Carrie-Anne Moss, la star di Matrix che ritroveremo nei panni di Trinity
nel quarto attesissimo capitolo dell’amatissima saga
fantascientifica, si è lasciato andare ad una riflessione sul modo
in cui sia cambiata, a Hollywood, la percezione di lei come attrice
dopo aver superato i 40 anni.
Durante una recente intervista con
ComicBook, Moss ha spiegato di aver sperimentato sulla propria
pelle questo cambio di percezione e ha parlato del momento in cui
si è resa conto di come l’industria cinematografica aveva
cominciato a vederla in modo abbastanza diverso a causa della sua
età.
“Avevo sentito dire che a 40
anni tutti sarebbe cambiato”, ha detto
Carrie-Anne Moss. “Ma non ci credevo, perché
assecondare un modo di pensare che non mi appartiene non è nel mio
carattere. Eppure, il giorno dopo il mio 40esimo compleanno, stavo
parlando di una sceneggiatura che mi era stata proposta insieme
alla mia manager. E lei mi disse: ‘Oh, no, no, no… non è quello il
ruolo per cui sei stata candidata. È quello della nonna’. Forse
esagero, ma è successo dall’oggi al domani. Sono passata
dall’essere una ragazza all’essere una madre, all’essere oltre il
ruolo della madre.”
L’attrice ha poi aggiunto: “Non
ti sembra mai di invecchiare veramente, ma poi ti guardi allo
specchio e te ne rendi conto. Guardavo spesso alcune attrici
francesi ed europee così sicure di sé e penavo che non vedevo l’ora
di essere come loro. E vorrei tanto esserlo, ma non è facile far
parte di questo mondo. C’è troppa pressione esterna.”
Matrix
4 vedrà nel cast il ritorno
di Keanu
Reeves, Carrie-Anne
Moss e Jada
Pinkett-Smith al fianco delle new
entry Yahya Abdul-Mateen II, Neil
Patrick Harris, Jonathan Groff, Jessica
Henwicke Toby
Onwumere. L’uscita nelle sale è fissata per il 1 aprile
2022. Il nuovo capitolo del franchise sarà diretto da Lana
Wachowski. La sceneggiatura del film è stata firmata a
sei mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell.
Eric Roth,
co-sceneggiatore di Dune,
ha rivelato di aver già scritto un trattamento per il sequel del
film in arrivo nelle sale quest’anno, che dovrebbe coprire
all’incirca la prima metà del celebre romanzo fantascientifico di
Frank Herbert.
Anche se Warner Bros. e Legendary
Pictures non hanno ancora dato il via libera ufficiale ad un
sequel, Roth ha spiegato di aver già scritto un trattamento proprio
in vista di una potenziale seconda puntata. Parlando con Collider,
lo sceneggiatore ha spiegato che per consentire a WB e Legendary di
ottenere i diritti per la realizzazione del film, ha scritto un
trattamento basato sull’intero romanzo.
“Ho scritto un trattamento per
mostrare agli eredi cosa avremmo potuto fare con la seconda
metà”, ha spiegato Eric Roth. “Devo
ammettere che penso di aver fatto del mio meglio. Ci sono tante
altre cose che voglio fare. Ho 76 anni e questo genere di cose,
ovviamente, richiedono molto tempo. Comunque sì, ci sono altre cose
che ho scritto e di cui sono molto entusiasta. Si spera che le
persone adorino Dune
così tanto che vogliono vedere una seconda parte. Sono sicuro che
Denis ne farebbe una versione straordinaria.”
Roth ha poi confermato che il film
con Timothée
Chalamet che arriverà nelle sale quest’anno sarà
l’adattamento della sola prima parte dell’iconico romanzo di
Herbert: “È l’adattamento della prima metà. Assolutamente. Non
sapevo ancora nulla quando abbiamo iniziato, quindi penso di aver
adattato qualcosa in più rispetto alla sola prima metà… forse ho
iniziato ad adattare anche un po’ della seconda. Ma poi ho visto il
film e posso confermare che è l’adattamento della prima metà del
romanzo.”
Il regista Jordan
Vogt-Roberts (Kong: Skull Island)
dirigerà e produrrà un adattamento live-action della popolarissima
serie anime “Gundam” per Legendary e Netflix, lo
annuncia la piattaforma.
Il famoso sceneggiatore di fumetti
Brian K. Vaughan (“Y: The Last Man”) sta scrivendo
la sceneggiatura e sarà anche il produttore esecutivo. Cale Boyter
di Legendary sta supervisionando il progetto, insieme a Sunrise, lo
studio di animazione giapponese dietro il franchise originale di
“Gundam“. Legendary distribuirà il film nelle sale
in Cina.
Non si sa quale sarà la storia del
film, ma sicuramente c’è una grande quantità di materiale da cui
attingere. Lanciato per la prima volta nel 1979 come serie TV di
Yoshiyuki Tomino, “Mobile Suit Gundam” ha inizialmente faticato per
ottenere il consenso del pubblico, ma nel tempo è cresciuto nel
cuore dei fan a seguito di numerosi adattamenti del franchise, tra
film d’animazione, romanzi, manga, giocattoli, modelli e
videogiochi.
Il genere noto come thriller
legale o thriller giudiziario è particolarmente
popolare a livello internazionale, e sempre più le storie di
avvocati, processi o questioni legate al mondo giudiziario si
ritagliano il proprio posto di rilievo nel mercato cinematografico.
Film come Schegge di paura,
La parola ai giurati o The Judge sono solo
alcuni dei più celebri film a riguardo. Tra questi si colloca anche
The Lincoln Lawyer, diretto ne 2011 da
Brad Furman e scritto da John
Romano. All’intero di questo, si esplora un intricata
vicenda che porta tanto i personaggi quanto gli spettatori a
riflettere sul concetto di colpevolezza e innocenza.
Come gli altri film di questo
sottogenere, anche The Lincoln Lawyer va dunque ad
esplorare questioni particolarmente delicate, che trovano
all’interno delle pratiche legali e giudiziarie i propri punti
forti. La tensione è infatti generata proprio dalla necessità di
individuare prove e testimonianze a difesa o meno di chi è seduto
al banco dei sospettati. Proprio grazie a questi film, la figura
dell’avvocato è diventata sempre più celebre al cinema, ottenendo
un fascino particolarmente raro. Particolarmente apprezzato dalla
critica e dal pubblico, questo di Furman si affermò dunque come un
titolo particolarmente importante del suo anno.
A fronte di un budget di 40 milioni
di dollari, infatti, questo arrivò ad incassarne più del doppio a
livello mondiale. Il film sorprende anche per la grande presenza di
sequenze particolarmente dinamiche, che portano il film ad
acquisire un ritmo particolarmente coinvolgente. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
libro e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
The Lincoln Lawyer: la trama del
film
Protagonista del film è l’avvocato
Mickey Haller, residente a Los Angeles e
particolarmente legato alla sua Lincoln Town Car nera targata
NTGUILTY. Sempre a bordo della sua auto si reca nelle varie aule di
tribunale dove è solito difendere piccoli ladri, spacciatori,
prostitute o altri clienti di basso rango. Un giorno egli si
ritrova però ad essere richiesto come rappresentante del ricco
Louis Roulet, playboy di Beverly Hills, figlio
dell’immobiliarista Mary Windsor. L’uomo è infatti
accusato dello stupro e del pestaggio della prostituta
Regina Campo. Per poter provare l’innocenza di
questi, però, Haller ha bisogno di rivolgersi ad un suo amico
detective.
Nel frattempo, la procura
distrettuale, per la quale lavora Maggie
McPherson, ex moglie di Haller, sostiene la colpevolezza
dell’imputato. Andando avanti con le indagini in vista del
processo, Haller inizia però ad individuare una serie di
parallelismi con un precedente caso, di cui il precedente
sospettato si è sempre dichiarato innocente nonostante la condanna
all’ergastolo. Per Haller diventa dunque sempre più importante
capire cosa sia accaduto, cosa c’entri Roulet con tutto ciò e quale
dovrà essere il più corretto verdetto. Per fare ciò, l’avvocato
avrà bisogno anche di provare la propria innocenza nei confronti di
alcuni sospetti.
The Lincoln Lawyer: il libro da
cui il film è tratto
Il film è la trasposizione
cinematografica dell’omonimo romanzo di Michael
Connelly, in Italia pubblicato con il titolo Avvocato
di difesa. Lo scrittore, noto per i suoi libri incentrati su
complesse vicende legali, ha dedicato al personaggio dell’avvocato
Haller diversi volumi, di cui questo qui approfondito è il primo,
uscito nel 2005. Successivamente sono stati pubblicati anche La
lista nel 2008, La svolta nel 2010, Il quinto
testimone del 2011 e Il dio della colpa del 2013.
Grande successo letterario, Avvocato di difesa venne da
subito adocchiato dagli studios americani, e i diritti vennero
infine acquisiti dalla Lakeshore Entertainment e dalla Lionsgate.
Connelly si è in seguito dichiarato entusiasta della trasposizione,
che racchiudeva il cuore del suo racconto.
The Lincoln Lawyer: il cast del
film
Ad interpretare l’avvocato Mickey
Haller vi è l’attore premio Oscar Matthew McConaughey.
Questi è stato fortemente richiesto dall’autore del romanzo da cui
il film è tratto. Lo scrittore, infatti, dichiarò di aver sempre
apprezzato l’attore, considerandolo la giusta personalità per dar
vita al personaggio. In particolare, Connelly si convinse del fatto
che doveva essere lui ad ottenere la parte dopo averlo visto
recitare in Tropic Thunder. Accanto a lui, nei panni
dell’amico detective Frank Levin vi è William H.
Macy, mentre Marisa
Tomei interpreta Margaret McPherson, ex moglie di
Haller. Bryan Cranston
è invece presente nei panni del detective Lankford. John Leguizamo
interpreta il prigioniero Val Valenzuela, mentre Michael Peña è
Jesus Martinez. Infine, Ryan Philippe interpreta
l’accusato Louis Ross Roulet.
The Lincoln Lawyer: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. The Lincoln Lawyer è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì
12 aprile alle ore 21:15 sul canale
Cielo.
È disponibile un nuovo contenuto
video in anteprima della serie Marvel StudiosThe Falcon and The Winter Soldier, che svela
la complessa eredità dello scudo e mostra ciò che accadrà a Sam
Wilson, Bucky Barnes, John Walker e i Flag Smashers.
Diretta da Kari Skogland, con
Malcolm Spellman come capo sceneggiatore, la serie composta da 6
episodi vede protagonisti Anthony Mackie, Sebastian Stan, Wyatt
Russell, Emily VanCamp, Daniel Brühl and Erin Kellyman. Nel
cast anche Georges St. Pierre, Amy Aquino, Adepero Oduye, Danny
Ramirez, Carl Lumbly, Clé Bennett, Desmond Chiam, Florence
Kasumba, Olli Haaskivi, Imelda Corcoran e Noah Mills. I
primi 4 episodi di The Falcon and The Winter
Soldier sono ora disponibili in streaming su Disney+.
The Falcon And The Winter Soldier,
la serie tv
The Falcon and The Winter Soldier è la
serie di prossima uscita nel quale
Anthony Mackie e Sebastian Stan riprenderanno i loro
ruoli nei panni del titolo Falcon (alias Sam Wilson) e The Winter
Soldier (alias Bucky Barnes) che sarà diretta da Kari Skogland.
Vi ricordiamo che nel cast di
The Falcon and The Winter Soldier è previsto
anche il ritorno di due volti noti dell’universo cinematografico,
ovvero Emily VanCamp, Sharon Carter in Captain America: The Winter Soldier e
Civil War e Daniel Bruhl, nei panni del Barone Zemo. Per
quanto concerne la serie di
The Falcon and The Winter Soldier, il lancio è fissato
in autunno 2020 e Kari Skogland (The
Handmaid’s Tale, Penny Dreadful, Boardwalk Empire, The Killing, The
Walking Dead, Fear the Walking Dead, Under the Dome, Vikings,
The Americans, House of Cards e The Punisher) dirigerà tutti i
sei episodi.
Probabile, visti gli esiti di
Avengers:
Endgame, che lo show si concentrerà sulla
dinamica del rapporto tra le due figure più vicine a Captain
America (nonché suoi eredi) e sulle imprese dei supereroi per
garantire la sicurezza mondiale.
Insieme a Liu e Mirren, il team
principale di Shazam
2 vedrà tornare la squadra che ha realizzato il primo
film, del 2019, su tutti Zachary Levi nei panni
dell’omonimo supereroe Shazam! e Asher Angel nei panni del
suo alter ego adolescente Billy Batson. David F.
Sandberg torna a dirigere il film, basato su una
sceneggiatura di Henry Gayden.
Sia Hespera che Kalypso, nella
mitologia DC Comics, sono le figlie del dio greco Atlante, che è
una delle fonti dei poteri di Shazam che infatti detiene la
resistenza di Atlante, così come il potere di Zeus, la forza di
Ercole, la saggezza di Salomone, il velocità di Mercurio e il
coraggio di Achille.
Shazam!è
uscito nelle sale ad aprile 2019. Nel cast Zachary
Levi, Asher Angel, Mark
Strong, Jack Dylan Grazer, Grace Fulton, Faithe Herman, Ian
Chen, Jovan Armand, Cooper Andrews, Marta
Milans e Djimon
Hounsou.
