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Non solo Pinocchio: i migliori film in stop-motion prodotti fino ad oggi

Stop-motion approfondimento

Guillermo del Toro, grazie al lungometraggio di Pinocchio realizzato con la stop-motion, ha riportato sul grande schermo una tecnica tanto spettacolare quanto particolare che, nel tempo, ha contribuito alla realizzazione di grandi capolavori della storia del cinema. Produrre una pellicola usando la stop-motion richiede dedizione e passione, ed estrema meticolosità. La capacità della tecnica di restituire incanto e magia si deve sposare appieno con l’aspetto ruvido e realistico che molto spesso appartiene ai film realizzati a passo uno.

È invece indispensabile che si colga il suo essere una forma d’arte, oltre che un vero e proprio prodotto d’artigianato fatto da mani sapienti ed esperte. Gli operatori che si occupano della stop-motion sono consapevoli che la realizzazione di una pellicola improntata su questa tecnica è molto impegnativa e richiede una precisione estrema, la meraviglia trasmessa deve essere contemporaneamente credibile e realistica.

La tecnica della stop-motion mette in grado gli animatori di dare vita, con espressioni e movimenti, a oggetti reali e inanimati, che, a fine processo, prendono vita. Per replicare il movimento di pupazzi e burattini, questi vengono fotografati 24 volte in un secondo, ogni volta in una posizione diversa e progressiva, così da replicare un movimento il più realistico e fluido possibile. Ma come nasce questa tecnica? E quali sono i film d’animazione più belli realizzati sino ad oggi, oltre il Pinocchio di Del Toro?

Méliès, la stop-motion nel primo cinema

La tecnica della stop-motion si è sviluppata nello stesso periodo della nascita del cinema con i fratelli Lumière, grazie a un film realizzato fra il 1897 e il 1898 da J. Stuart Blackton e Albert E. Smith intitolato The Humpty Dumpty Circus. Nonostante del prodotto non siano rimaste tracce, sembra che i registi per realizzarlo fecero uso di bambole della figlia per riprodurre acrobati e animali in movimento. La tecnica si diffuse però a partire dal 1900, quando artisti del calibro di George Méliès, cominciarono a usarla nella creazione dei loro trucchi. È passato infatti alla storia, l’uso della stop-motion in capolavori del cinema quali Le Voyage Dans La Lune.

Sviluppandosi principalmente nell’industria europea, con la collaborazione di visionari queli il citato Méliès e il russo naturalizzato francese Ladislas Starevich (nato Władysław), la stop-motion raggiunge Hollywood con il lavoro di Ray Harryhausen. Da Gli Argonauti a oggi, l’animazione a passo uno ha fatto grandi progressi, differenziandosi per tecniche e rese visive.

Tipologie di stop-motion

Nelle pellicole d’animazione i registi scelgono quale fra le tipologie stop-motion disponibili più si confà al loro stile. La scelta dipende da fattori artistici e produttivi, ai quali si adegua lo stile e la visione del regista coinvolto. Una delle più usate è quella della Puppet Animation, con cui Guillermo del Toro ha realizzato il suo Pinocchio. Si tratta di pupazzi, modellini e marionette che vengono posizionati in una scenografia in miniatura e poi ripresi nei loro micromovimenti. Sempre a dei pupazzi animati, ma fatti di plastilina, si affida la Claymation, molto utilizzata nello studio d’animazione inglese Aardman Animations e che si ritrova in film come Galline in fuga o Giù per il tubo.

Altra tipologia è la Pixilation, non frequentissima, in cui il soggetto dell’animazione è un attore dal vivo. Questa è utilizzata spesso nei video clip musicali. C’è poi la Object Animation, dove in questo caso i soggetti animati sono oggetti che non hanno fattezze umane o animali: un esempio usano questa tecnica i Brickfilm, realizzati con i mattoncini LEGO. Ancora, un’altra tecnica, usata principalmente agli albori dell’animazione, prende il nome di Cutout animation in cui i personaggi prendono vita grazie a pezzi di carta ritagliati. E per finire la Model Animation in cui vengono animati dei modellini dentro lungometraggi live-action che hanno come scopo quello di inserire creature fantastiche nel profilmico reale. Di seguito, i film più belli realizzati con le diverse tecniche stop-motion citate, in particolare con la Puppet Animation e la Claymation.

La storia di Lumetto

Il film è una delle pellicole in stop-motion diventate fra le più famose. In inglese si chiama Rudolph the Red-Nosed Reindeer, ed è stato prodotto da Rankin/Bass con la regia di Larry Roemer e mandato in onda per la prima volta negli Stati Uniti il 6 dicembre del 1964, sulla NBC. Il personaggio da cui si è tratto ispirazione, per l’appunto Rudolph, fu creato da Robert L. May nel 1939. La pellicola è considerata uno degli speciali natalizi di maggior successo, e dal suo esordio il canale statunitense non ha mai smesso di trasmetterla ad ogni stagione natalizia. La tecnica stop-motion qui usata prende il nome di Animagic, un lavoro molto preciso fatto con dei pupazzi di legno e feltro. Le animazioni furono realizzate dallo studio MOM Productions in Giappone con la supervisione di Tadahito Mochinaga. L’impegno che fu messo nel produrlo si evince dal fatto che per girare una mezz’ora di film, gli operatori impiegarono 18 mesi. In Italia La storia di Lumetto è approdata su Rai 1 il 25 dicembre del 1965, circa un anno dopo.

The Nightmare Before Christmas

Un classico senza tempo che porta il marchio Tim Burton. The Nightmare Before Christmas si può considerare, senza ombra di dubbio, la pellicola d’animazione cult nella categoria della stop-motion. Seppur il film si porti dietro la polemica nata sulla questione di chi fosse realmente il regista, che è bene specificare essere Henry Selick, la storia di Jack Skeletron ha fatto breccia nel cuore di chiunque si sia lasciato trasportare nel suo mondo fatto di contrasti, di chiaroscuri, di luci e ombre, di orrore e felicità, ma soprattutto di rinascita. The Nightmare Before Christmas, oltre a vantare una suggestiva colonna sonora la cui canzone This is Halloween è oramai iconica, è stato il primo lungometraggio d’animazione a essere nominato agli Oscar per i migliori effetti speciali.

Galline in fuga

Fra i più grandi successi della DreamWorks spicca Galline in fuga, la pellicola in stop-motion che alla sua uscita ebbe un risultato enorme al botteghino, riscuotendo più di 224 milioni di dollari. È infatti considerato il film usante tale tecnica che ha incassato di più nella storia del genere. Galline in fuga ha avuto in cabina di regia Peter Lord e Nick Park, la cui sceneggiatura scritta da Karey Kirkpatrick è basata su una storia originale dei due registi. Il lungometraggio è pregno di umorismo slapstick, rendendolo oltre che scorrevole e frizzante, decisamente brillante. È stato molto apprezzato poi per le tematiche di cui si fa carico e che spaziano dal femminismo, al marxismo e, addirittura, al fascismo.

La sposa cadavere

La sposa cadavere è la prima vera pellicola in stop-motion diretta da Tim Burton insieme a Mike Johnson e distribuita dalla Warner Bros. Il film si inserisce all’interno del genere dark fantasy, con una storia il cui setting suggestivo è caratterizzato dall’atmosfera gotica dell’epoca vittoriana in Inghilterra. La trama si è sviluppata basandosi su un racconto popolare ebraico del XVII secolo, presentato a Burton da Ranft mentre The Nightmare Before Christmas era nelle ultime fasi della sua produzione.

Le scenografie evocative, i personaggi curati con meticolosità, la combinazione di colori tetri e vividi, l’intreccio fra vita, amore e morte, costituiscono i punti cardini di una storia pregna dei tratti tipici burtoniani, risaltandone la macabra ma meravigliosa bellezza. Il lungometraggio ha avuto un incredibile successo al botteghino, incassando 118,1 milioni di dollari. La sposa cadavere si è guadagnata una candidatura alla 78ª edizione degli Academy Awards per il miglior film d’animazione, ha vinto il National Board of Review per il miglior film d’animazione e nel 2006 anche l’Annie Awards Ub Iwerks Award for Technical Achievement.

Coraline

Se con Nightmare Before Christmas Henry Selick è stato messo un po’ in ombra a causa della fama di Tim Burton, con Coraline il regista ha avuto modo di riscattarsi, realizzando una pellicola in stop-motion dai toni horror dark fantasy nel 2009. Il film è un adattamento animato dell’omonima novella di Neil Gaiman, amante del lavoro che Selick aveva svolto proprio con il lungometraggio burtoniano. Coraline è stato il primo film dello studio Laika, il cui successo al botteghino l’ha posizionato al terzo posto fra quelli utilizzanti lo stop-motion che hanno incassato maggiormente.

L’estetica del film predilige un’atmosfera dai toni inquietanti, la cui venatura spettrale è piena di sentimento. Coraline può vantare una serie di vittorie agli Annie Awards: Migliore musica in un lungometraggio d’animazione, il Miglior design dei personaggi in un lungometraggio d’animazione e il Miglior design di produzione in un lungometraggio d’animazione, con una nomination agli Oscar nella categoria Miglior film d’animazione.

La casa del lupo

Una pellicola in stop-motion riuscita a riscuotere successo è La casa del lupo, realizzata da Cristobal León e Joaquín Cociña e rientrante nel genere horror. Alla sua uscita, la critica al film fu sorprendente: la sua bellezza inquietante era riuscita a generare orrore e macabra suggestione, tanto da essere definito dal New York Times “sorprende, con incredibile forza, in ognuno dei suoi 75 minuti.” La trama attinge dalla vera storia della Colonia Dignidad, colonia diventata famosa per essere stata luogo di attività criminali e abusi sui minori. La casa del lupo è stato presentato in anteprima mondiale al 68esimo Festival Internazionale del cinema di Berlino.

 
 

Danko: tutte le curiosità sul film con Arnold Schwarzenegger

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Il regista Walter Hill ha dato vita nel corso della sua carriera ad alcuni dei più iconici thriller e action movie degli anni Settanta e Ottanta. Film come Driver l’imprendibile, I guerrieri della notte e Strade di fuoco sono i titoli più noti e apprezzati della sua filmografia, a cui bisogna aggiungere anche Danko, da lui realizzato nel 1988. Similmente ad un altro suo celebre titolo quale 48 ore, interpretato da Eddie Murphy, anche Danko appartiene al cosiddetto buddy cop, ovvero quella tipologia di film che prevede una storia coppia di poliziotti costretti a lavorare insieme per risolvere il caso su cui sono al lavoro.

Basato su un’idea originale dello stesso Hill, il film offre dunque una buona dose di comicità ma anche, e soprattutto, un racconto thriller ben strutturato capace di offrire colpi di scena, tensione e quel ruvido ritratto urbano di cui Hill è un maestro. Riscrivendo la sceneggiatura parallelamente al procedere delle riprese, il regista ha così dato vita a quello che è oggi considerato un altro dei suoi più importanti lungometraggi, apprezzato da molta della critica dell’epoca come anche da quella odierna. Quella di Danko, inoltre, è stata la prima troupe americana autorizzata a fare riprese a Mosca dal periodo della Perestrojka.

A fare di Danko un piccolo gioiellino che ogni appassionato del genere farebbe bene a recuperare, sono naturalmente i due attori protagonisti: Arnold Schwarzenegger e James Belushi, irresistibilmente divertenti insieme quanto anche credibili nei rispettivi ruoli. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Danko: la trama del film

Protagonista del film è Ivan Danko, a capo della milizia sovietica in Russia. L’uomo è da tempo sulle tracce di Viktor “Rosta” Rostavili, temibile criminale al quale Danko ha ucciso il fratello nel tentativo di acciuffarlo. Questo, per vendicarsi, ha poi ammazzato il suo collega di polizia per poi scappare negli Stati Uniti e sfuggire a Danko. Quando Viktor commette un errore e viene arrestato a Chicago, Danko ha finalmente l’occasione di mettere le mani sul criminale. Si reca dunque negli Stati Uniti, dove viene incaricato di occuparsi dell’estradizione, insieme ai colleghi Art Ridzik e Tom Gallagher. Tuttavia. quando stanno per partire, la gang del criminale, conosciuta come le “Teste Lustre”, riesce a farlo evadere.

