Presentato
in concorso al Festival di Cannes, Matthias &
Maxime è un film di ritorni. Dopo la parentesi americana
de La mia vita con John F. Donovan,
Xavier Dolan torna a girare nel suo Quebec e
riabbraccia i temi a lui più cari: la ricerca della propria
identità sessuale, il rapporto tra diverse generazioni e quello con
la propria madre. È il ritorno di Dolan davanti alla macchina da
presa, che non recitava in un proprio film dai tempi di Tom à la ferme ed è il ritorno di Anne Dorval
in un film di
Dolan, nel ruolo del personaggio che interpreta sua
madre, dopo esserlo già stata in J’ai tué ma mère e dopo
aver lavorato con lui anche in Les amours imaginaires,
Laurence Anyways e Mommy.
Matthias &
Maxime racconta di due amici d’infanzia si scambiano un
bacio durante le riprese di un cortometraggio amatoriale. Il gesto,
apparentemente innocuo, insinuerà in loro un dubbio persistente,
minacciando l’unione della loro cerchia sociale e, alla fine,
cambiando improvvisamente le loro vite. Matthias &
Maxime arriverà su MIO CINEMA e SKY dal 27
Giugno.
Resistance – La voce del
silenzio, scritto e diretto da Jonathan
Jakubowicz, sarà disponibile dal 23 giugno
(distribuito da Vision Distribution e
Cloud 9) sulle maggiori piattaforme digitali:
SKY PRIMAFILA PREMIERE – APPLE TV – CHILI – GOOGLE PLAY,
INFINITY – TIM VISION – RAKUTEN TV – CG ENTERTAINMENT e THE FILM
CLUB.
Resistance – La voce del
silenzio è ispirato alla straordinaria vita del noto
artista francese Marcel Marceu che durante la
Seconda guerra mondiale si è unito alla Resistenza francese per
salvare le vite di migliaia di bambini e ragazzi rimasti orfani a
causa del nazismo.
Resistance – La voce del silenzio: la trama e il
cast
Il film racconta la storia
dell’immenso potere di un sogno, e del potere dell’arte stessa di
portare tra la gente il sorriso e un soffio di speranza anche in un
momento così oscuro. In un’epoca in cui l’odio sfrenato regnava
sull’Europa, Marcel Marceau ha dimostrato quanto si possa ottenere
perseguendo con forza il bene. Tutto ciò che Marcel Marceau (Jesse
Eisenberg) desidera è una vita dove l’arte sia al centro di ogni
cosa. Di giorno lavora nella macelleria del padre e di sera
cerca di realizzare il suo sogno esibendosi nei piccoli
palcoscenici della città. Oltre all’arte la sua passione è Emma
(Clémence Poésy), una ragazza politicamente molto attiva. Per
conquistarla e compiacerla, Marcel accetta di partecipare a una
missione pericolosa che cambierà per sempre il corso della sua
esistenza: bisogna salvare 123 orfani ebrei dalla presa dei nazisti
tedeschi e dello spietato Obersturmführer delle SS Klaus Barbie
(Matthias Schweighöfer) e portarli oltre il confine in Svizzera.
Insieme a Emma, Marcel si unisce alla Resistenza francese per
combattere con coraggio e fermezza le atrocità della guerra. La sua
arte si rivelerà la più grande arma contro gli orrori del
nazismo…
Protagonista principale del film
nei panni di Marcel Marceau è Jesse Eisenberg(The Social Network),
al suo fianco nei panni di Emma l’attrice francese
Cléménce Poesy(Harry Potter) e nei
panni di Sigmundl’attore venezuelano Édgar Ramírez(Hands of Stone). Il
cast principale è infine composto dagli attori Ed Harris, Matthias
Schweighoefer e Géza Röhrig.
Resistance – La voce del
silenzio, il film
Tutto accadde durante la Seconda
guerra mondiale in un periodo in cui l’Europa attraversava momenti
di sofferenze inimmaginabili, la storia ripercorre la straordinaria
vita di Marcel Marceau il famoso mimo francese (1923 – 2007) . Marc
eau oltre ad essere un grande artista, rappresentò un faro di
speranza per molti ebrei perseguitati in Francia dal nazismo;
sfidò i nazisti e aiutò più̀ di 100 orfani a fuggire in Svizzera.
Ispirandosi all’incredibile vita di Marceau, Warner Bros. Germany e
Pantaleon Films, in collaborazione con Bliss Media, Epicentral
Studios, Rocket Science, Vertical Media e Riverstone Pictures,
portano questa storia così toccante, sul grande schermo con
Resistance – l a voce del silenzio. Il racconto
non si esaurisce con gli sforzi del movimento di resistenza per
porre fine al dominio nazista: ma testimonia l’immenso potere di un
sogno, il potere dell’arte stessa di saper portare il sorriso e un
soffio di speranza anche in tempi così oscuri. Marcel Marceau ha
dimostr ato attraverso la sua arte e la sua vita, quanto si possa
ottenere perseguendo con forza il bene! Jesse Eisenberg,
Clémence Poésy, Matthias Schweighöfer, Félix Moati, Édgar
Ramírez e Ed Harris compongono il formidabile cast di
questo film scritto e diretto da Jonathan Jakubowicz.
L’ARTE SILENZIOSA – LA VITA DI MARCEL
MARCEAU
Marcel Marceau/Mangel nacque il 22
marzo 1923. La passione per la recitazione e le arti gli venne
trasmessa dal padre che gestiva la propria macelleria per
provvedere alla sua famiglia, ma il cui vero amore era la musica.
Il desiderio di Marcel di diventare un artista, emerse all’inizio
della sua infanzia dopo aver ammirato sul grande schermo i suoi
idoli del cinema muto; Buster Keaton e Charlie Chaplin. A causa del
conflitto mondiale che attraversava l’Europa, non ebbe la
possibilità di frequentare una scuola di recitazione. Nel 1940,
dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, la sua famiglia
fuggì da Strasburgo e due anni dopo Marcel e suo fratello si
unirono a un gruppo di resistenza che sfidò l’invasione tedesca a
Limoges.
Il grande talento artistico di
Marcel gli permise di falsificare in modo assolutamente credibile i
passaporti e questa sua abilità divenne il suo compito principale
all’interno del movimento di resistenza. Nei suoi stessi documenti
falsi, si diede il nome ufficiale di Marcel Marceau. Il primo atto
della sua missione di resistente fu nel 1943, quando mettendo a
repentaglio la propria vita, fece fuggire tre orfani ebrei dal
paese e li condusse in un rifugio al riparo dai nazisti. Seguirono
molteplici missioni per mettere in salvo bambini e ragazzi rimasti
orfani. Il lavoro di Marcel all’interno della Resistenza non passò
inosservato agli americani e il generale George S. Patton lo nominò
ufficiale di collegamento con le truppe americane. Poco dopo, nel
febbraio 1944, la polizia arrestò il padre di Marcel a Limoges, il
quale venne deportato e ucciso ad Auschwitz. Nel 1946, a conflitto
terminato Marcel riuscì a prendere parte a un importante corso di
recitazione presso il teatro Sarah-Bernhard-Theater di Parigi sotto
la guida di Charles Dullin ed Étienne Decroux. Il suo primo
ruolo importante fu nella commedia “Arlecchino” e da quel momento
iniziò a scrivere le sue commedie e a sviluppare nuovi
personaggi.
Questo portò alla creazione del
suo celebre “Monsieur Bip” che lo rese tanto famoso in tutto il
mondo. Marceau fondò la sua Compagnie de Mime Marcel
Marceau che toccò i maggiori teatri in tutto il mondo e finalmente
nel 1953 negli Stati Uniti, coronò il suo sogno di conoscere i suoi
idoli Buster Keaton, Stan Laurel e Oliver
Hardy. L’incontro con Charlie Chaplin invece, avvenne
soltanto negli anni 60. Oltre al suo impegno nel teatro, Marcel
iniziò ad avere molti ruoli televisivi, guadagnandosi l’ammirazione
di un pubblico sempre più vasto. Con l’aiuto di Jacques Chirac,
l’allora sindaco di Parigi fondò l’École Internationale de
Mimodrame de Paris, per dare ai giovani mimi la possibilità di
imparare quest’arte e realizzare il proprio potenziale. Nel corso
degli anni, Marceau ha continuato ad usare la sua arte mettendola
al servizio dell’impegno sociale, allo scopo di aiutare e dare
supporto alle persone in difficoltà. Il 22 settembre 2007,
all’età di 84 anni, Marceau è morto a Parigi dove riposa nel
cimitero di Père Lachaise.
LA VITA DI KLAUS BARBIE: UN UOMO SENZA
PIETA’
Klaus Barbie nacque a Bad Godesberg
il 25 ottobre 1913. Quando suo fratello e suo padre morirono nel
1933, Barbie cadde in una profonda depressione che influenzò
notevolmente il corso della sua vita. Entrò a far parte della
Gioventù̀ hitleriana e ne rimase membro attivo fino al 1935. Un
periodo di volontariato in un campo di lavoro accese in lui la
fiamma delle ideologie nazionalsocialiste, così si unì alle SS
dopo aver incontrato Heinrich Himmler e fu incaricato di
perseguitare gli ebrei e gli omosessuali. Entrò nel NSDAP nel 1937
e fu promosso sergente delle SS il 20 aprile 1940. Sposò sua
moglie Regine solo pochi giorni dopo. Nel novembre dello stesso
anno fu promosso a Obersturmführer delle SS. Notoriamente
spietato, prese il comando come leader della Gestapo, dopo
l’invasione tedesca della Francia. Tra il 1942 e il 1944
perseguitò spietatamente il movimento di resistenza, assassinando
molti dei suoi membri e da quel momento in poi fu conosciuto come
il “Macellaio di Lione”.
Quando le forze alleate liberarono
la Francia nel 1944, Klaus Barbie fuggì in Germania. Ma quando la
Germania perse la guerra, la situazione si ribaltò e il cacciatore
divenne il ricercato. Visse per molti anni nella clandestinità̀ e,
aiutato dai servizi segreti americani, si rifece una vita in
Bolivia sotto falsa identità̀. Nel frattempo a Norimberga veniva
condannato a morte in contumacia, per i suoi raccapriccianti atti
contro la resistenza e la popolazione civile, ma la sentenza in
assenza del condannato, non poté essere eseguita. La Lega
internazionale contro l’antisemitismo e il razzismo lo raggiunse a
La Paz nel 1972, ma il governo boliviano ne impedì̀ l’estradizione.
Barbie fu espulso ed estradato in Francia solo quando in Bolivia fu
eletto un nuovo governo democratico. Decaduta per prescrizione la
precedente condanna a morte, venne nuovamente processato per i suoi
crimini contro l’umanità̀ con ben 177 capi d’accusa e condannato
all’ergastolo. È stato responsabile della morte di oltre 800
persone. Barbie è morto di cancro nella prigione di Lione il 25
settembre 1991.
Sarà il celebre compositore
olandese Junkie XL ad occuparsi della colonna
sonora di Godzilla
vs. Kong, l’atteso film della coppia Legendary/Warner
in cui vedremo scontrarsi i due iconici mostri cinematografici. La
notizia è stata confermata dal regista Adam
Wingard attraverso una storia via Instagram.
Il rating di Godzilla vs.
Kong lascia presagire un film molto meno crudo del previsto
Al momento la data di uscita di
Godzilla
vs. Kong è fissata nelle sale americane per il
prossimo 20 novembre. Non sappiamo se, a causa della pandemia di
Covid-19, il film verrà posticipato o manterrà la sua release
originale. Di recente abbiamo appreso che il film ha ricevuto un
PG-13, ossia un divieto ai minori di 13 anni. La motivazione
consiste nella presenza nel film di “intense scene di
violenza e distruzione e di linguaggio volgare”. Nessun
divieto ai minori di 17 anni, lasciando presagire che il film sarà
molto meno crudo di quanto i fan probabilmente si aspettano.
Dopo aver lavorato insieme
nell’acclamato Green
Book, vincitore di tre premi Oscar nel 2019 (incluso
miglior film),
Viggo Mortensen e Peter Farrelly
torneranno a lavorare insieme per un nuovo progetto di Skydance. La
notizia è stata riportata da Variety.
Il progetto in questione sarà
The Greatest Beer Run Ever, adattamento
dell’omonimo romanzo di Joanna Molloy e
John “Chickie Donohue che verrà pubblicato il
prossimo Novembre. La fonte specifica che nel film Mortensen non
interpreterà il protagonista, ma avrà bensì un ruolo di
supporto.
La storia del romanzo è basata su
un’esperienza vissuta dallo stesso Donohue, a metà fra tragedia e
commedia. Nel 1967 decise di partire per New York e andare a bersi
una birra con i suoi amici che stavano combattendo in Vietnam. La
sceneggiatura del film porterà la firma dello stesso Farrelly
insieme a Brien Currie e Pete
Jones.
La storia vera che ha ispirato
Green Book con Viggo Mortensen, vincitore di tre premi Oscar
In attesa di nuovi dettagli sul
progetto, ricordiamo che oltre a Green
Book, Peter Farrelly è noto per aver
diretto – insieme al fratello Bobby – commedie quali Tutti
pazzi per Mary, Io, me & Irene e Amore a prima
svista. In Green Book, ispirato alla storia
vera di Don Shirley e Tony Lip, viene raccontata
l’amicizia tra un buttafuori italoamericano e un
pianista afroamericano nell’America negli anni ’60.
Ad inizio del mese di giugno abbiamo
appreso che James
Cameron e il produttore Jon
Landau erano ufficialmente tornati in Nuova Zelanda per
riprendere con le riprese di Avatar 2. Naturalmente, prima di poter
effettivamente tornare a lavoro, sia Cameron che Landau avrebbero
dovuto sottoporsi ad una quarantena forzata di 14 giorni,
rispettando così i protocolli imposti a tutti i viaggiatori
proveniente dall’estero.
