ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER
SUI PRIMI DUE EPISODI DI HAWKEYE!
Dopo i primi due
episodi di Hawkeye, i fan sono ora convinti che
Vincent D’Onofrio farà il suo debutto nel Marvel Cinematic Universe nei panni
di Wilson Fisk, alias Kingpin. Avrebbe certamente senso dopo
l’introduzione di Echo, ma c’era un altro grande cameo che
Rhys Thomas (regista dei primi due episodi della
serie e anche del finale di stagione) sperava di includere.
Parlando con
The Playlist, Thomas ha rivelato che avrebbe voluto inserire
Scott Lang/Ant-Man nella serie. “Non voglio rivelare nulla
perché dobbiamo ancora introdurre alcuni personaggi”, ha
dichiarato il regista, forse riferendosi a Kingpin o a qualcun
altro che già conosciamo, come Maya Lopez. “Eccone uno che
avrei voluto inserire: Ant-Man. La dinamica tra Paul Rudd e Jeremy
mi piace.”
“Ant-Man era un personaggio che
sembrava un modo divertente per interpretare l’assurdità della
situazione di Clint”, ha aggiunto Thomas. “Ho comunque
avuto l’opportunità di fare un piccolo cenno al personaggio e al
loro legame.”
Probabilmente, le parole di Thomas
fanno riferimento all’esilarante apparizione di Ant-Man in
Rogers The Musical e/o al suo imitatore in Times Square,
ma è un peccato che il vero Ant-Man non sia stato in grado di fare
un cameo nella serie Disney+ prima dell’arrivo di Ant-Man e The Wasp: Quantumania.
Il nuovo poster ufficiale di
Spider-Man:
No Way Home sembra aver chiarito un mistero
legato ad uno dei personaggi apparsi nel trailer ufficiale
dell’attesissimo cinecomic. Nel poster, oltre chiaramente ai
personaggi di Spider-Man, Doctor Strange e MJ in bella mostra, appaiono
anche Lizard, Electro e Green Goblin, tutti circondati dai
tentacoli di Doctor Octopus.
Ebbene, il poster ci
mostra il personaggio di Green Goblin con un nuovo look: come
portato alla luce da
The Direct, invece del suo classico costume da Goblin verde
smeraldo, Norman Osborn sfoggia un abito smorzato, dotato di
cappuccio e occhiali. Il cattivo ha anche borsa per le sue
bombe-zucca, oltre a nuovi guanti rialzati e un nuovissimo Goblin
Glider con luci al neon verdi.
Questa versione del
costume era già apparsa nel trailer ufficiale di No Way
Home, ma all’epoca – a causa dell’impossibilità di
decifrare chiaramente l’identità del personaggio – in molti
credevano che potesse essere o Harry Osborn, o Ned Leeds nella
fattezze di Hobgoblin o ancora un altro nemico. Ora, invece, il
poster conferma che si tratta di una nuova versione del personaggio
interpretato da Willem Dafoe. Chiaramente, ciò non esclude che i
personaggi sopracitati non possano comunque apparire nel film, ma
almeno adesso sappiamo che nel trailer non sono in alcun modo
presenti.
Eternals
ha quasi rischiato di mostrare uno dei capisaldi più iconici della
narrativa di Dune,
il celebre romanzo sci-fi di Frank Herbert,
portato nuovamente sul grande schermo di recente da Denis
Villeneuve.
Parlando con CBR,
infatti, gli sceneggiatori del film Kaz e Ryan Firpo hanno rivelato
che, all’inizio, avevano incluso nella sceneggiatura un attacco da
parte del verme delle sabbie. Alla fine, quella scena è stata
modificata per presentare un attacco Deviante, come voluto dalla
Marvel.
“Nella sceneggiatura originale
di Eternals avevamo i vermi della sabbia”, ha
spiegato Kaz Firpo. “Un verme della sabbia
doveva attaccare Babilonia, ma alla fine quella scena è stata
cambiata perché… beh, pensavamo che Dune
sarebbe uscito prima o poi. Anche se i due film non sarebbe dovuti
arrivare in sala nello stesso periodo. È successo, purtroppo, a
causa della pandemia.”
“Piccola curiosità: una volta
abbiamo organizzato una proiezione per amici e parenti durante il
fine settimana al Chinese Theater, e per pura coincidenza, Denis
Villeneuve era tra il pubblico”, ha aggiunto Ryan
Firpo.
“Era seduto nell’ultima fila,
insieme ai suoi collaboratori”, ha sottolineato Kaz.
“Chloe Zhao ha grande rispetto del lavoro di Denis, e
viceversa. Sono entrambi registi di grande talento. Quindi, sì, era
proprio lì. Ci ha sostenuto durante il weekend di apertura. Se può
farlo Denis, potete farlo anche voi!”
La scena in questione si svolge
circa a metà del film, durante un flashback ambientato a Babilonia
nel 525 aC. Nella scena, gli Eterni difendono la città da un
attacco Deviante appena fuori dalla Porta di Ishtar, una struttura
iconica che conduce nel centro della città.
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel
StudiosEternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Nella versione originale del trailer
di Spider-Man:
No Way Home, Doctor Strange, rivolgendosi a Peter Parker,
MJ e Ned, pronuncia una battuta molto particolare: “Scooby-Doo
this crap” (tradotta in italiano con: “Fiutate quelle
carogne”).
La battuta è stata parecchio
criticata dai fan dell’Universo Marvel, ma in realtà potrebbe
esserci una spiegazione sul perché lo Stregone Supremo pronunci
proprio il nome dell’alano immaginario nato dalla mente creativa
della Hanna-Barbera. Quindi, per quanto la scena abbia suscitato
ilarità e a tratti anche sgomento, potrebbe nascondere un
significato preciso.
Come sottolineato da un utente di
Reddit (via
Screen Rant), quella battuta che Strange pronuncia per incitare
Peter, MJ e Ned a mettersi sulle tracce dei numerosi villain che
stanno facendo ritorno grazie al Multiverso, potrebbe in realtà
riferirsi a un cartone animato noto come I
13 fantasmi di Scooby-Doo, in cui uno stregone (che
assomiglia molto al Doctor Strange del MCU) aiuta Scooby e la sua banda a
rispedire in prigionia tredici pericolosi fantasmi all’interno di
una cassa.
Ora che quella battuta è stata
contestualizzata, sembra che funzioni molto meglio all’interno del
film, anche perché le somiglianze tra Spider-Man:
No Way Home e I
13 fantasmi di Scooby-Doo sono davvero molte: per quanto
si tratti di due progetti nettamente distinti, a livello di trama
il parallelismo è evidente, dal momento che anche nel film di Jon
Watts uno stregone cerca di aiutare un eroe e i suoi amici a
rispedire una serie di cattivi da dove sono venuti, esattamente
come avviene nel cartone animato.
Abbiamo incontrato per la prima
volta la versione del commissario Jim Gordon di J.K. Simmons in Justice
League del 2017. Il DC
Extended Universe era in una fase di transizione in quel
momento, e quando il Batman di Ben Affleck è stata ufficialmente
accandonato, sembrava che anche il Gordon di Simmons fosse stata
messo da parte. Lo abbiamo ritrovato in
Zack Snyder’s Justice League, ma anche in quel caso il
tempo che l’attore premio Oscar ha avuto a disposizione sullo
schermo non è stato sufficiente a soddisfare le aspettative dei
fan.
Josh Horowitz di
Happy Sad Confused ha incontrato Simmons di recente e ha avuto
modo di parlare con lui dei piani originali per il personaggio di
Jim Gordon. “Quando ho firmato la prima volta per Justice League, l’accordo prevedeva tre
film”, ha confermato l’attore. “L’intento era, a quel
tempo, che quegli attori avrebbero continuato a interpretare quegli
iconici supereroi e ci sarebbe stato qualcosa da fare per me in un
altro paio di film. Come spesso accade, ciò non si è concretizzato
per un vari motivi.”
Naturalmente, sappiamo che J.K. Simmons non ha ancora finito per il
commissario del GCPD, dal momento che riprenderà il ruolo
dell’annunciato film dedicato a Batgirl, che
arriverà direttamente su HBO Max. “Sono rimasto completamente
sbalordito dal fatto che siano tornati da me, di recente, e
volevano che fossi di nuovo il commissario Gordon e che fosse un
ruolo più significativo questa volta. Non vedo l’ora”, ha
spiegato l’attore. “Penso che mi metterò in contatto con Leslie
Grace e i registi nei prossimi due giorni, per fare alcune piccole
prove preliminari. Inizieremo molto presto a girare. Io sarò
gennaio a Glasgow, che è un posto meraviglioso per girare questo
tipo di film, perché è davvero gotica.”
“Sono entusiasta all’idea di
essere l’ex e il futuro Jim Gordon”, ha continuato Simmons.
“Ho avuto una lunga discussione con i ragazzi su come vogliamo
che appaia questa volta. È davvero interessante presentare Batgirl
e dare maggiore spessore a Jim Gordon”. L’attore ha poi
aggiunto che non ha dubbi che ci sia spazio sia per il suo Gordon
che per quello di Jeffrey Wright (che vedremo in The
Batman di Matt Reeves) grazie all’introduzione del
Multiverso.
Ricordiamo che
Batgirl sarà diretto da Adil El
Arbi e Bilall Fallah, registi
di Bad
Boys for Life e di alcuni episodi dell’attesa
serie Ms.
Marvel, in arrivo su Disney+.
Christina Hodson, che ha scritto lo
spin-off Bumblebee e
che ha lavorato anche ai film DC Birds of
Prey e The
Flash, ha scritto la bozza più recente della
sceneggiatura. Leslie Grace, vista di recente nel
musical Sognando
a New York – In the Heights, interpreterà la protagonista
Barbard Gordon.
Attraverso l’esplorazione di oltre
7.000 anni di storia umana, la Fase 4 del MCU ha usato Eternals
per gettare diverse basi per il futuro dell’universo
cinematografico. Ciò riguarda, ovviamente, il personaggio di
Eros/Starfox (Harry Styles), che abbiamo visto nella scena a
metà dei titoli di coda, ma anche il possibile debutto di Namor in
Black Panther: Wakanda Forever.
Una delle anticipazioni di
Eternals
sicuramente più intriganti riguarda il futuro di Dane Whitman
(Kit
Harington), che sappiamo diventerà Black Knight. La
sua potente spada, la Spada d’Ebano, è stata menzionata durante il
corso del film, ma è stato solo nella scena post-credit che Dane ha
cercato di prenderne il controllo. La Spada d’Ebano è stata
menzionata nello stesso momento in cui il film ha anticipato
l’esistenza della leggendaria spada Excalibur. La famosa “spada
nella roccia” dei tempi di Re Artù ha dei legami con Dane nei
fumetti, poiché una delle varie incarnazioni di Black Knight è
stato uno dei tanti uomini a brandire la spada nel tempo. Tuttavia,
con il suo riferimento a Excalibur, Eternals
potrebbe aver preparato il terreno, in gran segreto, ad un nuovo
eroe nel MCU.
Excalibur è stata di proprietà di
diversi personaggi nei fumetti, ma Eternals
stabilisce che Makkari l’ha posseduto per un po’ di tempo,
permettendo poi anche a Thena di usarla. Ora che il MCU ha stabilito Excalibur come
parte del suo canone, la Marvel potrebbe utilizzare questo
legame per introdurre un nuovo eroe. Personaggi come Ares, Captain
Britain e Doctor Doom hanno posseduto Excalibur nei fumetti,
tuttavia i Marvel Studios potrebbero scegliere una strada
diversa e usare la spada per introdurre Faiza Hussain.
La spada chiamò a sé Faiza durante
gli eventi di Secret Invasion, e la stessa si dimostrò
degna di impugnarla. Ciò ha portato Hussain ad assumere il nome in
codice di Excalibur e ad usare l’arma leggendaria in combinazione
con i suoi poteri. Hussain aveva dei superpoteri poiché era stata
colpita da un pezzo di tecnologia Skrull che le aveva dato alcune
capacità della bio-manipolazione. Nel frattempo, la spada Excalibur
aveva anche la capacità di rendere invincibile chi la impugnava, ma
anche la possibilità di rilevare la magia nelle vicinanze.
Nei fumetti, Hussain è entrata quasi
subito a far parte dell’organizzazione britannica di supereroi
MI13. Questo è successo quando anche Black Knight era nella
squadra, il che li ha portati a sviluppare una relazione romantica.
Il MCU sembra essersi avviato verso la
formazione del MI13 proprio quando Eric Brooks/Blade (Mahershala
Ali) ha parlato con Dane nella scena post-credit di
Eternals.
Ciò potrebbe significare che Hussain diventerà Excalibur in futuro
e diventerà parte della formazione iniziale della squadra nel
MCU.
Se il MCU dovesse realmente introdurre
Faiza Hussain dopo il riferimento a Excalibur in Eternals,
rafforzerebbe la probabilità che il superteam britannico della
Marvel arrivi prima del previsto.
La presenza della spada Excalibur potrebbe persino aiutare a
portare Captain Britain nel MCU, poiché anche questo
personaggio ha un legame con l’arma mistica nei fumetti. Dopotutto,
la Marvel ha già gettato le basi per
l’ipotetica grande introduzione di Brian Braddock (che è stato
menzionato in Avengers: Endgame).
Se Hussain e Braddock dovessero
unirsi al MCU, l’universo cinematografico
avrebbe già quattro membri del MI13, ma potrebbero essercene ancora
di più. Finora non è stato annunciato alcun progetto legato al
MI13, quindi è probabile che Hussain si unisca presto al MCU e che debutti proprio in
Blade, se è
vero che anche Dane Whitman apparirà in quel film dopo Eternals.
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel
StudiosEternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Dal 25 novembre nei cinema è
possibile vedere il nuovo film del franchise Resident
Evil: Welcome to Raccoon City. Nato come serie di
videogiochi, il mondo horror giapponese si è sviluppato in vari
media: film live action e d’animazione, fumetti, libri, drammi
audio. Alla lista si aggiunge anche il
film del 2021Welcome to Raccoon City, nuovo reboot della
serie originale.
Grazie a
Ranker, piattaforma che permette all’utente di votare su
praticamente ogni cosa, possiamo scoprire l’opinione del grande
pubblico sui film della saga Resident Evil. Scopriamo
cosa piace di più agli spettatori!
Al settimo posto c’è Resident Evil:
Retribution (2012)
Quinto film della saga,
diretto da Paul W.S. Anderson, Resident
Evil: Retribution porta per la prima volta sul grande
schermo personaggi di grande fama per il franchise. Tra gli
altri, Leon S. Kennedy (Johann Urb)
e soprattutto Ada Wong (Li Bingbing), che
compare solo in questo film.
Retribution segue le
vicende di Alice, interpretata dall’iconica Milla Jovovich, rapita dagli
Umbrella per volontà di Jill Valentiine.
L’orientamento scelto per il film è originale rispetto al resto del
franchise, ma non conquista lo spettatore: il live action ottiene
solo 51 voti su 97 (53%).
Sesto posto per Resident Evil: The
Final Chapter (2016)
L’ultimo lungometraggio
della serie originale è debole e arriva quasi ultimo in classifica.
Tra i pochi punti di forza di Resident Evil: The Final Chapter, ci sono la scena
d’apertura con Alice (Milla
Jovovich) nel deserto post-apocalittico in lotta con
un mostro alato e il ritorno del Dr Alexander Isaacs.
Per il resto, il film sembra essere
stato fatto solo per chiudere le parentesi aperte nei precedenti
capitoli. The
Final Chapter ottiene 57 voti sui 101 totali, guadagnando
un semplice 56%.
Afterlife (2010) è al quinto
posto
Quarto film della serie,
sempre diretto da Paul W.S.
Anderson, Resident Evil: Afterlife mette in
scena l’invasione del mondo da parte degli zombie e l’imperterrita
battaglia di Alice. La protagonista, insieme a Claire
Redfield e ad alcuni cloni, potrebbe finalmente essere in
grado di sconfiggere Albert Wesker.