Nella fuga, però, l’uomo perde una chiave molto importante che finisce proprio nelle mani di Danko. La caccia al delinquente ha dunque nuovamente inizio, anche se nell’inedito scenario degli Stati Uniti, nel quale Danko fatica inizialmente ad ambientarsi. Durante le indagini egli conosce però Abdul Elijah, altro potente boss della malavita locale, che dalla prigione manda avanti tutto il crimine organizzato della città. Tramite lui, Danko cercherà di rintracciare Viktor e consegnarlo una volta per tutte alla giustizia. Per riuscirci, però, avrà bisogno di tutto l’aiuto possibile del collega Ridzik. I due, costretti a collaborare nonostante le differenze che intercorrono tra loro, daranno dunque vita ad una coppia tanto insolita quanto tenace.

Danko-cast

Danko: il cast di attori del film

Come anticipato, ad interpretare uno dei protagonisti, Ivan Danko, vi è l’attore Arnold Schwarzenegger. Hill disse di aver concepito il film anche per poter avere un progetto che gli permettesse di lavorare con Schwarzenegger. Quando all’attore venne proposto tale progetto, Hill non aveva ancora una sceneggiatura completa, ma Schwarzenegger accettò ugualmente essendo un fan dei film di Hill. Per poter interpretare Danko, però, l’attore dovette perdere circa 4 chili, così da risultare meno imponente e più naturale in mezzo a tutti gli altri attori. Hill, inoltre, chiese a Schwarzenegger di studiare l’interpretazione di Greta Garbo in Ninotchka come anche di imparare un po’ della lingua russa.

Accanto all’attore, nei panni del collega Art Ridzik vi è invece l’attore James Belushi, oggi principalmente noto per la sit-com La vita secondo Jim. Se a Schwarzenegger fu chiesto di perdere 4 chili, Belushi al contrario dovette acquisirne ben 10. Questo gli permise di non sfiguare poi troppo accanto al muscoloso collega. Per prepararsi al ruolo, inoltre, Belushi lavorò per due settimane nel distretto della polizia di Chicago. Nel film sono poi presenti gli attori Peter Boyle nei panni del comandante Lou Donnelly e Laurence Fishburne in quelli del tenente Charlie Stobbs. L’attore Ed O’Ross, invece, ricopre il ruolo del criminale russo Viktor “Rosta” Rostavili.

Danko: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Danko grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Google Play e Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 5 dicembre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

 
 

Perfetta Illusione: recensione del film con Giuseppe Maggio

Una Milano combattuta tra mondo dell’arte e lavoro pragmatico fa da sfondo al triangolo amoroso che coinvolge Toni (Giuseppe Maggio), Paola (Margherita Vicario) e Chiara (Carolina Sala). Con Perfetta Illusione, il regista Pappi Corsicato (Il volto di un’altra) mette in piedi un dramma sentimentale dalle molteplici sfumature. Il film è stato presentato il 1° dicembre 2022 alla 40ª edizione del Torino Film Festival e uscirà in sala a partire dal 15 dicembre. Nonostante la sentimentalità del film, Perfetta Illusione non è affatto una pellicola natalizia. Scopriamo perché.

Perfetta Illusione: la sinossi del filmPerfetta illusione film

Toni (Giuseppe Maggio) lavora come addetto alle pulizie in un hotel. È da poco sposato con Paola (Margherita Vicario) e conduce una vita modesta ma serena. L’unico suo dispiacere è quello di non poter dedicare abbastanza tempo alla sua grande passione: la pittura. Non appena si presenta per Toni l’occasione di una promozione, un gesto poco professionale nei confronti di un’importante cliente dell’hotel (Chiara) causa il licenziamento dell’uomo. L’ascesa lavorativa ed economica di Toni si arresta improvvisamente.

Non trovando il coraggio di dire la verità a Paola, Toni vaga per Milano in cerca di un nuovo impiego. L’occasione arriva presto: un nuovo e più piacevole incontro con Chiara – che si scopre essere una gallerista – offre a Toni non soltanto la possibilità di tornare a lavorare, ma anche una prospettiva di carriera nel mondo dell’arte. Toni non può che accettare la collaborazione con Chiara.  Nemmeno da dire, la comune passione per l’arte tra Chiara e Toni si mette presto in mezzo alla relazione tra quest’ultimo e Paola…

Giuseppe Maggio: il tenebroso protagonista

Giuseppe Maggio è uno dei protagonisti della scena cinematografica italiana contemporanea: da Amore 14 del 2009, a Un fantastico via vai (Leonardo Pieraccioni) del 2013, fino ai più recenti BabySul più bello4 metàLa mia ombra è tua, l’attore interpreta spesso ragazzi (prima) e uomini (poi) combattuti. In Perfetta IllusioneMaggio è un protagonista tenebroso ed intrigante. Toni è uno spirito artistico soffocato dal pragmatismo: ha accantonato il suo sogno di diventare un pittore per trovare un lavoro stabile che potesse dare stabilità a lui e Paola. Questo sogno è rimasto soltanto assopito: infatti, non appena Toni conosce Chiara, l’ambizione non tarda a riemergere.

ChiaraPaola conoscono fino in fondo Toni, ma una sensazione simile viene lasciata anche allo spettatore. Sicuramente, il protagonista è il personaggio più interessante di Perfetta Illusione: pur non essendo moralmente impeccabile, Maggio impersonifica un carattere molto umano, a tratti disilluso a tratti sognatore, che sa essere al contempo egoista e romantico.

Gli altri due vertici del triangolo

Non si può dire la stessa cosa delle due donne che compongono il triangolo con Toni. Chiara Paola sono personaggi molto stilizzati. La prima, Chiara, è l’esemplare della ‘figlia di papà’ che prova a prendere le distanze dalla famiglia benestante e snob da cui proviene, ma che non riesce davvero a staccarsene. Paola è invece una donna pragmatica e semplice, pensa ai soldi e disprezza le futilità. Il triangolo vissuto da Toni non è solo carnale o amoroso, ma è l’emblema di un conflitto morale tra l’ambire e l’accontentarsi, tra l’incertezza e la stabilità, tra l’arte e la vita. Quella al centro di Perfetta Illusione è una bella metafora, ma sicuramente poteva essere sviluppata di più, sia per quanto concerne gli interpreti, sia per quanto riguarda la sceneggiatura e i dialoghi. Le scene e le battute sono spesso le classiche e prevedibili situazioni da film sentimentale italiano mainstream, nulla di particolarmente nuovo e avvincente.

Una Milano protagonista

Un altro elemento cardine di Perfetta Illusione è Milano. Il film è chiaramente ambientato nel capoluogo lombardo: riprese aeree e campi lunghissimi esaltano luoghi iconici della città. Milano ben si adatta ai temi e ai conflitti del film: i salotti borghesi, gli hotel di lusso e le gallerie d’arte si mescolano alla periferia e agli anonimi negozi lontani dal centro. Gli spazi, susseguendosi ed incastrandosi scena dopo scena, rimandano all’idea di conflitto: un conflitto che, in Perfetta Illusione, è interiore tanto quanto sociale.

 
 

Empire of Light: recensione del film con Olivia Colman

empire of light recensione film
Micheal Ward and Olivia Colman in the film EMPIRE OF LIGHT. Courtesy of Searchlight Pictures. © 2022 20th Century Studios All Rights Reserved.

Il regista di 1917 Sam Mendes si circonda nuovamente di un grande cast (Olivia Colman, Colin FirthMicheal Ward) per realizzare un film meta-cinematografico dal gusto retrò e nostalgico. Empire of Light è una storia interamente ambientata in un cinema, luogo in cui tutto diventa possibile, questa volta non solo sullo schermo. Nell’attesa dell’uscita del film in sala il 23 Febbraio, ecco la recensione di Empire of Light.

Empire of Light: la sinossi del film

empire of light 2022

Negli anni Ottanta di Margaret Thatcher e degli skin heads, Stephen, un ventenne nero, è la new entry dello staff di un elegante cinema sulla costa inglese. Tra i membri del cinema Empire c’è anche la cinquantenne Hilary (Olivia Colman), una donna gentile e pacata ma anche molto sola. Tra psicofarmaci e squallidi rapporti sessuali con il direttore del cinema (Colin Firth), Hilary conduce un’esistenza tranquilla ma anche monotona. Fin da subito, tra StephenHilary s’instaura un intesa speciale: tra similitudini caratteriali e grosse differenze, i due si scoprono anime sole e complementari.

Le differenze d’età e sociali non rendono la storia tra Stephen e Hilary affatto semplice. Presto il cinema Empire si trasforma in un luogo in cui perdersi, nascondersi, scontrarsi e, soprattutto, evadere dagli aspetti più freddi e sconsolanti della realtà.

Olivia Colman domina e cattura la scena

Lei è l’Attrice di mezza età inglese per eccellenza: Olivia Colman è maestosa anche in Empire of Light. Nel film la vediamo interpretare una donna mentalmente fragile, dotata di tantissime sfaccettature emozionali. Hilary è appena uscita da un esaurimento nervoso e sta tentando di tornare in carreggiatala vediamo fluttuare tra le emozioni, positive e negative, rimanerne travolta ma anche navigarle con forza. A differenza di personaggi più regali e impenetrabili come Regina Elisabetta II in The  Crown o Anne in La Favorita, in Empire of light Colman compensa la parte glaciale, che sappiamo riuscirle tanto bene, con quella più umana ma anche con quella impulsiva ed estrema. La prova attoriale richiesta alla protagonista del film è notevole, ma Colman se la cava divinamente, sia nei panni della folle che in quelli della donna matura e solitaria.

Tutto il cast di Empire of Light è all’altezza della prova richiesta dal regista e sceneggiatore Sam Mendes: ironici e drammatici, un po’ freak, un po’ nerd ed alienati, tutti i membri dell’Empire sono curiosi e perfettamente calati nel contesto vintage e vagamente decadente del film. Il direttore incravattato e viscido Colin Firth, il ragazzo sempre ottimista dai gusti stravaganti Micheal Ward, ma anche la stagista punk e lo scorbutico operatore, tutti i personaggi mostrano i propri colori, più o meno accesi.

Un film dalle tinte forti e dagli strati molteplici

Empire of Light

Non si capisce fino in fondo che storia voglia raccontare Mendes con Empire of light. È un elogio alla settima arte? È una critica al razzismo e agli skin heads? O ancora è una dedica agli amori fuori dall’ordinario? Le piste aperte nel corso del film sono tante, come anche i momenti d’epilogo. Non si tratta di un film a episodi, ma le sequenze sono spesso autoconclusive e molto specifiche. Nell’intrigo delle linee narrative, Empire of Light è comunque un film che si regge bene in piedi e che riesce ad intrattenere. E, per la settima arte, questo è l’importante: partire dal vero e creare, attraverso il fascio di luce, mondi straordinari.

Quello di Empire of Light è davvero un mondo magico e straordinario. Le immagini sono perfettamente costruite e settano il contesto in modo potente: siamo calati nell’Inghilterra – costiera e piovosa – degli anni Ottanta, dentro ad un cinema anni Sessanta mezzo in disuso. Ambienti e personaggi danzano davanti alla macchina da presa costruendo, appunto, la magia plausibile e fantastica di questa storia.

 
 

The English: recensione della serie con Emily Blunt

The English recensione Emily Blunt
Emily Blunt in The English - Gentile concessione di © Prime Video

Pochi show televisivi negli ultimi anni hanno affrontato il western con successo: pensiamo alla serie Hell on Wheels che purtroppo in Italia è arrivata con discreto ritardo e non troppo clamore, oppure alla notevole miniserie Godless realizzata da Netflix. Amazon Prime Video in collaborazione con BBC tenta di seguire questa strada grazie a The English, un progetto in sei puntate che conferma e al tempo stesso ribalta le coordinate del genere.