All’epoca del ritorno di Cameron e
Landau, i confini erano ancora chiusi, ma il regista e il
produttore erano stati ammessi in base ad un’eccezzione che
prevedeva l’ingresso nel paese per “interessi economici
significativi”. Adesso, come apprendiamo dal sito
Stuff, la produzione di Avatar 2 sarebbe stata accusata di
“favoritismo politico” da parte dell’opposizione
dell’attuale governo.
La troupe di Avatar è
arrivata in Nuova Zelanda la scorsa domenica, grazie ad un permesso
speciale del governo. Il leader del partito liberista ACT New
Zealand ha commentato l’accaduto usando parole molto forti:
“Quali sono le regole sui confini? Per adesso sembra che se sei
un amico del governo, allora tutto ti è concesso. Altrimenti,
problemi tuoi! Dovrebbe esserci una regola per tutti. È
inaccettabile che la scelta di chi far entrare nel paese spetti ai
politici.”
Oltre il 25% delle esenzioni
speciali in Nuova Zelanda concesse al cast e alla troupe di Avatar
2
Secondo quanto riportato dalla
fonte, al paese avrebbero avuto accesso “56 membri della troupe
di James Cameron” in base ad “esenzioni speciali per
lavoratori d’oltremare”: la fonte sottolinea che si tratta di
un numero particolarmente elevato, dal momento che tali esenzioni
venivano respinte dal governo per altri tipi di produzioni o
impieghi (non necessariamente legati al cinema) 9 volte su 10. Il
ministro dello sviluppo economico Phil Twyford, ha attualmente
concesso 201 esenzioni speciali in Nuova Zelanda: ciò
significa che oltre il 25% di queste è stato concesso
esclusivamente al cast e alla troupe di
Avatar 2.
Avatar
2debutterà
il 17 dicembre 2021, seguito dal terzo
capitolo il 22 dicembre 2023. Per il quarto e
quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche
anno: 19 dicembre 2025 e 17
dicembre 2027.
Il cast della serie di film è
formato da Kate
Winslet, Edie
Falco, Michelle Yeoh, Vin
Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia Sam
Worthington, Zoe
Saldana, Stephen
Lang, Sigourney
Weaver, Joel David
Moore, Dileep
Rao e Matt Gerald.
Prima che Gli Eterni venisse
girato, diversi rumor sostenenvano che il personaggio di
Starfox avrebbe avuto un ruolo nel nuovo
attesissimo film dei Marvel Studios. Non sappiamo se in
queste voci ci sia mai stato un fondo di verità, ma sappiamo per
certo che il personaggio – ad oggi – non apparirà nel film.
Ciononostante, sembra che la Marvel
abbia ancora dei piani per far apparire Starfox
all’interno dell’Universo Cinematografico. Il
nuovo rumor è stato riportato da
MCU Cosmic, che non ha però specificato quando il debutto del
personaggio sul grande schermo potrebbe effettivamente
accadere.
Ma in quale progetto potrebbe
comparire il personaggio? Difficile dirlo! Tra le ipotesi più
accreditate figurano
Guardiani della Galassia Vol. 3 e anche la serie
dedicata a She-Hulk.
Nei fumetti Starfox, il cui vero nome è Eros, è il figlio più
giovane di Mentor, nonché fratello del temibile Thanos (sì, il
Titano Pazzo protagonista di Avengers:
Infinity War e Avengers:
Endgame!). Eros è sia un Eterno che un membro degli
Avengers, quindi i progetti del MCU in cui potrebbe essere
coinvolto sono potenzialmente tantissimi.
Il cast de Gli Eterni, il nuovo
film Marvel in arrivo nel 2021
In attesa di sapere di più,
ricordiamo che Gli
Eterni, diretto da Chloe
Zhao, vedrà nel cast Angelina
Jolie (Thena), Richard
Madden (Ikaris), Kit
Harington (Black Knight), Kumail
Nanjiani (Kingo), Lauren
Ridloff (Makkari), Brian Tyree
Henry (Phastos), Salma
Hayek (Ajak), Lia
McHugh (Sprite), Gemma
Chan (Sersi) e Don
Lee (Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12
febbraio 2021.
Sappiamo tutti che Neill
Blomkamp, regista di District 9 e
Humandroid, avrebbe dovuto realizzare un quinto capitolo
della saga di Alien. Il
progetto era ambientato dopo gli eventi di Aliens – Scontro
finale e non teneva conto di quanto accaduto in Alien
3 e Alien – La clonazione. La Fox decise, però, di
sospendere il film e di realizzare al suo posto Alien:
Covenant, sequel di Prometheus diretto ancora una volta da Ridley
Scott.
Nel quinto capitolo di Alien ad
opera di Neill
Blomkamp avremmo dovuto vedere anche il ritorno di
Sigourney Weaver nei panni dell’iconica
Ellen Ripley. Adesso la celebre attrice, in una recente intervista
con
Empire Magazine, ha rivelato i dettagli sulla storia che non
abbiamo mai visto al cinema, spiegando che Walter
Hill – sceneggiatore di Aliens – Scontro finale, Alien
3 e Alien – La clonazione – è in possesso di un
trattamento di circa 50 pagine relativo al quinto capitolo della
saga, realizzato dopo che il progetto di Blomkamp venne
accantonato.
Tuttavia, Sigourney Weaver non crede che il
progetto di Hill vedrà mai la luce. Alle pagine della celebre
rivista, infatti, è apparsa molto dubbiosa sul fatto che il
progetto possa essere davvero realizzato, dichiarando: “Non lo
so. Ridley è andato in un’altra direzione. Forse Ellen Ripley ha
già fatto la sua parte. Merita un periodo di riposo”. La
direzione a cui ha fatto riferimento la Weaver è ovviamente la
trilogia prequel di Alien,
iniziata nel 2012 con Prometheus e proseguita cinque anni dopo con
Alien:
Covenant.
Il futuro della saga di Alien
avvolto nel mistero: Ridley Scott realizzerà mai il terzo
prequel?
Di recente Ridley
Scott ha parlato nuovamente del terzo prequel mai
realizzato, conosciuto come Alien: Awakenings, rivelando che il film
avrebbe cercato di rispondere a tutta una serie di domande lasciate
in sospeso da Covenant:“Penso che ci sia ancora molto da dire su Alien. Ma penso anche
che sia arrivato il momento di evolversi nuovamente. Mentre giravo
il primo episodio, pensavo sempre: ‘Perché è stata creata una
creatura come questa e perché sta viaggiando in quella che noi
vediamo come una nave da guerra che trasporta un cargo di baccelli?
Qual è lo scopo del veicolo e qual è quello delle uova? Questo è
ciò che immagino ci saremmo chiesti se avessimo realizzato il terzo
prequel: chi, perché e per quale motivo.”
Al momento non sappiamo quale sarà
il destino della saga di Alien,
soprattutto dopo l’acquisizione della Fox da parte della Disney.
Sono anni, comunque, che Ridley
Scott parla della possibilità di riuscire a portare a
termine la sua trilogia prequel. Speriamo che un giorno posso
veramente riuscirci, nonostante il flop al botteghino
di Covenant non
faccia sperare nel prosieguo della saga… almeno per il momento.
Lo scorso aprile, Josh Gad ha fatto la gioia di tutti gli
appassionati di cinema anni ’80 riunendo da remoto il cast de
I Goonies, il cult diretto da Richard
Donner e nato dalla mente creativa di Steven Spielberg. In seguito alla messa in
onda della reunion Adam F. Goldberg, sceneggiatore
della serie tv The Goldbergs, ha letteralmente mandato in
delirio i fan quando, via Instagram, ha rivelato di aver scritto –
negli ultimi nove anni – una sceneggiatura per un eventuale sequel
de I Goonies.
La sceneggiatura in questione è
stata scritta per puro divertimento, ma è esiste! Adam F.
Goldberg, infatti, aveva anche postato
attraverso il suo account Instagram una foto della prima pagina
dello script, a dimostrazione del lavoro svolto per “diletto
personale”. Nella didascalia che aveva accompagnato l’immagine,
Goldberg aveva anche rivelato che nei suoi piani c’era un incontro
con Richard Donner, che purtroppo non ha ancora
avuto luogo a causa della pandemia di Covid-19.
Adesso, alcuni giorni fa, sempre
Goldberg ha condivsio tramite Slash
Film un concept art dell’ipotetico sequel, realizzato da
Michael Barnand, noto per aver realizzato i
disegni della serie di figurine nota in Italia come
Sgorbions. Insieme al concept, Goldberg ha rilasciato
anche la seguente dichiarazione: “Sarò in agguato sulle
message board di tutti i siti internet: quindi, invece di dirmi che
faccio schifo e che sto rovinando la vostra infanzia, ditemi
piuttosto cosa vorreste vedere in un sequel e cosa diamine fare con
Sloth!”
La reunion del cast de I Goonies
Ricordiamo che alla reunion de
I Goonies hanno partecipato i membri del cast
(Sean
Astin, Josh Brolin, Martha Plimpton, Kerri
Green, Jeff Cohen, Corey Feldman, Jonathan Ke Quan, Joe
Pantaliano e Robert Davi), il
regista Richard Donner, lo
sceneggiatore Chris Columbus, Steven Spielberg (autore del soggetto del
film) e perfino Cyndi Lauper (interprete del
brano portante della colonna sonora, “The Goonies ‘R’ Good
Enough).
Negli ultimi giorni J.K.
Rowling, la celebre scrittrice britannica nota per
aver dato vita al magico mondo di Harry
Potter, è stata travolta da una vera e propria bufera
mediatica dopo essere stata accusata – nuovamente – di transfobia.
Nei giorni successivi all’esplosione della polemica, numerose star
di Hollywood e anche diversi membri del cast di Harry
Potter –
tra cui il protagonista Daniel Radcliffe – si
sono schierati a favore della comunità LGBTQ+.
Adesso, ad intervenire sulla
questione, è stata anche la Warner Bros., la casa
di produzione responsabile del successo della saga cinematografica
basata proprio sui libri della Rowling. Attraverso
una nota ufficiale, la major ha dichiarato: “Gli eventi
degli ultimi giorni hanno rafforzato la nostra determinazione, in
quanto azienda, a volerci confrontare con problemi sociali spesso
difficili. La posizione della Warner Bros. rispetto al concetto di
inclusività è ben nota. Alimentare una cultura diversa e inclusiva
è sempre stato importante per la nostra compagnia, così come lo è
per il nostro pubblico, in tutto il mondo. Siamo profondamente
attenti a valorizzare il lavoro di chi lavora con noi e di chi dona
così tanto di se stesso condividendo le sue creazioni con la nostra
compagnia. Sappiamo di essere responsabili nell’alimentare
l’empatia e sostenere la comprensione di tutte le comunità e di
tutte le persone, in particolare quelle che lavorano con noi e che
vengono raggiunte dai nostri contenuti.”
In seguito al comunicato della
Warner Bros.,
è arrivato anche quello della Universal Parks &
Resorts, che ospita le attrazioni dedicate al Wizarding
World all’interno dei parchi di Los Angeels e di Orlando: “I
nostri principali valori includono la diversità, l’inclusività e il
rispetto nei confronti di tutti membri del nostro team e di tutti i
nostri ospiti. I nostri parchi sono luoghi dove le persone e le
famiglie di ogni tipologia sono le benvenute per godere momenti
felici e spensierati insieme. Oltre ciò, non commentiamo.”
Emma Watson risponde a J.K.
Rowling: “Le persone trans sono chi dicono di essere e meritano di
vivere le loro vite”
Oltre a Daniel Radcliffe, anche Emma Watson (Hermione nella saga di
Harry
Potter) e Eddie Redmayne (Newt Scamander nella saga di
Animali
Fantastici) si sono duramente scagliati contro le
dichiarazioni della Rowling. Su
Twitter, la Watson ha scritto: “Le persone trans sono chi
dicono di essere e meritano di vivere le loro vite senza che venga
messo costantemente in discussione o venga loro detto che non sono
ciò chi dicono di essere. Voglio che i miei follower trans sappiano
che io, e molte altre persone nel mondo, vi vedono, vi rispettano e
vi amano per ciò che siete.”
Redmayne invece (che nel 2015 ha interpretato Lili Elbe, la
prima persona a essere identificata come transessuale, nel
bellissimo The
Danish Girl) ha rilasciato una dichiarazione sulla
vicenda alle pagine di
Variety: Il rispetto nei confronti delle persone
transgender resta un imperativo culturale. Negli anni anche io ho
cercato costantemente di educare me stesso. Avendo lavorato sia con
J.K. Rowling che con diversi membri della comunità trans, ci tengo
a chiarire con fermezza la mia posizione. Non sono d’accordo con i
commenti di Jo! Le donne trans sono donne! Gli uomini trans sono
uomini! Le identità non-binarie sono valide! So che i miei amici e
colleghi transgender sono stanchi di questa continua messa in
discussione delle loro identità. Vogliono soltanto vivere le loro
vite in pace ed è arrivato il momento di lasciarglielo
fare.”
Di origini taiwanesi, Lucy
Liu è tra le più apprezzate a richieste attrici asiatiche
del panorama cinematografico statunitense. Apparsa in numerosi film
e serie TV con ruoli divenuti iconici, la Liu si è distinta per la
sua grande versatilità e l’innato fascino. Divenuta celebre anche
come doppiatrice, ha negli anni ottenuto diversi prestigiosi
riconoscimenti di critica e pubblico.
Ecco 10 cose che non sai di Lucy
Liu.
Lucy Liu: i suoi film e le serie
TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice ottiene le attenzioni di
Hollywood quando inizia a recitare per film come Jerry
Maguire (1996), con Tom
Cruise, Fino a prova contraria (1999), di
Clint
Eastwood, Pallottole cinesi (2000) e
Charlie’s Angels (2000), con Cameron
Diaz e Drew
Barrymore. Da quel momento inizia a recitare per
celebri titoli come Chicago (2002), Charlie’s Angels –
Più che mai (2003), Kil Bill: Vol.