I pro del film risiedono nelle
apparizioni di personaggi: oltre ai volti ricorrenti, anche tante
prime volte sullo schermo. In Afterlife si contano anche
alcune delle migliori scene d’azione del franchise, con un focus
sui mostri più potenti nei videogiochi. Il ritorno del regista
originale della serie dà un po’ di forza al film, ma senza
esagerare: Afterlife ottiene 59 voti su 105 totali
(56%).
Metà classifica per Resident Evil:
Welcome to Raccoon City (2021)
Seppur non inserito nella
lista di Ranker, probabilmente la posizione ideale
perWelcome
to Raccoon City è quella centrale. È un film action-horror che
genera un nuovo inizio
in grado di cambiare il mondo della saga.
Tra
gli aspetti apprezzabili per i fan, Welcome
to Raccoon City aderisce fedelmente alle prime due puntate
della serie di giochi e ha uno stile estetico che ricorda il lavoro
svolto dal regista John Carpenter. Purtroppo
però, come accade per
tutta la serie originale, la sceneggiatura del film è poco
brillante.
Sul podio Resident Evil: Extinction
(2007)
In Resident Evil:
Extinction, il regista Russell Mulcahy riesce
a portare avanti il lavoro iniziato da Paul W.S.
Anderson. Sebbene sia lontano dallo stile survival horror
dei videogiochi e dall’estetica di Anderson, il
film piace ai fan.
L’atmosfera post-apocalittica di Extinction nel
complesso è più efficace di quella delle altre puntate:
il lungometraggio ottiene 81
voti su 125 totali (65%).
Medaglia d’argento per Apocalypse
(2004)
Generalmente il peggiore
recensito, il secondo film della saga fa discutere anche i
fan. Apocalypse è forse l’ultimo a dare davvero
spessore alla dimensione horror. Con la fedele e accurata
riproduzione degli elementi più apprezzati dei giochi,
Apocalypse è il film invecchiato meglio. Infatti, ancora
oggi piace al pubblico: il lungometraggio ottiene 92 voti su 132,
il 67%.
Resident Evil (2002) è primo in
tutti i sensi
Il primo capitolo è un film
tratto dai videogiochi tutt’ora degno di nota. Non semplicemente
piacevole da guardare, ma coinvolgente e denso di scene paurose
fedeli allo spirito dei giochi. L’ambientazione aiuta, con la narrazione che si
svolge quasi interamente nell’Alveare, un laboratorio
sotterraneo della Umbrella che serve come base per
generare il T-Virus.
Se i live action successivi hanno
dato molto più rilievo all’azione tralasciando la componente
horror, il primo Resident Evil mantiene ancora un buon
equilibrio tra action e paura. Gli elettori di Ranker lo
considerano il migliore dei sei film con un notevole stacco: 122
voti su 156 (78%).
Sono iniziate in questi giorni le
riprese del film Le
mie ragazze di carta, prodottoda 302
Original Content e Pepito Produzioni con Rai Cinema, per la
regia di Luca Lucini che, con Mauro Spinelli,
Marta e Ilaria Storti, ne firma la sceneggiatura, vincitrice del
Premio Solinas Leo Benvenuti per la sceneggiatura di commedia. Nato
da un soggetto di Mauro Spinelli e Luca Lucini, Le mie
ragazze di carta racconta, attraverso il codice
universale della commedia, due momenti decisivi della vita di tre
adolescenti: il passaggio dalla pubertà alla preadolescenza
vissuto tra primi amori e partite di rugby e quello dal mondo della
campagna al mondo della città.
La trama
Siamo alla fine degli anni 70, nel
trevigiano, in un periodo in cui la rapida espansione delle città
investe anche la famiglia Bottacin, composta da Primo, Anna e
Tiberio. Per loro, e in particolare per il giovane
Tiberio, il cambiamento dalla vita contadina a un contesto
urbano sarà piuttosto tumultuoso. Il racconto di un periodo storico
di grandi trasformazioni sociali ed economiche, in cui anche le
sale cinematografiche, luoghi tipici di fruizione comunitaria,
dovettero ripiegare verso una programmazione a luci rosse per
evitare il fallimento.
Ne sono protagonisti
Maya Sansa, Andrea Pennacchi, Alvise
Marascalchi, Cristiano Caccamo, Christian Mancin, Marta Guerrini,
Alessandro Bressanello, con Giuseppe Zeno
e con la partecipazione di
Neri Marcorè. Fanno parte del cast tecnico, il
direttore della fotografia Luan Amelio Ujkaj, lo scenografo Silvio
Di Monaco, la costumista Diamante Cavalli, la montatrice Carlotta
Cristiani. Il film è realizzato con il sostegno della Veneto Film
Commissione le riprese, che si svolgeranno
tra Treviso e Roma, avranno una durata di 7 settimane.
“Sono felice di accogliere in
Veneto una produzione di livello nazionale come “Le mie ragazze di
carta” di Luca Lucini per Pepito Produzioni e Rai Cinema –
dichiara Jacopo Chessa, Direttore della Veneto Film Commission –
Una produzione che la Veneto Film Commission ha seguito e segue
passo passo e che valorizza Treviso e le zone limitrofe, un
territorio meno battuto dal cinema rispetto ad altre zone della
nostra regione. Questo film è inoltre una grande opportunità per il
nostro sistema cinema per le sue ricadute occupazionali che, in un
futuro prossimo, saranno ancora più intense”.
«L’arrivo di una produzione
cinematografica a Treviso ci riempie d’orgoglio», le parole
del sindaco di Treviso Mario Conte. «L’interesse nei confronti
della nostra Città è in continua crescita e ne siamo
particolarmente felici: Treviso è una città che ama il cinema e ha
sempre accolto con entusiasmo iniziative legate al grande schermo,
set, attori e troupe». «Mi piace particolarmente l’idea che “Le mie
ragazze di Carta” vada a valorizzare i quartieri e le zone
limitrofe, che raccontano una Treviso altrettanto storica e legata
alla propria identità cogliendone anche dettagli inediti ma unici.
Inoltre, riteniamo importantissima la spinta propulsiva che il
cinema, insieme a produzioni e cast di livello assoluto, è in grado
di dare al tessuto produttivo».
«Ringraziamo la Veneto Film
Commission per il grande lavoro», afferma l’assessore ai Beni
Culturali e Turismo, Lavinia Colonna Preti. «L’arrivo di questa
produzione in città sta portando non solo una grande occasione di
valorizzazione delle eccellenze – anche sportive – del nostro
territorio ma una nuova opportunità dal punto di vista sociale,
vista la collaborazione con più di 300 comparse trevigiane. Siamo
felici, come Comune di Treviso, di aver collaborato attivamente
nell’organizzazione delle riprese, dalla logistica al supporto
della troupe»
Il Marvel Cinematic
Universe è noto per i monologhi drammatici e ben
scritti, tanto quanto per le sue battute spiritose. Il MCU
ha anche la reputazione di essere un porto attraente per il
pubblico di tutte le età, di solito optando per un umorismo più
generale che anche i bambini possono capire.
Nonostante questo approccio, e le
preoccupazioni iniziali per l’acquisizione da parte della Disney, il
MCU
non si è tirato indietro dall’inserire battute anche più piccanti.
Questi film/serie spesso sfiorano dell’umorismo che farebbe
arrossire gli adulti e lascerebbe i bambini confusi.
Ralph Bohner – WandaVision
Con quello che forse è
stato lo scherzo più semplice e crudo del MCU, in WandaVision
viene rivelato che la persona che ha rimpiazzato il fratello di
Wanda, Quicksilver, è in realtà
un tizio a caso che vive nella casa di Agatha, e
il suo nome è Ralph Bohner.
Non c’è molto di più – la battuta è
semplicemente che il nome di questo personaggio suona come “boner”
che in italiano sta più o meno per “durello”, un’erezione. Anche se
forse inizialmente divertente, questa battuta ha lasciato l’amaro
in bocca ai fan che si sono sentiti presi in giro dal casting di
Evan Peters come Pietro.
“Can’t Get Too Excited” –
L’incredibile Hulk
L’IncredibileHulk ha una scena intima in cui Bruce
Banner e Betty Ross condividono la stanza
di un motel e finalmente lasciano cadere le loro barriere emotive.
Questo fino a quando Bruce mette un freno a tutto
ciò, dicendo che “non può eccitarsi troppo“.
Questa è certamente una domanda che
i fan dei fumetti si sono posti su Hulk – se la
sua afflizione interferisca o meno con la sua vita sessuale – ma
non è una domanda a cui i fan del MCU si
aspettavano una risposta in un adattamento cinematografico.
Stranamente implica che Bruce non può gestire
un’erezione senza “esplodere”.
“Fonduta?” – Capitan America
Una battuta ricorrente in
Captain America: The First Avenger è
“Fondue“. Howard Stark, imprenditore e
straordinario womanizer, ha la reputazione di invitare le donne per
assaggiare la “fonduta”, il che è piuttosto esplicito. È anche
implicito che Peggy Carter, l’interesse amoroso di
Steve, potrebbe aver fatto “la fonduta“,
oppure la farà, con Howard.
Si arriva ad un punto in cui
Steve chiede goffamente: “voi due… fate… la
fonduta?”. È divertente vedere Cap che aggira la
questione del sesso con la sicurezza di un boy scout agitato e
disorientato. Questa battuta, e il termine “Fondue” sono
diventati addirittura un meme per qualche tempo tra la fanbase.
“Spread On Tony” – Iron Man 2
In
Iron Man 2, Justin Hammer, la
versione inferiore di Tony Stark, cerca di
vantarsi del fatto che la giornalista Christine
Everhart stia facendo un servizio su di lui. Al che il
personaggio di supporto e interesse amoroso, Pepper
Potts, risponde che si ricorda che
Everhart ha fatto un bel “servizio” anche
a Tony, riferendosi alla loro avventura di una
notte all’inizio del primo Iron Man.
Questa battuta è divertente, e uno
dei pochi casi di comportamento malizioso da parte di
Pepper.
“Problemi di performance” – The
Avengers
Durante The Avengers, Loki si è servito del suo bastone per
controllare la mente di varie persone, tra cui il dottor
Selvig e Occhio di Falco. Quando tenta di fare lo
stesso a TonyStark, tuttavia,
non riesce a stabilire un contatto a causa del reattore Arc nel
petto di Tony.
Tony Stark coglie
l’occasione per prendere in giro Loki per la sua
incapacità di controllarlo mentalmente, dicendo “beh, problemi
di prestazioni, sai che non è raro“. Questa è una frecciatina
più sottile da parte di Tony, e una bella
puntualizzazione per questo momento di trash-talking nel
MCU.
“Non è la cosa peggiore che mi hai
sorpreso a fare” – Iron Man
In Iron Man, Pepper si avvicina
a Tony mentre la sua armatura gli viene tolta
dalle braccia meccaniche. In una battuta comica,
Tony dice “ammettiamolo, questa non è la cosa
peggiore che mi hai sorpreso a fare“.
Questo potrebbe implicare molte
accezioni differenti, ma data la nomea consolidata di
Tony come playboy, è sicuro che si stia riferendo
a qualche momento fuori dallo schermo in cui
Pepper sfortunatamente ha sorpreso Tony in
flagrante dilecto…
“The Old Fashioned Way” – Guardians
Of The Galaxy Vol. 2
Grazie al tocco di
James
Gunn, entrambi i film dei Guardiani
sono costellati di umorismo per adulti, e in Guardiani
della Galassia Vol. 2 l’ironia “piccante” prevale fin
dal principio. In una mossa molto Captain Kirk di Star
Trek, Star-Lord inizia a flirtare con
Ayesha, l’Alta Sacerdotessa dei
Sovereign, dopo aver completato una missione per lei.
In una discussione sulla natura dei
Sovereign in quanto geneticamente modificati, Peter
Quill menziona che preferisce “creare le persone alla
vecchia maniera“. Ciò che è sorprendente è quanto sia
incuriosita l’Alta Sacerdotessa alla prospettiva
di impegnarsi in una “arcaica lezione di storia” con
Star-Lord.
Thor sorprende Hulk – Thor:
Ragnarok
In questa scena di Thor: Ragnarok,Thor ha un incontro particolare con
Hulk. Thor si sveglia nella stanza del Vendicatore
più forte dopo la sua sconfitta nell’arena gladiatoria su
Sakaar. Mentre sta facendo il bagno,
Hulk si alza e si dirige distrattamente verso la
finestra, dando al Dio del Tuono la possibilità di
vedere tutto.
Thor è visibilmente
agitato, chiudendo gli occhi e dicendo a se stesso “ora è nel
mio cervello“. Mentre la battuta è per lo più innocente, vira
ancora su un argomento “adulto” ed è in particolare la
terza volta che il piano di sotto di Hulk
viene mostrato nel MCU.
Le parti basse di Ego – Guardiani
della Galassia 2
Mentre il padre biologico
di Starlord, Ego, sta spiegando
come ha creato il pianeta su cui si trovano, una specie di
estensione del suo corpo, Drax interrompe per
chiedere se ha creato un pene. Dopo alcuni battibecchi tra
il gruppo, conferma che ha davvero un pene, e si vanta anche che
non è “niente male“, il che è adeguatamente nel carattere
di un essere chiamato “Ego“.
Dave Bautista è davvero convincente nei panni
di Drax in questa scena, sembrando sinceramente
offeso quando Star-Lord è disgustato dal fatto che
lui parli di come i suoi genitori l’hanno concepito, lamentandosi
del fatto che “gli abitanti della Terra hanno dei
problemi“.
“Hide The Zucchini” – Avengers: Age
Of Ultron
Nel corso del terzo atto di
Age of Ultron, Tony lascia
scivolare questa frase in modo casuale, dicendo che
Bruce e Natasha “è meglio che
non stiano giocando a nascondere le zucchine“.
Questa frase si muove tra l’essere
esplicita e sottile; sembra un’affermazione abbastanza innocente di
per sé, ma non c’è molto altro che il termine ‘nascondere le
zucchine‘ potrebbe significare, soprattutto considerando
l’ovvia relazione romantica in erba tra i due. La cosa più
importante è che lo scherzo sembra essere una presa in giro sulla
colorazione dell'”equipaggiamento” di Hulk.
“Un dipinto di Jackson Pollock” –
Guardiani della Galassia
Questo è forse lo scherzo
per adulti più volgare del MCU.
In Guardiani della Galassia
dopo che Gamora commenta lo stato di sporcizia
della nave di Starlord, Quill riflette fuori
campo, “se avessi una luce blu, questo posto sembrerebbe un
quadro di Jackson Pollock“.
Queste parole dipingono un quadro
sfortunato (o fortunato, a seconda dei punto di vista) di Peter Quill che si lascia andare sulla sua
astronave. Questo ha anche un’implicazione forse involontaria
quando accoppiato con il fatto che la sua nave, la Milano, prende
il nome dalla star di Who’s the Boss, Alyssa
Milano.
Il primo episodio è già
disponibile su Disney+, mentre bisognerà aspettare il
26 e 27 novembre per vedere la completa
docu-serieThe Beatles – Get Back, la titanica
impresa di Peter
Jackson che, a partire da 60 ore di video e 150 di
audio ha riassunto e raccontato in un flusso narrativo coerente la
sessione di registrazione di Let it be negli studi di
Twickenham che i Fab Four hanno fatto nel 1969. Video e audio già
trasformati in un film, Let It Be – Un giorno con i
Beatles, ma che adesso trovano nuova vita e vengono
completamente alla luce, dopo 50 anni chiusi in un cassetto. E chi
meglio di Peter
Jackson poteva dar forma a questa mole di materiale?
Lui che del lavoro a trilogie lunghissime e impegnative ne ha fatto
una vera e propria carriera? Dopo 4 anni di lavoro, il risultato è
un documento emozionante, un vero e proprio regalo per i fan della
band.
150 ore di audio e 60 ore di
video
A due anni dal loro
ultimo live, John, Paul, George e Ringo si
riuniscono per realizzare Let It Be in quella che,
secondo le cronache dell’epoca, non era proprio un atmosfera
rilassata. Ed in effetti fa impressione vedere Harrison che lascia
le prove, le discussioni, i problemi che vengono fuori e i nervi a
fior di pelle anche a causa dei tempi stretti (un intero album in
poco più di 20 giorni). Una pressione che sembra sparire quando,
apparentemente dal nulla, si mettono insieme gli accordi di questa
o di quella canzone, come quando Paul improvvisa il nucleo di
quella he diventerà Get Back, di fronte agli
altri.