Se a livello puramente estetico infatti troviamo molti degli archetipi stessi del genere – soprattutto per come lo ha inteso e a suo modo “creato” Sergio Leone – nel contenuto invece The English propone un’angolazione diversa e originale. Protagonisti della vicenda sono infatti una donna inglese venuta in America per vendicare la morte del figlio e il nativo americano incontrato per caso all’inizio del suo percorso sul suolo straniero. Cornelia Locke (Emily Blunt) ed Eli Whipp (Chaske Spencer) fanno della loro convivenza prima forzata e successivamente sempre più voluta il punto di forza per continuare a lottare in una terra ostile e violenta, dove solo la legge del più forte sembra contare veramente.

The English, la trama della serie

Per almeno tre puntate The English è una miniserie erratica, divertente da seguire, generosa anche quando appare vagamente scoordinata nel seguire diversi percorsi narrativi, oppure influenze derivanti da altri generi: molto spesso infatti lo show interamente scritto e diretto da Hugo Blick (The Honorable Woman con Maggie Gyllenhaal) flirta coraggiosamente con il genere, soprattutto quando vuole mettere in scena sotto forma di metafora quanto l’America delle pianure sia stata un luogo selvaggio e violento, capace di portare l’essere umano ai limiti della propria natura animale, e molto spesso anche superarli. Gli insieme al proprio cast sembra in un certo modo divertirsi a giocare col western, ad inserire toni che nel DNA storico non gli appartengono.E tutto questo all’interno di una confezione che però sfrutta i grandi spazi alla maniera dei classici, oppure le musiche dirompenti come faceva Sergio Leone.

Insomma, The English possiede una sua energia particolare, sprigionata da molteplici influenze tenute insieme nella prima parte da una messa in scena frizzante. Poi il quarto episodio cambia le carte in tavola, in quanto compatta la trama e la indirizza verso un traguardo ben preciso, e allo stesso tempo conferisce uno spessore emotivo – leggete pure drammatico – all’intera operazione. Questo perché dopo un percorso a tappe che ha proposto vari antagonisti sacrificabili al fluire della trama, il reale “villain” di The English si palesa in maniera poderosa e terrificante. Nell’episodio di cui è assoluto protagonista, un Rafe Spall in versione assolutamente inedita offre una prova che lascia il segno, regalandoci una versione del suo personaggio capace in un paio di momenti di gelare il sangue nelle vene. Bisogna scrivere che, quando c’è lui in scena, i pur molto efficaci Emily Blunt e Chaske Spencer insieme a tutti gli altri attori del cast francamente scompaiono. Davvero da applausi.

The English recensione serie tv
Emily Blunt in The English – Gentile concessione di © Prime Video

Un’anima melodrammatica

Come anticipato, una volta incanalata la tram nella direzione principale The English eleva il tono esplicitando la sua anima melodrammatica, impreziosendo le figure principali – soprattutto Cornelia – con una backstory dolorosa e capace di scuotere. Blunt si trasforma in una notevole eroina tragica, segnata da un destino di cui non è responsabile ma che abbraccia senza paura. È lei a diventare suo malgrado emblema di quanto l’America sia stata costruita (anche) sull’abuso, sul dolore dei più deboli, sull’idea che il singolo sia più importante della comunità e il suo benessere condiviso. Sotto questo punto di vista la miniserie targata Amazon/BBC è molto più contemporanea di quanto l’ambientazione non riveli. Purtroppo…

Non c’è che dire, ci si diverte molto e con uno strano senso del tragico a seguire The English: bisogna forse lasciargli il tempo di svilupparsi, di trovare la propria strada, ma ne vale assolutamente la pena. E nel frattempo, in questo cammino fatto di sangue, pallottole, serpenti a sonagli e “mostri” che indossano una divisa dell’esercito, si può gustare di episodio in episodio l’arte di grandi caratteristi come ad esempio Ciarán Hinds, Toby Stephens e soprattutto il mai dimenticato Stephen Rea, uno degli attori più raffinati e malinconici che il cinema britannico ha prodotto negli ultimi quarant’anni. Lui e tutti gli altri vanno accomunati in un applauso sentito, capaci di intrattenere e dopo un secondo colpire al cuore. Proprio come The English.

 
 

Domina: nuovi ingressi nel cast della seconda stagione

Domina seconda stagione

Annunciato oggi il nuovo cast della seconda stagione dell’epico period drama Sky Original Domina. Ambientata durante uno dei periodi più stimolanti della storia romana, la serie segue la straordinaria ascesa della terza moglie di Gaio, l’imperatore Cesare Augusto, Livia Drusilla, interpretata da Kasia Smutniak (Perfetti Sconosciuti, Loro, Diavoli). Domina è prodotta da Tiger Aspect— parte di Banijay UK.

Le riprese della seconda stagione, svoltesi in questi mesi negli storici studi di Cinecittà, sono recentemente terminate. La serie debutterà in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW nel 2023, in tutti i paesi in cui Sky opera in Europa.

La seconda stagione di Domina racconta la lotta per il controllo dell’Impero Romano – e della famiglia imperiale di Roma – da una inedita prospettiva femminile. Nella prima stagione, Livia Drusilla, la ragazza d’oro dell’importante famiglia dei Claudii, torna a Roma dopo dieci anni di esilio, determinata a riconquistare tutto ciò che le era stato rubato. Ora, dopo essere arrivata in cima a un impero ormai frammentato e a una dinastia alquanto disfunzionale, dovrà lottare per preservare il suo matrimonio con Gaio, anche per fare in modo che sia uno dei suoi figli a sedersi sul trono, mentre nuovi e vecchi rivali le contendono la posizione, in un mondo in cui è impossibile sapere di chi fidarsi.

Già nel cast della prima, oltre a Kasia Smutniak ritornano sul set della seconda stagione Matthew McNulty (Gaio Giulio Cesare), Liah O’Prey (Julia), Ben Batt (Agrippa), Ewan Horrocks (Druso), Claire Forlani (Ottavia), Darrell D’Silva (Pisone),Christine Bottomley (Scribonia), Alais Lawson (Marcella).

I nuovi attori di Domina – seconda stagione

Tre nuovi attori vengono invece annunciati oggi. Benjamin Isaac (Holmes & Watson) interpreterà Tiberio, figlio maggiore di Livia, traumatizzato da oscuri ricordi della sua infanzia. È sempre più riluttante a realizzare le ambizioni della madre per lui e suo fratello e la missione di restaurare la Repubblica. Sebbene trovi un po’ di luce e amore con la nuova moglie Vipsania, la corruzione di Roma lo travolge e rischia di distruggere la sua famiglia.  David Avery (Doctor Who, Lost in London, Finalmente maggiorenni) vestirà i panni del giovane e ambizioso aristocratico Domitius, da poco entrato a far parte della famiglia di Gaio grazie al matrimonio con la figlia di Ottavia, Antonia. Perfido e astuto, si dimostrerà ben presto una spina nel fianco di Livia. E infine Joelle (Dune, L’accademia del bene e del male), che nei nuovi episodi darà vita al personaggio ricorrente di Vipsania, la figlia di Agrippa, che si rifiuta di partecipare ai consueti giochi di potere che fanno parte della vita aristocratica romana. È felicemente sposata con un outsider, Tiberio, ed è una delle principali forze positive nella vita del marito.

La serie è creata da Simon Burke (Fortitude, Strike Back), che ne è anche produttore esecutivo insieme a Lucy Bedford, Head of Drama per Tiger Aspect, Muirinn Lane Kelly e Carmel Maloney. MGM+ detiene i diritti per gli Stati Uniti. Il distributore internazionale è Banijay Rights.

 
 

Uonderbois, la nuova serie originale italiana di Disney+

Uonderbois

Disney+ ha annunciato oggi che sono iniziate a Napoli le riprese di Uonderbois, la nuova serie originale italiana con la regia di Andrea De Sica e Giorgio Romano. e creata da Barbara Petronio e Gabriele Galli

Uonderboi, la trama

Uonderbois è un serie a cui fanno da cornice le leggende popolari di una città unica al mondo: Napoli. È facile farsi rapire dalla bellezza di questo luogo, ma a tutto ciò che di magico e leggendario si cela nella città hanno accesso solo coloro che sanno vedere oltre le apparenze. I Uonderbois sono tra questi: un gruppo di cinque dodicenni – accomunati dalla fervida fantasia di chi è cresciuto tra le strade di Napoli – che crede fermamente nell’esistenza del loro mito Uonderboi, un incrocio tra la leggendaria figura del Munaciello e un moderno Robin Hood. Insieme si avventureranno nella Napoli sotterranea e scopriranno che in ogni racconto c’è sempre un pizzico di verità, l’importante è saper cogliere quell’equilibrio tra realtà e magia sul quale la città partenopea si regge da millenni.

La serie è interpretata da Serena Rossi, Massimiliano Caiazzo, Junior Rodriguez, Melissa Caturano, Catello Buonocore, Christian Chiummariello, Gennaro Filippone, Giordana Marengo, Giovanni Esposito, Ernesto Mahieux, Francesco Di Leva, Ivana Lotito e con la partecipazione straordinaria di Nino D’Angelo.

Per la regia di Andrea De Sica e Giorgio Romano, la serie è tratta da un soggetto originale di Barbara Petronio, che è anche Produttore Esecutivo, Gabriele Galli e Giorgio Romano, creata da Barbara Petronio e Gabriele Galli e scritta da Barbara Petronio, Gabriele Galli, Francesco Balletta, Rossella Di Campli, Veronica Galli. Uonderbois è prodotta da Raffaella e Andrea Leone per Lotus Production, una società di Leone Film Group.

 
 

Fatima di Marco Pontecorvo dal 7 dicembre su SKY e NOW

FATIMA, dramma sul potere della fede diretto Marco Pontecorvo (“L’oro di Scampia”, “Nero a metà”, “Alfredino – Una storia italiana”), arriva in prima tv mercoledì 7 dicembre alle 21.15 su Sky Cinema Due, in streaming su NOW e disponibile on demand.

Ispirato alle celebri apparizioni della Madonna avvenute nel 1917, vede nel cast Joaquim De Almeida, Goran Visnjic, Stephanie Gil, Alejandra Howard, Jorge Lamelas, Lucia Moniz, Marco d’Almeida, Joana Ribeiro, Sonia Braga e Harvey Keitel. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Marco Pontecorvo e Valerio D’Annunzio.

La trama

Nel 1917 a Fatima, in Portogallo, una pastorella di 10 anni e i suoi due giovani cugini riferiscono di aver avuto visioni della Vergine Maria. Mentre la parola della loro profezia si diffonde, decine di migliaia di pellegrini religiosi accorrono sul luogo nella speranza di assistere a un miracolo. Ciò che sperimentano cambierà la loro vita per sempre. Mercoledì 7 dicembre in prima tv alle 21.15 su Sky Cinema Due e in streaming su N0W.

 
 

Black Adam in digital premiere da oggi

Black Adam

Da New Line Cinema arriva l’avventura d’azione Black Adam, il primo lungometraggio in assoluto ad esplorare la storia del Supereroe DC, interpretato da Dwayne Johnson, e diretto da Jaume Collet-Serra (“Jungle Cruise”).

Quasi 5.000 anni dopo che gli sono stati conferiti i poteri onnipotenti delle antiche divinità, e imprigionato altrettanto rapidamente, Black Adam (Dwayne Johnson) viene liberato dalla sua tomba terrena, pronto a scatenare la sua forma unica di giustizia nel mondo moderno.

Johnson recita al fianco di Aldis Hodge (“City on a Hill”, “Quella notte a Miami”) nei panni di Hawkman; Noah Centineo (“Tutte le volte che ho scritto ti amo”) nei panni di Atom Smasher; Sarah Shahi (“Sex/Life”, “Rush Hour – Missione Parigi”) in quelli di Adrianna; Marwan Kenzari(“Assassinio sull’Orient Express”, “La Mummia”) è Ishmael; Quintessa Swindell (“Voyagers”, “Trinkets”) è Cyclone; Bodhi Sabongui (“A Million Little Things”) è Amon, mentre Pierce Brosnan (i franchise di “Mamma Mia!” e James Bond) interpreta il Dr. Fate.