1 (2003) e Kill Bill: Vol. 2 (2004), con la quale
si consacra. Altri celebri film nei quali ha recitato sono poi
Domino (2005), Slevin – Patto criminale
(2006), Detachment (2011), Un giorno questo
dolore ti sarà utile (2011), L’uomo con i pugni di
ferro (2012), e Future World (2018), con James
Franco.
9. Ha preso parte a celebri
serie TV. Parallelamente alla carriera cinematografica,
l’attrice ha recitato anche in diverse serie TV di successo. In
particolare, è ricordata per il ruolo di Ling Woo in Ally
McBeal (1998-2002), ma anche per aver recitato in alcuni
episodi di serie come Sex and the City (2001), con
Sarah Jessica
Parker, Joey (2004-2005), Ugly Betty
(2007), Cashmere Mafia (2008), Dirty Sexy Money
(2008-2009), Southland (2012), Elementary
(2012-2019) e Why Women Kill (2019-in corso).
8. È nota come
doppiatrice. Nel corso della sua carriera la Liu ha più
volte svolto l’attività di doppiatrice, in particolare per film
come Mulan II (2004), Kung Fu Panda (2008),
Kung Fu Panda 2 (2011) e Kung Fu Panda 3 (2016).
Ha poi dato voce al personaggio di Argentea nella serie di film
Trilli (2008), Trilli e il tesoro perduto (2009),
Trilli e il grande salvataggio (2010), Trilli e il
segreto delle ali (2012), Trilli e la nave pirata
(2014) e Trilli e la creatura leggendaria (2015).
Lucy Liu: chi è il suo
compagno
7. È molto
riservata. Molto poco è noto della vita privata
dell’attrice, la quale non hai mai diffuso particolari notizie
riguardo i propri partner, dei quali non si sa pressocché nulla. Ad
oggi la Liu sembra essere single, e dai suoi profili social è
difficile stabilire se ciò si vero o se abbia relazioni in
corso.
Lucy Liu ha avuto un figlio
6. Ha scelto di essere una
madre single. Nel 2015 nasce il primo figlio,
dell’attrice, Rockwell Lloyd Liu, avuto tramite madre surrogata. La
Liu ha infatti affermato di voler essere un genitore single per
scelta, e che dato il suo lavoro era difficile gestire anche una
gravidanza. Particolarmente protettiva, l’attrice raramente
rilascia foto di suo figlio.
Lucy Liu in Kill Bill
5. Il ruolo fu riscritto
per lei. Per il personaggio della spietata O-Ren Ishii, il
regista Quentin Tarantino era alla ricerca di
un’attrice giapponese. Dopo che ebbe visto recitare la Liu in
Pallottole cinesi, tuttavia, decise di riscrivere il
personaggio, dandogli origini giapponesi-americane, così che la Liu
potesse ricoprire il ruolo senza problemi.
4. Si è allenata con la
spada per il ruolo. Per poter ricoprire il ruolo della
Vipera O-Ren Ishii, l’attrice ha dovuto passare molto tempo ad
esercitarsi con la spada. Prese infatti diverse lezioni per poterla
imparare a maneggiare e brandire senza timore, potendo così poi
riproporre le capacità acquisite al momento delle riprese.
3. È il ruolo che l’ha resa
celebre. Grazie al film, l’attrice divenne una vera e
propria icona agli occhi dell’industria statunitense. La sua
celebrità conobbe in quel periodo il massimo splendore, e la Liu
cominciò ad essere indicata come una delle nuove paladine che
avrebbero portato ad una maggior presenza di attori asiatici
all’interno di produzioni americane.
Lucy Liu, il suo 2020
2. È la protagonista di un
film commedia. Negli ultimi anni l’attrice si è dedicata
in particolar modo alla televisione, sia con la serie
Elementary sia con Why Women Kill, dove recita
tutt’ora nel ruolo della protagonista. Nel 2020, tuttavia, tornerà
anche al cinema con la commedia Stage Mother, dove
interpreta Sienna, direttrice di un coro di chiesa particolarmente
tradizionalista.
Lucy Liu: età e altezza
1. Lucy Liu è nata a New
York, Stati Uniti, il 2 dicembre 1968. L’attrice è alta
complessivamente 160 centimetri.
Apprezzato talento comico, l’attore
Ricky Memphis è divenuto celebre per i suoi
personaggi dall’animo tenero, talvolta imbranati ma sempre in grado
di volgere a proprio favore gli eventi. Nel corso della sua
carriera, Memphis si è dedicato tanto al cinema quanto alla
televisione, raggiungendo così una popolarità particolarmente
ampia.
Ecco 10 cose che non sai su
Ricky Memphis.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Ricky Memphis: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attore debutta al cinema nel 1991 con il
film Ultrà, per poi distinguersi in La scorta
(1993), Il branco (1994), Palermo Milano – Solo
andata (1996), con Raoul
Bova, Paz! (2002), Milano Palermo – Il
ritorno (2007), Immaturi (2011), Ex – Amici come
prima (2011), Vacanze di Natale a Cortina (2011),
Mai Stati Uniti (2013), La mossa del pinguino
(2014), con Edoardo
Leo, Soap Opera (2014), Ma tu di che
segno 6? (2014), Ovunque tu
sarai(2017), Sconnessi
(2018), con Fabrizio
Bentivoglio (2018), Loro 1
(2018), con Toni
Servillo, Natale a 5
stelle (2018), Il grane salto
(2019), Ma cosa ci dice il
cervello (2019) e Un figlio di nome
Erasmus (2020).
9. Ha preso parte a celebri
produzioni televisive. A rendere celebre l’attore è la
serie Distretto di Polizia (2000-2006), dove recita nel
ruolo dell’ispettore capo Mauro Belli. Lasciata la serie, recita
poi in Crimini bianchi (2008-2009), Caccia al re – La
narcotici (2011), Notte prima degli esami ’82 (2011),
Tutti pazzi per amore (2011-2012), Come un delfino –
La serie (2013) e Immaturi – La serie (2018).
8. Reciterà in una nuova
commedia per il cinema. Nel 2020 l’attore tornerà sul
grande schermo con il film Divorzio a Las
Vegas. Qui, interpreterà l’amico del protagonista Giampaolo
Morelli, il quale scopre di essersi sposato anni prima
a Las Vegas, e di aver dimenticato l’evento in seguito ad una notte
folle. Da qui partirà la loro avventura, in cerca di un divorzio lì
dove tutto è iniziato.
Ricky Memphis non è su
Instagram
7. Non ama i social
network. L’attore ha in più occasioni affermato di non
essere particolarmente attratto dai social network e dal loro
funzionamento, inoltre da sempre preferisce mantenere una certa
riservatezza riguardo la propria vita privata. Per questo motivo,
non è possibile ritrovare l’attore su Instagram, dove vi sono
tuttavia alcune fanpage a lui dedicate.
Ricky Memphis: i suoi figli
6. È padre di due
figli. Sul set di Distretto di polizia, l’attore
incontra l’aiuto regista Alessia Carasaro, con la quale intraprende
una relazione. In seguito, i due si sono sposati, dando poi vita a
due figli, nel 2005 e nel 2013. Da sempre geloso della propria vita
sentimentale, Memphis evita che vengano diffuse notizie riguardo
questa, così da preservare i figli dagli invadenti riflettori dello
spettacolo.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Ricky Memphis: le origini del suo
nome
5. Si è ispirato ad un
cantante per il suo nome d’arte. Il vero nome dell’attore
è Riccardo Fortunati, ma al momento di doversi scegliere un nome
d’arte per la propria carriera nel mondo dello spettacolo, questi
scelse di adottare il cognome Memphis. Questo è un omaggio al
celebre Elvis Presley, originario di Memphis, per il quale l’attore
nutre una grande passione.
Ricky Memphis in Erasmus
4. È il suo nuovo
film. Nel film Un figlio di nome Erasmus,
l’attore ricopre il ruolo di Pietro. Questi, insieme ad altri tre
amici, viene richiamato dopo vent’anni a Lisbona per la scomparsa
di una donna amata dal gruppo di amici durante il periodo del loro
erasmus universitario. Giunti lì, verranno a conoscenza del fatto
che uno di loro è il padre del figlio che la donna ebbe, dando così
vita ad una lunga ricerca per scoprire chi sia effettivamente il
genitore tra di loro.
Ricky Memphis e Raoul Bova
3. Hanno recitato più volte
insieme. Grandi amici, Memphis e Bova hanno più volte
condiviso la scena, recitando per diversi film di successo. Tra
questi si annoverano Palermo Milano – Solo andata,
Milano Palermo – Il ritorno, Immaturi, Immaturi – Il
viaggio, e Torno indietro e cambio vita. I due hanno
più volte dichiarato che la chimica di coppia raggiunta è uno dei
motivi che più racchiude il successo del loro recitare insieme.
Ricky Memphis: le sue
trattorie
2. Ha gestito due trattorie
a Roma. Insieme all’attore Simone Corrente, conosciuto sul
set di Distretto di polizia, Memphis decise di aprire due
trattorie nei quartieri Testaccio e Prati di Roma. Chiamate “Né
arte né parte”, queste vennero inizialmente gestite dai due, i
quali tuttavia ne cedettero infine la proprietà.
Ricky Memphis: età e altezza
1. Ricky Memphis è nato a
Roma, in Italia, il 29 agosto 1968. L’attore è alto
complessivamente 175 centimetri.
Considerata una delle migliori
attrici del panorama cinematografico italiano, Elena Sofia
Ricci ha negli anni dato prova di grande versatilità,
muovendosi con naturalezza dal cinema alla televisione. Sul piccolo
schermo è infatti nota per diverse acclamate fiction, come anche
programmi pensati per un pubblico più di nicchia. Premiata e
apprezzata, l’attrice è tutt’oggi uno dei volti di punta dello
spettacolo italiano.
Ecco 10 cose che non sai di
Elena Sofia Ricci.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Elena Sofia Ricci: i film e le
fiction
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice ottiene notorietà al cinema
grazie a film come Zero in condotta (1983), Io e mia
sorella (1987), Ne parliamo lunedì (1989),
Stefano Quantestorie (1993), Commedia sexy
(2001), Il pranzo della domenica (2003) e Ex
(2009), con Riccardo
Scamarcio. Negli ultimi anni ha invece preso parte a
film di rilievo come Mine vaganti
(2010), Genitori & figli – agitare bene prima dell’uso
(2010), Allacciate le
cinture (2014), con Kasia
Smutniak, Ho ucciso Napoleone (2015), con
Micaela
Ramazzotti, Il tuttofare (2018) e Loro 1 e
Loro 2
(2018), con Toni
Servillo.
9. È nota per i suoi ruoli
televisivi. Molte le fiction o film per la TV interpretati
dall’attrice. Tra i più noti si ricordano Caro maestro
(1996-1997), Orgoglio (2004-2006), Giovanni Falcone –
L’uomo che sfidò Cosa Nostra (2006), e I Cesaroni
(2006-2012), dove recita accanto ad Alessandra
Mastronardi, e che la rende ulteriormente popolare.
Successivamente, prende parte a Tutti i rumori del mondo
(2007), Amiche mie (2008), Che Dio ci aiuti
(2011-in corso), Don Matteo 12 (2020) e Vivi e lascia
vivere (2020).
8. Ha ottenuto importanti
riconoscimenti. Nel corso della sua carriera l’attrice ha
ricevuto numerose lodi per alcune delle sue interpretazioni
cinematografiche. È infatti stata nominata per ben quattro volte ai
David di Donatello, riportando tre vittorie. La prima fu come
attrice non protagonista per Io e mia sorella, mentre in
seguito vinse come attrice protagonista per Ne parliamo
lunedì e Loro.
Elena Sofia Ricci è su
Instagram
7. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 398 mila persone. All’interno
di questo l’attrice è solita condividere foto relative a momenti di
quotidianità, siano essi condivisi con la propria famiglia che con
amiche o altri personaggi dello spettacolo. Non mancano poi anche
sue curiosità personali.
6. Utilizza il social per
promuovere il suo lavoro. Oltre a condividere la propria
quotidianità sul social, l’attrice utilizza questo anche come
canale di promozione dei propri progetti, siano essi
cinematografici o televisivi. Qui si possono infatti ritrovare
locandine, video o foto di backstage tratte dai set
frequentati.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Elena Sofia Ricci: suo marito e i
figli
5. È sposata con un
compositore. Dal 2003 l’attrice è sposata con il
compositore Stefano Mainetti, autore di numerose colonne sonore il
cinema e la televisione. Dalla loro unione è nata una figlia
chiamata Maria. La Ricci aveva giù avuto una figlia, nata nel 1996,
e avuta dalla relazione con il regista Pino Quartullo.
4. Lei e il marito hanno
collaborato a teatro. Da sempre appassionata di teatro,
l’attrice non ha mai smesso di recitare anche per il palcoscenico,
e nel 2016 ha debuttato con la sua prima regia. Lo spettacolo si
intitolava Mamma Mia Bella!, e per l’occasione ha avuto
modo di collaborare insieme al marito, il quale ha composto le
musiche presenti nello spettacolo.
Elena Sofia Ricci in I
Cesaroni
3. Non rimpiange di aver
abbandonato la serie. Dopo aver ricoperto il ruolo di
Lucia Liguori per ben cinque stagioni de I Cesaroni,
l’attrice decise di non tornare per la sesta stagione, sentendo che
il suo personaggio non aveva altro da aggiungere alla propria
storia. Inizialmente, in realtà, l’attrice aveva in mente di
abbandonare dopo la terza stagione, ma fu convinta a rimanere dal
produttore Carlo Bixio.
Elena Sofia Ricci, oggi
2. Reciterà in un atteso
film per il cinema. Negli ultimi anni la Ricci sembra aver
ripreso a recitare con maggior frequenza per il grande schermo, e
dopo aver ottenuto numerose lodi per il suo ruolo in Loro,
è pronta a tornare al cinema con il film Supereroi, atteso
nuovo film di PaoloGenovese,
dove avrà modo di recitare accanto agli attori Alessandro
Borghi e Jasmine
Trinca.
