Home Blog Pagina 879

What Drives Us, il trailer del documentario musicale di Dave Grohl

0

Ecco il divertente primo trailer del documentario musicale What Drives Us, il secondo lungometraggio diretto dalla leggenda del rock Dave Grohl.

Prodotto dai Foo Fighters di Grohl, il bel film è una lettera d’amore a un rito di passaggio rock and roll: un tour nel retro di un furgone. Grohl ha raccolto un’impressionante schiera di testimonial tra cui Ringo Starr, Brian Johnson degli AC / DC, Steven Tyler degli Aerosmith, St. Vincent, Slash e Duff McKagan dei Guns & Roses, The Edge degli U2, Flea dei Red Hot Chili Peppers, Lars dei Metallica Ulrich, Exene Cervenka di X e altri.

Il film è l’acquisizione più importante del nuovo canale Coda Collection, supportato da Sony, che ha acquisito i diritti globali e distribuirà il film venerdì 30 aprile, esclusivamente sulla piattaforma di abbonamento dedicata alla musica disponibile tramite Amazon Prime Video. Il film sarà disponibile anche al di fuori degli Stati Uniti tramite il servizio di streaming di Amazon.

Fonte

Volevo nascondermi, recensione del film con Elio Germano

Volevo nascondermi, recensione del film con Elio Germano

Protagonista di Volevo Nascondermi di Giorgio Diritti è Elio Germano, nel ruolo del pittore e scultore italiano Antonio Ligabue. Per questa interpretazione, Germano ha vinto l’Orso d’argento per il miglior attore al Festival di Berlino 2020. Il film ha inoltre ottenuto 15 candidature ai David di Donatello 2021.

Volevo nascondermi: la trama

Volevo Nascondermi esordisce con una serie di flashback che ci mostrano l’infanzia e la giovinezza di Ligabue, costellate da violenze, soprusi e abbandono. Vediamo in primo piano il viso del pittore oscurato da un drappo nero, da una cui fessura fa capolino l’occhio del pittore, che rivolge lo sguardo anche a noi spettatori. È un’immagine fortemente simbolica, che va a stabilire fin da subito il senso della pellicola di Diritti: indagare il mistero e la genesi dell’estro artistico e creativo del pittore, oltre l’ottenebramento dei tormenti psichici interiori. Veniamo poi a conoscenza di alcune tappe fondamentali della vita del pittore: nato in Svizzera da una famiglia italiana e successivamente dato in affidamento a diverse famiglie, la crescita del giovane pittore è ostacolata dalle continue violenze perpetrategli, ragion per cui sarà affidato a un istituto per ragazzi affetti da disagi mentali. A vent’anni viene espulso dalla Svizzera e si ritrova nella cittadina romagnola di Gualtieri, dove verrà conosciuto come “El Tudesc”. In Italia non imparerà mai del tutto la lingua e sarà cacciato dagli abitanti del paese, costretto a rifugiarsi in una baracca nel bosco, fino all’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati, che ne scoprirà l’estro e le capacità artistiche.

Un conflitto insolubile tra l’emarginato e la comunità

La filmografia di Giorgio Diritti è permeata da una visione tragica sul conflitto insolubile tra l’emarginato, il disadattato, e la comunità. Si nota una riflessione generale sulle parti più predatorie e ferine dell’animo umano, anche visto come branco, che non solo espelle chi ne ostacola gli equilibri ma punta a mettere in disparte e perfino distruggere le componenti più fragili. Non si opta per una conciliazione tra le parti, perché non è data alcuna possibilità di riscatto ai più deboli. C’è piuttosto la presa di coscienza dell’animo spietato ed egoistico che guida le azioni umane in diversi contesti.

Ligabue rimarrà un’anima fanciullesca e senza filtri, nascosta dietro la maschera del reietto e del disadattato. Dalla radicale esclusione del pittore alla vita comunitaria nasce la più totalizzante immedesimazione con l’universo animale, che trova una propria dimensione su tela: tigri inferocite, aquile che si avventano sulle prede con le ali spianate, cavalli imbizzarriti, sono i soggetti più ricorrenti dei suoi quadri. “Non sono una bestia”, dice in manicomio il pittore, cercando di ritagliarsi una dimensione esistenziale propria, sicura e incisiva, pur sapendo che solo nella libertà d’animo di questi esseri egli può identificarsi.

“Volevo nascondermi” recita il titolo del film: l’animo di Ligabue non si nasconde certo nei suoi quadri, dove emerge prepotentemente la conflittualità dell’universo e la rabbia dell’artista, ma anche la purezza ancestrale della dimensione naturale. La sublimazione della propria essenza attraverso l’arte gli conferisce una speranza tale da poter ritenersi un individuo speciale, immortale addirittura, secondo l’idea dell’opera che sorpassa l’autore, che si fissa come immanente nel futuro incerto, come dice di sé stesso al suo autista. Non riuscirà però ad essere un uomo integrato in una comunità; l’essenza del pittore non è ancorabile a una dimensione umana specifica, si presenta come anima vagante in cerca di un rifugio in cui non doversi nascondere. Incapace di esprimersi in maniera comprensibile, senza dimora, Ligabue si rispecchia veramente soltanto nell’infanzia, nel mondo apolide dei circensi, o nel provare ad essere altro da sé, figura femminile o animalesca che sia.

L’arte di Ligabue è istintiva, carica di pathos, bisogni e desideri di cui non riusciva ad appropriarsi nella vita quotidiana. Il suo processo artistico passa per l’immedesimazione totale nelle bestie che ritrae, da cui emerge una rabbia repressa per la condizione affibbiatagli di reietto, di escluso. Ligabue cerca allora di trovare una dimensione propria, di affidarsi un ruolo, un posto nel mondo: agli innumerevoli dipinti di animali, alterna autoritratti che vogliono segnalarne rumorosamente il passaggio sulla terra, che vogliono lasciare l’impronta di un’esistenza in sordina, ma che esplode prepotentemente tramite l’arte. Anche quando il suo talento sarà riconosciuto e omaggiato e gli verranno concesse mostre, Toni non riuscirà a liberarsi della condizione di diverso, escluso: il tenero amore verso Cesarina, una sua compaesana, per esempio, rimarrà solo il desiderio irrealizzabile di un’esistenza che non permette un percorso di vita canonico.

Volevo nascondermi

Elio Germano restituisce l’essenza più pura di Ligabue

Elio Germano ci regala un’interpretazione straordinaria nei panni di Toni Ligabue ed encomiabile è anche il lavoro di Lorenzo Tamburini al trucco (già vincitore di un David di Donatello per Dogman): questo diventa infatti supporto aggiuntivo, mezzo tramite cui comunicare tutta l’intensità d’animo di Ligabue, la sofferenza, il bisogno di amore di chi non vuole essere definito bestia, ma che troverà il proprio riflesso compiuto solo nelle rappresentazioni animali. Ligabue studia meticolosamente gli animali per poterli riprodurre come scorcio sulla sua anima, e solo in altre anime pure, quelle dei bambini, trova un interlocutore ideale. Ne è un esempio la disperazione totale quando muore una bambina di Gualtieri, lutto al cui il pittore risponde ritraendola e gridando disperatamente “Dove sei?” al ritratto, con una tenerezza ed umanità totalizzanti.

Un grande lavoro di messa in scena, che abbraccia il realismo degli ambienti e degli spazi, scenografie che ci fanno immergere nell’Emilia Romagna del tempo e la suggestiva colonna sonora firmata da Daniele Furlati e Massimo Biscarini, sono solo alcuni dei punti di forza del film. Diritti ci consegna sprazzi della vita del grande pittore, quelli necessari per poterne cogliere la vera essenza, che combaciano con il suo anelito di libertà e amore: i passaggi fondamentali che lo portarono al successo come pittore, l’accettazione e derisione dei suoi compaesani, l’acuirsi e l’attenuarsi delle sue crisi.  La narrazione non segue uno schema lineare, eppure i salti temporali non disorientano lo spettatore, perché riescono a catturare l’essenza del pittore e del disturbo così profondo alla base della sua arte.

È maestosa la collaborazione tra la conoscenza profonda del mondo rurale emiliano infusa nell’opera da Diritti, unita al lavoro attoriale di Germano, non solo sul rimodellamento della propria fisicità, per poterla meglio adattare al personaggio, ma che abbraccia anche uno studio fonetico nei riguardi delle capacità linguistiche del pittore, che si esprimeva mischiando i diversi lasciti linguistici della sua vita. Partendo da quel corpo che si nasconde sotto un indumento -che è allo stesso tempo corazza- emerge uno sguardo che mischia timore a curiosità, lo sguardo di un fanciullo sempiterno, che da voce a un’arte unica nel suo genere, distinguibile per la vivacità cromatica e l’energia intrinseca. “I quadri si vedono, non c’è bisogno di parlare”, afferma Ligabue: i suoi sono quadri parlanti, dipinti di una vita a cui non è concessa piena espressione verbale. La tavolozza diventa strumento indispensabile per sfuggire a un’esistenza marchiata dai disturbi mentali e dalla derisione generale. Diritti non giudica né assolve chi, per ignoranza o insensibilità, disprezza Ligabue e le sue opere, ma riesce a ritrarre con delicatezza e dolcezza estrema i pochi che ne seppero capire il tormento interiore e tentarono di essere per lui casa.

Sulla sua tomba si legge: «Il rimpianto del suo spirito, che tanto seppe creare attraverso la solitudine e il dolore, è rimasto in quelli che compresero come sino all’ultimo giorno della sua vita egli desiderasse soltanto libertà e amore». Solitudine, dolore, libertà e amore: i quattro pilastri di questo sodalizio tra Diritti e Germano, che riesce a restituire appieno i tormenti, i desideri e l’essenza più pura di un animo incompiuto.

Pietro Castellitto sul MeToo: “Battaglia sacrosanta ma movimento ipocrita”

0

Pietro Castellitto è sicuramente tra coloro che, nonostante una stagione cinematografica osteggiata in tutti i modi dalle miopi decisioni del Governo e l’innegabile difficoltà dovuta alla pandemia, hanno spiccato di più negli ultimi mesi nel panorama cinematografico italiano.

Forte di un esordio dietro la macchina da presa, I Predatori, che ha riscosso molto successo sin dalla presentazione a Venezia, in Orizzonti, dove ha vinto il premio per la sceneggiatura, e di un ruolo che lo ha rilanciato agli occhi di un pubblico ultra popolare, quello di Francesco Totti, nella serie Speravo de morì prima di Sky, l’attore, sceneggiatore e regista e sotto gli occhi di tutti.

Durante un’intervista con il Corriere della Sera, Pietro Castellitto ha rilasciato delle dichiarazioni che hanno fatto discutere, perché rivolte, con tono negativamente critico, al movimento del MeToo, che a poco a poco sta cambiando le regole del gioco nel mondo dello spettacolo, anche arrivando a decisioni estreme:

“Per fare l’attore devi saper dire le bugie e fare gli scherzi – ha dichiarato Castellitto – Se non scherzi più, il tuo percorso è stato sacrificato alle consuetudini e al perbenismo dominante. Negli anni ’20 Al Capone faceva soldi gestendo alcol e droga, oggi li fai perpetuando il bene. Penso ai milioni incassati dagli studi legali attraverso il monumento all’ipocrisia del #MeToo, battaglia sacrosanta, ma se Kevin Spacey mi mette la mano sulla coscia gliela sposto, non gli rovino la vita chiedendo pure i soldi; io vedo la volontà di potenza che sfrutta questa crociata morale per ingrassarsi, sto parlando come amante di Nietzsche, che studiai a Filosofia. Ho anche compiuto un viaggio in Germania sulle sue tracce, ho dormito nella casa museo dove ha ideato Zarathustra… “

Niccolò Ammaniti e Sky presentano Anna, serie distopica in arrivo il 23 aprile

0

Disponibile su Sky e su NOW a partire dal 23 aprile, Anna è la nuova serie Sky Original prodotta da Wildside, società del gruppo Fremantle, in coproduzione con ARTE France, The New Life Company e Kwaï e tratta dall’omonimo romanzo edito da Einaudi scritto da Niccolò Ammaniti.

Ammaniti firma anche la regia e, a quattro mano con Francesca Manieri, la sceneggiatura della serie che sarà divisa in sei puntate, tutte disponibili contemporaneamente. Ecco cosa hanno dichiarato i protagonisti e i filmmaker in merito alla realizzazione di una serie che strizza l’occhio, in maniera tutt’altro che faceta e voluta, alla situazione storica che stiamo vivendo.

Nicola Maccanico di Sky: “C’è molto orgoglio da parte mia e di Sky per aver partecipato a questa serie, voglio ringraziare Mario Gianani e Wildeside, perché arrivare a proporre questa serie non è una scelta banale, è il frutto di un percorso che stiamo portando avanti. La serialità televisiva deve essere universale e deve cercare l’altezza. L’universalità di Anna si rintraccia nei rapporti tra personaggi, cosa che è tipico del cinema di Niccolò Ammaniti. A questo si è aggiunto un parallelo involontario con la contemporaneità, che però non c’entra niente con il cuore della serie, che invece si focalizza sul passaggio di testimone tra grandi e piccini. Anna è anche il racconto di un’epoca nella quale il passaggio naturale è un po’ più complesso e dove i piccoli si trovano spesso a dover crescere più in fretta.”

Mario Gianani di Wildeside: “Questo è il secondo capitolo della nostra collaborazione con Niccolò e con Francesca Manieri, dopo Il Miracolo. L’idea di Niccolò è che lui da sempre riscrive le regole dei generi e insieme a Francesca hanno creato una distopia molto realistica, ambientata in un mondo completamente diverso rispetto a quelle a cui siamo abituati a vedere al cinema e in tv. Si tratta di un passaggio importante per lui, perché qui Niccolò passa alla regia. Avevamo avuto grande fiducia in lui, e ci ha lasciati tutti ammirati perché con la sua regia ha compiuto miracoli. Le sue immagini sono al servizio delle emozioni, e questo ci ha sorpreso oltre le nostre aspettative. Mi fa piacere pensare che tra noi, con Francesca, ci sia un percorso. Lui non si accontenta mai e si mette in discussione.”

Niccolò Ammaniti, regista, sceneggiatore e autore del romanzo originale: “Io ho passato anni a pensare a questa storia, ero molto concentrato su di lei in quanto protagonista, sulla sua storia in questo nuovo mondo. Ero affascinato da questa ragazzina che diventa mamma senza esserlo, come superava i limiti che questa strana condizione in cui viveva le presentava. Più passava il tempo e più vedevo che la storia cresceva e così parlando con il mio editore ho pensato di espandere la storia del romanzo, aggiungendo storie e personaggi, espandendo anche quelli già esistenti. Poi però parlando con Mario Gianani, che aveva già acquisiti i diritti del libro, abbiamo deciso di espandere il romanzo in una serie corale. E nel momento in cui bisognava scegliere il regista, ho chiesto di dirigerlo perché volevo vedere se le mie storie potevano incarnarsi nei bambini. Quindi ringrazio tutti, Sky e Wildeside, per avermi dato questa possibilità e sono felice di aver lavorato con così tanti bambini, è stata una emozione fortissima. Io non ho figli e mi sono ritrovato con una famiglia enorme.”

Francesca Manieri, sceneggiatrice: “Non so come si fa a spezzare gli algoritmi nella scrittura, ma so come abbiamo fatto noi in questo caso. Conosco la gioia di lavorare con Niccolò, è la seconda volta, dopo Il Miracolo. Niccolò è la persona con il tasso di idee più alto del mondo, e a partire da questa sua caratteristica abbiamo sviluppato tutto. Noi siamo molto simili caratterialmente, ma diversi per la nostra visione del mondo, lui è tutto sommato un biologo tendenzialmente ateo che nasconde la sua spiritualità, io sono molto religiosa. Ma entrambi siamo molto ironici rispetto all’esistenza, e quindi questo ci consente di avere la consapevolezza che quando hai un rapporto patetico con i personaggi e una visione che punta agli assoluti, poi avere la forza di Niccolò in scrittura, ti consente di spaccare il meccanismo che prevede antagonisti e colpi di scena, ed entrare in contatto con temi molto alti. La serie parla della reciproca interazione tra bene e male, l’ironia e la compassione guidano la scrittura, non il colpo di scena, poi i penso che Niccolò abbia fatto un lavoro incredibile. È un’opera titanica, ma lui gestiva tutto bene e la cosa bellissima è che guardando la serie non si percepisce la fatica della macchina, e questo è possibile solo con una visione che guida la storia.”

