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The Batman – Parte 2: Matt Reeves potrebbe lasciare la regia del film

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I ripetuti ritardi nella data di uscita di The Batman – Parte 2 hanno portato temere che il film non si farà mai. Mentre The Batman è stato un successo nel 2022 e The Penguin ha ricevuto recensioni entusiastiche quando è stato presentato lo scorso settembre, la Warner Bros. che rinunciato al franchise non sembra essere fuori dal campo delle possibilità. Né il film né la serie TV si sono conclusi con un cliffhanger che necessita di un seguito, e con i DC Studios che stanno cercando di realizzare il proprio film su Batman, intitolato The Brave and the Bold, c’è un conflitto che mette sicuramente a rischio il franchise di The Batman.

All’inizio di questa settimana, ancora una volta si è parlato di un rinvio di The Batman – Parte 2 perché il regista Matt Reeves, o qualcuno a lui vicino, avrebbe problemi di salute. Il regista non ha ancora commentato la notizia e probabilmente non lo farà, dato che si tratta di una questione personale. Intervenendo al podcast The Hot Mic, Jeff Sneider ha però espresso la sua opinione sul fatto che l’ingresso di Robert Pattinson nel cast di Dune: Messiah sia un’indicazione del fatto che il sequel di The Batman stia per subire un altro ritardo nella data di uscita (cosa che era stata ventilata all’inizio di questa settimana).

Non credo che sia cambiato nulla… non credo che il film sia stato ritardato”, ha condiviso l’insider. “Penso che [Pattinson] stia facendo entrambe le cose. Sì, farà Dune quest’estate… e poi Batman in inverno“. “Quando dicono ‘spostato al 2026’, potrebbe essere come dire ‘Ehi, dovevamo iniziare a dicembre e ora iniziamo a gennaio’? Sì. Tecnicamente potrebbe essere così“, ha continuato Sneider. “Non credo che ci sia stato un grosso ritardo”.

Sebbene il prolifico scooper abbia rifiutato di approfondire cosa stia accadendo nella vita di Reeves, ha espresso la forte convinzione che, se Reeves non sarà in grado di iniziare il lavoro su The Batman – Parte 2 entro la fine del 2025, è probabile che la Warner Bros. vada avanti senza di lui (se questo significhi abbandonare del tutto il film o assumere un nuovo regista non è chiaro). “So che Grace ha detto qualcosa l’altro giorno nel suo show. Credo che abbia detto cose sbagliate. Penso che quella situazione sia ancora irrisolta e per questo le cose sono ancora irrisolte per quanto riguarda The Batman“.

La metterò in questo modo: Penso che anche se la situazione è ancora irrisolta, direi che se non verrà presa una decisione entro la fine dell’anno – se il film non sarà pronto entro la fine dell’anno – penso che [Reeves] se ne andrà. Penso che sarà un “Ehi, dobbiamo andare avanti”. Sarà molto triste. A questo punto, la gente comprende le circostanze, ma c’è un po’ di frustrazione e si dirà: “Dobbiamo andare avanti, con o senza di te”“. Nel pieno di queste incertezze, non resta dunque che attendere di poter avere comunicazioni ufficiali.

The Batman - Parte 2- Jeffrey Wright Jim Gordon nel sequel
Jeffrey Wright è Jim Gordon e Robert Pattinson è Batman in The Batman

Tutto quello che sappiamo su The Batman – Parte 2

Come già sottolineato, The Batman – Parte 2 ha dovuto fare i conti con una serie di indiscrezioni sulla produzione. Di recente, James Gunn è dovuto intervenire per smentire le voci secondo cui Boyd Holbrook sarebbe stato scritturato per interpretare Harvey Dent/Due Facce. L’inizio delle riprese del sequel era previsto per il novembre 2023, con un’uscita prevista per l’ottobre 2025. Tuttavia, in seguito agli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA del 2023, The Batman – Parte 2 è stato rinviato prima all’ottobre 2026 e poi all’ottobre 2027. Le riprese del sequel inizieranno alla fine del 2025.

Reeves spera che il suo prossimo film su Batman abbia lo stesso successo del primo. The Batman del 2022 ha avuto un’ottima performance al botteghino, incassando oltre 772 milioni di dollari in tutto il mondo e ottenendo un ampio consenso da parte della critica. Queste recensioni entusiastiche sono state portate avanti nella stagione dei premi, visto che il film ha ottenuto quattro nomination agli Oscar.

In un’intervista pubblicata nel settembre 2024, il regista ha dichiarato alla rivista SFX di aver pianificato le riprese nel 2025, poiché stava “finendo la sceneggiatura adesso”. “Colin [Farrell] farà parte del film. Abbiamo condiviso [la sceneggiatura] man mano con la DC e lo studio e loro sono super eccitati”, ha dichiarato Reeves alla rivista. Reeves ha sottolineato che The Penguin, che vede Farrell nel ruolo del cattivo di Gotham City, è il “punto d’ingresso” del sequel di Batman ed è “assolutamente collegato a dove lasciamo le cose nella serie”.

Il regista ha aggiunto che The Batman – Parte 2scaverà nella storia epica della corruzione più profonda, e si addentrerà in luoghi che non ha potuto anticipare nel primo. I semi di dove si va a parare sono tutti nel primo film, e si espande in un modo che vi mostrerà aspetti del personaggio che non avete mai visto”. L’uscita di The Batman – Parte 2 è prevista per il 1 ottobre 2027. Nel cast, ad oggi, vi sono Robert PattinsonZoë KravitzJeffrey WrightAndy SerkisColin Farrell.

Bellaria Film Festival 43: annunciato il programma

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Bellaria Film Festival 43: annunciato il programma

È stato presentato oggi il programma completo della 43.ma edizione del Bellaria Film Festival, che si terrà dal 7 all’11 maggio 2025 a Bellaria Igea Marina (Rimini). Hanno preso parte alla conferenza stampa di presentazione, tenutasi presso la Sede della Regione Emilia-Romagna di Bologna, l’Assessore alla Cultura Regione Emilia-Romagna Gessica Allegni, il Sindaco di Bellaria Igea Marina Filippo Giorgetti, il direttore organizzativo del Bellaria Film Festival Sergio Canneto e la direttrice artistica Daniela Persico.

Patrocinato dal Ministero della Cultura e realizzato grazie al Comune di Bellaria Igea Marina, col sostegno della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo – MiC e della Regione Emilia-Romagna, il Festival è affidato per il quarto anno consecutivo alla direzione artistica di Daniela Persico ed è organizzato da Approdi, start-up di cinema d’autore, main partner Cinecittà. Il Bellaria Film Festival è la casa del cinema indipendente italiano, una casa speciale, sul mare: punto di riferimento di nuove e coraggiose sperimentazioni del linguaggio cinematografico, unisce il passato e il presente del cinema più libero e coraggioso.

Il Festival sarà raccontato anche grazie alle media partnership con Cinecittà News, punto di riferimento nazionale per gli addetti ai lavori e gli appassionati di cinema, e Gruppo IcaroTV, che rappresenta un’unicità nel panorama della comunicazione locale grazie al suo ventaglio completo di media.

Articolato in cinque giornate, il Bellaria Film Festival affianca alle due sezioni competitive storiche dedicate al cinema italiano (Casa Rossa e Gabbiano) una selezione competitiva di film internazionali (Casa Rossa Internazionale) presentati in anteprima italiana, una retrospettiva dedicata alla storia del Festival (Le avventurose) e tanti eventi speciali.

In un anno segnato da una forte presenza femminile sugli schermi cinematografici, il Festival intende interrogarsi sui percorsi e gli sguardi non allineati e imprevisti che hanno sempre contraddistinto le donne e le comunità minoritarie approdate con maggiore fatica al cinema. “Una marea risale gentile” è il claim della quarantatreesima edizione del Bellaria Film Festival che sarà segnata dal cinema delle cineaste, con un omaggio alle autrici che in periodi complessi hanno portato avanti il cinema indipendente italiano, Le avventurose, e l’assegnazione del Premio Speciale BFF43 – i film che liberano la testa a Maura Delpero per Vermiglioil film più significativo dell’anno. La gentilezza a cui si fa riferimento non è arrendevole, ma radicale: è la forza quieta di chi risale la corrente con determinazione, senza rinunciare alla cura, allo sguardo sensibile e alla complessità. “I festival sono piccole utopie: per questo ho immaginato come potesse essere il mondo alla rovescia. Parlando di cinema è quello che ci fanno vedere coloro che, per ragioni diverse, sono state tenute ai margini del sistema. Un festival con il 70% dei film realizzati da registe donne? Un festival che dia spazio ai giovanissimi e a chi racconta altre comunità e altre sensibilità? Oggi è possibile, anzi è quello di cui abbiamo bisogno in un mondo sempre più segnato dai muri dell’incomprensione” dichiara Daniela Persico, direttrice artistica di BFF43.

“Bellaria continua a proporsi come luogo di confronto tra generazioni, uno spazio plurale e orizzontale, dove costruire insieme non una ma molteplici bussole, tante quante possono essere necessarie per orientarsi nei diversi percorsi da intraprendere fra creatività, industria, pubblico e autorialità” afferma Sergio Canneto, Direttore organizzativo BFF “Un festival capace di rafforzare collaborazioni e di crearne di nuove, dal nostro main sponsor Gruppo Hera, che negli anni ha reso sempre più incisivo il suo supporto, al main partner SanPatrignano che da quest’anno allestirà il salottino BFF con oggetti meravigliosi realizzati dai ragazzi della comunità, per arrivare alla collaborazione con MUBI sempre ricca, entusiasmante e cinefila.”

“Siamo orgogliosi di sostenere questo Festival da sempre attento ai nuovi linguaggi cinematografici e capace di coinvolgere i giovani operatori di settore- sottolinea Gessica Allegni Assessore alla Cultura Regione Emilia-Romagna-. La scelta di valorizzare le storie al femminile, di dare spazio allo sguardo delle donne, in un anno contrassegnato da troppi episodi di violenza sui loro corpi, è per noi un atto concreto verso quel necessario cambiamento culturale che è al centro delle politiche regionali. Bene, quindi, che una delle manifestazioni più longeve d’Italia abbia deciso di rappresentare in modo non retorico il femminile nel cinema. Grazie agli organizzatori, a tutte le artiste e gli artisti che saranno presenti in Romagna e al pubblico che Bellaria saprà accogliere come sempre in modo impeccabile. Confidiamo che anche quest’anno il Festival saprà regalarci emozioni e spunti di riflessione, per far sempre di più dell’Emilia-Romagna una terra di cinema” 

“Il Bellaria Film Festival è un momento storico importantissimo per la città. È un festival che ha 43 anni e si inserisce ampiamente nel ciclo dei grandi storici festival del cinema, in particolare è il festival per eccellenza del cinema indipendente. Siamo felici che continuino due grandi linee guida per questa edizione: il coinvolgimento dei giovani e poi la particolarità di questa annata è che è un festival in rosa, non solo per i colori scelti, ma proprio perché le donne sono ultra protagoniste di questa edizione. È un festival di cui la città si sta sempre più riappropriando in termini di partecipazione e di sensibilità, quindi siamo molto felici di questo. Il Bellaria Film Festival sta crescendo nei rapporti istituzionali, ha ottimi rapporti con il Ministero della Cultura in particolare con il Sottosegretario Lucia Borgonzoni, con Cinecittà, ma vede anche la partecipazione della Camera di Commercio e di altri enti del territorio, come Romagna acque, aziende private, partner come San Patrignano e Amarcord, che ci fanno ben sperare sulla solidità, la crescita e qualità di questo festival che sta raggiungendo molti partecipanti e ospiti di caratura nazionale del mondo del cinema.  È un festival di cui siamo soddisfatti e per il quale ringraziamo molto sia la direzione artistica Daniela Persico sia l’organizzazione di Sergio Canneto” dichiara il Sindaco di Bellaria Igea Marina Filippo Giorgetti.

“In linea con il nostro costante impegno verso la cultura e il territorio, il Gruppo Hera è orgoglioso di confermarsi anche quest’anno main sponsor del Bellaria Film Festival, una vetrina d’eccellenza per il cinema indipendente italiano. Eventi come questi ci permettono di portare avanti uno dei nostri obiettivi: promuovere la socialità, rafforzare il radicamento territoriale e favorire il benessere delle comunità in cui operiamo” dichiara Giuseppe Gagliano, Direttore Centrale Comunicazione e Relazioni Esterne del Gruppo Hera.

Il Bellaria Film Festival si aprirà con la prima italiana di Ari di Léonor Serraille, presentato quest’anno in concorso al Festival Internazionale del Cinema di Berlino e distribuito in Italia da Wanted, un film di una giovane cineasta francese che si è distinta vincendo con l’opera prima (Montparnasse – Femminile singolare, 2017) la prestigiosa Caméra d’or a Cannes. Serraille torna appoggiandosi allo sguardo alieno di Ari, un trentenne in cerca di un ruolo in un mondo in cui gli uomini faticano a riconfigurare la loro presenza nella società, sempre più competitiva e priva di sicurezze. Per l’occasione Léonor Serraille sarà ospite al Bellaria Film Festival, insieme all’attore protagonista, Andranic Manet (Un’educazione parigina), e terrà una masterclass sul suo cinema.

La serata d’apertura sarà inaugurata al Castello Benelli da una madrina d’eccezione Carlotta Vagnoli, brillante autrice, scrittrice e speaker radiofonica. Tramite i suoi canali social contribuisce, insieme a molte altre voci, a sensibilizzare sul tema della violenza di genere. Solo la prima di un trittico di voci per affrontare una nuova rappresentazione delle donne nel cinema italiano: l’attrice Isabella Ragonese affronterà la sua evoluzione di attrice, tra ruoli di forte impegno sociale e una femminilità non omologata, dando voce agli interrogativi sulla creazione de Il gabbiano di Čechov reinterpretato in Mumur, un cortometraggio inedito di Irene Dionisio, mentre Lunetta Savino, da poco sugli schermi con Diamanti, chiuderà il Festival con le parole della pensatrice femminista Carla Lonzi a cui è ispirata la sua lettura, Noi, soggetto imprevisto del mondo: parole travolgenti e illuminanti che ancora oggi ci interrogano.

Proprio la tematica femminista ritorna con decisione nel film di chiusuraHot Milk di Rebecca Lenkiewicz, in collaborazione con MUBI, tratto dal celebre romanzo di Deborah Levy, in cui una figlia ormai adulta prova a compiere un difficile distacco da una madre inferma. Un trio di attrici di alto calibro (Fiona Shaw, Emma Mackey, Vicky Krieps) per un triangolo d’amore e non detti che non si scioglierà facilmente. Il film uscirà prossimamente nelle sale italiane.

Partendo da queste premesse, il BFF continua a occuparsi – come sempre – del cinema indipendente italiano ma con un’apertura internazionale. Seguendo il percorso inaugurato lo scorso anno, il Concorso Casa Rossa si sdoppia cinque film italiani e cinque internazionali per riunire a Bellaria i migliori giovani cineasti, spalancando l’immaginario contemporaneo e mettendo a confronto diverse pratiche cinematografiche.

Il Premio Casa Rossa internazionale vedrà l’anteprima italiana del film territorialmente “più vicino” al Festival: Paternal Leave di Alissa Jung, presentato alla Berlinale nella sezione Generations, è un’opera prima tedesca che segue il ricongiungimento familiare dell’adolescente Leo con il padre sconosciuto, che vive alla giornata lungo la riviera romagnola. Un film delicato e potente, che crede nell’energia dei ragazzi e nella loro capacità di creare nuove reti. A presentarlo ci saranno la regista accompagnata dal cast, tra cui Luca Marinelli e Juli Grabenhenrich nei ruoli di padre e figlia. Il film è una coproduzione tra Match Factory e Wildside e sarà distribuito da Vision nelle sale italiane dal 15 maggio, girato sul territorio grazie al supporto dell’Emilia-Romagna Film Commission.

Le complesse relazioni familiari, in una società sempre più frammentaria, sono al centro dell’opera prima That Summer in Paris di Valentine Cadic, viaggio di una trentenne della Normandia che arriva a Parigi per le Olimpiadi ma anche per vedere la sorellastra con cui si sono interrotti i rapporti. Un soffio di commedia per illuminare le contraddizioni civili del nostro presente. E proprio in questo versante, ma passando dalla commedia all’indagine intima dai tocchi soprannaturali, si situa New Dawn Fades di Gürcan Keltek, ritratto della depressione di un ragazzo che diventa anche un viaggio sensoriale, quasi mistico, in una Istanbul tanto affascinante quanto segnata dal potere, con la fotografia di Peter Zeitlinger. Il film coprodotto dall’italiana Slingshot Films sarà in sala dalle settimane successive al Festival. La trasfigurazione di una storia politica è al centro anche di Monólogo colectivo di Jessica Sarah Rinland, artista visiva argentina che attraverso lo zoo riassume le contraddizioni del suo paese e il rapporto con il rimosso. E infine lo spagnolo Lois Patiño con Ariel ci regala una preziosa rilettura de La tempesta shakespeariana che invade le Andorre di un nuovo spirito, sprigionando la bellezza di abitanti e paesaggio. Tutte le registe e i registi saranno presenti al Festival.
Il Premio Casa Rossa internazionale (del valore di 5000 euro) sarà assegnato da una giuria composta da Valia Santella(sceneggiatrice e regista), Luigi Abiusi (critico e programmer per Apulia Film Commission) e Daniela Nicolò (regista e drammaturga, co-fondatrice dei Motus).

In lizza per il Premio Casa Rossa nazionale, dedicato alle opere prime o seconde più interessanti del panorama cinematografico italiano ci sono: Basileia di Isabella Torre, film dai toni fantastici in cui dalle viscere della terra appare un’aliena Angela Fontana, ninfa con un messaggio per il pianeta, che uscirà in sala con Pathos, Come la notte di Liryc de la Cruz, unico film italiano presentato a Berlino, in anteprima a BFF condivisa con il Bolzano Film Festival, storia delle difficoltà della comunità filippina in Italia, Diciannovedi Giovanni Tortorici, originale racconto di formazione dal tocco ambizioso come il suo protagonista, Sulla terra leggeri di Sara Fgaier, struggente storia d’amore tra le sponde di un Mediterraneo dimenticato, e Real di Adele Tulli, indagine sul mondo virtuale e sul cambiamento del concetto di reale. Tutte le registe e i registi saranno presenti al Festival.

Il futuro del cinema italiano viene premiato dai giovani: il Premio Casa Rossa (che ammonta a 5000 euro), infatti, verrà assegnato da una giuria di 25 giovani studenti di cinema, proprio per avvicinare alla sala e dare voce al nuovo pubblico del cinema italiano indipendente. Il premio Casa Rossa per Miglior Film sarà realizzato da Le Casine – EnAIP Cesena – EnAIP Rubicone, consolidando questa collaborazione.

Il concorso Casa Rossa verrà inaugurato da un “evento speciale di preapertura”: L’oro del Reno di Lorenzo Pullega, brillante opera prima che riesce a collezionare toni diversi (dalla commedia al dramma sofisticato) raccontando il percorso del fiume emiliano. Il film sarà preceduto da un talk con i Manetti bros. e Pier Giorgio Bellocchio sulle nuove generazioni di autori e autrici italiane.

Il Premio Casa Rossa per la migliore interpretazione quest’anno è assegnato a Carlotta Gamba per un insieme di ruoli che in pochi anni l’hanno fatta emergere tra i volti più interessanti del giovane cinema italiano: dalla Beatrice di Dante fino alla Lucia di Gloria!, l’attrice non si adagia sulla sua bellezza sofistica ma vi fa scaturire una determinazione e una forza, capaci di far emozionare. In occasione della sua presenza, nella giornata finale del Festival, sarà presentato L’albero, opera prima di Sara Petraglia.

Durante la 43esima edizione del BFF sarà assegnato il Premio Giometti a un film che avrà la possibilità di avere una tenitura in Emilia-Romagna, Marche e Toscana nelle 14 strutture del gruppo Giometti Cinema. Una collaborazione di rilievo, con una delle più grandi catene di sale cinematografiche italiane, in nome del sostegno al cinema d’autore e della sua diffusione più capillare. Il film che beneficerà del contributo è Ari. Un premio che unisce due fronti strategici della promozione di un film, un unicum in Italia che indica una via possibile di collaborazione e sviluppo tutta a favore dei film.

