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The End: online il trailer del primo film di finzione di Joshua Oppenheimer, nei cinema dal 3 luglio

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È stato finalmente diffuso online il trailer di The End, l’attesissimo esordio nella fiction di Joshua Oppenheimer, il regista due volte candidato all’Oscar e autore di due documentari rivoluzionari come The Act of Killing (2012) e The Look of Silence (2014). Il film arriverà nei cinema italiani dal 3 luglio, distribuito da I Wonder Pictures.

The End è un ambizioso racconto post-apocalittico che mescola dramma intimo, distopia e riflessione politica in un contesto visivamente potente e simbolico. Scritto e diretto da Oppenheimer insieme a Rasmus Heisterberg (A Royal Affair, In the Blood), il film è stato presentato con grande successo nei principali festival internazionali, tra cui Telluride, Toronto, San Sebastián e la Berlinale, ricevendo consensi per la sua audacia narrativa e la forza delle sue interpretazioni.

Nel cast, spiccano nomi di assoluto rilievo. Tilda Swinton, vincitrice del Premio Oscar, guida il gruppo di protagonisti con la sua consueta intensità. Al suo fianco Michael Shannon, due volte candidato all’Oscar e noto per ruoli in Animali notturni e Revolutionary Road. Completano il cast i giovani talenti George MacKay (1917, The Beast) e Moses Ingram (La regina di scacchi, La donna del lago).

Il trailer – suggestivo e carico di tensione – introduce lo spettatore in un mondo crepuscolare dove la civiltà sembra prossima al collasso, ma dove sopravvivono ancora emozioni umane, interrogativi morali e una sorprendente intimità. Tra immagini oniriche e momenti di cupa bellezza, The End si preannuncia come un film destinato a lasciare il segno, non solo per la portata visiva ma per la sua capacità di affrontare temi universali come il tempo, la fine, la memoria.

Per Oppenheimer, si tratta di una nuova fase creativa, dopo aver ridefinito il documentario come strumento di denuncia e riflessione politica. The End rappresenta il suo passaggio alla finzione, ma senza abbandonare lo sguardo lucido, spietato e poetico che ha sempre contraddistinto il suo cinema.

Harry Potter: svelato il nuovo Draco Malfoy e altri attori per la serie HBO

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L’adattamento televisivo della serie “Harry Potter” della HBO sta completando il suo cast con sette nuove aggiunte. Come riportato da Variety, i seguenti attori sono infatti stati aggiunti al cast dello show: Katherine Parkinson nel ruolo di Molly Weasley, Lox Pratt nel ruolo di Draco Malfoy e Johnny Flynn nel ruolo di Lucius Malfoy, Leo Earley nel ruolo di Seamus Finnigan, Alessia Leoni nel ruolo di Parvati Patil, Sienna Moosah nel ruolo di Lavender Brown e Bertie Carvel nel ruolo di Cornelius Fudge. La notizia arriva da Variety, che nello stesso pomeriggio ha anche riportato in esclusiva che Bel Powley e Daniel Rigby interpreteranno Petunia e Vernon Dursley.

Al seguente post di Variety, si possono vedere i volti di alcuni di questi nuovi membri del cast:

Cosa sappiamo della serie HBO su Harry Potter

HBO descrive la serie come un “adattamento fedele” della serie di libri della Rowling. “Esplorando ogni angolo del mondo magico, ogni stagione porterà ‘Harry Potter’ e le sue incredibili avventure a un pubblico nuovo ed esistente”, secondo la descrizione ufficiale. Le riprese dovrebbero avere inizio nel corso dell’estate 2025, per una messa in onda prevista per il 2026.

La serie è scritta e prodotta da Francesca Gardiner, che ricopre anche il ruolo di showrunner. Mark Mylod sarà il produttore esecutivo e dirigerà diversi episodi della serie per HBO in collaborazione con Brontë Film and TV e Warner Bros. Television. La serie è prodotta da Rowling, Neil Blair e Ruth Kenley-Letts di Brontë Film and TV, e David Heyman di Heyday Films.

Come già annunciato, Dominic McLaughlin interpreterà Harry, Arabella Stanton sarà Hermione e Alastair Stout sarà Ron. Altri membri del cast includono: John Lithgow nel ruolo di Albus Silente, Janet McTeer nel ruolo di Minerva McGrannitt, Paapa Essiedu nel ruolo di Severus Piton, Nick Frost nel ruolo di Rubeus Hagrid, Luke Thallon nel ruolo di Quirinus Quirrell e Paul Whitehouse nel ruolo di Argus Gazza.

Acqua Benedetta: il documentario sulla dialisi arriva a Milano

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Acqua Benedetta: il documentario sulla dialisi arriva a Milano

Dopo la presentazione alla rassegna Lievito di Latina, il documentario Acqua Benedetta arriva a Milano con due proiezioni speciali al Cinema Beltrade, rivolte al pubblico, alla stampa e al mondo della salute e della cultura. Il film affronta il tema della dialisi con delicatezza e profondità, intrecciando storie personali, ambiente e medicina in un racconto corale ed emotivo.

Date delle proiezioni a Milano – Cinema Beltrade:

Venerdì 20 giugno – ore 21:30 – con la presenza del regista e degli autori
Mercoledì 25 giugno – ore 19:30

Diretto da Antonio Petrianni, scritto da Christian Mastrillo e prodotto da Luca Lardieri, Francesco Madeo e Mattia Nicoletti, il documentario segue i racconti di Carlo Alberto Cecconi, Serena Scaramella e Oise Amidei: tre vite segnate dalla dialisi, tra fragilità, adattamento e resistenza. L’acqua – che ristagna, invade, sostiene – diventa il simbolo di un equilibrio sottile tra natura, corpo e sopravvivenza.

Il paesaggio che circonda i protagonisti non è solo sfondo, ma parte viva del racconto: un ambiente che dialoga con la condizione umana e restituisce senso al quotidiano. Acqua Benedetta è una riflessione visiva sull’abitare il corpo e sull’affrontare la malattia come atto di resilienza.

Harry Potter: la serie HBO ha trovato i suoi Petunia e Vernon Dursley

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La serie TV Harry Potter della HBO ha trovato i suoi Petunia e Vernon Dursley. Variety ha infatti appreso in esclusiva che gli attori Bel Powley e Daniel Rigby interpreteranno i Dursley nel prossimo adattamento televisivo della serie di libri di J.K. Rowling. Ancora da assegnare è il ruolo del loro figlio, Dudley.

I fan dei libri ricorderanno che Petunia era la sorella della madre di Harry, Lily. I Dursley accolgono Harry con riluttanza dopo la morte dei suoi genitori, costringendolo a vivere in un ripostiglio sotto le scale e trattandolo essenzialmente come un servo piuttosto che come loro nipote. Petunia e Vernon sono stati interpretati da Fiona Shaw e Richard Griffiths nella serie di film Harry Potter.

Per quanto riguarda questi due nuovi attori unitisi al cast, Powley ha recentemente recitato in serie TV come “Masters of the Air”, “A Small Light” e “The Morning Show”. Tra i suoi film ricordiamo “The Diary of a Teenage Girl”, “White Boy Rick” e “Il re di Staten Island”. Rigby ha invece recentemente recitato in serie televisive come “I, Jack Wright”, “Renegade Nell” e “Tom Jones”. È anche previsto che appaia nella prossima serie fantascientifica di Amazon “Blade Runner 2099”, che continua la storia della serie cinematografica. Ha inoltre vinto un BAFTA TV Award come miglior attore nel 2011 per il suo ruolo da protagonista in “Eric and Ernie”.

Al seguente post di Variety si possono vedere i volti dei due nuovi membri del cast:

Cosa sappiamo della serie HBO su Harry Potter

HBO descrive la serie come un “adattamento fedele” della serie di libri della Rowling. “Esplorando ogni angolo del mondo magico, ogni stagione porterà ‘Harry Potter’ e le sue incredibili avventure a un pubblico nuovo ed esistente”, secondo la descrizione ufficiale.

La serie è scritta e prodotta da Francesca Gardiner, che ricopre anche il ruolo di showrunner. Mark Mylod sarà il produttore esecutivo e dirigerà diversi episodi della serie per HBO in collaborazione con Brontë Film and TV e Warner Bros. Television. La serie è prodotta da Rowling, Neil Blair e Ruth Kenley-Letts di Brontë Film and TV, e David Heyman di Heyday Films.

Come già annunciato, Dominic McLaughlin interpreterà Harry, Arabella Stanton sarà Hermione e Alastair Stout sarà Ron. Altri membri del cast includono: John Lithgow nel ruolo di Albus Silente, Janet McTeer nel ruolo di Minerva McGrannitt, Paapa Essiedu nel ruolo di Severus Piton, Nick Frost nel ruolo di Rubeus Hagrid, Luke Thallon nel ruolo di Quirinus Quirrell e Paul Whitehouse nel ruolo di Argus Gazza.

Prime Video conferma la terza stagione di Maxton Hall – Il mondo tra di noi

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Prime Video conferma ufficialmente la produzione di una terza stagione della serie di successo Maxton Hall – Il mondo tra di noi. La terza stagione porterà avanti la storia di Ruby e James e sarà basata su Save Us — il terzo volume della serie di romanzi bestseller “Save You” dell’autrice Mona Kasten. Damian Hardung e Harriet Herbig-Matten torneranno ad interpretare i due protagonisti. Come per le stagioni precedenti, UFA Fiction è responsabile della produzione.

I fan attendono con impazienza la seconda stagione, che sarà disponibile in esclusiva su Prime Video a partire dal 7 novembre. Il teaser trailer, da poco diffuso, promette emozioni intense e colpi di scena drammatici, offrendo un’anteprima esclusiva sugli sviluppi che riguardano la storia tra Ruby e James.

Maxton Hall – Il mondo tra di noi – Seconda stagione

Chi vola in alto può anche cadere in basso… Dopo una notte passionale trascorsa insieme a Oxford e ormai ad un passo dal suo più grande obiettivo di vita, tutto sembra andare alla perfezione per Ruby (Harriet Herbig-Matten). Un colpo del destino nella famiglia di James (Damian Hardung) cambia però ogni cosa, ed è proprio James a riportare Ruby bruscamente con i piedi per terra. Lei è distrutta. Non ha mai provato sentimenti così forti per nessuno come per James, e nessuno l’ha mai ferita così profondamente. Vorrebbe tornare a quando nessuno, a Maxton Hall, la conosceva; a quando non faceva parte del mondo elitario dei suoi compagni di classe. Ma non riesce a dimenticare James soprattutto perché lui sta facendo di tutto per riconquistarla.

Oltre a Damian Hardung e Harriet Herbig-Matten, nella seconda stagione tornano anche Sonja Weißer nel ruolo di Lydia, Ben Felipe in quello di Cyril, Fedja van Huêt come Mortimer, Runa Greiner nel ruolo di Ember, Justus Riesner come Alistair, Andrea Guo nel ruolo di Lin, Frederic Balonier è Kieran e Eli Riccardi nel ruolo di Elaine.

Martin Schreier (Traumfabrik) torna alla regia anche per la seconda stagione di Maxton Hall – Il mondo tra di noi. Tra i produttori della nuova stagione anche Markus Brunnemann e Ceylan Yildirim, che è inoltre interprete e sceneggiatrice della serie. Insieme a Yildirim, partecipano alla scrittura degli episodi anche Juliana Lima Dehne e Marlene Melchior. Valentin Debler è di nuovo produttore per UFA Fiction. La serie è sostenuta dal German Motion Picture Fund (GMPF).

DCU porterà al Comic-Con solo Peacemaker, mentre viene confermata la shortlist per Clayface

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THR riporta che né SupermanSupergirl: Woman of Tomorrow saranno presentati al Comic-Con di San Diego. Non sorprende che il reboot del DCU di James Gunn non riceverà molta attenzione, dato che l’evento inizia un paio di settimane dopo l’uscita del film nelle sale, ma i fan si aspettavano di vedere qualcosa del film da solista di The Girl of Steel, nonostante la sua data di uscita sia giugno 2026. Ci sono comunque buone notizie per i fan di Peacemaker.

“Peacemaker avrà una grande presenza alla convention, una mossa che segnala la fiducia di DC e Max nella seconda stagione, in uscita il 21 agosto. E, sebbene DC non abbia rilasciato dichiarazioni, potrebbe esserci un panel nella Hall H per la serie. Le aquile voleranno nella hall? Non ne siamo sicuri, ma speriamo che ci saranno dei balli.”

Lo scambio ha anche confermato la recente voce (riportata per la prima volta dal scooper MTTSH) secondo cui George MacKay (1917, The Beast), Tom Blythe (The Hunger Games: The Ballad of Songbirds and Snakes), Jack O’Connell (Sinners, Starred Up) e Leo Woodall (One Day, The White Lotus) si candideranno per il ruolo principale nel film Clayface. Il sito aggiunge: “Una fonte ha dichiarato stamattina che i quattro sono diventati tre, ma non ha rivelato chi sia escluso.”

Il regista di Speak No Evil, James Watkins, dirigerà il progetto, mentre Gunn sarà il produttore insieme a Peter Safran e al regista di The Batman, Matt Reeves, con Lynn Harris e Chantal Nong come produttori esecutivi. Mike Flanagan ha scritto la sceneggiatura, ma a quanto pare non era disponibile per dirigere a causa dei suoi impegni con una serie TV su Carrie e il nuovo film sull’Esorcista. La data di uscita ufficiale del progetto è l’11 settembre 2026.

Gunn produrrà il film insieme a Peter Dafran e al regista di The Batman, Matt Reeves, con Lynn Harris e Chantal Nong come produttori esecutivi. Mike Flanagan ha scritto la sceneggiatura, ma a quanto pare non era disponibile per la regia a causa dei suoi impegni con una serie TV di Carrie e il nuovo film di Exorcist. La data di uscita ufficiale del progetto è l’11 settembre 2026. In base a precedenti dichiarazioni di Gunn, il film sarà ambientato nel DCU, a differenza del “BatVerse” di Reeves.