L’esordiente Giulia Dragotto: “Anna mi ha lasciato tante cose belle, sono totalmente diversa da lei. La stimo però. Mi ha lasciato tante cose che sicuramente non avrei mai provato senza mettermi nei suoi panni. Lei è completamente pazza e sicuramente coraggiosa. Non saprei proprio come avrei reagito se fossi stata nella sua posizione.”

La trama di Anna

Quattro anni dopo La Rossa, un virus che ha sterminato tutti gli adulti, il mondo è abitato solo da branchi di bambini selvaggi. In Sicilia Anna vive con il fratellino Astor al Podere del Gelso. Un giorno esce per cercare da mangiare e quando torna Astor non c’è più. Per ritrovarlo inizia un viaggio avventuroso tra i resti del mondo. Si scontrerà con i Blu, una comunità comandata da Angelica, la perfida regina che tiene con sé La Picciridduna, un adulto sopravvissuto, che pare abbia il potere di salvarti da La Rossa. Anna riuscirà a fuggire dalla villa di Angelica e a intraprendere un viaggio nella natura selvaggia verso il continente con il fratellino, nella speranza di trovare una cura per sé e per l’umanità.

Justice League: Chris Terrio critica il DCEU per l’assenza di worldbuilding

0

Chris Terrio, lo sceneggiatore di entrambe le versioni di Justice League, ha parlato con Vanity Fair della strategia di costruzione dell’universo cinematografico DC, rivelando che in realtà, almeno all’inizio, non c’era una vera e propria strategia.

Terrio ha svelato che, ancora prima della lavorazione della versione theatrical di Justice League, nessuno aveva mai realmente pensato a come costruire l’universo, cosa che ha portato ad una vera e propria disconnessione tra i film in solitaria del DCEU e il grande crossover che Justice League ha rappresentato (nel bene e nel male).

Terrio ha rivelato che non era nemmeno al corrente di ciò che sarebbe accaduto nei film solisti, cosa ha generato una vera e propria confusione su come si sarebbero comportati gli eroi durante il grande team-up: “La sceneggiatura di Wonder Woman non era nemmeno finita quando ho scritto Justice League. Quindi non avevo basi per scrivere di Wonder Woman a parte Batman v Superman. Themyscira non esisteva nemmeno. Non mi è mai stato mostrato nulla sulla carta in merito. Non sapevo se le persone potessero parlare sott’acqua. Era una cosa che dovevo chiedere, perché non sapevo se potevo inserire scene subacquee con Aquaman e Atlantide. Era come partire da zero, perché ancora non c’erano stati i film in solitaria.”

Poi ha aggiunto: “Quindi, Justice League doveva stabilire tre dei personaggi principali; doveva creare una lunga mitologia di gioco per l’Universo DC. Doveva resuscitare Superman perché era morto alla fine dell’ultimo film. Non so come si sarebbe potuto fare tutto questo in meno di due ore. Forse la versione del 2017 ha dimostrato che, in realtà, non si poteva.”

Zack Snyder’s Justice League è uscito in streaming il 18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.

Justice League è il film del 2017 diretto da Zack Snyder e rimaneggiato da Joss Whedon. Nel film recitano Henry Cavill come SupermanBen Affleck come BatmanGal Gadot come Wonder WomanEzra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast figurano anche Amber HeardAmy AdamsJesse EisenbergWillem DafoeJ.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley Coller, Goeff Johns e Ben Affleck stesso.

The Falcon and the Winter Soldier: tutti i momenti presenti nel flashback di Bucky

Nel flashback su Bucky Barnes all’inizio dell’episodio 4 di The Falcon and the Winter Soldier sono stati rivisitati diversi momenti chiave non solo della storia dell’ex Soldato d’Inverno ma anche del MCU in generale. Scopriamo nel dettaglio quali sono:

Il Soldato d’Inverno attacca Nick Fury

L’inquadratura ravvicinata di Bucky con la maschera e gli occhialini da Soldato d’Inverno è presa dalla sua primissima apparizione in Captain America: The Winter Soldier. Dopo che Nick Fury riesce a sfuggire agli agenti dell’HYDRA, il Soldato d’Inverno entra in azione e usa un esplosivo per far capovolgere il veicolo di Fury. Si avvicina alla macchina senza alcuna fretta e quando la raggiunge scopre che il direttore dello SHIELD ha ritagliato un tunnel attraverso il fondo dell’auto e nella strada stessa.

Questo rapido flashback mostra il momento in cui il Soldato d’Inverno scruta il relitto dell’auto soltanto per scoprire che Fury, in realtà, è sparito, il che sarebbe stato un momento particolarmente doloroso per Bucky, poiché il fallimento non era tollerato dai suoi gestori dell’HYDRA. Alla fine ha raggiunto Nick Fury poche ore dopo e ha completato la sua missione in qualità di assassino, o almeno così pensava. D’altronde, Nick Fury non è un uomo facile da uccidere…

Il Soldato d’Inverno contro Captain America

Dopo che Capitan America scoprì che l’HYDRA era ancora in circolazione e si era infiltrata nello SHIELD sin dall’inizio, Alexander Pierce ordinò al Soldato d’Inverno di uccidere il suo vecchio amico, Steve Rogers. Inizialmente, Bucky indossa la sua maschera completa e gli occhiali protettivi durante il combattimento, ma alla fine è costretto a togliersi gli occhiali dopo che Vedova Nera gli ha sparato e ha danneggiato una delle lenti.

Quando il Soldato d’Inverno e Captain America combattono, il Siero del super-soldato ha trasformato entrambi i loro corpi, quindi significa che stanno giocando alla pari. Nel bel mezzo dello scontro, Capitan America strappa la maschera del Soldato d’Inverno ed è scioccato nel vedere il volto del suo vecchio amico.

I ricordi del Soldato d’Inverno vengono cancellati

In un altro frame ripreso da Captain America: The Winter Soldier, Bucky viene sottoposto al brutale processo di cancellazione dei suoi ricordi da parte dell’HYDRA. La scena si svolge dopo che la maschera gli è stata tolta e Steve ha riconosciuto il suo vecchio amico, chiamandolo per nome.

L’incontro innesca i ricordi pre-Winter Soldier di Bucky, che diventa non solo disobbediente ma anche instabile dopo essere tornato all’HYDRA, attaccando un tecnico e sviluppando un’ossessione vero “l’uomo sul ponte”, arrivando ad ignorare gli ordini di Alexander Pierce. Quest’ultimo ordina ai tecnici dell’HYDRA di “ripulirlo e cominciare da capo”. Bucky viene così sottoposto ad un agonizzante elettroshock.

Il Soldato d’Inverno attacca lo SHIELD

Dopo il brutale ripristino da parte dell’HYDRA, il Soldato d’Inverno viene inviato per impedire a Capitan America di interrompere Project Insight. Questo programma di sorveglianza ordinato dallo SHIELD era un piano segreto che aveva l’obiettivo di uccidere 20 milioni di persone in tutto il mondo, ossia tutti coloro che l’HYDRA considerava agenti del caos.

Inizialmente il piano prevede che gli agenti SHIELD fedeli a Nick Fury forniscano supporto aereo a Captain America, ma quei piani vengono interrotti dall’arrivo del Soldato d’Inverno, che distrugge i loro aerei e uccide le forze dello SHIELD. Nonostante la sua mente fosse stata cancellata, Bucky era ancora instabile e stava vivendo alcuni dubbi in questa battaglia finale, quindi non sorprende che questo sia stato per lui come un momento di dolore psicologico e di lotta interna. 

Il Soldato d’Inverno affronta Capitan America sull’Elivelivolo

Dopo aver affrontato lo SHIELD, il Soldato d’Inverno ha una resa dei conti finale con Captain America a bordo di uno degli eliveivoli. Steve all’inizio cerca di ricordare a Bucky che una volta si conoscevano e lo implora di non indurlo al combattimento, ma il Soldato d’Inverno lo ignora. Questo è l’ultimo momento nella vita di Bucky in cui era ancora totalmente fedele all’HYDRA.

Verso la fine del combattimento Bucky spara a Steve allo stomaco, ferendolo gravemente. La loro lotta termina solo quando Captain America ferma con successo Project Insight facendo esplodere gli eliveivoli l’uno contro l’altro, con il Soldato d’Inverno rimane intrappolato sotto una trave di metallo.

Bucky ricorda Steve Rogers

Una volta che le vite di 20 milioni di persone non sono più in gioco, Steve non è più disposto a combattere contro il suo ex migliore amico. Dopo aver liberato Bucky dalla trave metallica che lo intrappolava, Steve lascia cadere il suo scudo dall’eliveivolo e si rifiuta di reagire, mentre il Soldato d’Inverno lo picchia selvaggiamente nel tentativo di portare a termine la sua missione.

Improvvisamente, Steve pronuncia la celebre frase: “Sarò con te fino alla fine”. Questo era ciò che Bucky disse a Steve prima che diventasse Captain America, poco prima che lo stesso Bucky venisse schierato nella Seconda Guerra Mondiale. Quelle parole così familiari liberano Bucky dal lavaggio del cervello del Soldato d’Inverno, riportando alla memoria i ricordi di chi era davvero. Alla fine salva Steve dall’annegamento, prima di fuggire via e nascondersi.

Il Soldato d’Inverno viene impiegato nel 1991

Captain America: Civil War si apre con un evento fondamentale nella timeline del MCU, anche se il suo significato non viene rivelato fino alla fine del film. Nel 1991, il Soldato d’Inverno è stato scongelato e una combinazione di terapia elettroconvulsivante, unita alle sue parole chiave, vengono utilizzate per prepararlo ad una missione.

Intrappolato nella macchina ECT dell’HYDRA, Bucky inizialmente urla di dolore ma diventa progressivamente più calmo a mano a mano che le parole vengono lette. Una volta completata la sequenza, risponde: “Pronto a obbedire”. Questo processo è accaduto molte volte durante il periodo di Bucky come Soldato d’Inverno, ma c’è una ragione per cui Zemo è interessato solo alla “relazione di missione, 16 dicembre 1991”.

Zemo riporta indietro il Soldato d’Inverno

Dopo aver usato una maschera in lattice stile Mission: Impossible al fine di incolpare Bucky per il bombardamento delle Nazioni Unite e la morte del re T’Chaka, Zemo si atteggia a psichiatra per avere il permesso di visitare il prigioniero Bucky Barnes. Usando il libro recuperato dall’HYDRA, riattiva il Soldato d’Inverno e lo fa uscire dal suo contenimento.

L’evento spinge ancora di più ad una divisione tra le due fazioni dei Vendicatori, per non parlare del fatto che Bucky viene sottoposto di nuovo al trauma proprio mentre stava iniziando a guarire e a costruire una nuova vita per se stesso.

Il Soldato d’Inverno uccide i genitori di Tony Stark

Poi c’è l’evento che ha cambiato tutto: l’assassinio di Howard e Maria Stark da parte del Soldato d’Inverno. Il vero obiettivo dell’HYDRA era una nuova versione del Siero del supersoldato che Howard stava sviluppando, che veniva trasportato tramite una valigetta nel bagagliaio della sua auto. Il Siero del super-soldato alla fine si è rivelato inutile per l’HYDRA quando i cinque Winter Soldiers aggiuntivi che aveva creato erano troppo instabili per essere utilizzati sul campo, e che invece sono finiti congelati nella struttura in Siberia.

Alla fine, però, la missione si è rivelata una vittoria per l’HYDRA, dal momento che l’omicidio degli Stark alla fine portò il vecchio nemico dell’HYDRA, Captain America, a rinunciare al suo scudo e diventare un ricercato proprio nel paese che aveva promesso di servire.

Bucky combatte contro Iron Man

Il flashback finale (cronologicamente parlando) che Bucky sperimenta è il suo combattimento contro Iron Man presso la struttura dell’HYDRA in Siberia; nello specifico, ricorda un momento in cui tenta di strappare la parte anteriore del casco di Tony. Al di là del tumulto emotivo di questa lotta, il colpo è significativo perché si verifica un secondo prima che Iron Man si liberi facendo saltare il braccio di metallo di Bucky, mettendolo sì fuori combattimento, ma anche liberandolo dal suo ultimo legame fisico con l’HYDRA.

Nel primo episodio di The Falcon and the Winter Soldier viene rivelato che Bucky ha un taccuino con un elenco di nomi di persone verso cui deve fare ammenda. Ma con Tony Stark morto dopo gli eventi di Avengers: Endgame, Bucky potrebbe non essere mai in grado di riscattarsi per quello che ha fatto agli Stark.

Zack Snyder’s Justice League in arrivo in home video

0
Zack Snyder’s Justice League in arrivo in home video

A partire dal 27 maggio, Zack Snyder’s Justice League sarà inoltre disponibile in DVD, Blu-Ray, 4K UHD e in un’edizione speciale Steelbook 4K. Tutte le versioni sono già disponibili da oggi per il pre-order.

A partire dal 22 aprile, il film sarà disponibile per l’acquisto digitale su Apple Tv app, Amazon Prime Video, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV.

LEGGI ANCHE: Justice League Snyder Cut, recensione dell’atteso film di Zack Snyder

Tra i contenuti extra (disponibili nelle edizioni Blu-Ray e 4K) spicca “Road to Justice League”, lo speciale di 25 minuti con intervista a Zack Snyder, in cui i fan potranno scoprire i momenti fondamentali di questi 10 anni di collaborazione tra Snyder e DC, da L’Uomo d’Acciaio (2013), passando per Batman v Superman: Dawn of Justice (2016), fino alla Zack Snyder’s Justice League (2021).

Zack Snyder’s Justice League, il film

In Zack Snyder’s Justice League, determinato ad assicurarsi che il sacrificio finale di Superman (Henry Cavill) non sia stato vano, Bruce Wayne (Ben Affleck) unisce le forze con Diana Prince (Gal Gadot) con lo scopo di reclutare una squadra di metaumani, al fine di proteggere il mondo da una minaccia imminente di proporzioni catastrofiche. Il compito si rivela più difficile di quanto Bruce immaginasse, poiché ogni componente deve affrontare i demoni del proprio passato, per trascendere da ciò che li ha bloccati, permettendo loro di unirsi e formare finalmente una lega di eroi senza precedenti. Finalmente insieme, Batman (Affleck), Wonder Woman (Gadot), Aquaman (Jason Momoa), Cyborg (Ray Fisher) e Flash (Ezra Miller) potrebbero essere in ritardo per salvare il pianeta da Steppenwolf, DeSaad e Darkseid e dalle loro terribili intenzioni.

Zack Snyder’s Justice League è interpretato da Ben AffleckHenry CavillGal GadotAmber HeardAmy AdamsJason MomoaEzra MillerJared Leto, Willem Dafoe, Jesse Eisenberg, Jeremy Irons, Diane Lane, Connie Nielsen, J.K. Simmons. La sceneggiatura è di Chris Terrio, da una storia di Chris Terrio, Zack Snyder e Will Beall, basata sui personaggi della DC, Superman creati da Jerry Siegel e Joe Shuster. I produttori del film sono Charles Roven, Deborah Snyder, mentre i produttori esecutivi sono Christopher Nolan, Emma Thomas, Wesley Coller, Jim Rowe, Curtis Kanemoto, Chris Terrio e Ben Affleck.

MonsterVerse: in cantiere altri film dopo Godzilla vs. Kong

0
MonsterVerse: in cantiere altri film dopo Godzilla vs. Kong

Josh Grode, CEO di Legendary Pictures, ha affermato che lo studio ha già una serie di idee per nuovi film ambientati nel MonsterVerse, l’universo cinematografico che mira a riunire sul grande schermo iconici mostri come Godzilla, King Kong e Mothra.

L’universo condiviso è stato inaugurato nel 2014 con Godzilla di Gareth Edwards, il primo film ad avere di nuovo come protagonista l’iconico re dei mostri dalla controversa pellicola del 1998 diretta da Roland Emmerich. Godzilla è stato seguito da ben tre film: Kong: Skull Island, Godzilla II: King of the Monsters e l’attesissimo Godzilla vs. Kong (che in Italia arriverà il prossimo 6 maggio in esclusiva digitale).

Prima dell’uscita di Godzilla vs. Kong, in realtà, il futuro del MonsterVerse era abbastanza incerto, dal momento che Godzilla II: King of the Monsters aveva ricevuto un’accoglienza mista da parte del pubblico e della critica e non aveva performato al botteghino secondo le aspettative. Godzilla vs. Kong, invece, si è rivelato un grande successo, ottenendo maggiori elogi da parte della critica rispetto ai film precedenti e diventato il più alto incasso al box office nazionale durante il primo weekend di apertura dall’inizio della pandemia di Covid-19. z

Ora, Grode a confermato a Deadline che Legendary sta già esplorando nuove idee per nuovi film ambientati nel MonsterVerse. Grode ha parlato del sorprendente successo al botteghino del film di Adam Wingard e ha rassicurato i fan che si saranno sicuramente nuovi film ambientati nell’universo condiviso, affermando: “Abbiamo una serie di idee per nuovi altri film”.