Inoltre si apre una nuova collaborazione con il Cinema Godard di Fondazione Prada, che includerá nella sua programmazione i due film francesi del Festival: venerdí 9 maggio Ari di Léonor Serraille, nella sezione Anteprima, e sabato 10 maggio That Summer in Paris di Valentine Cadic, nella sezione Supernova. In occasione delle rispettive proiezioni, le registe saranno protagoniste di due conversazioni.

Al Concorso Casa Rossa viene anche assegnato il Premio della Critica Italiana – SNCCI, del valore di 1000 euro, dalla giuria composta da: Francesco Foschini, Roberto Baldassarre, Anna Di Martino. Verrà assegnato inoltre il Premio Castello Benelli all’opera più votata dal pubblico tra i concorsi Casa Rossa nazionale e internazionale. Un riconoscimento che è in perfetta sintonia con le finalità del festival, da sempre la finestra dalla quale i giovani autori si affacciano sul loro futuro. Come simbolo del premio è stata scelta un’opera inedita di una giovane artista, Ester Grossi.

Il Concorso Gabbiano, che seleziona opere in anteprima assoluta (italiana, internazionale e/o mondiale) capaci di spingere più in là il confine tra cinema di finzione e cinema documentario con una giuria quest’anno presieduta dalla regista Alina Marazzi, dalla programmer Rebecca De Pas e dal produttore Stefano Centini che assegnerà i premi come Miglior Film (del valore di 3000 euro) e al Miglior film per l’innovazione cinematografica (del valore di 2000 euro).

I sette film del Concorso Gabbiano sono: Cosí Com’è di Antonello Scarpelli, toccante storia autobiografica che riflette sulla distanza tra generazioni toccando il tema poco esplorato dell’emigrazione contemporanea, La montagna magica di Micol Roubini, film immaginifico nato a margine di un’installazione che esplora i sogni di una comunità segnata dall’estrazione dell’amianto in Piemonte,Roikin <3 è un’opera collettiva con la regia di Claudia Mollese in cui tre educatrici/artiste immaginano la possibile fuga di un ragazzo difficile, L’ambasciatore, la danzatrice e il vulcano di Maria Giovanna Cicciari è l’emozionante messa in atto del celebre romanzo di Susan Sontag, L’amante del vulcano, mentre nell’impressionante Elegy of the Enemy il duo di filmmaker Federico Lodoli e Carlo Gabriele Tribbioli si insinuano tra i talebani per ricostruire la voce del nemico. Infine il concorso lascia spazio a una generazione di nuove voci: Nella colonia penale, opera corale sulle carceri sarde di Gaetano Crivaro, Silvia Perra, Ferruccio Gioia, Alberto Diana – sostenuto dal programma Industry del BFF (in)emergenza con il contributo di Cinecittà, Le prime volte di Giulia Cosentino e Perla Sardella, cortometraggio d’archivio in cui le lettere di due ragazze degli anni Cinquanta risuonano nel presente e D’un autre cotê di Luna Zimmermann, film di diploma del CSC di Palermo in cui il personaggio di una suora missionaria diventa l’occasione per addentrarsi nelle contraddizioni dei propri gesti.

Dal lavoro sull’Archivio del cinema indipendente italiano, è scaturita la volontà di ripercorrere i primi vent’anni del Festival, curiosamente più ricchi di una presenza femminile che via via si è fatta sempre meno presente. Il cinema delle donne si presenta in una teoria di registe, premiate negli anni dal BFF, che hanno saputo in maniera diversa portare avanti istanze e percorsi artistici differenti facendo dell’indipendenza una ricchezza espressiva, da qui il titolo Le avventurose. Si inizia dalle opere militanti di Adriana Monti, che ha dato parola a donne invisibili come le operaie e le casalinghe, si passa dal cinema d’animazione sperimentale di Ursula Ferrara che ha fatto esplodere le convenzioni con i suoi colori, si arriva al femminismo di Emanuela Piovano che nei suoi film ha sempre portato avanti il punto di vista delle donne, costruendo delle narrazioni inedite. E infine Antonietta De Lillo, tra le autrici lanciate dal Premio Casa Rossa con la sua opera prima, torna per ripercorrere un percorso artistico fatto di passione e impegno, mostrando il suo capolavoro Il resto di niente e il recente L’occhio della gallina, e Roberta Torre, che è stata la più assidua frequentatrice del Festival, ci parlerà della sua proteiforme capacità di elaborare un cinema libero e selvaggio sempre precorritore delle tendenze a partire dall’indimenticabile Tano da morire. Emanuela Piovano, Antonietta De Lillo e Roberta Torre saranno presenti a Bellaria e, in diversi momenti, saranno protagoniste di un incontro aperto al pubblico.

Il festival non si limita a uno sguardo retrospettivo, ma si apre anche al presente con Onde anomale: quali sguardi e quali spazi per le autrici?, un panel di confronto che vedrà la partecipazione di Domizia De Rosa, presidente di WIFTMI (Women in Film, Television & Media Italia), insieme a un gruppo di registe presenti al festival tra cui Sara FgaierAlina MarazziIsabella Torre. Un’occasione per riflettere collettivamente sulle sfide, le visioni e i territori da aprire oggi per uno sguardo autoriale femminile.

Bellaria conferma la sua attenzione per i giovani, creando un ponte tra diverse generazioni, attraverso varie collaborazioni. Grazie all’Accademia dei David di Donatello torna la cinquina dei cortometraggi finalisti di quest’anno. I cortometraggi finalisti saranno anche protagonisti della nuova stagione di “MUBI Podcast: Voci Italiane Contemporanee: Speciale David di Donatello”, realizzato in collaborazione con Chora Media e condotto dal giornalista Mattia Carzaniga. La nuova stagione, nata dalla partnership tra MUBI e David di Donatello, ha l’obiettivo di promuovere e supportare il cinema italiano emergente, dando voce ai nuovi talenti della scena cinematografica nazionale. Insieme a tre scuole di cinema (CSC, NABA Roma e CISA) nasce la sezione primi passi dedicata al meglio dei film di diploma: Ancella d’amore di Emanuela Muzzupappa, La parola amore non esisteva di Eva Demattè, Métropole di Theo Kunz. Infine con il Lago Film Fest continua il progetto Princìpi italiani: sei corti in prima visione dei più promettenti registi italiani per una doppia proiezione tra Bellaria e Revine Lago. I corti sono: Mutar di Maria Elena Franceschini (sviluppato all’interno del laboratorio Itineranze doc), Per finta di Diego Fossati, Toys and Games (001) di Enrico Budri, HOW TO WRITE, an AI guide in four steps di Nicola Eddy, OCCHIO di Giulia Falciani e Subspace di Caterina Ferrari.

Continua anche il rapporto tra presente e passato del Festival: dopo la ripresa lo scorso anno prosegue il Concorso 3 minuti tema fisso con La natura ci guarda, spunto interpretato da Agnese Laposi e Valentina Andreoli, Caterina Biasucci, Rosa Maietta, Maria Guidone e Enrico Isidori, Antonio La Camera, Veronica Orrù e Marco Gentilini, Giada Bossi, Graziana Di Santo, Giovanni Merlini, Gabriele Rattini, Lavinia Xausa.

La presenza di film dell’Emilia Romagna continua con l’evento speciale Chapiteau – Un Circo, una famiglia di Alessandro Sforzi, storia del quotidiano di una famiglia di circensi, in cui i piccoli seguono le tracce segnate dai genitori, tra le speranze e i dubbi dei grandi. Una festa per la comunità circense che verrà a BFF a presentare il film.

Il Bellaria Film Festival è sempre stato un porto aperto, in cui far incontrare arti diverse e intercettare riflessioni sui cambiamenti in atto. Sarà ospite dal mondo della letteratura Violetta Bellocchio, per spalancarci gli occhi rispetto alla permeabilità della violenza maschile nella quotidianità, ma anche per affrontare la chiave stilistica del suo romanzo, che riflette sull’auto-finzione in maniera inedita (Electra, Il Saggiatore, 2024): con lei si toccheranno temi come l’autorappresentazione, fenomeno che coinvolge tutti e tutte nella contemporaneità.

Si terrà inoltre anche un incontro sulla critica cinematografica e le sue declinazioni, tra generazioni che si sono formate e sono cresciute in contesti diversi, a cui parteciperanno Mariuccia CiottaIlaria Feole (FilmTV), Giulia Quintabà (@julietvampire) e Emma Pesa (@Letterboxdfuoricontesto).

Torna BFF Industry con la collaborazione e il sostegno di Cinecittà, sotto la direzione di Francesco Giai Via. Un luogo di incontro e confronto, un’occasione per dedicare al nuovo cinema “indipendente” e ai suoi protagonisti una serie di talk, panel, pitch e momenti di approfondimento. L’iniziativa è realizzata per il terzo anno con la collaborazione e il sostegno di Cinecittà.

All’interno di BFF Industry, torna anche (IN)EMERGENZAprogramma di sostegno per il cinema indipendente italiano in collaborazione e con il sostegno di Cinecittà: un percorso professionale accompagnato dai tutor Dario Zonta e Aline Hervédedicato a giovani registi e produttori che riceveranno un sostegno per terminare i loro primi film grazie a premi in denaro e di post-produzione completa audio e video presso gli studi di Cinecittà. Al programma si unisce Itineranze DOC, un atelier di sviluppo di opere prime, sostenuto da MiC e di SIAE nell’ambito del programma “Per chi crea”, che unisce sei festival italiani dedicati al cinema indipendente.

Inoltre saranno ospitati un totale di 70 ragazzi e ragazze, tra cui i 25 membri della Giuria Giovani, che parteciperanno durante i giorni del festival a percorsi di formazione e masterclass dedicati al cinema.

Infine non mancheranno anche in questa edizione le attività destinate agli studenti, Bellaria Film festival For School: tutti i giorni studenti delle scuole medie e superiori avranno la possibilità di partecipare a proiezioni e incontri con autori e autrici.

I Fantastici Quattro: Gli Inizi, una bellissima cover animata di EW

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Entertainment Weekly ha pubblicato una bellissima cover animata dedicata a I Fantastici Quattro: Gli Inizi, in cui vediamo la Prima Famiglia Marvel pronta per il viaggio spaziale che cambierà per sempre la loro vita. Sue, Reed, Johnny e Ben ci aspettano al cinema dal 25 luglio 2025.

Tutto quello che c’è da sapere su I Fantastici Quattro: Gli Inizi

Il film I Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il 25 luglio 2025. Come al solito con la Marvel, i dettagli della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i Fantastici Quattro sono astronauti che vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super forza.

Matt Shakman (“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”) dirigerà I Fantastici Quattro: Gli Inizi, da una sceneggiatura di Josh FriedmanJeff Kaplan e Ian SpringerPedro Pascal (Reed Richards) è noto al mondo per le sue interpretazioni in The MandalorianThe Last of Us e prima ancora in Game of ThronesVanessa Kirby (Sue Storm) ha fatto parte del franchise di Mission: Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph Quinn (Johnny Storm) è diventato il beniamino dei più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4Ebon Moss-Bachrach (Ben Grimm) sta vivendo un momento d’oro grazie al suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.

Fanno parte del cast anche Julia GarnerPaul Walter HauserJohn MalkovichNatasha Lyonne e Ralph Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato da Kevin Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che conosciamo. Franklyn e Valeria Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre comparire nel film.

Black Mirror Stagione 7, Plaything: la spiegazione del finale

Black Mirror Stagione 7, Plaything: la spiegazione del finale

Se qualcuno è confuso sul finale del quarto episodio di Black Mirror Stagione 7, forse questo articolo potrebbe aiutarvi a chiarire le idee. Ecco quindi la spiegazione del finale di Plaything.

Diretto da David Slade e scritto da Charlie Brooker l’episodio vede protagonisti Peter Capaldi e Lewis Gribben nei panni di Cameron Walker, James Nelson-Joyce e Michele Austin nei panni dell’ispettore capo Kano, e Jen Minter.

L’episodio è ambientato in una Londra del prossimo futuro, dove un eccentrico sospettato di omicidio è collegato a un insolito videogioco degli anni ’90, un videogioco inedito dei creatori di Bandersnatch popolato da adorabili forme di vita artificiali in evoluzione.

Da quando ha rubato la versione beta di Thronglet, Cameron ha trascorso decenni a lavorare, imparare e far crescere le creature digitali. Per assicurarsi di rimanere fuori dal radar della polizia, Cameron ha rivelato alla polizia di aver continuato ad espandere la potenza di elaborazione del suo computer; ci riesce smontando le tecnologie più recenti e aggiungendole alla sua creazione di un computer in stile Frankenstein. Questo metodo permette ai Thronglet del gioco di continuare ad aumentare la loro intelligenza e potenza, diventando infine una potente mente alveare. Si esegue persino un intervento chirurgico, impiantando un collegamento neurologico che permette ai Thronglet di studiare la sua mente e di imparare di più sugli umani.

Alla fine Cameron riesce a convincere la polizia a dargli carta e penna, che usa per disegnare un codice univoco che avrebbe permesso ai Thronglet di accedere al mainframe del governo e, grazie alla potenza di elaborazione che avrebbe fornito loro, di trasmettere il loro segnale in tutto il Regno Unito, fondendosi con le menti degli umani senza bisogno di un collegamento neurologico. Il piano di Cameron funziona, poiché il segnale di trasmissione dei Thronglet viene inviato in tutto il paese, facendo perdere i sensi a ogni persona mentre i Thronglet si fondevano con le loro menti.

Domande scottanti per Toything – Cameron stava mentendo sul nome di Lump?

Possibile. Per tutto il tempo in cui Cameron è stato con la polizia, ha usato la sua storia per convincerli a dargli carta e penna per mettere in atto il suo piano. Se avesse rivelato loro il vero nome di Lump, sarebbe stato accusato di omicidio e portato via prima che potesse disegnare il codice e farlo caricare dalla telecamera sul mainframe governativo.

Ironicamente, alla fine, l’identità di Lump non ha più importanza, poiché l’umanità si fonde con i Thronglet e tutti diventano parte di una mente alveare. Se la madre di Lump fosse ancora viva e cadesse vittima della fusione dei Thronglet, Cameron e la polizia conoscerebbero la sua vera identità attraverso questo processo. Tuttavia, questo non ha importanza, poiché diventando una mente alveare, i Thronglet avrebbero probabilmente eliminato la capacità dell’umanità di commettere crimini. Quindi, Cameron uscirà impunito e non dovrà affrontare la pena per l’omicidio di Lump.

Perché Colin Ritman è impazzito (di nuovo)?

Tormentato dal suo stesso genio, ancora una volta, Colin Ritman impazzisce. Era forse a causa dei Thronglet? Molto probabilmente. Il “Basilisco”, come menzionato dal capo di Cameron, si riferisce al Basilisco di Roko, un esperimento mentale incentrato sull’idea che la benevola superintelligenza artificiale del futuro potrebbe punire chiunque ne fosse a conoscenza e non contribuisse al suo progresso o sviluppo. In poche parole, Colin si rende conto di ciò che aveva creato e tenta di sradicare i Thronglet dall’esistenza.

Allora perché Colin “permette” a Cameron di rubare il disco Beta? Non è chiaro. Tuttavia, questo accade prima che Colin tenta di cancellare tutto il codice sorgente dei Thronglet dall’esistenza, e probabilmente sottovaluta notevolmente la capacità di un giornalista di videogiochi di contribuire al progresso dei Thronglet.

Gwyneth Paltrow potrebbe essere in trattative per ritornare nel MCU

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Non vediamo Gwyneth Paltrow nei panni di Pepper Potts dalle sue emozionanti scene finali in Avengers: Endgame, ma sembra che i Marvel Studios stiano pianificando di riportare la vedova di Tony Stark nell’MCU.

Secondo il sito di informazione MTTSH, Gwyneth Paltrow è ora in trattative per riprendere il suo ruolo in un prossimo progetto del Marvel Cinematic Universe. Avengers: Doomsday o Secret Wars (o entrambi) sono le possibilità più probabili, ma c’è la possibilità che Pepper possa apparire in una prossima serie Disney+.

Paltrow ha debuttato nei panni di Pepper Potts, la ragazza di cui Tony Stark (Robert Downey Jr.) è innamorato nel primo film di Iron Man, e da allora ha fatto diverse apparizioni degne di nota nel Marvel Cinematic Universe, ottenendo infine l’opportunità di vestire i panni di Rescue in Endgame.

Nonostante indossi la sua armatura e abbia ottenuto più tempo sullo schermo rispetto a molte delle sue precedenti apparizioni nell’MCU, Gwyneth Paltrow ha recentemente rivelato di non aver ancora visto il film. “A dire il vero, a un certo punto ho smesso di guardarli”, ha detto la vincitrice del premio Oscar a proposito dei film dei Marvel Studios. “Non ho mai visto Endgame. Non riesco a tenere traccia di chi è cosa. Ma probabilmente dovrei farlo a un certo punto”.

Per quanto riguarda il motivo per cui si è gradualmente disillusa dal MCU, Paltrow ritiene che il franchise non sia più lo stesso da un po’, il che suggerisce che i film abbiano gradualmente perso la loro atmosfera “indipendente” con il passare del tempo.

“Il primo film che abbiamo fatto era molto diverso dagli altri perché lo studio non pensava che sarebbe stato un grande successo”, ha detto. “Avevano ingaggiato Jon Favreau per la regia, che era fantastico. E avevano ingaggiato anche Robert Downey Jr., che all’epoca era inaffidabile. La sua carriera era a un punto molto basso.” “Abbiamo improvvisato quasi ogni scena di quel film”, ha continuato l’attrice. “Scrivevamo le scene la mattina nella roulotte di Jon. Era come fare un film indipendente. Poi il film è stato un successo così grande che non le abbiamo più fatte così.”

Gwyneth Paltrow aveva già dichiarato che non avrebbe avuto molto interesse a tornare nei panni di Potts, soprattutto se non ci fosse stato il Tony Stark di Downey Jr. “Oh mio dio, smettetela di urlarmi contro!” ha risposto scherzosamente quando le è stato chiesto perché avesse smesso di interpretare Pepper durante una recente sessione di domande e risposte con i fan su Instagram. “Abbiamo smesso di farlo solo perché Iron Man è morto. E perché avete bisogno di Pepper Potts senza Iron Man? Non lo so. Chiamate la Marvel e urlate contro di loro, non contro di me. Io me ne sto qui seduta.” Paltrow solleva una questione interessante: l’MCU ha davvero bisogno di Pepper senza Stark, soprattutto con Riri Williams/Ironheart in lizza per assumere il ruolo di prossima Vendicatrice Corazzata?

The Last of Us, riassunto della prima stagione: dove eravamo rimasti?

La seconda stagione di The Last of Us è alle porte e in attesa di lunedì 14 aprile, quando sarà disponibile su Sky e NOW il primo episodio del nuovo ciclo, ecco cosa c’è da ricordare sulla prima stagione di The Last of Us. Il cast della serie vede protagonisti Pedro Pascal nei panni di Joel Miller e Bella Ramsey in quelli di Ellie Williams.

Oltre all’attesa che questi due anni hanno creato per il pubblico (la prima stagione è uscita a gennaio 2023), può essere utile un riassunto della prima stagione che ha toccato argomenti significativi e presenta una serie di personaggi chiave, eventi importanti, luoghi e punti della trama che potrebbero richiedere un ripasso. Ecco tutto ciò che dovete ricordare della prima stagione di The Last of Us per prepararti alla première della seconda stagione.

Il fungo Cordyceps inizia a diffondersi, dando inizio alla pandemia

Questo evento dà il via alla serie

The Last of UsNella serie The Last of Us, come nel videogioco, gli eventi che danno il via a questa storia riguardano un fungo insidioso chiamato Cordyceps, che essenzialmente prende il controllo della mente dell’ospite e lo trasforma in poco più di uno zombie. Nel primo episodio, questa infezione inizia a diffondersi rapidamente, creando caos mentre le persone cercano di salvarsi e di evacuare in auto. Anche il protagonista Joel, suo fratello Tommy (Gabriel Luna) e sua figlia Sarah (Nico Parker) sono tra questi, mentre tentano di fuggire a bordo del loro camion.

In queste scene, affrontano una miriade di ostacoli, dal traffico incolonnato che li rende facili bersagli a un vero e proprio pandemonio di persone infette e incendi (con tanto di aereo che vola basso e alla fine si schianta in strada). Senza altra scelta, Joel afferra Sarah dal camion e inizia a correre con lei. Tragicamente, questa scelta si rivela letale.