Elena Sofia Ricci: età e
altezza
1. Elena Sofia Ricci è nata
a Firenze, in Italia, il 29 marzo 1962. L’attrice è alta
complessivamente 167 centimetri.
Nonostante l’enorme successo, il
MCU
è stato più volte anche criticato. Alcuni, infatti, ritengono che
l’universo condiviso sia composto da film troppo uguali tra loro,
che in realtà non corrono chissà quali rischi. Se da una parte ciò
potrebbe essere dato per vero, dall’altra è innegabile quanto i
Marvel
Studios si impegnino per cercare di stupire
costantemente i loro spettatori, spesso intraprendendo dei percorsi
assolutamente nuovi rispetti ai fumetti. Screen
Rant ha stilato una classifica dei 10 colpi di scena più
sconvolgenti presenti all’interno del MCU:
Guardiani della Galassia Vol. 2 – Ego è cattivo
Una delle più grandi
domande che ci ha lasciato il finale di Guardiani della Galassia era relativa alla
vera identità del padre di Peter Quill. Ci viene però spiegato che
chiunque sia, non abita sulla Terra ed è un essere molto
potente.
Nel sequel alla domanda viene
presto data una risposta, quando assistiamo al primo incontro tra
Ego e il figlio che credeva perduto. I due iniziano a legare, con
Ego che inizia lentamente a mostrare al figlio i poteri che
possiedono i Celestiali e ciò a cui potrebbero aspirare. A quel
punto il Pianeta Vivente rivela il suo vero piano, che consiste
nella conquista dell’universo, e ammette persino di aver ucciso la
madre di Peter.
Thor: The Dark World – Loki è vivo
Dopo aver quasi distrutto
New York City in The Avengers, Loki viene imprigionato su
Asgard all’inizio di Thor: The Dark World. Ma per sconfiggere gli
Elfi Oscuri, il Dio del Tuono è costretto a liberare suo fratello e
a chiedere il suo aiuto.
Loki sorprende tutti aiutando
davvero Thor e sacrificando persino la sua vita pur di proteggere
il fratello. Tuttavia, negli ultimi momenti del film ci viene
rivelato che Loki ha simulato la sua morte per rubare il trono di
Asgard a suo padre Odino.
Spider-Man: Far From Home – La
vera identità di Mysterio
Quando Quentin Beck, dietro
cui ci cela in realtà Mysterio, viene introdotto in
Spider-Man: Far From Home, sembra essere un eroe
proveniente da un’altra dimensione che è arrivato sulla Terra per
aiutare a sconfiggere gli Elementali. Ma i fan dei fumetti sapevano
già che Mysterio è stata sempre cattivo, nonché un maestro
dell’illusione, quindi sapevano che il personaggio avrebbe presto
rivelato la sua vera natura.
Mentre la rivelazione che è Quentin
è in realtà il villain principale della storia potrebbe non aver
sorpreso tutti, il suo background è stato in realtà la svolta
narrative più divertente di tutte. Scopriamo infatti che Beck è un
normale dipendente delle Stark Industries che ha inventato la
tecnologia B.A.R.F. e che, approfittando della morte di Tony,
progettò una messa in scena per ingannare il mondo e presentarsi
come eroe e diventare “il prossimo Iron Man”.
Captain Marvel – Gli Skrull non sono cattivi
Con gli Skrull introdotti
nel MCU grazie a Captain
Marvel, molti fan si aspettavano si vedere sul grande
schermo la storyline tratta dalla serie a fumetti “Guerra
Kree-Skull”. Tuttavia, il film ha preferito adattare la storia dei
fumetti in cui gli Skrulls appaiono come i principali
antagonisti.
Dopo aver combattuto contro uno
Skrull per l’Impero Kree, Carol Danvers scopre che la verità non le
era mai stata rivelata: gli Skrull erano in realtà rifugiati che
cercavano di fuggire dal regime di Kree, in realtà i veri cattivi
della storia.
Captain America: Civil War – Il
Soldato d’Inverno ha ucciso gli Starks
In
Captain America: Civil War, gli eroi si ritrovano a
combattere sulla scia di alcune questioni politiche, fino a quando
Tony Stark e Steve Rogers si rendono conto di essere sempre stati
manipolati da Zemo. Ma quando affrontano il Barone, finalmente
viene rivelato il suo vero piano.
Zemo voleva far sì che gli Avengers
di dividessero, rivelando la verità: ossia che i genitori di Tony
vennero uccisi da Bucky Barnes (aka il Soldato d’Inverno) e che
Steve lo sapeva. La rivelazione sposta la lotta su un piano molto
più personale e compromette per sempre l’amicizia tra Steve e Tony…
in maniera quasi devastante.
Spider-Man: Homecoming – Avvoltoio è il padre di Liz
La missione principale di
Peter Parker in Spider-Man:
Homecoming è dimostrare di possedere tutte le
caratteristiche necessarie per diventare un Vendicatore. Prova a
dimostrarlo cercando di eliminare il nuovo cattivo di turno, ossia
Avvoltoio (aka Adrian Toomes), ma in realtà non fa altro che
complicare le cose…
Peter rinuncia per un po’ alla vita
da supereore e cerca di vivere come un adolescente normale: arriva
addirittura a chiedere a Liz di accompagnarlo al ballo della
scuola. Quando Peter arriva a casa della ragazza, però, suo padre
apre la porta e scopriamo che si tratta proprio di Adrian.
Thor: Ragnarok – Asgard è stata distrutta
Dopo aver avuto una serie
di visioni, Thor crede che la predetta leggenda di Ragnarok
potrebbe avverarsi, il che significherebbe la distruzione di
Asgard. Le sue paure vengono ulteriormente confermate quando, in
Thor:
Ragnarok, sua sorella Hela ritorna e reclama il trono
per se stessa.
Incapace di sconfiggere Hela mentre
questa trae il suo potere da Asgard, Thor si rende conto di non
voler fermare Ragnarok, ma purtroppo permetterà che ciò accada.
Dopo aver scatenato il demone Surtur, Asgard viene completamente
distrutta mentre Thor guida il suo popolo nella ricerca di una
nuova casa…
Captain America – The Winter
Soldier (L’HYDRA si è infiltrata nello SHIELD)
Negli anni ’40, Capitan
America combatté e sconfisse Teschio Rosso e le sue forze
dell’Hydra prima di essere congelato. Quando si risveglia nel 21 °
secolo, Cap scopre che il mondo è molto più complesso e non è così
facile sapere chi sono i tuoi nemici.
Ciò è reso ancora più chiaro
quando, in Captain America: The Winter Soldier, Cap
scopre che l’Hydra non è mai scomparsa e che i suoi membri si sono
infiltrate segretamente nello S.H.I.E.L.D. e nei più alti livelli
governativi per anni. La verità pone fine allo S.H.I.E.L.D. e
costituisce un momento fondamentale nel MCU.
Iron Man 3 – Il Mandarino è un falso
Il Mandarino è uno dei
nemici di Iron Man più famosi dei fumetti. Sebbene fosse già stato
accennato nei film precedenti, era in Iron Man 3 che avremmo finalmente dovuto
scoprire la sua identità. Ben Kingsley ha
interpretato colui che in molti hanno creduto essere il vero
Mandarino, ossia un terrorista brutale e spietato.
Quando Tony Stark si trova faccia a
faccia con il cattivo, ci viene rivelato che in realtà si tratta
soltanto di un attore britannico alcolizzato che finge di essere un
terrorista e che è stato “ingaggiato” dal vero antagonista del
film. Non a tutti i fan è piaciuto il colpo di scena, ma allo
stesso modo tutti hanno dovuto ammettere di non averlo potuto in
alcun modo prevedere…
Avengers: Infinity War – La
vittoria di Thanos
L’intero MCU fino a questo
momento si è concentrato sull’epica storyline della Saga
dell’Infinito che si è sviluppata con l’introduzione di Thanos e
del suo piano per spazzare via metà della vita nell’universo.
Avengers:
Infinity War affronta il disperato tentativo degli
eroi di fermare Thanos a tutti i costi.
A differenza di ciò che i fan sono
abituati a vedere nei film di supereroi, in Infinity War
gli eroi non riescono a fermare Thanos. Il Titano Pazzo schiocca le
dita e metà dell’universo, inclusi molti degli eroi più famosi del
MCU, vengono spazzati via. È uno dei finali più scioccanti della
storia recente dei cinecomics.
Sono trascorsi ormai diversi anni
da quando Thor ha
fatto il suo debutto nelle sale (era il 2011), e da allora il
regista Kenneth Branagh ha abbracciato tutta una serie
di progetti molto diversi tra loro. Tra questi figurano il grande
successo di pubblico Assassinio sull’Orient Express e l’atteso
Artemis
Fowl che debutterà su Disney+ domani 12 giugno.
Nonostante abbia curato la regia di
un solo film del MCU, Kenneth
Branagh resta comunque un grandissimo fan
dell’universo condiviso, al punto che in una recente intervista
riportata da
ComicBook ha ammesso che amerebbe tornare dietro la macchina da
presa per dirigere un nuovo cinecomic: “Sarebbe davvero
eccitante, ma non è ancora successo. Vedremo.”
Nel corso della medesima
intervista, Branagh ha anche riflettuto sull’evoluzione del
personaggio di Thor interpretato
da Chris Hemsworth, dal suo film del 2011 fino a
Thor:
Ragnarok di
Taika Waititi uscito nel 2017: “Quando è stato fatto il mio
film, la sfida più importante, quella più immensa, era riuscire a
trovare un tono all’interno di un universo nato da poco”, ha
spiegato Branagh. “Come poter trovare un modo per far sì che
quel tono possa funzionare per ben quattro film? È stata la cosa
più difficile. E poi avevamo già avuto tutta la genialità di
Robert Downey Jr. e Jon Favreau con il
primo Iron Man. E poi avevamo avuto L’incredibile Hulk, non era
andato proprio come si aspettavano. E poi c’era stato Captain
America.”
L’attore e regista ha poi aggiunto:
“Per me era fondamentale che tutto ruotasse attorno a Thor che
veniva bandito dal suo regno e sul suo rapporto complicato col
padre e col fratello. Questioni che avrebbero potuto avere del
potenziale enorme se solo avessimo potuto mettere il pubblico in
stretta relazione con l’autenticità dei sentimenti del personaggio.
Da quel momento c’è stata una grande varietà e diversità di storie
legate al personaggio e mi sembra che tutti si siano impegnati a
far sì che la sua evoluzione potesse essere ben recepita dal
pubblico.”
Kenneth Branagh ricorda il suo
cameo in Avengers: Infinity War
Nel corso della medesima
intervista, Branagh ha anche ricordato del suo cameo in qualità di
doppiatore in Avengers:
Infinity War di Anthony e Joe Russo,
rivelando la storia dietro il suo coinvolgimento nel film: “Ho
lavorato con i fratelli Russo un paio di volte nel corso degli
anni”, ha spiegato Branagh. “Li ammiro molto. Anche la mia
esperienza con la Marvel è stata qualcosa di molto vicino al
concetto di famiglia. Sono rimasto in contatto con tutti. Louis
D’Esposito, co-presidente dei Marvel Studios, mi chiamò e mi disse:
‘I Russo vorrebbero che tu facessi questa cosa. Ti andrebbe?’. E io
ricordo di aver risposto: ‘Sarebbe fantastico!’.”
Marisa Tomei ha anticipato cosa i fan dovranno
aspettarsi dal personaggio di Zia May nel’atteso Spider-Man
3. L’attrice premio Oscar è entrata a far parte del
MCU nel 2016, quando è apparsa per
la prima volta nei panni della tutrice di Peter Parker in
Captain
America: Civil War. L’attrice è poi apparsa in
Spider-Man: Homecoming, brevemente in Avengers: Endgame e poi ancora una volta in Spider-Man: Far
From Home, dove alla fine del film la vera
identità dell’Uomo Ragno è stata rivelata al mondo intero.
Al momento i dettagli sulla trama di
Spider-Man 3 sono praticamente avvolti nel
mistero. In una recente intervista con
Screen Rant in occasione del suo nuovo film, Il re di
Staten Island,Marisa Tomei ha anticipato qualcosa a
proposito del coinvolgimento di Zia May nel terzo film sul
simpatico arrampicamuri, raccontando soprattutto delle sue speranze
in merito all’arco narrativo del personaggio e al suo ruolo nella
storia: “Io e Jon Watts abbiamo sempre parlato molto del mio
personaggio. Lo abbiamo sempre visto come di un’ottima
organizzatrice per la propria comunità. Spero quindi che quel
percorso di espanda e diventa parte integrante del nuovo
film.”
La produzione di Spider-Man
3 sarebbe dovuta partire il prossimo luglio, ma a causa
della pandemia di Covid-19 è stata ufficialmente posticipata. Al
momento non è chiaro quando le riprese del film partiranno, anche
perché uteriori complicazioni – oltre che dall’attuale situazione
mondiale – derivano anche dagli impegni del protagonista Tom
Holland con l’annunciato adattamento
cinematografico di Uncharted,
che arriverà al cinema prima della terza avventura dedicata
all’Uomo Ragno targata Sony e Marvel.
Tom
Holland si è unito al MCU nei panni di Peter
Parker nel 2016: da allora, è diventato un supereroe chiave
all’interno del franchise. Non solo è apparso in ben tre film
dedicati ai Vendicatori della Marvel, ma anche in due
standalone: Spider-Man:
Homecoming e Spider-Man: Far
From Home. La scorsa estate, un nuovo
accordo siglato tra Marvel e Sony ha permesso al
personaggio dell’Uomo Ragno di restare nel MCU per ancora un altro
film a lui dedicato – l’annunciato Spider-Man
3 – e per un altro film in cui lo ritroveremo al fianco
degli altri eroi del MCU.