E tutto è stato
registrato meticolosamente all’epoca da Michael
Lindsay-Hogg al quale è stato dato campo libero durante le
prove, ma che per fortuna ha disatteso gli “ordini” di non
riprendere questo o quel momento. Proprio per questo la quantità di
audio è così superiore a quella del video, perché Lindsay-Hogg ha
spesso lasciato accesi i registratori spegnendo le camere e
permettendo a stralci di conversazioni, anche molto personali, di
arrivare fino a noi. E tutto questo materiale è stato restaurato,
ricostruito, ripulito da Peter Jackson che è
riuscito a rendere quella documentazione informe e confusa un
racconto ordinato, ma anche potente, emotivo,
emozionante.
The Beatles – Get
Back è una ri-narrazione del mito
Dicevamo delle liti, ma
quello che emerge dal film, prima di ogni cosa, è la magia,
l’incredibile talento di queste quattro rockstar che, messi gli uni
di fronte agli altri, con i loro strumenti tra le mani, non erano
molto diversi dai ragazzini che suonavano insieme e si facevano
chiamare con un altro nome. Il racconto dei Beatles che esce fuori
da The Beatles – Get Back è di un’autenticità
insperata, ci mette di fronte alla ri-narrazione del mito e lo fa
attraverso l’occhio di Jackson: paziente, meticoloso, preciso e
evidentemente appassionato del materiale che ha maneggiato e
montato insieme a Jabez Olssen.
Un regalo ai fan dei Beatles
Le infinite ore di prove,
gli accordi, le discussioni, ma anche i litri di tè, la birra, Yoko
e Maureen, Billy Preston, momenti di pausa che
aiutavano a distendere e a concentrarsi, John in ritardo, le
risate. The Beatles – Get Back è un documento
prezioso, un regalo dei Beatles e di Peter
Jackson ai fan, ma forse anche alla band stessa che,
stando alle testimonianze, si è rivista e riconsiderata, come ha
affermato lo stesso Paul McCartney, che ha
dichiarato “è un ritratto molto accurato di come eravamo allora”,
e in questa dichiarazione risiede la vittoria di Jackson e
l’autenticità del regalo che viene fatto al pubblico di fan che
dopo 50 anni continuano ad emozionarsi sulle note dei quattro
ragazzi di Liverpool.
Nella giornata di ieri, su Disney+, hanno finalmente debuttato i
primi due episodi di
Hawkeye, la nuova serie dei Marvel Studios con Jeremy Renner nei panni di Clint Barton e
Hailee Steinfeld in quelli della new entry
Kate Bishop. Come da tradizione, i primi due episodi contengono una
marea di riferimenti e easter eggs al più ampio Universo Marvel. Siete riusciti a scovarli
tutti? Mettetevi alla prova…
The Avengers e la Battaglia di New York
Nel flashback di
apertura di Hawkeye, Eleanor e Derek Bishop
discutono di alcuni problemi finanziari. La madre di Kate pronuncia
la frase: “Ti sei abituato all’idea che una soluzione cadrà dal
cielo”. Questa scena si svolge pochi istanti prima
dell’invasione dei Chitauri che abbiamo visto in The
Avengers, dove molte cose cadono effettivamente dal
cielo.
Oltre a prefigurare l’attacco
alieno, le parole di Eleanor suggeriscono che la famiglia Bishop ha
beneficiato della battaglia di New York. Dopotutto, Eleanor non ha
problemi di soldi nel presente impostato dalla serie.
Proprio al momento
giusto, inizia la battaglia di New York vista già in
The Avengers del 2012. Una giovane Kate
Bishop vede i combattenti Chitauri e un gigantesco Leviathan che
fluttuano sopra il suo complesso di appartamenti di lusso. La
sequenza offre un raro scorcio a livello stradale di un evento del
MCU che a questo punto della
narrazione dovrebbe essere estremamente familiare.
Lo Stark Tower e lo scontro con i Chitauri
Sfortunatamente per
Kate, la famiglia Bishop vive proprio di fronte allo Stark Tower,
l’epicentro della battaglia di New York. Mentre guarda attraverso
il suo balcone ormai distrutto, lo sguardo di Kate viene catturato
dal caratteristico profilo dell’edificio più famoso del MCU, che ha ancora attaccate 4
delle sue 5 lettere.
Kate assiste ad un
momento assai noto presente in The
Avengers, ma questa volta da una prospettiva
completamente nuova. Kate, infatti, vede Occhio di Falco/Clint
Barton in cima a un grattacielo che prova ad abbattere i Chitauri,
eseguendo la sua mossa brevettata di salto e rotazione, con tanto
di freccia che esplode.
Hawkeye
rivela come Clint Barton abbia salvato la vita di Kate Bishop
proprio durante questa scena, e i movimenti del personaggio, visti
dalla prospettiva di Kate, si allineano quasi alla perfezione
rispetto alla sequenza corrispondente nel film di Joss Whedon.
I titoli di testa e il riferimento a Obadiah Stane
Hawkeye è un libero adattamento
della serie a fumetti di Matt Fraction e David Aja del 2012 ed è
quasi certo che Fraction sia stato coinvolto nello show in qualità
di consulente. La sigla di apertura dello show rende omaggio al
materiale originale, ricreando lo stile unico di Aja. La tavolozza
dei colori, l’abbondanza di forme geometriche e il motivo a freccia
attingono direttamente dalle immagini di Aja. Persino il carattere
del logo è un richiamo ai fumetti.
Poco prima che Kate
Bishop decida di distruggere la torre dell’orologio del suo campus
universitario per una scommessa, si arrampica sulla “Stane Tower”.
Questa targa potrebbe essere un riferimento al primissimo cattivo
del MCU, Obadiah Stane, visto in
Iron Man del 2008. In quanto (ex) uomo
ricco, Stane potrebbe aver benissimo finanziato la torre.
Il costume di Kate Bishop e la Grand Central Station
Hailee Steinfeld
debutta in Hawkeye già nel suo costume
viola da supereroina, un riferimento diretto al design dei fumetti
di David Aja. Il viola è praticamente una tonalità coordinata e la
modellatura è quasi identica. L’unica deviazione più evidente nella
versione della serie è quella di aver coperto le zone del corpo che
i fumetti hanno invece lasciato esposte.
Quando
Hawkeye si sposta nel presente, la
macchina da presa si sofferma brevemente sulla stazione di Grand
Central Station di New York. Da Avengers: Age of Ultron
del 2015, la versione del MCU di questo edificio appartenente
al mondo reale è stata sormontata da una statua che rende omaggio
ai soccorritori che hanno perso la vita durante la Battaglia di New
York. La cosa si adatta alla perfezione alla serie, che racconta sì
una storia di supereroi, ma non totalmente incentrata su di
essi.
I riferimenti a Rogers: The Musical
Anticipato già dal
trailer, il primo episodio della serie soddisfa tutti i fan di
“Rogers: The Musical”. Il tributo di Broadway a Steve Rogers
contiene molti easter eggs della Marvel, sia da un punto di vista
visivo che sonoro. Sul palco, gli attori sono vestiti da Iron Man,
Captain America, Hulk, Vedova Nera, Loki, Occhio di Falco, Thor e…
Ant-Man? I testi sono decisamente migliori, come riferimento a Hulk
e a Cap, ma anche al Tesseract e a Tony Stark/Iron Man. Di gran
lunga il miglior easter eggs “lirico”. Inoltre, la battuta: “Ti
daremo la colpa allora, ma per ora sei a posto”, sottolinea
come i Vendicatori furono inizialmente celebrati, poi abbattuti
dagli Accordi di Sokovia pochi anni dopo.
Già comprensibilmente
scettico sulla rievocazione dell’intero numero, Clint Barton sembra
ancora più infastidito quando un Loki di cartone che cavalca un
aliante di Chitauri fluttua sullo sfondo del palco. Ciò è
probabilmente dovuto al fatto che è stato Occhio di Falco ad
abbattere con una freccia esplosiva il Dio del Male volante durante
la battaglia di New York. Perciò, Rogers: The
Musical non riconosce all’arciere ciò che gli è dovuto.
La sordità di Clint e l’errore di
Ant-Man
Hawkeye segna la prima
volta in cui il Clint Barton del MCU indossa un apparecchio acustico
nell’orecchio sinistro. Ciò è tratto dai fumetti, in quanto il
personaggio, in quell’universo, ha sperimentato la perdita
dell’udito diverse volte e attraverso varie incarnazioni.
Mentre la sordità di Occhio di
Falco, nei fumetti, era il risultato di un attacco o di un trauma
infantile (a seconda dell’epoca), nella serie, i flashback rivelano
in seguito che la condizione di Occhio di Falco è dovuta
all’impatto cumulativo di numerosi forti scoppi avvenuti durante le
battaglie con i Vendicatori.
L’errore più clamoroso
di Rogers: The Musical è stato mettere Ant-Man nella
battaglia di New York, quando Scott Lang non era ancora un
supereroe a quel punto della timeline. L’inclusione di Ant-Man è
dovuta probabilmente alla volontà di inserire una gag sui poteri di
Lang che hanno effetto sulle sue dimensioni.
Poiché è in grado di rimpicciolirsi,
il pubblico presume che Ant-Man abbia combattuto i Chitauri, anche
se nessuno poteva vederlo. Senza dubbio Lang ha fatto ben poco per
smentire questa particolare indiscrezione.
Il dolore per Natasha e la scritta
di Thanos
Per Clint, la cosa più
traumatica di Rogers: The Musical non sono le melodie
orribili o i costumi amatoriali: è vedere qualcuno interpretare
Vedova Nera. A sottolineare la sua reazione emotiva, ci pensa poi
l’inquadratura di una bambina tra il pubblico, che vede Occhio di
Falco e lo saluta. Sfoggia esattamente gli stessi capelli rossi e
intrecciati di Natasha.
Durante una pausa al
bagno, Clint trova la scritta “Thanos aveva ragione” scarabocchiata
su un orinatoio. Questo easter eggs sottolinea la credenza di
alcuni, nella vita reale, secondo cui il Titano Pazzo non fosse poi
così “pazzo”, e che il suo piano per cancellare il 50% della
popolazione dall’universo avesse dei meriti.
Lo Spadaccino e Armand
Duquesne
Kate Bishop torna a
casa dopo un giro a Bellgate, ricevendo una bella sgridata da sua
madre, che sta pagando il conto della riparazione. Mentre Kate
viene rimproverata, nota una strana collezione di spade appese al
muro, un primo segnale che la nuova fiamma di Eleanor, Jack
Duquesne, si è appena trasferito da loro.
Le spade accennano anche alla
controparte dei fumetti di Jack, nota come lo Spadaccino. Sebbene
Hawkeye non abbia ancora stabilito
esplicitamente questa connessione, questo easter eggs prefigura una
svolta futura quasi certa per il personaggio.
Simon Callow interpreta
brevemente Armand Duquesne in Hawkeye: si
tratta di un personaggio minore dei fumetti Marvel. Armand è apparso in qualità
di padre dello Spadaccino in “Avengers Spotlight #22” del 1989, ed
è stato responsabile di aver spinto suo figlio verso il
combattimento con la spada. In quanto tale, è giusto che entrambi
gli uomini condividano un’ossessione per la lama nello show.
Lucky the Pizza Dog e l’asta Duquesne
La premiere di
Hawkeye ha introdotto anche Pizza Dog, un
cane con un occhio solo che Kate prende in simpatia. Si tratta
della versione del MCU del cane dei fumetti creato da
Matt Fraction, anche se con alcune modifiche. Originariamente, è
Clint a trovare per primo il cane, mentre la serie sembra aver
lasciato da parte il nome Lucky.
Il fulcro del primo
episodio della serie riguarda un’asta segreta del mercato nero, che
attinge molto dai fumetti Marvel di Matt Fraction. Nella
serie del 2012 su Occhio di Falco, Kate Bishop ha fatto irruzione
durante un’asta di supercriminali in cui era in vendita un nastro
assai compromettente che riguardava Clint Barton.
Nella serie, il tesoro contaminato
non è una videocassetta, ma il costume di Ronin e la spada che
Clint ha usato tra Avengers: Infinity War e
Avengers: Endgame.
Un altro parallelo con i fumetti riguarda il fatto Kate Bishop ruba
il costume di Ronin per sé e si maschera da vigilante, mentre nella
serie “Young Avengers #4” ruba l’arco di Occhio di Falco mentre
indagava sulla squadra di adolescenti.
L’Avengers Compaund e l’identità di Ronin
Spider-Man: Homecoming
ha rivelato come la tecnologia aliena sia andata in giro dopo la
battaglia di New York, grazie a spacciatori come Avvoltoio. Lo
stesso sta accadendo di nuovo dopo la distruzione della Avengers
Compound in Avengers: Endgame. Numerosi
oggetti sono stati recuperati dal relitto della struttura e
successivamente sono finiti al centro di un’asta illegale. Questi
includono la spada retrattile di Ronin, il suo costume da ninja e
un misterioso orologio…
Il primo episodio
conferma un piccolo ma intrigante dettaglio riguardante Clint
Barton nel MCU: nessuno sa che è stato Ronin.
A parte sua moglie Laura, l’enigmatico Val (da Black Widow) e i suoi compagni
Vendicatori, il mondo in generale non ha idea che Ronin e Occhio di
Falco fossero la stessa persona. Anche i suoi figli ignorano la
tragica verità.
Il trucco della bottiglia e il
misterioso orologio
Bloccata da due membri
della Tracksuit Mafia nel corso dell’asta, Kate Bishop calpesta una
bottiglia, facendola volare in faccia a un sicario nelle vicinanze.
Il trucco rimanda a Captain America che calpesta il suo scudo e lo
cattura, ma la mossa di Kate si ricollega anche al flashback
iniziale dello show, rivelando che Kate potrebbe aver preso da
Eleanor più di quanto pensi.
Il vero obiettivo del
raid della Tracksuit Mafia è quello di rubare un misterioso
orologio estratto dall’Avengers Compound. La provenienza del pezzo
non è nota, ma il quadrante rosso sembra rimandere alla la
tecnologia Stark, da cui proverrebbe anche l’alto valore.
Hawkeye
non sarebbe di certo la prima storia del MCU in cui un pezzo della
tecnologia Stark fungeva da MacGuffin. L’etichetta recita:
“Avengers Compound – Lot 268”. Il cattivo nella serie a fumetti
“Avengers #268”? Un certo Kang il Conquistatore…
La Tracksuit Mafia e l’incidente di
Pizza Dog
I membri della
Tracksuit Mafia dicono moltissime volte “Fratello”,
indipendentemente dal fatto che stiano parlando con un maschio o
una femmina, con un amico o nemico. Ciò deriva direttamente dai
fumetti, nello specifico dal numero che ha segnato il loro debutto
nel 2012, ma è un dettaglio che potrebbe diventare assai fastidioso
in breve tempo.
Mentre entrambi
scappano dalla Tracksuit Mafia, Kate Bishop salva acrobaticamente
Pizza Dog da un veicolo in arrivo. Questa scena ricorda i fumetti
di Fraction, dove Lucky viene lanciato nel traffico in senso
contrario dalla banda, quindi portato da un veterinario da Occhio
di Falco. Il team del MCU ha forse intuito che un cane
investito non è molto in tema con le atmosfere natalizie dello
show…
Il Clown del MCU e Pat Kiernan
La sequenza di
combattimento finale del primo episodio di
Hawkeye si sofferma su un membro della
Tracksuit Mafia che gli altri criminali chiamano “Kazi”. Nei
fumetti su Occhio di Falco di Matt Fraction, Kazimierz Kazimierczak
è una versione aggiornata del vecchio cattivo della Marvel, Clown, che ha debuttato nel
1962. A differenza di Kazimierz, il Kazi del MCU non sembra essere il Clown dei
fumetti… o almeno, non ancora.