Tutto quello che sappiamo su Godzilla vs. Kong

Due leggende si scontrano in Godzilla vs. Kong: questi mitici avversari si affronteranno infatti in una spettacolare battaglia senza precedenti, con il destino del mondo in bilico. Kong e i suoi protettori intraprenderanno un viaggio pericoloso per trovare la sua vera casa, e con loro c’è Jia, una giovane ragazza orfana con la quale ha stretto un legame forte ed unico. Ma si troveranno inaspettatamente sul cammino di un Godzilla infuriato, che sta seminando distruzione in tutto il mondo. L’epico scontro tra i due titani, istigato da forze invisibili, è solo l’inizio del mistero che giace nel profondo della Terra.

Il film è interpretato da Alexander Skarsgård (“Big Little Lies”, “La tamburina”), Millie Bobby Brown (“Stranger Things”),  Rebecca Hall (“Christine”, “La genesi di Wonder Woman”), Brian Tyree Henry (“Joker”, “Spider-Man: Un nuovo universo”), Shun Oguri (“Weathering with You – La ragazza del tempo”), Eiza González (“Fast & Furious: Hobbs & Shaw”), Julian Dennison (“Deadpool 2”), con Kyle Chandler (“Godzilla II: King of the Monsters”) e Demián Bichir (“The Nun: La vocazione del male”, “The Hateful Eight”).

THE CHRISTMAS SHOW al cinema a Natale, ecco la prima foto del film con Raul Bova

Arriverà sugli schermi a Dicembre, per Natale, THE CHRISTMAS SHOW,  una commedia scritta e diretta da Alberto Ferrari (Un figlio di nome Erasmus, La terza Stella) e prodotta da Pier Paolo Piastra con Viva Productions (tra gli altri, Bene ma non benissimo, Un nemico che ti vuole bene) e la collaborazione di Monica Pedrazzini. Ad animare questa divertente storia natalizia, in bilico tra il reality e la magia del quotidiano, un cast del calibro di Raoul Bova, Serena AutieriOrnella Muti, Tullio Solenghi, Francesco Pannofino.  Insieme a loro i giovani e talentuosi Alice Andrea Ferrari e Giulio Nunziante Cesaro.

THE CHRISTMAS SHOW

Justice League Snyder Cut stava per include una battuta della versione theatrical

0

I montatori della Snyder Cut di Justice League hanno rivelato che il taglio di Zack Snyder stava per includere, in maniera del tutto accidentale, una battuta proveniente dalla versione theatrical del film, quella assemblata da Joss Whedon.

Ospite del podcast The Rough Cut, David Brenner, Dody Dorn e Carlos Castillón hanno rivelato che l’ormai famigerata battuta “Hai un buon profumo” scritta da Whedon e presente nella scena in cui Clark e Lois ritornano alla fattoria, stava per essere inclusa anche nella Snyder Cut. Accidentalmente, uno dei mixer aveva incluso la battuta mentre lavorava al taglio di Snyder.

Per fortuna, la produttrice Deborah Snyder si è accorta in tempo dell’errore, durante una delle proiezioni di prova finali, esclamando: “Lois non dovrebbe dire una cosa del genere!”, hanno spiegato i montatori riportando le parole di Snyder. “Non le interessa quale profumo abbia Clark.”

Nella Snyder Cut è stato ripristinato il dialogo originale. Invece di dire “Hai un buon profumo”, Lois dice: “Hai parlato”. La risposta di Clark, in entrambe le versioni del film, è identica. La reunion tra Clark, Lois e Martha alla fattora Kent nel taglio di Snyder acquisisce così un significato completamente diverso. Una battuta come “Hai un buon profumo”, inserita in quel contesto, aveva fatto deragliare il tono dell’intera sequenza e compromesso inevitabilmente qualsiasi emozione dello spettatore.

Zack Snyder’s Justice League è uscito in streaming il 18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.

Justice League è il film del 2017 diretto da Zack Snyder e rimaneggiato da Joss Whedon. Nel film recitano Henry Cavill come SupermanBen Affleck come BatmanGal Gadot come Wonder WomanEzra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast figurano anche Amber HeardAmy AdamsJesse EisenbergWillem DafoeJ.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley Coller, Goeff Johns e Ben Affleck stesso.

Cole Sprouse: 10 cose che non sai sull’attore

Cole Sprouse: 10 cose che non sai sull’attore

Ci sono attori come le gemelle Olsen o Lindsey Lohan che cominciano la propria carriera molto giovani. Ne sa qualcosa il giovane Cole Sprouse, uno degli attori più amati e discussi degli ultimi anni.

Scopriamo quindi insieme tutto quello che c’è da sapere sul Cole Sprouse. 

Cole Sprouse: le serie tv

10. Nato ad Arezzo, in Italia, il 4 agosto 1992, da genitori americani, Cole Mitchel Sprouse è stato cresciuto a Long Beach in California. La sua carriera nel mondo dello spettacolo comincia molto presto. Gli appassionati di tv americana ricorderanno sicuramente Cole Sprouse da piccolo con suo fratello gemello Dylan, nella serie Grace Under Fire, andata in onda dal 1993 al 1998. Nella serie Cole e Dylan Sprouse, gemelli omozigoti, condividevano lo stesso personaggio, interpretando Patrick Kelly, uno dei figli della protagonista.

9. In realtà pochi sanno che la carriera dei gemellini è cominciata molto prima del 1993 quando Cole e Dylan avevano solo sei mesi.

8. Dopo Grace Under Fire, Cole continua la sua carriera, spesso accompagnato dal fratello Dylan, e ottiene piccoli ingaggi in serie tv di successo Friends (2000-2002), That ’70s Show (2001) e The Nightmare Room (2001).

Cole Sprouse
Cole Sprouse e Dylan Sprouse in Zack e Cody sul ponte di comando – Fonte: IMDB

7. Ma il vero successo televisivo per Cole Sprouse e suo fratello Dylan arriva solo nel 2005, quando i due gemellini vengono scelti per la fortunata serie targata Disney Channel dal titolo Zack e Cody al Grand Hotel.

Andata in onda per 3 stagioni e 87 episodi, dal 2005 al 2008, la serie ha come protagonisti due gemelli Zack (Dylan Sprouse) e Cody (Cole Sprouse) che abitano con la loro madre single, Carey (Kim Rhodes), al ventitreesimo piano di un lussuoso albergo cinque stelle di Boston. Carey è infatti una cantante fissa e stipendiata dell’hotel Tipton di Boston ed è previsto dal suo contratto che possa alloggiare in albergo. La serie segue le divertenti avventure di Zack e Cody e i loro amici London (Brenda Song), figlia del proprietario dell’hotel, Moseby (Phill Lewis), manager del Tiptop, e Maddie (Ashley Tisdale), cassiera del negozio di dolciumi dell’albergo.

Cole e Dylan Sprouse a Disney Channel

7. Grazie al successo ottenuto con Zack e Cody al Grand Hotel, Cole, insieme anche al fratello Dylan, diventa degli ‘ospiti’ fissi di Disney Channel. Negli anni successivi lo vediamo in A scuola con l’imperatore (2006), Raven (2006), Zack e Cody sul ponte di comando (2008-2011), Hannah Montana (2009), I maghi di Waverly (2009), I’m in the Band (2010), Zack & Cody – Il film (2011) e So Random! (2012).

Tra tutti questi progetti targati Disney Channel, i più importanti per Cole e Dylan Sprouse sono sicuramente quelli legati alla sit-com Zack e Cody. Alla fine delle tre stagioni di Zack e Cody al Gran Hotel, i gemelli Sprouse vengono subito arruolati per una nuova avventura come Zack e Cody sul ponte di comando. Il concept della sit-com è quasi lo stesso ma stavolta ci troviamo in un’ambientazione diversa. Zack e Cody non sono più al Tiptop hotel ma sono su di una nave da crociera per frequentare un liceo di oceanografia, insieme a London Tipton e al manager Moseby.

Cole e Dylan Sprouse5. Dopo aver partecipato a serie come Raven, Hannah Montana e I Maghi di Weaverly, che hanno reso famose star come Raven Simone, Demi Lovato e Selena Gomez, Cole Sprouse nel 2011 torna a interpretare Cody, insieme al fratello Dylan, nel film per ragazzi Zack e Cody – Il Film.

In questo film Zack e Cody sono alle prese con l’organizzazione delle loro ultime vacanze di primavera prima del diploma. Nel frattempo i ragazzi stanno facendo piano per il futuro, sperando di ottenere delle borse di studio per il college. Ma qualcosa (o qualcuno) metterà ai ragazzi i bastoni tra le ruote.

Cole Sprouse in Riverdale

4. La carriera di Cole Sprouse, tuttavia, prende il volo solo nel 2017 quando viene scelto per entrare a far parte della nuova serie tv della CW, dal titolo Riverdale.

La serie è tratta dai famosi fumetti della Archie Comics, casa editrice statunitense responsabile anche della pubblicazione delle storie di Sabrina Vita da Strega, che hanno a loro volta ispirato la serie Netflix, Le terrificanti avventure di Sabrina. Riverdale – che inizialmente doveva essere realizzata come film – è stata adattata alla tv da Roberto Aguirre-Sacasa, a capo dell’ufficio creativo della Archie Comics, e prodotta da Greg Berlanti, produttore di serie tv di successo come Dawson’s Creek, Everwood, Arrow, Supergirl, Flash e Legends of Tomorrow.

Cole Sprouse e Lili Reinhart

Cole Sprouse Lili Reinhart
Cole Sprouse e Lili Reinhart in Riverdale – Fonte: IMDB

La serie racconta della vita della piccola cittadina di Riverdale, sconvolta dalla tragica morte dello studente Jason Blossom. Tutti in città cercano di dimenticare quel drammatico evento e di andare avanti, compreso Archie Andrews (KJ Apa), deciso a intraprendere una carriera in campo musical e di non seguire le orme del padre.

A causa però della fine della sua relazione clandestina con l’insegnante di musica, Archie si trova senza mentore e senza il sostegno del suo migliore amico Jughead Jones (Cole Sprouse), con cui ha litigato durante l’estate. Ma c’è ancora qualcuno che potrebbe aiutare Archie, la sua vicina di casa Betty Cooper (Lili Reinhart), segretamente innamorata di Archie, vittima della sua prepotente madre Alice (Mädchen Amick ).

Cole Sprouse Riverdale
Cole Sprouse e JK Apa in Riverdale – Fonte: IMDB

Tutto sembra tornare pian piano alla normalità, fino all’arrivo in città di Veronica Lodge (Camila Mendes) e di sua madre Hermione (Marisol Nichols). La ragazza sembra subito sentire un’attrazione verso Archie, attrazione ricambiata, e che manderà la povera Betty su tutte le furie. Ma a Riverdale ben presto i ragazzi si accorgeranno che ci sono cose più pericolose di un cuore spezzato…

Le sue serie tv recenti 

Nel 2020 l’attore ha interpretato Sam Walker nella serie Borrasca, è un podcast scritto e creato da Rebecca Klingel e prodotto da Cole Sprouse e interpretato da lui. Mentre nel 2020 e nel 2021 riprende il ruolo di jughead Jones / Teen FP Jones in Riverdale.

Cole Sprouse film

3. Grazie al suo grande successo televisivo, Cole Sprouse inizia da subito a muovere i passi anche verso il grande schermo. Dopo il primo importante ingaggio nella serie Grace Under Fire, Cole e Dylan Sprouse vengono arruolati dal regista Dennis Dugan, nel 1999, per partecipare al film Big Daddy – Un Papà Speciale, al fianco di Adam Sandler.

A quella prima esperienza cinematografica ne sono seguite molte altre come The Astronaut’s Wife – La moglie dell’astronauta (1999), Diario di un’ossessione intima (2001), I Saw Mommy Kissing Santa Claus (2001), Il maestro cambiafaccia (2002), I gemelli del goal (2003) Ingannevole è il cuore più di ogni cosa (2004), Il principe e il povero (2007), Adventures in Appletown (2009) e Will nel film A un metro da te (2019). Nel 2021 è attualmente in pre.produzione il film annunciato Undercover che lo vedrà interpretare Ben.

Cole Sprouse
Cole Sprouse in A Un Metro da Te – Fonte: IMDB

Quest’ultimo film, A Un metro da te, diretto da Justin Baldoni, racconta la storia di Stella Grant (Haley Lu Richardson), una ragazza affetta di fibrosi cistica che utilizza i social per raccontare la sua storia e far conoscere la sua malattia al mondo. Costretta a sottoporsi a numerose terapie, un giorno in ospedale la ragazza incontra Will Newman (Cole Sprouse), affetto dalla sua stessa malattia. Decisa ad aiutarlo, Stella comincia a passare tutto il suo tempo con Will senza purtroppo potersi mai avvicinare a lui. Le persone affette da fibrosi cistica non possono interagire tra loro per via delle cosiddette infezioni crociate, ovvero infezioni batteriche che riescono a trasmettersi da pazienti affetti dalla stessa malattia.

I ragazzi, vicini ma lontani, passano sempre più tempo insieme fino a quando non s’innamorano l’uno dell’altra. Ma quando le condizioni di Will peggiorano, il ragazzo fa di tutto per allontanarsi da Stella ed evitarle così di soffrire per la sua morte.

Cole Sprouse, le altre curiosità curiosità

2. A volte gli attori, complici anche le ore passate ogni giorno sul set, si innamorano dei propri colleghi. Questo è successo anche a Cole Sprouse e Lili Reinhart durante le riprese di Riverdale.

Dopo mesi di frequentazione, i due anno annunciato la loro relazione nel maggio del 2017 quando si sono presentati insieme sul red carpet del Met Gala. Da quel momento i due attori hanno tentato di tenere il loro rapporto quanto più privato possibile, nonostante le continue intromissioni dei media. Dopo una lunga serie di tira e molla, la coppia è scoppiata proprio prima della quarantena forzata a causa della pandemia di Corona Virus.

Cole Sprouse su Instagram

https://www.instagram.com/p/B9fnuCrJGeI/?utm_source=ig_web_copy_link

1. Nonostante la rottura con Lili Reinhart sia ancora fresca, secondo alcuni giornali scandalistici pare che Cole Sprouse abbia già una nuova fidanzata. Sembra che l’attore stia frequentando già da tempo la modella e attrice Kaia Gerber, figlia della celebre top model Cindy Crawford.

Questa notizia, mesi fa, tuttavia è stata smentita dallo stesso Cole che ha negato di aver mai tradito Lili con Kaia.

Cole Sprouse età e altezza e fisico

Cole Sprouse è nato ad Arezzo, in Italia, il 4 agosto 1992. L’attore è alto rispettivamente 183 centimetri e presenta un fisico piuttosto robusto e asciutto.

Fonte: Wiki, IMDB,

The Falcon and the Winter Soldier: la questione del misterioso cameo nell’episodio 5

0

Nel corso delle ultime settimane, diversi membri del cast e della troupe di The Falcon and the Winter Soldier hanno ripetutamente stuzzicato i fan in merito ad un misteriosissimo cameo nell’episodio 5.

Considerando quanto accaduto con WandaVision (Paul Bettany aveva anticipato la presenza di un grande attore nell’episodio finale, che alla fine si è rivelato essere soltanto lui stesso nei panni di Visione Bianco), i fan sono ora decisamente più cauti quando si parla di possibili apparizioni all’interno della serie collegate al MCU. Parallelamente, sulla scia dell’irrefrenabile curiosità, è inevitabile che continuino a nascere teoria su chi potrebbero essere i personaggi coinvolti.

Sappiamo benissimo che i Marvel Studios non riveleranno mai l’identità del misterioso cameo che ci attende nel nuovo episodio di The Falcon and the Winter Soldier, ma ora sappiamo con certezza che non si tratterà di Black Panther. Parlando della serie con Vanity Fair, il produttore Nate Moore ha confermato che la guest star del penultimo episodio dello show non sarà il re di Wakanda interpretato dal compianto Chadwick Boseman.

Il dirigente dei Marvel Studios ha spiegato che bisogna essere particolarmente cauti nella maniera in cui si affronterà la storia di T’Challa nel più ampio MCU alla luce della prematura scomparsa del prolifico attore nel 2002 dopo una silenziosa battaglia contro il cancro durata quattro anni.

