Ryan Gosling sarà Ken nel film su Barbie
con Margot Robbie. L’attore è nella fase finale
delle trattative con Warner Bros e Mattel per interpretare il ruolo
del personaggio nel film diretto da Greta Gerwig,
e co-sceneggiato da Noah Baumbach.
Robbie seguirà il film anche come
produttrice, con la sua LuckyChap Entertainment, che è reduce dal
grande successo agli Oscar dello scorso anno per Una donna
promettente. I produttori di Barbie includono anche Tom Ackerley e
Josey McNamara di LuckyChap; Robbie Brenner e Ynon Kreiz di Mattel;
e David Heyman.
I piani per adattare la storia di
Barbie per
il grande schermo hanno subìto alcune battute d’arresto negli
ultimi anni, ma quando Robbie, Gerwig e Baumbach si sono imbarcati
nel progetto rispettivamente nel 2018 e nel 2019, le cose sono
andate a gonfie vele. Secondo quanto riportato da Variety, Barbie
avrebbe dovuto iniziare la produzione all’inizio del 2022 presso i
Leavesden Studios di WB a Londra, con un’uscita nelle sale prevista
per il 2023.
Il piano originale dei Marvel Studios per il
Mandarino in Iron
Man del 2008 è stato finalmente rivelato. Il primo
film del MCU ha messo lo studio in condizioni di realizzare il
miglior film possibile con Tony Stark come unico protagonista, il
che significava cambiare i piani in corso d’opera. Quando Iron Man
è stato originariamente concepito, il piano era che il principale
antagonista dei fumetti di Stark, il Mandarino appunto, fosse il
cattivo principale. Questa decisione ha fatto sì che il personaggio
di Obadiah Stane fosse poi un cattivo secondario,
che sarebbe potuto eventualmente diventare un problema nel corso
della storia, ma alla fine la Marvel ha deciso che era meglio
lasciare il Mandarino fuori dal film di Jon
Favreau.
L’MCU può anche aver cancellato i
piani per inserire il personaggio in Iron Man, ma il desiderio che
fosse nell’universo non è mai stato abbandonato. Questo alla fine
ha portato i Marvel Studios a utilizzare il personaggio come parte
di una complessa mistificazione in Iron Man
3. Il film ha proposto Ben Kingsley
come mandarino solo per rivelare che era un attore fallito e
ubriaco assunto da Aldrich Killian per interpretare la parte di un
terrorista globale. La Marvel alla fine ha rivelato in
All Hail the King One-Shot che il “vero mandarino”
esisteva nel mondo Marvel, da qualche parte. Abbiamo dovuto
aspettare Shang-Chi e La leggenda dei dieci anelli per
vedere che questo vero Mandarino era in realtà il personaggio
interpretato egregiamente da Tony Leung, che ha
dato giustizia a questo grande villain dei fumetti nel film con
Simu Liu.
I piani originali per il Mandarino
L’interpretazione Leung ha fatto
valere l’attesa, ma sappiamo che il vero Mandarino poteva comparire
già molto prima nel Marvel Cinematic Universe. Come parte di
The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel
Cinematic Universe, il produttore Jeremy
Latcham ha rivelato il ruolo originale cancellato del
Mandarino nel MCU. Il personaggio cinematografico è stato concepito
per essere il principale cattivo di Iron Man e un rivale di Tony
Stark. Mandarino aveva un edificio proprio accanto a quello delle
Stark Industries e voleva ottenere le invenzioni di Stark per sé.
La storia “pazza terribile” e “deludente” di Latchman vedeva il
Mandarino praticare un foro sotto l’edificio delle Stark Industries
che gli avrebbe permesso di rubare la tecnologia di Tony.
L’incapacità iniziale della Marvel
di dare spazio e dignità a questo personaggio al cinema ha poi
funzionato per il meglio. Se si fosse seguito lo spunto di
Latchman, la storia del Mandarino sarebbe stata completamente
diversa da quella mostrata in Shang-Chi, poiché probabilmente non
sarebbe stato il padre di Shang-Chi né un
conquistatore di secoli.
Salerno. Sarà Niccolò
Ammaniti il primo ospite della 26esima edizione di Linea
d’Ombra. Con Boris Sollazzo, direttore artistico con Peppe
D’Antonio del festival, lo scrittore e regista romano, ripercorrerà
la parabola ascendente della sua carriera raccontandosi in prima
persona. L’incontro, in programma alle ore 20 alla Sala Pasolini,
potrà essere seguito anche in diretta streaming a
questo link.
L’arrivo dei giurati che seguiranno
in presenza il festival è attesto per le ore 16. La prima sezione,
CortoEuropa, accenderà il grande schermo della
Sala Pasolini alle ore 18; alle 18.30 negli spazi della Sala Menna
ci saranno le prime proiezioni di VedoAnimato;
alle 19 al Piccolo Teatro di Portacatena ci saranno i documentari
in concorso per LineaDoc mentre alle 20 nella sala
Menna si ritornerà al futuro con la proiezione di Blade
Runner di Ridley Scott (Usa, Hong Kong / 1982 / 124’), il
film sarà introdotto da Michelle Grillo,
dottoranda, specializzata in Social Media. Il progetto realizzato
in collaborazione con il DISPS UNISA. Alle 21 il Piccolo Teatro di
Porta Catena ospiterà la sezione CortoEuropa con
film che arrivano dall’Inghilterra, dalla Germania, dall’Ungheria,
dalla Francia e dalla Finlandia. A chiudere la prima giornata di
proiezioni alle 21.30 nella Sala Pasolini per la sezione Passaggi
d’Europa sarà “The Grand Bolero”. Sarà presente l’attrice
Ludovica Mancini. Interverranno da remoto il
regista Gabriele Fabbro e l’attrice Lidia
Vitale.
Sono più di 100 i film in concorso
per questa edizione 2021 di Linea d’Ombra Festival, selezionati tra
i circa 1500 iscritti giunti da 77 paesi. Tra i film in
concorso, 34 sono diretti da registe donne. Il festival è dedicato
a Patrick Zaki.
LINEA D’OMBRA 2021, IL
FESTIVAL È ANCHE ON LINE. Quest’anno sarà possibile
seguire il festival sia in presenza che online, attraverso la
piattaforma streaming www.netfest.org/ldo che consentirà
di visionare i film delle sezioni CortoEuropa, VedoAnimato e
VedoVerticale, disponibili gratuitamente per 48 ore a partire
dall’orario indicato in programma, nel limite dei posti virtuali
disponibili. I film delle sezioni Passaggi d’Europa e LineaDoc
saranno disponibili gratuitamente ed in modalità streaming, nel
limite dei posti disponibili. Ciascun titolo sarà trasmesso solo
all’orario indicato in programma. Tutte le opere sono
presentate in versione originale con sottotitoli in
italiano. Gli incontri con gli autori delle opere in
concorso e con gli ospiti saranno trasmessi in streaming sulla
piattaforma web e sulla pagina Fb ufficiale del festival.
Registrandosi alla piattaforma si potrà entrare a far parte della
Giuria Open del festival.
Linea d’Ombra Festival XXVI edizione
è un’iniziativa promossa dall’Associazione
SalernoInFestival e realizzata con il contributo e il
patrocinio della Direzione generale Cinema e audiovisivo –
Ministero della Cultura, della Regione
Campania con la Film Commission Regione
Campania, del Comune di Salerno. Main
Sponsor: Fondazione Cassa Rurale Battipaglia – Banca
Campania Centro, Nexsoft S.p.A. Altro
ente sostenitore: Fondazione Cassa di Risparmio
Salernitana. Altri sponsor: Allianz Salerno Mare –
Mario Parrilli srl, Rotary Salerno Rotary Salerno
1949 a.f.
Cosa succederebbe se ci si trovasse
a dover dire di sì ad offerta, richiesta e situazione più varia? È
ciò che accade in Yes
Man, commedia del 2008 diretta da Peyton
Reed, oggi noto per essere il regista di Ant-Man.
Interpretato dall’iconico Jim
Carrey, il film in questione si concentra sulla vita
di un uomo particolarmente scontento e scontroso che si ritrova a
dover dire di sì ad ogni situazione che gli si presenta, generando
eventi sempre più imprevedibili, sia nel bene che nel male. Con
questo lungometraggio, inoltre, Carrey si è riconfermato uno dei
maestri della comicità americana, capace di divertire spettatori di
ogni età.
La storia qui narrata è liberamente
ispirata all’omonimo romanzo pubblicato dal comico Danny
Wallace nel 2006. Questi aveva infatti deciso di assumere
come sfida personale quella di dire più sì nel corso della sua
quotidianità. Egli ha così dato vita ad un esperimento lungo un
anno, durante il quale ha pronunciato la magica affermazione ogni
volta che gli si presentava l’occasione. Il risultato di ciò è poi
confluito nel succitato romanzo, divenuto in breve un vero e
proprio successo editoriale. Non passò infatti molto prima che gli
studios cinematografici si interessassero alla cosa, ritrovando in
tale vicenda il potenziale per una grande commedia.
Arrivato infine in sala, il film si
è affermato a sua volta per gli ottimi risultati ottenuti. A fronte
di un budget di circa 70 milioni di dollari, Yes Men è
arrivato a guadagnarne ben 223 in tutto il mondo. Apprezzato dalla
critica e dal pubblico, il quale ha permesso al film di ottenere
anche diversi riconoscimenti durante la stagione dei premi, il film
è ancora oggi un brillante esempio di commedia ricca di buoni
valori e profonde riflessioni. Prima di lanciarsi in una visione di
tale titolo può però essere opportuno approfondire ulteriormente
alcune curiosità relative alla trama e al cast. Proseguendo qui
nella lettura sarà possibile scoprire tutto ciò e molto altro.
Yes Men: la trama del film
Protagonista del film è l’agente di
prestito bancario Carl Allen, il quale è da poco
stato lasciato da sua moglie. Tale vicenda lo ha portato ad avere
una visione sempre più negativa della vita, non trovando più in
questa nuovi stimoli per andare avanti. Carl, inoltre, è arrivato
al punto di rifuggire intenzionalmente tutti i tentativi che i suoi
amici Pete e Rooney fanno per
cercare di tirarlo in mezzo a situazioni strampalate. La spenta
routine dell’uomo cambia però improvvisamente nel momento in cui il
suo collega Nick Lane gli suggerisce di andare a
seguire un seminario sull’autostima, dove si incoraggia a dire “sì”
ad ogni cosa.
Inizialmente scettico, Carl decide
tuttavia di seguire quanto appreso durante l’incontro, con
inaspettate conseguenze. Ben presto, infatti, egli riscopre le
gioie della vita, spendendo più tempo insieme ai suoi amici,
praticando nuove attività e conoscendo nuove persone. Tra queste vi
è Allison, una giovane cantante con la passione
per la fotografia in movimento. Incantato dalla personalità
bizzarra della ragazza, Carl inizia a sviluppare un certo
sentimento nei suoi confronti, ma non sa se a spingerlo verso di
lei sia un reale desiderio o il dover dire di sì a tutto. I guai
non tarderanno così ad arrivare, e Carl si troverà a comprendere
che non si può sempre di sì.
Yes Man: il cast del film
Grande protagonista del film è
l’attore Jim Carrey, tornato a recitare in una
commedia dopo il thriller Number 23. Nell’imbattersi nella
sceneggiatura di Yes Man, egli si dichiarò da subito
particolarmente interessato al progetto, convinto del suo
potenziale comico. Carrey spese così diverso tempo insieme al
regista per costruire il giusto tono, che includesse sia il
divertimento ma anche momenti più seri e riflessivi. Totalmente
devoto al ruolo, l’attore decise a sua volta di dire sì a tutto
durante la realizzazione del film, prendendo realmente lezioni di
chitarra e di coreano. Egli decise inoltre di interpretare
personalmente alcune scene particolarmente complesse, come quella
del bungee jumping. Nella scena in cui in un bar si scontra con una
cameriera, invece, Carrey cadde male a terra, finendo con il
rompersi tre costole.
Accanto a lui nel film si ritrova
poi l’attrice Zooey
Deschanel nei panni di Allison. A sua volta nota per
diverse commedie romantiche come anche per la serie New
Girl, l’attrice si trovò qui a dover prendere parte ad una
sequenza in moto. La sua controfigura era infatti impossibilitata a
partecipare, e l’attrice dovette salire realmente sul mezzo. Sono
poi presenti gli attori Bradley
Cooper e Danny Masterson
interpretano rispettivamente Peter e Rooney, i due migliori amici
di Carl. Il celebre Terence Stamp è invece
Terrence Bundley, l’uomo che introdurrà Carl al concetto dello “yes
man”. John Michael Higgins è invece Nick, il
collega del protagonista che gli suggerirà di seguire tale
seminario. Infine, il noto caratterista Rhys Darby
è presente nei panni di Norman, strampalato capo di Carl.
Yes Man: il significato del film,
le sue frasi, il trailer e dove vederlo in streaming e in TV
Oltre ad essere una brillante
commedia, Yes Men spinge attraverso il suo protagonista e
quanto gli capita a riflettere su sé stessi e il modo in cui si
conduce la propria vita. Carl, che all’inizio della storia è un
uomo chiuso in sé stesso, si preclude ogni possibile novità che la
vita potrebbe ancora riservargli. Ci vorrà una terapia d’urto per
poterlo far uscire dalla sua condizione e permettergli di
comprendere che non è mai troppo tardi per concedersi qualcosa di
nuovo e inaspettato. Naturalmente il film non manca di mostrare
come un’eccessiva tendenza all’apertura verso il mondo circostante
può allo stesso modo comportare seri rischi e pericoli. Occorre
dunque trovare il giusto equilibrio, variabile da persona a
persona, per potersi godere con positività tutto ciò che la vita
offre.
È possibile vedere o rivedere tale
film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Yes
Man è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV,
Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno venerdì 22
ottobre alle ore 21:00 sul canale
20 Mediaset.
Un film come Yes Man,
infine, possiede della frasi davvero indimenticabili che aiutano a
riflettere sul senso della vita. Tra una risata e un’emozione, è
infatti possibile fermarsi a riflettere su quanto raccontato e
chiedersi quanto di ciò che si è visto e sentito si rispecchia
nella propria vita. Ecco, dunque, qualche esempio:
Io voglio che voi invitiate il “sì” nella vostra vita,
perché il “sì”, a sua volta, vi risponderà sì! Quando voi dire sì,
entrate nella sfera del possibile! (Terrence
Bundley)
Il “sì” porta sempre a qualcosa di buono!