Il giornalista Pat
Kiernan è apparso in The Avengers, Spider-Man: Far From
Home e molti altri film del MCU. Kiernan fa il suo ritorno
nella serie per dare notizie su Ronin. I fan sono estremamente
entusiasti per via dei crossover che si verranno a creare nel
MCU grazie al Multiverso, ma vale
la pena ricordare che Pat era lì per primo, e che ha collegato il
MCU alla serie Marvel di Netflix, tra cui Daredevil
e Jessica Jones.
Il mistero dell’Avengers Tower e
l’omaggio allo staff Marvel
Incontrando il suo eroe
per la prima volta, Kate Bishop si chiede naturalmente se sia
prevista una visita guidata alla Avengers Tower. Clint la delude,
rivelando che la torre è stata venduta alcuni anni fa. Ciò porta
avanti un mistero di Spider-Man: Far From
Home, che mostrava l’edificio in fase di
ristrutturazione prima di un grande rilancio.
I potenziali nuovi proprietari
includono Reed Richards dei Fantastici Quattro e Kang il
Conquistatore, dopo che in Loki è stata
mostrata una torre alternativa con la scritta “Qeng” (un alter ego
di Kang) sul lato, al posto di “Stark”.
Avendo bisogno di un
posto dove nascondersi, Kate Bishop porta Occhio di Falco
nell’appartamento di sua zia. Ci sono una serie di cognomi elencati
sul cicalino, alcuni dei quali si riferiscono al passato e al
presente dello staff Marvel.
Marcelo Sosa, Robert Bernstein e Sam
Moskowitz vengono tirati in ballo (si presume che questa non sia
solo una grande coincidenza), e all’interno dell’appartamento, un
poster di “Creature of the Dark Galaxy” presenta il nome “Luke
Ballard”. Questo è probabilmente un riferimento all’artista
digitale eponimo, che ha lavorato a numerosi film del MCU.
Moira Brandon e il vero nome della Tracksuit Mafia
È lecito ritenere che
la zia di Kate Bishop sia Moira Brandon: questo nome si collega
direttamente a un personaggio dei fumetti. Nella tradizione
Marvel, Moira Brandon era
un’attrice (da cui il poster nell’appartamento), la cui proprietà è
stata venduta e alla fine è diventata il quartier generale dei
Vendicatori della West Coast.
La stessa Moira ha contribuito a
sconfiggere un cattivo ed è stata nominata Vendicatrice onoraria da
Occhio di Falco prima di morire. Resta da vedere se la zia di Kate
è solo un divertente easter eggs, o se potrà davvero collegare il
personaggio di Hailee Steinfeld agli Avengers in qualche modo.
Cercando di descrivere
la Tracksuit Mafia, Kate Bishop scrive ripetutamente “davvero
bianchi” su un block note. Sicuramente non ha torto, ma questo
potrebbe essere un riferimento al soprannome che il gruppo ha nei
fumetti.
Nel materiale originale, Occhio di
Falco si riferisce ai gangster come “Tracksuit Draculas” e anche se
questo nome non viene utilizzato nel MCU, la battuta “davvero bianchi”
potrebbe essere proprio un omaggio a quell’appellativo.
Gli Avengers di Times Square e il Detective Caudle
La pubblicità del
gigantesco negozio Disney è una spudorata autopromozione più che un
easter eggs, ma la scena di Times Square presenta un’infarinatura
di cosplay di Avengers. C’è Hulk, Thor, un duo di Captain America,
due Iron Men e Ant-Man, che si presenta ancora una volta dove, in
realtà, non dovrebbe essere. Gli eroi vengono raggiunti da un
arciere, ma Clint fa subito notare che si tratta di Katniss
Everdeen della saga di Hunger Games.
Nel secondo episodio,
Kate Bishop viene contattata da un certo Detective Caudle, che
desidera parlare del suo appartamento distrutto e di altri strani
avvenimenti recenti. Kate cerca di evitare di comportarsi in modo
sospetto.
Anche il debutto di Caudle si
ricollega direttamente ai fumetti. Nella serie a fumetti di
Occhio di Falco di Matt Fraction, Kate ha aiutato il detective
Caudle a catturare il criminale Flynt Ward, tartassando il
poliziotto finché non le ha dato ascolto. La situazione sembra
essere decisamente opposta nello show.
“Grills” e il parallelismo con Die Hard
La sequenza LARPing di
Hawkeye è una divertente escursione per
l’esasperato Avenger, e in gran parte priva di easter eggs legate
al MCU… almeno, fino alla fine. L’uomo
che ruba il costume da Ronin di Clint Barton si identifica come
“Grills”, e sebbene non ci sia una particolare somiglianza, Grills
è il nome del vicino di Clint nei fumetti Marvel.
Parlando con la sua
famiglia, ora al sicuro fuori città, Clint promette di battere i
cattivi e tornare a casa prima di Natale. Concettualmente, questa
premessa si avvicina molto a Die Hard,
con un padre di famiglia assediato che si fa strada tra i gangster
stranieri per assicurarsi di trascorrere il giorno di Natale con
sua moglie e i suoi figli.
L’omaggio a Vedova Nera e lo username di Kate Bishop
Clint impiega il catch
& release per ingannare la Tracksuit Mafia, che sua moglie
sottolinea essere “uno dei trucchi di Nat”. Abbastanza sicuro di
sé, Occhio di Falco finge di essere catturato e si lascia
interrogare, per poi liberarsi senza sforzo dopo aver ottenuto ciò
che voleva. Questo è esattamente ciò che fa Vedova Nera a un gruppo
di criminali nell’atto iniziale di The
Avengers del 2012.
Oltre a Kazi, c’è un
altro membro familiare della Tracksuit Mafia in agguato nella
serie. Il “capo turno” viene chiamato “Ivan” dai suoi amici, e
questo tipo è quasi certamente l’Ivan Banionis del MCU, il leader della Tracksuit
Draculas nei fumetti Marvel.
Grazie alla compagnia
di sicurezza di sua madre, la Kate Bishop di
Hawkeye è in grado di tracciare la
posizione specifica di un individuo tramite un’app specializzata.
Il suo nome utente è “bishop112012”, cifre che si riferiscono al
novembre 2012, ossia alla data di copertina di “Hawkeye #2” di Matt
Fraction e David Aja, quando cioè Kate Bishop è apparsa per la
prima volta in quella serie.
Ecco una clip da Sotto le
stelle di Parigi, il film di Claus Drexel
con Catherine Frot, Mahamadou
Yaffa, Dominique Frot al cinema dal 25
novembre con Officine UBU.
https://www.youtube.com/watch?v=h18jzMkEcRE
Sotto le stelle di Parigi, la
trama
Christine vive da molti anni per
le strade di Parigi, isolata dalla famiglia e dagli amici. In una
fredda notte d’inverno, un bambino di otto anni si presenta davanti
al suo rifugio. Si chiama Suli, non parla la sua lingua, ed è stato
separato dalla madre, che deve essere rimpatriata. Uniti dalla loro
condizione marginale, i due intraprendono un viaggio emotivo e
pieno di tenerezza per ritrovare la madre del bambino. Sotto le
stelle di Parigi, queste due anime sole impareranno a conoscersi e
Christine riscoprirà il calore di un’umanità che credeva
perduta.
Arriva dal 25 novembre solo al
cinema Sotto le stelle di Parigi, il nuovo film
del regista franco-tedesco Claus Drexel. Da sempre attento al tema
dell’immigrazione e delle disuguaglianze sociali, Drexel si è
ispirato alla clochard intervistata nel suo documentario Au
Bord Du Monde per scrivere la storia di questo film, dove il
mondo sommerso dei senzatetto viene ritratto con quella purezza,
sensibilità e poesia che raramente vengono accostate alla vita di
strada.
La protagonista di questa fiaba
metropolitana, in arrivo nei cinema con OFFICINE
UBU dal 25 novembre, è la senzatetto
Christine, splendidamente interpretata da Catherine
Frot (La Signora delle Rose, Quello che so di lei,
Marguerite), che ha scelto da tempo di porre una barriera tra
se stessa e il mondo, passando le giornate in solitudine nascosta
nel suo rifugio tra i pochi ricordi della sua vita precedente. La
routine di Christine viene sconvolta dall’arrivo improvviso del
piccolo Suli (Mahamadou Yaffa), un bambino di origine eritrea
rimasto solo a Parigi dopo aver smarrito la madre, e che trova
nella burbera clochard il suo unico punto di riferimento.
Christine e Suli percorreranno
insieme le vie di Parigi per ritrovare la madre del bambino,
accompagnando lo spettatore nel viaggio non solo nel cuore della
città ma anche nel loro, uniti dalla speranza di poter ritrovare la
luce in una società ostile.
La nuova edizione del Noir in festival, la 31a,
si svolgerà a Milano dal 10 al 15 dicembre finalmente in
presenza, dopo l’edizione 2020 online. Diretto da Giorgio
Gosetti, Marina Fabbri e Gianni Canova (delegato IULM), il
festival riconquista la sala (al cinema
Gloria, grazie alla disponibilità di Notorious
Cinemas), conferma la sua vocazione di luogo della
formazione e della scoperta (mettendo il suo quartier generale nel
campus di IULM), offre un palcoscenico prestigioso come il
Teatro Filodrammatici di Milano ai suoi incontri
letterari che toccheranno anche la Libreria Rizzoli Galleria.
Infine, con il sostegno di Mompracem, Rai Cinema e 01 Distribution
in collaborazione con Astorina e grazie alla passione dei
Manetti bros., una straordinaria e attesissima
chiusura “diabolika” anche al cinema Odeon.
La sigla ufficiale del Noir in Festival XXXI
Che festival sarà? Certamente
rivolto al nuovo come testimonia la scelta di consegnare il Raymond
Chandler Award, un vero “Nobel” della letteratura di genere, a un
autore come Guillaume Musso, nato negli anni ’70 e
già acclamato in tutto il mondo. Una scommessa che trova
conferma sia nell’attenzione a voci nuove in
campo cinematografico con proposte destinate a far discutere e
a creare vere scoperte, sia nel percorso tematico
di quest’anno che mette in evidenza da una parte il grande
revival del “polar” in Francia con ospiti eccellenti
come Hervé Le Corre e Franck
Thilliez, dall’altra parte porta il genere nei territori
oscuri e ancora ben poco esplorati del Dark Web in cui
trionfano sofisticata tecnologia e nuovi exploit criminali. Non
mancheranno “valori sicuri” come i campioni riconosciuti del
giallo e nero italiano: dal decano Loriano
Macchiavelli a Carlo Lucarelli,
da Donato Carrisi a Maurizio De
Giovanni e Simona Vinci; ma molto è
lecito attendersi dai cinque finalisti del Premio Giorgio
Scerbanenco, da voci originali come quelle di Lisa
Jewell e Mariolina Venezia, o inedite
come quelle di Stefano Vicario e Alex
Michailides.
Lo stesso ragionamento si può fare
per il nostro cinema che mette in vetrina un inatteso fiorire di
talenti (è stato più difficile di sempre scegliere i sei
finalisti del Premio Caligari), va fiero dell’omaggio a un outsider
eccellente come Antonio Capuano e festeggia
il suo campione assoluto, Dario Argento, tornato proprio in questi
mesi a una nuova giovinezza creativa. E trova nel
Diabolik di Marco e Antonio Manetti un
suggestivo incontro tra l’ineffabile anti-eroe creato dalle
sorelle Giussani nei primi anni ’60 (raccontate da Chiara
Tagliaferri nel suo podcast attualmente online “Les
diaboliques” di cui parleremo al Noir) e un’estetica contemporanea
del tutto personale come quella degli ormai mitici Manetti
bros.
Mai come quest’anno, poi,
cinema&letteratura formano un corpo unico nel programma: è il
caso di Massimo Donati che debutta come regista in concorso
con Diario di spezie dal suo romanzo o di
Donato Carrisi che presenta il suo nuovo
libro mentre sono in corso le riprese del suo nuovo film, Io sono
l’abisso. Di Denis
Dercourt (Vanishing), Lucile
Hadzihalilovic (Earwig) e Fabrice Du
Weltz (Inexorable) che giocano sul doppio
percorso tra libro e film; di Carlo Lucarelli,
Maurizio De Giovanni, Mariolina Venezia, Alex Michailides
e lo stesso Guillaume Musso, il cui lavoro è
stato spesso adattato per il cinema e la televisione.
Due film candidati all’Oscar
(The Innocents e Les oiseaux
ivres), un Pardo d’oro in concorso
(Vengeance is Mine), la rivelazione
inglese dell’anno (la giovanissima Prano Bailey-Bond con
Censor) e un vincitore alla Mostra
di Venezia (il finlandese Teemu Nikki con
Nimby) completano un cartellone di novità
di cui sentiremo parlare spesso nei prossimi mesi. Ma
l’anteprima non sarebbe completa se non comprendesse un lavoro tra
documento e visionarietà assolutamente unico come
Vesuvio di Giovanni Troilo che porta
l’ombra lunga della catastrofe in uno dei territori più
suggestivi e inquietanti d’Italia, sulle pendici del vulcano.
Questa sintesi tra passato e futuro
è ben rappresentata dall’immagine dell’anno, firmata dal talento
sovversivo epoliedrico di Marco Galli, premiato alla scorsa
edizione del Lucca Comics & Games con il
riconoscimento più importante ed ambito, il Yellow Kid.
Il trailer della selezione ufficiale del Noir in Festival
XXI
“L’immagine dell’anno –
dice Marina Fabbri – ritrae un investigatore contemporaneo la
cui dotazione è soprattutto tecnologica, indispensabile per
esplorare le nuove frontiere del crimine che, purtroppo, sono anche
la nostra nuova realtà, quella virtuale. Un mondo parallelo
nel quale siamo sempre più immersi e che ci
allontana inesorabilmente dalla realtà reale fatta di uomini e
donne in carne e ossa. È un evidente contraccolpo della
lunga segregazione dovuta alla pandemia, che abbiamo subito in
tutto il mondo. Ma se da una parte l’immobilismo virale spinge
ad esplorare realtà parallele, c’è anche un’altra realtà che viene
indagata, molto più prossima, ed è quella introspettiva, la
nostra realtà profonda, la “realtà” dell’inconscio. Un campione
formidabile di questo tipo di indagine è senz’altro Guillaume
Musso, lo scrittore francese best seller in tutto il mondo, a cui
va quest’anno il riconoscimento alla carriera che porta il
nome di Raymond Chandler, un riconoscimento che è insieme stimolo
a proseguire su questa strada così fortunata.”
Ma le radici del genere e il suo
contributo alla grande narrazione tra letteratura e cinema è ben
rappresentata dal ricordo di Graham Greene e
John le Carré in una masterclass d’eccezione che è
anche un omaggio a due grandi numi tutelari del Raymond
Chandler Award. Infine, alla galleria dei grandi ospiti di
quest’edizione sono dedicate le “Pillole” dell’archivio
dell’Istituto Luce che costruiscono un altro ponte ideale tra il
passato e il futuro del noir italiano.
Forte dello straordinario successo
di marzo dell’edizione “virtuale” del 30mo anniversario, Noir in
festival sarà nuovamente in rete con le dirette streaming dei
suoi maggiori appuntamenti, con la collaborazione di
MYmovies per avvicinare il pubblico di tutta Italia alle
novità del festival, e con due appuntamenti “a distanza” con
autori prestigiosi come Laura Lippman e
Richard Greene.
“Insomma questa 31ma
edizione – dice Giorgio Gosetti – è tutta proiettata nel
futuro con la consapevolezza della tradizione e va a comporre
un cocktail che è da sempre il tratto distintivo di un festival
unico nel panorama internazionale. Per sei giorni Milano
diviene la capitale del noir con tutti i colori in esso contenuti.