“No. Lo posso dire. Non succederà”, ha spiegato Moore. “Se fosse il contrario, sarei onesto. La morte di Chad è una cosa che ci porteremo con noi per sempre. Ho amato tanto l’attore quanto il personaggio. Penso che dobbiamo essere molto cauti e premurosi su quando eventualmente riapparirà, perché significa tanto per moltissime persone, ma anche per noi. Di certo non lo useremo in questo modo. Quindi no, posso confermare che quel misterioso cameo non sarà Black Panther.”

Il legame tra Black Panther e la serie The Falcon and the Winter Soldier

Black Panther e Wakanda sono indirettamente legati The Falcon and the Winter Soldier, poiché sono entrambi fondamentali nel processo di guarigione di Bucky. Dopo gli eventi di Captain America: Civil War, Steve Rogers ha lasciato il suo migliore amico nella nazione avanzata al fine di trovare un rifugio. Come rivelato nella scena post-credit di Black Panther e successivamente nella serie Disney+, i wakandiani sono stati in grado di riabilitarlo in maniera adeguata. Tuttavia, non era chiaro se questo aspetto fosse stato preso in considerazione dallo show fino a quando Ayo non ha fatto ritorno dopo che Zemo è fuggito di prigione. Ora, i wakandiani sono coinvolti in The Falcon and the Winter Soldier, ma il loro re non farà la sua comparsa.

Sappiamo T’Challa non sarà interpretato da un altro attore in Black Panther 2, in cui vedremo comunque il ritorno del cast del film originale e del regista Ryan Coogler. Sappiamo che il sequel si concentrerà sui luoghi inesplorati di Wakanda e sui personaggi apparsi nel primo film oltre T’Challa, ma al momento non è noto come i Marvel Studios spiegheranno l’assenza del re di Wakanda nel sequel.

Creed 3: Michael B. Jordan spiega perché Sylvester Stallone non ci sarà

0

La scorsa settimana, era stato Sylvester Stallone in persona a confermare la sua assenza in Creed 3, il terzo capitolo della saga spin-off di Rocky che sarà diretto da Michael B. Jordan, interprete di Adonis “Donnie” Johnson che firmerà così il suo debutto dietro la macchina da presa.

Ora, in occasione della promozione del film Senza rimorso, è stato proprio Jordan a spiegare perché l’icona di Hollywood non farà ritorno nei panni del leggendario Rocky Balboa. Intervistato da IGN, la star di Black Panther ha spiegato che l’assenza del personaggio di Rocky nasce all’esigenza di concentrarsi esclusivamente sulla storia di Adonis, nonostante il suo mentore avrà sempre un posto speciale nel suo cuore.

“Ci sarà sempre un po’ di Rocky all’interno di Adonis”, ha detto Michael B. Jordan. “La sua essenza, il suo spirito, saranno sempre con lui. Tuttavia, questo è il franchise di Creed e andando avanti vogliamo costruire questa storia e questo mondo esclusivamente attorno al personaggio di Adonis. Avremo sempre rispetto e nutriremo sempre un profondo amore per ciò che Sly ha costruito, ma vogliamo spingere Adonis in avanti e concentrarsi sulla famiglia che lui ha creato. Spero che i fan saranno d’accordo con questa visione e con ciò che abbiamo in mente di raccontare. Credo che sarà qualcosa di molto speciale.”

Creed 3, il terzo episodio di Creed è stato ufficializzato a febbraio del 2020. All’epoca venne soltanto confermato che ad occuparsi della sceneggiatura sarebbe stato Zach Baylin, noto per aver curato lo script di King Richard, un biopic incentrato sulla vita del padre delle campionesse di tennis Serena e Venus Williams, che avrà come protagonista Will Smith e che debutterà nelle sale e su HBO Max il prossimo 19 novembre. Alla sceneggiatura collaborerà anche Keenan Coogler.

In Creed 3, oltre a Michael B. Jordan, torneranno anche Tessa Thompson (attualmente impegnata sul set di Thor: Love and Thunder) nei panni di Bianca Taylor e Phylicia Rashad, che in Creed II aveva interpretato Mary Anne Creed.

Il grande successo del franchise di Creed

Il primo Creeduscito nel 2015 (e noto in Italia col titolo Creed – Nato per combattere), è stato diretto da Ryan Coogler, regista di Black Panther, ed è stato un enorme successo sia di critica che di pubblico. Il sequel, Creed II, è uscito nelle sale nel 2018 ed è incassato 215 milioni di dollari a fronte di un budget di soli 50 milioni. Il sequel è stato diretto da Steven Caple Jr., mentre Coogler è tornato in qualità di produttore esecutivo.

Titanic – Nascita di una leggenda, la miniserie con Alessandra Mastronardi

0

Titanic – Nascita di una leggenda è la miniserie tv prodotta in occasione del 100º anniversario del naufragio in coproduzione con Rai, CBC, 2 Arts Entertainment e Antenna 3. La serie tv è creata e scritt ada Matthew Faulk, Mark Skeet, Stefano Voltaggio, Alan Whiting, Cirian donnely e Francesca Brill. Alla regia Ciaran Donnelly.

Titanic – Nascita di una leggenda, uscita e streaming

Titanic – Nascita di una leggenda è uscita in sei prime serate, dal 22 aprile 2012 su Rai 1. Titanic – Nascita di una leggenda in streaming è disponibile su RaiPlay.

Titanic – Nascita di una leggenda: la trama e il cast

La serie è ambientata durante la costruzione del Titanic presso i cantieri Harland and Wolff a Belfast sullo sfondo di rivolte sindacali, conflitti politici e religiosi e una storia d’amore tra un giovane ingegnere ambizioso e un immigrato italiano.

In Titanic – Nascita di una leggenda protagonisti sono Kevin Zegers nei panni di Mark Muir, Alessandra Mastronardi nel ruolo di Sofia Silvestri, Derek Jacobi nel ruolo di Lord Pirrie, Neve Campbell nel ruolo di Joanna Yaegar, Ophelia Lovibond nel ruolo di Kitty Carlton, Billy Carter nel ruolo di Thomas Andrews, Branwell Donaghey nel ruolo di Michael McCann, Martin McCann nel ruolo di Conor McCann, Ian McElhinney nel ruolo di Sir Henry Carlton, Valentina Corti nel ruolo diVioletta Silvestri, Denise Gough nel ruolo di Emily McCann Hill,

Nel cast anche Edoardo Leo nel ruolo di Andrea Valle, Gray O’Brien nei panni di Joseph Bruce Ismay, Michael McElhatton nei panni di Albert Hatton, Liam Cunningham nei panni di Jim Larkin, Chris Noth nei panni di JP Morgan, Massimo Ghini nei panni di Pietro Silvestri, Gerard McCarthy nei panni di Ashley Stokes, Charlotte Bradley nei panni di Mary McCann Jonathan Forbes nei panni di Eddy Hatton, Frank McCusker nei panni di Charles Stokes, Terence Keeley nei panni di Jack Lowry, Barry McEvoy nei panni di Chorley, Caolan Byrne nei panni diJimmy Smith, Steve Gunn nei panni di Bill Armstrong, Gabrielle Reidy nei panni diEdith Hatton, Eleanor Methven nei panni di Lady Pirrie, Karl Shiels nei panni diNeil Sutherland, Eve Macklin nei panni di segretaria di Lord Pirrie, Kate O’Toole nei panni diLady Carlton, Aaron Harris nei panni di Jordan e Tommy O’Neill nei panni di Lorcan.

Titanic - Nascita di una leggenda episodi

Gli episodi di Titanic – Nascita di una leggenda

  • Episodio 1: In “City Divided” Nel cantiere navale Hartland & Wolff di Belfast – una città divisa tra classi e religioni – fa un passo il metallurgista Dr. Mark Muir, per lavorare sulla nave più grande che il mondo abbia mai visto: RMS Titanic.
  • Episodio 2: In “Stained Steel” La scoperta di Mark lo mette in conflitto con il capo progettista Thomas Andrews, mentre le tensioni sociali aumentano nella città e nel cantiere navale. Sofia rifiuta l’apprendista di suo padre, Andrea Valle, mentre Mark incontra suo padre nel cimitero.
  • Episodio 3: In Mentre il lavoro di Mark lo avvicina a Sofia, suo padre incoraggia Andrea a combattere per il suo amore. L’esercito interrompe una marcia ei soldati uccidono un Walter Hill disarmato. Mark salva Sofia dal caos.
  • Episodio 4: Con l’escalation della violenza tra i lavoratori insoddisfatti, Pirrie inizia a negoziare con i leader sindacali. Mark fischia l’acciaio del Titanic, lascia la sua storia d’amore con Kitty per inseguire Sofia e riceve un colpo inaspettato da Bernard Doyle.
  • Episodiop 5: Dopo che Doyle svela il passato di Mark, Mark parte per una ricerca segreta. Quando una collisione rimanda l’RMS Olympic al cantiere navale, Mark deve studiare le implicazioni del relitto dal punto di vista della metallurgia del Titanic.
  • Episodio 6: Mentre Mark e Sofia si divertono in riva al mare, Henry Carlton scopre la vera identità di Mark e la storia d’amore con la figlia Kitty. Al ritorno di Mark, Henry fa chiamare Mark dal Vecchio Presidente per pagarne il prezzo.
  • Episodio 7: La situazione di Mark sembra migliorare quando JP Morgan arriva in città per assistere al progresso dell’RMS Titanic. Quando Sofia tenta di rendere pubblica la loro relazione e Mark rifiuta, decide di studiare all’estero.
  • Episodio 8: La politica sporca circonda le elezioni ed Emily è il capro espiatorio. Persino le questioni di sicurezza diventano politiche quando Ismay, presidente di White Star Lines, schiaccia la soluzione di Mark. Conor supera il limite e Mark sceglie Belfast invece di partire con Sofia.
  • Episodio 9: La sua fede in Pirrie ancora una volta danneggiata, Mark affronta una nuova crisi: l’abbandono. Sotto la pressione del padre, Sofia è costretta a scegliere Mark o Andrea. In una cerimonia mozzafiato, il Titanic viene lanciato.
  • Episodio 10: Mark abbandona Londra e rimane dov’è il suo cuore – con la nave – e scopre che l’acciaio è intrinsecamente debole. Sofia allatta il padre ferito, Emily ha sei mesi e Conor viene colpito durante un raid.
  • Episodio 11: Mark scopre il nome di sua figlia, solo per seguire una scia di speranza e delusione. Una decisione disastrosa significa troppo poche scialuppe di salvataggio a bordo e la malattia costringe Pirrie ad abbandonare il suo posto sulla nave.
  • Episodio 12: Mentre gli ambiti possessori del biglietto e i presidi della nave si preparano per il viaggio inaugurale del Titanic, una bambina di nome Sarah sale a bordo della sfortunata bellezza con sua madre, in cerca di una vita migliore.

Shang-Chi: nuovi dettagli sulla trama confermano importanti legami familiari

0

Alcune immagini leaked dei toys ufficiali di Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings hanno rivelato nuovi dettagli in merito alla trama dell’atteso film Marvel. Attorno al progetto l’hype è chiaramente alle stelle, non solo perché si tratta del primo cinecomic del MCU ad avere come protagonista un supereroe asiatico, ma anche perché nel film assisteremo finalmente al debutto del vero Mandarino.

Con l’avvicinarsi della data di uscita (prevista per il prossimo 3 settembre), il merchandising del film continua ad essere la migliore fonte di informazioni, non essendo ancora stato distribuito alcun materiale ufficiale. Di recente sono emerse online le immagini della prima ondata della linea di toys dedicata al film ad opera di Hasbro, e grazie a Murphy’s Multiverse sappiamo che le didascalie presenti sulle confezioni delle varie figure contengono alcuni interessanti dettagli sulla storia.

La descrizione relativa a Shang-Chi conferma che è stato allevato dall’organizzazione dei Dieci Anelli e che ora si ritrova invischiato in quel mondo a causa di suo padre, Wenwu, ossia Mandarino: proprio la figure di Wenwu mostra quella che sembra essere una nuova interpretazione del concept dei Dieci Anelli. Le figure rivelano anche il design di Death Dealer e confermano che il personaggio di Xialing sarà presente nel film nei panni della sorella perduta di Shang-Chi. Potete vedere le immagini cliccando qui.

Le immagini dei toys sembrano confermare anche una serie di legami familiari che vedremo nel film: come ipotizzato dai fan molto tempo fa, Shang-Chi è il figlio del Mandarino, che nel film avrà il volto del celebre Tony Leung Chiu-wai: Wenwu andrà quindi a sostituire l’originale padre del personaggio nei fumetti, ossia Fu Manchu. Inoltre, anche il personaggio di Xialing, che sarà interpretato da Zhang Meng, sembra che si distaccherà molto dall’originale dei fumetti, noto invece come Fah Lo Suee.

L’uscita nelle sale di Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings è fissata al 3 settembre 2021. Destin Daniel Cretton, acclamato regista di Short Term 12 e The Glass Castle (di recente è uscito il suo ultimo lavoro Il Diritto di Opporsi, con Michael B. Jordan, Jamie Foxx e Brie Larson) è stato scelto per dirigere il film che vanta la sceneggiatura di Dave Callaham (The Expendables, Godzilla, Wonder Woman 1984).

Vi ricordiamo che nei panni del protagonista ci sarà l’attore canadese Simu Liu, visto di recente nella commedia di Netflix Kim’s Convenience. Insieme a lui, nel cast, figureranno anche Tony Leung Chiu-wai nei panni del Mandarino, e Awkwafina, che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo superpotere è l’ipnosi.

#MakeTheBatfleckMovie: i fan chiedono il film di Ben Affleck su Batman

0

L’hashtag #MakeTheBatfleckMovie è ufficialmente in tendenza su Twitter. Dopo la distribuzione della Snyder Cut di Justice League, i fan di Zack Snyder hanno prima chiesto che l’universo DC ipotizzato dal regista venisse ripristinato, e ora vogliano che la Warner Bros. si decida a dare il via libera al film sull’Uomo Pipistrello mai realizzato da Ben Affleck.

Quel film, che Affleck avrebbe dovuto dirigere, scrivere, interpretare e produrre, è poi passato nelle mani di Matt Reeves, che lo ha trasformato nell’attesissimo The Batman con Robert Pattinson che vedremo nel 2022. Al momento né Affleck né WB hanno commentato la nuova richiesta da parte dei fan, ma sappiamo già che lo studio non è interessato a proseguire né con un sequel di Justice League né con un altro progetto che potrebbe, in qualche modo, portare avanti l’universo che Snyder aveva immaginato diversi anni fa.

Per quanto riguarda Affleck, sappiamo che il principale motivo per cui l’attore ha deciso di abbandonare il DCEU è a causa delle costanti pressioni che lo stesso ha dovuto sopportare quando ha deciso di interpretare l’iconico eroe sul grande schermo, situazione che è andata peggiorando in seguito alla turbolenta esperienza delle riprese aggiunte di Justice League, quando Snyder è stato sostituito da Joss Whedon.

I dettagli sul film di Batman mai realizzato da Ben Affleck

Ad oggi, i dettagli sul Batman di Affleck mai realizzato sono emersi più e più volte, soprattutto durante la recente promozione della Snyder Cut, con Joe Manganiello – interprete di Deathstroke – che ha più volte parlato di come sarebbe dovuto essere il film. Dopotutto, nel taglio di Snyder è stata ripristinata la versione originale della scena post-credits della versione cinematografica di Justice League in cui avviene l’incontro tra Lex Luthor e Deathstroke: se nella versione theatrical quella scena lascia intendere che Luthor e Slade Wilson uniranno le forze per creare la Injustice League, nell’epilogo della Snyder Cut quella scena apre la strada al film in solitaria di Batman in cui avremmo dovuto vedere proprio Deathstroke sulle tracce del Crociato di Gotham.

Zack Snyder’s Justice League è uscito in streaming il 18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.

Justice League è il film del 2017 diretto da Zack Snyder e rimaneggiato da Joss Whedon. Nel film recitano Henry Cavill come SupermanBen Affleck come BatmanGal Gadot come Wonder WomanEzra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast figurano anche Amber HeardAmy AdamsJesse EisenbergWillem DafoeJ.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley Coller, Goeff Johns e Ben Affleck stesso.