(Carl Allen)
Senti ma chi se ne frega, il mondo è un parco giochi. Uno
lo sa da ragazzino, ma poi strada facendo tutti se lo
scordano. (Allison Renee)
Tu dici no alla vita, quindi non stai vivendo.
(Terrence Bundley)
Il direttore artistico della
Festa del Cinema di Roma, Antonio
Monda, nel presentarlo lo ha definito “un maestro del
cinema contemporaneo” e il regista messicano Alfonso
Cuarón – autore di capolavori come Gravity e
Roma -ha ricambiato con un sentito
omaggio al nostro cinema, sia classico, che contemporaneo, con
qualche sorpresa. Il format degli incontri è ormai è collaudato.
L’ospite è chiamato a scegliere una serie di film che ritiene
significativi e a commentarne brevi sequenze. In questo caso, i
film scelti sono tutti italiani perché, dice
Monda: “Alfonso ama il nostro cinema. […] Gli
avevo chiesto di selezionare cinque film. […] Alla fine sono
diventati dodici” dedicati sia al cinema contemporaneo che al
cinema classico italiano. Cuarón conferma: “Il
cinema italiano è fertile, vastissimo, diversissimo. ,[…] Fuori
dall’Italia tanti registi sono quasi dimenticati. A Londra, dove
vivo, si ha accesso solo ai grandi maestri:
Fellini, Antonioni,
Pasolini, Visconti”. Il
regista aggiunge: “Da che ho memoria, ho sempre amato il
cinema”. E rivela il suo primo incontro col grande schermo:
“E’ stato il film Disney La spada nella
roccia. […] Mi piacciono ancora i fim
Disney, ma ora c’è una nuova sensibilità e il
nuovo mondo Pixar ha rinnovato il modo di fare
animazione, perciò è diffcile”.
Segue una carrellata che parte dal
ricordo del primo incontro col cinema italiano,
con Ladri di biciclette : “Avevo otto
anni, una sera ero con mio cugino, i genitori erano fuori e in tv
guardavamo i programmi per adulti. Annunciarono Ladri di
biciclette e pensai fosse un film d’azione. Ma quando l’ho
visto, è stata una esperienza diversa. […] È stato il punto di
partenza verso la curiosità per un altro tipo di cinema rispetto a
quello d’avventura a cui ero abituato”.
Poi vengono proposte le clip scelte
e commentate da Alfonso Cuarón. Si parte con
Padre padrone dei fratelli
Taviani:e per Cuaron non poteva essere altrimenti.
Il regista spiega perché: “Questo nella mia vita è un film
fondamentale. Lo vidi in Messico quando uscì. Conoscevo già tanto
cinema italiano. Ma Padre padrone ha una qualità
specifica e con questa scelta voglio onorare i fratelli
Taviani” Segue un lungo applauso a
Paolo Taviani, presente in sala, che
Cuarón definisce “il maestrissimo”. Poi
il regista messicano prosegue: “C’è una tradizione enorme al
cinema che per me è un mistero. Non ho capito il processo di
creazione di questo tipo di film. […] Nei film dei fratelli Taviani
c’è un’umanità profonda, ma anche un apporccio mitico, e anche una
disciplina marxista, ma senza retorica”.
La seconda clip è tratta da
I Nuovi Mostri, con il grande
Alberto Sordi. “Questa scelta è una scusa per
parlare dei grandi registi italiani di commedia:
Monicelli, Risi,Scola, Lattuada in un certo qual
modo. In quel periodo c’erano tanti film a episodi. La specificità
della commedia all’italiana è che parla di tante cose. C’è la gioia
della commedia, ma anche un’osservazione sociale, con
Monicelli, c’è la malinconia della vita, una
critica al carattere italiano, fortissima. […] Inoltre, il cast
di comici qui è impressionante. Questi cast sono unici al
mondo. […] Poi, questo tipo di commedia è diventata una
celebrazione di questi personaggi, piuttosto che una critica”.
Qui arriva la rivelazione che non ti aspetti: “Oggi, ad
esempio, un regista di commedia che mi piace è Checco Zalone, è un maestro, peccato non sia
qui!”
E’ poi la volta di un altro grande
regista italiano, purtroppo spesso dimenticato, afferma Cuarón. Si
tratta di Marco Ferreri con il suo
Dillinger è morto, del 1969. Cuaron lo
definisce “Uno dei registi più sovversivi del cinema.
Sovversivo come Godard, ma con l’assurdo di
Bunuel, con una diagnosi così precisa della
società, del maschio. La sua osservazione è assolutamente attuale.
Ha lavorato in Italia, Spagna, Francia. Però c’è gente che non
conosce Ferreri. Le sue due prime commedie erano
accademiche. Con questo film, invece, ha deciso di essere un
amateur, e si è permesso tutto. Da lì in poi ha sempre continuato
in questo percorso. In Ciao maschio […] come
in molti altri film di Ferreri, è tutto un casino. Però è
divertente”. E alla domanda se oggi un cinema commerciale, ma
sovversivo allo stesso tempo, sia possibile risponde così:
“Credo che oggi tutto sia possibile, anche un cinema così. È
una questione di chi lo fa. Quando ti imbatti in un lavoro di
Ferreri è impossibile non guardarlo. È come un
incidente nel traffico, non riesci a girarti dall’altra parte, è
provocatorio”.
Si passa poi a
Salvatore Giuliano di Francesco
Rosi. Antonio Monda ricorda come Martin Scorsese tre anni fa scelse la stessa
scena del film selezionata oggi da Cuarón,
emblematica del dolore della madre di Giuliano di fronte al
cadavere del figlio, e Cuaron sottolinea: “E’ l’unico momento
in cui si vede in faccia il protagonista. Per il resto, il film è
una mitologia di Salvatore Giuliano e dell’impatto di una vita. Non
è solo sua madre, ma La madre. Rappresenta tutte le madri del mondo
che piangono. E’ la Pietà”. Coglie poi l’occasione per parlare
di quelli che definisce “gli eroi del cinema italiano. Quelli
che lavorano al di là della telecamera. Qui, ad esempio, il
direttore della fotografia era Gianni Di Venanzo,
ma ce ne sono tanti, è una lista vastissima. […] E’ una costante
nel cinema italiano”. E ricorda lo sceneggiatore
Tonino Guerra, il montatore Ruggero
Mastroianni, definendoli “grandi artisti del
cinema”.
L’uomo
meccanico di André Deed, del 1921, a
Cuarón interessa perchè gli permette di parlare
del cinema muto italiano e in particolare di quello
futurista, anche se, dice, “questo non ne è proprio un
esempio preciso, ma ha quel sapore. Il regista è francese, ma
lavorava in Italia. E’ interessante perchè è il primo esempio del
robot nel cinema. […] è un precursore, un robot che diventa un
pericolo per la gente. È Terminator 70 anni prima […] Inoltre, è un
film divertente, d’azione.” Quando gli si chiede come si ponga
di fronte agli artisti e ai cineasti che, come i Futuristi, vicini
alle idee del Fascismo che si sarebbe di lì a poco affermato, hanno
idee anche molto lontane dalle sue, così risponde: “Anche se le
idee di tanti artisti sono opposte alle mie, non per questo non
posso ammirare il loro lavoro. È diverso quando l’arte è un elmento
propagandistico, allora non è più arte, è propaganda. L’artista
deve essere un riflesso delle sue convinzioni”.
Della produzione di un regista come
Monicelli, maestro della commedia all’italiana,
Cuarón sceglie invece un film drammatico, forse il
meno noto del regista, che non ebbe grande fortuna al botteghino:
I compagni, del 1963. “È uno dei film
più belli di Monicelli. C’è la malinconia verso la
vita, […] poi c’è il passaggio del tempo che pure è importante in
Monicelli. E’ un film politico intelligente e non propagandistico,
perchè il centro del film è l’umnità, non il discorso ideologico,
ma quello umanitario”. La scelta diventa l’occasione
per parlare di Marcello Mastroianni, protagonista insieme
a Renato Salvatori. “Il bello di
Mastroianni come attore è che sembra che tutto sia
facile per lui. È uno di quegli attori che senti amico, lo conosci
subito. Ecco perchè può rischiare di fare anche personaggi un po’
ambigui, perchè lo spettatore non lo giudica mai”. “E’uno
dei miei attori preferiti di tutta la storia del cinema. In
spagnolo si dice “delicioso” […]Per
Mastroianni era importante il processo del fare il
cinema. Non guardava al film. […] L’importante era la gioia di
lavorare nel cinema. Questo mi dicono di lui. Ecco perchè tutto in
lui è pieno di vita, ogni suo personaggio”.
Si passa poi a
C’eravamo tanto amati , capolavoro
di Ettore Scola,
regista, ma anche grande sceneggiatore.
“Scolaè un cineasta che amo, con una
carriera molto varia. Il suo primo film è più vicino alla commedia.
Mentre qui ha cominciato a combinare melodramma e commedia. Questo
è un film in cui il passaggio del tempo è importante. È il più
bello su questo tema. […] E’ un film sulla disillusione e la caduta
degli ideali”. Sul passaggio del tempo,
Cuarón cita anche è La meglio
Gioventù di Marco Tullio Giordana :
“Un altro film che mi piace molto”.
Parlare di Scola
non può che essere l’occasione per parlare di sceneggiatura
in Italia e delle sue specificità rispetto ad esempio alla
sceneggiatura americana: “Quello italiano è un
melodramma più realista rispetto a quello americano, un melodramma
il cui cemento è la relatà, il contesto sociale. Credo anche che
quella di Scola fosse un’epoca troppo
ideologizzata. È chiaro che quasi tutti i registi dell’epoca si
sono schierati da una parte in questo dialogo ideologico. Ma non
per questo hanno fatto film ideologici. […] Il centro della
sceneggiatura italiana è l’umanità. Anche la ricerca formale di
Scola è interessante. La transizione al colore ne
fa parte. Poi ha fatto film quasi musicali, più
stilizzati”.
Il regista messicano non poteva poi
non scegliere La dolce vita di
Federico Fellini, a seguito del quale, per
omaggiare Cuarón, è stata montata una clip dal suo
film Roma. É l’occasione per rivelare:
“Ho utilizzato in tutta la sequenza della spiaggia in
Roma, il vento di Fellini. Il
vento che c’è in Amarcord, La dolce
vita, La nave va, è quello che c’è in
questa sequenza di Roma. Per me e per tutti i
registi che veramente sono tali Fellini è fondante
del cinema moderno. […] E’ un maestro di forma, di tecnica, con una
preoccupazione particolare rivolta alla donna, quasi un
ossessione”.
Si passa poi a cineasti
contemporanei, il primo dei quali è Michelangelo
Frammartino con Le quattro
volte. A chi chiede che idea di narrazione ci sia in
un film come questo, Cuaron risponde con una provocazione: “La
narrativa è il veleno del cinema. Il cinema può esistere senza
musica, senza attori, senza colore, suono, storia, ma non senza la
macchina da presa e il tempo. Frammartino è un
maestro dell’osservazione del tempo e del flusso dell’esistenza in
questo tempo. Questo mi sembra uno dei film più importanti del
secolo. È un film misterioso per me, come Padre
padrone. Non capisco come si possa fare un film di questo
tipo. Qual è l’approccio creativo, come lo ha costruito. La
narrativa si può trovare dappertutto, […] ma non è questo
l’importante. A volte la storia è come il filo per stendere i
panni: il filo li sostiene, ma l’importante sono i panni, il
personaggio, il tempo, un tema”.
Cuarón sceglie
anche Emanuele Crialese, presente in salsa, con
Respiro:“Emanuele è grande. Ha preso
la lezione del cinema itlaiano degli anni ’40, ’50 e ’60 e poi ha
fatto qualcosa di suo. Se guardi la prima parte della scena,
potrebbe sembrare il primo Visconti, o
Rossellini. […] Poi diventa un’esplosione di
Crialese puro. È un cinema più moderno, astratto,
ma funziona perchè è ancorato a una realtà, non solo di contesto,
ma emozionale. Ho una profonda ammirazione pr il suo
cinema”.
Anche Valeria Golino presente in sala, è apprezzata
da Cuarón, sia come attrice che come regista.
“Una delle registe moderne più importanti” la definisce il
cineasta messicano, che sceglie il suo
Miele: “Questo film è stato una
sorpresa per me. Ha una sicurezza come regista, si fida del
momento, della sua onestà. … Ciò che lo spettatore guarda sembra
quasi succedere realmente. […] Qui la tecnica c’è, ma non si
vede, non è ostruttiva. La tecnica è parte del linguaggio del
cinema, ma qui, pur essendo perfetta, sparisce. Il personaggio è in
primo piano. Il film è senza sentimentalismo, senza
retorica.”
Infine, ultima scelta del regista è
un’altra donna: Alice Rohrwacher con Lazzaro Felice, in cui
Cuaron riconosce l’impronta dei fratelli
Taviani. Ma la capacità di
Rohrwacher è stata quella di riuscire a
metabolizzare la lezione dei maestri e poi esprimersi con la
propria voce: “È quella che lo rende importante. […] Cerca la
bontà dell’umanità con una preoccupazione riguardo al dolore
sociale”
Così si conclude l’incontro con
Alfonso Cuarón, un regista che ha saputo mostrarsi
umile e riconoscente della lezione che egli stesso ha appreso da
tanto cinema italiano, all’interno del quale ha operato scelte
interessanti, spesso non consuete, per illuminare aspetti per lui
fondamentali, ricordando non solo grandi registi e attori, ma anche
coloro che lavorano dietro le quinte: dagli sceneggiatori, ai
montatori, ai direttori della fotografia, ai costumisti e
riconoscendo all’Italia la sua grande tradizione anche in questo
campo.
