Le riprese di The Flash sono ufficialmente partite ormai da
diverse settimane. Nelle ultime ore, il regista Andy
Muschietti e la produttrice Barbara
Muschietti si sono divertiti a stuzzicare i fan in merito
al coinvolgimento del personaggio di Batman nel film.
Ora, Andy
Muschiettie
Barbara Muschietti hanno condiviso sui rispettivi
profili Instagram le sedie dei due Bruce Wayne, quelle che gli
attori possono utilizzare per sedersi durante le pause fra le
riprese. Chiaramente, nessuno ha rivelato a quale dei due attori
appartengono le sedute, che sono contrassegnate da due colori
differenti. Potete vedere le immagini di seguito:
Confermata anche la presenza
di Michael
Keaton e Ben
Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di
Batman. Kiersey Clemons tornerà nei
panni di Irish West dopo essere apparsa in Zack
Snyder’s Justice League (il personaggio era stato
tagliato dalla versione theatrical). Nel cast ci saranno anche
l’attrice spagnola Maribel Verdú (Il
labirinto del fauno), che interpreterà Nora Allen (la
madre di Barry) e l’attrice statunitense Sasha
Calle(Febbre d’amore) che interpreterà
Supergirl.
Non ci sarà
invece Billy Crudup, che aveva interpretato
Henry Allen (il padre di Barry) in Justice
League: l’attore verrà sostituito nella parte
da Ron Livingston. Il film dovrebbe essere
ispirato alla serie a fumetti “Flashpoint” del 2011, scritta da
Geoff Johns e disegnata da Andy Kubert.
La serie WandaVision si è concluca con Wanda Maximoff
che è ufficialmente diventata Scarlet Witch, un essere ancora più
potente dello stesso Stregone Supremo. Wanda e Stephen, ovviamente,
si incontreranno in Doctor
Strange in the Multiverse of Madness, film che
promette di essere una parte fondamentale del viaggio di Scarlet
nel MCU.
In una recente intervista con
Explica, Elizabeth Olsen ha parlato di come vede il
ruolo di Wanda ora, anticipando alcuni importanti sviluppi nel
sequel di Doctor
Strange. “Ho trascorso gli ultimi 7 anni della mia vita a
interpretare questo personaggio. È cresciuta e cambiata con
me”, ha detto l’attrice. “Ma è stato solo con WandaVision, e chiaramente anche con Doctor Strange in the
Multiverse of Madness, che ho avvertito questa sensazione di
proprietà e di licenza creativa nei suoi confronti.”
Olsen ha poi anticipato alcuni
sviluppi entusiasmanti nel sequel di Doctor
Strange per tutti coloro che hanno già seguito la storia
del suo personaggio grazie alla serie Disney+. “Ogni film Marvel è unico e questo sorprenderà
sicuramente i fan. Non vedo l’ora di vedere la loro reazione,
soprattutto quando si tratterà della parte di
WandaVision.”
È probabile che Elizabeth Olsen si riferisca a Scarlet Witch
che si fa strada attraverso il Multiverso nel tentativo di
rintracciare i suoi figli, Billy e Tommy. Anche se sono stati
spazzati via quando la maledizione su Westview è cessata, durante
la scena post-credits dell’episodio finale abbiamo sentito le loro
voci invocare aiuto mentre Wanda esplorava il Darkhold, a
dimostrazione che potrebbero essere ancora vivi da qualche
parte…
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo), Tilda
Swinton (Antico) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America
Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.
Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo
anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe
apparire in un cameo anche Bruce
Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
Nel primo
Guardiani della Galassia, Star-Lord (Chris Pratt) racconta
a Gamora (Zoe Saldana) di un
grande “eroe” della Terra di nome Kevin Bacon che ha insegnato a un’intera città
ad apprezzare il potere della danza. Chiaramente, il riferimento
era al film Footloose del 1984, che Peter Quill – come
abbiamo poi scoperto in Avengers:
Infinity War – considera “il più grande film di tutti i
tempi”.
Da quel momento, i fan hanno sempre
voluto che Bacon apparisse nel franchise e, a quanto pare, anche
l’attore di X-Men: L’inizio approva l’idea. Durante
un’intervista con
Esquire, a Bacon è stato chiesto proprio dell’eventualità di un
cameo nel prossimo Guardiani
della Galassia Vol. 3. “Ascolta, mi piace l’idea.
Mi piacerebbe farne parte ”, ha risposto l’attore, prima di
rivelare che, in realtà, quando è andato a vedere il primo film,
non era a conoscenza di quella menzione speciale.
“Quando ho visto il primo
Guardiani della Galassia, sono
andato a vederlo senza sapere che in qualche modo si parlava anche
di me… Era di pomeriggio, ero a New York, sulla 67esima. Stavo
andando al cinema da solo, come faccio spesso. E all’improvviso mi
sono ritrovato a pensare: ‘Santo cielo. Stanno parlando di me.
Ragazzi, avete capito?’.”
La natura talmente surreale e
assurda dei film dei
Guardiani della Galassia potrebbe tranquillamente
“giustificare” un effettivo cameo di Kevin Bacon. Dopotutto, James
Gunn ha fatto sì che David
Hasselhoff – un altro degli idoli d’infanzia di Quill –
apparisse in
Guardiani della Galassia Vol. 2. La domanda è: i fan
preferirebbero vedere Bacon nei panni di sé stesso o nei panni di
un personaggio dei fumetti?
I fan del MCU vorrebbero vedere Emily Blunt nei panni di Sue Storm nel reboot
dei Fantastici
Quattro, ma proprio di recente l’attrice ha ribadito
di non essere interessata a prendere parte ad un film di supereroi.
Tuttavia, sembra che la questione stia iniziando ad irritare la
diretta interessata. Il motivo ve lo spieghiamo di seguito…
L’attrice è attualmente impegnata
con la promozione di A Quiet Place II, il sequel del
thriller/horror diretto da
John Krasinski (nella vita sposato proprio con Blunt), e
durante un’intervista con
CinePop le è stato chiesto ancora una volta della questione
Fantastici
Quattro. L’attrice ha prima ironizzato dicendo di aver
già interpretato un supereroe – “Mary Poppins è un supereroe.
Questo è il mio supereroe. L’ho già fatto”, in riferimento al
film
Il ritorno di Mary Poppins – e ha poi spiegato che non
esiste un personaggio dei fumetti che le piacerebbe interpretare,
lasciando intendere non solo di non essere una grande appassionata,
ma ribadendo ancora una volta di non essere intenzionata a prendere
parte ad un cinecomic: “Non lo so. Non sono un’esperta. Lascio
che siano i fan a scegliere nei panni di quale personaggio mi
vorrebbero vedere. Davvero, non ne so molto al riguardo.”
Tuttavia, in un’altra intervista in
cui le hanno nuovamente chiesto di Sue Storm, Blunt è apparsa
leggermente più irritata, rispondendo a tono alla persona che le
aveva posto l’ennesima domanda sui Fantastici Quattro: “Sei la
terza persona ad essere entrata. È la terza intervista che faccio
da oggi e ognuno di voi me l’ha chiesto”. Potete vedere
l’estratto dall’intervista cliccando
qui.
In passato Emily Blunt si era così espressa in merito
ai Fantastici
Quattro e al ruolo di Sue Storm: “Si tratta
semplicemente di un fantacasting.Non ho mai ricevuto una
telefonata in merito. Sono soltanto persone che dicono: ‘Non
sarebbe fantastico?’. Non che sia al di sotto delle mie
possibilità. Amo Iron Man e quando mi hanno offerto il ruolo di
Vedova Nera ero ossessionata da Iron Man. Volevo lavorare con
Robert Downey Jr., sarebbe stato fantastico… ma non so se i film di
supereroi fanno per me. Non sono nelle mie corde. Non mi piacciono.
Davvero.”
Cosa sappiamo del reboot Marvel sui
Fantastici Quattro
Il film dei Fantastici
Quattro ambientato nel MCU è stato ufficialmente
annunciato durante lo scorso Investor Day 2020 di Disney. Al
momento i dettagli sul film sono scarsi: sappiamo soltanto che la
pellicola sarà diretta da Jon Watts, regista
di Spider-Man:
Homecoming, Spider-Man:
Far From Home e di Spider-Man
3, attualmente in fase di produzione. Al momento non
è stato ancora designato chi si occuperà ufficialmente di scrivere
il reboot.
Dal suo debutto in
Captain America: Il primo vendicatore, nessuno avrebbe
potuto prevedere la popolarità che avrebbe raggiunto il personaggio
di Bucky Barnes né tantomeno il ruolo chiave che
avrebbe giocato nel futuro del MCU.
In una recente intervista con
Variety, Sebastian Stan ha rivelato come ha scoperto di
aver ottenuto la parte del Soldato d’Inverno: “Era il primo di
aprile, il giorno del Pesce d’aprile. Ero sul set a lavorare su
qualcosa e mi ha chiamato un numero sconosciuto. Di solito non
rispondo mai ai numeri sconosciuti. Ho continuato a girare e poi,
un’ora dopo o forse due, ho ascoltato la segreteria telefonica… e
c’è un messaggio di Kevin Feige, il capo della Marvel. Diceva: ‘Ehi, stiamo
cercando di contattarti. Voglio solo farti sapere che ci piacerebbe
che interpretassi James ‘Bucky’ Barnes. Ci piacerebbe avere te.
Richiamami’. Fu molto disinvolto.”
Stan ha fatto il suo debutto nel
MCU in
Captain America: Il primo vendicatore del 2011, nei
panni del migliore amico di Steve Rogers. I due hanno combattuto
fianco a fianco durante la Seconda Guerra Mondiale, con Bucky che
sembrava essere morto in battaglia. Chiaramente, i fan dei fumetti
sapevano che Bucky era destinato a tornare, soprattutto quando è
stato annunciato il sequel del film, ossia
Captain America: The Winter Soldier.
La serie Loki con Tom Hiddleston è ormai alle porte. Il terzo
show ambientato nel MCU debutterà sulla piattaforma di
streaming il prossimo 9 giugno e vedrà l’attore britannico nei
panni del Dio dell’Inganno, interpretato per la prima volta in
The Avengers del 2012.
Sappiamo che nella serie Hiddleston
interpreterà una versione alternativa di Loki, dal momento che il
personaggio è ufficialmente morto per mano di Thanos in
Avengers: Infinity War (la versione che vedremo nello show
sarà quella apparsa in Avengers:
Endgame, durante un viaggio nel tempo dei Vendicatori, in
cui Loki è riuscito a fuggire con il Tesseract).
Secondo quanto rivelato da EW, la
regista di LokiKate Herron aveva organizzato un
seminario, intitolato “Loki School”, in modo che il team creativo
potesse conoscere il personaggio direttamente attraverso le parole
di Hiddleston, che durante l’incontro aveva raccontato nel
dettaglio della sua esperienza nel MCU. In quell’occasione, Owen Wilson, che interpreta Mobius nella
serie, ha chiesto a Hiddleston cosa ama di più dell’interpretazione
di Loki. La sua risposta è stata la seguente:
“Penso che sia perché ha un
range veramente ampio. Ricordo di avergli detto questo: sugli 88
tasti del piano, è capace di suonare i tasti luminosi all’inizio.
Può essere spiritoso, leggero, dopotutto è il Dio dell’Inganno, ma
può anche scendere dall’altra parte e suonare i tasti pesanti. E
laggiù può suonare degli accordi davvero profondi, che parlano di
dolore, tradimento, perdita, cuore spezzato, gelosia e
orgoglio.”
Nel frattempo,
Marvel Entertainment ha diffuso online una nuova featurette
dedicata a
Loki in cui è proprio
Tom Hiddleston a riassumere in appena 30 secondi la
storia del Dio dell’Inganno nel MCU. Potete ammirarla di
seguito:
In Grey’s Anatomy
17×16 che si intitolerà “I’m Still Standing” Levi
viene accettato nella sperimentazione del vaccino. Nel
frattempo, Amelia e Owen curano un paziente in un incidente d’auto,
e Hayes e Jo incontrano il tutore legale di Luna in un nuovo
episodio di “Grey’s Anatomy” che andrà in onda giovedì 27 Maggio su
ABC. Guest star di Grey’s Anatomy 17×16 è
Kyle Harris nel ruolo del Dr. Mason Post. Grey’s
Anatomy17 in streaming è disponibile su
Disney+.
La diciassettesima stagione di
Grey’s
Anatomy debutterà giovedì 12 novembre 2020. In
Grey’s Anatomy 17ritorneranno i personaggi
Meredith Grey (stagioni 1-in corso), interpretata da Ellen
Pompeo, Alexander “Alex” Michael Karev (stagioni 1-in
corso), interpretato da Justin
Chambers, Miranda Bailey (stagioni 1-in corso),
interpretata da Chandra
Wilson, Richard Webber (stagioni 1-in corso),
interpretato da James
Pickens, Jr., Owen Hunt (stagioni 5-in corso),
interpretato da Kevin
McKidd, Teddy Altman (stagioni 6-8, 15-in corso,
ricorrente 14), interpretata da Kim
Raver, Jackson Avery (stagione 7-in corso,
ricorrente 6), interpretato da Jesse
Williams, Josephine “Jo” Alice Wilson (stagione 10-in
corso, ricorrente 9), interpretata da Camilla
Luddington, Margaret “Maggie” Pierce (stagione 11-in
corso, guest 10), interpretata da Kelly
McCreary, Greg
Germann come Tom Koracick, Benjamin Warren
(stagioni 12-14, ricorrente 6-in corso, guest 7), interpretato
da Jason George, Andrew DeLuca
(stagione 12-in corso, guest 11), interpretato da Giacomo
Gianniotti e Caterina
Scorsone nei panni di Amelia Shepherd.
