John Wick
4 (qui la recensione) ha dato vita
ad weekend di apertura al box office da record. Il film, che è
stato presentato in anteprima nelle sale il 24
marzo, è il quarto capitolo dedicato all’eroe d’azione di
Keanu Reeves,
che ha fatto il suo debutto in tali vesti nel film originale del
2014 John Wick. Quel primo capitolo ha raccontato
l’assassino in pensione in cerca di vendetta per la morte del suo
cane e il furto della sua auto, una missione che da allora ha
portato il pubblico in un enorme mondo espanso di caos armato.
Secondo Deadline, il weekend di
apertura di John Wick 4 si aggira intorno
all’incredibile cifra di 73,5 milioni di dollari. Questa è la
migliore apertura del franchise, ma anche la più alta apertura per
un film R-rated dai tempi di Bad Boys for
Life nel 2020, diventando così il 14° miglior film di tutti i
tempi per tale categoria di opere. In genere, le uscite
classificate come R hanno infatti un pubblico più limitato e sono
di norma i titoli PG-13 ad ottenere incassi molto maggiori.
Tuttavia, sia John Wick 4 che
Scream VI, anche quest’ultimo con rating
R, stanno guadagnando importanti profitti.
Ciò potrebbe indicare che più adulti
stanno tornando nei cinema negli ultimi mesi. Questa è un’ottima
notizia per gli imminenti nuovi progetti dell’universo narrativo di
John Wick, che include lo spin-off televisivo The
Continental e Ballerina, con Ana de
Armas. Se quest’ultimo si concentrerà sul raccontare la
storia della letale assassina vista già in John Wick 3:
Parabellum, il secondo racconterà le origini dell’hotel e di
tutti i suoi misteri. Nel mentre, è possibile fruire di
John Wick 4, attualmente in sala. In
Italia, nei suoi primi quattro giorni al box office, il film ha
guadagnato poco più di due millioni di euro.
Shazam! Furia degli
Dei (qui la recensione), dopo
un primo weekend di programmazione
particolarmente deludente, ha preso ora un’ulteriore brutta
botta nel suo secondo fine settimana al botteghino. Il film, come
noto, è il sequel del primo capitolo del 2019, Shazam!,
che vede l’adolescente Billy Batson (Asher
Angel) acquisire la capacità di trasformarsi nel supereroe
Shazam (Zachary Levi).
In questa nuova avventura, si segue ora Billy e la sua famiglia
adottiva, dotata adesso degli stessi poteri, intenti a contrastare
i temibili piani delle dee figlie di Atlante.
Tale racconto sembra però non aver
generato un particolare interesse tra i fan. Secondo Deadline, nel
suo secondo fine settimana in sala il film ha guadagnato circa 9,7
milioni di dollari al botteghino nazionale. Si tratta di un calo di
circa il 68% rispetto al weekend di apertura, il che rappresenta
uno dei peggiori cali al box office dell’intero DCEU. Gli unici
film che hanno subito cali più forti nella seconda settimana sono
stati Batman v Superman: Dawn of
Justice, che ha comunque incassato 51 milioni di dollari
dopo quel calo, e The Suicide Squad del 2021, quest’ultimo
dovuto anche alla sua disponibilità su HBO Max al momento della sua
premiere.
Questo deludente risultato per
Shazam! Furia degli Dei è la prosecuzione di una tendenza
al ribasso per l’intero universo DC. Oltre agli scossoni dietro le
quinte in seguito alla fusione tra Warner Bros. e Discovery, che ha
portato alla cancellazione dell’imminente film di HBO Max
Batgirl mentre era in post-produzione, anche il precedente
film DC Black
Adam ha deluso al botteghino. Shazam! Furia degli
Dei ha avuto dunque la sfortuna di uscire nel mezzo di una
perfetta tempesta di fattori che hanno portato al suo basso incasso
al botteghino. Non resta dunque che attendere che il nuovo DC
Universe di James Gunn e Peter
Safran abbia inizio per scoprire se i risultati al box
office saranno migliori.
Il percorso verso la guarigione
sembra procedere senza troppi ostacoli per la star
di HawkeyeJeremy Renner.
L’attore, come noto, è stato coinvolto in un terribile incidente con uno
spazzaneve all’inizio del 2023, che ha provocato gravi ferite,
interventi chirurgici e molto tempo trascorso in ospedale. A
distanza di un paio di mesi, Renner sta ancora lavorando sodo per
tornare alla normalità e lungo la strada non manca di aggiornare i
fan sui social media riguardo i propri progressi. Questa settimana,
l’attore ha pubblicato un nuovo video di lui che finalmente fa dei
veri passi su un tapis roulant.
Renner ha infatti pubblicato un
video sui sui account Twitter e Instagram domenica pomeriggio in
cui si mostra mentre cammina dopo il pericoloso incidente. Si
tratta di progressi importanti per l’attore, del quale ad un certo
punto subito dopo l’incidente si era detto che avrebbe potuto
perdere per sempre tale facoltà. Nel post l’attore ha anche scritto
“Ora devo trovare ALTRE cose per occupare il mio tempo in modo
che il mio corpo possa riprendersi dalla mia volontà”.
Non resta dunque che attendere
ulteriori aggiornamenti da parte dell’attore, come anche il poterlo
rivedere presente e in forma in un qualche evento pubblico. Nel
mentre, Renner può essere visto nella serie in quattro episodi
Rennervation, disponibile su
Disney+, dove l’attore
collabora con esperti costruttori per acquisire grandi veicoli
governativi dismessi e reinventarli come “creazioni
strabilianti” che servono ad aiutare i bambini nelle comunità
di tutto il mondo. Un progetto che l’attore desiderava realizzare
da tempo e che dimostra ulteriormente le sue grandi qualità
umane.
L’annunciata commedia di Adam
McKay Average Height, Average Built,
incentrata sulla figura di un serial killer aggiunge Robert Downey
Jr. e Robert
Pattinson a un cast corale con altri nomi importanti
della recitazione. I due, infatti, faranno parte di un cast
composto da Amy Adams,
Forest Whitaker
e Danielle Deadwyler per un progetto che deve però
ancora essere venduto a uno studio o a uno streamer. Pattinson,
stando alle prime indiscrezioni sulla trama, interpreterà un serial
killer che arruola un lobbista politico, interpretato dalla Adams,
per convincerla a cambiare le leggi in modo da rendere più facili i
suoi crimini. Si dice che il serial killer di Pattinson sia
diventato una celebrità politica mentre oscura le sue vere
motivazioni.
La parte di Downey dovrebbe invece
essere quella di un poliziotto in pensione che sta ancora cercando
di catturare quello stesso assassino che gli è sfuggito anni prima.
Al momento, non si sa invece quale ruolo interpreteranno Whitaker e
Deadwyler. Lo stesso Adam McKay e Kevin Messick
stanno producendo il progetto attraverso la loro
Hyperobject Industries. Average Height,
Average Build, inoltre, sarà la seconda collaborazione di
McKay con la Adams dopo la satira politica Vice–L’uomo nell’ombra,
del 2018, in cui interpretava Lynne Cheney, moglie del Dick Cheney
interpretato da Christian Bale.
Con quel film, ma anche con il
successivo Don’t Look
Up, McKay ha dimostrato di saper brillantemente
raccontare tematiche importanti attraverso un punto di vista
satirico. Con questo nuovo progetto, che sembra avere a che fare in
modo piuttosto stretto con il mondo della politica, McKay pare
proprio continuerà su questa direzione, potendo vantare ancora una
volta un importante cast di interpreti. Non resta dunque che
attendere maggiori notizie sul progetto e sui chi si occuperà della
sua distribuzione.
L’attesissimo film
Barbie, terzo lungometraggio da regista per
Greta Gerwig, ha recentemente ottenuto una nuova
sinossi, anticipando almeno un paio di nuovi dettagli
sull’imminente progetto e sulle avventure della bambola titolare.
La nuova breve sinossi recita infatti: “Una bambola che vive a
Barbieland viene espulsa perché non è abbastanza perfetta e parte
per un’avventura nel mondo reale“. Mentre sono stati già
rilasciati un teaser trailer e diverse foto
del film, questo è il primo dettaglio della trama pubblicizzato che
coinvolge la “perfezione” di Barbie.
Il livello di segretezza di cui
questa produzione si è vantata sembra essere voluto. Con una
bambola iconica come Barbie, una regista d’essai come la Gerwig e
l’attrice nota per aver interpretato ruoli spigolosi, le
speculazioni sullo stile e sul contenuto del film si sono scatenate
sin da subito, ma Robbie ha insistito sul fatto che il film
dimostrerà che tutte le ipotesi sono sbagliate, dicendo “il
nostro obiettivo è dire, ‘Qualunque cosa tu stia pensando, ti
daremo qualcosa di completamente diverso – la cosa che non sapevi
di volere’.
Barbie
presenta un cast ricco di stelle, che potrebbero essere un grande
incentivo per il pubblico. Margot
Robbie compare nel ruolo principale insieme a
Ryan Gosling
nel ruolo di Ken. Ci sono poi America Ferrera,
Simu Liu nei panni di un altro Ken,
Kate McKinnon,
Ariana Greenblatt, Alexandra Shipp,
Emma Mackey,
Kingsley Ben-Adir. Secondo quanto riferito,
Issa Rae interpreterà un’altra Barbie, ma vi sono
anche Michael Cera, Rhea Perlman,
Will Ferrell come
CEO di Mattel e Ncuti Gatwa come un altro Ken. Il
film arriverà al cinema dal 20 luglio.
Sembra proprio che quello ai
Guardiani della Galassia sarà un lungo addio. Dopo aver
precedentemente affermato che la durata del terzo film della
trilogia sarebbe stato più lungo dei due precedenti, il regista
James Gunn ha ora confermato che
Guardiani della Galassia Vol. 3 durerà
“circa” due ore e mezza. Rispondendo a un fan su
Twitter, che ha chiesto se le notizie secondo cui il film sarebbe
durato due ore e 29 minuti fossero corrette, il regista – e
nuovo CEO dei DC Studios – ha risposto dicendo “èpiù o meno così lungo“.
Nello stesso post Gunn ha poi
aggiunto: “anche se non è ancora esatto. E, lo prometto,
neanche un secondo è sprecato. Non c’è niente in eccesso. Era
necessario sperimentare l’arco completo per ogni personaggio
principale dei Guardiani, non solo per questo film, ma per la
trilogia ( o, dovrei dire, trilogy plus)“. Si prospetta dunque
un capitolo conclusivo particolarmente intenso per il gruppo di
eroi Marvel. Stando a quanto riportato
da una prima sinossi, Peter Quill, ancora provato
dalla perdita di Gamora, deve riunire intorno a sé
la sua squadra per difendere l’universo, oltre a proteggere uno di
loro.
Una missione che, se non sarà
portata a termine con successo, potrebbe portare alla fine dei
Guardiani così come li conosciamo. Torneranno nel
cast Chris
Pratt, Zoe
Saldana, Dave
Bautista, Pom
Klementieff,Karen
Gillan, Will Poulter insieme a Vin
Diesel e Bradley
Cooper che offriranno ancora le loro voci.
Will Poulter interpretà invece il ruolo di Adam
Warlock. Guardiani della Galassia Vol. 3 arriverà
in sala il 3 maggio 2023 ed è ovviamente uno dei
film più attesi dai fan del Marvel Cinematic Universe.
It’s around that long, although that’s not
yet exact. And, I promise, not a second is wasted. There’s no fat.
It was necessary to experience the full arc for every major
Guardians character, not only for this film, but for the trilogy
(or, I should say, trilogy plus). https://t.co/HwqXOtzesm
Si è spento a 77 anni a causa di una
lunga malattia l’attore Ivano Marescotti. Da qualche giorno era
ricoverato
all’ospedale civile di Ravenna a causa del peggioramento delle sue
condizioni fisiche. Lascia la moglie Erika, sposata un anno fa, e
la figlia Iliade, nata nel suo matrimonio precedente.
Lo scorso anno a febbraio, aveva annunciato la decisione di
ritirarsi dalle scene per dedicarsi esclusivamente al “Teatro
Accademia Marescotti” a Ravenna. Tra le sue interpretazioni
indimenticabili il dottor Randazzo in Johnny
Stecchino di Roberto Benigni. Ha lavorato
fra gli altri con Leo de Berardinis, Mario Martone, Carlo
Cecchi, Giampiero Solari, Giorgio Albertazzi, Marco
Martinelli. L’esordio al cinema è datato 1989, con una
piccola parte nel film La cintura. Nello stesso
anno l’incontro con Silvio Soldini e la
partecipazione al film L’aria serena
dell’ovest.
Ha interpretato oltre cinquanta film, lavorando con registi quali
Anthony Minghella, Ridley Scott e due volte con
Benigni, nel citato Johnny Stecchino e ne
Il mostro, Marco Risi, Pupi Avati, Marco
Tullio Giordana, Maurizio Nichetti, Carlo Mazzacurati e
con Gennaro Nunziante nei film di Checco
Zalone. Ha avuto 6 candidature al Nastro d’argento, che
vince nel 2004 per l’interpretazione nel cortometraggio
Assicurazione sulla vita di Tommaso
Cariboni e Augusto Modigliani. Tante le
fiction, a partire da La Neve nel bicchiere di
Florestano Vancini (1984) fino a
Màkari, regia di Michele Soavi
(2021), passando per Don Matteo e Che Dio
ci aiuti.
Profondamente legato alla sua Romagna (era nato a Bagnocavallo), a
partire dagli anni ’90 Ivano Marescotti ha iniziato un approfondito
lavoro di recupero del romagnolo, tornando in teatro con i testi di
Raffaello Baldini, per poi rileggere e riscrivere alla sua maniera
Dante (Dante, un patàca ispirato alla Divina Commedia) e Ariosto
(Bagnacavàl, una contaminazione tra il basso romagnolo e l’Orlando
Furioso).
Dopo le immagini che ci hanno
mostrato Lady Gaga sul set con il look della nuova Harley
Quinn, ecco arrivare anche alcune immagini di Joaquin
Phoenix che, per Joker: Folie à Deux, torna a
vestire i panni di Arthur Fleck. Il set, che in questo momento è a
Manhattan, ci offre un nuovo sguardo al personaggio che torna a
vestire il suo anonimo completo marrone invece dello sgargiante
completo rosso che lo ha visto protagonista dell’ormai iconica
scena della scalinata.
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix mentre riprende il suo ruolo
vincitore dell’Oscar come il cattivo DC JOKER. Il sequel presenterà
anche il ritorno di Sophie di
Zazie Beetz insieme ai nuovi arrivati
Brendan Gleeson, Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry
Lawtey. Nel cast c’è Lady Gaga che darà vita a Harley Quinn. I
dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo
che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham
Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”.
Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la
versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di
quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge
interamente dal suo punto di vista.
Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia
di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1
miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il
maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da
numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden
Globe, sia per il miglior attore che per il miglior suono
originale.