Il Disney+ Day sta
arrivando! La celebrazione globale del 12 novembre regalerà ai fan
nuovi contenuti di Disney, Pixar, Marvel, Star
Wars, National Geographic, e Star, insieme a una speciale
presentazione dedicata a Disney+ con anticipazioni
dei titoli in arrivo. Dopo il debutto del primo episodio
della diciottesima stagione di Grey’s Anatomy su Disney+, disponibile dal 27
ottobre, l’iconico medical drama continuerà anche a novembre con
un nuovo episodio ogni mercoledì. 20 anni di 24… il 2 novembre
saranno passati vent’anni da quando Jack Bauer ha fatto il suo
debutto sugli schermi, combattendo i nemici per l’Unità
antiterrorismo di Los Angeles. Festeggia l’anniversario
dell’iconica serie con tutte le stagioni ora in streaming su
Disney+
Vincitrice del Golden Globe Award nel 2007 per
la migliore serie drammatica e nominata per diversi Emmy®, tra cui
Miglior Serie Drama, Grey’s Anatomy è considerata una delle serie
televisive più popolari del nostro tempo. Il medical drama, giunto
alla sua diciottesima stagione, segue Meredith Grey e il team di
medici del Grey Sloan Memorial che si trovano ad affrontare
quotidianamente decisioni di vita o di morte. I protagonisti
cercano conforto l’uno nell’altro e, a volte, più di una semplice
amicizia. Insieme scoprono che nella medicina e nelle relazioni non
tutto può essere bianco o nero.
L’attore Alec Baldwin ha rilasciato le prime
parole dopo il tragico evento che l’ha visto protagonista sul set
di SUN. Come molti di voi sapranno
l’attore durante le riprese ha sparato dei colpi sul set
uccidendo Halyna Hutchins e ferendo il regista del film. Il regista
Joel Souza è fuori pericolo e ha lasciato già
l’ospedale. Ecco quello che ha detto attraverso un post pubblicato
su Twitter:
Non ci sono parole per
trasmettere il mio shock e la mia tristezza riguardo al tragico
incidente che ha tolto la vita ad Halyna Hutchins, una moglie, una
madre e una nostra collega ammiratissima. Sto cooperando pienamente
con le indagini della polizia per scoprire come sia potuta avvenire
questa tragedia. Sono anche in contatto con suo marito, offrendo il
mio sostegno a lui e alla sua famiglia. Il mio cuore è spezzato per
suo marito, per loro figlio e per tutti quelli che conoscevano e
amavano Halyna.
L’incidente
L’incidente è avvenuto sul set di
Rust, un film indipendente che l’attore stava girando al Bonanza
Creek Ranch, un popolare luogo di produzione a sud di Santa Fe.
Hutchins, 42 anni, è stata trasportata in elicottero all’ospedale
dell’Università del New Mexico ad Albuquerque, dove è morta. Souza,
48 anni, è stato portato in ambulanza al Christus St. Vincent
Regional Medical Center di Santa Fe, dove è in cura per le ferite
riportate, secondo l’ufficio dello sceriffo della contea di Santa
Fe.
La morte di Hutchins è stata
confermata dall’ufficio dello sceriffo e dall’International
Cinematographers Guild, Local 600. “Abbiamo ricevuto la notizia
devastante questa sera, che uno dei nostri membri, Halyna Hutchins,
il direttore della fotografia di una produzione chiamata Rust nel
New Mexico, è morto per le ferite riportate sul set”, hanno detto
John Lindley, il presidente della gilda, e Rebecca Rhine, il
direttore esecutivo, in una dichiarazione. “I dettagli non sono
chiari in questo momento, ma stiamo lavorando per saperne di più e
supportiamo un’indagine completa su questo tragico evento. Questa è
una perdita terribile e piangiamo la scomparsa di un membro della
famiglia della nostra Gilda”.
Per decenni, la storia d’amore tra
Bruce Wayne e Selina Kyle ha intrattenuto i fan della
DC. I due si sono separati e riuniti numerose
volte, dato che le rispettive nature opposte ne hanno costantemente
ostacolato la loro felicità, perciò i fan continuano a chiedersi se
alla coppia spetterà mai un fatidico happy ending.
Nel corso degli anni, Selina è
stato ciò di più vicino al “vero amore” che Bruce abbia mai
conosciuto. Tuttavia, la loro storia d’amore è stata piena di
bugie, promesse non mantenute e sentimenti non espressi. Il
pubblico mainstream sa molto della relazione appassionata, ma
destinata a fallire di questi due; tuttavia, molti dettagli sono
noti solo ai fan di lunga data dei fumetti.
1Dal primo all’ultimo bacio
Batman Annual #2 di King
mostra ai lettori un futuro in cui Bruce e Selina si sposano, hanno
una figlia, Helena, e si accasano. La storia li presenta come
un’anziana coppia quando lui riceve una diagnosi fatale. Il numero
descrive i loro ultimi giorni insieme ed esplora il dolore e la
rassegnazione di Selina nel perderlo.
In
un meta-riferimento alla reputazione mainstream di Batman, il Bruce
di questa storia menziona che probabilmente esiste una linea
temporale in cui non ha mai sposato Selina ed è rimasto solo e
isolato, ossessionato dalla sua missione. Alla fine del numero,
Batman muore, circondato da Selina e dagli altri membri della
Bat-Famiglia. Lei lo saluta dicendogli:
“Buonanotte, Bat. Ti amo“, poi trova un
biglietto all’interno della Batmobile che recita:
“Anch’io ti amo, Cat. Dal
primo all’ultimo bacio“. È un modo adorabile per
concludere la loro storia d’amore e uno dei pochi casi in cui la
loro storia ha un finale definitivo.
Anni da
cane è il primo film Amazon Original prodotto in
Italia. Diretto da Fabio Mollo, è stato presentato
quest’anno alla Festa del Cinema a Roma nella sezione Alice nella
Città, ed è il terzo lungometraggio per il regista. Gli altri due
erano stati Il sud è niente del 2013 e Il padre
d’Italia del 2017 di cui Mollo aveva anche curato la
sceneggiatura. Anni da cane, invece, parte da una scrittura
di Mary Stella Brugiati e Alessandro Bosi e si tratta di un cambio
di rotta, per alcuni versi, dello stile che il regista aveva
adottato in precedenza.
Anni da cane, la trama
La storia parla di Stella
(l’incredibile Aurora Giovinazzo di
Freaks Out di Gabriele
Mainetti) che sta per compiere sedici anni, ma che in
realtà è fermamente convinta siano centododici, e che quindi ogni
suo anno sia da moltiplicare per sette, come si fa con i cani.
Anni da
cane si apre con questa spiegazione fatta in voice
over, con un’inquadratura capovolta che fa quasi pensare che Stella
sia appartenente ad un altro modo e che abbia dei poteri speciali.
Come in Freaks Out, dopotutto. E invece no.
Di qui a poco si parte con un teen movie con tutti i crismi e full
optional.
Stella, stante l’idea che
stia per morire, stila una lunga lista di cose da fare prima che
ciò accada (perché, secondo lei, senz’altro accadrà) e lo presenta
alla sua fedele – e a lei totalmente dedita – amica Nina
(Isabella Mottinelli). Si recando dunque ad una
festa in maschera, con costumi ovviamente ridicoli ma perfettamente
confezionati, al termine della quale Stella dovrà spuntare
dall’elenco la voce “dare il primo bacio”. Lì conoscerà altri due
elementi cardine della commedia adolescenziale: il migliore amico
gay che si unirà subito e incondizionatamente al duo di giovinette,
e l’inaspettato ragazzo carino ma che non se la tira: Giulio l’uno
(Luca Vannuccini) e Matte l’altro
(Federico Cesari).
Al tutto uniamo una mamma
dolce e disponibile, ma sola e disarmata (Sabrina
Impacciatore), e Achille Lauro che fa
un’ospitata nel ruolo di se stesso e canta in anteprima il suo
nuovo pezzo Io e te.
Uno stile consolidato ma scimiottato
Il film di Fabio
Mollo ha dalla sua che punta, lanciandosi di pancia, su
uno stile estetico e strutturale ormai consolidato, se non fosse
che lo scimmiotta. L’abbigliamento anni ’80 è ormai rientrato in
campo da più di cinque anni che, in termini di mercato, è un tempo
lunghissimo. Ciò non significa che abbia esaurito il suo potere
attrattivo, tutt’altro, ma certamente non può essere la leva
squillante su cui basare dei modelli liceali. Tanto più che lo
scheletro dei personaggi e dei loro profili è a sua volta scarno e
totalmente aderente a quanto visto per anni tra i corridoi di
centinaia di high schools foderate dagli iconici armadietti di
metallo. E chiaramente il problema non è certo attingere dal
passato o dall’attualità, bensì non elaborarli oppure perdersi per
strada nel tentativo di provarci.
Aurora Giovinazzo su tutti
Infatti potrebbe essere
tutto riassunto con un maldestro effetto della scrittura di una
storia che non è stata adeguatamente sistemata in corso di
esecuzione visiva per cercarne un’armonia e profondità narrative.
Gli attori sono bravi, non fosse altro per la recente prova di
alcuni di loro, su tutti, appunto, Aurora
Giovinazzo. Ed è sorprendente osservare quanto poco
richieda per un interprete sembrare scadente quando è impreciso
quello che gli viene richiesto.
Ad ogni modo le
intenzioni sono state davvero le migliori: il soggetto e la trama
in sé sono efficaci, così come le tematiche accennate, e lo
sviluppo avrebbe potuto generare un gran bel prodotto, anche alla
luce di tutti i vantaggi estetici – i ragazzi funzionano veramente
tutti. Ma così non è andata, e se ne prende tristemente atto.
Anni da
cane è su Amazon Prime dal 22 ottobre.
Il produttore di Eternals,
Nate Moore, ha parlato del motivo per cui il film
è più assimilabile a una storia di fantascienza che a un film di
supereroi.
Screen Rant ha visitato il set nel gennaio del 2020 nel suo
ultimo giorno di riprese. Lì, la rivista on-line è stato in grado
di intervistare alcuni membri del cast e della troupe, e Moore è
stato tra questi.
Il produttore ha spiegato che il
film si cimenta nel racconto dell’eternità, dell’immortalità, che è
un aspetto interessante ma che viene raccontato meglio con il
linguaggio dello sci-fi piuttosto che con quello dei cinecomic veri
e propri. Questo non toglie che il film sia d’azione, sia
divertente e coinvolgente e che sia in grado di appassionare i fan,
ma per la produzione era un buon modo di ragionare sul
post-Avengers.
Eternals,
il film
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel StudiosEternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
La Universal ha diffuso il primo
trailer ufficiale del prossimo thriller action/heist di
Michael Bay Ambulance, che sembra essere uno dei
film più esplosivi del 2022.
Il film è interpretato dal
candidato all’Oscar Jake Gyllenhaal (Spider-Man:
Far From Home; Zodiac), il vincitore del Primetime Emmy
Yahya Abdul-Mateen II (The Matrix:
Resurrections; Watchmen) e Eiza
González (Baby
Driver; Bloodshot) nel ruoli principali. Gyllenhaal e
Abdul-Mateen II interpretano fratelli adottivi che stanno tentando
la più grande rapina nella storia di Los Angeles, mentre Gonzalez
interpreta un EMT che i due prendono in ostaggio.
Il trailer arriva poche settimane
dopo il suo debutto iniziale al CinemaCon, dove è stato accolto
abbastanza favorevolmente, ed è lecito ritenere che il film
potrebbe finire per sorprendere al botteghino a metà febbraio,
anche se dovrà far fronte alla competizione con Uncharted.
Alec Baldwin ha sparato con una pistola
durante le riprese di una scena di un film in cui è protagonista,
causando la morte del direttore della fotografia Halyna
Hutchins e il ferimento del regista Joel Souza.
L’incidente è avvenuto sul set di
Rust, un film indipendente che l’attore stava girando al Bonanza
Creek Ranch, un popolare luogo di produzione a sud di Santa Fe.
Hutchins, 42 anni, è stata trasportata in elicottero all’ospedale
dell’Università del New Mexico ad Albuquerque, dove è morta. Souza,
48 anni, è stato portato in ambulanza al Christus St. Vincent
Regional Medical Center di Santa Fe, dove è in cura per le ferite
riportate, secondo l’ufficio dello sceriffo della contea di Santa
Fe.
L’ufficio dello sceriffo ha
dichiarato che Hutchins e Souza “sono stati uccisi quando un’arma
da fuoco è stata scaricata da Alec Baldwin, 68 anni, produttore e attore”.
Il Santa Fe New Mexican ha riferito che Baldwin è stato interrogato
dagli investigatori ed era in lacrime. Al momento, nessuno è stato
arrestato nell’incidente e nessuna accusa è stata depositata, ha
detto l’ufficio. Gli investigatori stavano interrogando i testimoni
e l’incidente rimane oggetto di un’indagine “aperta e attiva”,
secondo l’ufficio dello sceriffo.
La morte di Hutchins è stata
confermata dall’ufficio dello sceriffo e dall’International
Cinematographers Guild, Local 600. “Abbiamo ricevuto la notizia
devastante questa sera, che uno dei nostri membri, Halyna Hutchins,
il direttore della fotografia di una produzione chiamata Rust nel
New Mexico, è morto per le ferite riportate sul set”, hanno detto
John Lindley, il presidente della gilda, e Rebecca Rhine, il
direttore esecutivo, in una dichiarazione. “I dettagli non sono
chiari in questo momento, ma stiamo lavorando per saperne di più e
supportiamo un’indagine completa su questo tragico evento. Questa è
una perdita terribile e piangiamo la scomparsa di un membro della
famiglia della nostra Gilda”.
Rust Movie Productions LLC, la
produzione dietro il film, ha rilasciato una dichiarazione giovedì
sera, affermando che il cast e la troupe sono “devastati” e che la
società sta collaborando pienamente con le indagini.
“L’intero cast e la troupe sono
stati devastati dalla tragedia di oggi e inviamo le nostre più
sentite condoglianze alla famiglia di Halyna e ai suoi cari”, ha
detto la compagnia. “Abbiamo interrotto la produzione del film per
un periodo di tempo indeterminato e stiamo collaborando pienamente
con le indagini del dipartimento di polizia di Santa Fe. Forniremo
servizi di consulenza a tutti coloro che sono collegati al film
mentre lavoriamo per elaborare questo terribile evento”.
L’ufficio dello sceriffo ha ricevuto
una chiamata al 911 che segnalava l’incidente alle 13:50. ABC News
ha trasmesso l’audio dello scanner, in cui si sente qualcuno che
dice: “Abbiamo una persona a cui hanno sparato
accidentalmente”.