“Notizie entusiasmanti dagli [DC] Studios oggi: [Clayface], una storia del DCU tratta da una sceneggiatura di Mike Flanagan, ha ricevuto il via libera UFFICIALE. Clayface debutterà nel 2026.”

Safran ha condiviso alcuni nuovi dettagli sulla sceneggiatura di Flanagan, sottolineando che Clayface sarà effettivamente un film horror a tutto tondo, sulla falsariga di La mosca di David Cronenberg, e più recentemente, abbiamo appreso che il film trarrà anche non poca ispirazione dal successo di body horror di Coralie Fargeat, The Substance.

“Clayface, vedete, è una storia horror hollywoodiana, secondo le nostre fonti, che utilizza l’incarnazione più popolare del cattivo: un attore di film di serie B che si inietta una sostanza per mantenersi al passo con i tempi, solo per scoprire di poter rimodellare il proprio volto e la propria figura, diventando un pezzo di argilla ambulante.”

Clayface dovrebbe essere girato in diverse location, tra cui Vancouver, Toronto e il New Jersey o Atlanta.

Scarlett Johansson evita per un pelo di diventare la cena di un dinosauro in una clip di Jurassic World – La Rinascita

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Manca meno di un mese all’uscita di Jurassic World – La Rinascita, e la Universal Pictures (tramite IGN) ha pubblicato un’entusiasmante prima clip dell’ultimo capitolo del franchise di enorme successo.

La scena mostra Zora Bennett (Scarlett Johansson) e la sua squadra intenti a ottenere un campione di DNA da un Mosasauro, cosa ovviamente molto più facile a dirsi che a farsi. Mentre Bennett prepara l’inquadratura, il gigantesco dinosauro acquatico si lancia sulla traiettoria della nave, facendola cadere in acqua.

Mentre Zora si aggrappa con tutte le sue forze, vediamo una splendida inquadratura del Mosasauro che la fissa da appena sotto la superficie. Ecco cosa ha detto Johansson del suo amore per il franchise, durato una vita, durante il CinemaCon di marzo.

“È sempre stato il mio sogno partecipare a un film di Jurassic Park. Questa volta sono andata direttamente da Steven Spielberg e gli ho detto che interpreterei qualsiasi ruolo, anche se venissi mangiata nei primi cinque minuti. Quindi è un onore incredibile essere qui.” Ha anche detto di essere determinata a “riportare la paura in Jurassic Park”.

I film di Jurassic World non hanno mai avuto problemi a riempire le sale nonostante le recensioni contrastanti, ma Dominion è stato visto da molti come un punto basso per il franchise. Riuscirà Jurassic World – La Rinascita a riconquistare i fan?

La prossima estate, a tre anni dalla conclusione della trilogia di Jurassic World, di cui ogni film ha superato il miliardo di dollari al botteghino mondiale, l’intramontabile serie di Jurassic si evolve verso una nuova e sorprendente direzione con Jurassic World – La Rinascita

Con l’iconica superstar dell’azione Scarlett Johansson, il talento emergente Jonathan Bailey e il due volte vincitore dell’Oscar® Mahershala Ali, questo nuovo capitolo ricco di azione vede un’intrepida squadra in corsa per assicurarsi i campioni di DNA delle tre creature più colossali tra terra, mare ed aria. Il film, interpretato anche dalle acclamate star internazionali Rupert Friend e Manuel Garcia-Rulfo, è diretto dal dinamico regista Gareth Edwards (Rogue One: A Star Wars Story) dalla sceneggiatura di David Koepp, sceneggiatore originale di Jurassic Park. 

Cinque anni dopo gli eventi di Jurassic World – Il Dominio, l’ecologia del pianeta si è dimostrata in gran parte inospitale per i dinosauri. Quelli rimasti, vivono in ambienti equatoriali isolati con climi simili a quelli in cui prosperavano un tempo. Le tre creature più gigantesche di quella biosfera tropicale possiedono la chiave per un farmaco che porterà miracolosi benefici salvavita all’umanità.

La candidata all’Oscar® Johansson interpreta l’esperta di operazioni segrete Zora Bennett, incaricata di guidare una squadra specializzata in una missione top-secret per ottenere materiale genetico dai tre dinosauri più imponenti del mondo. Quando l’operazione di Zora si incrocia con una famiglia la cui spedizione in barca è stata travolta da predatori acquatici preistorici, si ritrovano tutti bloccati su un’isola dove si troveranno faccia a faccia con una sinistra e scioccante scoperta che è stata nascosta al mondo per decenni. 

Ali è Duncan Kincaid, il più fidato leader della squadra di Zora; il candidato all’Emmy e vincitore dell’Olivier Award Jonathan Bailey (Wicked, Bridgerton) interpreta il paleontologo Dr. Henry Loomis; il candidato all’Emmy Rupert Friend (Homeland, Obi-Wan Kenobi) appare come il rappresentante di Big Pharma Martin Krebs e Manuel Garcia-Rulfo (The Lincoln Lawyer, Assassinio sull’Orient Express) interpreta Reuben Delgado, il padre della famiglia dei civili naufraghi. 

Il cast comprende Luna Blaise (Manifest), David Iacono (L’estate nei tuoi occhi) e Audrina Miranda (Lopez vs. Lopez) nel ruolo della famiglia di Reuben. Nel film compaiono anche, come membri delle squadre di Zora e Krebs, Philippine Velge (Station Eleven), Bechir Sylvain (BMF) e Ed Skrein (Deadpool). 

Jurassic World – La Rinascita è diretto dal vincitore BAFTA Edwards da una sceneggiatura di Koepp (La guerra dei mondi), basata sui personaggi creati da Michael Crichton. Il film è prodotto dal candidato all’Oscar® Frank Marshall e da Patrick Crowley, entrambi produttori storici del franchise di Jurassic e del blockbuster di quest’estate, Twisters. Il film è prodotto esecutivamente da Steven Spielberg, Denis L. Stewart e Jim Spencer.

I Fantastici Quattro: Gli Inizi, Sue Storm sarà la leader della squadra?

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Tradizionalmente, i Fantastici Quattro non hanno un leader, sebbene Mister Fantastic abbia spesso guidato la carica sulla carta. La Donna Invisibile ha ricoperto un ruolo simile, in particolare nelle recenti serie a fumetti di autori come Dan Slott e Ryan North.

Il personaggio di Sue Storm ha certamente bisogno di una rilettura al cinema, soprattutto perché è stata in gran parte relegata a un ruolo quasi di contorno nei film sui Fantastici Quattro della metà degli anni 2000. Sebbene l’interpretazione di Kate Mara abbia rappresentato un miglioramento, il suo lavoro è stato oscurato da una parrucca discutibile, dovuta alle riprese aggiuntive.

Parlando con Collider, il produttore di I Fantastici Quattro: Gli Inizi, Grant Curtis, ha promesso che l’MCU offrirà una Sue Storm poliedrica, che è potenzialmente rappresentata come la leader di questa squadra (o, quantomeno, come il personaggio principale del reboot).

“Se si ripercorrono i fumetti, ci si rende conto che Sue Storm è probabilmente la leader dei Fantastici Quattro, perché senza Sue Storm, tutto crolla”, ha spiegato. “Volevamo che esteticamente si frequentassero, ma in termini di personaggi e trattamento, chi dovesse essere al centro dell’attenzione, era come dire, ehi, raccontiamo la migliore storia possibile”.

Il sito ha anche parlato con Vanessa Kirby, che ha ricordato di aver riso con l’attore Pedro Pascal, interpretato da Reed Richards, quando hanno letto un fumetto degli anni ’60 in cui lo si vedeva comprare un vestito a Sue per impedirle di lamentarsi. Anche lei spera di modernizzare il personaggio, ma non voleva trasformare Sue in una “leader stronza e cattiva”. Piuttosto, si è impegnata a trovare una “genuina anima femminile”.

Parlando del supporto di Pascal durante quel processo, Kirby ha detto: “Non ho mai avuto un attore come controparte che si sia dimostrato così paritario e di supporto alla relazione, ma lo è stato anche il personaggio femminile che gli stava di fronte. Mi sento davvero grata ogni giorno di avere un attore come Pedro, così generoso”.

Ha risposto dicendo: “Adoro essere guidato in un certo senso. Quella che per me potresti identificare come generosità, semplicemente non lo è. Sono ispirato solo da… credo che le donne potenti siano state ciò che mi ha aiutato a sopravvivere”.

“Quindi, avere l’opportunità di stare al fianco di una di loro, di imparare da lei – semplicemente un partner, è una partnership; è un uomo e una donna, ma è anche una sorta di partnership trascendente nel lavoro e nei personaggi”, ha continuato Pascal. “E quindi, onestamente, non so davvero cosa cazzo farei senza di te [Vanessa]”.

Queste osservazioni genereranno le lamentele previste, ma è chiaro che tutti i soggetti coinvolti stanno seguendo i fumetti. Pascal e Kirby, nel frattempo, sembrano aver dedicato molta riflessione e tempo a rendere questa relazione perfetta sullo schermo.

La storia di I Fantastici Quattro: Gli Inizi sembra ruotare attorno a Sue, soprattutto perché sarà incinta di (e alla fine darà alla luce) Franklin Richards. La Donna Invisibile è stata riconosciuta come il membro più potente di questa squadra per decenni, quindi metterla in primo piano sembra la decisione giusta per l’introduzione della squadra nell’MCU.

I Fantastici Quattro: Gli Inizi

Il film Marvel Studios I Fantastici Quattro: Gli Inizi introduce la prima famiglia Marvel composta da Reed Richards/Mister Fantastic (Pedro Pascal), Sue Storm/Donna Invisibile (Vanessa Kirby), Johnny Storm/Torcia Umana (Joseph Quinn) e Ben Grimm/la Cosa (Ebon Moss-Bachrach) alle prese con la sfida più difficile mai affrontata. Costretti a bilanciare il loro ruolo di eroi con la forza del loro legame familiare, i protagonisti devono difendere la Terra da una vorace divinità spaziale chiamata Galactus (Ralph Ineson) e dal suo enigmatico Araldo, Silver Surfer (Julia Garner). E se il piano di Galactus di divorare l’intero pianeta e tutti i suoi abitanti non fosse già abbastanza terribile, la situazione diventa all’improvviso una questione molto personale.

Il film è interpretato anche da Paul Walter Hauser, John Malkovich, Natasha Lyonne e Sarah Niles. I Fantastici Quattro: Gli Inizi è diretto da Matt Shakman e prodotto da Kevin Feige, mentre Louis D’Esposito, Grant Curtis e Tim Lewis sono gli executive producer.

Masters of the Universe: uno sguardo al Principe Adam… da dietro una tenda!

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Le riprese del film live-action Masters of the Universe sono attualmente in corso a Wookey Hole, nel Somerset, dopo essere recentemente terminate alla Cattedrale di Wells. La star Nicholas Galitzine ha condiviso alcune foto e videoclip dell’enorme sistema di grotte sotterranee che si ritiene siano state scelte come set per le grotte di Eternia.

In una breve clip, l’attore può essere visto in posa da dietro una tenda con il suo costume da He-Man. È completamente oscurato, ma la silhouette rivela un dettaglio dell’abito. Non sorprende che questa prossima versione per il grande schermo del muscoloso eroe abbandonerà il perizoma peloso che il personaggio indossava nella serie animata originale in favore di una tunica di pelle o di Pteruges.

Abbiamo visto Nicholas Galitzine nei panni del Principe Adam (insieme a Camila Mendes nei panni di Teela) in alcune foto dal set, ma a parte una rivelazione parziale tramite il fotogramma iniziale della produzione (vedi sopra), non abbiamo ancora potuto vederlo completamente in modalità He-Man. Se girerà delle scene nel Somerset, in piena vista del pubblico, possiamo probabilmente aspettarci che Amazon MGM Studios pubblichi un’immagine ufficiale abbastanza presto.

Il live action di Masters of the Universe

La versione live-action della classica serie animata vedrà protagonista Nicholas Galitzine, ma anche la partecipazione di Morena Baccarin nel ruolo della Strega, e di James Purefoy e Charlotte Riley nei ruoli dei genitori di Adam, Re Randor e la Regina Marlena, insieme ad Alison Brie (GLOW, Community) nel ruolo del braccio destro di Skeletor, Evil-Lyn, Idris Elba (Thor, Luther) in quello di Man-At-Arms e Jared Leto (Morbius, Blade Runner 2049) in quello di Skeletor stesso. Nel frattempo, Sam C. Wilson (House of the Dragon) interpreterà Trap Jaw, con Kojo Attah (The Beekeeper) nei panni di Tri-Klops e Jon Xue Zhang (Eternals) nei panni di Ram-Man.

Dopo numerose false partenze, Netflix era pronta a sviluppare un lungometraggio tratto dall’amata serie animata già nel 2022, ma all’inizio di quest’anno abbiamo saputo che anche l’ultimo tentativo di far decollare il progetto era fallito.

Tuttavia, in seguito avremmo appreso che Amazon/MGM Studios aveva acquisito il film, con il regista di Bumblebee, Travis Knight, in trattative per la regia. L’uscita del film è ora prevista per il 5 giugno 2026. Chris Butler ha riscritto la sceneggiatura da una bozza iniziale di David Callaham (Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli). In precedenza, la regia era stata affidata ai fratelli Nee (La città perduta).

Todd Black, Jason Blumenthal e Steve Tisch saranno i produttori, insieme a DeVon Franklin. Masters of the Universe arriverà nelle sale il 5 giugno 2026.

Non aprite quella porta: i migliori creatori di Hollywood si sfidano per il franchise

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Non aprite quella porta è al centro di un contenzioso che sta coinvolgendo alcuni dei produttori hollywoodiani più importanti degli ultimi anni. Ma andiamo in ordine. I cambiamenti epocali nell’industria cinematografica post-pandemica sono innegabili e Hollywood sta cambiando rotta. L’era in cui si superava senza sforzo la barriera dei 500 milioni di dollari al botteghino globale con ogni blockbuster ad alto budget sembra svanita. Questo nuovo contesto sta spingendo molti studi a riconsiderare il loro programma, rendendo più difficile il via libera per molti costosi film estivi di successo.