Abbiamo tutti un supereroe dentro di
noi, ci vuole solo un po’ di magia per tirarlo fuori. Nel caso di
Billy Batson, basterà gridare una sola parola – SHAZAM! – affinché
questo ragazzo adottato di 14 anni si trasformi nel Supereroe per
gentile concessione di un antico mago. Ancora bambino all’interno
di un corpo divino, Shazam si diverte nella versione adulta di se
stesso facendo ciò che qualsiasi adolescente farebbe con i
superpoteri: divertirsi! Volare? Vedere a raggi X? Saltare i
compiti a scuola? Shazam vuole testare i limiti delle sue capacità
con la gioiosa imprudenza di un bambino, ma dovrà padroneggiare
rapidamente questi poteri per combattere le forze mortali del male
controllate dal Dr. Thaddeus Sivana.
Draco Malfoy è uno
dei personaggi più controversi ma anche più amati dai fan di
Harry
Potter. La straordinaria capacità di J.K. Rowling di dare spessore umano a
tutti i protagonisti della saga sul maghetto ha fatto percorrere a
questo tradizionale villain una strada piena di ostacoli, a volte
oscura, ma non priva di luce.
Così, mentre i lettori dei libri e
gli spettatori al cinema hanno potuto osservare i cambiamenti di
Malfoy lungo la sua storia giovanile, chi conosce gli eventi del
sequel La maledizione dell’erede sa che molte cose sono accadute
nella sua vita, tra cui alcuni sconvolgenti e altri inaspettati.
Per rinfrescare la memoria, ecco di seguito 10
fatti sul personaggio di Draco Malfoy, il
personaggio interpretato dall’attore
Tom Felton, e relativi al periodo successivo a
I Doni della Morte:
Draco Malfoy ha fatto pace con Harry
Durante gli anni trascorsi
ad Hogwarts, non è mai corso buon sangue fra Draco
Malfoy e Harry Potter, tuttavia una volta
diventati adulti i due sembrano aver messo da parte ogni ostilità
reciproca facendo pace (come testimoniato da La maledizione
dell’erede).
Non sono diventati amici, è ovvio,
e questa dinamica viene in qualche modo suggerita dalla scena alla
fine de I Doni della Morte Parte 2, quando gli ex
studenti si incontrano al binario 9 3/4 insieme ai figli: un cenno
che vale come un saluto e nient’altro.
Una vita di reclusione
Quasi tutta la vita di
Draco Malfoy non è stata esattamente un bagno
sociale: vivendo sempre insieme alla sua famiglia e nascosto dal
resto del mondo per il suo legame con il Signore Oscuro, il
personaggio è stato costretto ad un’esistenza di reclusione anche
da adulto, motivato dalla salute precaria di sua moglie
Astoria e dalle voci
sull’erede Scorpius (secondo cui era in
realtà figlio di Voldemort)
Astoria era fragile a causa di una
maledizione, e il parto di Scorpius ha peggiorato la situazione
costringendola a rimanere a casa. Così, per proteggere la sua
famiglia, Malfoy decise di vivere la propria vita quasi
esclusivamente all’interno del suo maniero e lontano dalla
società.
Ha ritrovato la sua vecchia bacchetta
Quando Draco ha usato la
sua bacchetta per disarmare Albus Silente in Harry Potter e il Principe Mezzosangue, è
diventato automaticamente il proprietario della bacchetta di
sambuco usata dal preside di Hogwarts, salvo poi cederla a Harry
dopo che fu quest’ultimo a disarmarlo.
Sappiamo che dopo la guerra con il
Signore Oscuro Harry l’ha usata per riparare la sua bacchetta con
il nucleo di fenice, e che quella di sambuco era data per dispersa.
E Draco Malfoy? Secondo un tweet di J.K. Rowling,
il mago avrebbe ritrovato la sua vecchia bacchetta.
Draco Malfoy si è preso cura di
Astoria
Prima del suo matrimonio con Draco
Malfoy, Astoria Greengrass venne colpita da una
maledizione di sangue che si passava da generazione in generazione
nella famiglia. Il suo corpo divenne così molto fragile e la sua
salute precaria, soprattutto dopo aver dato alla luce suo figlio
Scorpius.
Draco ha fatto del suo meglio per
prendersi cura di sua moglie e darle tutte le cure di cui aveva
bisogno, ma fortunatamente visse abbastanza a lungo da vedere
Scorpius prendere l’espresso per Hogwarts per la prima volta,
morendo poco più tardi.
La collezione di oggetti di magia oscura
J.K. Rowling ha
dichiarato nel tempo che Draco Malfoy vive in “una versione
modificata dell’esistenza di suo padre“, e da ciò si è dedotto
che la vasta collezione di manufatti oscuri della famiglia Malfoy è
stata ereditata dal figlio senza però mai usarli.
Draco Malfoy è diventato padre
Nel periodo successivo a I Doni della Morte, Draco Malfoy è diventato
padre di Scorpius Hyperion Malfoy, molto simile a
lui, con capelli biondi, occhi grigi e viso spigoloso.
Pur essendo diverso dai suoi
genitori e dai nonni, Scorpius avrebbe seguito le loro orme finendo
nella casata Serpeverde e iniziando la scuola nello stesso anno di
Albus Severus Potter.
Draco Malfoy ha terminato la sua relazione con Pansy
Parkinson
Durante i suoi anni da
studente a Hogwarts Draco ha avuto una relazione con la compagna di
Serpeverde Pansy Parkinson. La cosa non è mai
stato esplicitamente confermata, e sappiamo che Draco Malfoy
avrebbe poi sposato Astoria Greengrass, tuttavia alcuni dettagli
tra libri e film hanno suggerito che ci fosse più che una semplice
amicizia.
Draco Malfoy è andato contro i suoi genitori
Più diventava grande, più
Draco Malfoy voleva compiacere i suoi genitori a tutti i costi.
Condividendo lo stesso disprezzo per i Weasley e i
Babbani, oppure tentando di uccidere Silente per
impressionare loro e Voldemort, Draco voleva emularli in ogni
modo.
Nonostante questo, da adulto è
riuscito a tenergli testa ribellandosi alla mancata approvazione di
Astoria da parte di Lucius e
Narcissa (la donna non odiava affatto i Babbani ed era molto
tollerante).
Draco Malfoy ha sposato Astoria Greengrass
Mentre Harry, Ginny,
Ron ed Hermione hanno sposato i loro vecchi compagni di scuola,
Draco seguì un altro percorso scegliendo Astoria
Greengrass. J.K. Rowling ha poi
confermato che la sorella maggiore di Astoria, Daphne
Greengrass, era nascosta ne L’Ordine della Fenice.
Draco Malfoy ha evitato Azkaban
Dopo la sconfitta di
Voldemort e la fine della guerra magica,
il Ministero della Magia e l’Ordine
della Fenice lavorarono insieme per catturare i Mangiamorte
sopravvissuti e imprigionarli ad Azkaban.
Draco Malfoy e i suoi genitori, Lucius e Narcissa,
erano certamente fra questi, ma evitarono la pena perché pentiti
all’ultimo minuto.
The Mandalorian: “Chapter 13:
The Jedi”
Production Designers: Andrew L. Jones, Doug
Chiang
ONE-HOUR CONTEMPORARY SINGLE-CAMERA SERIES:
Ozark: “Wartime”
Production Designer: David Bomba
TELEVISION MOVIE OR LIMITED SERIES:
The Queen’s Gambit
Production Designer: Uli Hanisch
HALF-HOUR SINGLE-CAMERA SERIES:
What We Do in the Shadows:
“Resurrection,” “Collaboration,” “Witches”
Production Designer: Kate Bunch
MULTI-CAMERA SERIES:
Will & Grace: “Accidentally on
Porpoise,” “We Love Lucy,” “It’s Time”
Production Designer: Glenda Rovello
SHORT FORMAT: WEB SERIES, MUSIC VIDEO OR
COMMERCIAL:
Harry Styles: “Falling”
Production Designer: François Audouy
VARIETY SPECIAL:
Black Is King
Production Designers: Hannah Beachler, Carlos Laszlo,
Susan Linss, Miranda Lorenz, Brandon Mendez, Rika Nakanishi, Ethan
Tobman
VARIETY, REALITY OR COMPETITION SERIES:
Saturday Night Live: “Host: John
Mulaney + Music: David Byrne,” Host: Adele + Music: H.E.R.,” “Host:
Dave Chappelle + Music: Foo Fighters”
Production Designers: Keith Raywood, Eugene Lee, Akira
Yoshimura, N. Joseph De Tullio
Ecco il divertente primo trailer del
documentario musicale What Drives Us, il secondo
lungometraggio diretto dalla leggenda del rock Dave
Grohl.
Prodotto dai Foo
Fighters di Grohl, il bel film è una lettera d’amore a un
rito di passaggio rock and roll: un tour nel retro di un furgone.
Grohl ha raccolto un’impressionante schiera di testimonial tra cui
Ringo Starr, Brian Johnson degli AC / DC, Steven Tyler degli
Aerosmith, St. Vincent, Slash e Duff McKagan dei Guns & Roses,
The Edge degli U2, Flea dei Red Hot Chili Peppers, Lars dei
Metallica Ulrich, Exene Cervenka di X e altri.
Il film è l’acquisizione più
importante del nuovo canale Coda Collection, supportato da Sony,
che ha acquisito i diritti globali e distribuirà il film venerdì 30
aprile, esclusivamente sulla piattaforma di abbonamento dedicata
alla musica disponibile tramite Amazon Prime Video. Il film sarà disponibile
anche al di fuori degli Stati Uniti tramite il servizio di
streaming di Amazon.
Protagonista di Volevo
Nascondermi di Giorgio Diritti è Elio Germano, nel ruolo del pittore e scultore
italiano Antonio Ligabue. Per questa interpretazione, Germano ha
vinto l’Orso d’argento per il miglior attore al Festival di
Berlino 2020. Il film ha inoltre ottenuto 15
candidature ai David di Donatello 2021.
Volevo nascondermi: la trama
Volevo Nascondermi
esordisce con una serie di flashback che ci mostrano l’infanzia e
la giovinezza di Ligabue, costellate da violenze, soprusi e
abbandono. Vediamo in primo piano il viso del pittore oscurato da
un drappo nero, da una cui fessura fa capolino l’occhio del
pittore, che rivolge lo sguardo anche a noi spettatori. È
un’immagine fortemente simbolica, che va a stabilire fin da subito
il senso della pellicola di Diritti: indagare il mistero e la
genesi dell’estro artistico e creativo del pittore, oltre
l’ottenebramento dei tormenti psichici interiori. Veniamo poi a
conoscenza di alcune tappe fondamentali della vita del pittore:
nato in Svizzera da una famiglia italiana e successivamente dato in
affidamento a diverse famiglie, la crescita del giovane pittore è
ostacolata dalle continue violenze perpetrategli, ragion per cui
sarà affidato a un istituto per ragazzi affetti da disagi mentali.
A vent’anni viene espulso dalla Svizzera e si ritrova nella
cittadina romagnola di Gualtieri, dove verrà conosciuto come “El
Tudesc”. In Italia non imparerà mai del tutto la lingua e sarà
cacciato dagli abitanti del paese, costretto a rifugiarsi in una
baracca nel bosco, fino all’incontro con lo scultore Renato Marino
Mazzacurati, che ne scoprirà l’estro e le capacità artistiche.
Un conflitto insolubile tra
l’emarginato e la comunità
La filmografia di Giorgio Diritti è
permeata da una visione tragica sul conflitto insolubile tra
l’emarginato, il disadattato, e la comunità. Si nota una
riflessione generale sulle parti più predatorie e ferine dell’animo
umano, anche visto come branco, che non solo espelle chi ne
ostacola gli equilibri ma punta a mettere in disparte e perfino
distruggere le componenti più fragili. Non si opta per una
conciliazione tra le parti, perché non è data alcuna possibilità di
riscatto ai più deboli. C’è piuttosto la presa di coscienza
dell’animo spietato ed egoistico che guida le azioni umane in
diversi contesti.
Ligabue rimarrà un’anima
fanciullesca e senza filtri, nascosta dietro la maschera del
reietto e del disadattato. Dalla radicale esclusione del pittore
alla vita comunitaria nasce la più totalizzante immedesimazione con
l’universo animale, che trova una propria dimensione su tela: tigri
inferocite, aquile che si avventano sulle prede con le ali
spianate, cavalli imbizzarriti, sono i soggetti più ricorrenti dei
suoi quadri. “Non sono una bestia”, dice in manicomio il
pittore, cercando di ritagliarsi una dimensione esistenziale
propria, sicura e incisiva, pur sapendo che solo nella libertà
d’animo di questi esseri egli può identificarsi.
“Volevo nascondermi” recita il
titolo del film: l’animo di Ligabue non si nasconde certo nei suoi
quadri, dove emerge prepotentemente la conflittualità dell’universo
e la rabbia dell’artista, ma anche la purezza ancestrale della
dimensione naturale. La sublimazione della propria essenza
attraverso l’arte gli conferisce una speranza tale da poter
ritenersi un individuo speciale, immortale addirittura, secondo
l’idea dell’opera che sorpassa l’autore, che si fissa come
immanente nel futuro incerto, come dice di sé stesso al suo
autista. Non riuscirà però ad essere un uomo integrato in una
comunità; l’essenza del pittore non è ancorabile a una dimensione
umana specifica, si presenta come anima vagante in cerca di un
rifugio in cui non doversi nascondere. Incapace di esprimersi in
maniera comprensibile, senza dimora, Ligabue si rispecchia
veramente soltanto nell’infanzia, nel mondo apolide dei circensi, o
nel provare ad essere altro da sé, figura femminile o animalesca
che sia.
