Alla conferenza stampa di
presentazione di
Governance – Il prezzo del potere intervengono il
regista Michael Zampino e i protagonisti Massimo
Popolizio e
Vinicio Marchioni. L’evento si è svolto in streaming e
il film sarà disponibile su Amazon Prime Video dal 12 aprile.
Governance
è un noir ambientato nel mondo dell’energia, in cui il
dirigente di una grande azienda petrolifera fa di tutto per non
perdere il suo ruolo di potere in favore di una giovane manager
esperta di ecologia e sostenibilità ambientale. Temi come la
riconversione green sono oggi all’ordine del giorno. Michael
Zampino stesso ha lavorato per diverso tempo in un’azineda
petrolifera. Così ricorda quell’esperienza e come lo ha ispirato
per raccontare questa storia: “Sono passati alcuni anni da
quando non lavoro più in questo ambiente. Molte cose sono cambiate.
Soprattutto la consapevolezza dell’ambiente è molto più forte oggi
che dieci anni fa, quando io lavoravo ancora nell’industria
petrolifera. Era appena passato il grande collasso del 2008 […]
La crisi aveva rimesso in discussione tutto il modello economico
di queste grandi aziende che poco a poco si sono riprese e adesso
si presentano come i baluardi di un nuovo approccio più rispettoso
dell’ambiente”. “Non è solo una strategia di comunicazione, ma
anche una necessità industriale. Oggi si prevede che nel 2050 non
ci saranno più motori alimentati con energie fossili. Questi
grossi gruppi si sono adeguati”.
Il prezzo del
potere è il sottotitolo del film. D’altro canto, quale regista
non è interessato alle potenzialità di questa forza come motore
drammaturgico? Come conferma il regista: “Intuitivamente sento
che il potere può, quando lo cerchiamo ossessivamente, essere fonte
di un dramma, di una tragedia personale, di una solitudine. C’è un
aspetto maledetto nella ricerca del potere. Questo è carburante per
ogni drammaturgo, regista e sceneggaitore che vuole raccontare una
storia accattivante. Non è stato però un calcolo di questo tipo che
mi ha spinto a scrivere. […] La cornice del
petrolio è un
retroscena. Seguiamo i personaggi e attraverso di loro raccontiamo
anche un contesto, ma non è il contesto che trascina la storia. Il
film non ambisce a dimostrare nessuna tesi”. E aggiunge che il
potere “suscita un’attrazione fatale su questi personaggi, ma
provoca anche tanta solitudine”.
Nel delineare i
personaggi e le dinamiche all’interno del film, dunque Zampino si è
ampiamente rifatto alla propria esperienza personale: “E’ un
grande piacere scrivere di personaggi che hai conosciuto. Nel caso
di Renzo Petrucci, [interpretato da Massimo Popolizio ndr.]
è il collage di vari personaggi che ho incontrato. Non è uno in
particolare. Però è più semplice rendere vivo un personaggio sullo
schermo e in scrittura, quando conosci le sue movenze, l’hai visto
all’opera, sai come si comporta in certe situazioni di conflitto. È
stato quindi molto ludico scrivere di qualcuno che si materializza
davanti a te. Non puoi ragionare con degli schemi di scrittura
artificiali. È così. Punto e basta”. “Il personaggio di
Massimo rappresenta la vecchia guardia. […] È cresciuto con
quello spirito da pioniere, di cotruzione, in cui le tematiche
ambientali non esistevano. Lui doveva costruire, sviluppare la
rete, cercare participazioni nelle raffinerie. È un uomo che ha
contribuito a costruire questa società fondamentale per l’economia
del paese. Però si ritrova, oggi, in un contesto che non è più suo.
Da lì nasce l’aspetto ironico e tragico di questo
personaggio”.
Da questa esperienza
nascono anche personaggi come quello interpretato da Claudio
Spadaro: “L’ex amministratore delegato della società,
interpretato da Claudio Spadaro, vuole il suo tornaconto pure
quando è in pensione. Questo è qualcosa che ho vissuto. Mi ha
stupito. All’epoca ero giovane, vedevo uomini di 65 anni con degli
stipendi elevatissimi che andavano via. Dopo due anni tornavano da
pensionati come responsabili di grandi progetti in qualità di
consulenti esterni. Mi chiedevo: dov’è il rinnovamento? Dov’è il
posto per noi? È come se questi personaggi non morissero mai. Tutto
continua, questo procedere di giochi di potere”.
I personaggi interpretati
da Popolizio e Marchioni appaiono al tempo stesso
simili e differenti. Ecco come i due protagonisti raccontano
quest’esperienza.
Massimo Popolizio
afferma di aver lavorato al personaggio di Renzo attingendo alla
sua lunga esperienza teatrale, soprattutto shakespeariana: “Più
che essere un film sull’Eni, dove abbiamo dei trascorsi
straordinari, questa società si prende un po’ a metafora per fare
una sorta di tragedia shakespeariana, con dei tradimenti, un po’ di
sesso, amicizie che non sono più tali, lotta per il potere”. Il
suo personaggio ha sempre un obiettivo: “Risultare simpatico a
un amico, antipatico a qualcun altro, riuscire a carpire dal prete
il terreno,
parlare con il politico. Tutta questa serie di obiettivi facevano
il personaggio, in un certo senso. Renzo ha sempre qualcosa da
portarsi a casa ed è bello che in questo ci sia l’imprevisto.