La società di produzione ha
rilasciato la sua dichiarazione iniziale giovedì pomeriggio,
dicendo: “C’è stato un incidente oggi sul set di Rust in New Mexico
che ha coinvolto la mancata accensione di una pistola di scena a
salve”. Tuttavia, l’ufficio dello sceriffo ha indicato che era
troppo presto per dire che tipo di problema fosse insorto.
L’ufficio, inoltre, non ha usato la parola “incidente”, lasciando
quella determinazione agli inquirenti.
“L’ufficio dello sceriffo si
riferisce a questo incidente come a un’indagine su una sparatoria”,
ha detto il portavoce dello sceriffo Juan Rios. “Quel dettaglio
sarà affrontato dagli investigatori mentre lavorano al loro caso.”
L’ufficio dello sceriffo ha affermato che la sparatoria è avvenuta
“durante le riprese di una scena”. “Secondo gli investigatori
sembra che la scena filmata abbia comportato l’uso di un’arma da
fuoco quando è stata scaricata”, ha detto l’ufficio. “Gli
investigatori stanno indagando su come e quale tipo di proiettile è
stato scaricato”.
Hutchins si è laureato all’American
Film Institute nel 2015 e ha lavorato a diversi cortometraggi prima
di girare Archenemy, un lungometraggio del 2020
con Joe Manganiello. È stata nominata “stella
nascente” da American Cinematographer nel 2019. “È una persona
meravigliosa, positiva e creativa che era così entusiasta di
sfondare e fare film”, ha detto Michael Pessah, un
direttore della fotografia amico di Hutchins. Lesli
Linka Glatter, presidente della Directors Guild of
America, ha espresso le sue condoglianze a nome della gilda.
“La DGA è incredibilmente
rattristata nell’apprendere della tragica scomparsa della
direttrice della fotografia Halyna Hutchins e delle gravi ferite
riportate dal regista della DGA Joel Souza in un incidente sul set
nel New Mexico oggi”, ha detto. “Attendiamo ulteriori
dettagli e un’indagine completa. I nostri cuori sono con la
famiglia di Halyna, Joel e tutti coloro che sono stati
colpiti”.
È opinione diffusa e condivisibile
che il miglior Batman che sia mai apparso al
cinema e in tv sia quello della serie animata anni ’90 creata da
Bruce Timm e Eric Radomski. Adesso le immagini di
quel Batman e di quella serie sono state utilizzate per rifare il
trailer di The Batman diffuso al DC FanDome.
“The Batman
esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti.
“Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman
dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e
risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai
criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery
sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti
e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono
tutti sospettati“.
Una clip di Eternals
diffusa nelle ultime ore rivela un riferimento chiarissimo a
Superman. Nella clip un bambino indica Ikaris (Richard
Madden) e gli dice: “Voli, spari laser dagli
occhi, sei Superman!” e Ikaris risponde semplicemente: “Io
non indosso un mantello”.
La scena ha fatto ovviamente nascere
delle domande sull’esistenza o meno di Superman e degli eroi DC
nell’universo Marvel. Ecco cosa ha risposto la
regista di Eternals,
Chloe Zaho, a domanda diretta:
In Marvel's ETERNALS, there are a few
references to DC Comics characters. In a new featurette, they
released a scene where a character mentions Superman.
Asked Chloé Zhao if that means DC characters exist in MCU.
Answer below. @ReelBlend
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Céline Sciamma
porta in concorso nella sezione Alice nella Città
della Festa del
Cinema di Roma il suo nuovo lavoro,
Petite Maman, di cui è regista e
sceneggiatrice. Dopo la complessità di Ritratto della giovane in fiamme, che
nel 2019 le ha dato il grande successo con il premio per la miglior
sceneggiatura a Cannes,
qui Sciamma si affida ad una bambina, come aveva fatto già con la
protagonista adolescente di Tomboy, per
ritrovare semplicità, spontaneità e leggerezza.
L’immaginazione di Nelly
tesse la trama di Petite Maman
Nelly, Joséphine
Sanz, ha otto anni ed ha appena perso la nonna. Va quindi
a stare per un periodo nella casa di famiglia – che è anche il
luogo in cui ha vissuto sua madre Marion, Nina
Meurisse, da piccola. Durante le sue passeggiate nel bosco
vicino casa, Nelly incontra una bambina della sua età,
Gabrielle Sanz, che le somiglia tantissimo e si
chiama proprio Marion. La piccola sta costruendo una capanna di
legno. Le due diventano amiche e compagne di giochi. Grazie a
questo incontro, Nelly riuscirà a dare risposte ad alcune domande
che si era sempre posta.
Un film semplice ma non
banale
Petite
Maman è un bell’esempio di quanto possa giovare la
semplicità. Ciò che allo spettatore appare semplice nel film di
Sciamma, non lo è. È anzi il risultato di
un’abilità non comune, quella di riuscire ad arrivare
all’essenziale, senza renderlo banale. La regista riesce poi a far
accettare di buon grado anche ad un pubblico adulto un volo di
fantasia, tipico dei bambini. Così trasporta lo spettatore nella
mente di Nelly, lo fa immergere nel suo mondo di bambina. Questi
aderisce alla convenzione stilistica, sta al gioco, si diverte e
riflette, condotto in modo arguto e leggero.
Suoni, rumori e gesti per
rappresentare in modo autentico i bambini
Stilisticamente, la regista sa porre
l’attenzione su quei particolari capaci di far avvicinare chi
guarda al modo di fare, di esplorare e di intendere l’ambiente
circostante che è proprio dei bambini. Ad esempio, in
Petite Maman sono importantissimi i suoni perché
rendono con immediatezza le emozioni e l’istintualità infantile: il
rumore che Nelly fa quando beve il latte e sgranocchia i cereali al
cioccolato esprime tutta la sua soddisfazione e il piacere che
prova mentre fa colazione. Il suono della spazzolino che passa sui
denti, la risata fragorosa che fa quando si diverte. Con questi
suoni chiari e forti la bambina dice che c’è e che vuole essere
vista e ascoltata. Anche i gesti sono importanti. Il gesto di
affetto con cui Nelly passa le patatine e il succo alla madre che
sta guidando, ad esempio. È proprio questo ciò che conta nel mondo
dei bambini: gesti e suoni, più che parole. Non era facile rendere
il punto di vista di Nelly con così tanta immediatezza ed
efficacia. Spesso questa è una nota dolente di molti film, che
mostrano i bambini come una sorta di adulti in miniatura,
attribuendo loro atteggiamenti, parole, azioni non consone alla
loro età. Céline Sciamma fa l’opposto e conferma
la sua acuta sensibilità nell’accostarsi ai più piccoli.
Il rapporto genitori-figli
in Petite Maman nella visione di Sciamma
Lo stratagemma di finzione, che
rimescola il tempo e fa incontrare le due bambine, poi, è
funzionale ad affrontare il tema scelto dalla regista, ovvero il
rapporto genitori-figli. Il film mostra chiaramente come spesso gli
adulti, sebbene siano amorevoli e attenti, non comprendano
fino in fondo le esigenze dei più piccoli. C’è infatti troppa
distanza, sia anagrafica che di ruoli, tra le parti.
Petite Maman cerca di liberarsene
attraverso un’espediente narrativo efficace, che è anche un invito
agli adulti a tener presente il sé stesso bambino, la loro
infanzia, per potersi meglio rapportare ai più piccoli, ai figli.
Il gioco proposto da Sciamma è lo strumento che finalmente soddisfa
la curiosità di Nelly, la voglia di sapere com’erano i genitori
alla sua età, assieme al desiderio di tenere viva la memoria della
nonna e sapere di più anche su di lei.
Petite
Maman è un film che coinvolge grandi e piccoli perchè
anche gli adulti vi si possono riconoscere. Ciascuno può ritrovarsi
a pensare a come sarebbe stato se avesse avuto l’opportunità di
fare la stessa esperienza di Nelly. Nel film, si rivela
un’esperienza capace di avvicinare molto madre e figlia. Nella vita
reale purtroppo non è possibile fare lo stesso incontro di Nelly,
ma si può cercare di guardare il mondo con gli occhi dei bambini
per capirli di più.
Sciamma trova un ottimo equilibrio
tra leggerezza e riflessione per un film “piccolo” nella durata, 72
minuti, ma grande nella resa, semplice e autentico. Si esce allegri
dalla sala, con la sensazione di aver fatto un gioco di quelli che
aiutano a crescere e pensando che il film non avrebbe potuto essere
che così.
Disney+ ha annunciato che in
Italia The Night House – La Casa Oscura di David
Bruckner debutterà in esclusiva sulla piattaforma streaming il 27
ottobre 2021, all’interno di Star.
Lucca Comics & Games 2021, la 55^
edizione del festival internazionale del fumetto, del cinema
d’animazione, dell’illustrazione e del gioco che si svolgerà dal 29
ottobre al 1° novembre, ospiterà la proiezione
speciale del film.
La trama
Sconvolta dalla morte inaspettata
di suo marito, Beth (Rebecca
Hall) è rimasta sola nella casa sul lago che lui le ha
costruito. Cerca di fare del suo meglio per tenere tutto sotto
controllo, ma poi arrivano gli incubi. Visioni inquietanti di una
presenza nella casa che la chiama con un fascino spettrale. Contro
il parere dei suoi amici, inizia a scavare tra le cose di suo
marito, alla ricerca di risposte. Quello che trova sono segreti
strani e inquietanti, un mistero che è determinata a svelare.
The Night House – La Casa Oscura è
interpretato da Rebecca Hall (Holmes
& Watson – 2 de menti al servizio della regina,
Christine), Sarah Goldberg
(Barry, Elementary), Vondie Curtis Hall (58
minuti per morire – Die Harder,La baia di Eva), Evan
Jonigkeit (Togetherish, Sweetbitter) e Stacy
Martin (Vox Lux, Nymphomaniac).
Un sistema di parental control ancora più efficace assicura che
Disney+ rimanga un’esperienza di
visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre al “Profilo
Bambini” già presente sulla piattaforma, gli abbonati possono
impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un pubblico più
adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per garantire
massima tranquillità ai genitori.
Dopo lo sbalorditivo twist finale
di Avengers: Infinity War, il suo immediato
sequel Avengers: Endgame è diventato uno dei
blockbuster più attesi di tutti i tempi. Non solo Endgame era il
seguito del finale bomba di Infinity War, ma il culmine dell’intero
MCU
fino a quel punto. I fan hanno trascorso un anno in attesa
dell’ultima prova degli Avengers contro Thanos, ma
l’inizio di Endgame è andato oltre le tradizionali sequenze
d’azione, tingendosi di scuro.
Dopo un sorprendente salto
temporale di cinque anni, l’inizio di Endgame sembra presentarsi
più come un dramma sulle conseguenze del trauma collettivo finale
di Infinity War che come un cinecomic. Nonostante
l’atto d’apertura privo di sequenze d’azione convenzionali, Endgame
ha comunque fornito la carica di azione supereroistica che i fan
della Marvel aspettavano
ardentemente.
1Cap, Thor e Iron Man affrontano
Thanos
Prima che arrivino gli altri Vendicatori, Cap,
Thor e Iron Man affrontano Thanos da soli tra le macerie del loro
quartier generale. Thor dice senza mezzi termini: “Questa volta
uccidiamolo come si deve”. Questo combattimento è molto più teso e
concentrato rispetto alla grande battaglia in cui si uniscono le
armate di Thanos e centinaia di eroi di tutto
l’universo.
La
scena di Steve Rogers che solleva il martello di Thor è diventata
iconica e considerata estremamente soddisfacente da tutti i fan.
Sebbene i tre Vendicatori centrali operino a pieno regime, Thanos
vince senza sforzo la battaglia.
Il debutto di Will
Poulter come Adam Warlock è uno degli
aspetti più attesi di Guardiani
della Galassia Vol. 3, ma dato che la produzione del
film si è appena avviata, non è ancora chiaro quale ruolo spetterà
al guerriero spaziale nel sequel del Marvel Cinematic
Universe.
Anche se il personaggio è stato
brevemente menzionato alla conclusione di Guardiani della Galassia Vol. 2, non è ancora
stato effettivamente inserito nella trama. I fumetti potrebbero
fornire alcuni indizi su dove il suo viaggio potrebbe portarlo, ma
il MCU è anche noto, come ben
sappiamo, per ribaltare lo status quo e condurre gli archi
narrativi degli eroi verso nuove direzioni stimolanti.
1Il prossimo guardiano
Guardiani
della Galassia Vol. 3 sembra essere la fine di un’era
per la squadra intergalattica. Anche se Capitan Marvel e lo
S.W.O.R.D. sono ancora al lavoro per cercare di
salvaguardare la pace nello spazio, c’è bisogno di un nuovo
Guardiano per inaugurare un’era prospera.
Adam Warlock è stato
responsabile della creazione di varie squadre di Guardiani prima,
quindi potremmo vederlo guidare una squadra unica di eroi in una
nuova serie di avventure. Il futuro del MCU
potrebbe effettivamente dipendere dall’introduzione di questo
essere onnipotente.
Un Red Notice
emesso dall’Interpol è un avviso globale per dare la caccia e
catturare i criminali più ricercati al mondo. Ma quando un’audace
rapina riunisce il miglior profiler dell’FBI (Johnson) e due
criminali rivali (Gadot, Reynolds), non si può dire cosa
accadrà.
La trama
In Red
Notice John Hartley (Dwayne Johnson) è il più grande
profiler dell’FBI ed è alle prese con un nuovo red notice, il
mandato dell’Interpol per la cattura dei maggiori latitanti. Le sue
ricerche in tutto il pianeta lo catapultano in una rocambolesca
rapina, durante la quale è costretto ad allearsi con il più grande
responsabile di furti d’arte, Nolan Booth (Ryan Reynolds), per
poter catturare la ladra di opere artistiche più ricercata al
mondo, soprannominata “L’Alfiere” (Gal Gadot). Ne segue una grande
avventura che trascina i tre protagonisti, sempre insieme loro
malgrado, in giro per il globo tra piste da ballo, prigioni isolate
e giungle selvagge. Ritu Arya e Chris Diamantopolous completano un
cast stellare. Con la sceneggiatura e la regia di Rawson Marshall
Thurber (Una spia e mezzo, Skyscraper), la produzione di Hiram
Garcia, Dwayne Johnson e Dany Garcia di Seven Bucks Productions,
Flynn Picture Co. di Beau Flynn e Bad Version, Inc. di Thurber, Red
Notice è un elegante gioco giramondo del gatto col topo… dove i
gatti però sono due.