BAFTA 2021, tutti i vincitori: quattro premi per Nomadland

0
BAFTA 2021, tutti i vincitori: quattro premi per Nomadland

Ecco tutti i vincitori dei BAFTA 2021, i premi che vengono assegnati dalla British Academy of Film and Television Arts. Emerald Fennell e il suo Promising Young Woman va a casa con ben due premi, tra cui quello alla sceneggiatura, strappato a sorpresa dalle mani di Aaron Sorkin, decisamente il favorito di categoria per il suo Il processo ai Chicago 7. Lo stesso numero di premi totalizzano The Father, Soul, Ma Rainey’s Black Bottom e Sound of Metal, mentre la parte del leone continua a farla Nomadland, con ben quattro premi: regia, film, fotografia e attrice protagonista Frances McDormand. Di seguito la lista completa:

BAFTA 2021 – i vincitori

BEST FILM

NOMADLAND
Mollye Asher, Dan Janvey, Frances McDormand, Peter Spears, Chloé Zhao

OUTSTANDING BRITISH FILM

PROMISING YOUNG WOMAN
Emerald Fennell, Ben Browning, Ashley Fox, Josey McNamara

OUTSTANDING DEBUT BY A BRITISH WRITER, DIRECTOR OR PRODUCER

HIS HOUSE
Remi Weekes (Writer/Director)

FILM NOT IN THE ENGLISH LANGUAGE

ANOTHER ROUND
Thomas Vinterberg, Sisse Graum Jørgensen

DOCUMENTARY

MY OCTOPUS TEACHER
Pippa Ehrlich, James Reed, Craig Foster

ANIMATED FILM

SOUL
Pete Docter, Dana Murray

DIRECTOR

NOMADLAND
Chloé Zhao

ORIGINAL SCREENPLAY

PROMISING YOUNG WOMAN
Emerald Fennell

ADAPTED SCREENPLAY

THE FATHER
Christopher Hampton, Florian Zeller

LEADING ACTRESS

FRANCES McDORMAND
Nomadland

LEADING ACTOR

ANTHONY HOPKINS
The Father

SUPPORTING ACTRESS

YUH-JUNG YOUN
Minari

SUPPORTING ACTOR

DANIEL KALUUYA
Judas and the Black Messiah

ORIGINAL SCORE

SOUL
Jon Batiste, Trent Reznor, Atticus Ross

CASTING

ROCKS
Lucy Pardee

CINEMATOGRAPHY

NOMADLAND
Joshua James Richards

EDITING

SOUND OF METAL
Mikkel E.G. Nielsen

PRODUCTION DESIGN

MANK
Donald Graham Burt, Jan Pascale

COSTUME DESIGN

MA RAINEY’S BLACK BOTTOM
Ann Roth

MAKE UP & HAIR

MA RAINEY’S BLACK BOTTOM
Matiki Anoff, Larry M. Cherry, Sergio Lopez-Rivera, Mia Neal

SOUND

SOUND OF METAL
Jaime Baksht, Nicolas Becker, Phillip Bladh, Carlos Cortés, Michelle Couttolenc

SPECIAL VISUAL EFFECTS

TENET
Scott Fisher, Andrew Jackson, Andrew Lockley

BRITISH SHORT ANIMATION

THE OWL AND THE PUSSYCAT
Mole Hill, Laura Duncalf

EE Rising Star Award

Bukky Bakray

BAFTA 2021: Yuh-Jung Youn definisce “snob” gli inglese

0
BAFTA 2021: Yuh-Jung Youn definisce “snob” gli inglese

Yuh-Jung Youn è stata premiata ai BAFTA 2021 nella categoria Migliore attrice non protagonista per la sua toccante e allo stesso tempo divertente interpretazione in Minari. L’attrice, molto famosa in Corea ma sconosciuta nel resto del mondo prima di queste settimane, ha ringraziato a modo suo l’Academy, dicendo:

“Grazie tante per questo premio. Ogni premio è importante, ma questo di più, specialmente perché arriva da britannici, noti per essere snob, che approvano il mio lavoro di attrice, sono molto felice, grazie mille”.

Nella press room, la stampa ha chiesto all’attrice di spiegare il suo commento, quello “snob” riferito agli inglesi, e Yuh-Jung Youn, molto candidamente, ha spiegato: “Viene dalla mia esperienza personale. Ho visitato molte volte l’Inghilterra e ho avuto una borsa di studio a Cambridge come attrice, dieci anni fa. Li ho sempre percepiti come molto snob, ma non in una maniera negativa. Avete una lunga storia e ne siete orgogliosi. Da donna asiatica, credo che siano persone molto snob, onestamente.”

In merito all’Oscar buzz che ormai la dà per vincitrice di categoria il prossimo 25 Aprile, l’attrice ha dichiarato: “Non so niente di Oscar o di BAFTA. In Corea sono in questo business da tanto tempo, sono un’attrice molto famosa nel mio paese, ma non a livello internazionale. Non so cosa sta succedendo adesso, non so cosa mi sta succedendo, non chiedetemelo!”.

Governance – Il prezzo del potere, la recensione del film con Massimo Popolizio

Il nuovo lavoro di Michael Zampino, Governance – Il prezzo del potere, affida a uno degli attori più solidi del panorama italiano, Massimo Popolizio il compito di incarnare se non il male, uno degli istinti più brutali che muovono l’essere umano, la brama di potere. Il regista italo-francese alla sua opera seconda dopo L’Erede del 2011, interessante thriller psicologico con Alessandro Roja, conduce lo spettatore in un ambiente a lui ben noto: quello delle grandi aziende petrolifere. Dove Zampino ha lavorato per ben quindici anni. Da quest’esperienza ha tratto linfa vitale per il film.

La trama di Governance – Il prezzo del potere

Renzo, Massimo Popolizio, è il direttore generale di un grosso gruppo petrolifero. È un uomo senza scrupoli, molto abile nel convincere e manipolare gli altri, con un’ampia rete di conoscenze e relazioni. Costretto ad abbandonare il suo ruolo in seguito a un’inchiesta per corruzione, non si dà per vinto e fa di tutto pur di riprendere il proprio posto, ora occupato dalla giovane e brillante Viviane Parisi, Sarah Denys, che promette di accompagnare l’azienda in una necessaria transizione green. Renzo è convinto che sia stata proprio Viviane a tradirlo ed è determinato a fargliela pagare. Coinvolgerà nel suo piano anche Michele, Vinicio Marchioni, un vecchio amico che gli ha chiesto un favore. I due si troveranno poi a fare i conti con le conseguenze delle loro azioni. Renzo però, sa bene come muoversi in un sistema fatto di corruzione e giochi di potere.  

Governance – un noir spietato con un protagonista stellare

Si presenta con una locandina da film d’azione all’americana, stile Heat – La sfida, il nuovo thriller di Michael Zampino. Governance – Il prezzo del potere è avvincente, ha un buon ritmo e un protagonista magnetico nella sua malvagità. Lo spettatore è ansioso di vedere fin dove si spingerà e se riuscirà a cavarsela.

Il contesto nel quale i protagonisti si muovono è tratteggiato in maniera davvero molto realistica.  Qui vale l’esperienza personale di Zampino e fa la differenza. Il regista dipinge bene un mondo che conosce: le trame, gli intrighi, le ambizioni, anche fuori tempo massimo, mentre il sistema investigativo e giudiziario arranca. Traccia una visione d’insieme vivida e convincente, ma allo stesso tempo lascia intuire più di quanto non esponga. A Zampino, qui come nel suo precedente L’Erede, non interessa tanto il contesto, quanto l’uomo. Non gli interessa capire se l’accusa di corruzione contro Petrucci sia vera o falsa, scoprire la verità. Come non gli importa dirci quale sarà il destino dei due protagonisti e che ne sarà dell’indagine dell’ispettrice Ricciardi, Sonia Barbadoro. A Zampino interessa l’animo umano, con i suoi vizi e le sue virtù. Da spettatore, tuttavia, si vorrebbe sapere un po’ di più di quel mondo delle grandi compagnie petrolifere nel quale il regista ci introduce così bene e del quale molto si intuisce tenga per sé. 

Governance riesce ad essere coinvolgente anche perché non è affatto edulcorato, ha anzi in comune col cinema americano il coraggio di far sì che i cattivi lo siano fino in fondo, senza improbabili svolte buoniste a lieto fine. Spietatamente ma realisticamente, non fa sconti all’essere umano, non gli concede pentimenti, ravvedimenti. Del cinema europeo, però, ha la complessità dei personaggi. Non vi è mai una lotta manichea tra buoni e cattivi, ma piuttosto un mondo articolato in cui bene e male si mescolano in ciascun personaggio, proprio come avviene nella realtà. Merito della sceneggiatura scritta a sei mani dal regista con Giampaolo G. Rugo ed Heidrun Schleef, in cui nonostante certi elementi siano solo accennati, bastano  a far comprendere la complessità del mondo retrostante. 

Governance – recensioneMerito però anche di un attore che sa incarnare i vari aspetti della natura umana e non lascia nulla al caso. Massimo Popolizio porta letteralmente su di sé il film. Sa essere un perfetto cattivo, ma non solo. È un piacere vederlo calarsi nei panni ferini di Renzo, con quel suo modo bulimico di mangiare, con quella sua personalità quasi doppia: padre amorevole, a suo modo, ironico, ma al contempo essere brutale, capace di ogni cosa pur di ottenere ciò che vuole. Questa duttilità interpretativa è riassunta nell’inquadratura finale in cui, solo attraverso lo sguardo, riesce a restituire l’ampio spettro emotivo del suo personaggio. Difficile non vedere, come l’attore stesso ha ricordato in conferenza stampa, tanto Shakespeare dietro a questo suo Renzo.  

A Vinicio Marchioni il compito di affiancarlo, facendo perno su caratteristiche molto diverse: Michele vorrebbe imitare Renzo, nel suo piccolo, ma ha meno coraggio, meno spregiudicatezza. È il tipico uomo di strada che tenta il grande salto, ma è sempre a rischio che sia più liungo della sua gamba. Il personaggio ben interpretato da Marchioni serve per evidenziare i segni che il male lascia dentro, le macchie che non vanno più via. È quello a cui la colpa rimane più addosso. Apparentemente Renzo riesce a rimuoverla, anche se in qualche momento riaffiora, come appunto nella bellissima scena finale. A completare il cast Claudio Spadaro, nel ruolo di Marcello Zanin, Maria Cristina Heller nei panni di Carla Petrucci e la giovane Marial Bajma-Riva, convincente nei panni di Sofia Petrucci. 

La sfida dell’opera seconda può dirsi vinta per Michael Zampino e chissà che Governance – Il prezzo del potere, così intrigante, in parte ellittico e con un finale apertissimo non preluda a sviluppi futuri, magari un sequel o un approdo alla serialità.

DGA Awards 2021: tutti i vincitori di quest’anno

0
DGA Awards 2021: tutti i vincitori di quest’anno

È Chloé Zhao con Nomadland a conquistare il cuore della gilda dei registi a Hollywood, vincendo il DGA Awards 2021, premio assegnato appunto dai rappresentati di categoria ai propri colleghi. Zhao è solo la seconda donna a vincere il premio, seguendo Kathryn Bigelow che aveva vinto il riconoscimento nel 2009 con The Hurt Locker.

Bigelow sbaragliò la concorrenza anche agli Oscar dello stesso anno, ed è molto probabile che anche Zhao riesca a portare a casa l’ambita statuetta, continuando a scrivere la storia dei premi con le sue vittorie.

Ecco tutti i vincitori dei DGA Awards 2021

Theatrical Feature Film

  • Chloé Zhao, “Nomadland” (Searchlight Pictures)
    Unit Production Manager: Mary Kerrigan
    First Assistant Director: Mary Kerrigan

First-Time Feature Film

  • Darius Marder, “Sound of Metal” (Amazon Studios)
    Unit Production Manager: Amy Greene
    First Assistant Director: Matthew Vose Campbell

Documentary Feature Films

  • Michael Dweck, Gregory Kershaw, “The Truffle Hunters” (Sony Pictures Classics)

Dramatic TV Series

  • LESLI LINKA GLATTER, Homeland, “Prisoners of War” (Showtime)
    Unit Production Managers: Michael Klick, Philippa Naughten First Assistant Director: Sunday Stevens
    Second Assistant Director: Wendy Bledsoe

Comedy TV Series

  • SUSANNA FOGEL, The Flight Attendant, “In Case of Emergency” (HBO Max)
    Unit Production Manager: Bonnie Muñoz
    First Assistant Director: Derek Peterson
    Second Assistant Director: Jacquie Dore
    Second Second Assistant Director: Zach Citarella Location Manager: Chris Banks

Movies for Television and Limited Series

  • SCOTT FRANK, “The Queen’s Gambit” (Netflix)
    First Assistant Director: Aldric La’auli Porter

Variety/Talk/News/Sports — Series

  • DON ROY KING, Saturday Night Live, “Dave Chappelle; Foo Fighters” (NBC)
    Associate Directors: Michael Mancini, Michael Poole, Laura Ouziel-Mack
    Stage Managers: Gena Rositano, Chris Kelly, Eddie Valk

Variety/Talk/News/Sports — Specials

  • THOMAS SCHLAMME: A West Wing Special to Benefit When We All Vote (HBO Max)
    Unit Production Manager: Debra James
    First Assistant Director: Shawn Pipkin-West
    Second Assistant Director: Courtney Franklin
    Second Second Assistant Directors: Ni’cole Pettis, Cathy Bon

Reality Programs

  • JOSEPH GUIDRY, Full Bloom, “Petal to the Metal” (HBO Max)
    Associate Director: Sean Galvin
    Lead Stage Manager: Jimmy Chriss
    Stage Managers: Rachel Shimko, Kristianna Laroda, Richard Melendez

Children’s Programs

  • AMY SCHATZ, We Are the Dream: The Kids of the Oakland MLK Oratorical Fest (HBO)

Commercials

  • MELINA MATSOUKAS (Prettybird), You Love Me, Beats by Dr. Dre (Translation)
    First Assistant Director: Paul Norman
    Second Assistant Director: Don Johnson

Barry: la recensione della prima stagione della serie di Bill Hader

Divenuto celebre grazie al popolare show Saturday Night Live, dove ha dimostrato e consolidato le proprie capacità comiche, Bill Hader ha negli anni recitato anche in diversi film come The Skeleton Twins e It – Capitolo due. Delle sue opere di fiction, però, nessuna è apprezzata tanto quanto la serie Barry, di cui Hader è ideatore insieme ad Alec Berg. Trasmessa sulla celebre emittente televisiva HBO a partire dal 2018, questa era ad oggi ancora inedita in Italia. Diventa finalmente disponibile a partire dal 12 aprile sul canale Sky Atlantic. Terminata la prima, composta da 8 episodi, da maggio sullo stesso canale arriverà anche la seconda stagione, in attesa della già annunciata terza.

Protagonista della serie è proprio Barry (Bill Hader), un ex marine che lavora ora come sicario a basso costo. Solitario, depresso e insoddisfatto della sua vita, si reca con riluttanza a Los Angeles per uccidere un aspirante attore diventato amante della moglie di un mafioso. Iscrittosi al corso di recitazione frequentato dall’uomo, si ritrova inaspettatamente ad essere accolto nella comunità di un gruppo di entusiasti e speranzosi attori, che hanno come coach Gene Cousineau (Henry Winkler). In particolare, stringe amicizia con una studentessa appassionata, Sally. Barry inizia così a sviluppare il desiderio di iniziare una nuova vita come attore, ma il suo passato criminale non gli permetterà di andarsene tanto facilmente.

Una commedia dai toni cupi

In un contesto dove le serie televisive prolificano sempre più, portando in televisione ogni genere possibile, sembra esserci sempre meno spazio per prodotti che non siano connotati da una forte originalità. La storia ideata da Hader e Berg, ad un primo sguardo, sembra offrire la non nuova storia di un assassino pentito costretto a fare i conti tanto con le proprie nuove aspirazioni quanto con i fantasmi del passato. La trama di Barry può dunque lasciar pensare ad un progetto che non ha molto da dire, eppure la serie riesce a sorprendere nel modo in cui decide di trattare questo materiale narrativo.

Hader punta naturalmente sulla commedia, suo genere di riferimento, presentando personaggi ed eventi estremamente diverti nel loro essere bizzarri e sopra le righe. Con il progredire della storia, però, ci si accorge di come la serie non si risparmia anche nel macchiare quella stessa commedia con una serie di elementi più maturi e cupi. Il dramma e il thriller entrano a far parte della storia, combinandosi in modo insolito ad elementi che normalmente sono il loro opposto. I due autori riescono così a superare le aspettative, rendendo di fatto Barry un prodotto imprevedibile, capace di parlare a spettatori molto diversi.