Una donna dal passato doloroso e
ricco di mistero fugge da un hotel di lusso all’altro insieme alla
figlia, che cerca di proteggere a tutti costi. Sembrerebbe l’inizio
di un thriller in piena regola ma Anime False –
serie tv turca in sette episodi che trovate su
Netflix – racchiude innumerevoli segreti.
Melisa Sözen e Eylül Tumbar
sono le due protagoniste di questo racconto così avvincente, madre
e figlia unite da un legame indissolubile. Il titolo originale di
questo nuovo prodotto turco, Biz Kimden Kaçiyorduk
Anne, si basa sull’omonimo romanzo della scrittrice
Perihan Mağden.
Il rapporto madre e figlia in
Anime False viene portato all’estremo. Se
inizialmente lo spettatore è portato a credere che la
Madre – che non viene mai chiamata con il suo vero
nome – tenga in pugno la figlia, lasciandola incapace di scegliere
a lungo andare con gli episodi scopriamo che in realtà non è così.
Bambi – nome con cui la madre chiama la figlia ma
non sappiamo se sia il suo vero nome – scoprirà presto cosa vuol
dire crescere e anche quali conseguenze si porta dietro questo
naturale decorso della vita.
Anime False, la
recensione
Bambi ha trascorso
tutta la sua vita in hotel sparsi per il mondo insieme alla madre.
La madre preferiva tenere nascosto il suo passato e
Bambi sapeva di dover tenere sempre sotto
controllo la sua curiosità. La vita della coppia
madre-figlia è stata una bella avventura, ma la
madre inizia a sentirsi minacciata quando si rende conto che sua
figlia non è più una bambina. La curiosità di Bambi è cresciuta nel
tempo e spesso pone alla madre domande difficili. La serie turca di Netflix Anime False racconta il
cambiamento del rapporto tra Bambi e sua madre, soprattutto quando
fattori esterni iniziano a minacciare il loro legame.
Bambi è solo una
bambina e come tale crescendo in una realtà che le sembrava unica
nel suo genere inizia a vedere le cose sotto una luce diversa.
“Siamo l’unicità della luna”, questo è quello che le ha
insegnato la madre che per tutti questi anni è scappata con il solo
scopo di proteggerla. Una paura irrazionale e
razionale allo stesso tempo quella di dover vedere andare via i
propri figli, lontani dal nido materno che solo una madre può
comprendere a pieno. La paura di Madre però è
portata all’estremo in questo thriller turco di Netflix dove la donna si sente continuamente
minacciata dalle anime false: cioè tutte le persone che
non sono come loro, che non hanno sentimenti, che non si curano del
prossimo.
A Bambi non
dispiace l’idea di questa vita passata a fuggire e spostarsi in
continuazione. Ne fa un vanto del loro carattere, del loro modo di
fare. Viaggiare le rende uniche anche se dietro
questi spostamenti si nascondono diverse cose che la madre le ha
nascosto. Bambi a differenza di
Madre non ha vissuto mai all’interno di una casa,
non sa cosa vuol dire avere una cameretta tutta per se come tutte
le adolescenti. Madre dal canto suo si allontana
dall’idea di quella famiglia patinata che era
disposta a tutto pur di mantenere vive le apparenze. Crescita con
una madre dispotica, Madre ha visto crescere negli
anni della sua gioventù un odio profondo e viscerale verso i suoi
genitori che non l’hanno mai protetta.
In fuga dalla realtà
La fiaba di Bambi,
accompagna madre e figlia lungo questo continuo viaggio in giro per
il mondo. Ma cosa succede quando l’unica realtà che conosci è
circoscritta alla sola fiaba di Bambi? Il libro
adesso appare quasi obsoleto, consunto. Ma la storia di
Bambi, del cerbiatto e della giovane ragazza, è
ancora molto attuale. Nonostante ormai Bambi
conosca la fiaba a memoria, la madre continua a leggergliela e si
indispone quando scopre che la figlia in realtà non ha più
bisogno di lei perché conosce le parole perfettamente.
Così come la madre di Bambi, la
Madre del nostro racconto cerca di proteggere la
figlia dalle Anime False perché rimanere fissi
nello stesso posto era un rischio che sua madre non era disposta a
correre.
Il loro viaggio in Anime
False è una continua fuga dalla realtà. La stessa bambi
ormai cresciuta continua a domandare il perché di tutti questi
spostamenti, rimandando a lungo la domanda su chi sia davvero il
suo padre naturale. Nei vari
flashback lo spettatore ha la possibilità di
scoprirlo. Il meccanico che lavorava per conto del padre del quale
Madre si è perdutamente innamorata ma poi per
circostanza che non vengono spiegate l’uomo non farà parte del
futuro della vita di Madre. Tra le possibilità di
questa sparizione potrebbe esserci la famiglia dispotica: una volta
scoperto l’identità del padre della bambina hanno fatto di tutto
per separarli. Oppure, ipotesi plausibile, l’uomo stesso si è
allontanato per paura.
Madre era figlia di
una coppia aristocratica. I suoi genitori erano
severi e mantenevano sempre una certa distanza da lei. Da
bambina, non era mai stata amata o protetta da loro e questo la
distrusse completamente.
Disprezzava la madre perché era una donna senza
cuore che non si era mai preoccupata dei suoi sentimenti. Così una
volta venuta al mondo Bambi,
Madre fece la promessa di proteggerla a qualsiasi
costo, compreso commettere diversi omicidi.
Difendere a qualsiasi costo quello
che ami
Nel corso di Anime
False lo spettatore scoprirà diversi colpi di scena che
incalzano la narrazione rendendola interessante. Il primo a cui
veniamo sottoposti è la narrazione a posteriori della presunta
morte dei genitori di Madre. Se per tutti questi
anni Madre ha sempre pensato di aver causato la morte dei genitori
manomettendo i freni dell’auto, scopriamo che in realtà a perdere
la vita sono stati la madre e l’autista. Il padre è ancora
vivo e ha aspettato tutti questi anni proprio che la
figlia commettesse un passo falso. Rimaste senza soldi durante i
loro infiniti viaggi, madre figlia si rivolgeranno a un agente
immobiliare per la vendita della casa sulla scogliera, la casa dove
Madre è cresciuta. E mentre i molteplici omicidi
attirano l’attenzione della polizia, il padre si accorda con
quest’ultimi per riuscire a catturare la
donna.
Purtroppo, però il suo piano avrà un
risvolto drammatico e l’uomo morirà proprio per mano della stessa
nipote che stava cercando di “salvare”. Per la prima volta
Bambi si sporca le mani e questo sarà l’inizio del
declino di Anime False e della loro storia.
Cresciuta lontano da tutto e da tutti, bambi ha maturato lo stesso
disprezzo per gli esseri umani della madre e una
volta che la stessa era il pericolo di morte, ha fatto di tutto per
proteggere la sua metà.
Il cammino della vita di Bambi è
appena cominciato.
È nei momenti finale della serie Netflix, dopo aver scoperto che il padre
del personaggio di Melisa Sözen è vivo,
Madre si accorge di una amara verità.
Bambista crescendo e come il
cerbiatto nella fiaba dovrà iniziare a vedersela da sola. Il
raggiungimento di questa consapevolezza rende il sacrifico di
Madre ancora più catartico e in linea con l’arco
narrativo del personaggio. Bambi può badare a ste
stessa e lo sa anche lei, ragion per cui non si volta indietro una
volta che sente gli spari.
Madre però riesce
ancora una volta a salvare la figlia, lasciandole dei soldi
necessari per vivere una vita in continua fuga dalla realtà. Il
finale aperto lasciato dalla prima stagione di
Anime False riecheggia di interrogativi.
Bambi si rifarà una vita, troverà finalmente un
posto dove costruire la sua casa, lontana dai mostri del passato?
Oppure continuerà a seguire le orme della madre e minacciare
chiunque osi avvicinarsi a lei? Non sappiamo se esisterà mai una
seconda stagione ma una cosa sì: per Bambi l’infanzia è
finita.
Apprendiamo da Variety che
Jonathan Majors è stato arrestato sabato a New
York con l’accusa di violenza domestica dopo una lite con una donna
di 30 anni. Secondo una dichiarazione del NYPD, la
donna ha detto agli agenti di essere stata aggredita ed è stata
portata in ospedale con “lievi ferite alla testa e al collo”.
Un rappresentante di Majors ha
negato le accuse. “Non ha fatto nulla di male”, ha detto
il portavoce di Majors in una dichiarazione a Variety. “Non
vediamo l’ora di riabilitare il suo nome e chiarire tutto”.
Secondo la dichiarazione della polizia, gli agenti hanno ricevuto
una chiamata al 911 intorno alle 11:14.
“Un’indagine preliminare ha
stabilito che un uomo di 33 anni era coinvolto in una lite
domestica con una donna di 30 anni”, ha detto la polizia.
“La vittima ha informato la polizia di essere stata aggredita.
Gli agenti hanno arrestato il 33enne senza incidenti. La vittima ha
riportato lievi ferite alla testa e al collo ed è stata trasferita
in un ospedale della zona in condizioni stabili”. La
dichiarazione della polizia elencava diverse potenziali accuse:
“strangolamento”, “aggressione” e “molestie”.
Jonathan Majors è uno dei volti in rapida
ascesa a Hollywood. In questo momento è nelle sale di tutto il
mondo in Creed
III in cui interpreta l’antagonista di
Michael B. Jordan. Cosa ancora più importante per il
suo curriculum e per la sua carriera a lungo termine, Jonathan Majors è l’interprete di
Kang il Conquistatore, il prossimo grande villain del
Marvel Cinematic Universe
e sta conquistando anche molto terreno nel cinema indipendente,
tanto che il
suo ultimo film, originariamente presentato in anteprima al
Sundance, Magazine Dreams, è stato acquisito da
Searchlight Pictures e arriverà nelle sale USA l’8 dicembre.
L’attore ha anche firmato per una nuova produzione di
Amazon Studios.
Che sana ventata d’aria
fresca 65: Fuga dalla Terra, un film di genere che
torna a durare solamente un’ora e mezzo! Niente lungaggini inutili
per dimostrare al pubblico quanto denaro è stato speso in
scenografie ed effetti speciali, il che di conseguenza significa
una storia che va dritta al punto, pur riuscendo a settare con
pienezza e spessore la backstory del protagonista Mills.
65: Fuga dalla Terra, la trama
Dopo un prologo di
notevole efficacia nello spiegare le motivazioni che spingono il
personaggio interpretato da Adam Driver a pilotare la nave spaziale
destinata a portarlo per due anni lontano dalla famiglia, ecco che
65: Fuga dalla Terra si lancia immediatamente
nell’azione. La lotta per la sopravvivenza che Mills e Koa – la
bambina unica altra sopravvissuta dopo che l’astronave è
precipitata – devono affrontare nella Terra preistorica popolata di
dinosauri non concede quasi mai momenti di stasi.
Gli sceneggiatori e
registi Scott Beck e Bryan Woods, già dimostratisi
padroni di questo tipo di narrazione con gli script di
A Quiet Place e del sequel, imbastiscono una
narrazione dove sono le azioni a delineare e sviluppare i
personaggi. Il rapporto che si instaura tra i due non diventa mai
qualcosa di “altro’ rispetto alla necessità di salvarsi in un
ambiente pericoloso e ostile, al contrario viene definito proprio
da questa. Ciò fa sì che allora due diventino i fattori principali
per la riuscita del film: l’ambientazione e l’alchimia tra gli
attori in scena.
Adam Driver and Ariana Greenblatt stars in 65.
Il ribaltamento del preistorico
Partiamo dal setting, che
ribalta con efficacia l’assunto ormai sedimentato nell’immaginario
collettivo dal franchise iniziato con Steven
Spielberg e il suo Jurassic Park del 1993: oggi siamo in qualche
modo abituati a vedere dinosauri in un tipo di ambientazione
contemporanea o comunque in un futuro abbastanza vicino da sembrare
il nostro presente. 65: Fuga dalla Terra invece
inverte l’equazione e precipita due ‘esseri umani” in un mondo
incontaminato e preistorico, con almeno un paio di inquadrature che
rimandano più o meno esplicitamente addirittura all’incipit di
2001: Odissea nello spazio di Stanley
Kubrick.
Il ribaltamento risulta
immediatamente convincente senza necessariamente essere innovativo
a livello estetico: con pochi ma efficaci tratti il pilota e la
piccola passeggera vengono immersi in una giungla tanto realistica
quanto inscrutabile, fattore che la rende motivo di costante
tensione. Quello che funziona meglio in 65: Fuga dalla
Terra sta nell’aver reso azione e tensione precise, grazie
a una scansione di montaggio che premia la velocità al posto della
ridondanza: i momenti di pericolo sono fulminei e l’azione pur
spettacolare non dura mai più del dovuto.
Adam Driver stars in 65.
Se si può parlare di
realismo riguardo un film di questo tipo, il lavoro di Beck e Woods
ne possiede in quantità maggiore rispetto a molti altri progetti di
fantascienza visti negli ultimi anni. Purtroppo il loro sci-fi non
possiede una presa più forte presso lo spettatore perché a forza di
scarnificare storia e messa in scena perdono leggermente per strada
l’impatto emotivo della prima parte del film: quanto seminato in
precedenza anticipando la dolorosa backstory di Mills viene infatti
eccessivamente esplicitato nella seconda parte, rendendo la
psicologia del personaggio e la sua relazione con Koa piuttosto
schematiche.
La drammatica fisicità del ruolo di Adam Driver
Nonostante questo
Adam Driver offre al pubblico una prova
decisamente riuscita, asciugando al massimo possibile la sua
interpretazione per lasciare spazio alla drammatica fisicità del
ruolo. La sua interazione con la co-protagonista Ariana
Greenblatt diventa poi scena dopo scena sempre più precisa
e convincente. Se soltanto la storia personale di Mills fosse stata
lasciata maggiormente all’intuizione dello spettatore, protetta in
quella dimensione affascinante del non-detto, molto probabilmente
65: Fuga dalla Terra sarebbe stato un film
avvincente anche a livello emotivo oltre che un comunque più che
discreto spettacolo d’intrattenimento. Rimane comunque un
divertimento assicurato, anche grazie alla presenza di uno degli
attori più talentuosi della Hollywood contemporanea.
L’account Instagram ufficiale di Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del
serpente ha pubblicato un nuovo poster che annuncia
anche la data d’uscita americana del film, il 17 novembre. Nel
poste si vedono un usignolo e un serpente che si fronteggiano,
circondati da un cespuglio di rose, presumibilmente, le rose
bianche di Coriolanus Snow.
Hunger Games: La ballata
dell’usignolo e del serpente, il film
Basato sul romanzo prequel del 2020
di Suzanne Collins, Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del
serpente è ambientato 64 anni prima degli eventi
della trilogia di Hunger Games a
partire dalla mattina della mietitura dei Decimi Hunger Games, dove
un 18enne Coriolanus Snow viene assegnato come mentore per la
ragazza tributo del Distretto 12 impoverito.