L’arte di Ligabue è istintiva,
carica di pathos, bisogni e desideri di cui non riusciva ad
appropriarsi nella vita quotidiana. Il suo processo artistico passa
per l’immedesimazione totale nelle bestie che ritrae, da cui emerge
una rabbia repressa per la condizione affibbiatagli di reietto, di
escluso. Ligabue cerca allora di trovare una dimensione propria, di
affidarsi un ruolo, un posto nel mondo: agli innumerevoli dipinti
di animali, alterna autoritratti che vogliono segnalarne
rumorosamente il passaggio sulla terra, che vogliono lasciare
l’impronta di un’esistenza in sordina, ma che esplode
prepotentemente tramite l’arte. Anche quando il suo talento sarà
riconosciuto e omaggiato e gli verranno concesse mostre, Toni non
riuscirà a liberarsi della condizione di diverso, escluso: il
tenero amore verso Cesarina, una sua compaesana, per esempio,
rimarrà solo il desiderio irrealizzabile di un’esistenza che non
permette un percorso di vita canonico.
Elio Germano restituisce l’essenza
più pura di Ligabue
Elio Germano ci regala un’interpretazione
straordinaria nei panni di Toni Ligabue ed encomiabile è anche il
lavoro di Lorenzo Tamburini al trucco (già
vincitore di un David di Donatello per Dogman): questo diventa infatti supporto
aggiuntivo, mezzo tramite cui comunicare tutta l’intensità d’animo
di Ligabue, la sofferenza, il bisogno di amore di chi non vuole
essere definito bestia, ma che troverà il proprio riflesso compiuto
solo nelle rappresentazioni animali. Ligabue studia meticolosamente
gli animali per poterli riprodurre come scorcio sulla sua anima, e
solo in altre anime pure, quelle dei bambini, trova un
interlocutore ideale. Ne è un esempio la disperazione totale quando
muore una bambina di Gualtieri, lutto al cui il pittore risponde
ritraendola e gridando disperatamente “Dove sei?” al ritratto, con
una tenerezza ed umanità totalizzanti.
Un grande lavoro di messa in scena,
che abbraccia il realismo degli ambienti e degli spazi, scenografie
che ci fanno immergere nell’Emilia Romagna del tempo e la
suggestiva colonna sonora firmata da Daniele
Furlati e Massimo Biscarini, sono solo
alcuni dei punti di forza del film. Diritti ci consegna sprazzi
della vita del grande pittore, quelli necessari per poterne
cogliere la vera essenza, che combaciano con il suo anelito di
libertà e amore: i passaggi fondamentali che lo portarono al
successo come pittore, l’accettazione e derisione dei suoi
compaesani, l’acuirsi e l’attenuarsi delle sue crisi. La
narrazione non segue uno schema lineare, eppure i salti temporali
non disorientano lo spettatore, perché riescono a catturare
l’essenza del pittore e del disturbo così profondo alla base della
sua arte.
È maestosa la collaborazione tra la
conoscenza profonda del mondo rurale emiliano infusa nell’opera da
Diritti, unita al lavoro attoriale di Germano, non solo sul
rimodellamento della propria fisicità, per poterla meglio adattare
al personaggio, ma che abbraccia anche uno studio fonetico nei
riguardi delle capacità linguistiche del pittore, che si esprimeva
mischiando i diversi lasciti linguistici della sua vita. Partendo
da quel corpo che si nasconde sotto un indumento -che è allo stesso
tempo corazza- emerge uno sguardo che mischia timore a curiosità,
lo sguardo di un fanciullo sempiterno, che da voce a un’arte unica
nel suo genere, distinguibile per la vivacità cromatica e l’energia
intrinseca. “I quadri si vedono, non c’è bisogno di
parlare”, afferma Ligabue: i suoi sono quadri parlanti,
dipinti di una vita a cui non è concessa piena espressione verbale.
La tavolozza diventa strumento indispensabile per sfuggire a
un’esistenza marchiata dai disturbi mentali e dalla derisione
generale. Diritti non giudica né assolve chi, per ignoranza o
insensibilità, disprezza Ligabue e le sue opere, ma riesce a
ritrarre con delicatezza e dolcezza estrema i pochi che ne seppero
capire il tormento interiore e tentarono di essere per lui
casa.
Sulla sua tomba si legge: «Il
rimpianto del suo spirito, che tanto seppe creare attraverso la
solitudine e il dolore, è rimasto in quelli che compresero come
sino all’ultimo giorno della sua vita egli desiderasse soltanto
libertà e amore». Solitudine, dolore, libertà e amore: i
quattro pilastri di questo sodalizio tra Diritti e Germano, che
riesce a restituire appieno i tormenti, i desideri e l’essenza più
pura di un animo incompiuto.
Pietro Castellitto è sicuramente tra coloro
che, nonostante una stagione cinematografica osteggiata in tutti i
modi dalle miopi decisioni del Governo e l’innegabile difficoltà
dovuta alla pandemia, hanno spiccato di più negli ultimi mesi nel
panorama cinematografico italiano.
Forte di un esordio dietro la
macchina da presa, I Predatori, che ha riscosso molto successo
sin dalla presentazione a Venezia, in Orizzonti, dove ha vinto il
premio per la sceneggiatura, e di un ruolo che lo ha rilanciato
agli occhi di un pubblico ultra popolare, quello di Francesco
Totti, nella serie Speravo de morì prima di Sky, l’attore,
sceneggiatore e regista e sotto gli occhi di tutti.
Durante un’intervista con il
Corriere della Sera, Pietro Castellitto ha rilasciato delle
dichiarazioni che hanno fatto discutere, perché rivolte, con tono
negativamente critico, al movimento del MeToo, che
a poco a poco sta cambiando le regole del gioco nel mondo dello
spettacolo, anche arrivando a decisioni estreme:
“Per fare l’attore devi saper
dire le bugie e fare gli scherzi – ha dichiarato Castellitto
– Se non scherzi più, il tuo percorso è stato sacrificato alle
consuetudini e al perbenismo dominante. Negli anni ’20 Al Capone
faceva soldi gestendo alcol e droga, oggi li fai perpetuando il
bene. Penso ai milioni incassati dagli studi legali attraverso il
monumento all’ipocrisia del #MeToo, battaglia sacrosanta, ma se
Kevin Spacey mi mette la mano sulla coscia gliela sposto, non gli
rovino la vita chiedendo pure i soldi; io vedo la volontà di
potenza che sfrutta questa crociata morale per ingrassarsi, sto
parlando come amante di Nietzsche, che studiai a Filosofia. Ho
anche compiuto un viaggio in Germania sulle sue tracce, ho dormito
nella casa museo dove ha ideato Zarathustra… “
Disponibile su Sky e su NOW a
partire dal 23 aprile, Anna è la nuova serie Sky Original prodotta da
Wildside, società del gruppo Fremantle, in coproduzione con ARTE
France, The New Life Company e Kwaï e tratta dall’omonimo romanzo
edito da Einaudi scritto da Niccolò Ammaniti.
Ammaniti firma anche la regia e, a
quattro mano con Francesca Manieri, la
sceneggiatura della serie che sarà divisa in sei puntate, tutte
disponibili contemporaneamente. Ecco cosa hanno dichiarato i
protagonisti e i filmmaker in merito alla realizzazione di una
serie che strizza l’occhio, in maniera tutt’altro che faceta e
voluta, alla situazione storica che stiamo vivendo.
Nicola Maccanico
di Sky: “C’è molto orgoglio da parte mia e di Sky per aver
partecipato a questa serie, voglio ringraziare Mario Gianani e
Wildeside, perché arrivare a proporre questa serie non è una scelta
banale, è il frutto di un percorso che stiamo portando avanti. La
serialità televisiva deve essere universale e deve cercare
l’altezza. L’universalità di Anna si rintraccia
nei rapporti tra personaggi, cosa che è tipico del cinema di
Niccolò Ammaniti. A questo si è aggiunto un parallelo involontario
con la contemporaneità, che però non c’entra niente con il cuore
della serie, che invece si focalizza sul passaggio di testimone tra
grandi e piccini. Anna è anche il racconto di un’epoca nella quale
il passaggio naturale è un po’ più complesso e dove i piccoli si
trovano spesso a dover crescere più in fretta.”
Mario Gianani di
Wildeside: “Questo è il secondo capitolo della nostra
collaborazione con Niccolò e con Francesca Manieri, dopo Il
Miracolo. L’idea di Niccolò è che lui da sempre riscrive le regole
dei generi e insieme a Francesca hanno creato una distopia molto
realistica, ambientata in un mondo completamente diverso rispetto a
quelle a cui siamo abituati a vedere al cinema e in tv. Si tratta
di un passaggio importante per lui, perché qui Niccolò passa alla
regia. Avevamo avuto grande fiducia in lui, e ci ha lasciati tutti
ammirati perché con la sua regia ha compiuto miracoli. Le sue
immagini sono al servizio delle emozioni, e questo ci ha sorpreso
oltre le nostre aspettative. Mi fa piacere pensare che tra noi, con
Francesca, ci sia un percorso. Lui non si accontenta mai e si mette
in discussione.”
Niccolò Ammaniti,
regista, sceneggiatore e autore del romanzo originale: “Io ho
passato anni a pensare a questa storia, ero molto concentrato su di
lei in quanto protagonista, sulla sua storia in questo nuovo mondo.
Ero affascinato da questa ragazzina che diventa mamma senza
esserlo, come superava i limiti che questa strana condizione in cui
viveva le presentava. Più passava il tempo e più vedevo che la
storia cresceva e così parlando con il mio editore ho pensato di
espandere la storia del romanzo, aggiungendo storie e personaggi,
espandendo anche quelli già esistenti. Poi però parlando con Mario
Gianani, che aveva già acquisiti i diritti del libro, abbiamo
deciso di espandere il romanzo in una serie corale. E nel momento
in cui bisognava scegliere il regista, ho chiesto di dirigerlo
perché volevo vedere se le mie storie potevano incarnarsi nei
bambini. Quindi ringrazio tutti, Sky e Wildeside, per avermi dato
questa possibilità e sono felice di aver lavorato con così tanti
bambini, è stata una emozione fortissima. Io non ho figli e mi sono
ritrovato con una famiglia enorme.”
Francesca Manieri,
sceneggiatrice: “Non so come si fa a spezzare gli algoritmi
nella scrittura, ma so come abbiamo fatto noi in questo caso.
Conosco la gioia di lavorare con Niccolò, è la seconda volta, dopo
Il Miracolo. Niccolò è la persona con il tasso di idee più alto del
mondo, e a partire da questa sua caratteristica abbiamo sviluppato
tutto. Noi siamo molto simili caratterialmente, ma diversi per la
nostra visione del mondo, lui è tutto sommato un biologo
tendenzialmente ateo che nasconde la sua spiritualità, io sono
molto religiosa. Ma entrambi siamo molto ironici rispetto
all’esistenza, e quindi questo ci consente di avere la
consapevolezza che quando hai un rapporto patetico con i personaggi
e una visione che punta agli assoluti, poi avere la forza di
Niccolò in scrittura, ti consente di spaccare il meccanismo che
prevede antagonisti e colpi di scena, ed entrare in contatto con
temi molto alti. La serie parla della reciproca interazione tra
bene e male, l’ironia e la compassione guidano la scrittura, non il
colpo di scena, poi i penso che Niccolò abbia fatto un lavoro
incredibile. È un’opera titanica, ma lui gestiva tutto bene e la
cosa bellissima è che guardando la serie non si percepisce la
fatica della macchina, e questo è possibile solo con una visione
che guida la storia.”
L’esordiente Giulia
Dragotto:“Anna mi ha lasciato tante cose belle, sono
totalmente diversa da lei. La stimo però. Mi ha lasciato tante cose
che sicuramente non avrei mai provato senza mettermi nei suoi
panni. Lei è completamente pazza e sicuramente coraggiosa. Non
saprei proprio come avrei reagito se fossi stata nella sua
posizione.”
La trama di Anna
Quattro anni dopo La
Rossa, un virus che ha sterminato tutti gli adulti, il mondo è
abitato solo da branchi di bambini selvaggi. In Sicilia Anna vive
con il fratellino Astor al Podere del Gelso. Un giorno esce per
cercare da mangiare e quando torna Astor non c’è più. Per
ritrovarlo inizia un viaggio avventuroso tra i resti del mondo. Si
scontrerà con i Blu, una comunità comandata da Angelica, la perfida
regina che tiene con sé La Picciridduna, un adulto sopravvissuto,
che pare abbia il potere di salvarti da La Rossa. Anna
riuscirà a fuggire dalla villa di Angelica e a intraprendere un
viaggio nella natura selvaggia verso il continente con il
fratellino, nella speranza di trovare una cura per sé e per
l’umanità.
Chris Terrio, lo
sceneggiatore di entrambe le versioni di Justice
League, ha parlato con
Vanity Fair della strategia di costruzione dell’universo
cinematografico DC, rivelando che in realtà, almeno all’inizio, non
c’era una vera e propria strategia.
Terrio ha svelato che, ancora prima
della lavorazione della versione theatrical di Justice
League, nessuno aveva mai realmente pensato a come
costruire l’universo, cosa che ha portato ad una vera e propria
disconnessione tra i film in solitaria del DCEU e il grande
crossover che Justice
League ha rappresentato (nel bene e nel male).
