con lei, Westeros ha ottenuto la sua prima regina
donna. Rhaenyra passa tutti gli anni della sua
crescita a prepararsi per questo ruolo: all’eta di 16 anni
ottiene finalmente il titolo di Principessa. La sovrana è
moglie di Laenor Velaryon. I due hanno tre figli
insieme, il loro è ovviamente un matrimonio con poco amore, un atto
politico e diplomatico.
In House of the
Dragon, Rhaenyra sarà interpretata da Emma D’Arcy. L’attrice è popolare per il suo
ruolo di Astrid nella serie horror e comedy Truth
Seekers. Il trailer mostra inoltre Milly
Alcock nei panni della versione più giovane di
Rhaenyra, lasciando intuire che lo spettacolo è
organizzato su almeno un decennio.
Olivia Cooke
è Alicent Hightower
Figlia di Otto, Alicent
Hightower è la seconda moglie del re Viserys di casa
Targaryen. L’inclusione di Alicent nella famiglia
porta nuovi conflitti, soprattuto con Rhaenyra:
entrambe le donne hanno in mente di governare il Continente
Occidentale. Alicent sviluppa un senso di odio nei
confronti di Rhaenyra, che tenta di rivendicare il
trono anche dopo aver dato al re diversi figli.
Olivia Cooke
assumerà il ruolo di Alicent Hightower in House of
the Dragon. Cooke ha ottenuto un enorme
riconoscimento per il suo ruolo di Emma in Bates
Motel. L’attrice è anche in film blockbuster come Ready Player Onee nel
lungometraggio acclamato dalla critica Sound of Metal, in
cui interpreta Lou. Il trailer di House of the
Dragon mostra Alicent mentre corre verso qualcuno
che porta il pugnale catspaw. L’arma è stata
precedentemente utilizzata nel tentativo di uccidere Bran
e successivamente da Arya quando ha ucciso il Re della
Notte nell’ottava stagione di Game of Thrones.
Il pugnale descrive chiaramente la correlazione tra le due
serie.
Matt Smith è
Daemon Targaryen
ll principe Daemon
Targaryen è il fratello minore di Viserys. Il
personaggio ha un carattere forte e sostiene una relazione
difficile con il fratello, rapporto che si guasta ancora di più a
causa della rivalità con Otto Hightower. Daemon è
noto non solo per la sua irascibilità: è uno dei più grandi
guerrieri del suo tempo.
In House of the Dragon Matt
Smith sarà Daemon Targaryen. L’attore è
popolare per il suo ruolo di Undicesimo Dottore in
Doctor Who. Inoltre, l’attore ha mostrato le
sue promettenti capacità di recitazione nello show di NetflixThe
Crown, serie in cui ha interpretato il principe Filippo.
Nel trailer di House of the Dragon,
Daemon viene mostrato prima insieme
a Rhaenyra e poi in una scena di combattimento
con un personaggio misterioso.
Rhys Ifans è Otto
Hightower
Padre di Alicent Hightower,
Otto Hightower è un cavaliere della casa
Hightower di Oldtown. Otto è un uomo
brillante e intuitivo ma troppo condiscendente. Ha servito come
Primo Cavaliere di tre re, due dei quali lo hanno licenziato per la
sua condotta: il personaggio ha più volte sfruttato la sua
posizione per guadagni personali, cercando di influenzare la
decisione del re. Tra le altre cose, Otto ha
spinto Viserys a fare di suo nipote – il figlio di
Alicent – il legittimo erede al trono al posto di
Rhaenyra.
Corlys Velaryon è il
capo della Casata Velaryon, un abile marinaio estremamente
avventuroso. Navigando e attraversando le acque del Continente
Occidentale guadagna un’ottima reputazione e un grande benessere.
Corlys non è soltanto un uomo di mare.
Il marinaio ha grandi piani
anche sulla terra: vorrebbe sposare la principessa Rhaenys
Targaryen, figlia di Aemon e nipote di re
Jaehaerys. Inoltre, nella Danza dei Draghi,
Corlys combatte fedele al fianco della regina
Rhaenyra, anche se in seguito la tradisce per Aegon
II.