Forse non tutti sanno che Ray
Fisher, interprete di Cyborg in
Justice
League, ha sostenuto un provino nel 2014 per Star
Wars, probabilmente per provare ad ottenere la parte
di Finn, personaggio poi interpretato nella trilogia sequel da
John Boyega. Di recente, attraverso il suo
canale Twitch,
l’attore ha ricordato proprio l’audizione per entrare a far parte
del cast della celebre saga fantascientifica.
La cosa interessante dell’intervento
di Ray
Fisher è stato il fatto che l’attore ha messo a
paragone l’audizione sostenuta per Star
Wars con quella fatta più o meno nello stesso periodo
per Justice
League. All’epoca Fisher era un attore praticamente
sconosciuto, attivo essenzialmente in campo teatrale. Grazie al
casting nel cinecomic di Zack
Snyder, l’attore ha conosciuto la fama internazionale,
nonostante il film sia stato purtroppo un disastro a causa di una
post-produzione eccessivamente travagliata.
A proposito del provino per Star
Wars, Ray
Fisher ha raccontato: “Durante
quell’audizione non ero neanche consapevole di cosa stessi
effettivamente leggendo. Penso che non si sia andati neanche oltre
il mettere qualcosa di mio su un nastro per ottenere una
registrazione di ciò che avevo fatto. Per quanto riguarda Justice League, quello è stato un classico
esempio di audizione, in cui ho incontrato gente coinvolta nella
produzione, ci sono stati dei test e cose simili. Credo che la mia
esperienza con Star
Wars si possa paragonare a quella di un bambino che compie il
suo primo passo… il primo passo di un processo che si è poi
concretizzato a pieno con la mia esperienza in Justice
League.”
Ray Fisher è il “cuore” di Justice League per Zack Snyder
Ray
Fisher non ha mai fatto mistero di quanto
Justice
League sia stato importante per lui. Di recente
l’attore, sulla scia dell’ufficializzazione dell’arrivo della
Snyder
Cut del film su HBO Max il prossimo anno, aveva dichiarato:
“Non voglio lodare Chris Terrio e Zack Snyder per avermi
semplicemente fatto recitare in Justice League. Voglio lodarli per
avermi dato potere (un uomo di colore senza alcuna esperienza
cinematografica) attraverso un posto al tavolo dei creativi,
ascoltando i miei spunti prima ancora che ci fosse una
sceneggiatura”. Il regista Zack
Snyder lo aveva addirittura definito “il
cuore del film.”
Vi ricordiamo che la
Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma streaming di
Warner Bros
HBO Max che è disponibile negli USA dall’Aprile
scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la versione debutterà
su qualche piattaforma streaming dato che HBO MAX non è disponibile
nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in Italia ha un accordo in
esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere una valida teoria pensare
che in Italia il film possa essere programmato su SKY CINEMA o su
SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima è solo una supposizione dunque
non ci resta che aspettare ulteriori notizie.
UCI Cinemas è lieta di annunciare
che a partire dal prossimo 15 giugno UCI Bicocca (MI), UCI Orio
(BG), UCI Porta di Roma (Roma) e UCI Luxe Campi Bisenzio (FI)
riapriranno al pubblico con la ripresa delle proiezioni. Si tratta
del primo piccolo passo della fase di riapertura che prevede una
progressiva riapertura delle restanti multisale del Circuito nel
corso delle prossime settimane. UCI Cinemas coglie questa occasione
per dare il bentornato ai clienti affezionati e ringraziarli per la
loro pazienza e comprensione durante questo periodo difficile.
Nei siti pronti per la riapertura
sono stati introdotti i nuovi protocolli di sicurezza a
salvaguardia della salute e del benessere di tutto il pubblico e
dello staff, come le nuove misure di distanziamento sociale che
includono limitazioni nel numero di posti disponibili per ogni
spettacolo e la garanzia di avere delle poltrone vuote tra gli
spettatori. Sono state inoltre adottate misure speciali affinché il
percorso all’interno del cinema possa avvenire senza alcun tipo di
contatto diretto e infine sono state potenziate le procedure di
pulizia, con interventi più regolari. Per ulteriori informazioni
sui protocolli di sicurezza visitare il sito.
I film disponibile negli UCI Cinemas aperti dal 15 giugno
Era da parecchio tempo che non si
avevano più aggiornamenti su Assassinio
sul Nilo di e con Kenneth
Branagh, adattamento del romanzo “Poirot sul Nilo” di
Agatha Christie che servirà come sequel di
Assassinio sull’Orient Express, sempre diretto
e interpretato dal fenomeno inglese che ha ricoperto il ruolo (che
riprenderà) dell’iconico Hercule Poirot.
In una recente intervista durante
il podcast The Fourth Wall (via
The Playlist), è stato proprio Branagh a parlare del nuovo
film. L’attore e regista ha iniziato elogiando l’opera e l’eredità
della Christie: “Agatha Christie credeva fortemente in ciò che
scriveva. Credo che Poirot sul Nilo sia nato da una sua
personalissima esperienza, probabilmente da una relazione amorosa
ostica. Nell’introduzione alla versione tascabile viene spiegato
dalla stessa come il romanzo contenga un po’ della sua vita, ed è
proprio così. Credo sia un romanzo in cui chiunque si sia mai
trovato follemente innamorato si possa riconoscere… come dice lo
stesso Poirot nel libro, in qualunque tipo di rapporto c’è sempre
qualcuno che ama troppo e che può ferire in maniera
terribile.”
Kenneth Branagh ha poi spiegato in che modo tutte
queste profonde tematiche saranno riscontrabili nel suo
adattamento: “Lo sceneggiatore Michael Green ha davvero
approfondito il legame con il personaggio di Poirot. In base al
personalissimo punto di vista di Agatha Christie, quindi al suo
approfondimento dell’esperienza che Poirot vive rispetto alla
storia, il potere e la sensualità della lussuria e dell’amore sono
aspetti molto forti. Il nostro sarà un film molto cupo, sensuale e
anche inquietante. Porteremo avanti il tema del viaggio: visiteremo
nuovi luoghi, più grandi ed emozionanti, ma la storia metterà lo
spettatore parecchio a disagio. Tratteremo temi come l’amore, il
possesso, la lussuria, la gelosia… tutte emozioni primordiali che
spesso si intromettono tra le persone.”
Il cast di Assassinio sul Nilo di Kenneth Branagh
Ricordiamo che il cast di Assassinio
sul Nilo annovera
Gal Gadot,
Armie Hammere Letitia
Wright, oltre ad Annette Benning, Russell
Brand, Rose Leslie, Sophie Okonedo, Ali Fazal, Tom Bateman, Emma
Mackey, Dawn French e Jennifer
Saunders. Al momento l’uscita del film è ancora fissata
per il prossimo 9 ottobre.
Di recente abbiamo appreso che
Henry Cavill tornerà ufficialmente a
vestire i panni di Superman nel
DCEU, ma al tempo stesso abbiamo anche scoperto
che l’attore non tornerà nei panni dell’eroe kryptoniano nel tanto
chiacchierato sequel de L’Uomo d’Acciaio. Una serie di nuovi report
sembrano adesso fare chiarezza sul perché il ritorno di Cavill
nell’universo condiviso sarà probabilmente relegato ad un cameo in
un cinecomic dedicato ad un altro personaggio DC.
Secondo un “insider” che avrebbe
parlato con Heroic Hollywood,
la Warner Bros. crede che un nuovo film in solitaria dedicato al
Superman interpretato da Cavill, in questo
momento, non potrebbe avere successo: l’obiettivo della major,
quindi, sarebbe quello di restituire dignità cinematografica al
personaggio facendolo apparire in un ruolo di supporto in uno dei
prossimi film del DCEU. Nel report si legge: “Uno
stand-alone dedicato a Superman non avrebbe successo in questo
momento. Forse, dopo aver nuovamente introdotto il personaggio
attraverso un ruolo di supporto in uno o più dei prossimi film
della DC, si potrebbe pensare di realizzare un nuovo film in
solitaria.”
Il sequel de L’Uomo d’Acciaio non
sarebbe una priorità della Warner Bros. a causa di J.J.
Abrams?
Ma non è tutto. Lo scarso interesse
della Warner Bros. nei confronti di un sequel de L’Uomo d’Acciaio sarebbe dovuto – sempre
in base a quanto riportato da Heroic Hollywood
– anche alla Bad Robot di J.J. Abrams, che lo scorso anno aveva
finalizzato un accordo da 500 milioni di dollari con WarnerMedia:
in seguito all’ufficializzazione dell’accordo, Abrams è stato
spesso associato alla realizzazione di un nuovo film dedicato a
Superman, ma pare che il progetto non stia andando
avanti perché il progetto di Abrams richiederebbe – in realtà – un
recasting per il ruolo dell’eroe kryptoniano.
Ricordiamo che questi sono soltanto
rumor e che, ad oggi, non sappiamo ancora quali siano i piani della
Warner Bros. e della DC Films in merito al futuro cinematografico
del Superman di Henry Cavill. L’unica cosa certa, ad oggi, è
che appena i set cinematografici saranno nuovamente agibili,
l’attore sarà impegnato con le riprese della seconda stagione di
The
Witcher.
Temirlan Blaev,
giovane attore apparso brevemente in
Star Wars: Gli Ultimi Jedi, ha spiegato come mai non
abbiamo visto il personaggio del Bambino Sensibile alla Forza –
apparso alla fine del film di Rian
Johnson – ne L’Ascesa di Skywalker, il capitolo finale
della trilogia sequel arrivato nelle nostre sale lo scorso
dicembre.
Blaev ha avuto una piccola (anche se
memorabile) parte ne Gli
Ultimi Jedi, facendo la sua apparizione nella scena finale
del film ambientata su Cantonica: nella scena in questione, uno dei
bambini che avevano aiutato Finn e Rose a fuggire, afferra una
scopa con la Forza e scruta speranzosamente nello spazio. La
sequenza non ha fatto altro che avvalorare una delle tesi
maggiormente sostenute dall’intera mitologia della saga, ossia il
fatto che un eroe possa provenire da qualsiasi luogo, al di là
della linea di sangue.
Molti fan hanno sperato che il
personaggio del Bambino Sensibile alla Forza avrebbe fatto il suo
ritorno in
Star Wars IX, soprattutto in base al finale di
Episodio VIII, in cui abbiamo visto l’Alleanza pronta a
rioganizzarsi dall’interno per continuare a combattere il Primo
Ordine. Inoltre, il personaggio di Blaev era presente nella
sceneggiatura di Episodio IX ad opera di Colin
Trevorrow (l’ormai famosa versione mai realizzata del
film dal titolo “Duel
of the Fates“). Eppure, nel film di J.J. Abrams non c’è alcuna traccia del “Broom
Boy” (espressione con cui vengono chiamati i Bambini Sensibili alla
Forza nella versione originale).
Il Bambino Sensibile alla Forza
“sacrificato” in Star Wars IX per chiudere le storie di personaggi
più importanti
Adesso, in una nuova intervista con
lo YouTuber Jaime Stangroom, è stato proprio
Temirlan Blaev a parlare del suo mancato ritorno
in Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, spiegando
quanto segue: “Non ne sono sicuro, ma forse la mia storia
sarebbe potuta continuare. Forse avremmo potuto vedere come Rey mi
avrebbe allenato o come mi avrebbe aiutato in qualche modo. Allo
stesso tempo, però, mi sono chiesto: ‘Ero davvero così
importante?’. ‘Sono un personaggio importante o sono soltanto un
ragazzo… un ragazzo fortunato in una galassia lontana, lontana?’.
Molte persone mi hanno spesso chiesto del mio ipotetico ritorno. Io
rispondevo sempre che bisognava aspettare e vedere. Ma adesso credo
di aver capito perché le cose sono andate come sono
andate…”
Considerando tutte le storyline e i
personaggi con cui L’Ascesa di Skywalker ha dovuto fare i conti,
ha senso che al Bambino Sensibile alla Forza non sia stato
assegnato un ruolo di rilievo nel capitolo conclusivo della saga
degli Skywalker. Il film doveva necessariamente chiudere le storie
di personaggi molto più importanti, come Rey e Kylo Ren, e al tempo
stesso reintegrare alcune storiche figure come quella
dell’Imperatore Palpatine. L’epilogo de
Gli Ultimi Jedi, in realtà, non riguardava
effettivamente l’introduzione nella saga del personaggio del “Broom
Boy”: si trattava, più che altro, di mostrare come i normali
abitanti della Galassia fossero stati ispirati dalle gesta di Luke
e come fossero pronti a combattere contro la tirannia del Primo
Ordine.
Lucasfilm e il
regista J.J.
Abrams uniscono ancora una volta le forze per
condurre gli spettatori in un epico viaggio verso una galassia
lontana lontana con Star
Wars: L’Ascesa di Skywalker, l’avvincente
conclusione dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno
nuove leggende e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.
Il cast del film
comprende Carrie Fisher, Mark Hamill, Adam Driver,
Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Anthony Daniels, Naomi
Ackie, Domhnall Gleeson, Richard E. Grant, Lupita Nyong’o, Keri
Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie Tran, con Ian
McDiarmid e Billy Dee
Williams.
Avengers:
Endgame ha davvero segnato una svolta per il MCU. Per i
primi dieci anni, le storie si sono concentrate principalmente
sugli “Originali Sei”, ossia sui Vendicatori visti nel primo
The Avengers; dopo il finale del cinecomic campione
d’incassi di Anthony e Joe Russo, sappiamo
che tutto è destinato a cambiare nell’universo condiviso.
Parte di ciò dipende dal fatto che
la maggior parte dei membri del cast è arrivata alla fine dei loro
contratti, con Robert Downey Jr. e Chris Evans che hanno ufficialmente detto
addio ad Iron Man e Captain America con Endgame
e con Scarlet Johansson che si appresta a fare lo
stesso con Vedova Nera dopo l’uscita in sala di Black
Widow.