Anni prima di diventare il
tirannico presidente di Panem, il diciottenne Coriolanus Snow è
l’ultima speranza per il suo lignaggio in via di estinzione, una
famiglia un tempo orgogliosa che è caduta in disgrazia nella
Capitale del dopoguerra. Con l’avvicinarsi della decima edizione di
Hunger Games, il giovane Snow è allarmato quando gli viene
assegnato l’incarico di essere mentore di Lucy Grey Baird, la
ragazza tributo del povero Distretto 12. Ma, dopo che Lucy Grey
attira tutta l’attenzione di Panem sfidando tutti durante la
cerimonia della mietitura, Snow pensa che potrebbe essere in grado
di ribaltare le probabilità a loro favore. Unendo i loro istinti
per lo spettacolo e la ritrovata competenza politica, la corsa di
Snow e Lucy contro il tempo per sopravvivere rivelerà alla fine chi
è un usignolo e chi è un serpente.
Tom Blyth e
Rachel Zegler interpreteranno rispettivamente
Coriolanus Snow e Lucy Gray, Hunter
Schafer sarà Tigris Snow, Peter
Dinklage sarà Casca Highbottom, Viola Davis sarà
Volumnia Gaul.
Scritto da Michael Lesslie e basato
su una bozza di Collins e Michael Arndt, il film sarà diretto dal
regista di Hunger GamesFrancis
Lawrence. Sarà guidato dalla produttrice del franchise
Nina Jacobson e dal suo partner di produzione Brad
Simpson, insieme a Francis Lawrence.
Suzanne Collins, Tim Palen e Jim Miller saranno i
produttori esecutivi. Meredith Wieck e Scott
O’Brien stanno supervisionando per conto dello studio. Il
prequel è attualmente previsto per il 17 novembre 2023 nelle
sale.
Quella del “Pre-Code” è stata una
stagione unica e irripetibile nella storia di Hollywood: dal 1930
al 1934, prima che entrasse pienamente in vigore il famigerato
Codice Hays, il cinema
americano ha affrontato senza censure e in anticipo sui tempi gli
argomenti più controversi, dal sesso alla violenza, dalla questione
razziale alle storture del sistema giudiziario, dal mondo della
criminalità all’emancipazione delle donne.
A quei film, che ancora oggi
sorprendono per libertà creativa e spudoratezza, è dedicata la
rassegna HOLLYWOOD PROIBITA – Il cinema senza censure
del “Pre-Code”, in programma alla Sala Cinema del
Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 30 marzo al 14 maggio, con
ingresso libero su prenotazione: un’occasione imperdibile per
riscoprire una serie di grandi titoli tuttora modernissimi, molti
dei quali saranno presentati in rare copie in pellicola 35mm
provenienti da Los Angeles e Londra.
Ad aprire la retrospettiva, giovedì
30 marzo alle 20.00, è Scarface, il
capolavoro di Howard Hawks ambientato nella Chicago del
proibizionismo che ha di fatto fondato il genere gangster e di cui
De Palma ha girato il celebre remake con Al Pacino. Oltre a quello
di Hawks spiccano poi in programma i nomi di alcuni dei più grandi
talenti della Hollywood classica, come l’Ernst Lubitsch di
Partita a quattro, dove troviamo il primo ménage à
trois della storia del cinema, o il Frank Capra
de L’amaro tè del generale Yen, con la storia d’amore
interraziale tra una donna americana e un generale cinese. Ma anche
William Wellman con lo scatenato Nemico pubblico,
Victor Fleming con Lo schiaffo, Busby Berkeley e le
indimenticabili coreografie “sociali” di Quarantaduesima
strada, Michael Curtiz con Female, ritratto di donna
manager fuori dagli schemi, o il Tod Browning del leggendario
Freaks, film per molti versi inclassificabile che solo
nell’era del “Pre-Code” poteva essere prodotto. Non va inoltre
dimenticato il contributo allo spirito sovversivo di quel cinema
offerto da alcune dive che incarnavano un nuovo modello femminile,
insieme ironico, volitivo e disinibito: da Marlene Dietrich a Mae
West, da Barbara Stanwyck (il suo sconcertante Baby Face è
uno dei titoli più iconici) alla sex symbol per eccellenza di
quegli anni, Jean Harlow.
Tutti i film saranno presentatiin versione originale
sottotitolata in italiano
PROGRAMMA E SCHEDE DEI
FILM
giovedì 30 marzo, ore 20.00 SCARFACE
Scarface – Lo sfregiato, Usa, 1932, 93’, DCP v.o. sott. it.
di Howard Hawks, con Paul Muni, Ann Dvorak, George Raft
In pieno proibizionismo, Tony Camonte scala le vette della
criminalità di Chicago compiendo violenze e omicidi. Osteggiato e
bandito all’epoca in vari stati, il dirompente capolavoro di Hawks
(e di Ben Hecht alla sceneggiatura) trasforma un gangster in eroe
tragico, fondando di fatto un intero genere.
venerdì 31 marzo, ore 20.00 BABY FACE Usa, 1933, 71’, DCP v.o. sott. it.
di Alfred E. Green, con Barbara Stanwyck, George Brent
Cameriera e prostituta in un bar dei bassifondi, Lily parte per New
York con l’amica nera Chico, decisa a non farsi più usare dagli
uomini, ma a usarli lei stessa per fare carriera. Film simbolo del
cinema del Pre-Code, racconta il sesso e i meccanismi del potere
con un cinismo ancora oggi sconcertante.
sabato 1° aprile, ore 20.00 DISHONORED
Disonorata, Usa, 1931, 91’, 35mm v.o. sott. it.
di Josef von Sternberg, con Marlene Dietrich, Victor McLaglen
Durante la Grande Guerra, i servizi segreti austriaci reclutano una
prostituta per infiltrarla tra i russi, ma l’amore si mette di
traverso. Il film che ha creato il mito di Marlene, grazie a un
personaggio insieme idealista e disincantato che non si può non
amare. Il finale resta tra i più belli di sempre.
domenica 2 aprile, ore 20.00 TROUBLE IN PARADISE Mancia competente, Usa, 1932, 83’,
35mm v.o. sott. it.
di Ernst Lubitsch, con Miriam Hopkins, Kay Francis, Herbert
Marshall
Gaston e Lily, due ladri innamorati, si fanno assumere dalla ricca
Madame Colet per derubarla, ma tra i tre non andrà tutto come
previsto. Una commedia inarrivabile che racchiude tutta la malizia
del tocco di Lubitsch. “Per quanto riguarda il puro stile – disse
del film – credo di non aver mai fatto meglio”.
mercoledì 5 aprile, ore 20.00 SHE DONE HIM WRONG Lady Lou, Usa, 1933, 66’, DCP v.o.
sott. it.
di Lowell Sherman, con Mae West, Cary Grant
Mae West porta al cinema Diamond Lil, il personaggio che l’aveva
resa celebre sui palcoscenici americani: una donna ribelle, ironica
e dalla sfacciata carica erotica, nonché abile manipolatrice degli
uomini. All’epoca il film fu un enorme successo ed ebbe il merito
di lanciare un giovanissimo Cary Grant.
giovedì 6 aprile, ore 20.00 I AM A FUGITIVE FROM A CHAIN GANG Io sono un evaso, Usa,
1932, 93’, 35mm v.o. sott. it.
di Mervyn LeRoy, con Paul Muni, Glenda Farrell
Condannato ingiustamente a dieci anni di lavori forzati, James
Allen riesce a evadere e a rifarsi una vita, fino a quando il
passato torna a bussare alla sua porta. Tra i primi film a
denunciare la violenza del sistema carcerario e della giustizia
americana, resta un capolavoro imitato infinite volte.
venerdì 7 aprile, ore 20.00 BLONDE VENUS Venere bionda, Usa, 1932, 93’, DCP v.o.
sott. it.
di Josef von Sternberg, con Marlene Dietrich, Cary Grant, Herbert
Marshall
Una cantante tedesca sposa uno scienziato americano, ma quando lui
si ammala è costretta a tornare in scena, finendo per innamorarsi
di un giovane playboy. Tra i film più trasgressivi della coppia
Sternberg-Dietrich, contiene il celeberrimo numero musicale in cui
Marlene si esibisce travestita da gorilla.
sabato 8 aprile, ore 20.00 42nd STREET Quarantaduesima strada, Usa, 1933, 85’, DCP
v.o. sott. it.
di Lloyd Bacon, con Warner Baxter, Bebe Daniels, George Brent
Archetipo del musical hollywoodiano e dello spettacolo nello
spettacolo, 42nd Street ha dalla sua un ritmo incalzante e
sorprendenti riferimenti sociali alla Grande Depressione, ma
soprattutto è il primo film a rivelare appieno il genio di Busby
Berkeley, le cui incredibili coreografie faranno scuola.
martedì 11 aprile, ore 20.00 FREAKS
Usa, 1932, 64’, DCP v.o. sott. it.
di Tod Browning, con Wallace Ford, Leila Hyams, Olga Baclanova
Film maledetto per eccellenza, riscoperto solo negli anni ‘60,
Freaks resta forse un unicum nella storia del cinema, un’opera
inclassificabile che riesce a essere insieme realistica e
visionaria, sconvolgente e umanissima, e in cui a finire sotto
accusa è la ferocia delle persone cosiddette “normali”.
mercoledì 12 aprile, ore 20.00 AFRAID TO TALK Usa, 1932, 69’, 35mm v.o. sott. it.
di Edward L. Cahn, con Eric Linden, Sidney Fox
Unico testimone di un’esecuzione della malavita, un fattorino
denuncia l’accaduto al procuratore distrettuale, senza immaginare
che anche quest’ultimo è sul libro paga dei criminali. Tra i titoli
più originali e pessimisti della grande stagione del gangster
movie, con la magistrale fotografia di Karl Freund.
giovedì 13 aprile, ore 20.00 FEMALE
Usa, 1933, 60’, DCP v.o. sott. it.
di Michael Curtiz, con Ruth Chatterton, George Brent
Alison è una manager di successo e spesso frequenta i giovani
uomini che lavorano per lei. Ma un giorno uno di loro rifiuta le
sue avances… Una donna di potere, indipendente e sessualmente
disinibita, è la protagonista di un film emblematico della
modernità e dello spirito del cinema del Pre-Code.
venerdì 14 aprile, ore 20.00 RED DUST Lo schiaffo, Usa, 1932, 83’, DCP v.o. sott.
it.
di Victor Fleming, con Clark Gable, Jean Harlow, Mary Astor
Il proprietario di una piantagione si innamora di una prostituta
finita nei guai, ma viene sedotto dalla sofisticata moglie di un
collaboratore. Un triangolo ricco di erotismo, ironia e colpi di
scena, con tre star al picco del loro fascino e la regia energica
di Fleming, che tornerà a dirigere Harlow in Bombshell.
sabato 15 aprile, ore 20.00 BLONDE CRAZY La bionda e l’avventuriero, Usa, 1931, 79’,
DCP v.o. sott. it.
di Roy Del Ruth, con James Cagney, Joan Blondell, Louis Calhern
Bert e Ann sono fattorino e cameriera in un grande albergo, ma
arrotondano truffando i clienti. La coppia vacilla quando Ann
conosce un uomo colto e raffinato che la chiede in moglie…
Sfacciati e irresistibili come non mai, Blondell e Cagney (al primo
ruolo in una commedia) valgono da soli questo titolo iconico.
domenica 16 aprile, ore 20.00 THE BITTER TEA OF GENERAL YEN L’amaro tè del generale
Yen, Usa, 1933, 88’, DCP v.o. sott. it.
di Frank Capra, con Barbara Stanwyck, Nils Asther
A Shanghai, durante la guerra civile, una missionaria americana è
costretta a trattenersi nel palazzo del generale Yen, finendo per
subire il fascino dell’uomo. Tra i primi a mostrare una storia
d’amore interrazziale, questo abbagliante melodramma è uno dei film
più atipici di Capra, rivalutato solo a posteriori.
mercoledì 19 aprile, ore 20.00 I AM A FUGITIVE FROM A CHAIN GANG (replica)
Io sono un evaso, Usa, 1932, 93’, 35mm v.o. sott. it.
di Mervyn LeRoy, con Paul Muni, Glenda Farrell
Condannato ingiustamente a dieci anni di lavori forzati, James
Allen riesce a evadere e a rifarsi una vita, fino a quando il
passato torna a bussare alla sua porta. Tra i primi film a
denunciare la violenza del sistema carcerario e della giustizia
americana, resta un capolavoro imitato infinite volte.
sabato 22 aprile, ore 20.00 TROUBLE IN PARADISE (replica)
Mancia competente, Usa, 1932, 83’, 35mm v.o. sott. it.
di Ernst Lubitsch, con Miriam Hopkins, Kay Francis, Herbert
Marshall
Gaston e Lily, due ladri innamorati, si fanno assumere dalla ricca
Madame Colet per derubarla, ma tra i tre non andrà tutto come
previsto. Una commedia inarrivabile che racchiude tutta la malizia
del tocco di Lubitsch. “Per quanto riguarda il puro stile – disse
del film – credo di non aver mai fatto meglio”.
domenica 23 aprile, ore 20.00 GOLD DIGGERS OF 1933 La danza delle luci, Usa, 1933,
97’, 35mm v.o. sott. it.
di Mervyn LeRoy, con Joan Blondell, Dick Powell, Ginger Rogers
Un giovane ricchissimo con l’hobby del canto corteggia una ballerina senza rivelarle la sua vera identità. La
trama però è solo un pretesto per una serie di leggendari numeri
coreografici diretti da Busby Berkeley, tra cui spicca l’insolito
Remember My Forgotten Man, sul dramma della Grande
Depressione.
mercoledì 26 aprile, ore 20.00 NIGHT NURSE L’angelo bianco, Usa, 1931, 72’, DCP v.o.
sott. it.
di William A. Wellman, con Barbara Stanwyck, Joan Blondell, Clark
Gable
Un’infermiera assunta in una casa privata scopre un complotto ai
danni di due bambini per impossessarsi dell’eredità. Un
imprevedibile melò tinto di giallo che esalta la solidarietà
femminile e denuncia la corruzione delle classi privilegiate.
Memorabile Clark Gable nei panni di un autista sadico e
manesco.
venerdì 28 aprile, ore 20.00 LITTLE CAESAR Piccolo Cesare, Usa, 1931, 79’, 35mm v.o.
sott. it.
di Mervyn LeRoy, con Edward G. Robinson, Douglas Fairbanks Jr.