Siamo tutti un po’ ossessionati da
Sophie Turner. È diventata una delle attrici più
famose di Hollywood, è divertente, bella, spontanea. Ha
interpretato personaggi interessanti: a partire da Sansa
Stark che, nell’ultima stagione di Game of
Thrones, si è trasformata in un’incredibile leader. Ora,
l’arrivo di X-Men: Dark Phoenix si avvicina, e
lei sembra essere più in forma che mai.
Ecco dieci curiosità su
Sophie Turner:
Sophie Turner: i suoi film e le
serie TV
1. Ha recitato in celebri serie
televisive. Dopo aver completato gli studi di recitazione,
la Turner ha da subito l’occasione della vita recitando nei panni
di Sansa Stark nella popolarissima serie Il Trono di
Spade. Qui, accanto ad attori come Kit Harington,
Emilia Clarke e PeterDinklage, cresce divenendo un’attrice sempre più
apprezzata, sino a guadagnare una nomination agli Emmy nel 2019
come miglior attrice non protagonista in una serie drammatica.
Terminata l’esperienza nel 2019, l’attrice si è dedicata olto al
cinema, tornando però a recitare per la televisione nella serie
Survive (2020). Attualmente è impegnata nelle riprese di
The Staircase, una miniserie dove reciterà accanto a
Toni Collette e Colin Firth.
2. È nota anche per alcuni
film. Nel 2013 è arrivato il suo primo ruolo al cinema,
con il thriller Another Me, mentre nel 2015, poi, ha
recitato nella commedia Barely Lethal — 16 anni e spia, che
ha avuto una distribuzione limitata e on demand. Il secondo ruolo
importante per Sophie Tuner è in
X-Men:Apocalisse, dove ha interpretato la
giovane Jean Grey, recitando accanto a Michael
Fassbender e James McAvoy. In
seguito ha recitato in Josie – Tentazioni
pericolose (2018) e Time Freak (2018).
Nel 2019 riprende il ruolo di Jean Grey in X-Men: Dark
Phoenix. Attualmente ha da poco completato le riprese del film
Strangers, dove reciterà accanto a Maya
Hawke.
Sophie Turner è su Instagram
3. Ha un account personale.
L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo
verificato seguito da oltre 15 milioni di followers. Attualmente,
con oltre 400 post, l’attrice utilizza il social per condividere
immagini relative al suo lavoro, ai suoi progetti di prossima
uscita o quelli ancora in fase di sviluppo. Non mancano poi anche
immagini legate alla sua quotidianità, con luoghi visitati, momenti
di svago o eventi in cui è coinvolta. Diverse sono anche le
fotografie che la vedono insieme al marito.
Sophie Turner e Joe Jonas
4. È sposata con il celebre
musicista. A partire dal 2016 l’attrice ha iniziato a
frequentare il musicista e cantante Joe Jonas,
noto per essere stato il frontman della band Jonas
Brothers. I due hanno poi annunciato il fidanzamento sul
social network Instagram nell’ottobre 2017, quando entrambi hanno
postato la stessa foto: la mano di Sophie con un anello di
fidanzamento, poggiata sulla mano di Joe. Il post di Sophie su
Instagram diceva “Ho detto sì”, mentre la caption di Joe
diceva “Ha detto sì”. Il 1º maggio 2019 si sono sposati a
sorpresa a Las Vegas ed il 29 giugno 2019 la coppia convola
nuovamente a nozze a Carpentras, in Provenza. La loro prima figlia,
Willa Jonas, nasce a Los Angeles il 22 luglio
2020.
Sophie Turner in
X-Men
5. Sophie Turner ha posato nuda
per pubblicizzare X-Men. Quando per promuovere il
nuovo film degli X Men, X-Men: Dark Phoenix, è uscita
una cover di Entertainment Weekly First Look Issue con Sophie
Turner in topless e letteralmente in fiamme, la quale ha mandato i
fan in visibilio. Nella fotografia, Sophie Tuner appare nei panni
dell’alter ego corrotto di Jean Grey, ovvero Fenice, personaggio
intorno a cui ruotano le vicende del nuovo film.
6. Ha studiato molto per il suo
personaggio. Poiché in X-Men: Dark Phoenix il suo
personaggio è quantomai importante, l’attrice ha deciso di
prepararsi in modo ancor più adeguato. Ha così iniziato a studiare
molto del suo comportamento e in particolare si è documentata anche
sui vari disturbi mentali conosciuti, cercando di riportare quanto
appreso nella sua interpretazione. Benché il film non sia stato
accolto in modo particolarmente positivo, la performance
dell’attrice è stata lodata per la sua intensità.
Sophie Turner in Il Trono di
Spade
7. Sophie Turner non è una rossa
naturale. Sophie Turner, in Game of Thrones, ha i
capelli ramati che, nell’universo della serie, sono tipici dei
Tully. Nella realtà, invece, l’attrice è bionda e, stando a quanto
appare dai tweet dei fan, in molti ci sono rimasti male nello
scoprirlo. Ironia della sorte, però, la madre di Sophie ha i
capelli rossi.
8. Sophie Turner e il
metalupo. Cosa è successo al metalupo di Sansa dopo le riprese?
Bene, Sophie Turner ha deciso di adottarlo, convincendo i
produttori ad affidarle il piccolo animale di nome Zunni. Inoltre,
lei e Joe Jonas hanno un altro cane, che hanno preso con sé da
cucciolo. Il suo nome è Porky Basquiat.
9. Girare il matrimonio di
Game of Thrones è stato un incubo per Sophie. Non solo
Sansa non era troppo felice di sposare Tyrion, filmare la scena del
matrimonio è stata un’esperienza piuttosto strana anche per Sophie
Turner: il giorno prima di girare, per cominciare, ha ricevuto una
cartolina d’auguri dalla HBO che diceva “Congratulazioni per il
tuo finto matrimonio!”. Inoltre, camminare per la navata è
stato tutt’altro che divertente: le riprese sono durate dieci ore.
“Avevamo così tante inquadrature da girare, e io continuavo ad
inciampare nel vestito. Non so quante volte sia inciampata sulle
scale. È stato così imbarazzante. Indossavo dei tacchi, e il
vestito era lunghissimo e pesantissimo. Continuavo a
cadere.”
Sophie Turner: età e altezza dell’attrice
10. Sophie Turner è nata il 21 febbraio 1996 a
Northampton, in Inghilterra. L’attrice è alta
complessivamente 175 centimetri.
Dopo quasi vent’anni dal primo
capitolo, Hocus
Pocus 2 è in fase di
lavorazione. Su Instagram sono state
postate nuove foto dal set: le case coloniali ricostruite fanno
pensare a un villaggio del 1600. Potrebbe essere la Salem
di allora? I fan sperano in
flashback e salti nel passato oscuro delle streghe
Sandersons.
Hocus Pocus non è
stato un enorme successo al botteghino, ma è diventato un cult
da vedere ad Halloween. Negli anni successivi all’uscita del
film, è nato un fandom sostanzioso. Non a caso, l’annuncio da parte
della Disney della realizzazione di Hocus
Pocus 2 è stato piacevolmente accolto. Bette
Midler, Sarah Jessica Parker e Kathy
Najimy hanno
accettato di ritornare nei propri amati ruoli: saranno
nuovamente le interpreti delle sorelle Sanderson.
Ambientato nella monotona città di
Salem, nel Massachusetts, il primo film di
Hocus Pocus segue gli adolescenti Max,
Dani e Allison che, dopo aver resuscitato
accidentalmente le malvagie sorelle Sanderson, tentano di
fermarle nelle loro azioni durante la notte di Halloween.
Le foto dal set di Hocus Pocus
2
Per ora, la trama del secondo film è
tenuta ben nascosta da Disney e dalla regista Anne Fletcher. Un indizio ci arriva dai fan
che a Rhode Island sono riusciti a immortalare parte del set,
ricostruito per opera del designer Chris
Fagan: a condividere il post è @lunamoongothic su
Instagram. Con un carousel di immagini mostra le facciate delle
case coloniali organizzate in modo da creare un piccolo centro
abitato. Tra le strutture, si riconosce la Casa delle
Streghe, trasformata in museo nella Salem contemporanea. In
Hocus Pocus, la Casa delle Streghe è
l’unica a possedere dei legami con il passato e con il processo che
ha condannato a morte le sorelle Sanderson.
L’organizzazione della scenografia
fa pensare a possibili scene ambientate nella Salem del
1600, il tempo in cui sono vissute le streghe. Forse Hocus
Pocus 2 ci svelerà maggiori dettagli sul passato mortale
delle Sanderson? Scopriremo le origini della loro smania
nei confronti della linfa vitale? Per scoprire cosa
accadrà, c’è da attendere l’uscita in streaming su Dinsey+, prevista per l’autunno 2022.
La Sony Pictures ha diffuso il
trailer ufficiale di Uncharted,
l’atteso adattamento cinematografico dell’omonimo videogioco che è
diretto da Ruben Fleischer e che vede
protagonistiTom Holland e
Mark
Wahlberg. Nel cast anche Sophia Ali, Tati
Gabrielle e Antonio Banderas.
La trama
Basato su una delle serie di
videogiochi più vendute e acclamate dalla critica, Uncharted
presenta al pubblico il giovane e furbo Nathan Drake (Tom Holland)
nella sua prima avventura alla ricerca del tesoro con l’arguto
partner Victor “Sully” Sullivan (Mark Wahlberg). In un’epica
avventura piena di azione che attraversa il mondo intero, i due
protagonisti partono alla pericolosa ricerca del “più grande tesoro
mai trovato”, inseguendo indizi che potrebbero condurli al fratello
di Nathan, scomparso da tempo.
Tutto quello che sappiamo su
Uncharted
In Uncharted, Tom
Holland sarà Nathan Drake, mentre Mark
Wahlberg vestirà i panni di Sully Sullivan. Non
tutti sanno che, inizialmente, Wahlberg avrebbe dovuto interpretare
l’eroe del titolo anni fa quando David O.
Russell era coinvolto nel progetto, mentre negli
anni la Sony ha deciso di sviluppare il film come
una origin story.
La sceneggiatura del film, che
arriverà al cinema l’11 febbraio 2022, è stata firmata
da Art Marcum, Matt
Holloway e Rafe Judkins, e
racconterà le avventure del protagonista Nathan Drake nei suoi anni
giovanili mentre diventa il cacciatore di tesori che tutti
conosciamo.
Vi ricordiamo che Uncharted sarà
la prima produzione cinematografica di Sony PlayStation
Productions, divisione interna della Sony fondata lo scorso anno da
Asad Qizilbash e Carter Swan in collaborazione con PlayStation
Productions, Chuck Roven, Avi Arad, Alex Gartner e Ari Arad.
In occasione dell’80° anniversario
di Wonder Woman, DC, Warner Bros. Global Brands
and Experiences e WarnerMedia svelano i piani della celebrazione
globale dell’iconica Super Eroina. Per onorare la tradizione che la
principessa Diana di Themyscira mantiene dal 1941, oggi,
giovedì 21 ottobre Wonder Woman verrà inserita
nella Comic-Con Museum Character Hall of Fame, nel corso di una
cerimonia virtuale. Inoltre, la DC continuerà a celebrare l’80°
anniversario di Wonder Woman e l’impatto del suo personaggio su
fumetti, cinema e televisione proponendo una straordinaria offerta
editoriale, collaborazioni, uscite speciali e varie iniziative.
Wonder Woman sarà
celebrata in Italia per il suo anniversario attraverso una
collaborazione con il Gruppo 24 Ore, con la mostra “WONDER
WOMAN. Il mito”ospitata a Palazzo Morando, Milano. La
mostra sarà aperta al pubblico dal 17 novembre 2021 fino al 20
marzo 2022. Accompagnato dal claim #wonderseitu, il progetto –
primo nel suo genere in Italia – esplora il personaggio di Wonder
Woman e i suoi 80 anni di storia, con un approccio
interdisciplinare che tocca più ambiti, dall’illustrazione al
fumetto e al cinema, dalla cultura popolare alla moda. Il percorso
espositivo sarà articolato in sezioni che mescolano fumetti e
tavole originali, videoinstallazioni, costumi e oggetti di scena
dell’universo cinematografico.
I fan di tutto il mondo potranno
anche continuare a celebrare la sua eredità come icona della
cultura pop e fonte di ispirazione attraverso ‘Wonder
Woman 80th Anniversary 100-Page Super Spectacular’,
una pubblicazione da collezione che riunisce alcuni dei più grandi
narratori di fumetti e dell’intrattenimento.
WONDER WOMAN NELLA
COMIC-CON MUSEUM CHARACTER HALL OF FAME
Per celebrare l’80° anniversario di
Wonder Woman, l’iconica Super Eroina entrerà a far parte della
Comic-Con Museum Character Hall of Fame, come riconoscimento del
suo incredibile retaggio e della sua influenza sulla cultura
popolare. Oggi, giovedì 21 ottobre, i fan di tutto il mondo
potranno sintonizzarsi sul canale YouTube del Comic-Con Museum per
festeggiare Wonder Woman, insieme a DC e il suo Museum, nel corso
di una cerimonia che prevederà numerosi momenti divertenti, le
apparizioni dei creatori dei fumetti e i ringraziamenti di diversi
talent.
WONDER WOMAN. IL
MITO
In occasione dei festeggiamenti del
suo ottantesimo anniversario e della campagna internazionale
#believeinwonder, 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore,
in collaborazione con Warner Bros. e DC, celebra l’anniversario
dell’eroina-pioniera con la mostra “WONDER WOMAN. Il
mito” ospitata a Milano nella sede espositiva comunale
della dimora settecentesca Palazzo Morando.
La mostra aprirà al pubblico il 17
novembre 2021 e proseguirà fino al 20 marzo 2022.
Accompagnato dall’hashtag
#wonderseitu, il progetto – primo assoluto in Italia – esplora la
figura di Wonder Woman e gli ottant’anni di storia che ha
attraversato, in una connotazione interdisciplinare che tocca molti
ambiti – dall’illustrazione e il fumetto al cinema, dalla cultura
pop alla moda – attraverso un percorso curato da Alessia Marchi e
articolato in sezioni dove coabitano comics e tavole originali
(dalla Golden Age ai nostri giorni), videoinstallazioni, costumi e
props dell’universo cinematografico.