La domanda che tutti adesso si
pongono è la seguente: cosa ci riserverà il futuro dell’Universo
Cinematografico Marvel? Sembra che durante la
Fase 4 – tra film e serie tv – vedremo nuovi
personaggi raccogliere l’eredità di alcune vecchie glorie: ad
esempio, sappiamo già che Sam Wilson diventerà il nuovo Captain
America nella serie The Falcon and the Winter Soldier e che Jane
Foster prenderà il posto di Thor, brandendo il Mjolnir nell’atteso
Thor: Love
and Thunder.
Di recente, alcune fonti vicine a
We Got This Covered – le stesse che avevano anticipato lo
sviluppo delle serie dedicate a She-Hulk e
Ms. Marvel e l’arrivo della Snyder
Cut di Justice
League su HBO Max – hanno rivelato che una strategia
simile verrà utilizzata anche per gli altri eroi del MCU: ad
esempio, l’Ant-Man di Paul Rudd verrà sostituito da sua figlia,
l’Occhio di Falco di Jeremy Renner dal personaggio di Kate Bishop e
la Vedova Nera della Johansson da Yelena Belova.
Da Black Panther a Hulk, tutti gli
eroi che potrebbero essere sostituiti nella Fase 5 del MCU
Ciò dovrebbe accadere nel prossimo
futuro, in particolare attorno alla Fase 5: Shuri
diventerà la nuova Black Panther di Wakanda, Ironheart prenderà il posto lasciato vuoto
nell’universo da Iron Man, Monica Rambeau sostituirà Carol Danvers
nei panni di Captain Marvel e She-Hulk subentrerà al Gigante di
Giada. Tuttavia, il cambiamento più controverso dovrebbe essere
quello legato al personaggio di Peter Parker, che a quanto pare
verrà sostituito dall’iterazione di Miles Morales (già esistente
nello SpiderVerse della Sony grazie al film d’animazione
Spider-Man: Un Nuovo Universo).
Anche se la maggior parte del fandom
potrebbe non accogliere bene la maggior parte di questi
cambiamenti, la natura dell’Universo Cinematografico Marvel rende
quelli stessi cambiamenti inevitabili: gli attori maturano,
probabilmente non hanno più voglia di impegnarsi in determinati
progetti e nutrono invece interesse nello sperimentare nuove
esperienze.
Ad ogni modo, al di là di tutti
questi cambiamenti, un sacco di nuovi eroi sono destinati ad
entrare a far parte del MCU prossimamente. Già con Gli
Eterni entreranno a far parte del quadro tantissimi
nuovi eroi dai poteri sconfinati, senza dimenticare che prima o poi
ci sarà l’ingresso nell’universo condiviso dei Fantastici
Quattro e degli X-Men.
I romanzi polizieschi di
Florencia Etcheves riscuotono un buon
successo, non solo in Argentina, e il primo film,
Perdida – Scomparsa, che
Alejandro Montiel trasse da uno di questi nel 2018
fu piuttosto apprezzato. Si seguivano le vicende di una giovane
agente di polizia, Emanuela Pelari, interpretata
da Luisana Lopilato. A distanza di due anni, il
regista tenta di bissare il successo con
L’amica – titolo originale La
Corazonada – tratto dal romanzo La virgen de tus ojos
di Etcheves, un’altra produzione originale Netflix come il precedente, disponibile on demand dal
28 maggio.
Qui si ritorna indietro nel tempo,
protagonista una Emanuela alle prime armi, alle prese con un caso
non facile e con il suo capo: Francisco Juanez, Joaquín
Furriel. Tre sono i casi che si intrecciano: quello delle
vergini di Luján, due ragazze scomparse; l’omicidio della
diciannovenne Gloriana, Delfina Chaves, le cui
indagini coinvolgono la sua migliore amica, e la morte di un
ragazzo in bicicletta in uno scontro con una macchina. Per
quest’ultimo caso, però, i sospetti cadono proprio sul commissario
Juanez, poiché il ragazzo era appena uscito di prigione, dove aveva
scontato la sua pena per l’assassinio della moglie del poliziotto.
Emanuela allora è chiamata ad indagare sul suo superiore. Una
figura enigmatica, che nasconde un segreto.
Le aspettative per un
prequel come L’amica e una sceneggiatura
sciatta
Cosa è lecito aspettarsi da un
prequel? Che approfondisca le tematiche legate al personaggio
principale, che lo scandagli facendo scoprire allo spettatore
qualcosa di nuovo su di lui, o su di lei, in questo caso la
poliziotta Emanuela Pelari, detta “Pipa”. Qui, invece, si sceglie
di concentrarsi di più sull’affascinante quanto oscura figura del
commissario Juanez, interpretato con innegabile physique du
rôle da Joaquín Furriel (Il
segreto di una famiglia di Pablo Trapero), che sembra assumere più
rilevanza della vera protagonista, ridotta al ruolo di semplice
comprimaria.
La sceneggiatura di Mili
Roque Pitt, del regista Alejandro Montiel
e di Florencia Etcheves si perde poi in ben tre
indagini e dunque su tre piani diversi. Sfrutta meccanismi assai
noti del genere poliziesco per cercare di interessare lo
spettatore, come quello di presentare la vicenda che ruota attorno
al commissario Juanez in maniera che di volta in volta chi guarda
sia indotto a cambiare opinione su di lui e a credere di essere
vicino alla soluzione dell’enigma, per poi ricredersi. I personaggi
coinvolti sono molti, molte le storie, troppo il materiale. Se si
fosse affollata meno la scena, si sarebbe forse potuto dire
qualcosa di più sulla protagonista ed in modo più efficace.
Più che un film, la puntata
di una serie tv
Nonostante il tanto
materiale messo in campo, il noir risulta piatto, non riesce a
sorprendere, non ci sono colpi di scena degni di questo nome.
Dunque, il film scorre lento e poco avvincente, piuttosto noioso.
Sembra quasi di essere di fronte ad una puntata di una serie
televisiva, in cui ci si concentra più sui casi da risolvere,
lasciando che lo sviluppo del personaggio principale sia sospeso,
in attesa che venga ripreso nelle puntate successive e si dipani,
centellinandolo, lungo tutta la durata della serie. Ma qui,
purtroppo, siamo di fronte a un film.
Ad uscirne peggio è proprio quella
che avrebbe dovuto essere la protagonista, Luisana
Lopilato, attrice e modella argentina – nonché moglie di
Michael Bublé – che non riesce ad emergere in un
ruolo scialbo e inconsistente. Gli attori non possono dunque
esprimere il loro potenziale, pur avendo buone capacità.
Un’opportunità persa dunque
per Montiel, che costruisce un film lento e senza mordente,
lasciando deluse le aspettative del pubblico. De L’amica
resta ben poco, se non il fascino di Furriel e dei suoi magnetici
occhi chiari.
La diciottesima edizione di
Alice nella città, sezione autonoma e parallela
dedicata alle giovani generazioni, si svolgerà dal 15 al 25
ottobre, in contemporanea con il programma della Festa del Cinema
di Roma. Le iscrizioni sono aperte dal 9 marzo sulla
piattaforma filmfreway. Le
iscrizioni sono possibili fino al 3 Agosto 2020 sia per il
concorso lungometraggi che per il concorso cortometraggi.
Ad un anno dalla sua
scomparsa viene lanciato da Alice nella città in
collaborazione con cinemotore nuovamente il contest aperto ad un
giovane talento della fotografia per l’assegnazione della
Borsa di Studio intitolata a Pietro Coccia.
Per questo, da lunedì 15
giugno, i ragazzi tra i 15 ai 24 anni amanti della fotografia
potranno mandare all’email e con oggetto
«Borsa di Studio Pietro Coccia» una breve descrizione di massimo
una pagina (in formato word) raccontando quanto sia importante per
loro la fotografia insieme ad una breve biografia indicando nome,
cognome, residenza, recapito telefonico e data di nascita.
Al fine della conformità della
richiesta, è necessario inoltre inviare 3 foto che il candidato
ritiene rappresentino il suo desiderio di fare fotografia, le foto
quindi alle quali si è più legati che rappresentano il proprio
stile o talento (foto non di sé stessi ma scattate in giro per
passione o per lavoro). Una giuria qualificata coordinata da Alice
nella città in collaborazione con il fotografo Fabio Lovino
deciderà il talento della fotografia al quale verrà assegnata la
Borsa di Studio Pietro Coccia che prevede, oltre che l’accredito
culturale lo stage durante la prossima edizione del
festival, un attestato e 1000 euro da utilizzare per
fini di studio della fotografia o per l’acquisto di attrezzature
fotografiche.
Il muscoloso
Wolverine che conosciamo e amiamo, interpretato da
Hugh Jackman, potrebbe essere stato eliminato
dalla continuità cinematografica in Logan, ma ciò non significa che non possa
tornare nella trama dei futuri film del MCU che parleranno di
X-Men. Sappiamo che un ritorno dell’attore è
improbabile, anche se ancora è possibile un cameo. Ciò significa
che la Marvel potrebbe già essere alla ricerca di un sostituto per
il ruolo, soprattutto alla luce del fatto che i Marvel Studios,
stando ai rumors, vorrebbero che Spider-Man
e Wolverine fossero i volti futuri del franchise.
In effetti, alcuni fan sperano che
il prossimo mutante a brandire gli artigli di adamantio sia un
attore che abbiamo già visto in un film Marvel. Si tratta proprio
della giovane Dafne Keen, che ha interpretato il
ruolo di X-23 in Logan, che sarebbe la persona perfetta per
ereditare il ruolo. L’attrice è molto amata nel ruolo di Laura, ed
è sufficientemente giovane per adattarsi ad un nuovo corso degli
X-Men, quando la Disney deciderà di farli tornare in campo sotto al
cappello della Marvel.
E se Dafne Keen fosse la prossima Wolverine?
La fan art di seguito è stata creata
da Fajareka
Setiawan e se avessimo bisogno di ulteriori prove del
fatto che sia una buona idea lasciare il ruolo nelle mani di
Dafne Keen, è probabile che questa fanart fugherà
ogni dubbio. L’artista ha scelto persino di farle indossare il
costume iconico, sembra quindi perfettamente in parte!
Keen si adatterebbe perfettamente
anche alle nuove facce introdotte nel MCU con
The
New Mutants. Si spera che il film vada bene nonostante
il suo cammino travagliato e un’uscita in sala che dovrebbe essere
confermata il 28 agosto 2020.
Ovviamente, ci sono m olti elementi
imprevedibili in gioco nella struttura dei film della Marvel dopo
Avengers:
Endgame, con la quasi totalità degli eroi protagonisti
usciti di scena. Colmare le lacune con nuovi eroi è sicuramente il
piano d’attacco di Kevin Feige e Keen può essere
un tassello importante in questo scenario.
Il campanile di
Curon, sommerso nel lago di Resia, nella valle
allagata negli anni ’50, fa da sfondo e quasi da guardiano alle
inquietanti vicende raccontate nell’omonima serie Netflix, in sette episodi e disponibile dal 10 giugno
sulla piattaforma. Produzione tutta italiana, della quale il
gigante dello streaming sembra andare molto fiero, la serie è stata
creata e scritta da Ezio Abbate, Ivano
Fachin, Giovanni Galassi e
Tommaso Matano e diretta da Fabio
Mollo e Lyda Patitucci.
La trama di Curon
ruota intorno ad Anna, che dopo 17 anni, torna nel paese natio con
i due figli gemelli adolescenti, Mauro e Daria. Sembra in fuga da
qualcosa, ma allo stesso tempo sembra andare verso un passato
misterioso, un tremendo incubo che la tiene sveglia da 17 anni,
legato alla tragica morte della madre e ad una oscura eredità
familiare che minaccia di portare la sciagura in tutta la
valle.
Premesse accattivanti, esito
incerto
Le
premesse di Curon sono accattivanti, la location suggestiva, i
personaggi tormentati, c’è la promessa di assistere ad una storia
dai contorni spaventosi che affonda le sue radici in un luogo
reale, eppure la nuova serie italiana originale Netflix si rivela
una delusione. Dallo sviluppo della storia, fino alla costruzione
delle atmosfere, alla direzione degli attori, quello che aleggia su
Curon è uno “spirito di amatorialità”. La serie è
estremamente debole in tutti i suoi elementi strutturali nonostante
l’impegno produttivo e la fiducia nel progetto.
La scrittura, affidata a
Ezio Abbate, si snoda su un percorso che tocca
ogni possibile cliché e luogo comune, con svolte annunciate,
risoluzioni previste e un finale che, per quanto propositivo verso
il futuro e una nuova stagione, sembra denunciare la mancanza di
una visione di insieme della storia, l’assenza di un punto di
arrivo per la risoluzione di tutti i misteri messi nel piatto.
Curon ruota intorno al tema del
doppio
Il tema del doppio su cui si fonda
tutta la storia è un veicolo archetipico di orrore, nel senso che
molti racconti di genere sono proprio basati sull’esistenza di una
duplicità nell’uomo (da cui la storia del lupo bianco e del lupo
nero in ognuno di noi), una dicotomia tra ciò che siamo e ciò che
vorremmo essere, tra l’istinto e il controllo. Sono tutti elementi
che sfruttati bene contribuiscono a creare le premesse per arrivare
al punto di rottura in cui questi “due noi” si scontrano. Ebbene,
in Curon si perde totalmente il senso del conflitto, della tensione
tra le parti, e subentra invece un tono difficile da definire, con
ritmi blandi ed atmosfere che non riescono per niente a restituire
le intenzioni, che siamo sicuri essere nobili, degli autori.
Gran parte di questo fallimento nel
costruire atmosfere adeguate al genere di riferimento è
attribuibile all’utilizzo apparentemente insensato della musica. Il
contrappunto musicale è senza dubbio uno strumento raffinato e
spesso utilizzato con grande felicità sia al cinema che in tv, ma
in Curon quello che dovrebbe essere un
contrappunto musicale è così insistito e confuso che disorienta lo
spettatore senza sortire alcun effetto se non quello di allontanare
emotivamente lo spettatore stesso da quanto sta accadendo.
