All’Irish Film Festa arriva
The Hunger – The Story of the Irish Famine,
documentario di Ruán Magan, irlandese di Dublino, che
propone una sua lettura della grande carestia che colpì l’Irlanda
dal 1845, decimando i più poveri e indigenti. Questi, infatti,
potevano contare solo su poca terra e sulla coltivazione delle
patate, proprio la specie vegetale colpita dal fungo che distrusse
i raccolti. Attraverso contributi diversi, l’autore colloca gli
eventi in una prospettiva sociale e politica, offrendo spunti di
riflessione per una rilettura del passato e un’interpretazione del
presente.
Ruán Magan, la
storia d’Irlanda e l’Irish Film Festa
Il regista, sceneggiatore
e produttore Ruán Magan è noto soprattutto per il suo lavoro
televisivo e teatrale, oltre che per l’organizzazione di grandi
eventi. Irlandese cattolico, il regista proviene da una famiglia
nazionalista, che affonda le radici proprio nella storia della
nascita dello Stato Irlandese. Suo The Irish
Revolution, documentario per la tv sulla
guerra d’indipendenza irlandese, ma anche 1916: The Irish
Rebellion, miniserie tv documentaristica sulla rivolta
irlandese della Pasqua 1916, con cui partecipò all’Irish Film
Festa nel 2016. In quel caso, come per The
Hunger, la voce narrante era di Liam Neeson. Magan
però non si è occupato solo di Irlanda nei suoi lavori. Ha infatti
diretto The men who built America, miniserie doc per
History Channel sui grandi capitani d’industria che hanno
reso grandi gli Stati Uniti, da Rockefeller a Ford. Nel 2020, a 175
anni dall’inizio della grande carestia, realizza The Hunger –
The Story of the Irish Famine.
The Hunger – The
Story of the Irish Famine, la trama
Basato sull’Atlas
of the Great Irish Famine, (Atlante della Grande Carestia
irlandese), edito da Cork University Press nel 2012, oltre che su
ricerche più recenti, il documentario di Magan ripercorre la
storia della carestia che colpì l’Irlanda a partire dal 1845 e fino
al 1852. Quella che gli irlandesi definiscono: “La più grande
catastrofe della nostra storia”. Attraverso il contributo di
numerosi studiosi, la raccolta di testimonianze di commentatori
dell’epoca –
poeti, scrittori, politici, filantropi – e l’accostamento con
dipinti, foto e quotidiani ottocenteschi, il lavoro mette in
evidenza come le autorità britanniche e le classi più abbienti –
proprietari terrieri e borghesia cattolica irlandese – non si
adoperarono a sufficienza per evitare la tragedia e la morte di un
milione di irlandesi appartenenti alle classi sociali più basse,
nonché l’emigrazione verso America, Gran Bretagna, Australia e
Nuova Zelanda di altri 2 milioni di poveri d’Irlanda. Anzi, durante
tutto il periodo, enormi quantità di cibo continuarono ad essere
esportate verso la Gran Bretagna, e l’Irlanda continuò ad essere
considerata “Il paniere della Gran Bretagna”, come afferma
Christine Kinealy, professoressa alla Quinnipiac University,
nonostante la tragedia che stava vivendo. Il lavoro evidenzia anche
come questa gravissima carestia ebbe enormi ripercussioni sulla
cultura irlandese, di cui proprio i contadini erano i principali
portatori, non essendo stati coinvolti dall’ampio processo di
industrializzazione e sviluppo a seguito della Rivoluzione
Industriale.
Una ricostruzione
accurata e coraggiosa anche se impegnativa della grande
carestia
The Hunger
è ineccepibile dal punto di vista della precisione, della
cura nella documentazione, della chiarezza esplicativa, con tanto
di mappe e grafici. Inoltre, è coraggioso nel prendere una
posizione netta e attribuire responsabilità importanti sia alla
Gran Bretagna, che alla stessa nobiltà terriera irlandese, nonché
alla borghesia cattolica d’Irlanda. Illumina così l’evento da una
prospettiva interessante, palesando una trascuratezza, una
noncuranza che, sebbene non volontariamente, portò comunque alla
decimazione di una classe sociale, di coloro che venivano
considerati “the lowest of the low”, gli ultimi degli
ultimi.
Visivamente, è riuscita e
suggestiva l’idea di alternare foto, dipinti, disegni d’epoca,
anche tratti dalla stampa – la grande carestia fu di fatto una
delle prime catastrofi illustrate della storia dei mass media – ad
inquadrature con droni dei paesaggi d’Irlanda e sequenze
dell’Irlanda di oggi, con la fotografia di Brian O’Leary .
Dalle testimonianze visive, infatti, dai volti scavati delle donne
e dei bambini nelle illustrazioni di James Mahony per
l’Illustrated London News, come dalle foto dei villaggi con
capanne di mattoni, paglia e fango che mostrano le condizioni di
estrema povertà in cui i contadini irlandesi vivevano, emerge
chiara la portata di quella che fu una vera e propria
tragedia.
Magan, poi, amplia
lo sguardo alla cultura del popolo irlandese, includendo tra le
testimonianze anche alcuni canti contadini del 1846, accompagnati
dalla colonna sonora di Natasa Paulberg, per condurre una
riflessione su come un vasto patrimonio culturale sia stato
intaccato profondamente dalla carestia e dai lutti che ne
seguirono. Gli irlandesi, specie le classi popolari, vengono
descritti come amanti della danza e del canto, gente festosa.
Questa tragedia spazza via gran parte del loro spirito più
autentico. Partendo poi dalla migrazione cui furono costretti circa
due milioni di irlandesi poveri per fuggire alla carestia,
approdando in America, Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda, il
regista fa riflettere sugli eterni problemi della migrazione ieri e
oggi. Non mancavano, infatti, pregiudizi sugli immigrati irlandesi,
considerati pigri, indolenti e portatori di malattie. The
Hunger spinge a confrontarsi con ciò che sono davvero la
povertà e la fame in un mondo come quello occidentale di oggi che,
per fortuna, la conosce poco. Mentre le scene di morte e
disperazione, la difficoltà a dare degna sepoltura a un
elevatissimo numero di corpi, oggi purtroppo sono qualcosa che
risuona alle orecchie dello spettatore, costretto a confrontarsi
con la tragedia della pandemia.
The Hunger – The
Story of the Irish Famine, però, pur essendo un lavoro
documentaristico di indubbia qualità, è anche un lavoro
impegnativo. Come ogni documentario classico, è molto basato sulla
parola, sia degli studiosi, sia dei testimoni dell’epoca, di cui si
leggono gli scritti. La mescolanza delle fonti visive riesce un po’
ad alleggerire il racconto, ma resta comunque una visione
impegnativa. Per la sua completezza, però, è una visione che
arricchisce e merita di essere affrontata. The Hunger
è prodotto da Tyron Productions, Create One
Production/Wonderland, Rté e Arté
Productions, in associazione con University College
Cork.
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