WONDER WOMAN NEI
FUMETTI
Wonder Woman 80th
Anniversary 100-Page Super Spectacular riunisce
alcuni dei più grandi narratori di fumetti e dell’intrattenimento
per celebrare Wonder Woman, con questa pubblicazione da collezione,
disponibile dal 5 ottobre. I fan potranno immergersi in storie
originali con un bellissimo art montage dell’artista premio Eisner,
Yanick Paquette con i colori di Nathan Fairbairn.
WONDER WOMAN: MODA,
ESPERIENZE E ALTRO
Wonder Woman è fonte d’ispirazione
per molti appassionati di tutto il mondo e, per celebrare il suo
80° anniversario, DC e Warner Bros. Consumer Products hanno stretto
una collaborazione con designer internazionali e partner di
prim’ordine, tra cui:
Echelon: la società che sta rivoluzionando il
mondo del fitness con i suoi macchinari ‘connected, presenterà
negli Stati Uniti una linea esclusiva di abbigliamento e
attrezzature a marchio Wonder Woman, inclusa la corda per saltare
‘Lasso of Truth’ (Lazo della Verità). Inoltre, Echelon metterà a
disposizione due lezioni di ciclismo e canottaggio a tema guerriera
sull’app mobile Echelon Fit, in occasione del Wonder Woman Day.
Echelon è anche sponsor della Wonder Woman Virtual Run Series, a
cui i fan possono già registrarsi.
E’ ora disponibile la linea di abbigliamento sportivo “I
Am Wonder Woman” di EleVen realizzata dalla
campionessa internazionale di tennis e imprenditrice Venus
Williams.
Zales ha creato una straordinaria collezione
di gioielli Wonder Woman, con pezzi classici e moderni per tutta la
famiglia, che celebrano la Principessa Amazzonica.
María Escoté ha recentemente lanciato una
linea di moda esplosiva in Spagna che fonde i temi di emancipazione
e positività di Wonder Woman con gli stili colorati, energici e
sofisticati di Escoté.
In Francia, La Redoute ha selezionato quattro
stiliste (Vanessa Seward, Mossi, Sakina M’Sa ed Elise Chalmin) per
creare delle capsule collection moderne, ognuna delle quali mette
in risalto gli emblemi/simboli di Wonder Woman, come
rappresentazione di cosa significa essere un’icona della cultura
popolare.
Marina Hoermanseder ha risposto alla chiamata
Amazzonica in Germania, creando una collezione di capi su misura
che danno vita ai dettagli esclusivi della cultura guerriera di
Wonder Woman in modo davvero elegante.
MGI (Millionaire Group Indonesia) ha
progettato un braccialetto Wonder Woman unico nel suo genere con
pietra di germanio che combina un design di lusso con la forza e la
durata tipica della Campionessa di Themyscira.
La stilista indiana Nivedita Saboo presenterà
una bellissima collezione di moda personalizzata alla fine di
ottobre, che si ispira alla sorellanza Amazzonica e all’impegno di
Wonder Woman a rendere il mondo un posto migliore.
Animale, un’azienda di moda di tendenza in
Brasile, lancerà una collezione speciale di articoli per l’80°
anniversario di Wonder Woman, per celebrare la comunità globale dei
fan di Wonder Woman.
Inoltre, il DC Store brasiliano farà il suo debutto con
una suite esclusiva di prodotti per commemorare gli 80 anni di
narrazione di Wonder Woman. Anche altri partner ufficiali della
regione come Havaianas, Riachuelo e
Marisa si uniranno ai festeggiamenti con i loro
merch drop, mentre Yescom porterà la Wonder Woman
80th Anniversary Virtual Run nelle case e nei quartieri di tutto il
Brasile a ottobre, in concomitanza col Wonder Woman Day.
Date un’occhiata al DC Shop per l’abbigliamento e le esclusive
di Wonder Woman 80, tra cui un Funko Pop di Wonder Woman 80!
disponibile dal 5 ottobre.
WONDER WOMAN
OGGI
I fan possono trovare un ampio
catalogo di film e cartoni animati dedicati a Wonder Woman – tra
cui Batman v Superman: Dawn of Justice, Wonder Woman,
Wonder Woman 1984, Zack Snyder’s Justice League, DC SuperHero
Girls e molto altro su tutte le principali piattaforme
digitali. Sarà possibile, inoltre, collezionare i film che hanno
come protagonista Wonder Woman in edizione home video, disponibili
nei formati DVD, Blu-ray e 4K, oltre alla celebre Serie degli anni
’70, disponibile in DVD.
WONDER WOMAN NELL’
INTRATTENIMENTO INTERATTIVO
Per celebrare tutti i personaggi di
Wonder Woman, nel mese di ottobre ‘Injustice 2 Mobile’ introdurrà
la nuova variante – Classic Wonder Woman – come un nuovissimo e
potente personaggio Gold progettato sulla base delle sue prime
apparizioni nei fumetti. I fan riceveranno anche un’intera lista di
eventi speciali a tema Wonder Woman e ricompense gratuite.
WONDER WOMAN SUI
SOCIAL
Portando i festeggiamenti su TikTok
a partire dal 16 ottobre, DC e Warner Bros. lanceranno la
#WonderWomanSpinChallenge in cui i fan potranno “girare video nel
loro super sé!” Assicuratevi di sintonizzarvi su DC FanDome per
scoprire di più!
LA STORIA DI WONDER
WOMAN
Wonder Woman è apparsa per la prima
volta in All Star Comics n. 8 il 21 ottobre 1941, in una
storia aggiuntiva destinata a testare il suo fascino, in un momento
in cui i supereroi al femminile erano rari. Apprezzata fin da
subito, Wonder Woman divenne presto l’headliner del suo titolo
autonomo, meno di un anno dopo. Le generazioni successive hanno
conosciuto la principessa Amazzonica con braccialetti d’argento ai
polsi e un lazo magico alla vita, attraverso le sue serie
televisive di successo degli anni ’70, ed in ruoli in programmi e
film d’animazione. L’innovativo film del 2017 Wonder Woman
della regista Patty Jenkins e interpretato da Gal Gadot, è stata la
pellicola in live action di maggior incasso di sempre per una
regista donna, al momento dell’uscita. Il sequel, Wonder Woman
1984, è stato presentato in anteprima su HBOMax ed è uscito
nei cinema e nei cinema di tutto il mondo il 25 dicembre 2020.
Warner Bros. Pictures ha confermato che anche il
terzo film di Wonder Woman con protagonista Gadot sarà scritto
dalla Jenkins.
Rise,
il nuovo film Disney basato sulla gloriosa storia vera della
celebre famiglia che ha visto per la prima volta un trio di
fratelli diventare campioni NBA nella storia della lega –
Giannis e Thanasis Antetokounmpo dei Milwaukee
Bucks e Kostas Antetokounmpo dei Los Angeles Laker – debutterà nel
2022 su Disney+.
Il pubblico non ha mai visto una storia come quella degli
Antetokounmpo, che mescola le origini nigeriane, la nazionalità
greca e una straordinaria dote atletica. In Rise,
gli spettatori saranno testimoni di come la lungimiranza, la
determinazione e la fede di una famiglia abbiano portato ognuno di
loro fuori dalle difficoltà, fino a lanciare la carriera di tre
campioni NBA, il due volte MVP Giannis e i suoi fratelli, Thanasis
e Kostas. La scorsa stagione, Giannis e Thanasis hanno aiutato i
Bucks a vincere il loro primo anello del campionato in 50 anni,
mentre Kostas ha giocato con i campioni della stagione precedente,
i Lakers.
Gli esordienti Uche Agada e Ral Agada –
anch’essi fratelli nella vita reale – interpretano i giovani
Giannis e Thanasis, mentre Jaden Osimuwa ed
Elijah Shomanke sono gli altri due fratelli,
rispettivamente Kostas e Alex. Il film è interpretato anche da
Dayo Okeniyi (Emperor, Shades of
Blue) e Yetide Badaki (American
Gods, This is Us) nei panni dei genitori Charles e
Vera, con Manish Dayal nel ruolo di Kevin, il
tenace agente di Giannis e Taylor Nichols in
quello di John Hammond, general manager dei Milwaukee Bucks. Nel
cast anche Maximiliano Hernandez, Eddie Cahill, Pilar
Holland e McColm Kona Cephas Jr.
Rise
è diretto da Akin Omotoso (Vaya). Bernie Goldmann
(300) è il produttore mentre Giannis Antetokounmpo è
l’executive producer. Andreas Dimitriou e Michael Foutras sono i
co-produttori.
La trama
Dopo essere emigrati in Grecia
dalla Nigeria, Vera e Charles Antetokounmpo hanno lottato per
sopravvivere e provvedere ai loro cinque figli, mentre vivevano
sotto la minaccia quotidiana di essere rimpatriati. Con il loro
figlio maggiore rimasto ancora in Nigeria insieme ai parenti, la
coppia cercava disperatamente di ottenere la cittadinanza greca, ma
si è trovata ostacolata da un sistema che li ha bloccati ad ogni
passo. Quando non vendevano oggetti ai turisti per le strade di
Atene con il resto della famiglia, incoraggiati dal padre, i
fratelli sgattaiolavano via per giocare a basket con una squadra
giovanile locale. Avvicinatisi tardi a questo sport, i fratelli
hanno scoperto le loro grandi capacità sul campo da basket e hanno
lavorato duramente per diventare atleti di fama mondiale. Con
l’aiuto di un agente, Giannis è entrato nel Draft NBA nel 2013 con
una prospettiva a lungo termine che avrebbe cambiato non solo la
sua vita, ma quella di tutta la sua famiglia.
Giannis Antetokounmpo ha dichiarato: “Sono entusiasta e
onorato che Disney+ stia facendo conoscere la
storia della mia famiglia al pubblico di tutto il mondo. La mia
speranza è che possa ispirare chi si trova in circostanze simili a
mantenere viva la speranza, rimanere fedeli ai propri obiettivi e
non rinunciare a lottare per una vita migliore”.
Proprio come l’ingresso di Giannis nel Draft è stato un momento
fondamentale per la sua famiglia, l’ingresso di Uche Agada nel cast
di Rise ha rappresentato una svolta per la famiglia Agada.
Uche stava lavorando in un drive-thru WaWa nel New Jersey quando ha
visto lo screenshot di un post di Instagram di Giannis con
l’annuncio di un casting che cercava qualcuno di “nuovo e fresco”
che lo interpretasse nel film. Uche ha dovuto chiedere un permesso
dal lavoro per partecipare alle audizioni e alla fine ha ottenuto
la parte di Giannis. Dopo essere stato scritturato, ha suggerito ai
registi di prendere suo fratello Ral per il ruolo di Thiannis,
portando entrambi i fratelli Agada ad interpretare due dei fratelli
Antekounmpo nel film.
Il film vede protagonisti gli
esordienti fratelli Uche e Ral Agada nel ruolo dei giovani Giannis
e Thanasis, Jaden Osimuwa in quello di Kostas, Elijah Shomanke nei
panni di Alex, insieme a Dayo Okeniyi, Yetide Badaki, Manish Dayal
e Taylor Nichols
La vita è fatti di
incontri. Molti sono sfuggenti, ignorati, dimenticabili; altri
restano dentro, ti cambiano, ti segnano. La vita di Joe
Wright non si discosta poi molto da quella di molti altri.
La sua è una vita fatta di incontri, sia sullo schermo, come quelli
del terzo tipo diretti da Steven Spielberg (“il
mio primo film al cinema? Incontri ravvicinanti del terzo
tipo”), che quelli casuali destinati a ripetersi nel tempo e
profumare di Oscar.
Il 16 ottobre 2021 alla
Festa del Cinema di Roma un altro incontro è
segnato sull’agenda personale di Joe Wright. Un
incontro fatto di poltrone occupate, di una sala gremita, di penne
che scorrono sulle pagine per non perdersi pensieri e aneddoti
interessanti, e di cellulari pronti a cogliere per sempre l’istanza
di un momento. È l’incontro con il pubblico italiano, un
appuntamento ritardato per anni ma che ora si consolida e lascia a
bocca aperta, riempendo di curiosità una sala di astanti pronti a
lasciarsi ammaliare da un fiume di parole in piena.
Già, perché quella di
Joe Wright è una vita che odora di arte, una
fucina creativa alimentata da una fantasia galoppante e immersiva,
nata tra i laboratori di burattini dei suoi genitori, e illuminata
dalle luci di un set cinematografico. Ma la particolarità divenuta
poetica di questo autore sta tutta qui, in quell’abilità di di
tradurre il suo mondo interiore in opere cinematografiche dal
taglio teatrale e pronti poi a sconfinare nel mondo del sogno (o
dell’incubo). Lui, che con semplicità ammette di essere dislessico
(“non era facile ai tempi diagnosticarlo. Molti pensavano che
fossi semplicemente stupido o pigro”) prende il cuore di ogni
parola impressa su carta per tradurla in emozione. È il paradosso
del suo cinema: nascere dall’inchiostro impresso su carta
(Espiazione, Orgoglio e pregiudizio, e adesso Cyrano), per tradursi
in danza, sguardi, dettagli degli occhi e delle mani. Un cinema
fisico, corporeo, che nasce dalla forza delle parole per elevarsi a
emozione, amore, paura, sogno.
Joe Wright: Adattare
film mentali
Ma cos’è per Joe un
adattamento: semplice gioco di fedeltà, oppure di tradimento e
rimescolamenti?
Per me adattare un
libro significa semplicemente realizzare il mio film personale, la
versione che si è palesata nella testa leggendo quelle pagine. È
questa la versione a cui devo rimanere fedele. Una versione che
potrebbe tranquillamente discostarsi da quella di un altro lettore,
il quale si è immaginato un film del tutto differente dal
mio.
Uno scambio complice, di
reciproco interesse, una partita a tennis tra immaginazione,
schermi, pagine letterarie e universi interiori nata per caso,
senza una spinta precisa, ma fatta di tanti piccoli, grandi,
ricordi. Un puzzle mnemonico che una volta completato l’hanno
indirizzato verso la luce di proiezione e sui set di produzioni
prima televisive, e poi cinematografiche.