Il protagonista, chiaramente affetto da un disturbo da stress post-traumatico causato dai suoi anni come marine, è pur sempre un killer chiamato ad uccidere. Morte e comicità si mescolano dunque dando vita ad un equilibrio che porta a vivere un’altalena di emozioni. Non si sa mai se ad un momento divertente ne seguirà uno altrettanto comico o uno profondamente drammatico. I risultati migliori si hanno poi proprio con quest’ultimo caso, da cui si generano contrasti di cui la serie si fa forte. Gli appassionati dell’attore e regista non devono dunque aspettarsi una pura serie comedy, bensì un ibrido particolarmente vincente.

Barry Bill Hader

Barry: la recensione della serie TV

Di Barry c’è di certo che molto del suo successo è dato anche dalla grande performance di Hader. Mattatore assoluto e qui pronto a dimostrare una volta di più il suo talento. La sua persona si sposa perfettamente con il tono che la serie vuole assumere. Hader riesce infatti ad essere tanto comico pur rimanendo assolutamente serio o compiendo azioni decisamente drammatiche. Egli è inoltre regista dei primi tre episodi della prima stagione, che si affermano anche come i più affascinanti in quanto a messa in scena, dimostrando dunque anche il grande talento di Hader per la regia.

Egli sa però di non poter basare l’intera serie solo su di sé. Per ciò si circonda di una serie di attori che arricchiscono di elementi comici o drammatici la narrazione. In particolare, gradita sorpresa, è data da Henry Winkler. Globalmente noto per essere stato Fonzie in Happy Days, l’attore dà qui prova di possedere ancora il carisma del suo personaggio più celebre. Premiato con l’Emmy al miglior attore non protagonista, egli si inserisce a sua volta nel bizzarro contesto della serie con una presenza tanto brillante quanto imprevedibile. L’imprevedibilità diventa dunque il principale elemento ricorrente nella serie, capace di divertire, spaventare e infine anche commuovere nel profondo.

Il mio amico in fondo al mare, recensione del docu-film di Craig Foster

Il documentario Il mio amico in fondo al mare, titolo originale My Octopus Teacher, con la regia di Pippa Ehrlich e James Reed, disponibile su Netflix dal 7 settembre 2020, racconta la storia tra il regista Craig Foster e il suo amico polpo. Il film ha ottenuto una candidatura ai Premi Oscar, una candidatura ai BAFTA, una candidatura ai Directors Guild e una candidatura ai Producers Guild.

Il mio amico in fondo al mare: la trama

Il mio amico in fondo al mare parte dalla decisione di Craig Foster di ritirarsi nella sua casa in Sud Africa, dopo un periodo di forte pressione psicologica, che lo ha lasciato a terra. Foster si propone di combattere l’incalzante depressione con una passione coltivata da sempre: le immersioni in apnea. Il lasciarsi travolgere dalle bellezze recondite dell’oceano sarà l’occasione giusta per un evento da incorniciare: l’incontro con un semplice esemplare di polpo femmina cambierà infatti la vita del documentarista, suggellando un rapporto d’amicizia commovente e assolutamente autentico.

Un viaggio alla scoperta della parte più intima del nostro Io

Il mio amico in fondo al mare è un viaggio di riscoperta di sé stessi, di riconnessione con la parte più profonda del nostro Io; un iter di immersione e riemersione dalle acque ma anche dai turbamenti interiori di Foster, immerso in un contatto d’amicizia autentico con il polpo. La storia raccontataci non si limita all’impianto da documentario, che rimane piuttosto una cornice, ma pone il focus su un evento fortuito che entrerà a far parte in maniera preponderante e prepotentemente nella vita di Foster. Ogni piccola scoperta sulle abitudini di vita del polpo generano in Foster stupore e ammirazione, per quanta forza e intelligenza possano risiedere nel nuovo conoscente marino. Foster e l’animale si lasciano amare e coinvolgono lo spettatore in un viaggio interiore piuttosto emozionante.

Riprese magistrali di scorci marini e fondali cristallini sono lo sfondo di questa storia mirabolante, cosi incredibile nella purezza con cui dipinge il rapporto tra un essere umano e un esemplare marino. È la voce di Foster a guidarci durante il docu-film, voce del suo Io particolare ma che assurge a voce universale; immersione non solo fisicamente nel mondo marino per ripotarci le sue parvenze più naturalistiche, ma anche viaggio alla scoperta di sentimenti profondi, animi puri, di cosa si cela internamente, di tutto ciò che in superficie non sarebbe mai emerso.

“Molte persone dicono che un polpo è come un alieno. Ma la cosa strana è che, man mano che ti avvicini a loro, ti rendi conto che sei molto simile a lui, in molti modi. Stai entrando in questo mondo completamente diverso, una sensazione così incredibile, e ti senti come se fossi a un passo da qualcosa di straordinario”: dice Foster relativamente all’animale da lui incontrato. Giochi di luce, riprese mozzafiato, le sonorità marine: sono tutti elementi che incantano lo spettatore di Il mio amico in fondo al mare, che rimane estasiato di fronte alla consapevolezza di quanto la natura può regalarci.

Il mio amico in fondo al mareIl racconto parte da una dimensione fiabesca, suggerendoci che “Tutto è cominciato un giorno di tanto tempo fa”, trascinandoci in una dimensione altra, che scopriremo essere in realtà più vicina a noi di quanto ci saremmo mai aspettati. Il legame tra l’uomo e il cefalopode cresce di giorno in giorno davanti agli occhi increduli e incantati dello spettatore, che fa silenziosamente un passo indietro per poter ammirare la magnificenza della natura e dei regali che può donarci.

Il mio amico in fondo al mare: la realizzazione

Il mio amico in fondo al mare, ha richiesto dieci anni per essere realizzato. Con temperature dell’acqua fino a 7 gradi Celsius, Foster si è immerso ogni giorno per un anno intero, senza muta o attrezzatura, nel gelido oceano Atlantico. Le riprese subacquee hanno richiesto 3.000 ore di riprese e filmati, direttamente girate sulla costa False Bay, nella foresta di Kelp in Sud Africa. Dopo la realizzazione del film Craig Foster ha fondato Sea Change Project, una comunità di scienziati, narratori, giornalisti e registi dediti alla preservazione delle ricchezze marine. “Raccontiamo storie che connettono le persone alla nostra casa sottomarina – The Great African Seaforest. Il nostro lavoro sta motivando scienziati, responsabili politici e individui a impegnarsi in modo significativo per la natura e proteggere i nostri oceani”.

Il mio amico in fondo al mare ci dà la possibilità di ristabilire un contatto con la natura e con noi stessi, attraverso i movimenti morbidi e sinuosi della macchina da presa, i paesaggi subacquei dai colori mesmerici e abitati da creature meravigliose. Un’atmosfera calma e serena fa da padrona all’intera visione: un film sospeso in una bolla atemporale, dove lo spettatore, così come il protagonista, può rifuggire dal caos della vita abitudinaria. In fondo al mare potremmo essere capaci di immergerci in sfide all’apparenza insensate o invincibili, che però ci offrono la possibilità di ritrovare l’armonia e la serenità perse da tempo. Il messaggio fondamentale di Il mio amico in fondo al mare è che ogni essere umano deve necessariamente fare un passo indietro rispetto alla maestosità della natura, di fronte alla quale l’uomo capisce di non essere poi così intelligente quanto crede. Ogni angolo della natura può insegnarci qualcosa e noi, in quanto non solo ospiti, ma parte integrante del nostro pianeta, dovremmo darle il rispetto che merita, come il titolo originale “My octopus teacher”, mette in evidenza.

Il cubo 2 – Hypercube: trama, cast e curiosità sul film

Il cubo 2 – Hypercube: trama, cast e curiosità sul film

Nel 1997 il regista canadese di origini italiane Vincenzo Natali ha portato al cinema il Cube – Il cubo, opera di genere thriller dove un gruppo di personaggi si ritrova intrappolato in una struttura costituita da numerose stanze cubiche, alcune dotate di trappole mortali. Anticipatore di un filone poi reso celebre da Saw – L’enigmista, questo film ebbe un enorme successo al momento della sua uscita. Nel 2002 è poi arrivato il suo sequel, Il cubo 2 – Hypercube, diretto però stavolta dal regista polacco Andrzej Sekula, noto per essere stato il direttore della fotografia dei film Le iene e Pulp Fiction di Quentin Tarantino.

Con questo secondo capitolo, si ricalca grossomodo la struttura del precedente, introducendo però nuovi elementi come la quarta dimensione e l’iperspazio. Il film presenta infatti novità tecnologiche che vanno a rappresentare anche il progresso realizzatosi in quegli anni, e che permette ora di dar vita ad una serie di contesti e trappole tanto affascinanti quanto spaventosi. L’idea infatti, è quella di una vera e propria evoluzione, quasi come se le stanze in cui i protagonisti si ritrovano rinchiusi abbiano trovato ulteriori modi di rendersi letali. Visivamente accattivante, il film è oggi considerato, come il suo predecessore, un cult.

Nonostante ciò, al momento della sua uscita passò piuttosto in sordina al cinema, non generando il successo sperato. Per gli amanti del genere, specialmente di quei thriller che pongono i protagonisti a doversi confrontare con una serie di trappole, si tratta di un titolo imperdibile. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il cubo 2 – Hypercube: la trama del film

Similmente al primo film, anche in questo sequel vi sono otto sconosciuti che si ritrovano improvvisamente rinchiusi in una serie di stanza cubiche, con diverse porte che consentono l’accesso a nuovi livelli di quell’ambiente. Questo, però, si dimostra ben presto essere molto più complesso di quello che potrebbe sembrare. Le stanze, infatti, si muovono tanto nel tempo quanto nello spazio, presentando ognuna una serie di terribili trappole mortali. Allo stesso modo, gli otto protagonisti capiranno di trovarsi lì non per caso, ma per motivi ben precisi. Se inizialmente pensavano di non avere nulla in comune, questi scopriranno a loro spese di essere tutti collegati a qualcosa.

Questo qualcosa è l’azienda Izon, una delle maggiori nella produzione di armi. Infatti Simon è un investigatore privato assoldato dai genitori di Rebecca, una dipendente della stessa compagnia scomparsa. Sasha, la ragazza cieca, è una hacker nata in provetta responsabile di avere progettato i principi del cubo a quattro dimensioni. Max è un programmatore di videogiochi, mentre Jerry ha costruito le pareti a sensori. Mrs. Paley è un’ex-matematica che ha collaborato con la compagnia per la progettazione, mentre Kate è una psicoterapeuta. Infine, Julia è l’avvocato che rappresenta la Izon. Nel comprendere ciò, gli otto dovranno anche comprendere perché si trovano in quel luogo, e come uscirne vivi.

Il cubo 2 -Hypercube cast

Il cubo 2 – Hypercube: il cast del film

Ad interpretare l’investigatore Simon vi è l’attore Geraint Wyn Davies, celebre per aver interpretato Nick Knight, vampiro poliziotto nella serie Forever Knight. Kate, la psicoterapeuta e personaggio più empatico del gruppo, è interpretata da Kari Matchett, nota per le serie Covert Affairs e 24. Sono poi presenti gli attori Grace Lynn Kung nei panni di Sasha, Neil Crone in quelli di Jerry, e Barbara Cordon nel ruolo di mrs. Paley. Matthew Ferguson, invece, è Max, il programmatore di videogiochi. Lindsey Connell è l’avvocato Julia, mentre il noto attore televisivo Bruce Gray compare nei panni del colonnello Thomas H. Maguire. Prima di intraprendere le riprese, il cast si è dovuto sottoporre ad alcune settimane di allenamento al fine di poter sostenere lo sforzo fisico previsto.

Il cubo 2 – Hypercube: il sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Quella di Cube è divenuta una trilogia nel momento in cui, nel 2004, è uscito al cinema il film Cube Zero, anche noto come Il cubo Zero. Questo, diretto da Ernie Barbarash, è in realtà un prequel dei precedenti due capitoli andando a narrare eventi avvenuti prima di quanto visto fino a quel momento. Tale terzo capitolo, inoltre, porta per la prima volta narrazione anche all’esterno del cubo,, fornendo spiegazioni sulla sua esistenza. Dettagli, questi, mai forniti nei precedenti film, che lasciavano così un aura di mistero qui invece chiarita. Pur non ottenendo il successo del primo, questo ricevette comunque pareri positivi, e ancora oggi è a sua volta un titolo thriller da riscoprire.

In attesa di vedere tale sequel, è possibile fruire del film grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il cubo 2 – Hypercube è infatti disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 10 aprile alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Fonte: IMDb

Michael Zampino presenta Governance – Il prezzo del potere

Michael Zampino presenta Governance – Il prezzo del potere

Alla conferenza stampa di presentazione di Governance – Il prezzo del potere intervengono il regista Michael Zampino e i protagonisti Massimo Popolizio e Vinicio Marchioni. L’evento si è svolto in streaming e il film sarà disponibile su Amazon Prime Video dal 12 aprile. 

Governance è un noir ambientato nel mondo dell’energia, in cui il dirigente di una grande azienda petrolifera fa di tutto per non perdere il suo ruolo di potere in favore di una giovane manager esperta di ecologia e sostenibilità ambientale. Temi come la riconversione green sono oggi all’ordine del giorno. Michael Zampino stesso ha lavorato per diverso tempo in un’azineda petrolifera. Così ricorda quell’esperienza e come lo ha ispirato per raccontare questa storia: “Sono passati alcuni anni da quando non lavoro più in questo ambiente. Molte cose sono cambiate. Soprattutto la consapevolezza dell’ambiente è molto più forte oggi che dieci anni fa, quando io lavoravo ancora nell’industria petrolifera. Era appena passato il grande collasso del 2008 […] La crisi aveva rimesso in discussione tutto il modello economico di queste grandi aziende che poco a poco si sono riprese e adesso si presentano come i baluardi di un nuovo approccio più rispettoso dell’ambiente”. “Non è solo una strategia di comunicazione, ma anche una necessità industriale. Oggi si prevede che nel 2050 non ci saranno più motori alimentati con energie fossili. Questi grossi gruppi si sono adeguati”. 

Il prezzo del potere è il sottotitolo del film. D’altro canto, quale regista non è interessato alle potenzialità di questa forza come motore drammaturgico? Come conferma il regista: “Intuitivamente sento che il potere può, quando lo cerchiamo ossessivamente, essere fonte di un dramma, di una tragedia personale, di una solitudine. C’è un aspetto maledetto nella ricerca del potere. Questo è carburante per ogni drammaturgo, regista e sceneggaitore che vuole raccontare una storia accattivante. Non è stato però un calcolo di questo tipo che mi ha spinto a scrivere. […] La cornice del petrolio  è un retroscena. Seguiamo i personaggi e attraverso di loro raccontiamo anche un contesto, ma non è il contesto che trascina la storia. Il film non ambisce a dimostrare nessuna tesi”. E aggiunge che il potere “suscita un’attrazione fatale su questi personaggi, ma provoca anche tanta solitudine”. 

Nel delineare i personaggi e le dinamiche all’interno del film, dunque Zampino si è ampiamente rifatto alla propria esperienza personale: “E’ un grande piacere scrivere di personaggi che hai conosciuto. Nel caso di Renzo Petrucci, [interpretato da Massimo Popolizio ndr.] è il collage di vari personaggi che ho incontrato. Non è uno in particolare. Però è più semplice rendere vivo un personaggio sullo schermo e in scrittura, quando conosci le sue movenze, l’hai visto all’opera, sai come si comporta in certe situazioni di conflitto. È stato quindi molto ludico scrivere di qualcuno che si materializza davanti a te. Non puoi ragionare con degli schemi di scrittura artificiali. È così. Punto e basta”. “Il personaggio di Massimo rappresenta la vecchia guardia. […] È cresciuto con quello spirito da pioniere, di cotruzione, in cui le tematiche ambientali non esistevano. Lui doveva costruire, sviluppare la rete, cercare participazioni nelle raffinerie. È un uomo che ha contribuito a costruire questa società fondamentale per l’economia del paese. Però si ritrova, oggi, in un contesto che non è più suo. Da lì nasce l’aspetto ironico e tragico di questo personaggio”.