Terrio ha rivelato che non era
nemmeno al corrente di ciò che sarebbe accaduto nei film solisti,
cosa ha generato una vera e propria confusione su come si sarebbero
comportati gli eroi durante il grande team-up: “La
sceneggiatura di Wonder Woman non era nemmeno finita quando ho
scritto Justice League. Quindi non avevo basi per
scrivere di Wonder Woman a parte Batman v Superman. Themyscira non esisteva
nemmeno. Non mi è mai stato mostrato nulla sulla carta in merito.
Non sapevo se le persone potessero parlare sott’acqua. Era una cosa
che dovevo chiedere, perché non sapevo se potevo inserire scene
subacquee con Aquaman e Atlantide. Era come partire da zero, perché
ancora non c’erano stati i film in solitaria.”
Poi ha aggiunto: “Quindi,
Justice League doveva stabilire tre dei personaggi principali;
doveva creare una lunga mitologia di gioco per l’Universo DC.
Doveva resuscitare Superman perché era morto alla fine dell’ultimo
film. Non so come si sarebbe potuto fare tutto questo in meno di
due ore. Forse la versione del 2017 ha dimostrato che, in realtà,
non si poteva.”
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
Nel flashback su Bucky Barnes
all’inizio dell’episodio 4 di The Falcon and the Winter Soldier sono stati
rivisitati diversi momenti chiave non solo della storia dell’ex
Soldato d’Inverno ma anche del MCU in generale. Scopriamo nel
dettaglio quali sono:
Il Soldato d’Inverno attacca Nick Fury
L’inquadratura ravvicinata
di Bucky con la maschera e gli occhialini da Soldato d’Inverno è
presa dalla sua primissima apparizione in
Captain America: The Winter Soldier. Dopo che Nick Fury
riesce a sfuggire agli agenti dell’HYDRA, il Soldato d’Inverno
entra in azione e usa un esplosivo per far capovolgere il veicolo
di Fury. Si avvicina alla macchina senza alcuna fretta e quando la
raggiunge scopre che il direttore dello SHIELD ha ritagliato un
tunnel attraverso il fondo dell’auto e nella strada stessa.
Questo rapido flashback mostra il
momento in cui il Soldato d’Inverno scruta il relitto dell’auto
soltanto per scoprire che Fury, in realtà, è sparito, il che
sarebbe stato un momento particolarmente doloroso per Bucky, poiché
il fallimento non era tollerato dai suoi gestori dell’HYDRA. Alla
fine ha raggiunto Nick Fury poche ore dopo e ha completato la sua
missione in qualità di assassino, o almeno così pensava.
D’altronde, Nick Fury non è un uomo facile da uccidere…
Il Soldato d’Inverno contro Captain America
Dopo che Capitan America
scoprì che l’HYDRA era ancora in circolazione e si era infiltrata
nello SHIELD sin dall’inizio, Alexander Pierce ordinò al Soldato
d’Inverno di uccidere il suo vecchio amico, Steve Rogers.
Inizialmente, Bucky indossa la sua maschera completa e gli occhiali
protettivi durante il combattimento, ma alla fine è costretto a
togliersi gli occhiali dopo che Vedova Nera gli ha sparato e ha
danneggiato una delle lenti.
Quando il Soldato d’Inverno e
Captain America combattono, il Siero del super-soldato ha
trasformato entrambi i loro corpi, quindi significa che stanno
giocando alla pari. Nel bel mezzo dello scontro, Capitan America
strappa la maschera del Soldato d’Inverno ed è scioccato nel vedere
il volto del suo vecchio amico.
I ricordi del Soldato d’Inverno vengono cancellati
In un altro frame ripreso
da
Captain America: The Winter Soldier, Bucky viene
sottoposto al brutale processo di cancellazione dei suoi ricordi da
parte dell’HYDRA. La scena si svolge dopo che la maschera gli è
stata tolta e Steve ha riconosciuto il suo vecchio amico,
chiamandolo per nome.
L’incontro innesca i ricordi pre-Winter Soldier di
Bucky, che diventa non solo disobbediente ma anche instabile dopo
essere tornato all’HYDRA, attaccando un tecnico e sviluppando
un’ossessione vero “l’uomo sul ponte”, arrivando ad ignorare gli
ordini di Alexander Pierce. Quest’ultimo ordina ai tecnici
dell’HYDRA di “ripulirlo e cominciare da capo”. Bucky viene così
sottoposto ad un agonizzante elettroshock.
Il Soldato d’Inverno attacca lo SHIELD
Dopo il brutale ripristino da parte dell’HYDRA, il Soldato
d’Inverno viene inviato per impedire a Capitan America di
interrompere Project Insight. Questo programma di sorveglianza
ordinato dallo SHIELD era un piano segreto che aveva l’obiettivo di
uccidere 20 milioni di persone in tutto il mondo, ossia tutti
coloro che l’HYDRA considerava agenti del caos.
Inizialmente il piano prevede che gli agenti SHIELD fedeli a
Nick Fury forniscano supporto aereo a Captain America, ma quei
piani vengono interrotti dall’arrivo del Soldato d’Inverno, che
distrugge i loro aerei e uccide le forze dello SHIELD. Nonostante
la sua mente fosse stata cancellata, Bucky era ancora instabile e
stava vivendo alcuni dubbi in questa battaglia finale, quindi non
sorprende che questo sia stato per lui come un momento di dolore
psicologico e di lotta interna.
Il Soldato d’Inverno affronta
Capitan America sull’Elivelivolo
Dopo aver affrontato lo
SHIELD, il Soldato d’Inverno ha una resa dei conti finale con
Captain America a bordo di uno degli eliveivoli. Steve all’inizio
cerca di ricordare a Bucky che una volta si conoscevano e lo
implora di non indurlo al combattimento, ma il Soldato d’Inverno lo
ignora. Questo è l’ultimo momento nella vita di Bucky in cui era
ancora totalmente fedele all’HYDRA.
Verso la fine del combattimento
Bucky spara a Steve allo stomaco, ferendolo gravemente. La loro
lotta termina solo quando Captain America ferma con successo
Project Insight facendo esplodere gli eliveivoli l’uno contro
l’altro, con il Soldato d’Inverno rimane intrappolato sotto una
trave di metallo.
Bucky ricorda Steve Rogers
Una volta che le vite di 20
milioni di persone non sono più in gioco, Steve non è più disposto
a combattere contro il suo ex migliore amico. Dopo aver liberato
Bucky dalla trave metallica che lo intrappolava, Steve lascia
cadere il suo scudo dall’eliveivolo e si rifiuta di reagire, mentre
il Soldato d’Inverno lo picchia selvaggiamente nel tentativo di
portare a termine la sua missione.
Improvvisamente, Steve pronuncia la
celebre frase: “Sarò con te fino alla fine”. Questo era
ciò che Bucky disse a Steve prima che diventasse Captain America,
poco prima che lo stesso Bucky venisse schierato nella Seconda
Guerra Mondiale. Quelle parole così familiari liberano Bucky dal
lavaggio del cervello del Soldato d’Inverno, riportando alla
memoria i ricordi di chi era davvero. Alla fine salva Steve
dall’annegamento, prima di fuggire via e nascondersi.
Il Soldato d’Inverno viene impiegato nel
1991
Captain
America: Civil War si apre con un evento fondamentale
nella timeline del MCU, anche se il suo significato
non viene rivelato fino alla fine del film. Nel 1991, il Soldato
d’Inverno è stato scongelato e una combinazione di terapia
elettroconvulsivante, unita alle sue parole chiave, vengono
utilizzate per prepararlo ad una missione.
Intrappolato nella macchina ECT
dell’HYDRA, Bucky inizialmente urla di dolore ma diventa
progressivamente più calmo a mano a mano che le parole vengono
lette. Una volta completata la sequenza, risponde: “Pronto a
obbedire”. Questo processo è accaduto molte volte durante il
periodo di Bucky come Soldato d’Inverno, ma c’è una ragione per cui
Zemo è interessato solo alla “relazione di missione, 16 dicembre
1991”.
Zemo riporta indietro il Soldato d’Inverno
Dopo aver usato una
maschera in lattice stile Mission: Impossible al fine di
incolpare Bucky per il bombardamento delle Nazioni Unite e la morte
del re T’Chaka, Zemo si atteggia a psichiatra per avere il permesso
di visitare il prigioniero Bucky Barnes. Usando il libro recuperato
dall’HYDRA, riattiva il Soldato d’Inverno e lo fa uscire dal suo
contenimento.
L’evento spinge ancora di più ad una
divisione tra le due fazioni dei Vendicatori, per non parlare del
fatto che Bucky viene sottoposto di nuovo al trauma proprio mentre
stava iniziando a guarire e a costruire una nuova vita per se
stesso.
Il Soldato d’Inverno uccide i genitori di Tony Stark
Poi c’è l’evento che ha
cambiato tutto: l’assassinio di Howard e Maria Stark da parte del
Soldato d’Inverno. Il vero obiettivo dell’HYDRA era una nuova
versione del Siero del supersoldato che Howard stava sviluppando,
che veniva trasportato tramite una valigetta nel bagagliaio della
sua auto. Il Siero del super-soldato alla fine si è rivelato
inutile per l’HYDRA quando i cinque Winter Soldiers aggiuntivi che
aveva creato erano troppo instabili per essere utilizzati sul
campo, e che invece sono finiti congelati nella struttura in
Siberia.
Alla fine, però, la missione si è
rivelata una vittoria per l’HYDRA, dal momento che l’omicidio degli
Stark alla fine portò il vecchio nemico dell’HYDRA, Captain
America, a rinunciare al suo scudo e diventare un ricercato proprio
nel paese che aveva promesso di servire.
Bucky combatte contro Iron Man
Il flashback finale
(cronologicamente parlando) che Bucky sperimenta è il suo
combattimento contro Iron Man presso la struttura dell’HYDRA in
Siberia; nello specifico, ricorda un momento in cui tenta di
strappare la parte anteriore del casco di Tony. Al di là del
tumulto emotivo di questa lotta, il colpo è significativo perché si
verifica un secondo prima che Iron Man si liberi facendo saltare il
braccio di metallo di Bucky, mettendolo sì fuori combattimento, ma
anche liberandolo dal suo ultimo legame fisico con l’HYDRA.
Nel primo episodio di
The Falcon and the Winter Soldier viene rivelato che Bucky
ha un taccuino con un elenco di nomi di persone verso cui deve fare
ammenda. Ma con Tony Stark morto dopo gli eventi di Avengers:
Endgame, Bucky potrebbe non essere mai in grado di
riscattarsi per quello che ha fatto agli Stark.
A partire dal 22 aprile, il
film sarà disponibile per l’acquisto digitale su Apple Tv
app, Amazon Prime Video, Youtube, Google Play,
TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft Film
& TV.
Tra i contenuti
extra (disponibili nelle edizioni Blu-Ray e 4K) spicca
“Road to Justice League”, lo speciale di
25 minuti con intervista a Zack Snyder, in cui i fan potranno
scoprire i momenti fondamentali di questi 10 anni di collaborazione
tra Snyder e DC, da L’Uomo d’Acciaio (2013), passando per Batman v Superman: Dawn of Justice (2016), fino alla
Zack Snyder’s Justice League (2021).
Zack Snyder’s Justice League, il film
In
Zack Snyder’s Justice League, determinato ad
assicurarsi che il sacrificio finale di Superman (Henry Cavill) non
sia stato vano, Bruce Wayne (Ben Affleck) unisce le forze con Diana
Prince (Gal Gadot) con lo scopo di reclutare una squadra di
metaumani, al fine di proteggere il mondo da una minaccia imminente
di proporzioni catastrofiche. Il compito si rivela più difficile di
quanto Bruce immaginasse, poiché ogni componente deve affrontare i
demoni del proprio passato, per trascendere da ciò che li ha
bloccati, permettendo loro di unirsi e formare finalmente una lega
di eroi senza precedenti. Finalmente insieme, Batman (Affleck),
Wonder Woman (Gadot), Aquaman (Jason Momoa), Cyborg (Ray Fisher) e Flash
(Ezra Miller) potrebbero essere in ritardo per salvare il pianeta
da Steppenwolf, DeSaad e Darkseid e dalle loro terribili
intenzioni.
Zack Snyder’s Justice League è interpretato
da Ben
Affleck, Henry
Cavill, Gal
Gadot, Amber
Heard, Amy
Adams, Jason
Momoa, Ezra
Miller, Jared
Leto,Willem Dafoe, Jesse Eisenberg,
Jeremy Irons, Diane Lane, Connie Nielsen, J.K. Simmons. La
sceneggiatura è di Chris Terrio, da una storia di Chris Terrio,
Zack Snyder e Will Beall, basata sui personaggi della DC, Superman
creati da Jerry Siegel e Joe Shuster. I produttori del film sono
Charles Roven, Deborah Snyder, mentre i produttori esecutivi sono
Christopher Nolan, Emma Thomas, Wesley Coller, Jim Rowe, Curtis
Kanemoto, Chris Terrio e Ben Affleck.
Josh Grode, CEO di
Legendary Pictures, ha affermato che lo studio ha già una serie di
idee per nuovi film ambientati nel MonsterVerse,
l’universo cinematografico che mira a riunire sul grande schermo
iconici mostri come Godzilla, King Kong e Mothra.
L’universo condiviso è stato
inaugurato nel 2014 con Godzilla
di Gareth Edwards, il primo film ad avere di nuovo
come protagonista l’iconico re dei mostri dalla controversa
pellicola del 1998 diretta da Roland Emmerich. Godzilla è stato
seguito da ben tre film:
Kong: Skull Island,
Godzilla II: King of the Monsters e l’attesissimo
Godzilla
vs. Kong (che in Italia arriverà il prossimo 6 maggio
in esclusiva digitale).