La figlia di Joel, Sarah, muore tra le sue braccia

La morte di Sarah continua ad avere un impatto duraturo sulla storia

pedro pascal il gladiatore 2Mentre corre con Sarah in braccio, Joel incrocia un soldato che lo tiene immediatamente sotto tiro. Senza dubbio, in un momento in cui prima si spara, poi si fanno domande, dato quanto la situazione sia rapidamente diventata caotica e mortale, le suppliche di Joel di non sparare e l’insistenza sul fatto che non sono malati sono accolte da orecchie indifferenti. Il soldato spara alla coppia padre-figlia, facendoli rotolare giù per una collina.

Purtroppo, quando Joel si avvicina strisciando a Sarah, vede che ha riportato una grave ferita da arma da fuoco allo stomaco. Sebbene la sua reazione iniziale sia (comprensibilmente) di negazione, alla fine Sarah muore a causa di queste ferite. La morte di Sarah influenza la narrazione di The Last of Us, ed è chiaro che, anche dopo il salto temporale di 20 anni, questo ricordo e la perdita della figlia sono ancora brutalmente dolorosi per Joel.

Passano 20 anni, durante i quali Joel vive in una zona di quarantena FEDRA

In seguito all’epidemia, i sopravvissuti sono diventati nettamente divisi

The Last of Us episodio 2Dopo la morte di Sarah, c’è un enorme salto temporale, tutto nell’episodio 1. La narrazione fa un salto di 20 anni in avanti nel tempo e mostra che Joel si è unito a una zona di quarantena sotto il controllo della FEDRA (Federal Disaster Response Agency). L’episodio non si sottrae certo alla brutalità del presente, né lo fa il videogioco originale. Infatti, Joel viene mostrato mentre prende il cadavere di un bambino e lo getta nel fuoco nelle prime scene che raffigurano questa zona.

Questo dimostra anche che negli ultimi due decenni sono state tracciate linee nette tra le fazioni, il tutto in nome della protezione delle persone dall’infezione. Sebbene la politica e le motivazioni dietro questi gruppi si rivelino, prevedibilmente, molto più complesse, questo episodio getta le basi per comprendere cosa abbia fatto Joel negli ultimi 20 anni e quanto la società sia cambiata a causa dell’infezione.

Joel incontra Ellie, che si rivela immune all’infezione

L’inizio della relazione tra Joel ed Ellie è stato piuttosto diverso

The Last of Us episodio 2Forse l’evento più significativo nella serie TV di The Last of Us finora è stata l’introduzione di Ellie e Joel, che in seguito sviluppano una solida dinamica padre-figlia. All’inizio, però, questo è tutt’altro che vero. I due sono antagonisti fin dall’inizio, con Joel che all’inizio punta persino una pistola contro Ellie. Nessuno dei due si fida dell’altro, il che è indicativo del clima del momento.

Queste scene stabiliscono anche un punto altrettanto importante: Ellie è l’unica persona nota ad essere immune all’infezione. Per questo motivo Joel, insieme a un altro personaggio, Tess (Anna Torv), devono portare Ellie fuori da Boston e dall’altra parte del paese, da un’altra fazione, le Luci. La speranza è che l’immunità di Ellie possa essere utilizzata per identificare una cura, salvando l’umanità.

Tess si sacrifica per salvare Ellie e Joel, sapendo che l’immunità di Ellie è fondamentale per il futuro

Questo momento ha dimostrato quanto Ellie fosse davvero essenziale

The Last of Us episodio 2In gran parte perché consapevole di quanto Ellie possa rivelarsi importante, Tess decide infine di sacrificare la sua vita per aiutare Joel ed Ellie a fuggire. Nell’episodio 2, dopo essere stata morsa e quindi infettata, Tess escogita un piano in cui fungerà da distrazione per gli imminenti infetti che stanno assalendo Tess, Joel ed Ellie. In una scena davvero disgustosa, uno degli infetti si avvicina a Tess e la bacia.

Mentre viene baciata, Tess lascia cadere l’accendino che teneva in mano, incendiando l’edificio e uccidendo gli infetti che la circondano, e lei muore con loro. Oltre a essere un momento chiave per il personaggio di Tess e una morte emozionante per il pubblico, la scena ha anche consolidato l’importanza di Ellie. Questo momento ha chiarito che Ellie è la speranza per il futuro, un aspetto che diventa sempre più importante nel corso della prima stagione.

La storia a sé stante di Bill e Frank aggiunge profondità emotiva alla serie

Questa storia d’amore è stata una commovente deviazione dalla narrazione più ampia

The Last of Us episodio 3Considerato ampiamente uno dei migliori episodi di The Last of Us, se non il migliore in assoluto, l’episodio 3 “Long, Long Time” sembra una deviazione significativa dal resto della storia in modo brillante e commovente. Questo episodio non si concentra su Joel ed Ellie, ma piuttosto su Bill (Nick Offerman) e Frank (Murray Bartlett). All’inizio, Bill e Frank si considerano una minaccia, semplicemente per la natura del mondo in cui vivono. Tuttavia, finiscono per sviluppare una relazione romantica autenticamente bella in mezzo agli orrori.

Anche stilisticamente, questo episodio è molto diverso. Rispetto alla violenza e al caos più crudi della maggior parte degli altri episodi di The Last of Us, “Long, Long Time” appare a tratti persino sereno. Una delle differenze più significative è anche la gestione delle morti di Bill e Frank. È chiaro che la coppia sia morta insieme serenamente e di vecchiaia, ma The Last of Us non mostra i loro corpi. Invece, ci viene mostrato un biglietto in cui chiedono a Joel di non entrare nella loro stanza, e Joel rispetta le loro ultime volontà.

Joel ed Ellie incontrano Henry e Sam, e finisce in tragedia

Questa storia è davvero straziante, persino in una serie che è già di per sé straziante

The Last of Us Episodio 5Sebbene Bill e Frank abbiano probabilmente le morti più belle dell’intera serie finora, alcune delle morti più brutali li seguono a ruota. Nell’episodio successivo, Ellie e Joel incontrano Henry Burrell (Lamar Johnson) e Sam Burrell (Keivonn Woodard), fratelli che sono sopravvissuti da soli. Sebbene siano più apertamente affettuosi l’uno verso l’altro, Henry e Sam hanno in realtà una dinamica simile a quella di Joel ed Ellie, il che rende la loro storia ancora più tragica.

Dopo che Ellie e Sam si sono avvicinati sempre di più, e entrambi sembrano molto più simili ai bambini che sono in realtà, Sam scopre tragicamente di essere infetto. In una frazione di secondo, Henry spara e uccide suo fratello, proprio la persona per cui aveva dato tutto. Sconvolto da ciò che aveva fatto, Henry punta la pistola contro se stesso.

Joel si riunisce con suo fratello Tommy a Jackson, nel Wyoming, e quasi abbandona Ellie

La vita di Tommy ora sembra molto diversa da quella di Joel

Gabriel-Luna-The-Last-of-UsIl fratello di Joel, Tommy, non si vedeva dalla terribile notte in cui è scoppiata l’epidemia e Joel ha perso la figlia Sarah, ma i fratelli si riuniscono. Dopo essere stati quasi uccisi come intrusi, Ellie e Joel vengono portati nell’insediamento di Tommy a Jackson, nel Wyoming, dove lui sembra vivere una vita relativamente agiata, date le circostanze. Anche la moglie di Tommy, Maria (Rutina Wesley), è incinta, a dimostrazione di quanto la vita di Tommy sia diversa da quella di Joel dopo l’epidemia.

Presumibilmente perché la vita di Tommy è più stabile, e quindi la situazione è più adatta a accogliere l’arrivo di un figlio, Joel cerca di lasciare Ellie con lui e di andare avanti senza di lei. Questo è un momento chiave nella narrazione perché dimostra quanto Ellie si sia affezionata a Joel. Consapevole dei pericoli che la attendono se fa questa scelta, Ellie sceglie di andare con Joel e (un po’ a sorpresa), Joel accetta.

Un flashback ci racconta il momento in cui Ellie perde la sua migliore amica (e interesse amoroso), Riley

Questa puntata offre un grande approfondimento sul passato di Ellie

Storm-Reid-The-Last-of-UsIn un flashback, viene esplorato il rapporto di Ellie con la sua migliore amica e primo amore Riley (Storm Reid), così come il tragico destino di Riley e la consapevolezza di Ellie di essere immune all’infezione. The Last of Us rivela che Ellie stava effettivamente crescendo in un collegio militare gestito dalla FEDRA insieme a Riley, che era evasa e si era unita alle Luci. Le due si riuniscono e trascorrono una notte insieme all’avventura in un centro commerciale abbandonato, a quel punto si scambiano un bacio.

Purtroppo, sia Ellie che Riley vengono morse e credono di essere sul punto di contrarre l’infezione insieme. Invece, poiché Ellie è immune, è solo Riley a essere contagiata, e l’implicazione è che Ellie ha dovuto ucciderla. Sebbene né la serie né il gioco abbiano confermato che Ellie l’abbia fatto, questo trauma/perdita influenza comunque molto la storia di Ellie in futuro, e spiega anche perché continua a sembrare chiusa nei confronti di Joel, nonostante stesse chiaramente iniziando a volergli bene.

Joel viene gravemente ferito e rischia quasi di morire, lasciando Ellie a cavarsela da sola

Questo è uno dei momenti più rischiosi per i due

The Last of Us episodio 8Joel ed Ellie vengono aggrediti nell’episodio 6, e Joel rimane gravemente ferito. Questo non solo mette a repentaglio la vita di Joel, il che è già di per sé terrificante, ma significa anche che Ellie si ritrova essenzialmente a cavarsela da sola in un mondo incredibilmente pericoloso. Sebbene l’intera serie di The Last of Us sembri ovviamente ad alto rischio, questo ha rappresentato un nuovo livello di minaccia.

Per quanto spaventoso sia questo mondo, Joel proteggeva costantemente Ellie e, sebbene a volte Ellie venisse in suo soccorso, sembrava spesso che la ragazza sia al sicuro con Joel al suo fianco. Questo evento ha messo completamente in discussione questa convinzione (soprattutto per chi non ha familiarità con il franchise) e, purtroppo, Ellie finisce per affrontare forse la minaccia più grave che avesse mai affrontato fino a quel momento. Mentre Joel è inabile, Ellie si trova faccia a faccia con una setta di cannibali che la traumatizza.

Ellie sopravvive a una setta di cannibali ma rimane anche traumatizzata

Ellie è ovviamente ancora segnata da questi eventi terrificanti

The Last of UsOra che Ellie è intrappolata nella setta, affronta alcuni dei suoi momenti più strazianti. L’inquietante leader della setta, David (Scott Shepherd), inizialmente cerca di presentarsi come il buono, ma si rivolta subito contro Ellie quando lei si rifiuta di unirsi a lui. A un certo punto, David e un altro membro della setta tentano di tagliare Ellie, con l’evidente intenzione di mangiarla.

Quando il tentativo fallisce, grazie al coraggio, all’arguzia e alla forza di Ellie, le cose prendono una piega probabilmente ancora più insidiosa, con David che cerca di aggredire sessualmente Ellie. Alla fine, Ellie riesce a uccidere David, salvarsi e riunirsi a Joel, ma non sarebbe corretto dire che esce indenne dall’incontro. Nonostante tutto quello che Ellie ha passato, non è mai sembrata così esplicitamente traumatizzata come dopo questo evento. Dopo essere sopravvissuta all’attacco di David, ci sono molti momenti in cui Ellie sembra dissociarsi.

Il passato di Ellie viene approfondito attraverso la storia di sua madre Anna in un flashback

Questo flashback serve per comprendere l’immunità di Ellie

The-Last-of-Us-immunità-EllieVerso la fine della prima stagione, diamo anche un’occhiata alla madre di Ellie, Anna (Ashley Johnson) e scopriamo come Ellie ha ottenuto l’immunità in The Last of Us. L’episodio 9 della serie rivela che la madre di Ellie era incinta quando è stata morsa da un infetto. In realtà, Anna non era solo incinta, ma era anche in travaglio.

Presumibilmente allo stesso modo in cui altri anticorpi possono essere trasmessi da madre a feto, gli anticorpi che proteggono dal fungo Cordyceps sono stati trasmessi a Ellie nell’utero. Questo flashback è quindi essenziale non solo per comprendere meglio il passato di Ellie, ma anche per scoprire come sia diventata l’unica persona (apparentemente) immune all’infezione. Questo solleva anche domande urgenti sulla reale trasferibilità di questa immunità.

Joel salva Ellie dai piani operativi delle Luci e uccide Marlene

Joel non poteva lasciare morire Ellie, nemmeno per salvare potenzialmente il mondo

The Last of Us Cordyceps-EllieDall’inizio della prima stagione, Joel avrebbe dovuto portare Ellie dalle Luci. Tuttavia, quando Joel consegna Ellie, si rende conto che le cose non sono come sembrano. Le Luci intendono eseguire un’operazione su Ellie che la ucciderà, ma potrebbe aiutarle a trovare una cura per l’infezione.

Non sorprende che, dato che Joel ha iniziato a sentirsi come un padre per Ellie ed è senza dubbio ben consapevole di quanto Ellie sia diventata simile a Sarah per lui, lui non sia disposto a lasciare che Ellie venga uccisa dalle Luci, anche se ciò potrebbe significare una cura per l’infezione. Invece, Joel si scatena violentemente, uccidendo numerose Luci per salvare Ellie. Alla fine, uccide persino Marlene (Merle Dandridge), che apparentemente era stata dalla sua parte fin dall’inizio ed era un’amica intima della madre di Ellie.

Joel mente a Ellie su cosa sia realmente accaduto, creando tensione per la seconda stagione

Questa bugia diventerà senza dubbio un problema tra i due

The Last of UsLa prima stagione di The Last of Us si conclude con Joel che mente a Ellie su cosa sia realmente accaduto alle Luci. Dice a Ellie che in realtà non è l’unica persona ad essere stata confermata immune all’infezione, suggerendo che le Luci abbiano altre opzioni. Inoltre, non dice a Ellie di aver ucciso le Luci, inclusa Marlene, nemmeno quando lei gli chiede di lei.

È difficile arrabbiarsi con Joel per queste scelte, dato che indubbiamente ha fatto quello che ha fatto per proteggere Ellie, ma è comunque vero che questo gli si ritorcerà contro nella seconda stagione. Ellie alla fine scoprirà la verità e sarà furiosa. Joel dovrà anche rispondere di queste azioni in altri modi, anche se questo resta da vedere nella nuova stagione di The Last of Us.

Tremila anni di attesa: il film è tratto da una storia vera?

Tremila anni di attesa: il film è tratto da una storia vera?

Si è speculato molto sul fatto se Tremila anni di attesa possa essere basato su una storia vera o meno. Uscito nel 2022, questo film fantasy è un potente dramma con Idris Elba nei panni di un magico Djinn che racconta la storia della sua vita a una famosa accademica. Il film ha ricevuto rapidamente un grande successo di critica grazie alle sue interpretazioni commoventi, alla creatività visiva e alla narrazione poetica, che si uniscono per dare alla storia d’amore fantastica di George Miller (regista di Mad Max: Fury Road Furiosa: A Mad Max Saga) un’atmosfera del tutto unica e ipnotica.

C’è però molta confusione su quanto Tremila anni di attesa sia effettivamente una storia reale, soprattutto a causa dell’implicazione nella scena di apertura che tutto ciò che seguirà è basato sulla realtà. I numerosi elementi di fantasia del film dissipano rapidamente qualsiasi idea che il racconto sia interamente reale, ma il film mantiene la posizione che la sua storia sia fondata sulla verità, lasciando molti spettatori incerti su quali parti della storia siano realmente accadute.

LEGGI ANCHE: Tremila anni di attesa: la spiegazione del finale del film

La trama e il finale di Tremila anni di attesa

Il film segue Alithea (Tilda Swinton), che trova un antico artefatto che libera un Djinn (Idris Elba), il quale racconta la sua lunga storia mentre attende che Alithea esprima i suoi desideri. Il film si conclude infatti con Alithea che esprime un altro desiderio: che il Djinn che ha imparato ad amare torni al suo posto, “ovunque esso sia”. Il Djinn, che all’inizio si rifiuta di lasciarla a Londra, alla fine acconsente. Mentre il Djinn si lascia quindi la città alle spalle, il finale del film conferma che torna a far visita ad Alithea di tanto in tanto.

Idris Elba e Tilda Swinton in Tremila anni di attesa
Tilda Swinton e Idris Elba in Tremila anni di attesa. Foto di Metro Goldwyn Mayer – © 2022 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

Tremila anni di attesa non è una storia vera

Va dunque chiarito che, contrariamente a quanto affermato nelle scene iniziali, il film di Miller non è basato su una storia vera. Nonostante i migliori tentativi del cast di Three Tremila anni di attesa di vendere la veridicità di questa storia, in realtà c’è ben poco di reale dietro la narrazione: il film è adattato dalla popolare novella di A.S. ByattThe Djinn in the Nightingale’s Eye”, che racconta cinque brevi storie piene di magia, fantasia e messaggi più profondi sullo scopo dell’umanità nell’universo. La raccolta è stata pubblicata per la prima volta nel 1994 e Miller si è fortemente ispirato a questi racconti per la realizzazione dei suoi.

Le storie contenute in “The Djinn in the Nightingale’s Eye” utilizzano il folklore tradizionale e i tropi delle fiabe per esaminare le questioni sociali dell’epoca, con la storia principale che fa riferimento alle opere di autori famosi come Shakespeare e Chaucer. L’intera opera è una celebrazione della letteratura e della narrazione in generale, tema che Miller ha adottato nel suo adattamento cinematografico, piegando il modo in cui i film utilizzano la narrazione lineare per raccontare una storia. Altri racconti della raccolta sono “La bara di vetro” e “La storia di Gode”, che utilizzano metodi intertestuali simili per commentare la natura stessa della narrazione.

Il film prende diverse libertà

Sebbene l’adattamento di Miller sia vagamente basato sul racconto principale della raccolta della Byatt, ci sono però molte differenze tra le due opere. Il film è molto più sensazionalizzato rispetto al testo originale, concentrandosi sugli eventi delle avventure di Djinn e cercando di rendere le storie il più emozionanti possibile. Tralascia gran parte del meta-commento sulla letteratura e sul folklore che guida la novella, scegliendo di utilizzare la storia d’amore centrale tra i personaggi di Elba e della Swinton come catalizzatore del film.

Anche il finale di Tremila anni di attesa è molto diverso da quello di “The Djinn in the Nightingale’s Eye”, poiché il film si conclude in modo molto soddisfacente e cinematografico. Si concentra sulla storia d’amore dei due protagonisti, dando una conclusione concreta alla loro relazione che non è presente nella novella originale, che invece si concentra sul proprio meta-commento della società contemporanea. Il film di Miller è molto più adatto al pubblico mainstream e la sua decisione creativa di spostare il focus su qualcosa di più accessibile è stata sicuramente intelligente.

Idris Elba, Sarah Houbolt, Seyithan Özdemir e Aamito Lagum in Tremila anni di attesa
Idris Elba, Sarah Houbolt, Seyithan Özdemir e Aamito Lagum in Tremila anni di attesa. Foto di Metro Goldwyn Mayer – © 2022 Metro-Goldwyn-Mayer Pictures Inc. All Rights Reserved.

I personaggi delle storie dei Djinn sono realmente esistiti

Nonostante quella narrata nel film sia una storia di fantasia, molti dei personaggi di Tremila anni di attesa a cui il Djinn fa riferimento nelle sue storie sono però realmente esistiti. La maggior parte di essi sono figure storiche reali dell’epoca dell’Impero Ottomano. Mustafa era un principe ottomano del XVI secolo, erede del padre, il sultano Solimano, che ordinò l’esecuzione del figlio. Tuttavia, non fu a causa del desiderio di un Djinn, ma a causa dei disordini tra lui e suo padre e delle tensioni politiche interne alla sua famiglia.

In linea con gli eventi di Tremila anni di attesa, Mustafa fu infine ucciso perché il sultano Solimano era convinto che se non lo avesse eliminato egli lo avrebbe ucciso. La matrigna Hürrem, l’influente moglie del sultano Solimano, strinse poi alleanze per garantire che i suoi figli fossero favoriti come eredi, e Mustafa ne pagò il prezzo con la vita. Allo stesso modo, anche Murad IV, suo fratello Ibrahim e sua madre Kösem Sultan sono personaggi realmente esistiti. Murad IV, ad esempio, era un sultano dell’Impero Ottomano nel XVII secolo.