In risposta a questa difficoltà, le produzioni si stanno rivolgendo con rinnovata attenzione a film horror più accessibili. Questo genere dimostra costantemente il suo valore, offrendo solidi ritorni al botteghino a fronte di un investimento ridotto. Il successo di questo approccio è già evidente, con un’ondata di franchise horror iconici che vengono rivitalizzati. Di recente abbiamo assistito a trionfali “requel” e a nuovi episodi che hanno dato nuova vita a serie come Final Destination, Scream e Saw.

E la rinascita dell’horror non accenna a fermarsi: progetti come So cosa hai fatto, Venerdì 13 e L’esorcista sono tutti attivamente in fase di sviluppo, preannunciando un futuro entusiasmante per il genere.

Ma in mezzo a questa rinascita, un classico dell’horror sta generando un’eccezionale quantità di entusiasmo, innescando una feroce guerra di offerte tra i principali studi cinematografici e le piattaforme di streaming. La proprietà intellettuale al centro di questa intensa competizione? Nientemeno che Non aprite quella porta.

Il classico slasher degli anni ’70 sta scatenando una vera e propria guerra di offerte al momento e sono coinvolti alcuni nomi molto interessanti, tra cui:

  • Si dice che il co-creatore di Yellowstone, Taylor Sheridan, sia molto interessato, essendo originario del Texas.
  • Oz Perkins (Longlegs, La scimmia) starebbe collaborando con Bryan Bertino (Gli sconosciuti) per un film prodotto da Neon.
  • J.T. Mollner, regista del prossimo adattamento di “La lunga marcia” di Stephen King, sta collaborando con il produttore Roy Lee per una serie TV su A24.
  • Separatamente, Lee ha anche un’offerta per un film su “Non aprite quella porta” su Netflix.
  • Infine, Jordan Peele (Scappa – Get Out, Nope) e la sua Monkeypaw Productions si sono uniti al gruppo e puntano a produrre un film per Universal.

I diritti del franchise di Non aprite quella porta sono attualmente controllati da Exurbia Films, una società parzialmente posseduta da Kim Henkel, co-sceneggiatore dell’originale del 1974. Exurbia ha incaricato l’agenzia Verve di supervisionare un’accesa guerra di offerte per la proprietà. Le proposte formali da parte di studi e registi inizieranno il 9 giugno 2025. L’ultimo capitolo della serie Non aprite quella porta è l’omonimo film del 2022, diretto da David Blue Garcia. In uscita in esclusiva su Netflix il 18 febbraio 2022, il film si configura come una continuazione diretta dell’originale del 1974, riprendendo la storia cinquant’anni dopo.

Non aprite quella porta è incentrato su un gruppo di giovani cittadini che si recano in una remota cittadina del Texas con l’intenzione di rilanciarla, solo per risvegliare l’orrore a lungo sopito di Leatherface. Nonostante la sua distribuzione di alto profilo, il film è stato accolto negativamente, ottenendo un punteggio del 30% dalla critica su Rotten Tomatoes e solo il 25% dal pubblico, sulla base di oltre 1.000 valutazioni degli spettatori.

Tom Felton sul suo debutto a Broadway nei panni di un adulto Draco Malfoy: “Emma mi farà ridere e uscire dal personaggio”

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I Tony Awards sono stato un attimo momento per Tom Felton per commentare il suo recente casting in “Harry Potter e la Maledizione dell’Erede” nei panni proprio di un adulto Draco Malfoy. L’attore, da sempre affezionato alla sua esperienza con il franchise e grande fan, ha espresso gioia e incredulità per aver ottenuto il ruolo e ha detto che molti dei suoi ex compagni di set gli hanno scritto per congratularsi con lui, tranne Matthew Lewis (Neville Paciock), che gli ha scherzosamente ricordato che ormai è troppo vecchio per queste cose!

Non solo, Tom Felton ha anche anticipato che probabilmente riuscirà a portare in sala molti dei membri del cast originale, compresa Emma Watson che, stando a quanto lui dice, sicuramente gli sorriderà e lo farà uscire dal personaggio!

È storia nota a tutti i fan di Harry Potter che tra Emma Watson e Tom Felton c’è sempre stato un legame speciale, tanto che all’inizio della produzione, la piccola Emma aveva anche una cotta per Tom (come lei stessa ha confessato). Crescendo insieme sul set, i due hanno sviluppato una grande amicizia che a quanto pare dura ancora oggi.

Tom Felton torna a Hogwarts. L’attore riprenderà il ruolo del biondo platino Draco Malfoy in “Harry Potter e la Maledizione dell’Erede” a Broadway. Entrerà in scena l’11 novembre per 19 settimane, fino al 22 marzo 2026. Questo segna il debutto di Felton a Broadway. È anche la prima volta che un membro del cast originale di “Harry Potter” si unisce alla produzione teatrale di “la Maledizione dell’Erede“.

La storia è ambientato 19 anni dopo l’ultimo romanzo di “Harry Potter”. Ora, come genitori, Draco – così come Harry, Ron e Hermione – sono cresciuti e stanno mandando i propri figli alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

“Partecipare ai film di ‘Harry Potter’ è stato uno dei più grandi onori della mia vita”, ha detto Tom Felton. “Partecipare a questa produzione sarà per me un momento di svolta, perché quando inizierò a recitare in ‘La Maledizione dell’Erede’ questo autunno, avrò la stessa età di Draco nello spettacolo. È surreale tornare a vestire i suoi panni – e ovviamente i suoi iconici capelli biondo platino – e sono entusiasta di poter vivere la sua storia e condividerla con la più grande community di fan del mondo. Non vedo l’ora di unirmi a questa incredibile compagnia e di far parte della comunità di Broadway”.

Harry Potter e la Maledizione dell’Erede” ha debuttato al Lyric Theatre nel 2018 dopo un debutto di successo nel West End, dove lo spettacolo è ancora in scena. Originariamente raccontato in due parti, la versione di Broadway è stata abbreviata dopo la pandemia e trasformata in un unico spettacolo di tre ore e mezza.

“Come fan del mondo magico, ci sentiamo incredibilmente fortunati di dare il benvenuto a Tom nella nostra famiglia di ‘Cursed Child’ a Broadway e di offrire ai fan di ‘Harry Potter’ in tutto il mondo l’emozione irripetibile di vederlo riprendere questo ruolo iconico, questa volta sul palco a New York City”, hanno detto i produttori dello spettacolo Sonia Friedman e Colin Callender. “Questo momento è potente su molti livelli: Tom farà il suo debutto a Broadway e segna un momento di chiusura del cerchio non solo per sé, ma anche per Draco. Può vestire di nuovo i panni di Draco, ma questa volta da adulto che affronta le sfide della genitorialità e il complicato significato dell’eredità”.

Sadie Sink estremamente cauta sul suo ruolo in Spider-Man: Brand New Day

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Prima Jean Grey, poi Gwen Stacy. I rumor sul ruolo di Sadie Sink in Spider-Man: Brand New Day si sprecano, ma lei non sembra intenzionata a lasciarsi sfuggire nulla. In occasione dei Tony Awards, Joshua Horowotz l’ha intervistata chiedendole se le voci su questi due personaggi fossero in qualche modo vicine alla verità, ma lei ha preferito riportare l’attenzione sull’evento dedicato a Broadway e ha detto in maniera netta: “Non ne parliamo ora!”. Ecco il video:

La prima trama di Spider-Man: Brand New Day

Intanto, una sinossi generica del film è emersa all’inizio di quest’anno, anche se non è chiaro quanto sia accurata. Tuttavia, ora abbiamo buone ragioni per credere che “l’improbabile alleato” di Spidey sarà Hulk.

Dopo gli eventi di Doomsday, Peter Parker è determinato a condurre una vita normale e a concentrarsi sul college, allontanandosi dalle sue responsabilità di Spider-Man. Tuttavia, la pace è di breve durata quando emerge una nuova minaccia mortale, che mette in pericolo i suoi amici e costringe Peter a riconsiderare la sua promessa. Con la posta in gioco più alta che mai, Peter torna a malincuore alla sua identità di Spider-Man e si ritrova a dover collaborare con un improbabile alleato per proteggere coloro che ama.

Spider-Man: Brand New Day condivide il titolo con un’epoca narrativa controversa, che ha visto la Marvel Comics dare all’arrampicamuri un nuovo inizio, ponendo fine al suo matrimonio con Mary Jane Watson e rendendo di nuovo segreta la sua identità. In quel periodo ha dovuto affrontare molti nuovi sinistri nemici ed era circondato da un cast di supporto rinnovato, tra cui un resuscitato Harry Osborn.

Spider-Man: Brand New Day è stato recentemente posticipato di una settimana dal 24 luglio 2026 al 31 luglio 2026. Destin Daniel Cretton, regista di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, dirige Spider-Man: Brand New Day da una sceneggiatura di Chris McKenna ed Erik Sommers. Tom Holland guida un cast che include anche Zendaya, Sadie Sink e Liza Colón-Zayas. Michael Mando è stato confermato mentre per ora sono solo rumors il coinvolgimento di Steven Yeun e di Mark Ruffalo.

Spider-Man: Brand New Day uscirà nelle sale il 31 luglio 2026.

James Gunn condivide un nuovo sguardo a Rick Flag Sr. di Frank Grillo

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In occasione del 60° compleanno di Frank Grillo, il co-CEO di DC Studios, James Gunn, ha condiviso una nuova foto del dietro le quinte di Rick Flag Sr. Non sappiamo se sia stata scattata sul set della seconda stagione di Superman o di Peacemaker, soprattutto perché Gunn era dietro la macchina da presa in entrambe. In ogni caso, questo sembra essere un anno importante per un personaggio che abbiamo incontrato per la prima volta nella serie animata Creature Commandos.

In Superman vedremo il personaggio rivelare che ora è al comando in A.R.G.U.S. (probabilmente a causa dell’ultimo errore di Amanda Waller), il che gli darà accesso a informazioni su chi ha realmente ucciso suo figlio: Christopher Smith. Il loro scontro promette di essere… violento.

Durante una recente intervista con Screen Rant, a Grillo è stato chiesto quanto del suo ruolo nel DCU sia stato pianificato da Gunn. “Tutto! Ecco perché James Gunn è l’uomo perfetto per questo ruolo”, ha spiegato. “Quando mi ha chiesto di interpretare il ruolo in Creature Commandos, mi ha inviato tutte le sceneggiature e non è stata cambiata una parola.”

“E poi, quando mi ha chiesto di interpretare Peacemaker, mi ha inviato tutte le sceneggiature e non è stata cambiata una parola. Il mio ruolo in Superman ha molto a che fare con Peacemaker, quindi è un tessuto connettivo”, ha scherzato Grillo. “E, naturalmente, non è cambiata una parola. Ma poiché [l’arco narrativo] è in continua evoluzione, è necessario essere coinvolti in modo molto più approfondito nel modo in cui i personaggi cambiano. Gunn è tutto incentrato sulla sceneggiatura: sceneggiatura, sceneggiatura, sceneggiatura.”

L’attore ha anche spiegato quanto la sua esperienza nel DCU sia diversa dal suo ruolo nel MCU nei panni del cattivo del franchise di Captain America, Crossbones.

“Mentre la Marvel inizia un film, una parte. E ha una sceneggiatura, ma non è una vera e propria sceneggiatura. Inizi, e poi a metà, dici ‘Oh oh…’. Personalmente preferisco che le sceneggiature siano [approfondite]”, ha detto Grillo, “il modo in cui James Gunn gestisce la DC è l’antitesi di come Kevin Feige ha gestito la Marvel, e – per me – è più appropriato”.

Date un’occhiata a questo nuovo sguardo al Rick Flag Sr., personaggio live-action della DCU, nei post social qui sotto.

Il cast di Superman

Superman è il primo film dei DC Studios scritto e diretto da James Gunn, con David Corenswet nei panni di Superman/Clark Kent.

Nel cast anche Rachel Brosnahan, Nicholas Hoult, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nathan Fillion, Isabela Merced, Skyler Gisondo, Sara Sampaio, María Gabriela de Faría, Wendell Pierce, Alan Tudyk, Pruitt Taylor Vince e Neva Howell. Il film sarà al cinema dal 9 luglio distribuito da Warner Bros. Pictures.

Superman”, il primo film dei DC Studios in arrivo sul grande schermo, è pronto a volare nei cinema di tutto il mondo quest’estate, distribuito da Warner Bros. Pictures. Con il suo stile inconfondibile, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo universo DC reinventato, con una miscela unica di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e da una profonda fiducia nella bontà del genere umano.

Produttori esecutivi di “Superman” sono Nikolas Korda, Chantal Nong Vo e Lars Winther. Dietro la macchina da presa, Gunn si è avvalso del lavoro di suoi collaboratori fidati, tra cui il direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, oltre al compositore David Fleming (“The Last of Us”), ai montatori William Hoy (“The Batman”) e Craig Alpert (“Deadpool 2”, “Blue Beetle”).

Dragon Trainer: recensione del live action

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Dragon Trainer: recensione del live action

Atteso forse più di altri grandi blockbuster che arriveranno nelle prossime settimane a illuminare gli schermi estivi dei cinema italiani, Dragon Trainer, il live action, plana nelle nostre sale con l’eleganza e la precisione di una Furia Buia. In un’Era cinematografica in cui rifare in “carne e ossa” classici d’animazione è divenuta la regola, grazie a Disney che ha riservato e riserverà questo trattamento a tutti i suoi capolavori animati, Dreamworks risponde a tono con un live action pieno di emozione e senso di meraviglia, riproponendo la storia di Hiccup, Sdentato, Astrid, Stoick e di tutti i vichinghi arroccati sull’isola di Berk.