Prima dell’uscita di Godzilla vs.
Kong, in realtà, il futuro del
MonsterVerse era abbastanza incerto, dal momento
che
Godzilla II: King of the Monsters aveva ricevuto
un’accoglienza mista da parte del pubblico e della critica e non
aveva performato al botteghino secondo le aspettative. Godzilla
vs. Kong, invece, si è rivelato un grande
successo, ottenendo maggiori elogi da parte della critica rispetto
ai film precedenti e diventato il più alto incasso al box office
nazionale durante il primo weekend di apertura dall’inizio della
pandemia di Covid-19. z
Ora, Grode a confermato a
Deadline che Legendary sta già esplorando nuove idee per nuovi
film ambientati nel MonsterVerse. Grode ha parlato
del sorprendente successo al botteghino del film di Adam
Wingard e ha rassicurato i fan che si saranno sicuramente
nuovi film ambientati nell’universo condiviso, affermando:
“Abbiamo una serie di idee per nuovi altri film”.
Tutto quello che sappiamo su
Godzilla vs. Kong
Due leggende si scontrano
in Godzilla
vs. Kong: questi mitici avversari si affronteranno
infatti in una spettacolare battaglia senza precedenti, con il
destino del mondo in bilico. Kong e i suoi protettori
intraprenderanno un viaggio pericoloso per trovare la sua vera
casa, e con loro c’è Jia, una giovane ragazza orfana con la quale
ha stretto un legame forte ed unico. Ma si troveranno
inaspettatamente sul cammino di un Godzilla infuriato, che sta
seminando distruzione in tutto il mondo. L’epico scontro tra i due
titani, istigato da forze invisibili, è solo l’inizio del mistero
che giace nel profondo della Terra.
Il film è interpretato
da Alexander
Skarsgård (“Big Little Lies”, “La
tamburina”), Millie
Bobby Brown (“Stranger
Things”), Rebecca
Hall (“Christine”, “La genesi di Wonder Woman”), Brian Tyree Henry (“Joker”,
“Spider-Man: Un nuovo universo”), Shun Oguri (“Weathering with You
– La ragazza del tempo”), Eiza González (“Fast & Furious: Hobbs
& Shaw”), Julian Dennison (“Deadpool 2”), con Kyle Chandler
(“Godzilla II: King of the Monsters”) e Demián Bichir (“The Nun: La
vocazione del male”, “The Hateful Eight”).
Arriverà sugli schermi a Dicembre,
per Natale, THE CHRISTMAS SHOW, una
commedia scritta e diretta da Alberto Ferrari
(Un figlio di nome Erasmus, La terza Stella) e
prodotta da Pier Paolo Piastra con Viva Productions (tra gli altri,
Bene ma non benissimo, Un nemico che ti vuole
bene) e la collaborazione di Monica Pedrazzini. Ad animare
questa divertente storia natalizia, in bilico tra il reality e la
magia del quotidiano, un cast del calibro di Raoul
Bova, Serena
Autieri, Ornella Muti,Tullio Solenghi, Francesco
Pannofino. Insieme a loro i giovani e
talentuosi Alice Andrea Ferrari e Giulio Nunziante Cesaro.
I montatori della
Snyder Cut di Justice
League hanno rivelato che il taglio di Zack Snyder stava per includere, in maniera
del tutto accidentale, una battuta proveniente dalla versione
theatrical del film, quella assemblata da Joss Whedon.
Ospite del podcast The Rough Cut,
David Brenner, Dody Dorn e Carlos Castillón hanno rivelato che
l’ormai famigerata battuta “Hai un buon profumo” scritta
da Whedon e presente nella scena in cui Clark e Lois ritornano alla
fattoria, stava per essere inclusa anche nella Snyder
Cut. Accidentalmente, uno dei mixer aveva incluso
la battuta mentre lavorava al taglio di Snyder.
Per fortuna, la produttrice
Deborah Snyder si è accorta in tempo dell’errore,
durante una delle proiezioni di prova finali, esclamando: “Lois
non dovrebbe dire una cosa del genere!”, hanno spiegato i
montatori riportando le parole di Snyder. “Non le interessa
quale profumo abbia Clark.”
Nella
Snyder Cut è stato ripristinato il dialogo originale.
Invece di dire “Hai un buon profumo”, Lois dice: “Hai
parlato”. La risposta di Clark, in entrambe le versioni del
film, è identica. La reunion tra Clark, Lois e Martha alla fattora
Kent nel taglio di Snyder acquisisce così un significato
completamente diverso. Una battuta come “Hai un buon
profumo”, inserita in quel contesto, aveva fatto deragliare il
tono dell’intera sequenza e compromesso inevitabilmente qualsiasi
emozione dello spettatore.
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
Ci sono attori come le gemelle
Olsen o Lindsey Lohan che cominciano la propria carriera molto
giovani. Ne sa qualcosa il giovane Cole Sprouse,
uno degli attori più amati e discussi degli ultimi anni.
Scopriamo quindi insieme tutto quello che c’è da sapere
sul Cole Sprouse.
Cole Sprouse: le serie tv
10. Nato ad
Arezzo, in Italia, il 4 agosto 1992, da genitori americani, Cole
Mitchel Sprouse è stato cresciuto a Long Beach in California. La
sua carriera nel mondo dello spettacolo comincia molto presto. Gli
appassionati di tv americana ricorderanno sicuramente Cole Sprouse
da piccolo con suo fratello gemello Dylan, nella
serie Grace Under Fire, andata in onda dal 1993 al
1998. Nella serie Cole e Dylan Sprouse, gemelli
omozigoti, condividevano lo stesso personaggio, interpretando
Patrick Kelly, uno dei figli della protagonista.
9. In realtà pochi
sanno che la carriera dei gemellini è cominciata molto prima del
1993 quando Cole e Dylan avevano solo sei
mesi.
8. Dopo Grace
Under Fire, Cole continua la sua carriera, spesso accompagnato dal
fratello Dylan, e ottiene piccoli ingaggi in serie tv di successo
Friends (2000-2002), That ’70s
Show (2001) e The Nightmare Room
(2001).
Cole Sprouse e Dylan Sprouse in Zack e Cody sul ponte di comando –
Fonte: IMDB
7. Ma il vero
successo televisivo per Cole Sprouse e suo fratello Dylan arriva
solo nel 2005, quando i due gemellini vengono scelti per la
fortunata serie targata Disney Channel dal
titolo Zack e Cody al Grand Hotel.
Andata in onda per 3 stagioni e 87
episodi, dal 2005 al 2008, la serie ha come protagonisti due
gemelli Zack (Dylan
Sprouse) e Cody (Cole Sprouse) che
abitano con la loro madre single, Carey (Kim
Rhodes), al ventitreesimo piano di un lussuoso albergo
cinque stelle di Boston. Carey è infatti una cantante fissa e
stipendiata dell’hotel Tipton di Boston ed è previsto dal suo
contratto che possa alloggiare in albergo. La serie segue le
divertenti avventure di Zack e Cody e i loro amici London (Brenda
Song), figlia del proprietario dell’hotel, Moseby
(Phill Lewis), manager del Tiptop, e Maddie
(Ashley
Tisdale), cassiera del negozio di dolciumi
dell’albergo.
Cole e Dylan Sprouse a Disney
Channel
7. Grazie al
successo ottenuto con Zack e Cody al Grand Hotel,
Cole, insieme anche al fratello Dylan, diventa degli ‘ospiti’ fissi
di Disney Channel. Negli anni successivi lo vediamo in A
scuola con l’imperatore (2006), Raven
(2006), Zack e Cody sul ponte di comando
(2008-2011), Hannah Montana (2009), I
maghi di Waverly (2009), I’m in the Band
(2010), Zack & Cody – Il film (2011) e
So Random! (2012).
Tra tutti questi progetti targati
Disney Channel, i più importanti per Cole e Dylan Sprouse sono
sicuramente quelli legati alla sit-com Zack e Cody. Alla fine delle
tre stagioni di Zack e Cody al Gran Hotel, i gemelli Sprouse
vengono subito arruolati per una nuova avventura come Zack
e Cody sul ponte di comando. Il concept della sit-com è
quasi lo stesso ma stavolta ci troviamo in un’ambientazione
diversa. Zack e Cody non sono più al Tiptop hotel ma sono su di una
nave da crociera per frequentare un liceo di oceanografia, insieme
a London Tipton e al manager Moseby.
5. Dopo
aver partecipato a serie come Raven,Hannah Montana e I Maghi di
Weaverly, che hanno reso famose star come Raven
Simone, Demi
Lovato e Selena
Gomez, Cole Sprouse nel 2011 torna a interpretare
Cody, insieme al fratello Dylan, nel film per ragazzi Zack
e Cody – Il Film.
In questo film Zack e Cody sono
alle prese con l’organizzazione delle loro ultime vacanze di
primavera prima del diploma. Nel frattempo i ragazzi stanno facendo
piano per il futuro, sperando di ottenere delle borse di studio per
il college. Ma qualcosa (o qualcuno) metterà ai ragazzi i bastoni
tra le ruote.
Cole Sprouse in Riverdale
4. La carriera di
Cole Sprouse, tuttavia, prende il volo solo nel
2017 quando viene scelto per entrare a far parte della nuova serie
tv della CW, dal titolo Riverdale.
La serie è tratta dai famosi
fumetti della Archie Comics, casa editrice
statunitense responsabile anche della pubblicazione delle storie di
Sabrina Vita da Strega, che hanno a loro volta ispirato la serie
Netflix,Le terrificanti
avventure di Sabrina. Riverdale – che inizialmente doveva essere
realizzata come film – è stata adattata alla tv da Roberto
Aguirre-Sacasa, a capo dell’ufficio creativo della Archie
Comics, e prodotta da Greg Berlanti, produttore di
serie tv di successo come Dawson’s Creek,
Everwood, Arrow, Supergirl, Flash e
Legends of
Tomorrow.
Cole Sprouse e Lili Reinhart
Cole Sprouse e Lili Reinhart in Riverdale – Fonte:
IMDB
La serie racconta della vita della
piccola cittadina di Riverdale, sconvolta dalla tragica morte dello
studente Jason Blossom. Tutti in città cercano di dimenticare quel
drammatico evento e di andare avanti, compreso Archie Andrews
(KJ
Apa), deciso a intraprendere una carriera in campo
musical e di non seguire le orme del padre.
A causa però della fine della sua
relazione clandestina con l’insegnante di musica, Archie si trova
senza mentore e senza il sostegno del suo migliore amico Jughead
Jones (Cole Sprouse), con cui ha
litigato durante l’estate. Ma c’è ancora qualcuno che potrebbe
aiutare Archie, la sua vicina di casa Betty Cooper (Lili
Reinhart), segretamente innamorata di Archie, vittima
della sua prepotente madre Alice (Mädchen
Amick ).
Cole Sprouse e JK Apa in Riverdale – Fonte: IMDB
Tutto sembra tornare pian piano
alla normalità, fino all’arrivo in città di Veronica Lodge
(Camila
Mendes) e di sua madre Hermione (Marisol
Nichols). La ragazza sembra subito sentire un’attrazione
verso Archie, attrazione ricambiata, e che manderà la povera Betty
su tutte le furie. Ma a Riverdale ben presto i ragazzi si
accorgeranno che ci sono cose più pericolose di un cuore
spezzato…
Le sue serie tv recenti
Nel 2020 l’attore ha interpretato
Sam Walker nella serie Borrasca, è un
podcast scritto e creato da Rebecca Klingel e prodotto da Cole
Sprouse e interpretato da lui. Mentre nel 2020 e nel 2021 riprende
il ruolo di jughead Jones / Teen FP Jones in Riverdale.
Cole Sprouse film
3. Grazie al suo
grande successo televisivo, Cole Sprouse inizia da subito a muovere
i passi anche verso il grande schermo. Dopo il primo importante
ingaggio nella serie Grace Under Fire, Cole e Dylan Sprouse vengono
arruolati dal regista Dennis Dugan, nel 1999, per partecipare al
film Big Daddy – Un Papà Speciale, al fianco di
Adam Sandler.
A quella prima esperienza
cinematografica ne sono seguite molte altre come The
Astronaut’s Wife – La moglie dell’astronauta (1999),
Diario di un’ossessione intima (2001), I
Saw Mommy Kissing Santa Claus (2001), Il maestro
cambiafaccia (2002), I gemelli del goal
(2003) Ingannevole è il cuore più di ogni cosa
(2004), Il principe e il povero (2007),
Adventures in Appletown (2009) e Will nel film
A un metro da
te (2019). Nel 2021 è attualmente in pre.produzione il
film annunciato Undercover che lo vedrà interpretare Ben.
Cole Sprouse in A Un Metro da Te – Fonte: IMDB
Quest’ultimo film, A Un metro da te,
diretto da Justin Baldoni, racconta la storia di Stella Grant
(Haley Lu Richardson), una ragazza affetta di
fibrosi cistica che utilizza i social per raccontare la sua storia
e far conoscere la sua malattia al mondo. Costretta a sottoporsi a
numerose terapie, un giorno in ospedale la ragazza incontra Will
Newman (Cole Sprouse), affetto dalla sua stessa
malattia. Decisa ad aiutarlo, Stella comincia a passare tutto il
suo tempo con Will senza purtroppo potersi mai avvicinare a lui. Le
persone affette da fibrosi cistica non possono interagire tra loro
per via delle cosiddette infezioni crociate, ovvero infezioni
batteriche che riescono a trasmettersi da pazienti affetti dalla
stessa malattia.