Dispiace che in quest’occasione non si rinnovi l’ormai
tradizionale appuntamento sulle rive del lago di Como, ma siamo
grati all’Associazione Amici di Como per il sostegno sempre
rinnovato, così come a partner storici (dalla
Direzione Generale Cinema a Audiovisivi del MIC all’Università
IULM, a Cinecittà) e nuovi sostenitori (Notorious Cinemas,
il Teatro Filodrammatici, La Milanesiana) che ci permettono di
realizzare anche nel 2021 un autentico miracolo di spettacolo
e cultura, approfondimento e scoperta, guardando al Noir come a uno
specchio lucido in cui si riflettono tutte le contraddizioni
della società in cui viviamo e di quella che ci attende”.
Ecco il trailer Il
capo perfetto di Fernando León de Aranoa con
Javier Bardem, il film che rappresenterà la Spagna
agli Oscar 2022. Dal 23 dicembre al cinema. Il capo
perfetto è un film scritto e diretto da Fernando León de Aranoa e
arriverà al cinema distribuito da Bim Distribution.
Il capo perfetto, la trama
Blanco (Javier
Bardem), proprietario di una storica azienda spagnola
di bilance industriali, amato e stimato dai dipendenti per la sua
grande umanità, è in gara con la sua impresa per un premio di
eccellenza locale. Considerato da tutti e da se stesso un capo
magnanimo, è disposto a qualunque cosa pur risolvere i problemi dei
suoi dipendenti affinché non riducano la produttività e gli
consentano di aggiudicarsi l’ambito riconoscimento. E mentre la
tensione sale per la visita di ispezione della commissione del
premio, Blanco inizia a collezionare una serie di errori e comici
disastri che lo porteranno a dover dimostrare di essere davvero un
capo perfetto…
Ecco il trailer di Chi ha
incastrato Babbo Natale? la nuova commedia di Natale di e
con Alessandro Siani che si avvale della
partecipazione di Christian De Sica. Al cinema dal
16 dicembre.
Chi ha incastrato Babbo Natale? la trama
La Wonderfast, azienda di
consegne online più potente del mondo, domina il mercato per tutto
l’anno tranne a Natale. Per far fallire Babbo Natale, assoldano il
capo dei suoi elfi, convincendolo ad infiltrare nella sua fabbrica
un nuovo manager: Genny Catalano, conosciuto come il “re dei
pacchi”. In realtà i pacchi in questione non sono i doni natalizi
quanto piuttosto i famigerati “pacchi”. Genny, infatti, è un
volgare truffatore che vive di espedienti coadiuvato da Checco, un
piccolo scugnizzo di 8 anni. L’arrivo della coppia al Polo Nord
darà vita ad una serie di guai ma alla fine, complice l’improbabile
contaminazione reciproca che nasce tra Genny e Babbo Natale e
l’inaspettato aiuto della Befana, la magia natalizia riuscirà a
trionfare.
Chace Crawford è un
attore statunitense che ha raggiunto il successo con la serie tv
Gossip Girl. Grazie al suo ruolo di Nate Archibald, Chace
ha saputo imporsi agli occhi del mondo, con il suo fascino e le sue
qualità recitative. Ma non ha lavorato solo in tv: ha recitato in
diversi film, sia commerciali che autoriali, ha partecipato a un
paio di videoclip e ha fatto anche il doppiatore, prestando la sua
voce ad alcuni episodi de I Griffin.
Ecco, allora, dieci cosa che
non sapevate su Chace Crawford.
Chace Crawford è su Instagram
1. Chace Crawford ha un
profilo Instagram più che seguito. Il suo account
Instagram ha qualcosa come due milioni e trecento mila follower
intenti a seguire la vita e la carriera del bell’attore americano.
Tra viaggi, lavoro e relax, sono molte le occasioni in cui Chace si
mostra protagonista, nonostante non sia molto attivo sul social.
Infatti, benché egli sia attivo dal luglio 2015, i post da lui
pubblicati sono poco di un’ottantina.
Chace Crawford: le sue
fidanzate
2. Chace Crawford ha avuto
diverse relazioni in passato. La vita sentimentale di
Chace Crawford è stata spesso turbolenta e tra fidanzate e presunti
flirt, spuntano nomi come quelli di Kelly Osburne, Ashley
Greene, Carrie Underwood, Rachel Bilson, Rachelle Goulding
e Rebecca Rittenhouse. Ma c’è un nome che circola
ormai da un più di un paio d’anni, ed è quello di Nina
Dobrev. Sembra che i due abbiano cominciato a frequentarsi
sul serio da marzo 2016, ma nessuno dei due ha mai confermato o
smentito la notizia. Anche se esistono molte foto che li ritraggono
insieme, dalle quali si capisce che i due sono molto amici, non è
mai stato chiaro se esista molto di più di un’amicizia.
3. Per Chace Crawford la
fiducia deve essere alla base di ogni relazione. L’attore
americano ha ammesso che per lui una relazione ideale si basa sul
concetto della fiducia e senza di quella non si va davvero da
nessuna parte. Nelle sue storie c’è sempre stato amore e sicurezza,
mai un tradimento: tuttavia, per lui è difficile avere una
relazione stabile che non venga influenzata dai diversi impegni
lavorativi.
Chace Crawford: i suoi film e le serie TV
4. Chace Crawford ha
debuttato come attore nel 2006. I primi ruoli di Chace
Crawford sono rintracciabili nel film The
Covenant (2006), The Haunting of Molly Hartley
(2008) e Twelve (2010), film in cui si trova a recitare al
fianco di Emma Roberts.
In seguito ha reictato in titoli come Peace, Love &
Misunderstanding (2011), Che cosa aspettarsi quando si
aspetta (2012), Mountain Men (2014) e
Undrafter (2016). Tra gli ultimi film in cui ha recitato
si annoverano L’eccezione alla regola (2016), Mistero aEloise (2016), Charlie Says (2018) e
Inheritance (2020).
5. È noto anche per i suoi
lavori televisivi. Ancor più che per i ruoli
cinematografici, Crawford è noto per quelli televisivi. In
particolare, egli ha guadagnato grandissima popolarità grazie alla
sua interpretazione di Nate Archibald nella serie Gossip
Girl, dove ha recitato dal 2007 al 2012. In seguito è apparso
anche in un episodio di Glee (2014) e nelle serie
Blood & Oil (2015) e Casual (2017). Dal 2019
interpreta Abisso nella popolare serie Amazon The
Boys, con protagonisti Karl Urban e
Antony Starr.
6. Chace Crawford poteva
essere Captain America. Prima che venisse scelto
Chris Evans nel ruolo di Captain America, la
Marvel aveva fatto un lista di
possibili attori adatti al ruolo e Chace Crawford era uno di
questi. Il suo nome continuava a rimanere nella lista selezione
dopo selezione, ma alla fine fu Evans ad ottenere il ruolo e il
resto è storia. A conti fatti, esteticamente Crawford avrebbe
potuto concorrere con Evans per diventare il capitano, eppure è
stato scelto quest’ultimo per interpretarlo. Ha comunque avuto modo
di interpretare un supereroe nella serie TheBoys.
Chace Crawford e Blake Lively
7. Sono grandi
amici. Grazie alla serie Gossip Girl, dove hanno
recitato insieme per l’intera durata di questa, Crawford e
l’attrice Blake Lively
hanno stretto una profonda amicizia. Questa è poi continuata anche
ben oltre la fine della serie e i due sono soliti incontrarsi
ancora per ricordare i tempi di quel set. Ogni loro incontro,
puntalmente fotografato dai fan presenti lì sul momento, è sempre
fonte di grande gioia per quanti seguivano la serie e che ancora
sperano in un revival.
Chace Crawford in Gossip
Girl
8. Chace Crawford è
favorevole per un revival della serie. Da un paio di anni
si rincorrono le voci di un possibile revival di Gossip
Girl ma anche della realizzazione di un film. Se Ed
Westwick non si sente pronto a tornare nel ruolo di Chuck
Bass, al contrario Blake Lively e Leighton
Mester potrebbero ritornare a New York nell’eventualità in
cui il revival avesse senso. Chace Crawford, invece, è quello che
più di ogni altro membro del cast si è dichiarato favorevole ad un
ritorno della serie.
Chace Crawford in Glee
9. È stato guest star di un
episodio. Nel 2014, già celebre per la serie Gossip
Girl, Crawford è comparso anche in un episodio di
Glee nel ruolo di Biff McIntosh. L’episodio, più
precisamente, è il dodicesimo della quinta stagione, intitolato
100. In questo i membri del Glee Club si dicono addio
convinti che il loro gruppo sta per essere sciolto, finché due
vecchi membri non tornato per aiutarli ad impedire che ciò
avvenga.
Chace Crawford: età e altezza dell’attore
10. Chace Crawford è nato il
18 luglio del 1985 a Lubbock, in Texas, Stati Uniti.
L’attore è alto complessivamente 1.78 metri.
L’iconico Liam Neeson torna ad essere protagonista
accanto a Laurence Fishburne di un action thriller
ambientato nell’estremo nord del Canada. L’uomo dei Ghiacci
– The Ice Road uscirà in sala con BIM distribuzione il 2
dicembre.
Dopo il crollo di una remota
miniera di diamanti nell’estremo nord del Canada, un autista di
camion esperto di guida su ghiaccio (Liam Neeson) deve condurre
un’impossibile missione di salvataggio. Lottando contro lo
scongelamento delle acque e una violenta tempesta, il protagonista
e la sua squadra dovranno salvare dei minatori intrappolati per poi
scoprire una minaccia insospettabile che poco ha a che fare con il
freddo e il ghiaccio…
Bella Thorne è una
di quelle ragazze che hanno visto la popolarità arrivare con
uno show televisivo di Disney Channel. Come tante Disney
girls, crescendo sotto i riflettori si è trasformata da idoli
per adolescenti a cantante e attrice di fama mondiale, suscitando
curiosità, pettegolezzi, e molto altro, senza mai nascondere una
certa attrazione per gli eccessi.
Ecco 10 cose che non sai di Bella Thorne.
Bella Thorne: i suoi film e le
serie TV
1. Ha recitato in diversi
noti film. Tra i primi film in cui la Thorne ha recitato
si annoverano The Seer (2007), Blind Ambition
(2008) e Forget Me Not (2009). Inizia poi ad ottenere
maggiore notorietà grazie a titoli come Insieme per forza
(2014), L’A.S.S.O. nella manica
(2015), Alvin Superstar – Nessuno ci può fermare (2015),
Boo! A Madea Halloween (2016), Amityville – Il
risveglio (2017), La babysitter (2017),
Assassination Nation (2018), Il sole a mezzanottte – Midnight
Sun (2018), Sei ancora qui – I Still See You
(2018), Infamous – Belli e dannati (2020), La
babysitter – Killer Queen (2020) e Time Is Up (2021).
2. È nota per diverse serie
TV. Nel corso della sua carriera l’attrice ha avuto modo
di partecipare anche a diverse celebri serie, che hanno contribuito
al suo successo. Tra i titoli dove ha svolto ruoli di rilievo si
annoverano Dirty Sexy Mone (2007-2008), My Own
Worst Enemy (2008) e Little Monk (2009). Il grande
successo arriva però grazie a A tutto
ritmo (2010-2013), dove è protagonista insieme
a Zendaya.
Successivamente recita in alcuni episodi di Scream: la
serie (2015), Famous in Love (2017-2018) e
Paradise City (2021).
3. Ha diretto diversi
videclip. Oltre ad essere attrice, la Thorne si è
cimentata anche in più occasioni come regista, in particolare per i
videoclip di suoi brani musicali. Tra quelli da lei diretti si
ritrovano Bitch I’m Bella Thorne, Pussy Mine, GOAT, Lonely,
Stupid Fucking Bitch, Phantom e Shake It. Nel 2019 è
divenuto particolarmente noto il cortometraggio pornografico da lei
diretto, dal titolo Her & Him. Attualmente, invece, sembra
aver completato le riprese di una miniserie televisiva dal titolo
Ben and Bella’s Musical Affair.
Bella Thorne è hot
4. È anche una
modella. L’ex star adolescente Disney è famosa per
tante cose, tra cui le numerose fotografie provocanti postate su
Instagram, ma non solo. Per il suo ventesimo compleanno, infatti,
ha deciso di posare nuda per GQ magazine. Per i più curiosi: la
foto non è stata ritoccata perché, come afferma lei stessa, non è
perfetta, e va bene così. Nel corso degli anni si è confermata un
icona hot grazie ai suoi tanti servizi da modella, ma anche per il
controverso canale OnlyFans da lei aperto nell’agosto del 2020.
Bella Thorne: i suoi fidanzati
5. Ha avuto diversi noti
fidanzati. Prima del suo attuale fidanzato, la Thorne ha
avuto diverse note relazioni. La prima di cui si è a conoscenza è
quella con l’attore britannico Gregg Sulkin, noto
in particolare per la serie I maghi di Waverly, durata dal
2015 all’agosto del 2016. In seguito alla sua rivelazione di essere
bisessuale, la Thorne ha intrapreso una relazione poliamorosa con
il musicista Mod Sun e la celebrità di internet Tana Mongeau,
frequentando quest’ultima dal settembre 2017 a febbraio 2019.
Bella Thorne e Benji
6. È fidanzata con il noto
cantante italiano. Nell’aprile del 2019 la Thorne ha
rivelato di aver intrapreso una relazione con il cantante italiano
Benjamin Mascolo, meglio noto come il
Benji del duo musicale Benji & Fede, in
attività fino al 2021. Formatisi tramite internet, i due sono
diventati estremamente popolari, raggiungendo una buona notorietà
anche a livello internazionale. Con lui, la Thorn condivide delle
origini italiane da parte di madre e come si può notare dai
rispettivi social sono oggi inseparabili.
7. Hanno recitato insieme in
un film. Uscito al cinema nell’ottobre 2021, il film
Time Is Up, diretto da Elisa Amoruso, ha
visto per la prima volta i due fidanzati condividere la scena. Nel
film, infatti, la Thorne e Benji interpretano Vivien e Roy, le cui
vite così diverse finiranno per incrociarsi in modi inaspettati.
Lei è un’ottima studentessa che non vive però a pieno la sua vita,
mentre lui è un giovane problematico che si porta dietro il peso di
un trauma vissuto durante l’infanzia. I modi in cui si
influenzeranno e aiuteranno a vicenda gli permetteranno di scoprire
nuove sfumature della vita.
Bella Thorne è su Instagram
8. Ha un account molto
seguito. Il profilo Instagram di Bella Thorne vanta 25
milioni di follower. In questo, con oltre cinquemila post,
l’attrice è solita condividere numerosi momenti della sua
quotidianità, da giornate di svago con amici a vacanze fatte e fino
ai momenti trascorsi insieme al suo attuale fidanzato. Non mancano
però anche post relativi al suo lavoro, come dietro le quinte,
curiosità o foto tratte dai red carpet a cui ha partecipato.
Seguendo il suo profilo si può dunque rimanere aggiornati su tutte
le sue attività.
9. Ha rilasciato una
dichiarazione molto drammatica. Nel gennaio del 2018,
includendo l’hashtag del movimento Time’s Up, l’attrice ha
scelto il social Instagram per rivelare in un post molto intenso di
essere stata abusata all’età di quattordici anni, senza però
rivelare il nome del colpevole. L’attrice ha spesso parlato in
pubblico e soprattutto sui social di tematiche legate alle donne:
da video nei quali incita altre vittime di abusi a “Stay
strong“, alla difesa del non radersi, come si vede in alcune
foto su Instagram.
Bella Thorne: età e altezza dell’attrice
10. Bella Thorne è nata l’8
ottobre del 1997 a Pembroke Pines, in Florida, Stati
Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1.73 metri.
Maanaadu è un film
thriller d’azione di fantascienza in
lingua tamil indiana del 2021 scritto e diretto da Venkat
Prabhu e prodotto da Suresh Kamatchi di
V House Productions. Il film è interpretato da
Silambarasan, S.J. Suryah e
Kalyani Priyadarshan insieme a S.A.
Chandrasekhar, Y.G.
La trama di Vecchio Logan
(Old Man Logan in italiano) ci ha condotti in una realtà
in cui i supercriminali del mondo si sono uniti per porre fine una
volta per tutte agli eroi più potenti della Terra. Alcuni sono
sopravvissuti, tra cui Clint Barton e – come suggerisce il titolo –
Wolverine.