Collet-Serra ha diretto il film da una sceneggiatura di Adam Sztykiel, Rory Haines e Sohrab Noshirvani, su una screen story degli stessi Adam Sztykiel, Rory Haines e Sohrab Noshirvani, basata sui personaggi DC. Black Adam è stato creato da Bill Parker e C.C. Beck. I produttori del film sono Beau Flynn, Dwayne Johnson, Hiram Garcia e Dany Garcia, con Richard Brener, Walter Hamada, Dave Neustadter, Chris Pan, Eric McLeod, Geoff Johns e Scott Sheldon.

Black Adam è stato distribuito in tutto il mondo dalla Warner Bros. Pictures.

 
 

The bad guy: recensione dei primi episodi della serie Prime video

the bad guy

Direttamente da una Sicilia ancora in mano alle famiglie mafiose, The bad guy è una nuova serie prodotta da Amazon in collaborazione con Indigo Film che presenta gli intrighi che si creano tra le famiglie Suro e Tracina e Nino Scotellaro, un procuratore siciliano. La serie è al momento formata da una stagione da sei episodi, ognuno di circa 50 minuti. Nel cast ritroviamo Luigi Lo Cascio nei panni di Scotellaro, e l’attrice Claudia Pandolfi nel ruolo di Luvi Bray. In questo articolo andremo a scoprire i primi tre episodi: come è iniziato tutto.

The bad guy: il magistrato mafioso

Nino Scotellaro, procuratore antimafia, insegue da ormai 15 anni uno dei maggiori capi di Cosa Nostra: il boss Mariano Suro. Ad ogni operazione, ogni agguato riesce a fuggire alla giustizia; Scotellaro, durante una frustrante conferenza stampa, avanza l’ipotesi che ci sia una spia dall’interno. Con una serie di intercettazioni telefoniche, l’infiltrato di Suro sembra essere proprio lui. Incastrato e condannato a quindici anni di carcere, Scotellaro riesce a sfuggire dopo il crollo del ponte di Messina. Dato per morto, dedica la sua vita da latitante fantasma ad un solo scopo: uccidere Suro. Ad aiutarlo nel suo piano folle ci sarà Salvatore Tracina, boss mafioso divenuto poi collaboratore di giustizia. Dopo l’assassinio da parte di Suro di gran parte della sua famiglia, anche Tracina cova vendetta. Contemporaneamente, anche la polizia, guidata anche da Leonarda Scotellaro, sorella di Nino, dà la caccia a Suro, grazie a un infiltrato nel clan mafioso.

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Nino Scotelllaro mentre gli vengono fatte le foto segnaletiche

L’antieroe moderno

The bad guy si apre con una riflessione da una voce narrante, dello stesso Nino Scotellaro, riguardo a come gli eroi possono essere tramutati dagli altri in cattivi. Nino era un procuratore bravo nel suo lavoro e rispettato per questo, ma con una personalità molto forte: dopo la conferenza stampa, finisce per farsi molti nemici anche tra coloro che gli sarebbero dovuti essere amici. L’opinione che la gente si era fatta di lui ha offuscato chi lui era realmente, trasformandolo nella spia, nel colpevole. Senza amici, senza famiglia, senza casa, anche così la sete di Scotellaro di giustizia non si placa, semplicemente si trasforma con un pizzico di vendetta.

Parallelamente alle vicende del procuratore, nella serie si segue anche il lutto di Luvi. L’attrice Claudia Pandolfi trasmette al massimo il dolore e senso di colpa del suo personaggio, facendo immedesimare e provare empatia allo spettatore. Luvi stessa, in quanto avvocato, ha difeso suo marito durante il processo, non riuscendo però a far emergere la sua innocenza. Per questo motivo sente dentro di sé un senso di colpa atroce, chiaro per il pubblico da tutta una serie di battute e affermazioni glaciali che Luvi fa: lei lascia per molti anni la sua professione, inizia a bere.

The bad guy è caratterizzato a tratti da scene particolarmente violente: trattandosi di una serie che narra la lotta mafiosa era abbastanza prevedibile. L’aspetto positivo però è che molte non vengono interamente rese visibili allo spettatore, ma solo in parte oppure lasciate intese.

Dal punto di vista linguistico si possono notare delle incongruenze: durante tutta la serie è chiaro l’intento della produzione di mantenere una certa autenticità nel linguaggio, utilizzando il dialetto siciliano sottotitolato. L’incoerenza si crea rispetto al titolo: se si tratta di una serie di produzione italiana, ambientata in Sicilia, ed in cui si preserva l’aspetto linguistico, perché chiamarla The bad guy e non Il cattivo, ad esempio?

Il ponte sullo stretto: il (possibile) emblema della mafia

Nino Scotellaro riesce a fuggire durante un trasferimento dal carcere ad un altro centro per svolgere lavori socialmente utili: durante il passaggio sul ponte di Messina, la struttura cede. È interessante notare come la regia abbia scelto per The bad guy proprio il ponte sullo stretto per le vicende, e non qualche altra infrastruttura già esistente; la scelta non sembra essere casuale. Il ponte in questione è un’idea avanzata sistematicamente da politici vari, solitamente di orientamento di centro destra, da ormai diversi decenni, senza essere mai realizzata. Anche l’attuale ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini ha proposto nuovamente l’ipotesi di attuare il progetto. Le motivazioni ufficiali che hanno portato ad un continuo rimandare dell’opera sono i danni ambientali in una zona di riserva naturale, ed i danni sociali alla comunità di Torre faro. Ma un’altra triste motivazione per cui probabilmente si teme a realizzare il ponte è il concreto pericolo di infiltrazione mafiosa.

 
 

Mayor of Kingstown: recensione della serie creata da Taylor Sheridan

Mayor of Kingstown recensione

Con Mayor of Kingstown, serie realizzata per Paramount+, Taylor Sheridan, insieme al co-creator Hugh Dillon – continua a raccontare l’America di confine. Nel suo film d’esordio da regista I segreti di Wind River e nello show Yellowstone aveva adoperato i grandi spazi per raccontare come lo stato morale e sociale del singolo individuo si pieghino sotto il peso di situazioni al limite, in cui la legge e lo stato hanno abbandonato i cittadini a se stessi. In Mayor of Kingstown questo discorso viene spinto alle estreme conseguenze attraverso un ribaltamento fondamentale: in questo caso protagonisti sono gli spazi angusti, i muri alti e i soffitti troppo bassi delle prigioni. Ambienti dove tutti, sia coloro che rappresentano la legge quanto quelli che l’hanno infranta, vivono in una condizione di violenza fisica e psicologica perpetua. 

La trama di Mayor of Kingstown

La serie vede protagonisti due fratelli, Mike e Mitch McKlusky, due avvocati che si occupano di mantenere la “pace” tra detenuti, criminali del luogo, polizia e guardie carcerarie in una cittadina che ha fatto dell’istituzione carceraria il fulcro della propria esistenza, con ben sette differenti prigioni nel giro di poche miglia quadrate (da segnalare che Kingstown, Michigan è un’ambientazione inventata eppure basata su Kingston, Ontario, dove Hugh Dillon è cresciuto e dove risiedono addirittura nove istituti correzionali). Ai due il compito di piegare la legge al fine di mantenere uno stato di equilibrio instabile che, se infranto, potrebbe causare enormi spargimenti di sangue sia dentro che fuori le mura dei penitenziari. 

Che lavori a un progetto come sceneggiatore, regista, produttore creator, Taylor Sheridan impone il suo marchio di fabbrica fatto di personaggi “forti”, che non esitano a estrarre la pistola e adoperarla quando si tratta di difendere quello status quo in cui credono (forse fin troppo) ciecamente, e hanno spesso dedicato la propria vita. Il suo modo di fare storytelling è potente, non lavora di certo in sottrazione, anche se poi lascia spesso che siano le frasi non dette a comporre la psicologia dei suoi personaggi. Con Mayor of Kingstown si spinge però dove non aveva fatto in precedenza, creando una serie di impatto a volte quasi insostenibile.

La perdita di valori e di umanità del mondo in cui Mike McKlusky tenta di salvare il salvabile si esplicita in un tono livido, disperato. Ogni episodio è impregnato di una tensione verso la violenza tangibile e asfissiante, tanto da mettere in alcuni momenti a dura prova la resistenza dello spettatore. In particolare l’ottavo dei dieci episodi di cui è composta la prima stagione si tramuta in un vero e proprio bagno di sangue come non se ne erano visti da molto tempo a questa parte in una serie che non sia esplicitamente un horror. Insomma, se volete vedere Mayor of Kingstown siate pronti a immergervi dentro un incubo contemporaneo che mette in scena la piaga dello stato delle carceri americane con una forza espressiva come non se ne vedeva dai tempi di Oz (HBO), di cui il prodotto di Sheridan e Dillon è a tratti esplicito debitore.

Jeremy Renner protagonista assoluto

Protagonista assoluto di questa ballata dolorosa è un Jeremy Renner che sa benissimo come interpretare un antieroe creato da Sheridan, come aveva già straordinariamente dimostrato in I segreti di Wind River. È l’attore due volte candidato all’Oscar che in più di un’occasione rende credibile o quantomeno comunque efficace una serie che non evita di scivolare talvolta in una certa retorica di fondo, pur non cercando mai di nasconderla.

Mayor of Kingstown infatti possiede il pregio di possedere una confezione chiaramente mainstream senza concedere comunque nulla allo spettacolo fine a sé stesso. Non addolcisce la pillola riguardo quello che vuole denunciare e mostrare, al contrario lo sbatte in faccia al pubblico con un coraggio e una forza che, anche quando non pienamente condivisibili, rimangono comunque ammirevoli. Mayor of Kingstown è un potente e preciso pungo allo stomaco, e forse il dolore che provoca nel vederlo potrebbe essere proprio quello che serve…

 
 

Noir in Festival: l’omaggio a Caligari e al cinema francese

Noir in Festival

Il Noir in Festival rende omaggio a un maestro del genere con un incontro dedicato ai finalisti del Premio Caligari, il riconoscimento che premia il miglior film noir di produzione italiana.

Martedì 6 alle ore 17.00 presso l’Università IULM il pubblico del festival potrà dialogare con gli autori e gli interpreti delle opere finaliste, uscite in sala nell’ultimo anno. Il film vincitore del Premio Caligari 2022 e quello che riceverà la Menzione Speciale di Cinecittà News saranno invece annunciati in sala mercoledì 7 dicembre (ore 21.00, Cinema Arlecchino).

La giornata del 6 dicembre al Noir celebra anche il cinema francese con uno dei titoli più acclamati del 2022 ovvero Saturn Bowling, co-produzione franco-belga diretta da Patricia Mazuy, che introdurrà il film (ore 19.00, Cinema Arlecchino). Inserito dai Cahiers du Cinema nella classifica dei migliori dieci film dell’anno, il film racconta la storia di due fratelli intrappolati in una spirale di oscurità in seguito alla morte del padre.

Il Noir in Festival vuole inoltre rendere omaggio al grande regista Bertrand Tavernier, a un anno dalla sua scomparsa: grazie alla collaborazione tra il festival, l’Institut Français di Milano e il festival lionese Quais du Polar, presso il CinéMagenta63 sarà presentata una delle pellicole più amate di tavernier, Quai d’Orsay (ore 18.00).

 
 

MCU: gli 8 maggiori errori della Fase 4

Eternals Chloe-Zhao

Il 2022 è stato un anno di successi ma anche fallimenti per i Marvel Studios e, con la fine della Fase 4 del MCU, possiamo analizzarne ormai i maggiori errori. Dopo l’uscita dello speciale natalizio di Guardiani della Galassia, la Fase 4 è finita e Kevin Feige e compagnia stanno cercando di gettare le basi per una nuova era del franchise sulla scia di Avengers: Endgame, soprannominata “Saga del Multiverso”.