Era noto per aver ripristinato il potere dell’impero e per la sua brutalità in battaglia. Kösem fu invece reggente fino a quando Murad non prese il controllo del trono. Dopo la morte di Murad, Ibrahim, tenuto in gabbia nel palazzo come potenziale successore, divenne effettivamente sultano. Infine, Re Salomone fu un’importante figura storica e, sebbene l’esistenza della Regina di Saba sia contestata, è una figura chiave nel Giudaismo, nell’Islam e nel Cristianesimo.

Game Night – Indovina chi muore stasera?, la spiegazione del finale del film

La Warner Bros. potrebbe avere tra le mani un cult con l’esilarante e imprevedibile commedia nera Game Night – Indovina chi muore stasera? (qui la recensione). Il film ruota attorno alla coppia sposata Max (Jason Bateman) e Annie (Rachel McAdams), due persone ipercompetitive che organizzano una serata di giochi da tavolo con la coppia composta da Kevin (Lamorne Morris) e Michelle (Kylie Bunbury), oltre al loro stupido amico Ryan (Billy Magnussen) e alla donna con cui si trova quella sera, l’intelligente Sarah (Sharon Horgan).

Il gruppo è in costante missione per schivare le avances del vicino di Max e Annie, il triste agente di polizia Gary (Jesse Plemons), divorziato dalla loro amica Debbie. Quando Brooks (Kyle Chandler), il fratello di Max, imprenditore di successo, arriva in città, decide di ravvivare la serata di gioco del gruppo con qualcosa di molto più eccitante dei giochi da tavolo e delle sciarade, dando il via a una sconcertante ed esilarante catena di eventi. In questo articolo, esploriamo dunque il finale di Game Night – Indovina chi muore stasera? e i suoi colpi di scena.

La spiegazione del finale di Game Night – Indovina chi muore stasera?: un finto rapimento

Quando il gruppo si riunisce nella lussuosa casa affittata da Brooks, quest’ultimo stabilisce le regole della serata: uno di loro sarà presto rapito e gli altri riceveranno una serie di indizi per trovare l’amico scomparso. Dopo che un finto agente dell’FBI (Jeffrey Wright) fornisce al gruppo i fascicoli pieni di indizi, due scagnozzi armati sfondano la porta di Brooks, mettono fuori combattimento l’agente dell’FBI e iniziano una brutale rissa in casa con Brooks, che stanno cercando di rapire. Il gruppo è entusiasta di questa lotta apparentemente realistica, senza sapere che non fa parte del gioco.

Game Night - Indovina Chi Muore Stasera
Jason Bateman, Rachel McAdams, Lamorne Morris, Billy Magnussen, e Kylie Bunbury in Game Night – Indovina chi muore stasera?. Foto di Hopper Stone/SMPSP – © 2017 Warner Bros. Entertainment Inc.

Si tratta infatti di veri uomini armati che cercano di catturare Brooks per motivi che diventeranno chiari in seguito. Ogni coppia si impegna seriamente nel gioco: Max e Annie rinunciano agli indizi e seguono il furgone con gli uomini armati (con Annie che raccoglie quella che crede essere una pistola finta che Brooks ha lasciato cadere durante la lotta), Kevin e Michelle cercano di giocare lealmente, seguendo il loro file di indizi, mentre Ryan e Sarah decidono di imbrogliare pagando la società di omicidi che Brooks ha assunto per la serata. Nessuno di loro si rende conto che stanno giocando a un gioco molto reale e molto pericoloso.

La pistola del fratello di Cechov

Max e Annie riescono a rintracciare gli scagnozzi che hanno rapito Brooks in una squallida bettola, credendo ancora di partecipare a un elaborato gioco di società. Quando gli scagnozzi li raggiungono, Annie tira fuori quella che crede essere la pistola finta di Brooks e chiede a tutti di mettersi a terra in posizione yoga. Alla fine si rendono conto che Brooks è nella stanza accanto e pensano di aver vinto il gioco, ma Brooks dice loro che questo non è un gioco e che questi uomini intendono ucciderlo. Max e Annie sono increduli, ma mentre gli scagnozzi tentano di aprire la porta, Annie spara accidentalmente al braccio di Max, rendendosi conto che la sua pistola è vera nel modo più enfatico possibile. I due liberano Brooks e scappano per salvarsi.

Brooks il contrabbandiere

Mentre sono inseguiti dagli scagnozzi, Brooks confessa a Max e Annie di non essere un imprenditore, ma un contrabbandiere di alto livello che deve portare un uovo Fabergé, attualmente nelle mani di un miliardario di nome Donald Anderton, a un uomo conosciuto solo come il Bulgaro, o verrà ucciso. Nel tentativo di salvare Max e Annie, Brooks si getta dall’auto e viene catturato dagli scagnozzi. Dopo un tentativo di curare la ferita da proiettile di Max, l’intera banda si riunisce e decide di salvare Brooks rubando l’uovo ad Anderton, ma prima devono trovarlo, cosa che riescono a fare organizzando una serata di gioco improvvisata a casa di Gary e accedendo segretamente al suo database della polizia.

Sharon Horgan in Game Night - Indovina chi muore stasera
Sharon Horgan in Game Night – Indovina chi muore stasera?. Foto di Hopper Stone/SMPSP – © New Line Cinema

Il gruppo riesce a introdursi nella villa di Anderton, dove si sta svolgendo una festa del Fight Club, con grande gioia di Ryan. Ryan riesce a prendere l’uovo e, dopo un’impressionante partita di catch, riescono a fuggire dalla villa con l’uovo in mano… prima di mandarlo in frantumi quando Kevin aziona accidentalmente i freni della loro auto per la fuga. Con grande sorpresa, si rendono conto che l’uovo è falso e che il vero tesoro si trova all’interno: una lista di nomi di persone sotto protezione testimoni, che Brooks intendeva consegnare al Bulgaro.

Gary salva la situazione (più o meno)

Con grande sorpresa, il gruppo vede Brooks avvicinato dagli scagnozzi sul ciglio della strada. Tentano di salvare Brooks, ma vengono rapidamente abbattuti dai malviventi. Proprio mentre stanno per essere giustiziati, Gary arriva con la sua volante della polizia e scambia colpi di pistola con i due scagnozzi, apparentemente uccidendoli e beccandosi lui stesso un proiettile al petto. Mentre Max e Annie lo consolano e si scusano per averlo escluso, Gary sorride e rivela che è stato tutto uno stratagemma orchestrato per dimostrare che è divertente e che vale la pena uscire con lui. A quel punto, i due scagnozzi si rialzano, le loro ferite da proiettile sono finte: sono dei detenuti in libertà vigilata che fanno un favore a Gary in cambio di una riduzione della pena.

Ma proprio quando Gary sembra aver trionfato, arriva un’altra macchina e questa volta il poliziotto si becca un vero proiettile alla spalla. Al di fuori dell’innocuo piano di Gary, è arrivato il Bulgaro (Michael C. Hall) e vuole ciò che gli è dovuto. Capendo che il bulgaro lo ucciderà una volta in possesso della lista di protezione dei testimoni, Brooks inghiotte la lista e inizia una folle corsa mentre Max e Annie cercano di salvarlo. Dopo aver provocato un incredibile incidente aereo a bassa quota, Max e Annie riescono a rendere inoffensivo il bulgaro e a salvare Brooks all’arrivo delle autorità.

Jesse Plemons in Game Night - Indovina chi muore stasera
Jesse Plemons in Game Night – Indovina chi muore stasera?. Foto di Hopper Stone/SMPSP – © New Line Cinema

Un lieto fine

Dopo il salvataggio in pista, l’azione si sposta a tre mesi dopo, dove il gruppo – compreso Gary – organizza una serata di giochi a casa di Brooks, che sarà agli arresti domiciliari per i prossimi tre anni per il suo ruolo nel piano di contrabbando. È però un’occasione felice, perché Annie rivela a Max di essere incinta attraverso un gioco di sciarade. Ma nononostante questa lieta notizia, non tutto è in festa: Max non può fare a meno di sentirsi a disagio quando Brooks gli dice di aver venduto la lista di protezione dei testimoni a persone molto cattive per 3 milioni di dollari e di aver avvisato ogni persona della lista con un compenso di 20.000 dollari.

Mentre il gruppo festeggia la lieta notizia di Max e Annie, la telecamera si allontana per rivelare un furgone nero pieno di uomini mascherati che caricano le loro pistole, perché sembra che un’altra serata di gioco mortale stia per iniziare a causa della follia di Brooks. Sono probabilmente scagnozzi di qualcuno sentitosi tradito dalle azioni di Brooks e deciso a fargliela pagare. Sembrerebbe un anticipo per un possibile sequel, ma nessun seguito è mai stato realizzato e questa chiusura è dunque da prendere più semplicemente come una divertente gag finale di Game Night – Indovina chi muore stasera?.

La scena post-credits

Il film presenta anche una scena post-credits, in cui si racconta la complessità del piano di Gary per la serata di gioco. La scena ripaga di una battuta ricorrente in modo molto divertente. Per tutto il film, infatti, Gary lamenta la fine del suo matrimonio con l’amata Debbie, che sospetta lo abbia lasciato per stare con un altro uomo. La scena post-credits rivela che è proprio così, e quel qualcuno è Kenny.

I Peccatori conquista Rotten Tomatoes con un perfetto 100%

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I Peccatori conquista Rotten Tomatoes con un perfetto 100%

In seguito alle reazioni molto positive sui social media, sono arrivate le prime recensioni complete di I Peccatori (Sinners), il film del regista di Black Panther Ryan Coogler, e sono ancora più entusiastiche.

Sebbene alcuni articoli evidenzino alcuni difetti del film drammatico sui vampiri ambientato nell’era di Jim Crow (la lunga durata, un terzo atto eccessivamente elaborato), non abbiamo ancora trovato un verdetto completamente negativo, e il film attualmente ha un perfetto 100% su Rotten Tomatoes, sulla base di 37 recensioni.

Praticamente ogni aspetto di I Peccatori è stato elogiato, dalle interpretazioni alla sceneggiatura, fino alla colonna sonora, e molti critici lo stanno elogiando come il miglior lavoro di Coogler fino ad oggi.

Il consenso della critica di RT recita: “Tematicamente ricco come un grande romanzo americano e semplicemente travolgente e divertente, il primo blockbuster originale dello sceneggiatore e regista Ryan Coogler rivela l’intera portata della sua singolare immaginazione con un brio indimenticabile.”

Cosa sappiamo su I Peccatori (Sinners) di Ryan Coogler con Michael B Jordan

Cercando di lasciarsi alle spalle le loro vite travagliate, due fratelli gemelli (Jordan) tornano nella loro città natale per ricominciare, solo per scoprire che un male ancora più grande li aspetta per accoglierli di nuovo. “Se continui a ballare con il diavolo, un giorno ti seguirà fino a casa”.

Scritto e diretto dal regista candidato all’Oscar Ryan Coogler, I Peccatori (Sinners) vede protagonista Michael B Jordan (Black Panther e Creed) in un doppio ruolo, affiancato dalla candidata all’Oscar Hailee Steinfeld (Bumblebee, True Grit), Jack O’Connell (Ferrari), Wunmi Mosaku (Passenger), Jayme Lawson (The Woman King), Omar Miller (True Lies), Miles Caton e Delroy Lindo (Da 5 Bloods).

Il film è prodotto da Zinzi Coogler, Sev Ohanian e Ryan Coogler. I produttori esecutivi sono Ludwig Göransson, Will Greenfield e Rebecca Cho. La Warner Bros distribuirà Sinners di Coogler nelle sale statunitensi a partire dal 18 aprile 2025.

G20: la spiegazione del finale del film con Viola Davis

G20: la spiegazione del finale del film con Viola Davis

Il film G20 di Prime Video – diretto da – ha riservato avvincenti colpi di scena fino all’ultimo, presentando un’inaspettata mente dietro l’attacco terroristico al summit del G20 e salvataggi incredibili, all’altezza del thriller ricco di azione che ci si aspettava. In esso, dopo che la bomba nell’ala est dell’hotel ha colto tutti di sorpresa, i leader all’interno dell’albergo hanno cercato di mettersi in salvo, mentre quelli all’esterno hanno cercato di capire chi fosse Rutledge (Antony Starr) e come avesse potuto accumulare il livello di conoscenza necessario per prendere il controllo di una fortezza impenetrabile.

Se parte delle ragioni di Rutledge erano evidenti, in quanto voleva arricchirsi a spese di tutti gli altri, la sua fissazione per il Presidente degli Stati Uniti Danielle Sutton (Viola Davis) era personale e quindi meno immediata da cogliere, diventando chiara solo nel finale di G20. Questo ha messo in grave pericolo la famiglia del Presidente e il benessere di Demetrius, Serena e Derek è diventato rapidamente l’obiettivo principale di Danielle. Con il piano nefasto di Rutledge che aveva obiettivi separati, G20 ha quindi incluso molti colpi di scena tortuosi, rendendo il finale più soddisfacente grazie alle molteplici sequenze d’azione che vedono la Presidente Sutton direttamente coinvolta nella lotta contro i suoi nemici.

Come la Presidente Danielle Sutton ha fermato il piano di Rutledge

La Presidente Sutton ha inizialmente cercato di portare in salvo Han Min-Seo, il Primo Ministro Oliver Everett (Douglas Hodg) e la direttrice dell’IMF Emma Romano (Sabrina Impacciatore) con l’agente Ruiz, ma è stato subito chiaro che doveva affrontare Rutledge se voleva tenere al sicuro la sua famiglia. Tuttavia, l’incontro con quest’ultimo le ha fornito tutte le informazioni di cui Danielle aveva bisogno per capire il loro legame diretto, essendo stata sul campo durante la stessa missione, e senza di esso sarebbe stato impossibile rivelare chi fosse la vera mente dietro l’attacco.

Il Presidente Sutton ha riconosciuto subito come il passato militare di Rutledge lo avesse segnato, sperando che la somiglianza lo convincesse a fare la cosa giusta. Quando Rutledge ha messo in pericolo Derek sparandogli, è diventato anche evidente che, nonostante Derek e il Segretario del Tesoro Joanna Worth (Elizabeth Marvel) fossero ostaggi davanti a lei, Joanna non è mai stata veramente minacciata da Rutledge. Il fatto che quest’ultima abbia intascato il portafoglio di criptovalute nel caos della lotta e abbia scelto quel luogo per il vertice del G20 ha inevitabilmente dimostrato il suo coinvolgimento, rendendo possibile al Presidente Sutton di usare il portafoglio per raggiungere Rutledge e salvare Serena.

Antony Starr in G20
Antony Starr in G20. Foto di Ilze Kitshoff/Ilze Kitshoff/Prime – © Amazon Content Services LLC

Le motivazioni di Rutledge e del suo gruppo per l’attacco al G20

Le bugie di Rutledge hanno fatto sembrare che le intenzioni del suo gruppo avessero a che fare con la scoperta di come il Piano Together del Presidente Sutton mirasse a impoverire la gente comune nei Paesi ricchi invece di aiutare quelli del Sud globale, ma l’obiettivo principale del suo piano è sempre stato quello di arricchire se stesso e il suo gruppo attraverso il crollo dei mercati. Allo stesso tempo, c’era una ragione che motivava la sua scelta di attaccare specificamente il piano di Sutton e non quello di qualcun altro, e aveva a che fare con gli amici che morirono per proteggere il convoglio di Sutton prima che lei diventasse presidente e fosse nell’esercito.

Mentre le ragioni di Rutledge erano profondamente personali, il resto del cast di personaggi del G20 ha motivazioni diverse, come la cieca fiducia dell’agente Darden nei racconti di Rutledge, secondo cui il piano di Sutton avrebbe tradito gli americani comuni concentrandosi sugli aiuti all’estero. Il coinvolgimento del Segretario del Tesoro nascondeva tuttavia un’altra ragione: la convinzione di Joanna Worth che Sutton le avesse rubato il posto di Presidente degli Stati Uniti, rendendo la sua organizzazione dell’attacco terroristico un puro atto di vendetta.

La spiegazione del coinvolgimento del Segretario del Tesoro Joanna Worth

Il coinvolgimento di Joanna Worth viene quindi scoperto solo quando Rutledge stava per fuggire con Serena Sutton, ma l’aver intascato il portafoglio di criptovalute ha rivelato alla Presidente Sutton tutto ciò che doveva sapere. Se Rutledge poteva essere il volto dell’attacco terroristico del G20, Joanna Worth ne è stata la mente: senza di lei, infatti, il gruppo di Rutledge non sarebbe stato scelto come sicurezza aggiuntiva, né l’hotel sarebbe stato scelto come sede del summit del G20.

Il film ha solo brevemente accennato alla potenziale ostilità tra Joanna Worth e il Presidente Sutton, quando quest’ultima ha menzionato la campagna presidenziale che è stata combattuta tra loro all’inizio. Tuttavia, nient’altro avrebbe potuto far presagire che l’insider dietro il complotto sarebbe stato il Segretario del Tesoro, soprattutto perché l’agente Darden ne faceva già parte. Tuttavia, il fatto che l’attentato non sarebbe stato possibile senza che Joanna Worth mettesse in contatto persone con rancori nei confronti di Sutton, come Darden e Rutledge, la rendeva la principale promotrice dell’intero piano.

Viola Davis e Antony Starr in G20
Viola Davis e Antony Starr in G20. Foto di Ilze Kitshoff/Ilze Kitshoff/Prime – © Amazon Content Services LLC

Perché far uscire Oliver Everett ed Elena Romano è stato fondamentale per il piano della Presidente Sutton

Il fatto che i leader del G20 e tutti i membri dell’hotel siano stati tagliati fuori dall’esterno ha fatto sì che il gruppo di Rutledge fosse l’unico in grado di inviare i propri video deepfake per controllare la narrazione, rendendo impossibile per i governi esterni coordinare una risposta che non avrebbe messo in pericolo quelli interni. Le e-mail di Serena Sutton agli agenti a casa e al Vicepresidente hanno permesso di ottenere alcune informazioni, ma non sono state sufficienti per poter agire, e la connessione non ha potuto essere stabilita di nuovo poiché Serena e Demetrius erano in fuga.

Ciò ha reso estremamente importante la guida spericolata della Bestia verso i cancelli dell’hotel da parte di Elena Romano e del Primo Ministro britannico Oliver Everett. Avendo passato gran parte della serata a seguire il Presidente Sutton, sapevano di potersi fidare di lei e del suo piano. Mentre i missili da cui erano inseguiti li hanno quasi fatti saltare in aria, il fatto di essere arrivati davanti ai loro alleati ha salvato le loro vite e quelle di tutti coloro che si trovavano all’interno dell’hotel, perché hanno potuto condividere il piano della Presidente Sutton con il Vicepresidente Moseley e il direttore della CIA Mikkelson.

La spiegazione del messaggio del finale di G20

Come nei migliori film d’azione, la collaborazione tra improbabili alleati contro un nemico comune è ciò che spesso salva la situazione. Questo è anche un tema centrale di G20, poiché il motivo per cui i leader mondiali erano in pericolo aveva a che fare con il tradimento della Presidente Sutton da parte del suo segretario al Tesoro che voleva vendicarsi di lei. La Presidente Sutton ha messo in evidenza il senso di comunità quando ha scelto di salvare Melokuhle, Lesedi e gli altri ostaggi perché era la cosa giusta da fare, avendo l’opportunità di farlo in quel momento. Il messaggio generale è apparso nel Piano Together del Presidente Sutton e nell’inevitabile cameratismo che la situazione ha creato tra i membri del gruppo di Sutton.

Infatti, se all’inizio della serata il Presidente Sutton ed Elena Romano non sopportavano il Primo Ministro Everett, alla fine della stessa erano stretti alleati. La comunità era anche in diretta opposizione a ciò che Joanna Worth e Rutledge rappresentavano, poiché avevano organizzato quell’attacco per promuovere i loro piani, la loro avidità e le loro rimostranze, invece di pensare a chi stavano danneggiando direttamente e indirettamente con le loro azioni al G20. Il film, in un’ultima analisi, ribadisce l’importanza della cooperazione globale per far fronte a situazioni di grave crisi, mettendo da parte le differenze e superandole grazie alla coesione.

La casa degli sguardi: recensione del film di Luca Zingaretti

La casa degli sguardi: recensione del film di Luca Zingaretti

È un esordio delicato, dolente ma ricco di speranza quello di Luca Zingaretti con La casa degli sguardi. Presentato nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma, il film – liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli – è infatti un’esplorazione delle varie sfumature possibili del dolore, compresa quella di luogo dell’anima da cui ripartire per ritrovare una dimensione di felicità. Ed è proprio questo il fulcro dell’opera, che – come afferma lo stesso Zingaretti – “parla del dolore, ma non in termini negativi, ma come ingrediente necessario per la felicità, perché dolore e gioia sono fatti della stessa materia“.