Dean DeBlois riprende la regia del film, senza la collaborazione di Chris Sanders (che per questa stagione ha già brillato con il suo Il Robot Selvaggio), e ci accompagna nel viaggio di un ragazzo che facendosi strada tra le incomprensioni paterne e la “condanna” di non corrispondere alle aspettative della comunità, riesce a mostrare a tutti un percorso nuovo, fatto di collaborazione e comprensione, sia tra padri e figli che tra draghi e vichinghi.

Ricordate la trama di Dragon Trainer?

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Sull’aspra isola di Berk, dove vichinghi e draghi sono acerrimi nemici da generazioni, Hiccup (Mason Thames) si distingue. Figlio creativo ma trascurato del capo Stoick l’Immenso (Gerard Butler, che riprende il ruolo della serie animata), Hiccup sfida secoli di tradizione quando fa amicizia con Sdentato, un temuto drago Furia Buia. Il loro improbabile legame rivela la vera natura dei draghi, sfidando le fondamenta stesse della società vichinga. Con la feroce e ambiziosa Astrid (Nico Parker) e l’eccentrico fabbro del villaggio, Skaracchio (Nick Frost) al suo fianco, Hiccup affronta un mondo lacerato dalla paura e dall’incomprensione. Quando un’antica minaccia emerge del ventre infuocato della terra, mettendo in pericolo sia i vichinghi che i draghi, l’amicizia di Hiccup con Sdentato diventa la chiave per forgiare un nuovo futuro. Insieme, devono percorrere il delicato cammino verso la pace, librandosi oltre i confini dei loro mondi e ridefinendo il significato dell’essere un eroe e un leader.

Una storia immortale di draghi, vichinghi, padri e figli

Gli archetipi narrativi sono tali perché, in qualunque modo li si proponga, riescono sempre a parlare all’ascoltatore, sono universali. Dragon Trainer fonda la sua storia proprio sull’archetipica relazione conflittuale tra padri e figli, tra detentori del sapere passato e forza rinnovatrice verso il futuro, Stoick e Hiccup rappresentano a pieno questa dualità. Da una parte l’eroe, il capo villaggio, il vichingo esemplare che rientra alla perfezione nel suo ruolo, e che si aspetta dal figlio un approccio imitativo del suo percorso. Dall’altra Hiccup, magrolino e impacciato, con il profondo desiderio di compiacere il padre ma con un’indole diversa, aperta verso il nuovo, il cambiamento, il futuro, che vorrebbe solo essere ascoltato dal suo testardo genitore.

L’altro archetipo su cui fa leva Dragon Trainer è quello dell’amicizia tra diversi: vichinghi e draghi, nemici naturali, trovano il modo di coesistere perché Hiccup e Sdentato, per primi, hanno concesso all’altro il beneficio del dubbio, perché in quella creatura imprigionata, il ragazzo ha visto “la sua stessa paura”. L’accorgersi che il proprio avversario naturale ha le sue stesse emozioni, ha spinto il protagonista a fermare il suo coltello, la sua curiosità lo ha stimolato a avvicinarsi al drago, il suo ingegno lo ha portato a costruire un congegno che permettesse al menomato Sdentato di tornare a volare. Compassione, curiosità e intelligenza: Hiccup non è certamente un vichingo come gli altri e la sua originalità, dopo numerose peripezie, lo aiuterà a guidare il suo popolo verso una salvezza che non si riteneva nemmeno una possibilità.

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Regia mozzafiato che sfrutta l’action e elemento della fotografia

La trama inattaccabile di Dragon Trainer viene poi esaltata dalla regia di Dean DeBlois che si serve di ogni possibilità che gli offre il volo acrobatico della Furia Buia per proiettare gli spettatori in un’avventura davvero mozzafiato, senza mai trascurare l’aspetto emozionale e intimo della storia. Molto più articolato e ricco d’azione rispetto all’originale d’animazione, il travolgente finale è sempre un colpo al cuore (e un attentato ai dotti lacrimali) sebbene l’esito della battaglia e la sorte di Hiccup siano risaputi.

Chiaramente il passaggio in live-action ha reso tutto più “vero” e così anche le atmosfere, la luce di Berk e i colori che popolano l’isola sono spenti, poco sgargianti, almeno fino al momento dell’apertura finale, della riconciliazione tra bestie e uomini, della vera vittoria di Hiccup che, non riuscendo a adattarsi al suo mondo, è riuscito ad adattare il suo mondo a sé. Con il benestare di Stoick, finalmente.

Personaggi e facce

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L’aspetto più ostico di un live action è quello di riproporre dei volti e dei caratteri che tengono testa ai personaggi disegnati, e Dragon Trainer non fa eccezione. Dove trovare un volto arcigno e minaccioso, ma allo stesso tempo dolcissimo come quello di Scaracchio? E come riproporre in live action quella faccia lunga di Testa di Tufo? Ebbene, il casting di questo film lascia a bocca aperta, a partire dal suo protagonista, Mason Thames, con il suo naso appuntito e il volto curioso, un Hiccup perfetto che si contrappone alla notevole presenza scenica di Nico Parker. Forse il casting che ha fatto più discutere, per via del cambio di etnia, quello di Astrid si conferma perfetto. Il lavoro di riscrittura del film ha messo in trama il fatto che questo gruppo di vichinghi non sia canonicamente composto da norreni, ma la contaminazione etnica è stata resa esplicitamente un valore per il villaggio, in quanto Berk ha attirato i più grandi cacciatori di draghi da tutto il mondo. Così, Astrid, una perfetta leader e forse futura capo-villaggio (all’inizio del film), rientra perfettamente in questo nuovo moderno assunto della storia.

Nota particolare per il papà di Hiccup, che nell’originale aveva la voce di Gerard Butler. L’attore torna per il live action, dando vita a uno Stoick perfetto. La ricerca dei volti e dei caratteristi per tutti gli altri personaggi di contorno rende il film una galleria di ritratti particolari, magnetici e in alcuni casi incredibilmente simili ai corrispettivi animati: sì, parliamo proprio di Harry Trevaldwyn!

La soddisfazione dello spettatore

Con il suo live action, Dean DeBlois riesce a regalare agli spettatori, anche ai più affezionati all’originale, un’esperienza di grande soddisfazione: l’efficacia della storia rimane confermata anche a distanza di 15 anni, le potenzialità spettacolari di un volo a cavallo di drago sono moltiplicate e il cuore vibrante della storia rimane invariato, fino alla festosa esplosione di colori nel finale emozionante e liberatorio.

Mani nude: recensione del film di Mauro Mancini #RoFF19

Mani nude: recensione del film di Mauro Mancini #RoFF19

Mauro Mancini torna a dirigere Alessandro Gassman nel suo nuovo lavoro Mani nude, presentato nella sezione Grand Public alla Festa del Cinema di Roma. Gli affianca il giovane e talentuoso Francesco Gheghi, già vincitore del Premio Orizzonti come miglior attore alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia per Familia, qui chiamato ad una prova molto impegnativa.

La trama di Mani nude

Il diciottenne Davide, Francesco Gheghi, viene rapito una notte, fuori dal locale dove sta festeggiando con gli amici. Chiuso in un camion, è costretto a combattere a mani nude contro un avversario, fino a ucciderlo. A rapirlo è stato Minuto, Alessandro Gassmann, che subito lo conduce in una sorta di universo parallelo dove inizia per lui una nuova, assurda e terribile vita. Su una nave vivono e si allenano altri come lui, destinati a battersi in combattimenti clandestini, a mani nude, fino alla morte di uno dei due contendenti. Li chiamano cani, e come animali sono trattati. Minuto ha il compito di preparare Davide a combattere, mentre il boss, Renato Carpentieri, incassa i proventi delle scommesse sugli incontri clandestini. Tra il ragazzo e il suo maestro si instaura un rapporto quasi filiale. Incontro dopo incontro, Davide cova in sé la rabbia e la sete di vendetta che lo portano a sopravvivere, mentre una serie di interrogativi emergono. Perché Minuto ha scelto lui? Chi è davvero Minuto? Soprattutto, esiste una via di fuga da quell’inferno? Mentre i tasselli del puzzle si compongono, appare chiaro che nessuno è ciò che sembra e ognuno ha la sua colpa da espiare.

Mauro Mancini indaga il lato più oscuro dell’uomo

Dopo Non odiare, il regista indaga ancora il lato oscuro dell’animo umano e sentimenti come l’odio e la vendetta, che spesso portano alla violenza. Quella di Mancini, però, è una visione complessa, per nulla manichea, che mostra come ciascuno sia sempre un insieme di elementi anche fortemente contrastanti. Il bene e il male, sembra dirci il regista, fanno parte della natura umana e convivono anche nelle persone più insospettabili. Altra caratteristica che Mancini mantiene è quella di orchestrare la storia come un noir, questa volta più cupo e crudo che mai, in cui pian piano si scoprono pezzi della vicenda ed emerge qualcosa che era nascosto nel passato dei protagonisti.

Due prove attoriali impegnative e convincenti

Alessandro Gassmann in Mani Nudejpg

Francesco Gheghi e Alessandro Gassmann incarnano a pieno questa visione: entrambi responsabili di qualcosa che non riescono neppure a dire, entrambi colpevoli, ma al tempo stesso capaci di umanità, perfino di amore, verso una ragazza – Eva, Fotinì Peluso, per Davide – o verso una figlia, come per Minuto. I due attori sono stati posti quindi di fronte a sfide non facili e hanno potuto dare prova di saper interpretare un arco emotivo amplissimo. Gassmann, che sembra essere un carceriere insensibile e spietato, mostra poi le sue fragilità e un lato profondamente umano. Gheghi deve fare appello a tutte le sue risorse – e sembrano essere molte – per interpretare un adolescente confuso nella massa dei coetanei che diventa un killer rabbioso, accecato dall’odio, per poi mutare di nuovo e regalare altre sfumature al personaggio. Menzione va fatta, per Renato Carpentieri, che interpreta l’anima più nera del film.

Una costruzione distopica troppo cruda e violenta

Per Mani nude Mancini vuole fare le cose in grande e forse per questo, esagera. Il regista non si accontenta di una storia “ordinaria” che si trasforma in qualcosa di assai meno scontato, come era stato per Non odiare. Crea invece un vero e proprio universo distopico, una sorta di girone infernale nel quale si è sottoposti a una pena del contrappasso. Tutti i combattenti sono lì perché hanno dei conti in sospeso, dei torti o dei debiti da ripagare, come Puma, Paolo Madonna, cui Davide si legherà. Il loro diventa quindi un percorso di espiazione di una colpa, e di atroce sofferenza, per sé e per coloro di cui causano la morte. Non vi è traccia, invece, della ricompensa cui si fa riferimento nella citazione a inizio film. È proprio questo ad essere disperante: non esiste possibilità di ricompense, redenzioni o fughe, proprio come all’inferno: una volta entrati, vi si resta per l’eternità. Per rendere credibile questa visione, il regista deve chiaramente estremizzare ed enfatizzare il suo registro. Ma il tasso di violenza, di crudezza è davvero troppo elevato. C’è una ridondanza che può stancare, se non infastidire lo spettatore.

Mani nude è una costruzione coinvolgente, ma angosciante e senza speranza

Francesco Gheghi in Mani Nude

Allo stesso tempo, però, Mani nude coinvolge nel suo essere disturbante, claustrofobico, angosciante e spingere lo spettatore a seguire la vicenda per scoprirne l’evoluzione, mentre si interroga sulle pulsioni oscure oggetto del film. Mancini non usa mezze misure e spinge chi guarda fino al limite. Il lavoro lascia una sensazione di angoscia che perdura nel tempo, frutto della combinazione tra violenza, elementi cruenti e atmosfere cupe e inquietanti. Il tutto mette davvero a dura prova anche i più temerari. Mani nude è un film di violenza e rabbia, odio e vendetta, disperata ricerca di salvezza. Il tutto amplificato anche da un finale aperto. Il camion che gira in tondo è il perfetto emblema di una spirale che non si chiude. In questo universo provano a fare capolino dei sentimenti positivi, ma non trovano spazio.

Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo: trailer del sequel di Quel pazzo venerdì

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È finalmente arrivato il primo trailer ufficiale del sequel di Quel pazzo venerdì, Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo. In uscita quest’estate, Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo riunisce gli spettatori con la famiglia Coleman mentre Anna (Lindsay Lohan) si prepara per il suo imminente matrimonio, 22 anni dopo che lei e sua madre si sono scambiate i corpi e hanno imparato a mettersi nei panni l’una dell’altra. La storia però ama ripetersi, perché questa volta è la figlia di Anna a non essere contenta del matrimonio della madre, e insieme alla sua futura sorellastra escogita un piano per separare i genitori. Il trailer di Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo prepara il terreno: manca solo una settimana al matrimonio di Anna. Il suo fidanzato, Eric (Manny Jacinto), ha una figlia, ma i due bambini non vanno d’accordo.

Quale modo migliore per arrivare a un accordo se non quello di essere costretti a uno scambio di corpi a quattro? Le ragazze giurano di usare il loro nuovo status di “adulte” per impedire le nozze imminenti, e l’unico modo sicuro per rompere una relazione è riunire la madre con il suo primo amore. Sì, anche Chad Michael Murray riprende il suo ruolo. Guarda il trailer qui sotto:

Cosa significa questo per Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo

Jamie Lee Curtis and Lindsay Lohan in Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo (2025)
Foto di Glen Wilson/Glen Wilson – © 2025 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved.

La vita delle donne Coleman è appena diventata molto più complicata

Se pensavate che uno scambio di corpi tra due persone fosse complicato, provate con uno tra quattro. La figlia di Eric, Lily (Sophia Hammons), finisce nel corpo di Tess (Jamie Lee Curtis), mentre la figlia di Anna, Harper (Julia Butters), si scambia con sua madre. La posta in gioco è sicuramente più alta questa volta. Sì, Anna sta per sposarsi, proprio come sua madre quando era adolescente, ma c’è una differenza fondamentale: Anna non ha mai avuto un complice. Harper e Lily potrebbero causare danni seri mentre sono intrappolate nei corpi di Anna e Tess, a patto che riescano a coordinarsi.