Sebbene si speri in una rinascita del MCU anche per quanto riguarda la serie tv, è ormai evidente che i Marvel Studios non sono altrettanto abili nel raccontare storie in televisione quanto lo sono al cinema e che, a volte, anche gli stessi film ci abbiano fatto storcere il naso…

1La versione insoddisfacente di Moon Knight

Moon Knight mcu

Non possiamo dire una sola parola negativa sul lavoro di Oscar Isaac, e Moon Knight è iniziato e terminato in modo eccellente. Tuttavia, la mancanza di azione in costume, una visione riduttiva della malattia mentale di Marc Spector e una visita incredibilmente deludente al manicomio hanno contribuito a rendere questa serie più un fallimento che un successo.

Le ultime scene sembrano essere state inserite dopo le riprese, con la presenza di Arthur Harrow che non ha alcun senso; inoltre, gli elementi horror non hanno funzionato molto bene e siamo ancora divisi sulla comicità di Steven Grant. Nonostante ciò, Moon Knight rimane un personaggio con un certo potenziale nell’MCU, ma se c’è un progetto del 2022 che riassume quanto i Marvel Studios siano diventati discontinui, è proprio questo.

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I Tre Moschettieri – D’Artagnan, il trailer e il poster del film con Eva Green

Il capolavoro della letteratura francese, I tre moschettieri di Alexandre Dumas, tornerà in un nuovo, colossale adattamento cinematografico. Eva GreenVincent Cassel e Louis Garrel saranno i protagonisti del primo dei due lungometraggi che completeranno il racconto, entrambi diretti da Martin Bourboulon (Eiffel, Papa ou Maman e Papa ou Maman 2), I Tre Moschettieri – D’Artagnan.

Eva Green si calerà nei panni di Milady de Winter, Vincent Cassel interpreterà il ruolo di Athos e Louis Garrel sarà Re Luigi XIII. Nei panni dell’iconico protagonista, François Civil (Wolf Call), affiancato da Romain Duris nei panni di Aramis e Pio Marmai in quelli di Porthos. I film introdurranno anche un nuovo personaggio: Hannibal, basato sulla vera storia di Louis Anniaba, il primo moschettiere di colore della storia francese.

I Tre Moschettieri – D’Artagnan sarà distribuito in Italia da Notorious Pictures ad Aprile 2023. 

I Tre Moschettieri – D’Artagnan, la trama

D’Artagnan, giovane e vivace guascone, viene dato per morto dopo aver cercato di salvare una ragazza da un rapimento. Quando arriva a Parigi, cerca in tutti i modi di scovare gli aggressori ma non sa che la ricerca lo condurrà nel cuore di una vera guerra che mette in gioco il futuro della Francia. Alleandosi con Athos, Porthos e Aramis, tre Moschettieri del Re, D’Artagnan affronterà le macchinazioni del Cardinale Richielieu. Ma, innamorandosi di Costance, la confidente della Regina, si metterà in serio pericolo guadagnandosi l’inimicizia di colei che diventerà il suo peggior nemico: Milady.

I Tre Moschettieri – D’Artagnan, il poster

 
 

Avatar: La via dell’acqua: Stephen Lang svela come è risorto Quaritch

La star di Avatar Stephen Lang ha finalmente affrontato il tema del suo ritorno a sorpresa nei panni del malvagio Quaritch in Avatar: La via dell’acqua, offrendo una spiegazione su come il personaggio riesca a risorgere dopo la sua morte.

Il Quaritch di Stephen Lang ha avuto un grande impatto come cattivo principale di Avatar, e alla fine ha avuto ciò che si meritava dopo essere stato colpito al petto da una freccia dalla Neytiri di Zoe Saldana. In principio, sembrava si fosse trattato di una morte definitiva, ma il cattivo dell’RDA è destinato in qualche modo a risorgere in Avatar: La via dell’acqua, che uscirà il 15 dicembre.

Lo sapevamo già da un po’: le voci che l’attore avrebbe interpretato un personaggio diverso sono state presto smentite quando è stato confermato che avrebbe ripreso il suo ruolo dal film campione d’incassi del 2009.

Dopo mesi di speculazioni sul possibile ritorno di Quaritch, abbiamo finalmente ottenuto una risposta da parte dello stesso Lang. “È un avatar autonomo geneticamente modificato“, ha spiegato l’attore a Empire Online. “Gli hanno trasferito la mente, le emozioni e, cosa ancora più interessante, forse lo spirito di Quaritch“.

Ora, queste sono tutte cose piuttosto esoteriche. Gli viene fornita una riserva di memoria completa fino al momento in cui si sottopone al trasferimento del DNA. Quindi ci sono cose di cui non ha alcun ricordo. Non ha memoria della sua morte“.

Quaritch in Avatar: La via dell'acqua

Sembra che Quaritch sarà tra i soldati resuscitati del sequel Avatar: La via dell’acqua, noti come in inglese come Recombinants, e sembra che Quaritch sia destinato a guidare una squadra di questi contro i pacifici Na’vi.

Tuttavia, non ricordando la sua morte – e forse tutto ciò che abbiamo visto in Avatar – questa versione del personaggio potrebbe avere una visione un po’ meno sinistra di Pandora? Non ci scommettiamo e puntiamo sul fatto che sia in cerca di vendetta contro coloro che probabilmente sanno che hanno posto fine al suo periodo da umano.

Ambientato più di dieci anni dopo gli eventi del primo film, il sequel racconterà la storia della famiglia Sully (Jake, Neytiri e i loro figli), i problemi che devono affrontare, i tentativi per tenersi al sicuro l’un l’altro, le battaglie che combattono per rimanere in vita e le tragedie che subiscono.

 
 

Daredevil: Born Again, ci sarà un triangolo amoroso con She-Hulk e Karen Page?

Charlie Cox in She-Hulk

Dopo la sua ultima storia d’amore nell’universo cinematografico Marvel, la star di Daredevil: Born Again Charlie Cox valuta la possibilità di un triangolo amoroso tra She-Hulk e Karen Page. L’avvocato cieco di Cox, Matt Murdock, è recentemente tornato nel MCU con Spider-Man: No Way Home e She-Hulk: Attorney at Law, l’ultimo dei quali ha visto il personaggio iniziare a frequentare la Jennifer Walter di Tatiana Maslany negli ultimi due episodi della serie. Con Cox che tornerà anche per Daredevil: Born Again, il pubblico si è posto la domanda su quale relazione l’avvocato porterà avanti.

In occasione del Comic-Con Winter Edition tedesco, a Charlie Cox è stato chiesto cosa ne pensasse del triangolo amoroso di Daredevil con She-Hulk e Karen Page. La star del MCU ha rivolto il suo affetto alla sua co-protagonista di Daredevil, Deborah Ann Woll, sentendo:

“Come Matt Murdock, non credo che la sua relazione con Kare Page diventi più profonda, e un applauso alla meravigliosa Deborah Ann Woll, che è semplicemente fantastica. Stavo dicendo questo a [Elden Henson] ieri… non so cosa accadrà con gli altri personaggi nella nuova serie, ma so per certo che Elden e Deborah erano il centro di quello che abbiamo fatto prima, e la serie è un successo grazie a loro.”

Abbiamo visto Daredevil nel MCU già in due occasioni: nel cameo di Spider-Man: No Way Home e in due puntate di She-Hulk, dove lo abbiamo visto anche in azione, nella sua nuova tuta che omaggia l’origine del personaggio nei fumetti.

 
 

The Flash: la tuta multiversale di Barry in un concept del film

The Flash

Una nuova immagine del film The Flash mostra uno sguardo ancora più ravvicinato al costume di Barry Allen nel Multiverso, mentre Ezra Miller interpreta numerose incarnazioni dell’eroe DC nel film in uscita. Dopo diversi anni in cui è rimasto bloccato nell’inferno dello sviluppo, il film The Flash arriverà nei cinema la prossima estate. Il film DCU (precedentemente noto come DCEU) si concentrerà sul Velocista Scarlatto che tenta di cambiare il suo passato tornando indietro nel tempo per salvare sua madre dal suo triste destino. Tuttavia, questo fa sì che The Flash venga spinto nel Multiverso.

Mentre The Flash non uscirà ancora per diversi mesi, il prodotto DCU è stato recentemente presentato al CCXP di quest’anno. Attraverso Flash Film News, all’evento è stata mostrata una nuova immagine raffigurante le illustrazioni delle nuove tute Flash del film, che probabilmente mostrano i design che verranno utilizzati nel merchandising. L’Art vede la versione principale di Miller di The Flash dalla normale continuità DCU e un’altra versione di Allen. Come già mostrato dal teaser trailer di The Flash che non uscirà fino al 2023, Miller interpreta anche un doppelganger del Multiverso del suo personaggio, e la nuova immagine mostra in dettaglio il costume alternativo dell’altro Barry.

Il film The Flash

The Flash arriverà finalmente nelle sale il 23 giugno 2023. Il film vede Ezra Miller riprendere il ruolo di Barry Allen da Justice League e sarà affiancato da Sasha Callie nei panni di Supergirl e Michael Keaton nel suo grande ritorno nei panni di Batman, 31 anni dopo la sua ultima apparizione in Batman Il Ritorno.

Tutto quello che c’è da sapere su The Flash con Ezra Miller

Ricordiamo che The Flash arriverà al cinema il 23 giugno 2023. Il film sarà diretto da Andy Muschietti, regista di IT e IT – Capitolo Due. Ezra Miller tornerà a vestire i panni del Velocista Scarlatto dopo essere apparso in un cameo in Batman v Superman: Dawn of Justice e in Justice League.

Confermata anche la presenza di Michael Keaton e Ben Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di Batman. Kiersey Clemons tornerà nei panni di Irish West dopo essere apparsa in Zack Snyder’s Justice League (il personaggio era stato tagliato dalla versione theatrical). Nel cast ci saranno anche l’attrice spagnola Maribel Verdú (Il labirinto del fauno), che interpreterà Nora Allen (la madre di Barry) e l’attrice statunitense Sasha Calle (Febbre d’amore) che interpreterà Supergirl.

 
 

The Walking Dead: in che modo il film su Rick Grimes è diventato una serie tv

Il produttore esecutivo di The Walking Dead, Greg Nicotero, spiega come la trilogia di film pianificata del franchise incentrata su Rick Grimes si è evoluta nella serie spin-off di Rick e Michonne in arrivo il prossimo anno. Dopo la cattura di Rick da parte del CRM nella stagione 9, episodio 5, AMC ha annunciato che l’ex protagonista di The Walking Dead sarebbe tornato in una trilogia di film che spiegavano la sua assenza durante un salto temporale di sei anni nella serie principale. Tuttavia, all’inizio di quest’anno, i film sono stati cancellati e sostituiti da uno spin-off guidato da Rick e Michonne che non solo spiegherà cosa è successo a Rick dopo la sua cattura, ma esplorerà anche il viaggio di Michonne per trovarlo.

Apparendo come ospite nel podcast Talking Strange di Den of Geek, Greg Nicotero spiega il processo di pensiero alla base della trasformazione della trilogia del film di Rick Grimes di The Walking Dead in uno spin-off televisivo. Afferma che, mentre le sceneggiature per il primo film erano state scritte, la produzione dei film semplicemente non ha funzionato.

“Diverse iterazioni della sceneggiatura [del film] sono andate in giro e alla fine non si sono realizzate. L’idea di fare una serie di Rick Grimes è nata probabilmente un anno e mezzo fa. Non credo che nessuno pensasse davvero che sarebbe successo. Ed ecco, mentre ci avviciniamo iniziamo a realizzare: “Guarda, se non faremo i film, allora forse c’è il potenziale per una serie, lì”.