Grey’s Anatomy 17 è stato creato ed è prodotto da
Shonda Rhimes (“Scandal”, “How to Get Away with Murder”, “Station
19”). Betsy Beers (“Scandal”, “How to Get Away with Murder”,
“Station 19”), Mark Gordon (“Saving Private Ryan”), Krista Vernoff
(“Shameless”), Debbie Allen, Zoanne Clack, Fred
Einesman, Andy Reaser e Meg Marinis sono i produttori esecutivi.
“Grey’s Anatomy” è prodotto da ABC Signature, che fa parte dei
Disney Television Studios, insieme a 20th Television e Touchstone
Television.
Grey’s Anatomy 17 è stato creato ed è prodotto da
Shonda Rhimes. Betsy Beers, Mark Gordon, Krista Vernoff, Debbie
Allen, Zoanne Clack, Fred Einesman, Andy Reaser e Meg Marinis sono
i produttori esecutivi. “Grey’s Anatomy” è prodotto da ABC
Signature, che fa parte dei Disney Television Studios, insieme a
20th Television e Touchstone Television.
Nel ruolo del giustiziere in cerca
di vendetta si è solitamente abituati a vedere personaggi maschili.
Da Bruce Willis in Il giustiziere della notte
a Liam Neeson in Io vi troverò. Ecco perché
nel momento in cui a ricoprire tale ruolo è una donna il progetto
acquisisce un certo fascino da novità in più. Specialmente se
l’attrice protagonista è una carismatica personalità come
Jodie Foster. La premio Oscar è infatti stata
interprete nel 2007 del thriller Il buio
nell’anima, che la vede intenta a cercare vendetta
per un torto subito. Un’opera cruda e dura che a suo modo riflette
una volta di più sulla fragilità umana.
Diretto dal premio Oscar
Neil Jordan, celebre per i film La moglie del
soldato e Intervista col vampiro, Il buio
nell’anima non è infatti solo un classico revenge
movie, bensì un vero e proprio thriller psicologico. Si scava
a fondo nella mente e nell’animo della protagonista, donna
qualunque costretta da sé stessa ad azioni impensabili. Attraverso
una serie di azioni altrettanto criminose lei va ricercando
giustizia, se mai questa sia possibile da ottenere. Tra dubbi,
fragilità e istinti primordiali si sviluppa così una vicenda
particolarmente tesa, che spinge lo spettatore a mettersi nei panni
della protagonista, chiedendosi cosa avrebbe fatto al suo
posto.
Accolto in sordina al momento della
sua uscita, il film ottenne un successo inferiore rispetto a quello
che avrebbe meritato. Si tratta infatti di un’opera che dimostra
come questo non sia un genere esclusivo del maschile, contenendo al
suo interno una serie di elementi che contribuiscono a renderla
ancor più unica. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Il buio nell’anima: la trama del film
La vicenda del film si svolge nella
città di New York, dove Erica Bain è una
conduttrice radiofonica di successo, conduttrice del programma
“Street Walk”, dove manda in onda i rumori della città per farne
scoprire la loro bellezza, che il più delle volte passa
inosservata. Un po’ per lavoro un po’ per piacere, Erica è dunque
solita fare lunghe passeggiate, alla ricerca di ogni angolo della
città da cui poter essere ispirata. Il più delle volte accanto a
lei vi è anche il suo amato fidanzato David, con
il quale progetta di sposarsi molto presto. I loro sogni d’amore e
la pace della donna verranno però spezzati proprio durante una
passeggiata a Central Park.
Aggrediti da una banda di balordi,
Erica finisce in coma per il trauma riportato, mentre David muore.
Guarita dalle ferite del corpo, ma non da quelle dell’anima, Erica
inizia a prendere consapevolezza di quanto accaduto. Profondamente
sconvolta, sente nascere in lei un forte desiderio di vendetta che
la spingerà a voler fare giustizia tanto per sé quanto per chi non
riceve la giusta protezione. Procuratasi una pistola, diventa
dunque una vigilante, attirando però l’attenzione del detective
Sean Mercer. Mentre quest’ultimo è sulle sue
tracce, Erica dovrà capire se ciò che sta facendo è giusto o se si
sta trasformando a sua volta in un mostro.
Il buio nell’anima: il cast del film
Come anticipato, ad interpretare il
ruolo della protagonista vi è l’attrice premio Oscar
Jodie Foster, la quale
da subito si disse interessata ad un personaggio femminile che
invece di diventare una vittima decide di esternare la propria
rabbia. Per il film ha ricevuto un compenso di 15 milioni di
dollari, il più alto da lei ottenuto nel corso della sua lunga
carriera. L’attrice contribuì poi molto alla riscrittura del
personaggio, suggerendo per lei di essere una speaker radiofonica
invece che una semplice giornalista. L’abitudine di Erica di
registrare i suoni della città è altrettanto stata un’idea della
Foster, che per prepararsi ha fatto lunghe passeggiate per New York
al fine di calarsi meglio nella mentalità del personaggio e
nell’ambiente circostante.
Allo stesso tempo, l’attrice ha
approfondito gli effetti del disturbo da stress post traumatico,
riportandoli nella propria interpretazione. Questa, particolarmente
intensa, le ha fatto ottenere una nomination ai Golden Globe come
miglior attrice in un film drammatico. Accanto a lei, nei panni del
fidanzato David vi è l’attore NaveenAndrews. Sono poi presenti le attrici Mary
Steenburgen nei panni di Carol e Zoë Kravitz in quelli
di Chloe. Terrence Howard è
invece il detective Sean Mercer, un ruolo per cui si è preparato
avendo come consulente personale il veterano della sezione omicidi
di New York Neil Carter.
Il buio nell’anima: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Il buio
nell’anima è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play e Apple
iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui
guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di giovedì 20 maggio alle ore
21:00 sul canale Iris.
È stato uno dei
calciatori più amati d’Italia, ha portato con onore e fierezza la
maglia azzurra, insieme a quella della Juventus e di altre squadre
del campionato di Serie A, ma la sua carriera, seppure gloriosa,
sembra ruotare ancora oggi intorno ad un solo rigore sbagliato. Lui
è Roberto Baggio e quel rigore è quello calciato
al Brasile nella notte dell’esteta del ’94 quando l’Italia perse la
finale della Coppa del Mondo di Calcio.
Il
Divin Codino, nuovo film Netflix in collaborazione con Mediaset, racconta il
Baggio uomo e sembra far ruotare tutta la sua storia intorno a
quell’unico rigore calciato alto in un’intera carriera. Non perché
fosse rappresentativo di un fallimento, ma perché la carriera e
Robi è sempre stata caratterizzata da sfide, e infatti il claim del
film recita “E’ come ti rialzi che ti rende un campione”.
E Baggio ne sa molto di rialzarsi e riprendere a lottare. Ma come
mai anche dopo tanti anni quel rigore sbagliato continua a
pesare?
“Quel rigore non si cancella”
“Il discorso del
rigore non sarà mai archiviato – spiega Roberto
Baggio, in collegamento Zoom per la presentazione del film
– il Mondiale era il mio sogno calcistico e non posso metterlo
da parte, perché sono stato io a dare il colpo di grazia a quella
finale. L’ho vissuto malissimo perché l’ho rincorso e sognato di
vincerlo per milioni di notti, poi la realtà è stata quella a cui
non avevo mai pensato. E’ un errore che non cancelli”.
A dare corpo e voce a
Roberto Baggio nel film diretto da Letizia
Lamartire è Andrea Arcangeli che lavora
bene sulla mimesi fisica e che ha confessato: “E’ un ruolo che
ti ricopre di responsabilità, ci si sente più pesanti di 100 chili,
pensi che nessuno possa fare Baggio, ero scettico, invece c’era
molto coinvolgimento emotivo sul progetto e mi sono fatto
trascinare. Ho lavorato sulla fisicità, sull’accento, abbiamo
dovuto muoverci dentro a certi paletti per dare credibilità alla
sua vita, altrimenti sarebbe stata un’imitazione. Ho messo del mio
e rubato qualcosa da Roberto, che è stato fondamentale. Lui stesso
mi ha scaricato della responsabilità di interpretarlo, mi ha solo
detto, viviti questa esperienza, vivi l’occasione. Baggio è
stato la chiave per farmi capire cosa prendere di questa
esperienza”.
E sembra che il diretto
interessato sia stato molto felice dell’interpretazione di
Arcangeli: “Credo che Andrea abbia fatto questo percorso con
grande passione e sono grato alla produzione per aver fatto un
lavoro incredibile che mi rende felice. Io e mia moglie (nel
film interpretata da Valentina Bellè) abbiamo
cercato di dare loro il maggior supporto possibile, raccontando in
maniera semplice la nostra vita. Anche se non dovrei essere io a
giudicarlo, mi sembra molto reale, racconta di episodi
successi davvero, che hanno fatto parte della mia vita. Abbiamo
anche trascorso dei giorni insieme per farci conoscere, diverse
volte siamo stati anche sul set e leggevo loro le battute del
copione”.
Più che la carriera
sportiva per club, Il
Divin Codino rappresenta le tappe della vita di
Roberto Baggio attraverso il calcio, e
principalmente la sua storia d’amore con la maglia azzurra, come
spiega la regista, una storia d’amore che scandisce tutti e tre gli
atti del film. Ma la cosa che sembra essere stata una costante
nell’esperienza calcistica di Baggio è la sfortuna, gli infortuni
alla vigilia di momenti importanti. Baggio, da buddista convinto,
parla di karma: “Il mio karma è dover combattere ogni volta che
mi avvicino a qualcosa che desidero, all’inizio era difficile, poi
il buddismo mi ha aperto il mondo, questa è la missione di questa
mia vita e lo faccio con serenità. E’ una difficoltà, è sempre
stato così, una volta mi pesava, oggi combatto”.
Ma Roberto
Baggio non è solo impegno, lavoro e dedizione, è anche un
uomo garbato e simpatico, che ha condiviso con il pubblico la
nascita della sua pettinatura storica, che dà anche il titolo al
film: “E’ nato per gioco, durante i mondiali del ’94 in
USA. In hotel c’era una cameriera di colore con delle treccine
molto belle e parlando con lei, mi propose di farle anche io.
Così ha iniziato a farmi le treccine. Quando mi sono cresciuti
i capelli, per non avere impiccio durante le partite, li ho
legati”.
Il regista Gianluca
Jodice e i protagonisti Francesco Patané
e Sergio Castellitto raccontano Il cattivo poeta, il film sugli ultimi anni
della vita di D’Annunzio, in sala dal 20 maggio.
Il film racconta l’inverno della
vita del grande poeta e il tramonto di una nazione intera alle
porte della seconda guerra mondiale. Un biopic su una delle figure
chiave della storia moderna, ma poco raccontata dal nostro
cinema.
IL CATTIVO POETA è prodotto
da Matteo Rovere e Andrea Paris,
una coproduzione italo francese Ascent Film e
Bathysphere con Rai Cinema. Nel cast, tra gli
altri, Francesco Patanè, Tommaso
Ragno e Clotilde Courau.
Un Nosferatu dentro al
suo mausoleo-castello, così Gianluca Jodice definisce il suo D’Annunzio,
alla fine della sua vita, di fronte ai suoi fantasmi e alle sue
disillusioni, il
cattivo poeta condannato all’oblio dal trentennio
fascista e ora raccontato per la prima volta al cinema, da oggi in
sala.
La recensione de Il
cattivo poeta non può esulare dalla precisazione che
si tratta di un’opera prima, un biopic prodotto da Matteo
Rovere e Andrea Paris e che si fa carico
di raccontare gli ultimi due anni di una personalità che si studia
a scuola na della quale la Storia ha consegnato un’immagine
viziata, specialmente rispetto all’ascesa del fascismo in
Italia.
Ambientato tra il 1936 e
il 1938, Il
cattivo poeta coglie D’Annunzio in esilio volontario
nel suo Vittoriale, la monumentale residenza che si costruì intorno
a memoria della sua turbolenta e vivacissima vita, dopo l’esito
disastroso dell’impresa di Fiume. Simpatizzante della prima ora del
fascismo, il Vate si allontana molto presto dagli intenti di
Mussolini, vedendo sotto una pessima luce l’alleanza con quel
“nibelungo che si trucca come Charlot”. Proprio per questa sua
serpeggiante dissidenza, il regime decide di inviare al Vittoriale
Giovanni Comini, giovane federale neo eletto a Brescia e
fedelissimo agli ideali dei partito, che sposa nella speranza di
un’Italia migliore per tutti i suoi abitanti. Una fede cieca e
ingenua, la sua, ma spinta dalle migliori intenzioni. L’incontro
tra D’Annunzio e Comini è il cuore del film.