Non mi ricordo di un
momento preciso in cui decisi che avrei voluto fare il regista. Ho
tanti ricordi però legati al cinema stesso. Oltre a Incontri
ravvicinati del terzo tipo e alla scena del purè che mi terrorizzò,
mi ricordo di quando chiesi a mia madre come si fanno i film. Senza
tante parole, prese un foglio e lo tagliò in quadratini su cui
disegnò ora un principe, adesso una principessa e poi un drago. Li
attaccò a un bastoncino che inserì in una scatola di scarpe. Poi
fece un foro sul coperchio e illuminò il tutto dando vita al nostro
film. Un altro aneddoto che mi lega al cinema è quando a 15 anni i
miei andarono in vacanza lasciandomi solo in casa. Fu un punto di
svolta per me perché trovai una cassetta di Taxi Driver e Velluto
Blu. Mi misi a guardarli credendo si trattassero di commedie. Ne
fui sconvolto. Ma da lì si consolidò il mio amore per la Settima
Arte.
Nel mondo delle
trasposizioni, però, capita anche che un inconveniente, come un
budget andandosi a ridurre drasticamente, può aiutare a far
scattare la scintilla della creatività, far riaccendere il fuoco
ardente dell’ispirazione tramutando un ostacolo in punto di forza e
carattere unico di un film destinato a distaccarsi dai suoi
precedenti osando e sfidando le regole. Così è stato per Anna Karenina dove la storia immaginata
da Joe si è andata a scontrare con questioni finanziarie che gli
hanno permesso di recuperare un’idea tanto brillante, quanto
rischiosa, come quella di incanalare la Russia di fine Ottocento
tra le pareti di un teatro. Uomini e donne colti nel loro ruolo di
attori, di interpreti dello spettacolo della vita, a cui viene
affidata una sceneggiatura a cura di Tom Stoppard che Joe non ha
osato modificare, se non nella sua traduzione visiva.
A Tom non ho osato
chiedere di riscrivere la sceneggiatura, affrontata come un testo
teatrale classico. Mi sono limitato a realizzare un’idea che avevo
da tempo e che non sapevo come tramutare in realtà.
Il cinema come
strumento di apprendimento
Il rapporto con il cinema
per Joe Wright non è solo un incontro con paure e timori interiori,
sentimenti e angosce che lo hanno segnato prima come spettatore e
poi come regista, ma come strumento di apprendimento.
Per chi leggere anche una
semplice frase si tramuta in una montagna impossibile da scalare,
ecco che le immagini in movimento si fanno perfetti sostituiti di
insegnanti e manuali difficili da assimilare.
Il mio amore per la
letteratura arrivò molto tardi. Io poi sono cresciuto in un
quartiere tosto di Londra, dove gli insegnanti passavano il tempo
più a tenere a bada noi studenti che a insegnarci qualcosa. Il
cinema divenne per me strumento di apprendimento. Aggiungo anche
che sono cresciuto circondato da hippy che mi ripetevano di trovare
qualcosa da dire, ma io non sapevo cosa dire. E poi ecco l’incontro
con il cinema. Fare film per me significò apprendere grazie ai
grandi come Tom Stoppard e Ian McEwan, trovando qualcosa finalmente
da dire.
E il nome di Joe
Wright è fortemente correlato a quello di Ian McEwan, un
autore difficile da tradurre sul grande schermo per un linguaggio
tutto personale fatto di insicurezze, incubi, e labirinti mentali
di grandi che giocano a tornare bambini, e bambini chiamati a
essere grandi. Un universo che Wright ha deciso di affrontare
traendone quello che al momento è forse l’unica opera veramente
riuscita nata dalla fucina di McEwan perché capace di restituire
tutto il dolore e l’erotico sentimento che li aleggia:
Espiazione.
Inizia a leggere
Espiazione approcciandomi a una storia come un’altra, dettata dalla
più pura tradizione britannica. Poi ecco comparire quella parola,
“cunt” (“figa”, ndr), e per me fu come un risveglio che mi intimorì
spingendomi al contempo a buttarmi nel progetto. Quello che catturò
maggiormente la mia attenzione fu l’incapacità di stabilire una
verità oggettiva. Su quel presupposto impostai la struttura del mio
film, rifacendomi a Rashomon di Kurosawa. Tutto sta nella poca
affidabilità della verità soggettiva e sulla lotta costante con cui
imponiamo la nostra versione agli altri, spinti dall’illusione
egoistica che la nostra verità sia più esatta di quella degli
altri.
Previsioni da Oscar
Non affonderà nelle radici della verità storica, eppure anche una
scena come quella della metro in
L’ora più buia,
quando filtrata dall’obiettivo della cinepresa di Wirght, diventa
reale, solo perché visibile, tangibile, odorante di polvere e
sudore. Una manipolazione della verità soggettiva e personale,
scritta con l’inchiostro della creatività che Joe tramuta in un
incontro poetico colmo di solidarietà e comunione.
Sì, la scena della metro
è inventata, sebbene controllando i documenti dell’epoca, non si
sappia con sicurezza che fine avesse fatto Winston Churchill quel
giorno. Dopotutto stiamo parlando di un leader che amava stare a
stretto contatto con il proprio popolo, circondarsi del suo calore,
andandolo perfino a trovare durante i blitz post-bombardamenti,
così da non farlo sentire mai solo. E chi meglio di un Londoner
come Gary Odlman per dar anima e corpo all’icona inglese
Churchill.
Gary
Odlman è stata la prima e unica scelta. È l’incarnazione
di Londra, della sua parte elegante e rockettara. La cosa simpatica
è che a 20 anni Kathy Burke mi invitò a uno screening del film di
Oldman. Presentandomi disse a Gary “lui è Joe
Wright. È un regista. Un giorno ti dirigerà in un film
facendoti vincere un Oscar”. E caso volle che vent’anno dopo Oldman
strinse tra le mani proprio un premio Oscar per un film diretto da
Wright, L’ora più buia. Ancora un incontro. Ancora una
tacca in meno in quei gradi di separazione che portarono Joe a
incontrare il set cinematografico e con esso la celebrità, sebbene
il suo nome sia ancora fortemente legato ai titoli che ha diretto e
la cui fama lo precedono.
Un universo che nasce in seno a un
rapporto stretto, embrionale con colleghi elevati al ruolo di
famigliari. Non solo set, ma famiglia, una carovana teatrale unita
da sinergie e legami solidi, in cui nessuno prevale, ma ognuno
contribuisce in maniera egualitaria. Sussiste un rapporto diretto e
di affetto sincero tra Joe e i suoi collaboratori, tanto da
affermare che “a malincuore devo ammettere che il successo di un
film non è da rifarsi solo alle abilità del regista, ma anche e
soprattutto dei miei collaboratori e in primis dell’attore, alla
scelta di ingaggiare quell’interprete giusto per il personaggio
giusto al momento giusto. Così è stato per Gary Oldman, così è stato per Peter Dinklage in Cyrano”.
E quella sera stessa di
quel 16 ottobre 2021, Roma è stata inebriata dalle parole di
Cyrano e dalla voce di Hailey Bennett che
risuonava tra le sale dell’Auditorium e lungo tutto il red carpet.
Un invito a lasciarsi coinvolgere in una storia struggente, resa
ancora più umana e introspettiva dalle mani di un Joe. Wright che
affonda nuovamente nell’essenza di artigianalità del cinema, per
rendere reali i propri personaggi.
Ciò che mi ha sempre
affascinato di quest’opera, sin da quando ne vidi la sua
trasposizione con Gerard Depardieu, è il mostrare con semplicità
come anche chi non si crede all’altezza degli altri, meriti
comunque l’amore. Questa è una versione che non prende direttamente
vita dalle pagine di Edmond Rostand. È debitrice dello spettacolo
teatrale di Erika Schmidt (moglie di Peter Dinklage) a cui ho assistito per la
prima volta su invito di Haley Bennett a Chester in
Connecticut dove
stavano portando in scena l’opera, sempre insieme a Peter Dinklage nei panni di Cyrano. Ne rimasi estasiato e decisi che
quello sarebbe stato il mio prossimo film. Lo proposi a Eric
Fellner della Working Title che mi guardò con occhi strabuzzati
dicendomi “Joe siamo in piena pandemia. Abbiamo solo il 5% di
chance che qualcuno ci finanzi”. Gli risposi che il 5% era un
ottimo punto di partenza. È vero, eravamo in pieno lockdown, eppure
tutti noi eravamo assetati di contatto umano e non vedevamo l’ora
di tornare sul set e creare. Così andammo da Mike DeLuca della MGM
il quale ci rispose che ci avrebbe prodotto perché così facendo
avrebbe scommesso sul futuro del cinema; in caso contrario avrebbe
scommesso sulla sua morte.
Un atto d’amore, quello
di DeLuca, con cui scrivere sì una pagina nuova nella filmografia
di Wright, ma anche un apostrofo rosa tra “rinascita” e “cinema”.
Perché il cuore del cinema batte più forte che mai, e in Cyrano le sue pulsazioni rimbombano forti e
potenti, passando tra arterie cittadine che hanno tutto un sapore
italiano.
Abbiamo girato Cyrano
in Sicilia e sono veramente contento della mia scelta. Ho un certo
timore di come affronterete Cyrano,
anche perché voi italiani avete un rapporto strano con il musical,
vero? Quindi ci tengo a sottolinearlo sin dall’inizio: Cyrano non è
un musical, ma un film con delle canzoni. Amo l’Italia. Molti dei
miei registi preferiti sono italiani, come Fellini, Antonioni e
Sorrentino. Ho anche scritto molte delle mie sceneggiature nel
vostro paese, sebbene lo abbia visitato per la prima volta solo
dopo Orgoglio e Pregiudizio.
Cyrano è stato per lo più
girato a Noto, cittadina che mi è stata suggerita dalla mia storica
scenografa Sarah Greenwood che un giorno mi raccontò di come dieci
anni fa, per uno scouting per un altro film, fosse incappata
lì e che si
ricordava così bene di noto perché è dove si mangiano i migliori
cannoli al mondo. Tutto è nato quindi grazie ai cannoli ed è stata
una fortuna. Non poteva esserci location migliore di questa. Ero
infatti alla ricerca di un lugo magico, che andasse oltre i
concetti di spazio e tempo, e Noto è perfetto. La città è stata del
tutto ricostruita dopo un terremoto che nel 1690 l’aveva rasa al
suolo. Quello che le è stato poi conferito è un aspetto magico,
sospeso, un luogo di fantasia che si adattava perfettamente
all’idea che stava prendendo vita del mio
Cyrano. La location è tutto, soprattutto nei termini
di una storia d’amore piena di contrasti. Per una scena romantica
non ho bisogno di un’ambientazione romantica; tutt’altro. Solo
immortalando i due amati in un ambiente poco consono e del tutto
opposto alle emozioni che i due vivono, posso enfatizzare il loro
legame.
Allo stesso tempo, una location così viva di romanticismo come Noto
era perfetta per un amore non vissuto, fermo in attesa, con un
protagonista che ha paura di mostrarsi e dichiararsi.
Il volto della
magia
Ma quello di Joe
Wright è un cinema fisico, tangibile, dove la parole
cadono nel vento e a colpire al cuore – sostituendosi a dialoghi e
dichiarazioni – sono corpi che danzano, che guardano, che si
toccano. Movimenti e gesti colti dal regista con riprese ristrette,
dettagli corporei che si fanno associazioni e ponti emotivi tra lo
schermo e il cuore dello spettatore.
Le immagini che
prediligo di un film non sono mai inquadrature panoramiche,
piani-sequenza, ma inevitabilmente un primissimo piano. Un volto.
C’è qualcosa di magico e profondo nel vedere un volto sul grande
schermo. Qualcosa di nobile e immortale. In particolare in Cyrano
verso la fine c’è un’inquadratura a T, in profondità: in essa si
vede in primo piano Cyrano e accanto a lui, su una panchina,
Roxanne. Una scena lunga dal punto di vista del dialogo circa tre
pagine. Pete Robson, da sempre mio operatore di fiducia era
coadiuvato da un romano, Lele, che si occupava della messa a fuoco
delle inquadratura. Con una mano sulla sua gamba (in maniera del
tutto innocente) ogni qualvolta decidevo di cambiare la messa a
fuoco gliela stringevo. Questo è un momento in cui si entra in
perfetta comunione con gli attori, con le maestranze, con tutto il
reparto tecnico-artistico, perché sussiste una profonda conoscenza
di come ci apparteniamo legandoci da una forte simpatia ed
empatia.
Un’orchestra che suona
all’unisono e in armonia; una compagnia teatrale legata da affetto
e complicità; una catena di montaggio ben oliata e in cui ogni
meccanismo lavora a favore di quello successivo. Cyrano, come tutto
il mondo di Joe Wright, è teatro che si fa cinema
e vita che si fa teatro. Una costruzione maestosa, sostenuta da
passi che corrono, corpi che abbracciano, mentre Noto si ferma, e
le voci cantano, le mani scrivono e gli occhi degli spettatori
rimangono ammaliati.
Non perdetevi Cyrano, dal 2022 al cinema. E non perdetevi il
cinema di Joe Wright. Sarà un incontro unico.
Ravvicinato. Poetico.
L’Hollywood Reporter ha confermato che le star di Eternals
Angelina Jolie,
Salma Hayek,
Gemma Chan e Lauren Ridloff sono
state tutte costrette a ritirarsi dal gala “Women In
Hollywood” 2021 di Elle Magazine. Come mai?
Beh, sono state tutte potenzialmente esposte a qualcuno che è
risultato positivo al COVID-19, i primi report parlano di una
truccatrice.
Le attrici avrebbero dovuto essere
onorate durante l’evento, ma il caporedattore di Elle Nina
Garcia ha detto ai presenti che “Quei supereroi sono
ora in super isolamento”. Questa svolta inaspettata mette a
rischio i junket per il film previsti nelle prossime giornate, tra
tour europeo e persino la presenza delle star alla Festa di Roma
2021 in corso, presenza annunciata pochi giorni fa e ora messa a
richio.
“Oggi siamo stati informati di una possibile esposizione a
COVID-19 e, sebbene tutti i nostri attori siano risultati negativi,
per cautela, ci stiamo concentrando sulle apparizioni virtuali
piuttosto che sugli eventi di persona”, così un portavoce
della Disney ha spiegato cosa sta succedendo.