 
 

Jack O’Connell: 10 cose che non sai sull’attore

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La giovinezza di Jack O’Connell è stata segnata dagli eccessi e dalla violenza, scaturiti in seguito ad un profondo dolore. Per sua fortuna, sempre più si è appassionato e avvicinato al mondo della recitazione, che gli ha permesso letteralmente di salvarsi. Grazie ad alcune interpretazioni di alto livello, oggi O’Connell è un attore di tutto rispetto, con una solida carriera sulle spalle e un’energia che ripropone ad ogni sua nuova interpretazione.

Ecco 10 cose che non sai di Jack O’Connell.

Jack O’Connell: i suoi film e le serie TV

1. Ha preso parte a noti film. O’Connell debutta al cinema nel 2006 con il film This Is England, per poi recitare in Eden Lake (2008) e The Liability (2012). Ottiene una prima popolarità nel 2013 con il film Il ribelle – Starred Up, dove recita accanto a Ben Mendelsohn. Si afferma poi ulteriormente grazie a 300 – L’alba di un impero (2014), con Eva Green, e con Unbroken (2014), diretto da Angelina Jolie. Successivamente recita in film come ’71 (2014), Money Monster – L’altra faccia del denaro (2016), con George Clooney, La ragazza dei tulipani (2017) e L’uomo dal cuore di ferro (2017). Ha poi recitato in Trial by Fire (2018), Seberg – Nel mirino (2019), con Kristen Stewart e in Little Fish (2020). Nel 2022 recita in L’amante di Lady Chatterley.

2. Ha recitato anche in note serie TV. Oltre al cinema, O’Connell ha recitato anche in diverse serie televisive, come Doctors (2005), Metropolitan Police (2005), Waterloo Road (2007) e Wire in the Blood (2007). Ottiene poi grande popolarità recitando in Skins (2009-2010). In seguito recita nei film TV Dive (2010) e United (2011), per poi avere un ruolo di rilievo in The Runaway (2011) e Godless (2017). Nel 2021 recita invece in The North Water, mentre nel 2022 è nella miniserie SAS Rogue Heroes.

Jack O’Connell in Skins

3. Ha recitato nella celebre serie. O’Connell ha trovato la fama per la prima volta interpretando James Cook, un ragazzo travagliato e dalla vita dura, tra i protagonisti della terza e quarta stagione del dramma per adolescenti Skins (2009-10). Il personaggio è stato da subito molto apprezzato e ha permesso ad O’Connell di vincere anche un TV Choice Award per il miglior attore. Parlando di Cook, O’Connell ha affermato che questi è il personaggio più simile a ciò che anche lui è stato in gioventù, con la differenza che lui è poi riuscito a maturare e salvarsi.

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Jack O’Connell in 300 – L’alba di un impero

4. Si è fatto notare con questo film. Una prima grande occasione per farsi notare è arrivata per O’Connell grazie al film 300 – L’alba di un impero, sequel/spin-off di 300, incentrato sulla guerra tra greci e i persiani. Nel film l’attore interpreta un ruolo di supporto, quello del guerriero ateniese Calisto, ma tanto è bastato perché egli venisse notato e acquisisse maggiore popolarità. Dopo questo suo primo blockbuster, infatti, O’Connell ha guadagnato sempre maggiore popolarità.

Jack O’Connell in Unbroken

5. Si è preparato a lungo per il ruolo. Nel 2014 l’attore ottiene il suo primo ruolo da protagonista, quello dello sportivo e reduce di guerra Louis Zamperini nel film Unbroken. Per prepararsi al ruolo, si è sottoposto a una dieta rigorosa, necessaria per perdere quasi 30 chili, e ha lavorato con un coach per il dialetto per mascherare il suo forte accento del Derbyshire. Per sembrare ancor più italiano, date le origini di Zamperini, O’Connell decise di tingersi di nero i capelli. La sua interpretazione è poi stata ampiamente lodata.

6. È svenuto due volte sul set. Proprio a causa della rigidissima dieta che doveva seguire, che gli avrebbe permesso di dimagrire al punto da risultare un credibile prigioniero nei campi militari in Giappone, O’Connell è svenuto per ben due volte sul set. Ciò è accaduto durante le riprese della scena in cui solleva il legname. L’attore non si è però fatto scoraggiare e ha preteso di poter interpretare da sé la scena, senza ricorrere ad altri mezzi, riuscendo infine nell’impresa.

Jack-OConnell-Unbroken

Jack O’Connell in Ferrari

7. Interpreterà un noto pilota di Formula 1. Uno dei film del 2023 più attesi è Ferrari, il biopic diretto da Michael Mann e con protagonista Adam Driver nei panni del noto Enzo Ferrari. Nel film che ripercorrerà la vita dell’imprenditore e dirigente sportivo, O’Connell reciterà nei panni del pilota di Formula 1 Peter Collins, vincitore di 3 Gran Premi e prematuramente deceduto nel 1958 all’età di 26 anni per via di un incidente durante il Gran Premio di Germania.

Jack O’Connell: chi è la sua fidanzata

8. Non è noto il suo status. Attualmente non è dato sapere se l’attore sia impegnato o meno in una relazione sentimentale. Come noto, egli è stato brevemente fidanzato con l’attrice Kaya Scodelario nel corso del 2009, periodo in cui entrambi condividevano il set della serie Skins. Successivamente ha avuto una breve relazione nella primavera del 2012 con la cantante Tulisa. Da quel momento, però, l’attore è diventato molto più riservato, evitando che si diffondessero notizie relative alla sua vita sentimentale.

Jack O’Connell non è su Instagram

9. Non possiede un account. Cercando l’attore su Instagram si potrà notare come egli non possieda alcun account. O’Connell ha infatti confermato di non avere profili ufficiali sul noto social network, preferendo per ora non condividere le proprie attività su di esso. Se ci si imbatte in un profilo con lo stesso nome dell’attore e con tanto di spunta blu, è bene sapere che si tratta semplicemente di un omonimo. Per i fan di O’Connell è tuttavia possibile seguire alcune fan page molto attive nel condividere novità legate unicamente alla sua vita professionale.

Jack O’Connell: età e altezza dell’attore

10. Jack O’Connell è nato a Derby, in Inghilterra, il 1 agosto del 1990. L’attore è alto complessivamente 1,71 metri.

Fonte: IMDb

 
 

Ballerina: ecco quando è ambientato il film nella timeline di John Wick

John Wick - Capitolo 2 film

L’attore della Ballerina Keanu Reeves rivela finalmente quando sarà ambientato il primo spin-off di John Wick. Il franchise di John Wick si espanderà ulteriormente nel 2023, con John Wick: Chapter 4 in uscita il prossimo marzo e il suo film spin-off, Ballerina, che uscirà più avanti nel corso dell’anno, anche se non è stata ancora rivelata una data di uscita ufficiale. È stato confermato che Reeves riprenderà il ruolo di Boogeyman nello spin-off, insieme ad Ana de Armas che sarà la protagonista del film.

Ora, durante una recente apparizione al CCXP (tramite HyperOmelete), Reeves ha rivelato quando è ambientato lo spin-off. Mentre si sarebbe potuto facilmente immaginare che il film sarebbe stato ambientato dopo John Wick: Capitolo 4, l’attore conferma il contrario.  “Quindi il film Ballerina in cui recita Ana de Armas ed è diretto da Len Wiseman ha già iniziato le riprese, e si svolge tra John Wick: Capitolo 3 e John Wick: Capitolo 4.”

Len Wiseman (Underworld ; Lucifer) dirigerà Ballerina, da una sceneggiatura di Shay Hatten (John Wick: Capitolo 3 – ParabellumArmy of the Dead).  John Wick: Chapter 4 uscirà nei cinema il 23 marzo 2023; Ballerina dovrebbe arrivare TBD 2023/2024.

 
 

Frozen: la co-regista Jennifer Lee voleva uccidere Olaf

Olaf

Milioni di famiglie potrebbero non aver mai costruito quel pupazzo di neve, se la prima nota creativa di Frozen fosse stata messa in opera nel film campione di incassi della Disney. Jennfier Lee, chief creative officer di Walt Disney Animation e co-regista di Frozen, ha confessato che l’amato personaggio Olaf – un pupazzo di neve che accompagna i suoi amici umani in un viaggio per salvare la Regina Elsa – era la prima cosa che voleva tagliare dal progetto del 2013 quando è stata coinvolta.

Lee ha ricevuto il Distinguished Storyteller Award dal Los Angeles Press Club domenica sera alla 15a edizione degli Arts and Entertainment Journalism Awards, un onore che le è stato conferito dalla voce dello stesso Olaf, l’attore Josh Gad.

“Josh è Olaf”, ha detto Lee, aggiungendo che non stava parlando metaforicamente. Ha spiegato di essere entrata in Frozen dopo che il progetto era già in fase di sviluppo. Dopo aver visto un primo taglio, Lee ha confessato che “La mia prima nota è stata ‘uccidi il pupazzo di neve'”.

Fortunatamente, un animatore “subdolo” dello staff aveva elaborato una sceneggiatura di tre pagine pensando a Josh Gad che aveva impressionato i cineasti con un’apparizione televisiva a tarda notte. Lee lo trovava irresistibile, e il resto è storia al botteghino.

Frozen avrebbe vinto due Academy Awards e incassato oltre 1,2 miliardi di dollari al botteghino mondiale. Nel suo discorso, in cui ha riconosciuto i colleghi premiati del L.A. Press Club come Ryan Seacrest e il miliardario dei media Byron Allen, ha detto a Gad che non vedeva l’ora di vivere molte altre avventure creative insieme. “E no“, ha detto alla platea dei giornalisti, “questo non è un annuncio“.

 
 

Captain Carter, ecco cosa si aspettava Hayley Atwell per il personaggio

captain carter Hayley Atwell

In Doctor Strange nel Multiverso della Follia abbiamo avuto un fugace incontro con Captain Carter, un personaggio protagonista di un episodio di What If… ? e interpretato da Hayley Atwell, la Peggy Carter del cuore di ogni fan del MCU. Nel film, il personaggio fa una brutta fine, rimanendo uccisa brutalmente nello scontro con una folle Scarlet Witch, tuttavia la sua interprete si aspettava qualcosa in più per lei.

In un’intervista con Digital Spy, Atwell ha parlato del ruolo del Capitano Carter in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, dicendo che non è stato il viaggio che nelle sue aspettative avrebbe intrapreso Peggy. Atwell afferma che è straordinario pensare che un personaggio interpretato 10 anni fa abbia ancora un impatto sulle persone di oggi, e che sebbene Captain Carter non sia sopravvissuto all’attacco di Wanda agli Illuminati, c’è ancora un potenziale per Peggy per tornare al MCU.

“Sicuramente non era, sai, la traiettoria che vedevo per Peggy. Mi piacerebbe sicuramente che avesse altro da fare. È così divertente, perché, sai, l’ho fatto 10 anni fa, e la amo perché ama le persone e non sai mai [se potrebbero essercene di più]”.

Per Peggy in effetti ci sarebbe ancora uno spazio d’azione, visto che ora sappiamo che ha avuto la possibilità di condividere la vita con Steve Rogers. Sarebbe bello vedere come i due innamorati hanno deciso di impiegare la loro seconda possibilità.

 
 

Willow: in che modo la serie è stata influenzata da Il Risveglio della Forza

Warwick Davis Willow recensione

In una recente intervista con Deadline, Jonathan Kasdan ha spiegato come Star Wars: Episode VII – Il Risveglio della Forza abbia influenzato la serie sequel di Willow. Lo showrunner ha ammesso che attraverso il suo legame con il film di Star Wars – un film a cui suo padre Lawrence Kasdan ha contribuito come sceneggiatore – ha imparato il valore degli effetti pratici durante la creazione di immagini fantastiche per lo spettacolo.

Il Risveglio della Forza ha avuto una grande influenza su questo show perché è stata un’esperienza così formativa sia per Michelle [Rejwan] che per me in termini di capire cosa funziona e cosa no e quanto vuoi provare a portare avanti le cose e quanto vuoi dare alle persone ciò che si aspettano. Ci sono stati giorni in cui avevamo 30 troll completamente protesizzati… Sembrava che la dichiarazione d’intenti fosse: come rendere tutto il più reale possibile? E come ti facciamo porre la domanda, cosa hanno fatto veramente e cosa è digitale?”