Ascesa e caduta di Cesare “Rico” Bandello, boss di Chicago e “tra i
primi veri antieroi del cinema americano” (Lourcelles). Caposaldo
del genere gangster, ha un ritmo serrato e un realismo crudo e
violento, ma colpisce anche per l’ambiguità del rapporto tra i due
protagonisti, spesso letto in chiave omosessuale.
sabato 29 aprile, ore 20.00 EMPLOYEES’ ENTRANCE Guerra bianca, Usa, 1933, 74’, DCP
v.o. sott. it.
di Roy Del Ruth, con Warren William, Loretta Young
Il tirannico direttore di un negozio assume la giovane Madeline
solo in cambio di favori sessuali. Quando però Madeline si innamora
di un collega, teme che la verità salti fuori… Un ritratto spietato
delle logiche del mercato e delle condizioni di lavoro durante la
Grande Depressione, da riscoprire assolutamente.
domenica 30 aprile, ore 20.00 DEVIL AND THE DEEP Il diavolo nell’abisso, Usa, 1932,
79’, 16mm v.o. sott. it.
di Marion Gering, con Tallulah Bankhead, Gary Cooper, Charles
Laughton, Cary Grant
Ossessionato dalla gelosia, il comandante di una nave rende la vita
impossibile alla moglie, fino a spingerla tra le braccia di un
giovane tenente. Gary Cooper e Cary Grant sono per la prima volta
insieme in questo melò sontuoso, con un sorprendente finale a bordo
di un sottomarino bloccato in fondo al mare.
mercoledì 3 maggio, ore 20.00 RED-HEADED WOMAN Usa, 1932, 79’, DCP v.o. sott. it.
di Jack Conway, con Jean Harlow, Chester Morris, Charles Boyer
Jean Harlow è al suo meglio nei panni di una spudorata
arrampicatrice sociale, che sa usare ogni arma di seduzione ma
all’occorrenza non disdegna un revolver… Scritto da Anita Loos dopo
una prima stesura di Scott Fitzgerald, è uno degli esempi più
folgoranti del piglio anticonformista del cinema dell’epoca.
venerdì 5 maggio, ore 20.00 THE PUBLIC ENEMY Nemico pubblico, Usa, 1931, 83’, 35mm
v.o. sott. it.
di William A. Wellman, con James Cagney, Jean Harlow
La storia di Tom Powers, gangster di origine irlandese nella
Chicago del proibizionismo, è uno degli atti fondativi del genere,
grazie all’interpretazione modernissima di Cagney e alla regia tesa
e vibrante di Wellman. Entrati nel mito la scena del pompelmo e un
finale che ancora sconvolge per la sua violenza.
sabato 6 maggio, ore 20.00 GOLD DIGGERS OF 1933 (replica)
La danza delle luci, Usa, 1933, 97’, 35mm v.o. sott. it.
di Mervyn LeRoy, con Joan Blondell, Dick Powell, Ginger Rogers
Un giovane ricchissimo con l’hobby del canto corteggia una
ballerina senza rivelarle la sua vera identità. La trama però è
solo un pretesto per una serie di leggendari numeri coreografici
diretti da Busby Berkeley, tra cui spicca l’insolito Remember My
Forgotten Man, sul dramma della Grande Depressione.
domenica 7 maggio, ore 20.00 FORBIDDEN Proibito, Usa, 1932, 83’, DCP v.o. sott.
it.
di Frank Capra, con Barbara Stanwyck, Adolphe Menjou, Ralph
Bellamy
Lulu resta incinta di un politico, Bob Grover, ma per non
comprometterne la carriera sposa un giornalista. Quando
quest’ultimo decide di rivelare alcuni segreti su Grover, la donna
arriverà persino a ucciderlo. Ancora una volta Capra si conferma un
maestro nell’intrecciare dramma e commedia, melò e politica.
martedì 9 maggio, ore 20.00 IMITATION OF LIFE Lo specchio della vita, Usa, 1934,
111’, DCP v.o. sott. it.
di John M. Stahl, con Claudette Colbert, Warren William, Rochelle
Hudson
Meno celebre del remake di Sirk con Lana Turner, il film di Stahl
fu tra i primi a subire l’ostilità di un codice Hays ormai a pieno
regime, soprattutto per come affronta la questione razziale. La
vicenda delle quattro protagoniste, due madri e due figlie, non ha
mai smesso però di appassionare e commuovere.
mercoledì 10 maggio, ore 20.00 SCARFACE (replica)
Scarface – Lo sfregiato, Usa, 1932, 93’, DCP v.o. sott. it.
di Howard Hawks, con Paul Muni, Ann Dvorak, George Raft
In pieno proibizionismo, Tony Camonte scala le vette della
criminalità di Chicago compiendo violenze e omicidi. Osteggiato e
bandito all’epoca in vari stati, il dirompente capolavoro di Hawks
(e di Ben Hecht alla sceneggiatura) trasforma un gangster in eroe
tragico, fondando di fatto un intero genere.
venerdì 12 maggio, ore 20.00 BOMBSHELL
Argento vivo, Usa, 1933, 96’, 35mm v.o. sott. it.
di Victor Fleming, con Jean Harlow, Lee Tracy, Frank Morgan
La diva del cinema Lola Burns è perseguitata dalle trovate del suo
agente, che inventa le notizie più sensazionali per alimentarne la
popolarità. Una screwball comedy corrosiva ed esilarante sugli
inconvenienti dello star system, negli anni in cui Hollywood era
considerata a buon diritto la nuova Babilonia.
sabato 13 maggio, ore 20.00 DESIGN FOR LIVING Partita a quattro, Usa, 1933, 91’, DCP
v.o. sott. it.
di Ernst Lubitsch, con Fredric March, Gary Cooper, Miriam
Hopkins
Due artisti americani squattrinati incontrano a Parigi la bella
Gilda, che coinvolgerà entrambi in un ménage à trois. Con la
consueta ironia sopraffina, Lubitsch compone un inno ai piaceri
della vita, in cui lascia a bocca aperta la rappresentazione
liberatoria e anticonformista della sessualità femminile.
domenica 14 maggio, ore 20.00 BLONDE VENUS (replica)
Venere bionda, Usa, 1932, 93’, DCP v.o. sott. it.
di Josef von Sternberg, con Marlene Dietrich, Cary Grant, Herbert
Marshall
Una cantante tedesca sposa uno scienziato americano, ma quando lui
si ammala è costretta a tornare in scena, finendo per innamorarsi
di un giovane playboy. Tra i film più trasgressivi della coppia
Sternberg-Dietrich, contiene il celeberrimo numero musicale in cui
Marlene si esibisce travestita da gorilla.
Sono scatti rubati dal set di
Joker:
Folie à Deux quelli che ritraggono Lady
Gaga in azione nei panni della nuova iterazione di
Harley Quinn. La pop stare e attrice ha preso in
consegna il ruolo dalle mani di Margot Robbie per il sequel del film che ha
visto Joaquin Phoenix vincere un premio Oscar per la migliore
interpretazione maschile.
L’attore torna a vestire i panni di
Joker
e per questa seconda avventura, sempre diretta da Todd
Phillips, si farà affiancare da Lady
Gaga, nei panni della folle spalla del Clown Principe del
Crimine. Di seguito trovate le foto pubblicate su Just Jared. Che ve ne pare del look proposto?
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix mentre riprende il suo ruolo
vincitore dell’Oscar come il cattivo DC JOKER. Il sequel presenterà
anche il ritorno di Sophie di
Zazie Beetz insieme ai nuovi arrivati
Brendan Gleeson, Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry
Lawtey. Nel cast c’è Lady Gaga che darà
vita a Harley Quinn. I dettagli della trama sono ancora per lo più
nascosti, ma sappiamo che la maggior parte del film si svolgerà ad
Arkham Asylum e conterrà significativi “elementi
musicali”.
Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la
versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di
quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge
interamente dal suo punto di vista.
Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia
di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1
miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il
maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da
numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden
Globe, sia per il miglior attore che per il miglior suono
originale.
Quella di Robin Hood è una figura da
sempre in bilico tra mito e realtà, ormai parte dell’immaginario
culturale, a cui il mondo del cinema si rivolge ciclicamente, dando
vita a continue riletture della sua vicenda e delle sue gesta. Se
in tempi recenti è stato Taron Egerton ad
interpretarlo in Robin Hood – L’origine della
leggenda, e prima di lui Russell Crowe
in Robin Hood, per la
regia di Ridley Scott, una delle
versioni più note è quella di Kevin Costner, che gli
ha dato vita nel film del 1991 Robin Hood – Principe dei
ladri, diretto da Kevin Reynolds.
Per questo film, Robin Hood fu
rinventato non come un semplice avventuriero che ruba ai ricchi per
donare ai poveri, bensì come un ragazzo ricco di famiglia
trasformato in un ribelle socialmente consapevole dalla prigionia a
Gerusalemme durante le Crociate. Un cambio che ha permesso al
personaggio di non venire scambiato come una copia di Indiana
Jones, paura invece avvertita da Costner, bensì come un personaggio
più complesso a livello psicologico, calato in un ben preciso
contesto storico. Imponente nelle ricostruzioni scenografiche e nei
costumi, Robin Hood – Principe dei ladri si presentava
dunque come un progetto particolarmente ambizioso.
Pur non ottenendo il benestare della
critica, che anzi mal giudicò l’interpretazione di Costner e la
sceneggiatura, il film riuscì ugualmente a suscitare un certo
fascino sul grande pubblico, affermandosi come un buon successo
economico, nonché come il film che ha stabilito nuovi canoni nella
figura di Robin Hood. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Robin Hood – Principe dei ladri
Protagonista del film è Robin di
Lockesley è un giovane nobile inglese che, dopo
aver seguito Riccardo Cuor di Leone nella Terza
crociata in Terrasanta, viene fatto prigioniero a Gerusalemme
insieme al suo compagno Peter Dubois. I due
riescono a liberarsi e a salvare la vita di uomo di nome
Azeem, ma durante la fuga, Peter viene ferito
mortalmente. Dopo aver fatto giurare all’amico di proteggere sua
sorella Marian, Peter si sacrifica in modo che
Robin e Azeem possano fuggire. Quattro mesi più tardi, Robin fa
ritorno in Inghilterra insieme ad Azeem, che ha promesso di
accompagnarlo fino a quando non si sarà sdebitato per avergli
salvato la vita.
Lì, il giovane Robin scopre però che
suo padre è morto e il suo castello è in rovina. Dietro alla
vicenda, si nasconde il Vescovo di Nottingham che, con l’aiuto del
vile Sceriffo, ha voluto liberarsi della fastidiosa presenza di suo
padre. Approfittando dell’assenza di Re Riccardo, i due hanno
istituito un vero e proprio regno del terrore, svuotando le tasche
dei poveri cittadini. Robin si vede dunque costretto a rifugiarsi
nella foresta di Sherwood, dove si unisce alla banda di briganti
guidata da Little John. Qui, il gruppo inizia ad
escogitare un modo per riportare la giustizia a Nottingham.
Il cast di Robin Hood – Principe dei ladri
Come anticipato, ad interpetare
Robin Hood vi è Kevin Costner, il quale
inizialmente voleva interpretare il personaggio con un accento
inglese, salvo poi rinunciare alla cosa per via della contrarietà
del regista. L’attore, in seguito, ha vinto l’indesiderato premio
di peggior attore ai Razzie Awards per la sua interpretazione.
Accanto a lui, nel ruolo di Little John si ritrova Nick
Brimble, mentre Morgan Freeman
interpreta Azeem e la sua è una delle interpretazioni più
apprezzate del film. Mary Elizabeth Mastrantonio
interpreta invece Lady Marian, la donna amata da Robin Hood.
Originariamente il ruolo era stato affidato a Robin
Wright, la quale dové però rinunciare in quanto si scoprì
incinta.
Ad interpretare lo sceriffo di
Nottingham vi è Alan Rickman,
il quale ha rifiutato il ruolo per ben due volte prima che gli
fosse detto che avrebbe potuto più o meno avere carta bianca con la
sua interpretazione del personaggio. Rickman decise dunque di
accettare, facendo però riscrivere molte delle battute del suo
personaggio. Completano poi il cast gli attori Christian
Slater nel ruolo di Will Scarlett, Michael
McShane in quelli di Frate Tuck e Geraldine
McEwan come Mortianna. Nel film compare, per appena un
minuto, anche l’attore Sean Connery
nel ruolo di Re Riccardo. Pagato 250 mila dollari per tale
partecipazione, l’attore ha poi devoluto l’intera somma in
beneficienza.
Il trailer di Robin Hood –
Principe dei ladri e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di
Robin Hood – Principe dei ladri grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Google Play, Now e Netflix. Su quest’ultima, il film si trova
attualmente alla posizione numero 10 della Top 10 dei film
più visti in Italia su tale piattaforma. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento tra queste, basterà, a
seconda dei casi, noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video.
Netflix
sta lentamente cedendo alle lusinghe delle
docuserie. Il colosso streaming, e lo evidenziano
i prodotti lanciati da un po’ di mesi a questa parte, ama molto far
luce su fatti di cronaca sconvolgenti. A testimonianza di queste
parole abbiamo Volo MH370 e Conversazioni con un
killer, due delle offerte in catalogo che hanno lasciato molti
spettatori, letteralmente, a bocca aperta.
Una reazione simile arriva con
L’assedio di Waco, miniserie che sfrutta ancora
una volta il genere del documentario per far conoscere al pubblico
la setta religiosa dei davidiani, la quale contribuì a scrivere una
delle peggiori pagine di storia americana. Si tratta, per chi non
lo sapesse, di una vera e propria tragedia, a causa della quale
morirono 82 persone, bambini compresi. A dirigere il racconto c’è
Tiller Russell, in una ricostruzione degli eventi
che parte dalla prima giornata di assedio, ossia il 28 febbraio del
1993, per arrivare al sanguinoso epilogo il 19 aprile dello stesso
anno.
L’assedio di Waco, dentro le mura
di Mount Carmel
A Mount Carmel, un ranch vicino Waco, in Texas, viveva una setta
religiosa il cui leader David Koresh credeva di essere il secondo
Messia. Nel 1993 gli agenti dell’ATF, dopo che era stata segnalata
la presenza di una grossa quantità di armi nel complesso in cui
l’organizzazione risiedeva, arrivarono a Mount Carmel con l’intento
di perquisirlo, ma ci fu un conflitto di fuoco a causa del quale
persero la vita quattro agenti.
Iniziò così un assedio che
durò ben 51 giorni e che portò al coinvolgimento dell’FBI
che avrebbe dovuto negoziare con Koresh per liberare gli ostaggi,
mentre sul posto erano state schierati i team di salvataggio. La
mancata comunicazione fra le parti portò, alla fine, alla tragedia
finale. Circondarono il complesso con carri armati per lanciare gas
lacrimogini ma un errore accidentale causò un grosso incendio. Non
avendo gli strumenti per spegnerlo, furono costretti a guardare
Mount Carmel bruciare, mentre dentro perdevano la vita anche dei
bambini.