Straw: il nuovo thriller di Tyler Perry debutta su Netflix con un ottimo punteggio su Rotten Tomatoes

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STRAW ha debuttato su Rotten Tomatoes con un punteggio del pubblico, e sembra che il nuovo thriller stia piacendo agli spettatori. Con Perry come sceneggiatore, regista e produttore, il nuovo film Netflix vede protagonista Taraji P. Henson nei panni di Janiyah, una madre single con una figlia affetta da una malattia cronica che, dopo una serie di sfortunati eventi, si ritrova dalla parte sbagliata della legge. Oltre a Henson, il cast di Straw include anche Sherri Shepherd, Teyana Taylor, Sinbad, Ashley Versher e Rockmond Dunbar, tra gli altri.

Dopo l’uscita del film il 6 giugno, Rotten Tomatoes rivela che Straw ha iniziato alla grande con un punteggio Popcornmeter dell’81% basato su oltre 100 valutazioni del pubblico. Anche se questo punteggio potrebbe variare con l’aggiunta di altre recensioni, il film ha avuto un inizio impressionante. Non è ancora stato assegnato un punteggio dalla critica, ma probabilmente ne apparirà uno man mano che emergeranno altre recensioni online.

Cosa significa questo per Straw

Perry è uno dei creatori di maggior successo di Hollywood e negli ultimi vent’anni si è costruito un pubblico appassionato. Straw è il seguito di Tyler Perry’s Duplicity (2025) e il nuovo film sta già ottenendo risultati molto migliori del suo predecessore. Duplicity ha ottenuto solo il 25% sul Popcornmeter di Rotten Tomatoes, indicando chiaramente una scarsa accoglienza da parte del pubblico. Come si può vedere dal grafico sottostante, Straw sta andando meglio anche di The Six Triple Eight (2024) e ha ottenuto il punteggio più alto tra gli ultimi cinque film di Perry.

Sebbene non ci siano ancora recensioni da parte della critica per Straw, le cose sembrano per ora piuttosto contrastanti. Delle otto recensioni disponibili su Rotten Tomatoes, cinque sono positive e tre negative.

Jai Courtney vuole tornare nel DCU di James Gunn nei panni di Capitan Boomerang

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La star di Suicide Squad Jai Courtney ha commentato le recenti indiscrezioni secondo cui potrebbe tornare nell’universo DC nei panni di Digger Harkness/Capitan Boomerang. L’attore ha interpretato per la prima volta questo ruolo nel film Suicide Squad del 2016, per poi riprenderlo nel The Suicide Squad del 2021, diretto dal co-CEO della DC Studios James Gunn. Altri membri del cast di rilievo in questi film includono Margot Robbie nel ruolo di Harley Quinn, Will Smith nel ruolo di Deadshot, Viola Davis nel ruolo di Amanda Waller, John Cena nel ruolo di Peacemaker e Idris Elba nel ruolo di Bloodsport. Nonostante sia sopravvissuto al primo film, Captain Boomerang è stato ucciso nella scena iniziale di The Suicide Squad.

Parlando con Screen Rant durante la promozione di Dangerous Animals, Courtney ha affrontato la possibilità di tornare alla DC nei panni di Capitan Boomerang o in un nuovo ruolo:

Screen Rant: Ho menzionato Boomerang. Recentemente hai fatto notizia dicendo che James potrebbe non aver chiuso completamente la porta.

Jai Courtney: Non si può dire nulla di questi tempi. In realtà avrei dovuto mordermi la lingua perché, tra l’altro, James non mi ha detto nulla al riguardo, quindi potrebbe essere stata solo una trovata per attirare clic. Ma, ascolta, tutto quello che ho detto è che se qualcuno mi chiamasse, mi presenterei e rifarei quel ruolo.

Screen Rant: È solo per Boomerang o sei aperto ad altri ruoli nel mondo DC?

Jai Courtney: Certo, perché no. Sono aperto a tutto. Possiamo sempre parlarne. Ma penso che il motivo sia che ho amato interpretare quel ruolo ed è stato triste abbandonarlo. Quindi, se c’è ancora qualcosa da sfruttare, sono a vostra disposizione.

Cosa significano i commenti di Jai Courtney sul DCU

In precedenza, Courtney aveva fatto notizia quando i suoi commenti avevano lasciato intendere che il ritorno di Capitan Boomerang potesse essere imminente. Secondo Courtney, Gunn lo ha rassicurato dopo aver saputo del destino del suo personaggio in The Suicide Squad. L’attore ha spiegato: “Ho detto: ‘Dai, amico. Boomerang è figo’. James mi ha risposto: ‘Sai che queste regole non valgono davvero. Solo perché muore qui non significa che se ne sia andato per sempre, giusto? E io ho risposto: ‘Certo che sì’.

A causa di questa interazione, Courtney ha detto che “da qualche parte nella [sua] mente, c’è una preghiera che un giorno vedremo ancora Boomerang.” Che questo si realizzi o meno non può essere escluso dal fatto che i film siano ambientati nel DC Extended Universe. Sebbene la maggior parte dei membri del cast di quel franchise non passerà al DCU, alcuni personaggi come Peacemaker e Waller manterranno gli stessi attori di prima. Dato che Courtney è apparso insieme a loro due, potrebbe essere più probabile un suo ritorno rispetto ad altri attori del DCEU, sia come variante che come resurrezione di questa iterazione.

Ballerina 2: anticipazioni sulla trama e cosa succederà a Eve dopo il finale dello spin-off di John Wick, secondo il regista

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Il regista di Ballerina Len Wiseman ha già in mente un possibile sequel. Il quinto film della serie John Wick si discosta dalla storia di Wick (Keanu Reeves) per concentrarsi principalmente su Eve Macarro (Ana de Armas), che cerca di vendicare suo padre (David Castañeda). Sebbene Eve riesca a ottenere la sua vendetta, nella scena finale si ritrova in una posizione precaria, poiché la setta decide di mettere una taglia sulla sua testa a causa del suo coinvolgimento nella morte del Cancelliere (Gabriel Byrne).

Mentre il film anticipa le prossime mosse di Eve, Wiseman ha pianificato minuziosamente dove porterà la storia della protagonista. In un’intervista con Entertainment Weekly, il regista ha spiegato che “non è facile andare via verso il tramonto”, quindi Eve dovrà “affrontare le conseguenze delle sue azioni. Sebbene abbia trovato rifugio al Continental, non potrà rimanere lì per sempre e la taglia sulla sua testa diventerà un problema sempre più importante per lei.

John Wick potrebbe anche continuare a essere coinvolto nella sua storia, dato il suo sostegno nella lotta contro il Culto. Ecco la sua citazione:

Si è rifugiata al Continental e la sua prossima mossa sarà capire come tutta la sua vita sia stata una menzogna. Ora capisce cosa suo padre stava davvero facendo per lei, capisce da dove viene e ha deciso: “Ho fatto una scelta. Ho le risposte che cercavo, ma in questo mondo ci sono delle conseguenze”. Ora deve affrontare le conseguenze che John Wick le ha prospettato, che Winston [Ian McShane] le ha prospettato. È un mondo brutale. Non è facile andarsene al tramonto. E così ora la prossima mossa di Eve è capire come affrontare le conseguenze delle sue azioni in questo [film].

Il Cancelliere le dice alla fine che questo ciclo continuerà: “Se mi uccidi, avrai tagliato la testa al serpente, ma il corpo continuerà a vivere”. Ci saranno delle conseguenze. E lei non ha ucciso l’intero villaggio.

Se dovessi davvero dare sfogo alla mia fantasia, sua madre scoprirebbe il villaggio e lo vedrebbe decimato e sua figlia uccisa, quindi le conseguenze potrebbero presentarsi in molte forme diverse. Inoltre, John è completamente fuori dai guai per averla aiutata alla fine? Tecnicamente ha seguito le regole in un certo senso, ma le ha un po’ aggirate. Non credo che nessuno se la cavi facilmente in questo mondo.

Cosa significa la taglia su Eva per Ballerina 2

Ana de Armas in Ballerina (2025)
Foto di Murray Close/Lionsgate/Murray Close/Lionsgate – © 2025 Lionsgate

Eva permette di comprendere meglio questo mondo

Il finale di Ballerina lascia sicuramente spazio a un sequel e a un’ulteriore esplorazione del personaggio di Eva. Ora si trova nella stessa posizione in cui era suo padre, avendo nemici nel Culto che vogliono ucciderla. Potrà anche aver ucciso il Cancelliere, ma non è abbastanza per distruggere il Culto. Come la missione di Wick contro l’Alto Consiglio, dovrà uccidere molte altre persone prima di poter davvero fare la differenza nel mondo sotterraneo. In questo modo, potrà continuare a crescere come assassina.

Affrontando il corpo del serpente, Eva offre una narrazione più incentrata sull’outsider.

Un potenziale sequel offre anche l’opportunità di conoscere meglio il mondo di John Wick senza guardare attraverso la lente del protagonista interpretato da Reeves. Dopotutto, Wick inizia la serie avendo già guadagnato una reputazione come assassino di fama mondiale, capace di incutere terrore nei cuori dei suoi nemici. Eva è certamente importante per il Culto, ma non è affatto rispettata a livello internazionale come Wick. Sarebbe affascinante saperne di più sulla vita di un normale assassino e sul pericolo che questa vita comporta per loro. Affrontando il corpo del serpente, Eva offre una narrazione più incentrata sull’outsider.

28 anni dopo sarà il miglior debutto della serie grazie alle prevendite record per un film horror del 2025

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28 anni dopo: secondo le previsioni, il tanto atteso sequel avrà il più grande successo al botteghino della serie. Scritto dal candidato all’Oscar Alex Garland e diretto da Danny Boyle, il terzo capitolo della saga horror arriverà nelle sale il 20 giugno, 18 anni dopo il sequel 28 settimane e 23 anni dopo l’originale 28 Giorni dopo. Il protagonista del film originale, Cillian Murphy, tornerà a recitare nel terzo capitolo insieme a Jodie Comer, Ralph Fiennes, Aaron Taylor-Johnson e altri.

Secondo Deadline, 28 Years Later dovrebbe registrare il miglior incasso della serie. Nelle prime 24 ore di prevendita, l’ultimo film horror ha superato Sinners e Final Destination Bloodlines come miglior film horror in prevendita del 2025, battendo i record di prevendita di Nosferatu e Alien: Romulus del 2024.

Il film dovrebbe incassare oltre 34 milioni di dollari nel weekend di apertura.

Cosa significa questo per 28 anni dopo

L’apertura di 28 anni dopo potrebbe essere superiore a quella dei due film precedenti messi insieme

28 anni dopo ha incassato circa 10 milioni di dollari al botteghino nella sua settimana di apertura e ha guadagnato oltre 82 milioni di dollari in tutto il mondo durante la sua permanenza nelle sale, a fronte di un budget di 8 milioni di dollari. Il sequel, 28 Weeks Later, ha incassato 9,8 milioni di dollari nel weekend di apertura negli Stati Uniti e ha chiuso la sua corsa con circa 65 milioni di dollari in tutto il mondo a fronte di un budget di produzione di 15 milioni di dollari. Sulla base dei dati di prevendita, 28 Years Later potrebbe finire per avere un weekend di apertura più grande dei due film precedenti messi insieme, con incassi previsti vicini alla metà del totale del sequel del 2007.

Il pluripremiato remake di Nosferatu di Robert Eggers ha chiuso la sua corsa nelle sale con 181 milioni di dollari, mentre Final Destination Bloodlines ha incassato oltre 236 milioni di dollari. Nel frattempo, Sinners ha recentemente superato i 350 milioni di dollari a livello globale, simile a Alien: Romulus. A giudicare dalle prevendite, 28 Years Later ha ottime possibilità di chiudere nella stessa fascia, il che significa che il film potrebbe superare e persino raddoppiare il totale incassato dai due precedenti capitoli (circa 150 milioni di dollari).

Taylor Sheridan e Jordan Peele in lizza per rilanciare un iconico franchise horror degli anni ’70

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Non aprite quella porta (The Texas Chainsaw Massacre) potrebbe essere oggetto di un reboot completo, e secondo alcune indiscrezioni Taylor Sheridan e Jordan Peele sarebbero in lizza per la regia. Uscito nel 1974, Non aprite quella porta (The Texas Chainsaw Massacre) era stato diretto da Tobe Hooper e aveva introdotto Leatherface, un personaggio che è diventato uno dei più iconici del genere horror. Il successo di questo film a basso budget ha dato vita a un franchise che ora conta nove capitoli, l’ultimo dei quali, Non aprite quella porta (The Texas Chainsaw Massacre) el 2022, è stato distribuito direttamente su Netflix, ottenendo recensioni negative.

Un nuovo report di Deadline rivela che una nuova versione di Non aprite quella porta (The Texas Chainsaw Massacre) potrebbe essere in arrivo. Lunedì si apriranno le offerte per i diritti del franchise, con cinque-otto studi cinematografici e piattaforme di streaming in lizza. Verve, la società che detiene i diritti del franchise dal 2017, supervisionerà le offerte. Secondo il rapporto, diversi studi cinematografici e creativi stanno presentando a Verve la loro visione del franchise, ma non è ancora emerso alcun favorito. Tuttavia, ci sono diversi nomi importanti in lizza.

Sheridan, che sarebbe solo il produttore del nuovo film, è uno dei nomi che secondo le indiscrezioni sarebbero interessati. Anche Peele e la sua società, Monkeypaw, sono emersi come nuovi interessati ai diritti. Come Sheridan, Peele sarebbe coinvolto nel nuovo film Non aprite quella porta (The Texas Chainsaw Massacre) solo come produttore.

Anche il regista di Longlegs, Oz Perkins, che produrrebbe e scriverebbe insieme a Bryan Bertino, è in lizza attraverso NEON. J.T. Mollner (Strange Darling) e il produttore Roy Lee sono anch’essi in lizza per portare in TV l’IP, con Glen Powell che dovrebbe essere coinvolto in un ruolo non da protagonista. Lee ha anche un’idea per un film basato sull’IP, che approderebbe su Netflix.