I ragazzi, vicini ma lontani,
passano sempre più tempo insieme fino a quando non s’innamorano
l’uno dell’altra. Ma quando le condizioni di Will peggiorano, il
ragazzo fa di tutto per allontanarsi da Stella ed evitarle così di
soffrire per la sua morte.
Cole Sprouse, le altre curiosità
curiosità
2. A volte gli
attori, complici anche le ore passate ogni giorno sul set, si
innamorano dei propri colleghi. Questo è successo anche a
Cole Sprouse e Lili Reinhart durante le riprese di
Riverdale.
Dopo mesi di frequentazione, i due
anno annunciato la loro relazione nel maggio del 2017 quando si
sono presentati insieme sul red carpet del Met
Gala. Da quel momento i due attori hanno tentato di
tenere il loro rapporto quanto più privato possibile, nonostante le
continue intromissioni dei media. Dopo una lunga serie di tira e
molla, la coppia è scoppiata proprio prima della quarantena forzata
a causa della pandemia di Corona Virus.
1. Nonostante la
rottura con Lili
Reinhart sia ancora fresca, secondo alcuni giornali
scandalistici pare che Cole Sprouse abbia già una
nuova fidanzata. Sembra che l’attore stia frequentando già da tempo
la modella e attrice Kaia Gerber, figlia della
celebre top model Cindy Crawford.
Questa notizia, mesi fa, tuttavia è
stata smentita dallo stesso Cole che ha negato di aver mai tradito
Lili con Kaia.
Cole Sprouse età e altezza e
fisico
Cole Sprouse è nato ad
Arezzo, in Italia, il 4 agosto 1992. L’attore è alto
rispettivamente 183 centimetri e presenta un fisico piuttosto
robusto e asciutto.
Nel corso delle ultime settimane,
diversi membri del cast e della troupe di The Falcon and the Winter Soldier hanno
ripetutamente stuzzicato i fan in merito ad un misteriosissimo
cameo nell’episodio 5.
Considerando quanto accaduto con
WandaVision (Paul
Bettany aveva anticipato la presenza di un grande attore
nell’episodio finale, che alla fine si è rivelato essere soltanto
lui stesso nei panni di Visione Bianco), i fan sono ora decisamente
più cauti quando si parla di possibili apparizioni all’interno
della serie collegate al MCU. Parallelamente, sulla scia
dell’irrefrenabile curiosità, è inevitabile che continuino a
nascere teoria su chi potrebbero essere i personaggi coinvolti.
Sappiamo benissimo che i Marvel Studios non riveleranno mai l’identità
del misterioso cameo che ci attende nel nuovo episodio di
The Falcon and the Winter Soldier, ma ora sappiamo con
certezza che non si tratterà di Black Panther.
Parlando della serie con
Vanity Fair, il produttore Nate Moore ha
confermato che la guest star del penultimo episodio dello show non
sarà il re di Wakanda interpretato dal compianto Chadwick Boseman.
Il dirigente dei Marvel Studios ha spiegato che
bisogna essere particolarmente cauti nella maniera in cui si
affronterà la storia di T’Challa nel più ampio MCU alla luce della prematura
scomparsa del prolifico attore nel 2002 dopo una silenziosa
battaglia contro il cancro durata quattro anni.
“No. Lo posso dire. Non
succederà”, ha spiegato Moore. “Se fosse il contrario,
sarei onesto. La morte di Chad è una cosa che ci porteremo con noi
per sempre. Ho amato tanto l’attore quanto il personaggio. Penso
che dobbiamo essere molto cauti e premurosi su quando eventualmente
riapparirà, perché significa tanto per moltissime persone, ma anche
per noi. Di certo non lo useremo in questo modo. Quindi no, posso
confermare che quel misterioso cameo non sarà Black
Panther.”
Il legame tra Black Panther e la
serie The Falcon and the Winter Soldier
Black Panther e Wakanda sono
indirettamente legati The Falcon and the Winter Soldier, poiché sono
entrambi fondamentali nel processo di guarigione di Bucky. Dopo gli
eventi di Captain
America: Civil War, Steve Rogers ha lasciato il suo
migliore amico nella nazione avanzata al fine di trovare un
rifugio. Come rivelato nella scena post-credit di Black Panther e successivamente nella serie Disney+, i wakandiani sono stati in
grado di riabilitarlo in maniera adeguata. Tuttavia, non era chiaro
se questo aspetto fosse stato preso in considerazione dallo show
fino a quando
Ayo non ha fatto ritorno dopo che Zemo è fuggito di prigione.
Ora, i wakandiani sono coinvolti in
The Falcon and the Winter Soldier, ma il loro re non farà
la sua comparsa.
Sappiamo T’Challa non sarà
interpretato da un altro attore in Black Panther
2, in cui vedremo comunque il ritorno del cast del
film originale e del regista Ryan Coogler. Sappiamo che il sequel si
concentrerà sui luoghi inesplorati di Wakanda e sui personaggi
apparsi nel primo film oltre T’Challa, ma al momento non è noto
come i Marvel Studios spiegheranno
l’assenza del re di Wakanda nel sequel.
La scorsa settimana, era stato
Sylvester Stallone in persona
a confermare la sua assenza in Creed 3,
il terzo capitolo della saga spin-off
di Rocky che sarà diretto da Michael
B. Jordan, interprete di Adonis “Donnie” Johnson che
firmerà così il suo debutto dietro la macchina da presa.
Ora, in occasione della promozione
del film
Senza rimorso, è stato proprio Jordan a spiegare perché
l’icona di Hollywood non farà ritorno nei panni del leggendario
Rocky Balboa. Intervistato da
IGN, la star di Black
Panther ha spiegato che l’assenza del personaggio di Rocky
nasce all’esigenza di concentrarsi esclusivamente sulla storia di
Adonis, nonostante il suo mentore avrà sempre un posto speciale nel
suo cuore.
“Ci sarà sempre un po’ di Rocky
all’interno di Adonis”, ha detto Michael B. Jordan. “La sua essenza, il suo
spirito, saranno sempre con lui. Tuttavia, questo è il franchise di
Creed e andando avanti vogliamo costruire questa storia e questo
mondo esclusivamente attorno al personaggio di Adonis. Avremo
sempre rispetto e nutriremo sempre un profondo amore per ciò che
Sly ha costruito, ma vogliamo spingere Adonis in avanti e
concentrarsi sulla famiglia che lui ha creato. Spero che i fan
saranno d’accordo con questa visione e con ciò che abbiamo in mente
di raccontare. Credo che sarà qualcosa di molto speciale.”
Creed 3,
il terzo episodio di Creed è
stato ufficializzato a febbraio del 2020. All’epoca venne soltanto
confermato che ad occuparsi della sceneggiatura sarebbe
stato Zach Baylin, noto per aver curato lo
script di King Richard, un biopic
incentrato sulla vita del padre delle campionesse di tennis Serena
e Venus Williams, che avrà come protagonista Will
Smith e che debutterà nelle sale e su HBO Max il prossimo
19 novembre. Alla sceneggiatura collaborerà
anche Keenan Coogler.
Il primo Creed, uscito
nel 2015 (e noto in Italia col titolo Creed
– Nato per combattere), è stato diretto
da Ryan
Coogler, regista diBlack
Panther, ed è stato un enorme successo sia di critica
che di pubblico. Il sequel, Creed
II, è uscito nelle sale nel 2018 ed è incassato 215
milioni di dollari a fronte di un budget di soli 50 milioni. Il
sequel è stato diretto da Steven Caple Jr.,
mentre Coogler è tornato in qualità di produttore esecutivo.
Titanic – Nascita di una
leggenda è la miniserie tv prodotta in occasione del 100º
anniversario del naufragio in coproduzione con Rai, CBC, 2 Arts
Entertainment e Antenna 3. La serie tv è creata e scritt ada
Matthew Faulk, Mark Skeet, Stefano Voltaggio, Alan Whiting, Cirian
donnely e Francesca Brill. Alla regia Ciaran Donnelly.
Titanic – Nascita di una leggenda,
uscita e streaming
Titanic – Nascita di una leggenda è
uscita in sei prime serate, dal 22 aprile 2012 su Rai 1.
Titanic – Nascita di una leggenda in streaming è
disponibile su RaiPlay.
Titanic – Nascita di una leggenda:
la trama e il cast
La serie è ambientata durante la
costruzione del Titanic presso i cantieri Harland and Wolff a
Belfast sullo sfondo di rivolte sindacali, conflitti politici e
religiosi e una storia d’amore tra un giovane ingegnere ambizioso e
un immigrato italiano.
In Titanic – Nascita di una
leggenda protagonisti sono Kevin Zegers
nei panni di Mark Muir, Alessandra Mastronardi nel ruolo di Sofia
Silvestri, Derek Jacobi nel ruolo di Lord
Pirrie, Neve Campbell nel ruolo di Joanna
Yaegar, Ophelia Lovibond nel ruolo di Kitty
Carlton, Billy Carter nel ruolo di Thomas
Andrews, Branwell Donaghey nel ruolo di
Michael McCann, Martin McCann nel ruolo di
Conor McCann, Ian McElhinney nel ruolo di Sir
Henry Carlton, Valentina Corti nel ruolo
diVioletta Silvestri, Denise Gough nel ruolo di
Emily McCann Hill,
Nel cast anche Edoardo Leo nel ruolo di Andrea Valle,
Gray O’Brien nei panni di Joseph Bruce Ismay,
Michael McElhatton nei panni di Albert Hatton,
Liam Cunningham nei panni di Jim Larkin,
Chris Noth nei panni di JP
Morgan, Massimo Ghini nei panni di Pietro
Silvestri, Gerard
McCarthynei panni di Ashley Stokes,
Charlotte Bradley nei panni di Mary
McCann Jonathan Forbes nei panni di Eddy
Hatton, Frank McCusker nei panni di Charles
Stokes, Terence Keeley nei panni di Jack Lowry,
Barry McEvoy nei panni di Chorley, Caolan
Byrne nei panni diJimmy Smith, Steve Gunn
nei panni di Bill Armstrong, Gabrielle Reidy
nei panni diEdith Hatton, Eleanor Methven nei
panni di Lady Pirrie, Karl Shiels nei panni
diNeil Sutherland, Eve Macklin nei panni di
segretaria di Lord Pirrie, Kate O’Toole nei
panni diLady Carlton, Aaron Harris nei panni
di Jordan e Tommy O’Neill nei panni di Lorcan.
Gli episodi di Titanic – Nascita
di una leggenda
Episodio 1: In “City Divided” Nel
cantiere navale Hartland & Wolff di Belfast – una città divisa
tra classi e religioni – fa un passo il metallurgista Dr. Mark
Muir, per lavorare sulla nave più grande che il mondo abbia mai
visto: RMS Titanic.
Episodio 2: In “Stained Steel” La
scoperta di Mark lo mette in conflitto con il capo progettista
Thomas Andrews, mentre le tensioni sociali aumentano nella città e
nel cantiere navale. Sofia rifiuta l’apprendista di suo padre,
Andrea Valle, mentre Mark incontra suo padre nel cimitero.
Episodio 3: In Mentre il lavoro di
Mark lo avvicina a Sofia, suo padre incoraggia Andrea a combattere
per il suo amore. L’esercito interrompe una marcia ei soldati
uccidono un Walter Hill disarmato. Mark salva Sofia dal caos.
Episodio 4: Con l’escalation della
violenza tra i lavoratori insoddisfatti, Pirrie inizia a negoziare
con i leader sindacali. Mark fischia l’acciaio del Titanic, lascia
la sua storia d’amore con Kitty per inseguire Sofia e riceve un
colpo inaspettato da Bernard Doyle.
Episodiop 5: Dopo che Doyle svela
il passato di Mark, Mark parte per una ricerca segreta. Quando una
collisione rimanda l’RMS Olympic al cantiere navale, Mark deve
studiare le implicazioni del relitto dal punto di vista della
metallurgia del Titanic.
Episodio 6: Mentre Mark e Sofia si
divertono in riva al mare, Henry Carlton scopre la vera identità di
Mark e la storia d’amore con la figlia Kitty. Al ritorno di Mark,
Henry fa chiamare Mark dal Vecchio Presidente per pagarne il
prezzo.
Episodio 7: La situazione di Mark
sembra migliorare quando JP Morgan arriva in città per assistere al
progresso dell’RMS Titanic. Quando Sofia tenta di rendere pubblica
la loro relazione e Mark rifiuta, decide di studiare
all’estero.
Episodio 8: La politica sporca
circonda le elezioni ed Emily è il capro espiatorio. Persino le
questioni di sicurezza diventano politiche quando Ismay, presidente
di White Star Lines, schiaccia la soluzione di Mark. Conor supera
il limite e Mark sceglie Belfast invece di partire con Sofia.
Episodio 9: La sua fede in Pirrie
ancora una volta danneggiata, Mark affronta una nuova crisi:
l’abbandono. Sotto la pressione del padre, Sofia è costretta a
scegliere Mark o Andrea. In una cerimonia mozzafiato, il Titanic
viene lanciato.
Episodio 10: Mark abbandona Londra
e rimane dov’è il suo cuore – con la nave – e scopre che l’acciaio
è intrinsecamente debole. Sofia allatta il padre ferito, Emily ha
sei mesi e Conor viene colpito durante un raid.
Episodio 11: Mark scopre il nome
di sua figlia, solo per seguire una scia di speranza e delusione.