Sarebbe piuttosto sorprendente
vedere una sorta di adattamento cinematografico di questa storia a
fumetti in futuro, ma Jeremy Renner sarebbe interessato a diventare
Vecchio Occhio di Falco? Durante una recente
intervista con
Jake’s Takes in occasione della promozione della serie Hawkeye,
l’attore ha commentato la possibilità di portare al cinema quella
versione dell’iconico arciere.
“Sì, adoro il Vecchio Occhio di
Falco, anche se spero che la mia versione di quel personaggio possa
essere più gioiosa”, ha ammesso con una risata l’attore.
“Se dovessi interpretare quella versione, spero che avrà la
possibilità di dimenticare tutte le cose brutte che gli sono
accadute nella vita e che sia solo felice”, ha continuato con
ironia. “Un Occhio di Falco felice. Ha 80 anni, non può
muoversi, zoppica terribilmente… però è comunque felice!”
Per chi non ha familiarità con la
realtà alternativa raccontata nella serie a fumetti, Clint è cieco
quando Logan lo incontra di nuovo. Tuttavia, quel personaggio è
stato anche protagonista di un’avventura da solista prima di quella
che ha esplorato la sua perdita della vista.
C’è sicuramente del potenziale per
un film o una serie tv dedicate a Vecchio Occhio di Falco, ma solo
il tempo ci dirà cosa i Marvel Studios hanno in serbo per il futuro
del personaggio. Per ora, tutti gli occhi sono puntati – a ragione
– sulla serie che ha debuttato ieri su Disney+, in cui abbiamo visto per la
prima volta Hailee Steinfeld nei panni di Kate Bishop.
Che piaccia oppure no, lo Spider-Man del Marvel Cinematic Universe è
strettamente legato al personaggio di Tony Stark/Iron Man. Il
Vendicatore Corazzato ha reclutato Peter Parker in Captain
America: Civil War, donandogli il suo primo costume; in
seguito, Tony sarebbe diventato il mentore di Peter, e gran parte
di Spider-Man:
Far From Home avrebbe affrontato l’impatto della morte di
Tony in Avengers:
Endgame sulla vita del giovane eroe.
Con l’arrivo nelle sale di
Spider-Man:
No Way Home, è molto probabile che la presenza di Iron
Man si farà ancora sentire all’interno della storia. Andrew Garfield ha interpretato un Peter molto
diverso nel franchise The Amazing Spider-Man, e durante una recente
intervista con GQ
l’attore ha rivelato che non pensa che la sua versione
dell’arrampicamuri sarebbe “impazzita” per Iron Man.
“Penso che, quasi sicuramente,
il mio Spider-Man sarebbe stato piuttosto sospettoso dell’Iron Man
del MCU”, ha detto Garfield.
“Penso che sarebbe stato un po’ scoraggiato da tutto
quell’eccesso, dallo status di miliardario di Iron Man. Penso che
avrebbe fatto intraprendere al mio Spider-Man la strada
sbagliata.”
“Forse, però, il mio Peter
avrebbe potuto influenzarlo in qualche modo”, ha riflettuto
poi l’attore. “Forse il mio Spider-Man avrebbe potuto dare una
svegliata a Tony Stark, magari rendendolo un po’ più consapevole
del suo egoismo.”
Se lo Spider-Man di Garfield
apparirà davvero in No Way
Home, potrebbe essere divertente scoprire cosa ne pensa
della tuta tecnologicamente avanzata del Peter del MCU… Ad oggi non sappiamo ancora se
quella versione dell’eroe (insieme all’altra di
Tobey Maguire) sarà effettivamente nel film. Tuttavia, proprio
di recente, Garfield in persona ha ammesso di essere
“stanco” di commentare le voci circa il suo coinvolgimento.
Soltanto pochi giorni fa, il
presidente di Lucasfilm Kathleen Kennedy ha lasciato intendere che i
personaggi di Star Wars introdotti nella trilogia sequel,
vale a dire Rey (Daisy
Ridley), Finn (John
Boyega), Poe Dameron (Oscar
Isaac) e Kylo Ren (Adam
Driver), potrebbero tornare in futuro.
Ora, in una recente intervista con
UNILAND, è stato proprio
Adam Driver a toccare l’argomento e a parlare di
un possibile ritorno nei panni di Kylo Ren. L’attore ha detto di
non essere “totalmente contrario” ad un eventuale ritorno.
Tuttavia, non tiene conto della portata o della visibilità di un
dato progetto quando accetta di prendervi parte; ciò che per lui
conta davvero, rispetto a qualsiasi altro aspetto, è “lavorare con
grandi registi”.
“No, non sono totalmente
contrario”, ha dichiarato. “Per me, ogni film è un mezzo
per arrivare ai registi. La cosa che mi interessa davvero è
lavorare con grandi registi. Qualunque sia la portata o la
dimensione… è un aspetto che per me non è mai stato davvero
importante. Ci sono aspetti interessanti nel lavorare con grandi
registi e prendere parte a grandi blockbuster. Per quanto mi
riguarda, seguo sempre le persone con cui sarei interessato a
lavorare, se mi ritengo giusto per la parte, cose di questo tipo.
Quindi, no… Decisamente non sono contrario.”
Quale futuro per il franchise di Star Wars al cinema?
La trilogia sequel di Star
Wars non è stata accolta dai fan come forse Disney e
Lucasfilm si aspettavano, e ad oggi i tre episodi che compongono il
trittico finale della Saga degli Skywalker rimangono i più divisivi
di tutti, forse anche più dei film della trilogia prequel.
Al momento il futuro della saga
di Star
Wars è certo unicamente sul versante televisivo,
ma per quanto riguarda il grande schermo, invece, i piani sembrano
essere parecchio incerti (proprio di recente è stata confermata la
sospensione di Rogue
Squadron, il nuovo film del franchise affidato alla
regista Patty Jenkins).
A cinque anni dall’ultimo
capitolo di una delle saghe più prolifiche tratte da videogiochi,
ecco che il regista Johannes Roberts
scrive e dirigeResident Evil: Welcome to Raccoon
City, riproducendo in maniera pressoché totalmente
fedele l’origine della storia che nell’ormai lontano 1996 diede
vita ad uno dei videogame di genere survival più famosi di
sempre.
Johannes
Roberts si appassiona al gioco, alle sue atmosfere e ai
suoi personaggi e decide di farne una trasposizione mai realizzata
fino a quel momento, riportando in vita – è proprio il caso di
dirlo – la morente città di Raccoon alle prese con una strana e
raccapricciante epidemia che ha fatto fuggire gran parte dei
cittadini, al di fuori delle forze di polizia e di chi non può
permetterselo.
Resident Evil: Welcome to Raccoon City si allontana
dall’estetica di Paul W.S. Anderson
Non c’è nulla di
paragonabile, quindi, alla serie di film scritta e diretta da
Paul W.S. Anderson a partire dal 2002 – che
peraltro è tra i produttori della pellicola di Roberts, insieme
alla Capcom – a partire dai colori e dalle suggestioni che
infondono le luci e la fotografia. Resident Evil:
Welcome to Raccoon City è a tutti gli effetti un
horror movie: cupo, piovoso e con scarsa visibilità nelle scene più
tese.
I protagonisti sono
ovviamente gli stessi: il giovane Leon Kennedy (Avan
Jogia) al suo primo sfortunatissimo giorno di lavoro,
Claire Redfield (Kaya
Scodelario) ritornata in città a distanza di decenni,
dopo essere fuggita dall’orfanotrofio di Raccoon, nel quale viveva
col fratello Chris (Robbie
Amell), oggi poliziotto insieme a Jill Valentine
(Hannah John-Kamen) e Albert Wesker (Tom
Hopper) e, naturalmente, il dottor William Birkin
(Neal McDonough).
E riescono mediamente
tutti a eseguire il compito della configurazione del proprio ruolo,
nonostante il piattume, che con ottime probabilità non lascerà
indenni gli spettatori affezionati, e non solo per quello.
Il film si colloca nel
genere zombie-movie
Il punto di forza di
Resident Evil: Welcome to Raccoon City è
sicuramente il suo essere un
discreto film di zombi, con i giusti spaventi posti qua e là,
un’estetica azzeccata e la rievocazione dell’aspetto grafico e
visivo dell’originale da cui sorge, che sono veramente
suggestive.
Il vero rischio quando ci
si inerpica per le strade dei remake è sempre inesorabilmente
quello di ferire il cuore e deludere in modo irrimediabile chi con
quel tale prodotto ci è cresciuto. Ora, a onor del vero, il
tentativo Johannes Roberts è comunque lodevole. Il
racconto riassume i due primi capitoli del videogioco compattandone
gli eventi e, nella bella cornice livida della seconda metà degli
anni ’90, il montaggio si alterna a ritmo serrato e costante,
seguendo i protagonisti divisi a gruppetti che tentano di salvare
il salvabile e di capire cosa diavolo stia accadendo, mentre sulla
via abbattono non morti.
Ci sono anche degli
attimi d’ilarità, sempre accompagnati da quelle chicche musicali
pop che mescolano braccia che si staccano su note nostalgiche e
irresistibili.
Una nuova vita per un franchise esausto?
È dunque piacevolmente
godibile Resident Evil: Welcome to Raccoon
City. Scollandosi completamente dai lavori passati e
mostrando ciò che davvero accadde in quella città fantasma
infestata da mostri di varia natura, regala un’ora e quaranta tutto
sommato appagante. Sarà quel clima del 1998, o il modo in cui
Johannes Roberts mette in scena il punto di vista
del giocatore in più di un momento, facendo calare lo spettatore
proprio lì, dove evidentemente lui stesso è stato rapito
dall’avventura di Resident Evil.
In tutti i casi è
evidente che non sia l’opera che il fan purista vorrebbe fruire, ma
è l’ideale per quelle serate sulle poltroncine di un cinema dove,
di fronte a un bidone di popcorn, si narrano le gesta di un
videogame che ha fatto la storia di milioni di (quasi) quarantenni
di oggi.
Alla fine di Spider-Man:
Far From Home, abbiamo visto J.K. Simmons tornare nei panni di J. Jonah
Jameson, il quale ha mostrato un video registrato e manipolato da
Quentin Beck, che incrimina Spider-Man per gli attacchi a Londra e
per la morte di Mysterio, rivelando infine pubblicamente la vera
identità del supereroe.
L’attore premio Oscar tornerà anche
in Spider-Man:
No Way Home, come confermato dal trailer ufficiale del
film, ma al momento non sappiamo ancora quale sarà il suo ruolo
all’interno della storia. In una recente ospitata all’interno del
podcast
Happy Sad Confused di Josh Horowitz, Simmons ha fatto luce sul
suo approccio al personaggio e su come percepisce questa “variante”
di Jameson.
“Sai una cosa, penso che quella
di Far From Home sia un versione leggermente diversa del
personaggio”, ha spiegato l’attore. “Certamente, dal punto
di vista dei creatori dell’attuale iterazione della storia, è un
personaggio molto diverso. Per me, è un personaggio solo
leggermente diverso. È lo stesso sbruffone… Lo stesso ragazzo, ma
con meno capelli. Onestamente, volevo che avesse gli stessi capelli
della precedente versione.”
Dopo aver spiegato che la sua scena
in Far
From Home è stato girata a pochissimi giorni di distanza
dal suo incontro con Marvel e Sony per discutere del suo
ritorno, Simmons ha poi aggiunto: “La cosa più importante è
che, almeno, è sempre lo stesso sbruffone, ha gli stessi maledetti
baffi e lo stesso maledetto sigaro”. Per quanto riguarda il
suo ruolo in No
Way Home, ha poi dichiarato: “Lo definirei una
piccola, leggera spruzzata di comicità all’interno del
film.”
Tuttavia, nonostante la popolarità
di questo J. Jonah Jameson, una cosa che Simmons ha voluto chiarito
è che pensa che il personaggio funzioni meglio in un ruolo di
supporto. “Dopo i primi due con Sam Raimi, tutti continuavano a
dirmi: ‘Dovrebbero fare un film su J. Jonah Jameson’. Per me era
una pessima idea.”
Perché un uomo ordinario diventa
supereroe? Una delle storie più note sulla genesi dell’eroe è
quella di Batman:
Bruce
Wayne, ancora ragazzino, è costretto ad assistere
all’omicidio dei propri genitori, Thomas e
Martha, e a vedere il carnefice fuggire via.
Bruce, sconvolto dalla brutalità della città, trae dal
trauma la forza per portare avanti le proprie missioni.
Il momento è stato raccontato in
molteplici versioni, ma chi è davvero l’assassino dei coniugi
Wayne e cosa ha mosso la sua azione?
L’opinione comune: Joe Chill
Il nome che più spesso
viene associato all’omicidio è quello di Joe Chill.
L’attacco è uno dei momenti più brutali mostrati nei fumetti di
Batman, se non tra i più iconici. Chill
viene raffigurato solitamente come un comune criminale che, in un
periodo sfortunato per i suoi affari, decide di colpire una coppia
che esce da teatro, i Wayne appunto. Nelle varie versioni,
a volte Chill sa esattamente chi sono le sue vittime,
mentre altre sembra che Martha e Thomas si
trovino solo nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Anche in Batman: The Telltale
Series è colpa di Joe Chill
Per buona parte della sua
vita,
Bruce Wayne pensa che Joe Chill ha ucciso i
suoi genitori con un atto di violenza ingiustificata.
Nel videogioco Batman: The Telltale Series, viene
lentamente rivelato che l’assassinio dei Wayne non è così
casuale come Bruce crede.
Thomas aveva tenuto
nascosto un segreto a Gotham e a suo figlio. Indagando sul passato
dei genitori, Bruce scopre che Joe Chill era solo
un sicario, pagato per uccidere Mr. Wayne. Il padre del
futuro Batman non era quindi un uomo impeccabile:
aveva legami con la mafia ed era responsabile di inquietanti
esperimenti nel manicomio di Arkham.
Per la serie Batman degli anni
Sessanta è ”un criminale ignobile”
I toni della serie
televisiva Batman, andata in onda dal 1966 al 1968,
sono molto edulcorati, con poche scene di pericolo e violenza. I
Wayne non sono mostrati in un flashback, punto fermo nella
maggior parte degli altri racconti di Batman, e
l’assassino non è nemmeno identificato con esattezza.
Quando discute del suo passato,
Bruce afferma semplicemente che i suoi genitori sono stati
fatti fuori da un “criminale ignobile” e non aggiunge altro.
Sebbene non sia mai stato fornito un movente, si può presumere che
nella serie i Wayne fossero vittime di una rapina.
Il Batman di Tim Burton incrimina
Jack Napier
Il Batman del 1989 di Tim
Burton cambia le carte in gioco, rivelando che a
uccidere i Wayne è stato un giovane di nome Jack
Napier. Lo stesso Jack Napier che, come i fan ben
sanno, diventa Joker,
enemy di
Batman.
Per il criminale e assassino,
l’uccisione ingiustificata di membri dell’alta società di Gotham è
un gioco da ragazzi. Questa
versione dell’omicidio aggiunge un dettaglio interessante:
quando Batman affronta Joker nel culmine
dell’azione, lo spettatore assiste a una battaglia personale. È un
momento unico di confronto tra Bruce e l’assassino dei
suoi genitori.
Robin è il mandante in Teen Titans
Go!
Il film d’animazione Teen
Titans Go! – Il filmruota
attorno ai Titans, creature che viaggiano nel tempo per
fermare la creazione dei migliori supereroi del mondo. Il
lungometraggio mostra
che Boy Wonder è responsabile della morte di
Thomas e Martha Wayne. In
Teen Titans Go! Robin si assume la responsabilità di
spingere i Wayne nel vicolo, dove vengono uccisi
all’istante. L’atto è lasciato fuori scena mentre sullo schermo
Bruce guarda con orrore. Seppur in un contesto ironico, la
scena è piuttosto impegnativa per un film per
bambini.
Matches Malone è il colpevole nella
serie Gotham
Nella serie prequel Gotham, Matches
Malone ha un ruolo diverso dal solito. Il mafioso morto che
Batman usa come alias per ottenere informazioni
dalla malavita di Gotham ha un passato
interessante.
In
Gotham viene rivelato che Matches Malone è
in realtà l’uomo che ha ucciso Thomas e Martha
Wayne.Il malvivente non
sembra però essere la mente dietro l’omicidio: ingaggiato dallo
scienziato Hugo Strange, ha svolto semplicemente il suo
lavoro. In ogni caso, per quanto abbia avuto un impatto
su Bruce, Matches non è paragonabile agli altri cattivi di
Gotham.
In Joker, il Clown Principe del
Crimine è la causa indiretta
Tim Burton
non è l’unico ad aver legato Joker all’assassinio dei
Wayne.Nel Joker
di Todd Philips, il clown Arthur Fleck
uccide un rispettato cittadino di Gotham in diretta televisiva,
scatenando una serie di rivolte in tutta la città. Un ribelle vede
la famiglia Wayne sgattaiolare in un vicolo per sfuggire
al caos. Ispirato dall’atto di violenza di Fleck, l’uomo
spara a Thomas e Martha di fronte al loro giovane
figlio. Non li deruba, e nemmeno chiede loro qualcosa,
semplicemente cita Joker e colpisce.
Questa è senza dubbio la versione
più tragica del duplice omicidio. Mostrato per intero sullo
schermo, l’atto sembra la causa diretta della trasformazione di
Bruce nella brutale versione del Cavaliere
Oscuro.
Dopo un paio di logline piuttosto
vaghe e una prima sinossi ufficiale, la Warner Bros. ha finalmente
diffuso la sinossi ufficiale completa dell’attesissimo
The
Batman di Matt Reeves, che
rivela nuovi interessantissimi dettagli a proposito della
trama.
La sinossi estesa anticipa un
viaggio sempre più oscuro del Cavaliere Oscuro di Robert Pattinson nella criminalità di Gotham,
dopo un periodo di due anni trascorso a cercare di liberare la
città dalla corruzione. Nella sinossi vengono menzionati quasi
tutti i personaggi di supporto che appariranno nel film, incluso
l’Enigmista
di Paul
Dano, che fino ad oggi pensavamo tutti sarebbe stato
l’assassino a cui Batman avrebbe dato la caccia nel corso del
film.
E se ci fosse un altro grande male
con cui Bruce Wayne deve fare i conti? La seconda parte della
sinossi, infatti, menziona che le varie prove condurranno il
Cavaliere Oscuro “più vicino a casa”, il che potrebbe suggerire che
la vera mente dietro questi brutali omicidi deve essere ancora
rivelata. Inoltre, anche il riferimento a “nuove alleanze”
sembrerebbe indicare che Batman sarà in qualche modo costretto a
collaborare con uno o più dei suoi nemici. Potete leggere la nuova
sinossi di seguito:
“Due anni trascorsi per
le strade nei panni di Batman, incutendo la paura nel cuore dei
criminali, hanno portato Bruce Wayne (Robert Pattinson) nel
profondo delle ombre di Gotham City. Con solo pochi alleati fidati
– Alfred Pennyworth (Andy Serkis), il tenente James Gordon (Jeffrey
Wright) – all’interno della rete corrotta di funzionari e
personaggi di alto profilo della città, il vigilante solitario si è
affermato come l’unica incarnazione della vendetta tra i suoi
concittadini…
…Quando un killer prende
di mira l’élite di Gotham con una serie di macchinazioni sadiche,
una scia di indizi criptici manda il più grande detective del mondo
a indagare negli inferi, dove incontra personaggi come Selina
Kyle/Catwoman (Zoë Kravitz), Oswald Cobblepot/Pinguino (Colin
Farrell), Carmine Falcone (John Turturro) e Edward
Nashton/Enigmista (Paul Dano). Quando le prove iniziano a condurlo
più vicino casa e la portata dei piani del killer diventa chiara,
Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il colpevole e
rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione che da
tempo affligge Gotham City.”
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Mary Jane Watson è
stata uno dei personaggi più significativi nel mondo di
Spider-Man fin dal suo debutto ed è andata ben
oltre la figura standard di fidanzata o damigella in pericolo che
era comune nei fumetti al momento della sua nascita negli anni ’60.
Le sue migliori storyline nei fumetti hanno dimostrato che è uno
dei personaggi più indipendenti e coraggiosi del MCU,
come mette in mostra Screenrant.
Michelle Jones (MJ)
non è esattamente Mary Jane Watson in Spider-Man: No Way Home o nei precedenti film
di Spider-Man del MCU,
ma con così tanto del passato e del futuro di MJ
inesplorato sullo schermo, è probabile che le storie dei fumetti
più essenziali di Mary Jane degli ultimi cinque
decenni influenzeranno parte di ciò che i fan vedranno nel nuovo
film e oltre.
Affrontalo, Tigre…
Una
delle storie più essenziali di
Mary Jane Watson
è la sua prima apparizione.
Mary Jane
ha fatto il suo vero debutto inThe Amazing Spider-Man #42
dopo essere stata presa in giro nelle storie precedenti che
risalivano fino al numero 15. Il numero 42 termina con una delle
entrate in scena più iconiche di tutti i fumetti, e
Mary Jane
pronuncia la sua ormai classica battuta “Ammettilo, tigre, hai
appena fatto centro”.
Questa prima storia e i numeri
immediatamente successivi hanno contribuito a definire Mary Jane
come ben più di una semplice competizione per Gwen
Stacy. È diventata rapidamente uno dei migliori personaggi
non supereroi dei fumetti di
Spider–Man.
The Death Standard
Mary
Jane Watson
è il più grande interesse amoroso dell’Uomo
Ragno
nei fumetti e in ogni altro medium, ma Mary Jane non è senza
rivali. Una delle sue migliori storie è “The
Death Standard”
da
The Amazing Spider-Man
#331. In questa storia, Mary Jane deve affrontare la rabbia e la
gelosia di
Black Cat,
che non può credere che Peter Parker abbia sposato
Mary Jane.
Black Cat è appena
tornata da una lunga assenza oltreoceano e non sapeva del
matrimonio. In questo fumetto e nella storia che segue,
Mary Jane tiene testa a Felicia
Hardy con grazia e dignità, aiutando a definire
ulteriormente il suo personaggio.
Fun and Games
“Fun And
Games” è la storia principale di The Amazing
Spider-Man Annual #19, in cui Mary Jane
si mette alla prova come eroina. La copertina è iconica, anche se
un po’ fuorviante. Mary Jane non indossa il
costume dell’Uomo Ragno nel fumetto stesso, ma
gioca un ruolo fondamentale nell’abbattere il figlio di
Spider-Slayer, uno dei cattivi più oscuri
dell’Uomo Ragno.
Il suo coraggio contro
Smythe, armato di un avanzato veicolo robotico,
contribuisce a salvare la vita degli altri e alla fine porta alla
sconfitta e alla cattura dello Spider-Slayer.
Spider-Island
Mary Jane
Watson diventa propriamente una supereroina nella
storyline Spider-Island, dove tutta New York City
è infettata da un virus che dà alle persone abilità simili a quelle
di Spider-Man. La storia porta ad alcuni momenti
iconici con Mary Jane che diventa un supereroina ma è essenziale
anche per altre ragioni.
Spider-Island arriva qualche anno
dopo gli eventi di One More Day, dove il
matrimonio di Spider-Man e Mary
Jane è stato cancellato dalla continuità da
Mefisto. La fine di questa storia vede i due
iniziare a tornare insieme come amici e alleati.
Vite parallele
Parallel
Lives è una graphic novel con Mary Jane
che ricontestualizza gran parte del suo passato e della sua
relazione con Peter Parker. Questa storia del 2012
scritta da Gerry Conway è un ottimo punto di
partenza per i nuovi lettori e gratificante anche per i fan di
lunga data.
La storia rivela che Mary
Jane sapeva che Peter Parker era
Spider-Man dalla notte dell’omicidio dello zio
Ben, dopo aver visto Peter sgattaiolare fuori dalla sua finestra.
Prima, Mary Jane aveva semplicemente detto di aver
sempre saputo la verità senza nemmeno spiegare come.
Il matrimonio
“The
Wedding“, la storia principale di The Amazing
Spider-Man Annual #21 è essenziale per capire il viaggio
di Mary Jane nella Marvel Comics. È
diventata ancora più importante dopo gli eventi di One More Day,
che ha annullato la storyline del matrimonio. Ha anche cancellato
gran parte dello sviluppo del personaggio di Mary
Jane, rendendo questo numero importante per i fan.
All’epoca, MaryJane era reticente sul matrimonio per una serie di
motivi. Teme per la sicurezza di Peter, ma ha
anche una riluttanza un po’ immatura a rinunciare ad uscire e fare
festa. La sua crescita e maturità portano a questo momento epocale
e in seguito hanno influenzato molte delle rappresentazioni di
MaryJane in altri fumetti e
media.
“Tutti i miei passati
ricordati”
La prima impressione di
Peter Parker su Mary Jane fu
probabilmente simile a quella dei lettori. Era bella ma un po’
superficiale. Questo è cambiato drasticamente in una delle sue
storie più cruciali. The Amazing Spider-Man #259 è
dedicato all’esplorazione della storia di Mary
Jane in dettaglio per la prima volta, e dà anche ai
lettori un’idea di come sia diventata la persona che era.
Il suo personaggio di ragazza
festaiola è proprio questo, un meccanismo di difesa che ha
sviluppato mentre cresceva in una famiglia violenta. Mary
Jane non ha scuse e cerca genuinamente la gioia nella
vita, e il suo spirito è un’enorme ragione per cui
Peter la ama così tanto.
Rinnova i tuoi voti
La famiglia che
Peter Parker e Mary Jane hanno
fondato in The Amazing Spider-Man Annual #21 è
stata cancellata da One More Day, ma in
Renew Your VowsMary Jane prende
il posto di guida nel diventare sia una madre che un supereroe.
Dopo gli eventi di Secret
Wars del 2015, questa realtà tascabile mostra Mary
Jane che combatte per salvare la sua famiglia. Lei tiene
sotto controllo il simbionte Venom, indossa un costume da supereroe e ne
disegna uno per sua figlia Annie.
“La notte in cui Gwen Stacy
morì”
The Amazing
Spider-Man #122 è uno dei fumetti più iconici di tutti i
tempi, e certamente uno dei migliori numeri di
Spider-Man degli anni ’70. Anche se è
principalmente conosciuto per la morte di Gwen
Stacy e del Green Goblin, finisce con uno
dei momenti più essenziali della relazione tra Mary
Jane e Peter Parker.
Un Peter addolorato si scaglia
contro di lei mentre lei cerca di consolarlo e le chiede di
andarsene. In una singola tavola che racchiude il suo personaggio e
la loro intera relazione nel fumetto, lei chiude la porta ma rimane
dentro con lui.
Confessioni
“Confessioni“,
da Ultimate Spider-Man #13, è una delle migliori
storie di Mary Jane di qualsiasi universo.
Peter Parker le rivela la verità sulla sua
identità, un enorme segno di fiducia che non era evidente per gran
parte della relazione tra i due sulla Terra 616. La natura solidale
di Mary Jane è in piena mostra qui, così come la
sua fede e la fiducia nell’eroismo del suo amico.
La Mary Jane
dell’universo Ultimate Comics è sostanzialmente
diversa dalla sua controparte di Terra-616, essendo una studentessa
altrettanto brillante quanto Peter Parker e sua
cara amica fin dall’inizio. Questa storia essenziale li avvicina
ancora di più.
Si tratta di un evento
cinematografico senza precedenti, nonostante si sia scelto di
distribuirlo direttamente su Disney+. Stiamo
parlando diThe Beatles – Get Back, il
documentario in tre puntate che Peter Jackson ha
realizzato a partire da ore e ore di filmati inediti che ci portano
nel backstage delle sessioni di registrazione della band nel
gennaio del 1969, in un momento cruciale della storia della
musica.
Nella migliore delle sue abitudini
cinematografiche, Peter Jackson ha fatto del
lavoro di scelta e montaggio dei momenti una trilogia, tre
appuntamenti su
Disney+, il 25, 26 e 27 novembre. In occasione della
conferenza stampa del film, abbiamo avuto il piacere e il
privilegio di sentire dalle parole stesse di Jackson com’è stato
lavorare a questo documentario, quali sono state le sfide, quali i
momenti migliori e soprattutto come mai si è cimentato in questo
progetto tanto difficile quanto divertente.
“Solo un fan poteva realizzare The Beatles – Get
Back”
“Sono certamente un fan dei
Beatles, in termini di nascita – ha esordito
Jackson – Sono nato nel 1961, ero vivo quando
i Beatles effettivamente pubblicando i loro album, ma non riesco a
ricordarli negli anni’60. I miei genitori non hanno mai comprato un
singolo album dei Beatles. Avremmo avuto circa 30 dischi quando ero
piccolo e nessuno di questi era dei Beatles. Ma con la mia prima
paghetta ho comprato la compilation dei Beatles, Red and Blue, nel
1972. In questo modo sono diventato un fan dei Beatles, e penso che
chiunque avesse fatto questo lavoro, doveva essere un fan, perché
il materiale era tanto, erano circa 140 ore di audio continuo e si
trattava di capire le piccole sfumature delle loro
conversazioni.”
Conversazioni, prove,
dettagli, registrazioni, come rintracciare una storia da raccontare
in questo groviglio di materiale?
Peter Jackson:“Bisogna tenere conto del fatto che Michael Lindsay-Hogg,
quello che effettivamente ha girato questo materiale 52 anni fa,
era un regista e lui aveva sicuramente scelto un modo per
raccontare quello che stava riprendendo. Ma cosa? Ho cercato di
trasformarlo in un altro personaggio, nel film. Fa parte di una
delle trame, come John e Yoko, oppure come il viaggio di
Paul.”
Un periodo particolare nella carriera del gruppo
Come mai esiste tutto questo
materiale non utilizzato e soprattutto apparentemente non
organizzato?
“Al momento della registrazione,
l’ultima volta in cui i Beatles si erano esibiti dal vivo c’era
Brian Epstein a organizzare tutto per loro, dagli alberghi ai
viaggi ai tour fino al 1966, e quella era stata l’ultima volta che
ebbero qualcuno che si occupava di loro. E quando andavano in
studio per incidere un album c’era George Martin in sala di
registrazione. In questo caso sono a Twickenham perché Denis
O’Dell che produce sia The Magic Christian che Get
Back, ha prenotato lo studio per le riprese e loro possono
utilizzarlo gratuitamente mentre i set vengono costruiti. Non si
tratta della registrazione di un album, ma delle prove per un disco
e uno show. Quindi si trovano ad affrontare questa cosa senza il
solito supporto, e anche oggi guardando il film non si capisce bene
chi era responsabile del progetto. Loro sembrano pensare che ci sia
qualcuno a occuparsene dietro le quinte e si tratta probabilmente
di Denis O’Dell, il produttore, che però sta per iniziare le
riprese e si occupa del resto solo part-time. I
Beatles ingaggiano una battaglia continua col
regista Michael Lindsay-Hogg, che cerca di catturare quanto
più materiale autentico possibile.”
I tentativi di sfuggire alle registrazioni
“Ovviamente se hai una cinepresa
addosso te ne rendi conto e non sei spontaneo, Michael era
consapevole di questo e aveva deciso di fare in modo di riprenderli
e registrarli il più possibile senza che se ne accorgessero, con
dei trucchi. Ad esempio la macchina da presa stava su un cavalletto
e veniva accesa prima che l’operatore si allontanasse, così che si
continuava a girare senza che loro se ne accorgessero, o coprendo
con lo scotch la luce rossa. Inoltre Michael nascondeva i microfoni
per cercare di catturare delle conversazioni reali e ad esempio
John e George non si rendevano conto di quando venivano registrati
i loro discorsi privati, ma invece di dire a Michael “dicci quando
state riprendendo perché non vogliamo che tu lo faccia in certi
momenti”, alzavano il volume degli amplificatori e strimpellavano
la chitarra, facendo rumore, quindi i microfoni di Michael
registravano questo suono, mentre le loro bocche parlavano. Grazie
alla tecnologia computerizzata di cui disponiamo siamo riusciti a
togliere le chitarre e far sentire le conversazioni che loro hanno
cercato di coprire o di camuffare. In realtà erano proprio i
Beatles a pagare la pellicola a Michael, quindi volevano essere
ripresi ma al tempo stesso non volevano essere invasi nel loro
privato. In 150 ore di materiale c’è solo un momento in
cui Paul McCartney dice “adesso spegniamo le cineprese” e
tutti lo fanno, ma anche in quel causo l’audio continua a
registrare quindi ci resta quella conversazione.”
Rileggere il mito dei
Beatles
Il film ci ripropone una
specie di rilettura di quello che erano i Beatles. In che modo il
racconto del loro mito è cambiato in questo
lavoro?
“Quando pensiamo ai Beatles,
pensiamo a come li abbiamo visti in A Hard
Day’s Night e Help!, nelle interviste e conferenze
stampa degli anni Sessanta, ma sono tutte situazioni in cui si
esibiscono. Qui, come dicevamo, quando non sanno che sono ripresi e
registrati li vediamo come sono al cento per cento. In altre
circostanze li abbiamo visti affascinanti, e divertenti, ma ora
sono qui per fare un progetto molto ambizioso, e cosa potrebbe
rivelare di più del carattere e della personalità di qualcuno del
vederlo alle prese con dei problemi? Vedendo come affrontano le
crisi mi sono detto che sono dei ragazzi normali, delle brave
persone, diverse tra loro, come è normale che siano quattro
individui. Noi siamo abituati a pensare a loro come ad un’unità,
col loro aspetto e la caratterizzazione che avevano negli anni
Sessanta: quello affascinante, il silenzioso, il buffone eccetera.
Avevano delle etichette ma li pensavamo come un tutt’uno e qui
vediamo invece quattro persone distinte che affrontano le cose a
modo loro. Alla fine li ho rispettati anche di più perché quando
togli il velo al mito e vedi la verità nuda e cruda devi essere
pronto a restare deluso. Io penso ai Beatles in modo molto diverso
ora, non penso alle loro acconciature, ai personaggi e al loro modo
di vestire, come facevo da fan, ma penso a loro come a persone ed
esseri umani. Credo che dopo aver visto The Beatles – Get
Back si capisca che sono ragazzi bravi e sensibili, non ci
sono primedonne, hanno i loro disaccordi e le loro ambizioni,
perché sono persone diverse ma sono quattro bravi
ragazzi.”
Carta bianca da parte degli eredi
Qual è stata la reazione
alla visione del film? Ha avuto paletti o divieti?
“Mi hanno dato carta bianca,
come fecero con Michael, anche se poi fecero sparire questo
materiale […] Mi aspettavo che mi dicessero che qualcosa non andava
o che avrebbero preferito togliere una conversazione, o altro, e
questo non mi avrebbe sorpreso né mi sarei arrabbiato, e invece non
mi hanno dato una singola nota, non hanno fatto nessuna richiesta
in proposito. Lo hanno visto e sicuramente è stata una delle
esperienze più stressanti della loro vita e ci vuole coraggio da
parte loro per esporre in pubblico quello che è successo dietro le
quinte per la prima volta in assoluto, a parte nel film Let It Be
che hanno fatto sparire, quindi sono un po’ nervosi perché sono
consapevoli del fatto che si mostrano per la prima volta come
realmente erano. La reazione più importante l’ha avuta Paul, quando
l’ha visto e mi ha detto “è un ritratto molto accurato di come
eravamo allora” e io sono stato molto felice perché è proprio
quello che cercavo di fare. Ho visto 150 ore di materiale e poi ho
dovuto ridurlo e condensarlo e nel processo di riduzione ero
preoccupato che l’insieme risultasse sbilanciato. Per me la cosa
più importante – e credo anche per loro – è sempre stata che fosse
fedele alla verità, che loro non vogliono edulcorare. La Disney ad
esempio voleva togliere le parolacce, ma Ringo, Paul e Olivia hanno
detto “così eravamo e così parlavamo, per favore, non
fatelo”.”
Per scoprire se alla fine la Disney
sia riuscita o meno a togliere le parolacce, non resta che
aspettare il 25, 26 e 27 novembre, quando le tra puntate di
The Beatles – Get Back verranno messe on line su
Disney+.
Il musicista che si reinventa attore
non è un concetto nuovo: Will Smith era un rapper prima di diventare
una star del cinema. Madonna ha iniziato a recitare non molto tempo
dopo l’uscita del suo primo album. Jennifer Hudson ha vinto un Oscar dopo essere
stata cacciata da American Idol. Tuttavia, questo
non significa che non sia eccitante quando i nostri cantanti
preferiti compaiono per la decima volta in un cast o fanno il loro
debutto sullo schermo.
I prossimi due anni promettono
biopic stellari, blockbuster e film indie con i musicisti preferiti
dai fan. Non importa se ti piace il rap, il pop o una via di mezzo:
ci sono film con artisti per tutti.
House of Gucci – Lady Gaga
Da quando ha vinto il
Golden Globe per il ruolo di The Countess nella
quinta stagione di American
Horror Story, la carriera di attrice di Lady
Gaga è stata sulla bocca di tutti. Nel 2018 ha ricevuto
ulteriori consensi dalla critica quando ha interpretato la cantante
emergente Ally in A Star Is Born, un ruolo che avrebbe dato a
Gaga la sua prima nomination agli Oscar.
House of Gucci mette ancora una volta
Gaga al centro dell’attenzione. Nel film,
Gaga interpreta Patrizia
Reggiani, la moglie di Maurizio Gucci, il
nipote del fondatore della casa di moda Gucci. Viene poi condannata
per aver pianificato la sua uccisione.
Don’t Look Up – Ariana Grande & Kid
Cudi
Ariana
Grande e Kid Cudi non sono cantanti
estranei al mondo della recitazione. Grande ha iniziato a Broadway,
poi ha recitato in due show di Nickelodeon prima di
apparire nella prima stagione di Scream Queens.
Cudi ha più di 12 crediti di spettacoli a suo
nome.
Don’t
Look Up è il più grande progetto di recitazione di
entrambi gli interpreti fino ad oggi. Il film presenta un cast
all-star di attori nominati agli Oscar, tra cui
Leonardo Dicaprio, Jennifer Lawrence e Meryl Streep, ed è diretto dallo scrittore di
commedie vincitore di Oscar Adam McKay. Con
Don’t Look Up, Grande e
Cudi hanno entrambi l’opportunità di fare un po’
di recitazione seria che li porterà a futuri e più sostanziosi
ruoli nei film.
Licorice Pizza – Alana Haim & Tom
Waits
Licorice
Pizza, il primo film dopo quattro anni del
regista/sceneggiatore Paul Thomas Anderson, ha
suscitato molto clamore per il suo nome intrigante e il suo cast
piuttosto vario. Un volto familiare è Tom Waits,
il cantante diventato attore con una delle voci più caratteristiche
del mondo della musica.
Un volto meno familiare, per quelli
che non seguono la sua rock band Haim, è
Alana Haim. Tuttavia, la sua presenza in questo
film non è del tutto casuale, poiché Paul Thomas Anderson ha
diretto nove video musicali della band Haim.
Licorice Pizza è il debutto cinematografico di
Alana, e forse le garantirà anche la sua prima
nomination come attrice. Attualmente è all’ottavo posto nella lista
di Variety delle previsioni per gli Oscar 2022
come migliore attrice.
Marry Me – Jennifer Lopez &
Maluma
Jennifer
Lopez
è uno dei primi esempi di cantanti il cui passaggio alla
recitazione è stato agevole e la cui carriera è stata longeva. Dal
suo grande successo nel ruolo dell’iconica cantante tejana
Selena
nell’omonimo film, ha recitato in una varietà di film, alcuni buoni
(vediHustlers)
e alcuni scadenti (vedi
Gigli).
In
Marry Me,
la
Lopez
interpreta una cantante che abbandona il suo fidanzato infedele
all’altare per uno sconosciuto nel pubblico.
Il cantante vincitore di Grammy
Maluma interpreta il marito traditore superstar
della Lopez. Non c’è dubbio che lui possa eguagliare la
Lopez vocalmente, ma il tempo ci dirà se ha le
capacità recitative per interpretare un cattivo convincente, o
almeno divertente.
Shotgun Wedding – Jennifer Lopez &
Lenny Kravitz
Il primo credito da attore
del cantautore Lenny Kravitz fu la voce cantata di
un personaggio in The Rugrats Movie. Poi ha
continuato interpretando versioni di se stesso nella commedia
classica Zoolander e in un episodio dei
Simpson, prima di ottenere ruoli più importanti
nel film candidato all’Oscar Precious e nel
franchise di Hunger Games. Con The Hunger
Games in particolare, Kravitz ha
dimostrato di avere ciò che serve per essere un attore serio.
Shotgun Wedding,
con lui e Jennifer Lopez, è una commedia romantica su
una coppia il cui matrimonio viene rovinato da un gruppo di
criminali. Kravitz interpreta l’ex della
Lopez.
Don’t Worry Darling – Harry
Styles
La prima volta che gli
spettatori hanno visto Harry Styles sul grande
schermo è stato nel 2017 con il suo ruolo di supporto nel film di
guerra Dunkirk di Christopher Nolan.
Anche se il suo ruolo non era così esteso come molti fan degli
One Direction avrebbero voluto, è stato
sufficiente per catturare l’attenzione di altri registi che lo
avrebbero assunto per progetti futuri.
Don’t Worry Darling
vedrà Styles nel suo primo ruolo da protagonista.
Diretto dall’attrice e regista Olivia Wilde, il film segue una casalinga
degli anni ’50 che scopre una misteriosa verità su suo marito. I
dettagli della trama rimangono avvolti dal mistero, ma il trailer
dà ai fan accenni di una trama oscura ambientata su uno sfondo
suburbano.
Dua Lipa – Argylle
Dall’uscita del suo album
di debutto nel 2017, Dua Lipa ha rapidamente
scalato le classifiche come una delle pop star più popolari e di
successo degli ultimi 4 anni. Più recentemente, ha ricevuto il
plauso della critica per il suo album electro-pop Future
Nostalgia, vincendo sia un Grammy che un’ampia esposizione
sui social media.
Lipa farà il suo
debutto come attrice nel prossimo film del regista britannico
MatthewVaughn,
Argylle. Dovendo scontrarsi con artisti del
calibro di Samuel L. Jackson e Catherine
O’Hara, le capacità recitative di Dua
Lipa saranno sicuramente messe alla prova. Se mette tanto
carisma ed energia nella sua performance di attrice quanto ne mette
nelle sue performance musicali, dovrebbe andare più che bene.
Bette Midler – Hocus Pocus 2
Durante questi tempi
incerti, molti amanti del cinema si sono rifugiati nei loro amati
vecchi film preferiti per trovare conforto. Negli ultimi due anni,
sono stati annunciati sempre più sequel di questi film classici.
Uno di questi film è Hocus Pocus 2, il sequel del favorito di
Halloween del 1993 sulle streghe sorelle Sanderson
e interpretato dalla cantante classica/attrice Bette
Midler.
La Midler era allo
stesso tempo gloriosa e terribile nel film originale. Anche se la
Disney deve ancora rilasciare un trailer di
Hocus Pocus 2, non c’è dubbio che porterà il suo
meglio nel sequel. La Midler ha lavorato
abbastanza costantemente come attrice dalla fine degli anni ’60, e
ciò le ha sicuramente garantito l’esperienza e il talento per
stupire il pubblico ancora una volta.
La Sirenetta – Halle Bailey &
Awkwafina
A 21 anni,
Halle Bailey sembra avere acquisito la routine
della cantante/attrice alla perfezione. Dopo alcuni ruoli minori in
spettacoli televisivi e film, Bailey e sua sorella
Chloe hanno formato il duo canoro Chloe x
Halle. Nel 2018, si è guadagnata il suo primo grande
credito recitativo come personaggio di supporto nella serie comica
Grown-ish.
Bailey farà il suo
debutto come attrice protagonista nel ruolo di
Ariel nel live-action The
Little Mermaid di Rob Marshall, che
vede come co-protagonista la rapper-attrice
Awkwafina. Come per molti cantanti/attori, non c’è
dubbio che la Bailey sarà in grado di affascinare
il pubblico con la sua voce. Dato che questo non è il suo primo
ruolo da attrice, non c’è nemmeno dubbio che saprà cavarsela nella
sceneggiatura.
Wicked – Ariana Grande & Cynthia
Erivo
Dato che Wicked è
originariamente un musical di Broadway, avrebbe
senso porre l’accento sulla capacità canora, scegliendo le attrici
ideali per interpretare le due protagoniste. Quando è stato
annunciato che Ariana Grande avrebbe interpretato
Glenda accanto a Elphaba di
Cynthia Erivo, per i fan si è trattato di un
casting che calzava a pennello.
Grande ha una voce di prima classe,
una carriera musicale di grande successo e un background nei
musical di Broadway, che la rende adatta a questo ruolo. Inoltre,
ha precedenti esperienze di recitazione, tra cui un ruolo in
Victorious, uno show di Nickelodeon su una
scuola di arti dello spettacolo. Allo stesso modo, Erivo ha vinto
un Tony per The Color Purple, ed
è stata candidata all’Oscar per il film Harriet.
Non si sa molto altro sull’adattamento di Jon M.
Chu del pluripremiato musical, ma con le due cantanti
davanti alla macchina da presa, sarà sicuramente uno spettacolo
memorabile.
DC League of Super-Pets, disponibili il trailer
italiano e il poster del nuovo lungometraggio di animazione di
Warner Bros. Pictures. Il film, diretto da Jared Stern, anche
autore della sceneggiatura insieme a John Whittington, presenta
nella sua versione originale un cast di voci eccezionale guidato da
Dwayne Johnson nel ruolo del protagonista Krypto il Super Cane. Il
film sarà nelle sale italiane a partire da maggio 2022 distribuito
da Warner Bros. Pictures.
Nella versione originale del film
fanno parte del cast di doppiatori anche Kevin Hart (i film “Jumanji” e “Pets: Vita da
animali”),
Kate McKinnon (“Saturday Night Live”, “Il magico
scuolabus riparte”, “Ferdinand”),
John Krasinski (i film “A Quiet Place – Un posto
tranquillo”, “Free Guy – Eroe per gioco”), Vanessa
Bayer (“Saturday Night Live,” “La festa prima delle
feste,” “Un disastro di ragazza”), Natasha Lyonne
(“Show Dogs – Entriamo in scena”, “Ballmastrz: 9009”),
Diego Luna (“Rogue One: A Star Wars Story,”
“Maya e i tre guerrieri”), Marc Maron (“Joker,”
“GLOW”), Thomas Middleditch (“Godzilla II: King of the Monsters,” “Capitan Mutanda
– Il film ”), Ben Schwartz (“Sonic the Hedgehog,”
“Duck Tales – Avventure di paperi”), e Keanu
Reeves (la saga “Matrix” e i film “John Wick”).
In
DC League of Super-Pets, gli insperabili migliori
amici Krypto il Super Cane e Superman condividono gli stessi
superpoteri e combattono fianco a fianco il crimine nella città di
Metropolis. Quando Superman e il resto della Justice League vengono rapiti, Krypto deve
convincere un improvvisato gruppo di animali domestici composto da
Asso il segugio, MP la panciuta maialina, Merton la tartaruga e
Chip lo scoiattolo, a gestire i loro poteri appena scoperti ed
aiutarlo a salvare i supereroi.
Del team creativo di Stern fanno
parte anche lo scenografo Kim Taylor (“LEGO® Ninjago –
Il film”) e i montatori David Egan (“Game Night – Indovina chi
muore stasera?”, “Come ti rovino le vacanze”) e Jhoanne Reyes
(“Teen Titans GO!”, “Young Justice”). Le musiche sono di
Steve Jablonsky (I film “Transformers”).
Warner Bros. Pictures presenta
DC League of Super-Pets, una produzione Seven Bucks
Production. Il film sarà distribuito da Warner Bros. Pictures in
tutto il mondo dal 18 maggio 2022 ed in Nord America dal 20 maggio
2022.