Il risultato, in Willow, è davvero sorprendente. La serie è disponibile su Disney+, con un nuovo episodio a settimana.

 
 

Sr., la recensione del documentario di Robert Downey Jr. su Netflix

Sr. recensione

Dal titolo Sr. Robert Downey Jr. con la regia di Chris Smith racconta in un documentario in bianco e nero la vita del padre Robert Sr., un eclettico pioniere del cinema sperimentale. Il documentario girato nel 2019 fino al 2021 quando il regista è venuto a mancare a causa di complicanze dovute al Parkinson. Il suo lungometraggio Putney Swope ha ricevuto dalla Biblioteca del Congresso americano il titolo “culturalmente significativo”. Il suo nome è stato di ispirazione a molti registi tra cui Paul Thomas Anderson che compare nel documentario. Sr. è disponibile su Netflix dal 2 dicembre.

Sr., la recensione

Il ritratto di un anticonformista Robert Downey Sr. e quello che propone il nuovo documentario di Netflix. Non si presenta come un’asettica linea temporale che ripercorre le date più significative del regista ma ha carattere e irriverenza tipici del protagonista. L’assenza di colore dona al formato del documentario la nostalgia di quel tempo che non c’è più. Ci imbattiamo in scene di normale quotidianità mentre Sr. Cerca di dirigere la sua versione del documentario: “Non si tratta solo dei tuoi film. Si tratta di sapere chi sei“.

Pungente, sicuramente è questo un altro aggettivo per descrivere Bob Sr. Il suo racconto come regista underground della New York degli anni ’60 viene filtrato anche dagli occhi dello stesso Downey Jr. che già nella culla ascoltava i ciak a ripetizione. La sua carriera inizia nel 1966 con Chafed Elbows (1966) un film talmente avanti con i tempi che, come ricorda lo stesso Sr., anche la madre ha odiato. La pellicola parlava di un pazzo che sposa la madre, una sindrome di Edipo amplificata. Poi sono arrivati Babo 73 e The Sweet Smell of Sex prima del successo nel 1969 con Putney Swope.

Uno dei punti nevralgici della sua carriera è stata proprio la preparazione al film. Quando il figlio gli domanda da dove aveva avuto l’idea di una trama – così attuale oggi come all’ora durante le agitazioni per i diritti civili. “Un giorno un uomo di colore che lavorava con me mi disse ‘Tu fai più soldi di me nonostante facciamo lo stesso lavoro’“. E l’irriverenza del regista non si è fermata alla pellicola ma anche alla locandina promozionale del film che sbatte a tutti un bel dito medio in primo piano.

Un uomo pieno di misteri che con l’età è stato in grado di smussare gli angoli più duri del suo carattere. Dopo il successo del 1969 il suo nome è stato notato anche dai nomi più illustri di Hollywood. Ma uno dei momenti che tiene a ricordare è l’incontro con Paul Thomas Anderson. Il regista di Boogie Night racconta dell’ammirazione dei confronti di Downey Sr. e in Sr. il sentimento nei confronti del regista viene ricambiato. Il figlio infatti scherza: “Siamo tutti d’accordo che Paul Thomas Anderson è il figlio che mio padre avrebbe voluto”. Infatti, lo stesso Anderson anni prima ha girato alcuni video amatoriali di un viaggio in treno con Sr. che sono state inserite nel documentario.

Sr. recensione film

Padre e figlio uniti da un ciak

Mentre Sr. ripercorre la sua vita come regista, Robert Jr. parla della sua vita come attore, nata dalla costante presenza del cinema nella sua vita. A 5 anni, infatti, il padre – in mancanza di un baby-sitter a cui affidarlo – lo mette davanti la macchina da presa: “Sapevo che non doveva andare a scuola, ma che sarebbe diventato un attore”. Nasce così Robert Downey Jr. attore che oggi vanta il titolo di uno degli attori più pagati di Hollywood. Ma non è stato sempre facile creare un semplice rapporto padre-figlio.

Il cinema, la possibilità di sedersi l’uno accanto all’altro e poter parlare della pellicola insieme è stato uno dei motori del loro rapporto così intenso. Ma dopo il 1972 con Greaser’s Palace, dove Sr. fa una reinterpretazione comica della vita di Cristo che tutto va a rotoli. come afferma lui stesso nel documentario. “Mi facevo di cocaina e marijuana per lo più”, e questo ha portato anche alla fine del matrimonio con la prima moglie, Elsie. La madre di Robert Jr. ha lavorato al fianco di Sr. per tutta la vita – nonostante alcuni critici del momento dicessero che fosse sprecata per i suoi film. Aveva un talento straordinario e mi ha insegnato tutto su come recitare.

Mentre le due versioni del documentario prendono forma grazie a Sr.’s cut, viene mostrato l’unico lavoro diretto da Sr. sotto il controllo di uno studios hollywoodiano. E quando Robert Sr. parla dell’inizio della sua rovina intende proprio questo. Il suo rapporto con le droghe si è riversato anche sul figlio: “Tutti alteravamo la nostra coscienza attraverso l’uso di sostanze. Volevo continuare a sballarmi”. Piscine – film del 1997 con dei giovanissimi Alyssa Milano e Patrick Dempsey – racconta molto bene il suo percorso di dipendenza e successiva ripresa. Il film autobiografico mette in scena un periodo molto difficile della vita di Sr.

Una vita dedicata al cinema

Fino alla fine Sr. ci mostra Robert in preda ai suoi montaggi mentre guarda su una grande tv il figlio esibirsi in uno spettacolo in tedesco. Questo lavoro sul documentario durato un paio d’anni porta davanti l’occhio esperto della macchina da presa la vita di un uomo semplice che amava fare cinema. Era eclettico, sconsiderato e irriverente tutte qualità che ha trasmesso nelle sue opere indipendenti, molto più di quelle consacrate a Hollywood. Sr. non era fatto per la vita nella ridente e soleggiata Los Angeles ma più di ogni cosa amava la vita frenetica di New York.

Dopo aver completato il suo processo creativo ci avviciniamo al momento della morte. Questo è quello che fate nella vostra famiglia, voi attori fate della vostra vita un’arte. Si tratta di sapere chi sei. La famiglia Downey ha fatto della cinepresa l’obiettivo attraverso il quale riflettere dei propri momenti tristi e divertenti. E così come lo era stato per i filmini di famiglia anche il momento più triste nella vita di un uomo, come la scomparsa del proprio padre, è affidato simbolicamente a una 16 mm.

 “Credo in voi, credo che ce la farete. Credo che potrete aiutarvi a vicenda a rendere il mondo un posto migliore in cui vivere”.

 
 

Raymond Chandler Award: il giorno della premiazione

Raymond Chandler Award

Arriva uno degli appuntamenti più attesi del Noir in Festival: la cerimonia di premiazione del Raymond Chandler Award, il maggior riconoscimento italiano alla carriera di un maestro del genere letterario thriller e noir che per l’edizione 2022 è assegnato a Harlan Coben.

Autore da record amato dal cinema e dalle serie tv (tra cui SafeThe strangerStay CloseHold tightThe Innocent), Harlan Coben riceverà il prestigioso premio nella serata di lunedì 5 dicembre al Cinema Arlecchino (ore 19.00). Nella mattinata l’autore sarà inoltre protagonista di un incontro con il pubblico dal titolo Dai romanzi alle serie tv: Harlan Coben (ore 12.00 – IULM 6, sala dei 146).

Da un maestro della letteratura a un maestro del cinema, la programmazione del Noir prosegue con l’anteprima di Kimi – Qualcuno in Ascolto, nuovo film di Steven Soderbergh che porta sullo schermo una straordinaria Zoë Kravitz alle prese con un misterioso omicidio scoperto all’interno di una trasmissione audio. Il film arriverà prossimamente su Sky e NOW.

 
 

The Last of Us: il trailer ufficiale della serie HBO

Sky rivela il trailer dell’attesissima The Last of Us, che sarà in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW dal 16 gennaio 2023 in contemporanea assoluta con la messa in onda negli Stati Uniti. Basata sull’omonimo videogioco acclamato dalla critica sviluppato da Naughty Dog in esclusiva per le piattaforme PlayStation, The Last of Us sarà disponibile in tutti i territori in cui Sky è presente, compresi Regno Unito e Irlanda, Italia, Germania, Austria e Svizzera.

La storia di The Last of Us si svolge vent’anni dopo la distruzione della civiltà moderna. Joel, uno scaltro sopravvissuto, viene incaricato di far uscire Ellie, una ragazza di 14 anni, da una zona di quarantena sotto stretta sorveglianza. Un compito all’apparenza facile che si trasforma presto in un viaggio brutale e straziante, poiché i due si troveranno a dover attraversare gli Stati Uniti insieme e a dipendere l’uno dall’altra per sopravvivere.

https://youtu.be/h1zjGSXOc-g

Nel cast Pedro Pascal nel ruolo di Joel e l’astro nascente britannico Bella Ramsey nel ruolo di Ellie. Gabriel Luna è Tommy, Anna Torv interpreta Tess, e l’attrice britannica Nico Parker è Sarah. Murray Bartlett veste i panni di Frank, Nick Offerman quelli di Bill, Storm Reid è Riley, e Merle Dandridge è Marlene. Il cast include anche Jeffrey Pierce nel ruolo di Perry, Lamar Johnson in quello di Henry, Keivonn Woodard nel ruolo di Sam, Graham Greene nel ruolo di Marlon, Elaine Miles nel ruolo di Florence. E con Ashley Johnson e Troy Baker.

La serie è scritta da Craig Mazin (Chernobyl) e Neil Druckmann (il videogioco The Last of Us) che ne sono anche i produttori esecutivi. The Last of Us è una co-produzione Sony Pictures Television con Carolyn Strauss, Evan Wells, Asad Qizilbash, Carter Swan, e Rose Lam come produttori esecutivi. La serie è prodotta da PlayStation Productions, Word Games, The Mighty Mint, e Naughty Dog.

 
 

Premio Scerbanenco: ecco il vincitore dell’edizione 2022

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La giuria letteraria del Premio Giorgio Scerbanenco composta da Cecilia Scerbanenco (Presidentessa), Alessandra Calanchi, Valerio Calzolaio, Luca Crovi, Cecilia Lavopa, Sergio Pent, Alessandra Tedesco, Sebastiano Triulzi e John Vignola ha deciso all’unanimità di assegnare il premio Giorgio Scerbanenco 2022 al romanzo.

FUOCO
di Enrico Pandiani
Rizzoli Nero

Con la seguente motivazione:

“Perché il suo autore, in questo romanzo dal ritmo hard boiled, conferma la solidità e la varietà dell’impianto narrativo noir evidenziate fin dagli esordi, mettendo al centro di quest’opera un gruppo di antieroi metropolitani impegnati a salvare se stessi e casualmente un po’ anche il mondo”.

Il Premio del Pubblico, assegnato dal Noir in Festival al romanzo partecipante al Premio Giorgio Scerbanenco 2022 che ha ottenuto più voti dei lettori è andato a NEL NERO DEGLI ABISSI (Salani) di François Morlupi. Entrambi i premi sono stati consegnati ai vincitori nella serata di sabato 3 dicembre a Casa Manzoni di Milano.

 
 

Frantic: tutto quello che c’è da sapere sul film con Harrison Ford

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Il regista premio Oscar Roman Polanski ha realizzato numerosi thriller e noir di grande valore artistico nel corso della sua carriera. Titoli come Chinatown, L’inquilino del terzo piano o i più recenti L’uomo nell’ombra e Quello che non so di lei sono solo alcuni magnifici esempi. Un altro film di questa tipologia, troppo spesso poco citato, è Frantic, realizzato nel 1988. Si tratta di un racconto di spionaggio ambientato in una Parigi quantomai ostile, dove il regista era tornato a vivere dopo il successo hollywoodiano di Chinatown. Frantic, inoltre, è un sentito omaggio ad uno dei maestri del genere, ovvero Alfred Hitchcock.