Una decisione disastrosa significa troppo poche scialuppe di
salvataggio a bordo e la malattia costringe Pirrie ad abbandonare
il suo posto sulla nave.
Episodio 12: Mentre gli ambiti
possessori del biglietto e i presidi della nave si preparano per il
viaggio inaugurale del Titanic, una bambina di nome Sarah sale a
bordo della sfortunata bellezza con sua madre, in cerca di una vita
migliore.
Alcune immagini leaked dei toys
ufficiali di Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings
hanno rivelato nuovi dettagli in merito alla trama dell’atteso film
Marvel. Attorno al progetto l’hype
è chiaramente alle stelle, non solo perché si tratta del primo
cinecomic del MCU ad avere come protagonista un
supereroe asiatico, ma anche perché nel film assisteremo finalmente
al debutto del vero Mandarino.
Con l’avvicinarsi della data di
uscita (prevista per il prossimo 3 settembre), il merchandising del
film continua ad essere la migliore fonte di informazioni, non
essendo ancora stato distribuito alcun materiale ufficiale. Di
recente sono emerse online le immagini della prima ondata della
linea di toys dedicata al film ad opera di Hasbro, e grazie a
Murphy’s Multiverse sappiamo che le didascalie presenti sulle
confezioni delle varie figure contengono alcuni interessanti
dettagli sulla storia.
La descrizione relativa a Shang-Chi
conferma che è stato allevato dall’organizzazione dei Dieci Anelli
e che ora si ritrova invischiato in quel mondo a causa di suo
padre, Wenwu, ossia Mandarino: proprio la figure di Wenwu mostra
quella che sembra essere una nuova interpretazione del concept dei
Dieci Anelli. Le figure rivelano anche il design di Death Dealer e
confermano che il personaggio di Xialing sarà presente nel film nei
panni della sorella perduta di Shang-Chi. Potete vedere le immagini
cliccando qui.
Le immagini dei toys sembrano
confermare anche una serie di legami familiari che vedremo nel
film: come ipotizzato dai fan molto tempo fa, Shang-Chi è il figlio
del Mandarino, che nel film avrà il volto del celebre Tony
LeungChiu-wai: Wenwu andrà quindi a
sostituire l’originale padre del personaggio nei fumetti, ossia Fu
Manchu. Inoltre, anche il personaggio di Xialing, che sarà
interpretato da Zhang Meng, sembra che si
distaccherà molto dall’originale dei fumetti, noto invece come Fah
Lo Suee.
L’uscita nelle sale di Shang-Chi
and the Legend of the Ten Rings è fissata al 3
settembre 2021. Destin Daniel Cretton, acclamato
regista di Short Term 12 e The Glass
Castle (di recente è uscito il suo ultimo
lavoro Il
Diritto di Opporsi, con Michael B. Jordan, Jamie Foxx
e Brie
Larson) è stato scelto per dirigere il film che vanta la
sceneggiatura di Dave Callaham (The
Expendables, Godzilla,Wonder
Woman 1984).
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
LeungChiu-wai nei panni del
Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
L’hashtag
#MakeTheBatfleckMovie è ufficialmente in tendenza
su
Twitter. Dopo la distribuzione della
Snyder Cut di Justice
League, i fan di Zack Snyder hanno prima chiesto che l’universo
DC ipotizzato dal regista venisse ripristinato, e ora vogliano che
la Warner Bros. si decida a dare il via libera al film sull’Uomo
Pipistrello mai realizzato da Ben Affleck.
Quel film, che Affleck avrebbe
dovuto dirigere, scrivere, interpretare e produrre, è poi passato
nelle mani di Matt Reeves, che lo ha trasformato
nell’attesissimo The
Batman con Robert Pattinson che vedremo nel 2022. Al
momento né Affleck né WB hanno commentato la nuova richiesta da
parte dei fan, ma sappiamo già che lo studio non è interessato a
proseguire né con un sequel di Justice
League né con un altro progetto che potrebbe, in
qualche modo, portare avanti l’universo che Snyder aveva immaginato
diversi anni fa.
Per quanto riguarda Affleck,
sappiamo che il principale motivo per cui l’attore ha deciso di
abbandonare il DCEU è a causa delle costanti pressioni che lo
stesso ha dovuto sopportare quando ha deciso di interpretare
l’iconico eroe sul grande schermo, situazione che è andata
peggiorando in seguito alla turbolenta esperienza delle riprese
aggiunte di Justice
League, quando Snyder è stato sostituito da Joss Whedon.
I dettagli sul film di Batman mai realizzato da Ben
Affleck
Ad oggi, i dettagli sul Batman di
Affleck mai realizzato sono emersi più e più volte, soprattutto
durante la recente promozione della Snyder
Cut, con Joe Manganiello – interprete di Deathstroke –
che ha più volte parlato di come sarebbe dovuto essere il film.
Dopotutto, nel taglio di Snyder è stata ripristinata la versione
originale della scena post-credits della versione cinematografica
di Justice
League in cui avviene l’incontro tra Lex Luthor e
Deathstroke: se nella versione theatrical quella scena lascia
intendere che Luthor e Slade Wilson uniranno le forze per creare la
Injustice League, nell’epilogo della Snyder
Cut quella scena apre la strada al film in solitaria di
Batman in cui avremmo dovuto vedere proprio Deathstroke sulle
tracce del Crociato di Gotham.
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
Ecco tutti i vincitori dei
BAFTA 2021, i premi che vengono assegnati dalla
British Academy of Film and Television Arts. Emerald
Fennell e il suo Promising Young Woman va a casa con ben due
premi, tra cui quello alla sceneggiatura, strappato a sorpresa
dalle mani di Aaron Sorkin, decisamente il
favorito di categoria per il suo
Il processo ai Chicago 7. Lo stesso numero di premi
totalizzano The Father,
Soul, Ma Rainey’s Black Bottom e
Sound of Metal, mentre la parte del leone continua
a farla Nomadland, con ben quattro premi: regia,
film, fotografia e attrice protagonista Frances
McDormand. Di seguito la lista completa:
BAFTA 2021 – i vincitori
BEST FILM
NOMADLAND
Mollye Asher, Dan Janvey, Frances McDormand, Peter Spears, Chloé
Zhao
Yuh-Jung Youn è
stata premiata ai BAFTA 2021 nella categoria Migliore attrice non
protagonista per la sua toccante e allo stesso tempo divertente
interpretazione in Minari.
L’attrice, molto famosa in Corea ma sconosciuta nel resto del mondo
prima di queste settimane, ha ringraziato a modo suo l’Academy,
dicendo:
“Grazie tante per questo premio.
Ogni premio è importante, ma questo di più, specialmente perché
arriva da britannici, noti per essere snob, che approvano il mio
lavoro di attrice, sono molto felice, grazie mille”.
Nella
press room, la stampa ha chiesto all’attrice di spiegare il suo
commento, quello “snob” riferito agli inglesi, e Yuh-Jung Youn,
molto candidamente, ha spiegato: “Viene dalla mia esperienza
personale. Ho visitato molte volte l’Inghilterra e ho avuto una
borsa di studio a Cambridge come attrice, dieci anni fa. Li ho
sempre percepiti come molto snob, ma non in una maniera negativa.
Avete una lunga storia e ne siete orgogliosi. Da donna asiatica,
credo che siano persone molto snob, onestamente.”
In merito all’Oscar buzz che ormai
la dà per vincitrice di categoria il prossimo 25 Aprile, l’attrice
ha dichiarato: “Non so niente di Oscar o di BAFTA. In Corea
sono in questo business da tanto tempo, sono un’attrice molto
famosa nel mio paese, ma non a livello internazionale. Non so cosa
sta succedendo adesso, non so cosa mi sta succedendo, non
chiedetemelo!”.
Il nuovo lavoro di
Michael Zampino, Governance – Il prezzo del potere, affida a uno
degli attori più solidi del panorama italiano, Massimo
Popolizio il compito di incarnare se non il male, uno degli
istinti più brutali che muovono l’essere umano, la brama di potere.
Il regista italo-francese alla sua opera seconda dopo
L’Erede del 2011, interessante thriller psicologico
con Alessandro Roja, conduce lo spettatore in un ambiente a
lui ben noto: quello delle grandi aziende petrolifere. Dove Zampino
ha lavorato per ben quindici anni. Da quest’esperienza ha tratto
linfa vitale per il film.
Renzo, Massimo
Popolizio, è il direttore generale di un grosso gruppo
petrolifero. È un uomo senza scrupoli, molto abile nel convincere e
manipolare gli altri, con un’ampia rete di conoscenze e relazioni.
Costretto ad abbandonare il suo ruolo in seguito a un’inchiesta per
corruzione, non si dà per vinto e fa di tutto pur di riprendere il
proprio posto, ora occupato dalla giovane e brillante Viviane
Parisi, Sarah Denys, che promette di accompagnare l’azienda
in una necessaria transizione green. Renzo è convinto che sia stata
proprio Viviane a tradirlo ed è determinato a fargliela pagare.
Coinvolgerà nel suo piano anche Michele, Vinicio Marchioni,
un vecchio amico che gli ha chiesto un favore. I due si troveranno
poi a fare i conti con le conseguenze delle loro azioni. Renzo
però, sa bene come muoversi in un sistema fatto di corruzione e
giochi di potere.
Governance – un noir
spietato con un protagonista stellare
Si presenta con una
locandina da film d’azione all’americana, stile Heat – La
sfida, il nuovo thriller di Michael Zampino.
Governance – Il prezzo del potere è avvincente,
ha un buon ritmo e un protagonista magnetico nella sua malvagità.
Lo spettatore è ansioso di vedere fin dove si spingerà e se
riuscirà a cavarsela.
Il contesto nel quale i
protagonisti si muovono è tratteggiato in maniera davvero molto
realistica. Qui
vale l’esperienza personale di Zampino e fa la differenza. Il
regista dipinge bene un mondo che conosce: le trame, gli intrighi,
le ambizioni, anche fuori tempo massimo, mentre il sistema
investigativo e giudiziario arranca. Traccia una visione d’insieme
vivida e convincente, ma allo stesso tempo lascia intuire più di
quanto non esponga. A Zampino, qui come nel suo precedente
L’Erede, non interessa tanto il contesto, quanto
l’uomo. Non gli interessa capire se l’accusa di corruzione contro
Petrucci sia vera o falsa, scoprire la verità. Come non gli importa
dirci quale sarà il destino dei due protagonisti e che ne sarà
dell’indagine dell’ispettrice Ricciardi, Sonia Barbadoro. A
Zampino interessa l’animo umano, con i suoi vizi e le sue virtù. Da
spettatore, tuttavia, si vorrebbe sapere un po’ di più di quel
mondo delle grandi compagnie petrolifere nel quale il regista ci
introduce così bene e del quale molto si intuisce tenga per
sé.
Governance
riesce ad essere coinvolgente anche perché non è affatto
edulcorato, ha anzi in comune col cinema americano il coraggio di
far sì che i cattivi lo siano fino in fondo, senza improbabili
svolte buoniste a lieto fine. Spietatamente ma realisticamente, non
fa sconti all’essere umano, non gli concede pentimenti,
ravvedimenti. Del cinema europeo, però, ha la complessità dei
personaggi. Non vi è mai una lotta manichea tra buoni e cattivi, ma
piuttosto un mondo articolato in cui bene e male si mescolano in
ciascun personaggio, proprio come avviene nella realtà. Merito
della sceneggiatura scritta a sei mani dal regista con Giampaolo
G. Rugo ed Heidrun Schleef, in cui nonostante certi
elementi siano solo accennati, bastano a far comprendere la
complessità del mondo retrostante.
Merito però anche di un
attore che sa incarnare i vari aspetti della natura umana e non
lascia nulla al caso. Massimo Popolizio porta letteralmente
su di sé il film. Sa essere un perfetto cattivo, ma non solo. È un
piacere vederlo calarsi nei panni ferini di Renzo, con quel suo
modo bulimico di mangiare, con quella sua personalità quasi doppia:
padre amorevole, a suo modo, ironico, ma al contempo essere
brutale, capace di ogni cosa pur di ottenere ciò che vuole. Questa
duttilità interpretativa è riassunta nell’inquadratura finale in
cui, solo attraverso lo sguardo, riesce a restituire l’ampio
spettro emotivo del suo personaggio. Difficile non vedere, come
l’attore stesso ha ricordato in
conferenza stampa, tanto Shakespeare dietro a questo suo Renzo.
A Vinicio
Marchioni il compito di affiancarlo, facendo perno su
caratteristiche molto diverse: Michele vorrebbe imitare Renzo, nel
suo piccolo, ma ha meno coraggio, meno spregiudicatezza. È il
tipico uomo di strada che tenta il grande salto, ma è sempre a
rischio che sia più liungo della sua gamba. Il personaggio ben
interpretato da Marchioni serve per evidenziare i segni che il male
lascia dentro, le macchie che non vanno più via. È quello a cui la
colpa rimane più addosso. Apparentemente Renzo riesce a rimuoverla,
anche se in qualche momento riaffiora, come appunto nella
bellissima scena finale. A completare il cast Claudio
Spadaro, nel ruolo di Marcello Zanin, Maria Cristina
Heller nei panni di Carla Petrucci e la giovane Marial
Bajma-Riva, convincente nei panni di Sofia
Petrucci.
La sfida dell’opera
seconda può dirsi vinta per Michael Zampino e chissà che
Governance – Il prezzo del potere, così intrigante,
in parte ellittico e con un finale apertissimo non preluda a
sviluppi futuri, magari un sequel o un approdo alla
serialità.