Jodice firma anche la
sceneggiatura, compiendo un lavoro certosino di ricostruzione
filologica, che si basa su lettere, diari e testimonianze scritte
di quelli che hanno vissuto gli eventi in prima persona. Questa
ricerca così puntuale ha portato alla realizzazione di una
sceneggiatura rigorosa che è la partitura su cui attori e regista
stesso danzano all’interno di recinti definiti che lasciano però
spazio alle interpretazioni e agli sguardi.
Un Castellitto monumentale
Sergio Castellitto e la sua interpretazione
efficace e asciutta è il blocco di granito intorno al quale si
costruisce tutto il film e al quale si appoggia anche
Francesco Patané, vera e propria rivelazione del
film. Il suo Giovanni Comini restituisce tutta la giovinezza, la
bellezza, le speranze e l’ingenuità di un idealista che riesce ad
affacciarsi al mondo con l’animo aperto e accogliente. Ed è proprio
questa caratteristica del federale che lo renderà ricettivo al
dissenso d’annunziano. La sua purezza lo guiderà verso
l’accoglienza di ciò che è giusto e di ciò che è bello, portandolo,
poco per volta, a discostarsi dagli ideali che tanto amava. A pochi
mesi dalla morte del Vate venne infatti allontanato dal partito
fascista.
L’incontro trai due
protagonisti non è solo ideologico e politico, ma anche
esistenziale: un giovane che ha davanti “più futuro che passato”
irrompe in un mausoleo, un monumento ad una vita passata, un sito
archeologico in cui è un pesce fuor d’acqua e di scontra con un
vecchio, di quelli che “amano solo la loro sopravvivenza”, che non
può non essere invidioso di quella giovinezza, ma che in parte la
guarda anche con tenerezza e affetto, perché rappresenta quella
fase della vita in cui l’entusiasmo fagocita anche il lume della
ragione, prima che la guerra si riveli brutta per com’è.
Comini diventa il Jonathan
Harker che si fa benignamente vampirizzare dal vecchio, misterioso
e affascinante Dracula, pur senza soccombere alle sue lusinghe ma,
al contrario del personaggio di Stoker, attingendo da lui nuova
energia vitale per cambiare il proprio destino.
Ottimo esordio per Gianluca Jodice
La regia di Gianluca
Jodice è come la sua scrittura, asciutta ed efficace, capace di
cogliere i momenti senza fronzoli, alla ricerca di una
riabilitazione della figura di D’Annunzio, o almeno di un riscatto
per quell’impegno pubblico storicamente condannato, ma che seppe
prendere le distanze da Mussolini e dalla sua politica estera, quel
Mussolini che nel film è poco più di una figurina, un ometto
tronfio e grassoccio che resta sempre in silenzio e di profilo,
molto più minaccioso e presenta nella sua raffigurazione che nella
sua stessa presenza fisica.
Ne Il
cattivo poeta un ruolo importantissimo è rivestito
dalla scenografia, prima di tutto perché è principalmente reale, il
film è stato girato al Vittoriale, quindi nei luoghi reali di
D’Annunzio, ma anche perché la fedeltà linguistica del film trova
risposta nella fedeltà scenica, nel fatto che ogni ambiente, ogni
oggetto d’arredo è, tutt’oggi, una manifestazione di una volontà e
di una personalità fortissime, invadenti ed esuberanti, un
testamento che si associa alla mole di opere meravigliose e
terribili che il vizioso e nonostante questo illustre Vate ci ha
tramandato.
Il
cattivo poeta è un biopic sontuoso nella
ricostruzione, filologico rispetto allo spirito d’annunziano, nella
scelta degli interpreti e delle loro misurate e vibranti
performance, nella regia essenziale e sapiente, sebbene d’esordio,
nelle scenografie fotografate da Daniele Ciprì, spoglie terrene di
una personalità senza tempo.
Comedians,
il nuovo film scritto e diretto dal Premio Oscar Gabriele
Savatores, prodotto da Indiana Production con Rai Cinema
con il sostegno del MiC, esce nelle sale cinematografiche di tutta
Italia da giovedì 10 giugno distribuito da
01Distribution. Comedians è una riflessione sul senso
stesso della comicità nel nostro tempo, affrontando temi di
assoluta attualità. Il film è fedelmente tratto dalla celebre pièce
teatrale di Trevor Griffiths, opera
premiatissima alla fine degli anni Settanta.
Ecco il poster di Comedians
Sei aspiranti comici stanchi
della mediocrità delle loro vite, al termine di un corso serale di
stand-up si preparano ad affrontare la prima esibizione in un club.
Tra il pubblico c’è anche un esaminatore, che sceglierà uno di loro
per un programma televisivo.Per tutti è la grande
occasione per cambiare vita, per alcuni forse è l’ultima. Le
esibizioni iniziano e ogni comico sale sul palco con un grande
dilemma: rispettare gli insegnamenti del proprio maestro, devoto a
una comicità intelligente e senza compromessi o stravolgere il
proprio numero per assecondare il gusto molto meno raffinato
dell’esaminatore? O forse cercare una terza strada, di assoluta
originalità?
Nel cast di Comedians
la coppia comica Ale e Franz, Natalino
Balasso, Marco Bonadei, Walter Leonardi,
Giulio Pranno, Vincenzo Zampa e con la
partecipazione straordinaria di Christian De
Sica.
Ha detto Gabriele
Salvatores, intervenuto con un videomessaggio alle
Giornate Professionali di Cinema “Reload”: “Stavo preparando le
valigie perché dovevo partire… quando ho ricevuto una bellissima
proposta da Paolo del Brocco, Luigi Lonigro e Indiana Production,
una di quelle proposte che come si dice in un film famoso: ‘non si
possono assolutamente rifiutare’. Come tutti voi ho la voglia e la
speranza di ritornare il prima possibile in sala a vedere i film
sul grande schermo. Per me le sale sono l’anima del cinema ed ecco
perché sono molto felice di mettere a disposizione delle sale, del
pubblico e del progetto di ripartenza, giustamente tanto sostenuto
dal Ministro Franceschini, il mio ultimo film, girato in piena
pandemia. Il film si chiama Comedians, comici. Ci recitano
Christian De Sica, Ale e Franz, Natalino Balasso e altri attori
bravissimi che presto diventeranno famosi, anche se ora non li
conoscete. Vi comunico con gioia quindi, che il mio film sarà in
sala da giovedì 10 giugno e spero vi terrà compagnia per tutta
l’estate. Sono molto, molto felice. Buon cinema a tutti, e buona
visione.”
Marco Cohen
(Indiana Production) dichiara: “Quando girammo questo film in
piena pandemia, pensavo quanto fosse grande il privilegio di
riuscire a lavorare e di mantenere il lavoro anche in periodi così
terribili.
Dopo il successo di
Fairy Tale, Ascanio
Malgarini e Christian Bisceglia provano a
bissare con il nuovo horror CruelPeter, prodotto da Armosia,
Taadaaa Entertainment,
Makinarium, Smart Brands Group e Rai
Cinema, in collaborazione con Regione
Siciliana, Sicilia Film Commission,
Regione Lazio e Voltage Pictures.
Quest’ultima ha curato la vendita internazionale. Il film infatti è
stato acquistato in più di 60 paesi. Dal 21 maggio arriva in
esclusiva su RaiPlay.
La trama di Cruel
Peter
Messina, 1908. Peter Hoffmann,
Aran Bevan, è un bambino di tredici anni, unico
erede di una ricchissima famiglia inglese, che vive solo con la
madre da quando il padre è morto. Peter è un bambino viziato, cui
la madre perdona anche gli atti più crudeli. Egli, infatti, ama
giocare con un rasoio, sevizia gli animali, maltratta coetanei e
servitù della villa in cui vive. La sua figura è inquietante e
nessuno osa ribellarsi. Finché un giorno il ragazzo non uccide il
cane del figlio del giardiniere, Alfredo, Christian
Roberto. Questi decide di vendicarsi, chiudendo Peter in
una cassa.
Nel 2019, l’archeologo
londinese Norman Nash, Henry Douthwaite, arriva
con sua figlia, una tredicenne di nome Liz, Zoe
Nochi, orfana di madre, a Messina per fare delle
valutazioni sul restauro del cimitero inglese, situato all’interno
del Cimitero Monumentale della città. A seguito di alcuni scavi,
l’archeologo rinviene una lapide lignea con un’iscrizione che
riguarda la scomparsa di Peter, avvenuta tre giorni prima del
terremoto del 1908. Cercando di ricostruire l’accaduto, desterà
fantasmi sopiti. Anche perché sua figlia Liz, che non riesce a
rassegnarsi alla morte della madre, cercherà di mettersi in
contatto col suo spirito. Ma evocare gli spiriti è sempre un
rischio.
Messina da (ri)scoprire
grazie a Peter il crudele
Come nel precedente
Fairy Tale, Malgarini e
Bisceglia con Cruel Peter
tracciano la loro fiaba gotica attraverso un filo che lega passato
e presente, con un forte radicamento al territorio italiano e alla
sua storia. Sia esso quello pontino, come appunto nel caso del film
del 2012, che ripercorreva gli anni del fascismo, o piuttosto
quello siciliano, di Messina appunto, colpito agli inizi del secolo
dalla ferita del terremoto del 1908. Ecco che l’ambiente diventa
l’altro vero protagonista del film e i registi invitano a scoprirlo
o riscoprirlo, mettendolo in luce, paradossalmente, con le loro
atmosfere oscure. Le vedute panoramiche della città, seppure con
luci plumbee e colori desaturati dalla fotografia di Duccio
Cimatti, sono davvero suggestive, come anche le sequenze
girate all’interno del Cimitero Monumentale, con le statue che
diventano veri e propri soggetti espressivi nel film, mentre i
protagonisti camminano tra le lapidi. Lo stesso accade con il
bosco, altro elemento, stavolta naturale, che contribuisce a creare
l’atmosfera di suspense e mistero.
Un horror classico, curato
e con un respiro internazionale
L’inizio di Cruel
Peter è già eloquente in quanto a meticolosità nel
creare le ambientazioni, cura della scenografia, di Marta
Marrone, e delle musiche, di Luca
Balboni. Si comincia infatti con una sequenza in quasi
bianco/nero, con un bambino che intona una filastrocca. La sua voce
angelica e soave contrasta con le immagini di memorie inquetanti
dell’inizio del secolo scorso: vecchie foto, calpestate da uno
scarabeo di passaggio, La Domenica del Corriere, un uccello morto
con un chiodo conficcato in testa, vecchi ritagli di giornale sul
terremoto di Messina del 1908, un barattolo con api morte e una
bambola rotta. È chiaro, insomma, che i registi utilizzano in modo
disinvolto ed assai efficace il linguaggio del genere horror,
trasportando istantaneamente lo spettatore al tempo e al luogo che
intendono raccontare e incuriosendolo con una fitta aura di
mistero.
Si prosegue con la sfarzosa
villa degli Hoffman e i costumi altrettanto curati di Renzo
Iemmolo, mentre si comincia a conoscere il protagonista, i
cui atti suscitano angoscia e disgusto. Gli effetti speciali
integrati e gli effetti visivi vfx sono di Leonardo Cruciano e Nicola
Sganga. Aran Bevan nel ruolo di Peter
riesce ad essere inquietante.
Il mondo di Liz e del padre
archeologo sembra essere diverso, sebbene la ragazzina abbia una
passione per tutto ciò che è oscuro, cimiteri compresi. Appena
arrivano a Messina però, la veduta di una città oscura, grigia,
dice che presto le cose cambieranno.
Nella prima parte del film la
sceneggiatura di Christian Bisceglia è sicuramente
più avvincente, incuriosisce lo spettatore con l’intricata vicenda
della famiglia Hoffmann e glie la fa ricostruire pian piano, fino a
svelare un mistero a lungo nascosto. Nella seconda, invece, che
riguarda più da vicino la piccola Liz, l’evocazione degli spiriti e
tutto ciò che ne conseguirà, lo script è meno intrigante, ma
risponde pienamente agli stilemi del genere, con possessioni,
esorcismi e tutto ciò che appartiene al repertorio più classico
dell’horror. Malgarini e
Bisceglia gestiscono comunque il lavoro con
abilità, anche grazie alla scelta di un buon cast. Zoe
Nochi si cala con aderenza nella parte, ma accanto a lei e
ad Henry Douthwaite vi sono anche Katia
Greco, nel ruolo di Bianca, che assieme alla nonna Emma,
Aurora Quattrocchi, cercheranno di aiutare Norman
e sua figlia. Mentre Claudio Castrogiovanni, nel
ruolo di Calarco, appare e scompare al cimitero.
Cruel
Peter è un buon film di genere dal forte legame con
il territorio, che spinge alla scoperta di tesori italiani
nascosti.
I Wonder Pictures e Unipol
Biografilm Collection, in collaborazione con Fil Rouge Media,
annunciano l’uscita nelle sale cinematografiche de La
Cordigliera dei Sogni del maestro cileno Patricio
Guzmán. Dopo gli acclamati Nostalgia della luce e
La memoria dell’acqua arriva sul grande schermo giovedì 10
giugno l’opera che chiude la trilogia dedicata al Cile, terra natia
del regista che, con il suo sguardo, ne ha svelato l’anima più
profonda e nascosta.