La notizia ci trascina violentemente
nel mondo reale che ci ricorda che la pandemia non è ancora finita
e che gli eventi dal vivo continuano a essere un rischio per tutti,
nonostante ci stiamo avvicinando al primo inverno in cui sono
disponibili i vaccini per tutti.
Eternals,
il film
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel StudiosEternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Belfast di
Kenneth Branagh è il primo sold-out delle matinée
dedicate ai ragazzi delle scuole da Alice nella Città,
la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma
diretta da Fabia Bettinie Gianluca Giannelli.
L’atteso nuovo film del regista
britannico, già vincitore del premio del pubblico al Toronto Film
Festival, viene presentato oggi, giovedì 21 ottobre, in
coproduzione ad Alice nella Città e alla Festa del Cinema, con una
proiezione riservata agli studenti alle ore 11.00 all’Auditorium
della Conciliazione con una proiezione per il pubblico alle ore
22.30 nella sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica.
Kenneth Branagh,
non ha potuto essere fisicamente a Roma per questa anteprima, ma ha
voluto comunque mandare un videomessaggio al pubblico di Alice
nella Città e della Festa del Cinema: “E’ la storia di qualcosa
che mi è capitato quando avevo nove anni e che ha cambiato la mia
vita per sempre – dice il regista -. Ha anche cambiato quella di
molti in modo talmente profondo che riecheggia ancora oggi. Una
storia che volevo raccontare da cinquant’anni. Anni in cui i suoni
della città, che possono spezzare il cuore ma anche scaldarlo con
il suo humor, mi hanno occupato la mente. Dopo mezzo secolo, si
doveva prestare attenzione e all’inizio del lockdown ho ascoltato
veramente e ho scritto quello che ho sentito. Voi pubblico – ha
proseguito – siete la ragione per cui faccio film. E’ davvero
semplice. Questi eventi avvengono in una grande città del nord, in
Irlanda, molti anni fa, in un luogo chiamato Belfast”.
Scritto e diretto dal candidato
all’Oscar® Kenneth Branagh e interpretato da
Caitriona Balfe,
Judi Dench,
Jamie Dornan, Ciarán Hinds,
Colin Morgan, Lara McDonnell,
“Belfast”
è una storia di amore, risate e perdite nell’infanzia di un
ragazzo, tra la musica e il tumulto sociale della fine degli anni
’60 a Belfast nell’Irlanda del Nord. Buddy, nove anni, è circondato
da un mondo fatto di lotta di classe e stravolgimenti culturali.
Mentre esplodono i Troubles, ovvero il conflitto tra i cattolici
repubblicani e i protestanti unionisti, Buddy sogna un futuro
lontano dalla violenza, e trova conforto in una gioiosa famiglia.
Ma intanto i contrasti si acuiscono, e la famiglia di Buddy dovrà
scegliere se attendere che gli scontri finiscano o iniziare una
nuova vita.
“Belfast” “è un viaggio nella
memoria che Kenneth Branagh trasforma in racconto autobiografico
fatto di momenti spensierati e intensi che ricostruiscono la sua
storia di formazione nella città natale con un cast di interpreti
d’eccezione – dicono Fabia Bettini e Gianluca
Giannelli –. Il film rimanda alla grande letteratura
ottocentesca di Dickens o di certa tradizione di fiabe classiche,
che aggiungono quella serietà assoluta, in cui sono maestri unici i
bambini”.
Per chi li seguisse sui social, non
sarà una novità, ma forse a qualcuno sfugge che Jason
Momoa interprete di Aquaman è il patrigno di
Zoe Kravitz, che sarà invece Catwoman in
The
Batman.
Zoe è infatti la figlia di
Lenny Kravitz e Lisa Bonet la
quale a sua volta ha sposato Momoa e con cui ha altri figli. Momoa
e Kravitz sembrano avere uno splendido rapporto e l’ultima
condivisione social dell’attore conferma il grande affetto che
nutre nei confronti della figlia acquisita. Dopo l’uscita del
trailer di The
Batman, Momoa ha condiviso uno screen che
raffigura Selina Kyle e ha condiviso il suo orgoglio per la giovane
attrice che raccoglie un testimone importante con il ruolo della DC
Comics.
“The Batman
esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti.
“Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman
dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e
risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai
criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery
sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti
e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono
tutti sospettati“.
Secrets of the Sith, il libro tie-in di Star
Wars, ha finalmente rivelato il vero piano di Palpatine per Rey
in Star Wars: L’ascesa di Skywalker. Darth
Sidious si considerava un pianificatore esperto – gli piaceva
vantarsi che tutto stava procedendo come aveva previsto – ma in
verità il segreto del suo successo era la sua stessa capacità di
adattamento. Palpatine aveva la capacità di creare opportunità
dalle minacce, fino a quando i suoi eventuali piani non diventarono
sofisticate ragnatele in cui erano intrappolati i suoi nemici.
L’Ordine 66, il culmine delle Guerre
dei Cloni, dovrebbe essere considerato il miglior esempio. Il
Maestro Jedi Sifo-Dyad divenne una minaccia per i piani
dell’Imperatore quando iniziò a ricevere visioni delle prossime
Guerre dei Cloni e chiese ai Kaminoani di creare un esercito di
cloni che credeva avrebbe aiutato i Jedi a sopravvivere. Quando
Palpatine lo seppe, ordinò al suo apprendista Conte Dooku – ironia
della sorte di un amico d’infanzia di Sifo-Dyas – di uccidere il
Maestro Jedi e assumere il controllo del programma clone, con chip
inibitori impiantati all’interno dei cloni che avrebbero permesso a
Palpatine di prenderne il controllo quando il tempo sarebbe
arrivato. E così il più grande successo di Palpatine è nato da una
crisi che avrebbe potuto essere la sua rovina.
Secrets of the Sith, che si finge un racconto
in prima persona di Palpatine, comprende delle note finali che sono
chiaramente scritte poco prima della cronologia degli eventi di
Star Wars: L’ascesa di Skywalker e
rivelano i piani originali dell’Imperatore per sua nipote. Sembra
che Palpatine originariamente intendesse che Ben Solo diventasse il
corpo che avrebbe ospitato la sua presenza nella Forza, spiegando
perché si era impegnato così tanto per attirare Kylo Ren al Lato
Oscuro. Avrebbe quindi permesso a Rey di diventare imperatrice,
governando al suo fianco, anche se, ovviamente, è improbabile che
Palpatine considerasse questa una potenziale unione tra pari. I
piani di Palpatine devono essere cambiati quando Kylo Ren ha
iniziato ad allontanarsi dal Lato Oscuro, liberato prima
dall’uso del potere di guarigione della Forza da parte di Rey e poi
da un ultimo messaggio amorevole di sua madre, Leia Organa.
Secrets of the Sith aiuta a spiegare alcune
delle strane contraddizioni in Star Wars: L’ascesa di Skywalker, confermando
che Palpatine si stava adattando rapidamente a circostanze che di
certo non aveva previsto. Suggerisce inoltre che la visione di Dark
Rey vista sulla Morte Nera – uno dei momenti più agghiaccianti
dell’intera trilogia del sequel – sia stata un invio da parte di
Palpatine stesso, un accenno al futuro che aveva immaginato per sua
nipote.
I piani dell’Imperatore fallirono,
ovviamente, perché aveva sottovalutato il potere liberatorio del
Lato Chiaro in Star
Wars. Decidendo di impossessarsi del corpo di Rey invece che di
quello di Ben Solo, non si era reso conto che faceva parte di una
Diade della Forza: lei si rifiuta di ucciderlo seguendo rabbia e
odio, e così chiude la porta ai sentimenti che l’avrebbero resa in
corpo ospite perfetto per lo spirito di Palpatine. Per quanto
l’Imperatore cercasse di fingere di avere il controllo degli
eventi, alla fine di Star Wars: L’ascesa di Skywalker stava
subendo una battuta d’arresto dopo l’altra, finché alla fine Rey lo
uccide con il suo fulmine della Forza.
Kasia Smutniak è una delle attrici
italiane più apprezzate e di talento: ha recitato in alcuni dei
film italiani migliori degli ultimi anni, ed è tornata di recente
sul grande schermo con Loro, il nuovo film di
Paolo Sorrentino. È talentuosa, raffinata e
particolarmente bella.
Ecco dieci curiosità su
Kasia Smutniak.
Kasia Smutniak: la sua filmografia
e le serie TV
1. Ha recitato in diversi
celebri film. L’attrice esordisce sul grande schermo nel
2000 con Al momento giusto. Successivamente ottiene ruoli
di rilievo in film come Radio West (2003), Nelle tue
mani (2007), Cao Calmo (2008), Tutti contro tutti
(2013), Benvenuto Presidente!
(2013), Allacciate le cinture (2014), Meraviglioso Boccaccio
(2015) e Perfetti sconosciuti (2016), di Paolo Genovese.
È poi nel cast di Moglie e marito (2017), con Piefrancesco
Favino, Made in Italy (2018),
Loro (2018), con Riccardo
Scamarcio, La profezia dell’armadillo (2018)
e Il ragazzo più felice del mondo (2018).
2. Ha recitato anche in film
internazionali. Nel corso della sua carriera l’attrice ha
avuto modo di prendere parte anche ad alcune opere di produzione
internazionale. Nel 2009 ha infatti recitato nel film inglese
Goal III: Taking on the World, mentre nel 2010 è stata
Caroline nel film From Paris with Love,
con protagonista John Travolta. Ha poi
partecipato anche a film come Il quarto stato (2012),
(Nie)znajomi (2019) e Dolce fine giornata (2019).
Nel 2020 è invece stata Lily Dolittle in Dolittle, con
protagonista Robert Downey
Jr..
3. È nota anche per diverse
serie televisive. La Smutniak non ha poi mancato di
recitare anche in televisione, comparendo in serie come Ultimo
– L’infiltrato (2004), Questa è la mia terra (2006),
Rino Gaetano – Ma il cielo è sempre più blu (2007),
Questa è la mia terra – Vent’anni dopo (2008), Volare
– La grande storia di Domenico Modugno (2013) e In
Treatment (2013). Nel 2020 è invece stat la protagonista
femminile della miniserie Diavoli, dove ha recitato
accanto ad AlessandroBorghi.
Kasia Smutniak: oggi
4. Ha nuovi progetti in
arrivo. Nel 2021 la Smutniak è protagonista della serie
italo-britannica Domina, basata sulla vita di Livia
Drusilla, consorte dell’imperatore romano Augusto. Tra i suoi
prossimi progetti cinematografici si annoverano invece
3/19, di prossima uscita e Pantafa,
attualmente in fase di post-produzione. In questo periodo è invece
impegnata nelle riprese di Il colibrì, film adattamento
dell’omonimo romanzo.
Kasia Smutniak e la vitiligine
5. Ha accettato la
“malattia”. La vitiligine è quella malattia della pelle
caratterizzata dalla comparsa di chiazze dove manca la colorazione
dovuta alla melanina, le quali appaiono dunque bianche. Sono tante
le celebrità che hanno confessato di esserne affetti, e tra questi
vi è anche la Smutniak. In una lunga intervista con Vanity Fair
l’attrice ha raccontato di quando scoprì, ormai anni fa, di essere
affetta da questa particolare condizione. Inizialmente vissuta in
modo problematico, l’attrice ha poi raccontato di essere scesa a
patti con questa malattia, decisa ad accettarsi così com’è. Oggi la
Smutniak vede la vitiligine come una parte di sé, che non toglie
nulla alla sua bellezza.
Kasia Smutniak: nuda per Vanity
Fair
6. Kasia Smutniak nuda per
Vanity Fair. Per la prima volta in tutta la sua lunga
carriera, Kasia Smutniak ha posato nuda, e l’ha fatto per
Vanity Fair. L’attrice ha avuto molto da
raccontare a proposito: ha parlato della tendenza a mimetizzare e
nascondere la propria femminilità, per assicurarsi di essere presa
sul serio. “Parliamo sempre di libertà delle donne” ha
detto, “ma spesso ci vestiamo e ci comportiamo da uomini.”
Mostrarsi nuda, allora, è stata una liberazione per Kasia, dicendo,
della propria femminilità: “Adesso che ho quasi 40 anni sento
che è il momento di tirarla fuori con grande
tranquillità.”
Kasia Smutniak è su Instagram
7. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network con un
profilo verificato seguito da 412 mila followers. In questo, con
oltre 600 post, la Smutniak è solita condividere immagini relative
al suo lavoro, ai suoi progetti in lavorazione e quelli di prossima
uscita. Sono infatti diversi i post che testimoniano le sue
attività, ma non mancano anche scatti realizzati per servizi di
moda o relativi a momenti di svago. L’attrice utilizza inoltre il
social anche per promuovere tematiche e campagne umanitarie a lei
molto care.
Kasia Smutniak, Pietro Taricone e la figlia
8. Ha avuto una relazione
con l’attore. Kasia Smutniak e Pietro
Taricone si erano conosciuti nel 2003, sul set di
RadioWest, e si erano innamorati. Insieme hanno
avuto una figlia, Sophie, nata il 4 settembre 2004. Kasia Smutniak,
sulla figlia, ha raccontato “Quando ho partorito la mia prima
figlia e me l’hanno portata in braccio ho avuto una sensazione
fortissima: ho iniziato a pensare che da quel momento la mia storia
sarebbe stata in funzione della sua.“
9. Ha affrontato un momento
molto doloroso. Il 29 gennaio 2010, l’attore Pietro
Taricone è tragicamente morto in un incidente paracadutistico. La
Smutniak ha raccontato dell’incidente con le lacrime agli occhi,
parlando di come lui abbia mandato un bacio prima di saltare, e
come sia morto “con il sorriso in faccia“. La morte di
Taricone, ha raccontato, è stata uno dei momenti più dolorosi della
sua vita. Kasia, poi, ha trovato un nuovo amore nel 2011 nel
produttore Domenico Procacci, dal quale ha avuto
il figlio Leone il 20 agosto 2014. Nel 2019 i due si sono poi
sposati.
Kasia Smutniak: età e altezza
dell’attrice
10. Kasia Smutniak è nata a
Varsavia, in Polonia, il 13 agosto 1979. L’attrice è alta
complessivamente 173 centimetri.