Steve
Toussaint sarà Corlys in House
of the Dragon. L’attore è conosciuto per la sua
apparizione in show britannici come
Doctor Whoe Skins. Nel
trailer, Corlys si vede per poco e velocemente, ma
c’è una scena interessante in cuiil
personaggio arriva ad Approdo del Re per un banchetto
tenuto dai Targaryen.
Eve Best è Rhaenys
Velaryon
La principessa Rhaenys
Targaryen di Velaryon non ha mai avuto la
possibilità diventare regina. Quando è arrivato il momento di
nominare un nuovo erede al trono dopo la morte di Aemon,
la scelta è ricaduta sul secondo figlio Baelon. Oltre
ad essere un personaggio di grande
intelletto, Rhaenys è incredibilmente bella: ha
ereditato gli occhi viola di un Targaryen e, come sua
madre Jocelyn, possiede i capelli neri di un
Baratheon.
Eve
Best è stata scelta per il ruolo di
Rhaenys in House of the Dragon.
Eve è stata la Dottoressa Eleanor O’Hara
in Nurse Jackie – Terapia d’urto. Il trailer della serie
HBO
mostra Rhaenys mentre arriva al fianco di Corlys
a un banchetto di Targaryen.
Sonoya Mizuno è
Mysaria
In House of the
Dragon ci sarà anche Lady Mysaria. Il personaggio
è una danzatrice che proviene da Lys, diventa
l’amante del principe Daemon Targaryen e
il Maestro dei Sussurri della regina Rhaenyra
Targaryen. Ha il compito di trasmettere i segreti di tutto
Approdo del Re al giovane principe. Oltre ad essere
una spia, per un periodo piuttosto lungo
Mysaria porta avanti una relazione con
Daemon.
In House of theDragon, Mysaria sarà interpretata
dalla talentosa Sonoya Mizuno. L’attrice ha
lavorato spesso con Alex Garland, recitando in
film sorprendenti come Ex
Machina e Devs. Nel teaser di House
of the Dragon, Mysaria ottiene parecchio spazio:
ciò significa che il personaggio sarà rilevante, anche se solo per
un paio di episodi.
Fabien Frankel è
Criston Cole
L’ultimo ma altrettanto importante
membro del cast di House of the Dragon è
l’attore Fabian Frankel. Probabilmente
l’attore interpreterà di Criston Cole, uno dei
cavalieri più dotati del Continente Occidentale. Il
personaggio riesce a salire di rango
e convince Aegon, il figlio del re, ad ascendere
al trono dei Sette Regni dopo la morte del
padre: questa decisione sfocia nella Danza dei Draghi, una guerra civile
tra Aegon e la sorellastra Rhaenyra,
scelta da Viserys come sua erede. Per questo motivo,
il personaggio è conosciuto anche come ”Criston il Creatore di
Re”. Inoltre, Criston dimostra la sua forza
quando riesce a sconfiggere Daemon Targaryen in
torneo.
Fabien Frankel è
noto per il suo ruolo in Last Christmas e nella serie The
Serpent. Anche se la sua faccia di Fabian
Frankel non si vede chiaramente nel trailer di
House of the Dragon, Criston è
presumibilmente il personaggio che combatte in torneo con
Daemon.
Indicata come una delle registe più
significative e originali del nuovo cinema inglese,
Clio Barnard ha negli anni
realizzato opere molto diverse ma legate sempre da alcuni temi
ricorrenti. Dal documentario d’invenzione The Arbor, alla
favola realista The Selfish Giant e fino al dramma
psicologico Dark River, le sono bastati pochi titoli per
affermarsi a livello internazionale. A cinque anni dal suo ultimo
lungometraggio, arriva ora in sala il suo nuovo film:
Ali & Ava – Storia di un incontro. Da lei
anche scritto, è questo un racconto sospeso tra immaginazione e
ruvido realismo, alla ricerca di quei posti nel mondo che sono
invisibili agli occhi.