LaCordigliera
dei sogni è stato presentato al Festival
di Cannes con grande riscontro di pubblico e critica. Assolute
protagoniste le alte cime della Cordigliera, cariche di una
moltitudine di significati simbolici, spesso contraddittori,
stratificati come la roccia. Per il regista cileno, che ha lasciato
la sua terra dopo il colpo di Stato del ’73 e non è mai tornato a
viverci, La Cordigliera dei sogni è un viaggio nel suo
passato, un ritorno nostalgico e a tratti onirico nel cuore della
sua terra. La poesia visiva del paesaggio si sovrappone alle
testimonianze dei cittadini cileni, che rivivono i loro ricordi
della dittatura di Pinochet: le voci umane si fondono con quella
silente della roccia, in un commovente grido di avvertimento alle
nuove generazioni, affinché non si rassegnino e non smettano di
sperare nel futuro.
Il film – dichiara
Guzmán – continua ad occuparsi del conflitto tra uomo,
cosmo e natura. Ma queste montagne immense, che sono il cuore del
progetto, sono diventate per me metafora dell’immutabile, di ciò
che abbiamo lasciato e di ciò che continua a vivere con noi quando
pensiamo che sia tutto perduto. Immergermi nella Cordigliera mi
consente di nuotare nei miei ricordi. Quando scruto le ripide vette
o mi tuffo nelle profonde valli, inizio un viaggio introspettivo
che rivela parzialmente i segreti della mia anima cilena.
La Cordigliera dei
sognidi Patricio Guzmán sarà nelle sale
italiane da giovedì 10 giugno con I Wonder Pictures e Unipol
Biografilm Collection.
La trilogia di Spider-Man di Sam Raimi è una delle più amate da parte dei
fan (nonostante il terzo capitolo non ricevette la medesima
accoglienza dei primi due, tant’è che la Sony decise di cancellare
il già programmato quarto film). Tuttavia, esistono alcuni buchi di
trama che forse non avete mai notato. Screen
Rant ne ha raccolti 10.
Bernard non dice a Harry la verità
Dopo gli eventi del primo
Spider-Man, Harry incolpa Spidey per la morte di suo padre
e giura vendetta. Ciò rappresenta il culmine di Spider-Man
3, quando Harry segue le orme di suo padre e diventa New
Goblin. Dopo un brutale confronto con il suo ex amico, Peter chiede
l’aiuto di Harry per salvare la loro comune amica Mary Jane, ma
Harry si rifiuta.
Il
maggiordomo di Harry, Bernard, decide quindi di far sapere a Harry
la verità su ciò che è successo a suo padre. Non ha molto senso il
motivo per cui il maggiordomo non lo abbia detto al giovane prima,
poiché ha espresso chiaramente la sua delusione nel vedere
l’ossessione di Harry consumarlo. Questa scena è stata modificata
nel taglio del produttore, ma i fan hanno dovuto affrontare il buco
di trama per 10 anni, fino a quando il taglio alternativo non è
stato rilasciato.
Lo zio Ben non porta Peter a scuola
Quando vediamo per la prima
volta Peter in Spider-Man, il giovane sta inseguendo uno
scuolabus. Apparentemente, l’autista lo ha fatto apposta ed è un
evento normale, poiché ciò accade ancora una volta più avanti nel
film. Lo zio Ben rivela di aver perso il lavoro qualche tempo
prima. Ciò fa sorgere una domanda: perché non porta Peter a scuola,
risparmiandogli l’imbarazzo di perdere l’autobus?
Vediamo che Ben non ha problemi a portare Peter in biblioteca,
quindi è chiaro non gli dispiace offrire a Peter dei passaggi.
Forse Ben non conosce nel dettaglio i guai di Peter, ma sembra
comunque essere in grado di capirlo, quindi potrebbe essere stato
in grado di dedurre che, ogni mattina, c’era qualcosa che non
andava…
Peter non si è difeso da solo
Peter è in grado di
eliminare un wrestler apparentemente imbattibile nel primo film.
Quando va a ritirare i soldi della sua ricompensa, il promotore gli
offre solo una piccola frazione della somma che avrebbe dovuto
ricevere in origine. Peter non avrebbe mai ferito l’uomo, ma non
aveva ancora i suoi principi e avrebbe potuto facilmente
minacciarlo.
Tuttavia, Peter si allontana con riluttanza e
accetta quel cattivo trattamento. Ma il promotore dice a Peter che
avrebbe potuto eliminare il rapinatore facilmente, quindi è
consapevole di ciò di cui è capace. Sollevando semplicemente l’uomo
dalla sua sedia, è probabile che avremmo avuto l’idea di ciò che
Peter poteva fare, senza contare che avrebbe avuto comunque i suoi
soldi.
La polizia non rivela l’assassino di Ben
Una delle più grandi
rivelazioni di Spider-Man 3 è il fatto che Flint Marko è
il vero assassino di zio Ben. Il capitano Stacey non lo rivelò né a
Peter né a zia May fino a quando non scappò di prigione, con Peter
che nel frattempo aveva vissuto la sua vita pensando di aver
catturato l’assassino di suo zio, per poi scoprire in seguito che
in realtà era solo un complice.
È strano che il dipartimento di
polizia abbia mantenuto questo segreto, poiché trovare il colpevole
dell’omicidio di una persona cara, per i membri di un’intera
famiglia, sembra essere una delle cose più importanti. Invece,
aspettano che l’assassino venga nuovamente liberato prima di farli
accedere a quello che apparentemente sembra essere un segreto.
Mary Jane non avverte Peter
Quando Harry recupera la
sua memoria e il suo odio per l’Uomo Ragno in Spider-Man
3, usa l’amore di Peter per Mary Jane contro di lui. Dice a
Mary Jane di fingere di rompere con Peter, con Harry che rivela al
suo amico di essere il ragazzo per cui May Jane lo sta
lasciando.
Mary
Jane avrebbe potuto facilmente dire a Peter che Harry aveva
recuperato la memoria, dando a Peter il sopravvento e l’opportunità
di fermare il piano di Harry prima che iniziasse. Invece, Mary Jane
segue il piano, lasciando Peter con il cuore spezzato,
apparentemente senza motivo.
Eddie è riuscito a farla franca con foto truccate
Spider-Man 3 ha
visto il debutto sul grande schermo di Eddie Brock, ossia Venom.
Eddie è un fotografo del Daily Bugle, che riesce a ottenere un
lavoro nello staff grazie ad alcune foto diffamatorie di
Spider-Man. Peter è in grado di rendersi conto subito che le foto
di Eddie sono solo versioni modificate delle sue, e così lo
affronta.
È strano come queste immagini siano
state modificate e pubblicate prima che qualcuno si accorgesse che
erano false. Sicuramente qualcuno al Bugle avrebbe potuto notare
che le immagini erano state modificate prima che lo scoprisse
Peter. Le foto di Spider-Man sono state un’enorme fonte di guadagno
per il giornale, quindi qualcuno avrebbe dovuto ispezionare le foto
con molta attenzione.
Peter si è smascherato da solo
Dopo l’emozionante
battaglia in treno in Spider-Man 2, Spidey si ritrova
legato a casa di Harry Osborn. Harry smaschera l’eroe e scopre la
verità. Poco dopo essere stato smascherato, Peter si libera da ciò
che lo tiene incatenato con facilità. Ciò solleva un dubbio: perché
Peter non l’ha fatto prima che Harry gli si avvicinasse?
È
stato ferito durante la battaglia, ma la scena ha mostrato che
comunque aveva abbastanza forza per liberarsi. Ciò avrebbe
risparmiato dolore al suo amico e impedito la nascita di un nuovo
nemico.
Il piano di Doc Ock
Prima dell’incidente che lo
ha portato a diventare il malvagio Doctor Octopus, Otto Octavious
voleva creare una nuova fonte d’energia basata sulla fusione. Dopo
l’incidente, vuole ancora crearla, anche se non c’è motivo. Doc Ock
ha ucciso una stanza piena di dottori e ha dimostrato di essere una
minaccia, quindi anche se avesse avuto successo non avrebbe
ottenuto alcuna ricompensa a causa dei suoi scopi malvagi.
Se
Spidey non lo avesse fermato e avesse avuto successo, la macchina
avrebbe raso al suolo gran parte della città, rendendolo ancora più
pericoloso e temuto. È strano che avrebbe affrontato quest’enorme
sforzo senza un apparente fine dei giochi.
Peter perde i suoi poteri
Uno dei punti principali
della trama di Spider-Man 2 è che Peter deve affrontare la
perdita dei suoi poteri. Si dice che ciò sia dovuto allo stress e
al suo cuore spezzato, ma la cosa non ha molto senso. Peter ha
ancora la capacità di fare ciò che è giusto, quindi è curioso che
non combatta per i suoi poteri sapendo che il Dottor Octopus è
ancora in libertà.
Peter dice a Mary Jane che non l’ama
perché è preoccupato per la sua sicurezza, ma anche dopo aver perso
i suoi poteri vuole tenerla al sicuro, quindi è inutile per lui
perdere i poteri. Peter riacquista i suoi poteri con la stessa
rapidità con cui li ha persi, con una spiegazione davvero
minima.
Gli studenti non si sono resi conto di chi era Spider-Man
Quando Peter inizia a
sentire gli effetti del morso di ragno, mette in scena un vero show
nella sua scuola. Lancia accidentalmente un vassoio al bullo di
turno, Flash Thompson, durante la prima vera esposizione della sua
ragnatela, di fronte all’intera scuola. Tutti nella caffetteria
vedono il vassoio collegato a Peter con una ragnatela, mentre il
ragazzo esce dalla stessa.
In seguito, Flash affronta Peter in
una lotta che l’apparentemente debole Parker è in grado di vincere
con estrema facilità. La grande folla di studenti non si interroga
mai su come sia in grado di farlo. Quando Spider-Man si fa vivo,
poco dopo che Peter si è laureato, si potrebbe pensare che almeno
uno studente realizzerebbe che Peter e Spider-Man sono la stessa
persona… ma a quanto pare, non è così.
Il network americano CBS ha diffuso
il trailer di Ghosts ,
la nuova serie tv con protagonisti con Rose McIver e Utkarsh
Ambudkar.
Ghosts, la serie tv
Ghosts
è la nuova serie tv americana creata da Joe Port e Joe Wiseman e
basata sul format UK della BBC.
La serie è una commedia a
telecamera singola sull’allegra giornalista freelance Samantha
(Rose McIver) e lo chef emergente Jay (Utkarsh Ambudkar), che
gettano al vento cautela e denaro quando decidono di convertire
un’enorme tenuta di campagna fatiscente che hanno ereditato in un
bed & breakfast, solo per scoprire che è abitato dai molti spiriti
dei residenti deceduti che ora lo chiamano casa.
Le anime dei defunti sono un gruppo
affiatato ed eclettico che include un impertinente cantante lounge
dell’era del proibizionismo, un pomposo miliziano del 1700, un
hippie degli anni ’60 appassionato di allucinogeni, un leader delle
truppe scout degli anni ’80 eccessivamente ottimista, un
esploratore vichingo ossessionato dal merluzzo 1009, un brillante
fratello finanziario degli anni ’90, un nativo sarcastico e
spiritoso del 1500, e una donna di società e moglie di un barone
rapinatore del 1800 che è l’antenato di Samantha, solo per citarne
alcuni. Ad aumentare l’ansia degli spiriti per i cambiamenti in
arrivo nella loro casa c’è la consapevolezza che Samantha è la
prima persona dal vivo che può vederli e ascoltarli.
Lo scorso settembre abbiamo appreso
la notizia che Herny Joost e Ariel
Schulman, registi di
Project Power, sono stati scelti per dirigere
Nemesis, il film basato sulla controversa serie a
fumetti di Mark Millar e Steve
McNiven, in cantiere ormai da diversi anni.
All’epoca avevamo anche appreso che
sarebbe stata Emerald Fennell (regista di
Una donna promettente, film vincitore dell’Oscar 2021 alla
migliore sceneggiatura originale) a scrivere l’adattamento per il
grande schermo. Ora, è stato proprio Millar, durante un’intervista
con Forbidden Planet TV, ad
aggiornare in merito al progetto.
“Emerald Fennell, che ha da poco
vinto un Oscar alla migliore sceneggiatura grazie a Una donna
promettente, ha appena consegnato l’ultima bozza della
sceneggiatura di Nemesis”, ha spiegato Mark
Millar. “È estremamente interessante, soprattutto dopo
lo sviluppo iniziale del film che era stato affidato al compianto
Tony Scott e che aveva stabilito alcune idee visive davvero
sorprendenti.”
Emerald Fennell è
stata anche scelta per scrivere
Zatanna per la Warner Bros., quindi Nemesis
non rappresenta la sua prima incursione nel mondo dei fumetti.
Tuttavia, pare che l’adattamento avrà poco in comune con il
materiale originale, poiché dovrebbe raccontare la storia di un
ingegnere dalla mente brillante che assiste ad un brutale omicidio
da parte del Presidente degli Stati Uniti; l’uomo unirà le forze
con un vigilante per abbattere il Presidente e il suo governo
corrotto.
La storia del
Nemesis originale di Mark Millar,
invece, ricorda molto quella di Batman e ruota intorno a Matt
Anderson, un miliardario che lotta contro la polizia per vendicare
la morte dei sui genitori. Ricordiamo che l’adattamento
cinematografico verrà prodotto e distribuito da Netflix.