Scritto insieme a Gloria Malatesta e Stefano Rulli, il neo regista (che in realtà ha già compiuto il passaggio dietro la macchina da presa per alcuni episodi di Il commissario Montalbano, ma che si cimenta ora per la prima volta con un lungometraggio) sceglie dunque un racconto molto intimo, sussurrato, dove – come il titolo suggerisce – contano di più gli sguardi che non le parole. Sono questi, quelli sostenuti, evitati, temuti e sperati, a portare avanti il racconto, a raccontarci i personaggi e i loro complesso e agitato mondo interiore.

La trama di La casa degli sguardi

Marco (Gianmarco Franchini) ha 20 anni e una grande capacità di sentire, avvertire ed empatizzare con il dolore del mondo, scrive poesie, e cerca nell’alcool e nelle droghe “la dimenticanza”, quello stato di incoscienza impenetrabile anche all’angoscia di esistere e di vivere. Beve tanto Marco, beve troppo. È in fuga dal dolore ma soprattutto da se stesso. Per vivere si deve anestetizzare, dice. È incapace di “stare” nelle cose, a meno che il tasso alcolico del suo sangue non sia altissimo, e si è allontanato da tutti, amici e fidanzata, spaventati dalla sua voglia di distruggersi.

Anche il padre (Luca Zingaretti) testimone di questo lento suicidio, è incapace di gestire tanta sofferenza ma tenta almeno di “esserci”, la madre è mancata da qualche anno e ha lasciato un grande vuoto. Per cercare di rimediare alla situazione del figlio, gli trova un lavoro come addetto alle pulizie del Bambin Gesù. Il ragazzo, però, è convinto che questa esperienza, a contatto con i bambini malati, lo ucciderà. Per sua fortuna, in questo nuovo lavoro troverà una squadra, capitana da Giovanni (Federico Tocci) grazie al quale riscoprirà l’amore per la vita.

Gianmarco Franchini in La casa degli sguardi
Gianmarco Franchini in La casa degli sguardi. Foto di Duccio Giordano.

Disagio giovanile in formato liquido

Chi è mai stato ad un reading di poesia? A quanto pare nessuno, non in La casa degli sguardi almeno, ma Marco il protagonista ce li descrive da subito come un qualcosa di terrificante. Un qualcosa che sembra necessitare di diversi bicchieri di vino per poter essere affrontato. Come scopriremo, però, quello dell’alcol è un vizio che Marco pratica anche lontano dalle letture pubbliche delle proprie poesie. Un problema piuttosto grave, particolarmente diffuso tra i giovani ma non sempre affrontato – tanto meno al cinema – con le giuste attenzioni.

Zingaretti e Gianmarco Franchini – già fattosi apprezzare in Adagio – ci portano invece ad affrontare di petto il problema, facendoci quasi sentire in gola il bruciore dei vari alcolici che Marco butta giù con una disinvoltura spaventosa. È la manifestazione più evidente del suo disagio, dietro la quale si nascondono dolori mai realmente elaborati (la morte della madre) e paure mai davvero affrontate (l’incertezza del futuro). Marco ha il sogno di diventare un poeta, ma è davvero possibile campare con una professione simile nell’Italia di oggi? Poeta o un qualunque altro tipo di artista, la domanda non cambia.

Ecco allora subentrare l’alcol, ma il regista non giudica di certo il suo protagonista per questo. Anzi, molto più impietoso sembra essere lo sguardo nei confronti di chi quell’alcol a Marco lo vende, rivolgendogli sguardi di disapprovazione ma senza minimamente cercare di porre un freno al suo vizio. In ogni caso, parte da questo senso di disagio il film per offrire un racconto sulla ricerca di una redenzione e sulla riscoperta delle bellezze della vita per cui vale la pena continuare a lottare contro le difficoltà, lasciandosi alle spalle tutto ciò che invece uccide lentamente.

Riccardo Lai, Alessio Moneta, Federico Tocci e Gianmarco Franchini in La casa degli sguardi
Riccardo Lai, Alessio Moneta, Federico Tocci e Gianmarco Franchini in La casa degli sguardi. Foto di Duccio Giordano.

Luca Zingaretti realizza un’opera equilibrata e con il giusto tatto

Con un protagonista così sofferente, il film potrebbe facilmente scadere nello strazio, ma Zingaretti riesce invece a dosare bene gli ingredienti del suo lungometraggio, infondendo in Marco anche tanta speranza e trovando ora il modo di far appassionare ai personaggi, ora quello di intenerire e infine anche le occasioni per divertire. Ben costruiti sono ad esempio il rapporto tra Marco e il suo padre biologico e quello con il “padre adottivo” Giovanni, altro personaggio che nasconde il proprio dolore dietro ad una maschera.

Perché in fondo a soffrire, per un motivo o per un altro, sono un po’ tutti i personaggi di La casa degli sguardi, ma ognuno di loro riesce anche ad essere la manifestazione di come si può convivere con questo stato d’animo. Va detto che in alcuni momenti si ha la sensazione che si abbia tra le mani troppe sottotrame, che per quanto contribuiscono ai messaggi di fondo, sembrano talvolta far prendere troppe direzioni diverse al film, che su diversi punti non raggiunge dunque una conclusione soddisfacente, anzi lasciando alcuni elementi fin troppo in sospeso.

Ma questo non oscura quanto di buono c’è in tutto il racconto e che Zingaretti porta in scena senza mai strafare, non commettendo l’errore in cui molti attori che debuttano alla regia cadono, ovvero quello di mettersi eccessivamente in mostra. L’attore-regista si ritaglia invece qui un ruolo secondario, memorabile più per i suoi silenzi, e lascia a Franchini e al suo sguardo dolente il compito di portare avanti il racconto. È così che, giunti al finale, ci si sente legati a Marco e alle sue (dis)avventure, essendoci interessati più a lui e a chi gli sta intorno che non tanto alle vicende che li vedono protagonisti.

Oscar: dal 2027 entrerà in vigore la categoria Miglior Stunt Design

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Una categoria di stunt design è finalmente in arrivo agli Oscar. Il Consiglio dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha annunciato l’istituzione di un premio Oscar annuale competitivo per i risultati ottenuti nella progettazione di stunt, il quale entrerà in vigore a  partire dalla 100ª edizione degli Academy Awards per i film in uscita nel 2027. Come riportato da Variety, il regista e produttore David Leitch (“The Fall Guy”, “Bullet Train”, “Deadpool 2”) ha guidato l’iniziativa a nome della comunità degli stunt per istituire la nuova categoria ufficiale degli Oscar.

Leitch ha iniziato come stunt performer e coordinatore prima di passare alla regia e di fondare la sua 87North Productions con Kelly McCormick. Leitch, il coordinatore e progettista di stunt Chris O’Hara di Stunts Unlimited e altri hanno fatto diverse presentazioni sul tema all’Academy, che hanno infine portato il Consiglio dei Governatori ad approvare oggi la nuova categoria di premi. “Fin dagli albori del cinema, la progettazione degli stunt è stata parte integrante della produzione cinematografica”, hanno dichiarato il CEO dell’Academy Bill Kramer e la Presidente dell’Academy Janet Yang.

Siamo orgogliosi di onorare il lavoro innovativo di questi artisti tecnici e creativi e ci congratuliamo con loro per l’impegno e la dedizione con cui hanno raggiunto questa importante occasione”. Le regole di categoria per l’eleggibilità e la votazione del premio inaugurale saranno annunciate nel 2027 con il regolamento completo dei 100° Academy Awards. Le specifiche della presentazione del premio saranno stabilite dal Consiglio dei Governatori e dalla direzione dell’Academy in una data futura.

Più di 100 professionisti dello stunt sono membri della sezione Produzione e tecnologia dell’Academy. L’ultima nuova categoria di premio creata è stata Achievement in Casting, istituita nel 2024 e che entrerà in vigore con la 98ª edizione degli Academy Awards per i film usciti nel 2025. In una dichiarazione rilasciata a Variety, Jeff Wolfe, presidente della Stuntmen’s Association, ha affermato: “Non posso esprimere a sufficienza quanto siamo entusiasti e orgogliosi che l’Academy riconosca l’arte e l’artigianato della progettazione di azioni stunt con una propria categoria di Oscar“.

Questo è un momento storico per la nostra comunità. Per decenni, gli stunt, i coordinatori e i progettisti d’azione hanno svolto un ruolo cruciale nel plasmare l’esperienza cinematografica, spesso mettendo a rischio il proprio corpo per portare sullo schermo momenti indimenticabili. Questo riconoscimento convalida la passione, l’innovazione, la creatività e il duro lavoro che si nascondono in ogni caduta, combattimento e palla di fuoco. Non è solo una vittoria per il nostro settore, è una vittoria per la narrazione“.

I Fantastici Quattro: Gli Inizi, il regista spiega perché il villain è Galactus e non il Dottor Destino

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Invece di contrapporre i personaggi di  I Fantastici Quattro: Gli Inizi contro il Dottor Destino, il regista del reboot del Marvel Cinematic Universe spiega perché ha scelto Galactus. Sebbene i fan abbiano dovuto aspettare diversi anni, i Marvel Studios si stanno finalmente preparando a portare i personaggi dei Fantastici Quattro nel MCU. Tuttavia, invece di raccontare la storia delle origini, il film seguirà una versione consolidata della squadra e la metterà contro il suo secondo nemico più famoso.

In una nuova intervista rilasciata a Entertainment Weekly, il regista Matt Shakman ha discusso in modo più dettagliato il motivo per cui nel film del MCU non ci sarà il Dottor Destino come primo cattivo principale ad affrontare la Prima Famiglia Marvel in I Fantastici Quattro: Gli Inizi, spiegando che: “Destino è un grande personaggio, ma occupa un sacco di spazio. Altri adattamenti cinematografici hanno fatto sia la storia delle origini che quella di Destino. Noi non facciamo né l’una né l’altra cosa, e questo ci permette di guardarli da una nuova prospettiva“.

Galactus in I Fantastici Quattro Gli Inizi
Galactus in I Fantastici Quattro Gli Inizi. Foto di Marvel Studios/MARVEL STUDIOS – © 2025 20th Century Studios / © and ™ 2025 MARVEL.

La scelta di Galactus come villain è un’ottima notizia per I Fantastici Quattro: Gli Inizi

Quando si parla di Fantastici Quattro in live-action, l’iconico gruppo di eroi e molti dei loro cattivi hanno avuto un’accoglienza molto contrastante, sia che si tratti dei film originali della Fox sui Fantastici 4 che del reboot del 2015, stroncato dalla critica. Questo è il caso soprattutto del Dottor Destino in live-action, ma ciò non toglie che Shakman abbia ragione su come Victor von Doom abbia già avuto molte opportunità di essere esplorato. Per quanto riguarda il MCU, I Fantastici Quattro: Gli Inizi dà al cast di eroi principali un approccio nuovo, e Victor non è necessario per la loro introduzione.

È inoltre importante ricordare che Galactus è stato rappresentato solo una volta in live-action, ovvero in I Fantastici 4 e Silver Surfer, dove ha però avuto un’interpretazione davvero scadente rispetto a quella della sua controparte fumettistica. Togliendo il Dottor Destino dall’equazione e lasciando che Galactus sia il primo grande cattivo contro i Fantastici Quattro del MCU, questi avranno a che fare con una minaccia enorme fin dall’inizio. Da quanto è già stato rivelato, l’adattamento del MCU è sicuramente sulla strada giusta.

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Tutto quello che c’è da sapere su I Fantastici Quattro: Gli Inizi

Il film I Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il 25 luglio 2025. Come al solito con la Marvel, i dettagli della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti, i Fantastici Quattro sono astronauti che vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super forza.

Matt Shakman (“WandaVision”, “Monarch: Legacy of Monsters”) dirigerà I Fantastici Quattro: Gli Inizi, da una sceneggiatura di Josh FriedmanJeff Kaplan e Ian SpringerPedro Pascal (Reed Richards) è noto al mondo per le sue interpretazioni in The MandalorianThe Last of Us e prima ancora in Game of ThronesVanessa Kirby (Sue Storm) ha fatto parte del franchise di Mission: Impossible e di Fast and Furious, mentre Joseph Quinn (Johnny Storm) è diventato il beniamino dei più giovani per la sua interpretazione di Eddie in Stranger Things 4Ebon Moss-Bachrach (Ben Grimm) sta vivendo un momento d’oro grazie al suo ruolo del cugino Ritchie in The Bear.

Fanno parte del cast anche Julia GarnerPaul Walter HauserJohn MalkovichNatasha Lyonne e Ralph Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato da Kevin Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che conosciamo. Franklyn e Valeria Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre comparire nel film.

Grindhouse – A prova di morte: 10 curiosità sulla realizzazione del film di Quentin Tarantino

Grindhouse – A prova di morte di Quentin Tarantino è spesso citato come uno dei film meno apprezzati della sua filmografia. In un’intervista del 2012 con The Hollywood Reporter, Tarantino stesso ha dichiarato che “A prova di morte è il peggior film che abbia mai fatto”. Anche la seconda parte del film, Planet Terror, realizzato insieme all’amico Robert Rodriguez, non ha avuto successo tra i critici, ottenendo il 64% di voti positivi su Rotten Tomatoes. Tarantino ha poi dichiarato di aver “esagerato”, ma di esserne comunque molto orgoglioso. Con il film che celebra quest’anno il suo 18° anniversario dall’uscita nelle sale, scopriamo in questo articolo alcuni retroscena sulla sua produzione.

L’ispirazione per il film

Tarantino ha avuto l’idea di realizzare Grindhouse – A prova di morte durante una notte di bevute in un hotel con l’amico Sean Penn. Tarantino aveva espresso il desiderio di acquistare una Volvo, sottolineando la reputazione del marchio per la sua sicurezza. Penn aveva un’idea migliore. Penn disse a Tarantino che per un prezzo di 10.000 o 15.000 dollari avrebbe potuto ingaggiare una troupe di stuntman che avrebbero potuto “mettere a prova di morte” qualsiasi auto per il regista. Tarantino amava la frase “A prova di morte” e decise di scrivere una sceneggiatura su questa idea. Detto questo, il titolo originale del film era Quentin Tarantino’s ThunderBolt, che in realtà lampeggia sullo schermo per alcuni fotogrammi della versione finale.

Il casting di Stunt Man Mike

Prima che venisse scelto Kurt Russell, diverse star del cinema di alto profilo si erano candidate per il ruolo dell’iconico Stunt Man Mike, tra cui Mickey Rourke, Sylvester Stallone, Ving Rhames, John Travolta, Willem Dafoe, John Malkovich, Bruce Willis, Ron Perlman e Kal Penn. Inoltre, l’attore australiano John Jarrat è stato preso in considerazione per il ruolo dopo che Tarantino lo ha visto e amato nel film horror del 2005 Wolf Creek. In un omaggio a quel film, Mike si schianta contro l’insegna di un cinema drive-in che pubblicizza propriio Wolf Creek.

Grindhouse - A prova di morte auto
Foto di Andrew Cooper SMP – © 2006 Dimension Films. All Rights Reserved.

L’estetica visiva

I veri film grindhouse della fine degli anni ’60 e degli anni ’70 erano spesso caratterizzati da pellicole estremamente sgranate e graffianti, solitamente frutto di un budget ridotto, di una produzione affrettata e di risorse limitate. Per ricreare l’autenticità di questa estetica visiva, i negativi della pellicola di Grindhouse – A prova di morte sono stati fisicamente raschiati e segnati per far apparire le immagini sporche e non pulite. Tarantino arriva persino a eliminare una scena del film, cosa che era comune per i film grindhouse a basso costo dell’epoca e che cerca qui di riproporre.

Omaggi cinematografici

Come di consueto in un film di Tarantino, si possono notare diversi riferimenti a film e programmi televisivi amati in passato. Nel caso di Grindhouse – A prova di morte, Tarantino rende omaggio a diversi road-movie sulle corse d’auto. Ad esempio, la Chevy Nova del 1970 di Stuntman Mike ha lo stesso numero di targa (JJZ109) della Mustang Fastback di Steven McQueen nel film Bullitt. Sulla Dodge Charger del 1969 di Mike, le ruote con vettori American Racing sono identiche a quelle del “Generale Lee” della serie televisiva Hazzard e la targa (938DAN) è la stessa del film Dirty Mary Crazy Larry. Inoltre, la Mustang del 1973 è la stessa vista nell’originale Gone in 60 Seconds e la Dodge Challenger è un riferimento allo stesso veicolo di Vanishing Point.

La carriera di Kurt Russell

Durante la scena che si svolge nel Warren’s Texas Chili Parlor di Austin, Texas, vengono fatti diversi riferimenti diretti ai precedenti lavori di Kurt Russell. Quando Pam (Rose McGowan) si siede accanto a Stunt Man Mike al bar e gli chiede in quali film e programmi televisivi è apparso nella sua carriera, Mike cita una serie televisiva del 1967 intitolata The High Chaparral. Nella vita reale, Russell è apparso nel 18° episodio della terza stagione della serie. Inoltre, sulla parete direttamente sopra Jungle Julia (Sydney Poitier), mentre è seduta a tavola con i suoi amici, è ben visibile l’iconica canottiera che Russell indossava nel ruolo di Jack Burton in Grosso guaio a Little China.

Kurt Russell in Grindhouse - A prova di morte
Kurt Russell è Stunt Man Mike in Grindhouse – A prova di morte. Foto di Andrew Cooper SMP – © 2006 Dimension Films. All Rights Reserved.

Scena eliminata

Una scena che è stata girata ma che alla fine è stata eliminata dal montaggio finale a causa della sua natura gratuita, mostrava Stunt Man Mike che si masturbava nella sua auto a prova di morte dopo essersi schiantato fatalmente contro la sua prima ondata di vittime femminili. L’implicazione è che Mike trae gratificazione sessuale dall’uccidere donne nella sua auto. La scena è stata infine tagliata a causa della spiegazione che lo sceriffo Earl McGraw (Michael Parks) fornisce subito dopo aver scoperto l’incidente. McGraw afferma che Mike è uno psicopatico pervertito che si eccita a uccidere giovani donne nel modo in cui lo fa.

Ami il Jukebox

Il jukebox presente nel Texas Chili Parlor è la stessa macchina utilizzata all’inizio di Natural Born Killers, scritto sempre da Tarantino. Inoltre, il jukebox si chiama Ami e appartiene personalmente al regista. Per la produzione, il jukebox è stato spedito ad Austin in un impianto personalizzato. Inoltre, Tarantino ha scritto a mano l’elenco delle canzoni presenti in esso, tra cui l’iconica canzone di Chuck Barry “You Never Can Tell”, presente nella scena del ballo tra Vincent Vega e Mia Wallace in Pulp Fiction.

Il brano Down In Mexico

Una delle scene più memorabili di Grindhouse – A prova di morte è quella della lapdance offerta a Mike da Arlene (Vanessa Ferlito). La canzone che suona nella scena è una versione modificata di “Down in Mexico” dei The Coasters. Secondo Tarantino, la canzone è uno dei pezzi più rari della sua vasta collezione musicale. Acquistò il disco da adolescente, mentre lavorava in un cinema vietato ai minori. Lo mostrò a un proiezionista che era anche un appassionato collezionista di musica. Il collega disse a Tarantino che l’etichetta “appena registrato” sul disco significava che l’oggetto era estremamente prezioso. Da allora la canzone è diventata una delle preferite di Tarantino.

Michael Bacall, Jordan Ladd e Sydney Tamiia Poitier in Grindhouse
Michael Bacall, Jordan Ladd e Sydney Tamiia Poitier in Grindhouse – A prova di morte

Le acrobazie di Zoe Bell

La stuntwoman neozelandese Zoe Bell interpreta una versione potenziata di se stessa in Grindhouse – A prova di morte. Per questo motivo, la Bell ha eseguito tutte le sue acrobazie nel film, nonostante Tarantino avesse previsto il contrario. Quando la Bell è stata scritturata per il film, ha automaticamente pensato che si trattasse di un ruolo cameo o di eseguire acrobazie come ha fatto per Uma Thurman in Kill Bill. Quando Tarantino la informò che le era stato assegnato un ruolo da protagonista, disse alla Bell che sarebbe stata utilizzata un’altra controfigura per girare le scene più pericolose. La Bell si oppose, sostenendo di voler fare lei tutte le acrobazie e Tarantino accettò.