Governance – Il prezzo del potere, l’incontro stampa con Michael Zampino

Da questa esperienza nascono anche personaggi come quello interpretato da Claudio Spadaro: “L’ex amministratore delegato della società, interpretato da Claudio Spadaro, vuole il suo tornaconto pure quando è in pensione. Questo è qualcosa che ho vissuto. Mi ha stupito. All’epoca ero giovane, vedevo uomini di 65 anni con degli stipendi elevatissimi che andavano via. Dopo due anni tornavano da pensionati come responsabili di grandi progetti in qualità di consulenti esterni. Mi chiedevo: dov’è il rinnovamento? Dov’è il posto per noi? È come se questi personaggi non morissero mai. Tutto continua, questo procedere di giochi di potere”. 

I personaggi interpretati da Popolizio e Marchioni appaiono al tempo stesso simili e differenti. Ecco come i due protagonisti raccontano quest’esperienza.

Massimo Popolizio afferma di aver lavorato al personaggio di Renzo attingendo alla sua lunga esperienza teatrale, soprattutto shakespeariana: “Più che essere un film sull’Eni, dove abbiamo dei trascorsi straordinari, questa società si prende un po’ a metafora per fare una sorta di tragedia shakespeariana, con dei tradimenti, un po’ di sesso, amicizie che non sono più tali, lotta per il potere”. Il suo personaggio ha sempre un obiettivo: “Risultare simpatico a un amico, antipatico a qualcun altro, riuscire a carpire dal prete il  terreno, parlare con il politico. Tutta questa serie di obiettivi facevano il personaggio, in un certo senso. Renzo ha sempre qualcosa da portarsi a casa ed è bello che in questo ci sia l’imprevisto. Sbaglia obbiettivo […] e fa qualcosa che non deve fare.[…] Tra i personaggi di Shakespeare ci sono i biliosi. Quelli che hanno una sorta di furore interno […] Ho fatto appello a quel tipo di conoscenza perchè secondo me questo personaggio è mosso da una sorta di furore, di bile, di motore interno.” 

Sulla sua abilità nel delineare i personaggi negativi, gli antagonisti, gli “squali”, Popolizio così argomenta: “Squalo si diventa. Convinto come sono che ci si ricordi dei personaggi o degli attori soprattutto per le piccole cose più che per le grandi, uno spunto dato da Michael a cui ho subito attinto è che Renzo venisse dal basso. È un personaggio che sa come ci si comporta sulla strada. […] Per esempio, abbiamo inventato il modo in cui mangia. Mangia come se avesse sempre questa fame atavica, questo furore di mangiare, che non è normale evidentemente. Questo un po’ lo accomuna a Michele. Probabilmente uno è riuscito e l’altro no, ma le origini sono le stesse . […] Renzo è riuscito pagando certi prezzi. Uno dei prezzi è non saper dimostrare affetto. Apparentemente anaffettivo, probabilmente è un padre che vuole molto bene alla figlia, ma non sa come si fa. Vuole molto bene al figlio di Michele, ma gli dà cinquanta euro, non ha un altro modo di esprimerlo. Questo è un prezzo che si paga se ti prefiggi l’obiettivo di diventare qualcuno a prescindere da tutto.” 

D’altronde, verrebbe da dire, quello del cattivo è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo, anche perchè, continua Popolizio, “il mondo non è fatto di buoni. È difficile trovare un vero buono, a meno che non faccia proprio finta. Fondamentalmente, il mondo è popolato da cattivi. L’importante è stare fuori dallo stereotipo del cattivo. […] Molto spesso mi impegno per questo: essere fuori dal generico.” 

E a chi trova degli aspetti “gassmaniani” nella sua interpretazione risponde: “Mi fa piacere. Conoscevo Vittorio. […] Credo che lui sia stato quello che ha sdoganato l’attore teatrale a teatro. Un attore teatrale a teatro può essere efficace. Lui era over, fuori misura, ma essendo fuori misura, era credibile. In un certo senso, se questo vale anche per me mi fa molto piacere. Posso essere certe volte fuori misura. L’importante è che in questo trovi una credibilità.”

Vinicio Marchioni racconta così il suo lavoro sul personaggio di Michele: “Personalmente nella costruzione mi piace sempre partire dalle mancanze, da ciò che il personaggio non ha. Elementi pratici, psicologici, fisici”.Ho sempre visto Michele come una formichina. Inizia dallo strato inferiore. Ha quest’amicizia con Renzo. Renzo per Michele è sempre stato un punto di riferimento, la persona che poteva aiutarlo a trovarsi una posizione migliore di quella che ha. Da questa amicizia, nella maniera più italiana possibile, cerca di avere una raccomandazione per avere qualcosa in più nella vita. Inizia con tutte le migliori ntenzioni possibili. […] Renzo però è un’uomo di successo, arrivato, che ha il potere. In tutta la parte in cui Renzo insegna delle cose a Michele, […] lui invece gli succhia tanto altro: l’arrivismo, il cinismo, la possibilità di approfittare di determinate occasioni. È un po’ un corso di formazione per arrivare agli obiettivi di cui sopra. C’è un po’ uno scambio di personalità, se vogliamo. […] Quest’evoluzione era molto interessante”. Così commenta l’effetto che ha su Michle il raggiungimento di una posizione: “Quando arriva all’obiettivo, […] pecca di hybris nei confronti di Renzo […]. Gli chiede ancora di più e giustamente viene risistemato dagli dei, in questo caso da Renzo, che lo rimette al suo posto. 

Inoltre, il personaggio di Michele, spiega Marchioni, dà modo di riflettere su come spesso si parta da buone intenzioni per poi agire in maniera non edificante, o su come i confini tra bene e male siano molto meno netti di quanto si creda: “La strada per la perdizione è lastricata di buone intenzioni, come era scritto da qualche parte. Michele ha le migliori intenzioni possibili. Mi sembra un buon modo anche di riflettere sulla maniera che abbiamo di classificare il bene e il male. In realtà nella vita questi aspetti si mescolano sempre e le scelte che fai, ogni tanto ti ritrovi a farle per ottenere qualcosa, ma poi ti guardi indietro e ti rendi conto che per ottenerla hai fatto delle cose forse non meravigliose”. 

Mentre, su come sia possibile sfuggire allo stereotipo del cattivo dice: “Penso sia fondamentale farsi le domande giuste. […] Quali sono i punti di partenza che hanno portato un essere umano a fare quelle scelte e ad essere ciò che è?”. “L’essere umano è anche cattivo. […] La grandezza dell’attore è proprio  che puoi mettere in scena tutto quello che fa parte dell’essere umano. E con i cattivi ti puoi anche divertire molto di più”.

Prodotto da Alba Produzioni, Panoramic Film e Loin Derrière l’Oural, Governance – Il prezzo del potere è disponibile in streaming dal 12 aprile su Amazon Prime Video.

The Falcon and the Winter Soldier 4 mette in discussione di tutto ciò in cui i fan del MCU hanno sempre creduto

ATTENZIONE – L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SULL’EPISODIO 4 DI THE FALCON AND THE WINTER SOLDIER

Un precedente importante nella storia del MCU

Uno dei momenti più avvincenti dell’intero MCU è stato sicuramente la lotta a tre, tra Steve Rogers, Tony Stark e Bucky Barnes alla fine di Captain America: Civil War. La scena si svolge dopo che Helmut Zemo (Daniel Brühl) rivela a Tony Stark che è stato proprio Bucky, sotto l’ipnosi dell’Hydra che lo ha reso il Soldato d’Inverno, a uccidere i suoi genitori. Tony è furioso, non solo nell’apprendere la verità ma anche perché viene a conoscenza del fatto che Steve sapeva tutto. La lotta costa a Bucky il suo braccio bionico, ma non solo. A conclusione della battaglia, vediamo Tony soccombere, con Cap che potrebbe sferrargli un colpo mortale con il suo scudo.

Steve Rogers non lo farebbe mai, lui è un uomo buono prima di essere un simbolo, e questa caratteristica lo accompagnerà sempre, influenzando anche l’idea di come deve essere un Captain America, un simbolo di ispirazione e rettitudine. Come aveva visto bene il dottor Abraham Erskine, il valore di Steve, prima di prendere il Siero del Super Soldato, era già lì, dentro di lui. Decide di usare lo scudo per neutralizzare il potere dell’armatura di Tony, e non per ucciderlo. Pone fine al combattimento, in questo modo.

La caduta di un simbolo

L’episodio 4 di The Falcon and the Winter Soldier solleva nuovamente questa questione, ma questa volta lo scudo di Capitan America non è più nelle mani di Steve, ma in quelle di John Walker (Wyatt Russell). Siamo nel mondo post-Blip, post-Steve Rogers, un mondo in cui sembra non esserci posto per la levatura morale di quest’ultimo. E ciò che Walker sceglie di fare con lo scudo negli ultimi minuti dell’episodio di questa settimana va contro tutto ciò che siamo stati condotti a pensare che quel disco di vibranio rappresenti.

Ansia da prestazione

Walker sente la pressione di essere all’altezza del suo predecessore. Sam Wilson (Anthony Mackie) e Bucky si rifiutano di collaborare con lui. Quando la Dora Milaje si presenta nel rifugio dei nostri in Lettonia per arrestare Zemo, John non riesce ad essere all’altezza del combattimento. Autografa cartoline per i fan di passaggio, ma non si sente all’altezza, anzi si sente come se fosse un impostore, dal momento che non ha la forza dovuta al Siero del Super Soldato per fare ciò che riusciva a fare Steve, la cui ombra incombe su di lui.

Dopo che lui, Sam e Bucky si sono scontrati con la leader di Flag Smasher, Karli Morgenthau (Erin Kellyman), e Zemo ha colto l’occasione per distruggere le fiale rimanenti del siero, Walker ne vede una a terra e la mette in tasca. Sceglierà di iniettarselo o no?

“Buono diventa migliore, cattivo diventa peggiore”

Lemar Hoskins, alias Battlestar (Clé Bennett), dice a Walker che il potere del siero non fa che aumentare le doti di chi lo assume, “buono diventa migliore, cattivo diventa peggiore”. “Prendi costantemente le decisioni giuste nel vivo della battaglia.”, continua Battlestar.

Ma nel discorso dei due veterani si insinua un dubbio: parlando della loro esperienza in Afghanistan, dove Walker ha conquistato le medaglie che lo hanno reso degno dello scudo, secondo il Governa US, i due sono consapevoli che quello che è successo lì non è stato molto eroico, e si rammaricano del fatto che con il siero avrebbero potuto salvare più vite. I due non sono estranei a scelte difficili e Walker ammette: “Essere Cap è la prima possibilità che ho di fare davvero una cosa giusta.”

Un gesto irreversibile

A fine episodio, assistiamo alla tragica morte dello stesso Battlestar. In uno scontro, Karli lo uccide brutalmente, anche se involontariamente. Walker, accecato dalla rabbia, compie una scelta scioccante e irreversibile: uccide (e forse decapita) a colpi di scudo il compagno di Karli, tutto sotto gli occhi della folla, che lo riprende con il cellulare. Dei video che sicuramente finiranno on line: Capitan America che uccide un uomo con un simbolo di speranza e onore.

Cosa succederà ora che il mondo assisterà ad un Cap controllato dal governo US che uccide brutalmente un uomo proprio con lo scudo? E soprattutto, ora che plausibilmente John Walker verrà lasciato solo dai suoi compagni, dai suoi fan e anche dal suo Governo, con i poteri del Super siero, cosa farà, cosa diventerà?

Sam Wilson erede di Steve Rogers

Sam Wilson è senza dubbio la bussola morale della serie, ora che Steve Rogers non c’è più. Quando Zemo gli chiede se avrebbe preso il siero, Sam non esita nella sua risposta. Non prenderebbe mai il siero, allo stesso modo di Lady Galadriel che declina il potere dell’Unico Anello ne Il Signore degli Anelli, quando Frodo glielo offre. Si tratta della scelta giusta da fare, e Sam non esita.

Potere e ingiustizia

Ma l’episodio compie un’altra piccola grande rivoluzione nell’ottica dell’universo Marvel. Nel corso dei suoi 45 minuti, si parla moltissimo di potere in rapporto all’ingiustizia, soprattutto, scendendo in politica, la Marvel comincia a ragionare, come aveva fatto poche volte prima, sul concetto di assumere potere per diffondere la democrazia. I Flag Smashers stanno cercando di aiutare le persone che sono state sfollate dopo che i Blip hanno restituito ai vivi metà della popolazione mondiale, e Sam dice a Karli che è d’accordo con la sua lotta, ma non nel modo in cui lei la sta combattendo.

“Il concetto stesso di un Super Soldato disturberà sempre le persone”, dice Zemo “È quell’aspirazione distorta che ha portato ai nazisti, a Ultron, ai Vendicatori.” – “Ehi, quelli di cui parli sono i nostri amici”, risponde Sam. “I Vendicatori, non i nazisti”, aggiunge subito Bucky, tra il comico e il tragico. “Il desiderio di diventare un superumano non può essere separato dagli ideali suprematisti”, replica Zemo.

Come Steve nessuno mai

L’idea è contraria a ciò che i fan Marvel sono stati portati a caldeggiare dall’inizio di questa avventura cinematografica dei loro eroi: fare il tifo per le “super persone”. A quanto pare l’unico ad avere le capacità per gestire il Super Siero era Steve: anche nell’episodio finale della prima stagione di Agent Carter, Peggy Carter decide di disperdere l’ultima fiala di sangue di Steve nel fiume, piuttosto che consegnarla per estrarne il siero.

Il presupposto è che gli esseri umani sono così imperfetti da non essere in grado di gestire il potere vero. E forse è così, forse l’unico vero eroe è stato proprio Steve Rogers, non Captain America.

Barry, la nuova dark comedy HBO in arrivo su SKY

0
Barry, la nuova dark comedy HBO in arrivo su SKY

Barry è l’acclamatissima dark comedy create da Alec Berg e Bill Hader per HBO. La prima stagione è di 8 episodi. La serie ha come protagonista Bill Hader (anche produttore esecutivo), apprezzato stand-up comedian del Saturday Night Live che ha vinto con questa interpretazione l’Emmy Award come miglior attore protagonista in una commedia, e vede nel cast, fra gli altri, Henry Winkler (Happy Days), anche lui grazie alla serie vincitore di un Emmy come miglior attore non protagonista.

Barry: quando esce e dove vederla in streaming

Arriva finalmente in Italia l’acclamatissima dark comedy HBO Barry, la cui prima stagione, in 8 episodi, andrà in onda dal 12 aprile, dalle 22.15 su Sky e in streaming su NOW. Dal 3 maggio, back to back, arriverà invece la seconda stagione.

Iscriviti a NOW e inizia a guardare le più belle storie di Barry e molto altro!

Barry: la trama e il cast

Nella serie tv Barry (Bill Hader) è un ex marine che vive nel Midwest e lavora come sicario a basso costo. Solitario, depresso e insoddisfatto della sua vita, si reca con riluttanza a Los Angeles per uccidere un aspirante attore diventato amante di un mafioso. Barry segue il suo “obiettivo” in un corso di recitazione e finisce per essere accolto nella comunità di un gruppo di entusiasti e speranzosi attori – che hanno come coach Gene Cousineau (Henry Winkler) – all’interno della scena teatrale di Los Angeles. In particolare, stringe amicizia con una studentessa appassionata, Sally. Barry desidera iniziare una nuova vita come attore, ma il suo passato criminale non glielo permette. Troverà un modo per tenere in equilibrio le sue due vite?

In Barry protagonisti sono  Bill Hader nei panni di Barry Berkman / Barry Block, un marine diventato sicario che si ritrova attratto dalla connessione umana tra una comunità di aspiranti attori. Barry desidera ardentemente lasciarsi alle spalle la sua storia criminale per diventare un artista a tempo pieno, ma sembra che non riesca a impedire al suo passato sanguinoso di insinuarsi nella nuova vita che cerca di costruirsi. Stephen Root nel ruolo di Monroe Fuches, Sarah Goldberg nei panni di Sally Reed, un’aspirante attrice nel corso di recitazione di Barry. Sally si concentra sul diventare un’attrice famosa.  Glenn Fleshler nei panni di Goran Pazar (stagione 1), il leader della mafia cecena che impiega Barry per uccidere un uomo che ha dormito con sua moglie. Anthony Carrigan nei panni di NoHo Hank, Henry Winkler nel ruolo di Gene Cousineau, insegnante di recitazione e mentore di Barry.