La produzione di Black
Adam è finalmente iniziata e ora una nuova
descrizione dal set del film potrebbe aver rivelato il look che
Hawkman, il personaggio interpretato da Aldis Hodge, sfoggerà nel film.
Secondo quanto riportato da
Murphy’s Multiverse, infatti, nel film vedremo lo Star Cruiser
di Hawkman, appartenente alla tecnologia Thangariana. La
descrizione della nave conferma quindi che anche nel DCEU verranno
mantenute le origini aliene dell’eroe.
“È elegante… ha un aspetto
curvo”, si legge nel report della fonte. “Una zona salotto
circolare rialzata nella parte posteriore e una grande serie di
lunghe luci rosse che si incurvano dalla parte posteriore fino al
soffitto. C’è una zona medica (un letto reclinabile con alcuni
strumenti intorno) e qualcosa che assomiglia ad un bar con sedie di
classe. Il simbolo Hawkman in oro è sul pavimento, al centro.
Inoltre, uno dei corridoi presenta il logo di Hawkman in rosso
acceso, alla fine.”
Nel film potrebbe essere l’intera
Justice Society ad utilizzare la nave, ma l’inclusione dello Star
Cruiser indica che la versione di Hawkman di Black
Adam sarà quella dell’ufficiale di polizia alieno
della Silver Age della DC. Durante quell’epoca, Katar Hol (Hawkman)
e Shayera Hol (Hawkgirl) arrivarono sulla Terra per arrestare un
criminale in fuga: questo potrebbe spiegare l’assenza del
personaggio nel film (nonostante in passato si era parlato di uno
possibile coinvolgimento).
Dopotutto, se i due si sono separati
all’atterraggio, è possibile che Hawkman abbia trascorso anni alla
ricerca di Hawkgirl. In alternativa, Katar potrebbe non essere
stato in grado di tornare a casa se la nave aveva bisogno di essere
riparata, con Shayera che potrebbe benissimo aspettarlo su Thanagar
(in questo modo, il personaggio potrebbe essere introdotto in un
eventuale sequel o in uno dei progetti futuri del DCEU).
Tutto quello che sappiamo su Black Adam
Il cast completo di Black
Adam, oltre a Dwayne
Johnson nei panni dell’anti-eroe del titolo, annovera
anche Noah Centineo (Atom
Smasher), Quintessa
Swindell (Cyclone), Aldis
Hodge (Hawkman) e Pierce
Brosnan (Doctor Fate). Insieme a loro ci saranno
anche Sarah Shahi, che interpreterà Isis,
e Marwan Kenzari, che sarà invece
l’antagonista principale (anche se il personaggio non è stato
ancora svelato).
Black
Adam, che sarà diretto da Jaume
Collet-Serra (già dietro Jungle
Cruise, sempre con Johnson), ha dovuto far fronte a non
pochi problemi durante il suo travagliatissimo sviluppo. Inoltre,
la pandemia di Coronavirus ha ulteriormente complicate le cose e
costretto la produzione del film all’ennesimo rinvio. L’uscita del
film nelle sale americane è fissata per il 29 luglio 2022.
Il progetto originale della Warner
Bros. su Shazam!aveva
previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua
nemesi, Black Adam appunto, una soluzione esclusa dalla
sceneggiatura per dedicarsi con più attenzione al protagonista e
alla sua origin story. A quanto pare, il film su
Black
Adam dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei primi
anni duemila.
Il 2021 segnerà il debutto ufficiale
di Salma
Hayek nel MCU. L’attrice, infatti, è tra i
protagonisti de Gli
Eterni, l’attesissimo film dei Marvel Studios che sarà diretto da
Chloé Zhao (vincitrice dell’Oscar 2021 come
miglior regista per
Nomadland) e che arriverà nelle sale a
novembre.
In una recente intervista con
Variety, l’attrice messicana ha avuto modo di riflettere
proprio sulla possibilità di aver recitato in un cinecomic,
occasione che la stessa non credeva possibile a causa della sua
età. “Non mi è mai passato per la testa di poter entrare a far
parte di un film Marvel. È stato uno shock assoluto,
perché credevo che quel treno fosse ormai passato per me”, ha
spiegato Salma
Hayek. “Poi, all’improvviso, ho ricevuto una
chiamata: ‘Vogliono parlarti di un nuovo franchise’. Non ci potevo
credere… è difficile ottenere il ruolo di un eroe in un film
d’azione se sei messicano. Lo è ancora di più se sei messicano e
sei una donna. Pensavo mi stessero prendendo in giro, perché mai
avrei pensato di ottenere la parte, essendo una donna messicana
della mia età. Sono stato uno dei primi membri del cast ad essere
scelto, quindi ho dovuto tenere la bocca chiusa per tantissimi
mesi. Non potevo parlarne con nessuno. Non vedevo l’ora che
arrivasse il giorno in cui finalmente avrei potuto
parlarne.”
Nel corso della medesima intervista,
l’attrice ha anche rivelato per la prima volta di aver avuto il
Covid e di aver deliberatamente tenuto segreta la gravità dei suoi
sintomi. L’attrice ha spiegato di aver sofferto di insufficienza
respiratoria, di avuto bisogno dell’ossigeno e di aver trascorso
circa sette settimane isolata in una stanza della sua abitazione.
“Il mio medico mi ha pregato di andare in ospedale perché la
situazione era veramente grave”, ha raccontato l’attrice.
“Ma io gli risposto: ‘No, grazie. Preferirei morire a
casa’.”
Per fortuna, Salma
Hayek ora è completamente guarita ed è tornata a
lavorare all’inizio di quest’anno (di recente l’attrice è stata
impegnata sul set di House
of Gucci, il nuovo film di Ridley Scott girato in Italia e incentrato
sull’omicidio dell’imprenditore Maurizio Gucci, ex presidente
dell’omonima casa di moda). Tuttavia, ha rivelato alla celebre
rivista che “non ha ancora recuperato l’energia che aveva una
volta.”
Gli Eterni, diretto
da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina
Jolie (Thena), Richard
Madden (Ikaris), Kit
Harington (Black Knight), Kumail
Nanjiani (Kingo), Lauren
Ridloff (Makkari), Brian Tyree
Henry (Phastos), Salma
Hayek (Ajak), Lia
McHugh (Sprite), Gemma
Chan (Sersi) e Don
Lee (Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12
febbraio 2021.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, il
cinecomic includerà nel MCU gli esseri
superpotenti e quasi immortali conosciuti dai lettori come Eterni e
i mostruosi Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come
Celestiali. Le fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood
Reporter che un aspetto della storia riguarderà la storia d’amore
tra Ikaris, un uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi,
eroina che ama muoversi tra gli umani.
Nonostante il film presenti una
carrellata di personaggi DC che non sono mai apparsi sul grande
schermo prima d’ora, è innegabile che i fan dell’universo condiviso
non vedano l’ora di vedere The Suicide
Squad di James Gunn anche – e soprattutto – per il
ritorno di Margot Robbie nei panni di Harley Quinn.
L’attrice candidata all’Oscar ha
interpretato per la prima volta il personaggio in Suicide Squad e, alcuni anni dopo, in
Birds of Prey. Nel film di Gunn, la Mattacchiona unirà le
forze con una nuova Task Force X e, stando alle prime immagini
ufficiali, sembrano che il personaggio incarnerà uno stile molto
diverso dalle precedenti iterazioni. James Gunn ha parlato spesso del suo amore per
Harley Quinn, e in un recente speciale di
AP dedicato ai film più attesi dell’estate, sono emerse alcune
interessanti dichiarazioni del regista in merito a ciò che dovremmo
aspettarci dal film.
Nello specifico, il regista e
sceneggiatore ha parlato delle spiccate doti fisiche di Margot Robbie, cosa che lo ha portato a
scrivere appositamente per l’attrice “la più grande scena d’azione
che vedrà coinvolta Harley Quinn”. “Margot può fare qualsiasi
cosa”, ha spiegato Gunn. “O meglio, credevo potesse fare
qualsiasi cosa. Perché un giorno ha dovuto cantare e le ho detto:
‘Beh, puoi fare tutto, tranne questa cosa’. Ma è davvero una grande
attrice. Incarna realmente lo spirito del personaggio. Il suo lato
comico, il suo lato drammatico… fisicamente, poi, è una vera atleta
ed è in grado di fare qualsiasi stunt in maniera aggraziata,
rendendo tutto magnifico e bellissimo.”
Poi ha aggiunto: “Proprio per
questo, ho scritto per Margot la più grande scena d’azione che
abbia mai coinvolto il personaggio di Harley Quinn, ed è stato
incredibilmente divertente lavorarci, sotto ogni aspetto… dal
lavoro con gli stuntman al lavoro con lei. Probabilmente, si tratta
dei quattro minuti di film più divertenti che abbia mai girato in
vita mia.”
“Benvenuti all’inferno, ossia a
Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli
Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori
supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi
all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico
del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui
Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2,
Savant, King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita
di tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla
remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova
grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di
guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search
and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del
governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei
sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa
falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un
compagno di squadra o della stessa Waller).”
La
Snyder Cut di Justice
League è uscita su HBO Max lo scorso marzo, dopo che i
fan hanno trascorso anni ad implorare la Warner Bros. per la sua
distribuzione, attraverso l’hashtag #ReleaseTheSnyderCut.
Ora, quegli stessi fan vorrebbero
vedere l’intero SnyderVerse sul grande schermo (è stato infatti
lanciato anche l’hashtag #RestoreTheSnyderVerse), e chissà che la
stessa sorte non possa toccare anche a Sucker Punch…
In una recente intervista con
Vanity Fair, infatti, è stato proprio Zack Snyder a confermare che quella uscita al
cinema nel 2011 non è la versione originale del film, quella che
lui avrebbe voluto realizzare, e che spera che la Warner Bros.
possa far uscire il taglio originale prima o poi.
“Sucker Punch è stata la prima
volta in cui ho davvero affrontato una vera ristrutturazione
radicale del film per renderlo più commerciale”, ha spiegato
il regista. “E c’è una Director’s Cut di quel film che deve
ancora essere distribuita. Lo dico ad alta voce.”
All’epoca dell’uscita in sala,
Sucker Punch non venne accolto bene né dalla
critica né dal pubblico: in particolare, gli addetti ai lavori non
apprezzarono la rappresentazione sessualizzata dei personaggi
femminili. Adesso, Zack Snyder ha affrontato la questione
nell’intervista, sostenendo di essere sempre stato pronto a
criticare il tipo di sessismo che era stato accusato di
rappresentare.
“È un film di protesta sotto
molti punti di vista. È un film sul genere”, ha detto Snyder.
“All’epoca mi è stato chiesto: ‘Perché hai vestito le ragazze
in quel modo?’. E io rispondevo sempre: ‘Non le ho vestiti così, tu
l’hai fatto’. In un certo senso, l’ho sempre visto come un atto
d’accusa nei confronti della cultura popolare. Penso che all’epoca
fui criticato perché il film sembrava l’opposto… una sorta di sfogo
sessista. La verità è che è stato divertente realizzarlo. Mi piace
ancora oggi.”
Il film dedicato a
Batgirl, ormai in cantiere alla Warner Bros. da
diverso tempo, torna finalmente all’attenzione del popolo del web.
Come apprendiamo da
THR, infatti, il film è stato affidato a Adil El
Arbi e Bilall Fallah, registi di
Bad Boys for Life.
Secondo la fonte, il duo ha
ufficialmente chiuso un accordo con lo studio per occuparsi della
regia del cinecomic. In base a quanto riferito, il film non uscirà
al cinema, ma arriverà direttamente sulla piattaforma di streaming
HBO Max. Al momento non sappiamo se i piani potrebbero cambiare,
permettendo così al film di arrivare successivamente anche nelle
sale.
Christina Hodson,
che ha scritto lo spin-off Bumblebee e che ha lavorato
anche ai film DC Birds of Prey e The
Flash, ha scritto la bozza più recente della
sceneggiatura. “Con Batgirl, speriamo di condurre il pubblico
in un viaggio divertente. L’obiettivo è mostrare loro un lato
diverso di Gotham”, ha detto il produttore Kristin
Burr. “La sceneggiatura di Christina è piena di
spirito. Adil e Bilall hanno un’energia talmente viva che è quasi
contagiosa, cosa che li rende i registi perfetti per questo nuovo
progetto sull’universo di Batman. Sono semplicemente entusiasta di
poter far parte dell’universo DC. È fantastico.”
In origine, Batgirl
doveva essere diretto da Joss Whedon, regista di
The Avengers e Avengers:
Age of Ultron, nonché della versione cinematografica di
Justice
League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di
abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a
“decrifrare la storia”.
Per quanto riguarda Adil El
Arbi e Bilall Fallah, dopo il successo di
Bad Boys for Live, che ha rivitalizzato a distanza di
molti anni il franchise di Bad Boys inaugurato negli anni
’90, il duo si è occupato anche della regia di alcuni episodi
dell’attesa serie
Ms. Marvel, in arrivo su Disney+.