Un racconto poco
esplorato per una storia molto profonda
C’è una cosa in particolare che
rende L’assedio di Waco interessante: il
suo repertorio inedito. Russell ha dovuto lavorare con una
grande quantità di prodotti d’archivio per dar vita al
documentario, i quali sono stati poi accuratamente assemblati per
conformare una storia che avesse un filo logico e chiaro. A questi,
a cui vengono spesso scelte soluzioni di split screen per
mostrarli, sono alternate – o affiancate – testimonianze e
ricostruzioni digitali del complesso di Mount Carmel. A costituire
il fulcro di tutta la narrazione sono però le interviste svolte, le
quali ci forniscono i quattro principali punti di
vista attraverso cui affiorano le incongruenze
dell’evento: l’FBI, i giornalisti, i davidiani e gli agenti
dell’ATF. Il regista aveva perciò fra le mani un nutrito materiale
da sfruttare, eppure nel corso della docuserie l’uso che se ne fa è
pressoché superficiale.
Seppur molto concettuale sul piano
narrativo, il contenuto proposto rimane
noiosamente didascalico fino all’ultimo episodio.
Non ci sono approfondimenti riguardo quel che visivamente è
riportato, non si scava a fondo negli errori commessi dai federali
né nella mancata comunicazione con il reparto di salvataggio, a
causa della quale si innescò l’incendio finale. Resta solo una
semplice esposizione cronologica dei fatti e un continuo scaricarsi
le colpe fra FBI e ATF, che si riverberano fino alle battute
finale. Un espediente, questo, che risulta infruttuoso poiché non
coinvolge lo spettatore. Né tantomeno crea una connessione con il
prodotto di cui sta fruendo.
Perché, di base, mancano dei
tasselli. O meglio, chi guarda è consapevole dell’operazione
minima, poco impegnata, svolta da Russell. E questo lo porta a
distrarsi, cercando nel mentre di scoprire qualche particolare in
più prima di proseguire. Un peccato, considerato il terreno fertile
di spunti, grazie ai quali potevano essere introdotte una serie di
riflessioni e analisi, volte ad arricchire la conoscenza del
pubblico. E che avrebbero senz’altro contribuito a dare un taglio
molto più gradevole e compiuto all’intera opera.
L’assedio di Waco
aveva un compito. O se vogliamo una vera e propria missione.
Celebrare le vittime del disastro nel suo trentesimo anniversario.
E per dar loro onore, memoria e giustizia, avrebbe dovuto osare di
più. Sforzarsi di guardare oltre il mero dibattito fra le parti
coinvolte nell’assedio, poiché non era questa la miglior scelta per
ricordarle. Non se ne fanno nulla, né loro né noi. Non
basta neanche empatizzare con i sopravvissuti per capire la portata
di questo dramma. Era indispensabile che si andasse in
fondo a tutta la questione sollevata, alle controversie saltate
fuori, alla semplice – ma in questo caso mortale – incomprensione
della Polizia. Spiegare senza puntare il dito contro. Cosa se ne
ricava altrimenti? Un ricordo adombrato da inutili attacchi e
accuse. E questa modalità di narrare di sicuro non ci porta ad
avere un quadro più generale. Solo tanta, tantissima rabbia.
E’ Variety a pubblicare per primo
in esclusiva un backstage da Avatar: La Via
dell’Acquain cui possiamo vedere parte degli
Effetti Visivi Premio Oscar del film che ha conquistato il box
office mondiale. Puoi vedere il video a questo link: BACKSTAGE AVATAR: LA VIA
DELL’ACQUA
Avatar: la via dell’acqua ha debuttato il 14
dicembre 2022, e sarà seguito dal terzo capitolo il
20 dicembre 2024. Per il quarto e quinto capitolo,
invece, si dovrà attendere ancora qualche anno: 18 dicembre
2026 e 22 dicembre 2028.
Il cast della serie di film è
formato da
Kate Winslet, Edie Falco,
Michelle Yeoh,
Vin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia
Sam Worthington,
Zoe Saldana,
Stephen Lang,
Sigourney Weaver, Joel David Moore,
Dileep Rao e Matt Gerald.
Il lavoro di Victoria
Alonso come produttore del film candidato all’Oscar
Argentina, 1985 è stato imputato come motivo
per il licenziamento della dirigente Marvel Studios dall’azienda, stando
a tre fonti a conoscenza delle vere ragioni che ne hanno causato
l’allontanamento. L’avvocato di Alonso, tuttavia, ha respinto tale
motivazione, definendola “assolutamente ridicola“.
In una dichiarazione a Variety, l’avvocato
Patty Glaser, che rappresenta Alonso in occasione
della sua partenza dalla Disney, afferma invece che la dirigente è
stato “messa a tacere” dalla Disney e che ha avuto la “benedizione”
dello studio per lavorare su Argentina, 1985.
In questione, secondo le fonti,
c’era il contratto di lavoro di Victoria Alonso
con la Disney, sottoscritto nel 2018, che le proibiva di lavorare a
progetti per qualsiasi studio rivale. Argentina, 1985 è stato prodotto in parte da
Amazon Studios, che ha distribuito il film su Prime Video a ottobre.
Alonso, che è nata e cresciuta in
Argentina, non ha avvisato in anticipo la Disney del suo
coinvolgimento in Argentina, 1985, secondo le fonti. I suoi anni
di servizio con la Marvel, tuttavia, hanno concesso ad Alonso
abbastanza potere tanto che lo studio ha accettato il lavoro
extra-studio, nonostante un contratto in esclusiva che le impediva
di andare a lavorare con altri studi. Sebbene i progetti presso
distributori esterni siano insoliti per un dirigente della statura
di Alonso, non sono inauditi.
Dopo che Argentina, 1985 è stato selezionato come
candidato ufficiale per gli Academy Awards per il Paese del
Sudamerica, Alonso è entrata nel circuito della stagione dei premi
per promuovere il film verso la sua eventuale nomination all’Oscar
come film internazionale. Ad Alonso è stato ripetutamente ricordato
per iscritto che stava violando il suo contratto, dicono queste
fonti, ma è andata avanti comunque, sostenendo agli Oscar proprio
Argentina, 1985 invece che Black
Panther: Wakanda Forever, pure candidato in diverse
categorie. Solo otto giorni dopo, Alonso è stata licenziata per
violazione del contratto e violazione degli standard di condotta
aziendale della Disney.
“L’idea che la Disney conoscesse
e approvasse la sua capacità di lavorare su [“Argentina, 1985″], e
poi afferma di averla licenziata per un’intervista o due a sostegno
di quel film, sembra folle”, ha dichiarato un ex dipendente
della Disney a Variety, dichiarazione per la quale ha chiesto
l’anonimato.
“L’idea che Victoria sia stata
licenziata per una manciata di interviste alla stampa relative a un
progetto di passione personale sui diritti umani e la democrazia
che è stato nominato per un Oscar e per lavorare al quale ha
ottenuto la benedizione della Disney è assolutamente
ridicola”, afferma Glaser. “Victoria, una latina gay che
ha avuto il coraggio di criticare la Disney, è stata messa a
tacere. Poi è stata licenziata quando si è rifiutata di fare
qualcosa che riteneva riprovevole. Disney e Marvel hanno preso una
decisione davvero sbagliata che avrà gravi conseguenze. C’è molto
di più in questa storia e Victoria lo racconterà a breve, in un
forum o in altra forma”.
Una fonte vicina alla questione
afferma anche che in seguito alle osservazioni di Alonso ai premi
GLAAD del 2022, in cui ha citato per nome l’allora CEO Bob
Chapek per la sua reazione al disegno di legge “Don’t
Say Gay” della Florida, le è stato detto che non poteva fare
più attività stampa per i progetti Marvel.
In una dichiarazione inviata a
Variety, un portavoce della Disney ha definito i commenti di Glaser
“sfortunati”. “È un peccato che Victoria condivida una
narrazione che tralascia diversi fattori chiave riguardanti la sua
partenza, tra cui un’indiscutibile violazione del contratto e una
violazione diretta della politica aziendale”, afferma il
portavoce. “Continueremo ad augurarle il meglio per il futuro e
la ringraziamo per i suoi numerosi contributi allo
studio”.
Sembra che il lavoro di Alonso su
Argentina, 1985 sia stato un evento culminante
per il mandato della dirigente alla Marvel, che era diventato
sempre più a rischio a causa delle critiche ben note all’approccio
dello studio agli effetti visivi, uno dei dipartimenti
supervisionati da Alonso. Ant-Man and the Wasp: Quantumania ha subito
aspre critiche per i suoi effetti visivi, e il film è uno dei
progetti Marvel Studios con il minor incasso nella storia
dell’azienda.
Dopo il festival di
Berlino, il premio per la migliore sceneggiatura
al Festival di Valladolid, la candidatura ai César per la miglior
colonna sonora, l’evento speciale al festival di Torino, arriva al
cinema Passeggeri della notte, il nuovo film di
Mikhaël Hers, (Quel giorno d’estate).
Passeggeri della notte è una toccante storia familiare che
inizia a Parigi durante la notte delle elezioni francesi del 1981,
con la storica elezione di Mitterand. Mentre i
parigini si riversano nelle strade con una forte speranza di
cambiamento, la quarantenne Elisabeth (Charlotte
Gainsbourg) raccoglie i cocci del suo matrimonio,
pensando a come mantenere se stessa e i suoi due figli
adolescenti.
Dopo varie
peripezie, trova lavoro in una radio, dove si occupa di un
programma di confidenze notturne condotto dalla carismatica Vanda
(Emmanuelle Béart). Intenta a riorganizzare la
propria vita, con l’aiuto del padre e alle prese con le
problematiche dei figli, Elisabeth incontra un’adolescente senza
fissa dimora di nome Talulah e la invita a casa, offrendole per la
prima volta il calore di una famiglia. Il nuovo ménage domestico
provocherà nuovi inciampi e inaspettate gioie, facendo intravvedere
la possibilità di un inedito equilibrio affettivo.
La grande
sensibilità dello sceneggiatore e regista Hers e la intensa,
magistrale interpretazione di Gainsbourg danno vita ad un film che
strappa sorrisi e lacrime a più riprese. Una piccola epopea
familiare nella quale ogni spettatore, giovane o meno,
potrà immedesimarsi profondamente e uno spaccato di vita europea
degli anni ’80 che il film ricostruisce
minuziosamente, anche nei dettagli stilistici degli arredi e della
moda dell’epoca.
Non a caso, ricorre
più volte in Passeggeri della notte la citazione di
Le notti della luna piena, il capolavoro
di Eric Rohmer nel 1984 con la splendida e
sfortunata Pascale Ogier, un riferimento fondamentale per
l’operazione di scavo psicologico condotto da Hers, che ha in parte
anche una traccia autobiografica. Interessanti, stilisticamente, la
fotografia e il montaggio del film, che hanno la stessa grana
visiva e un linguaggio coerente con il periodo storico narrato.
Charlotte
Gainsbourg, figlia del cantautore francese Serge
Gainsbourg e dell’attrice britannica Jane
Birkin, è una delle attrici francesi più celebrate e
richieste a livello internazionale e ha vinto, tra gli altri, due
Premi César e una palma come migliore attrice al
Festival di Cannes. Ha debuttato al cinema nel
1984, partecipando al filmAmore e musica (Paroles et
Musique) e lavorato più volte anche in Italia, in film come
Il sole anche di notte (1990) dei fratelli Taviani e
Nuovomondo (2006) di Emanuele Crialese.
Emmanuelle
Béart è una delle più popolari attrici del cinema francese
contemporaneo, per otto volte candidata al Premio César, che
vinse nel 1987 per Manon delle
sorgenti (1986) di Claude Berri come miglior
attrice non protagonista. Ha ottenuto riconoscimenti ai
Festival
di Berlino e Venezia e
anche un David di Donatello. Tra le sue più incisive
interpretazioni in film come La bella scontrosa
(1991), Un cuore in inverno (1992), 8 donne e un
mistero (2002), c’è anche l’incontro con Ettore
Scola per Il viaggio di Capitan Fracassa
(1990).
Wanted
Cinema è una casa di distribuzione dedicata al cinema
indipendente di qualità, per definizione “ricercato”, che seleziona
solo documentari capaci di far riflettere ed emozionare o storie di
finzione legate alla realtà e con temi forti e importanti. Nuovi
linguaggi, nuovi autori, nuove suggestioni narrative, per il
pubblico più attento ed esigente che vuole ritrovare ad ogni
visione la grande magia del cinema.
Tra le tante commedie romantiche
distribuite nel corso del 2019, una di quelle che si è affermata di
più è Non succede, ma se succede…
(qui la recensione), titolo
italiano di Long Shot, film diretto da Jonathan
Levine (50 e 50, Warm Bodies). Scritto
Dan Starling, già autore del satirico e
controverso The Interview, questo lungometraggio mescola
elementi dell’ambiente politico con situazioni e sentimenti tipici
delle rom-com statunitensi. Ad aver contribuito al
successo del film, però, vi è una coppia di attori tanto inedita
quanto convincente: la premio Oscar Charlize
Theron e il comico Seth Rogen.
Non succede, ma se succede…
si presenta come un film fortemente ispirato a film romantici degli
anni Ottanta come Tootsie e Harry, ti presento
Sally…, ma aggiornato naturalmente ai nostri tempi e
includendo una serie di temi e situazioni molto contemporanee. Ad
esempio, forte rimane la descrizione del contesto politico, su cui
è intervenuta la sceneggiatrice del film The PostLiz
Hannah per garantirne il realismo. Sfortunatamente, il
film non ottenne buoni risultati al box office, in particolare per
via del suo essersi scontrato con Avengers: Endgame.
Apprezzato però dalla critica, il
film è stato lentamente riscoperto e oggi tutti gli appassionati
del genere lo indicano come un ottimo titolo per una visione
leggera ma ricca di sentimenti. Per chi non lo avesse ancora visto,
si tratta dunque di un titolo da riscoprire. Prima di intraprendere
una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire
alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Non succede, ma sesuccede…, la trama del
film
Protagonisti del film sono
Fred Flarsky e Charlotte Field.
Lui è giornalista dalle buone qualità ma disoccupato e combinaguai,
lei è invece un’affermata Segretario di Stato. Sembrerebbe che
nulla possa accomunare i due, eppure in passato l’intraprendente e
talentuosa Charlotte è stata la babysitter di Fred, nonché la sua
prima cotta adolescenziale. Senza più un lavoro e depresso, Fred si
lascia convincere dal suo amico Lance a
partecipare a un evento di beneficenza, al quale a sua insaputa
prenderà parte anche la sua vecchia fiamma. Non appena i loro
sguardi si incrociano, i due si riconoscono.
Dopo aver saputo la professione di
Fred, Charlotte gli propone di scrivere per lei alcuni discorsi per
le prossime elezioni presidenziali, alle quali la donna sta per
candidarsi. Fred accetta il lavoro e i due tornano a frequentarsi
inizialmente solo a livello professionale. Il tempo trascorso
insieme, però, riporta a galla vecchi ricordi e, conquistata
dall’autoironia e la simpatia dell’uomo, l’ex babysitter inizierà
una relazione con il giornalista. I due sono però totalmente
diversi, sia caratterialmente sia per via degli ambienti
frequentati. Ostacolati da tutto e tutti, Fred e Charlotte dovranno
superare tante avversità prima di poter trovare una loro
stabilità.