Protagonisti di questo melodramma
sono Ava e Ali. Lei è
un’assistente scolastica, vedova e madre di due figli ormai
adolescenti. Lui è invece un ex dj di origini bengalesi con un
matrimonio doloroso alle spalle, il quale si guadagna ora da vivere
come gestore di appartamenti. Ognuno con la propria vita, i propri
problemi e i propri ritmi, Ali e Ava si incontrano per caso e sul
loro incontro si costruisce il cuore del film. Un incontro che
conduce ad una seduzione, poi ad una relazione, naturalmente mal
vista da quanti intorno a loro, nella cittadina di Bradford. A
legarli profondamente vi è la musica, la passione per il ballo, la
voglia rinnovata di amare e trovare qualcosa di romantico nelle
rispettive vite.
Sull’amore oltre ogni cosa
Con Ali & Ava – Storia di un
incontro, la Barnard torna per la terza volta nello Yorkshire,
dove è cresciuta, e in particolare nella cittadina di Bradford,
dove erano ambientati anche i film The Selfish Giant e
Dark River. Ancora una volta, dunque, la regista racconta
quei luoghi, quelle strade, quegli ambienti di periferia dove
sembra non poter avvenire nulla di eclatante. L’incontro che
avviene tra i due personaggi del titolo sembrerebbe non avere nulla
di particolarmente nuovo o diverso rispetto a tante altre storie
simili. Eppure, da quest’apparentemente banale evento nasce una
storia d’amore attraverso la quale si animano riflessioni valide
per ogni spettatore.
Se da un lato una delle questioni
centrali del film è l’opposizione di quanti non vedono di buon
occhio la relazione tra Ali & Ava, per motivi di età, di etnia e di
stato civile, dall’altra vi è la rappresentazione di un amore che
non conosce barriere e si spinge oltre ogni ostacolo. La musica che
unisce i due protagonisti diventa l’unica rappresentazione
possibile di quel linguaggio comune che permette loro di
comprendersi, accettarsi e amarsi. Ecco perché le scene che hanno
proprio la musica come protagonista risultano non solo tra le più
belle del film, ma anche perfettamente comprensibili, proprio sulla
base di quella capacità di quest’arte di farsi linguaggio
universale, attraverso cui poter comunicare emozioni e stati
d’animo meglio delle parole.
Ali & Ava – Storia di un incontro: la recensione del
film
Sulla base di quanto fin qui detto,
Ali & Ava – Storia di un incontro, potrebbe dare l’idea di
essere un film “etereo”, sospeso in una dimensione quasi onirica e
frutto dell’interiorità dei due protagonisti. In realtà c’è ben più
che questo e con uno sguardo profondamente realista, in particolare
sugli aspetti meno piacevoli del racconto, la regista ci ricorda
del contesto in cui tale incontro si colloca. Si genera dunque uno
scontro tra bello e brutto che è anche uno degli elementi di forza
del film. Gli stessi protagonisti, interpretati da due
straordinariamente bravi Adeel Akhtar e
Claire Rushbrook, sono delle personalità che
sfuggono ai canoni estetici che si è fin troppo spesso abituati a
vedere sul grande schermo.
La magia del film, che va di pari
passo con il messaggio che la Barnard vuole trasmettere, è quello
di come l’amore abbia il potere di rendere vivi e dunque bellissimi
al di là di tutto. Ali & Ava – Storia di un incontro è un
film sulla forza dell’amore, di come questo sentimento possa ridare
forza anche a chi ha subito fin troppi duri colpi nel corso della
propria esistenza. È un film “piccolo”, con una storia semplice e
probabilmente vista tante volte in tante declinazioni diverse. La
forza e l’energia che la Barnard sprigiona con quest’opera supera
però di gran lunga le dimensioni del racconto. Da una visione come
questa si esce dunque arricchiti, colmi di una rinnovata
vitalità.
Kevin Bacon è uno
di quegli attori che ha davvero fatto la storia del cinema grazie
alle sue incredibili interpretazioni. L’attore, che ha iniziato la
sua carriera attoriale da giovanissimo, ha dimostrato di saper
scegliere i ruoli migliori e ha subito conquistato gli spettatori
di tutto il mondo che hanno continuato a seguirlo nel corso degli
anni.