Nell’universo Marvel, l’Antico potrebbe essere
definito come uno stereotipo, quindi nessuno può davvero incolpare
i Marvel Studios per aver cercato di fare
qualcosa di diverso con il personaggio in Doctor
Strange.
Tilda Swinton, un’attrice bianca, è stata
scelta per interpretare una versione femminile dello Stregone
Supremo. All’epoca il suo casting fu oggetto di whitewashing, e ora
il boss della Casa delle Idee, Kevin Feige, ha
affrontato la controversia ammettendo di aver commesso un errore
portando l’Antico in quella direzione.
“Pensavamo di essere così
intelligente e all’avanguardia”, ha detto Feige a
Men’s Health, la cui cover del nuovo numero ha come
protagonista Simu Liu, star dell’attesissimo
Shang-Chi e la Leggenda dei Diedi Anelli.
“Non cadremo nel cliché dell’asiatico vecchio e saggio. In
realtà è stato un campanello d’allarme. Ci ha spinto a pensare:
‘Aspetta un attimo, forse poteva esistere un altro modo per non
cadere nel cliché e scegliere comunque un attore asiatico?’ La
risposta è ovviamente sì.”
I Marvel Studios avevano ovviamente
buone intenzioni, ma questa è di certo un’esperienza da cui hanno
imparato tanto, che potrebbe anche spiegare perché in
Shang-Chi vedremo Wenwu nei panni del Mandarino, e non
quello dei fumetti, ossia Fu Manchu. Parlando di quel film, Feige
ha poi spiegato perché quel franchise sarà la chiave per entrare
davvero nella Fase 4 del MCU.
“Una volta portata a conclusione
quella che tutti conosciamo come la Saga dell’Infinito, ci siamo
rimboccati le maniche e abbiamo detto: ‘Ok, cosa ci sarà dopo? Cosa
tireremo fuori in futuro?’. Dovevamo pensare ad una vera e propria
evoluzione dopo la fine della nostra prima grande saga, ed è per
questo che Shang-Chi era in cima alla lista.”, ha dichiarato
il produttore.
Netflix ha trovata la protagonista
dell’annunciata serie su Mercoledì un
nuovo live-action spin-off de La Famiglia Addams basato su
Mercoledì che
sarà diretta da Tim Burton. Il colosso dello streaming lo ha
annunciato via twitter presentando per la prima volta l’attrice
Jenna Ortega:
Happy Wednesday! @JennaOrtega
will play the iconic Wednesday Addams in our upcoming live-action
Wednesday series, directed by Tim Burton. pic.twitter.com/yQRJXgnUo4
La serie sarà incentrata sul
personaggio iconico di Wednesday Addams. Intitolata Mercoledì,
la commedia di formazione, scritta dai creatori di SmallvilleAl Gough e Miles Millar e che sarà diretta da
Tim Burton, è un mistero inquietante e
soprannaturale che racconta gli anni di Mercoledì
di Addams come studente alla Nevermore Academy. I tentativi di
Wednesday di padroneggiare la sua abilità psichica emergente,
contrastare una mostruosa follia omicida che ha terrorizzato la
città locale e risolvere il mistero soprannaturale che ha coinvolto
i suoi genitori 25 anni fa, il tutto mentre navigava nelle sue
nuove e intricate relazioni a Nevermore.
È involontariamente passato alla
storia come l’ultimo Blockbuster della normalità prima dell’inizio
della pandemia e qualora lo si volessero vedere e rivedere,
Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn è disponibile su NOW e
on demand su Sky.
Il film diretto da Cathy Yan non è
solo l’ultimo film ad alto budget ad essere stato distribuito in
sala in una condizione di normalità, ma è anche il primo cinecomi
che vede in azione una squadra di eroine anticonformiste tutta al
femminile, una squadra forte ed energica, contro la quale non ci si
vorrebbe mai scontrare, cosa che non possono dire i villani del
film. Ma da chi è composta questa squadra? Ecco di seguito chi
sono, secondo i fumetti, le protagoniste del film e da chi sono
interpretate nel film Warner Bros, disponibile su NOW e
on demand su Sky.
Il film Birds of
Preyè disponibile su
NOW e anche
on demand su Sky. Iscriviti a soli 3
europer il primo mese e guarda
il film e molto altro.
Renee Montoya
Il personaggio è trai più
affascinanti dei fumetti DC, nonostante, come vedremo è capitato
anche alla nostra protagonista Harley Quinn, il suo esordio si deve alla serie
animata dedicata a Batman. Nella serie, Renee Maria Montoya è una
detective della polizia di Gotham City, incorruttibile e letale,
tostissima, come dovrebbe essere ogni poliziotto onesto che lavora
in quella fogna che è Gotham! Il personaggio animato ebbe talmente
tanto successo da meritarsi anche il passaggio su carta.
Originaria della Repubblica
Dominicana, è rimasta una delle poche persone oneste a lavorare in
polizia, vive una vita tranquilla al di fuori del suo impegno
lavorativo che certo tranquillo non è, fino a che è costretta a
dichiarare la sua omosessualità quando Due Facce si innamora di
lei. Questo porterà un vero e proprio terremoto nella sua vita, con
la conseguente degenerazione dei rapporti con la famiglia.
Nonostante questo, Renee ha una storia d’amore molto importante con
la seconda Batwoman, Katherine Kane.
Tuttavia, dopo tanti anni di
servizio al Gotham Police Department, anche lei resta disgustata
dalla corruzione imperante, e decide di lasciare il dipartimento
per continuare a combattere il crimine in autonomia. Si farà così
chiamare Question. Nel film è interpretata dall’energica Rosie
Perez.
Cassandra Cain
Cassandra Cain ha una
storia articolata e complessa persino per essere un personaggio dei
fumetti, i quali, si sa, hanno sempre vicissitudini complicate.
All’inizio della sua storia, Cassandra era una giovane che aveva
seguito un durissimo addestramento per diventare l’assassino
perfetto, lei era capace di leggere i movimenti del corpo
del suo nemico, prevedendo le sue mosse, cosa che le dava un
incredibile vantaggio in combattimento. Ma dopo aver salvato la
vita a Jim Gordon, entra nelle simpatie di Batman che la accetta
nelle vesti di Batgirl.
Questa seconda vita di Cassandra
durerà poco, perché presto la sua origine prende il sopravvento e
da eroina diventa una villain, leader della Lega degli Assassini.
Questo cambio di rotta del personaggio piacque poco ai lettori,
tanto che dopo poco si rivelò che Cassandra era sotto il controllo
mentale di Deathstroke. A seguito dell’intervento di Robin, Cain
tornò a combattere il male, prima come Batgirl e poi come Orphan.
Nel film è interpretata da
Ella Jay Basco ed ha un ruolo decisamente diverso!
Cacciatrice
SI tratta di un personaggio
che ha avuto diverse incarnazioni nell’arco dei decenni delle
storie a fumetti DC Comics. L’identità di Cacciatrice è stata
indossata da molti personaggi. Nella Golden Age, Cacciatrice era la
malvagia Paula Brooks, successivamente, negli anni ’60, Cacciatrice
è stata Helena Wayne, figlia di Batman e Catwoman. Quest’ultima
versione è stata rimossa dalla continuity con Crisi sulle Terre
Infinite e reintrodotta solo nel 2000 da Grant Morrison.
Solo successivamente è diventata
Helena Bertinelli, figlia di un boss mafioso che cerca la sua
vendetta dopo che la sua intera famiglia è stata sterminata davanti
ai suoi occhi. Questa incarnazione, che Batman credeva troppo
violenta e instabile per combattere il male al suo fianco, è quella
che ci viene proposta in Birds of Prey con il volto di Mary
Elizabeth Winstead, amatissima dagli
spettatori nerd, vista la sua partecipazione a
Scott Pilgrim vs the World.
Black Canary
Questo personaggio aveva
avuto spazio anche nella serie tv Arrow, ma ci
torneremo. La sua storia a fumetti è molto complessa, perché chi
l’ha scritta per tanti anni forse non ha mai saputo bene cosa
farne. Prima due visioni dello stesso personaggio, poi madre e
figlia, poi una sola persona che però conteneva le coscienze di due
eroine differenti.
La Black Canary incarica
è Dinah Drake-Lance, affidata ad un orfanotrofio perché figlia
di una ragazza madre. Cresciuta per strada e addestrata alle arti
marziali da un poliziotto delle forze speciali, ha una mutazione
genetica che le consente di emettere grida ultrasoniche dagli
effetti devastanti. Fondatrice del primo gruppo delle Birds of
Prey, darà la caccia all’organizzazione criminale Basilisk. Nelle
sue incarnazioni precedenti ha avuto una storia d’amore con Oliver
Queen, una storia lunga e tormentata che, come accennavamo, è stata
raccontata in parte in Arrow della The CW. L’attrice a cui è stato
affidato il compito di portarla sul grande schermo è la magnetica
Jurnee Smollett-Bell.
Harley Quinn
Meravigliosa protagonista,
totalmente fuori di testa, Harley Quinn è la regina del film e la
spalla di maggiore successo della storia dei fumetti. Nata anche
lei nella serie animata dedicata a Batman come spalla di Joker,
Harley trova presto la sua strada sui fumetti e anche uno spazio
indipendente dal Clown principe del crimine. Il suo costume
originale è quello del jester, il jolly nero e rosso.
Dai fumetti però scopriamo chi è,
ovvero la dottoressa Harleen Quinzel, psicologa con doti atletiche
da ginnasta che lavora al manicomio di Arkham. In questa occasione
conosce Joker, del quale rimane vittima, innamorandosi perdutamente
di lui. Il villan la conduce in un vortice di violenza e follia dal
quale lei stessa si affranca nel corso degli anni delle storie a
fumetti, tanto che in Suicide
Squad la conosciamo mentre sta cercando di conquistare la sua
indipendenza.
Nel corso degli anni è stata tante
cose: vittima di Joker, sua complice, pazza assassina, ma più di
recente anche donna incerta di emancipazione, innamorata di Poison
Ivy e personaggio divertente e irriverente. A darle corpo e anima
la meravigliosa
Margot Robbie, che possiamo vedere e rivedere grazie a NOW e
a Sky on demand.
In diretta sulla
piattaforma Zoom, è stato presentato in Italia il nuovo film di
Lech Majewski: autore eclettico, non solo regista,
ma anche scrittore e pittore, dalla carriera più che trentennale e
la collaborazione con i più disparati artisti internazionali.
Valley of the gods è stato il suo ultimo
lavoro, finito di girare appena prima dell’inizio della pandemia, e
che CG Entertainment ha atteso a lungo a distribuire proprio per
realizzarne l’uscita esclusiva nelle sale cinematografiche.
Durante l’incontro stampa
mediato da CG Entertainment, il regista ha narrato la genesi
dell’idea del film e della sua realizzazione. Insieme a lui c’era
parte del cast rappresentata da Bérénice Marlohe
(Song to song e
Skyfall) e Keir Dullea
(2001 Odissea nello spazio), che ha
regalato un piacevolissimo siparietto iniziale nel quale, per
diversi minuti, ognuno dei tre si è festosamente salutato di fronte
alla divertita partecipazione di stampa ed esercenti.
Il film è un racconto che
si addentra nella mente di uno scrittore (Josh Hartnett), senza
curarsi troppo di dettagliati riferimenti cronologici e lineari, la
cui vita entra in collisione con l’uomo più ricco del mondo
(John Malkovich) che sta per appropriarsi di un
vasto territorio appartenente al popolo dei Navajo, per sfruttarne
i giacimenti di uranio.
Lech
Majewski spiega che l’ispirazione gli è venuta qualche
decennio fa. Con Viggo Mortensen stava
pianificando i dettagli del film Gospel according to
Harry e, nel cercare un paesaggio desertico, si era
trovato per la prima volta nella Monument Valley. Il contatto con
quella realtà lo aveva lasciato senza fiato, in particolar modo
quando era riuscito a entrare in relazione con gli abitanti di
quelle terre: «I Navajo sono continuamente proiettati verso gli
spiriti dei loro antenati», racconta Majewski, «E in tutto
ciò che osservano ne colgono i significati, quello che si nasconde.
Nonostante le condizioni di disagio in cui vivono, hanno una vita
interiore ricchissima, che li rende persone sempre in pace e in
armonia. Con questo film ho infatti desiderato creare uno scontro
tra il cinema commerciale, con la sua cultura pop che spesso abusa
degli effetti speciali facendone quasi una pornografia, e la
mitologia antica. E l’ambientazione scelta per il lussuoso castello
con il maggiordomo, ad esempio, è un chiaro riferimento a Batman e
al suo rapporto con Alfred».
Ambientazione che fa da
eco ai ceti più potenti degli Stati Uniti, prosegue il regista:
«Quando stavo scrivendo e producendo Basquiat ho
intervistato alcuni dei miliardari più famosi degli USA, e ciò che
più mi aveva colpito è che, nonostante abbiano una marea infinita
di possibilità, vivono blindati in gabbie dorate, impauriti e
protetti da un mondo esterno pieno di pericoli. E gli unici con cui
hanno rapporti costanti, sono i loro collaboratori».
Persone fragili e
interiormente inconsistenti, proprio come il magnate interpretato
da John Malkovich, Wes Tauros. E alla domanda su come sia stato
lavorare con l’attore, il regista risponde che gli era stato detto
che non sarebbe stato facile: «Secondo alcuni è un tipo
intransigente, invece l’ho trovato di una gentilezza rara.