Cosa significa questo per Texas Chainsaw Massacre

Sheridan è meglio conosciuto come il creatore dell’universo Yellowstone, con altre serie TV tra cui Mayor of Kingstown, Tulsa King, Lioness e Landman. Sheridan ha anche scritto le sceneggiature di film come Sicario (2015), Hell or High Water (2016) e Wind River (2017), quest’ultimo anche diretto da lui. Sheridan è nato in Texas e lo Stato è stato protagonista di molti dei suoi progetti cinematografici e televisivi, quindi non sorprende che sia interessato a Non aprite quella porta (The Texas Chainsaw Massacre). Sheridan, tuttavia, non ha alcuna esperienza nella scrittura, nella regia o nella produzione di film horror.

Peele, invece, è meglio conosciuto per i film horror. Dopo aver iniziato la sua carriera nella commedia, Jordan Peele ha diretto film come Get Out (2017), Us (2019) e Nope (2022), oltre a produrre progetti horror come Lovecraft Country e Candyman (2021).

Il primo capitolo della serie è un classico dell’horror, ma in sostanza tutti i successivi Texas Chainsaw Massacre sono stati accolti male dalla critica, il che significa che sia Sheridan che Peele avrebbero l’opportunità di rivitalizzare il franchise in modo significativo.

James Gunn rivela che il montaggio finale di Superman è ora completo: “Abbiamo finito al 100%”

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Secondo il regista James Gunn, gli effetti visivi per Superman sono stati ufficialmente completati, il che significa che il processo di montaggio complessivo del primo film dell’universo DC è terminato. In uscita l’11 luglio, il film vede protagonisti David Corenswet, Nicholas Hoult, Rachel Brosnahan, Anthony Carrigan, Edi Gathegi, Sara Sampaio, Isabela Merced e Nathan Fillion.

Superman segue Clark Kent/Superman interpretato da Corenswet dopo un incidente internazionale che lo ha messo nei guai nonostante abbia salvato molte vite. Questo ha anche attirato l’ira di Lex Luthor (Holt), che è diventato geloso dell’attenzione ricevuta da Superman. Il giovane eroe incontrerà anche la Justice Gang, un gruppo di supereroi aziendali che vedono il mondo in modo diverso dal gentile Uomo d’Acciaio.

Su Instagram, Gunn ha condiviso una foto di se stesso e di alcuni membri del cast sul set del Daily Planet, dove lavorano Clark Kent (Corenswet) e Lois Lane (Brosnahan). Ha commentato il post: “L’ultima scena con effetti speciali è stata completata e inserita in Superman. Abbiamo finito al 100%. Grazie a tutti i miei collaboratori! È stata una gioia. E per tutti voi, non vedo l’ora che il film esca l’11 luglio.

 

 

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Cosa significa il post di James Gunn su Superman

David Corenswet in Superman (2025)

Sebbene possa sembrare strano che il montaggio sia stato completato solo ora, non è raro che i film, specialmente quelli di grande budget come Superman, subiscano modifiche agli effetti speciali poco prima della data di uscita. Ciò è ancora più vero se si considera la quantità di effetti generati al computer utilizzati nella maggior parte dei film di supereroi. Date le numerose abilità di Superman, è logico che questi effetti visivi richiedano molto tempo (e budget) per essere realizzati in modo convincente. Inoltre, la colonna sonora di Superman è stata probabilmente composta quasi interamente dopo la fine delle riprese, il che potrebbe aver contribuito ai tempi di montaggio.

Alcuni articoli hanno ipotizzato che l’interferenza dello studio fosse la causa principale delle modifiche aggiuntive o della durata “breve” di 129 minuti. Tuttavia, Gunn ha smentito in modo inequivocabile, affermando: “Non c’è nulla di vero. E non potrebbero farlo nemmeno se lo volessero. È un film della DC Studios.

I commenti di Steven Spielberg su Guardiani della Galassia sono di buon auspicio per il Superman della DCU

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Steven Spielberg ha espresso apertamente le sue opinioni sui film di supereroi, ma allo stesso tempo, il suo elogio positivo di un film della MCU è di buon auspicio per il Superman della DCU. Il genere dei supereroi ha ricevuto molte critiche dai cosiddetti registi “seri”. Nonostante dominino il botteghino, creino una domanda incredibile e ispirino vaste comunità di fan che la pensano allo stesso modo, non tutti a Hollywood considerano i film di supereroi come cinema.

Ovviamente, i film sui supereroi vengono proiettati sul grande schermo nei cinema, ma quando si discute di cinema e di cosa dovrebbe essere questo mezzo, spesso i film sui supereroi vengono ignorati a causa del loro uso massiccio di CGI, delle loro premesse fantastiche e dell’evasione dalla realtà che li rende così attraenti. Ma uno dei più grandi registi viventi ha elogiato senza riserve un film dell’MCU.

Steven Spielberg ha espresso notevole approvazione per il primo film MCU di James Gunn

James Gunn 2023
Il regista statunitense James Gunn arriva alla premiere di Los Angeles della Warner Bros. ‘The Flash’ tenutasi al TCL Chinese Theatre IMAX il 12 giugno 2023 a Hollywood, Los Angeles, California, Stati Uniti. — Foto di imagepressagency – DepositPhotos

Spielberg sottolinea ciò che rende grande un film di supereroi

Steven Spielberg, il regista di capolavori fondamentali del cinema come Jurassic Park, E.T. l’extra-terrestre, Lo squalo, Schindler’s List e i film di Indiana Jones, ha espresso la sua opinione sui film di supereroi. E sebbene in generale sembri trovare poco coinvolgente il distacco dalla realtà e i supereroi più grandi della vita, ha elogiato alcuni film del genere, tra cui Guardians of the Galaxy di James Gunn.

Mi piacciono molto Superman di Richard Donner, Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan e il primo Iron Man, ma il film di supereroi che mi ha colpito di più è uno che non si prende troppo sul serio: Guardiani della Galassia. Quando la proiezione è finita, sono uscito con la sensazione di aver visto qualcosa di nuovo al cinema, senza cinismo o paura di essere cupo quando necessario.

Nel 2016, mentre partecipava al Festival di Cannes, Spielberg ha citato i film di supereroi che riteneva i più forti del genere (tramite CBR). Tra questi c’erano Superman di Richard Donner, Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e Iron Man di Jon Favreau. Tuttavia, ha evidentemente sottolineato che Guardiana della Galassia di James Gunn era il suo film preferito dell’intero genere.

I commenti di Steven Spielberg su Guardiani della Galassia sono di buon auspicio per il Superman della DCU

Chris Pratt in Guardiani della Galassia (2014)
Foto di Jay Maidment – © 2013 – Marvel Studios

L’elogio di Spielberg è già un onore considerevole, ma vedere Gunn al vertice di questo gruppo di registi e film iconici è un risultato straordinario. E la dice lunga sul potenziale di del Superman di James Gunn per lanciare la DCU con un livello equivalente di abilità e narrazione, o potenzialmente anche di più considerando gli anni di esperienza che Gunn ha maturato da quando GotG è uscito nel 2014.

Il fatto è che, nonostante l’ambientazione fantastica di GotG, Gunn è riuscito a portare la storia a un livello in cui ha trovato riscontro nel pubblico, suscitando emozioni genuine e trasmettendo un senso di valore. Sì, c’è un albero parlante e un procione con un problema di atteggiamento che viaggiano su una nave con un umano lontano da casa e una donna verde, ma la capacità di Gunn di arrivare al cuore della storia e di trasmetterla al pubblico sembra essere un talento eccezionalmente raro, che tornerà utile a Superman.

In COPERTINA: Steven Spielberg arriva alla 50ª edizione dell’AFI (American Film Institute) Life Achievement Award 2025 in onore di Francis Ford Coppola. Foto di Image Press Agency via Depositphotos.com

Il grande Lebowski: la spiegazione del finale del film

Il grande Lebowski: la spiegazione del finale del film

Il finale di Il grande Lebowski è un caos totale risolto nel modo più ordinato possibile. Una serie di trame assurde si scontrano nei momenti finali del film dei fratelli Coen del 1998, e il trio composto da Walter, Donny e il “Drugo” viene drasticamente strappato dalla sua vita tranquilla per confrontarsi con milionari, nichilisti, pederasti e persino con se stessi. Data la sua natura caotica e senza scopo, Il grande Lebowski può essere etichettato come un film “senza trama” con pochi conflitti rilevanti; il punto di forza del film è proprio il modo in cui affronta una serie di questioni apparentemente irrilevanti che spingono i personaggi in uno stato di caos inesorabile.

Il grande Lebowski è dunque un esercizio di genere impeccabile che sfida la narrazione convenzionale in modo accessibile, e il finale del film ne è la dimostrazione perfetta, flirtando con drammi strappalacrime senza rinunciare alla sua commedia slacker. Inoltre, i film polizieschi sembrano essere la specialità dei fratelli Coen, e questo esplora molti degli elementi del genere senza immergersi completamente in esso, trasformandosi rapidamente in una satira quando le minacce e i nemici arrivano quasi a compiere il danno che i protagonisti causano a se stessi, creando dinamiche interessanti tra i personaggi che raggiungono il loro punto di ebollizione quando il finale costringe i personaggi a riflettere sul caos causato dalle loro azioni sconsiderate.

Cosa succede nel finale di Il grande Lebowski e perché

Il finale de Il grande Lebowski è un tipico caso in cui più persone cercano di avere la meglio l’una sull’altra fino a quando la situazione non degenera in un punto di non ritorno. Il Drugo si trova al centro di tutta la confusione, completamente ignaro del tradimento che lo spinge nell’assurda avventura che segue. Dopo aver appreso da Maude che il ricco (grande) Lebowski potrebbe non essere chi sembra, comincia a sospettare di essere stato ingannato per tutto questo tempo da tutte le parti in causa, a cominciare dal milionario, spingendolo a convocare Walter e a recarsi a casa di Lebowski dove la verità viene rapidamente svelatai, naturalmente in modo piuttosto stupido.

Il Grande Lebowski

 

Non appena il Drugo entra in casa di Lebowski, si imbatte in Bunny che sta facendo casino e va direttamente nell’ufficio di Lebowski per chiarire le cose. Lì scopre che i nichilisti sono entrati in scena solo perché volevano usare la scomparsa di Bunny come una facile scappatoia per prendere i soldi da Lebowski, il quale, a sua volta, ha approfittato della confusione per sottrarre denaro dalla sua istituzione di beneficenza, usando il Drugo come corriere di una transazione che si è rivelata falsa quanto la borsa di Walter. La verità viene rivelata, ma Drugo sa che non può ricavarne nulla e torna semplicemente alla sua routine.

Il grande Lebowski si conclude tristemente con un ultimo conflitto, che coinvolge i cosiddetti nichilisti, il gruppo di tedeschi che ha minacciato il Drugo, ora tornati per reclamare il riscatto che non è mai arrivato nelle mani del protagonista. In un confronto esilarante e patetico, Walter combatte gli uomini in modo brutale e trionfa, ma Donny muore improvvisamente per un attacco di cuore. E così rimangono in due, il Drugo e Walter, senza altro da fare che andare al bowling. In una narrazione finale dello sconcertante Straniero, egli racconta al pubblico che Maude è rimasta incinta, il che significa che c’è un piccolo Lebowski in arrivo.

La verità sulla scomparsa di Bunny

Il modo in cui Il grande Lebowski prende in giro il suo pubblico è uno dei motivi principali per cui è uno dei migliori film dei fratelli Coen. All’inizio, la scomparsa di Bunny sembra essere il mistero più grande del film, e i personaggi discutono costantemente su cosa le sia realmente successo. Le teorie vanno dal rapimento da parte di sé stessa per estorcere un po’ più di denaro a Lebowski, al suo rapimento da parte degli imprevedibili nichilisti tedeschi, che si sono dimostrati piuttosto pericolosi. Alla fine, si scopre che Bunny è semplicemente andata fuori città senza avvertire nessuno, tornando incolume dopo che i nichilisti hanno usato la sua scomparsa per ricattare Lebowski.

Secondo il Drugo, il dito del piede mozzato inviato dai nichilisti sembra confermare che Bunny sia in pericolo, mentre Walter è sicuro che potrebbe essere il dito di chiunque e che i tedeschi stiano solo bluffando. In una scena successiva, il mistero più grande di Il grande Lebowski viene risolto grazie a un piccolo dettaglio che può facilmente sfuggire: mentre i nichilisti discutono il loro piano in una tavola calda, c’è una rapida inquadratura del piede della donna coperto di bende e con un dito mancante. Dato che Uli Kunkel conosceva bene Bunny, ha approfittato dei suoi giorni di assenza e ha dipinto il dito finto proprio come lei era solita dipingere il suo.

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La borsa di Lebowski

Dopo che il Drugo viene incaricato di fungere da corriere per il riscatto di Bunny, Walter decide di sostituire la borsa con i soldi con una borsa contenente la sua biancheria intima, convinto che Bunny si sia rapita da sola. Il piano era quello di tenere i soldi per sé piuttosto che ricevere la modesta commissione del corriere, ma i due finiscono per perdere la borsa originale, impedendo al Drugo e a Walter di controllarla e rendersi conto che anche quella era una borsa falsa. Con la borsa “originale” scomparsa, i due sono spinti in uno stato di sospetto, sapendo che non avrebbero avuto i soldi se i nichilisti li avessero cercati, ignari del fatto che non li avrebbero avuti in ogni caso.

Per cominciare, Jeffrey Lebowski non si curava del destino di Bunny perché aveva chiuso con lei, il che lo spinse a consegnare al Drugo una copia e a lasciare che fosse lui a occuparsi dei ricattatori, tenendo segretamente il milione di dollari e risolvendo due problemi in una volta sola. Dato che la borsa originale non conteneva denaro e non è mai arrivata a riva, i sospetti di Walter su Larry, l’adolescente i cui compiti sono stati trovati nell’auto del Dude, erano infondati e hanno solo reso la loro situazione più difficile. Nonostante tutta la confusione, il piano si chiude quando i nichilisti tedeschi si rivoltano contro il Dude alla ricerca del denaro, mentre il grande Lebowski esce indenne dalla situazione.