Sbaglia obbiettivo […] e fa qualcosa che non deve
fare.[…] Tra i personaggi di Shakespeare ci sono i biliosi.
Quelli che hanno una sorta di furore interno […] Ho fatto
appello a quel tipo di conoscenza perchè secondo me questo
personaggio è mosso da una sorta di furore, di bile, di motore
interno.”
Sulla sua abilità nel
delineare i personaggi negativi, gli antagonisti, gli “squali”,
Popolizio così argomenta: “Squalo si diventa. Convinto
come sono che ci si ricordi dei personaggi o degli attori
soprattutto per le piccole cose più che per le grandi, uno spunto
dato da Michael a cui ho subito attinto è che Renzo venisse dal
basso. È un personaggio che sa come ci si comporta sulla
strada. […] Per esempio, abbiamo inventato il modo in cui
mangia. Mangia come se avesse sempre questa fame atavica, questo
furore di mangiare, che non è normale evidentemente. Questo un po’
lo accomuna a Michele. Probabilmente uno è riuscito e l’altro no,
ma le origini sono le stesse . […] Renzo è riuscito pagando
certi prezzi. Uno dei prezzi è non saper dimostrare affetto.
Apparentemente anaffettivo, probabilmente è un padre che vuole
molto bene alla figlia, ma non sa come si fa. Vuole molto bene al
figlio di Michele, ma gli dà cinquanta euro, non ha un altro modo
di esprimerlo. Questo è un prezzo che si paga se ti prefiggi
l’obiettivo di diventare qualcuno a prescindere da
tutto.”
D’altronde, verrebbe da
dire, quello del cattivo è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur
farlo, anche perchè, continua Popolizio, “il mondo non è fatto
di buoni. È difficile trovare un vero buono, a meno che non faccia
proprio finta. Fondamentalmente, il mondo è popolato da cattivi.
L’importante è stare fuori dallo stereotipo del cattivo. […]
Molto spesso mi impegno per questo: essere fuori dal
generico.”
E a chi trova degli
aspetti “gassmaniani” nella sua interpretazione risponde: “Mi fa
piacere. Conoscevo Vittorio. […] Credo che lui sia stato
quello che ha sdoganato l’attore teatrale a teatro. Un attore
teatrale a teatro può essere efficace. Lui era over, fuori misura,
ma essendo fuori misura, era credibile. In un certo senso, se
questo vale anche per me mi fa molto piacere. Posso essere certe
volte fuori misura. L’importante è che in questo trovi una
credibilità.”
Vinicio Marchioni racconta così il suo lavoro sul
personaggio di Michele: “Personalmente nella costruzione mi
piace sempre partire dalle mancanze, da ciò che il personaggio non
ha. Elementi pratici, psicologici, fisici”. “Ho sempre visto
Michele come una formichina. Inizia dallo strato inferiore. Ha
quest’amicizia con Renzo. Renzo per Michele è sempre stato un punto
di riferimento, la persona che poteva aiutarlo a trovarsi una
posizione migliore di quella che ha. Da questa amicizia, nella
maniera più italiana possibile, cerca di avere una raccomandazione
per avere qualcosa in più nella vita. Inizia con tutte le migliori
ntenzioni possibili. […] Renzo però è un’uomo di successo,
arrivato, che ha il potere. In tutta la parte in cui Renzo insegna
delle cose a Michele, […] lui invece gli succhia tanto
altro: l’arrivismo, il cinismo, la possibilità di approfittare di
determinate occasioni. È un po’ un corso di formazione per arrivare
agli obiettivi di cui sopra. C’è un po’ uno scambio di personalità,
se vogliamo. […] Quest’evoluzione era molto
interessante”. Così commenta l’effetto che ha su Michle il
raggiungimento di una posizione: “Quando arriva
all’obiettivo, […] pecca di hybris nei confronti di
Renzo […]. Gli chiede ancora di più e giustamente viene
risistemato dagli dei, in questo caso da Renzo, che lo rimette al
suo posto.
Inoltre, il personaggio
di Michele, spiega Marchioni, dà modo di riflettere su come spesso
si parta da buone intenzioni per poi agire in maniera non
edificante, o su come i confini tra bene e male siano molto meno
netti di quanto si creda: “La strada per la perdizione è
lastricata di buone intenzioni, come era scritto da qualche parte.
Michele ha le migliori intenzioni possibili. Mi sembra un buon modo
anche di riflettere sulla maniera che abbiamo di classificare il
bene e il male. In realtà nella vita questi aspetti si mescolano
sempre e le scelte che fai, ogni tanto ti ritrovi a farle per
ottenere qualcosa, ma poi ti guardi indietro e ti rendi conto che
per ottenerla hai fatto delle cose forse non
meravigliose”.
Mentre, su come sia
possibile sfuggire allo stereotipo del cattivo dice: “Penso sia
fondamentale farsi le domande giuste. […] Quali sono i punti
di partenza che hanno portato un essere umano a fare quelle scelte
e ad essere ciò che è?”. “L’essere umano è anche cattivo. […]
La grandezza dell’attore è proprio che puoi mettere in scena
tutto quello che fa parte dell’essere umano. E con i cattivi ti
puoi anche divertire molto di più”.
Prodotto da Alba
Produzioni, Panoramic Film e Loin Derrière
l’Oural, Governance – Il prezzo del potere è
disponibile in streaming dal 12 aprile su Amazon Prime
Video.