Guest star di Barry sono Tyler Jacob Moore nel ruolo di Ryan Madison (” Capitolo uno: Lascia il segno “), Melissa Villaseñor nel ruolo della cameriera del ristorante (“Capitolo uno: Lascia il segno”), Larry Hankin nel ruolo di Stovka (“Capitolo tre: Fai la scelta non sicura”), Jon Hamm nei panni di se stesso (“Capitolo quattro: Commit … To You”), Michael Beach come detective della polizia (“The Power of No”), Patrick Fabian nel ruolo di Space Dad (“The Power of No”), Sam Ingraffia nel ruolo di Thomas Friedman (“Past = Present x Future Over Yesterday”), Daniel Bernhardt nel ruolo di Ronny Proxin (“ronny / lily”), Jessie Giacomazzi nel ruolo di Lily Proxin (“ronny / lily”), Jay Roach nei panni di se stesso (“The Audition”), Allison Jones nei panni di se stessa (“The Audition”)

Gli episodi della prima stagione di Barry

  • S1. episodio 1: Un sicario disilluso vuole iniziare una nuova vita dopo aver seguito la sua preda a un corso di recitazione.
  • S1. episodio 2: Barry, che uccide per soldi, scopre di recitare quando cerca il suo obiettivo. Si rende conto che gli piace così tanto che vuole lasciarsi alle spalle la sua vecchia vita.
  • S1. episodio 3: Barry perde una lezione di recitazione per onorare un obbligo. I detective cercano di mettere insieme un puzzle di omicidio. Sally commette un errore durante un’audizione e si rivolge a Barry per chiedere conforto. I ceceni si rallegrano quando arriva un leggendario assassino.
  • S1. episodio 4: Barry scopre che sfuggire a Fuches e conquistare l’affetto di Sally è più difficile di quanto pensasse.
  • S1. episodio 5: Barry cerca di premere il pulsante di reset con Sally, ma una scena di “Macbeth” innesca una reazione che li allontana sempre di più; Moss si sposta per interrogare i membri della classe di recitazione di Gene dopo che emerge un video delle riprese; Barry si trova in imbarazzo dopo aver collaborato con Taylor, una nuova sconsiderata conoscenza, in una pericolosa missione per spazzare via un gruppo di boliviani.
  • S1. episodio 6 Barry cerca di prendere le distanze da Taylor, mentre Moss cerca di porre fine alla sua associazione con Gene.
  • S1. episodio 7 Dopo una sparatoria alla pista di atterraggio, Barry deve prendere una decisione difficile per evitare la cattura. Sally teme che la sua performance in MacBeth venga compromessa e le rovini la possibilità di fare colpo su un talentuoso agente.
  • S1. episodio 8 Nel finale di stagione, Barry giura di rinunciare alla sua vita criminale. Altrove, Pazar arruola un sostituto per prendersi cura di Fuches. Il detective Moss si chiude con un arresto che sperano possa risolvere il caso di omicidio di Madison.

Barry 2 stagioneGli episodi di Barry 2 stagione

  • S2. episodio 1 Barry cerca di convincere la classe a esibirsi nonostante l’assenza di Cousineau; Noho Hank e Cristobal lavorano alla loro nuova partnership.
  • S2. episodio 2 Di fronte alla pressione di Noho Hank, Barry fatica a mettere a segno un colpo importante. Dopo aver chiesto alla classe di estrarre i loro traumi personali per un pezzo originale, Gene decide di confrontarsi con il proprio passato.
  • S2. episodio 3 Come parte di un progetto di classe, Gene incarica Barry di rivisitare il suo passato e Sally riflette sulla propria storia. Barry si offre di fornire addestramento agli uomini di NoHo Hank. Fuches trova Barry in una posizione inaspettata.
  • S2. episodio 4 La pazienza di Barry viene messa alla prova quando una figura del passato di Sally arriva a Los Angeles. Gene riceve una piacevole sorpresa e incoraggia Barry a credere che il cambiamento sia possibile.
  • S2. episodio 5 Un incontro che Barry non avrebbe mai potuto prevedere ha effetti sorprendenti.
  • S2. episodio 6 Gene aiuta Barry a entrare nel personaggio mentre si prepara per la sua grande scena con Sally; Sally decide di abbracciare la sua verità; Noho Hank si prepara per una grande serata con i suoi uomini appena addestrati; Fuches va in missione.
  • S2. episodio 7 Barry si prepara per la sua prima audizione sotto la guida di Gene; Sally prende posizione in una riunione con un importante produttore televisivo; Noho Hank mette a nudo tutto.
  • S2. episodio 8 Barry cerca vendetta; Noho Hank affronta l’incombente minaccia di essere rimandato a casa; Sally prende una decisione in una frazione di secondo la sera della grande esibizione della classe di recitazione; Fuches si rivolge a una fonte inaspettata di aiuto.

Phoebe Waller-Bridge protagonista di Indiana Jones 5

0
Phoebe Waller-Bridge protagonista di Indiana Jones 5

Sarà Phoebe Waller-Bridge ad affiancare, nel ruolo di protagonista femminile, Harrison Ford in Indiana Jones 5. Ad annunciarlo è la Lucasfilm, lo apprendiamo da Variety.

James Mangold sarà il regista del film al posto di Steven Spielberg, che invece aveva diretto tutti gli altri capitoli precedenti della saga. A bordo del progetto torna invece John Williams, già compositore dell’iconica colonna sonora che accompagna il personaggio da 40 anni.

“Sono davvero emozionato di iniziare questa nuova avventura, e collaborare con una squadra dei sogni formata da grandi filmmaker – ha dichiarato Mangold – Steven, Harrison, Kathy, Frank e John sono i miei eroi artistici, quando ci aggiungi anche Phoebe, un’attrice abbagliante, una voce creativa brillante e la chimica che lei porterà al progetto senza ombra di dubbio, non posso fare a meno di sentirmi felice come lo stesso Indiana Jones.”

Ricordiamo che le riprese di Indiana Jones 5 dovrebbero partire in primavera. Prima dell’ingaggio di Mangold, la sceneggiatura era stata affidata a David Koepp,  he ha poi lasciato il progetto insieme a Spielberg. Prima di Koepp, anche Jonathan Kasdan (figlio dello sceneggiatore de I predatori dell’arca perduta, Lawrence Kasdan) aveva messo le mani sullo script. L’uscita nelle sale del film è già stata posticipata diverse volte: inizialmente previsto per il 19 Luglio 2019, il film è stato rinviato prima al 10 Luglio 2020, poi al 9 Luglio 2021 e infine al 29 Luglio 2022.

Indiana Jones è una saga cinematografica basata sulle avventure dell’immaginario archeologo ideato da George Lucas. La saga, con Harrison Ford nel ruolo di Indiana Jones, è iniziata nel 1981 con la distribuzione del film I predatori dell’arca perduta. Un prequel intitolato Indiana Jones e il tempio maledetto è uscito nel 1984, mentre il sequel Indiana Jones e l’ultima crociata nel 1989. Un quarto film, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, è uscito nei cinema nel 2008. I film sono stati tutti diretti da Steven Spielberg.

Judas and the Black Messiah, recensione del film con Daniel Kaluuya

0

Disponibile dal 9 aprile su tutte le piattaforme digitali, Judas and the Black Messiah è il nuovo film di Shaka King che si inserisce in una stagione dei premi davvero insolita (quella nell’Era del Covid), ma, da una prospettiva più ampia, anche in un filone di cinema contemporaneo che prova a ri-raccontare le battaglie per i Diritti Civili in un contesto storico, il nostro, in cui queste voci vengono ascoltate, di fronte alla necessità di rispolverare quelle lotte e quelle rivendicazioni.

La trama di Judas and the Black Messiah

La storia scritta da King con Will Berson, racconta di William O’Neil, un ladro di automobili, che nel 1968 fa un accordo con un agente dell’FBI, Roy Mitchell: tutti i suoi capi d’accusa verranno condonati se, da infiltrato nelle Black Panthers, comunicherà al bureau segreti e dettagli sulla vita di uno dei leader nascenti del movimento, Fred Hampton. Il desiderio di rivalsa personale di O’Neil si confonderà presto con il carisma, la dedizione, la forza d’animo del più giovane leader che il movimento delle Pantere Nere abbia mai avuto.

Shaka King prova a portare avanti un discorso ragionato su due piani della realtà. Il primo è quello che con una lente di ingrandimento si avvicina ai protagonisti, Hampton e O’Neil. Le due individualità, differenti e per molti versi antitetiche, si confrontano in un racconto che seppure è ambientato all’interno di un movimento per i Diritti Civili, resta orientato verso l’interno di una piccola comunità. Hampton grande aizzatore di folle, carismatico e affascinante, si incontra con O’Neil che, nascondendo un doppio fine, molto più individualista di ciò che l’apparenza lascia trapelare, si lascia in qualche modo sedurre da questo mondo, da questa ideologia, da questa necessità di uguaglianza che era ancora lontanissima all’epoca e che ancora non è raggiunta. 

Judas and the Black Messiah recesIl traditore

Giuda si lasciò sedurre dalla parola di Gesù, lo seguì e a suo modo lo servì, tuttavia le intenzioni del suo Maestro non si allinearono con le sue, più terrene e individualiste, alla fine e così scelse di tradirlo, pensando che quella sarebbe stata la via più diretta ad ottenere la “sua” giustizia. A O’Neil accade il contrario, entrato nelle grazie di Hampton con l’intenzione di tradirlo, si lascia sedurre dalla sua parola pur portando avanti il suo progetto.

Il secondo grande binario su cui si muove King, nel suo racconto di Judas and the Balck Messiah è la grande Storia, quella che mette a confronto un movimento tutt’altro che pacifista ma assolutamente giusto, in un mondo come il nostro dove la giustizia e la legalità non sempre coincidono, con un’organizzazione statale che non sempre ha operato o opera nella legalità, appunto. Il film mette bene in evidenza in che misura l’FBI abbia operato contro le Black Panther e con che strumenti, pur di mantenere uno status quo in cui nemmeno i singoli membri del bureau credevano, come dimostra il personaggio d Roy Mitchell, vero e proprio impiegato burattinaio. 

Talentuosi giovani protagonisti

E se la ricerca storica di King, la sua granitica posizione politica, il suo racconto essenziale fanno di Judas and the Black Messiah un buon film, l’elemento di eccellenza risiede tutto nella scelta del cast e nelle interpretazioni dei giovani interpreti. Daniel Kaluuya sta raccogliendo grandi frutti nel corso della stagione dei premi in corso, mentre ambisce anche all’Oscar, grazie alla sua prova nei panni del pastore Hampton. Una performance rigorosa, solida, ispirata, composta che rende giustizia al giovane talento esploso con Get Out – Scappa. Tuttavia il vero cuore emotivo del film è senza dubbio LaKeith Stanfield, che con la sua interpretazione nervosa apre allo spettatore uno spiraglio per entrare dentro alla narrazione. Menzione speciale anche a Jesse Plemons che, dai tempi di Breaking Bad, continua a crescere, senza mai sbagliare un ruolo. 

Judas and the Black Messiah offre un quadro storico accurato di ciò che è stato il movimento delle Black Panthers, ma soprattutto regala al cinema una storia potente e a due giovani attori un palcoscenico davvero prezioso per mostrare le proprie doti.

Non mi uccidere: il trailer del film con Alice Pagani

0
Non mi uccidere: il trailer del film con Alice Pagani

Non mi uccidere, il teen drama e intensa storia d’amore dalle tinte horror, scritto da Gianni Romoli, il collettivo GRAMS e lo stesso Andrea De Sica e liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Chiara Palazzolo (che riuscirà nelle librerie il 29 aprile edito da SEM Società Editrice Milanese) debutta in on demand dal 21 aprile per l’acquisto e il noleggio su Apple Tv app, Amazon Prime Video, Youtube, Google Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film & TV e per il noleggio su Sky Primafila e Infinity. Protagonista Alice Pagani.

Mirta ama Robin alla follia, lui le promette che sarà amore eterno. In una cava abbandonata, la voglia di trasgredire costa la vita a entrambi. La ragazza però si risveglia e non può che sperare che Robin faccia lo stesso, proprio come le aveva promesso. Ma niente è come prima. Mirta capisce di essersi trasformata in una creatura che per sopravvivere si deve nutrire di carne umana. Ha paura. Braccata da uomini misteriosi, combatte alla disperata ricerca del suo Robin.

Completano il cast Silvia Calderoni, Fabrizio Ferracane, Sergio Albelli e con Giacomo Ferrara, con la partecipazione di Anita Caprioli. Il film è una produzione Warner Bros. Entertainment Italia e Vivo film, prodotto daMarta Donzelli e Gregorio Paonessa, con il sostegno di MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e IDM Alto Adige e Regione Lazio – Fondo Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo.

La fotografia è di Francesco Di Giacomo, la scenografia di Daniele Frabetti, i costumi di Chiara Ferrantini, il montaggio di Pietro Morana, il casting di Gabriella Giannattasio. Le musiche originali sono composte da Andrea Farri e Andrea De Sica.

Domina: trailer della serie Sky Original con Kasia Smutniak

0
Domina: trailer della serie Sky Original con Kasia Smutniak

SKY ha diffuso il trailer ufficiale di Domina, la nuova serie che debutterà tutta subito il 14 maggio su Sky e NOW. Domina, la nuova serie Sky Original che racconta per la prima volta dal punto di vista delle donne le lotte per il potere durante il principato di Gaio Ottaviano, il celebre Cesare Augusto, primo imperatore romano. Prodotta da Sky Studios e Fifty Fathoms, con Cattleya nel ruolo di executive production service, la serie è una grande coproduzione internazionale in otto episodi perlopiù girati presso i Cinecittà Studios di Roma.

Un epico dramma in costume e un racconto estremamente contemporaneo, che segue la vertiginosa ascesa della terza moglie di Gaio, Livia Drusilla, interpretata da Kasia Smutniak (Perfetti Sconosciuti,Loro, Diavoli), protagonista nei panni della terza moglie di Augusto: la sua incredibile storia vera ridefinì completamente le aspirazioni che a quel tempo una donna poteva perseguire, finendo per segnare per sempre le sorti dell’Impero romano. A interpretarla nei primi due episodi, da giovanissima, Nadia Parkes (Doctor Who, The Spanish Princess). Accanto a Kasia Smutniak un grande cast internazionale: Matthew McNulty (Misfits) nei panni del futuro imperatore Gaio Ottaviano (nei primi due episodi interpretato da Tom Glynn-CarneyDunkirk, ll re, Tolkien); Claire Forlani (Vi presento Joe Black) interpreta Ottavia, sorella di Gaio; Christine Bottomley(The End of the F***ing World) sarà Scribonia, prima moglie di Gaio nonché acerrima nemica di Livia;Colette Dalal Tchantcho (The Witcher) nei panni di Antigone, prima fidata ancella di Livia e poi donna libera sua confidente; Ben Batt (Captain America: Il primo vendicatore) interpreta Agrippa, amico d’infanzia di Gaio Ottaviano, suo generale e poi console.

Insieme a loro, una star internazionale come Liam Cunningham (Il Trono di Spade) nel ruolo di Livio, padre di Livia Drusilla, e un’icona della cinematografia mondiale, Isabella Rossellini (Velluto Blu, La morte ti fa bella), che nella serie interpreterà Balbina. Grandi eccellenze italiane di rilievo internazionale nel cast tecnico, a partire dal Premio Oscar Gabriella Pescucci che ha curato i costumi della serie, Luca Tranchino (Prison Break) alla scenografia, Katia Sisto (Penny Dreadful) al make-up e Claudia Catini (Trust: Il rapimento Getty) all’hair design. La serie è stata ideata e scritta da Simon Burke (Fortitude, Strike Back). Con lui alla sceneggiatura anche Nicola Wilson, Emily Marcuson e Namsi Khan Dietro la macchina da presa Claire McCarthy (Ophelia, The Luminaries), che guida un team di regia completato da David Evans (Downton Abbey, Cucumber) e Debs Paterson.

https://youtu.be/HU3OmCAAVtc

La trama

La storia segue il viaggio e l’ascesa di Livia, da ragazza ingenua il cui mondo si sgretola sulla scia dell’assassinio di Giulio Cesare, fino a diventare l’imperatrice più potente e influente di Roma, guidata da un profondo desiderio di vendicare il padre e di garantire il potere ai suoi figli. Ci riuscirà, brillantemente, sposando l’uomo che tutto le aveva tolto, ma scoprirà presto che non basta conquistare il potere: occorre essere in grado di tenerlo in pugno quando tutti gli altri lo bramano per sé.

DOMINA è una serie Sky Original prodotta da Sky Studios e Fifty Fathoms, con Cattleya nel ruolo di executive production service. Produttori esecutivi sono Patrick Spence, Marcus Wilson, Faye Dorn, Simon Burke e Claire McCarthy, insieme a John Phillips. La distribuzione internazionale è affidata a NBCUniversal Global Distribution.

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità