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The Flash: la produzione stuzzica i fan con le sedie dei due Bruce Wayne

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Le riprese di The Flash sono ufficialmente partite ormai da diverse settimane. Nelle ultime ore, il regista Andy Muschietti e la produttrice Barbara Muschietti si sono divertiti a stuzzicare i fan in merito al coinvolgimento del personaggio di Batman nel film.

Come sappiamo ormai da tempo, infatti, in The Flash appariranno sia la versione di Batman ad opera di Michael Keaton (quella dei film diretti da Tim Burton nel 1989 e nel 1992) sia quella ad opera di Ben Affleck (apparsa in Batman v Superman: Dawn of Justice e in Justice League, entrambi diretti da Zack Snyder).

Ora, Andy Muschietti e Barbara Muschietti hanno condiviso sui rispettivi profili Instagram le sedie dei due Bruce Wayne, quelle che gli attori possono utilizzare per sedersi durante le pause fra le riprese. Chiaramente, nessuno ha rivelato a quale dei due attori appartengono le sedute, che sono contrassegnate da due colori differenti. Potete vedere le immagini di seguito:

Tutto quello che c’è da sapere su The Flash

Ricordiamo che The Flash arriverà al cinema il 4 novembre 2022. Il film sarà diretto da Andy Muschietti, regista di IT e IT – Capitolo Due. Ezra Miller tornerà a vestire i panni del Velocista Scarlatto dopo essere apparso in un cameo in Batman v Superman: Dawn of Justice e in Justice League.

Confermata anche la presenza di Michael Keaton e Ben Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di Batman. Kiersey Clemons tornerà nei panni di Irish West dopo essere apparsa in Zack Snyder’s Justice League (il personaggio era stato tagliato dalla versione theatrical). Nel cast ci saranno anche l’attrice spagnola Maribel Verdú (Il labirinto del fauno), che interpreterà Nora Allen (la madre di Barry) e l’attrice statunitense Sasha Calle (Febbre d’amore) che interpreterà Supergirl.

Non ci sarà invece Billy Crudup, che aveva interpretato Henry Allen (il padre di Barry) in Justice League: l’attore verrà sostituito nella parte da Ron Livingston. Il film dovrebbe essere ispirato alla serie a fumetti “Flashpoint” del 2011, scritta da Geoff Johns e disegnata da Andy Kubert.

Elizabeth Olsen su Doctor Strange 2: “Non vedo l’ora di vedere la reazione dei fan”

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La serie WandaVision si è concluca con Wanda Maximoff che è ufficialmente diventata Scarlet Witch, un essere ancora più potente dello stesso Stregone Supremo. Wanda e Stephen, ovviamente, si incontreranno in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, film che promette di essere una parte fondamentale del viaggio di Scarlet nel MCU.

In una recente intervista con Explica, Elizabeth Olsen ha parlato di come vede il ruolo di Wanda ora, anticipando alcuni importanti sviluppi nel sequel di Doctor Strange. “Ho trascorso gli ultimi 7 anni della mia vita a interpretare questo personaggio. È cresciuta e cambiata con me”, ha detto l’attrice. “Ma è stato solo con WandaVision, e chiaramente anche con Doctor Strange in the Multiverse of Madness, che ho avvertito questa sensazione di proprietà e di licenza creativa nei suoi confronti.”

Olsen ha poi anticipato alcuni sviluppi entusiasmanti nel sequel di Doctor Strange per tutti coloro che hanno già seguito la storia del suo personaggio grazie alla serie Disney+. “Ogni film Marvel è unico e questo sorprenderà sicuramente i fan. Non vedo l’ora di vedere la loro reazione, soprattutto quando si tratterà della parte di WandaVision.”

È probabile che Elizabeth Olsen si riferisca a Scarlet Witch che si fa strada attraverso il Multiverso nel tentativo di rintracciare i suoi figli, Billy e Tommy. Anche se sono stati spazzati via quando la maledizione su Westview è cessata, durante la scena post-credits dell’episodio finale abbiamo sentito le loro voci invocare aiuto mentre Wanda esplorava il Darkhold, a dimostrazione che potrebbero essere ancora vivi da qualche parte…

Doctor Strange in the Multiverse of Madness vedrà Benedict Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange. Diretto da Sam Raimi, il sequel vedrà anche Wanda Maximoff/Scarlet Witch (Elizabeth Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista dopo WandaVision.

La sceneggiatura del film porterà la firma di Jade Bartlett e Michael Waldron. Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno anche Benedict Wong (Wong), Rachel McAdams (Christine Palmer), Chiwetel Ejiofor (Karl Mordo), Tilda Swinton (Antico) e Xochitl Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).

Doctor Strange in the Multiverse of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in merito.

Kevin Bacon ribadisce di voler apparire in Guardiani della Galassia Vol. 3

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Nel primo Guardiani della Galassia, Star-Lord (Chris Pratt) racconta a Gamora (Zoe Saldana) di un grande “eroe” della Terra di nome Kevin Bacon che ha insegnato a un’intera città ad apprezzare il potere della danza. Chiaramente, il riferimento era al film Footloose del 1984, che Peter Quill – come abbiamo poi scoperto in Avengers: Infinity War – considera “il più grande film di tutti i tempi”.

Da quel momento, i fan hanno sempre voluto che Bacon apparisse nel franchise e, a quanto pare, anche l’attore di X-Men: L’inizio approva l’idea. Durante un’intervista con Esquire, a Bacon è stato chiesto proprio dell’eventualità di un cameo nel prossimo Guardiani della Galassia Vol. 3. “Ascolta, mi piace l’idea. Mi piacerebbe farne parte ”, ha risposto l’attore, prima di rivelare che, in realtà, quando è andato a vedere il primo film, non era a conoscenza di quella menzione speciale.

“Quando ho visto il primo Guardiani della Galassia, sono andato a vederlo senza sapere che in qualche modo si parlava anche di me… Era di pomeriggio, ero a New York, sulla 67esima. Stavo andando al cinema da solo, come faccio spesso. E all’improvviso mi sono ritrovato a pensare: ‘Santo cielo. Stanno parlando di me. Ragazzi, avete capito?’.”

La natura talmente surreale e assurda dei film dei Guardiani della Galassia potrebbe tranquillamente “giustificare” un effettivo cameo di Kevin Bacon. Dopotutto, James Gunn ha fatto sì che David Hasselhoff – un altro degli idoli d’infanzia di Quill – apparisse in Guardiani della Galassia Vol. 2. La domanda è: i fan preferirebbero vedere Bacon nei panni di sé stesso o nei panni di un personaggio dei fumetti?

Scritto e diretto da James GunnGuardiani della Galassia Vol. 3 arriverà nelle sale nel 2023, anche se una data di uscita ufficiale non è stata ancora comunicata. Le riprese del film dovrebbero partire ufficialmente entro la fine del 2021. Torneranno nel cast Chris PrattZoe SaldanaDave BautistaPom Klementieff e Karen Gillan, insieme a Vin Diesel e Bradley Cooper che offriranno ancora le loro voci. Nel film è atteso anche Chris Hemsworth nei panni di Thor.

Emily Blunt è stanca delle domande su Sue Storm: “Il mio supereroe è Mary Poppins”

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I fan del MCU vorrebbero vedere Emily Blunt nei panni di Sue Storm nel reboot dei Fantastici Quattro, ma proprio di recente l’attrice ha ribadito di non essere interessata a prendere parte ad un film di supereroi. Tuttavia, sembra che la questione stia iniziando ad irritare la diretta interessata. Il motivo ve lo spieghiamo di seguito…

L’attrice è attualmente impegnata con la promozione di A Quiet Place II, il sequel del thriller/horror diretto da John Krasinski (nella vita sposato proprio con Blunt), e durante un’intervista con CinePop le è stato chiesto ancora una volta della questione Fantastici Quattro. L’attrice ha prima ironizzato dicendo di aver già interpretato un supereroe – “Mary Poppins è un supereroe. Questo è il mio supereroe. L’ho già fatto”, in riferimento al film Il ritorno di Mary Poppins – e ha poi spiegato che non esiste un personaggio dei fumetti che le piacerebbe interpretare, lasciando intendere non solo di non essere una grande appassionata, ma ribadendo ancora una volta di non essere intenzionata a prendere parte ad un cinecomic: “Non lo so. Non sono un’esperta. Lascio che siano i fan a scegliere nei panni di quale personaggio mi vorrebbero vedere. Davvero, non ne so molto al riguardo.”

Tuttavia, in un’altra intervista in cui le hanno nuovamente chiesto di Sue Storm, Blunt è apparsa leggermente più irritata, rispondendo a tono alla persona che le aveva posto l’ennesima domanda sui Fantastici Quattro: “Sei la terza persona ad essere entrata. È la terza intervista che faccio da oggi e ognuno di voi me l’ha chiesto”. Potete vedere l’estratto dall’intervista cliccando qui.

In passato Emily Blunt si era così espressa in merito ai Fantastici Quattro e al ruolo di Sue Storm: “Si tratta semplicemente di un fantacasting. Non ho mai ricevuto una telefonata in merito. Sono soltanto persone che dicono: ‘Non sarebbe fantastico?’. Non che sia al di sotto delle mie possibilità. Amo Iron Man e quando mi hanno offerto il ruolo di Vedova Nera ero ossessionata da Iron Man. Volevo lavorare con Robert Downey Jr., sarebbe stato fantastico… ma non so se i film di supereroi fanno per me. Non sono nelle mie corde. Non mi piacciono. Davvero.”

Cosa sappiamo del reboot Marvel sui Fantastici Quattro

Il film dei Fantastici Quattro ambientato nel MCU è stato ufficialmente annunciato durante lo scorso Investor Day 2020 di Disney. Al momento i dettagli sul film sono scarsi: sappiamo soltanto che la pellicola sarà diretta da Jon Watts, regista di Spider-Man: HomecomingSpider-Man: Far From Home e di Spider-Man 3, attualmente in fase di produzione. Al momento non è stato ancora designato chi si occuperà ufficialmente di scrivere il reboot.

Sebastian Stan ha saputo del ruolo di Bucky il giorno del Pesce d’aprile

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Dal suo debutto in Captain America: Il primo vendicatore, nessuno avrebbe potuto prevedere la popolarità che avrebbe raggiunto il personaggio di Bucky Barnes né tantomeno il ruolo chiave che avrebbe giocato nel futuro del MCU.

In una recente intervista con Variety, Sebastian Stan ha rivelato come ha scoperto di aver ottenuto la parte del Soldato d’Inverno: “Era il primo di aprile, il giorno del Pesce d’aprile. Ero sul set a lavorare su qualcosa e mi ha chiamato un numero sconosciuto. Di solito non rispondo mai ai numeri sconosciuti. Ho continuato a girare e poi, un’ora dopo o forse due, ho ascoltato la segreteria telefonica… e c’è un messaggio di Kevin Feige, il capo della Marvel. Diceva: ‘Ehi, stiamo cercando di contattarti. Voglio solo farti sapere che ci piacerebbe che interpretassi James ‘Bucky’ Barnes. Ci piacerebbe avere te. Richiamami’. Fu molto disinvolto.”

Stan ha fatto il suo debutto nel MCU in Captain America: Il primo vendicatore del 2011, nei panni del migliore amico di Steve Rogers. I due hanno combattuto fianco a fianco durante la Seconda Guerra Mondiale, con Bucky che sembrava essere morto in battaglia. Chiaramente, i fan dei fumetti sapevano che Bucky era destinato a tornare, soprattutto quando è stato annunciato il sequel del film, ossia Captain America: The Winter Soldier.

Da allora, Bucky ha svolto un ruolo fondamentale nella storia di Steve Rogers, apparendo anche in Captain America: Civil War, Black Panther, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame. Di recente, Bucky ha finalmente ottenuto un ruolo da protagonista in The Falcon and the Winter Soldier, la seconda serie originale dei Marvel Studios destinata a Disney+, che ha approfondito – tra le altre cose – gli effetti traumatici del passato di Bucky come Soldato d’Inverno.

Tom Hiddleston svela cosa ama di Loki e riassume la sua storia nel MCU in 30 secondi

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La serie Loki con Tom Hiddleston è ormai alle porte. Il terzo show ambientato nel MCU debutterà sulla piattaforma di streaming il prossimo 9 giugno e vedrà l’attore britannico nei panni del Dio dell’Inganno, interpretato per la prima volta in The Avengers del 2012.

Sappiamo che nella serie Hiddleston interpreterà una versione alternativa di Loki, dal momento che il personaggio è ufficialmente morto per mano di Thanos in Avengers: Infinity War (la versione che vedremo nello show sarà quella apparsa in Avengers: Endgame, durante un viaggio nel tempo dei Vendicatori, in cui Loki è riuscito a fuggire con il Tesseract).

Secondo quanto rivelato da EW, la regista di Loki Kate Herron aveva organizzato un seminario, intitolato “Loki School”, in modo che il team creativo potesse conoscere il personaggio direttamente attraverso le parole di Hiddleston, che durante l’incontro aveva raccontato nel dettaglio della sua esperienza nel MCU. In quell’occasione, Owen Wilson, che interpreta Mobius nella serie, ha chiesto a Hiddleston cosa ama di più dell’interpretazione di Loki. La sua risposta è stata la seguente:

“Penso che sia perché ha un range veramente ampio. Ricordo di avergli detto questo: sugli 88 tasti del piano, è capace di suonare i tasti luminosi all’inizio. Può essere spiritoso, leggero, dopotutto è il Dio dell’Inganno, ma può anche scendere dall’altra parte e suonare i tasti pesanti. E laggiù può suonare degli accordi davvero profondi, che parlano di dolore, tradimento, perdita, cuore spezzato, gelosia e orgoglio.”

Nel frattempo, Marvel Entertainment ha diffuso online una nuova featurette dedicata a Loki in cui è proprio Tom Hiddleston a riassumere in appena 30 secondi la storia del Dio dell’Inganno nel MCU. Potete ammirarla di seguito:

Grey’s Anatomy 17×16: promo e trama dall’episodio

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Grey’s Anatomy 17×16: promo e trama dall’episodio

Il network americano della ABC ha diffuso promo e trama di Grey’s Anatomy 17×16, il sedicesimo episodio della diciassettesima stagione di Grey’s Anatomy.

In Grey’s Anatomy 17×16 che si intitolerà  “I’m Still Standing” Levi viene accettato nella sperimentazione del vaccino. Nel frattempo, Amelia e Owen curano un paziente in un incidente d’auto, e Hayes e Jo incontrano il tutore legale di Luna in un nuovo episodio di “Grey’s Anatomy” che andrà in onda giovedì 27 Maggio su ABC.  Guest star di Grey’s Anatomy 17×16 è Kyle Harris nel ruolo del Dr. Mason Post. Grey’s Anatomy 17 in streaming è disponibile su Disney+.

Iscriviti a Disney+ per guardare Grey’s Anatomy e le più belle storie Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.

Grey’s Anatomy 17×16

La diciassettesima stagione di Grey’s Anatomy debutterà giovedì 12 novembre 2020.  In Grey’s Anatomy 17 ritorneranno i personaggi Meredith Grey (stagioni 1-in corso), interpretata da Ellen Pompeo, Alexander “Alex” Michael Karev (stagioni 1-in corso), interpretato da Justin Chambers, Miranda Bailey (stagioni 1-in corso), interpretata da Chandra Wilson, Richard Webber (stagioni 1-in corso), interpretato da James Pickens, Jr., Owen Hunt (stagioni 5-in corso), interpretato da Kevin McKidd, Teddy Altman (stagioni 6-8, 15-in corso, ricorrente 14), interpretata da Kim Raver, Jackson Avery (stagione 7-in corso, ricorrente 6), interpretato da Jesse Williams, Josephine “Jo” Alice Wilson (stagione 10-in corso, ricorrente 9), interpretata da Camilla Luddington, Margaret “Maggie” Pierce (stagione 11-in corso, guest 10), interpretata da Kelly McCrearyGreg Germann come Tom Koracick, Benjamin Warren (stagioni 12-14, ricorrente 6-in corso, guest 7), interpretato da Jason George,  Andrew DeLuca (stagione 12-in corso, guest 11), interpretato da Giacomo Gianniotti Caterina Scorsone nei panni di Amelia Shepherd.

Grey’s Anatomy 17 è stato creato ed è prodotto da Shonda Rhimes (“Scandal”, “How to Get Away with Murder”, “Station 19”). Betsy Beers (“Scandal”, “How to Get Away with Murder”, “Station 19”), Mark Gordon (“Saving Private Ryan”), Krista Vernoff (“Shameless”), Debbie Allen, Zoanne Clack, Fred Einesman, Andy Reaser e Meg Marinis sono i produttori esecutivi. “Grey’s Anatomy” è prodotto da ABC Signature, che fa parte dei Disney Television Studios, insieme a 20th Television e Touchstone Television. Grey’s Anatomy 17 è stato creato ed è prodotto da Shonda Rhimes. Betsy Beers, Mark Gordon, Krista Vernoff, Debbie Allen, Zoanne Clack, Fred Einesman, Andy Reaser e Meg Marinis sono i produttori esecutivi. “Grey’s Anatomy” è prodotto da ABC Signature, che fa parte dei Disney Television Studios, insieme a 20th Television e Touchstone Television.

Il buio nell’anima: trama, cast e curiosità sul film con Jodie Foster

Nel ruolo del giustiziere in cerca di vendetta si è solitamente abituati a vedere personaggi maschili. Da Bruce Willis in Il giustiziere della notte a Liam Neeson in Io vi troverò. Ecco perché nel momento in cui a ricoprire tale ruolo è una donna il progetto acquisisce un certo fascino da novità in più. Specialmente se l’attrice protagonista è una carismatica personalità come Jodie Foster. La premio Oscar è infatti stata interprete nel 2007 del thriller Il buio nell’anima, che la vede intenta a cercare vendetta per un torto subito. Un’opera cruda e dura che a suo modo riflette una volta di più sulla fragilità umana.

Diretto dal premio Oscar Neil Jordan, celebre per i film La moglie del soldato e Intervista col vampiro, Il buio nell’anima non è infatti solo un classico revenge movie, bensì un vero e proprio thriller psicologico. Si scava a fondo nella mente e nell’animo della protagonista, donna qualunque costretta da sé stessa ad azioni impensabili. Attraverso una serie di azioni altrettanto criminose lei va ricercando giustizia, se mai questa sia possibile da ottenere. Tra dubbi, fragilità e istinti primordiali si sviluppa così una vicenda particolarmente tesa, che spinge lo spettatore a mettersi nei panni della protagonista, chiedendosi cosa avrebbe fatto al suo posto.

Accolto in sordina al momento della sua uscita, il film ottenne un successo inferiore rispetto a quello che avrebbe meritato. Si tratta infatti di un’opera che dimostra come questo non sia un genere esclusivo del maschile, contenendo al suo interno una serie di elementi che contribuiscono a renderla ancor più unica. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il buio nell’anima: la trama del film

La vicenda del film si svolge nella città di New York, dove Erica Bain è una conduttrice radiofonica di successo, conduttrice del programma “Street Walk”, dove manda in onda i rumori della città per farne scoprire la loro bellezza, che il più delle volte passa inosservata. Un po’ per lavoro un po’ per piacere, Erica è dunque solita fare lunghe passeggiate, alla ricerca di ogni angolo della città da cui poter essere ispirata. Il più delle volte accanto a lei vi è anche il suo amato fidanzato David, con il quale progetta di sposarsi molto presto. I loro sogni d’amore e la pace della donna verranno però spezzati proprio durante una passeggiata a Central Park.

Aggrediti da una banda di balordi, Erica finisce in coma per il trauma riportato, mentre David muore. Guarita dalle ferite del corpo, ma non da quelle dell’anima, Erica inizia a prendere consapevolezza di quanto accaduto. Profondamente sconvolta, sente nascere in lei un forte desiderio di vendetta che la spingerà a voler fare giustizia tanto per sé quanto per chi non riceve la giusta protezione. Procuratasi una pistola, diventa dunque una vigilante, attirando però l’attenzione del detective Sean Mercer. Mentre quest’ultimo è sulle sue tracce, Erica dovrà capire se ciò che sta facendo è giusto o se si sta trasformando a sua volta in un mostro.

Il buio nell'anima cast

Il buio nell’anima: il cast del film

Come anticipato, ad interpretare il ruolo della protagonista vi è l’attrice premio Oscar Jodie Foster, la quale da subito si disse interessata ad un personaggio femminile che invece di diventare una vittima decide di esternare la propria rabbia. Per il film ha ricevuto un compenso di 15 milioni di dollari, il più alto da lei ottenuto nel corso della sua lunga carriera. L’attrice contribuì poi molto alla riscrittura del personaggio, suggerendo per lei di essere una speaker radiofonica invece che una semplice giornalista. L’abitudine di Erica di registrare i suoni della città è altrettanto stata un’idea della Foster, che per prepararsi ha fatto lunghe passeggiate per New York al fine di calarsi meglio nella mentalità del personaggio e nell’ambiente circostante.

Allo stesso tempo, l’attrice ha approfondito gli effetti del disturbo da stress post traumatico, riportandoli nella propria interpretazione. Questa, particolarmente intensa, le ha fatto ottenere una nomination ai Golden Globe come miglior attrice in un film drammatico. Accanto a lei, nei panni del fidanzato David vi è l’attore Naveen Andrews. Sono poi presenti le attrici Mary Steenburgen nei panni di Carol e Zoë Kravitz in quelli di Chloe. Terrence Howard è invece il detective Sean Mercer, un ruolo per cui si è preparato avendo come consulente personale il veterano della sezione omicidi di New York Neil Carter.

Il buio nell’anima: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il buio nell’anima è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play e Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 20 maggio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

 

Il Divin Codino: Roberto Baggio a confronto con se stesso nel film Netflix

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È stato uno dei calciatori più amati d’Italia, ha portato con onore e fierezza la maglia azzurra, insieme a quella della Juventus e di altre squadre del campionato di Serie A, ma la sua carriera, seppure gloriosa, sembra ruotare ancora oggi intorno ad un solo rigore sbagliato. Lui è Roberto Baggio e quel rigore è quello calciato al Brasile nella notte dell’esteta del ’94 quando l’Italia perse la finale della Coppa del Mondo di Calcio. 

Il Divin Codino, nuovo film Netflix in collaborazione con Mediaset, racconta il Baggio uomo e sembra far ruotare tutta la sua storia intorno a quell’unico rigore calciato alto in un’intera carriera. Non perché fosse rappresentativo di un fallimento, ma perché la carriera e Robi è sempre stata caratterizzata da sfide, e infatti il claim del film recita “E’ come ti rialzi che ti rende un campione”. E Baggio ne sa molto di rialzarsi e riprendere a lottare. Ma come mai anche dopo tanti anni quel rigore sbagliato continua a pesare? 

“Quel rigore non si cancella”

“Il discorso del rigore non sarà mai archiviato – spiega Roberto Baggio, in collegamento Zoom per la presentazione del film – il Mondiale era il mio sogno calcistico e non posso metterlo da parte, perché sono stato io a dare il colpo di grazia a quella finale. L’ho vissuto malissimo perché l’ho rincorso e sognato di vincerlo per milioni di notti, poi la realtà è stata quella a cui non avevo mai pensato. E’ un errore che non cancelli”.

A dare corpo e voce a Roberto Baggio nel film diretto da Letizia Lamartire è Andrea Arcangeli che lavora bene sulla mimesi fisica e che ha confessato: “E’ un ruolo che ti ricopre di responsabilità, ci si sente più pesanti di 100 chili, pensi che nessuno possa fare Baggio, ero scettico, invece c’era molto coinvolgimento emotivo sul progetto e mi sono fatto trascinare. Ho lavorato sulla fisicità, sull’accento, abbiamo dovuto muoverci dentro a certi paletti per dare credibilità alla sua vita, altrimenti sarebbe stata un’imitazione. Ho messo del mio e rubato qualcosa da Roberto, che è stato fondamentale. Lui stesso mi ha scaricato della responsabilità di interpretarlo, mi ha solo detto, viviti questa esperienza, vivi l’occasione. Baggio è stato la chiave per farmi capire cosa prendere di questa esperienza”.

E sembra che il diretto interessato sia stato molto felice dell’interpretazione di Arcangeli: “Credo che Andrea abbia fatto questo percorso con grande passione e sono grato alla produzione per aver fatto un lavoro incredibile che mi rende felice. Io e mia moglie (nel film interpretata da Valentina Bellè) abbiamo cercato di dare loro il maggior supporto possibile, raccontando in maniera semplice la nostra vita. Anche se non dovrei essere io a giudicarlo, mi sembra molto reale, racconta di episodi successi davvero, che hanno fatto parte della mia vita. Abbiamo anche trascorso dei giorni insieme per farci conoscere, diverse volte siamo stati anche sul set e leggevo loro le battute del copione”.

Il Divin Codino  la sfida è il karma di Baggio

Più che la carriera sportiva per club, Il Divin Codino rappresenta le tappe della vita di Roberto Baggio attraverso il calcio, e principalmente la sua storia d’amore con la maglia azzurra, come spiega la regista, una storia d’amore che scandisce tutti e tre gli atti del film. Ma la cosa che sembra essere stata una costante nell’esperienza calcistica di Baggio è la sfortuna, gli infortuni alla vigilia di momenti importanti. Baggio, da buddista convinto, parla di karma: “Il mio karma è dover combattere ogni volta che mi avvicino a qualcosa che desidero, all’inizio era difficile, poi il buddismo mi ha aperto il mondo, questa è la missione di questa mia vita e lo faccio con serenità. E’ una difficoltà, è sempre stato così, una volta mi pesava, oggi combatto”.

Ma Roberto Baggio non è solo impegno, lavoro e dedizione, è anche un uomo garbato e simpatico, che ha condiviso con il pubblico la nascita della sua pettinatura storica, che dà anche il titolo al film: “E’ nato per gioco, durante i mondiali del ’94 in USA. In hotel c’era una cameriera di colore con delle treccine molto belle e parlando con lei, mi propose di farle anche io. Così ha iniziato a farmi le treccine. Quando mi sono cresciuti i capelli, per non avere impiccio durante le partite, li ho legati”.

Il Divin Codino arriva su Netflix a partire dal 26 maggio.

Il cattivo poeta: intervista ai protagonisti

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Il cattivo poeta: intervista ai protagonisti

Il regista Gianluca Jodice e i protagonisti Francesco Patané e Sergio Castellitto raccontano Il cattivo poeta, il film sugli ultimi anni della vita di D’Annunzio, in sala dal 20 maggio.

Il cattivo poeta, la recensione

Il film racconta l’inverno della vita del grande poeta e il tramonto di una nazione intera alle porte della seconda guerra mondiale. Un biopic su una delle figure chiave della storia moderna, ma poco raccontata dal nostro cinema.

IL CATTIVO POETA è prodotto da Matteo Rovere e Andrea Paris, una coproduzione italo francese Ascent Film e Bathysphere con Rai Cinema. Nel cast, tra gli altri, Francesco PatanèTommaso Ragno e Clotilde Courau.

Il cattivo poeta, recensione del film con Sergio Castellitto

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Il cattivo poeta, recensione del film con Sergio Castellitto

Un Nosferatu dentro al suo mausoleo-castello, così Gianluca Jodice definisce il suo D’Annunzio, alla fine della sua vita, di fronte ai suoi fantasmi e alle sue disillusioni, il cattivo poeta condannato all’oblio dal trentennio fascista e ora raccontato per la prima volta al cinema, da oggi in sala.

La recensione de Il cattivo poeta non può esulare dalla precisazione che si tratta di un’opera prima, un biopic prodotto da Matteo Rovere e Andrea Paris e che si fa carico di raccontare gli ultimi due anni di una personalità che si studia a scuola na della quale la Storia ha consegnato un’immagine viziata, specialmente rispetto all’ascesa del fascismo in Italia.

La trama de Il cattivo poeta

Ambientato tra il 1936 e il 1938, Il cattivo poeta coglie D’Annunzio in esilio volontario nel suo Vittoriale, la monumentale residenza che si costruì intorno a memoria della sua turbolenta e vivacissima vita, dopo l’esito disastroso dell’impresa di Fiume. Simpatizzante della prima ora del fascismo, il Vate si allontana molto presto dagli intenti di Mussolini, vedendo sotto una pessima luce l’alleanza con quel “nibelungo che si trucca come Charlot”. Proprio per questa sua serpeggiante dissidenza, il regime decide di inviare al Vittoriale Giovanni Comini, giovane federale neo eletto a Brescia e fedelissimo agli ideali dei partito, che sposa nella speranza di un’Italia migliore per tutti i suoi abitanti. Una fede cieca e ingenua, la sua, ma spinta dalle migliori intenzioni. L’incontro tra D’Annunzio e Comini è il cuore del film. 

Jodice firma anche la sceneggiatura, compiendo un lavoro certosino di ricostruzione filologica, che si basa su lettere, diari e testimonianze scritte di quelli che hanno vissuto gli eventi in prima persona. Questa ricerca così puntuale ha portato alla realizzazione di una sceneggiatura rigorosa che è la partitura su cui attori e regista stesso danzano all’interno di recinti definiti che lasciano però spazio alle interpretazioni e agli sguardi. 

Un Castellitto monumentale

Sergio Castellitto e la sua interpretazione efficace e asciutta è il blocco di granito intorno al quale si costruisce tutto il film e al quale si appoggia anche Francesco Patané, vera e propria rivelazione del film. Il suo Giovanni Comini restituisce tutta la giovinezza, la bellezza, le speranze e l’ingenuità di un idealista che riesce ad affacciarsi al mondo con l’animo aperto e accogliente. Ed è proprio questa caratteristica del federale che lo renderà ricettivo al dissenso d’annunziano. La sua purezza lo guiderà verso l’accoglienza di ciò che è giusto e di ciò che è bello, portandolo, poco per volta, a discostarsi dagli ideali che tanto amava. A pochi mesi dalla morte del Vate venne infatti allontanato dal partito fascista.

L’incontro trai due protagonisti non è solo ideologico e politico, ma anche esistenziale: un giovane che ha davanti “più futuro che passato” irrompe in un mausoleo, un monumento ad una vita passata, un sito archeologico in cui è un pesce fuor d’acqua e di scontra con un vecchio, di quelli che “amano solo la loro sopravvivenza”, che non può non essere invidioso di quella giovinezza, ma che in parte la guarda anche con tenerezza e affetto, perché rappresenta quella fase della vita in cui l’entusiasmo fagocita anche il lume della ragione, prima che la guerra si riveli brutta per com’è. Comini diventa il Jonathan Harker che si fa benignamente vampirizzare dal vecchio, misterioso e affascinante Dracula, pur senza soccombere alle sue lusinghe ma, al contrario del personaggio di Stoker, attingendo da lui nuova energia vitale per cambiare il proprio destino.

il cattivo poeta recensione

Ottimo esordio per Gianluca Jodice

La regia di Gianluca Jodice è come la sua scrittura, asciutta ed efficace, capace di cogliere i momenti senza fronzoli, alla ricerca di una riabilitazione della figura di D’Annunzio, o almeno di un riscatto per quell’impegno pubblico storicamente condannato, ma che seppe prendere le distanze da Mussolini e dalla sua politica estera, quel Mussolini che nel film è poco più di una figurina, un ometto tronfio e grassoccio che resta sempre in silenzio e di profilo, molto più minaccioso e presenta nella sua raffigurazione che nella sua stessa presenza fisica. 

Ne Il cattivo poeta un ruolo importantissimo è rivestito dalla scenografia, prima di tutto perché è principalmente reale, il film è stato girato al Vittoriale, quindi nei luoghi reali di D’Annunzio, ma anche perché la fedeltà linguistica del film trova risposta nella fedeltà scenica, nel fatto che ogni ambiente, ogni oggetto d’arredo è, tutt’oggi, una manifestazione di una volontà e di una personalità fortissime, invadenti ed esuberanti, un testamento che si associa alla mole di opere meravigliose e terribili che il vizioso e nonostante questo illustre Vate ci ha tramandato.

Il cattivo poeta è un biopic sontuoso nella ricostruzione, filologico rispetto allo spirito d’annunziano, nella scelta degli interpreti e delle loro misurate e vibranti performance, nella regia essenziale e sapiente, sebbene d’esordio, nelle scenografie fotografate da Daniele Ciprì, spoglie terrene di una personalità senza tempo.

Comedians: il poster del film di Gabriele Salvatores

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Comedians: il poster del film di Gabriele Salvatores

Comedians, il nuovo film scritto e diretto dal Premio Oscar Gabriele Savatores, prodotto da Indiana Production con Rai Cinema con il sostegno del MiC, esce nelle sale cinematografiche di tutta Italia da giovedì 10 giugno distribuito da 01Distribution. Comedians è una riflessione sul senso stesso della comicità nel nostro tempo, affrontando temi di assoluta attualità. Il film è fedelmente tratto dalla celebre pièce teatrale di Trevor Griffiths, opera premiatissima alla fine degli anni Settanta.

Ecco il poster di Comedians

Sei aspiranti comici stanchi della mediocrità delle loro vite, al termine di un corso serale di stand-up si preparano ad affrontare la prima esibizione in un club. Tra il pubblico c’è anche un esaminatore, che sceglierà uno di loro per un programma televisivo. Per tutti è la grande occasione per cambiare vita, per alcuni forse è l’ultima. Le esibizioni iniziano e ogni comico sale sul palco con un grande dilemma: rispettare gli insegnamenti del proprio maestro, devoto a una comicità intelligente e senza compromessi o stravolgere il proprio numero per assecondare il gusto molto meno raffinato dell’esaminatore? O forse cercare una terza strada, di assoluta originalità?

Nel cast di Comedians la coppia comica Ale e Franz, Natalino Balasso, Marco Bonadei, Walter Leonardi, Giulio Pranno, Vincenzo Zampa e con la partecipazione straordinaria di Christian De Sica.

Ha detto Gabriele Salvatores, intervenuto con un videomessaggio alle Giornate Professionali di Cinema “Reload”: “Stavo preparando le valigie perché dovevo partire… quando ho ricevuto una bellissima proposta da Paolo del Brocco, Luigi Lonigro e Indiana Production, una di quelle proposte che come si dice in un film famoso: ‘non si possono assolutamente rifiutare’. Come tutti voi ho la voglia e la speranza di ritornare il prima possibile in sala a vedere i film sul grande schermo. Per me le sale sono l’anima del cinema ed ecco perché sono molto felice di mettere a disposizione delle sale, del pubblico e del progetto di ripartenza, giustamente tanto sostenuto dal Ministro Franceschini, il mio ultimo film, girato in piena pandemia. Il film si chiama Comedians, comici. Ci recitano Christian De Sica, Ale e Franz, Natalino Balasso e altri attori bravissimi che presto diventeranno famosi, anche se ora non li conoscete. Vi comunico con gioia quindi, che il mio film sarà in sala da giovedì 10 giugno e spero vi terrà compagnia per tutta l’estate. Sono molto, molto felice. Buon cinema a tutti, e buona visione.”

Marco Cohen (Indiana Production) dichiara: “Quando girammo questo film in piena pandemia, pensavo quanto fosse grande il privilegio di riuscire a lavorare e di mantenere il lavoro anche in periodi così terribili.

Cruel Peter: recensione del film di Ascanio Malgarini e Christian Bisceglia

Dopo il successo di Fairy Tale, Ascanio Malgarini e Christian Bisceglia provano a bissare con il nuovo horror Cruel Peter, prodotto da Armosia, Taadaaa Entertainment, Makinarium, Smart Brands Group e Rai Cinema, in collaborazione con Regione Siciliana, Sicilia Film Commission, Regione Lazio e Voltage Pictures. Quest’ultima ha curato la vendita internazionale. Il film infatti è stato acquistato in più di 60 paesi. Dal 21 maggio arriva in esclusiva su RaiPlay.

La trama di Cruel Peter

Messina, 1908. Peter Hoffmann, Aran Bevan, è un bambino di tredici anni, unico erede di una ricchissima famiglia inglese, che vive solo con la madre da quando il padre è morto. Peter è un bambino viziato, cui la madre perdona anche gli atti più crudeli. Egli, infatti, ama giocare con un rasoio, sevizia gli animali, maltratta coetanei e servitù della villa in cui vive. La sua figura è inquietante e nessuno osa ribellarsi. Finché un giorno il ragazzo non uccide il cane del figlio del giardiniere, Alfredo, Christian Roberto. Questi decide di vendicarsi, chiudendo Peter in una cassa.

Cruel Peter cimitero di messinaNel 2019, l’archeologo londinese Norman Nash, Henry Douthwaite, arriva con sua figlia, una tredicenne di nome Liz, Zoe Nochi, orfana di madre, a Messina per fare delle valutazioni sul restauro del cimitero inglese, situato all’interno del Cimitero Monumentale della città. A seguito di alcuni scavi, l’archeologo rinviene una lapide lignea con un’iscrizione che riguarda la scomparsa di Peter, avvenuta tre giorni prima del terremoto del 1908. Cercando di ricostruire l’accaduto, desterà fantasmi sopiti. Anche perché sua figlia Liz, che non riesce a rassegnarsi alla morte della madre, cercherà di mettersi in contatto col suo spirito. Ma evocare gli spiriti è sempre un rischio. 

Messina da (ri)scoprire grazie a Peter il crudele

Come nel precedente Fairy Tale, Malgarini e Bisceglia con Cruel Peter tracciano la loro fiaba gotica attraverso un filo che lega passato e presente, con un forte radicamento al territorio italiano e alla sua storia. Sia esso quello pontino, come appunto nel caso del film del 2012, che ripercorreva gli anni del fascismo, o piuttosto quello siciliano, di Messina appunto, colpito agli inizi del secolo dalla ferita del terremoto del 1908. Ecco che l’ambiente diventa l’altro vero protagonista del film e i registi invitano a scoprirlo o riscoprirlo, mettendolo in luce, paradossalmente, con le loro atmosfere oscure. Le vedute panoramiche della città, seppure con luci plumbee e colori desaturati dalla fotografia di Duccio Cimatti, sono davvero suggestive, come anche le sequenze girate all’interno del Cimitero Monumentale, con le statue che diventano veri e propri soggetti espressivi nel film, mentre i protagonisti camminano tra le lapidi. Lo stesso accade con il bosco, altro elemento, stavolta naturale, che contribuisce a creare l’atmosfera di suspense e mistero.

Un horror classico, curato e con un respiro internazionale

L’inizio di Cruel Peter è già eloquente in quanto a meticolosità nel creare le ambientazioni, cura della scenografia, di Marta Marrone, e delle musiche, di Luca Balboni. Si comincia infatti con una sequenza in quasi bianco/nero, con un bambino che intona una filastrocca. La sua voce angelica e soave contrasta con le immagini di memorie inquetanti dell’inizio del secolo scorso: vecchie foto, calpestate da uno scarabeo di passaggio, La Domenica del Corriere, un uccello morto con un chiodo conficcato in testa, vecchi ritagli di giornale sul terremoto di Messina del 1908, un barattolo con api morte e una bambola rotta. È chiaro, insomma, che i registi utilizzano in modo disinvolto ed assai efficace il linguaggio del genere horror, trasportando istantaneamente lo spettatore al tempo e al luogo che intendono raccontare e incuriosendolo con una fitta aura di mistero.

Si prosegue con la sfarzosa villa degli Hoffman e i costumi altrettanto curati di Renzo Iemmolo, mentre si comincia a conoscere il protagonista, i cui atti suscitano angoscia e disgusto. Gli effetti speciali integrati e gli effetti visivi vfx sono di Leonardo Cruciano e Nicola Sganga. Aran Bevan nel ruolo di Peter riesce ad essere inquietante.

Il mondo di Liz e del padre archeologo sembra essere diverso, sebbene la ragazzina abbia una passione per tutto ciò che è oscuro, cimiteri compresi. Appena arrivano a Messina però, la veduta di una città oscura, grigia, dice che presto le cose cambieranno.

Nella prima parte del film la sceneggiatura di Christian Bisceglia è sicuramente più avvincente, incuriosisce lo spettatore con l’intricata vicenda della famiglia Hoffmann e glie la fa ricostruire pian piano, fino a svelare un mistero a lungo nascosto. Nella seconda, invece, che riguarda più da vicino la piccola Liz, l’evocazione degli spiriti e tutto ciò che ne conseguirà, lo script è meno intrigante, ma risponde pienamente agli stilemi del genere, con possessioni, esorcismi e tutto ciò che appartiene al repertorio più classico dell’horror. Malgarini e Bisceglia gestiscono comunque il lavoro con abilità, anche grazie alla scelta di un buon cast. Zoe Nochi si cala con aderenza nella parte, ma accanto a lei e ad Henry Douthwaite vi sono anche Katia Greco, nel ruolo di Bianca, che assieme alla nonna Emma, Aurora Quattrocchi, cercheranno di aiutare Norman e sua figlia. Mentre Claudio Castrogiovanni, nel ruolo di Calarco, appare e scompare al cimitero.

Cruel Peter è un buon film di genere dal forte legame con il territorio, che spinge alla scoperta di tesori italiani nascosti. 

La Cordigliera dei Sogni di Patricio Guzmán dal 10 giugno al cinema

I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection, in collaborazione con Fil Rouge Media, annunciano l’uscita nelle sale cinematografiche de La Cordigliera dei Sogni del maestro cileno Patricio Guzmán. Dopo gli acclamati Nostalgia della luce e La memoria dell’acqua arriva sul grande schermo giovedì 10 giugno l’opera che chiude la trilogia dedicata al Cile, terra natia del regista che, con il suo sguardo, ne ha svelato l’anima più profonda e nascosta.

La Cordigliera dei sogni è stato presentato al Festival di Cannes con grande riscontro di pubblico e critica. Assolute protagoniste le alte cime della Cordigliera, cariche di una moltitudine di significati simbolici, spesso contraddittori, stratificati come la roccia. Per il regista cileno, che ha lasciato la sua terra dopo il colpo di Stato del ’73 e non è mai tornato a viverci, La Cordigliera dei sogni è un viaggio nel suo passato, un ritorno nostalgico e a tratti onirico nel cuore della sua terra.  La poesia visiva del paesaggio si sovrappone alle testimonianze dei cittadini cileni, che rivivono i loro ricordi della dittatura di Pinochet: le voci umane si fondono con quella silente della roccia, in un commovente grido di avvertimento alle nuove generazioni, affinché non si rassegnino e non smettano di sperare nel futuro.

Il film – dichiara Guzmán – continua ad occuparsi del conflitto tra uomo, cosmo e natura. Ma queste montagne immense, che sono il cuore del progetto, sono diventate per me metafora dell’immutabile, di ciò che abbiamo lasciato e di ciò che continua a vivere con noi quando pensiamo che sia tutto perduto. Immergermi nella Cordigliera mi consente di nuotare nei miei ricordi. Quando scruto le ripide vette o mi tuffo nelle profonde valli, inizio un viaggio introspettivo che rivela parzialmente i segreti della mia anima cilena.

La Cordigliera dei sogni di Patricio Guzmán sarà nelle sale italiane da giovedì 10 giugno con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

Spider-Man: 10 buchi di trama nella trilogia di Sam Raimi

Spider-Man: 10 buchi di trama nella trilogia di Sam Raimi

La trilogia di Spider-Man di Sam Raimi è una delle più amate da parte dei fan (nonostante il terzo capitolo non ricevette la medesima accoglienza dei primi due, tant’è che la Sony decise di cancellare il già programmato quarto film). Tuttavia, esistono alcuni buchi di trama che forse non avete mai notato. Screen Rant ne ha raccolti 10.

Bernard non dice a Harry la verità

Dopo gli eventi del primo Spider-Man, Harry incolpa Spidey per la morte di suo padre e giura vendetta. Ciò rappresenta il culmine di Spider-Man 3, quando Harry segue le orme di suo padre e diventa New Goblin. Dopo un brutale confronto con il suo ex amico, Peter chiede l’aiuto di Harry per salvare la loro comune amica Mary Jane, ma Harry si rifiuta.

Il maggiordomo di Harry, Bernard, decide quindi di far sapere a Harry la verità su ciò che è successo a suo padre. Non ha molto senso il motivo per cui il maggiordomo non lo abbia detto al giovane prima, poiché ha espresso chiaramente la sua delusione nel vedere l’ossessione di Harry consumarlo. Questa scena è stata modificata nel taglio del produttore, ma i fan hanno dovuto affrontare il buco di trama per 10 anni, fino a quando il taglio alternativo non è stato rilasciato.

Lo zio Ben non porta Peter a scuola

Quando vediamo per la prima volta Peter in Spider-Man, il giovane sta inseguendo uno scuolabus. Apparentemente, l’autista lo ha fatto apposta ed è un evento normale, poiché ciò accade ancora una volta più avanti nel film. Lo zio Ben rivela di aver perso il lavoro qualche tempo prima. Ciò fa sorgere una domanda: perché non porta Peter a scuola, risparmiandogli l’imbarazzo di perdere l’autobus?

Vediamo che Ben non ha problemi a portare Peter in biblioteca, quindi è chiaro non gli dispiace offrire a Peter dei passaggi. Forse Ben non conosce nel dettaglio i guai di Peter, ma sembra comunque essere in grado di capirlo, quindi potrebbe essere stato in grado di dedurre che, ogni mattina, c’era qualcosa che non andava…

Peter non si è difeso da solo

Peter è in grado di eliminare un wrestler apparentemente imbattibile nel primo film. Quando va a ritirare i soldi della sua ricompensa, il promotore gli offre solo una piccola frazione della somma che avrebbe dovuto ricevere in origine. Peter non avrebbe mai ferito l’uomo, ma non aveva ancora i suoi principi e avrebbe potuto facilmente minacciarlo.

Tuttavia, Peter si allontana con riluttanza e accetta quel cattivo trattamento. Ma il promotore dice a Peter che avrebbe potuto eliminare il rapinatore facilmente, quindi è consapevole di ciò di cui è capace. Sollevando semplicemente l’uomo dalla sua sedia, è probabile che avremmo avuto l’idea di ciò che Peter poteva fare, senza contare che avrebbe avuto comunque i suoi soldi. 

La polizia non rivela l’assassino di Ben

Una delle più grandi rivelazioni di Spider-Man 3 è il fatto che Flint Marko è il vero assassino di zio Ben. Il capitano Stacey non lo rivelò né a Peter né a zia May fino a quando non scappò di prigione, con Peter che nel frattempo aveva vissuto la sua vita pensando di aver catturato l’assassino di suo zio, per poi scoprire in seguito che in realtà era solo un complice.

È strano che il dipartimento di polizia abbia mantenuto questo segreto, poiché trovare il colpevole dell’omicidio di una persona cara, per i membri di un’intera famiglia, sembra essere una delle cose più importanti. Invece, aspettano che l’assassino venga nuovamente liberato prima di farli accedere a quello che apparentemente sembra essere un segreto.

Mary Jane non avverte Peter

Quando Harry recupera la sua memoria e il suo odio per l’Uomo Ragno in Spider-Man 3, usa l’amore di Peter per Mary Jane contro di lui. Dice a Mary Jane di fingere di rompere con Peter, con Harry che rivela al suo amico di essere il ragazzo per cui May Jane lo sta lasciando.

Mary Jane avrebbe potuto facilmente dire a Peter che Harry aveva recuperato la memoria, dando a Peter il sopravvento e l’opportunità di fermare il piano di Harry prima che iniziasse. Invece, Mary Jane segue il piano, lasciando Peter con il cuore spezzato, apparentemente senza motivo. 

Eddie è riuscito a farla franca con foto truccate

Spider-Man 3 ha visto il debutto sul grande schermo di Eddie Brock, ossia Venom. Eddie è un fotografo del Daily Bugle, che riesce a ottenere un lavoro nello staff grazie ad alcune foto diffamatorie di Spider-Man. Peter è in grado di rendersi conto subito che le foto di Eddie sono solo versioni modificate delle sue, e così lo affronta.

È strano come queste immagini siano state modificate e pubblicate prima che qualcuno si accorgesse che erano false. Sicuramente qualcuno al Bugle avrebbe potuto notare che le immagini erano state modificate prima che lo scoprisse Peter. Le foto di Spider-Man sono state un’enorme fonte di guadagno per il giornale, quindi qualcuno avrebbe dovuto ispezionare le foto con molta attenzione.

Peter si è smascherato da solo

Dopo l’emozionante battaglia in treno in Spider-Man 2, Spidey si ritrova legato a casa di Harry Osborn. Harry smaschera l’eroe e scopre la verità. Poco dopo essere stato smascherato, Peter si libera da ciò che lo tiene incatenato con facilità. Ciò solleva un dubbio: perché Peter non l’ha fatto prima che Harry gli si avvicinasse?

È stato ferito durante la battaglia, ma la scena ha mostrato che comunque aveva abbastanza forza per liberarsi. Ciò avrebbe risparmiato dolore al suo amico e impedito la nascita di un nuovo nemico.

Il piano di Doc Ock

Prima dell’incidente che lo ha portato a diventare il malvagio Doctor Octopus, Otto Octavious voleva creare una nuova fonte d’energia basata sulla fusione. Dopo l’incidente, vuole ancora crearla, anche se non c’è motivo. Doc Ock ha ucciso una stanza piena di dottori e ha dimostrato di essere una minaccia, quindi anche se avesse avuto successo non avrebbe ottenuto alcuna ricompensa a causa dei suoi scopi malvagi.

Se Spidey non lo avesse fermato e avesse avuto successo, la macchina avrebbe raso al suolo gran parte della città, rendendolo ancora più pericoloso e temuto. È strano che avrebbe affrontato quest’enorme sforzo senza un apparente fine dei giochi. 

Peter perde i suoi poteri

Uno dei punti principali della trama di Spider-Man 2 è che Peter deve affrontare la perdita dei suoi poteri. Si dice che ciò sia dovuto allo stress e al suo cuore spezzato, ma la cosa non ha molto senso. Peter ha ancora la capacità di fare ciò che è giusto, quindi è curioso che non combatta per i suoi poteri sapendo che il Dottor Octopus è ancora in libertà.

Peter dice a Mary Jane che non l’ama perché è preoccupato per la sua sicurezza, ma anche dopo aver perso i suoi poteri vuole tenerla al sicuro, quindi è inutile per lui perdere i poteri. Peter riacquista i suoi poteri con la stessa rapidità con cui li ha persi, con una spiegazione davvero minima.

Gli studenti non si sono resi conto di chi era Spider-Man

Quando Peter inizia a sentire gli effetti del morso di ragno, mette in scena un vero show nella sua scuola. Lancia accidentalmente un vassoio al bullo di turno, Flash Thompson, durante la prima vera esposizione della sua ragnatela, di fronte all’intera scuola. Tutti nella caffetteria vedono il vassoio collegato a Peter con una ragnatela, mentre il ragazzo esce dalla stessa.

In seguito, Flash affronta Peter in una lotta che l’apparentemente debole Parker è in grado di vincere con estrema facilità. La grande folla di studenti non si interroga mai su come sia in grado di farlo. Quando Spider-Man si fa vivo, poco dopo che Peter si è laureato, si potrebbe pensare che almeno uno studente realizzerebbe che Peter e Spider-Man sono la stessa persona… ma a quanto pare, non è così.

Ghosts: trailer della nuova serie

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Ghosts: trailer della nuova serie

Il network americano CBS ha diffuso il trailer di Ghosts , la nuova serie tv con protagonisti con Rose McIver e Utkarsh Ambudkar.

Ghosts, la serie tv

Ghosts è la nuova serie tv americana creata da Joe Port e Joe Wiseman e basata sul format UK della BBC.

La serie è una commedia a telecamera singola sull’allegra giornalista freelance Samantha (Rose McIver) e lo chef emergente Jay (Utkarsh Ambudkar), che gettano al vento cautela e denaro quando decidono di convertire un’enorme tenuta di campagna fatiscente che hanno ereditato in un bed & breakfast, solo per scoprire che è abitato dai molti spiriti dei residenti deceduti che ora lo chiamano casa.

Le anime dei defunti sono un gruppo affiatato ed eclettico che include un impertinente cantante lounge dell’era del proibizionismo, un pomposo miliziano del 1700, un hippie degli anni ’60 appassionato di allucinogeni, un leader delle truppe scout degli anni ’80 eccessivamente ottimista, un esploratore vichingo ossessionato dal merluzzo 1009, un brillante fratello finanziario degli anni ’90, un nativo sarcastico e spiritoso del 1500, e una donna di società e moglie di un barone rapinatore del 1800 che è l’antenato di Samantha, solo per citarne alcuni. Ad aumentare l’ansia degli spiriti per i cambiamenti in arrivo nella loro casa c’è la consapevolezza che Samantha è la prima persona dal vivo che può vederli e ascoltarli.

Nemesis: Mark Millar aggiorna sul film e rivela che la sceneggiatura è pronta

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Lo scorso settembre abbiamo appreso la notizia che Herny Joost e Ariel Schulman, registi di Project Powersono stati scelti per dirigere Nemesis, il film basato sulla controversa serie a fumetti di Mark Millar e Steve McNiven, in cantiere ormai da diversi anni.

All’epoca avevamo anche appreso che sarebbe stata Emerald Fennell (regista di Una donna promettente, film vincitore dell’Oscar 2021 alla migliore sceneggiatura originale) a scrivere l’adattamento per il grande schermo. Ora, è stato proprio Millar, durante un’intervista con Forbidden Planet TV, ad aggiornare in merito al progetto.

“Emerald Fennell, che ha da poco vinto un Oscar alla migliore sceneggiatura grazie a Una donna promettente, ha appena consegnato l’ultima bozza della sceneggiatura di Nemesis”, ha spiegato Mark Millar. “È estremamente interessante, soprattutto dopo lo sviluppo iniziale del film che era stato affidato al compianto Tony Scott e che aveva stabilito alcune idee visive davvero sorprendenti.”

Emerald Fennell è stata anche scelta per scrivere Zatanna per la Warner Bros., quindi Nemesis non rappresenta la sua prima incursione nel mondo dei fumetti. Tuttavia, pare che l’adattamento avrà poco in comune con il materiale originale, poiché dovrebbe raccontare la storia di un ingegnere dalla mente brillante che assiste ad un brutale omicidio da parte del Presidente degli Stati Uniti; l’uomo unirà le forze con un vigilante per abbattere il Presidente e il suo governo corrotto.

La storia del Nemesis originale di Mark Millar, invece, ricorda molto quella di Batman e ruota intorno a Matt Anderson, un miliardario che lotta contro la polizia per vendicare la morte dei sui genitori. Ricordiamo che l’adattamento cinematografico verrà prodotto e distribuito da Netflix.

Black Adam: confermate le origini aliene di Hawkman?

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Black Adam: confermate le origini aliene di Hawkman?

La produzione di Black Adam è finalmente iniziata e ora una nuova descrizione dal set del film potrebbe aver rivelato il look che Hawkman, il personaggio interpretato da Aldis Hodge, sfoggerà nel film.

Secondo quanto riportato da Murphy’s Multiverse, infatti, nel film vedremo lo Star Cruiser di Hawkman, appartenente alla tecnologia Thangariana. La descrizione della nave conferma quindi che anche nel DCEU verranno mantenute le origini aliene dell’eroe.

“È elegante… ha un aspetto curvo”, si legge nel report della fonte. “Una zona salotto circolare rialzata nella parte posteriore e una grande serie di lunghe luci rosse che si incurvano dalla parte posteriore fino al soffitto. C’è una zona medica (un letto reclinabile con alcuni strumenti intorno) e qualcosa che assomiglia ad un bar con sedie di classe. Il simbolo Hawkman in oro è sul pavimento, al centro. Inoltre, uno dei corridoi presenta il logo di Hawkman in rosso acceso, alla fine.”

Nel film potrebbe essere l’intera Justice Society ad utilizzare la nave, ma l’inclusione dello Star Cruiser indica che la versione di Hawkman di Black Adam sarà quella dell’ufficiale di polizia alieno della Silver Age della DC. Durante quell’epoca, Katar Hol (Hawkman) e Shayera Hol (Hawkgirl) arrivarono sulla Terra per arrestare un criminale in fuga: questo potrebbe spiegare l’assenza del personaggio nel film (nonostante in passato si era parlato di uno possibile coinvolgimento).

Dopotutto, se i due si sono separati all’atterraggio, è possibile che Hawkman abbia trascorso anni alla ricerca di Hawkgirl. In alternativa, Katar potrebbe non essere stato in grado di tornare a casa se la nave aveva bisogno di essere riparata, con Shayera che potrebbe benissimo aspettarlo su Thanagar (in questo modo, il personaggio potrebbe essere introdotto in un eventuale sequel o in uno dei progetti futuri del DCEU).

Tutto quello che sappiamo su Black Adam

Il cast completo di Black Adam, oltre a Dwayne Johnson nei panni dell’anti-eroe del titolo, annovera anche Noah Centineo (Atom Smasher), Quintessa Swindell (Cyclone), Aldis Hodge (Hawkman) e Pierce Brosnan (Doctor Fate). Insieme a loro ci saranno anche Sarah Shahi, che interpreterà Isis, e Marwan Kenzari, che sarà invece l’antagonista principale (anche se il personaggio non è stato ancora svelato).

Black Adam, che sarà diretto da Jaume Collet-Serra (già dietro Jungle Cruise, sempre con Johnson), ha dovuto far fronte a non pochi problemi durante il suo travagliatissimo sviluppo. Inoltre, la pandemia di Coronavirus ha ulteriormente complicate le cose e costretto la produzione del film all’ennesimo rinvio. L’uscita del film nelle sale americane è fissata per il 29 luglio 2022.

Il progetto originale della Warner Bros. su Shazam! aveva previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua nemesi, Black Adam appunto, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura per dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla sua origin story. A quanto pare, il film su Black Adam dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei primi anni duemila.

Gli Eterni, Salma Hayek: “Mai avrei creduto di recitare in un film Marvel”

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Il 2021 segnerà il debutto ufficiale di Salma Hayek nel MCU. L’attrice, infatti, è tra i protagonisti de Gli Eterni, l’attesissimo film dei Marvel Studios che sarà diretto da Chloé Zhao (vincitrice dell’Oscar 2021 come miglior regista per Nomadland) e che arriverà nelle sale a novembre.

In una recente intervista con Variety, l’attrice messicana ha avuto modo di riflettere proprio sulla possibilità di aver recitato in un cinecomic, occasione che la stessa non credeva possibile a causa della sua età. “Non mi è mai passato per la testa di poter entrare a far parte di un film Marvel. È stato uno shock assoluto, perché credevo che quel treno fosse ormai passato per me”, ha spiegato Salma Hayek. “Poi, all’improvviso, ho ricevuto una chiamata: ‘Vogliono parlarti di un nuovo franchise’. Non ci potevo credere… è difficile ottenere il ruolo di un eroe in un film d’azione se sei messicano. Lo è ancora di più se sei messicano e sei una donna. Pensavo mi stessero prendendo in giro, perché mai avrei pensato di ottenere la parte, essendo una donna messicana della mia età. Sono stato uno dei primi membri del cast ad essere scelto, quindi ho dovuto tenere la bocca chiusa per tantissimi mesi. Non potevo parlarne con nessuno. Non vedevo l’ora che arrivasse il giorno in cui finalmente avrei potuto parlarne.”

Nel corso della medesima intervista, l’attrice ha anche rivelato per la prima volta di aver avuto il Covid e di aver deliberatamente tenuto segreta la gravità dei suoi sintomi. L’attrice ha spiegato di aver sofferto di insufficienza respiratoria, di avuto bisogno dell’ossigeno e di aver trascorso circa sette settimane isolata in una stanza della sua abitazione. “Il mio medico mi ha pregato di andare in ospedale perché la situazione era veramente grave”, ha raccontato l’attrice. “Ma io gli risposto: ‘No, grazie. Preferirei morire a casa’.”

Per fortuna, Salma Hayek ora è completamente guarita ed è tornata a lavorare all’inizio di quest’anno (di recente l’attrice è stata impegnata sul set di House of Gucci, il nuovo film di Ridley Scott girato in Italia e incentrato sull’omicidio dell’imprenditore Maurizio Gucci, ex presidente dell’omonima casa di moda). Tuttavia, ha rivelato alla celebre rivista che “non ha ancora recuperato l’energia che aveva una volta.”

Gli Eterni, diretto da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina Jolie (Thena), Richard Madden (Ikaris), Kit Harington (Black Knight), Kumail Nanjiani (Kingo), Lauren Ridloff (Makkari), Brian Tyree Henry (Phastos), Salma Hayek (Ajak), Lia McHugh (Sprite), Gemma Chan (Sersi) e Don Lee (Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta da Matthew Ryan Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12 febbraio 2021.

Secondo gli ultimi aggiornamenti, il cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi immortali conosciuti dai lettori come Eterni e i mostruosi Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali. Le fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood Reporter che un aspetto della storia riguarderà la storia d’amore tra Ikaris, un uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, eroina che ama muoversi tra gli umani.

The Suicide Squad, James Gunn anticipa la più grande scena d’azione di Harley Quinn

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Nonostante il film presenti una carrellata di personaggi DC che non sono mai apparsi sul grande schermo prima d’ora, è innegabile che i fan dell’universo condiviso non vedano l’ora di vedere The Suicide Squad di James Gunn anche – e soprattutto – per il ritorno di Margot Robbie nei panni di Harley Quinn.

L’attrice candidata all’Oscar ha interpretato per la prima volta il personaggio in Suicide Squad e, alcuni anni dopo, in Birds of Prey. Nel film di Gunn, la Mattacchiona unirà le forze con una nuova Task Force X e, stando alle prime immagini ufficiali, sembrano che il personaggio incarnerà uno stile molto diverso dalle precedenti iterazioni. James Gunn ha parlato spesso del suo amore per Harley Quinn, e in un recente speciale di AP dedicato ai film più attesi dell’estate, sono emerse alcune interessanti dichiarazioni del regista in merito a ciò che dovremmo aspettarci dal film.

Nello specifico, il regista e sceneggiatore ha parlato delle spiccate doti fisiche di Margot Robbie, cosa che lo ha portato a scrivere appositamente per l’attrice “la più grande scena d’azione che vedrà coinvolta Harley Quinn”. “Margot può fare qualsiasi cosa”, ha spiegato Gunn. “O meglio, credevo potesse fare qualsiasi cosa. Perché un giorno ha dovuto cantare e le ho detto: ‘Beh, puoi fare tutto, tranne questa cosa’. Ma è davvero una grande attrice. Incarna realmente lo spirito del personaggio. Il suo lato comico, il suo lato drammatico… fisicamente, poi, è una vera atleta ed è in grado di fare qualsiasi stunt in maniera aggraziata, rendendo tutto magnifico e bellissimo.”

Poi ha aggiunto: “Proprio per questo, ho scritto per Margot la più grande scena d’azione che abbia mai coinvolto il personaggio di Harley Quinn, ed è stato incredibilmente divertente lavorarci, sotto ogni aspetto… dal lavoro con gli stuntman al lavoro con lei. Probabilmente, si tratta dei quattro minuti di film più divertenti che abbia mai girato in vita mia.”

Il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang), insieme alle new entry Idris ElbaMichael RookerNathan FillionTaika WaititiJohn CenaPeter Capaldi, Sean Gunn, David Dastmalchian Storm Reid. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

“Benvenuti all’inferno, ossia a Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2, Savant, King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita di tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un compagno di squadra o della stessa Waller).”

Sucker Punch: Zack Snyder conferma che esiste una Director’s Cut

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Sucker Punch: Zack Snyder conferma che esiste una Director’s Cut

La Snyder Cut di Justice League è uscita su HBO Max lo scorso marzo, dopo che i fan hanno trascorso anni ad implorare la Warner Bros. per la sua distribuzione, attraverso l’hashtag #ReleaseTheSnyderCut.

Ora, quegli stessi fan vorrebbero vedere l’intero SnyderVerse sul grande schermo (è stato infatti lanciato anche l’hashtag #RestoreTheSnyderVerse), e chissà che la stessa sorte non possa toccare anche a Sucker Punch

In una recente intervista con Vanity Fair, infatti, è stato proprio Zack Snyder a confermare che quella uscita al cinema nel 2011 non è la versione originale del film, quella che lui avrebbe voluto realizzare, e che spera che la Warner Bros. possa far uscire il taglio originale prima o poi.

“Sucker Punch è stata la prima volta in cui ho davvero affrontato una vera ristrutturazione radicale del film per renderlo più commerciale”, ha spiegato il regista. “E c’è una Director’s Cut di quel film che deve ancora essere distribuita. Lo dico ad alta voce.”

All’epoca dell’uscita in sala, Sucker Punch non venne accolto bene né dalla critica né dal pubblico: in particolare, gli addetti ai lavori non apprezzarono la rappresentazione sessualizzata dei personaggi femminili. Adesso, Zack Snyder ha affrontato la questione nell’intervista, sostenendo di essere sempre stato pronto a criticare il tipo di sessismo che era stato accusato di rappresentare.

“È un film di protesta sotto molti punti di vista. È un film sul genere”, ha detto Snyder. “All’epoca mi è stato chiesto: ‘Perché hai vestito le ragazze in quel modo?’. E io rispondevo sempre: ‘Non le ho vestiti così, tu l’hai fatto’. In un certo senso, l’ho sempre visto come un atto d’accusa nei confronti della cultura popolare. Penso che all’epoca fui criticato perché il film sembrava l’opposto… una sorta di sfogo sessista. La verità è che è stato divertente realizzarlo. Mi piace ancora oggi.”

Batgirl: i registi di Bad Boys for Life per il film destinato a HBO Max

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Il film dedicato a Batgirl, ormai in cantiere alla Warner Bros. da diverso tempo, torna finalmente all’attenzione del popolo del web. Come apprendiamo da THR, infatti, il film è stato affidato a Adil El Arbi e Bilall Fallah, registi di Bad Boys for Life

Secondo la fonte, il duo ha ufficialmente chiuso un accordo con lo studio per occuparsi della regia del cinecomic. In base a quanto riferito, il film non uscirà al cinema, ma arriverà direttamente sulla piattaforma di streaming HBO Max. Al momento non sappiamo se i piani potrebbero cambiare, permettendo così al film di arrivare successivamente anche nelle sale.

Christina Hodson, che ha scritto lo spin-off Bumblebee e che ha lavorato anche ai film DC Birds of Prey e The Flash, ha scritto la bozza più recente della sceneggiatura. “Con Batgirl, speriamo di condurre il pubblico in un viaggio divertente. L’obiettivo è mostrare loro un lato diverso di Gotham”, ha detto il produttore Kristin Burr. “La sceneggiatura di Christina è piena di spirito. Adil e Bilall hanno un’energia talmente viva che è quasi contagiosa, cosa che li rende i registi perfetti per questo nuovo progetto sull’universo di Batman. Sono semplicemente entusiasta di poter far parte dell’universo DC. È fantastico.”

In origine, Batgirl doveva essere diretto da Joss Whedon, regista di The Avengers e Avengers: Age of Ultron, nonché della versione cinematografica di Justice League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a “decrifrare la storia”.

Per quanto riguarda Adil El Arbi e Bilall Fallah, dopo il successo di Bad Boys for Live, che ha rivitalizzato a distanza di molti anni il franchise di Bad Boys inaugurato negli anni ’90, il duo si è occupato anche della regia di alcuni episodi dell’attesa serie Ms. Marvel, in arrivo su Disney+.

Doctor Strange: per Kevin Feige il casting di Tilda Swinton è stato un errore

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Nell’universo Marvel, l’Antico potrebbe essere definito come uno stereotipo, quindi nessuno può davvero incolpare i Marvel Studios per aver cercato di fare qualcosa di diverso con il personaggio in Doctor Strange.

Tilda Swinton, un’attrice bianca, è stata scelta per interpretare una versione femminile dello Stregone Supremo. All’epoca il suo casting fu oggetto di whitewashing, e ora il boss della Casa delle Idee, Kevin Feige, ha affrontato la controversia ammettendo di aver commesso un errore portando l’Antico in quella direzione.

“Pensavamo di essere così intelligente e all’avanguardia”, ha detto Feige a Men’s Health, la cui cover del nuovo numero ha come protagonista Simu Liu, star dell’attesissimo Shang-Chi e la Leggenda dei Diedi Anelli. “Non cadremo nel cliché dell’asiatico vecchio e saggio. In realtà è stato un campanello d’allarme. Ci ha spinto a pensare: ‘Aspetta un attimo, forse poteva esistere un altro modo per non cadere nel cliché e scegliere comunque un attore asiatico?’ La risposta è ovviamente sì.”

I Marvel Studios avevano ovviamente buone intenzioni, ma questa è di certo un’esperienza da cui hanno imparato tanto, che potrebbe anche spiegare perché in Shang-Chi vedremo Wenwu nei panni del Mandarino, e non quello dei fumetti, ossia Fu Manchu. Parlando di quel film, Feige ha poi spiegato perché quel franchise sarà la chiave per entrare davvero nella Fase 4 del MCU.

“Una volta portata a conclusione quella che tutti conosciamo come la Saga dell’Infinito, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo detto: ‘Ok, cosa ci sarà dopo? Cosa tireremo fuori in futuro?’. Dovevamo pensare ad una vera e propria evoluzione dopo la fine della nostra prima grande saga, ed è per questo che Shang-Chi era in cima alla lista.”, ha dichiarato il produttore.

Ricordiamo che Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli arriverà nelle sale italiane il1° settembre. Per quanto riguarda Tilda Swinton, invece, l’attrice premio Oscar non tornerà nei panni dell’Antico in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, atteso nelle sale americane il 25 marzo 2022.

Mercoledì: Jenna Ortega sarà la protagonista

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Mercoledì: Jenna Ortega sarà la protagonista

Netflix ha trovata la protagonista dell’annunciata serie su Mercoledì un nuovo live-action spin-off de La Famiglia Addams basato su Mercoledì che sarà diretta da Tim Burton. Il colosso dello streaming lo ha annunciato via twitter presentando per la prima volta l’attrice Jenna Ortega:

La serie sarà incentrata sul personaggio iconico di Wednesday Addams. Intitolata Mercoledì, la commedia di formazione, scritta dai creatori di Smallville Al Gough e Miles Millar e che sarà diretta da Tim Burton, è un mistero inquietante e soprannaturale che racconta gli anni di Mercoledì di Addams come studente alla Nevermore Academy. I tentativi di Wednesday di padroneggiare la sua abilità psichica emergente, contrastare una mostruosa follia omicida che ha terrorizzato la città locale e risolvere il mistero soprannaturale che ha coinvolto i suoi genitori 25 anni fa, il tutto mentre navigava nelle sue nuove e intricate relazioni a Nevermore.

Birds of Prey: chi sono le protagoniste del film DC Comics?

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Birds of Prey: chi sono le protagoniste del film DC Comics?

È involontariamente passato alla storia come l’ultimo Blockbuster della normalità prima dell’inizio della pandemia e qualora lo si volessero vedere e rivedere, Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn è disponibile su NOW e on demand su Sky.

Il film diretto da Cathy Yan non è solo l’ultimo film ad alto budget ad essere stato distribuito in sala in una condizione di normalità, ma è anche il primo cinecomi che vede in azione una squadra di eroine anticonformiste tutta al femminile, una squadra forte ed energica, contro la quale non ci si vorrebbe mai scontrare, cosa che non possono dire i villani del film. Ma da chi è composta questa squadra? Ecco di seguito chi sono, secondo i fumetti, le protagoniste del film e da chi sono interpretate nel film Warner Bros, disponibile su NOW e on demand su Sky.

Il film Birds of Prey è disponibile su NOW e anche on demand su Sky. Iscriviti a soli 3 euro per il primo mese e guarda il film e molto altro.

Renee Montoya

Renee MontoyaIl personaggio è trai più affascinanti dei fumetti DC, nonostante, come vedremo è capitato anche alla nostra protagonista Harley Quinn, il suo esordio si deve alla serie animata dedicata a Batman. Nella serie, Renee Maria Montoya è una detective della polizia di Gotham City, incorruttibile e letale, tostissima, come dovrebbe essere ogni poliziotto onesto che lavora in quella fogna che è Gotham! Il personaggio animato ebbe talmente tanto successo da meritarsi anche il passaggio su carta.

Originaria della Repubblica Dominicana, è rimasta una delle poche persone oneste a lavorare in polizia, vive una vita tranquilla al di fuori del suo impegno lavorativo che certo tranquillo non è, fino a che è costretta a dichiarare la sua omosessualità quando Due Facce si innamora di lei. Questo porterà un vero e proprio terremoto nella sua vita, con la conseguente degenerazione dei rapporti con la famiglia. Nonostante questo, Renee ha una storia d’amore molto importante con la seconda Batwoman, Katherine Kane.

Tuttavia, dopo tanti anni di servizio al Gotham Police Department, anche lei resta disgustata dalla corruzione imperante, e decide di lasciare il dipartimento per continuare a combattere il crimine in autonomia. Si farà così chiamare Question. Nel film è interpretata dall’energica Rosie Perez.

Cassandra Cain

Cassandra CainCassandra Cain ha una storia articolata e complessa persino per essere un personaggio dei fumetti, i quali, si sa, hanno sempre vicissitudini complicate. All’inizio della sua storia, Cassandra era una giovane che aveva seguito un durissimo addestramento per diventare l’assassino perfetto, lei era capace di leggere i movimenti del corpo del suo nemico, prevedendo le sue mosse, cosa che le dava un incredibile vantaggio in combattimento. Ma dopo aver salvato la vita a Jim Gordon, entra nelle simpatie di Batman che la accetta nelle vesti di Batgirl.

Questa seconda vita di Cassandra durerà poco, perché presto la sua origine prende il sopravvento e da eroina diventa una villain, leader della Lega degli Assassini. Questo cambio di rotta del personaggio piacque poco ai lettori, tanto che dopo poco si rivelò che Cassandra era sotto il controllo mentale di Deathstroke. A seguito dell’intervento di Robin, Cain tornò a combattere il male, prima come Batgirl e poi come Orphan. Nel film è interpretata da Ella Jay Basco ed ha un ruolo decisamente diverso!

Cacciatrice

CacciatriceSI tratta di un personaggio che ha avuto diverse incarnazioni nell’arco dei decenni delle storie a fumetti DC Comics. L’identità di Cacciatrice è stata indossata da molti personaggi. Nella Golden Age, Cacciatrice era la malvagia Paula Brooks, successivamente, negli anni ’60, Cacciatrice è stata Helena Wayne, figlia di Batman e Catwoman. Quest’ultima versione è stata rimossa dalla continuity con Crisi sulle Terre Infinite e reintrodotta solo nel 2000 da Grant Morrison.

Solo successivamente è diventata Helena Bertinelli, figlia di un boss mafioso che cerca la sua vendetta dopo che la sua intera famiglia è stata sterminata davanti ai suoi occhi. Questa incarnazione, che Batman credeva troppo violenta e instabile per combattere il male al suo fianco, è quella che ci viene proposta in Birds of Prey con il volto di Mary Elizabeth Winstead, amatissima dagli spettatori nerd, vista la sua partecipazione a Scott Pilgrim vs the World.

Black Canary

Black CanaryQuesto personaggio aveva avuto spazio anche nella serie tv Arrow, ma ci torneremo. La sua storia a fumetti è molto complessa, perché chi l’ha scritta per tanti anni forse non ha mai saputo bene cosa farne. Prima due visioni dello stesso personaggio, poi madre e figlia, poi una sola persona che però conteneva le coscienze di due eroine differenti.

La Black Canary incarica è Dinah Drake-Lance, affidata ad un orfanotrofio perché figlia di una ragazza madre. Cresciuta per strada e addestrata alle arti marziali da un poliziotto delle forze speciali, ha una mutazione genetica che le consente di emettere grida ultrasoniche dagli effetti devastanti. Fondatrice del primo gruppo delle Birds of Prey, darà la caccia all’organizzazione criminale Basilisk. Nelle sue incarnazioni precedenti ha avuto una storia d’amore con Oliver Queen, una storia lunga e tormentata che, come accennavamo, è stata raccontata in parte in Arrow della The CW. L’attrice a cui è stato affidato il compito di portarla sul grande schermo è la magnetica  Jurnee Smollett-Bell.

Harley Quinn

Margot Robbie Harley Quinn-PortraitMeravigliosa protagonista, totalmente fuori di testa, Harley Quinn è la regina del film e la spalla di maggiore successo della storia dei fumetti. Nata anche lei nella serie animata dedicata a Batman come spalla di Joker, Harley trova presto la sua strada sui fumetti e anche uno spazio indipendente dal Clown principe del crimine. Il suo costume originale è quello del jester, il jolly nero e rosso.

Dai fumetti però scopriamo chi è, ovvero la dottoressa Harleen Quinzel, psicologa con doti atletiche da ginnasta che lavora al manicomio di Arkham. In questa occasione conosce Joker, del quale rimane vittima, innamorandosi perdutamente di lui. Il villan la conduce in un vortice di violenza e follia dal quale lei stessa si affranca nel corso degli anni delle storie a fumetti, tanto che in Suicide Squad la conosciamo mentre sta cercando di conquistare la sua indipendenza.

Nel corso degli anni è stata tante cose: vittima di Joker, sua complice, pazza assassina, ma più di recente anche donna incerta di emancipazione, innamorata di Poison Ivy e personaggio divertente e irriverente. A darle corpo e anima la meravigliosa Margot Robbie, che possiamo vedere e rivedere grazie a NOW e a Sky on demand.

Valley of the gods, la conferenza stampa con Lech Majewski

Valley of the gods, la conferenza stampa con Lech Majewski

In diretta sulla piattaforma Zoom, è stato presentato in Italia il nuovo film di Lech Majewski: autore eclettico, non solo regista, ma anche scrittore e pittore, dalla carriera più che trentennale e la collaborazione con i più disparati artisti internazionali.

Valley of the gods è stato il suo ultimo lavoro, finito di girare appena prima dell’inizio della pandemia, e che CG Entertainment ha atteso a lungo a distribuire proprio per realizzarne l’uscita esclusiva nelle sale cinematografiche.

Durante l’incontro stampa mediato da CG Entertainment, il regista ha narrato la genesi dell’idea del film e della sua realizzazione. Insieme a lui c’era parte del cast rappresentata da Bérénice Marlohe (Song to song e Skyfall) e Keir Dullea (2001 Odissea nello spazio), che ha regalato un piacevolissimo siparietto iniziale nel quale, per diversi minuti, ognuno dei tre si è festosamente salutato di fronte alla divertita partecipazione di stampa ed esercenti.

Il film è un racconto che si addentra nella mente di uno scrittore (Josh Hartnett), senza curarsi troppo di dettagliati riferimenti cronologici e lineari, la cui vita entra in collisione con l’uomo più ricco del mondo (John Malkovich) che sta per appropriarsi di un vasto territorio appartenente al popolo dei Navajo, per sfruttarne i giacimenti di uranio.

Lech Majewski spiega che l’ispirazione gli è venuta qualche decennio fa. Con Viggo Mortensen stava pianificando i dettagli del film Gospel according to Harry e, nel cercare un paesaggio desertico, si era trovato per la prima volta nella Monument Valley. Il contatto con quella realtà lo aveva lasciato senza fiato, in particolar modo quando era riuscito a entrare in relazione con gli abitanti di quelle terre: «I Navajo sono continuamente proiettati verso gli spiriti dei loro antenati», racconta Majewski, «E in tutto ciò che osservano ne colgono i significati, quello che si nasconde. Nonostante le condizioni di disagio in cui vivono, hanno una vita interiore ricchissima, che li rende persone sempre in pace e in armonia. Con questo film ho infatti desiderato creare uno scontro tra il cinema commerciale, con la sua cultura pop che spesso abusa degli effetti speciali facendone quasi una pornografia, e la mitologia antica. E l’ambientazione scelta per il lussuoso castello con il maggiordomo, ad esempio, è un chiaro riferimento a Batman e al suo rapporto con Alfred».

Ambientazione che fa da eco ai ceti più potenti degli Stati Uniti, prosegue il regista: «Quando stavo scrivendo e producendo Basquiat ho intervistato alcuni dei miliardari più famosi degli USA, e ciò che più mi aveva colpito è che, nonostante abbiano una marea infinita di possibilità, vivono blindati in gabbie dorate, impauriti e protetti da un mondo esterno pieno di pericoli. E gli unici con cui hanno rapporti costanti, sono i loro collaboratori».

Persone fragili e interiormente inconsistenti, proprio come il magnate interpretato da John Malkovich, Wes Tauros. E alla domanda su come sia stato lavorare con l’attore, il regista risponde che gli era stato detto che non sarebbe stato facile: «Secondo alcuni è un tipo intransigente, invece l’ho trovato di una gentilezza rara. Disponibile e umile a qualunque indicazione gli dessi».

Così come per Josh Hartnett, che gli ha addirittura confessato di essere stato ispirato da Basquiat nella scelta di voler fare l’attore.

Viene poi chiesto a Bérénice Marlohe come si sia trovata a lavorare a questo progetto, dopo aver interpretato nella sua carriera – tra gli altri – ruoli in film di Terrence Malick e David Lynch: «Devo stare attenta a quel che dico perché mi sente», dice ridendo, «Mi sono sinceramente appassionata al modo in cui Lech ha affrontato temi così complessi e sfaccettati, proprio com’è lui stesso. Dopo aver letto la sceneggiatura la prima volta, ho pensato che condividessi pienamente il suo punto di vista. Vedere film come Valley of the gods oggi è molto difficile. Penso che sia una sorta di magia dare voce a civiltà dalle radici così preziose e di cui non si parla quasi mai».

La parola passa di nuovo al regista quando gli viene chiesto quale sia il suo rapporto con il cinema italiano. E Lech Majewski svela quanto la sua formazione nasca interamente dall’arte italiana, partendo proprio dalla pittura: «Quando da ragazzo studiavo per diventare pittore, ero rimasto impietrito davanti alla “Tempesta”, il dipinto del Giorgione esposto alla Galleria dell’Accademia di Venezia. Avevo provato la stessa sensazione al cinema per una scena di Blow Up. Ho pensato che se Giorgione fosse stato ancora vivo sarebbe stato Michelangelo Antonioni. Così mi è scattata la scintilla che mi ha fatto scegliere d’iscrivermi alla scuola di cinema».

Il regista rivela che fin da adolescente guardava film in italiano, pur non capendo quasi nulla dei dialoghi. E alla curiosità sull’eventualità di un nuovo film da girare proprio in Italia, risponde: «Mi piacerebbe tantissimo. Ho un debole per Dino Buzzati».

Il film uscirà in sala il 3 giugno.

Morrison, recensione del film di Federico Zampaglione

Morrison, recensione del film di Federico Zampaglione

Dopo aver esplorato i territori dell’horror, Federico Zampaglione si concede un’altra incursione nel cinema, del tutto diversa, con Morrison, tratto dal suo romanzo Dove tutto è a metà, scritto a quattro mani con Giacomo Gensini. Si tratta del racconto di formazione del giovane Lodo, Lorenzo Zurzolo, che cerca la sua strada nella musica e nella vita suonando con i Mob. Ma anche di un confronto, di uno scambio tra generazioni, che nasce dall’incontro con Libero Ferri, Giovanni Calcagno, musicista in declino. Due facce della stessa medaglia quelle che propone Zampaglione. Due fasi e due modi del vivere di musica o almeno provare a farlo, seguendo la propria passione. 

La trama di Morrison

Lodo, Lorenzo Zurzolo, è un giovane musicista. Suona tutti i giovedì al Morrison con la sua band, i Mob. È timido, schivo, ama suonare, ma ancora si sente a disagio quando sale sul palco. Un incontro casuale con Libero Ferri, Giovanni Calcagno, vecchia gloria che ora fa vita ritirata, ricordando i fasti del passato e il successo della sua unica hit Di sale e di fuoco, dà il via a un’amicizia per entrambi occasione di scambio e crescita. Un  evento tragico e una cocente delusione mettono in crisi Lodo, mentre Ferri, pur incoraggiato dalla moglie Luna, Giglia Marra, non riesce a trovare lo slancio per tornare a mettersi in gioco. Continueranno a seguire la loro passione o la abbandoneranno, scegliendo di cambiare strada?

Alessandra Amoroso, Ermal Meta e gli altri nel cast di Morrison 

Per Morrison, Zampaglione ha chiamato a raccolta conoscenze dal mondo della musica, come l’amico Ermal Meta, e Alessandra Amoroso,cui ha affidato delle piccole partecipazioni. Nel primo caso si tratta di un personaggio di finzione – colui che dovrà decidere se reclutare i Mob per un Festival musicale – mentre Alessandra Amoroso interpreta sé stessa. C’è poi la compagna di Zamapaglione, Giglia Marra, nel ruolo della paziente e materna moglie di Libero Ferri, Luna. Il cast però si arricchisce anche di altre presenze, come Stefano Ambrogi, il proprietario del Morrison, Andrea Renzi, il padre di Lodo, o Adamo Dionisi, che interpreta il boss.

Morrison – un atto d’amore per la musica, ma una sceneggiatura da rivedere e un protagonista acerbo 

Era una sfida per Federico Zampaglione affrontare territori diversi da quelli dell’horror, che percorre ormai da anni  con un certo seguito. Da Nero bifamiliare, a Shadow, fino a Tulpa. Stavolta però, il cantautore e regista, che ama sperimentare più che inseguire i gusti del pubblico, come ha affermato in conferenza stampa, voleva dare spazio ad un raccono più personale, che uscisse dai confini di genere. 

Morrison è un film altalenante, con luci e ombre. Le luci sono senz’altro in tutto ciò che nel film ha a  che fare con la musica e il suo mondo. L’ambientazione è curata e realistica, come non poteva che essere, trattandosi del racconto dell’ambiente professionale che Zampaglione vive ed ha vissuto. Quindi, il locale-barcone sul Tevere, il proprietario che ti fa suonare solo se porti gente, il fonico “mezzo sordo”, i compagni di band che sono come una famiglia. A volte si va d’amore e d’accordo, altre si litiga. Morrison è anche una riflessione sincera e spassionata sugli alti e bassi, i momenti bui della carriera, quelli in cui hai la tentazione di abbandonare tutto e molti tra coloro che erano al tuo fianco ti voltano le spalle. Più o meno da vicino, in maniera più o meno romanzata, si ha la sensazione che il regista mostri parecchio di sé, della sua esperienza, sia giovanile, che più matura, come dei tanti personaggi incontrati lungo la strada. Questo fa bene al film. Quasi scontato dire che sia un piacere ascoltare la colonna sonora, curata da Zamaglione stesso, di cui fa parte anche Cerotti, ultimo singolo dei Tiromancino, scritto con Gazelle. Musicalmente il film funziona benissimo. Il regista riesce a far cantare i suoi due protagonisti in maniera credibile. Calcagno si cimenta con grinta con il grande successo di Libero Ferri Di sale e di fuoco, mentre Lorenzo Zurzolo canta Sotto sotto, di cui ha scritto anche il testo, e per la quale Zampaglione ha composto un riff azzeccatissimo, oltre all’assolo di chitarra finale.  

Poi però, c’è il resto. Se il soggetto era il romanzo, la sceneggiatura del film, scritta come questo a quattro mani con il fidato collaboratore Giacomo Gensini, ha parecchie ombre. Il film è, sì, puntaggiato di ironia, con alcuni scambi esilaranti ed efficaci, ma ci sono salti improvvisi nell’evolversi della vicenda, momenti a cui si sarebbe dovuto arrivare con maggiore gradualità. Un filo narrativo romantico piuttosto banale, soprattutto per quanto riguarda Lodo e la sua frequentazione con Giulia, la pur brava Carlotta Antonelli. Vi sono sequenze prescindibili, come quella del “trip” di Libero, e qualche elemento scontato – Libero, nella sua crisi, passa attraverso alcohol, droga, gioco d’azzardo, in un evolversi ampiamente prevedibile. 

Nel delineare la figura di Ferri, interpretata in modo efficace da Giovanni Calcagno, sembra esserci comunque una maggior cura e un maggior approfondimento delle dinamiche psicologiche del personaggio, che si confronta con il proprio fallimento professionale. Per quel che riguarda Lodo, invece, Zampaglione si lascia andare alla nostalgia degli anni trascorsi a suonare in locali fumosi e a girare col furgoncino, ma questo non è sufficiente a dare spessore al personaggio. Lorenzo Zurolo Baby,  Sotto il sole di Riccione – appare spesso spaesato. Fatta salva la canzone che interpreta, in cui riesce a mettere qualcosa in più di sé, sembra rimanere distante da Lodo e spinge anche lo spettatore a distanziarsene. Gli altri componenti della band sembrano più a loro agio nei rispettivi ruoli: Gabriele Sorrentino, Attila, ma soprattutto Valentino Campitelli, che interpreta Ciccio, e Daniele Rienzo, Zed. 

Morrison, in sala dal 20 maggio, prodotto da Pegasus e distribuito da Vision Distribution, resta un atto d’amore sincero, anche se un po’ sconnesso, nei confronti della musica, una compagna  che non ti lascia mai, nel bene e nel male, come tutti i grandi amori.  

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La donna alla finestra: recensione del film di Joe Wright

La donna alla finestra: recensione del film di Joe Wright

Ritardi dovuti alla pandemia globale che ha paralizzato l’industria cinematografica per oltre un anno, hanno portato all’approdo del film La donna alla finestra su Netflix. Il film, infatti, doveva essere distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi e italiane un anno fa, ma a causa della pandemia l’uscita è stata rimandata al 14 maggio 2021 sulla piattaforma statunitense, che ha acquisito i diritti da 20th Century Studios.

Partendo da queste premesse, quindi, la storia di una donna che non lascia la sua casa per 10 mesi e pensa di essere testimone di un omicidio dall’altra parte della strada si pone come  “La finestra sul cortile” dell’era COVID. Tuttavia, nonostante un impianto registico interessante, qualche scambio di battute interessanti e alcuni momenti attoriali forti guidati da Amy Adams, La donna alla finestra alla fine non riesce a dare forma al suo potenziale abbondante.

Un plot derivativo privo di reale sostanza

Il regista Joe Wright (“Espiazione“, “Orgoglio e pregiudizio“) dà vita a molteplici delle sue virtuose intuizioni registiche, rendendo il palazzo di Manhattan in cui vive il personaggio di Amy Adams al tempo stesso rifugio e claustrofobico. Il talentuoso direttore della fotografia Bruno Delbonnel (A proposito di Davis, Una lunga domenica di passioni) illumina le stanze della sua casa di rosa sgargianti e blu gelido, riflettendo sia il disturbo psicologico che la sua solitudine. E la sempre brillante sceneggiatrice e co-protagonista Tracy Letts, nell’adattare A.J. Il romanzo bestseller di Finn del 2018, stabilisce un tono vivace con alcuni scambi di dialogo brillanti, che riescono a mantenere intatto il senso dell’umorismo di Anna Fox, nonostante la sua depressione e agorafobia.

Anna è una psicologa newyorchese a cui è stata diagnostica l’agorafabia, ragion per cui vive pressoché confinata in casa, riempiendo le sue giornate con film classici e una “dieta” poco indicata che mischia psicofarmaci e vino rosso. La miscela di sostanze da cui è dipendente e l’isolamento fisico e mentale rendono la sua prospettiva inaffidabile fin dall’inizio; non sarebbero servite ulteriori dimostrazioni di ciò come un montaggio vorticoso e senza soluzione di continuità, e gli intertitoli indicano il passare dei giorni della settimana.

Dimmi di uscire“, implora in una delle numerose telefonate con il suo ex marito (Anthony Mackie), che è anche il padre della sua bambina e il coro greco del film. Risponde pazientemente: “Perché non rendere oggi il giorno in cui esci?” , eppure Anna non riesce mai a compiere il salto ed è  invece Letts, il suo terapista, a venire sempre da lei. Il ritmo delle loro sessioni e la ripetizione di certe frasi, insieme al luogo solitario, fanno di questi primi momenti di La donna alla finestra un interessante gioco cinematografico, con premesse potenzialmente affascinanti: Adams rivela l’instabilità del suo personaggio attraverso tremiti di panico e risatine maniacali, con una saggezza sostanziale di fondo: esattamente il tipo di tecnica perfezionata che ci aspettiamo dalla sua eclettica carriera.

La donna alla finestra

La donna alla finestra: un cast stellare impotente e sprecato

Ma c’è un pericolo ancora più pressante all’orizzonte, come prefigurato dal bicchiere di vino che cade a terra in frantumi: Anna cerca di tamponare il liquido rosso con un pezzo di carta straccia, creando visivamente un gioco di sfumature cromatiche come prefigurazione del sangue che macchierà l’appartamento di fronte alla sua casa. La famiglia Russell si è trasferita infatti all’altra parte della strada e Anna ha osservato ogni loro movimento con molta attenzione dal suo rifugio (uno scatto particolarmente sorprendente vede l’ombra di una tenda di pizzo distesa sul lato sinistro del suo viso alla luce della lampada; Wright e Delbonnel si sono difatti certamente divertiti con i tocchi visivi noir del film).

Riesco a vedere la tua casa dalla mia stanza“, dice Ethan (Fred Hechinger), il figlio adolescente e fanciullesco dei Russells, la prima volta che va a trovarla. Sembra abbastanza innocuo, ma poco dopo, sua madre, Jane, si presenta e fornisce ulteriori informazioni, piuttosto inquietanti, sulla famiglia. Julianne Moore la interpreta come una bionda petardo: effervescente e coinvolgente, divertente e sorprendentemente sincera, è proprio la scintilla di cui Anna ha bisogno. “Oh, sei una strizzacervelli? Questa è una svolta! ” ride mentre chiacchierano tra sorsi di brandy e vino. È così favolosa, quanto basta per farci chiedere se sia reale – o se sia soltanto Anna ad immaginarsi la sua figura, quando giura di vedere il marito di Jane che la accoltella a morte nella loro cucina.

Le cose si fanno ancora più confuse quando il marito infastidito di Jane (Gary Oldman) si presenta alla frenetica casa di Anna con la polizia e la donna che viene fatta passare per la vera moglie, Jane, un’altra bionda, più austera, ora interpretata da Jennifer Jason Leigh. “È viva, vedi. Lei è proprio qui“. Allora chi era quell’altra donna? Dov’è lei adesso? E cosa potrebbe avere a che fare con lei l’inquilino di Anna, un cantautore traballante interpretato da Wyatt Russell?

L’effettiva risoluzione di tutti questi interrogativi non è così interessante come il mistero che avrebbe potuto essere. I tentativi di Anna di interpretare il detective (nonostante la presenza di un vero detective, interpretato da Brian Tyree Henry), non sono così intriganti come il persistente dubbio sul fatto che sia una stalker delirante. Un Oldman esasperato sputa ferocemente invettive, definendola “una gattara ubriaca, rinchiusa e drogata di pillole“. In effetti, nell’osservare Anna lottare per sembrare stabile ci appropriamo di parte della sua tristezza, mentre rivisita gli eventi che l’hanno portata a questo stato. La credibilità che riesce a conferire al personaggio con la sua interpretazione fortunatamente non va di pari passo con l’involuzione di una scrittura che si sgretola sempre più, vanificando nel finale un colpo di scena che poteva risollevare le sorti dell’operazione. La trama cerca di depistare lo spettatore spostando l’attenzione dal reale carnefice ad altri potenziali sospetti, ma mai tanto da arrivare a mettere in discussione la posizione della protagonista. Momenti emotivi come questo suggeriscono quanto il film avrebbe potuto funzionare se ne avesse fatto un punto narrativo focale, piuttosto che soffermarsi sullo scontro finale, che di horror e thriller ha davvero poco.

Sostanzialmente La donna alla finestra si configura come una fucina di possibilità, purtroppo sfruttate al minimo. Allo spettatore non resta altro che agire come la protagonista dopo la visione, chiudendo le tende e voltando le spalle alla finestra con un sospiro deluso.       

   

 

Loki: 10 dettagli chiave dei fumetti che la serie dovrebbe includere

Mentre sale l’attesa per l’arrivo su Disney+ di Loki, che debutterà ufficialmente il prossimo 9 giugno, Screen Rant ha raccolto 10 dettagli dai fumetti che non dovrebbero mancare all’interno della serie con protagonista Tom Hiddleston. Scopriamoli insieme…

Il potere di Mutaforma

Quando Loki ha dimostrato di essere a tutti gli effetti il Dio dell’Inganno, in genere le sue azioni implicano sempre i suoi poteri di Mutaforma. Nel MCU, Loki si è limitato a travestirsi da altri personaggi piuttosto che assumere le sembianze di animali o di altre creature.

La serie dovrebbe affrontare tutte le capacità del personaggio del titolo a tal riguardo. Ciò potrebbe includere anche la possibilità che Loki si trasformi in un personaggio femminile.

La grandezza delle illusioni

Loki ha creato una serie di illusioni nel MCU, ingannando diversi personaggi e spingendo loro a credere che quelle sue “copie” fossero autentiche. I fumetti hanno trattato questa sua capacità in maniera ancora più grande, poiché Loki è stato in grado di creare illusioni con lo scopo di ingannare intere città, come si vede ad esempio in “Journey Into Mystery #96”.

La serie dovrebbe mostrare come i poteri di Loki agiscono su una scala molto più ampia rispetto al passato: in questo modo, si potrebbe tracciare una linea immaginaria, ma fondamentale, tra il suo ruolo di personaggio di supporto nelle precedenti apparizioni e la sua attuale posizione di protagonista assoluto di un intero show.

L’esistenza di altri Loki

Il Loki di Terra-616 è la versione principale del personaggio che esiste nei fumetti, ma ce ne sono molte altre provenienti da una serie di universi alternativi. Tra queste figura il Loki di Terra-94001, che ha rivendicato con successo Asgard, il Loki di Terra-9997 che divenne il leader dei Vendicatori, ma anche il Loki di Terra-691, che addirittura visse sulla luna.

Sappiamo che la serie esplorerà il Multiverso (anche se non sappiamo ancora sotto quale forma), quindi potrebbe essere il luogo ideale per l’apparizione di altre versioni del personaggio. Ciò consentirebbe di esplorare il suo lato malvagio senza trasformare il protagonista in un vero cattivo. Per non parlare di quanto sarebbe bello vedere Tom Hiddleston interpretare più iterazioni dello stesso personaggio…

La proiezione astrale

Nel primo Thor, abbiamo visto Loki apparire in visita a suo fratello mentre era invisibile durante la sua prigionia con lo S.H.I.E.L.D., ma aveva dovuto lasciare fisicamente Asgard per arrivarci. Loki ha il potere della proiezione astrale nei fumetti, come spiegato in “Avengers #1”, che gli consente di viaggiare attraverso le barriere dimensionali.

Doctor Strange e Scarlet Witch hanno mostrato questa abilità nel MCU ed è ora che anche Loki la utilizzi. Dopotutto, Loki si collegherà a Doctor Strange in the Multiverse of Madness, il che significa che il potere della proiezione astrale si allinea perfettamente ai due personaggi ma anche a quel film.

Il genio e l’intelletto

Loki ha dimostrato di possedere la mente di un genio nei fumetti, come in “Thor #378”, dove ha realizzato una macchina per aumentare i poteri dell’Uomo Ghiaccio. Solo i veri fan del Loki del MCU ritengono che il Dio dell’Inganno sia un genio, ma è tempo che la serie lo confermi.

È sicuramente un buon dettaglio da aggiungere, poiché spiegherebbe anche perché molte delle cose che Loki ha realizzato in passato sono state attribuite alla tecnologia asgardiana, senza considerare che sarebbe comunque un modo per Loki di ingannare la Time Variance Authority e rimanere un passo avanti.

Kid Loki

Probabilmente, la versione di Loki con le caratteristiche migliori era quando il Dio dell’Inganno era un bambino. Parte della serie “Journey Into Mystery” includeva un Loki bambino nato dal sacrificio della versione adulta dello stesso. Questo Loki era veramente buono e voleva a tutti i costi rimediare al suo passato.

Sebbene la serie tv è quasi certo che non trasformerà questo Loki nella sua versione bambina, dovrebbe comunque alludere a questo dettaglio presente nei fumetti. Ciò potrebbe essere garantito durante uno dei viaggi di Loki attraverso le varie linee temporali alternative, una delle quali potrebbe includere appunto Kid Loki. Sarebbe un grande omaggio ad un arco narrativo estremamente significativo per il personaggio dei fumetti.

Creare altri personaggi

I fan hanno adorato i modi in cui Loki ha cercato di dimostrare di essere superiore a Thor, e nei fumetti il Dio dell’Inganno crea addirittura dei cattivi per inimicarsi il fratello. Ad esempio, il celebre cattivo Uomo Assorbente è stato creato da Loki in “Journey Into Mystery #114”.

Il Loki del MCU dovrebbe includere l’abilità del personaggio di creare esseri potenti. Loki aveva un certo controllo sui Chitauri in The Avengers e sarebbe interessante vederlo avere pari subalterni a cui conferire il potere nella serie.

Travestirsi da altri supereroi

Ci sarà sicuramente un momento nella serie in cui Loki tirerà fuori uno dei suoi tradimenti attuati nel franchise. A tal fine, sarebbe perfetto se assumesse la forma di un supereroe significativo nel MCU come modo per ingannare sia gli spettatori che gli stessi personaggi dell’universo.

Aveva fatto ciò in “Mighty Avengers #21”, assumendo la forma di Scarlet Witch per ingannare i Vendicatori. Loki aveva anche impersonato Capitan America in Thor: The Dark World per prendere in giro suo fratello, ma la serie aovrebbe alzare la posta in gioco, dedicando un’intera storyline a questa modalità di inganno. 

Provare rimorso per le sue azioni

avengers: endgameLa strana logica che Loki ha applicato come giustificazione alle sue azioni ha spinto i fan a creare una serie di meme ad hoc. In realtà, Loki non si è mai scusato per nulla, poiché ha scelto di rimanere in silenzio di fronte alle sue azioni, magari attribuendo la colpa a qualcun altro.

La serie si concentrerà sullo sviluppo del personaggio in quanto protagonista, e per questo ha bisogno di prendere ispirazione da “Siege #4”, dove le ultime parole di Loki sono state delle parole di scusa. Ovviamente, Loki non sarà un antagonista nella serie, ma l’idea generale di provare rimorso e accettare le sue responsabilità è un dettaglio che il MCU non può sottovalutare.

L’Occhio di Agamotto e il Mantello della Levitazione

loki

La versione Terra-3515 di Loki in “Thor Vol. 2 #68” aveva mostrato al Dio dell’Inganno di essere il padrone dell’Occhio di Agamotto e del Mantello della Levitazione. Anche se la serie non dovesse adattare la trama di quel fumetto, il punto in cui controlla gli elementi caratteristici di Doctor Strange è sicuramente interessante.

Doctor Strange è uno dei personaggi del MCU che i fan vogliono vedere nella serie, e dato il suo legame con questi oggetti, ci sarebbe un modo per anticipare il suo arrivo. Loki che prende il controllo del Mantello e dell’Occhio sarebbe anche un modo per vendicarsi di Strange che cerca sempre di “superarlo” in Thor: Ragnarok.

Elizabeth Olsen sul contratto con la Marvel e su quando ha scoperto di essere in Doctor Strange 2

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Grazie agli eventi di WandaVision, Scarlet Witch è diventata una parte integrante del futuro del MCU. Il personaggio è sempre stato una parte importante del franchise, ma grazie alla serie targata Disney+, è chiaro che ora gran parte della Fase 4 potrebbe ruotare proprio attorno a Wanda Maximoff.

Abbiamo incontrato per la prima volta il personaggio in Avengers: Age of Ultron, e ora Elizabeth Olsen ha raccontato al podcast “Award’s Chatter” di The Hollywood Reporter che, in origine, il suo primo accordo con i Marvel Studios era davvero breve: “Avevo firmato per due film e per un cameo”, ha spiegato l’attrice. “Ho già esteso il mio contratto con la Marvel tre volte. Mi vedevano soltanto come un personaggio di contorno… adatto come antipasto o qualcosa del genere. Non mi hanno mai considerata per la portata principale.”

“Ho sentito dire che le persone firmano contratti per sei o addirittura per nove film”, ha continuato. “È veramente tanto tempo. E non sapevano neanche per quanto sarebbe potuta durare. La verità è che nessuno sapeva davvero se avremmo mai neanche affrontato la metà delle cose che abbiamo raccontato in WandaVision.”

Nonostante il suo ruolo all’interno del MCU stia diventato sempre più cruciale, pare che all’inizio Olsen fosse contenta di essere un personaggio marginale: “È una cosa che mi ha davvero avvantaggiata, perché continuano ad usare il mio personaggio non perché sono costretti a farlo, ma perché pensano che ci sia una storia che valga la pena di raccontare. E anche se in alcuni momenti mi ha fatto soffrire, ho sempre saputo che avevano dei piani per il mio personaggio. Non ho mai saputo quali fossero nello specifico, ma sapevo che mi avrebbero usato solo se fosse stato effettivamente utile.”

Elizabeth Olsen spiega come ha scoperto di essere in Doctor Strange 2

Sempre nel corso della medesima intervista, Elizabeth Olsen ha parlato del ritorno di Scarlet Witch in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, rivelando che ha saputo che sarebbe apparsa nel film di Sam Raimi solo quando è tornata sul set dello show durante la pandemia.

“Avrei voluto che qualcuno avesse condiviso con me i piani circa il mio personaggio un po’ di tempo prima”, ha spiegato ridendo. “Ho saputo di Doctor Strange 2 e della storia del sequel poco prima delle ultime otto settimane di riprese di WandaVision, durante la pandemia. L’ho scoperto, credo, ad agosto. Ho finito WandaVision di mercoledì… il venerdì ero già su un aero per l’Inghilterra.”

L’attrice ha trascorso l’ultima parte del 2021 e l’inizio del 2021 in Inghilterra per le riprese del sequel di Doctor Strange, che si sono ufficialmente concluse lo scorso aprile. A tal proposito, Olsen ha aggiunto: “È stata veramente dura. Sono finalmente tornata a casa 10 giorni fa. Ho trascorso veramente tanto tempo in Inghilterra. È stata una produzione molto lunga.”

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