Ecco dieci cose da sapere su
Kevin Bacon.
Kevin Bacon: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film. La carriera cinematografica dell’attore è iniziata
nel 1978, quando debutta sul grande schermo nel film Animal
House, per poi continuare a recitare in film Venerdì
13 (1980), Footloose (1984), Una gita
pericolosa (1987), Un amore rinnovato (1988),
Tremors (1990), JFK – Un caso ancora aperto
(1991) e Apollo 13 (1995). In seguito, lavora in
Sleepers (1996), Sex Crimes – Giochi
pericolosi (1998), L’uomo senza ombra (2000),
Mystic River (2003),
The Woodsman – Il segreto (2004), False verità
(2005) e Frox /Nixon – Il duello (2008). Tra i suoi ultimi
film, vi sono X-Men – L’inizio
(2011), Crazy, Stupid, Love
(2011), Jayne Mansfield’s Car – L’ultimo desiderio (2012),
R.I.P.D. – Poliziotti
dall’aldilà (2013), Cop Car (2015), Black Mass – L’ultimo
gangster (2015), The Darkness (2016), Boston – Caccia
all’uomo (2016) e Ve ne dovete andare (2020).
2. Ha lavorato in diverse
serie tv. L’attore non ha dedicato la sua carriera
solamente al cinema, ma ha prestato parte della sua opera anche per
il piccolo schermo. Infatti, l’attore ha iniziato a recitare in
Aspettando il domani (1979), per poi apparire in serie
come Sentieri (1980-1981), Innamorati pazzi
(1996), Will & Grace (2002 e 2006), Bored to
Beath (2010), The Following (2013-2015), I Love
Dick (2016-2017) e City on a Hill (2019).
3. È anche doppiatore,
regista, produttore e sceneggiatore. Nel corso della sua
carriera l’attore ha esplorato diversi ambiti del cinema. Infatti,
ha vestito i panni del doppiatore, prestando la propria voce per le
serie tv Frasier (1994), God, the Devil and Bob
(2000) e Robot Chicken (2011), per il film Balto
(1995) e per il corto Where Arte They Now?: A Delta Alumni
Update (2003). In quanto produttore, ha partecipato alla
realizzazione dei film Sex Crimes – Giochi pericolosi, The
Woodsman – Il segreto, Loverboy (2005), Cop Car
(2015), Tremors (2018) e delle serie The Following, I
Love Dick e City on a Hill, mentre come regista ha
diretto il film tv Losing Chase (1996), il corso Duck:
A Film by Kevin Bacon (2018), il film Loverboy e la
serie The Closer (2006-2009). Inoltre ha sceneggiato,
diretto e prodotto il corto Free the Bacon (2015).
Kevin Bacon in
Footloose
4. Si è ispirato ad un
cantante. Per creare un proprio stile per il film
Footloose, che lo ha reso celebre, l’attore ha dato vita
ad una pettinatura basata su quella di Sting, poiché era un grande
fan dei The Police in quel momento. Il look del suo personaggio è
stato uno dei motivi del suo grande fascino, che ha contribuito a
forgiare la popolarità di cui ancora oggi gode.
5. Poteva non far parte del
film. All’attore era stato offerto il ruolo principale per
il film Christine – La macchina infernale nello stesso
periodo in cui gli era stato chiesto di fare un provino per
Footloose. I produttori del primo dei due film hanno
cercato di convincerlo ad accettare una parte praticamente certa,
perché se avesse ottenuto quella di Fooloose sarebbe
diventato una star e sarebbe difficilmente stato reclutabile.
Infatti, dopo 30 secondi di provino per Footloose gli è
stata offerto il ruolo e Bacon preferì infine ricoprire
quest’ultimo.
Kevin Bacon in
Tremors
6. Pensava fosse il punto
più basso della carriera. Prima che il film venisse
rilasciato, l’attore ha pensato che il lungometraggio avrebbe
abbassato il livello qualitativo della sua carriera, tanto da
urlare a sua moglie “Non posso credere di fare un film sui
vermi sotterranei!”. Oggi il film è a suo modo divenuto uno
scult, ricercato dai fan di film particolarmente
stravaganti e comprensivi di elementi surreali. La carriera
dell’attore non ha fortunatamente risentito di questo titolo.