Pubblicità ingannevole

Una delle convenzioni del marketing dei film grindhouse era quella di promettere al pubblico azioni che in realtà non comparivano mai nel film. Si attirava il pubblico nel film con un’aspettativa, per poi offrirgli un’esperienza del tutto diversa. Questo spiega probabilmente perché i poster di Grindhouse – A prova di morte presentano una Chevy Camaro del 1967, un veicolo che non compare affatto nel film. L’unica Camaro del 1967 che compare nel film è quella che si trova dopo il naufragio della Dodge Challenger, in cui una Camaro è dipinta di bianco come controfigura.

Bullet Train: le più grandi domande senza risposta del film

Bullet Train: le più grandi domande senza risposta del film

Bullet Train (qui la recensione) è una commedia d’azione complessa ma ben scritta, che porta avanti con ordine i temi del karma e del destino, anche se alla fine del film rimangono aperte diverse domande importanti. Interpretato da Brad PittBullet Train è pieno di arguzia e trasmette messaggi significativi tra i colpi d’azione sapientemente realizzati che dominano il film. Presenta anche camei di alcuni grandi di Hollywood, tra cui Ryan Reynolds e Sandra Bullock, che lo rendono un film assolutamente piacevole da guardare.

Basato sul romanzo di Kōtarō Isaka, Bullet Train è un film piuttosto complesso, ma la scrittura è ben legata senza grossi buchi nella trama. Tuttavia, come anticipato, ci sono ancora alcune domande lasciate senza risposta dall’adattamento che potrebbero potenzialmente portare a un sequel. Dopo aver esplorato il finale del film, in questo articolo andiamo dunque ad approfondire le principali questioni irrisolte, cercando di trovarvi delle risposte.

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Carver sapeva che il lavoro era una trappola?

Questa è forse la più grande domanda senza risposta, soprattutto nel caso in cui Bullet Train dovesse avere un sequel. Carver (Ryan Reynolds) è un collega assassino che chiaramente non piace a Ladybug (Brad Pitt). Carver avrebbe dovuto partecipare a questo lavoro, ma è stato opportunamente colpito da un’oscura “malattia dello stomaco” che lo ha tenuto a casa. Questo è l’unico motivo per cui Ladybug è subentrato nella cosa.

Bullet Train spiegazione finale
Brad Pitt in Bullet Train. Cortesia di Sony Pictures

Ladybug si lamenta spesso della sua serie di sfortune e ipotizza che questo lavoro sia semplicemente una continuazione della sua sfortuna cronica. Ma è possibile che Carver sapesse cosa sarebbe successo e abbia finto la sua malattia per far uccidere qualcun altro al suo posto? A giudicare dall’opinione che Ladybug ha di Carver, sembra certamente possibile che il misterioso assassino abbia fatto una cosa del genere.

Non solo sembra possibile che Carver faccia una cosa del genere, ma avrebbe anche un motivo per farlo. Il finale di Bullet Train rivela che è stato Carver a uccidere la moglie della Morte Bianca (Michael Shannon), dando così il via agli eventi del film. In base a tutto ciò che si sa della Morte Bianca, sembra improbabile che smetta di inseguire Carver finché non saprà che il ragazzo è morto. Ciò lascia a Carver la scelta tra cercare di uccidere la Morte Bianca o cercare di convincere il boss del crimine che è morto.

Convincere la Morte Bianca di quest’ultimo scenario sembra la decisione più semplice, ma richiederebbe un capro espiatorio. Questo gli darebbe un ottimo motivo per fingere una malattia e lasciare che Ladybug muoia al suo posto. Tuttavia, Carver avrebbe dovuto sapere che il colpo del treno proiettile era una messa in scena della Morte Bianca. Avrebbe quindi perfettamente senso se Carver avesse incastrato Ladybug di proposito, ma è impossibile dire con certezza se l’abbia fatto. Forse Bullet Train e le sue incredibili acrobazie torneranno in un sequel e risponderanno a questa domanda su Carver.

Brad Pitt e Sandra Bullock in Bullet Train
Brad Pitt e Sandra Bullock in Bullet Train

Qual è la storia di Ladybug e Maria?

Il Ladybug di Brad Pitt e la Maria di Sandra Bullock hanno un’eccellente chimica in Bullet Train, ma il pubblico rimane con delle domande sulla loro storia di lavoro insieme. Maria è la responsabile di Ladybug e i due hanno chiaramente svolto molti lavori insieme. Tuttavia, non viene mai spiegato come si siano conosciuti o se lavorino per un’organizzazione più grande. Entrambi lavorano con Carver, il che implica un sindacato. Tuttavia, è possibile che Maria sia un’addestratrice indipendente che fornisce lavoro sia a Ladybug che a Carver.

La storia di Maria e Ladybug è curiosa indipendentemente dal fatto che lavorino o meno all’interno di un’organizzazione più grande. Ladybug elogia Maria come conduttore e sarebbe affascinante scoprire perché preferisce lavorare con lei. Un prequel o un sequel potrebbero svelare il mistero del loro passato comune e dare maggiore spessore al protagonista di Bullet Train. Tuttavia, il film è caratterizzato da una trama strettamente contenuta e, cosa interessante, Ladybug è uno dei pochi attori importanti della storia senza flashback che ne spieghino il carattere.

Chi è esattamente Ladybug?

La mancanza di un background per il protagonista di Bullet Train lascia dunque il pubblico a chiedersi chi sia questo Ladybug. In base alla conversazione con Maria, Ladybug è stato fuori dal giro per un certo periodo e questo è il suo primo lavoro. Dice anche che il suo lavoro preferito è lo scippo, piuttosto che l’assassinio. Viene mostrato mentre svolge una sorta di lavoro al matrimonio del Lupo, ma a parte questo, non c’è quasi nulla sul personaggio di Ladybug.

Bullet Train recensione
Brad Pitt in Bullet Train. Cortesia di Sony Pictures

L’identità di Ladybug rimane una delle più grandi domande senza risposta, ma è probabile che sia destinata a rimanere tale. Ladybug, conosciuto solo con il suo nome in codice, funge da contrasto con alcuni degli altri mercenari, le cui cattive azioni sono descritte nei loro flashback. Tutto ciò che il pubblico dovrebbe sapere di Ladybug è che cerca di evitare di uccidere, almeno più di quanto facciano i suoi colleghi mercenari, e che ha subito una lunga serie di sfortune. Ma poiché ha cercato di essere migliore di loro e perché non avrebbe dovuto essere lì, ha accumulato un buon karma e sopravvive miracolosamente all’incidente ferroviario, interrompendo la sua serie di sfortune.

Alla fine, tutti i mercenari oltre a Lemon (Brian Tyree Henry) e Ladybug incontrano il karma e muoiono in vari modi. Persino la Morte Bianca viene uccisa quando spara alla pistola che sua figlia, il Principe (Joey King), ha costruito per ucciderlo, dimostrando che per i personaggi di Bullet Train ciò che gira gira. L’identità di Ladybug è quella dell’uomo che non dovrebbe essere lì. Dare a lui un background più ampio potrebbe in realtà danneggiare i temi del film. Più il suo personaggio è ambiguo, meglio funziona il suo arco narrativo.

After Earth 2: perché il sequel non è mai stato realizzato

After Earth 2: perché il sequel non è mai stato realizzato

L’action post-apocalittico After Earth (qui la recensione), interpretato da Will Smith, avrebbe dovuto lanciare un universo cinematografico e un franchise multimediale, ma i sequel non sono mai stati realizzati per vari motivi. Diretto da M. Night Shyamalan, il maestro dei colpi di scena, il film vede Smith nei panni di Cypher Raige e il figlio nella sua vita reale Jaden Smith nel ruolo del figlio del suo personaggio, Kitai Raige. I due vivono su Nova Prime, una colonia spaziale dove la razza umana si è trasferita dopo che una catastrofe ambientale ha reso la Terra inabitabile. Cypher accompagna Kitai nel suo ultimo viaggio intergalattico prima del pensionamento ma, durante il viaggio, si schiantano proprio sulla Terra, devastata e infestata da mostri.

In origine Smith aveva un piano estremamente ambizioso per un universo condiviso di After Earth che avrebbe rivaleggiato con la Marvel. Il documento di presentazione che la casa di produzione Overbrook inviò alla Sony definiva l’universo di After Earth “1000 AE” e ne paragonava le dimensioni a quelle di Star Wars, Harry Potter e Il Signore degli Anelli. Il sequel doveva dunque essere seguito da una serie televisiva in live-action, una serie televisiva animata, videogiochi, prodotti di consumo, attrazioni per parchi a tema, documentari, fumetti, un programma educativo in collaborazione con la NASA, linee di colonie e profumi e persino una piattaforma di social media 1000 AE. Ma alla fine di tutto questo non si è mai fatto nulla.

After Earth film 2013
Jaden Smith in After Earth. Foto di Frank Masi, SMPSP – © 2013 CTMG. All Rights Reserved.

After Earth ha avuto una pessima performance al botteghino e non ha riscontrato il favore dei fan

Sebbene After Earth abbia guadagnato la considerevole cifra di 243 milioni di dollari al botteghino mondiale (secondo Box Office Mojo), è stato bollato come una delusione commerciale. La regola generale è che, visto quanto costa commercializzare i film al pubblico di tutto il mondo, un film deve incassare circa 2,5 volte il suo budget di produzione per ottenere un profitto. Con l’ingente prezzo di 130 milioni di dollari, After Earth avrebbe dovuto incassare almeno 325 milioni di dollari per diventare redditizio, e molto di più per dare allo studio abbastanza fiducia da lanciare sequel, spin-off televisivi e linee di colonie.

La Sony era già scettica sulle possibilità di successo di questo primo film, dal momento che la sua star di punta trascorre la maggior parte del tempo bloccata su un’astronave. Lo studio ha però deciso di mettere Smith in primo piano nel marketing di After Earth per far intendere che avrebbe partecipato a gran parte dell’azione del film. L’insuccesso al botteghino ha confermato i timori della Sony che il film non avrebbe colpito il pubblico. Alcuni titoli di genere che non hanno successo a livello nazionale possono poi diventare un successo nei mercati esteri, come Warcraft o Pacific Rim. After Earth ha realizzato oltre il 75% dei suoi incassi nei mercati internazionali, ma non è stato sufficiente a recuperare il budget.

Certo, alcuni fallimenti al botteghino sono riusciti a ottenere dei sequel anni dopo, se hanno ottenuto un seguito di culto negli anni successivi all’uscita nelle sale, come Tron o Blade Runner. Ma After Earth non è riuscito a sviluppare un seguito di fan nei mercati dei supporti domestici o dello streaming. A differenza di questi film di fantascienza, che sono stati elogiati dalla critica, After Earth è stato universalmente stroncato, con un indice di gradimento di appena il 12% su Rotten Tomatoes, un consenso che il pubblico ha generalmente condiviso. Insieme a L’ultimo dominatore dell’aria, questo film è stato una delle bombe al botteghino che ha fatto tornare Shyamalan alle sue radici creative, dirigendo film horror a basso budget come The Visit e Split.

After Earth film
Jaden Smith in After Earth. Foto di Frank Masi, SMPSP – © 2013 CTMG. All Rights Reserved.

Will Smith lo ha definito “un doloroso fallimento” che ha inciso profondamente sul suo rapporto con Jaden

Alla luce di ciò, Will Smith ha definito After Earth il “fallimento più doloroso” della sua carriera, affermando che è stato persino peggiore dell’insuccesso critico e commerciale di Wild Wild West, perché in questo caso era coinvolto suo figlio Jaden. Padre e figlio avevano già collaborato in precedenza a La ricerca della felicità, che è stato un successo di critica e commerciale. Smith ha quindi dichiarato di essersi pentito di aver trascinato Jaden nel “peggior massacro pubblico che abbia mai vissuto”. Ha spiegato che la parte peggiore dell’accoglienza “abissale” di After Earth da parte della critica e del commercio è stata che “Jaden ha subito il colpo”, perché è stato sotto i riflettori per la maggior parte del film.

Quando After Earth è stato bocciato, Smith si è sentito responsabile della reazione “assolutamente feroce” che Jaden ha ricevuto dalla critica e dal pubblico, perché aveva “fatto fedelmente tutto quello che gli avevo indicato di fare” durante la realizzazione del film. All’età di 15 anni, poco dopo l’uscita del film, Jaden chiese quindi ai suoi genitori se poteva diventare un minore emancipato (cosa che poi decise di non portare avanti). Smith ritiene che la discussione sull’emancipazione abbia avuto a che fare con il fallimento di After Earth: “Non abbiamo mai parlato [del fallimento di After Earth], ma so che si è sentito tradito. Si è sentito ingannato e ha perso la fiducia nella mia leadership“.

Anche se After Earth fosse stato un successo al botteghino tale da indurre la Sony a dare il via libera a After Earth 2, è improbabile che Jaden avrebbe ripreso il suo ruolo di Kitai. Viste le reazioni al vetriolo alla sua interpretazione nel primo film, avrebbe potuto essere riluttante a tornare nel franchise. Dopo l’uscita di questo film, Jaden si è quindi preso una pausa di tre anni dalla recitazione prima di tornare sullo schermo per interpretare il ruolo principale di Marcus “Dizzee” Kipling nel gioiello nascosto di Baz Luhrmann The Get Down su Netflix. Dato il rimorso per il “doloroso fallimento” di After Earth, lo stesso Smith potrebbe aver avuto timore di tornare per After Earth 2.

After Earth cast
Will Smith e Jaden Smith in After Earth. Foto di Frank Masi, SMPSP – © 2013 CTMG. All Rights Reserved.

Will Smith ha deciso di concentrare la sua attenzione e la sua carriera altrove

Piuttosto che rischiare un ulteriore insuccesso commerciale e un’incursione del pubblico espandendo After Earth nell’universo di 1000 AE, Smith ha quindi deciso di concentrare la sua attenzione e il futuro della sua carriera su altri progetti. Negli anni successivi al fallimento del film al botteghino e alla cancellazione di After Earth 2, ha dunque realizzato alcuni dei suoi lavori più acclamati. Ha fatto luce su un importante problema del football professionistico interpretando il medico della NFL Bennet Omalu in Concussion e ha vinto l’Oscar come miglior attore per la sua interpretazione del padre di Venus e Serena Williams in Una famiglia vincente – King Richard.

Certo, l’attore ha subito anche altri flop commerciali e di critica, come Bright e Gemini Man, ma per la maggior parte del tempo si è concentrato su interpretazioni toccanti in film che raccontano storie potenti e risonanti. L’interpretazione di Smith nel ruolo del Genio nel remake live-action di Aladdin della Disney ha ad esempio portato al più grande successo commerciale della sua carriera, superando Independence Day e diventando il primo film di Smith a superare il miliardo di dollari al box office mondiale. Il suo revival del franchise Bad Boys, Bad Boys for Life, è diventato il film di maggior incasso della serie con un incasso globale di 426 milioni di dollari.

Se After Earth fosse diventato il successo di lancio del franchise e di costruzione dell’universo che Smith sperava che fosse, allora tutto il suo tempo sarebbe stato consumato con i sequel di questo progetto e i relativi prodotti di consumo. Con After Earth 2 e i suoi seguiti a intasare la sua agenda, Smith non sarebbe stato in grado di dare la sua interpretazione da Oscar in King Richard o di rinvigorire il franchise di Bad Boys con Bad Boys for Life. Dato il successo che Smith ha ottenuto negli anni successivi, forse il doloroso fallimento di After Earth è stato più che altro una benedizione mascherata.

Supergirl: Woman of Tomorrow, una foto dal set svela il costume di Milly Alcock

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Il costume di Milly Alcock in Supergirl: Woman of Tomorrow è stato finalmente svelato attraverso nuove foto del set di DC Universe. Con il film è ancora nel pieno delle riprese principali, l’utente @UnBoxPHDFILM è riuscito a scattare la prima foto del set che ritrae la Alcock con il suo vero costume. La foto mostra l’eroina in cima a un camion militare, nel bel mezzo di quella che sembra essere una battaglia di grandi proporzioni. Per vedere il primo sguardo (non ufficiale) all’attrice nei panni di Kara Zor-El con il suo costume DC nel film, si può cliccare qui.

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Tutto quello che sappiamo su Supergirl: Woman of Tomorrow

Supergirl: Woman of Tomorrow è un adattamento dell’omonima miniserie in otto numeri di Tom King e Bilquis Evely, che vede l’eroina titolare impegnata in un’odissea nello spazio insieme a una giovane aliena, Ruthye, che vuole vendicare la morte della sua famiglia per mano del guerriero Krem delle Colline Gialle. Milly Alcock di House of the Dragon indosserà il costume rosso e blu della cugina di Superman, Kara Zor-El, mentre Eve Ridley (3 Body Problem) interpreterà Ruthye e Matthias Schoenaerts (The Old Guard) interpreterà Krem. Jason Momoa, invece, interpreterà Lobo.

A mettere i bastoni tra le ruote a tutta la faccenda c’è il cacciatore di taglie alieno Lobo, che sarà interpretato dall’ex star di Aquaman, Jason Momoa. David Krumholtz ed Emily Beecham interpreteranno i genitori della Ragazza d’Acciaio, anche se non è specificato se saranno i genitori biologici o quelli adottivi sulla terra. Il film sarà diretto da Craig Gillespie di I, Tonya, da una sceneggiatura dell’attore e scrittore Ana Nogueira. Le riprese del progetto sarebbero iniziate questa settimana a Londra, in Inghilterra.

Supergirl: Woman of Tomorrow uscirà al cinema il 26 giugno 2026.

Carrie: la serie tv di Mike Flanagan ottiene il via libera da Amazon

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Come riportato da Variety, l’adattamento televisivo di Carrie, primo romanzo di Stephen King, su Prime Video è stato ufficialmente ordinato come serie. La notizia dell’ordine arriva dopo che lo stesso Variety aveva riportato in esclusiva che Summer H. Howell è attualmente in trattativa per il ruolo di protagonista, mentre Siena Agudong è stata scritturata per il ruolo di Sue Snell. La serie era stata segnalata per la prima volta come in fase di sviluppo nell’ottobre 2024. Amazon ha ora ufficialmente ordinato otto episodi, la cui produzione dovrebbe iniziare quest’estate a Vancouver.

Carrie è una storia iconica che ha superato la prova del tempo e che continua ad avere rilevanza culturale”, ha dichiarato Vernon Sanders, responsabile della televisione per Amazon MGM Studios. “Con Mike Flanagan al timone e il team completo assemblato, tra cui il produttore esecutivo Trevor Macy, questa serie provocatoria è sicura di affascinare i nostri clienti globali”. Come riportato in precedenza, il maestro dell’horror moderno Mike Flanagan sarà produttore esecutivo, showrunner, scrittore e dirigerà alcuni episodi della serie.

Mike Flanagan adatterà Carrie di Stephen King

Basata sull’omonimo romanzo d’esordio di Stephen King, la serie è descritta come una “rivisitazione audace e tempestiva della storia della liceale disadattata Carrie White (Howell), che ha trascorso la sua vita in isolamento con la madre dominatrice. Dopo l’improvvisa e prematura morte del padre, Carrie si trova a dover affrontare il paesaggio alieno del liceo pubblico, uno scandalo di bullismo che sconvolge la sua comunità e l’emergere di misteriosi poteri telecinetici“.

Negli ultimi anni Flanagan è diventato una delle voci più influenti nel genere horror degli ultimi anni. Ha ricevuto notevoli elogi per i suoi programmi TV “The Haunting of Hill House“, “Midnight Mass” e “The Fall of the House of Usher” su Netflix, così come per film come “Doctor Sleep” e “Gerald’s Game“, un altro adattamento del romanzo di King. Più di recente, Flanagan ha adattato il racconto del 2020 di King “The Life of Chuck” in un film con Tom Hiddleston.

Carrie è stato il primo romanzo di King ed è stato originariamente pubblicato nel 1974. Il libro è diventato un best seller ed è stato successivamente adattato in un film nel 1976 con Sissy Spacek nel ruolo del titolo. Diretto da Brian DePalma, il film ha incassato oltre 30 milioni di dollari con un budget dichiarato inferiore ai 2 milioni di dollari. È ampiamente citato come uno dei migliori film horror di tutti i tempi. Nel 1999 è uscito un sequel intitolato “The Rage: Carrie 2“, senza nessuno del cast originale, seguito da un remake per la TV nel 2002 e da un altro remake nel 2013 con Chloe Grace Moretz.