La spiegazione del ruolo dei nichilisti

I principali antagonisti del film, i nichilisti tedeschi, vedono la scomparsa di Bunny come l’occasione perfetta per chiedere soldi a Jeffrey Lebowski in cambio della ragazza, ma poiché tutto ciò che ottengono è una borsa di biancheria intima di Walter, rivolgono la loro attenzione sul Drugo e i suoi amici. Sono guidati da Uli Kunkel, che una volta ha recitato in un video porno prodotto da Jackie Treehorn insieme a Bunny, il che spiega il legame tra i due. Prima di dedicarsi al crimine e al nichilismo, il gruppo faceva parte di una band di musica elettronica chiamata Autobahn, che suona alla radio durante la rissa nel parcheggio.

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Il vero significato del finale di Il grande Lebowski

In modo del tutto assurdo, Il grande Lebowski sembra racchiudere tutte le tendenze e le idiosincrasie che hanno dominato i primi anni ’90 nella figura del Drugo, che incarna vividamente la cultura slacker che è cresciuta contemporaneamente nelle strade e nell’arte. Nel finale del film, tutte le stranezze del decennio si scontrano a favore di una satira intelligente che, indipendentemente da tutte le atrocità casuali in corso, non è certamente frutto del caso. La catena filosofica nichilista ha uno scopo preciso: rappresenta l’opposto assoluto di ciò che predica il Drugo, ovvero la passività di fronte all’assurdità della vita.

I nichilisti di Il grande Lebowski rappresentano quindi l’ipocrisia generazionale che trova conforto nel trovare scappatoie per sfruttare le persone, mentre il Drugo trova pace nel suo circolo vizioso individuale, tornando alla sua routine con tranquillità dopo che il circo è finito. Tale ipocrisia si applica a tutti i personaggi peculiari che il Drugo incontra lungo il percorso, dal piano di gravidanza di Maude al tradimento di Jeffrey Lebowski. Egli accetta passivamente il suo fardello come se fosse una semplice distrazione. Alla fine, ci sono quelli che usano, quelli che accettano di essere usati e quelli che muoiono cercando di prendere una decisione. Come narra lo Straniero, il Drugo “se la prende comoda per tutti noi peccatori”.

Unknown – Senza identità: la spiegazione del finale del film

Unknown – Senza identità: la spiegazione del finale del film

E se fossi un assassino altamente addestrato che ha sviluppato un’amnesia e, man mano che inizi a recuperare i tuoi ricordi, diventassi moralmente contrario alla tua vita precedente? Questo è il succo della trama del thriller d’azione del 2011 con Liam Neeson, Unknown – Senza identità. Nel film l’attore interpreta Martin Harris, un bioscienziato sposato con un’altra bioscienziata, Liz (January Jones) — o almeno così crede. Mentre partecipa a una conferenza a Berlino, Harris rimane coinvolto in un terribile incidente stradale e subisce una ferita alla testa che gli fa perdere quasi completamente la memoria della sua vita passata. Quando torna da sua moglie, scopre che un altro uomo di nome Martin Harris (Aidan Quinn) ha preso il suo posto.

Quello che inizia come un thriller psicologico sconvolgente si evolve in una storia di spionaggio imperdibile, man mano che Harris scopre lentamente la verità. Si scopre che “Martin Harris”, il bioscienziato, era solo la sua identità di copertura per la sua ultima missione. ‘Martin’ e “Liz” sono stati mandati a Berlino per assassinare un vero scienziato di nome Bressler (Sebastian Koch), che ha sviluppato una varietà di mais geneticamente modificato in grado di crescere in qualsiasi clima. Si tratta di una scoperta scientifica che andrebbe a beneficio di tutta l’umanità, tranne che delle multinazionali agricole che attualmente controllano il mercato mondiale del mais.

Il nuovo Martin non vuole uccidere Bressler, ma è quasi troppo tardi. Quando finalmente scopre la verità, viene anche a sapere che lui e Liz hanno già piazzato una bomba nella suite dell’hotel di Bressler. Il resto del film diventa quindi una corsa contro il tempo per fermare l’assassinio in cui Martin non crede più e alla fine riesce a portare a termine la sua missione. Tuttavia, oltre all’azione e alla bravura di Liam Neeson, Unknown – Senza identità è in definitiva un film sui limiti di quanto una persona possa cambiare. In questo articolo, approfondiamo dunque il significato del finale.

Unknown - Senza identità film

La trasformazione di Martin non sarebbe stata possibile senza Gina

Prima di arrivare al finale, vale la pena di capire come Martin sia arrivato a opporsi al complotto di assassinio e come questo influisca sullo sviluppo del suo personaggio. Subito dopo l’incidente d’auto, che lo ha lasciato annegare nel fiume Sprea, Martin è stato salvato da una rifugiata bosniaca e tassista di nome Gina (Diane Kruger). Lei è una civile innocente e i due si incontrano per puro caso. Gina è gentile con il confuso amnesico e Martin le è grato. Essendo un assassino che viaggia per il mondo e che (fino a quel momento) ha quasi sempre interagito con il mondo esterno attraverso un’identità di copertura, Martin non è abituato alla gentilezza degli sconosciuti. Quindi, la gentilezza di Gina inizia a cambiarlo, prima ancora che lui si renda conto di stare cambiando.

Ben presto, però, Gina si ritrova in pericolo. Mentre Martin indaga sul suo passato, i suoi ex datori di lavoro cercano ripetutamente di ucciderlo per eliminare le prove, e Gina rimane coinvolta nella sparatoria. Questo fa cambiare anche lei, costringendola a combattere e uccidere per sopravvivere. Man mano che Martin comincia a scoprire chi è, si rende conto di essere responsabile non solo del complotto contro Bressler, ma anche, in parte, di tutto ciò che sta accadendo a Gina. Nella sua vita passata, i danni collaterali erano un costo accettabile per fare affari. Ma per il nuovo Martin, Gina deve essere salvata. La domanda allora diventa: è troppo tardi per fare qualcosa al riguardo?

È solo una trasformazione parziale

Negli ultimi 20 minuti del film, Martin e Gina si affrettano quindi a fermare il complotto per assassinare Bressler. Ci riescono però solo in parte. Pur salvando Bressler e i suoi figli, non riescono a impedire che la bomba faccia saltare in aria l’hotel, anche se sembra che nessuno sia rimasto ferito nell’esplosione. Dopo aver fermato l’assassinio, a Martin resta solo una cosa da fare: recuperare la ricerca di Bressler. Per farlo, si trova faccia a faccia con il suo sostituto, l’impostore Martin, per uno scontro finale. Questa sequenza rappresenta essenzialmente la battaglia tra chi era Martin e chi è attualmente.

Liam Neeson e Diane Kruger in Unknown - Senza identità

 

Il Martin appena illuminato alla fine sconfigge l’impostore, ma solo dopo aver recuperato gli ultimi ricordi di chi era, comprese le sue abilità di combattimento corpo a corpo. Martin uccide brutalmente l’impostore Martin e, così facendo, scopre i limiti di quanto può cambiare. Potrà anche essere una persona nuova, ma è ancora un brutale assassino. Peggio ancora, Gina assiste a questo momento. Per un attimo teme persino che lui possa fare del male a lei. Quando vede la ferocia di cui Martin è capace, il suo modo di vederlo cambia. Attraverso gli occhi di Gina, Martin capisce che non può semplicemente allontanarsi dai suoi peccati passati. Tuttavia, il film riesce comunque a concludersi con un finale in qualche modo speranzoso.

Dopo che Bressler ha reso pubblica la sua ricerca, Martin e Gina ottengono infatti nuove identità che permetteranno loro di ricominciare da capo, o almeno di ricominciare nel modo più fresco possibile, dato che Martin è un ex assassino. Quest’ultimo se ne va allroa zoppicando da Berlino, letteralmente danneggiato dall’intera esperienza. È dubbioso sul fatto di poter lasciarsi il passato alle spalle, ma è ancora disposto a provarci. E, a volte, provare è tutto ciò che si può fare. Unknown – Senza identità si conclude così su una nota ambigua, lasciando allo spettatore il compito di continuare la riflessione su quanto sia o meno possibile cambiare e diventare altro da ciò che si è sempre stati.

Black Box – La scatola nera: la storia vera dietro il film

Black Box – La scatola nera: la storia vera dietro il film

Black Box – La scatola nera è un thriller francese del 2021 diretto da Yann Gozlan che si distingue per la sua tensione psicologica e il forte ancoraggio alla realtà. Il film si muove tra le coordinate del giallo investigativo e del dramma paranoico, seguendo le vicende di Mathieu Vasseur, un giovane e brillante analista di incidenti aerei incaricato di indagare su un misterioso disastro che coinvolge un volo commerciale. La sua missione consiste nel ricostruire ciò che è accaduto ascoltando i dati registrati nella scatola nera dell’aereo, ma man mano che l’indagine procede, le sue scoperte mettono in discussione le versioni ufficiali e lo spingono in una spirale di ossessione e pericolo.

Il film affronta numerosi temi di grande attualità: la fiducia nella tecnologia, i limiti della verità ufficiale, il potere delle grandi aziende e l’importanza della trasparenza nel settore dell’aviazione civile. Black Box – La scatola nera esplora però anche la solitudine e la fragilità di chi cerca la verità in un sistema che tende a proteggerne gli interessi, mostrando come la ricerca della giustizia possa trasformarsi in un percorso tanto nobile quanto destabilizzante. La costruzione narrativa serrata e l’ambientazione claustrofobica – tra uffici, cabine di registrazione e archivi tecnici – contribuiscono a generare una tensione costante, sorretta da una regia precisa e dall’intensa interpretazione di Pierre Niney.

Quello che rende Black Box – La scatola nera ancora più affascinante è il suo legame con fatti reali: la storia trae infatti ispirazione da diversi incidenti aerei realmente accaduti e in particolare dalle indagini sul volo Air France 447 del 2009. L’analisi delle scatole nere, la pressione sulle autorità e i dubbi sollevati sulle dinamiche del disastro hanno fornito spunti essenziali per la costruzione della trama. Nel corso dell’articolo andremo ad approfondire le vere vicende che hanno influenzato il film e a capire come la realtà abbia nutrito la finzione in modo tanto realistico quanto inquietante.

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Black Box - La scatola nera spiegazione finale

La trama di Black Box – La scatola nera

Il film segue le vicende legate al disastro di un aereo precipitato sulle Alpi. Un aeromobile nuovo di zecca con 300 passeggeri a bordo, si schianta infatti con un’incredibile rapidità e con una dinamica misteriosa. A occuparsi del caso è il giovane Mathieu Vasseur, tecnico della BEA, l’autorità responsabile delle inchieste sulla sicurezza nell’aviazione civile. Quando viene rinvenuta la scatola nera, non sembra risultare nulla di anomalo e il caso viene chiuso in fretta. Tuttavia, Vasseur poco convinto dell’esito, continua le sue indagini personali.

Le tracce audio rivelano infatti dei dettagli che gli fanno pensare a una manomissione del contenuto della scatola nera. La sua ipotesi diventa dunque quella di un attentato. Contravvenendo agli ordine del suo capo Philippe Rénier, Mathieu inizia allora una coraggiosa ricerca di prove in grado di confermare la sua tesi. Una decisione che metterà però in serio pericolo la sua carriera e la sua vita.

La storia vera dietro il film

Il film di Gozlan, pur non essendo tratto da un singolo evento reale, si nutre di analogie e suggestioni provenienti dal mondo dell’aviazione civile. Sin dal primo momento, il regista ha mostrato una comprovata passione per questo universo, definendolo perfettamente adatto al cinema per via delle tensioni tra costruttori aeronautici, compagnie aeree e piloti. Per rendere credibile la storia, il team ha coinvolto esperti della BEA – l’organo francese che indaga sugli incidenti – e ha svolto riprese nella sede reale di Le Bourget. Il risultato è un thriller dall’altissima verosimiglianza tecnica che ben sfrutta l’enigma della scatola nera, vera protagonista del film.

Black Box - La scatola nera Pierre Niney

Gozlan ha poi mescolato elementi reali e finzione, imbastendo quella che ha definito «una cospirazione costruita da zero». L’incidente su cui si concentra Black Box – La scatola nera è fittizio, eppure, dietro alle quinte si percepisce molto di autentico: l’ipotesi di sabotaggio informatico, la manipolazione delle scatole nere da parte di un singolo individuo (e non di un’organizzazione) e le pressioni aziendali sul sistema di sicurezza. A questo si aggiunge l’input dato dall’attualità: sia per la tecnologia usata che, in non pochi incidenti, ha mostrato falle reali.

In questo senso, Black Box – La scatola nera non è un dramma reale, ma piuttosto una riflessione su cosa potrebbe accadere davvero, se le scatole nere venissero manipolate. L’obiettivo non è ricostruire fatti specifici, ma esplorare scenari plausibili in cui la verità si scontra con l’interesse economico e la propaganda del potere. Gozlan stesso ha ammesso di essersi documentato attentamente, non più per trovare inspiegabili coincidenze, ma per inserire l’inverosimile in un contesto completamente credibile.

Molti elementi di Black Box – La scatola nera riecheggiano dunque eventi reali in cui le scatole nere hanno avuto un ruolo cruciale nelle indagini. Celebre il caso del volo Air France 447, precipitato nell’Atlantico nel 2009, dove ci vollero due anni per recuperare le scatole nere e chiarire le cause. Simili tensioni emergono anche nel caso del Boeing 737 MAX, ritirato dal mercato dopo due incidenti mortali causati da errori di software. Questi episodi mostrano come, nella realtà, la trasparenza e l’accesso ai dati siano spesso ostacolati da interessi industriali e pressioni politiche, esattamente come nel film di Yann Gozlan.

Frankenstein di Guillermo Del Toro: il rating conferma che sarà violento e per adulti!