È
Chloé Zhaocon Nomadland
a conquistare il cuore della
gilda dei registi a Hollywood, vincendo il DGA Awards
2021, premio assegnato appunto dai rappresentati di
categoria ai propri colleghi. Zhao è solo la seconda donna a
vincere il premio, seguendo Kathryn Bigelow che
aveva vinto il riconoscimento nel 2009 con The Hurt Locker.
Bigelow sbaragliò la concorrenza
anche agli Oscar dello stesso anno, ed è molto probabile che anche
Zhao riesca a portare a casa l’ambita statuetta, continuando a
scrivere la storia dei premi con le sue vittorie.
Chloé Zhao, “Nomadland” (Searchlight
Pictures)
Unit Production Manager: Mary Kerrigan
First Assistant Director: Mary Kerrigan
First-Time Feature Film
Darius Marder, “Sound of Metal” (Amazon
Studios)
Unit Production Manager: Amy Greene
First Assistant Director: Matthew Vose Campbell
Documentary Feature Films
Michael Dweck, Gregory Kershaw, “The Truffle
Hunters” (Sony Pictures Classics)
Dramatic TV Series
LESLI LINKA GLATTER, Homeland, “Prisoners of
War” (Showtime)
Unit Production Managers: Michael Klick, Philippa Naughten First
Assistant Director: Sunday Stevens
Second Assistant Director: Wendy Bledsoe
Comedy TV Series
SUSANNA FOGEL, The Flight Attendant, “In Case
of Emergency” (HBO Max)
Unit Production Manager: Bonnie Muñoz
First Assistant Director: Derek Peterson
Second Assistant Director: Jacquie Dore
Second Second Assistant Director: Zach Citarella Location Manager:
Chris Banks
Movies for Television and Limited Series
SCOTT FRANK, “The Queen’s
Gambit” (Netflix)
First Assistant Director: Aldric La’auli Porter
Variety/Talk/News/Sports — Series
DON ROY KING, Saturday Night Live, “Dave
Chappelle; Foo Fighters” (NBC)
Associate Directors: Michael Mancini, Michael Poole, Laura
Ouziel-Mack
Stage Managers: Gena Rositano, Chris Kelly, Eddie Valk
Variety/Talk/News/Sports — Specials
THOMAS SCHLAMME: A West Wing Special to Benefit When We
All Vote (HBO Max)
Unit Production Manager: Debra James
First Assistant Director: Shawn Pipkin-West
Second Assistant Director: Courtney Franklin
Second Second Assistant Directors: Ni’cole Pettis, Cathy Bon
Reality Programs
JOSEPH GUIDRY, Full Bloom, “Petal to the
Metal” (HBO Max)
Associate Director: Sean Galvin
Lead Stage Manager: Jimmy Chriss
Stage Managers: Rachel Shimko, Kristianna Laroda, Richard
Melendez
Children’s Programs
AMY SCHATZ, We Are the Dream: The Kids of the Oakland
MLK Oratorical Fest (HBO)
Commercials
MELINA MATSOUKAS (Prettybird), You Love Me, Beats by
Dr. Dre (Translation)
First Assistant Director: Paul Norman
Second Assistant Director: Don Johnson
Divenuto celebre grazie al popolare
show Saturday Night Live, dove ha dimostrato e consolidato
le proprie capacità comiche, Bill Hader ha negli anni recitato
anche in diversi film come The Skeleton Twins e It – Capitolo due.
Delle sue opere di fiction, però, nessuna è apprezzata tanto quanto
la serie Barry, di cui Hader è ideatore
insieme ad Alec Berg. Trasmessa sulla celebre
emittente televisiva HBO a partire dal 2018,
questa era ad oggi ancora inedita in Italia. Diventa finalmente
disponibile a partire dal 12 aprile sul canale Sky
Atlantic. Terminata la prima, composta da 8 episodi, da maggio
sullo stesso canale arriverà anche la seconda stagione, in attesa
della già annunciata terza.
Protagonista della serie è proprio
Barry (Bill Hader), un ex marine che lavora ora
come sicario a basso costo. Solitario, depresso e insoddisfatto
della sua vita, si reca con riluttanza a Los Angeles per uccidere
un aspirante attore diventato amante della moglie di un mafioso.
Iscrittosi al corso di recitazione frequentato dall’uomo, si
ritrova inaspettatamente ad essere accolto nella comunità di un
gruppo di entusiasti e speranzosi attori, che hanno come coach Gene
Cousineau (Henry Winkler). In particolare, stringe
amicizia con una studentessa appassionata, Sally.
Barry inizia così a sviluppare il desiderio di iniziare una nuova
vita come attore, ma il suo passato criminale non gli permetterà di
andarsene tanto facilmente.
Una commedia dai toni cupi
In un contesto dove le serie
televisive prolificano sempre più, portando in televisione ogni
genere possibile, sembra esserci sempre meno spazio per prodotti
che non siano connotati da una forte originalità. La storia ideata
da Hader e Berg, ad un primo sguardo, sembra offrire la non nuova
storia di un assassino pentito costretto a fare i conti tanto con
le proprie nuove aspirazioni quanto con i fantasmi del passato. La
trama di Barry può dunque lasciar pensare ad un progetto
che non ha molto da dire, eppure la serie riesce a sorprendere nel
modo in cui decide di trattare questo materiale narrativo.
Hader punta naturalmente sulla
commedia, suo genere di riferimento, presentando personaggi ed
eventi estremamente diverti nel loro essere bizzarri e sopra le
righe. Con il progredire della storia, però, ci si accorge di come
la serie non si risparmia anche nel macchiare quella stessa
commedia con una serie di elementi più maturi e cupi. Il dramma e
il thriller entrano a far parte della storia, combinandosi in modo
insolito ad elementi che normalmente sono il loro opposto. I due
autori riescono così a superare le aspettative, rendendo di fatto
Barry un prodotto imprevedibile, capace di parlare a
spettatori molto diversi.
Il protagonista, chiaramente
affetto da un disturbo da stress post-traumatico causato dai suoi
anni come marine, è pur sempre un killer chiamato ad uccidere.
Morte e comicità si mescolano dunque dando vita ad un equilibrio
che porta a vivere un’altalena di emozioni. Non si sa mai se ad un
momento divertente ne seguirà uno altrettanto comico o uno
profondamente drammatico. I risultati migliori si hanno poi proprio
con quest’ultimo caso, da cui si generano contrasti di cui la serie
si fa forte. Gli appassionati dell’attore e regista non devono
dunque aspettarsi una pura serie comedy, bensì un ibrido
particolarmente vincente.
Barry: la recensione della serie
TV
Di Barry c’è di certo che
molto del suo successo è dato anche dalla grande performance di
Hader. Mattatore assoluto e qui pronto a dimostrare una volta di
più il suo talento. La sua persona si sposa perfettamente con il
tono che la serie vuole assumere. Hader riesce infatti ad essere
tanto comico pur rimanendo assolutamente serio o compiendo azioni
decisamente drammatiche. Egli è inoltre regista dei primi tre
episodi della prima stagione, che si affermano anche come i più
affascinanti in quanto a messa in scena, dimostrando dunque anche
il grande talento di Hader per la regia.
Egli sa però di non poter basare
l’intera serie solo su di sé. Per ciò si circonda di una serie di
attori che arricchiscono di elementi comici o drammatici la
narrazione. In particolare, gradita sorpresa, è data da
Henry Winkler. Globalmente noto per essere stato
Fonzie in Happy Days, l’attore dà qui prova di possedere
ancora il carisma del suo personaggio più celebre. Premiato con
l’Emmy al miglior attore non protagonista, egli si inserisce a sua
volta nel bizzarro contesto della serie con una presenza tanto
brillante quanto imprevedibile. L’imprevedibilità diventa dunque il
principale elemento ricorrente nella serie, capace di divertire,
spaventare e infine anche commuovere nel profondo.
Il documentario Il mio
amico in fondo al mare, titolo originale My
Octopus Teacher, con la regia di Pippa
Ehrlich e James Reed, disponibile su
Netflix
dal 7 settembre 2020, racconta la storia tra il regista Craig
Foster e il suo amico polpo. Il film ha ottenuto una candidatura ai
Premi Oscar, una candidatura ai BAFTA, una candidatura ai Directors Guild e una candidatura ai Producers Guild.
Il mio amico in fondo al mare: la
trama
Il mio amico in fondo al
mare parte dalla decisione di Craig Foster di ritirarsi
nella sua casa in Sud Africa, dopo un periodo di forte pressione
psicologica, che lo ha lasciato a terra. Foster si propone di
combattere l’incalzante depressione con una passione coltivata da
sempre: le immersioni in apnea. Il lasciarsi travolgere dalle
bellezze recondite dell’oceano sarà l’occasione giusta per un
evento da incorniciare: l’incontro con un semplice esemplare di
polpo femmina cambierà infatti la vita del documentarista,
suggellando un rapporto d’amicizia commovente e assolutamente
autentico.
Un viaggio alla scoperta della parte più intima del nostro
Io
Il mio amico in fondo al
mare è un viaggio di riscoperta di sé stessi, di
riconnessione con la parte più profonda del nostro Io; un iter di
immersione e riemersione dalle acque ma anche dai turbamenti
interiori di Foster, immerso in un contatto d’amicizia autentico
con il polpo. La storia raccontataci non si limita all’impianto da
documentario, che rimane piuttosto una cornice, ma pone il focus su
un evento fortuito che entrerà a far parte in maniera preponderante
e prepotentemente nella vita di Foster. Ogni piccola scoperta sulle
abitudini di vita del polpo generano in Foster stupore e
ammirazione, per quanta forza e intelligenza possano risiedere nel
nuovo conoscente marino. Foster e l’animale si lasciano amare e
coinvolgono lo spettatore in un viaggio interiore piuttosto
emozionante.
Riprese magistrali di scorci marini
e fondali cristallini sono lo sfondo di questa storia mirabolante,
cosi incredibile nella purezza con cui dipinge il rapporto tra un
essere umano e un esemplare marino. È la voce di Foster a guidarci
durante il docu-film, voce del suo Io particolare ma che assurge a
voce universale; immersione non solo fisicamente nel mondo marino
per ripotarci le sue parvenze più naturalistiche, ma anche viaggio
alla scoperta di sentimenti profondi, animi puri, di cosa si cela
internamente, di tutto ciò che in superficie non sarebbe mai
emerso.
“Molte persone dicono che un
polpo è come un alieno. Ma la cosa strana è che, man mano che ti
avvicini a loro, ti rendi conto che sei molto simile a lui, in
molti modi. Stai entrando in questo mondo completamente diverso,
una sensazione così incredibile, e ti senti come se fossi a un
passo da qualcosa di straordinario”: dice Foster relativamente
all’animale da lui incontrato. Giochi di luce, riprese mozzafiato,
le sonorità marine: sono tutti elementi che incantano lo spettatore
di Il mio amico in fondo al mare, che rimane
estasiato di fronte alla consapevolezza di quanto la natura può
regalarci.
Il racconto parte da una
dimensione fiabesca, suggerendoci che “Tutto è cominciato un
giorno di tanto tempo fa”, trascinandoci in una dimensione
altra, che scopriremo essere in realtà più vicina a noi di quanto
ci saremmo mai aspettati. Il legame tra l’uomo e il cefalopode
cresce di giorno in giorno davanti agli occhi increduli e incantati
dello spettatore, che fa silenziosamente un passo indietro per
poter ammirare la magnificenza della natura e dei regali che può
donarci.
Il mio amico in fondo al mare: la realizzazione
Il mio amico in fondo al
mare, ha richiesto dieci anni per essere realizzato. Con
temperature dell’acqua fino a 7 gradi Celsius, Foster si è immerso
ogni giorno per un anno intero, senza muta o attrezzatura, nel
gelido oceano Atlantico. Le riprese subacquee hanno richiesto 3.000
ore di riprese e filmati, direttamente girate sulla costa False
Bay, nella foresta di Kelp in Sud Africa. Dopo la realizzazione del
film Craig Foster ha fondato Sea Change Project, una comunità di
scienziati, narratori, giornalisti e registi dediti alla
preservazione delle ricchezze marine. “Raccontiamo storie che
connettono le persone alla nostra casa sottomarina – The Great
African Seaforest. Il nostro lavoro sta motivando scienziati,
responsabili politici e individui a impegnarsi in modo
significativo per la natura e proteggere i nostri oceani”.
Il mio amico in fondo al
mare ci dà la possibilità di ristabilire un contatto con
la natura e con noi stessi, attraverso i movimenti morbidi e
sinuosi della macchina da presa, i paesaggi subacquei dai colori
mesmerici e abitati da creature meravigliose. Un’atmosfera calma e
serena fa da padrona all’intera visione: un film sospeso in una
bolla atemporale, dove lo spettatore, così come il protagonista,
può rifuggire dal caos della vita abitudinaria. In fondo al mare
potremmo essere capaci di immergerci in sfide all’apparenza
insensate o invincibili, che però ci offrono la possibilità di
ritrovare l’armonia e la serenità perse da tempo. Il messaggio
fondamentale di Il mio amico in fondo al mare è
che ogni essere umano deve necessariamente fare un passo indietro
rispetto alla maestosità della natura, di fronte alla quale l’uomo
capisce di non essere poi così intelligente quanto crede. Ogni
angolo della natura può insegnarci qualcosa e noi, in quanto non
solo ospiti, ma parte integrante del nostro pianeta, dovremmo darle
il rispetto che merita, come il titolo originale “My octopus
teacher”, mette in evidenza.