Non succede, ma sesuccede…, il cast del film
Come anticipato, ad interpretare i
due protagonisti, Fred e Charlotte, vi sono rispettivamente gli
attori Seth Rogen e Charlize
Theron. Come noto, dopo che Roger fu entrato a far
parte del progetto, anche in qualità di produttore, espresse il
desiderio di poter recitare accanto alla Theron. L’attrice, che
fino a quel momento non aveva recitato in molte commedie, accettò
subito la parte di Charlotte, desiderosa di misurarsi con un ruolo
comico. La Theron, inoltre, decise anche di contribuire alla
produzione del film e contribuì anche ad apportare numerose
migliorie al personaggio e al suo modo di fare.
Accanto ai due attori si ritrovano
poi altri celebri interpreti, come O’Shea Jackson
Jr. nei panni di Lance, l’amico di Fred, e Andy Serkis, in
quelli di Parker Wembley, un ricco magnate. Quest’ultimo, una volta
ottenuto il ruolo, iniziò a ideare un trucco prostetico per il suo
personaggio. I produttori immaginavano in realtà di non camuffare
l’attore, ma egli affermò di non voler dar vita ad un personaggio
che avesse le sue sembianze. Nei panni del presidente degli Stati
Uniti si ritrova invece l’attore BobOdenkirk, celebre protagonista della
serie Better Call Saul. Infine, Alexander
Skarsgårdinterpreta James Steward, primo
ministro canadese.
Non succede, ma sesuccede…, il trailer e dove vedere il film in streaming e
in TV
È possibile fruire di
Non succede, ma se succede… grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Chili Cinema, Apple iTunes, Netflix, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di venerdì 24 marzo alle ore
21:10 sul canale Rai Movie.
Stando a quanto riferito da alcune
fonti, sarebbero emersi alcuni primi dettagli sulla durata
di Oppenheimer, il nuovo atteso film
di Christopher Nolan in uscita in sala il
21luglio. Tale durata, sebbene
possa ancora cambiare nei prossimi mesi di post-produzione, sarebbe
di circa 3 ore. Se questa finisse per essere
quella definitiva del film, ciò renderebbe dunque
Oppenheimer il film più lungo che Nolan abbia mai prodotto
nella sua carriera sino ad oggi, superando quello che detiene oggi
questo primato, ovvero Interstellar, che
ha una durata di due ore e 49 minuti.
Mancano ancora quattro mesi
all’uscita in sala del film, che tanto per i suoi contenuti quanto
per la sua presunta durata potrebbe dunque affermarsi con facilità
come uno dei maggiori eventi cinematografici di quest’anno. Dopo
aver visto il primo trailer, ricordiamo che il
film racconterà la storia del fisico teorico J. Robert
Oppenheimer e delle tensioni ad alto rischio che hanno
portato alla creazione della bomba atomica. Dunque un nuovo
racconto ambientato durante la Seconda guerra mondiale per Nolan,
dopo quello confluito nel suo film Dunkirk, candidato
all’Oscar.
Universal distribuirà Oppenheimer nelle sale in
tutto il mondo e distribuirà il film in Nord America. Christopher
Nolan produrrà anche insieme a Emma Thomas e Charles
Roven di Atlas Entertainment. Il film si baserà
sul libro vincitore del Premio Pulitzer American Prometheus: The
Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer di Kai Bird e del
compianto Martin J. Sherwin. Nel cast Cillian Murphy,
Emily Blunt,
Rami Malek,
Robert Downey
Jr., Florence Pugh,
Josh Hartnett,Jason Clarke, Alex Wolff, Josh Peck, Tony Goldwyn
e Matt Damon.
La serie NetflixYou è
stata rinnovata per una quinta e ultima stagione. Il prolifico
serial killer Joe Goldberg, interpretato da Penn
Badgley, avrà a disposizione una nuova e ultima storia per
mietere le sue vittime.
La stagione 5 avrà un cambio di
showrunner, con i produttori esecutivi Michael
Foley e Justin W. Lo che prenderanno il
posto di Sera Gamble, che originariamente ha
sviluppato You con
Greg Berlanti, e ha diretto lo spettacolo per le
sue prime quattro stagioni.
“Mentre faccio un passo
indietro rispetto allo showrunning quotidiano per concentrarmi su
nuovi progetti, sono immensamente grato al co-creatore e genio a
tutto tondo Greg Berlanti, Caroline Kepnes, ai miei amici di
Berlanti Productions e Alloy Entertainment, e al nostro risoluto
partner di Warner Bros e Netflix”, ha dichiarato Gamble in una nota.
“Realizzare lo spettacolo insieme ai nostri sceneggiatori,
produttori, registi, cast e troupe è stato un onore,
incredibilmente divertente. E mi sento fortunata ad aver lavorato
con un artista dotato e premuroso come Penn Badgely. Sono
orgogliosa di ciò che tutti abbiamo realizzato e mi sento
privilegiata a passare il testimone. Sono entusiasta di guardare e
supportare il team di “You” mentre portano il viaggio di Joe
Goldberg alla sua conclusione deliziosamente contorta.”
Accompagnando l’annuncio, Netflix ha anticipato il
destino di Joe, chiedendo: “Joe Goldberg avrà finalmente il suo
giorno del giudizio?”
La decima e ultima stagione
dell’amata serie The Goldbergs sarà
disponibile dal 6 aprile in 1° TV esclusiva su Mediaset
Infinity con Infinity+. Ambientata negli anni Ottanta a
Jenkintown in Pennsylvania, The Goldbergs racconta le
vicende di tre fratelli, Adam, Barry ed Erica, e della loro
colorata e amorevole famiglia.
I Goldberg, e alcuni ospiti a
sorpresa, tornano per una decima stagione più divertente e sincera
che mai. L’amata famiglia di Jenkintown continua a farsi strada in
un decennio iconico, tra avventure, sentimenti e divertimento.
Mentre nella loro vita si presentano nuove sfide, i Goldberg
continuano a ricordarci che non c’è legame più forte della famiglia
e che non c’è nulla che non possano affrontare sostenendosi gli uni
con gli altri. Per non arrivare impreparati alla decima stagione di
The Goldbergs, su Infinity+ sono disponibili l’ottava e la
nona stagione complete della serie.
Arriva in prima tv su Sky
Bones and All di Luca Guadagnino, una storia
d’amore di una dolcezza tanto sublime quanto oscura e inquietante,
in onda lunedì 27 marzo alle 21.15 su Sky Cinema Uno e Sky
Cinema 4K, in streaming su NOW e disponibile on demand, anche in
qualità 4K.
Presentato alla 79°esima Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e premiato con il
Leone d’argento per la migliore regia a Luca Guadagnino,
Bones
and All vede protagonisti Taylor Russell, vincitrice
a Venezia del Premio Marcello Mastroianni, e Timothée Chalamet. Con loro nel cast
anche Mark Rylance, Michael Stuhlbarg, André
Holland, Chloë Sevigny, David Gordon-Green, Jessica
Harper, Jake Horowitz.
Prodotto dalla Frenesy Film
Company e Per Capita Productions con The Apartment
pictures – società del gruppo Fremantle – Memo Films,
3 Marys Entertainment, Elafilm e
Tenderstories, in co-produzione con Vision
Distribution e in collaborazione con Sky, Bones and
Allracconta la storia del primo amore tra
Maren, una ragazza che sta imparando a sopravvivere ai margini
della società, e Lee, un solitario dall’animo combattivo; è il
viaggio on the road di due giovani che, alla continua ricerca di
identità e bellezza, tentano di trovare il proprio posto in un
mondo pieno di pericoli che non riesce a tollerare la loro
natura.
Il film, scritto da David
Kajganich, è basato sul romanzo “Bones & All” (“Fino all’osso”) di
Camille DeAngelis. È prodotto da Luca Guadagnino, Theresa Park,
Marco Morabito, Dave Kajganich, Francesco Melzi d’Eril, Lorenzo
Mieli, Gabriele Moratti, Peter Spears e Timothée Chalamet. I
produttori esecutivi del film sono Giovanni Corrado, Raffaella
Viscardi, Marco Colombo e Moreno Zani. I finanziatori del film sono
le società italiane The Apartment Pictures (società del gruppo
Fremantle), 3 Marys Entertainment, Memo Films, Tenderstories,
Elafilm, Wise Pictures, Excelsa, Serfis e Piace.
I Wonder Pictures in collaborazione
con Unipol Biografilm Collection è lieta di diffondere il trailer
in versione originale sottotitolata di Leila e i suoi
fratelli, in arrivo nelle sale italiane da
giovedì 6 aprile. Presentato nella sezione
Features Films all’ultima edizione del Festival di Cannes, il film
è diretto dal giovane regista iraniano Saeed
Roustaee, che continua a portare al centro del suo cinema,
pluripremiato a livello internazionale, la famiglia.
A tenere le redini della sua
numerosa e imperfetta famiglia, le cui dinamiche si rivelano
specchio della società iraniana, troviamo la giovane Leila,
magistralmente interpretata da Taraneh Alidoosti.
Roustaee la fotografa con grande cura, denunciandone le difficoltà,
la povertà dovute all’assenza di una classe media, distrutta dal
governo di Ahmadinejad. Leila e i suoi
fratelli è fortemente radicato nel tessuto iraniano
ma, contemporaneamente, ha una portata universale che riguarda il
tema delle diseguaglianze e del determinismo delle classi sociali.
“Credo sia importantissimo potersi allontanare dalla propria
famiglia – dichiara il regista – dai propri genitori, e vivere la
propria vita. Ma bisogna avere i mezzi per farlo. Questi ragazzi –
ormai adulti – non li hanno. Si vede chiaramente che stanno
soffocando. Nel film questo aspetto viene esplicitato”.
Leila e i suoi
fratelli sarà proiettato in anteprima al Festival del
Cinema Africano, d’Asia e America Latina – FESCAAAL il 26 Marzo e
al BIF&ST il 28 marzo al Teatro Petruzzelli di Bari e sarà
nelle sale italiane dal 6 aprile con I Wonder
Pictures e Unipol Biografilm Collection in versione originale
sottotitolata in italiano.
La trama di Leila e i
suoi fratelli
Iran, oggi. Leila, 40 anni, ha
passato la vita a prendersi cura dei suoi genitori e dei suoi
quattro fratelli, una famiglia irrequieta e schiacciata dai debiti.
Quando il suo progetto di avviare un’impresa che li aiuti a uscire
dalla povertà è ostacolato dal padre, Esmail, per motivi egoistici,
i già fragilissimi equilibri familiari si spezzano, forse
irrimediabilmente.
Presentato in concorso al
festival di Cannes, Leila e i suoi fratelli è il ritratto
emozionante e delicato di una famiglia imperfetta, uno sguardo
profondo sull’Iran di oggi, sorretto dalla straordinaria
interpretazione di Taraneh Alidoosti, musa di Asghar
Farhadi.
La Saga dell’Infinito del MCU si è conclusa con
Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, due progetti epici che
hanno gettato nello scompiglio il futuro del MCU. Dopo un decennio
di avventure di supereroi, i Marvel Studios hanno riunito tutti gli eroi
esistenti nei citati film per un’ultima battaglia contro il Titano
Pazzo, Thanos. Infinity War ha rivelato il piano genocida di
Thanos di spazzare via metà della popolazione
dell’universo nel tentativo di fermare i problemi causati dalla
sovrappopolazione, e dopo che i Vendicatori, ormai sciolti, non
sono riusciti a sconfiggerlo, Endgame riprende cinque anni dopo, ambientato
in un mondo desolato e devastato dagli effetti del successo di
Thanos.
Subito dopo Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, i Marvel Studios hanno registrato un calo di
popolarità. Tra i film e le serie tv in uscita, non tutti i nuovi
progetti sono stati accolti da recensioni positive. La Saga del Multiverso del MCU
ha portato con sé anche l’introduzione di serie TV originali del
MCU per Disney+, segnando un enorme aumento della
quantità di contenuti prodotti dai Marvel Studios. Le critiche ai vari progetti
della Fase 4 hanno reso impossibile fare anche solo il paragone con
Saga dell’Infinito, per cui si potrebbe
sostenere che il massiccio successo di Infinity War e Endgame abbia avuto un impatto negativo sul
futuro del franchise.
Avengers: Infinity War e Endgame
sono stati l’apice del successo del MCU
Infinity War ed Endgame hanno segnato il culmine di un
decennio di narrazione nel MCU, con Infinity War che si erge sulle spalle dei
diciotto precedenti film dei Marvel Studios. Durante la Saga dell’Infinito del MCU ci
sono stati forse singoli progetti più forti, come Infinity War ed Endgame, che non sono sfuggiti a certi momenti
di critica, ma come numeri conclusivi della Saga dell’Infinito, le pellicole si sono
posizionate all’apice del franchise. Ciò è dovuto in gran parte
alle connessioni con l’universo condiviso che i Marvel Studios hanno coltivato a partire da
Iron Man del 2008, poiché in Infinity War e Endgame ritroviamo riferimenti ai progetti
precedenti.
Con una storia che si svolge
nell’arco di due epici film crossover, Infinity War e Endgame hanno chiuso diversi fili della trama
che coinvolgono la squadra originale degli
Avengers. Tra questi, la gestione delle
conseguenze dello scioglimento degli Avengers in
Captain America: Civil War, i problemi di identità di
Bruce Banner iniziati in Thor: Ragnarok, le dinamiche familiari
sviluppate nel franchise di Guardiani della Galassia e la morte o il
ritiro di alcuni membri originali come Iron Man, Capitan America e
Vedova Nera. I registi Anthony e Joe Russo hanno realizzato una
chiusura epica che è stata difficile da eguagliare nei progetti
successivi.
Infinity War e Endgame hanno
causato la dispersione dell’MCU
Sebbene Infinity War e Endgame abbiano portato molte storie del
MCU a una conclusione soddisfacente, i film hanno
anche contribuito a gettare le basi per i futuri film, in
particolare per molti progetti della Fase 4 del
MCU. WandaVision,
Falcon and the Winter Soldier, Hawkeye
e Doctor Strange nel Multiverso della Follia
sono tra i progetti maggiormente influenzati dagli eventi di
Infinity War e Endgame. Tuttavia, se da un lato questo senso
di speranza per il futuro alla fine della Saga
dell’Infinito è stato grandioso, dall’altro la mole di
storie a cui si è accennato ha fatto sì che la Fase
4 avesse quasi troppe nuove direzioni su cui
concentrarsi.
Una delle critiche più aspre rivolte
alla Fase 4 del MCU è che
sembrava non esserci alcuna connessione, con ogni progetto che
sviluppava storie separate e isolate pur cercando di collegarsi a
Infinity War e Endgame. I Marvel Studios
sono stati messi sotto accusa per aver dato l’impressione di essere
senza direzione con la Saga del Multiverso, anche se potrebbe
trattarsi di una questione di impazienza. La Saga dell’Infinito ha richiesto dieci anni per
arrivare a Infinity War; quindi, non era
realistico pensare che la Fase 4 del
MCU avrebbe preso una direzione chiara in pochi
mesi. In ogni caso, i problemi di connettività della Saga del Multiverso erano certamente radicati
nella narrazione epica di Infinity War e
Endgame.