Disponibile e umile a qualunque indicazione gli dessi».
Così come per Josh
Hartnett, che gli ha addirittura confessato di essere stato
ispirato da Basquiat nella scelta di voler fare l’attore.
Viene poi chiesto a
Bérénice Marlohe come si sia trovata a lavorare a questo progetto,
dopo aver interpretato nella sua carriera – tra gli altri – ruoli
in film di Terrence Malick e David Lynch: «Devo stare attenta a
quel che dico perché mi sente», dice ridendo, «Mi sono sinceramente
appassionata al modo in cui Lech ha affrontato temi così complessi
e sfaccettati, proprio com’è lui stesso. Dopo aver letto la
sceneggiatura la prima volta, ho pensato che condividessi
pienamente il suo punto di vista. Vedere film come Valley of the
gods oggi è molto difficile. Penso che sia una sorta di magia
dare voce a civiltà dalle radici così preziose e di cui non si
parla quasi mai».
La parola passa di nuovo
al regista quando gli viene chiesto quale sia il suo rapporto con
il cinema italiano. E Lech Majewski svela quanto la sua formazione
nasca interamente dall’arte italiana, partendo proprio dalla
pittura: «Quando da ragazzo studiavo per diventare pittore, ero
rimasto impietrito davanti alla “Tempesta”, il dipinto del
Giorgione esposto alla Galleria dell’Accademia di Venezia. Avevo
provato la stessa sensazione al cinema per una scena di Blow
Up. Ho pensato che se Giorgione fosse stato ancora vivo sarebbe
stato Michelangelo Antonioni. Così mi è scattata la scintilla che
mi ha fatto scegliere d’iscrivermi alla scuola di cinema».
Il regista rivela che fin
da adolescente guardava film in italiano, pur non capendo quasi
nulla dei dialoghi. E alla curiosità sull’eventualità di un nuovo
film da girare proprio in Italia, risponde: «Mi piacerebbe
tantissimo. Ho un debole per Dino Buzzati».
Dopo aver esplorato i
territori dell’horror, Federico Zampaglione si concede
un’altra incursione nel cinema, del tutto diversa, con
Morrison, tratto dal suo romanzo Dove tutto è a
metà, scritto a quattro mani con Giacomo Gensini. Si
tratta del racconto di formazione del giovane Lodo, Lorenzo Zurzolo, che cerca la
sua strada nella musica e nella vita suonando con i Mob. Ma anche
di un confronto, di uno scambio tra generazioni, che nasce
dall’incontro con Libero Ferri, Giovanni Calcagno, musicista
in declino. Due facce della stessa medaglia quelle che propone
Zampaglione. Due fasi e due modi del vivere di musica o
almeno provare a farlo, seguendo la propria passione.
La trama diMorrison
Lodo, Lorenzo
Zurzolo, è un giovane musicista. Suona tutti i giovedì al
Morrison con la sua band, i Mob. È timido, schivo, ama suonare, ma
ancora si sente a disagio quando sale sul palco. Un incontro
casuale con Libero Ferri, Giovanni Calcagno, vecchia gloria
che ora fa vita ritirata, ricordando i fasti del passato e il
successo della sua unica hit Di sale e di fuoco, dà il via a
un’amicizia per entrambi occasione di scambio e crescita.
Un evento tragico
e una cocente delusione mettono in crisi Lodo, mentre Ferri, pur
incoraggiato dalla moglie Luna, Giglia Marra, non riesce a
trovare lo slancio per tornare a mettersi in gioco. Continueranno a
seguire la loro passione o la abbandoneranno, scegliendo di
cambiare strada?
Alessandra Amoroso,
Ermal Meta e gli altri nel cast diMorrison
Per
Morrison, Zampaglione ha chiamato a raccolta
conoscenze dal mondo della musica, come l’amico Ermal Meta,
e Alessandra Amoroso,cui ha affidato delle piccole
partecipazioni. Nel primo caso si tratta di un personaggio di
finzione – colui che dovrà decidere se reclutare i Mob per un
Festival musicale – mentre Alessandra Amoroso interpreta sé
stessa. C’è poi la compagna di Zamapaglione, Giglia Marra,
nel ruolo della paziente e materna moglie di Libero Ferri, Luna. Il
cast però si arricchisce anche di altre presenze, come Stefano
Ambrogi, il proprietario del Morrison, Andrea Renzi, il
padre di Lodo, o Adamo Dionisi, che interpreta il boss.
Morrison –un
atto d’amore per la musica, ma una sceneggiatura da rivedere e un
protagonista acerbo
Era una sfida per
Federico Zampaglione affrontare territori diversi da quelli
dell’horror, che percorre ormai da anni con un certo seguito. Da
Nero bifamiliare, a Shadow, fino a
Tulpa. Stavolta però, il cantautore e regista, che
ama sperimentare più che inseguire i gusti del pubblico, come ha
affermato in conferenza stampa, voleva dare spazio ad un raccono
più personale, che uscisse dai confini di genere.
Morrison è
un film altalenante, con luci e ombre. Le luci sono senz’altro in
tutto ciò che nel film ha a che fare con la musica e il
suo mondo. L’ambientazione è curata e realistica, come non poteva
che essere, trattandosi del racconto dell’ambiente professionale
che Zampaglione vive ed ha vissuto. Quindi, il
locale-barcone sul Tevere, il proprietario che ti fa suonare solo
se porti gente, il fonico “mezzo sordo”, i compagni di band che
sono come una famiglia. A volte si va d’amore e d’accordo, altre si
litiga. Morrison è anche una riflessione sincera e
spassionata sugli alti e bassi, i momenti bui della carriera,
quelli in cui hai la tentazione di abbandonare tutto e molti tra
coloro che erano al tuo fianco ti voltano le spalle. Più o meno da
vicino, in maniera più o meno romanzata, si ha la sensazione che il
regista mostri parecchio di sé, della sua esperienza, sia
giovanile, che più matura, come dei tanti personaggi incontrati
lungo la strada. Questo fa bene al film. Quasi scontato dire che
sia un piacere ascoltare la colonna sonora, curata da
Zamaglione stesso, di cui fa parte anche Cerotti,
ultimo singolo dei Tiromancino, scritto con Gazelle.
Musicalmente il film funziona benissimo. Il regista riesce a far
cantare i suoi due protagonisti in maniera credibile.
Calcagno si cimenta con grinta con il grande successo di
Libero Ferri Di sale e di fuoco, mentre LorenzoZurzolo canta Sotto sotto, di cui ha scritto anche il
testo, e per la quale Zampaglione ha composto un riff
azzeccatissimo, oltre all’assolo di chitarra finale.
Poi però, c’è il resto.
Se il soggetto era il romanzo, la sceneggiatura del film, scritta
come questo a quattro mani con il fidato collaboratore
GiacomoGensini, ha parecchie ombre. Il film è, sì,
puntaggiato di ironia, con alcuni scambi esilaranti ed efficaci, ma
ci sono salti improvvisi nell’evolversi della vicenda, momenti a
cui si sarebbe dovuto arrivare con maggiore gradualità. Un filo
narrativo romantico piuttosto banale, soprattutto per quanto
riguarda Lodo e la sua frequentazione con Giulia, la pur brava
Carlotta Antonelli. Vi sono sequenze prescindibili, come
quella del “trip” di Libero, e qualche elemento scontato – Libero,
nella sua crisi, passa attraverso alcohol, droga, gioco d’azzardo,
in un evolversi ampiamente prevedibile.
Nel delineare la figura
di Ferri, interpretata in modo efficace da Giovanni
Calcagno, sembra esserci comunque una maggior cura e un maggior
approfondimento delle dinamiche psicologiche del personaggio, che
si confronta con il proprio fallimento professionale. Per quel che
riguarda Lodo, invece, Zampaglione si lascia andare alla
nostalgia degli anni trascorsi a suonare in locali fumosi e a
girare col furgoncino, ma questo non è sufficiente a dare spessore
al personaggio. Lorenzo Zurolo – Baby,Sotto il sole
di Riccione – appare spesso spaesato. Fatta salva la
canzone che interpreta, in cui riesce a mettere qualcosa in più di
sé, sembra rimanere distante da Lodo e spinge anche lo spettatore a
distanziarsene. Gli altri componenti della band sembrano più a loro
agio nei rispettivi ruoli: Gabriele Sorrentino, Attila, ma
soprattutto Valentino Campitelli, che interpreta Ciccio, e
Daniele Rienzo, Zed.
Morrison,
in sala dal 20 maggio, prodotto da Pegasus e
distribuito da Vision Distribution, resta un atto d’amore
sincero, anche se un po’ sconnesso, nei confronti della musica, una
compagna che non
ti lascia mai, nel bene e nel male, come tutti i grandi amori.
Ritardi dovuti alla pandemia
globale che ha paralizzato l’industria cinematografica per oltre un
anno, hanno portato all’approdo del film La donna alla
finestra su Netflix. Il film, infatti, doveva
essere distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi e
italiane un anno fa, ma a causa della pandemia l’uscita è stata
rimandata al 14 maggio 2021 sulla piattaforma statunitense, che ha
acquisito i diritti da 20th Century Studios.
Partendo da queste premesse,
quindi, la storia di una donna che non lascia la sua casa per 10
mesi e pensa di essere testimone di un omicidio dall’altra parte
della strada si pone come “La finestra sul cortile” dell’era
COVID. Tuttavia, nonostante un impianto registico interessante,
qualche scambio di battute interessanti e alcuni momenti attoriali
forti guidati da Amy Adams, La donna alla
finestra alla fine non riesce a dare forma al suo
potenziale abbondante.
Un plot derivativo privo di reale
sostanza
Il regista Joe
Wright (“Espiazione“, “Orgoglio e
pregiudizio“) dà vita a molteplici delle sue virtuose
intuizioni registiche, rendendo il palazzo di Manhattan in cui vive
il personaggio di Amy Adams al tempo stesso rifugio e
claustrofobico. Il talentuoso direttore della fotografia
Bruno Delbonnel (A
proposito di Davis, Una lunga domenica di passioni) illumina le
stanze della sua casa di rosa sgargianti e blu gelido, riflettendo
sia il disturbo psicologico che la sua solitudine. E la sempre
brillante sceneggiatrice e co-protagonista Tracy
Letts, nell’adattare A.J. Il romanzo bestseller di Finn
del 2018, stabilisce un tono vivace con alcuni scambi di dialogo
brillanti, che riescono a mantenere intatto il senso dell’umorismo
di Anna Fox, nonostante la sua depressione e
agorafobia.
Anna è una psicologa newyorchese a
cui è stata diagnostica l’agorafabia, ragion per cui vive pressoché
confinata in casa, riempiendo le sue giornate con film classici e
una “dieta” poco indicata che mischia psicofarmaci e vino rosso. La
miscela di sostanze da cui è dipendente e l’isolamento fisico e
mentale rendono la sua prospettiva inaffidabile fin dall’inizio;
non sarebbero servite ulteriori dimostrazioni di ciò come un
montaggio vorticoso e senza soluzione di continuità, e gli
intertitoli indicano il passare dei giorni della settimana.
“Dimmi di
uscire“, implora in una delle numerose telefonate con
il suo ex marito (Anthony
Mackie), che è anche il padre della sua bambina e il
coro greco del film. Risponde pazientemente: “Perché
non rendere oggi il giorno in cui esci?” , eppure
Anna non riesce mai a compiere il salto ed è invece Letts, il
suo terapista, a venire sempre da lei. Il ritmo delle loro sessioni
e la ripetizione di certe frasi, insieme al luogo solitario, fanno
di questi primi momenti di La donna alla finestra
un interessante gioco cinematografico, con premesse potenzialmente
affascinanti: Adams rivela l’instabilità del suo personaggio
attraverso tremiti di panico e risatine maniacali, con una saggezza
sostanziale di fondo: esattamente il tipo di tecnica perfezionata
che ci aspettiamo dalla sua eclettica carriera.
La donna alla finestra: un cast
stellare impotente e sprecato
Ma c’è un pericolo ancora più
pressante all’orizzonte, come prefigurato dal bicchiere di vino che
cade a terra in frantumi: Anna cerca di tamponare il liquido rosso
con un pezzo di carta straccia, creando visivamente un gioco di
sfumature cromatiche come prefigurazione del sangue che macchierà
l’appartamento di fronte alla sua casa. La famiglia Russell si è
trasferita infatti all’altra parte della strada e Anna ha osservato
ogni loro movimento con molta attenzione dal suo rifugio (uno
scatto particolarmente sorprendente vede l’ombra di una tenda di
pizzo distesa sul lato sinistro del suo viso alla luce della
lampada; Wright e Delbonnel si sono difatti certamente divertiti
con i tocchi visivi noir del film).
“Riesco a vedere la tua
casa dalla mia stanza“, dice Ethan (Fred
Hechinger), il figlio adolescente e fanciullesco dei
Russells, la prima volta che va a trovarla. Sembra abbastanza
innocuo, ma poco dopo, sua madre, Jane, si presenta e fornisce
ulteriori informazioni, piuttosto inquietanti, sulla famiglia.