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Il Frankenstein di Guillermo del Toro continua il trend di successo dell’iconica storia del mostro. Il film Netflix in uscita a novembre è un adattamento dell’omonimo romanzo horror classico del 1818 di Mary Shelley. Il prossimo Frankenstein vanta un cast stellare che include  Oscar IsaacMia GothJacob ElordiChristoph Waltz. Charles Dance, Christian Convery, Ralph Ineson. Segna il primo rifacimento di un iconico mostro della Universal da parte di del Toro dopo il suo film vincitore dell’Oscar del 2017, La forma dell’acqua, ispirato a Il mostro della laguna nera del 1954.

Secondo FilmRatings.com, Frankenstein di Guillermo del Toro ha ricevuto una classificazione MPA di R, che continua la tendenza moderna di adattamenti del romanzo originale di Mary Shelley sempre più grafici, violenti e per adulti. La maggior parte dei primi adattamenti o continuazioni più noti del classico letterario sono classificati PG, PG-13 o Approved (nel periodo pre-MPA/MPAA), tra cui il film del 1931 con Boris Karloff, La moglie di Frankenstein del 1935 (che vedeva Karloff tornare al fianco di Elsa Lanchester) e La maledizione di Frankenstein del 1957 (con Christopher Lee e Peter Cushing).

Cosa significa questo per Frankenstein di Guillermo del Toro

Continua anche una tendenza per il regista

La tendenza seguita dal nuovo film di Guillermo del Toro non ha iniziato a prendere piede fino agli anni ’70, che hanno visto l’uscita di una serie di film su Frankenstein classificati R, tra cui The Horror of Frankenstein della Hammer, il film blaxploitation Blackenstein e il controverso Flesh for Frankenstein di Paul Morrissey. Da allora, tra film per famiglie come Hotel Transylvania, Frankenweenie e The Monster Squad, hanno iniziato a spuntare sempre più adattamenti vietati ai minori, tra cui quello di Kenneth Branagh del 1994, il film di Roger Corman del 1990 Frankenstein Unbound e l’adattamento di Bernard Rose del 2015 con Xavier Samuel e Carrie-Anne Moss.

Mary Shelley’s Frankenstein del 1994 vantava un cast stellare che includeva Branagh, Robert De Niro, Helena Bonham Carter, Ian Holm, John Cleese e Aidan Quinn.

Questa classificazione ha senso perché i film di Guillermo del Toro tendono a fondere elementi fantasy con una realtà raccapricciante. Sebbene abbia realizzato film classificati PG e PG-13, la maggior parte della sua produzione è stata classificata R, con Frankenstein che è diventato il suo nono film su 13 a ottenere tale classificazione. Gli altri suoi film classificati R sono Cronos (il suo film d’esordio), Mimic, Il dorso del diavolo, Blade II, Il labirinto del fauno, Crimson Peak, La forma dell’acqua e Nightmare Alley.

Man in the Dark 3: aggiornamenti incoraggianti per il terzo film

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Man in the Dark 3: aggiornamenti incoraggianti per il terzo film

Stephen Lang, che ha interpretato Norman Nordstrom, alias il Cieco, in Man in the Dark 3 e nel suo sequel, offre un aggiornamento speranzoso sul futuro della serie di film. Nonostante circolino voci su un terzo film, Man in the Dark 3 (Don’t Breathe 3) rimane ancora senza conferma. Dopo aver recitato nel film horror d’azione del 2021, Lang sarà protagonista del nuovo thriller Barron’s Cove, al fianco di Tramell Tillman, Garrett Hedlund, Brittany Snow e altri. Si prevede inoltre che riprenderà il ruolo dell’antagonista principale, il colonnello Miles Quaritch, nel prossimo Avatar: Fire and Ash.

In un’intervista con Grant Hermanns di ScreenRant su Barron’s Cove, in uscita in alcuni cinema e in VOD il 6 giugno, Lang ha fornito un aggiornamento su un potenziale terzo film. L’attore ha rivelato che “c’è un’idea” e anche se ci sono stati alcuni “passi indietro” nello sviluppo, negli ultimi mesi ci sono stati “alcuni piccoli progressi”. Ha inoltre chiarito che volevano che il terzo film fosse “qualcosa di veramente completo” e diverso, il che rende difficile il lavoro. Leggi il suo commento qui sotto:

Beh, c’è stato un po’ di regresso per un po’. Ma penso che sia possibile che le cose vadano avanti. Penso che ci sia un’idea. È una cosa difficile, il punto centrale tra Fede, Rodo e me è che se vogliamo fare un altro film, dovrà competere con Don’t Breathe e Don’t Breathe 2, entrambi molto diversi. Non può essere un’imitazione, deve essere qualcosa di davvero completo, ed è difficile da trovare. Sono ragazzi molto intelligenti, ma sono stati molto impegnati con molte cose. Sono molto richiesti, quindi è difficile, ma ho parlato con loro negli ultimi due mesi e ci sono stati dei piccoli progressi. Spero che lo faremo, perché mi piacerebbe davvero uccidere il vecchio avvoltoio. [Ride]

Cosa significa questo per Man in the Dark 3

Sebbene le notizie sul potenziale terzo film di Don’t Breathe siano scarse, la dichiarazione di Lang rivela che il progetto è in fase di sviluppo attivo. L’attore, entusiasta di riprendere il suo ruolo in futuro, anticipa che il terzo capitolo è ancora in fase iniziale e potrebbe essere l’ultimo della serie, anche se nulla è ancora definitivo. La mancanza di aggiornamenti concreti potrebbe essere dovuta allo sforzo creativo che si sta facendo dietro le quinte.

Sembra che il terzo film abbia incontrato alcune difficoltà con il concept. Tra gli impegni dei registi e sceneggiatori Fede Álvarez e Rodo Sayagues e la direzione del film, il processo creativo non è stato facile. Tuttavia, l’attore rimane ottimista sul prossimo progetto e indica che è “possibile” che le cose inizino a muoversi dopo aver definito il concept.

Predator: Killer of Killers, le varianti di Predator spiegate dai co-registi

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Il co-regista Josh Wassung ha fatto luce sulla creazione dei tre diversi Predator che combattono gli umani attraverso il tempo nell’antologia animata Predator: Killer of Killers. In un seguito spirituale di Prey di Dan Trachtenberg, che vedeva una variante più primitiva del Predator massacrare i guerrieri Comanche nelle Grandi Pianure nel 1700, Predator: Killer of Killers mette nuove varianti del Predator contro altre culture guerriere della storia umana. I tre guerrieri umani presenti nel film sono un signore della guerra vichingo del IX secolo, un samurai giapponese del XVII secolo e un pilota di caccia della Seconda Guerra Mondiale, ognuno dei quali affronta una variante di Predator completamente diversa.

Durante un’intervista con Joe Deckelmeier di ScreenRant condotta in occasione dell’uscita di Predator: Killer of Killers, il co-regista Josh Wassung ha fornito alcune informazioni su come sono stati scelti i diversi Predator per le rispettive storie. Ogni variante ha una corporatura diversa e un arsenale diverso, anche se il concetto generale di caccia basata principalmente sul calore rimane lo stesso in tutto il film. Parlando con ScreenRant ai co-registi Dan Trachtenberg e Josh Wassung è stato chesto di commentare le varianti di Predator:

Josh Wassung: Per noi era davvero importante trovare l’abbinamento giusto perché, da un lato, non volevamo che il Predator sembrasse vestito come quella cultura. Per noi era molto, molto, molto importante che non indossassero un costume. Detto questo, avevamo bisogno di una buona metafora, di un buon abbinamento per questi nemici. Alec Gillis e il reparto artistico hanno fatto un lavoro incredibile e hanno proposto tantissime opzioni. Ci hanno detto: “Oh, quel colosso deve stare con i vichinghi e questo tizio è davvero tosto. È come se fosse vivo, ma è una specie di ninja, anche se non lo è”. Ci hanno parlato e così siamo riusciti a inserirli nei rispettivi capitoli.

Cosa significano i commenti di Josh Wassung per il franchise di Predator

Come ha osservato Wassung, la parte più importante per ottenere le varianti di Predator giuste per le rispettive storie era assicurarsi che fossero avversari divertenti senza imitare i loro omologhi umani. Una parte importante di questo era garantire che, nonostante le armi molto più avanzate, gli stili di combattimento dei Predator riflettessero quelli dei loro nemici umani. Ad esempio, il Predator che combatte contro il samurai giapponese fa affidamento sul suo camuffamento più delle altre varianti, proprio come farebbe un ninja. Al contrario, il Predator vichingo è meno abile ma travolge con la sua forza e la sua stazza, proprio come facevano i guerrieri vichinghi con i loro avversari.

La storia di Josh Wassung come maestro degli effetti visivi è stata sicuramente apprezzata in Predator: Killer of Killers; Wassung ha lavorato alla serie drammatica della Apple TV+ ambientata durante la Seconda guerra mondiale Masters of the Air, il che spiega perché quel capitolo dell’antologia fosse così impressionante dal punto di vista visivo.

L’abbinamento dei Predator ai loro avversari rimanda in realtà a un concetto interessante su come viene scelta la preda. Un estratto dal Codice Yautja mostrato all’inizio di Killer of Killers indica che i Predator cercano la “preda più forte”, ma sembra che ci sia qualcosa di più. Invece di cercare semplicemente i nemici più forti, i Predator potrebbero selezionare specificamente avversari il cui stile di combattimento riflette il loro, rendendoli così più difficili da uccidere. I Predator e i guerrieri umani si rispecchiano l’uno nell’altro, ed è per questo che le battaglie funzionano così bene nel film.

Chad Stahelski spiega cosa sbagliano i film sui supereroi nelle scene d’azione

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Il creatore di John Wick, Chad Stahelski, spiega perché le scene d’azione dei supereroi spesso non riescono a raggiungere il loro pieno potenziale nei film della Marvel e della DC. I film Marvel e DC hanno presentato decine di scene d’azione che vanno da sequenze di combattimento ordinarie a battaglie straordinarie come l’intensa scena finale di Avengers: Endgame e il combattimento nel magazzino di Batman in Batman v Superman: Dawn of Justice. Tuttavia, le scene d’azione nel genere dei supereroi non sono note per la loro coerenza.

In un’intervista con THR, il creatore e regista di John Wick Chad Stahelski esprime la sua opinione sullo stato attuale delle scene d’azione a Hollywood. Stahelski spiega che la chiave per creare sequenze d’azione solide sta nel garantire un equilibrio tra storia, spettacolo e innovazione. Stahelski menziona specificamente i film di supereroi e sottolinea che il genere spesso si affida a registi di seconda unità che si occupano delle scene d’azione, il che causa una chiara disconnessione tra l’azione e la trama all’interno di ogni film. Leggi i commenti completi di Chad Stahelski qui sotto:

THR: Quali sono gli errori più grandi che i film d’azione sembrano commettere quando guardi altri film?

Chad Stahelski: Per favore, assicurati di riportare questo: questa è solo la mia opinione e la mia opinione non è migliore o peggiore di quella di chiunque altro. Alcune cose che secondo me non funzionano potrebbero funzionare per alcune persone. È tutta una questione di esecuzione. Come in Die Hard. Non c’è molta azione, l’intera vicenda si svolge su tre piani di un edificio, ma John McClane è un personaggio fantastico. Quando corre a piedi nudi attraverso il vetro, mi fa impazzire: è quello che bisogna fare. Potrei fare esattamente la stessa coreografia di John Wick, ma se non amaste Keanu Reeves nei panni di John Wick, non saremmo qui a parlare. Ci sono atleti migliori di Jackie Chan…

THR: Ma noi adoriamo Jackie Chan.

Chad Stahelski: Lo adori, cazzo! Per molto tempo, [il consenso dell’industria] era: “Non è l’azione che conta, è la storia”. Non è vero. Poi è arrivato: “Non è la storia che conta, è l’azione”. Non è vero! Devi concepire il tutto insieme.

Quindi il problema più grande dei film d’azione è che la gente pensa che si tratti di due film separati. La storia non si ferma solo perché ci sono pugni e calci. In alcuni film di supereroi, quando un membro della seconda unità gira metà del film, durante l’azione tutto sembra diverso. Anche i colori e il montaggio sono diversi. [Il film] non sembra mai coerente. Quindi, se non vuoi girare le tue scene d’azione, non fare il film. Che si tratti di Steven Spielberg, Christopher Nolan, Guy Ritchie o dei Wachowski, tutti girano le loro scene d’azione.

Cosa significano i commenti sulle scene d’azione del regista di John Wick, Chad Stahelski

Come spiega Chad Stahelski, le scene d’azione ben riuscite sono visivamente accattivanti, servono alla storia e mantengono lo stesso stile del resto del film. Ad esempio, la battaglia finale di Captain America: Civil War offre un climax emozionante alle tensioni tra Iron Man, Captain America e il Soldato d’Inverno. Inoltre, sfrutta al meglio le abilità e le tecniche di combattimento di ciascun eroe e mostra lo stesso stile di regia del resto del film. Fa anche un passo in più e rende omaggio al materiale originale con un riferimento ai fumetti di Civil War.

Detto questo, lo scontro di Captain America: Civil War è stata pianificata il giorno stesso delle riprese, il che fa sembrare la sua alta qualità un mix di talento dietro le quinte e pura fortuna. Altre scene d’azione dell’MCU, come la distruzione della Red Room in Black Widow e la battaglia finale in Black Panther, falliscono in almeno uno dei tre aspetti menzionati da Chad Stahelski.

La regista Lucrecia Martel ha rivelato una volta che era in lizza per dirigere Black Widow, ma ha rinunciato perché “le aziende sono interessate alle registe donne, ma continuano a pensare che le scene d’azione siano per i registi uomini”, suggerendo che le scene d’azione di Black Widow siano state relegate ai registi della seconda unità.

In copertina. Chad Stahelski arriva alla premiere di Los Angeles del film della Lionsgate “John Wick: Chapter 4”. Foto di Image Press Agency via DepositPhotos.com