Il cast, tra volti navigati e
giovani di belle speranze
Per quanto riguarda gli attori
coinvolti, la serie presenta una certa varietà di volti
interessanti, sia tra gli interpreti più navigati che trai giovani
che popolano la parte più vivace e coinvolgente della storia,
ovvero quella dedicata alla nuova generazione che si confronta con
la maledizione di Curon e del campanile sommerso.
Tra questi, spiccano Luca Lionello, nei panni del
tormentato nonno Thomas, e Luca Castellano, che
invece interpreta Lukas, adolescente introverso che deve fare i
conti, letteralmente, con tutta l’oscurità che è dentro di lui e
che tenta di reprimere.
Proprio la componente teen
di Curon offre gli spunti migliori, nonostante la
serie poi non li sviluppi al meglio. Gli adolescenti sono quelli
che per definizione cercano una propria identità e tutti i giorni
si trovano di fronte alla decodificazione del mistero che è questa
terribile eppure meravigliosa età di passaggio. Tuttavia la
mancanza di autenticità nel loro dialoghi e nei loro gesti mette un
muro tra i personaggi e il fruitore, una patina posticcia che
ricopre tutta la serie e che, in ogni momento, le impedisce di
arrivare al cuore dello spettatore.
Le buone intenzioni non
bastano
La triste impressione, guardando
Curon di Netflix, è che nonostante le buone
intenzioni, tutto il progetto sia stato realizzato con sufficienza
e approssimazione, spogliando di fascino persino le sontuose
ambientazioni naturali che fanno da sfondo alla vicenda. Dopo
Luna Nera, la produzione Netflix Italia tenta
di nuovo di percorrere la strada del thriller fantastico con
declinazioni horror, ma fallisce nell’intento di regalare brividi e
intrattenimento. Curon è fiacca, scontata e non
riesce a sfruttare al meglio i volti e i luoghi che ha a
disposizione, per colpa di una scrittura sciatta e di una messa in
scena approssimativa.
Celebre per il ruolo di Sasha nella
celebre serie The Walking Dead, l’attrice Sonequa
Martin-Green si è ad oggi distinta per il suo carisma,
affermandosi poi anche grazie al coraggio di lasciare il titolo che
l’ha resa famosa in cerca di nuovi stimoli e progetti. Ad oggi è
protagonista di Star Trek: Discovery, grazie al quale ha
potuto raggiungere e conquistare nuovi spettatori.
Ecco 10 cose che non sai di
Sonequa Martin-Green.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Sonequa Martin-Green: i suoi film
e le serie TV
10. Ha recitato in celebri
serie per la televisione. Dopo una prima notorietà
ottenuta con titoli come Army Wives – Conflitti del cuore
(2009), The Good Wife (2009-2011), e Goosip Girl
(2011), con Blake
Lively, l’attrice ottiene grande popolarità grazie al
ruolo di Sasha Williams in The Walking
Dead, con gli attori Lauren
Cohan e NormanReedus. Recita in questa fino al 2018, per poi
diventare protagonista della serie di fantascienza Star Trek:
Discovery, dove dal 2017 ricopre il ruolo di Michael
Burnham.
9. Ha preso parte ad alcuni
film. L’attrice è comparsa in diverse occasioni in piccole
produzioni indipendenti per il cinema, con Blind Thoughts
(2008), Toe to Toe (2009), Rivers Wash Over Me
(2009), Yelling to the Sky (2011), Shockwave
Darkside (2014) e Natale, folle Natale (2019).
Prossimamente, invece, parteciperà all’atteso film Space Jam: A New Legacy
(2021), con LeBron James e Don
Cheadle.
Sonequa Martin-Green è su
Instagram
8. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram, con un profilo seguito da 1,2 milioni di persone.
All’interno di questo è solita condividere immagini relative alla
sua famiglia, ai suoi momenti di svago e a curiosità a lei legate.
Non mancano poi anche diversi post relativi a problematiche sociali
e politiche.
7. Promuove il suo lavoro
tramite il social. Instagram è ormai un ottimo canale per
la promozione dei propri progetti. L’attrice non manca infatti di
sfruttare tale potenziale, condividendo immagini o video relativi
ai propri progetti da interprete, come anche foto di cerimonie a
cui ha preso parte o immagini di backstage dei set a cui ha preso
parte.
Sonequa Martin-Green: chi è suo
marito
6. Ha sposato un suo
compagno di recitazione. Durante un corso di recitazione
frequentato al teatro di Princeton, nel New Jersey, l’attrice
intraprende una relazione con l’attore Kenric Green. La coppia
annuncia poi le nozze nel 2010, e nel 2015 dà alla luce il primo
figlio. Della famiglia si possono ritrovare diverse foto sul
profilo Instagram dell’attrice.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Sonequa Martin-Green in The
Walking Dead
5. Ha continuato a recitare
mentre era incinta. Durante le riprese della quinta
stagione di The Walking Dead, l’attrice ha dovuto trovare
il modo di gestire la sua gravidanza, affinché questa non
interferisse con il lavoro da svolgere. Per nascondere la pancia,
dunque, decise di ricorrere ad ampi vestiti e armi da fuoco più
grandi, con le quali poteva far passare inosservato il suo
stato.
4. Il suo personaggio è
stato scritto appositamente per lei. Inizialmente
l’attrice aveva sostenuto il provino per la parte di Michonne. Pur
non risultando idonea, ai produttori piacque così tanto la sua
personalità che decisero di scrivere da zero un personaggio pensato
esclusivamente per lei. Sasha Williams, infatti, non è presente
nella graphic novel di riferimento.
Sonequa Martin-Green in Star Trek:
Discovery
3. Non era una grande fan
della serie. Nell’entrare a far parte della celebre saga
di fantascienza, l’attrice ha dichiarato di non aver mai realmente
seguito Star Trek nel corso delle sue serie o film, al contrario ha
affermato di non essere mai riuscita a terminare un episodio di
questa. Ciò non le ha però impedito di trovarsi a suo agio nella
nuova serie di cui è protagonista, ma che anzi le ha permesso di
entrare in contatto con una realtà fino a quel momento a lei semi
sconosciuta.
Sonequa Martin-Green in C’era una
volta
2. Non rimpiange la morte
del suo personaggio. L’attrice ha preso parte alla seconda
stagione di C’era una volta, con Jennifer
Morrison, ricoprendo il ruolo di Tamara. Il percorso
del personaggio si interrompe tuttavia con la sua morte, ma
l’attrice ha affermato di non averne sofferto. Particolarmente
credente, è infatti convinta che se le cose succedono evidentemente
doveva andare così.
Sonequa Martin-Green: età e
altezza
1. Sonequa Martin-Green è
nata a Russellville, in Alabama, Stati Uniti, il 21 marzo
1985. L’attrice è alta complessivamente 164 centimetri.
Celebre figlia d’arte,
Lily-Rose Depp si è conquistata negli ultimi anni
una buona fama come modella e attrice, recitando in film di alto
profilo passati per prestigiosi festival cinematografici. Con
quello che si prevede essere un ricco futuro cinematografico, la
Depp è oggi una delle personalità più richieste e apprezzate del
momento.
Ecco 10 cose che non sai di
Lily-Rose Depp.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Lily-Rose Depp: i suoi film
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice ha debuttato al cinema con un
piccolo ruolo nel film Tusk (2014), dove recita anche
Johnny
Depp. Recita poi con un primo ruolo da protagonista in
Yoga Hosers – Guerriere per sbaglio (2016) e Io
danzerò (2016). Maggior popolarità la ottiene però grazie a
Planetarium
(2016), dove recita accanto a Natalie
Portman. Nel 2018 torna al cinema in L’uomo
fedele, di Louis
Garrel, mentre nel 2019 recita in Il re, accanto
agli attori Timothée
Chalamet e Robert
Pattinson.
9. Ha diversi progetti per
il futuro. Attualmente l’attrice è impegnata sui set di
ben quattro film, previsti al cinema tra il 2020 e il 2022. Il
primo di questi è Voyagers, thriller sci-fi con ColinFarrell, e a seguire reciterà in Silent
Night, commedia con Keira
Knightley, Dreamland, thriller con Gary
Oldman, e Wolf, film drammatico con George
MacKay.
8. Ha ricevuto importanti
riconoscimenti. La Depp è stata particolarmente lodata per
le sue interpretazioni, e in più occasioni è stata indicata come
una promessa per il futuro della recitazione. Ad attribuirle tale
riconoscimento sono stati in particolare i César Awards,
considerati gli Oscar francesi, che l’hanno nominata come “most
promising actress” nel 2017 e nel 2019.
Lily-Rose Depp e Johnny Depp
7. È la figlia del noto
attore. Come il cognome può far intuire, l’attrice è la
figlia del celebre Johnny Depp. I due hanno da sempre un
rapporto particolarmente stretto e prezioso, e celebre è il
tatuaggio con il nome di Lily-Rose che Johnny porta sul petto,
sopra al cuore. La figlia, invece, da bambina regalò al padre un
braccialetto, dal quale lui non si separa mai.
6. Hanno recitato
insieme. Per i primi titoli della sua carriera, l’attrice
ha avuto modo di recitare, seppur brevemente, accanto al padre. I
due compaiono infatti nel cast di Tusk e Yoga
Hosers. Lily-Rose ha però affermato che le piacerebbe molto
poter recitare in modo più approfondito con suo padre.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Lily-Rose Depp e sua madre
5. Sua madre è una nota
attrice e cantante. La Depp è inoltre figlia
dell’interprete francese Vanessa Paradis, che fu
compagna di Johnny per circa 14 anni. Grazie a sua madre, l’attrice
ha avuto modo di inserirsi nel mondo dello spettacolo imparando a
riconoscerne insidie e pregi. Ha poi dichiarato che è grazie alla
Paradis se ha imparato a non aver timore del proprio corpo, ma a
sfoggiarlo invece con consapevolezza.
Lily-Rose Depp: chi è il suo
fidanzato
4. Ha avuto una relazione
con un noto attore. Nel corso del 2018 viene resa nota la
relazione della Depp con il giovane attore
TimothéeChalamet. I due sono più
volte stati avvistati insieme, e con i loro baci hanno
indirettamente confermato la loro relazione. Hanno poi avuto modo
di recitare insieme nel film Il re, presentandosi poi sul
red carpet della Mostra di Venezia come coppia. Nei primi mesi del
2020, tuttavia, Chalamet afferma di essere di nuovo single,
annunciando di fatto la fine della relazione.
Lily-Rose Depp in Il re
3. Ha interpretato una
regina. Nel film Il re, ispirato all’Enrico
V di Shakespeare, l’attrice ha ricoperto il ruolo di Caterina
di Valois, che legatasi al protagonista Enrico V, diventerà regina
del trono britannico. Per l’attrice si è trattato del primo film
propriamente in costume, esperienza che ha ricordato con grande
entusiasmo, nonostante la fatica delle riprese.
Lily-Rose Depp: la sua
malattia
2. Ha sofferto di
anoressia. All’inizio della sua carriera di modella,
l’attrice ha ricevuto diverse critiche per la sua fisicità
giudicata “troppo magra”. La Depp ha in seguito dichiarato in
alcune interviste di aver sofferto di anoressia in passato,
lottando contro tale disturbo alimentare. Attualmente, per sua
fortuna, sembra essersi lasciata alle spalle tale problema.
Lily-Rose Depp: età e altezza
1. Lily-Rose Depp è nata a
Parigi, in Francia, il 27 maggio 1999. L’attrice è alta
complessivamente 160 centimetri.
Noto attore televisivo,
Simon Baker ha negli anni costruito una carriera
di tutto rispetto, prendendo parte a titoli televisivi di grande
successo, grazie ai quali si è messo in mostra come interprete dal
grande carisma. Attivo anche al cinema, dove ha recitato per film
di particolare successo, Baker continua tutt’oggi a mantenere un
notevole status all’interno dell’industria.
Ecco 10 cose che non sai su
Simon Baker.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Simon Baker: i suoi film e le serie
TV
10. Ha recitato per celebri
lungometraggi. L’attore debutta sul grande schermo con il
film L.A. Confidential (1997), con Guy
Pearce. Successivamente continua ad ottenere fama
grazie a titoli come Cavalcando col diavolo (1999), di
Ang
Lee, Pianeta rosso (2000), Adolescenza
inquieta (2004), The Ring 2 (2005), La terra dei
morti viventi (2005) e Il diavolo veste
Prada (2006), con Meryl
Streep. Entra poi a far parte del cast di Tutti i
numeri del sesso (2007), The Lodger – Il pensionante
(2008), The Killer Inside Me (2010), con Casey
Affleck, Margin Call (2011), con Kevin
Spacey, A prova di matrimonio (2013), Qui
e ora (2018) e High Ground (2020).
9. È noto per i suoi ruoli
televisivi. Dopo aver ottenuto un’iniziale notorietà
grazie alla soap opera Home and Away (1993-1994), l’attore
diventa particolarmente popolare grazie al personaggio di Nick
Fallin, protagonista di The Guardian, serie di stampo
giudiziario andata in onda dal 2001 al 2004. In seguito, diventa
ancor più una celebrità grazie alla serie The Mentalist, dove
recita nel ruolo di Patrick Jane dal 2008 al 2015.
8. H ottenuto importanti
riconoscimenti. Grazie alle serie The Guardian e
The Mentalist, l’attore è diventato una vera e propria
celebrità nel panorama statunitense. Per queste serie è infatti
stato nominato due volte, nel 2002 e nel 2010, come miglior attore
in una serie TV drammatica. È poi stato candidato come miglior
attore protagonista di una serie ai premi SAG Awards e Emmy Awards.