Julianne Moore la interpreta come una bionda
petardo: effervescente e coinvolgente, divertente e
sorprendentemente sincera, è proprio la scintilla di cui Anna ha
bisogno. “Oh, sei una strizzacervelli? Questa è una
svolta! ” ride mentre chiacchierano tra sorsi di
brandy e vino. È così favolosa, quanto basta per farci chiedere se
sia reale – o se sia soltanto Anna ad immaginarsi la sua figura,
quando giura di vedere il marito di Jane che la accoltella a morte
nella loro cucina.
Le cose si fanno ancora più confuse
quando il marito infastidito di Jane (Gary
Oldman) si presenta alla frenetica casa di Anna con la
polizia e la donna che viene fatta passare per la vera moglie,
Jane, un’altra bionda, più austera, ora interpretata da
Jennifer Jason Leigh. “È viva,
vedi.Lei è proprio qui“. Allora chi
era quell’altra donna? Dov’è lei adesso? E cosa potrebbe avere a
che fare con lei l’inquilino di Anna, un cantautore traballante
interpretato da Wyatt Russell?
L’effettiva risoluzione di tutti
questi interrogativi non è così interessante come il mistero che
avrebbe potuto essere. I tentativi di Anna di interpretare il
detective (nonostante la presenza di un vero detective,
interpretato da Brian Tyree Henry), non sono così
intriganti come il persistente dubbio sul fatto che sia una stalker
delirante. Un Oldman esasperato sputa ferocemente invettive,
definendola “una gattara ubriaca, rinchiusa e drogata
di pillole“. In effetti, nell’osservare Anna lottare
per sembrare stabile ci appropriamo di parte della sua tristezza,
mentre rivisita gli eventi che l’hanno portata a questo stato. La
credibilità che riesce a conferire al personaggio con la sua
interpretazione fortunatamente non va di pari passo con
l’involuzione di una scrittura che si sgretola sempre più,
vanificando nel finale un colpo di scena che poteva risollevare le
sorti dell’operazione. La trama cerca di depistare lo spettatore
spostando l’attenzione dal reale carnefice ad altri potenziali
sospetti, ma mai tanto da arrivare a mettere in discussione la
posizione della protagonista. Momenti emotivi come questo
suggeriscono quanto il film avrebbe potuto funzionare se ne avesse
fatto un punto narrativo focale, piuttosto che soffermarsi sullo
scontro finale, che di horror e thriller ha davvero poco.
Sostanzialmente La donna
alla finestra si configura come una fucina di possibilità,
purtroppo sfruttate al minimo. Allo spettatore non resta altro che
agire come la protagonista dopo la visione, chiudendo le tende e
voltando le spalle alla finestra con un sospiro deluso.
Mentre sale l’attesa per l’arrivo su
Disney+ di Loki, che debutterà ufficialmente il prossimo
9 giugno,
Screen Rant ha raccolto 10 dettagli dai fumetti che non
dovrebbero mancare all’interno della serie con protagonista
Tom Hiddleston. Scopriamoli insieme…
Il potere di Mutaforma
Quando Loki ha dimostrato
di essere a tutti gli effetti il Dio dell’Inganno, in genere le sue
azioni implicano sempre i suoi poteri di Mutaforma. Nel MCU, Loki si è limitato a
travestirsi da altri personaggi piuttosto che assumere le sembianze
di animali o di altre creature.
La serie dovrebbe affrontare tutte
le capacità del personaggio del titolo a tal riguardo. Ciò potrebbe
includere anche la possibilità che Loki si trasformi in un
personaggio femminile.
La grandezza delle illusioni
Loki ha creato una serie di
illusioni nel MCU, ingannando diversi personaggi
e spingendo loro a credere che quelle sue “copie” fossero
autentiche. I fumetti hanno trattato questa sua capacità in maniera
ancora più grande, poiché Loki è stato in grado di creare illusioni
con lo scopo di ingannare intere città, come si vede ad esempio in
“Journey Into Mystery #96”.
La serie dovrebbe mostrare come i
poteri di Loki agiscono su una scala molto più ampia rispetto al
passato: in questo modo, si potrebbe tracciare una linea
immaginaria, ma fondamentale, tra il suo ruolo di personaggio di
supporto nelle precedenti apparizioni e la sua attuale posizione di
protagonista assoluto di un intero show.
L’esistenza di altri Loki
Il Loki di Terra-616 è la
versione principale del personaggio che esiste nei fumetti, ma ce
ne sono molte altre provenienti da una serie di universi
alternativi. Tra queste figura il Loki di Terra-94001, che ha
rivendicato con successo Asgard, il Loki di Terra-9997 che divenne
il leader dei Vendicatori, ma anche il Loki di Terra-691, che
addirittura visse sulla luna.
Sappiamo che la serie esplorerà il
Multiverso (anche se non sappiamo ancora sotto quale forma), quindi
potrebbe essere il luogo ideale per l’apparizione di altre versioni
del personaggio. Ciò consentirebbe di esplorare il suo lato
malvagio senza trasformare il protagonista in un vero cattivo. Per
non parlare di quanto sarebbe bello vedere
Tom Hiddleston interpretare più iterazioni dello stesso
personaggio…
La proiezione astrale
Nel primo Thor,
abbiamo visto Loki apparire in visita a suo fratello mentre era
invisibile durante la sua prigionia con lo S.H.I.E.L.D., ma aveva
dovuto lasciare fisicamente Asgard per arrivarci. Loki ha il potere
della proiezione astrale nei fumetti, come spiegato in “Avengers
#1”, che gli consente di viaggiare attraverso le barriere
dimensionali.
Doctor Strange e Scarlet Witch hanno mostrato
questa abilità nel MCU ed è ora che anche Loki la
utilizzi. Dopotutto, Loki si collegherà a Doctor Strange in
the Multiverse of Madness, il che significa che il potere
della proiezione astrale si allinea perfettamente ai due personaggi
ma anche a quel film.
Il genio e l’intelletto
Loki ha dimostrato di
possedere la mente di un genio nei fumetti, come in “Thor #378”,
dove ha realizzato una macchina per aumentare i poteri dell’Uomo
Ghiaccio. Solo i veri fan del Loki del MCU ritengono che il Dio
dell’Inganno sia un genio, ma è tempo che la serie lo confermi.
È sicuramente un buon dettaglio da
aggiungere, poiché spiegherebbe anche perché molte delle cose che
Loki ha realizzato in passato sono state attribuite alla tecnologia
asgardiana, senza considerare che sarebbe comunque un modo per Loki
di ingannare la
Time Variance Authority e rimanere un passo avanti.
Kid Loki
Probabilmente, la versione
di Loki con le caratteristiche migliori era quando il Dio
dell’Inganno era un bambino. Parte della serie “Journey Into
Mystery” includeva un Loki bambino nato dal sacrificio della
versione adulta dello stesso. Questo Loki era veramente buono e
voleva a tutti i costi rimediare al suo passato.
Sebbene la serie tv è quasi certo
che non trasformerà questo Loki nella sua versione bambina,
dovrebbe comunque alludere a questo dettaglio presente nei fumetti.
Ciò potrebbe essere garantito durante uno dei viaggi di Loki
attraverso le varie linee temporali alternative, una delle quali
potrebbe includere appunto Kid Loki. Sarebbe un grande omaggio ad
un arco narrativo estremamente significativo per il personaggio dei
fumetti.
Creare altri personaggi
I fan hanno adorato i modi
in cui Loki ha cercato di dimostrare di essere superiore a Thor, e
nei fumetti il Dio dell’Inganno crea addirittura dei cattivi per
inimicarsi il fratello. Ad esempio, il celebre cattivo Uomo
Assorbente è stato creato da Loki in “Journey Into Mystery
#114”.
Il Loki del MCU dovrebbe includere l’abilità
del personaggio di creare esseri potenti. Loki aveva un certo
controllo sui Chitauri in The Avengers e sarebbe interessante vederlo avere pari
subalterni a cui conferire il potere nella serie.
Travestirsi da altri supereroi
Ci sarà sicuramente un
momento nella serie in cui Loki tirerà fuori uno dei suoi
tradimenti attuati nel franchise. A tal fine, sarebbe perfetto se
assumesse la forma di un supereroe significativo nel MCU come modo per ingannare sia gli
spettatori che gli stessi personaggi dell’universo.
Aveva
fatto ciò in “Mighty Avengers #21”, assumendo la forma di Scarlet
Witch per ingannare i Vendicatori. Loki aveva anche impersonato
Capitan America in Thor:
The Dark World per prendere in giro suo fratello, ma la
serie aovrebbe alzare la posta in gioco, dedicando un’intera
storyline a questa modalità di inganno.
Provare rimorso per le sue azioni
La strana logica che Loki
ha applicato come giustificazione alle sue azioni ha spinto i fan a
creare una serie di meme ad hoc. In realtà, Loki non si è mai
scusato per nulla, poiché ha scelto di rimanere in silenzio di
fronte alle sue azioni, magari attribuendo la colpa a qualcun
altro.
La serie si concentrerà sullo
sviluppo del personaggio in quanto protagonista, e per questo ha
bisogno di prendere ispirazione da “Siege #4”, dove le ultime
parole di Loki sono state delle parole di scusa. Ovviamente, Loki
non sarà un antagonista nella serie, ma l’idea generale di provare
rimorso e accettare le sue responsabilità è un dettaglio che il
MCU non può sottovalutare.
L’Occhio di Agamotto e il Mantello della
Levitazione
La versione Terra-3515 di Loki in
“Thor Vol. 2 #68” aveva mostrato al Dio dell’Inganno di essere il
padrone dell’Occhio di Agamotto e del Mantello della Levitazione.
Anche se la serie non dovesse adattare la trama di quel fumetto, il
punto in cui controlla gli elementi caratteristici di Doctor
Strange è sicuramente interessante.
Doctor Strange è uno dei personaggi
del MCU che i fan vogliono vedere nella
serie, e dato il suo legame con questi oggetti, ci sarebbe un modo
per anticipare il suo arrivo. Loki che prende il controllo del
Mantello e dell’Occhio sarebbe anche un modo per vendicarsi di
Strange che cerca sempre di “superarlo” in Thor:
Ragnarok.
Grazie agli eventi di WandaVision, Scarlet Witch è diventata una
parte integrante del futuro del MCU. Il personaggio è sempre stato
una parte importante del franchise, ma grazie alla serie targata
Disney+, è chiaro che ora gran parte
della Fase 4 potrebbe ruotare proprio attorno a Wanda Maximoff.
Abbiamo incontrato per la prima
volta il personaggio in Avengers:
Age of Ultron, e ora Elizabeth Olsen ha raccontato al podcast
“Award’s
Chatter” di The Hollywood Reporter che, in origine, il suo
primo accordo con i Marvel Studios era davvero breve: “Avevo
firmato per due film e per un cameo”, ha spiegato l’attrice.
“Ho già esteso il mio contratto con la Marvel tre volte. Mi vedevano
soltanto come un personaggio di contorno… adatto come antipasto o
qualcosa del genere. Non mi hanno mai considerata per la portata
principale.”
“Ho sentito dire che le persone
firmano contratti per sei o addirittura per nove film”, ha
continuato. “È veramente tanto tempo. E non sapevano neanche
per quanto sarebbe potuta durare. La verità è che nessuno sapeva
davvero se avremmo mai neanche affrontato la metà delle cose che
abbiamo raccontato in WandaVision.”
Nonostante il suo ruolo all’interno
del MCU stia diventato sempre più
cruciale, pare che all’inizio Olsen fosse contenta di essere un
personaggio marginale: “È una cosa che mi ha davvero
avvantaggiata, perché continuano ad usare il mio personaggio non
perché sono costretti a farlo, ma perché pensano che ci sia una
storia che valga la pena di raccontare. E anche se in alcuni
momenti mi ha fatto soffrire, ho sempre saputo che avevano dei
piani per il mio personaggio. Non ho mai saputo quali fossero nello
specifico, ma sapevo che mi avrebbero usato solo se fosse stato
effettivamente utile.”
Elizabeth Olsen spiega come ha
scoperto di essere in Doctor Strange 2
Sempre nel corso della medesima
intervista, Elizabeth Olsen ha parlato del ritorno di
Scarlet Witch in Doctor
Strange in the Multiverse of Madness, rivelando che ha
saputo che sarebbe apparsa nel film di Sam Raimi solo quando è tornata sul set dello
show durante la pandemia.
“Avrei voluto che qualcuno
avesse condiviso con me i piani circa il mio personaggio un po’ di
tempo prima”, ha spiegato ridendo. “Ho saputo di Doctor Strange 2 e
della storia del sequel poco prima delle ultime otto settimane di
riprese di WandaVision, durante la pandemia. L’ho scoperto, credo,
ad agosto. Ho finito WandaVision di mercoledì… il venerdì ero già
su un aero per l’Inghilterra.”
L’attrice ha trascorso l’ultima
parte del 2021 e l’inizio del 2021 in Inghilterra per le riprese
del sequel di Doctor
Strange, che si sono ufficialmente concluse lo scorso
aprile. A tal proposito, Olsen ha aggiunto: “È stata veramente
dura. Sono finalmente tornata a casa 10 giorni fa. Ho trascorso
veramente tanto tempo in Inghilterra. È stata una produzione molto
lunga.”