Orgoglio e pregiudizio di Netflix: Emma Corrin e Olivia Colman saranno Elizabeth Bennet e Mrs. Bennet

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La serie di Netflix Orgoglio e pregiudizio ha trovato le sue Elizabeth Bennet e Mrs. Bennet rispettivamente in Emma Corrin e Olivia Colman. A loro si aggiunge la star di Slow Horses Jack Lowden, che ha ottenuto il ruolo di Mr. Darcy, come riportato in esclusiva da Variety mercoledì. La serie in sei parti sarà un adattamento fedele dell’iconico romanzo di Jane Austen, scritto dall’autrice di “Everything I Know About LoveDolly Alderton e diretto da Euros Lyn di “Heartstopper”. La serie entrerà in produzione nel Regno Unito quest’anno.

Dolly riporterà in vita la storia iconica di Jane Austen per il pubblico che la ama, ispirando al contempo una nuova generazione a innamorarsi della Austen per la prima volta”, si legge in un comunicato stampa. La star di “The Crown Emma Corrin debutterà come produttrice esecutiva del progetto insieme ad Alderton e Lyn, oltre a Laura Lankester, Will Johnston e Louise Mutter per Lookout Point. Lisa Osborne è la produttrice.

Interpretare Elizabeth Bennet è un’opportunità unica nella vita”, ha dichiarato Corrin in un comunicato. “Poter dare vita a questo personaggio iconico, al fianco di Olivia e Jack, con le sceneggiature fenomenali di Dolly, è davvero il più grande onore. Non vedo l’ora che una nuova generazione si innamori di nuovo di questa storia“. Aggiunge Alderton: “Una volta ogni generazione, un gruppo di persone riesce a raccontare questa storia meravigliosa e mi sento molto fortunata a poterne fare parte”.

“Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen è il modello della commedia romantica: è stata una gioia tornare a scavare nelle sue pagine per trovare modi nuovi e familiari di dare vita a questo amato libro. – ha continuato Alderton – Con Euros Lyn a dirigere il nostro cast stellare, sono davvero entusiasta di reintrodurre questi personaggi esilaranti e complicati a coloro che considerano ‘Orgoglio e Pregiudizio’ il loro libro preferito e a coloro che non hanno ancora incontrato i loro Lizzie e Mr Darcy“.

Orgoglio e pregiudizio è l’opera più famosa di Jane Austen

Il romanzo più famoso di Austen, “Orgoglio e pregiudizio“, segue l’intelligente ma testarda Elizabeth Bennet mentre scopre che l’amore è più potente dell’orgoglio o del pregiudizio attraverso la sua relazione con Mr. Darcy, un uomo che inizialmente non le piace ma di cui alla fine si innamora. Il libro, originariamente pubblicato nel 1813, è stato adattato più volte per lo schermo. Le due trasposizioni più famose sono certamente quella della miniserie della BBC del 1995 con Colin Firth e Jennifer Ehle e il film di Joe Wright, del 2005, con Keira Knightley e Matthew Macfadyen.

Andor – Stagione 2: Diego Luna spiega come riscriverà uno dei migliori film di Star Wars

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L’attore di Cassian Andor, Diego Luna, ha rivelato nuove informazioni sull’influenza che Andor – Stagione 2 avrà su Rogue One: A Star Wars Story e, evidentemente, sarà notevole. La nuova stagione è la prossima a essere rilasciata tra le serie televisive di Star Wars, con una data di uscita fissata al 22 aprile. C’è quindi molta eccitazione per questo secondo e ultimo appuntamento con la serie, soprattutto perché si collega direttamente a Rogue One, considerato uno dei migliori film di Star Wars. Proprio in vista di ciò, Luna ha rivelato che la seconda stagione di Andor cambierà completamente il film del 2016.

Parlando con Empire Magazine, come riportato da ScreenRant, l’attore ha spiegato: “La semplice risposta è che quando si specifica cosa significa quel sacrificio, è una storia diversa. Avete presente quando fa quel discorso in Rogue One? Ora ci saranno immagini che verranno fuori quando lo dirà“. È certamente emozionante sapere che Rogue One sta evidentemente per essere ricontestualizzato in modo così massiccio, anche se, in base alla descrizione di Luna, sembra che questo non farà altro che rendere l’inevitabile morte e sacrificio di Cassian molto più dolorosi.

Rogue One: A Star Wars Story migliora grazie ad Andor

Rogue One: A Star Wars Story introduceva personaggi nuovi di zecca con cui il pubblico doveva entrare in contatto emotivo molto rapidamente. Si tratta di una sfida per qualsiasi film, ma soprattutto per i film di Star Wars, la cui fanbase è da tempo resistente alle nuove aggiunte. Eppure, Rogue One ha ottenuto questo e altro. Il pubblico si è rapidamente affezionato a personaggi come Cassian, Jyn Erso, K-2SO e altri, e le loro morti sono state assolutamente brutali da vedere.

Tuttavia, il film non è stato in grado di mostrare interamente la profondità di questi personaggi, in particolare le loro storie, mentre Andor lo ha fatto. Anche la Stagione 1 aveva già dato molto più spessore a Cassian. Senza dubbio, la conclusione della sua storia in Andor – Stagione 2 renderà Rogue One: A Star Wars Story ancora più emozionante.

LEGGI ANCHE: Andor, la spiegazione del finale della prima stagione

Slow Horses – Stagione 5: rivelata la finestra di uscita con un primo sguardo a Gary Oldman

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La quinta stagione di Slow Horses (qui la recensione della Stagione 4) ha ricevuto un aggiornamento ottenendo una finestra di uscita e un nuovo sguardo al Jackson Lamb di Gary Oldman. Apple TV+ ha infatti pubblicato un video di anteprima per dare uno sguardo ai titoli in uscita e ha rivelato che la serie di spionaggio tornerà nell’estate del 2025, offrendo anche un breve sguardo al sempre spettinato personaggio interpretato da Oldman.

Slow Horses vede protagonista Gary Oldman

Slow Horses è stata celebrata come “senza dubbio la migliore serie di spionaggio vista in televisione”, “uno spy thriller epico”, “assolutamente brillante” e “dannatamente bello”. Acclamata come “dark comedy divertente e più serrata dei bottoni della camicia macchiata di salsa di Lamb”. La serie presenta “un mondo perfettamente realizzato, una sceneggiatura superba, un cast stellare sempre al top e grande azione”, uno show che “migliora sempre di più”.

Tutte e quattro le stagioni di “Slow Horses” hanno ottenuto un punteggio Certified Fresh, due stagioni hanno ricevuto un rating del 100% su Rotten Tomatoes, mentre l’apprezzamento di pubblico e critica è andato in crescendo di stagione in stagione. La quarta stagione vede gli Slow Horses in fuga, mentre Diana Taverner li trascina tutti in un gioco di ritorsioni e vendette ad alto rischio.

La serie è un dramma di spionaggio dallo humor cupo e segue una squadra di agenti dell’intelligence britannica che prestano servizio in un dipartimento della discarica dell’MI5, noto in modo non affettuoso come Slough House. Gary Oldman interpreta Jackson Lamb, il brillante e irascibile leader delle spie che finiscono a Slough House a causa di errori che hanno messo fine alla loro carriera, poiché spesso si ritrovano a vagare tra il fumo e gli specchi del mondo dello spionaggio.

Il cast comprende la candidata all’Oscar® Kristin Scott Thomas, il candidato all’Emmy Jack Lowden, Saskia Reeves, Rosalind Eleazar, Christopher Chung, il candidato al BAFTA Award Samuel West, Aimee-Ffion Edwards, Ruth Bradley, Tom Brooke, Joanna Scanlan e il candidato all’Oscar® Jonathan Pryce.

La serie è prodotta per Apple TV+ da See-Saw Films, con Jamie Laurenson, Hakan Kousetta, Julian Stevens, Iain Canning, Emile Sherman, Adam Randall, Gail Mutrux, Douglas Urbanski e Gary Oldman come produttori esecutivi. La sesta stagione è adattata per la televisione dalla co-produttrice esecutiva Gaby Chiappe, mentre Adam Randall torna alla regia.

Le prime quattro stagioni complete di “Slow Horses” sono disponibili in streaming su Apple TV+ e recentemente è stata annunciata anche una quinta stagione che sarà adattata dal quinto romanzo, “London Rules”.

Superman: Isabela Merced offre ulteriori dettagli sulla sua Hawkgirl

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Isabela Merced ha avuto un periodo fantastico, con Alien: Romulus e The Last of Us – Stagione 2 che hanno contribuito a lavare via il cattivo gusto lasciato da Madame Web (un progetto che potrebbe facilmente far deragliare la carriera di molti giovani attori). Avrà ora una seconda possibilità di interpretare un supereroe in Superman di quest’estate, dove Merced assumerà il ruolo di Kendra Saunders, alias Hawkgirl. Tuttavia, dopo la sua breve esperienza alla Marvel, sa bene che non deve mettere il carro davanti ai buoi.

Parlando con Entertainment Weekly, Merced ha ora commentato nuovamente gli ambiziosi piani di James Gunn per il DCU. Dopo aver accidentalmente rivelato il logo di Superman in un post sui social media – un “errore innocente” che, come Merced ammette, l’ha fatta finire brevemente nei guai – è però riluttante a condividere troppo sul ruolo di Hawkgirl nel film del DCU. Tuttavia, si tratta di un grande passo avanti da parte di Madame Web.

Ho avuto un assaggio della super tuta [in Madame Web], che non era divertente”, ha detto. “L’aderenza e il modo in cui dovevi far sembrare tutto figo, ma anche aggressivo, ma anche liscio, ma anche in una tuta stretta, ma anche con un’imbracatura… È molto”. “Lo abbiamo affrontato tutti insieme [in Superman]”, ha osservato Merced. “Usavamo i ventilatori l’uno sull’altro per assicurarci di non avere caldo nei giorni d’estate in cui eravamo imbragati nel bel mezzo di Cleveland”.

In ogni scena sto volando, praticamente. Ma è bello perché sono un amante dell’adrenalina. Mi piace essere lasciato cadere da altezze molto elevate. È una delle cose che preferisco“. Hawkgirl è certamente un ruolo entusiasmante per Merced e un personaggio che potrebbe interpretare in più progetti del DCU (compreso uno spin-off in cui si spera che venga affiancata da Hawkman). In Superman, sarà affiancata dagli eroi della Justice League, Lanterna Verde e Mister Terrific.

Superman, tutto quello che sappiamo sul film di James Gunn

Superman, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nicholas HoultNathan Fillion.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

Con la sua solita cifra stilistica, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e dall’innato convincimento nel bene del genere umano.
“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio 2025.

Dazi: la Cina ridurrà le importazioni di film statunitensi dopo le iniziative di Trump

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La China Film Administration ha confermato che ridurrà il numero di film statunitensi autorizzati a entrare nel Paese, poche ore dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha imposto tariffe record sui prodotti cinesi. “L’azione sbagliata del governo statunitense di abusare dei dazi sulla Cina inevitabilmente ridurrà ulteriormente il favore del pubblico nazionale verso i film americani”, viene dichiarato in un comunicato. “Seguiremo le regole del mercato, rispetteremo la scelta del pubblico e ridurremo moderatamente il numero di film americani importati”.

La Cina è il secondo mercato cinematografico al mondo. Abbiamo sempre aderito a un alto livello di apertura verso il mondo esterno e introdurremo altri film eccellenti dal mondo per soddisfare la domanda del mercato.” Mentre Trump ha annunciato una pausa di 90 giorni sull’aumento delle tariffe a livello globale, ha però aumentato le tariffe sui beni provenienti dalla Cina al 125%, dopo che quest’ultima ha svelato i suoi piani per imporre tariffe reciproche dell’84% sulle importazioni statunitensi.

L’annuncio della China Film Administration arriva dopo che due blogger cinesi influenti e ben collegati hanno diffuso uno schema identico di contromisure che, secondo loro, le autorità cinesi stavano prendendo in considerazione sulla scia delle precedenti minacce tariffarie di Trump. Operazione vendetta della 20th Century e della Disney, con Rami Malek, Rachel Brosnahan e Caitriona Balfe, uscirà in Cina domani. Anche la riedizione di Fast & Furious 7 della Universal, che a un certo punto è stato il film hollywoodiano di maggior incasso in Cina, uscirà domani nel Paese.

Attualmente quest’ultimo, insieme a Un film Minecraft, sono in testa alle prevendite per venerdì in Cina, secondo la piattaforma di biglietteria e intrattenimento Maoyan. Per quanto riguarda l’imminente uscita di Thunderbolts*, THR osserva che “l’Ufficio Cinematografico Cinese ha approvato lunedì l’uscita di Thunderbolts della Disney e della Marvel nelle sale il 30 aprile”, ma “ora non è chiaro se l’uscita andrà avanti”. Anche se il film dovesse mantenere il suo posto, potrebbe essere l’ultimo grande film di supereroi a uscire in Cina per un po’. Si dice che gli esercenti siano “ottimisticamente in attesa di notizie positive su altri film in uscita dagli Stati Uniti”.

In generale, gli incassi dei film americani in Cina sono drasticamente diminuiti rispetto al periodo di massimo splendore tra il 2012 e il 2019, prima della pandemia, ma il mercato cinese rimane un contributo finanziario fondamentale per gli studios statunitensi. Lo scorso fine settimana, Un film Minecraft di Warner Bros e Legendary ha aperto in Cina al primo posto, con un incasso di 14,5 milioni di dollari, che rappresenta poco più del 10% dei 144 milioni di dollari di incasso internazionale del film.

In risposta a questi sviluppi, un portavoce dell’IMAX ha dichiarato: “Siamo lieti che l’Amministrazione Cinematografica Cinese abbia chiarito la sua posizione sulle importazioni di film statunitensi e siamo molto fiduciosi – visti i nostri decenni di attività e le nostre solide relazioni nel Paese – che il robusto programma di IMAX in Cina, che comprende film hollywoodiani, cinesi e internazionali, non subirà ripercussioni sostanziali. Continuiamo a prevedere un anno forte per l’IMAX in Cina, dopo il primo trimestre con i maggiori incassi di sempre nel Paese“.

Scream VII: Christopher Landon risponde alle accuse sul licenziamento di Melissa Barrera

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L’imminente Scream VII, settimo capitolo del franchise di Scream, è stato tormentato da controversie sin dall’inizio dello sviluppo nel 2023, quando Matt Bettinelli-Opin e Tyler Gillett, registi di Scream 5 e Scream 6 del 2022, hanno abbandonato il progetto a causa di conflitti di programmazione e Christopher Landon ha preso il suo posto. Più tardi, nello stesso anno, Melissa Barrera, che interpretava la figlia di Billy Loomis, Samantha Carpenter, è stata licenziata a causa di alcuni commenti sulla guerra a Gaza.

In un’intervista a Vanity Fair, Landon ha ora parlato degli eventi che hanno circondato la sua dipartita dal progetto e il licenziamento di Barrera. Il regista, il cui thriller Drop uscirà l’17 aprile, ha affermato: “Scream è stata un’esperienza molto cupa e tumultuosa. Sono rimasto sbalordito e sotto shock per un po’, ma ora posso parlarne perché sono stato in grado di usare quella spiacevole esperienza e trasformarla in qualcosa di positivo. E questo è stato Drop“.

La gente minacciava di uccidere me e la mia famiglia, al punto da coinvolgere l’FBI. Ricevevo messaggi che dicevano: ‘Troverò i tuoi figli e li ucciderò perché tu sostieni l’omicidio di bambini’…“. I responsabili della sicurezza dei vari studios e l’FBI hanno dovuto esaminare le minacce. Erano molto aggressive e davvero spaventose“. Il regista ha poi confermato che è stata Spyglass Media a licenziare Barrera, non lui. Nonostante l’incoraggiamento dello studio a ricominciare da capo per Scream VII, ha deciso di andarsene perché l’esperienza era “rovinata” e ha fatto gli auguri al subentrante regista Kevin Williamson.

Non l’ho licenziata. Molte persone pensano che io c’entri qualcosa, ma non è stata opera mia. Non avevo alcun controllo sulla situazione. Credo che, in mancanza di persone che capiscano come funziona Hollywood e quale sia la gerarchia, i fan abbiano pensato: ‘Ecco il colpevole’. E così sono venuti a prendermi, fuori i coltelli“. “Volevano che continuassi. In pratica mi hanno detto: ‘Puoi ricominciare. Puoi trovare una soluzione’. Ma la quantità di abusi che ho dovuto affrontare… ho deciso che non volevo dare nessuna parte di me a questo. Per me non ne valeva la pena“.

Avrei preferito dedicare i miei sforzi a qualcos’altro, dove potessi sentirmi apprezzata e rispettata. L’odio e gli abusi mi hanno davvero rovinato la vita e ho perso l’amore per l’idea di andare avanti“. “In mezzo a tutto questo caos, stavo soffrendo per la perdita di uno dei lavori dei miei sogni. Ho attraversato tutte le fasi: ero scioccato, triste e poi arrabbiato. Per essere parte di questa eredità, è stato davvero difficile lasciar andare“.

Non c’è alcun risentimento. Cos’altro si può fare? Crogiolarsi? Allora vincono loro. La mia migliore vendetta è stata creare qualcosa di bello, e sento di averlo fatto con Drop. La mia vendetta non era radicata nel dolore o nella rabbia; era radicata nella gioia e nell’andare avanti… Voglio che Scream abbia successo. Kevin probabilmente ha fatto un film di successo, perché lo conosce meglio di chiunque altro. Sarà fantastico“.

Cosa sappiamo di Scream VII?

Dopo mesi di attesa, è stato confermato che Scream VII è ufficialmente in fase di sviluppo. Nel 2022, il franchise slasher preferito dai fan è stato ripreso sotto la guida del duo di registi Tyler Gillett e Matt Bettinelli-Olpin, che fanno parte del collettivo di cineasti noto come Radio Silence. I due hanno diretto sia Scream del 2022 che Scream VI di quest’anno, che è diventato il capitolo di maggior incasso del franchise a livello nazionale. Christopher Landon, il regista di successi horror come i film Auguri per la tua morte, era stato chiamato ad occuparsi della regia, ma ha in seguito abbandonato il ruolo, ora passato a Kevin Williamson.

Melissa Barrera (interprete di Sam Carpenter) è, come noto, stata licenziata da Spyglass per i suoi recenti post sui social media riguardanti la guerra tra Israele e Hamas, mentre Jenna Ortega (interprete di Tara Carpenter) ha invece abbandonato il progetto a causa di conflitti di programmazione con la seconda stagione di Mercoledì di Netflix. Con l’assenza delle due attrici, interpreti degli ultimi due film del franchise, si è dunque puntato sul ritorno di alcuni membri del cast dei primi film, tra cui Neve Campbell, Courtney Cox e Patrick Dempsey. Al momento, non è noto quando uscirà il film.

The Batman – Parte 2, un aggiornamento preoccupante da un membro del cast: “Siamo tutti in attesa di notizie”

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L’ultimo aggiornamento di The Batman – Parte 2 non è quello positivo che i fan speravano. Il primo film della serie The Batman del regista Matt Reeves è, come noto, uscito nel 2022. A causa degli scioperi hollywoodiani del 2023, che hanno posticipato diversi film e show televisivi, e a causa di problemi dietro le quinte, il sequel è stato rinviato due volte. Il film è ora previsto per l’ottobre 2027, anche se le recenti notizie sul casting di Dune 3 di Robert Pattinson hanno portato a speculazioni sul fatto che l’atteso film DC potrebbe richiedere più tempo. Un nuovo aggiornamento da parte di un membro del cast ha ora aumentato la confusione.

Parlando con Inverse, Jayme Lawson, che ha interpretato Bella Reál in The Batman, ha rivelato che il cast non ha ancora avuto notizie concrete su The Batman – Parte 2. Mentre la Lawson ha detto che le piacerebbe condividere qualche informazione su ciò che sta accadendo con il sequel, il cast è ancora “in attesa di notizie su [The] Batman – Parte 2“. Le riprese del film avrebbero dovuto iniziare verso la fine dell’anno, ma con la notizia che Pattinson si è unito a Dune 3, c’è il rischio che il film debba aspettare la sua star ed entrare in produzione solo nel 2026.