Numerose analisi hanno infatti sottolineato nel corso del tempo i numerosi elementi narrativi e di regia che richiamano lo stile e le opere del maestro del brivido, autore di capolavori come La donna che visse due volte e L’uomo che sapeva troppo. Proprio con quest’ultimo titolo si ritrovano le maggiori somiglianze, benché Frantic viva poi di proprie originalità, scritte dallo stesso Polanski insieme al suo collaboratore abituale Gérard Brach. Ad arricchire il film vi sono poi non solo le interpretazioni di celebri interpreti, ma anche la colonna sonora (apprezzata come sempre) di Ennio Morricone.

Oggi Frantic è considerato un cult nella filmografia di Polanski, ricordato più dalla critica che non dal pubblico, ma ad ogni modo sempre molto gradito agli appassionati delle opere del regista polacco. Per chi non l’avesse ancora visto, si tratta dunque di un titolo da recuperare assolutamente. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Frantic: la trama del film

Protagonista del film è il dottor Richard Walker, che con sua moglie Sondra arriva a Parigi da San Francisco per un importante convegno medico. I due si ripromettono però di passare un disteso e tranquillo soggiorno, in ricordo della luna di miele di vent’anni prima, in un albergo al centro della capitale francese. Tale desiderio viene però subito ostacolato dall’improvvisa scomparsa di Sondra. Dopo ore di attesa, Richard capisce che potrebbe essere capitato qualcosa di spiacevole e si mobilita subito per ritrovare la moglie. La polizia lo tratta però con scetticismo e nessuno sembra dare importanza alla cosa.

Richard decide allora di indagare da solo e scopre che la valigia ritirata dalla moglie in aeroporto non è in realtà la loro. Seguendo una serie di indizi riuscirà a risalire a Michelle, la vera proprietaria dell’oggetto. La giovane si occupa di trafficare droga per un criminale ed è in cerca dei soldi che quest’ultimo le deve. Richard e Michelle sono dunque entrambi in cerca di qualcosa e capiranno ben presto di essere finiti al centro di un perverso gioco, popolato da spie e agenti segreti. La loro sarà dunque una corsa frenetica contro il tempo, nel tentativo di risolvere gli enigmi generatisi.

Frantic-cast

Frantic: il cast del film

Ad interpretare il dottor Richard Walker vi è l’attore Harrison Ford, il quale ottenne il ruolo battendo la concorrenza di Kevin Costner, Nick Nolte e William Hurt. Come in seguito rivelato, Harrison Ford pensava che Frantic fosse un titolo fuorviante per il film poiché la sceneggiatura non aveva un ritmo frenetico. Egli affermò invece che Moderately Disturbed (Moderamente disturbato) sarebbe stato un titolo più appropriato. Roman Polanski non rimase però divertito dalla battuta. Nel ruolo di Sondra si può invece ritrovare l’attrice Betty Buckley, principalmente nota come interprete di musical di Broadway.

Emmanuelle Seigner, che all’epoca delle riprese aveva 22 anni, interpreta invece la giovane Michelle. L’attrice rivelò in seguito di non aver avuto alcuna idea di chi fosse Harrison Ford prima di conoscerlo sul set, ma di essere rimasta colpita dalla sua gentilezza. In seguito a questo film, la Seigner sposerà Polanski, di cui è ancora oggi la moglie. Recitano poi nel film gli attori John Mahoney nei panni di Williams, David Huddleston in quelli di Peter e Yves Rénier in quelli dell’ispettore. Come suo solito, Polanski compare anche in questo film con un breve cameo: è il tassista che porge i fiammiferi al protagonista.

Frantic: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Frantic grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Now e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 3 dicembre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

 
 

Heart of the Sea: trama, cast e la vera storia dietro il film

Heart of the Sea film

Ci sono racconti leggendari, che fanno ormai parte della cultura e dell’immaginario mondiale. Uno di questi è senza dubbio quello dedicato alla balena nota come Moby Dick. Si tratta ancora una volta di uno scontro epico tra l’uomo e la grandezza della natura, qui rappresentata dal mastodontico cetaceo. Scritto da Herman Melville, Moby Dick è considerato uno dei grandi capolavori della letteratura mondiale, reso ancor più avvincente dal suo essere ispirato ad una vicenda vera. Quella storia è stata infine raccontata al cinema dal regista premio Oscar Ron Howard con il film Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick (qui la recensione).

Ad aver raccontato la vicenda della baleniera Essex, che nel 1820 rimase coinvolta nello scontro con un’enorme balena, è stato Nathaniel Philbrick, con il romanzo del 2000 Nel cuore dell’oceano – La vera storia della baleniera Essex. A sottoporre ad Howard la sceneggiatura scritta da Charles Leavitt fu l’attore Chris Hemsworth, che aveva già lavorato con il regista per il biografico Rush. Rimasto affascinato dalla vicenda come anche dalla forza delle tematiche trattate, Howard acconsentì da subito a realizzare la pellicola. Questa prese così vita con un budget di 100 milioni di dollari, presentando un’attenta ricostruzione della vicenda e dei suoi aspetti più crudi.

Nonostante i suoi grandi effetti speciali e le intense interpretazioni, Heart of the Sea non ottenne il successo sperato, passando quasi in sordina. Si tratta però di un film da riscoprire, avvincente e ricco di grandi sentimenti. In questo si sfoggia tutto il fascino e il predominio che la natura non cessa di avere Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori ed alla vera storia dietro il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

Heart of the Sea: la trama del film

La vicenda si apre nel 1850, quando un giovane Herman Melville si reca dall’anziano Thomas Nickerson per farsi raccontare nei minimi particolari il tragico naufragio della baleniera Essex, su cui Nickerson serviva come mozzo. Inizialmente riluttante a ricordare quel drammatico evento, l’uomo acconsente infine a dare inizio al suo racconto. Questo ha luogo trent’anni prima, nel 1820, quando il baleniere e navigatore Owen Chase si ritrova a fare da primo ufficiale all’inesperto George Pollard sulla baleniera Essex. Tra i due non corre però buon sangue, poiché sarebbe dovuto essere Chase a guidare la nave, affidata invece a Pollard poiché proveniente da buona famiglia.

Durante il viaggio, il capitano darà poi vita ad una serie di decisioni che non mancano di generare frustrazione tra l’equipaggio, evidenziando inoltre la propria incapacità a gestire la situazione. Avventurandosi in acque inesplorate, la Essex si ritrova ad imbattersi in un branco di capodogli. La loro caccia viene però interrotta dall’arrivo di un gigantesco esemplare di quella specie, che attacca violentemente la nave. Ritrovandosi impossibilitati a scappare, Chase e gli uomini della Essex non avranno altra scelta che fronteggiare il gigantesco cetaceo. La ciurma si ritrova così a lottare contro una vera e propria forza della natura, consapevoli di non avere speranze.

Heart of the Sea cast

Heart of the Sea: il cast del film

Ad interpretare Owen Chase, primo ufficiale della Essex, vi è l’attore Chris Hemsworth, meglio noto per essere l’interprete di Thor nel Marvel Cinematic Universe. L’attore, noto per il suo fisico imponente e ricco di muscoli, si è per questo film sottoposto ad una drastica dieta di non oltre 800 calorie al gioco. Documentando il proprio dimagrimento sui social, Hemsworth ha raggiunto una forma fisica spaventosa, ai limiti della denutrizione. Accanto a lui, nei panni del capitano George Pollard Jr. vi è invece l’attore Benjamin Walker, celebre per il film La leggenda del cacciatore di vampiri. Per questo ruolo erano stati considerati anche gli attori Benedict Cumberbatch, Tom Hiddleston e Henry Cavill. Cillian Murphy, invece, è Matthew Joy, secondo ufficiale.

Nei panni del giovane mozzo Thomas Nickerson vi è invece Tom Holland, qui ad uno dei suoi primi ruoli cinematografici prima di assumere i panni di Spider-Man. All’attore, all’epoca diciassettenne, non era consentito perdere peso, e così Holland dovette prima ingrassare e poi smaltire quel peso per poter apparire dimagrito. La ferrea dieta fu però per lui particolarmente ardua, spingendolo in un’occasione a rubare dei cornetti dal set per mangiarli di nascosto. Ad interpretare l’anziano Thomas Nickerson vi è invece Brendan Gleeson, mentre nei panni dello scrittore Herman Melville si ritrova l’attore Ben Whishaw, celebre come protagonista del biografico Bright Star.

Heart of the Sea: la vera storia dietro il film

Quello di Moby Dick è notoriamente un racconto ispirato ad una vicenda realmente avvenuta. Questa, come racconta il film, ha per protagonista la baleniera Essex e il primo ufficiale Owen Chase. A causa della scarsa pesca ottenuta durante una spedizione, il capitano George Pollard Jr. decise di spingersi al largo dell’Oceano Pacifico. Dopo mesi di perlustrazioni, il 16 novembre del 1820 la vedetta annunciò la presenza di capodogli. Fu proprio in quel momento che un gigantesco esemplare iniziò a colpire la nave, portandola infine ad affondare. La vera tragedia doveva però ancora avere inizio. Gli uomini sopravvissuti riuscirono ad approdare su di un piccolo atollo, oggi noto come l’isola di Henderson.

Con alcune scialuppe a disposizione, gli uomini decisero poi di rimettersi in viaggio, nella speranza di trovare del cibo. L’assenza di questo, però, spinse i marinai al cannibalismo, estraendo a sorte su chi di loro dovesse morire per diventare cibo per gli altri. Una pratica attuata con grande sofferenza e che avrebbe segnato psicologicamente il resto della loro vita. Dopo oltre 78 giorni dal naufragio, i sopravvissuti vennero ritrovati ridotti allo stremo a 650km dalle coste del Cile. Anni dopo Owen Chase riprese a navigare in mare, venendo però dichiarato malato di mente in vecchiaia. Il resto dell’equipaggio sopravvissuto, invece, non lasciò mai più la terra ferma.

Heart of the Sea: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

In attesa di vedere i sequel, è possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Heart of the Sea è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Netflix, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di domenica 4 dicembre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

 
 

Il mio amico Massimo, il trailer del film evento al cinema dal 15 al 21 dicembre

Arriverà nelle sale dal 15 al 21 dicembredistribuito da Lucky Red, il docufilm dedicato all’indimenticabile attore e regista Massimo Troisi, Il mio amico Massimo. Diretto da Alessandro Bencivenga, con le voci narranti di Lello Arena e Cloris Bosca, il docufilm è un omaggio inusuale, leggero e a tratti ironico, in cui si racconta la vita e il percorso artistico dell’attore napoletano a quasi 70 anni dall’anniversario della nascita.

Il docufilm lega sue esibizioni cabarettistiche, teatrali e televisive, backstage, foto d’epoca, e interviste ad amici ed esponenti del mondo dello spettacolo, tra cui Carlo Verdone, Nino Frassica, Clarissa Burt, Maria Grazia Cucinotta, Ficarra e Picone e testimonianze di repertorio di Pippo Baudo e Renzo Arbore. Infine una partecipazione speciale, quella di Gerardo Ferrara, la controfigura di Troisi nel celeberrimo “Il postino”.

 « Un giorno – racconta il regista Bencivenga – guardando un film di Troisi, ho pensato: “Sarebbe bello realizzare un docufilm su Massimo. In fondo lui è stato, ed è tuttora, il mio autore, regista e attore di riferimento”. Conoscevo alcuni suoi amici, e quella che all’inizio era soltanto una fumosa idea è potuta diventare una realtà concreta. Da lì ho cominciato a fantasticare un racconto su Troisi, ma in un modo non convenzionale».

Il mio amico Massimo è prodotto da Piano B produzioni, co-prodotto da Lambda, produttori associati Spaghetti Picture e Screen Studio. È distribuito in sala da Lucky Red.