Kevin Bacon e la SixDegrees
7. Ha fondato una
onlus. Il 18 gennaio 2007 l’attore, coinvolgendo altre
celebrità di Hollywood, ha fondato l’onlus SixDegrees, che
promuove l’applicazione del principio di solidarietà sulla base
delle teorie delle “reti piccolo mondo”. Questa è una teoria
matematica e sociologica che sostiene che tutte le reti complesse
presenti in natura sono tali che due qualunque nodi possono essere
collegati da un percorso costituito da un numero relativamente
piccolo di collegamenti. A volte vi si fa riferimento anche con i
sei gradi di separazione.
Kevin Bacon: la moglie e i figli
8. È sposato da tantissimi
anni. L’attore si è sposato il 4 settembre del 1988 con la
collega Kyra Sedgwick: i due si erano conosciuti
sul set del film Lemon Sky nel 1987 e da allora non si
sono più lasciati. Dall’unione dei due attori sono venuti al mondo
due figli: Travis, nato il 23 giugno del 1989, e
Sosie Ruth, nata il 15 marzo del 1992.
Kevin Bacon oggi
9. Ha nuovi progetti in
programma. L’attore è notoriamente instancabile e continua
a recitare senza sosta per il cinema e la televisione. Attualmente,
egli ha terminato le riprese di diversi film che arriveranno
prossimamente al grande pubblico. Questi sono l’horror Whistler
Camp, il thriller d’azione One Way, il grottesco
The Toxic Avengers e il fantascientifico Space
Oddity. È inoltre arrivato alla terza stagione della serie
City on a Hill.
Kevin Bacon: età e altezza
10. Kevin Bacon è nato l’8
luglio del 1958a Philadelphia, in
Pennsylvania. La sua altezza complessiva corrisponde a 178
centimetri.
È senza dubbio un riferimento
interessante quello che Colin Trevorrow ha citato
per descrivere il nuovo dinosauro che esordirà in Jurassic
World – Il dominio. Il regista ha parlato con
Empire del film
di prossima uscita, ed ha commentato la natura del Gigantosauro,
che vedremo nella storia.
Si tratterà du un rettile
preistorico colossale, capace di mettere KO anche il T-Rex e che
avrà caratteristiche, secondo la descrizione di Trevorrow,
ricordano molto quelle che Chirstopher Nolan aveva
voluto per il Joker di Heath Ledger. Secondo il
regista, infatti, questo dinosauro vuole “soltanto vedere il
mondo bruciare”, citando le esatte parole che Alfred
(Michael Caine) dice a Bruce Wayne
(Christian Bale) parlando della natura di Joker,
in Il Cavaliere Oscuro.
Jurassic World – Il dominio, il film
In Jurassic
World – Il dominio vedrà sia Chris
Pratt che Bryce
Dallas Howard tornare nei loro ruoli. Insieme a
loro, ritroveremo anche Justice Smith, Daniella
Pineda, Jake Johnson e Omar
Sy. Laura
Dern e Sam
Neill riprenderanno rispettivamente i ruoli che
avevano in Jurassic
Park, rispettivamente la Dr. Ellie Sattler e il Dr. Alan
Grant. I personaggi sono stati visti per l’ultima volta
nel Jurassic Park 3 del 2001. Un altro eroe
originale, Ian Malcolm, interpretato da Jeff
Goldblum, ha firmato per tornare in Jurassic
World 3. Goldblum è stato visto l’ultima volta
in Jurassic World:
Il Regno Distrutto.
Il Dominio si svolge quattro anni dopo la distruzione di Isla
Nublar. I dinosauri ora vivono e cacciano insieme agli umani in
tutto il mondo. Questo equilibrio fragile rimodellerà il futuro e
determinerà, una volta per tutte, se gli esseri umani rimarranno i
predatori dominanti su un pianeta che ora condividono con le
creature più temibili della storia.