Il box office potrebbe non
raggiungere le stesse cifre, ancora una volta
La Fase 3 del MCU è ampiamente
considerata come l’era più forte del franchise, con progetti come
Captain America: Civil War, Black Panther, Captain Marvel e
Spider-Man: Far From Home hanno tutti superato il
miliardo di dollari al botteghino. Tuttavia, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame hanno fatto saltare tutti
gli altri progetti, incassando oltre 2 miliardi di dollari, con
Endgame che è diventato il film di maggior incasso
di tutti i tempi prima della riedizione di Avatar nel 2021 e Avatar: La via dell’acqua. L’incredibile
successo di Infinity War e
Endgame ha reso questi film epici molto difficili
da seguire, cosa che purtroppo ha maledetto i progetti della
Fase 4 del MCU.
A titolo di confronto, nella
Fase 4 solo un film, Spider-Man: No Way Home, è riuscito a superare
il miliardo di dollari, sfiorando addirittura i 2 miliardi, mentre
i primi tre film della Fase 4 non sono riusciti a
superare i 500 milioni di dollari. La pandemia COVID-19 ha avuto un
impatto sui primi progetti della Fase 4,
contribuendo in modo massiccio agli scarsi incassi di Black Widow, Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli ed
Eternals. Nonostante ciò, Infinity
War e Endgame hanno stabilito un livello
molto alto che sarà difficile da battere, e forse i progetti futuri
non dovrebbero sforzarsi di essere all’altezza, ma semplicemente
continuare a fare ciò che sanno fare meglio.
Il MCU si riprenderà da Infinity
War e Endgame?
Dato che la Fase 5 del MCU è iniziata da
poco, con l’uscita a febbraio 2023 di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, è ancora
difficile sapere se gli standard di Infinity War e
Endgame saranno mantenuti. Questo è
particolarmente vero perché Quantumania ha
ottenuto punteggi piuttosto negativi, che a loro volta hanno
contribuito a una scarsa affluenza al botteghino. Tuttavia, ci sono
ancora molti altri progetti da realizzare nel corso delle Fasi 5 e 6 del MCU e, dal
momento che i Marvel Studios hanno preso la decisione
esecutiva di ritardare alcuni progetti della Fase 5 del MCU, consentendo
un periodo di post-produzione più lungo, si può ipotizzare che il
livello qualitativo generale aumenterà presto.
In risposta alle critiche secondo
cui la Saga del Multiverso era priva di direzione, il
Comic-Con di San Diego del 2022 ha visto il capo
dei Marvel Studios, Kevin Feige, svelare rapidamente i piani per
Avengers: La dinastia Kang e Avengers: Secret Wars per la Fase 6 del MCU. Questa rivelazione ha fatto
parlare di somiglianze con Infinity War e
Endgame, in quanto questi progetti porranno fine
alla Saga del Multiverso, ma potrebbero anche
raggiungere i livelli di successo che hanno ottenuto i loro
predecessori della Fase 3. Anche i tanto attesi Fantastici Quattro sono in programma per la
Fase 6, e gli X-Men del MCU non saranno
molto lontani, quindi la popolarità dei Marvel Studios potrebbe
aumentare enormemente nei prossimi anni.
Infinity War e Endgame avrebbero
dovuto rappresentare la fine?
Dopo l’uscita di Infinity
War e Endgame, sarebbe stato possibile
che la Fase 3 del MCU avesse posto
fine all’intero franchise. Il punto cruciale di questa
argomentazione riguarda le storie e i personaggi dei Vendicatori
originali, molti dei quali hanno concluso la loro carriera nel
MCU in Avengers: Endgame. Sembrava una conclusione
appropriata per le storie di questi eroi, compreso il sacrificio di
Iron Man per salvare l’universo in un riflesso del primo progetto
del MCU, Iron Man del 2008. Tuttavia, il successo e le
trame imbastite in Infinity War e Endgame hanno reso inevitabili i
futuri sequel.
Sebbene sia sempre stato improbabile
che i Marvel Studios avrebbero concluso il
MCU in quel momento, ciò che avrebbe potuto
funzionare meglio per la Fase 4 sarebbe stato un intervallo più
lungo tra Avengers: Endgame, Spider-Man: Far From Home (che ha fatto da
epilogo a Endgame) e l’inizio della Saga
del Multiverso del MCU. La pandemia
COVID-19 ha costretto la Marvel a non pubblicare alcun progetto nel
2020, ma forse c’era bisogno di più tempo per riprendersi dagli
eventi della Saga dell’Infinito. Negli ultimi mesi i
Marvel Studios hanno apportato alcuni grandi
cambiamenti, che potrebbero finalmente vedere una ripresa dopo
Avengers: Infinity War e
Avengers: Endgame, ma solo il
tempo potrà dirlo.
Il nuovo film della
DCShazam! Furiadegli dei offre un interessante
spunto per riflettere sulla Justice Society. Nella prima
scena post-credits, ARGUS/ Emilia Harcourte John Economos cercano di reclutare Billy per
farlo entrare nella Justice
Society. Questo team era stato introdotto
nel DCEU da Black
Adam e non è da confondere con la Justice League.
Prima dell’uscita
di Shazam 2, Black Adamsi poneva come un film autonomo – seppur ambientato
nell’Universo DC – che non rivelava molto dei
supereroi esterni alla Justice Society. Con Furia
degli Dei, Justice League eustice Society si trovano a
convivere. Ma in cosa differiscono esattamente i due team?
Ecco nove grandi differenze tra la Justice League e la
ustice Society.
La Justice Society è più antica
della Justice League
La Justice
Society arriva prima della Justice
League, sia nei fumetti che nel DCEU. La
squadra viene creata per la rivista All Star Comics
dell’editore All-American publications, antesignano della
DC Comics. Nel 1940,la Justice
Society debutta con All Star Comics #3. La
DC Justice League arriva solo 20 anni dopo in
The Brave and the Bold #28.
Tuttavia, al suo
debutto la Justice Society non è un team
particolarmente attivo, ma serve come espediente all’inizio di ogni
numero per introdurre le varie storie. In ogni caso, gli eroi della
JSA possono essere considerati i predecessori
della Justice League. Anche in Black Adam
viene confermata questa tesi: la Justice Society
nasce decenni prima che Batman crei la Justice
League e attraversa la linea temporale della
DCEU per combattere Black Adam.
Il multiverso
DC dipende dalla JSA
Sia
l’MCU che l’Universo
DC sono fortemente orientati verso il multiverso:
il primo affronta il tema attraverso la Saga del
Multiverso e il secondo con il film The
Flash. Fatto curioso: il multiverso, nei fumetti, diviene
così diffuso grazie alla JSA. Per spiegare il
ritorno della Justice Society of America dopo anni
lontano dai fumetti, la DC stabilisce che la
squadra ha continuato ad esistere su Terra-2, una
Terra appuntodiversa da quella vista nei soliti crossover di
Superman e
Batman.
Questa escamotage,
ad esempio, ha reso più facile la spiegazione dell’esistenza di due
uomini diversi (Jay Garrick e Barry
Allen) nei panni di Flash. La storia “Flash
of Two Worlds” del fumetto Flash #123 mostra per la
prima volta Jay Garrick e Barry Allen nella
stessa vicenda e stabilisce l’esistenza del multiverso
DC. Il multiverso aiuta anche nella spiegazione
del rapporto tra Justice League e Justice Society.
Nella linea temporale Arrowverse pre-crisi, una versione
della Justice Society vive nello stesso universo
di FrecciaVerde e Flash. Allo stesso
modo, la JSA fa parte dello stesso
DCEU di Wonder Woman e di
Superman.
La Justice Society si è sciolta e
riformata
Il fatto che la
Justice Society sia sempre esistita nella linea
temporale del DC
Universe rischiava di creare un grande buco nella trama.
Com’è possibile che Batmane Wonder Woman non
sappiano nulla di loro? La soluzione viene offerta da Black Adam (ed è stata usata anche in altri
adattamenti della DC): per un dato periodo di tempo, la
Justice Society è rimasta sciolta.
Infatti, i fumetti
di Black
Adam (Black Adam: The Justice Society Files)
rivelano che la JSA originale era formata da
Dottor Fate, Hawkman e dal primo Atom
Smasher. Decenni dopo lo scioglimento, Hawkman e
Doctor Fate hanno deciso di mettere insieme una nuova
versione della JSA con Cyclone e il
secondo Atom Smasher.
Il numero dei membri
Nei fumetti, la
JSA ha originariamente otto membri – Dottor
Fate, Lanterna Verde, Flash Hawkman, Hourman, The Sandman, The
Spectre e The Atom.
Diversamente,
all’inizio di Black Adam, la Justice
Society ha quattro membri: Dottor Fate, Hawkman,
Cyclone e Atom Smasher. Nel film assistiamo però alla morte
del Dottor Fate. Per ora, la Justice
Society del DC
Universeè composta da tre supereroi.
Tuttavia, stando alla scena post-credits di Shazam! Furia degli
Dei, la formazione della JSA potrebbe
guadagnare un nuovo membro. Infine, la Justice
League del DC Universe è
formata da Batman ha sei
membri.
Gli eroi più anziani vs i più
giovani
Dal momento che la
JSA del DCEU è più antica della
Justice League, è logico che la prima siaformata
da supereroi più anziani e saggi. L’elmo del Dottor Fate è
uno dei manufatti più antichi dell’Universo DC:
anche Kent Nelson se ne è servito per alcuni decenni. Allo
stesso modo, Hawkman è immortale, cosa che lo rende uno
dei guerrieri più esperti del DCEU. Questa regola
non vale invece per Cyclone e il secondo Atom
Smasher, che sono supereroi più recenti.
La Justice
League, ha invece Wonder Woman come supereroe più esperto. Certo,
Batman combatte il crimine per 20 anni prima di formare il
team, ma il dato non è così impressionante se paragonato ai numeri
di Hawkman o del Casco del Destino. Anche
Superman è un eroe fresco fresco – si rivela al mondo solo
nel 2013 durante gli eventi di Man of Steel – per non
parlare dei più recenti Flash, Aquaman e Cyborg.
Il rapporto con l’ARGUS
Forse la più grande
differenza tra la Justice Society e la Justice
League è che la prima è strettamente collegata ad
Amanda Waller. È stata proprio l’ARGUS,
attraverso Amanda Waller, ad avvertire la
JSA dell’arrivo di Black Adam. Da lì in
poi, i due gruppi hanno continuato a lavorare insieme per tutto il
film.
La
scena post-credits di Shazam
2conferma questa teoria: anche nel
DCEU la Justice Societyopera
sotto ARGUS, dato che a reclutare Billy Batson ci
sono Harcourt ed Economos.
La Justice
League è più potente (nel DCEU)
Per quanto riguarda il
DCEU, la Justice League sembra
essere più potente della Justice Society. Per
prima cosa, la Justice League ha due membri in più
della JSA – tre ora che il Dottor Fate è
morto. In effetti, la morte del Dottor Fate in Black
Adam ha reso la Justice Society
significativamente depotenziata, dal momento che è venuto a mancare
uno degli esseri più potenti dell’Universo DC.
Attualmente, Hawkman,
Cyclone e Atom Smasher non riuscirebbero ad
affrontare gli otto della Justice League. Le cose
cambierebbero se Shazam si unisse alla
JSA…
La sede della Justice
Society
Una significativa
differenza tra la Justice Society e la
Justice League nel DCEU è che la
prima ha una vera e propria sede. La struttura della
Justice Society è presente già nei fumetti: lì gli
eroi della JSA si incontrano per condividere le
loro ultime avventure tra di loro – e con i lettori.
Nel
DCEU la Justice Society opera dalla villa di
Hawkman. Al contrario, la Justice League,
non ha ancora una sede nel DCEU.
Che ne è
della Justice League?
La Justice
League non appare sul grande schermo dal lontano 2017.
Certo, Zack Snyder’s Justice
Leagueha offerto uno sguardo prolungato
sulla storia di origine della Justice League, ma
da allora il DCEU ha subito importanti
cambiamenti. Che cosa ne è stato esattamente della Justice
League nel mentre rimane un mistero.
Viceversa, dopo
Shazam! La furida degli Deilo status della
JSA sembra più chiaro: il team è ancora operativo
e i suoi membri stanno pensando di sostituire DottorFate con Shazam.
Gli spiriti dell’isola di Martin
McDonagh ha vinto tre Golden Globe nel 2023 – compreso quello per il
miglior film nella categoria musical/commedia – e ha ottenuto
nove nomination all’Oscar, distinguendosi come uno dei film più
interessanti del 2022. Tuttavia, il complesso finale di questa
commedia dark è difficile da decifrare alla prima visione. I film e
le opere teatrali di McDonagh sono infatti
tipicamente pieni di allusioni a grandi testi della letteratura, di
battute sottili e di motivi non facilmente riconoscibili, oltre al
loro immaginario complesso.
La trama stravagante del film
Gli Spiriti dell’isola vede l’amicizia tra il
bonario Pádraic (Colin
Farrell) sgretolarsi gradualmente dopo che il suo ex
migliore amico Colm (Brendan
Gleeson) si rifiuta bruscamente di parlargli. Anche se
la sorella di Pádraic, Siobhán (Kerry
Condon), e un tormentato ragazzo del posto,
Dominic (Barry
Keoghan), tentano di disinnescare l’escalation della
battaglia tra i due, i loro sforzi si rivelano vani. Alla fine del
film, Dominic è morto, Siobhán ha lasciato Inisherin e Colm ha
commesso un atto irreversibile di automutilazione, trasformando
involontariamente Pádraic in un nemico a vita.
Cosa accade nel finale de Gli
spiriti dell’isola
Sorprendentemente,
nessuno dei protagonisti del film muore nel finale de Gli spiriti dell’isola (non si può dire lo
stesso per Dominick, che non è così fortunato).
Detto ciò, questo rompe notevolmente la tendenza alla morte nei
film di Martin McDonagh. Pádraic
parla con Colm nonostante quest’ultimo lo abbia
ripetutamente avvertito che si sarebbe tagliato le dita se lo
avesse fatto. Nel frattempo, Siobhán respinge gentilmente le
avances romantiche di Dominic e si trasferisce sulla terraferma per
un lavoro in biblioteca. Mantenendo la parola data, quando Pádraic
tenta ancora una volta di ricucire il loro rapporto, Colm si mozza
le dita con un paio di cesoie, lanciandole contro la porta del
cottage di Padraic. L’amato asinello domestico di Pádraic,
Jenny, mangia una delle dita mozzate, si strozza e
muore.