Nel 2013 ha invece ricevuto la sua stella sulla celebre Hollywood
Walk of Fame.
Simon Baker: chi è sua moglie
7. È sposato con
un’attrice. L’attore è particolarmente riservato circa la
sua vita privata, e per questo motivo ha inizialmente mantenuto
segreto il suo matrimonio con l’attrice Rebecca Rigg, avvenuto nel
1996. Dopo l’annuncio ufficiale, la coppia ha comunque continuato a
mantenere alto il muro della privacy sulla propria vita
sentimentale.
6. Hanno avuto tre
figli. La coppia ha avuto tre figli, il primo dei quali
nato nel 1993, prima del loro matrimonio. In seguito, diedero alla
luce Calude Blue nel 1999 e Harry Friday nel 2001. Per loro
l’attore ha chiesto alle attrici Naomi Watts
e Nicole
Kidman, sue grandi amiche, di fargli da madrine.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Simon Baker in The Guardian
5. Ha diretto un episodio
della serie. Con la serie The Guardian, Baker ha
potuto mettere alla prova anche altre sue qualità oltre a quella
recitativa. Si è infatti occupato della regia del diciottesimo
episodio della seconda stagione, intitolato My Aim Is
True. Per lui si è trattato della prima esperienza in qualità
di regista, esperienza che dichiarò di voler ripetere in
futuro.
4. È rimasto affascinato dal
ruolo. In The Guardian, l’attore veste i panni di
un avvocato condannato per droga ai servizi sociali, scontando la
pena presso una comunità di servizi legali. Baker ha raccontato di
essere rimasto particolarmente attratto dal ruolo mentre leggeva la
sceneggiatura del primo episodio. In particolare, era affascinato
da come un uomo di legge potesse nascondere certi contraddittorie
sfumature.
Simon Baker in The Mentalist
3. Ha prodotto parte della
serie. Particolarmente legato alla serie, l’attore decise
di vestire per essa anche il ruolo del produttore. Baker ha infatti
contribuito alla produzione di ben 57 episodi tra il 2012 e il
2015, acquisendo così un ulteriore peso all’interno del progetto.
Per lui era la prima volta da produttore, ed ha affermato che non
avrebbe svolto tale ruolo se non fosse stato così legato alla
serie.
2. Si è ispirato ad un
celebre detective. Per dar vita al mentalista consulente
di un’agenzia di investigazione, l’attore si è particolarmente
ispirato al personaggio di Sherlock Holmes, trovando che le
capacità di osservazione, intuizione e deduzione del suo
personaggio fossero simili a quelle del celebre investigatore della
letteratura. Solo in seguito venne a sapere che Holmes era una
delle fonti di ispirazione anche per gli autori della serie.
Simon Baker: età e altezza
1. Simon Baker è nato a
Launceston, in Tasmania, Australia, il 30 luglio 1969.
L’attore è alto complessivamente 179 centimetri.
Il prossimo anno, su HBO
Max, arriverà finalmente – per la gioia di tutti i
sostenitori di Zack
Snyder, la Snyder Cut di Justice
League, ossia la versione del cinecomic così come
inizialmente concepito dal regista. Ma cosa accadrebbe se un giorno
la Warner Bros. decidesse di realizzare un reboot della Justice
League? Quali personaggi o avvenimenti non potrebbero
assolutamente mancare?
CBM ha provato a raccogliere 10 cose che in un eventuale reboot
dedicato alla squadra devono necessariamente esserci…
La Torre di Guardia
La cosa che distingue davvero la
Justice
League dagli Avengers
è il fatto che i suoi membri sono visti come esseri quasi simili a
Dio, qualcosa di comprensibile se si considera quanto sono potenti.
Tenendo ciò bene a mente, avrebbe perfettamente senso vedere in un
film la base che orbita attorno alla Terra dalla quale operano.
Non solo sarebbe un bel modo di
alludere al modo in cui questi eroi sono visti dal grande pubblico,
ma sarebbe anche uno spettacolo visivamente sbalorditivo, con il
team di supereroi che utilizza il Boomdotto per viaggiare tra la
Torre di Guardia e la Terra.
Batman contro la Justice League
Questo potrebbe essere uno spunto
molto interessante per un’eventuale terza parte del reboot o magari
per una scena post-credits. Essendo Batman
l’unico eroe della squadra non dotato di poteri sovrumani, in molti
potrebbero ritenere quasi “stonata” la sua presenza all’interno del
team, arrivando addirittura a considerarlo non così importante ai
fini della risoluzione di una determinata missione.
In un run a fumetti, abiamo visto
Ra’s Al Ghul rubare i piani di Batman per abbattere la Lega e,
successivamente, usarla contro di loro: il tipo di conflitto che
una storyline del genere potrebbe creare sarebbe indubbiamente
affascinante da un punto di vista cinematografico…
I membri della squadra
La Justice
League di Zack
Snyder era composta principalmente da eroi provenienti
dall’era “The New 52”(“I Nuovi 52”, in
italiano”). In un eventuale reboot, al fianco degli immancabili
Batman, Superman e
Wonder Woman sarebbe interessante vedere anche
personaggi che sul grande schermo non abbiamo mai visto o che non
abbiamo mai visto in azione al fianco dei loro “colleghi”.
Tra questi figurano sicuramente
Lanterna Verde (preferibilmente nell’incarnazione
di John Stewart), ma anche Shazam, Black Canary e
Hawkman… tutti personaggi che sarebbero certamente
in grado di apportare una serie di affascinanti dinamiche alla
storia.
Il Sindacato del Crimine
Ci sono state diverse versioni del
Sindacato del Crimine nel corso degli anni: per
una questione semplicistica, la versione che forse meglio si
sposerebbe con un eventuale reboot di Justice
League è quella relativa all’era “The New
52”.
Tale versione del Sindacato proviene
dalla Terra-3, una versione alternativa del nostro pianeta in cui
governa il male. Dopo aver invaso la realtà della Justice League per provare a contenere una
gigantesca minaccia, il Sindacato si occupa di rimodellare gli eroi
sulla base alle loro controparti “cattive”, con le dinamiche tra i
vari membri del team che si rivelano tanto avvincenti quanto
terrificanti.
Lex Luthor si unisce alla Justice League
Nei fumetti è Lex
Luthor, insieme ad un team di supercriminali, che
abbatte il Sindacato del Crimine. Anzi: è proprio questo
avvenimento che spinge il ricco e potente magnate ad entrare a far
parte della Justice
League.
Dopo aver inizialmente rifiutato
l’ingresso nel team, Luthor – che ha scoperto che Bruce Wayne è in
realtà Batman –
usa quest’informazione per ricattarli, con la Lega che giura di
tenerlo d’occhio nella speranza di poterlo sconfiggere una volta
per tutte.
La morte di Batman
Nei fumetti, l’apparente morte di
Batman
arriva quando il Crociato viene costretto ad infrangere la sua
unica regola e ad usare una pistola per eliminare
Darkseid, prima che questi conquisti la realtà.
Purtroppo, il villain riesce ad eliminarlo nello stesso identico
momento.
In seguito apprenderemo che Batman,
in realtà, non è morto: è stato rimandato indietro nel tempo e ha
poi dovuto combattere per tornare nel presente. In un eventuale
reboot cinematografico di Justice
League, potrebbe essere la stessa squadra a tornare
indietro nel tempo per andare alla ricerca del Cavaliere
Oscuro.
La miniserie Kingdome Come
E se la Warner Bros. decidesse di
adottare un approccio sostanzialmente diverso per un nuovo film
dedicato alla Justice
League? Invece di ambientarlo nel presente, la major
potrebbe decidere di focalizzarsi su un futuro molto diverso per la
squadra…
Prendiamo ad esempio
“Kingdome Come“, la miniserie a fumetti di Mark
Waid e Alex Ross: la miniserie è ambientata in un futuro in cui la
maggior parte dei supereroi dell’Universo DC che conosciamo si sono
ritirati e sono scomparsi. Una nuova generazione ha preso il
sopravvento: lo scontro con Superman, Wonder Woman,
Batman e gli altri supereroi della “vecchia guardia” è
quindi inevitabile! Si tratta di una run bellissima, dai contorni
epici, che meriterebbe sicuramente un film.
Darkseid
Darkseid
tornerà ufficialmente nella Snyder Cut di Justice
League, dopo essere stato sostituito nella versione
cinematografica da Steppenwolf. Si tratta di uno dei personaggi più
potenti – e cattivi – dell’Universo DC. Proveniente da Apokolips,
usa un esercito di Parademoni nella sua lotta all’eliminazione del
libero arbitrio dal pianeta Terra, per cercare di rimodellarlo a
sua “immagine e somiglianza”.
Nei fumetti, Darkseid arriva sulla
Terra nell’era “The New 52”, cosa che porterà alla ri-formazione
della Justice
League. Si tratta di una premessa assolutamente
interessante che potrebbe rappresentare un’ottima base da cui
partire per un eventuale reboot, nonostante siano numerose le
storie che coinvolgono “il Tiranno” che potrebbero essere
utilizzate per un ipotetico riavvio cinematografico.
Justice League/Avengers
Se la Warner Bros. e i Marvel Studios dovessero mai fare
squadra un giorno per unire cinematograficamente i loro franchise,
sarebbe un evento storico, senza precedenti. La cosa potrebbe
certamente accadere, anche se non nell’immediato, a causa delle
innumerevoli complicazioni legali e finanziarie che un
accordo/partnership del genere comporterebbe.
In realtà, diversi anni fa è stato
realizzato un crossover a fumetti che ha visto proprio le
due squadre di supereroi – la Justice
League e gli Avengers –
incontrarsi, con fantastiche iterazioni come Batman e Captain
America che combattevano insieme, o l’immagine – rimasta ancora
oggi iconica – di Superman che brandisce il martello di Thor e lo
scudo di Cap.
La morte di Superman
Sebbene la morte di Superman
non appartenga propriamente alla storyline fumettistica della
Justice
League, ma a quella singola dell’eroe kryptoniano, la
Lega ha comunque svolta un ruolo importante durante la dipartita
dello storico eroe. Mentre Zack
Snyder è stato parecchio precipitoso nell’utilizzo
dell’avvenimento sul grande schermo, un eventuale riavvio dovrebbe
forse calibrare bene quando e soprattutto come utilizzare una delle
storie più potenti dei fumetti.
Quando l’Uomo d’Acciaio si scontra con Doomsday, ne
consegue un’epica battaglia che coinvolge tutta la città di
Metropolis e che termina con Superman che riesce a sconfiggere il
suo nemico ma che purtroppo muore alla fine dello scontro. Snyder
ha dimostrato di amare il materiale di partenza, ma in realtà non
ha regalato al pubblico lo scontro che i fan speravano di vedere,
senza riuscire a sfruttare a pieno il coinvolgimento della Justice
League nella morte di Superman.
A meno di due settimane dal lancio,
HBO Max ha rimosso Via Col Vento
dalla sua offerta di streaming. È una mossa che sicuramente non
passa inosservata, data la popolarità e lo status del film, il più
alto incasso della storia del cinema con l’adeguamento
dell’inflazione.
HBO Max ha diffuso un comunicato che
dice:
Via Col Vento è un prodotto del
suo tempo e raffigura alcuni dei pregiudizi etnici e razziali che,
purtroppo, sono stati all’ordine del giorno nella società
americana. Queste rappresentazioni razziste erano sbagliate allora
e lo sono oggi, e abbiamo ritenuto che mantenere questo titolo
senza una spiegazione e una denuncia di quelle rappresentazioni
sarebbe irresponsabile.
Queste rappresentazioni sono
certamente in contrasto con i valori di WarnerMedia, quindi quando
restituiremo il film a HBO Max, tornerà con una discussione sul suo
contesto storico e una denuncia di quelle stesse rappresentazioni,
ma sarà presentato come è stato originariamente creato, perché
altrimenti sarebbe lo stesso che affermare che questi pregiudizi
non sono mai esistiti. Se vogliamo creare un futuro più giusto,
equo e inclusivo, dobbiamo prima riconoscere e comprendere la
nostra storia.
Lunedì, lo sceneggiatore e regista
John Ridley (12 anni schiavo),
vincitore del premio Oscar, ha chiesto la rimozione del film da HBO
Max, dicendo “Non si tratta solo di “non essere all’altezza” per
quanto riguarda la rappresentazione. È un film che glorifica il sud
del periodo precedente alla guerra. È un film che, quando non
ignora del tutto gli orrori della schiavitù, si sofferma su alcuni
degli stereotipi più dolorosi delle persone di colore.”
In effetti, il film del 1939 non sta
invecchiando bene in un’era di proteste contro la brutalità della
polizia e l’ingiustizia razziale. L’epopea della Guerra Civile
ambientata nel Sud degli Stati Uniti ritrae gli schiavi per lo più
felici della loro sorte e fedeli ai loro proprietari fino alla
fine. Riduce anche – se non elimina del tutto – gli orrori della
schiavitù, romanticizzando la sofferenza della protagonista,
Rossella O’Hara, interpretata da Vivien Leigh,
prima, durante e dopo la guerra civile.
Continua Ridley: “È un film che
romanticizza la Confederazione in un modo che continua a dare
legittimità all’idea che il movimento secessionista fosse qualcosa
di più, o meglio, più nobile di quello che era – una sanguinosa
insurrezione per mantenere il “diritto” di possedere, vendere e
comprare esseri umani.”
Via Col Vento ha
vinto 8 Oscar competitivi, incluso il primo Oscar mai assegnato a
una persona di colore. Quella statua è andata a Hattie
McDaniel per il suo ruolo della fedele schiava domestica
Mammie. È stato anche premiato come Miglior film; Miglior regista;
Migliore attrice protagonista; Miglior sceneggiatura; Migliore
fotografia, colore; Miglior montaggio cinematografico e Migliore
direzione artistica. L’AFI ha classificato Gone With the
Wind come il quarto miglior film mai realizzato nella sua
lista dei 100 migliori film di tutti i tempi.