Cosa significa l’aggiornamento di Jayme Lawson su The Batman – Parte 2

Mentre i progetti dell’Universo DC di James Gunn continuano ad andare avanti, con film e show televisivi in produzione, la storia è diversa per il franchise Elseworlds di Batman. Il secondo film di Pattinson nei panni del Cavaliere Oscuro doveva originariamente uscire quest’anno, il che avrebbe visto il 2025 diventare il primo anno con film in live-action per Batman e Superman. In base all’aggiornamento di Lawson su The Batman – Parte 2, sembra che non ci sia ancora un movimento significativo dietro le quinte per portare il progetto davanti alle telecamere il prima possibile

Pattinson e gli altri attori del franchise hanno parlato di come non sappiano di cosa parlerà The Batman – Parte 2. Questo è dovuto al fatto che Matt Reeves non ha ancora consegnato la sceneggiatura completa, dato che finora ha consegnato solo parti della storia ai co-CEO dei DC Studios, Gunn e Peter Safran. A febbraio Pattinson aveva dichiarato che le riprese sarebbero iniziate alla fine del 2025. Tuttavia, con la notizia che l’attore sta per partecipare a Dune 3 e il commento di Lawson su come il cast del franchise DC sia all’oscuro di tutto, sembra improbabile che ciò accada.

Tutto quello che sappiamo su The Batman – Parte 2

Come già sottolineato, The Batman – Parte 2 ha dovuto fare i conti con una serie di indiscrezioni sulla produzione. Di recente, James Gunn è dovuto intervenire per smentire le voci secondo cui Boyd Holbrook sarebbe stato scritturato per interpretare Harvey Dent/Due Facce. L’inizio delle riprese del sequel era previsto per il novembre 2023, con un’uscita prevista per l’ottobre 2025. Tuttavia, in seguito agli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA del 2023, The Batman – Parte 2 è stato rinviato prima all’ottobre 2026 e poi all’ottobre 2027. Le riprese del sequel inizieranno alla fine del 2025.

Reeves spera che il suo prossimo film su Batman abbia lo stesso successo del primo. The Batman del 2022 ha avuto un’ottima performance al botteghino, incassando oltre 772 milioni di dollari in tutto il mondo e ottenendo un ampio consenso da parte della critica. Queste recensioni entusiastiche sono state portate avanti nella stagione dei premi, visto che il film ha ottenuto quattro nomination agli Oscar.

In un’intervista pubblicata nel settembre 2024, il regista ha dichiarato alla rivista SFX di aver pianificato le riprese nel 2025, poiché stava “finendo la sceneggiatura adesso”. “Colin [Farrell] farà parte del film. Abbiamo condiviso [la sceneggiatura] man mano con la DC e lo studio e loro sono super eccitati”, ha dichiarato Reeves alla rivista. Reeves ha sottolineato che The Penguin, che vede Farrell nel ruolo del cattivo di Gotham City, è il “punto d’ingresso” del sequel di Batman ed è “assolutamente collegato a dove lasciamo le cose nella serie”.

Il regista ha aggiunto che The Batman – Parte 2scaverà nella storia epica della corruzione più profonda, e si addentrerà in luoghi che non ha potuto anticipare nel primo. I semi di dove si va a parare sono tutti nel primo film, e si espande in un modo che vi mostrerà aspetti del personaggio che non avete mai visto”. L’uscita di The Batman – Parte 2 è prevista per il 1 ottobre 2027. Nel cast, ad oggi, vi sono Robert PattinsonZoë KravitzJeffrey WrightAndy SerkisColin Farrell.

Netflix celebra la Giornata nazionale del Made in Italy: un mese di grande cinema italiano

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Netflix celebra la Giornata nazionale del Made in Italy, l’iniziativa promossa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy che valorizza la creatività e l’eccellenza italiana. A partire dal 15 aprile sino al 15 maggio, sul servizio sarà disponibile una speciale collection, IL GRANDE CINEMA MADE IN ITALY, che includerà una selezione dei film che hanno fatto la storia del cinema, diventando parte integrante della cultura, del costume e dell’identità italiana.

In occasione dell’evento, arriveranno per la prima volta su Netflix tre dei film più iconici del maestro Roberto Rossellini in versione restaurata: “Roma città Aperta” (1945) – che quest’anno celebra il suo 80esimo anniversario – “Paisà” (1946) – e “Germania anno zero” (1948).

Non mancheranno inoltre i film più iconici di Federico Fellini: “La Dolce Vita” (1960) e – per la prima volta sul servizio – “8½” (1963).

Tra i grandi classici della collection figureranno anche “Il Gattopardo” (1963), il capolavoro di Luchino Visconti tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e il caposaldo del genere spaghetti western firmato da Sergio Leone “Per un pugno di dollari” (1964).

“È per noi un vero piacere – sottolinea Tinny Andreatta, Vice Presidente contenuti italiani di Netflix – celebrare l’eccellenza del cinema italiano con questa collection. Abbiamo scelto di proporre una selezione ricca di titoli, all’insegna della qualità e della varietà dei generi. All’interno de IL GRANDE CINEMA MADE IN ITALY saranno proposti i grandi classici ma anche i film più popolari che hanno lasciato un segno nella storia audiovisiva e nell’identità italiana”.

All’interno de IL GRANDE CINEMA MADE IN ITALY saranno disponibili, tra gli altri, “Un giorno in pretura” (Steno, 1953), “Un americano a Roma” (Steno, 1954), “Fantozzi” (Luciano Salce, 1975), “Ricomincio da tre” (Massimo Troisi, 1981), “Non ci resta che piangere” (Roberto Benigni e Massimo Troisi, 1984), “Mediterraneo” (Gabriele Salvatores, 1991), “Johnny Stecchino” (Roberto Benigni, 1991), “Parenti serpenti” (Mario Monicelli, 1992), “La vita è bella” (Roberto Benigni, 1997), “I cento passi” (Marco Tullio Giordana, 2000), “La grande bellezza” (Paolo Sorrentino, 2013) e “È stata la mano di Dio” (Paolo Sorrentino, 2021).

Saturday Night Live sbarca ufficialmente nel Regno Unito con Sky

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Saturday Night Live sbarca ufficialmente nel Regno Unito con Sky

Tre anni e mezzo dopo che Deadline ha rivelato che Sky stava rifacendo Saturday Night Live nel Regno Unito, la rete di proprietà di Comcast ha ufficialmente dato il via libera alla serie.

Il remake, che debutterà nel 2026, è la versione internazionale di maggior successo del venerabile show notturno della NBC, dopo i remake in Cina, Germania, Italia e Corea del Sud. L’emittente televisiva a pagamento non ha ancora rivelato il cast dello show, ma sarà sicuramente un successo per la comunità comica del Regno Unito.

Il creatore di Saturday Night Live, Lorne Michaels, sarà il produttore esecutivo della versione britannica, che sarà prodotta dal suo team di Broadway Video e Universal Television Alternative Studio. Lo show seguirà lo stesso format live della versione statunitense, che ha appena festeggiato il suo 50° anniversario, con presentatori a rotazione e performance musicali.

Sarà interessante vedere a che ora andrà in onda lo show nel Regno Unito; negli Stati Uniti va in onda alle 11:30pm ET / 8:30pm PT (le 5.30 del mattino, in Italia), un equivalente della prima serata, ma il pubblico britannico tende a non guardare la televisione così tardi come quello americano, quindi potrebbe andare in onda prima.

SNL è ben noto agli appassionati di comedy nel Regno Unito, ma non gode di particolare popolarità in Gran Bretagna, dato che Sky ha iniziato a trasmettere le versioni complete del Saturday Night Live della NBC solo nel 2020, essendo disponibile solo tramite clip su YouTube. La versione statunitense è andata in onda brevemente su ITV4 nel Regno Unito nel 2006.

Cecile Frot-Coutaz, CEO di Sky Studios e Chief Content Officer di Sky, ha dichiarato: “Per oltre 50 anni, Saturday Night Live ha ricoperto un ruolo unico nella TV e nella nostra cultura collettiva, riflettendo e creando il dibattito globale, il tutto sotto la magistrale guida comica di Lorne Michaels. Nel corso degli anni, lo show ha scoperto e coltivato innumerevoli talenti comici e musicali e siamo entusiasti di collaborare con Lorne e il team di SNL per offrire al pubblico britannico una versione interamente britannica dello show il prossimo anno, in diretta da Londra il sabato sera”.

NCIS: Sydney – Stagione 3 – conferme e tutto quello che sappiamo

NCIS: Sydney – Stagione 3 – conferme e tutto quello che sappiamo

Il primo spin-off fuori dagli Stati Uniti, NCIS: Sydney, è tornato per la sua seconda stagione all’inizio del 2025 e ora la serie poliziesca è stata rinnovata per la terza stagione. Debuttando durante la stagione autunnale del 2023, colpita dallo sciopero, lo spin-off di NCIS riguarda gli agenti americani dell’agenzia titolare che collaborano con la polizia federale australiana per risolvere casi che coinvolgono membri dell’esercito americano. Il primo spin-off della serie decennale ambientato fuori dagli Stati Uniti, NCIS: Sydney, offre un interessante cambio di ritmo alla serie che ha debuttato nel lontano 2003.

Il palinsesto televisivo autunnale del 2023 è stato pesantemente influenzato dagli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA, e il debutto di NCIS: Sydney è stato uno dei pochi programmi ad arrivare in tempo. Questo ha aiutato la CBS a guadagnare terreno e ha attirato molta attenzione sullo spinoff in fase di sviluppo. Con il franchise di NCIS in continua evoluzione, Sydney è un procedural più tradizionale, anche se spin-off come NCIS: Tony & Ziva e NCIS: Origins offrono un cambio di formato. Con l’universo NCIS che continua ad espandersi, NCIS: Sydney ha ottenuto un rinnovo anticipato per la terza stagione.

Ultime notizie su NCIS: Sydney – Stagione 3

La CBS rinnova lo spinoff in anticipo

A pochi giorni dalla prima della seconda stagione, è chiaro che lo spinoff più tradizionale ha un posto nell’universo in continua espansione di NCIS.

Nell’ambito dell’annuncio di rinnovo di massa della CBS alla fine di febbraio 2025, le ultime notizie confermano che la terza stagione di NCIS: Sydney è stata rinnovata. Annunciato insieme ai rinnovi della stagione 23 di NCIS e della stagione 2 di NCIS: Origins, lo spinoff internazionale ha ricevuto un ordine per la terza stagione incredibilmente rapido. A pochi giorni dalla prima della seconda stagione, è chiaro che lo spinoff più tradizionale ha un posto nell’universo in continua espansione di NCIS. Tuttavia, finora i dettagli sulla terza stagione sono scarsi e probabilmente rimarranno tali fino alla conclusione della seconda.

La terza stagione di NCIS: Sydney è confermata

Sebbene ci fossero alcune speculazioni sul fatto che la seconda stagione di NCIS: Sydney potesse essere all’altezza della prima, aiutata da circostanze insolite, la CBS ha messo a tacere tali preoccupazioni per ora. A poche settimane dal debutto della seconda stagione, la CBS ha rinnovato NCIS: Sydney per una terza stagione nel febbraio 2025. Questo rinnovo anticipato è un buon segno per il futuro della serie e potrebbe significare che sono in arrivo anche altre stagioni. Non si sa ancora quasi nulla della terza stagione, ma i dettagli emergeranno una volta conclusa la seconda.

Dettagli del cast di NCIS: Sydney – Stagione 3

Anche se sono sempre possibili grandi cambiamenti nel cast, è ovvio che il cast di NCIS: Sydney rimarrà lo stesso di stagione in stagione. Serie come NCIS, si basano sull’intesa tra i suoi personaggi principali, e Sydney ha non uno ma due corpi di polizia al centro della serie. Ciò significa che Olivia Swann dovrebbe tornare nel ruolo di Michelle Mackey, agente speciale responsabile dell’NCIS. Lavorando a stretto contatto con gli australiani, il partner di Mackey sarà ancora una volta Todd Lasance nel ruolo di Jim “JD” Dempsey, vicecomandante della Polizia Federale Australiana.

Il resto della squadra comprende l’agente americano del NCIS DeShawn Jackson, che sarà interpretato ancora una volta da Sean Sagar, e l’ufficiale di collegamento dell’AFP Evie Cooper, interpretata da Tuuli Narkle. Lavorando dietro le quinte per aiutare a risolvere i casi, il patologo forense dell’AFP, Roy “Rosie” Penrose, sarà interpretato ancora una volta da William McInnes. Nel frattempo, Mavournee Hazel riprenderà il suo ruolo di Bluebird “Blue” Gleeson, la scienziata forense dell’AFP che lavora al fianco di Rosie per assistere gli agenti. NCIS: Sydney utilizza anche una vasta gamma di guest star, ma è ancora impossibile sapere chi saranno.

Dettagli della storia di NCIS: Sydney – Stagione 3

NCIS: Sydney - Stagione 3

Quali sono i prossimi passi per la squadra USA/Australia?

Potrebbe essere che NCIS: Sydney si sposti verso una narrazione continua per differenziarsi dai predecessori come NCIS: Los Angeles

Per loro stessa natura, le serie procedurali sono sia prevedibili che imprevedibili. Se è prevedibile che gli episodi saranno incentrati su casi della settimana in cui la squadra cerca di risolvere casi difficili, è invece imprevedibile il contenuto effettivo degli episodi. La seconda stagione darà il tono alla serie poliziesca e potrebbe essere che NCIS: Sydney si orienti verso una narrazione continua per differenziarsi dai predecessori come NCIS, NCIS: New Orleans, NCIS: Los Angeles e simili.

Una cosa che NCIS: Sydney potrebbe esplorare in futuro è il classico tropo televisivo della storia d’amore a fuoco lento. Forse i candidati più probabili per la serie sono DeShawn Jackson di Sean Sagar ed Evie Cooper di Tuuli Narkle, e i due agenti hanno un’incredibile intesa. Non solo significa di più perché i due rappresentano due agenzie diverse, ma se formano un legame, il pericolo dei casi settimanali diventa ancora più eccitante. Qualunque cosa accada, NCIS: Sydney ha molto su cui lavorare per la terza stagione.

Superman: Beck Bennett anticipa il suo ruolo di “rivale” di Clark Kent, Steve Lombard

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Steve Lombard non è il personaggio più noto uscito dalla redazione del Daily Planet, ma il giornalista sportivo tornerà sul grande schermo quest’estate (Michael Kelly lo ha già interpretato in L’Uomo d’Acciaio) nel Superman di James Gunn.

Sulle pagine, Lombard è tipicamente ritratto come un idiota egocentrico e maleducato, un burlone che spesso fa di Clark Kent il bersaglio dei suoi scherzi. Beck Bennett interpreterà questo personaggio nel DCU e ha parlato più approfonditamente del suo ruolo durante una recente intervista con Coming Soon.

“Se lo conoscete anche solo per aver letto di lui online o nei fumetti, è un avversario di Clark Kent al Daily Planet”, ha detto l’ex cronista del Saturday Night Live. “Lavorano insieme, lui è un giornalista sportivo lì. È un po’ un avversario per tutti. Non ha filtri. Ha opinioni forti.” “È un personaggio che, quando lo vedi, sai cosa aspettarti, sai che sarà eccessivamente sicuro di sé e poi crollerà a faccia in giù e si imbarazzerà. È davvero divertente interpretare un personaggio così arrogante che finisce sempre per ricevere la sua punizione.” “Ma è più o meno quello che ci si può aspettare”, ha continuato Bennett. “Direi che, con qualsiasi cosa faccia James [Gunn], ha preso quel concetto del personaggio e l’ha reso ancora più divertente e riconoscibile.”

Spiegando di aver approfondito la storia del personaggio, il comico ha offerto ulteriori spunti su come ha approcciato Lombard e sul fatto che non sia necessariamente una presenza particolarmente gradita al Daily Planet. Non sorprende che Bennett sia anche desideroso di rivisitare il personaggio, qualora gli venisse data la possibilità di continuare a esplorare l’angolo di Superman nel DCU.

“Mi è sempre piaciuto interpretare questo tipo di personaggi, ma inserirli nel contesto di Superman, un personaggio che esiste già, e poi avere James Gunn che lo scrive e si occupa della regia… mi fido moltissimo di lui e di come lo interpreti al meglio”, ha spiegato Bennett. “E, ripeto, lavoro su questo tipo di personaggio da molto tempo, mi piace molto interpretarlo, quindi mi sento molto a casa.” “Mi piacerebbe interpretarlo ancora e ancora, sì, sicuramente. E poi, lavorare con il team creativo e il cast… è stato un gruppo molto divertente. So che tutti noi amiamo farne parte.” “Quindi, non lo so, ma Superman è un angolo dell’Universo DC e Metropolis è un angolo di Superman, quindi spero di poterci tornare, ma dovremo aspettare e vedere”, ha concluso.

Non ci aspettiamo che Bennett abbia un ruolo importante in Superman, ma il fatto che Gunn stia popolando la redazione del Daily Planet con così tanti personaggi è un buon segno che ci immergeremo a fondo nella vita di Clark come giornalista.

Superman, tutto quello che sappiamo sul film di James Gunn

Superman, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi, Anthony Carrigan, Nicholas HoultNathan Fillion.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

Con la sua solita cifra stilistica, James Gunn trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e dall’innato convincimento nel bene del genere umano.

“Superman è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio 2025.

Thunderbolts*: la featurette per IMAX promette un’avventura imperdibile e una location nota

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IMAX ha pubblicato un nuovo speciale per Thunderbolts* ricco di scene d’azione, un sacco di acrobazie impressionanti e uno sguardo a una location che potrebbe essere la “Thunderbolts Mountain”.

Sulla pagina, Norman Osborn l’aveva trasformato nel quartier generale della H.A.M.M.E.R.; tuttavia, quando Bucky Barnes formò in seguito la sua squadra dei Thunderbolts, usò la location abbandonata come base per il suo gruppo. Siamo abbastanza sicuri che sia lì che si trova “Bob”, anche se potremmo facilmente immaginare che il film si concluda con i Nuovi Vendicatori che la usano come base operativa.

“È stata un’esperienza davvero meravigliosa girare questo film”, dice Florence Pugh nel video. “Questo livello di intensità è qualcosa che non avevo mai provato prima. [IMAX] mi emoziona davvero e mi accende il cervello. Rende tutti pieni di adrenalina e ti fa apprezzare ogni inquadratura.”

Tutto quello che c’è da sapere su Thunderbolts*

Diretto da Jake Schreier (Paper Towns), il cast di Thunderbolts* comprende Sebastian Stan nel ruolo di Bucky Barnes, Hannah John-Kamen nel ruolo di Ava Starr alias Ghost, Wyatt Russell nel ruolo di John Walker, David Harbour nel ruolo di Alexei Shostakov alias Red Guardian, Olga Kurylenko nel ruolo di Antonia Dreykov alias Taskmaster, Harrison Ford nel ruolo del Generale Thaddeus ‘Thunderbolt’ Ross e Lewis Pullman nel ruolo di Bob alias Sentry.

In Thunderbolts*, i Marvel Studios riuniscono una insolita squadra di antieroi: Yelena Belova, Bucky Barnes, Red Guardian, Ghost, Taskmaster e John Walker. Dopo essersi ritrovati nel mezzo di una trappola mortale orchestrata da Valentina Allegra de Fontaine, questi emarginati disillusi devono affrontare una missione pericolosa che li costringerà a confrontarsi con gli aspetti più oscuri del loro passato. Questo gruppo disfunzionale si distruggerà dall’interno o riuscirà a trovare redenzione, unendosi e trasformandosi in qualcosa di più grande, prima che sia troppo tardi?

Florence Pugh riprende il ruolo di Yelena Belova, sorella di Vedova Nera (e una delle parti migliori della serie MarvelDisney+ Occhio di Falco). Inoltre, Julia Louis-Dreyfus interpreta Valentina Allegra de Fontaine, con Geraldine Viswanathan nei panni di Mel, la sua assistente (che sostituisce una Ayo Edebri estremamente impegnata e piena di impegni).

Lo sceneggiatore di Black Widow e Thor: Ragnarok Eric Pearson si unisce agli sceneggiatori di Beef Lee Sung Jin e Joanna Calo. Un trailer è stato mostrato a porte chiuse al San Diego Comic-Con. Thunderbolts* arriverà nelle sale il 30 aprile 2025, in ritardo rispetto alla precedente data di uscita del 20 dicembre 2024 a causa degli scioperi della WGA e della SAG-AFTRA. Nel frattempo, restate aggiornati sul MCU con la nostra guida alla storia della Fase 5 della Marvel e con uno sguardo a ciò che deve ancora venire nella Fase 6 della Marvel.

Thunderbolts* è diretto da Jake Schreier e Kevin Feige è il produttore. Louis D’Esposito, Brian Chapek, Jason Tamez e Scarlett Johansson sono i produttori esecutivi.

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