Per vendicarsi,
Pádraic, con il cuore spezzato, brucia la casa di
Colm con Colm dentro. Il poliziotto locale, Peadar
(Gary Lydon), che è anche il padre violento di
Dominic, se ne accorge e si precipita a casa di Pádraic per
picchiarlo senza pietà. Durante il tragitto, incontra l’anziana
signora McCormack (Sheila
Flitton), che lo conduce senza parole al cadavere del
figlio sommerso dall’acqua. Il personaggio di Barry
Keoghan, si è suicidato, disilluso dalla profondità della
crudeltà di Pádraic, dalla partenza di Siobhán e
dagli abusi sessuali e fisici del padre. Il mattino seguente, Colm
incontra Pádraic e gli suggerisce che la loro faida è giunta al
termine. Pádraic informa il suo ex amico che il debito di Colm non
sarà saldato finché uno dei due non sarà morto.
L’inquietante signora
McCormack sembra inizialmente una vecchietta fastidiosa
quando viene introdotta all’inizio de Gli spiriti dell’isola. Tuttavia, in seguito,
il suo personaggio assume un significato più sinistro, poiché
agisce più come le figure mitologiche del titolo, avvertendo
Pádraic che una o due morti colpiranno l’isola
prima della fine del mese. Sebbene non si vedano “spiriti”
letterali nel film, la previsione della signora McCormack si rivela
giusta, anzi, cruciale per il vero significato del finale de
Gli spiriti dell’isola, illustrato dalla
tematica mitologica di cui il film si nutre. La prima morte è
quella di Dominick, ed è proprio la signora
McCormack a ritrovarne il corpo, mentre il prezioso asinello di
Pádraic, Jenny, può essere considerato la seconda
morte anticipata dalla sua profezia.
Tuttavia, è più che probabile che si
tratti di una profezia che si autoavvera. La signora
McCormack è stata inizialmente definita come una vicina
ficcanaso e una sgradevole pettegola, quindi potrebbe aver detto a
Pádraic di queste potenziali morti per peggiorare
la sua paranoia esistente e intensificare la sua lotta con Colm.
Come la maggior parte dei devoti e dispettosi abitanti di
Inisherin, la signora McCormack fatica a lasciare in pace Pádraic
quando c’è la possibilità di mettergli i bastoni tra le ruote. Per
questo motivo, se la sua profezia si avvera, è tanto perché gioca
con Pádraic quanto perché è la prova di un’azione soprannaturale.
In ogni caso, la signora McCormack è sicuramente uno dei motivi per
cui Gli spiriti dell’isola rientra tra i migliori
film di Martin McDonagh.
La faida tra Pádraic e Colm è
finalmente finita?
La faida tra
Pádraic e Colm non è ancora
terminata, almeno dal punto di vista emotivo, nel finale de
Gli spiriti dell’isola. Se, da un lato è
talmente sconsiderato da tagliarsi le dita per far sì che Pádraic
lo lasci in pace, dall’altro Colm mostra per la prima volta un vero
rimorso quando viene a sapere di aver accidentalmente causato la
morte di Jenny. Questo, insieme alla perdita della
sua casa dopo l’incendio, porta Colm a pensare che lui e Pádraic
siano ormai pari. Tuttavia, anche il personaggio di Pádraic ha
subito un cambiamento significativo, abbandonando la gentilezza e
l’ingenuità che ne definivano il carattere dall’inizio del film.
Nel finale de Gli spiriti dell’isola, Pádraic decide dunque
per la distruzione reciproca assicurata piuttosto che per la
pace.
Anche se Colm spera
di assicurarsi un’eredità musicale come violinista prendendo le
distanze dal suo ex amico, finisce invece per accendere una faida
che sembra destinata a uccidere entrambi, in netto contrasto con
l’ambiente idilliaco che Gli spiriti dell’isola stabilisce all’inizio.
Infatti, mentre Pádraic, all’inizio del film, è
beatamente ignaro dei limiti della sua esistenza di provincia, nel
finale diventa quasi uan figura dispettosa e piena di odio che non
ha alcun interesse a riconciliarsi con Colm. Sebbene i due abbiano
mantenuto la loro comune umanità – come dimostra il momento
tragicomico in cui Colm ringrazia Pádraic per essersi preso cura
del suo cane e Pádraic gli assicura che non è stato un problema –
il loro rapporto è irrimediabilmente distrutto. Senza che nessuno
dei due abbia intenzione di lasciare l’isola, la faida tra i due è
destinata a peggiorare sempre di più.
Il vero significato del finale de
Gli spiriti dell’isola
Come il finale di Tre manifesti a Ebbing, Missouri, il film
precedente di Martin McDonagh, le scene finali di
Gli spiriti dell’isola sono volutamente
ambigue. Per comprendere il finale di questo film, è importante
tenere conto del contesto storico e culturale in cui è ambientato.
Il film è ambientato nel 1923, al culmine della guerra civile
irlandese, su un’isola irlandese fittizia il cui nome si traduce in
“isola d’Irlanda”. Mentre la letteratura, la poesia e la musica
irlandese di qualche anno prima celebravano e immortalavano
giustamente la trionfale sconfitta del dominio coloniale inglese in
Irlanda, le opere che mitizzavano la guerra civile che ne era
seguita erano poche. Non c’era nulla di bello, di edificante o di
impressionante in una guerra che divideva le famiglie e metteva gli
amici l’uno contro l’altro, il che aiuta anche a individuare
esattamente il periodo in cui si svolge Gli spiriti dell’isola.
Nel film, Colm
cerca di consolidare quella che pensa sarà la sua eredità artistica
abbandonando la gentilezza, ma questo porta Pádraic a notare che
Colm non vede, in maniera molto ipocrita, nulla di sbagliato nel
fare amicizia con un poliziotto corrotto che abusa di bambini,
mentre si rifiuta di parlare con Pádraic perché è “ottuso”. Alla
fine de Gli spiriti dell’isola, Colm desidera tornare all’ottusità
della sua precedente amicizia, non più affascinato da ideali
romantici di sofferenza ora che ha perso le sue dita e la sua casa
a causa di un’inutile battaglia di volontà.
Tuttavia, Colm e
Pádraic non possono tornare indietro, poiché, come
il paese a cui sono così legati, sono ora divisi dalle loro
differenze, bloccati in una lotta che alla fine costerà loro la
vita. L’evoluzione drastica ma credibile del personaggio sottolinea
perché Padraic è tra i migliori ruoli cinematografici di
Colin Farrell. Nel finale de Gli spiriti dell’isola, Colm ottiene la
terribile bellezza, l’ispirazione artistica e il significato
profondo che stava cercando, ma ciò avviene a costo della sua
amicizia con Pádraic, della sua casa e, ironia della sorte, anche
della capacità di suonare la musica struggente che tanto ama.
Il significato del film secondo il
regista Martin McDonagh
Il finale de Gli spiriti dell’isola – spiegato dal punto di
vista del regista Martin McDonagh – riguarda anche
l’importanza di raccontare una storia autenticamente umana. Sebbene
McDonagh sia stato criticato per l’uso di archetipi irlandesi nella
rappresentazione degli abitanti dell’isola, queste
caratterizzazioni esagerate servono anche come strumenti allegorici
per la vera storia che il regista voleva raccontare. “Il punto
di partenza era catturare la tristezza di una rottura, sia essa
d’amore o d’amicizia“, ha dichiarato McDonagh
in un’intervista (via IndieWire).
“Essere da entrambe le parti è
una posizione ugualmente orribile. Trattare la tristezza di
entrambe le parti nel modo più veritiero possibile era la cosa
principale che volevo ottenere con questo film“. Questo spiega
anche perché la faida tra Colm e
Pádraic non si risolve mai: è per evocare il
trauma insito in ogni relazione umana significativa. Considerando
che Gli spiriti dell’isola ha ottenuto il
Golden Globe 2023 come miglior commedia e nove
nomination agli Oscar, McDonagh è
indubbiamente riuscito nel suo intento.
Il finale di The Banshees of
Inisherin ha impressionato l’Academy
Martin McDonagh ha
sicuramente fatto centro con il suo ultimo film, visto che Gli spiriti dell’isola ha ottenuto un totale
di nove nomination agli Oscar 2023. Due di questi premi sono stati
assegnati al solo McDonagh, per la miglior regia e
la miglior sceneggiatura originale, a riprova del fatto che i suoi
sforzi nel tessere una storia intricata e avvincente sono stati
ampiamente ripagati.
Agli Oscar 2023,
Gli spiriti dell’isola ha ricevuto ben nove
candidature, per il Miglior attore (Colin
Farrell), due alle Migliori attori non protagonisti
(Brendan
Gleeson e Barry Keoghan), Miglior attrice non
protagonista (Kerry
Condon), Miglior film, Miglior montaggio e Miglior
colonna sonora originale. Anche se il film ne è uscito sconfitto,
non aggiudicandosi neanche una statuetta, Gli spiriti dell’isola sarà ricordato come una
solida voce nella filmografia di
McDonagh, ed è certo che i cinefili di tutto il mondo
continueranno a tenere d’occhio le prossime produzioni del
regista.
Sono emersi nuovi dettagli sul
sorprendente licenziamento della dirigente dei Marvel StudiosVictoria
Alonso. All’inizio di questa settimana, è arrivata
la notizia che i Marvel Studios hanno perso Victoria
Alonso, una produttrice di spicco della compagnia che era
stata recentemente promossa a Presidente di Physical, Post
Production, VFX e Animation. I dettagli specifici della sua
improvvisa partenza erano incerti, ma ora sono emerse nuove
informazioni che fanno luce su ciò che ha effettivamente causato il
licenziamento.
Variety, citando fonti anonime
che hanno familiarità con la questione, sta riportando nuove
informazioni su ciò che ha realmente portato al licenziamento di
Alonso. Mentre il motivo ufficiale della risoluzione del suo
contratto rimane poco chiaro, la pubblicazione ha condiviso che la
decisione è stata presa da diverse persone e dipartimenti della
Disney. Il frenetico programma di distribuzione dei Marvel Studios,
che ha ricevuto critiche da parte degli addetti ai lavori del
settore VFX, è presumibilmente legato al fatto che Alonso sia stata
lasciata andare dai Marvel Studios.
“Sebbene la causa del
licenziamento di Alonso non sia chiara, hanno affermato le fonti,
la decisione è stata presa da un consorzio che comprende risorse
umane, l’ufficio legale della Disney e diversi dirigenti tra cui il
co-presidente della Disney Entertainment Alan
Bergman (a cui riferiscono tutti i Marvel Studios). Il
capo di lunga data di Alonso e direttore creativo della Marvel,
Kevin Feige, si è sentito impantanato in una
situazione impossibile e, alla fine, non è intervenuto, ha aggiunto
una fonte. Alonso è stata colta di sorpresa, ha aggiunto un altro
insider.“
Victoria Alonso non ha ancora
rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito al suo allontanamento,
né in merito al vero motivo dello stesso. Anche Disney e Marvel
Studios stanno rimanendo zitti sulla questione. In qualità di
membro di spicco dell’organizzazione, avendo prodotto diversi
progetti oltre a dirigere il proprio dipartimento, Alonso aveva
molte responsabilità e, sulla base dei report, i Marvel Studios
devono ancora assumere il suo sostituto. A questo punto non è
chiaro se stiano pianificando di coinvolgere qualcuno di nuovo per
colmare quel vuoto o promuovere qualcuno già
nell’organizzazione.
Nonostante il licenziamento,
Victoria Alonso dovrebbe ancora essere accreditata
come produttore esecutivo per alcuni dei prossimi progetti della
Multiverse Saga in corso nell’MCU. Ciò include film come Guardiani della Galassia Vol. 3 e il sequel di
Captain
Marvel, The
Marvels. In termini di serie Disney +, Alonso è stata
coinvolta in Secret
Invasion, Echo, Ironheart
e nel progetto di ritorno di Scarlet Witch,
Agatha: Coven of Chaos.
Il licenziamento di Alonso arriva
sulla scia del commento di Feige sul rallentamento del programma di
distribuzione dell’MCU a seguito di una serie di deludenti incassi
al botteghino e una comunità di settore (i responsabili dei VFX)
sempre più ostile contro i Marvel Studios.
I film di John Wick
sono pieni zeppi di acrobazie che coinvolgono pistole, coltelli e
automobili, e Keanu Reeves ha rivelato che due volte
durante le riprese uno stunt ha riportato ferite relativamente
gravi. Dopo il successo a sorpresa del primo film nel 2016, il
franchise di John Wick è cresciuto fino ad arrivare al quarto
capitolo, attualmente in sala. Tutti i film della serie sono
rinomati per le loro sequenze d’azione spietate e coreografate con
grande cura, e Reeves ha codiviso il fatto che alcune delle azioni
sono diventate un po’ troppo reali in diverse occasioni.
In una recente intervista con
ComicBook.com, proprio in
occasione dell’uscita di John Wick
4 (leggi
la recensione), Keanu Reeves condivide due incidenti
accaduti sul set durante le riprese del franchise. Sebbene sia
ovvio da ciò che finisce sullo schermo come piccoli tagli, graffi e
lividi sono probabilmente all’ordine del giorno per Reeves e tutti
gli stuntman, ci sono state due occasioni in cui le cose sono
diventate un po’ più serie.
“Beh, voglio dire, sono tutti
piuttosto stanchi, ma è il miglior tipo di stanchezza. È come se
avessi scalato una montagna ora che ti stai riposando godendoti il
risultato; come se avessi finito la partita e avessi vinto. Quindi,
in termini di incidenti: ho commesso un errore una volta… Ho
squarciato la testa di un signore, è stato davvero uno schifo
(scusate il mio linguaggio). Ma a parte questo… oh, un ragazzo è
stato investito da un’auto. Era in macchina, quindi è dovuto andare
al ospedale, ma stava bene”.
Sicuramente non sono gli unici
incidenti capitati sul set, né tantomeno i più gravi, ma ci
ricordano quanto sia impegnativo mettere in scena un certo tipo di
film e scene e che grande impegno richiedono.
John Wick
4 è stato annunciato per la prima volta subito dopo il
weekend di apertura da record di John Wick:
Capitolo 3 – Parabellum, che ha incassato
oltre 300 milioni di dollari in tutto il mondo. La quarta
puntata vedrà il ritorno di Keanu Reeves nei panni
dell’omonimo assassino, che è stato visto per l’ultima volta
soffrire di ferite multiple dopo essere caduto dall’alto del
Continental Hotel.
Insieme a Keanu Reeves, Lance Reddick e Ian
McShane ci sono le nuove arrivate in franchising, la
superstar pop giapponese-britannica Rina Sawayama
al suo debutto cinematografico, Shamier Anderson, Bill
Skarsgard, Clancy Brown, Hiroyuki Sanada e Donnie
Yen, che a quanto si dice interpreterà un vecchio amico di
John Stoppino.
John Wick: Chapter
4 è diretto da Chad Stahelski
da una sceneggiatura co-scritta da Shay Hatten e Michael Finch, che
subentra al creatore del franchise Derek Kolstad. È prodotto
da Basil Iwanyk, Erica Lee e Stahelski con Reeves e Louise Rosner
come produttori esecutivi.